Check up mezzogiorno marzo 2012-completo

93

description

Check up mezzogiorno marzo 2012

Transcript of Check up mezzogiorno marzo 2012-completo

Page 1: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo
Administrator
Typewritten Text
Administrator
Typewritten Text
Marzo 2012
Page 2: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo
Administrator
Typewritten Text
Administrator
Typewritten Text
Marzo 2012
Page 3: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

Il disegno in copertina è di Domenico Rosa

Il rapporto è stato realizzato dall’Area Mezzogiorno di Confindustria e da SRM-Studi e Ricerche per il Mezzogiorno.

Gli autori: Area Mezzogiorno Confindustria: Giuseppe Rosa (Direttore), Massimo Sabatini. SRM - Studi e Ricerche per il Mezzogiorno: Massimo Deandreis (Direttore Generale), Alessandro Panaro, Salvio Capasso, Luca Forte, Dario Ruggiero, Agnese Casolaro. Ha collaborato: Carmine Michael Nappi Coordinamento grafico: Alessandra Caporali

Check up Mezzogiorno è stato chiuso con le informazioni disponibili al 12 marzo 2012.

Page 4: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

1

SOMMARIO

Uno sguardo d’insieme ................................................................................................................................. 2

Focus Crisi ..................................................................................................................................................... 5 1. L’indice di sviluppo e gli obiettivi di Europa 2020 ........................................................................... 16 2. I dati macroeconomici ..................................................................................................................... 19 3. Le imprese: aspetti reali e finanziari ................................................................................................ 23 4. Le dinamiche creditizie .................................................................................................................... 35 5. Le esportazioni................................................................................................................................. 39 6. Il mercato del lavoro ........................................................................................................................ 47 7. Formazione e innovazione ............................................................................................................... 54 8. Turismo ............................................................................................................................................ 66 9. Demografia e qualità della vita ........................................................................................................ 71 10. Spesa pubblica e politiche di sviluppo ............................................................................................. 76 11. Le infrastrutture .............................................................................................................................. 80 Principali fonti utilizzate ............................................................................................................................. 90

Page 5: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

2

Uno sguardo d’insieme

Sono ormai trascorsi quattro anni dall’inizio della crisi economica mondiale ed è opportuno fare un bilancio

dei valori “persi” – e in alcuni casi non ancora recuperati – dall’economia meridionale in questo lasso di

tempo. L’anno più acuto della crisi è stato il 2009, mentre i segnali di ripresa registrati in Europa e in Italia

nel corso del 2010 hanno alimentato speranze di una crescita vigorosa del Prodotti Interno Lordo che

avrebbe consentito di ritornare rapidamente sui valori pre-crisi, speranze che la successiva crisi dei debiti

sovrani ha presto vanificato. Sotto molti aspetti la recessione ha inciso più profondamente nel Mezzogiorno

rispetto al resto del Paese: nel periodo 2007-2010 il Prodotto Interno Lordo si è ridotto del 6,1% nel

Mezzogiorno e del 5% nel Centro-Nord; tra il 2007 e il 2011 l’occupazione è calata di 300mila unità nel

Mezzogiorno mentre il saldo nel Centro-Nord è risultato positivo (+50mila unità); nel 2011 l’utilizzo della

Cassa integrazione si è ridotto di appena l’1,6% nel Mezzogiorno rispetto all’anno record del 2010, mentre

nel Centro-Nord la riduzione è stata del 25,2%; la variazione del numero di imprese attive tra il 2007 e il

2011 è negativa per il Mezzogiorno (-0,3%) e positiva per il Centro-Nord (+3%); la redditività delle imprese

misurata dal RoE è risultata in calo del 5% per le imprese manifatturiere meridionali e del 4,2% per quelle

centro-settentrionali; infine, i tempi di riscossione dei crediti commerciali dalla PA sono mediamente più

lunghi nel Mezzogiorno rispetto al Centro-Nord (quelli delle ASL, ad esempio, risultano più che doppi nel

Mezzogiorno rispetto al Centro-Nord).

Il gap di sviluppo del Mezzogiorno con le altre aree del Paese e con i Paesi dell’Unione Europea non

accenna, quindi, a ridursi: il Pil pro capite del Mezzogiorno - a parità di potere di acquisto - è del 31,2%

inferiore alla media dell’UE a 27; la produttività nel 2010, fatto 100 l’indice per il Centro-Nord, nel

Mezzogiorno è pari al 83,2, valore in calo rispetto al 2009.

D’altro canto, la crisi ha favorito l’inizio di una fase di selezione del mercato, con l’espulsione delle imprese

meno competitive (con una riduzione netta del numero di imprese attive) e un aumento delle società di

capitali segno, tutto sommato, di un rafforzamento del tessuto produttivo meridionale: nel 2011, queste

imprese sono cresciute del 4,3% nel Mezzogiorno e del 2,1% nel Centro-Nord. Si tratta di un rafforzamento

ancora numericamente contenuto: secondo l’indagine annuale condotta da OBI ed SRM (Rapporto 2011

Impresa e Competitività) negli ultimi 4 anni (2008-2011) si è progressivamente ridotta la percentuale di

imprese che ha effettuato investimenti (dal 37,4% al 16,5%); è un dato che preoccupa ancora di più se si

considera che dalla stessa indagine emerge che le imprese che investono realizzano perfomance

mediamente migliori rispetto a quelle che non investono.

Segnali positivi vengono dai dati più recenti sull’andamento dell’export: nel 2011 hanno ripreso a crescere

nel Mezzogiorno (in particolare nei primi nove mesi del 2011) le esportazioni manifatturiere, che sono

aumentate del 14,7% rispetto allo stesso periodo del 2010 ad un ritmo superiore rispetto al Centro-Nord

(+13,4%); tuttavia, è ancora bassa – seppur in crescita – la capacità di penetrazione delle imprese

meridionali sui mercati più dinamici (Brics) che incidono per una quota del 3,7% sul complesso delle

Page 6: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

3

esportazioni del Mezzogiorno (8,4% la quota di export verso i Brics nel Centro-Nord), mentre migliora il

posizionamento delle imprese meridionali nei Paesi del bacino del Mediterraneo, dove la progressiva

stabilizzazione degli assetti politici potrebbe favorire uno sviluppo ulteriore dei traffici commerciali.

Accesso al credito e adeguate dimensioni sono due aspetti fondamentali in grado di favorire una più diffusa

presenza delle imprese meridionali sui mercati internazionali. Per quanto riguarda il primo aspetto, gli

impieghi nel terzo trimestre 2011 sono risultati in leggero aumento nel Mezzogiorno (+0,4%); inoltre, anche

se una buona percentuale di imprese percepisce un peggioramento delle condizioni di accesso al credito,

una quota altrettanto elevata continua a giudicare positivamente i servizi offerti dalle banche. Per quel che

concerne l’aspetto dimensionale, la ridotta dimensione media delle imprese italiane (e ancor più

meridionali) è un aspetto strutturale del sistema produttivo nazionale: nel 2009, l’81,9% delle imprese

manifatturiere italiane conta meno di 9 addetti, mentre nell’UE a 27 tale percentuale risulta essere

dell’80,8% (del 60,5% in Germania); il dato del Mezzogiorno raggiunge l’88,6%. Occorre, quindi,

incoraggiare la volontà delle imprese italiane e meridionali di cercare di superare i limiti dimensionali

ricorrendo a nuove forme di collaborazione con altre imprese: secondo i dati di Unioncamere e

dell’Osservatorio Retimpresa di Confindustria, i contratti di rete in Italia sono passati da 104 di fine luglio

2011 a 214 di fine novembre con un numero di imprese aderenti cresciuto da 354 a 1061 (di cui 269

localizzate nel Mezzogiorno).

Altro fattore strategico è rappresentato dal capitale umano. Nel Mezzogiorno, dopo 3 anni consecutivi di

contrazione della base occupazionale, i dati al terzo trimestre 2011 segnalano un aumento degli occupati

(+0,4% sul 2010), appena inferiore al dato medio italiano. Tuttavia, resta grande il divario con il Centro-

Nord per quanto riguarda il tasso di disoccupazione che, nella componente giovanile (38,8%) e femminile

(15,7%), assume proporzioni preoccupanti. Al di là del calo dell’occupazione e delle conseguenze

economico-sociali che ne derivano, un problema grave per l’Italia – e per il Mezzogiorno in particolare –

riguarda lo “spreco” di capitale umano, con riferimento, in particolare, alla componente giovanile e

femminile: i dati al 2010 segnalano che in Italia il 22,1% dei giovani di età compresa tra i 15 ed i 29 anni non

lavora né studia (i cosiddetti Neet - Not in Education, Employment or Training) contro una media dell’UE a

27 pari a 15,3%; nel Mezzogiorno la quota dei Neet è del 31%.

Lo sviluppo del Mezzogiorno non può prescindere da un miglioramento della dotazione infrastrutturale:

l’area meridionale mostra una dotazione infrastrutturale, in termini di collegamenti stradali, superiore a

quella del Centro-Nord (fatto 100 il dato relativo all’Italia, nel Mezzogiorno risulta pari a 107,2), mentre per

le altre infrastrutture presenta valori ampiamente al di sotto della media italiana. In quest’ottica va valutato

positivamente il Piano di Azione Coesione del Governo che ha stanziato 6,5 miliardi di euro per migliorare le

infrastrutture ferroviarie nelle regioni meridionali. Occorre, però, che i relativi progetti trovino una rapida

attuazione, con una decisa riduzione dei tempi di realizzazione delle infrastrutture, che per le regioni

meridionali sono in media superiore a quelli registrati nel resto del Paese. Per quanto concerne le

Page 7: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

4

infrastrutture energetiche, elementi positivi emergono con riferimento al settore delle rinnovabili, visto che

il Mezzogiorno produce circa il 35% della potenza nazionale proveniente da fonte solare, il 32% di quella

bioenergetica e ben il 98% di quella eolica.

I dati del Check up confermano, pertanto, il forte dualismo tra il Nord ed il Sud del Paese, non solo sotto

l’aspetto economico, ma anche infrastrutturale e sociale. Ciò emerge chiaramente anche dall’indice

sintetico di sviluppo elaborato nel 2010 dall’Area Mezzogiorno di Confindustria, secondo cui le province

meridionali presentano mediamente un ritardo di circa il 40% rispetto a quelle centro-settentrionali.

Se la disponibilità di risorse nazionali necessarie per colmare il divario tra le due aree del Paese è scarsa e in

riduzione (anche se recentemente il CIPE è tornato ad assegnare risorse FAS alle infrastrutture) quelle

europee potrebbero essere meglio utilizzate, innanzitutto migliorando la capacità di spesa dei fondi

disponibili. In totale per il 2007-2013 il Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale (FESR) e il Fondo Sociale

Europeo mettono a disposizione oltre 43 miliardi di euro per le regioni dell’Area Convergenza, di cui solo il

19,8 % è stato effettivamente speso.

Se lo scenario attuale è fatto di molte ombre, ma anche di qualche luce, come l’andamento recente

dell’export, l’ispessimento del tessuto produttivo generato dalla crescita del numero di società di capitali e

la leadership nel campo delle energie rinnovabili, le prospettive di lungo periodo scontano previsioni

demografiche nerissime per il Mezzogiorno. Secondo gli ultimi dati previsionali sulla demografia del Paese

(pubblicati dall’Istat a fine dicembre 2011), l’Italia meridionale risulterà essere sempre meno attrattiva,

specie nei confronti dei giovani: le previsioni al 2065 stimano un calo complessivo della popolazione

meridionale dagli attuali 20,9 milioni di persone a 16,7 milioni, in controtendenza rispetto al dato italiano. Il

Mezzogiorno, che oggi rappresenta la macro-area con l’età media più bassa (41,9 anni), nel 2065

presenterà, invece, la popolazione mediamente più anziana (51,6 anni di media) e un indice di dipendenza

della popolazione (cioè il rapporto tra giovani e anziani) che da 27,2 del 2011 (il livello più basso tra le

macroaree italiane) salirebbe a 69,4 – circa 10 punti in più della media nazionale.

E’ necessario intervenire rapidamente per evitare che tali previsioni trovino conferma in futuro. La

riduzione della popolazione di oltre 4 milioni di persone da qui a 50 anni e la crescita dell’età media di quasi

10 anni significano, infatti, la perdita della risorsa più preziosa per il Mezzogiorno: il capitale umano.

Per invertire il trend è necessario creare le condizioni affinché al Sud si possa restare e vivere bene e

affinché imprese e imprenditori ne siano attratti.

Occorre cioè puntare sui settori in grado di esaltare le caratteristiche e le potenzialità del territorio: da un

lato, su una logistica che crei valore aggiunto sfruttando il posizionamento del Mezzogiorno al centro del

Mediterraneo; dall’altro, sul consolidamento del triangolo Turismo-Agricoltura-Cultura, tre settori in grado

di alimentarsi a vicenda e capaci di generare effetti virtuosi in settori contigui (agroalimentare) e in

comparti apparentemente distanti come l’edilizia che, dopo la pesante crisi degli ultimi anni, potrebbe

ritrovare nuovo slancio da una massiccia opera di riqualificazione del territorio. Il tempo stringe.

Page 8: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

5

Focus Crisi

Quanto abbiamo perso rispetto al 2007? Graf. I – 2007/2010: variazioni di alcune variabili economiche nel Mezzogiorno

* Per le imprese sono state confrontate variazione 2010 su 2007 e variazione 2011 su 2007 * Per le famiglie povere è stata fatta la differenza tra l’incidenza delle famiglie in condizione di povertà assoluta nel 2009 rispetto al 2007 e nel 2010 rispetto al 2007 Fonte: Elaborazione SRM e Confindustria su fonti varie

Tab. I - Differenza in valore tra 2007 e 2010 di alcune variabili economiche nel Mezzogiorno

Pil (miliardi di €)

Investimenti (miliardi di

€)

Imprese (unità)*

Fatturato (miliardi di

euro)

Export (miliardi di

euro)

Occupazione (migliaia di lavoratori)

Cassa integrazione

(milioni ore)*

Diff. 2010 su 2007 -18,7 -7,5 -4.507,0 -1,7 -2,6 -314,7 159,2

* La differenza è stata calcolata tra i valori del 2011 e quelli del 2007 Fonte: Elaborazione SRM e Confindustria su fonti varie

La crisi finanziaria mondiale del 2008 ha avuto un impatto forte sull’economia meridionale: nel biennio 2008-2009 il Pil si è ridotto del 6,3%, gli investimenti fissi lordi hanno subito una riduzione ancora più intensa (-11,7%), il fatturato delle imprese manifatturiere si è ridotto di quasi il 15%, l’export del 26%, gli occupati del 3,5%; solo il numero di imprese attive è rimasto invariato nel periodo considerato. Il 2010 ha visto una leggera ripresa dei principali indicatori economici; tuttavia, i valori del 2010 risultano ancora inferiori a quelli del 2007. Nel complesso, nel 2010 il Pil meridionale è risultato inferiore di circa 19 miliardi di euro rispetto al valore registrato nel 2007, gli investimenti di 7,5 miliardi (differenza calcolate su valori concatenati); il fatturato complessivo delle imprese manifatturiere meridionali risultava nel 2010 di quasi 2 miliardi inferiore a quello del 2007, l’export di 2,6 miliardi, mentre sul fronte occupazionale la perdita di posti di lavoro tra il 2007 e il 2010 è stata di oltre 300 mila unità; il ricorso della Cassa Integrazione è stato massiccio, ed in aumento nel corso dell’anno: 159 milioni di ore di cassa integrazione in più nel 2011 (222 milioni) rispetto al 2007 (63 milioni). In calo, infine, anche il numero di imprese attive tra il 2007 e il 2011 (-0,3%). .

-6,3

-11,7

0,2

-14,5

-26,1

-3,5

1,9

-6,1

-10,8

-0,3

-2,8

-6,1-4,8

0,9

-30

-25

-20

-15

-10

-5

0

5

Pil Investimenti Imprese Fatturato Export Occupazione Famiglie povere

Var % 2009 su 2007 Var % 2010 su 2007

Page 9: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

6

Focus Crisi Il Mezzogiorno ancora al di sotto dei valori del 2007 Graf. II - Un indice sintetico sull’andamento dell’economia meridionale tra il 2007 e il 2010

Fonte: Elaborazione SRM e Confindustria su fonti varie

Graf. III – La composizione dell’indice

Fonte: Elaborazione SRM e Confindustria su fonti varie

La lettura dei due grafici che qui si presentano conferma che il recupero dei valori “persi” per effetto della crisi, nel 2010 non era ancora avvenuto. Nei due grafici il 2007 è preso come anno base (con indice pari a 100) per 6 variabili osservate (Pil, Investimenti, Imprese, Fatturato, Export, Occupazione) nel periodo tra il 2007 e il 2010; la somma degli indici così calcolati ci fornisce un indicatore di sintesi presentato nel Grafico II, mentre l’andamento delle 6 variabili di base è riportata nel Grafico III. L’indicatore di sintesi, pari a 600 nel 2007, ha registrato un incremento nel 2008 (grazie soprattutto al contributo delle esportazioni) e un drastico calo nel 2009 a 538 punti circa (per la riduzione dei valori di tutte le variabili ad eccezione del numero di imprese attive). Nel 2010 l’indice sintetico riprende a salire ma risulta ancora lontano dai valori registrati nel 2007.

600603,0

538,5

569,4

500

520

540

560

580

600

620

2007 2008 2009 2010

93,989,2

100,297,2

93,9 95,2

0

20

40

60

80

100

120

Pil Investimenti Imprese Fatturato Export Occupazione

2007 2008 2009 2010

Page 10: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

7

Focus Crisi L’impatto sociale: aumentano le famiglie in condizioni di povertà assoluta Graf. IV – Percentuale di famiglie in condizioni di povertà assoluta nelle macro-aree italiane

Fonte: Elaborazione SRM e Confindustria su Istat (rapporto sulle condizioni economiche delle famiglie)

La crisi, oltre al forte peggioramento delle principali variabili macroeconomiche, ha colpito molto duramente le fasce più povere della popolazione meridionale. Infatti, nel 2007 le famiglie che versavano in condizione di povertà assoluta (tale si intende la condizione di chi non riesce a sostenere la spesa mensile minima necessaria per acquisire il paniere di beni e servizi considerati essenziali a conseguire uno standard di vita “minimamente accettabile”) erano il 5,8% del totale nel Mezzogiorno, salite al 6,7% nel 2010..

3,52,9

5,8

4,1

3,22,9

7,9

4,6

3,6

2,7

7,7

4,7

3,6 3,8

6,7

4,6

0

1

2

3

4

5

6

7

8

9

Nord Centro Mezzogiorno Italia

2007 2008 2009 2010

Page 11: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

8

Focus Crisi Tab. II – Andamento del Pil dall’inizio della crisi al 2010 (valori concatenati, anno base 2000; milioni di euro)

2007 2008 2009 2010 Var % 2010 su

2007

Centro-Nord 983.320 971.663 919.263 934.453 -5,0

Mezzogiorno 304.432 299.126 285.301 285.782 -6,1

Italia 1.288.953 1.271.897 1.205.537 1.221.159 -5,3

Abruzzo 23.693 23.578 22.209 22.713 -4,1

Molise 5.325 5.236 5.014 4.985 -6,4

Campania 80.677 78.134 74.569 74.124 -8,1

Puglia 57.763 57.641 54.553 54.424 -5,8

Basilicata 9.127 8.974 8.375 8.263 -9,5

Calabria 27.982 27.143 25.819 26.087 -6,8

Sicilia 71.922 71.131 69.487 69.574 -3,3

Sardegna 27.942 27.303 25.299 25.637 -8,3

Fonte: Elaborazioni Confindustria e SRM su dati Istat e Svimez

Graf. V – Differenza del Pil tra il 2007 ed il 2010 (valori concatenati, anno base 2000; milioni di euro)

Fonte: Elaborazioni Confindustria e SRM su dati Istat e Svimez

A partire dal 2007 il prodotto interno lordo italiano è risultato in calo, fino a raggiungere il livello minimo di 1.206 miliardi di euro circa nel 2009, con una leggera ripresa nel 2010, più marcata nel Centro-Nord; le stime per il 2011 segnalano, per il Mezzogiorno, un anno di stagnazione (Pil in crescita dello 0,1%* ).Tra il 2007 e il 2010 la riduzione del Prodotto Interno Lordo è stata del 5% nel Centro-Nord e del 6,1% nel Mezzogiorno (-18,7 miliardi di euro). Tra le regioni meridionali, Basilicata, Sardegna e Campania hanno fatto registrare i risultati peggiori. *Stima Servizio Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo

-48.867

-18.651

-2.305

-2.348

-1.896

-864

-3.340

-6.553

-340

-980

-60.000 -50.000 -40.000 -30.000 -20.000 -10.000 0

Centro-Nord

Mezzogiorno

Sardegna

Sicilia

Calabria

Basilicata

Puglia

Campania

Molise

Abruzzo

Page 12: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

9

Focus Crisi

Tab. III – Andamento degli Investimenti fissi lordi tra il 2007 ed il 2010 (valori concatenati, anno base 2000; milioni di euro)

2007 2008 2009 2010

Var % 2010 su 2007

Centro Nord 205.710 197.848 171.878 177.164 -13,9

Mezzogiorno 69.141 66.487 61.078 61.643 -10,8

Italia 274.851 264.336 232.956 238.808 -13,1

Mezzogiorno Agricoltura, Silvicoltura e Pesca 3.096 3.054 2.638 2.735 -11,7

Industria in senso stretto 13.685 12.874 10.551 10.440 -23,7

Costruzioni 2.867 2.665 2.158 2.076 -27,6

Servizi 49.486 47.878 45.672 46.323 -6,4 Fonte: Elaborazioni Confindustria e SRM su dati Istat e Svimez

La crisi economica globale ha particolarmente inciso sugli investimenti, in costante riduzione fino al 2009, con una leggera ripresa nel 2010; tra il 2007 e il 2010 gli investimenti sono risultati in calo del 10,8% nel Mezzogiorno e del 13,9% nel Centro-Nord. Nel Mezzogiorno, l’impatto del calo degli investimenti è stato particolarmente intenso nelle costruzioni (-27,6%) e nell’industria in senso stretto (-23,7%)

Page 13: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

10

Focus Crisi Tab. IV – Andamento delle imprese attive dal 2007 al 2011

2007 2008 2009 2010 2011

Var % 2011 su 2007

Abruzzo 131.496 132.511 132.460 132.873 133.066 1,2

Molise 32.708 32.789 32.513 32.576 32.152 -1,7

Campania 460.245 473.117 476.229 474.134 472.526 2,7

Puglia 340.694 342.636 338.598 340.150 338.332 -0,7

Basilicata 55.397 55.674 55.287 55.060 54.320 -1,9

Calabria 155.075 157.191 156.923 157.373 156.995 1,2

Sicilia 394.498 394.116 388.372 383.098 380.715 -3,5

Sardegna 150.145 150.947 149.275 148.429 147.645 -1,7

Centro-Nord 3.454.663 3.577.123 3.553.874 3.558.241 3.559.764 3,0

Mezzogiorno 1.720.258 1.738.981 1.729.657 1.723.693 1.715.751 -0,3

Italia 5.174.921 5.316.104 5.283.531 5.281.934 5.275.515 1,9 Fonte: Elaborazioni Confindustria e SRM su dati Movimprese

Anche l’andamento del numero di imprese attive nel Mezzogiorno (costantemente in crescita fino al 2008) è risultato negativo a partire dal 2009 e per i due anni successivi; il saldo del numero di imprese attive tra il 2007 e il 2011 risulta negativo, nel Mezzogiorno, per circa 4.500 unità. Viceversa, nel Centro-Nord tra il 2007 e il 2011 le imprese attive sono aumentate di oltre 100 mila unità (+3%). La regione che ha registrato il miglior saldo positivo tra il 2007 e il 2011 è la Campania (+2,7 %): la regione con il peggior saldo negativo (- 3,5 %) è la Sicilia, che ha perso tra il 2007 e il 2009 circa 14.000 imprese.

Page 14: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

11

Focus Crisi Tab V. - Andamento del fatturato delle imprese manifatturiere tra il 2007 ed il 2010

Var % 2009 su 2007 Var % 2010 su 2007

Abruzzo -22,8 -11,8

Basilicata -4,9 -12,3

Calabria -3,1 -2,8

Campania -6,5 0,0

Molise -26,2 -23,9

Puglia -10,3 -5,6

Sardegna -25,7 10,0

Sicilia -10,8 -0,7

Mezzogiorno -14,5 -2,8

Centro-Nord -16,0 -5,6 Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su SRM-Rassegna Economica 1 2011 (elaborazioni su dati AIDA/BVDEP)

Tab. VI – Andamento del RoE delle imprese manifatturiere tra il 2007 ed il 2010

2007 2008 2009 2010 Differenza

2010 su 2007

Abruzzo 8,7 1,7 1,6 5,8 -2,9

Basilicata 3,5 -1,8 8,2 7,7 4,2

Calabria 2,8 6,7 4,0 -4,8 -7,5

Campania 2,1 3,1 -2,0 2,0 -0,1

Molise -2,5 2,9 2,7 3,7 6,2

Puglia 2,1 -0,1 0,0 0,0 -2,1

Sardegna 16,6 6,3 -9,9 -9,6 -26,2

Sicilia 7,4 3,8 1,7 0,6 -6,8

Mezzogiorno 6,5 2,5 -0,5 1,4 -5,0

Centro-Nord 8,7 5,0 0,8 4,5 -4,2 Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su SRM-Rassegna Economica 1 2011 (elaborazioni su dati AIDA/BVDEP)

Le elaborazioni sui dati di bilancio delle imprese manifatturiere italiane evidenziano che tra il 2007 ed il 2010 il fatturato è risultato in calo sia nel Mezzogiorno (-2,8%) che nel Centro-Nord (-5,6%); Tra le regioni meridionali, I risultati peggiori si registrano per le aziende manifatturiere di Molise (-23,9%) e Basilicata (-12,3%); positivo il dato relativo alle imprese manifatturiere in Sardegna. La redditività delle imprese manifatturiere meridionali è progressivamente peggiorata tra il 2007 ed il 2009, con una ripresa nel 2010. Nel complesso, tra il 2007 ed il 2010 il Return on Equity (RoE) nel comparto manifatturiero meridionale è peggiorato di 5 punti percentuali e del 4,2% nel Centro-Nord. La regione meridionale che ha subito il peggioramento maggiore del RoE nel periodo 2007-2010 è la Sardegna (-26,2%), ma l’andamento risulta molto influenzato dalla volatilità del prezzo del petrolio (settore molto presente in regione).

Page 15: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

12

Focus Crisi

Tab VII – Tempi di pagamento delle aziende sanitarie locali (giorni); 2007-2010

2007 2008 2009 2010 Posizione

var. 2007-2010

Centro-Nord 244 206 186 189 - -55

Piemonte 284 269 258 241 9 -44

Valle d’Aosta 112 117 122 127 17 15

Lombardia 232 172 129 118 18 -114

Trentino A. A. 100 95 91 96 19 -4

Veneto 254 236 232 249 8 -5

Friuli V.G. 92 80 79 87 20 -5

Liguria 272 203 174 170 13 -102

Emilia Romagna 373 320 270 273 7 -101

Toscana 178 190 204 226 11 48

Umbria 198 165 139 155 14 -44

Marche 305 168 134 130 16 -175

Lazio 524 454 400 398 4 -126

Mezzogiorno 445 401 401 431 - -14

Abruzzo 345 277 200 193 12 -152

Molise 882 726 627 755 2 -128

Campania 679 577 625 661 3 -18

Puglia 295 352 390 349 5 54

Basilicata 215 172 184 150 15 -66

Calabria 527 564 700 793 1 267

Sicilia 306 290 221 240 10 -66

Sardegna 307 250 260 308 6 1

Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su Ufficio Studi Confartigianato; dati Corte dei Conti e Assobiomedica

Un elemento che contribuisce a generare crisi di liquidità nelle aziende è il ritardo dei pagamenti da parte della Pubblica Amministrazione. In particolare, i tempi di pagamento delle aziende sanitarie locali (ASL), nonostante la generale riduzione avvenuta tra il 2007 ed il 2010, restano molto elevati specie con riferimento alle regioni meridionali che occupano le prime posizioni nella graduatoria nazionale dei ritardi dei tempi di pagamento. La Calabria, regione che ha registrato un aumento considerevole dei tempi medi di pagamento delle ASL nel corso dei 4 anni esaminati, nel 2010 registra un valore medio di 793 giorni (valore quasi 10 volte superiore a quello del Friuli Venezia Giulia, regione più virtuosa in quest’ambito); molto elevati anche i tempi medi di pagamento in Molise (755 giorni) ed in Campania (661 giorni).

Page 16: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

13

Focus Crisi Tab. VIII – Andamento delle esportazioni tra il 2007 ed il 2011 (valori in miliardi di euro)

2007 2008 2009 2010 Var % 2010 su

2007 2011 (primi nove mesi)

Var % 2011 su 2007 (primi nove mesi)

Centro-Nord 316,5 318,7 255,4 294,4 -7,0 244,0 3,7

Mezzogiorno 41,5 43,4 30,7 39,0 -6,1 32,3 6,3

Italia 364,7 369,0 291,7 337,3 -7,5 279,7 3,4

Abruzzo 7,3 7,6 5,2 6,3 -13,5 5,5 0,3

Molise 0,6 0,6 0,4 0,4 -33,7 0,3 -32,8

Campania 9,4 9,4 7,9 8,9 -5,4 7,0 1,4

Puglia 7,2 7,4 5,7 6,9 -3,8 6,1 16,8

Basilicata 2,1 2,0 1,5 1,4 -31,3 1,1 -29,1

Calabria 0,4 0,4 0,3 0,3 -20,0 0,3 -20,5

Sicilia 9,7 10,0 6,2 9,3 -3,9 8,1 14,5

Sardegna 4,7 5,9 3,3 5,3 11,6 4,0 16,3 Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Istat

Il crollo del commercio mondiale ha avuto un forte impatto sulle esportazioni italiane: nel 2009 sono calate del 20,9% rispetto al 2008 in Italia e del 29,3% nel Mezzogiorno, mentre la ripresa del 2010 non è stata sufficiente a recuperare i valori persi nell’anno precedente. Le ultime stime indicano che solo a fine 2011 il valore delle esportazioni, si sta ravvicinando ai livelli pre-crisi del 2007. Gli ultimi dati regionali disponibili (al terzo trimestre 2011) indicano, tuttavia, che in tre regioni del Mezzogiorno (Molise, Basilicata e Calabria) il valore dell’export risulta ancora molto inferiore a quello registrato nello stesso periodo del 2007.

Page 17: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

14

Focus Crisi Tab. IX – Andamento degli occupati tra il 2007 ed il 2011 (valori in migliaia)

2007 2008 2009 2010 2011* Var % 2011 su

2007

Abruzzo 502 518 494 494 506 0,7

Molise 112 114 111 108 107 -4,7

Campania 1.719 1.681 1.612 1.584 1.570 -8,6

Puglia 1.284 1.287 1.238 1.223 1.235 -3,8

Basilicata 195 196 191 185 188 -3,3

Calabria 602 595 586 573 570 -5,3

Sicilia 1.488 1.480 1.464 1.440 1.433 -3,8

Sardegna 613 611 592 593 606 -1,1

Mezzogiorno 6.516 6.482 6.288 6.201 6.216 -4,6

Centro-Nord 16.706 16.923 16.737 16.671 16.756 0,3

Italia 23.222 23.405 23.025 22.872 22.972 -1,1 Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Istat

* media degli occupati dei primi tre trimestri Graf. VI – Differenza tra gli occupati del 2011 e del 2007 (valori in migliaia)

Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Istat

Mentre nel Mezzogiorno il numero di occupati ha registrato un calo già a partire dal 2008, con una perdita di posti di lavoro di circa 300mila unità nell’arco del periodo 2007-2011, nel Centro-Nord l’occupazione inizia a diminuire solo a partire dal 2009 registrando, nel periodo 2007-2011, un saldo positivo pari a circa 50mila unità. Tra le regioni meridionali, la Campania è quella che ha subito la perdita maggiore di posti di lavoro: nell’arco di tempo considerato circa la metà dell’occupazione persa nel Mezzogiorno ha riguardato la Campania.

50

-300

-7

-56

-32

-7

-48

-149

-5

4

-350 -300 -250 -200 -150 -100 -50 0 50 100

Centro-Nord

Mezzogiorno

Sardegna

Sicilia

Calabria

Basilicata

Puglia

Campania

Molise

Abruzzo

Page 18: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

15

Focus Crisi Tab. X – Andamento della Cassa Integrazione Guadagni (CIG) tra il 2007 ed il 2011 (milioni di ore)

2007 2008 2009 2010 2011

Abruzzo 7,4 6,4 35,3 33,3 29,3

Molise 1,0 1,0 2,9 4,8 4,9

Campania 20,5 23,0 44,5 59,1 61,2

Puglia 13,2 15,6 40,6 71,3 52,1

Basilicata 3,2 5,9 8,8 11,1 11,3

Calabria 4,5 4,0 6,4 11,0 17,0

Sicilia 8,8 8,7 15,5 22,2 25,8

Sardegna 4,6 5,9 10,1 13,3 20,9

Centro-Nord 120,4 157,3 750,0 977,6 731,0

Mezzogiorno 63,3 70,4 164,1 226,1 222,5 Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Inps Graf. VII – Differenza tra le ore di Cassa Integrazione Guadagni nel 2010 e nel 2007 (milioni di ore)

Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Inps

Ad arginare in parte l’emorragia occupazionale ha contribuito il ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni (CIG) che tra il 2007 ed il 2010 ha registrato una crescita esponenziale del numero di ore autorizzate, fino ad oltre un miliardo di ore in Italia nel 2010 (contro 180 milioni circa nel 2007); nel 2011 il ricorso alla CIG si riduce, in modo più netto nel Centro-Nord, ma solo marginalmente nel Mezzogiorno (-1,6% rispetto ai valori record del 2010). Nel complesso, tra il 2007 ed il 2011, nel Mezzogiorno c’è stato un aumento di circa 159 milioni di ore autorizzate, con Campania (+40,6 milioni) e Puglia (+39 milioni circa) ai primi due posti.

159,2

16,3

16,9

12,5

8,2

38,9

40,6

3,9

21,9

0 20 40 60 80 100 120 140 160 180

Mezzogiorno

Sardegna

Sicilia

Calabria

Basilicata

Puglia

Campania

Molise

Abruzzo

Page 19: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

16

1. L’indice di sviluppo e gli obiettivi di Europa 2020 Tab. 1.1 - L’indice sintetico di sviluppo provinciale*

Provincia Graduatoria Indice sintetico

di sviluppo (Italia = 100)

Provincia Graduatoria

Indice sintetico di

sviluppo (Italia =

100)

Milano 1 145,16

Vercelli 28 109,64

Rimini 2 139,14

Padova 29 109,27

Trieste 3 136,87

Belluno 30 108,98

Verona 4 135,29

Biella 31 108,78

Ravenna 5 134,33

Livorno 32 108,08

Aosta 6 131,96

Forlì-Cesena 33 108,00

Bologna 7 125,83

Bolzano/Bozen 34 107,69

Parma 8 122,35

Varese 35 107,68

Reggio Emilia 9 122,04

Cremona 36 107,33

Mantova 10 121,81

Genova 37 105,77

Brescia 11 121,76

Gorizia 38 105,32

Modena 12 121,06

Pordenone 39 105,14

Udine 13 117,25

Arezzo 40 104,51

Novara 14 117,19

Pavia 41 104,48

Firenze 15 116,10

Lecco 42 104,24

Roma 16 116,02

Terni 43 104,24

Vicenza 17 116,00

Perugia 44 103,65

Trento 18 114,74

Venezia 45 103,63

Alessandria 19 114,48

Pesaro e Urbino 46 103,11

Torino 20 112,61

Como 47 102,35

Treviso 21 112,05

Verbania 48 101,51

Lucca 22 111,88

Savona 49 101,30

Ancona 23 110,70

Sondrio 50 100,20

Cuneo 24 110,66

Cagliari 51 100,09

Siena 25 110,20

Prato 52 99,41

Bergamo 26 109,90

Ferrara 53 99,10

Piacenza 27 109,83 Siracusa 54 98,96 * L’indice è stato costruito a partire da 15 variabili economico sociali di base Fonte: Confindustria, Indicatori Economici e sociali regionali e provinciali, SIPI, Roma, 2010

Page 20: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

17

Tab. 1.1 - L’indice sintetico di sviluppo provinciale* Segue Tab. 1.1

Provincia Graduatoria Indice sintetico

di sviluppo (Italia = 100)

Provincia Graduatoria

Indice sintetico di

sviluppo (Italia =

100)

Pisa 55 98,78

Rieti 82 77,43

Pistoia 56 98,76

Nuoro 83 76,55

Chieti 57 98,17

Messina 84 75,32

Asti 58 98,01

Catania 85 74,90

Lodi 59 97,99

Potenza 86 74,75

Carbonia-Iglesias 60 97,03

Salerno 87 72,90

Rovigo 61 95,90

Lecce 88 72,48

Massa Carrara 62 95.69

Reggio Calabria 89 72,40

Ascoli Piceno 63 95,42

Oristano 90 72,06

La Spezia 64 95,16

Avellino 91 71,81

Macerata 65 95,06

Napoli 92 70,33

Teramo 66 92,64

Matera 93 69,72

Imperia 67 91,99

Palermo 94 69,43

Pescara 68 91,02

Trapani 95 69,21

Grosseto 69 90,86

Cosenza 96 67,13

Latina 70 90,13

Ogliastra 97 67,07

Olbia Tempio 71 87,55

Catanzaro 98 66,78

L'Aquila 72 87,22

Medio Campidano 99 66,40

Frosinone 73 84,84

Benevento 100 66,15

Sassari 74 84.83

Foggia 101 65,39

Brindisi 75 81,55

Caltanissetta 102 65,37

Taranto 76 80,32

Agrigento 103 63,76

Viterbo 77 80,16

Caserta 104 62,07

Bari 78 80,07

Crotone 105 62,07

Campobasso 79 78,55

Vibo Valentia 106 61,36

Isernia 80 78,16

Enna 107 61,24

Ragusa 81 78,09 * L’indice è stato costruito a partire da 15 variabili economico sociali di base Fonte: Confindustria, Indicatori Economici e sociali regionali e provinciali, SIPI, Roma, 2010

L’indice sintetico di sviluppo calcolato dall’Area Mezzogiorno di Confindustria con riferimento ai dati del 2009, che sintetizza il livello di sviluppo di un territorio sulla base di un set di indicatori economici e sociali, evidenzia come le prime posizioni della graduatoria siano coperte tutte da province settentrionali, e che per trovare la prima provincia del Mezzogiorno bisogna spingersi al 51° posto occupato da Cagliari con un indice pari a 100,09 (di poco superiore alla media nazionale Italia =100). Ben 15 province del Mezzogiorno presentano valori dell’indicatore inferiori di 30 punti rispetto alla media nazionale, e di 45 punti rispetto alla media del Centro-Nord. Il ritardo complessivo del Mezzogiorno rispetto al Centro-Nord è di poco inferiore ai 40 punti percentuali.

Page 21: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

18

Tab. 1.2 - Gli obiettivi italiani di Europa 2020: la situazione attuale in Italia e nel Mezzogiorno (2010)

Europa 2020 -

Obiettivo Obiettivo Italia Italia Mezzogiorno

Tasso di occupazione (%) 75 67-69 61,1 47,7

Spesa in Ricerca e Sviluppo (% del PIL) 3,00 1,53 1,26 0,9 *

Emissioni di Co2 (1990 = 100) 80 87 95 * n.d.

Incidenza delle energie rinnovabili sul consumo totale di energia (2009) (%)

20 17,0 8,9 * n.d.

Intensità dell'energia (Chilogrammi di petrolio equivalente per mille euro - Variazione %)

-20 -13,4 -5,4 n.d.

Giovani che abbandonano prematuramente gli studi (%)

10,0 15-16 18,8 22,3

Popolazione in età 30-34 anni che ha conseguito un titolo di studio universitario (%)

>40 26-27 19,8 15,6

Persone a rischio povertà o esclusione sociale (migliaia di persone)

-20.000 -2.200 14.742 8.463*

Fonte: Elaborazioni SRM e Confindustria Mezzogiorno su dati Istat, Eurostat e Commissione Europea

*2009

Tab. 1.3 - Obiettivi di crescita intelligente e solidale nel Mezzogiorno: la situazione delle Regioni (2010)

Tasso di occupazione

(età 20-64) (%)

Spesa in Ricerca e Sviluppo

(% del PIL)*

Giovani che abbandonano

gli studi** (%)

Popolazione in età 30 -34 con un titolo di studio

universitario (%)

Persone a rischio povertà o esclusione

sociale (migliaia)*

Europa 2020 - Obiettivo

75 3 10 >40 -20.000

Obiettivo Italia

67-69 1,53 15-16 26-27 -2.200

Mezzogiorno 47,7 0,9 22,3 15,6 8.464 Abruzzo 59,7 1,0 13,5 20,9 347 Molise 55,2 0,5 13,5 24,4 112 Campania 43,7 1,3 23,0 12,9 2.487 Puglia 48,2 0,8 23,4 15,4 1.454 Basilicata 51,3 0,7 15,1 19,8 246 Calabria 46,1 0,4 16,2 19,2 842 Sicilia 46,6 0,8 26,0 14,6 2.486 Sardegna 54,6 0,7 23,9 16,8 490

Fonte: elaborazioni SRM e Confindustria Mezzogiorno su dati Istat, Eurostat e Commissione Europea (*) 2009 (**)Popolazione 18-24 anni con al più la licenza media, che non ha concluso un corso di formazione professionale riconosciuto dalla Regione di durata superiore ai 2 anni

Il percorso dell’Italia verso il raggiungimento degli 8 obiettivi di Europa 2020 è ancora lungo, e i vincoli stringenti sul bilancio dello Stato ne determineranno probabilmente un rallentamento; in alcuni casi gli obiettivi sono già stati ridimensionati per il nostro Paese rispetto al disegno originario. Per quanto concerne il Mezzogiorno, gli obiettivi di crescita solidale (gli unici, insieme al target di spesa in Ricerca e Sviluppo, per i quali è possibile il calcolo degli indicatori a livello sub-nazionale), sono ancora più lontani rispetto al valore Italia. In particolare, il tasso di occupazione fa registrare un valore inferiore di circa 20 punti rispetto all’obiettivo italiano. Tra le regioni meridionali la Campania è quella più lontana dai target nazionali di Europa 2020 per 2 dei 4 indicatori tasso di occupazione e quota di laureati nella fascia di popolazione tra i 30 e i 34 anni) mentre esprime la quota più alta tra le regioni meridionali relativamente alla spesa in Ricerca e Sviluppo sul Pil.

Page 22: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

19

2. I dati macroeconomici

Tab. 2.1 - Pil per abitante in PPA* (Indice Ue27=100): confronto tra regioni italiane e Paesi UE (valori Percentuali)

Paese/area 2007 2008 Paese/area 2007 2008

Ue-27 100,0 100,0

Provincia Autonoma Bolzano/Bozen 134,8 136,7

Lussemburgo 274,4 278,9

Lombardia 134,8 133,5

Olanda 132,4 133,5

Emilia-Romagna 128,0 127,1

Irlanda 147,2 132,7

Lazio 122,4 122,7

Austria 122,8 123,9

Provincia Autonoma Trento 122,0 122,3

Danimarca 122,4 122,7

Veneto 121,6 121,5

Svezia 124,4 122,3

Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste 119,6 120,7

Finlandia 117,2 117,5

Friuli-Venezia Giulia 116,8 116,3

Germania 115,6 115,5

Piemonte 113,6 113,5

Belgio 115,6 114,7

Toscana 113,2 113,5

Regno Unito 116,0 114,3

Liguria 106,8 108,0

Francia 108,0 106,4

Marche 105,6 105,6

Italia 103,6 103,6

Umbria 96,8 97,2

Spagna 104,8 103,2

Abruzzo 85,2 85,3

Cipro 92,4 97,2

Molise 78,4 80,1

Grecia 91,6 93,6

Sardegna 78,4 78,5

Slovenia 88,4 90,8

Basilicata 75,2 76,1

Repubblica Ceca 79,6 80,5

Puglia 67,2 67,3

Malta 77,2 77,7

Sicilia 66,0 66,1

Portogallo 78,4 77,7

Campania 66,0 65,3

Slovacchia 68,0 72,1

Calabria 66,0 65,3

Estonia 69,2 67,7

Ungheria 62,4 64,5

Mezzogiorno 68,9 68,8

Lituania 58,8 61,0

Centro Nord 122,3 122,1

Lettonia 55,6 56,2

Polonia 54,4 56,2

Romania 41,6 46,6

Bulgaria 40,4 43,4

* Parità di Potere di Acquisto Fonte. Elaborazione Confindustria e SRM su dati Eurostat

Nel 2008 il Pil per abitante in Italia è stato pari al 103,6% della media UE a 27, restando sostanzialmente invariato rispetto all’anno precedente. Resta forte la distanza tra Centro-Nord e Sud con indicatori rispettivamente pari a 122,1% e 68,8%. Continua invece il processo di convergenza di alcuni paesi europei (Slovacchia, Ungheria, Lituania etc.) i cui valori si avvicinano ormai a quello registrato nel Mezzogiorno. Per quanto riguarda le singole regioni meridionali, cresce il Pil pro capite in Abruzzo, Molise, Sardegna, Basilicata, Puglia e Sicilia, mentre scende in Campania e Calabria che presentano anche i valori più bassi tra le regioni italiane (65,3%).

Page 23: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

20

Graf.2.1 - Andamento del Pil per abitante nel Mezzogiorno (indice Centro-Nord e UE 27 = 100)

* Centro Nord (prezzi correnti); UE27 (prezzi correnti) Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Eurostat ed Istat; dati Svimez per il 2010

Tab 2.2 - Principali indicatori economici nel Centro-Nord e nel Mezzogiorno nel 2010

Mezzogiorno Centro-Nord

Valore Tasso medio di

variazione 2001-2010

Valore Tasso medio di

variazione 2001-2010

Pil (milioni di euro) 364.998 0,0 1.182.403 0,4

Popolazione al 31 dicembre (migliaia) 20.913 0,2 39.714 0,9

Pil per abitante (euro) 17.466 -0,2 29.869 -0,5

Investimenti fissi lordi (milioni di euro) 78.110 0,0 223.176 0,0

Consumi delle famiglie (milioni di euro) 252.836 -0,1 688.674 0,5

Produttività* (euro) 50.214 0,1 60.336 -0,1

*Valore aggiunto / Unità di lavoro Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Istat e Svimez

Il Pil pro capite del Mezzogiorno, fatto cento quello medio dell’Unione Europea a 27, nel 2010 si attesta a quota 71,6; dopo essere aumentato tra il 2007 ed il 2009, l’indicatore subisce una nuova flessione nel 2010. Nel complesso il gap fra il Pil pro capite del Mezzogiorno e quello dell’ UE a 27 è cresciuto nel corso dell’intero periodo esaminato. Al contrario, si assiste ad una riduzione della distanza dalle regioni centro-settentrionali (con l’indicatore passato dal 56 nel 1997 a 58,5 nel 2010), soprattutto grazie al differente andamento della popolazione , che al Sud cresce solo dello 0,2 % nel periodo, mentre al Centro Nord cresce dello 0,9%. Così, mentre il Pil pro capite del Mezzogiorno si è ridotto in media dello 0,2% tra il 2001 e il 2010, nel Centro-Nord c’è stata una riduzione dello 0,5%. Anche la produttività nel Mezzogiorno ha subito un andamento meno negativo nel periodo considerato; tuttavia, il gap resta elevato, segnando un valore aggiunto di 50 mila euro per unità lavorativa nel Mezzogiorno e di circa 60 mila euro nel Centro-Nord. Nel complesso, tra il 2001 e il 2010 non ci sono state variazioni di rilievo nei principali indicatori economici meridionali segnalando, così, una perdurante fase di stagnazione.

54

55

56

57

58

59

60

68

69

70

71

72

73

74

75

76

1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010

Mezz/ UE 27 (scala sinistra) Mezz / CN (scala destra)

Page 24: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

21

Graf. 2.2 - Tasso di crescita del Pil (*) nel Centro-Nord e nel Mezzogiorno, 1996-2010 valori percentuali

(*) Elaborazione su valori concatenati Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Istat

Graf.2.3 – Produttività del Mezzogiorno, 1995-2010 (Centro-Nord=100)

Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Istat e Svimez

La dinamica del Pil nel corso del periodo analizzato evidenzia per il Mezzogiorno due diversi diverse fasi: si rileva, in generale, un differenziale di crescita positivo rispetto al Centro-Nord fino al 2001, anno a partire dal quale diventa costantemente negativo fino al 2007. Nel 2008 e nel 2009 il Pil delle regioni meridionali e quello delle regioni centro-settentrionali presentano variazioni negative: in particolare, nel 2009 il Pil del Mezzogiorno si riduce del 4,3%, quello del Centro-Nord del 5,3%. I dati del 2010 evidenziano una ripresa più spinta nelle regioni del Centro-Nord (+1,7%) che in quelle del Mezzogiorno. Per quanto concerne la produttività del lavoro del Mezzogiorno, dopo il calo verificatosi tra il 1999 e il 2002, l’indice (fatto 100 il Centro-Nord) è tornato a crescere portandosi a 83,5 nel 2009, con un miglioramento di circa 3 punti rispetto al 2002: l’indice, tuttavia, torna a scendere nel 2010.

-6

-4

-2

0

2

4

6

1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009

Mezzogiorno Centro Nord Differenziale di crescita (Mezzogiorno-Italia)

79,5

80,2

80,6

80,2

81,281,0

80,5

80,1

80,4 80,5

80,8

81,2 81,3

82,0

83,583,2

77

78

79

80

81

82

83

84

1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010

Mezzogiorno

Page 25: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

22

Graf. 2.4 – Investimenti fissi lordi totali per ripartizione, 1995-2010 (valori concatenati, Indice 1995=100)

Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Istat e Svimez

Tab. 2.3 – Investimenti fissi lordi per branca proprietaria nel Mezzogiorno e nel Centro-Nord (2000-2010)

Mezzogiorno Centro-Nord

Valore al 2010 (milioni di euro

correnti) Var % sul 2000*

Valore al 2010 (milioni di euro

correnti) Var % sul 2000*

Agricoltura, Silvicoltura e Pesca 3.485 -13,3 7.231 -13,1

Industria in senso stretto 12.897 -29,4 59.661 -10,1

Costruzioni 2.555 -30,3 7.179 -6,7

Servizi 59.174 12,7 149.105 3,4

Totale 78.110 -0,8 223.176 -1,6

* Variazione calcolata su valori concatenati (anno di riferimento 2000) Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Svimez

A partire dal 1997 e fino al 2001, gli investimenti fissi lordi nel Mezzogiorno sono cresciuti ad un ritmo maggiore rispetto a quelli del Centro-Nord; successivamente a tale data e fino al 2007 la crescita è stata invece inferiore. Tra il 2007 ed il 2009 in entrambe le aree si osservano gli effetti della crisi con un indice che per il Mezzogiorno si è portato da 133,6 a 118, valore inferiore a quello registrato nel 2000 (119,6). Sia nel Mezzogiorno che nel Centro-Nord gli investimenti fissi lordi tornano a crescere nel 2010. L’analisi per branca proprietaria evidenzia che, tra il 2000 ed il 2010, il Mezzogiorno ed il Centro-Nord hanno registrato un calo simile degli investimenti nel settore dell’agricoltura, silvicoltura e pesca (circa -13%). Per quanto riguarda l’Industria in senso stretto e le costruzioni, gli investimenti fissi lordi hanno, invece, manifestato una riduzione molto più marcata nelle regioni meridionali che in quelle centro-settentrionali; al contrario, maggiore è stata la crescita degli investimenti nel settore dei servizi nel Mezzogiorno (+12,7% a fronte di +3,4% nel Centro-Nord).

90

95

100

105

110

115

120

125

130

135

140

1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010

Mezzogiorno Centro Nord Italia

Page 26: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

23

3. Le imprese: aspetti reali e finanziari Tab. 3.1 - Imprese per classi di addetti nel 2009: confronto tra regioni italiane e Paesi dell’UE a 27 (valori percentuali)

1-9 10-49 50-249

250 e oltre

1-9 10-49 50-249

250 e oltre

Ue-27 80,8 14,7 3,7 0,8

Piemonte 81,0 15,9 2,6 0,5

Austria 71,9 20,6 5,8 1,8

Valle d'Aosta 88,7 10,0 1,0 0,3

Belgio* 81,3 14,1 3,6 0,9

Lombardia 76,9 19,5 3,2 0,5

Bulgaria 73,0 20,0 5,9 1,0

Liguria 87,0 11,7 1,1 0,2

Cipro 87,6 10,6 1,6 0,2

Trentino-Alto Adige 81,7 15,4 2,5 0,4

Croazia 85,2 11,3 2,8 0,7

Veneto 76,3 20,3 3,1 0,4

Danimarca* 70,8 21,4 6,5 1,4

Friuli-Venezia Giulia 75,8 20,3 3,4 0,5

Estonia 69,2 21,9 7,7 1,1

Emilia-Romagna 78,1 18,6 2,8 0,5

Finlandia 82,0 13,3 3,7 1,0

Toscana 84,3 14,3 1,2 0,1

Francia 84,1 12,2 3,0 0,8

Umbria 81,8 15,9 2,0 0,3

Germania 60,5 28,4 8,9 2,2

Marche 78,3 19,2 2,3 0,2

Grecia 95,1 3,8 0,9 0,2

Lazio 88,4 10,2 1,2 0,2

Irlanda 49,6 36,1 11,3 3,0

Abruzzo 83,5 14,3 1,9 0,3

Italia 81,9 15,6 2,1 0,3

Molise 88,3 10,2 1,3 0,1

Lettonia 75,5 18,4 5,4 0,7

Campania 87,4 11,3 1,1 0,1

Lituania 76,9 16,8 5,4 0,8

Puglia 86,9 12,1 0,9 0,1

Lussemburgo 64,1 23,8 9,2 3,0

Basilicata 89,1 9,8 1,0 0,1

Norvegia 80,3 15,1 3,8 0,7

Calabria 93,2 6,4 0,4 0,0

Olanda 77,9 16,5 4,8 0,8

Sicilia 91,3 8,2 0,5 0,0

Polonia 87,5 8,0 3,6 0,9

Sardegna 91,1 8,2 0,6 0,1

Portogallo 81,8 14,9 3,0 0,3

Regno Unito 75,4 18,2 5,2 1,2

Centro-Nord 79,7 17,4 2,5 0,4

Repubblica Ceca 91,5 6,0 2,0 0,5

Mezzogiorno 88,6 10,4 0,9 0,1

Romania 73,4 19,4 5,9 1,4

Slovacchia 48,8 35,6 12,2 3,4

Slovenia 87,1 9,0 3,1 0,7

Spagna 81,1 15,9 2,6 0,5

Svezia 87,2 9,4 2,6 0,7

Ungheria 85,4 10,8 3,1 0,7

* dati del 2008 Fonte: Elaborazione SRM su dati Eurostat e Istat

La distribuzione delle imprese per classi di addetti nel 2009 rimarca ancora una volta la vasta presenza in Italia di imprese di piccola dimensione (81,9%, in aumento rispetto all’81,3% del 2008) anche con riferimento del valore medio dell’UE a 27 (79,1%). Nel Mezzogiorno le imprese si distribuiscono con una quota maggiore nella classe tra 1 e 9 addetti (88,6%, rispetto al 79,7% del Centro Nord). Particolarmente sottodimensionate sono le imprese in Calabria (il 93,2% si colloca nella classe 1-9) e in Sicilia (91,3%).

Page 27: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

24

Graf. 3.1 – Tassi di crescita delle imprese 2005-11(*): confronto fra Mezzogiorno e Centro-Nord

(*) Imprese attive Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Movimprese

Tab. 3.2 - Imprese attive e società di capitali nelle regioni meridionali, 2010 e 2011 (valori assoluti e variazioni percentuali)

Imprese attive Società di capitali

2010 2011 Variazione % 2010 2011 Variazione %

Abruzzo 132.873 133.066 0,1 17.742 18.743 5,6

Molise 32.576 32.152 -1,3 3.287 3.495 6,3

Campania 474.134 472.526 -0,3 81.596 83.495 2,3

Puglia 340.150 338.332 -0,5 40.859 42.935 5,1

Basilicata 55.060 54.320 -1,3 4.956 5.413 9,2

Calabria 157.373 156.995 -0,2 15.268 16.139 5,7

Sicilia 383.098 380.715 -0,6 41.504 43.931 5,8

Sardegna 148.429 147.645 -0,5 17.275 17.924 3,8

Centro-Nord 3.558.241 3.559.764 0,04 706.853 721.874 2,1

Mezzogiorno 1.723.693 1.715.751 -0,5 222.487 232.075 4,3

Italia 5.281.934 5.275.515 -0,1 929.340 953.949 2,6 Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Movimprese

La dinamica del tasso di crescita del numero di imprese attive evidenzia un progressivo rallentamento tra il 2005 ed il 2006 sia nel Mezzogiorno che nel resto dell’Italia, seguito poi nel 2008 da una netta ripresa (+3,5% nel Centro-Nord e +1,1% nel Mezzogiorno). In contrazione risulta, invece, l’andamento del numero di imprese attive nel 2009, nel 2010 e nel 2011, anno in cui si registra una riduzione dello -0,5% per il Mezzogiorno e una invarianza per il Centro-Nord. Ciò è dovuto in modo particolare alle riduzioni che si sono verificate in Sicilia (-0,6%), in Campania (-0,3%) e in Puglia (-0,5%). Si registra viceversa, un trend positivo per le società di capitali che mostrano tassi di variazione positivi in tutte le regioni del Mezzogiorno e superiori a quelli registrati in media nel Centro-Nord.

1,20,9

0,5

3,5

0,1

1,0

0,5

-0,1

1,1

-0,3 -0,5

1,10,8

0,3

2,7

-0,1

0,04

-0,6-0,5

-0,03

-0,6-1

0

1

2

3

4

2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011

Centro Nord Mezzogiorno Italia

Page 28: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

25

Graf. 3.2 – Composizione delle imprese per forma giuridica, 2011 ( valori percentuali)

Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Movimprese I dati sulla forma giuridica delle imprese attive al IV trimestre del 2011, confermano la forte prevalenza di ditte individuali nel Mezzogiorno (71,2% rispetto al 58,3% del Centro-Nord) e un’incidenza delle società di capitali che non va oltre il 13,5% (20,3% nel Centro-Nord).

20,3 13,5 18,1

19,3

12,417,1

58,371,2

62,5

2,1 3,0 2,4

0

20

40

60

80

100

Centro Nord Mezzogiorno Italia

Società di Capitali Società di Persone Ditte Individuali Altre Forme Giuridiche

Page 29: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

26

Tab. 3.3 - Unità locali e dimensione media nei settori manifatturieri (2009)

Mezzogiorno Italia

Settori Unità locali Dimensione media delle

unità locali (*) Unità locali

Dimensione media delle unità locali

Alimentare, bevande e tabacco 27.896 4,5 64.417 6,7

Tessile, abbigliamento e concia 14.794 5,7 75.203 7,2

Mobili ed industria del legno 14.498 3,7 60.131 5,3

Industria della carta 5.852 4,7 23.616 7,7

Chimico e farmaceutico 1.354 12,9 6.919 26,3

Prodotti in petrolio, gomma e plastica 2.463 12,8 13.835 14,9

Prodotti da minerali non metalliferi 10.632 5,5 28.678 8,1

Metallurgia e prodotti in metallo 20.519 6,0 89.612 8,2

Macchine ed apparecchiature elettriche e meccaniche

4.828 11,6 47.089 16,1

Mezzi di trasporto 1.310 53,8 6.715 41,0

Altre industrie manifatturiere 16.292 3,4 73.431 4,0

Totale Manifatturiero 120.438 5,8 489.646 8,5

Var. % 2009 su 2008 -6,3 - -5,3 - (*) Numero medio di addetti per unità locale Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Istat (archivio ASIA)

Nel 2009, le unità locali del manifatturiero meridionale presentano una dimensione media (5,8 addetti per unità locale) notevolmente inferiore a quella rilevata a livello nazionale (8,5). I settori con gli stabilimenti in media più grandi sono quello dei mezzi di trasporto (53,8 addetti contro un valore medio italiano di 41, il chimico-farmaceutico (12,9; 26,3 per l’Italia) e quello dei prodotti derivanti dal petrolio (12,8 addetti; 14,9 in Italia). Nel complesso il numero delle unità locali nel manifatturiero è calato del 6,3% nel Mezzogiorno e del 5,3% nel Centro-Nord nel 2009 rispetto al dato del 2008; la dimensione media è, viceversa, rimasta stabile.

Page 30: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

27

Graf. 3.3 –Specializzazioni settoriali nel Mezzogiorno rispetto agli addetti nelle unità locali (2009) (*)

(*) Indice costruito calcolando il rapporto tra l’incidenza percentuale degli addetti del settore nel manifatturiero meridionale ed il medesimo valore nel manifatturiero italiano. Valori maggiori di 1 indicano una specializzazione in quel settore. Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Istat (archivio ASIA)

Il Mezzogiorno presenta una specializzazione occupazionale molto elevata nel settore alimentare con un indice pari a 1,7; seguono l’industria di prodotti non metalliferi (1,5) e quella dei mezzi di trasporto (1,5). Il mobilio e il metallurgico incidono allo stesso modo sul totale degli addetti in Italia e nel Mezzogiorno. Il manifatturiero meridionale, infine, è meno specializzato nel chimico-farmaceutico (indice pari a 0,6) e nella costruzione di macchine e apparecchiature (0,4).

1,7

1,5 1,5

1,11,0 1,0

0,9 0,9 0,9

0,60,4

0,0

0,2

0,4

0,6

0,8

1,0

1,2

1,4

1,6

1,8

2,0

Italia = 1

Page 31: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

28

Graf. 3.4 – I distretti industriali per ripartizione*

Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Osservatorio Distretti italiani (III Rapporto Febbraio 2012)

* La distribuzione territoriale dei distretti fa riferimento ai dati Istat inseriti nel III Rapporto dell’Osservatorio nazionale

sui distretti industriali (febbraio 2012)

Graf. 3.5 – Specificità settoriali dei distretti industriali

Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Osservatorio Distretti italiani (III Rapporto Febbraio 2012)

Secondo i dati dell’ultimo Rapporto dell’Osservatorio dei Distretti Italiani, nel Mezzogiorno ci sono 26 distretti, pari a circa il 17% del totale nazionale. La maggior parte dei distretti meridionali fa parte del settore “abbigliamento-moda” (15 distretti); seguono i distretti specializzati nei settori dei beni per la casa (in totale 5). Infine, ci sono 3 distretti appartenetti al settore delle pelli, cuoio e calzature.

Nord-Ovest: 39

Nord-Est: 42

Centro: 49

Mezzogiorno: 26

3037

2717

6 7 6

15 1

5

3

20

10

20

30

40

50

Tessile e abbigliamento

Meccanica Beni per la casa Pelli, cuoio e calzature

Altro Alimentari Oreficeria, strum. musicali

Centro-Nord Mezzogiorno

Page 32: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

29

Tab. 3.4 – Propensione delle imprese del Mezzogiorno a fare rete (valori percentuali )

E' inserita in una rete E' solo inserita in un distretto

Non fa parte né di una rete né di un distretto

2010 2011 2010 2011 2010 2011

Manifatturiero 8,4 6,0 18,3 14,7 73,3 79,2 Costruzioni 8,3 7,0 5,6 4,0 86,1 89,1 ICT 13,7 10,0 5,5 8,4 80,7 81,5

Turismo 9,1 8,8 7,9 5,6 83,0 85,6 (*) Per rete si intende si intendono relazioni di collaborazione informale e formale tra le imprese intervistate Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su: Indagine OBI-SRM (Rapporto 2011 Impresa e Competitività novembre 2011)

Graf.3.6 – Distribuzione regionale delle imprese che hanno aderito a un contratto di rete (dicembre 2011)

Fonte: : Elaborazione Confindustria e SRM su dati Unioncamere e Associazione Retimpresa

Secondo l’indagine condotta da SRM (Studi e Ricerche per il Mezzogiorno) e da OBI (Osservatorio Banche e Imprese di Economia e Finanza), la percentuale di imprese nel manifatturiero meridionale che ricorre ad una forma di collaborazione formale o informale si è ridotta dall’8,4% del 2010 al 6,0% del 2011. Risulta, tuttavia, in crescita, il numero delle imprese che ricorre al contratto di rete (da 4,8% a 6,7%)1. Tale dinamica trova conferma nei più recenti dati di Unioncamere2 secondo cui i contratti di rete sono passati da 104 di fine luglio 2011 ai 214 di fine novembre con un numero di imprese aderenti cresciuto da 354 a 1061 nello stesso periodo di tempo (269 localizzate nel Mezzogiorno e 792 nel Centro-Nord ). Tra le regioni meridionali, quelle che presentano il maggior numero di imprese che hanno stipulato un contratto di rete sono la Puglia (76 imprese), la Campania (43) e l’Abruzzo (41).

1OBI/SRM, Rapporto 2011 Impresa e Competitività, novembre 2011. Tale rapporto, a carattere annuale, indaga l’andamento del

mercato, dell’occupazione, degli investimenti, dell’internazionalizzazione, del rapporto col territorio e del capitale relazionale delle imprese meridionali. 2 www.retimpresa.it

15 21 34 39 41 43 76

269

5 11 14 42 49 56 65 100 121 148 181

792

0

200

400

600

800

Page 33: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

30

Tab. 3.5 – Andamento investimenti delle imprese manifatturiere meridionali (valori percentuali)

Percentuale di Imprese che hanno investito Incidenza media degli investimenti sul fatturato

2008 2009 2010 2011* 2008 2009 2010 2011*

Abruzzo 40,0 29,2 25,8 16,5 18,6 18,1 16,6 13,3

Molise 46,1 32,8 22,8 13,2 18,1 27,3 10,3 10,6

Campania 36,3 31,8 19,4 16,9 17,7 19,2 14,2 18,5

Puglia 35,3 26,4 22,3 16,2 18,9 16,3 16,8 13,5

Basilicata 40,4 28,4 20,7 19,2 21,3 17,4 12,8 16,7

Calabria 34,7 25,4 24,5 16,4 24,4 24,1 12,4 9,6

Sicilia 33,9 27,4 18,1 14,8 15,9 16,5 22,2 14

Sardegna 49,3 30,1 28,9 19,1 17,7 19 12,5 15,3

Mezzogiorno 37,4 28,9 21,9 16,5 18,3 18,4 15,8 15

(*) Previsione delle imprese Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su Indagine OBI-SRM (Rapporto Impresa e Competitività)

Graf. 3.7 – Andamento del fatturato nel 2010 per le imprese manifatturiere che hanno investito

Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su Indagine OBI-SRM (Rapporto 2011 Impresa e Competitività)

La quota di imprese manifatturiere meridionali che hanno investito si è ridotta dal 37,4% del 2008 al 21,9% del 2010; solo il 16,5% delle imprese ha previsto di realizzare investimenti nel corso del 2011. Forte è il calo delle imprese investitrici in Campania (da 36,3% nel 2009 a 19,4% nel 2010); una riduzione considerevole si è avuta anche in Sicilia (da 33,9% a 18,1%). Anche l’incidenza degli investimenti sul fatturato ha subito nel Mezzogiorno una graduale, se pur più lieve, riduzione attestandosi al 15% . Con riferimento alle principali regioni, mentre in Campania si assiste a un calo del dato in questione tra il 2008 e il 2010 (da 17,7% a 14,2%) e ad un aumento nelle previsioni per il 2011, in Sicilia l’incidenza della spesa per investimenti sul fatturato è cresciuta tra il 2008 e il 2010 (da 15,9% a 22,2%), ma con la previsione di un sensibile calo nel 2011. In Puglia il dato è in calo nei quattro anni esaminati. Con riferimento all’intero Mezzogiorno è da sottolineare il fatto che, a differenza delle altre imprese, quelle che hanno investito hanno registrato una variazione positiva del fatturato nel 2010 (+2,6%). Anche il saldo tra la quota di imprese che ha registrato un aumento e quella che ha registrato , in media, una riduzione del fatturato, è positivo.

2,6

11,9

-7,3

-23,2-30

-20

-10

0

10

20

Variazione %media del fatturatoSaldo % tra imprese che hanno aumentato e ridotto

il fatturato

Si investmenti nel 2010 No investimenti nel 2010

Page 34: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

31

Tab. 3.6: La situazione finanziaria delle imprese manifatturiere nelle regioni del Mezzogiorno 2010 2011*

Situazione finanziaria aziendale migliorata

(% di imprese)

Situazione finanziaria aziendale peggiorata

(% di imprese)

Situazione finanziaria aziendale migliorata

(% di imprese)

Situazione finanziaria aziendale peggiorata

(% di imprese)

Mezzogiorno 15,7 33,0 13,0 15,8

Abruzzo 16,1 27,4 17,8 12,8

Molise 16,0 29,1 14,2 10,2

Campania 19,6 33,4 11,7 14,9

Puglia 12,8 31,3 12,7 15,3

Basilicata 13,2 35,5 9,5 14,3

Calabria 16,0 35,6 15,0 13,2

Sicilia 13,7 40,4 10,0 24,7

Sardegna 14,6 32,3 15,6 14,1 * stima su previsione degli imprenditori Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su OBI/SRM (Rapporto 2011 Impresa e Competitività)

Nel 2011 le imprese che hanno manifestato un peggioramento nella propria situazione finanziaria sono state il 15,8% del totale delle imprese intervistate nell’indagine annuale OBI/SRM. Il saldo tra le imprese che hanno visto migliorare la propria situazione finanziaria e quelle che l’hanno vista peggiorare, pur rimanendo negativo (-2,8%), risulta in forte miglioramento rispetto a quello registrato nel 2010 (-17,3%) quando la percentuale di imprese con conti finanziari in peggioramento è stata del 33%. Tra le principali regioni del Mezzogiorno, mentre Campania e Puglia presentano dati conformi alla media meridionale (rispettivamente il 14,9% delle imprese campane ed il 15,3% di quelle pugliesi hanno registrato un deterioramento finanziario), la Sicilia presenta dati decisamente peggiori (24,7%) anche se in miglioramento rispetto al 2010.

Page 35: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

32

Graf. 3.8 - Andamento del fatturato delle imprese per classi di fatturato (valori percentuali)

Fonte: SRM-Rassegna Economica 1 2011 (elaborazioni su dati AIDA/BVDEP) Grandi imprese: fatturato >50 mln € Medie imprese: fatturato tra 10 e 50 mln € Piccole imprese: fatturato tra 2 e 10 mln €

La distinzione delle imprese per classi di fatturato mostra che, nel corso del periodo analizzato, le oscillazioni sono meno evidenti per le imprese di piccola dimensione rispetto a quelle medio- grandi. Infatti, prendendo a riferimento i tassi di variazione del 2009, mentre le imprese piccole (fatturato compreso tra 2 e 10 milioni di euro) hanno registrato un calo del -9,8%, le imprese con fatturato compreso tra 10 e 50 milioni hanno avuto una riduzione del 12,9% e quelle con fatturato superiore ai 50 milioni del 17,5%; un’osservazione simile va fatta per il 2010, anno nel quale la ripresa è stata più bassa per le piccole imprese (+0,3%) rispetto a quelle di media (+7,2%) e di grande (+14,2%) dimensione.

12,7 12,410,8

12,4 11,19,7 10,88,3 9,1 8,5

2,54,2 3,4 3,5 2,5

-9,8-12,9

-17,5 -17,4 -17,9

0,3

7,2

14,2 13,6 12,4

-20

-10

0

10

20

Piccole imprese Medie imprese Grandi imprese Totale imprese Totale imprese

Mezzogiorno Centro-Nord

2005-06 2006-07 2007-08

Page 36: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

33

Graf.3.9 - Andamento del RoE delle imprese manifatturiere meridionali di quelle del Centro-Nord per classi di fatturato (valori percentuali)

Fonte: SRM- Rassegna Economica 1, 2011 (elaborazioni su dati AIDA/BVDEP) Grandi imprese: fatturato > 50 mln € Medie imprese: fatturato tra 10 e 50 mln € Piccole imprese: fatturato tra 2 e 10 mln €

A differenza del fatturato, il Return on Equity (RoE) - che misura la redditività del capitale netto delle imprese (in questo caso manifatturiere) - nel Mezzogiorno tra il 2005 ed il 2007 è aumentato, passando dal 3% al 6,5% per poi scendere nel 2008 a 2,5% e divenire negativo nel 2009 (-0,5%); nel 2010 si sentono gli effetti di una leggera ripresa con l’indicatore che torna positivo (+1,4%). Le imprese manifatturiere centro-settentrionali presentano una dinamica simile ma con valori migliori in ciascun anno. L’analisi per classi di fatturato delle imprese evidenzia che in tutto il periodo esaminato le piccole imprese (fatturato compreso tra 2 e 10 milioni di euro) hanno avuto una redditività inferiore rispetto alle imprese di medie dimensioni e alle grandi imprese.

2,22,8

3,53,0

5,0

3,2 3,3

8,0

5,9

7,3

3,9

4,9

8,2

6,5

8,6

1,1

2,2

3,5

2,5

5,0

0,10,8

-1,7

-0,5

0,9

-0,7

2,2 2,11,4

4,5

-4

-2

0

2

4

6

8

10

Piccole Imprese Medie Imprese Grandi Imprese Totale Imprese Totale Imprese

Mezzogiorno Centro-Nord2005 2006 2007 2008 2009 2010

Page 37: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

34

Tab. 3.7 - Composizione patrimoniale delle imprese manifatturiere 2005 2006 2007 2008 2009 2010

Attivo circolante (incidenza % su Totale attivo)

Mezzogiorno 60,8 62,0 62,4 57,3 56,5 56,9

Centro-Nord 70,8 71,9 72,5 65,6 63,7 64,7

Patrimonio netto (incidenza % su Totale passivo

Mezzogiorno 29,5 28,0 27,5 32,1 32,6 31,8

Centro-Nord 27,5 26,5 26,5 32,2 32,8 31,3

Debiti (incidenza % su Totale passivo)

Mezzogiorno 61,6 63,4 64,3 59,9 59,4 60,5

Centro-Nord 64,5 65,6 65,9 60,2 59,1 60,7

Debiti a breve

(incidenza % su Totale debiti)

Mezzogiorno 83,4 81,6 84,5 83,6 81,4 80,6

Centro-Nord 83,5 83,5 84,0 82,4 80,3 81,1

Debiti bancari

(incidenza % su Totale debiti)

Mezzogiorno 24,4 26,6 28,8 30,0 28,9 27,2

Centro-Nord 23,0 23,1 23,8 25,5 25,6 25,2

Debiti bancari a breve

(incidenza % su Totale debiti bancari)

Mezzogiorno 66,2 67,9 68,5 70,5 66,4 63,1

Centro-Nord 64,4 64,5 64,3 64,7 60,8 60,9

Fonte: SRM- Rassegna Economica 1, 2011 (elaborazioni su dati AIDA/BVDEP)

Il progressivo ridursi del giro di affari delle imprese manifatturiere meridionali si è tradotto in una corrispondente riduzione del loro attivo circolante, passato dal 60,8% del totale delle attività nel 2006 al 56,8% nel 2010 (dal 70,8% al 64,7% per le imprese del Centro-Nord). Per quanto riguarda le passività aziendali, si assiste ad un aumento, se pur leggero, della patrimonializzazione delle imprese: l’incidenza del patrimonio netto sul totale delle passività nelle imprese manifatturiere meridionali si è portata da 29,5% nel 2005 a 31,8% nel 2010. All’interno della voce “debiti” si riduce la componente a breve, la cui incidenza sul totale è passata da 83,4% nel 2005 a 80,6% nel 2010, valore leggermente inferiore a quello registrato in tale anno nelle imprese del Centro-Nord (81,1%); al contrario, l’incidenza dei debiti verso le banche sul debito totale per le imprese meridionali è aumentata dal 24,4% nel 2005 a 27,2% nel 2010, con un valore che supera quello registrato dalle imprese centro-settentrionali (25,2%).

Page 38: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

35

4. Le dinamiche creditizie

Graf. 4.1 – Andamento degli impieghi totali* nel III trimestre del 2011 per ripartizione (miliardi di euro)

* Impieghi delle banche e della Cassa depositi e prestiti Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Banca d’Italia

Tab. 4.1 - Andamento delle sofferenze e del tasso di sofferenza Mezzogiorno Centro-Nord

Sofferenze*

Tasso di sofferenza**

Sofferenze Tasso di sofferenza

Settembre 2011 25.019 8,5 74.504 4,5

Settembre 2010 17.957 6,8 53.206 3,8

Settembre 2009 13.969 5,9 40.764 3,1

Settembre 2008 12.942 5,7 30.725 2,3

Settembre 2007 14.168 6,5 34.135 2,8

Settembre 2006 13.928 7,2 33.006 2,9

Settembre 2005 18.142 10,3 36.666 3,6 * Valori in milioni di euro ** Sofferenze/Impieghi totali (valori percentuali) Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Banca d’Italia

Continuano a crescere gli impieghi totali nel Mezzogiorno (+0,4% la variazione tra il II ed il III trimestre del 2011) che a settembre 2011 si attestano a 293,6 miliardi di euro. Tra le altre macro-aree, solo nel Nord-Ovest si registra una variazione positiva degli impieghi (+0,3%); stabile il dato per le regioni centrali ed in lieve riduzione per quelle nord-orientali (-0,1%). La crisi che ha deteriorato i bilanci delle imprese tra il 2007 ed il 2009 continua ad impattare sulla “qualità del credito”, visto che il tasso di sofferenza (la percentuale di crediti in sofferenza sul totale dei crediti) è cresciuto ulteriormente nel Mezzogiorno tra settembre 2010 (6,8%) a settembre 2011 (8,5%). Anche nel Centro-Nord si assiste a un aumento delle sofferenze, ma in questo caso il tasso di sofferenza, pur in crescita 4,5%), si colloca ben al disotto del dato meridionale.

667,6

416,3

569,2

292,5

669,3

416,2

568,9

293,6

0

100

200

300

400

500

600

700

800

Nord-Ovest Nord-Est Centro Mezzogiorno

II 2011 III 2011

+0,4%

-0,1%

-0,03%

+0,3%

Page 39: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

36

Graf. 4.2 – L’intensità creditizia* per macroaree (valori percentuali 2000-2010)

(*) Rapporto tra impieghi e Pil; le categorie considerate sono le “società e quasi società non finanziarie” e le “famiglie

produttrici”

Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Banca d’Italia ed Istat; dati Svimez per il calcolo del 2010

L’intensità creditizia nel Mezzogiorno è cresciuta più di 10 punti percentuali nel corso dell’ultimo decennio (l’indicatore passa dal 26,1% del 2001 al 38,4% del 2010). Resta un forte gap rispetto alle regioni del Centro-Nord - pur se in riduzione negli ultimi due anni (da 33,8% nel 2008 a 31,1% nel 2010) - che è il riflesso di una minore densità imprenditoriale del territorio meridionale.

24,4 26,4 27,0 28,8 27,9 28,3 28,6 31,3 33,8 32,5 31,1

51,2 52,6 53,455,9 55,9 57,2

61,2

65,668,8 69,2 69,4

26,9 26,1 26,4 27,1 28,1 28,932,6

34,4 35,036,7

38,4

0

10

20

30

40

50

60

70

80

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010

Differenziale Mezzogiorno-CentroNord Centro-Nord Mezzogiorno

Page 40: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

37

Tab. 4.2 - Tassi attivi* e passivi** sulle operazioni a breve termine Tassi attivi Tassi passivi

Settembre 2009

Settembre 2010

Settembre 2011

Settembre 2009

Settembre 2010

Settembre 2011

Italia 4,82 4,63 5,30 0,41 0,35 0,66 Nord-Ovest 4,55 4,23 4,87 0,40 0,32 0,61 Nord-Est 4,43 4,33 5,00 0,43 0,38 0,66 Centro 5,00 4,93 5,66 0,46 0,41 0,87 Mezzogiorno 5,97 5,81 6,51 0,35 0,28 0,47

Abruzzo 5,72 5,65 6,59 0,47 0,36 0,57 Basilicata 5,53 5,55 6,33 0,38 0,32 0,56 Calabria 6,60 7,30 7,83 0,26 0,18 0,35 Campania 6,19 6,08 6,56 0,26 0,20 0,38 Molise 5,72 5,65 6,59 0,39 0,30 0,53 Puglia 5,53 5,55 6,33 0,33 0,28 0,48 Sardegna 5,21 5,00 5,63 0,47 0,36 0,67 Sicilia 6,49 5,81 6,63 0,39 0,31 0,49 * Tassi attivi sulle operazioni auto-liquidanti e a revoca ** Tassi passivi sui conti correnti a vista Fonte: elaborazione SRM su dati Banca d’Italia

Mentre a settembre 2010 il tasso attivo3 sulle operazioni a breve termine in Italia, a seguito della politica monetaria espansiva adottata dalla BCE, si è ulteriormente ridotto rispetto al dato di settembre 2009, portandosi da 4,82% a 4,63%, a settembre 2011 riprende a crescere (a 5,3%). Nel Mezzogiorno, il tasso attivo si mantiene costantemente superiore alla media italiana in tutto il periodo analizzato, attestandosi a 6,51% a settembre 2011. A tale data, tra le regioni meridionali, la Calabria (7,83%) e la Sicilia (6,63%) presentano i tassi più elevati, mentre Sardegna (5,63%), Basilicata e Puglia (6,33%) presentano i valori più bassi. La media dei tassi attivi nel Nord-Ovest è pari a 4,87%. Anche i tassi passivi in Italia hanno registrato una riduzione tra settembre 2009 e settembre 2010 (da 0,41% a 0,35%) per poi tornare a crescere a Settembre 2011 (0,66%). I tassi passivi registrati nel Mezzogiorno a settembre 2011 (0,47%) sono inferiori a quelli del Centro (0,87%), del Nord-Est (0,66%) e del Nord-Ovest (0,61%). Tra le regioni meridionali, il tasso più basso si riscontra in Calabria (0,35%), quello più alto in Sardegna (0,67%), la regione che presenta le condizioni più vantaggiose per gli operatori economici sia per il risparmio sia per l’indebitamento.

3 Per i tassi attivi con le segnalazioni di giugno 2010, in sostituzione della precedente classificazione proprietaria di cui alla

Circ.140/91, viene adottata la classificazione ATECO 2007 predisposta dall'ISTAT. Pertanto, dalla stessa data, la ripartizione per "macro-attivita'" dei "Prestiti al settore produttivo" e' composta come segue: "Attivita' industriali" = sezioni da B a E, "Costruzioni" = sezione F, "Servizi" = sezioni da G a T.

Page 41: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

38

Tab. 4.3 – Andamento delle condizioni di accesso al credito per le aziende manifatturiere

Percentuale di imprese che hanno percepito un peggioramento nelle condizioni di accesso al credito

2009 2010

Abruzzo 35,3 36,8

Molise 37,1 33,6

Campania 30,6 37,6

Puglia 35,9 36,5

Basilicata 26,3 43,4

Calabria 32,7 38,0

Sicilia 29,1 34,4

Sardegna 31,2 36,2

Mezzogiorno 32,6 36,8

Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su Indagine OBI-SRM (Rapporto 2011 Impresa e Competitività)

Graf.4.3 – Quota di imprese manifatturiere che valuta positivamente i servizi bancari disponibili sul territorio

Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su Indagine OBI-SRM (Rapporto 2011 Impresa e Competitività) Per quanto riguarda il rapporto tra banche e imprese, la percentuale di imprese manifatturiere meridionali che nel 2010 ha percepito un peggioramento delle condizioni di accesso al credito è del 36,8% in aumento di quasi 4 punti rispetto all’anno precedente Per la maggioranza delle imprese tale peggioramento è imputabile ad un aumento delle garanzie richieste e/o ad un aumento dei costi per effetto del maggior rigore imposto dalla normativa bancaria internazionale e dal peggioramento dei conti aziendali.4 Tra le varie regioni meridionali, la Basilicata e la Calabria sono quelle che presentano il dato peggiore. D’altro canto, buona parte delle imprese manifatturiere meridionali (61,1%) giudica in modo positivo i servizi offerti dalle banche. Il dato è particolarmente positivo per la Sardegna (66,2% delle imprese intervistate) e l’Abruzzo (65,5%), meno positivo, invece, per la Campania (57,6%).

4 Si veda OBI-SRM (Rapporto 2011 Impresa e Competitività), pag. 100,101

61,1

65,5

63,5

57,6

62,2

61,0

58,8

59,4

66,2

45,0 50,0 55,0 60,0 65,0 70,0

Mezzogiorno

Abruzzo

Molise

Campania

Puglia

Basilicata

Calabria

Sicilia

Sardegna

Page 42: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

39

5. Le esportazioni Tab. 5.1 - Esportazioni manifatturiere per settore: dati relativi ai primi 9 mesi del 2011 e variazione percentuale su analogo periodo del 2010 (valori in miliardi di euro) Mezzogiorno Centro-Nord

SETTORE III 2011 Variazione % III 2011 Variazione %

Prodotti alimentari, bevande e tabacco 2,8 4,3 14,8 11,5

Prodotti tessili, abbigliamento, pelli e accessori 1,8 4,1 30,2 14,6

Legno e prodotti in legno; carta e stampa 0,5 17,4 5,2 8,4

Coke e prodotti petroliferi raffinati 9,3 21,1 3,6 17,7

Sostanze e prodotti chimici 1,8 5,6 17,1 13,6

Articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici 2,1 18,3 8,9 3,7

Articoli in gomma e materie plastiche, altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi

1,5 7,8 15,5 9,6

Metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti

2,2 20,7 33,4 25,6

Computer, apparecchi elettronici e ottici 0,8 -1,4 8,4 13,6

Apparecchi elettrici 0,8 17,5 14,3 7,6

Macchinari ed apparecchi n.c.a. 1,6 30,2 48,5 15,5

Mezzi di trasporto 4,8 15,6 22,7 7,0

Prodotti delle altre attività manifatturiere 0,7 0,4 14,0 8,7

Totale Manifatturiero 30,7 14,7 236,8 13,4 Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Istat

Le esportazioni meridionali ed italiane crescono ad un ritmo sostenuto nonostante la generale debolezza della domanda europea. Nei primi nove mesi del 2011 le imprese manifatturiere meridionali hanno esportato merci per circa 31 miliardi di euro, con un aumento del 14,7% rispetto all’analogo periodo del 2010 (+13,4% la crescita dell’export nel Centro-Nord). Fra i principali settori dell’economia meridionale, il metallurgico (comprensivo dei prodotti in metallo) presenta un aumento del 20,7% (dinamica simile a quella registrata nel Centro-Nord - +25,6% -); positivo anche l’andamento delle esportazioni delle imprese di mezzi di trasporto (+15,6% rispetto al dato di novembre 2010; +7% nel Centro-Nord) e dell’industria meccanica (+30,2%; +15,5% per le imprese centro-settentrionali). Più bassi i tassi di crescita dell’export nel settore agroalimentare (+4,3%) e nel tessile-abbigliamento (+4,1%); entrambi i settori registrano performance migliori nel Centro-Nord.

Page 43: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

40

Graf. 5.1 – Specializzazione (*) delle esportazioni manifatturiere del Mezzogiorno (III trimestre 2011)

(*) Quota export settoriale su totale export manifatturiero nel Mezzogiorno / Quota export settoriale su totale export manifatturiero in Italia; un valore maggiore di 1 indica una specializzazione Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Istat

Il Mezzogiorno presenta una specializzazione delle esportazioni molto elevata nel settore dei prodotti petroliferi (con un indice pari a 6,3), comparto molto presente in Sicilia e in Sardegna. Gli altri settori di esportazione in cui le regioni meridionali evidenziano una specializzazione, sono il chimico-farmaceutico, quello dei mezzi di trasporto e l’alimentare (con indici rispettivamente pari a 1,6, 1,5, e 1,4).

6,3

1,6 1,5 1,40,8 0,8 0,7 0,7 0,5 0,5 0,5 0,4 0,3

0

1

2

3

4

5

6

7

CD

-Co

ke e

pro

do

tti

pet

rolif

eri r

affi

nat

i

CF-

Art

ico

li fa

rmac

euti

ci, c

him

ico

-…

CL-

Mez

zi d

i tra

spo

rto

CA

-Pro

do

tti

alim

enta

ri, b

evan

de

e …

CE-

Sost

anze

e p

rod

ott

i ch

imic

i

CG

-Art

ico

li in

go

mm

a e

mat

erie

pla

stic

he,

alt

ri …

CI-

Co

mp

ute

r, a

pp

arec

chi …

CC

-Leg

no

e p

rod

ott

i in

le

gno

; car

ta e

sta

mp

a

CH

-Met

alli

di b

ase

e p

rod

ott

i in

CJ-

Ap

par

ecch

i ele

ttri

ci

CB

-Pro

do

tti

tess

ili, a

bb

iglia

men

to, …

CM

-Pro

do

tti d

elle

alt

re

atti

vità

man

ifat

turi

ere

CK

-Mac

chin

ari e

d

app

arec

chi n

.c.a

.

Italia = 1

Page 44: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

41

Tab.5.2 – Le imprese esportatrici e incidenza delle esportazioni sul fatturato delle imprese manifatturiere (valori percentuali)

Quota aziende esportatrici Quota fatturato estero

2010 2011 2010 2011

Mezzogiorno 31,7 29,7 27,1 28,1

Classi di addetti

10-49 30,7 28,6 27,0 28,1

50-249 38,4 37,1 26,6 27,3

Oltre i 249 47,6 47,5 31,7 32,0

Regioni

Abruzzo 37,6 36,5 28,4 27,9

Molise 30,9 29,0 26,8 25,6

Campania 33,5 31,5 26,8 29,5

Puglia 34,7 31,7 26,1 26,9

Basilicata 24,2 25,4 26,7 26,6

Calabria 32,2 27,9 23,8 24,8

Sicilia 19,4 17,5 31,6 32,9

Sardegna 28,3 28,7 25,7 25,0 Fonte: OBI/SRM – Rapporto 2011 Impresa e Competitività

Tra il 2010 e il 2011 la quota di imprese manifatturiere esportatrici nel Mezzogiorno risulta in calo dal 31,7% al 29,7%. L’incidenza maggiore di imprese esportatrici si registra in Abruzzo (36,5%), in Puglia (31,7%) e in Campania (31,5%). Si evidenzia, altresì, una relazione diretta tra dimensioni aziendali e propensione all’export: le imprese esportatrici si trovano più facilmente, infatti, tra le imprese di più grande dimensione, che mostrano anche una quota più grande destinata all’estero. Aumenta, viceversa, la quota di fatturato estero delle aziende meridionali (dal 27,1% al 28,1%), con le imprese di Sicilia e Campania che esprimono la quota di fatturato estero più elevata.

Page 45: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

42

Tab. 5.3 - Propensione alle esportazioni*: confronto tra regioni italiane e paesi dell'UE: anni 2005-2010 (valori percentuali) Paese/area 2005 2010 Paese/area 2005 2010

UE-27 28,3 30,6 Piemonte 27,0 27,9

Slovacchia 67,2 74,2 Valle D'Aosta/Vallée D'Aoste 12,4 15,2

Ungheria 56,1 71,1 Lombardia 28,2 29,6

Olanda 54,9 61,8 Liguria 9,4 13,6

Belgio 63,1 61,4 Trentino-Alto Adige 16,0 18,5

Repubblica Ceca 55,2 57,3 Veneto 29,6 31,1

Lituania 45,3 56,8 Friuli-Venezia Giulia 29,3 32,7

Estonia 54,1 55,3 Emilia-Romagna 29,4 31,2

Irlanda 50,8 53,2 Toscana 22,2 25,1

Slovenia 50,8 51,9 Umbria 14,0 14,6

Malta 43,2 43,8 Marche 25,5 21,5

Bulgaria 22,5 43,3 Lazio 6,8 8,6

Germania 35,5 39,7 Abruzzo 23,9 21,9

Austria 39,3 38,9 Molise 10,6 6,6

Lettonia 33,7 37,9 Campania 7,9 9,4

Polonia 31,7 35,3 Puglia 9,3 10,0

Svezia 35,9 34,7 Basilicata 10,7 13,6

Lussemburgo 38,5 31,2 Calabria 0,8 1,0

Danimarca 32,0 30,7 Sicilia 8,4 10,5

Romania 27,9 30,6 Sardegna 11,9 16,1

Finlandia 33,4 29,1

Portogallo 21,2 22,6 Centro-Nord 23,6 24,9

Italia 20,8 21,8 Mezzogiorno 9,3 10,7

Francia 20,8 20,1

Spagna 17,4 18,3

Regno Unito 16,9 18,2

Grecia 10,6 10,0

Cipro 9,2 6,6 * Esportazione di merci in % del Pil Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Eurostat e Istat

Tra il 2005 e il 2010 in Italia cresce l’incidenza percentuale delle esportazioni sul Pil dal 20,8% al 21,8%, un dato superiore a quello di Francia (20,1%), Spagna (18,3%), Regno Unito (18,2%), Grecia (10%) e Cipro (6,6%), ma lontano dal 39,7% della Germania. Resta netto il divario tra le regioni meridionali (10,7%) e quelle centro-settentrionali (24,9%). Particolarmente bassa è la propensione alle esportazioni della Calabria (1%) e del Molise (6,6%), dove risulta in forte peggioramento rispetto al 2005 (10,6%). La propensione all’export peggiora anche in Abruzzo (da 23,9% a 21,9%), mentre migliora in Campania (da 7,9% e 9,4%).

Page 46: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

43

Graf. 5.2 - Andamento della quota di export del Mezzogiorno su export Italia: 2000-2011 (valori percentuali)

* quota calcolata su dati cumulati al III trimestre 2011 Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Eurostat e Istat

Tab. 5.4 - Destinazione geografica dell'export: Italia, Centro Nord e Mezzogiorno (valori percentuali) Centro-Nord Mezzogiorno

2005 2010 2011* 2005 2010 2011*

UEM 17 46,0 43,7 43,4 48,6 43,6 42,5

UE non monetaria 14,7 14,0 13,7 12,6 10,7 10,3

USA 8,1 6,0 6,1 8,4 7,0 5,9

BRICS 5,6 8,0 8,4 2,9 3,5 3,7

Area Med 6,1 7,5 6,8 12,0 18,1 15,5

Altri Paesi 19,4 20,8 21,5 15,5 17,1 22,0

* Quota calcolata al terzo trimestre del 2011 Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Istat

La quota di export manifatturiero del Mezzogiorno sul totale italiano nei primi 9 mesi del 2011 continua a mantenersi bassa (11,5%), nonostante la leggera crescita rispetto al dato del 2010 (11,4%). Tale incidenza scende all’8,4% se si considerano le esportazioni manifatturiere al netto dei prodotti petroliferi; in particolare, a partire dal 2004, si è registrata una continua diminuzione, dal 9,1% all’attuale 8,4%. Guardando alla destinazione geografica delle esportazioni, sia con riferimento al Centro-Nord sia per il Mezzogiorno si riduce la quota destinata ai Paesi dell’UE – che si mantiene comunque superiore al 40% – e quella verso gli Stati Uniti, mentre tra il 2005 e il 2010 crescono le quote di export destinato ai Paesi emergenti: la quota di export relativa ai Brics è più alta e cresce maggiormente nel Centro-Nord, mentre l’incidenza dell’export verso l’Area Med è maggiore nel Mezzogiorno e in forte crescita.

10,710,5

10,4 10,3

10,6

11,211,0

11,3

11,7

10,5

11,411,5

9,2 9,2 9,2

8,99,1 9,0

8,8 8,8 8,8

8,5 8,48,4

8,0

8,5

9,0

9,5

10,0

10,5

11,0

11,5

12,0

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011*

Attività manifatturiere Attività manifatturiere al netto di Coke e prodotti petroliferi

Page 47: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

44

Tab. 5.5 - Partecipazioni estere in Italia: imprese e addetti delle imprese partecipate (2003; 2009) (*)

Area

2003 2009 Var % n° %** n° %**

imprese partecipate

Italia 7.656 100,0 7.608 100,0 -0,6

Centro Nord 7.294 95,3 7.275 95,6 -0,3

Mezzogiorno 362 4,7 333 4,4 -8,0

Abruzzo 75 20,7 67 20,1 -10,7

Molise 8 2,2 5 1,5 -37,5

Campania 118 32,6 107 32,1 -9,3

Puglia 47 13,0 42 12,6 -10,6

Basilicata 20 5,5 17 5,1 -15,0

Calabria 15 4,1 21 6,3 40,0

Sicilia 50 13,8 46 13,8 -8,0

Sardegna 29 8,0 28 8,4 -3,4

Dipendenti delle imprese partecipate

Italia 934.322 100,0 931.924 100,0 -0,3

Centro Nord 876.507 93,8 882.318 94,7 0,7

Mezzogiorno 57.815 6,2 49.606 5,3 -14,2 * Dati al 1° gennaio di ogni anno; imprese a partecipazione estera, per regione della sede principale dell'impresa ** Per le regioni meridionali l’incidenza percentuale è calcolata rispetto al totale Mezzogiorno Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati ICE

Per quanto concerne i dati relativi alle partecipazioni estere si registra un peggioramento dell’attrattività del territorio meridionale per gli investitori stranieri: nel Mezzogiorno è localizzato solo il 4,4% del totale italiano delle imprese partecipate da aziende estere (dato in calo rispetto al 2003) ed in esse opera il 5,3% del totale dei dipendenti impiegati in tale tipologia di imprese (dato anch’esso in diminuzione rispetto al 6,2% del 2003). Tra le regioni meridionali la Campania presenta il maggior numero imprese partecipate da operatori esteri; se pur in calo di circa il 9% rispetto al dato del 2003, nel 2009 sono 107 le imprese campane partecipate da aziende estere, pari al 32,1% del totale delle imprese partecipate nel Mezzogiorno.

Page 48: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

45

Graf. 5.3 - Indice di internazionalizzazione regionale (2010) e(201 ione regionale

Fonte: SRM e Intesa Sanpaolo, Rapporto sull’apertura internazionale delle regioni italiane 2011

La graduatoria al 2010 del grado di internazionalizzazione delle regioni italiane, evidenza che gran parte di quelle del Nord (Lombardia, Piemonte, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Emilia Romagna) appartengono al cluster di quelle più “aperte” a livello internazionale (considerando l’ampio ventaglio dei 10 indicatori di base che determinano l’indice complessivo: dall’import/export, alla presenza di studenti stranieri). Segue poi un altro gruppo di regioni del Centro-Nord che si posizionano al di sopra della media italiana (composto dal Lazio, dal Trentino Alto Adige e dalla Toscana). Con un grado di apertura internazionale leggermente inferiore alla media troviamo le Marche, l’Umbria e la Liguria e, a distanza maggiore, Valle d’Aosta ed Abruzzo. Infine il cluster meno internazionalizzato è composto dalle altre regioni del Mezzogiorno (Sardegna, Campania, Calabria, Puglia, Sicilia, Molise e Basilicata).

132122

116 112 112106 105 104

94 93 93

77 75

58 57 53 52 49 4737

0

20

40

60

80

100

120

140

Lom

ba

rdia

Pie

mo

nte

Ve

ne

to

Friu

li V

G

Em

ilia

Lazi

o

Tre

nti

no

AA

Tosc

an

a

Ma

rch

e

Um

bri

a

Lig

uri

a

Va

lle

d'A

ost

a

Ab

ruzz

o

Sard

eg

na

Ca

mp

an

ia

Ca

lab

ria

Pu

gli

a

Sici

lia

Mo

lise

Ba

sili

cata

Italia = 100

Page 49: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

46

Graf. 5.4 - Evoluzione dell’indice di internazionalizzazione: 2006-2010 (valori percentuali) Graf. 5.4 – Evoluzione dell’indice di internazionalizzazione: 2006-2010 ( valori percentuali)

Fonte: SRM e Intesa Sanpaolo, Rapporto sull’apertura internazionale delle regioni italiane 2011

Osservando la dinamica del grado di internazionalizzazione nel corso degli ultimi cinque anni le regioni del Mezzogiorno hanno mostrato progressi significativi, favorite anche da valori di partenza ridotti. L’indice sintetico che esprime il grado di apertura internazionale delle regioni è salito, infatti, del 15,3% tra il 2006 e il 2010. Sei regioni su otto hanno mostrato performance migliori rispetto alla media italiana: si tratta di Calabria, Sicilia, Sardegna, Abruzzo, Puglia e Campania. Ancora meglio ha fatto il Centro (+15,9%) trainato dalla significativa performance del Lazio, che ha compensato le difficoltà incontrate dalle Marche,. Migliorano anche le regioni del Nord, che tuttavia mostrano tassi di crescita più contenuti. Cinque regioni su otto, infatti, registrano performance inferiori alla media nazionale. Si tratta di Veneto, Lombardia, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige. Sembra emergere un quadro in cui le regioni più internazionalizzate dal punto di vista economico e infrastrutturale e più aperte dal punto di vista sociale, pur mantenendosi nelle prime posizioni della graduatoria, hanno rallentato la corsa, mentre le regioni economicamente e socialmente meno internazionalizzate, sono cresciute, in proporzione, di più, riducendo, seppur di poco, il gap.

29,425,6

22,3 22,220,0 19,4

17,214,7 14,4 13,9 13,1 12,7

10,7 10,6 10,5 10,3 7,8 7,7 6,5

-6,1-10

-5

0

5

10

15

20

25

30

35

Cal

abri

a

Sici

lia

Val

le D

'Ao

sta

Lazi

o

Sard

egn

a

Ab

ruzz

o

Ligu

ria

Pie

mo

nte

Pu

glia

Um

bri

a

Cam

pan

ia

Ven

eto

Lom

bar

dia

Tosc

ana

Emili

a-R

om

agn

a

Friu

li-V

g

Tren

tin

o-A

a

Mar

che

Mo

lise

Bas

ilica

ta

Italia = 12,8

Page 50: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

47

6. Il mercato del lavoro Tab. 6.1 - Tasso di disoccupazione nel 2010 e nel 2011: confronto fra regioni italiane e Paesi dell'Ue (valori percentuali) Paese/area 2010 2011

Paese/area 2010 2011*

Ue-27 9,6 9,6

Trentino Alto Adige 3,5 3,6

Austria 4,4 4,1

Friuli-Venezia Giulia 5,7 4,7

Olanda 4,5 4,4

Veneto 5,8 4,8

Lussemburgo 4,5 4,8

Emilia-Romagna 5,7 4,8

Germania 6,8 5,9

Valle d'Aosta 4,4 5,0

Malta 6,8 6,4

Lombardia 5,6 5,4

Repubblica Ceca 7,3 6,8

Liguria 6,5 6,0

Belgio 8,3 7,2

Toscana 6,1 6,1

Cipro 6,5 7,7

Umbria 6,6 6,3

Romania 7,3 7,3

Marche 5,7 6,3

Svezia 8,4 7,5

Piemonte 7,6 7,5

Danimarca 7,4 7,6

Lazio 9,3 8,1

Finlandia 8,4 7,8

Abruzzo 8,8 8,2

Regno Unito* 7,8 8,0

Molise 8,4 9,8

Slovenia 7,3 8,1

Basilicata 13,0 11,8

Italia 8,4 8,4

Calabria 11,9 12,1

Polonia 9,6 9,6

Sardegna 14,1 12,6

Francia 9,7 9,7

Puglia 13,5 12,7

Ungheria 11,2 10,9

Sicilia 14,7 14,1

Bulgaria 10,2 11,1

Campania 14,0 15,1

Estonia* 16,9 12,5 Portogallo 11,0 12,7

Nord 5,9 5,5

Slovacchia 14,4 13,4

Centro 7,6 7,1

Irlanda 13,7 14,3

Mezzogiorno 13,4 13,2

Lettonia* 18,7 15,7 Lituania* 17,8 15,8 Grecia* 12,6 16,7 Spagna 20,1 21,6 * Media dei primi tre trimestri del 2011

Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Eurostat ed Istat

Il tasso di disoccupazione in Italia, dopo l’aumento avvenuto tra il 2009 ed il 2010 (da 7,8% a 8,4%), resta stabile nel 2011, mantenendosi inferiore a quello medio dell’UE a 27 (9,6%); la dinamica più recente mostra, tuttavia, una crescita del tasso di disoccupazione italiano nel mese di dicembre 2011 all’8,9% (salito poi al 9,2% a gennaio 2012). Si conferma il forte dualismo tra le regioni meridionali e quelle centro-settentrionali. Il tasso di disoccupazione nel Mezzogiorno si riduce leggermente nel corso dell’ultimo anno a 13,2%, ma rimane ben superiore al 5,5% registrato nelle regioni del Nord (nelle quali il tasso di disoccupazione risulta in calo). 5 Tra le regioni del Mezzogiorno, i valori peggiori sono stati registrati in Campania (15,1%) – unica regione meridionale a mostrare un peggioramento – Puglia (12,7%) e Sicilia (14,1%), mentre l’Abruzzo, con un miglioramento di 0,6 punti percentuali, registra un tasso di disoccupazione inferiore alla media italiana.

5 Si ricorda che per le regioni e macro-aree italiane, come proxy al consuntivo 2011 è stata utilizzata la media dei valori registrati nei

primi tre trimestri dell’anno che non incorpora la dinamica più recente (negativa nelle attese) che andrebbe a ridimensionare o annullare il miglioramento registrato rispetto al 2010.

Page 51: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

48

Graf. 6.1 – Tasso di disoccupazione per età, sesso e durata (media dei primi tre trimestri del 2011)6(valori percentuali)

Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Istat ed Eurostat

Il dualismo tra Centro-Nord e Mezzogiorno nel mercato del lavoro non si limita al dato generale della disoccupazione, ma si estende anche a indicatori più specifici quali, ad esempio, il tasso di disoccupazione femminile e quello giovanile. Nei primi tre trimestri del 2011 il Mezzogiorno ha registrato un tasso di disoccupazione femminile del 15,7%, di oltre 6 punti percentuali superiore alla media italiana; il tasso di disoccupazione giovanile è risultato del 38,8%, oltre 10 punti al disopra della media italiana (27,9%). Infine, il tasso di disoccupazione di lunga durata è pari al 7,5%, contro un valore medio per l’Italia del 4,1%.)

6 Il tasso di disoccupazione giovanile si ottiene come rapporto percentuale tra le persone in cerca di occupazione in età 15-24 anni

e le forze di lavoro della corrispondente classe di età; la disoccupazione di lunga durata considera invece l’incidenza dei disoccupati di lunga durata (in cerca di lavoro da almeno 12 mesi) sul totale della forza lavoro.

5,5 6,4

20,1

2,5

7,1 8,4

27,4

3,5

13,215,7

38,8

7,58,4 9,2

27,9

4,1

0

10

20

30

40

Totale Femminile Giovanile Di lunga durata

Nord Centro Mezzogiorno Italia

Page 52: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

49

Tab. 6.2 - Principali dati sulla disoccupazione

Tasso di Disoccupazione

Tasso di Disoccupazione

femminile

Tasso di Disoccupazione

giovanile

Tasso di inattività**

2010* 2011* 2010* 2011* 2009 2010 2009 2010

Italia 8,3 8,0 9,6 9,2 Italia 25,4 27,8 37,6 37,8

Nord 5,8 5,5 6,8 6,4 Nord 18,2 20,6 30,7 30,8

Centro 7,5 7,1 8,8 8,4 Centro 24,8 25,9 33,2 33,4

Mezzogiorno 13,3 13,2 16,0 15,7 Mezzogiorno 36,0 38,8 48,9 49,2

Abruzzo 8,7 8,2 11,4 10,1 Abruzzo 24,0 29,5 39,3 39,1

Molise 8,3 9,8 9,4 11,0 Molise 27,1 30,2 42,4 44,1

Campania 13,9 15,1 17,9 18,5 Campania 38,1 41,9 53,1 53,6

Puglia 13,3 12,7 15,6 16,6 Puglia 32,6 34,6 48,5 48,6

Basilicata 13,2 11,8 16,4 13,1 Basilicata 38,3 42,0 45,4 45,8

Calabria 12,0 12,1 14,3 13,5 Calabria 31,8 39,0 51,3 52,1

Sicilia 14,7 14,1 17,7 16,9 Sicilia 38,5 41,3 49,4 49,9

Sardegna 13,9 12,6 14,6 13,6 Sardegna 44,7 38,8 41,3 40,5

* Dati medi dei primi tre trimestri

** Non forza lavoro (15-64 anni) / popolazione (15-64 anni) Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Istat

A livello regionale, nei primi 9 mesi del 2011 il tasso di disoccupazione, rispetto allo stesso periodo del 2010, resta stabile in Calabria, peggiora in Campania e Molise e registra un miglioramento nelle altre regioni del Mezzogiorno. Per quanto riguarda la disoccupazione femminile, a settembre 2011 la Campania e la Sicilia registrano i dati peggiori (rispettivamente 15,5% e 16,9%), mentre l’Abruzzo (10,1%) presenta il valore più vicino a quello nazionale (9,2%). La disoccupazione giovanile nel 2010 tocca il 41,9% in Campania (in crescita rispetto al 38,1% del 2009) e il 41,3% in Sicilia (38,5% nel 2009), mentre risulta in calo in Sardegna dove è passata dal 44,7% del 2009 al 38,8% del 2010. Inoltre, la percentuale di persone inattive (non occupate e non in cerca di lavoro) nel Mezzogiorno è risultata del 49,2%, in crescita rispetto al 2009 e sensibilmente superiore al dato italiano (37,8%). All’interno del Mezzogiorno, Campania, Calabria e Sicilia presentano i tassi di inattività più elevati (rispettivamente 53,6%, 52,1% e 49,9%).

Page 53: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

50

Tab. 6.3 – Occupati per ripartizione geografica, 2000-2011 (valori in migliaia)

Nord Centro Mezzogiorno Italia

2000 11.071 4.266 6.258 21.595

2001 11.232 4.329 6.405 21.965

2002 11.316 4.404 6.521 22.241

2003 11.382 4.457 6.450 22.289

2004 11.436 4.537 6.431 22.404

2005 11.577 4.575 6.411 22.563

2006 11.802 4.669 6.516 22.988

2007 11.921 4.785 6.516 23.222

2008 12.066 4.857 6.482 23.405

2009 11.905 4.832 6.288 23.025

2010 11.838 4.833 6.201 22.872

2010* 11.830 4.833 6.189 22.851

2011* 11.917 4.839 6.216 22.972

Variazione % su 2010*

0,7 0,1 0,4 0,5

* Dati medi dei primi tre trimestri Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Istat Graf.6.2 – Occupati per ripartizione gennaio 1995 - settembre 2011 (1995=100)

Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Istat Tra giugno e settembre 2011 il numero medio di occupati nel Mezzogiorno è risultato di poco superiore a 6,2 milioni (16,8 milioni nel Centro-Nord), in crescita dello 0,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e corrispondente al 27,1% del totale nazionale. Rispetto alla serie storica, tra il 1995 e il 2002 l’andamento dell’occupazione nel Mezzogiorno risulta simile a quello registrato nel resto del Paese, mentre a partire dal 2003 si registra una gap crescente con il Centro-Nord.

95

100

105

110

115

120

1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011

Centro Nord Mezzogiorrno

Page 54: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

51

Graf.6.3 - Lavoratori irregolari dal 2001 al 2009 (valori percentuali)*

* L’indicatore è costruito come rapporto percentuale tra unità di lavoro non regolare e unità di lavoro totali Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Istat

Tab. 6.4 Lavoratori irregolari delle regioni meridionali dal 2001 al 2009 (valori percentuali) Tab. 6.4 – Lavoratori irregolari delle regioni meridionali dal 2001 al 2009 (valori percentuali)

2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009

Abruzzo 13,5 13,6 12,0 12,0 12,7 12,3 11,5 11,9 12,0

Molise 18,2 18,5 18,1 17,3 18,2 19,3 19,7 20,2 19,9

Campania 23,0 22,2 21,2 21,0 19,8 19,1 17,6 16,3 15,3

Puglia 18,8 18,2 16,9 15,5 16,6 17,3 17,2 18,6 18,7

Basilicata 19,0 19,3 19,8 18,7 19,0 20,3 19,2 20,4 22,6

Calabria 26,0 26,0 24,7 26,2 27,6 28,3 27,5 26,6 29,2

Sicilia 23,0 21,9 21,4 19,7 21,5 20,1 19,2 18,4 19,2

Sardegna 18,4 17,2 18,2 19,6 19,1 19,8 19,0 18,1 20,3

Centro-Nord 10,9 9,6 8,4 8,9 9,1 9,2 9,4 9,5 9,8

Mezzogiorno 21,1 20,4 19,7 19,2 19,7 19,5 18,6 18,3 18,8

Italia 13,8 12,7 11,6 11,7 12,0 12,0 11,9 11,9 12,2

Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Istat

L’economia meridionale continua a caratterizzarsi per un’elevata presenza del sommerso: il tasso di lavoratori irregolari nel Mezzogiorno, nonostante sia diminuito nel corso dell’ultimo decennio (dal 21,1% del 2001 al 18,8% del 2009), resta ancora sensibilmente superiore a quello registrato nel Centro-Nord (9,8%). E’ interessante, inoltre, notare che tale valore, che ha conosciuto un calo limitato ma continuo tra il 2005 e il 2008, è tornato a crescere nel 2009. La regione meridionale con la maggiore incidenza dei lavoratori irregolari sul totale dei lavoratori è la Calabria (29,2% nel 2009), mentre l’Abruzzo fa registrare l’incidenza più bassa (12%). In senso dinamico, è da sottolineare il miglioramento del dato della Campania, da 23% nel 2001 a 15,3% nel 2009.

10,99,6

8,4 8,9 9,1 9,2 9,4 9,5 9,8

21,120,4

19,7 19,2 19,7 19,518,6 18,3 18,8

0

5

10

15

20

25

2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009

Centro-Nord Mezzogiorno

Page 55: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

52

Tab. 6.5 – Ore di Cassa Integrazione Guadagni (CIG) e Lavoratori equivalenti (gennaio-dicembre 2011)

Ore autorizzate (milioni) Variazione % su 2010 del Totale

Lavoratori Equivalenti (unità) ** Incidenza % su

occupati***

Ordinaria Straordinaria Totale* Ordinaria Straordinaria Totale*

Abruzzo 9,3 11,1 29,3 -11,9 4.668 5.562 14.722 2,9

Molise 1,1 2,8 4,9 1,5 535 1.420 2.447 2,3

Campania 13,6 25,6 61,2 3,5 6.828 12.830 30.707 2,0

Puglia 11,9 14,7 52,1 -26,8 5.969 7.390 26.166 2,1

Basilicata 5,8 3,4 11,3 2,1 2.917 1.687 5.694 3,0

Calabria 3,0 5,9 17,0 54,1 1.495 2.938 8.517 1,5

Sicilia 9,8 8,8 25,8 15,8 4.939 4.438 12.929 0,9

Sardegna 1,8 6,0 20,9 57,5 921 3.006 10.504 1,7

Centro-Nord 169,9 333,3 731,0 -25,2 85.268 167.300 366.983 2,2

Mezzogiorno 56,3 78,2 222,5 -1,6 28.271 39.271 111.685 1,8

Italia 226,2 411,5 953,5 -20,8 113.539 206.572 478.668 2,1 * Il totale delle ore comprende anche quelle relative alla Cassa Integrazione in deroga ** Elaborazione effettuata considerando un orario mensile di un lavoratore equivalente pari a 166 ore *** L'incidenza % dei lavoratori equivalenti è stata calcolata rapportando i lavoratori equivalenti totali alla media degli occupati nei primi 3 trimestri del 2011 utilizzata come stima del dato medio annuale degli occupati) Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati INPS e Istat

Graf. 6.4 – Ore di Cassa Integrazione Ordinaria 2005-2011 (dati in milioni)

Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati INPS

Per quanto riguarda le ore di CIG erogate in Italia, nel 2011 sono state oltre 950 milioni (di cui il 23,3% nel Mezzogiorno), in calo del 20,8% rispetto al 2010 (-1,6% la variazione per il Mezzogiorno). In termini di lavoratori equivalenti, l’incidenza sul totale degli occupati nel 2011 è stata del 2,2% nel Centro-Nord e dell’1,8% nel Mezzogiorno. Tra le regioni meridionali, l’incidenza maggiore si riscontra in Basilicata (3%), in Abruzzo (2,9%) e in Molise (2,3%); valori bassi si registrano, invece, in Sicilia (0,9%), Calabria (1,5%) e Sardegna (1,7%). Nonostante il minor ricorso alla Cassa Integrazione registrato nel 2011, è evidente come la crisi del 2009 abbia comportato effetti maggiori sul totale delle ore autorizzate di cassa integrazione ordinaria nelle regioni del Centro-Nord rispetto al Mezzogiorno, in ragione di una maggiore presenza di imprese di grandi dimensioni che hanno potuto ricorrere a tale strumento.

0

10

20

30

40

50

60

2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011Centro-Nord Mezzogiorno

Page 56: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

53

Graf. 6.5 – Ore di Cassa Integrazione Straordinaria: 2005-2011 (dati in milioni)

Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati INPS

Graf. 6.6 – Ore di cassa Integrazione in Deroga: 2005-2011 (dati in milioni)

Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati INPS

Anche per le ore di Cassa Integrazione Straordinaria e in deroga si è avuto un andamento simile a quello osservato per la Cassa Ordinaria. In entrambi i casi, sia nel Mezzogiorno sia nel Centro-Nord si è assistito a un incremento a partire dai primi mesi del 2009, ma con un’intensità molto più accentuata nelle regioni centro-settentrionali.

0

10

20

30

40

50

2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011

Centro nord Mezzogiorno

0

5

10

15

20

25

30

35

2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011

Centro nord Mezzogiorno

Page 57: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

54

7. Formazione e innovazione

Tab. 7.1 – Quota di NEET* sulla popolazione 15-29 anni: Paesi dell’Unione Europea e regioni italiane e

Paese/area 2009 2010

Paese/area 2009 2010

Ue-27 14,7 15,3

Campania 32,9 34,3

Bulgaria 20,9 23,6

Sicilia 32,3 33,5

Italia 20,6 22,1

Calabria 28,1 31,4

Irlanda 20,5 21,6

Puglia 28,0 28,7

Lettonia 20,4 20,6

Basilicata 23,7 28,5

Spagna 20,4 20,4

Sardegna 27,4 25,6

Slovacchia 17,3 19,0

Molise 19,7 20,1

Grecia 16,1 18,8

Lazio 16,6 18,9

Estonia 18,6 18,4

Abruzzo 18,4 18,8

Romania 15,7 18,4

Piemonte 15,8 16,7

Ungheria 17,6 17,6

Lombardia 14,3 15,7

Lituania 15,1 17,2

Veneto 12,6 15,7

Polonia 14,0 15,0

Emilia-Romagna 12,6 15,6

Francia 14,5 14,6

Liguria 13,8 15,6

Regno Unito 14,4 14,6

Umbria 14,4 15,6

Portogallo 12,5 13,7

Toscana 13,0 15,5

Belgio 12,9 13,0

Marche 16,1 14,6

Cipro 11,7 12,9

Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste 14,3 14,1

Repubblica Ceca 12,7 12,8

Friuli-Venezia Giulia 13,7 14,1

Malta 12,6 12,2

Trentino-Alto Adige/Südtirol 9,9 11,8

Germania 10,9 10,7

Finlandia 11,4 10,5

Centro-Nord 14,2 16,1

Slovenia 9,4 9,4

Mezzogiorno 29,7 30,9

Austria 9,1 8,7

Svezia 9,9 8,3

Danimarca 6,0 6,9

Lussemburgo 7,5 6,1

Olanda 5,3 5,8

* Not in Education, Employment or Training Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Istat

Page 58: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

55

Graf. 7.1 – Quota di NEET sulla popolazione 15-29 anni nei Paesi dell’Unione Europea (valori percentuali)

Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Istat

La quota di NEET (Not in Education, Employment or Training) sul totale della popolazione di età compresa fra 15 e 29 anni, nell’Unione Europea si attesta nel 2010 al 15,3%, in aumento rispetto all’anno precedente. Fra i 27 Paesi, l’Italia è seconda con il 22,1% (quasi 2 punti in più rispetto al 2009), superata solo dalla Bulgaria (23,6%). Il dato è preoccupante in quanto una fetta sempre maggiore di giovani si trova nella condizione di non studiare e non lavorare, e di non prendere parte a percorsi di qualificazione professionale. Per quel che riguarda le regioni italiane, nel Mezzogiorno la quota di NEET sulla popolazione 15-29 si attesta al 30,9% (in aumento di un punto percentuale rispetto al 2009), contro il 16,1% del Centro-Nord; tra le regioni italiane, il dato peggiore riguarda la Campania (34,3%), seguita da Sicilia (33,5%) e Calabria (31,4%); la dinamica peggiore, invece, si è verificata in Basilicata dove la quota di NEET è peggiorata di quasi 5 punti percentuali portandosi a 28,5% nel 2010. Graf. 7.2 – Quota di giovani con istruzione universitaria (*)

(*) Percentuale di laureati nella fascia di età compresa tra 30 e 34 anni Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Istat

0

5

10

15

20

25B

ulg

aria

Ital

ia

Irla

nd

a

Lett

on

ia

Spag

na

Slo

vacc

hia

Gre

cia

Esto

nia

Ro

man

ia

Un

gher

ia

Litu

ania

Po

lon

ia

Fran

cia

Reg

no

Un

ito

Po

rto

gallo

Be

lgio

Cip

ro

Rep

ub

blic

a C

eca

Mal

ta

Ger

man

ia (f

rom

Fin

lan

dia

Slo

ven

ia

Au

stri

a

Sve

zia

Dan

imar

ca

Luss

emb

urg

o

Ola

nd

a

2009 2010

15,3

14,7

4,1 4,7 4,65,7

5,05,8

6,5

17,1

21,022,1

12,9

15,2 15,615,6

19,0 19,8

0

5

10

15

20

25

2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010

Gap tra Mezzogiorno e Centro Nord Centro-Nord Mezzogiorno Italia

Page 59: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

56

Tab. 7.2 – Laureati in discipline scientifiche e tecnologiche per mille abitanti in età 20-29 anni i in età 20-29 anni

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008

Abruzzo 6,5 5,7 6,5 6,8 7,6 8,6 10,4 9,6 9,1

Molise 0,6 0,7 0,6 1,1 1,4 0,7 2,3 1,3 2,3

Campania 4,2 5,5 6,1 6,6 8,2 8,6 10,2 9,9 10,2

Puglia 2,8 3,0 3,7 3,9 4,9 6,0 6,8 6,4 6,9

Basilicata 2,0 2,4 3,1 4,1 5,2 4,5 5,9 5,3 4,4

Calabria 4,2 3,9 4,8 7,0 6,9 8,4 9,5 9,6 9,2

Sicilia 3,9 4,2 4,7 5,1 6,2 6,8 7,5 7,0 7,0

Sardegna 3,9 4,9 5,4 6,2 7,3 6,7 7,0 7,7 8,2

Centro-Nord 6,9 7,3 9,0 11,3 12,7 13,1 14,8 14,5 14,7

Mezzogiorno 3,8 4,3 5,0 5,6 6,6 7,3 8,4 8,0 8,2

Italia 5,7 6,2 7,4 9,0 10,2 10,7 12,2 11,9 12,1

Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Istat

Nel Mezzogiorno la quota di laureati nella fascia di popolazione compresa tra 30 e 34 anni è cresciuta tra il 2004 ed il 2010 dal 12,9% al 15,6%, ma risulta inferiore rispetto a quella registrata nel Centro-Nord (22,1%), con un divario che è andato crescendo nel periodo analizzato. Un andamento simile si registra per l’incidenza sulla popolazione dei laureati in discipline scientifiche e tecnologiche di età compresa tra i 20 e i 29 anni. Nel Mezzogiorno si è passati da 3,8 laureati ogni 1000 abitanti del 2000 a 8,2 del 2008, con un gap, tuttavia, in crescita rispetto alle regioni del Centro-Nord. Tra le regioni meridionali, la Campania (10,2), la Calabria (9,2) e l’Abruzzo (9,1) presentano i dati migliori.

Page 60: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

57

Graf. 7.3 – Giovani che abbandonano prematuramente gli studi (*)

(*) Popolazione 18-24 anni con al più la licenza media, che non ha concluso un corso di formazione professionale riconosciuto

dalla Regione di durata superiore ai 2 anni Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Dipartimento per le Politiche di Sviluppo (DPS)

Nel 2010 il 22,3% dei giovani meridionali ha abbandonato gli studi dopo la terza media, un dato in calo rispetto al 2005 (27,1%), ma ampiamente superiore a quello del Centro-Nord (16,2%). Emergono forti differenze tra le regioni meridionali: Abruzzo, Molise, Basilicata e Calabria presentano valori allineati a quelli del resto del Paese, mentre Sicilia, Sardegna, Puglia e Campania registrano percentuali di abbandono più elevate, superiori al 23%. Le linee guida di “Europa 2020” prevedono il raggiungimento di una percentuale di abbandono non superiore al 10% entro il 2020; nel 2010 l’Unione Europea a 27 presenta un valore pari al 14,1%.

16,1 15,6

27,929,3

18,3 18,3

30,2

33,2

18,8

27,1

22,4

13,5 13,5

23,0 23,4

15,116,2

26,023,9

16,2

22,3

18,8

0

5

10

15

20

25

30

35

2005 2010

Page 61: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

58

Graf. 7.4 - Popolazione 25-64 anni con livello di istruzione non elevato ( valori percentuali)

Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Istat

Nel 2010 il Mezzogiorno presenta una quota di popolazione fra i 25 e i 64 anni con livello di istruzione non elevato (al più licenza media) del 52,9%, in calo rispetto al 56,9 del 2005, ma al di sopra della media nazionale (45,2%). Tra le altre macro-aree il Centro è quella che evidenzia il dato migliore con un valore che non supera il 40%.

47,5 48,944,1

56,9

50,3

42,2 41,5 39,4

52,9

45,2

0

15

30

45

60

Nord-Ovest Nord-Est Centro Mezzogiorno Italia

2005 2010

Page 62: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

59

Graf. 7.5 - Percentuale di occupati che frequenta corsi di studio e/o di formazione (per ripartizione)

Fonte: Elaborazioni Confindustria e SRM su dati Istat – Rilevazione forza lavoro 2011

Nel 2010 la percentuale di occupati che frequenta corsi di studio o di formazione risulta del 6,6% in Italia, in aumento rispetto al 6,1% del 2005. Nel Mezzogiorno si attesta al 5%, stabile rispetto a cinque anni prima, mentre l’incremento maggiore si riscontra per il Nord-Ovest dove la percentuale di occupati che continua la formazione sale dal 5,8% del 2005 al 7,1% del 2010.

5,8

6,97,3

5,0

6,1

7,1 7,4 7,1

5,0

6,6

0

2

4

6

8

10

Nord-Ovest Nord-Est Centro Mezzogiorno Italia

2005 2010

Page 63: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

60

Graf. 7.6 – Percentuale di aziende manifatturiere meridionali che ha effettuato formazione interna o “on the job”

V Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su Indagine OBI-SRM (Rapporto 2011 Impresa e Competitività)

Nel Mezzogiorno la percentuale di aziende manifatturiere che ha effettuato formazione per i propri dipendenti nel 2010 è stata del 41,7% (33,1% a gestione interna e 8,5% a gestione esterna). Si evidenzia una netta prevalenza della formazione interna in tutte le regioni meridionali. Le aziende manifatturiere sarde sono quelle che maggiormente hanno investito in formazione (56,5%); a seguire, le imprese calabresi (48,8%). La regione in cui le aziende utilizzano maggiormente la formazione a gestione esterna è l’Abruzzo (12,4%). In totale le aziende del manifatturiero campano sono quelle dove è meno diffusa l’attività di formazione (36,8%).

33,135,2

38,7

28,932,3

35,5

40,3

31,7

44,9

8,512,4

8,5 7,9 6,610,3

8,5 7,7

11,6

0

10

20

30

40

50

A gestione interna A gestione esterna

Page 64: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

61

Tab. 7.3 - Spesa in R&S (% del Pil) nel 2008 e 2009: Paesi dell’Unione Europea e Regioni italiane 2008 2009 Paese/area 2008 2009

Ue-27 1,92 2,01 Piemonte 1,88 1,83

Finlandia 3,72 3,92 Lazio 1,79 1,78

Svezia 3,70 3,61 Friuli-Venezia Giulia 1,37 1,47

Danimarca 2,87 3,06 Emilia-Romagna 1,33 1,39

Germania 2,68 2,82 Liguria 1,22 1,36

Austria 2,67 2,72 Trentino-Alto Adige 0,90 1,31

Francia 2,11 2,26 Lombardia 1,24 1,30

Belgio 1,96 2,03 Campania 1,35 1,29

Regno Unito 1,77 1,86 Toscana 1,14 1,22

Slovenia 1,65 1,86 Veneto 1,05 1,08

Olanda 1,76 1,82 Umbria 0,87 0,98

Irlanda 1,45 1,74 Abruzzo 0,95 0,96

Lussemburgo 1,51 1,66 Sicilia 0,89 0,84

Portogallo 1,50 1,64 Puglia 0,79 0,79

Repubblica Ceca 1,47 1,48 Marche 0,74 0,70

Estonia 1,29 1,43 Valle D'Aosta 0,61 0,68

Spagna 1,35 1,39 Basilicata 0,68 0,65

Italia 1,23 1,26 Sardegna 0,59 0,65

Ungheria 1,00 1,17 Molise 0,42 0,51

Lituania 0,80 0,83 Calabria 0,47 0,45

Polonia 0,60 0,68

Malta 0,57 0,54 Centro-Nord 1,33 1,38

Bulgaria 0,47 0,53 Mezzogiorno 0,91 0,89

Cipro 0,42 0,49

Slovacchia 0,47 0,48

Romania 0,58 0,47

Lettonia 0,61 0,46

Grecia nd nd Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Eurostat e Istat

Aumenta, seppur di poco, l’incidenza della spesa in Ricerca e Sviluppo sul Pil in Italia (dall’1,23% del 2008 all’1,26% del 2009), lontana, tuttavia, dalla media dell’UE a 27 (2,01%) e dal target del 3% stabilito dalla Strategia di Lisbona prima e da “Europa 2020” poi. Nel Mezzogiorno si registra, invece, un peggioramento nell’indicatore (dallo 0,91% allo 0,89%), con una crescita del divario con le regioni centro-settentrionali. Tra le regioni meridionali, la Campania è quella che presenta il risultato migliore, con un’incidenza della spesa in R&S sul Pil pari all’1,29% in calo rispetto al 2008. Seguono l’Abruzzo, (0,96%) e la Sicilia (0,84%). In coda la Calabria (0,45%).

Page 65: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

62

Graf.7.7 – Composizione percentuale della spesa in R&S per settore istituzionale

Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Eurostat ed Istat

Il problema nelle regioni meridionali non risiede solo nel basso ammontare della spesa in Ricerca e Sviluppo, ma anche nella sua composizione: la componente imprenditoriale è molto bassa (nel 2009 incide per il 30,8% sul totale, meno della metà del valore registrato nel Nord-Ovest e nel Nord-Est). Viceversa, la parte di spesa riferibile alle Università (54,6%) è ben superiore a quella di tutte le altre ripartizioni.

5,9 10,127,1

12,1 13,16,5 1,1

1,3

2,5 3,3

68,962,2

38,0

30,8

53,3

18,726,7

33,6

54,6

30,3

0

20

40

60

80

100

Nord-Ovest Nord-Est Centro Mezzogiorno Italia

Istituzioni pubbliche Istituzioni private non profit Imprese Università

Page 66: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

63

Tab. 7.4 - Addetti alla ricerca e sviluppo nelle regioni meridionali 2000 - 2009 (addetti per 1000 abitanti)

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009

Abruzzo 2,2 2,2 2,5 2,6 2,6 2,6 2,6 2,5 2,8 2,4

Molise 0,7 0,8 1,0 1,0 1,1 1,5 1,6 1,6 1,6 1,6

Campania 1,8 1,8 2,0 2,0 2,0 2,0 2,2 2,2 2,6 2,5

Puglia 1,1 1,2 1,3 1,3 1,3 1,5 1,6 1,8 2,0 1,7

Basilicata 1,5 1,5 1,1 1,2 1,2 1,2 1,9 2,0 2,3 1,7

Calabria 0,6 0,7 0,7 0,7 0,8 0,9 0,9 0,9 1,2 0,9

Sicilia 1,3 1,5 1,5 1,5 1,6 1,8 1,8 1,7 2,0 1,7

Sardegna 1,5 1,6 1,6 1,6 1,6 1,7 2,0 1,7 2,0 1,9

Centro-Nord 3,3 3,4 3,6 3,5 3,5 3,7 4,1 4,4 5,0 4,7

Mezzogiorno 1,4 1,5 1,6 1,6 1,6 1,7 1,8 1,9 2,1 1,9

Italia 2,6 2,7 2,9 2,8 2,8 3,0 3,3 3,5 4,0 3,8 Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM - Statistiche sulla ricerca scientifica

Per quanto riguarda gli addetti alla R&S rispetto alla popolazione, in Italia c’è stato un aumento negli anni che vanno dal 2000 al 2009 (da 2,6 a 3,8 addetti ogni mille abitanti). Anche nel Mezzogiorno si è registrato un incremento (da 1,4 a 1,9), inferiore, tuttavia, a quello delle regioni centro-settentrionali (da 3,3 a 4,7). Nel 2009 si è avuta una flessione generale che ha interessato sia il Mezzogiorno che il Centro-Nord. La Campania è la regione meridionale che presenta il più alto numero di addetti in R&S per ogni 1000 abitanti (2,5 nel 2009), scalzando l’Abruzzo (2,4); segue la Sardegna (1,9), mentre la Calabria (0,9) presenta il valore più basso.

Page 67: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

64

Graf. 7.8 – Percentuale di imprese* che si connettono ad internet utilizzando la banda larga

* Percentuale relativa alle imprese con almeno 10 addetti Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Istat

Tab. 7.5 - Percentuale di imprese* che si connettono ad internet utilizzando la banda larga nelle regioni meridionali (confronto 2003-2007-2010)

2003 2007 2010

Abruzzo 23,9 63,8 83,7

Molise 24,8 47,3 80,9

Campania 31,7 69,6 75,2

Puglia 17,6 70,2 77,5

Basilicata 14,2 65,6 73,3

Calabria 22,5 66,3 77,5

Sicilia 26,1 72,8 81,4

Sardegna 31,6 70,0 83,2

Mezzogiorno 25,2 69,1 78,7

* Percentuale relativa alle imprese con almeno 10 addetti Fonte: Elaborazione SRM su dati Istat Per quanto riguarda la diffusione dell’ICT in azienda, la percentuale di imprese (con almeno 10 addetti) che si connettono ad internet utilizzando la banda larga è notevolmente aumentata tra il 2003 e il 2010, sia nel Centro-Nord (da 32,5% a 84,2%), sia nelle regioni meridionali (da 25,2% a 78,7%). Tuttavia, se il problema dell’utilizzo della banda larga per le imprese dotate di un minimo livello di strutturazione appare in via di superamento, è molto probabile che esso rimanga per le imprese di minore dimensione specie nelle aree più periferiche del Paese (si ricorda che quasi il 90% delle imprese meridionali si colloca nella fascia da 1 a 9 addetti, non compresa in questi dati). Nel meridione la regione che presenta la percentuale maggiore di imprese che si connettono ad internet tramite banda larga è l’Abruzzo (83,7%), che ha visto uno dei maggiori incrementi rispetto al 2003 (quando il valore era pari al 23,9%); segue la Sardegna (83,2%). Le altre regioni che hanno visto un forte incremento sono Puglia (da 17,6% a 77,5%) e Basilicata (da 14,2% a 73,3 , comunque ultima fra le regioni meridionali). Male la Campania, che passa dal primo posto tra le regioni meridionali nel 2003 (31,7%) al penultimo nel 2010 (75,2%).

32,5

51,5

58,9

71,4

77,282,3 84,2 84,2

25,2

46,1 47,6

62,0

69,1

76,2 77,8 78,7

10

30

50

70

90

2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010

Centro-Nord Mezzogiorno

Page 68: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

65

Tab. 7.6 – Incidenza degli investimenti in innovazione* sul totale degli investimenti nelle imprese manifatturiere meridionali (dati regionali al 2011) 2010 2011

% di imprese investitrici che

hanno innovato

% degli investimenti in innovazione sul totale

investimenti

% di imprese investitrici che hanno innovato

Abruzzo 43,6 25,6 29,0

Molise 43,2 19,9 21,3

Campania 27,9 20,1 30,1

Puglia 44,0 25,8 32,7

Basilicata 38,7 19,8 37,3

Calabria 41,9 20,1 31,3

Sicilia 50,3 26,4 38,1

Sardegna 40,8 23,1 29,3

Mezzogiorno 39,5 23,5 31,5

* 1) innovazione dei processi produttivi; 2) innovazioni organizzative e gestionali; 3) introduzione di prodotti innovativi; 4) diversificazione dei prodotti esistenti Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su Indagine OBI-SRM (Rapporto 2011 Impresa e Competitività)

Nel 2011, l’incidenza delle imprese manifatturiere meridionali che hanno effettuato investimenti in innovazione sul totale delle imprese che hanno investito è stata del 31,5%, in calo rispetto al 2010 (39,5%). La regione con l’incidenza maggiore di imprese “innovatrici” è la Sicilia (38,1%), mentre il Molise presenta l’incidenza più bassa (21,3%). La Campania è l’unica regione del Mezzogiorno che fa registrare un miglioramento della quota di imprese innovatrici nel 2011 (da 27,9% del 2010 a 30,1%). La quota di investimenti in innovazione sul totale degli investimenti delle imprese manifatturiere meridionali si attesta al 23,5% nel 2010; la regione che presenta la quota maggiore è la Sicilia (26,4%), seguita dalla Puglia (25,8%) e dall’Abruzzo (25,6%). Tab. 7.7 – Canali utilizzati per l’introduzione di innovazioni nelle imprese manifatturiere meridionali nel 2010 (valori percentuali)

Totale imprese Classe di addetti

10-49 50-250 Oltre 250

Ricerca e Sviluppo all'interno dell'azienda 34,1 31,5 48,0 54,6

Ricerca in coll. con Università enti pubblici di ricerca 9,6 7,3 23,9 12,9

Progetti avviati e/o gestiti in coll. con altre imprese 10,2 10,0 12,2 5,2

Progetti sviluppati attraverso la partecipazione a Distretti Tecnologici, Consorzi di ricerca, etc.

4,7 4,9 3,5 0,0

Acquisto di brevetti/ licenze tecnologiche 5,9 6,2 4,4 3,1

Acquisto di macchinari/procedure avanzate 60,0 61,5 52,3 47,9

Org. di corsi di formazione per il personale dell'azienda 18,5 16,8 28,6 20,6

Implementazione di metodologie di riorganizzazione dei cicli di lavoro interni all'impresa

8,6 9,2 4,9 5,2

Altre tipologie 0,0 0,0 0,0 0,0

Non sa /Non risponde 9,7 10,7 4,1 5,2

Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su Indagine OBI-SRM (Rapporto 2011 Impresa e Competitività)

L’introduzione di innovazioni nelle imprese manifatturiere meridionali avviene in larga parte attraverso l’acquisto di macchinari o l’introduzione di procedure avanzate (utilizzata del 60% delle imprese), la modalità più “povera” quanto ad apporto di contenuto innovativo in azienda; tale percentuale decresce al crescere delle dimensioni aziendali. È importante evidenziare che mentre le grandi imprese si avvalgono maggiormente del canale della Ricerca e Sviluppo interna (54,6%), nelle piccole imprese tale canale è meno utilizzato; infine, solo il 5,2% delle grandi imprese introduce innovazione collaborando con le altre imprese.

Page 69: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

66

8. Turismo

Tab. 8.1 - Arrivi e presenze turistiche

Arrivi (numero di clienti) Presenze (notti)

2009 2010 Variazione 2009 2010 Variazione

Abruzzo 1.339.959 1.485.120 10,8 6.653.927 7.306.951 9,8

Molise 185.116 183.559 -0,8 602.526 559.245 -7,2

Campania 4.318.557 4.543.257 5,2 17.942.458 18.556.993 3,4

Puglia 2.986.038 3.112.906 4,2 12.509.693 12.982.987 3,8

Basilicata 467.296 493.828 5,7 1.888.718 1.890.108 0,1

Calabria 1.528.697 1.435.255 -6,1 8.454.728 8.147.269 -3,6

Sicilia 4.101.879 4.025.082 -1,9 13.765.339 13.503.839 -1,9

Sardegna 2.447.347 2.384.423 -2,6 12.310.384 12.172.923 -1,1

Centro Nord 78.124.912 81.150.415 3,9 296.634.604 300.422.235 1,3

Mezzogiorno 17.374.889 17.663.430 1,7 74.127.773 75.120.315 1,3

Italia 95.499.801 98.813.845 3,5 370.762.377 375.542.550

1,3

Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Istat

Graf. 8.1 – Percentuale di arrivi stranieri: confronto tra Mezzogiorno e Centro-Nord nt

Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Istat

Tra il 2009 e il 2010 si assiste ad un aumento del numero di arrivi* di turisti in Italia (+3,5%), conseguenza dell’aumento del 3,9% nel Centro-Nord e dell’1,7% nel Mezzogiorno. Nelle regioni meridionali tuttavia, accanto agli incrementi di Basilicata (+5,7%) e Campania (+5,2%), si registrano anche diminuzioni, in particolare in Calabria (-6,1%).Una dinamica speculare fra Nord e Sud si registra per quel che riguarda invece le presenze** (+1,3%). Dopo il calo avvenuto tra il 2007 ed il 2009 della componente straniera passata dal 29,6% al 27,5% sugli arrivi totali nel Mezzogiorno, essa riprende a crescere nel 2010 (28%), anche se si attesta su un valore di gran lunga inferiore a quello del Centro-Nord (47,9%). *Numero di clienti, italiani e stranieri, ospitati negli esercizi ricettivi. Tale categoria include esercizi alberghieri ed esercizi complementari. **Numero delle notti trascorse dai clienti, italiani e stranieri, negli esercizi ricettivi.

46,0 46,3 46,7 47,6 48,0 47,3 46,5 47,9

27,2 27,9 28,1 29,5 29,628,0 27,5 28,0

0

10

20

30

40

50

60

2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010

Centro-Nord Mezzogiorno

Page 70: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

67

Tab. 8.2 - Capacità degli esercizi ricettivi (2009 - 2010) 2009 2010 Var. % 2010/2009

Numero Posti letto Capacità

media Numero

Posti letto

Capacità media

Numero Posti letto

Capacità media

Abruzzo 2.160 107.663 50 2.273 108.747 48 5,2 1,0 -4,0

Molise 339 10.922 32 401 11.711 29 18,3 7,2 -9,4

Campania 4.347 198.234 46 4.420 199.200 45 1,7 0,5 -1,2

Puglia 3.907 229.927 59 4.106 238.972 58 5,1 3,9 -1,1

Basilicata 623 38.570 62 650 38.955 60 4,3 1,0 -3,2

Calabria 2.370 197.783 83 2.597 195.141 75 9,6 -1,3 -10,0

Sicilia 4.391 189.005 43 4.768 196.777 41 8,6 4,1 -4,1

Sardegna 3.636 199.042 55 3.914 202.491 52 7,6 1,7 -5,5

Centro-Nord 123.657 3.429.213 28 127.186 3.506.858 28 2,9 2,3 -0,6

Mezzogiorno 21.773 1.171.146 54 23.129 1.191.994 52 6,2 1,8 -4,2

Italia 145.430 4.600.359 32 150.315 4.698.852 31 3,4 2,1 -1,2 Fonte: Elaborazione SRM su dati Istat

Graf. 8.2 - Posti letto degli esercizi ricettivi per ripartizione: 2002-2010

Fonte: Elaborazione SRM su dati Istat Per quanto riguarda l’offerta turistica, nel 2010 nel Mezzogiorno sono presenti circa 23 mila esercizi ricettivi per un numero complessivo di posti letto di circa 1,2 milioni di unità (pari a quasi in terzo del totale italiano); la capacità media degli esercizi ricettivi nell’Italia meridionale (52 posti letto) è superiore a quella registrata nel Centro-Nord (28 posti letto). Fra il 2009 e il 2010 il numero di esercizi ricettivi nel Mezzogiorno è cresciuto del 6,2% rispetto al 2,9% del dato centro-settentrionale; i maggiori aumenti si registrano in Sicilia (+8,6%), Puglia (+5,1%) e Sardegna (+7,6%). Cresce ,tuttavia, in maniera meno che proporzionale il numero di posti letto (Mezzogiorno +1,8%, Italia +2,1%), con il risultato che la capacità media degli esercizi ricettivi si riduce sia nel Mezzogiorno che nel resto d’Italia.

2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010

Nord-ovest 53,8 56,0 53,1 51,1 49,7 48,1 46,8 45,7 44,7

Nord-est 20,6 21,4 22,2 19,8 20,2 21,1 21,1 20,4 20,1

Centro 51,3 52,8 49,8 47,9 46,6 45,1 43,0 39,7 40,1

Mezzogiorno 88,6 92,5 83,0 76,3 69,9 65,2 57,0 53,9 51,7

Italia 35,0 36,7 36,7 33,5 33,4 34,2 33,1 31,6 31,3

0

10

20

30

40

50

60

70

80

90

100

Page 71: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

68

Graf.8.3 – Andamento del fatturato nelle imprese alberghiere per ripartizione geografica: variazione % rispetto all’anno precedente (2009-2010)

Nota: Italia (campione 1.648 aziende; fatturato 2010: 6.104,5 mln €), Centro (campione 456 aziende; fatturato 2010: 1.536,6 mln €), Nord-Est (campione: 483 aziende; fatturato 2010: 1.364,6 mln €), Nord-Ovest (campione: 392 aziende; fatturato 2010: 2.185,6 mln €), Sud e Isole (campione: 371 aziende; fatturato 2010: 1.017,7 mln €). Fonte: Elaborazione SRM su dati del Servizio Studi di Intesa Sanpaolo

Il fatturato delle imprese alberghiere italiane, dopo il calo registrato nel 2009 (-6,8%), riprende a crescere nel 2010 (+2,0%); nel Mezzogiorno, invece, seppur la riduzione è stata meno pesante nel 2009 (-4,2%), i ricavi delle imprese alberghiere hanno continuato a ridursi nel 2010 (-0,8%). Tra le altre macro-aree, l’Italia centrale è quella che presenta la crescita maggiore del fatturato nel corso del 2010, con un aumento pari a +4,4%.

-9,8

-3,8

-8,6

-4,2

-6,8

1,9 1,8

4,4

-0,8

2,0

-12

-8

-4

0

4

8

Nord-Ovest Nord-Est Centro Mezzogiorno Italia

2009 2010

Page 72: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

69

Graf.8.4 - Andamento del RoE e del RoI nelle imprese alberghiere per ripartizione geografica: confronto 2009-2010 (valori percentuali)

Nota: Italia (campione 1.648 aziende; fatturato 2010: 6.104,5 mln €), Centro (campione 456 aziende; fatturato 2010: 1.536,6 mln €), Nord-Est (campione: 483 aziende; fatturato 2010: 1.364,6 mln €), Nord-Ovest (campione: 392 aziende; fatturato 2010: 2.185,6 mln €), Sud e Isole (campione: 371 aziende; fatturato 2010: 1.017,7 mln €). Fonte: Elaborazione SRM su dati Servizio Studi di Intesa Sanpaolo

Mentre la redditività delle imprese alberghiere italiane è migliorata tra il 2009 ed il 2010 con il Return on Investment (RoI) passato da 2,8% al 3,5% ed il Return on Equity (RoE) passato da 0,3% a 1,4%, quella delle imprese meridionali è peggiorata (da 3,1% a 2,6% il RoI e da 1,0% a 0,4% il RoE). Per quanto riguarda le altre macro-aree, la dinamica migliore nel corso dei due anni esaminati si è avuta per gli esercizi alberghieri del Centro Italia dove la redditività sul capitale investito è cresciuta da 2,3% a 4% e quella sul capitale proprio da 0,1% a 1,8%; tuttavia, le imprese alberghiere con la maggiore redditività nel 2010 sono quelle dell’Italia nord-orientale (RoI a 4,3% e RoE a 2,6%).

-1,9

0,9

1,7

2,5

0,4

2,6

3,6

4,3

0,1

1,8

2,3

4,0

1,0

0,4

3,1

2,6

0,3

1,4

2,8

3,5

-2

0

2

4

2009 2010 2009 2010

ROE ROI

Nord-Ovest Nord-Est Centro Mezzogiorno Italia

Page 73: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

70

Tab. 8.3 - Imprese turistiche che hanno effettuato investimenti produttivi e incidenza media degli investimenti sul fatturato (2010-2011)

Percentuale di imprese che ha effettuato investimenti produttivi

Incidenza media sul fatturato

2010 2011 2010 2011

Abruzzo 26,4 15,0 17,2 10,2

Molise 8,0 0,0 17,5 0,0

Campania 26,0 28,3 12,4 16,3

Puglia 28,1 21,4 17,6 15,9

Basilicata 11,5 17,0 7,9 10,5

Calabria 24,8 34,8 18,4 15,7

Sicilia 31,0 10,6 17,6 21,1

Sardegna 21,2 16,0 32,3 15,9

Mezzogiorno 25,8 20,9 17,9 16,3 Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su Indagine OBI-SRM (Rapporto 2011 Impresa e Competitività)

Secondo i risultati del Rapporto 2011 Impresa e Competitività di OBI/SRM la percentuale di imprese turistiche meridionali che nel 2011 ha effettuato investimenti produttivi è risultata del 20,9%, in calo rispetto al 25,8% del 2010; le regioni caratterizzate da una maggior propensione ad investire da parte delle imprese turistiche sono state la Calabria (34,8%) e la Campania (28,3%), che peraltro sono risultate le uniche con la quota in aumento tra il 2010 e il 2011. L’incidenza media degli investimenti produttivi sul fatturato è del 16,3% nel Mezzogiorno, in calo rispetto al 17,9% del 2010; le uniche regioni con l’incidenza in aumento sono risultate la Sicilia (da 17,6% nel 2010 a 21,1% nel 2011), la Campania (da 12,4% a 16,3%) e la Basilicata (da 7,9% a 10,5%).

Page 74: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

71

9. Demografia e qualità della vita Graf.9.1 - Previsioni demografiche 2011 - 2065: totale residenti per ripartizione geografica (valori in milioni)

Fonte: Elaborazioni Confindustria e SRM su dati Istat

Graf. 9.2 - Previsioni demografiche2011-2065: totale stranieri per ripartizione geografica (valori in milioni) n milioni)

Fonte: Elaborazioni Confindustria e SRM su dati Istat

Secondo le previsioni demografiche pubblicate dall’Istat a fine dicembre 2011, la popolazione italiana dovrebbe crescere fino al 2038, raggiungendo i 63,9 milioni dagli attuali 60,6 milioni; successivamente si registrerà un calo che porterà la popolazione a 61,3 milioni di persone nel 2065. Tuttavia, la dinamica non sarà la stessa in tutte le macro-aree e, mentre nel Centro-Nord la popolazione al 2065 sarà superiore al 2011 (nel Nord-Ovest si passerà da 16,1 a 17,6 milioni; nel Nord-Est da 11,6 a 14,8 e nel Centro da 12 a 13,3), nel Mezzogiorno l’andamento è decisamente negativo con una popolazione che dagli attuali 20,9 milioni di persone arriverà a 16,7 milioni. La componente straniera, invece, andrà progressivamente aumentando in tutte le macro-aree italiane, in maniera più intensa nelle regioni del Nord-Ovest (da 1,6 a 5,1 milioni di persone); nel Mezzogiorno la popolazione straniera aumenterà di circa 1 milione di unità portandosi a 1,7 milioni; tuttavia, la presenza di stranieri nell’Italia meridionale resterà inferiore a quella delle altre aree italiane.

Nord-Ovest

Nord-Est

Centro

Mezzogiorno

10

12

14

16

18

20

22

20

11

20

13

20

15

20

17

20

19

20

21

20

23

20

25

20

27

20

29

20

31

20

33

20

35

20

37

20

39

20

41

20

43

20

45

20

47

20

49

20

51

20

53

20

56

20

57

20

59

20

61

20

63

20

65

Nord-Ovest Nord-Est Centro Mezzogiorno

Nord-Ovest

Centro

Nord-Est

Mezzogiorno

0

1

2

3

4

5

6

2011

2013

2015

2017

2019

2021

2023

2025

2027

2029

2031

2033

2035

2037

2039

2041

2043

2045

2047

2049

2051

2053

2056

2057

2059

2061

2063

2065

Nord-Ovest Nord-Est Centro Mezzogiorno

Page 75: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

72

Graf. 9.3 - Età media della popolazione per ripartizione geografica (confronto 2011, 2038, 2065)

Fonte: Elaborazioni Confindustria e SRM su dati Istat

Graf.9.4 - Indice di dipendenza* per ripartizione geografica (confronto 2011, 2038, 2065)

* popolazione in età non lavorativa (0-14 anni + 65 anni e oltre) / popolazione 15-64 anni Fonte: Elaborazioni Confindustria e SRM su dati Istat

L’età media della popolazione italiana andrà progressivamente aumentando nel corso di prossimi 5 decenni, portandosi dagli attuali 43,5 anni ai 49,7 anni nel 2065. Il Mezzogiorno, che oggi rappresenta la macro-area con l’età media più bassa (41,9 anni), nel 2065 invece presenterà la popolazione mediamente più anziana, con un’età media di 51,6 anni. Il progressivo invecchiamento della popolazione contribuirà ad aumentare in modo rilevante in Italia, l’indice di dipendenza, che rapporta il numero di persone in età non lavorativa (0-14; 65 anni ed oltre) con quelle invece in età lavorativa, dall’attuale 30,9 a 59,7 nel 2065; in sostanza nel 2065 ci saranno circa 60 persone in età non lavorativa per ogni 100 persone in età lavorativa. Nel Mezzogiorno si verificherà la dinamica peggiore: l’indice passerà da 27,2 a 69,4.

44,5 44,2 44,4 41,9 43,547,9 47,7 48,1 48,9 48,248,7 48,9 49,4 51,6 49,7

0

20

40

60

80

Nord-Ovest Nord-Est Centro Mezzogiorno Italia

2011 2038 2065

33,2 32,3 33,027,2

30,9

53,0 51,4 50,654,2 52,5

55,8 55,9 57,2

69,4

59,7

0

20

40

60

80

Nord-Ovest Nord-Est Centro Mezzogiorno Italia

2011 2038 2065

Page 76: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

73

Tab. 9.1 - Persone inattive che si prendono regolarmente cura di figli, di altri bambini, di anziani, malati o disabili: quota di persone che sarebbero disposte a concedere meno cure pur di avere un lavoro (2010) r di avere un lavoro (2010)

Persone che desiderano lavorare e dedicare meno tempo alla cura di qualcuno

Desidera lavorare e dedicare meno tempo alla cura di…

Maschi Femmine Totale

…figli coabitanti

…altri bambini …adulti

Nord 10,7 15,3 14,4 22,4 7,1 13,1

Centro 15,4 19,5 18,8 27,2 12,0 14,4

Mezzogiorno 44,4 31,0 33,4 39,8 20,1 28,0 Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Istat

Nel 2010 la percentuale di persone inattive che si prendono cura di figli, anziani o malati, ma che sarebbero disposte a concedere meno cure pur di avere un lavoro si attesta al 33,4% nel Mezzogiorno, al 18,8% al Centro e al 14,4% nel Nord; da notare come solo nel Mezzogiorno la percentuale di uomini che desidererebbe lavorare piuttosto che prendersi cura di persone non autosufficienti risulta più alta rispetto a quella delle donne, mentre nelle altre aree accade l’inverso. Tab.9.2 - Principali indicatori delle condizioni economiche delle famiglie: 2009-2010 (valori percentuali)

Arriva a fine mese con molta difficoltà

Indicatore Eurostat di deprivazione 3/9 (a)

Indicatore Eurostat di grave deprivazione 4/9 (a)

2009 2010 2009 2010 2009 2010

Nord 10,7 11,4 9,2 9,7 4,0 3,7

Centro 13,4 14,3 13,6 13,8 5,3 5,6

Mezzogiorno 23,5 24,1 25,1 25,8 12,1 12,9

Fare un pasto adeguato almeno ogni due giorni (b)

Non riesce a riscaldare adeguatamente l’abitazione

Non riesce a sostenere spese impreviste di 750 euro (c)

2009 2010 2009 2010 2009 2010

Nord 4,6 4,8 5,2 5,1 25,4 25,6

Centro 5,8 6,1 8,7 8,6 33,2 32,4

Mezzogiorno 10,0 10,6 20,2 23,0 45,2 46,5 (a) Su una lista di nove seguenti segnali di disagio: 1) non riuscire a sostenere spese impreviste, 2) non potersi permettere una settimana di ferie in un anno lontano da casa, 3) avere arretrati (mutuo o affitto o bollette o altri debiti diversi dal mutuo), 4) non potersi permettere un pasto adeguato almeno ogni 2 giorni; 5) non potersi permettere di riscaldare adeguatamente l’abitazione, non potersi permettere: 6) lavatrice 7) tv a colori 8) telefono 9) automobile (b) La domanda del questionario chiede se la famiglia può permettersi di fare un pasto completo, a base di carne, pollo, o pesce almeno una volta ogni due giorni (c) Tale valore per ciascun anno di indagine, è pari a 1/12 della soglia di rischio di povertà calcolata nell’indagine di due anni precedenti. Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Istat

Segnali negativi emergono da alcuni indicatori delle condizioni economiche delle famiglie: la percentuale di famiglie che arriva a fine mese con difficoltà cresce dal 23,5% del 2009 al 24,1% del 2010, contro il 14,3% del Centro e l’11,4% del Nord; peggiorano anche gli indicatori di deprivazione e grave deprivazione (nel Mezzogiorno rispettivamente al 25,8% e al 12,9% nel 2010); ben il 46,5% delle famiglie meridionali non è in grado di sostenere una spesa imprevista di 750 € e che il 23% non riesce neanche a riscaldare adeguatamente la propria abitazione.

Page 77: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

74

Graf. 9.5 - Indicatore di presa in carico dei servizi socio - educativi * per regione (anno scolastico 2009/2010)

Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Istat *utenti per 100 residenti di 0-2 anni

L’indicatore di presa in carico dei servizi socio-educativi, riferito all’insieme dei servizi attivati per la prima infanzia (asili nido e servizi integrativi), evidenzia ancora una volta una forte disparità fra le regioni meridionali e quelle centro-settentrionali; infatti, il rapporto fra i bambini che usufruiscono dei servizi socio-educativi per la prima infanzia e i residenti di età compresa fra 0 e 2 anni assume valori, nelle regioni meridionali, al di sotto della media nazionale (11,3%) tranne in Sardegna: le peggiori sono la Campania (2,7%) e la Calabria (3,5%); tra le migliori troviamo Emilia-Romagna (29,5%) ed Umbria (27,7%).

29,527,7

25,4

20,4 19,818,7

17,7 17,1 16,6 16,114,8 14,4 13,6 13,2 12,5

10,07,8

5,4 5,2 5,03,5 2,7

0

5

10

15

20

25

30

35

Emilia

-Rom

agna

Umbria

Valle d

'Aost

a

Toscana

Trento

Lom

bardia

Friu

li-Venezia

Giu

lia

Trentin

o Alto

Adige

Liguria

Mar

che

Piem

onte

Bolzano/B

ozen

Lazio

Sard

egna

Veneto

Abruzz

o

Basilic

ata

Molis

e

Sicilia

Puglia

Calabria

Campania

Italia = 11,3

Page 78: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

75

Graf. 9.6 – Incidenza della povertà relativa*: confronto Mezzogiorno Centro - Nord o-Nord

* Una famiglia viene definita povera in termini relativi se la sua spesa per consumi è pari o al di sotto della linea di povertà relativa, calcolata sui dati dell’indagine sui consumi delle famiglie. Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Istat

Per quanto riguarda la “povertà relativa”, tra il 1999 e il 2010 si è registrata una riduzione della quota di famiglie classificabili in tale categoria (da 23,9% a 23%), che resta però ancora preoccupante. Tale miglioramento non è stato sufficiente, tuttavia, a ridurre il gap rispetto alle regioni del Centro-Nord (5,3%), rimasto quasi invariato. Tab. 9.3 – Povertà relativa* per regione (valori percentuali)

2009 2010

Abruzzo … 14,3

Molise 17,8 16,0

Campania 25,1 23,2

Puglia 21,0 21,1

Basilicata 25,1 28,3

Calabria 27,4 26,0

Sicilia 24,2 27,0

Sardegna 21,4 18,5

Centro-Nord 5,2 5,3

Mezzogiorno 22,7 23,0

Italia 10,8 11,0 * Percentuale di famiglie in povertà relativa Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Istat

Nel 2010 la percentuale di famiglie “relativamente povere” nel Mezzogiorno risulta più che doppia rispetto alla media nazionale (11%). Le regioni meridionali con le famiglie in maggiore difficoltà sono la Basilicata (28,3%) e la Sicilia (27%), entrambe in forte peggioramento; molto elevata, ma in miglioramento, è la percentuale registrata in Calabria (26%) e in Campania (23,2%), mentre in Abruzzo e in Molise si rilevano i valori più bassi (14,3% e 16%).

17,816,8

18,316,9

16,0

19,6 19,1

16,9 16,818,4

17,5 17,7

6,16,8

6,0 5,5 5,6 5,4 5,05,7 5,7 5,4 5,2 5,3

23,9 23,624,3

22,421,6

25,024,0

22,6 22,523,8

22,7 23,0

0

5

10

15

20

25

30

1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010

Differenza Centro-Nord Mezzogiorno

Page 79: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

76

10. Spesa pubblica e politiche di sviluppo Graf. 10.1 - Andamento della spesa pubblica totale consolidata pro-capite 2001-2009: confronto tra macro-aree (valori in euro)

Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati DPS, 2011

Graf.10.2 – Spesa pubblica totale consolidata pro-capite nel 2009 nelle regioni meridionali (valori in euro)

Graf.10.2 - Spesa pubblica totale consolidata pro-capite nel 2009nelle regioni meridionali (valori in euro)

Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati DPS, 2011

La spesa pubblica pro-capite in Italia è passata dai 13.501 euro del 2001 ai 17.203 euro del 2009. Tale aumento si è verificato sia nelle regioni centro-settentrionali, sia in quelle meridionali per cui permane il gap tra le due aree: nel Centro-Nord la spesa pubblica procapite al 2009 è di 18.921 euro, mentre nel Mezzogiorno ammonta a 13.974 euro. Si rileva, inoltre, che, dopo una progressiva crescita della spesa nel periodo 2001-2008, il 2009 fa registrare un’inversione di tendenza, con una diminuzione della stessa di circa l’1% rispetto al 2008, riduzione ugualmente presente in entrambe le ripartizioni.

10.733 11.09811.661

12.507 12.56813.125 13.469

14.181 13.974

15.05715.714

16.31616.737 17.000

17.629 17.791

19.097 18.921

13.50114.053

14.65115.235 15.434

16.039 16.274

17.386 17.203

5.000

9.000

13.000

17.000

2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009

Euro

Mezzogiorno Centro.Nord Italia

14.68315.854

15.01313.007

15.950

13.564

17.663

13.183

0

4.000

8.000

12.000

16.000

20.000

Page 80: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

77

Tab. 10.1 - Distribuzione e stato attuazione delle risorse del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (FSC) 2007-13– Quota regionale, Regioni del Mezzogiorno (valore in milioni di euro) i euro) Regioni Priorità Altro Residuo TOTALE

Infrastrutture Ricerca

Dissesto idrogeologico

Disavanzo SSN

Altro *

Abruzzo 5,0 160,0 607,7 - 772,8

Basilicata 259,4 12,0 10,8 486,8 769,0

Calabria 863,4 63,9 110,0 558,6 1.595,9

Campania 1.345,1 68,7 120,5 322,0 530,2 1.120,3 3.506,8

Molise

14,0 55,0 352,1 338,1 407,1

Puglia 1.015,4 250,0 79,1 1.450,1 2.794,6

Sardegna 1.073,4 241,4 11,7 111,0 508,7 1.946,2

Sicilia 1.092,9 38,8 5,8 686,0 610,8 1.250,1 3.684,4

Mezzogiorno 5.649,6 679,8 352,1 1.223,0 2.266,8 5.712,4 15.476,8

* La voce “Altro” include: a) le risorse assegnate i PAR della Regione Molise e Abruzzo, per un totale di 1.014,8 milioni di euro; b) le somme FAS preallocate per effetto di disposizioni di legge (432 milioni ex d.l. 196/2010 su compensazioni ambientali in Regione Campania; 111,044 ex d.l. 162/2008 per il G8 in Sardegna); c) l’importo di 200 milioni di euro destinato all’Accordo di Programma Termini Imerese in Sicilia; d) le somme destinate a copertura finanziaria di varie ordinanze della Protezione civile per fronteggiare situazioni di emergenza (509 milioni di euro). Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su Delibere CIPE

Tab. 10.2 – Erogazioni per incentivi alle imprese (1999-2010). Quote percentuali delle regioni del Mezzogiorno 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010

Abruzzo 3,3 4,3 2,9 2,2 2,2 2,8 2,5 2,0 2,4 1,6 1,5 1,6

Molise 0,9 1,3 0,8 1,1 0,4 0,8 0,8 0,9 0,8 0,4 1,0 0,3

Campania 14,0 15,2 15,9 17,7 17,0 15,3 17,4 16,8 18,2 17,7 14,5 10,8

Puglia 10,0 11,0 11,4 14,9 13,6 13,7 15,5 14,4 12,5 11,0 14,0 10,2

Basilicata 3,3 2,6 3,3 3,7 3,6 3,6 2,8 2,8 3,6 3,0 2,3 1,7

Calabria 5,4 5,8 8,9 10,1 9,0 9,5 8,7 9,2 9,3 6,8 5,0 4,3

Sicilia 13,4 11,3 15,8 14,1 12,3 13,5 14,3 13,7 13,0 14,8 11,1 5,7

Sardegna 4,9 6,5 6,0 8,0 6,2 7,0 5,2 5,4 4,8 4,5 4,0 2,4

Mezzogiorno 55,2 58,0 65,0 71,8 64,3 66,2 67,2 65,2 64,6 59,8 53,4 37,0

Italia 100 100 100 100 100 100 100 100 100 100 100 100 Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati MET Dei circa 64 miliardi di euro che componevano l’originale dotazione FAS 2007-13, la quota regionale residua (dopo consistenti tagli apportati dal 2009 al 2011) ammonta a circa 15,5 miliardi di euro. Tale quota del FSC (nuova denominazione del FAS), che doveva essere assicurata tramite programmi attuativi Regionali (PAR), nel corso del 2011 e del 2012 è stata parzialmente ripartita mediante Delibere CIPE, che hanno destinato la parte più consistente alle infrastrutture (5,6 miliardi). Sicilia, Campania e Puglia hanno ottenuto il maggior stanziamento, pari a circa i 2/3 del totale. Il Mezzogiorno, inoltre, fatto 100 il totale Italia, ha beneficiato (fino al 2009) di oltre la metà delle erogazioni previste per incentivi alle imprese con le percentuali più alte nel periodo 2001-2006. Nell’ultimo anno le quote sono drasticamente calate fino a raggiungere il valore del 37% per il 2010, equivalente a circa 750 milioni di euro. In termini di singole regioni, prevalgono Campania, Puglia e Sicilia che nel loro insieme assorbono fino ai due terzi del totale della macroarea.

Page 81: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

78

Tab. 10.3 - I Fondi UE 2007-2013 - Impegni e pagamenti sui fondi FESR e FSE in % del contributo totale al 31 dicembre 2011 (Obiettivo Convergenza)

FESR FSE

Importo totale

% Impegni % Pagamenti

Importo totale

% Impegni % Pagamenti (milioni di

euro) (milioni di

euro)

PO Basilicata 752,2 56,9 32,8 322,4 51,2 36

PO Calabria 2.998,20 42,6 16,2 860,5 42,5 25,5

PO Campania 6.864,80 40 12,5 1.118,00 34,5 13,7

PO Puglia 5.238,00 57,7 22,7 1.279,20 33,9 21,2

PO Sicilia 6.539,60 41,2 12 2.099,20 39,6 16,9

POIN Attrattori culturali, naturali e turismo 1.031,20 27,3 16,4

POI Energie rinnovabili e risparmio energetico 1.607,80 44,8 24,7

PON Governance e AT FESR 276,2 47,3 28

PON Istruzione Ambienti per l'apprendimento 495,3 90 36,6

PON Reti e mobilità 2.749,50 23,9 16,0

PON Ricerca e competitività 6.205,40 64,3 26,1

PON Sicurezza per lo sviluppo 1.158,10 38,3 27

PON Governance e azioni di sistema

59,9 25,7

PON Competenze per lo sviluppo 81,2 42,3

Totale Convergenza 35.916,20 46,9 18,8 7.683,10 48,1 24,4

Fonte: Ministero dello Sviluppo Economico – RGS – IGRUE marzo 2012

Tab. 10.4 - POR FESR 2007-2013 Obiettivo Convergenza: contributo assegnato per tipologia di beneficiari (valori percentuali)*

Regioni Province Comuni Operatori

privati Unioni di Comuni e Comunità montane

Altri enti pubblici e organismi di categoria

Campania 38,5 1,1 36,1 16,3 0,5 6,3

Puglia 12,3, 1,6 21,8 45,2 0,2 17,4

Basilicata 21,4 17,2 22,9 22,0 2,0 14,6

Calabria 20,4 19,7 36,1 19,6 1,8 1,6

Sicilia 14,5 0,1 16,4 48,4 0 18,7

Tot. Convergenza 21,6 4,4 26,1 33,7 0,5 12,3 * I dati sono aggiornati al 28 febbraio 2012. Fonte: IFEL 2012

Al 31 dicembre 2011 l’attuazione dell’Obiettivo Convergenza fa registrare pagamenti per il 19,8 % dell’ammontare complessivo, a fronte di un impegno di spesa pari a quasi il 47% del totale disponibile. Le migliori performance riguardano i programmi finanziati dal FSE che fanno registrare pagamenti per il 24,4% del totale. In termini di singoli programmi, invece, per il FESR le migliori certificazioni di spesa si registrano per il PON Istruzione Ambienti per l’apprendimento (36,6% del totale) e per il PO Basilicata (32,8%). I risultati migliori a valere sul FSE sono, invece, quelli del PON Competenze per lo Sviluppo (con impegni e pagamenti rispettivamente pari al 81.2% e al 42,3%) e del PO Basilicata con una spesa del 36%. Per le regioni Convergenza, i principali soggetti assegnatari degli stanziamenti FESR sono i Comuni e gli operatori privati con un peso pari, rispettivamente, al 26.1% e al 33,7%. Seguono gli stanziamenti per le Regioni (21,6%), gli altri enti pubblici e gli organismi di categoria (12.3), le Province (4.4%) e, infine, le Unioni di Comuni e le Comunità Montane (0,5%).

Page 82: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

79

Graf. 10.3 – Bilancio UE e politiche di coesione per il periodo 2014- 2020

* Le voci “Politiche di Coesione” ed “Altro” costituiscono nel loro insieme la macro-voce “Crescita intelligente ed inclusiva che prevede un importo di 490,9 miliardi di euro FONTE: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Commissione Europea, 2011

Il Quadro Finanziario Pluriennale 2014-2020 della Commissione Europea prevede per la politica di coesione oltre 336 miliardi di euro (sono 354 nell’attuale periodo) ai quali se ne aggiungono ulteriori 40 per il nuovo fondo “Connecting Europe Facility”, destinato alla costruzione di infrastrutture nei settori dell’energia, dei trasporti e delle comunicazioni elettroniche (banda larga). Considerando che il limite per definire il ritardo di sviluppo dei vari territori dovrebbe continuare ad essere l’attuale soglia del 75% della media del PIL comunitario, l’Italia – e, in particolare, le regioni del Mezzogiorno - con una grande quota di popolazione che vive in regioni al di sotto di tale soglia , risulta essere uno dei Paesi più interessati dai fondi strutturali anche per il prossimo ciclo di programmazione 2014-2020.

Crescita sostenibile: risorse naturali

382,9 mld €

Sicurezza e cittadinanza18,5 mld €

Global Europe70 mld €

Amministrazione62,6 mld €

Regioni Convergenza162,6 mld €

Regioni transitorie39 mld € Competitività

53,1 mld €

Cooperazione territoriale11,7 mld €

Fondo di coesione68,7 mld €

Regioni ultraperiferiche e scarsamente popolate

0,9 mld €

Altro 154,9 mld €

Politiche di coesione336 mld €

Page 83: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

80

11. Le infrastrutture

Tab. 11.1 - La dotazione infrastrutturale in Italia: indici sintetici al 2010 10 (Italia=100)

Infrastrutture

stradali Infrastrutture

ferroviarie Infrastrutture

portuali Infrastrutture aeroportuali

Abruzzo 129,2 66,1 26,8 59

Molise 123,4 43,5 31,5 -

Campania 141,6 168,7 29,1 20

Puglia 102,7 81,7 82,3 75,2

Basilicata 96,5 40,2 - -

Calabria 110,2 82,8 162,4 111,4

Sicilia 118,7 63,3 82,8 102,8

Sardegna 68,8 6,5 173,7 207,8

Mezzogiorno 107,2 66,8 76,2 76,2

Centro-Nord 95 122,9 113,6 113,4

Italia 100 100 100 100 Fonte: Svimez, 2011

Il Mezzogiorno fa registrare un livello di infrastrutturazione abbastanza elevato soprattutto in termini di collegamenti stradali: fatto 100 il dato Italia, il suo indice è pari a 107,2 (95 per il Centro-Nord). Di particolare rilevanza sono i dati di Campania e Abruzzo con un valore pari rispettivamente, a 141,6 e 129,2. Per le restanti modalità, invece, le regioni del Sud mostrano dati al di sotto della media nazionale con un maggior differenziale rispetto al Centro-Nord: lo scarto più elevato si registra per le infrastrutture ferroviarie il cui indici pari a 66,8 contro 122,9 del Centro-Nord. Tab. 11.2 - Estensione della rete stradale italiana, per categoria e macroripartizione, 2009 (km)

Territorio Strade regionali e

provinciali Altre strade di interesse

nazionale Autostrade Totale

Nord Ovest 32.427 2.016 1.893 36.336

Nord Est 29.129 2.224 1.482 32.835

Centro 33.248 2.585 1.133 36.966

Mezzogiorno 62.981 12.466 2.121 77.568

Italia 157.785 19.291 6.629 183.705 Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su I° Rapporto sullo stato delle infrastrutture in Italia: criticità di oggi, priorità di domani. Uniontrasporti, 2011

Page 84: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

81

Tab. 11.3 – Interoporti per aree geografiche nel 2009

Tab. 11.3 - Interporti per aree Area geografica In attività In realizzazione Previsti Totale

Nord 12 1 - 13

Centro 5 3 - 8

Mezzogiorno 3 1 4 8

Italia 20 5 4 29 Fonte: Elaborazioni Confindustria e SRM su I° Rapporto sullo stato delle infrastrutture in Italia: criticità di oggi, priorità di domani. Uniontrasporti, 2011

Il Mezzogiorno possiede un estensione della rete stradale pari al doppio di quella delle altre ripartizioni, sia per quanto riguarda le strade di interesse nazionale, sia per quelle di interesse locale. Anche in rapporto alla popolazione, il Mezzogiorno mantiene la prima posizione (con 3,7 Km ogni 1000 abitanti). Minore è, però, la dotazione di infrastrutture di qualità più elevata: il valore delle autostrade è inferiore ad 1/3 del totale. Nel Centro Nord si concentra la gran parte della dotazione di strutture intermodali e logistiche che consentono di sfruttare appieno la qualità e la migliore interconnessione delle reti infrastrutturali presenti. La dotazione interportuale del Mezzogiorno, pur vantando la presenza di strutture importanti, risulta minore.

Page 85: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

82

Tab. 11.4 - Traffico passeggeri dei principali aeroporti del Mezzogiorno – I semestre 2011 11

Aeroporto* Traffico passeggeri (n.) Var. % 2010/2011

Catania 3.051.801 8,7

Napoli 2.626.202 5,8

Palermo 2.290.844 17,5

Bari 1.709.906 12,7

Cagliari 1.633.456 7,5

Lamezia Terme 965.701 20,3

Brindisi 898.905 36,9

Trapani 677.848 -3,7

Alghero 656.364 13,9

Olbia 628.278 12,6

Totale Italia 68.499.542 9,1

*Sono stati riportati i primi 10 aeroporti del Mezzogiorno della graduatoria ENAC

Fonte: Enac, 2011

Nel corso del primo semestre del 2011, i primi 10 aeroporti del Mezzogiorno hanno movimentato circa 15,14 milioni di passeggeri (il 22% del dato nazionale). Il primato, in termini di traffico, spetta all’aeroporto di Catania, seguito da quelli di Napoli e Palermo; mentre, in riferimento alla variazione annua, sono gli scali di Brindisi e Lamezia Terme quelli con le migliori performance con una crescita, rispettivamente, del 36,9% e del 20,3% rispetto all’analogo periodo del 2010.

Page 86: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

83

Tab. 11.6 - Le energie rinnovabili nel Mezzogiorno nel 2010

Potenza installata (MW)

Solare % su Sud Eolico % su Sud Bioenergie % su Sud

Abruzzo 67,2 5,5 218,4 3,8 6,4 0,8

Molise 15,9 1,3 367,2 6,4 40,7 5,4

Campania 84,4 6,9 803,3 14,1 214,8 28,5

Puglia 683,4 56,2 1.287,6 22,6 220,6 29,3

Basilicata 49,7 4,1 279,9 4,9 32,3 4,3

Calabria 58,7 4,8 671,5 11,8 121,9 16,2

Sicilia 155,9 12,8 1.435,6 25,2 42,2 5,6

Sardegna 101,6 8,3 638,9 11,2 74,3 9,9

% su Italia % su Italia % su Italia

Mezzogiorno 1.216,8 35,1 5.702 98,1 753,2 32,0

Italia 3.470 5.814,3 2.351,5 Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati GSE - Gestore dei Servizi Energetici, 2011

Tab. 11.7 - Il bilancio energetico delle regioni del Mezzogiorno nel 2010 0 Produzione lorda 2010 Consumi 2010

GWh % su Sud GWh % su Sud

Abruzzo 6.292,4 5,6 6.344,7 7,8

Molise 3.332,6 3,0 1.411,7 1,7

Campania 11.781,0 10,6 17.454,0 21,5

Puglia 36.857,6 33,0 17.522,2 21,6

Basilicata 2.238,2 2,0 2.686,6 3,3

Calabria 12.649,1 11,3 5.548,3 6,8

Sicilia 24.308,5 21,8 19.086,9 23,5

Sardegna 14.134,4 12,7 11.173,8 13,8

% su Italia % su Italia

Mezzogiorno 111.593,8 36,9 81.228,2 26,2

Italia 302.062,2 309.884,5 Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Terna, 2011

Dai dati al 2010 emerge l’importanza che la fonte eolica riveste per le regioni del Mezzogiorno: ben il 98% della potenza nazionale installata è collocata in tale area con una particolare concentrazione in Sicilia e Puglia (rispettivamente 1.435 e 1.287 MW). valori più bassi si riscontrano per il solare e le biomasse. Per quanto riguarda il primo, in particolare, al Mezzogiorno compete il 35% del totale della potenza istallata in Italia: si tratta di 1.216,8 MW concentrati per lo più in Puglia (683,4 MW), Sicilia (156 MW) e Sardegna (101,6 MW). Per le biomasse, invece, la potenza installata al 2010 nelle regioni del Sud è pari a 753,2 MW (32% del dato nazionale) con le maggiori presenze in Puglia (220,6 MW), Campania (214,8 MW) e Calabria (121,9 MW). Circa il 37% della produzione e il 26% dei consumi di energia elettrica nazionale dell’anno 2010 sono relativi al Mezzogiorno. Le aree maggiormente energifere, in particolare, sono Puglia e Sicilia con, rispettivamente, il 33% e il 21,8% della produzione della macroarea. A tali due regioni ed alla Campania si riferiscono anche i dati di maggior consumo che raggiungono, nel loro insieme, i due terzi del totale. Fatta eccezione per Abruzzo, Basilicata e Campania, inoltre, le regioni del Sud mostrano tutte una situazione di eccedenza produttiva.

Page 87: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

84

Graf. 11.1 - Stima dei tempi di realizzazione “tipica” delle opere con importo pari a 100 milioni di euro per il settore “Ambiente”*

*Il settore “ambiente” comprende interventi per l’assetto idrogeologico, la conservazione del suolo e la riduzione dell’inquinamento, interventi a sostegno delle attività forestali, gestione dei parchi naturali e salvaguardia del verde pubblico, nonché interventi per raccolta, trattamento e smaltimento dei rifiuti. Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati MiSE – DPS – UVER. Consultazione del software VISTO a gennaio 2012

Graf. 11.2 - Stima dei tempi di realizzazione “tipica” delle opere pari a 100 milioni di euro per il settore “Altri trasporti”*

*Il settore “altri trasporti” comprende i progetti relativi alla realizzazione, al funzionamento, all’utilizzo, alla manutenzione di infrastrutture di trasporto ferroviario, marittimo, aereo, lacuale e fluviale, compresi porti, aeroporti, stazioni e interporti. Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati MiSE – DPS – UVER. Consultazione del software VISTO a gennaio 2012

Il dato riportato nel grafico indica i tempi di realizzazione delle opere con importo pari a 100 milioni di euro di competenza ministeriale e con affidamento dei lavori a procedura aperta; per le singole regioni, i dati riportati sono quelli relativi ai rispettivi capoluoghi. I tempi di realizzazione tengono conto del range che intercorre dalla progettazione preliminare all’esecuzione dei lavori. A livello nazionale, la durata “tipica” di attuazione (il DPS fa anche ipotesi di tempo “lungo” e breve”) delle opere di nuova realizzazione è pari a 8 anni e 2 mesi per gli interventi in ambito ambientale e a 7 anni e 4 mesi per le opere relative al comparto trasporti. Sono state, inoltre, considerate 4 regioni campione: 3 del Mezzogiorno ed 1 del Nord che registrano tempi al di sopra del dato Italia; in particolare, nel caso della Sicilia (Altri trasporti), tali tempi raggiungono i 10,8 anni, contro i 7,4 medi dell’Italia.

8 anni e 2 mesi

10 anni e 2 mesi

10 anni e 8 mesi

10 anni e 9 mesi

12 anni

0 2 4 6 8 10 12 14

ITALIA

Lombardia

Campania

Puglia

Sicilia

7 anni e 4 mesi

9 anni e 2 mesi

9 anni e 8 mesi

9 anni e 9 mesi

10 anni e 8 mesi

0 2 4 6 8 10 12 14

ITALIA

Lombardia

Campania

Puglia

Sicilia

Page 88: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

85

Tab. 11.8 - Piano di Azione Coesione: le priorità nel settore ferroviario (milioni di euro)

Infrastruttura

Assegnazione Fondo Sviluppo

e Coesione

Altre risorse

disponibili

Da finanziare con riduzione

tasso cofinanziamento

Totale

Calabria 40 385 80 505

- Asse ferroviario SA-RC 40 230

270

- Collegamento Lamezia-Catanzaro-Dorsale Ionica

80 80

- Taranto Sibari Gioia Tauro

155

155

Campania 582 824 600 2.006

- Asse ferroviario AV/AC Napoli-Bari-Lecce Taranto 582 824 600 2.006

Puglia 208 1.194 100 1.502

- Asse ferroviario AV/AC Napoli-Bari-Lecce Taranto 208 1.010 100 1.318

- Asse Bologna-Bari-Lecce-Taranto

184

184

Sardegna

95 165 260

- Ammodernamento e velocizzazione Rete Sarda*

95 165 260

Sicilia

1.723 50 2.223

- Asse ferroviario Messina Palermo-Catania

132

132

- Linea Catania-Palermo

1.475 500 1.975

- Nodi, sistemi urbani e metropolitani

116

116

Totale complessivo 830 4.221 1.445 6.496 Fonte: Piano di Azione Coesione, Governo Italiano, 2011

Il Piano di Azione Coesione, se da un lato prevede una riprogrammazione delle risorse disponibili in modo da ridurre il cofinanziamento nazionale, dall’altro sposta le stesse su una serie di opere infrastrutturali ritenute prioritarie. Si prefigge, in particolare, di avviare o completare alcune scelte strategiche per la modernizzazione della rete ferroviaria presente. Gli interventi individuati prevedono un finanziamento complessivo pari a circa 6,5 miliardi di euro, concentrato per lo più in Sicilia, Campania e Puglia. Il Piano si caratterizza soprattutto per la scelta di concentrare risorse di fonte diversa sugli stessi interventi infrastrutturali, a testimoniare l’importanza strategica assegnata a tali priorità. La scelta di concentrare su questi progetti risorse liberate dal cofinanziamento consente di superare gli stretti vincoli della programmazione comunitaria, tenuto conto del fatto che per alcune opere il cronogramma ne prevede il completamento per il 2024.

Page 89: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

86

Tab. 11.9 – Andamento del debito degli Enti locali e territoriali 2006-2010; (valori in milioni di euro) Anno Regioni Province Comuni Totale

Nord Ovest

2006 9.298 2.787 14.003 26.088

2007 9.034 2.931 14.484 26.449

2008 9.479 2.971 14.741 27.191

2009 10.318 3103 14.660 28.081

2010 10.833 3.155 14.804 28.792

Nord Est

2006 4.876 1.677 8.252 14.805

2007 4.776 1.727 8.066 14.569

2008 4.361 1.804 8.235 14.400

2009 3.963 1.805 8.477 14.245

2010 3.796 1.783 8.472 14.051

Centro

2006 13.362 2.009 13.023 28.394

2007 13.037 1.921 13.512 28.470

2008 11.093 1.962 13.652 26.707

2009 11.119 1.986 13.675 26.780

2010 10.429 1.944 13.792 26.165

Mezzogiorno

2006 14.941 2.133 10.113 27.187

2007 18.020 2.201 10.568 30.789

2008 16.506 2.251 10.954 29.711

2009 16.687 2.221 11.339 30.247

2010 16.596 2.201 11.643 30.440

Italia

2006 42.477 8.605 45.391 96.473

2007 44.866 8.780 46.630 100.276

2008 41.439 8.988 47.583 98.010

2009 42.088 9.115 48.150 99.353

2010 41.655 9.084 48.711 99.450 Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Banca d’Italia, 2011

Dagli ultimi dati della Banca d’Italia per l’anno 2010 emerge come il Mezzogiorno sia la macro-area con il maggior stock debitorio. I dati, in particolare, mostrano un indebitamento complessivo di Regioni, Province e Comuni della macroarea pari a circa 30,4 miliardi di euro (99,45 per l’intero territorio nazionale).

Page 90: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

87

Graf.11.3 – Andamento del debito degli Enti locali e territoriali in percentuale sul PIL (2006-2010)

Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Banca dìItalia, Istat e Svimez, 2011

Anche in riferimento al peso dell’indebitamento sul PIL, il Mezzogiorno presenta valori più alti tra le diverse macro-aree. A causa anche dell’aumento di 0,7 punti percentuali, avvenuto negli ultimi cinque anni, per il 2010 si registra un peso pari all’0,3%, a fronte di un dato medio nazionale pari al 4%.

5,5 5,4 5,4 5,8 5,9

4,4 4,2 4,1 4,2 4,0

8,9 8,5

7,8 8,0 7,67,68,4

8,0 8,4 8,3

6,5 6,5 6,3 6,5 6,4

2

4

6

8

10

2006 2007 2008 2009 2010Nord-Ovest Nord-Est Centro Mezzogiorno Italia

Page 91: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

88

Graf.11.4 – Mutui concessi agli Enti locali per il finanziamento degli investimenti per macro-area. Anni 2008-2009 (valori assoluti in milioni di euro e variazione % su anno precedente) base annua)

Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati MiSE - RGS, 2011

Graf. 11.5 – Mutui concessi agli Enti locali per il finanziamento degli investimenti per macro-area. Anno 2009 (valori procapite in euro)

Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati MiSE - RGS, 2011

Nel corso del 2009, i mutui erogati nel Mezzogiorno per il finanziamento degli investimenti degli Enti locali hanno raggiunto la quota di 1,1 miliardi di euro (3,9 miliardi a livello nazionale) con un calo di circa il 23% rispetto al 2008 dovuto verosimilmente al difficile momento congiunturale ed ai vincoli sempre più stringenti introdotti dal Patto di Stabilità interno. In considerazione del dato pro-capite, l’importo registrato per il Mezzogiorno è pari a 53,1 euro per abitante, a fronte di una media nazionale pari a 64,7 euro.

Nord ovest Nord est Centro Mezzogiorno Italia

2008 1.143 722 964 1.440 4.269

2009 1.462 711 622 1.108 3.903

+27,9

-1,5 -35,5

-23,1

-8,6

0

1.000

2.000

3.000

4.000

5.000

64,7

53,1

52,4

61,5

91,3

0 20 40 60 80 100

Italia

Mezzogiorno

Centro

Nord Est

Nord Ovest

Page 92: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

89

Tab. 11.10 – Partenariato Pubblico Privato: avvisi per marco aree, gen-nov. 2011 ( importi in milioni di euro)

Gennaio - Novembre 2011

Numero Di cui a importo noto

N. Importo Importo medio

Nord Ovest 713 501 1388,3 2,8

Nord Est 429 297 4752,5 16,0

Centro 545 356 2846,9 8,0

Sud 662 437 1640,0 3,8

Isole 267 178 294,1 1,7

Non ripartibile 19 - - -

TOTALE 2.635 1.769 10.921,8 6,2 Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati www.infopieffe.it promosso da Unioncamere, Dipe-Utfp e Ance e realizzato dal Cresme, 2011

Nel periodo gennaio-novembre 2011 le gare di PPP censite dall’Osservatorio sono state 2.635, delle quali 929 per le regioni del Mezzogiorno (35,2% del totale). Di queste, 615 sono ad importo noto e raggiungono un ammontare complessivo pari ad oltre 1,9 miliardi di euro. La maggior parte delle opere è realizzate mediante tale modalità di finanziamento riferita al comparto degli impianti sportivi e delle reti per acqua, gas, energia e telecomunicazioni.

Page 93: Check up mezzogiorno  marzo 2012-completo

Check up Mezzogiorno marzo 2012

90

Principali fonti utilizzate Assoporti – Movimento dei principali porti italiani Banca d’Italia – Base Informativa Pubblica on line Banca d’Italia – Debiti delle amministrazioni locali (2011) Commissione Europea – Obiettivi Europa 2020 Confindustria – Indicatori Economici e sociali regionali e provinciali Confartigianato - Il costo del ritardo dei pagamenti nella filiera dell'artigianato: analisi per Regioni e Province Commissione Europea – Quadro finanziario pluriennale 2014-2020 Dipartimento per le Politiche di Sviluppo – Conti pubblici territoriali Dipartimento per le Politiche di Sviluppo – Consultazione del software Visto Enac – Dati di traffico 2011 Eurostat – Economy and Finance Statistics Eurostat – Structural Business Statistics Eurostat – Science and technology statistics Eurostat – Europe 2020 Indicators Federazione dei distretti italiani – Osservatorio nazionale distretti italiani (III Rapporto) Governo italiano – Piano di Azione Coesione (2011) Gestore Servizi Energetici – Statistiche sulle fonti rinnovabili ICE – Banca dati sulle partecipazioni estere IFEL – La dimensione territoriale nel Quadro Strategico Nazionale 2007-2013 (marzo 2012) INPS – Banca dati sulle ore di cassa integrazione guadagni Istat – Coeweb: statistiche del commercio estero Istat - Condizioni economiche delle famiglie Istat – Dati economici territoriali Istat – Forza lavoro (2011) Istat – Occupati e disoccupati (III trimestre 2011) Istat – Il futuro demografico del Paese: previsioni regionali della popolazione residente al 2065 Istat - Movimento degli esercizi ricettivi (2011) Istat - ICT nelle imprese (2011) Istat – La Ricerca e Sviluppo in Italia (2011) Intesa Sanpaolo (Servizio Studi e Ricerche) – Il settore turistico in Italia: una ripresa troppo lenta (Dicembre 2011) MET – Monitoraggio Economia e Territorio – Rapporto (2011) Movimprese – Analisi statistica trimestrale sulla nati-mortalità delle imprese Osservatorio Nazionale del Partenariato Pubblico Privato Ragioneria dello Stato – Monitoraggio interventi comunitari 2007-2013 Obiettivo Convergenza Ragioneria dello Stato – Indagine sui mutui contratti dagli enti territoriali per il finanziamento degli investimenti (2011) SRM – OBI – Rapporto imprese e competitività (2011) SRM e Intesa Sanpaolo (Servizio Studi e Ricerche) - Rapporto sull’apertura internazionale delle regioni italiane 2011 Svimez – Rapporto sull’economia meridionale (2011) Terna – Bilanci energetici regionali (2011) Uniontrasporti – Primo rapporto sullo stato delle infrastrutture in Italia: criticità di oggi, priorità di domani