Che male c'è se un bambino si veste da femmina

7

Transcript of Che male c'è se un bambino si veste da femmina

Page 1: Che male c'è se un bambino si veste da femmina
Page 2: Che male c'è se un bambino si veste da femmina

In copertinaI" forte disaccordo tra gli psicologi sull' oppor-

tunità di soffocare i comportamenti ano-mali o di incoraggiarli, rende ancora piùdifficile fare una scelta.

Quasi tutti i genitori che consentono aifigli di vivere nello "spazio intermedio" era-no persone aperte anche prima di avere unbambino rasa, pronti a difendere i diritti deigay e l'uguaglianza delle donne e a metterein discussione il confine tradizionale tra vi-rilità e femminilità. Ma quando i loro bam-bini violano le norme convenzionali, ancheloro rimangono disorientati. Com'è possi-bile che il modo di giocare di mio figlio, unacosa di solito così piacevole da guardare, mimetta tanto a disagio? E perché mi preoccu-pa il fatto che voglia indossare un vestito dafemmina?

Nonostante il tono sicuro dell'email in-dirizzata ai genitori dei compagni di Alex,Susan in realtà era terrorizzata. Temeva chegli altri bambini prendessero in giro Alex,anche nella città progressista del New En-gland dove vivono. Era tormentatadall'idea, suggerita dalle statistiche, che gliadolescenti omosessuali e transessuali, co-me Alex sarebbe potuto diventare, corronomaggiori rischi di assumere droghe e suici-darsi. Ha cominciato ad avere attacchi dipanico. "È difficile spiegare perché l'identi-tà di genere influisca tanto sul nostro mododi vedere una persona, ma è così. Come ge-nitore, è una cosa molto destabilizzante",dice. "E mi chiedevo come avrebbe reagitoil resto del mondo, se io stessa avevo tantadifficoltà a capire mio figlio".

Le ricerche sui bambini che non si con-formano alloro genere sono relativamentepoche, quindi è impossibile sapere quantisono quelli che escono da quei confini, oaddirittura quali sono questi confini. Secon-do alcuni studi, dal 2 al z per cento dei ma-schi al di sotto dei 12 anni mostra regolar-mente comportamenti che travalicanol'identità di genere, anche se molto pochivorrebbero veramente essere femmine. Èdifficile capire cosa significa questo per illoro futuro. A dieci anni la maggior partedei "bambini rosa" smette di comportarsiin modo non convenzionale perché cre-scendo non prova più quel desiderio o lo hasublimato. Gli studi su quello che succedein età adulta ai ragazzi che da piccoli viola-vano le norme di genere hanno tutti qual-che limite metodologico, ma lasciano in-tendere che, sebbene molti omosessualinon siano mai stati bambini rosa, dal 60all'So per cento dei bambini rosa prima opoi diventa gay. Gli altri diventano etero-sessuali oppure donne, con l'aiuto degli or-moni e a volte della chirurgia. I comporta-

Lasera prima di permettere

al figlio di andare all'asilocon un vestito da femmina,Susan e Rob hanno manda-to un'ernail ai genitori deisuoi compagni di scuola.

"Per quanto riusciamo a ricordare", hannoscritto, "Alex ha sempre avuto un'identitàdi genere fluida, e al momento si identificacon passione sia con i calciatori e i supere-rai, sia con le principesse e le ballerine (pernon parlare degli unicorni, dei dina sauri edei lustrini colorati)". Negli ultimi tempi ilbambino era inconsolabile perché gli ave-vano proibito di mettersi la gonna nella vitadi tutti i giorni, anche se quando voleva erasempre libero di mascherarsi. Dopo averconsultato il pediatra, uno psicologo e i ge-nitori di altri bambini dall'identità di generefluida, Susan e Rob erano arrivati alla con-clusione che "l'importante è insegnargli anon vergognarsi di quello che sente di esse-re". Di conseguenza, la mattina dopo avreb-be indossato un vestitino a strisce viola, ro-sa e gialle. L.email conteneva anche un link,per chi voleva informazioni sui bambini digenere variante.

Quando aveva quattro anni, Alex dicevadi essere "un bambino e una bambina", manei due anni successivi si è reso conto di es-sere semplicemente un bambino al qualeogni tanto piace indossare abiti femminili efare giochi da bambina. Certi giorni, quan-do è a casa, mette un vestito, si dipinge leunghie e gioca con le bambole. Altri giornisi scatena, lancia i giocattoli e finge di esse-re l'Uomo Ragno. Anche il suo modo dimuoversi varia tra una parodia e l'altra deidue sessi: quando porta la gonna è aggra-ziato, si muove quasi come una ballerina ela sua voce diventa più acuta. Nei giorni incui si veste da "maschio" assume un'ariapiù spavalda. Naturalmente, se Alex fossestato una bambina che a volte si veste e gio-ca come un maschio non sarebbe stato ne-cessario mandare un'email ai genitori deicompagni. Nessuno avrebbe battuto cigliodavanti a una bambina a cui piace giocare apalla o portare la maglietta dell'Uomo Ra-gno.

Le persone che sfidano le norme di ge-nere sono sempre esistite. La letteraturamedica della fine dell' ottocento descrivevale donne "invertite" come tremendamenteschiette, "negate per il ricamo" e con"un'inclinazione e una predilezione per lescienze". I maschi "invertiti", invece, sde-gnavano gli sport all'aperto. A metà del no-vecento i medici tentavano "terapie corret-tive" per eliminare i comportamenti di ge-nere atipici. Il loro scopo era di impedire

38 Internazionale 966 I 14 settembre 2012

che i bambini diventassero omosessuali otransessuali, termine che si usa per definirele persone che sentono di essere nate nelcorpo sbagliato.

Oggi molti genitori e medici rifiutano leterapie correttive, perciò questa è la primagenerazione che consente ai bambini digiocare e di vestirsi in modi che prima eranoriservati alle bambine, di vivere in quelloche uno psicologo ha definito "uno spaziointermedio" tra i comportamenti tradizio-nali dei maschi e delle femmine. Questigenitori si sono fatti coraggio appoggiando-si a una comunità online sempre più nume-rosa di persone che la pensano come loro ehanno figli maschi che amano i diademi egli zainetti rasa. Perfino le persone transes-suali mantengono la tradizionale distinzio-ne tra i generi: sono nate di un sesso ma ap-partengono all'altro. Igenitori dei bambiniche si trovano in quello spazio intermediosostengono invece che esiste uno spettrodei generi, e non due categorie contrappo-ste, nelle quali nella vita reale non rientraesattamente nessun uomo e nessuna don-na.

A quattro anni Alexscoppiava apiangerequando si vedeva allospecchio in pantaloni

"Il mondo sembra più ordinato con duepossibilità di genere nettamente separate",ha scritto l'anno scorso una madre delNorth Carolina nel suo blog Pink is for boys."Ma se escludiamo lo spazio intermedionon rappresentiamo con precisione la real-tà. Anzi, rischiamo di tagliare fuori bambinicome mio figlio".

L'autrice del blog si guarda bene dal ri-velare l'identità del figlio. Un atteggiamen-to comune ad altri genitori intervistati perquesto articolo: per quanto vogliano difen-dere quello che rende unici e felici i lorobambini, temono anche di esporli a un rifiu-to. Alcuni hanno cambiato scuola, chiesa eperfino città per cercare di proteggerli.Questo contrasto tra la tentazione di cedereal conformismo e il desiderio di incoraggia-re la libera espressione dei figli è molto sen-tita dai genitori di bambini che differisconodalla norma. Ma le madri e i padri dei cosid-detti "bambini rosa" provano anche un al-tro tipo di ansia: considerata l'importanzadel genere per lo sviluppo dell'identità, te-mono che una decisione sbagliata possadanneggiare il benessere emotivo e la vitasociale dei figli. Il fatto che ci sia ancora un

Page 3: Che male c'è se un bambino si veste da femmina

Le foto di questo articolo sono statescattate nel 2012 durante un weekendper bambini di genere variante orga-nizzato dai genitori negli Stati Uniti

menti delle bambine non conformi allorosesso, invece, non vengono quasi mai stu-diati, anche perché le deviazioni dalla fem-minilità tradizionale sono molto più diffusee accettate. I pochi studi che esistono indi-cano che i "maschiacci" hanno più probabi-lità delle bambine "normali" di diventarebisessuali, lesbiche o mascoline, ma per lamaggior parte diventano donne eteroses-suali.

Insolito ma non innaturaleAlex faceva chiaramente parte di quellapiccola percentuale di bambini che supera-no le barriere del genere. A tre anni insiste-va nel voler tenere le gonne anche dopo lafine delle recite scolastiche. Fingeva di ave-re i capelli lunghi e disegnava bambine inabiti elaborati e chiome fluenti. A quattroanni a volte scoppiava a piangere quando sivedeva allo specchio in pantaloni, dicendoche si sentiva brutto.

Sua madre, preoccupata, aveva comin-ciato a cercare informazioni su internet. Leie Rob avevano trovato molto materiale a

sostegno del loro impulso istintivo di asse-condare piuttosto che reprimere le espres-sioni di genere poco convenzionali del fi-glio. Solo qualche anno fa sarebbe statodifficile trovare un incoraggiamento simile,ma il movimento per i diritti dei gay ha fattomolto per cambiare le cose. Inoltre la mag-giore visibilità delle transessuali, nella vitapubblica e nel mondo dello spettacolo, haaperto le porte a quelli che sono in bilico trai due generi. Anche se non sono accettateda tutti, molti distretti scolastici e ammini-strazioni locali ormai vietano qualsiasi for-ma di discriminazione basata sull'identitàdi genere e la sua espressione.

Gli attivisti del movimento transessualehanno anche fatto pressione perché cam-biasse l'atteggiamento degli psichiatri, cheufficialmente considerano ancora l'ambi-guità di genere dei bambini una malattiamentale. L'American psychiatric associa-tion sta rivedendo la voce "disturbodell'identità di genere nei bambini" per laprossima edizione del Manuale diagnosticoe statistico dei disturbi mentali. Ma la deci-sione di affidare la ricerca al professor Ken-neth Zucker ha suscitato un'ondata di criti-che. Zucker dirige una famosa clinica perl'identità di genere di Toronto ed è il più il-lustre difensore degli interventi convenzio-

nali sulla non conformità sessuale. Invita igenitori a indirizzare i loro figli verso giochi,abiti e compagni conformi alloro genere e ascoraggiare i comportamenti associatiall'altro sesso. Nei suoi articoli Zucker af-ferma che anche se la biologia predisponealcuni bambini a non conformarsi al lorogenere, spesso intervengono anche altri fat-tori, come traumi o disturbi emotivi. Tra lepossibili cause che cita ci sono le madriiperprotettive, i padri affettivamente assen-ti o le madri che odiano gli uomini.

I difensori delle transessuali e i medicipiù aperti sostengono che chiedere ai bam-bini che vivono nello spazio intermedio tradue generi di rinunciare agli interessi tipicidell'altro sesso non fa che accentuare la loroinquietudine. Inoltre, non è affatto dimo-strato che gli interventi terapeutici modifi-chino il loro orientamento o il loro processodi identificazione sessuale. Per i medici chesi oppongono ai trattamenti tradizionali, ilnon conformismo di genere è simile almancinismo: è insolito ma non innaturale.Invece di spingere i bambini a conformarsiai modelli, gli insegnano come reagireall'intolleranza degli altri. E incoraggiano igenitori ad accettare le espressioni di gene-re dei figli, perché gli studi dimostrano chel'appoggio dei genitori contribuisce a vacci-

Internazionale 966 I 14 settembre 2012 39

Page 4: Che male c'è se un bambino si veste da femmina

In copertinanare i bambini atipici dall' ostracismo e dal-la mancanza di autostima.

Non sappiamo quanti genitori scelgonoquesta strategia. Ma da qualche anno, al-meno in Europa e negli Stati Uniti, il model-lo tradizionale viene sempre più contestato,nelle pubblicazioni mediche, dai professio-nisti e dagli stessi genitori. "Il clima è cam-biato", dice Edgardo Menvielle, che dirigeuno dei pochi programmi mondiali sui gio-vani che non si conformano alloro generepresso il Children' s national medical centerdi Washington. "Molti genitori non si rivol-gono neanche più ai medici. Cercano suinternet. E molto spesso decidono che co-stringere il figlio a conformarsi ai modelli digenere danneggerebbe la sua autostima, eio sono d'accordo. Direi addirittura che èimmorale dire a un bambino: 'Questo è ilgenere a cui devi appartenere'''.

A Washington, Menvielle gestisce ungruppo di sostegno per genitori che ha fon-dato con la psicoterapeuta Catherine Tuerk.Quando il figlio di Catherine era bambino,una trentina di anni fa, uno psichiatra le dis-se di tenerlo lontano dalle bambine e dailoro giocattoli e di incoraggiare in lui uncomportamento aggressivo. Così il bambi-no venne iscritto a corsi di karate e di calcioe portato dallo psicanalista quattro voltealla settimana per anni. Diventò depresso erabbioso. A 21anni disse ai genitori che eragay. Con il passare del tempo, i genitori sisono resi contro di avergli involontariamen-te fatto violenza e Catherine si è impegnataad aiutare altri genitori a non commetterelo stesso errore.

nvestito color lavandaSusan ha trovato il nome di Catherine suinternet una delle prime volte in cui Alex leha chiesto di mettere un vestito da femminaper andare all'asilo. Dopo averle parlato alungo al telefono, ha comprato al figlio alcu-ni vestitini. Spesso la gente per strada scam-biava Alex per una bambina e lui si irritavamolto. "Non sopporto quando mi scambia-no per una bambina", ha detto una volta allababysitter. Quando i genitori gli hannochiesto se voleva che si riferissero a lui conil pronome "lei", ha risposto: "No, sono an-cora un lui".

Susan e Rob hanno cominciato a chie-dersi se prima o poi Alex sarebbe diventatotransessuale. Sapevano che si possono pre-scrivere ai bambini ormoni che bloccano lapubertà in vista di un passaggio all' altro ses-so. Gli ormoni non solo rimandano il pro-blema ma risparmiano agli adolescentil'angoscia di sviluppare tratti sessuali se-condari che sentono sbagliati per il loro cor-

40 Internazionale 966 I 14 settembre 2012

po. Perfino Zucker è favorevole all'uso degliormoni nei casi di adolescenti che voglionopassare al sesso opposto, perché è semprepiù dimostrato che sono il modo miglioreper farli sentire meno infelici. Ma molti sichiedono se un adolescente sia abbastanzamaturo per fare una scelta che gli cambia lavita, soprattutto perché nessuno conoscegli effetti a lungo termine di quei farmaci.

Susan ha cominciato a considerare an-che quella possibilità per Alex. Il bambino siera fissato su un particolare vestito color la-vanda e andava in crisi ogni volta che lei lolavava. Allarmati, Susan e Rob hanno deci-so di lasciargli mettere quel vestito solo ilmartedì e il sabato, dicendogli che non po-tevano lavarlo più spesso. Il vero motivo era

"Perché mai qualcunodovrebbe volerappartenere al sessopiù debole?"più complicato. Tanto per cominciare, nonavevano il coraggio di portarlo fuori ognigiorno vestito da bambina, e di affrontare leallusioni e i giudizi della gente. In secondoluogo, si erano accorti che, a seconda dellostato d'animo e di come era vestito, Alex sicomportava in modo molto diverso. Anchese continuavano a comprargli giocattoli perentrambi i sessi, speravano che passare piùtempo vestito da maschietto lo avrebbe fat-to sentire meno a disagio davanti alle aspet-tative sociali legate al suo sesso biologico,dato che probabilmente da adulto si sareb-be identificato con il genere maschile.

Tuttavia era difficile non chiedersi cosaintendeva dire Alex quando dichiarava disentirsi "un bambino" o una"bambina". Quando si compor-tava da "bambina" era perché glipiacevano certe cose e quindipensava che doveva essere unabambina? O in quei momenti "sisentiva" una bambina e rafforzavaquell'identità scegliendo giochi, abiti e mo-di di muoversi che la cultura generalmenteattribuisce alle bambine? Qualunque fosseil motivo, la fissazione per certi vestiti erapoi diversa da quella di tante bambine cheinsistono nel volersi mettere un vestito an-che quando è poco pratico? O di certe altreche odiano i vestitini?

Nessuno sa perché la maggior parte deibambini si adatta facilmente ai ruoli di ge-nere che gli vengono assegnati, mentre altrino. Forse dipende dai livelli ormonali. Unapossibile indicazione ce la dà una rara ma-

lattia genetica chiamata iperplasia surrena-le congenita (anche conosciuta con la siglaCah). Questa malattia produce un alto li-vello di androgeni, compreso il testostero-ne, all'inizio della gestazione, e può dareorigine a genitali simili a quelli maschili an-che in quelle che geneticamente sarebberofemmine. Queste bambine di solito vengo-no cresciute come tali e assumono ormoniper diventare più femminili, ma alcuni stu-di hanno dimostrato che sono più attive eaggressive delle coetanee, preferisconogiocare con macchinine e costruzioni escelgono compagni maschi. Anche se lamaggior parte di loro alla fine sarà eteroses-suale, è più probabile che diventino lesbicheo bisessuali rispetto alle donne che nonhanno assimilato androgeni prima della na-scita.

Anche la genetica può influire sul-l'espressione di genere. Alcuni ricercatorihanno confrontato il comportamento digemelli omozigoti (che hanno il 100 percento dei geni in comune) e di gemelli ete-rozigoti (che ne hanno in comune solo il 50

per cento). Lo studio più ampio è stato con-dotto nel 2006 nei Paesi Bassi su i.arnilagemelli di sette anni e 8.500 di dieci anni, eha concluso che i geni influiscono al zo percento sui comportamenti atipici in entram-bi i sessi. Quello che viene ereditato, tutta-via, è ancora poco chiaro: specifiche prefe-renze di comportamento, la tendenza a so-cializzare con l'altro sesso, l'impulso a rifiu-tare i limiti che gli vengono imposti?

Per quanto la biologia possa influire, leespressioni della virilità o della femminilitàsono legate alle culture e ai periodi storici.Nell'ottocento sia i bambini sia le bambineindossavano spesso vestiti e portavano i ca-pelli lunghi fino a sette anni. I colori degli

abiti non dipendevano dal sesso.Il rosa era considerato un coloreforte, e quindi mascolino, e l'az-zurro un colore delicato e femmi-nile. I vestiti per bambini di en-trambi i sessi erano decorati con

pizzi, balze, fiori e gattini. Tutto questo ècambiato all'inizio del novecento, scrive [oPaoletti, docente di studi americani all'uni-versità del Maryland e autrice del libro Pinkand blue: tellingthe boysfrom thegirls inAme-rica. In quel periodo alcuni psicologi aveva-no cominciato a sostenere che i bambiniche si identificavano troppo con le madrisarebbero diventati omosessuali. Neglistessi anni le suffragette lottavano per i di-ritti delle donne. Per reazione a questi mi-nacciosi cambiamenti sociali, l'abbiglia-mento si differenziò per distinguere i bam-bini dalle madri e dalle donne in generale.

Page 5: Che male c'è se un bambino si veste da femmina

Negli anni quaranta del novecento, dai ve-stiti dei maschietti era stata eliminata qual-siasi forma di decorazione. E anche lo spet-tro dei colori si era ridotto.

Nel frattempo le donne avevano comin-ciato a portare i pantaloni, a lavorare fuoricasa e a praticare una più ampia gamma disport. Sfere di attività che prima eranoesclusivamente maschili diventarono terri-tori neutrali, soprattutto per le preadole-scenti, e l'idea che una bambina si compor-tasse "come un maschio" non fu più consi-derata disdicevole. Uno studio pubblicatonel1998 dalla rivista accademica Sex Rolesha dimostrato che il46 per cento delle don-ne anziane, il 69 per cento di quelle nate neldopoguerra e il 77 per cento di quelle dellaGenerazione X (cioè nate tra il 1965 e il1980) da piccole erano state maschiacci.

Oggi si tende a eludere le convenzioni digenere anche nella scelta dei nomi: quelliche un tempo erano considerati decisarnen-te maschili, vengono dati anche alle bambi-ne. Ma il contrario non succede quasi mai. Equesto perché le ragazze acquistano presti-gio se si comportano come ragazzi, mentreper i ragazzi è disdicevole anche avere unminimo tocco di femminilità. "Un uomo hamolti più privilegi nella nostra società", diceDiane Ehrensaft, una psicologa dell'univer-

sità della California a San Francisco."Quando un bambino vuole comportarsicome una bambina, inconsciamente la cosaci sconvolge. Perché mai qualcuno dovreb-be voler appartenere al sesso più debole?".Quando si tratta di un bambino, invece, èsette volte più probabile che sia indirizzatoa una clinica specializzata per una valuta-zione psicologica, anche se si limita a desi-derare una Barbie per Natale.

Bloccato a metàIn alcune culture esistono categorie specifi-che per le persone che non si adattano alleconvenzioni del loro sesso. A Samoa i ma-schi biologici che aSSW11onoatteggiamentifemminili sono accettati e considerati ap-partenenti a un terzo sesso, chiamato fa::Zfa-fine. Negli Stati Uniti alcune delle personeche occupano lo "spazio intermedio" si de-finiscono "genderqueer", ma non è ancoraun concetto culturalmente consolidato.

"Le persone usano le distinzioni di ge-nere per capire meglio il mondo, per mette-re un po' di ordine nel caos", dice [ean Mal-pas, che dirige il Gender and family projectdell'Ackerman institute di Manhattan. "Èsempre stato un modo per misurare il pro-prio benessere psicologico: 'Sei adattato? Osei fuori posto?'. Categorie sociali come uo-

me/donna, bambino/bambina sono fonda-mentali, e quando un individuo le sfida 01-trepassandone i confini, all'inizio la cosa èmolto disorientante. È come se mettesse indiscussione la legge di gravità".

Così è stato per Moriko e suo marito, chehanno faticato per anni a capire perché illoro bambino era attratto dagli abiti femmi-nili anche se questo lo rendeva un emargi-nato. "Mi dispiaceva, ed ero spaventata,molto spaventata", dice Moriko. "Questogenere di cose non lo trovi in libri come Checosa aspettarsi quando si aspetta. Non sapevoche fare, che pensare o che sarebbe succes-so". Moriko e suo marito hanno portato ilfiglio di sette anni da una psicologa di NewYork, sperando di trovare aiuto. La terapeu-ta, invece, ha attribuito a loro la colpa dellafemminilità del bambino, dicendo che Mo-riko era troppo distaccata e suo marito trop-po assente. Gli ha consigliato di far sparirele bambole e le gonne e di trovare al figliodegli amichetti maschi. Ma il bambino con-tinuava a essere infelice, e alla fine hannorespinto le conclusioni dell'analista. "Nonpoteva essere il sistema giusto", dice Mori-ko. "Stavamo soffrendo tutti".

Moriko e un'altra madre hanno avviatoun gruppo di sostegno per le famiglie chevolevano accettare, e non cambiare, le

Internazionale 966 I 14 settembre 2012 41

Page 6: Che male c'è se un bambino si veste da femmina

In copertinaespressioni di genere non convenzionali deifigli. Offrivano ai genitori una stanza in cuiparlare mentre i bambini giocavano inun'altra. Oggi il gruppo è formato da più diventi famiglie. Alcuni bambini prendonofarmaci per bloccare gli ormoni. Altri si so-no rivelati gay. Il figlio di Moriko oscilla an-cora.

Tra poco frequenterà la terza media. Haquasi esclusivamente amiche, e si veste co-me loro: jeans aderenti, eyeliner nero sugliocchi, lucidalabbra e magliette che scopro-no le spalle (Moriko gli fa mettere sotto unacanottiera). Quando gli insegnanti gli han-no chiesto che pronome dovevano usareper lui, ha scelto quello maschile. Ma nonvuole essere definito un ragazzo né una ra-gazza. .

"È bloccato a metà", dice Moriko. "I pie-di gli stanno crescendo, la voce si sta spez-zando. Non vuole prendere i farmaci". So-spira e comincia a piangere. "Il suo analistami ha detto: 'So che vivete in questa confu-sione di generi da molto tempo, e capiscoquanto sia frustrante, ma per ora non vuoleessere incasellato'. Non voglio etichettarloa tutti i costi, ma è difficile non chiedersi

" \' ,cos e, se non e ne un ragazzo ne una ragaz-za. So che devo essere paziente, ma a voltemi sento quasi in ostaggio, perché comemadre è mio compito aiutarlo a essere quel-lo che vuole essere e non posso farlo se nonlo sa neanche lui".

Le Barbie di NickLa non conformità sessuale è un argomentodelicato, e i genitori che la esaltano nei lorofigli spesso sono giudicati male. Quando laditta produttrice di articoli di abbigliamen-to J. Crewpubblicò un annuncio in cui la suapresidente dipingeva le unghie dei piedi alfiglio con uno smalto rosa shocking, e lascritta: "Per fortuna mi è capitato un figlioche adora il rosa", un commentatore disseche "dietro la facciata di una politicadell'identità aperta e liberale", in realtà sta-va sfruttando il figlio. Poi ci sono stati KathyWitterick e David Stocker, la coppia di To-ronto che è finita sotto i riflettori quando siè diffusa la voce che non avrebbe rivelato ilsesso del bambino appena nato perché vo-leva liberarlo dai condizionamenti di gene-re. L'idea gli era venuta dal primo figlio,Jazz, un bambino di sei anni che da tre insi-steva per scegliere i vestiti nei negozi perbambine.

"Non ho messo al mondo i miei figli percontestare il concetto di genere", mi ha det-to Witterick. "Ma avevo abbastanza espe-rienza della vita per sapere che il modo incui costruiamo l'idea di mascolinità co-

42 Internazionale 966 I 14 settembre 2012

"[osel Sei un bambino, non una bSei un maschio!", e poi è scoppiato agere. [ose è scivolato giù dal letto, si ecinato al padre in lacrime e gli ha ato la testa. "Non sapevo come deveportarsi il padre di una bambina neldi un bambino", ha ricordato qualchepofa.

Anthonye sua moglie, che vivono aYork, hanno trovato un gruppo di ssu internet e si sono rivolti a uno psi .che gli ha consigliato di lasciar giocarecon quello che preferisce. Per trovcompromesso terapeutico, ha sugg .lasciargli indossare quello che vuoledo è in casa, ma di impedirgli di farlo inblico per evitare di essere preso inL'estate dopo la fine dell'asilo Anthpartecipato a un ritiro per bambiniinsieme a [ose ed è rimasto profoncolpito. Da allora lui e sua moglie fannote di un gruppo di sostegno e hanno iIose a una prestigiosa scuola di ballettve si è rivelato bravissimo. Anthony eglioso del suo talento.

po a scuola ha annunciato: "Nick gioca con Oggi [ose ha quasi nove anni. Glile bambole". "Mi hanno guardato tutti", mi ciono le costruzioni e i cartoni anima .ha raccontato Nick. "Avrei voluto urlare, ma gli eroi che combattono i criminali e glia scuola non si urla. Perciò ho detto che non ni cattivi. Chiede raramente di mettereera vero. Ma nessuno mi ha creduto". È ri- vestito ed è contento di essere un b,ama ••masto in silenzio per un po', tutto concen- ma gioca ancora con le bambole. Antrato sul ricciolo impertinente di t si è tranquillizzato, mauna Barbie. "Era mio amico. La '" che gli dà ancora fastidio OUiIDI.

cosa più brutta è che era mio arni- suo figlio si muove o parla inco". Nessuno è più andato a gio- 6)0 do teatrale, e non sa benecare da lui. Ellen è profondamen- Si è scusato con [ose. "Glite convinta che suo figlio non do- " .. :~: to: 'Non avevo capito. onvrebbe vergognarsi di quello che è. Ma ha scevo nessuno come te, perciò mi ci ècomunque paura di essere evitata dagli al- un po' di tempo per abituarmi. Mi d·isP_etri: "A scuola partecipo alle riunioni, mi of- molto'. E più di una volta miha rispfra come volontaria per le attività extrasco- perdono'".lastiche, ma è difficile non chiedersi se allenostre spalle ridono di me e di mio figlio".

Per altri genitori il disagio è ancora mag-giore. Quando Jose era piccolo, suo padreAnthony accettava la sua fluidità sessuale,accettando perfino di giocare "all'istituto dibellezza". Ma quando ha cominciato a cre-scere ed è apparso chiaro che la sua non erauna fase di passaggio, Anthony si è allonta-nato dal figlio, che si definiva un "bambino-bambina". Anche se cercava di nasconder-lo, moriva d'imbarazzo quando vedeva [osearrivare con il vestitino a fiori di un'ami-chetta o con una parrucca. A volte, quandoil bambino giocava, Anthony scappava via.Altre volte discuteva con lui. Se [ose uscivadi casa con una Barbie, lo sgridava: "Deviportartela sempre dietro?". Una volta,quando il figlio aveva tre anni e voleva met-tere i vestiti tutti i giorni, lo ha implorato:

stringe gli uomini o a diventare vittime,perché non sono abbastanza virili, o a di-ventare torturatori, perché lo sono. Ammet-to che la prima volta che in un negozio Jazzha scelto un vestito da bambina non sapevoche fare. Ho cominciato a sudare".

Ellen R. e suo figlio Nick di dieci annivivono in un piccolo paese del New [ersey,Certi pomeriggi Nick passa ore a disegnarevestiti per le sue trentasei Barbie, o a farliper se stesso e per le sue bambole usandostoffa, nastri ed elastici. Per un po' Nick èriuscito a tenere nascosto questo suo inte-resse. Ma un giorno, quando era in secondaelementare, un amico è passato a casa suasenza preavviso e ha visto le Barbie sparsenel soggiorno. È scappato via e il giorno do-

"Continuano achiedermi: sei unmaschio o unafemmina?"

Quello che sonoOggi gli uomini e i ragazzi hanno piùbilità di vestirsi e di comportarsi inmeno convenzionalmente virile. Teterosessuali i capelli lunghi e certicollane e orecchini sono quasi d'oalmeno in alcuni ambienti. Molti uodepilano le sopracciglia, si fanno farenicure e portano indumenti rosa.cambiamenti hanno offerto ai ragazzisfidano le norme di genere la passidare meno nell' occhio.

[ames, per esempio, è un ragazzoanni che dai cinque ai dieci ha popelli lunghi e abiti femminili, tanto dare spesso scambiato per una bQuando è arrivato in quinta elemperò, ha abbandonato gli abiti feUn anno dopo ci teneva a essere co

Page 7: Che male c'è se un bambino si veste da femmina

maschio e ha ordinato ai genitori diparlare mai del suo passato davanti agli. Èaltounmetroeottantaehalavoce

Ha ancora i capelli sulle spalle e sile punte di rosa. Quandoècongli ami-

con i videogame e crea cartoni ani-digitali. Quando è con le amiche reci-

tte la parrucca e parla con una voceacuta. Si spazzolano i capelli a vicenda e

trecciano.un caffè vicino alla loro casa di Cam-, suo padre mi ha detto che all'inizio

to di scoraggiare James dal portareemminili in pubblico, per proteggere

oltre che suo figlio. Ma il suo imba-si è trasformato da tempo in orgoglio.to coraggioso", mi ha detto. "Ho im-molto da lui. Quando ero al college

.edevo perché i gay non si comportas-in modo più virile per evitare di essere. in giro. Lo trovavo ingiusto, ma pensa-

. te lo cerchi. Adesso so che è sbaglia-es mi ha fatto capire che questo at-ento fa parte della sua identità, non

cosa che puoi mettere o togliere. Eeun problema loro se noi ci sentiamo a. "

giorno della scorsa primavera sonoin un parco giochi con un bambinoanni di nome P.J.Un nastro rosa co-

di farfalle scintillanti teneva i suoiioli neri, che di tanto in tanto scuo-tralmente. Portava un casco da bici-

a forma di scheletro, una maglietta

dei Pokemon azzurra, pantaloni a strisceneri e rosa, una felpa color fucsia e una col-lana fatta di cuori iridescenti. Mentre lui eun amico giocavano felici a rincorrersi nelparco, altri bambini si sono uniti a loro.

Dopo aver giocato per una mezz' ora, sisono fermati per riprendere fiato e final-mente si sono presentati. Una bambina didieci anni ha spalancato gli occhi. Si è rivol-ta a me, l'adulto più a portata di mano, e miha chiesto: "Lo sapeva che lei è un lui?". Sì,ho detto. Sicura che non avessi capito bene,mi ha indicato P.J.che era accanto a lei. "No!Leièunlui!".

I genitori di P.J.gli permettono di vestirsida bambina in pubblico, ma lui lo fa conmolto giudizio per non essere preso troppoin giro. A scuola gli hanno detto che puòmettersi qualsiasi cosa tranne un vestito,come se un vestito facesse più effetto di tut-te quelle cose rosa e luccicanti. P.J. mi hadetto che porta magliette "da bambina" (fa-cendo il segno delle virgolette con la mano)tre giorni alla settimana e magliette da ma-schio gli altri due. Sceglie quasi semprepantaloni rosa o viola. Nonostante i suoi ge-nitori abbiano pagato un corso di mezzagiornata sulla diversità di genere per il per-sonale della scuola, sull'autobus o durantela ricreazione qualcuno lo prende ancora ingiro. "Continuanoachiedermi" (e qui passaa una voce piagnucolosa): '''Sei un maschioo una femmina? Non me lo ricordo'. E poi ilgiorno dopo me lo chiedono di nuovo. Non

possono essersene dimenticati. Lo fannoper cattiveria. Dicono che 'mi dovrei taglia-re i capelli perché sembro una bambina esembrare una femmina è sbagliato".

Nel videogioco preferito di P.J., Glory oJHeracles, c'è un personaggio ambiguo chelui descrive come una ragazza che vuole es-sere un ragazzo.

"Anche tu ti senti così?", gli chied~ ungiorno a casa sua.

"No, non voglio essere una ragazza", ri-sponde mentre si guarda allo specchio dellasua stanza assumendo la posa di una mo-della di Cosmopolitan. "Voglio solo vestir-mi da ragazza".

"Perché vuoi essere un maschio e nonuna femmina?".

Mi guarda come se fossi scema. "Perchévoglio essere quello che sono!".

Per spiegarrni meglio, mi racconta di uncompagno di classe fanatico del calcio."Viene a scuola tutti i giorni con la magliet-ta della sua squadra e ipantaloni della tuta",dice, "ma questo non significa che è un gio-catore professionista".

Verso la fine della prima settimanad'asilo, Alex si era presentato in classe conun paio di calzini rosa acceso. Un compa-gno l'aveva subito provocato: "Sei una fem-mina?". Alex aveva raccontato ai genitoriche c'era rimasto così male che non era ne-anche riuscito a rispondere. Per solidarietàsuo padre si era comprato un paio di scarpeda ginnastica rosa da mettere quando loaccompagnava a scuola. Anche la maestradi Alex era intervenuta. Parlando con ibambini, aveva accennato al fatto che alcu-ni suoi amici portavano lo smalto e gli orec-chini. Aveva detto anche che quando erabambina le piacevano le scarpe da ma-schio. Questo significava che era un ma-schio? Avrebbero dovuto vietargliele? Sa-rebbe stato giusto ridere di lei? Tutti aveva-no scosso la testa. Poi aveva detto che moltotempo fa le bambine non potevano portarei pantaloni, e un paio di loro avevano spa-lancato gli occhi. "Immaginate che signifi-ca non poter portare i pantaloni quandovorreste? Se lo voleste veramente e qualcu-no vi dicesse che non potete perché sietebambine? Sarebbe terribile!". Da quel mo-mento i compagni avevano smesso di farecommenti su Alex.

Lui ci ha messo un po' per ritrovare il co-raggio. Poi, una volta alla settimana, ha ri-cominciato a mettersi i calzini rosa e le scar-pe con i lustrini per andare all'asilo .• bt

L'AUTRICE

Ruth Padawer insegna alla scuola digiornalismo della Columbia university.

Internazionale 966 I 14 settembre 2012 43