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che cos’è?la demenza è una sindrome cerebrale degenerativa progressiva che colpisce la memoria, il pensiero, il comportamento e le emozioni

si manifesta con un’incompetenza a far fronte alle esigenze comuni e mutevoli della vita quotidiana e

provoca una diminuzione della capacità di mantenimento della vita di relazione

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Quando la perdita delle funzioni cognitive coinvolge la memoria e le altre funzioni (parlare, muoversi, pensare e ragionare, riconoscere ed orientarsi) ed è così severa da

interferire con in modo significativo con le attività lavorative, sociali, relazionali e con la qualità della vita in presenza di un normale stato di coscienza, si può parlare di

demenza

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le demenze rappresentano la QUARTA causa di morte negli ultrasessantacinquenni dei paesi occidentali

la prevalenza della malattia aumenta con l'età, ed è maggiore nel sesso femminile,

soprattutto per la Malattia di Alzheimer

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Definizione di demenza

1. compromissione globale e progressiva delle funzioni cognitive

2. incapacitá di far fronte alle richieste della vita quotidiana

3. difficoltá nel controllo delle reazioni emotiva

4. conseguente riduzione delle competenze dell'individuo nella sfera sociale, lavorativa e personale

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Prevalenza della demenza

La prevalenza della demenza è andata recentemente incontro ad un notevole aumento, a seguito dell’incremento dell’età media di sopravvivenza nella popolazione generale.

La condizione è molto rara prima dei 65 anni e diviene progressivamente più frequente dopo tale età

interessa circa il 50% della popolazione al di sopra degli 85 anni

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Prevalenze

Con l’età la prevalenza aumenta quasi esponenzialmente:

meno dell'1% dei < 65 anni

1.2% tra i 65 e i 69 anni

3.5% fra 70 e 74 anni

più del 20% fra 80 e 84 anni

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frequenzademenza di Alzheimer 50-60%

demenza vascolare 10-20%

demenza a corpi di Lewy 7-25%

malattia di Pick e demenza fronto-temporale

2-9%

demenza mista (malattia di Alzheimer + demenza vascolare)

5-15%

demenze reversibili 5-20%

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Cause di demenza

Forme primarie o degenerative:

Demenza di Alzheimer Malattia di Pick Malattia di Parkinson Malattia di Levy Corea di Huntington

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Cause di demenza

Forme secondarie:

1. Demenze vascolari

2. Malattie infettive e/o infiammatorie Ascessi cerebrali Meningite batterica e fungina Encefalite HIV

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Cause di demenza

Forme secondarie:

3.Intossicazioni:

Metalli pesanti Monossido di carbonio farmaci

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Cause di demenza

Forme secondarie:4.Tumori endocranici

5.Disordini metabolici e disendocrini Uremia e dialisi Epatopatie Ipoglicemia cronica Morbo di Wilson (accumulo di rame)

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Cause di demenza

6.Carenze alimentari e vitaminiche

Sindrome di Wernicke-Korsakoff (carenza di tiamina)

Pellagra (carenza di vit B, soprattutto PP)

Deficit di vitamina B12 e folati

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Cause di demenza

7.Traumi

Traumi cranici aperti o chiusiTraumatismi cranici dei pugiliEmatoma subdurale cronico

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Forme cliniche-semeiologiche di demenza

Da un punto di vista clinico, si è soliti suddividere le demenze in:

sottocorticali

corticali

(Denes e Pizzamiglio, 1991; Absher e Cummings, 1994; Cummings e Benson, 1992).

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Forme cliniche-semeiologiche di demenza

Le forme sottocorticali sono caratterizzate da:

compromissione della memoria e delle altre funzioni cognitive

disturbi del comportamento labilità emotiva bradipsichismo (rallentamento dei processi

mentali) e lentezza nell’iniziare ed eseguire movimenti

precoce comparsa di segni e sintomi neurologici

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Forme cliniche-semeiologiche di demenza

Le forme corticali sono caratterizzate da:

compromissione più graduale della memoria e delle altre funzioni cognitive

tardiva comparsa di disturbi comportamentali e segni neurologici.

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Demenze corticali

Demenza nella malattia di Alzheimer (MA)

Demenza fronto-temporale (DFT)Demenza nella malattia di Creutzfeld-

Jacob (MCJ)

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Malattia di Alzheimer (AD)

processo degenerativo cerebrale che provoca un declino progressivo e globale delle funzioni intellettive associato ad un deterioramento della personalità e della vita di relazione

progressivamente viene perduta l’autonomia nell’esecuzione degli atti quotidiani della vita e diventa completamente dipendente dagli altri

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malattia di Alzheimer (AD)

colpisce ciascuno in modo differente, il suo impatto dipende dalle caratteristiche individuali preesistenti(personalità, condizioni fisiche e stile di vita)

la causa è sconosciuta e non esiste un trattamento curativo, tuttavia si stanno conducendo ricerche per preparare dei farmaci in grado di ridurne i sintomi

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Decorso

durata media di 8-10 anni

variazioni importanti nel tempo, con il susseguirsi e il sovrapporsi di modificazioni delle prestazioni cognitive, del quadro funzionale e comportamentale, con la comparsa di problemi neurologici o somatici

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Prima fase (demenza lieve)

La memoria incomincia a svanire (demenza lieve) soprattutto per gli eventi recenti.

Con l'avanzare della malattia anche la memoria remota viene invariabilmente persa ed il paziente è incapace persino di riconoscere i propri familiari

Ripetitività, tendenza a perdersi in ambienti nuovi, dimenticare gli impegni, disorientamento nel tempo

Pensiero impoverito con ridotta capacità di ragionamento logico e concettualizzazione, diminuzione della capacità di giudizio, incapacità di affrontare e risolvere problemi anche semplici relativi ai rapporti interpersonali o familiari

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Prima fase (demenza lieve)

Progressiva incapacità a svolgere compiti prima familiariApatia: il paziente perde interesse per l'ambiente e per gli altri, richiudendosi in se stesso

Labilità emotiva e mutamento della personalitàSpesso vengono esagerati i caratteri premorbosi della personalità, quali atteggiamenti ossessivi o compulsivi, aggressività, paranoia.

In altri casi, mutamento della personalità, per cui persone solitamente controllate e misurate diventano impulsive, intrattabili ed a volte anche violente

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Prima fase (demenza lieve)

In alcuni casi: difficoltà nel linguaggio (afasia, con difficoltà a dire i nomi delle parole, anche le più semplici) o con difficoltà visuo-spaziali

Può comparire precocemente un'aprassia: difficoltà nell’uso di strumenti o nell’abbigliamento

Fase più facilmente evidenziata in pazienti giovani o che lavorano ancora, può sfuggire in pazienti anziani o che non svolgono compiti impegnativi da un punto di vista intellettivo

In questa fase il paziente è generalmente gestito dalla famiglia e sono i familiari stessi che notano per primi un comportamento "strano"

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Seconda fase (demenza moderata)

Grave deterioramento intellettivo non più attribuibile al normale invecchiamento

La persona diventa incapace di apprendere nuove informazioni, spesso si perde, anche in ambienti a lui familiari

La memoria remota è compromessa, anche se non totalmente persa, si aggravano i disturbi della memoria di eventi recenti o nomi delle persone, che vengono confusi o dimenticati; anche per questo vengono poste domande in maniera ripetitiva

A rischio di cadute, può richiedere assistenza nelle attività di base della vita quotidiana; generalmente è in grado di deambulare autonomamenteCompleto disorientamento spazio-temporale

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Seconda fase (demenza moderata)

La persona può non essere più in grado di cucinare, di fare la spesa, di pulire la casa e di badare a se stessa.

Si aggravano i disturbi del linguaggio

Disturbi comportamentali: aggressività, agitazione, nervosismo, scatti d’ira, ansia e apatia, comportamenti strani o imbarazzanti

Può insorgere vagabondaggio (wandering): la persona si può perdere nel quartiere o disorientare in casa

Possono comparire disturbi del sonno (insonnia, alterazione del ritmo sonno-veglia)

Possono presentarsi allucinazioni o deliri

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Terza fase (demenza grave)

Totale dipendenza e inattivitàMemoria a breve e lungo termine totalmente perseCompaiono incontinenza urinaria e fecale

Grosse difficoltà a riconoscere parenti amici ed oggetti notiDifficoltà a capire o interpretare gli eventi

Incapacità a riconoscere i percorsi interni alla propria casa, difficoltà a camminare/spostarsiDifficoltà ad alimentarsi, problemi di nutrizione (può essere necessaria alimentazione artificiale) Elevato rischio di: malnutrizione, disidratazione, malattie infettive (soprattutto polmoniti), fratture, piaghe da decubito

Nelle fasi terminali: frequenti complicanze infettive, soprattutto broncopolmonari, che costituiscono la causa più frequente di morte

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Demenza nella malattia di Alzheimer: Lesioni degenerative caratteristiche

Dal punto di vista anatomopatologico, si caratterizza come un processo di progressiva atrofia degenerativa. Le lesioni caratteristiche sono denominate placche senili e degenerazione neurofibrillare. Le placche senili hanno sede extracellulare, coinvolgono i processi neuronali e sono costituite da un nucleo di -amiloide circondato da detriti cellulari e processi neuronali degenerati e da reazione microgliale. Si riscontra spesso al centro di tali formazioni alluminio precipitato, ma non è chiaro se ciò sia il risultato di artefatti della colorazione dei preparati anatomici. Le placche sono localizzate prevalentemente nelle zone ricche di terminazioni colinergiche dell’ippocampo e della corteccia, nonchè nell’amigdala.

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Demenza nella malattia di Alzheimer: Lesioni degenerative caratteristiche

La degenerazione neurofibrillare consiste nella comparsa nel citoplasma dei neuroni (in particolare delle cellule piramidali della corteccia) di filamenti a doppia elica di proteina tau (un costituente dei microtubuli) in uno stato di abnorme fosforilazione.

Viene ipotizzato che l’esposizione ai precursori della -amiloide della proteina tau determini l’abnorme fosforilazione di quest’ultima, che quindi forma i filamenti elicoidali caratteristici.

Questo tipo di degenerazione si riscontra nell’ippocampo, nelle aree frontali, temporali e parietali della corteccia (sono risparmiate le aree sensoriali primarie) e nei nuclei colinergici telencefalici (nuclei del setto e di Meynert).

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Demenza nella malattia di Alzheimer: Ipotesi patogenetiche

E’ stato ipotizzato che in una piccola percentuale di casi (circa il 10% delle famiglie studiate) sia in causa una trasmissione genetica di tipo autosomico dominante, con penetrazione completa intorno ai 90 anni di età. Sono stati identificati alcuni geni che sembrano essere legati al maggiore rischio di MA:

per le forme ad esordio precoce sembrano essere in causa geni localizzati sul cromosoma 21, responsabili della sintesi di amiloide

per quelle ad esordio tardivo geni situati sul cromosoma 19 coinvolto nella sintesi dell’apolipoproteina-E4 (riscontrata in alte concentrazioni nelle caratteristiche lesioni, che potrebbe legarsi alla -amiloide e farla precipitare).

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Demenza nella malattia di Alzheimer: Ipotesi patogenetiche

Per le forme sporadiche di MA, un fattore di rischio riconosciuto è rappresentato da un'anamnesi positiva di traumi cranici.

Altri fattori noti di rischio includono una storia di ipotiroidismo e di depressione.

Il livello di scolarità è risultato inversamente correlato alla frequenza di MA in molti studi. Questo dato ha indotto i ricercatori ad ipotizzare un ruolo protettivo, nei confronti della demenza, di un’ampia "riserva cerebrale", cioè di livelli di ridondanza e plasticità delle strutture cerebrali tali da permettere ampi compensi e riorganizzazioni.

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DEMENZA FRONTO-TEMPORALE:QUADRI CLINICI

La DFT insorge generalmente nel presenio (prima dei 65 anni).

Essa ha una frequente familiarità (il 50% dei pazienti presenta un familiare con la stessa patologia) e una rapida progressione (si stima intorno agli otto anni la sopravvivenza media).

Si distinguono due varianti di DFT, la demenza temporale e quella frontale.

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Demenza fronto-temporale:Quadri clinici

DEMENZA TEMPORALE (denominata in passato ‘Malattia di Pick’): il quadro clinico è caratterizzato da:

una progressiva e relativamente isolata compromissione della memoria semantica (‘demenza semantica’), con conseguente compromissione della componente semantica del linguaggio.

Pertanto, i sintomi più frequenti sono rappresentati da anomia, impoverimento del vocabolario, compromissione della comprensione di singole parole, di concetti e della capacità di categorizzazione.

La memoria autobiografica, quella episodica e l’apprendimento di materiale non verbale sono relativamente integri, almeno nelle fasi iniziali.

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Demenza fronto-temporale:Quadri clinici

DEMENZA FRONTALE: il quadro clinico è caratterizzato prevalentemente da alterazioni del carattere e del comportamento, ad esordio insidioso.

I sintomi più frequenti sono rappresentati da: perdita dell’insight, disinibizione, irrequietezza, distraibilità, labilità emotiva, indifferenza verso gli altri, riduzione delle capacità di pianificare, impulsività, isolamento sociale, apatia, scarsa cura di sé, stereotipie verbali, ecolalia, perseverazione (verbale o motoria).

La comparsa di allucinazioni e deliri è poco frequente. Le caratteristiche cliniche e l’esordio insidioso rendono la diagnosi particolarmente difficile, in particolare nelle fasi iniziali della malattia. Spesso, infatti, viene posta una diagnosi psichiatrica prima che venga fatta diagnosi di demenza frontale.

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Demenza fronto-temporale:Caratteristiche anatomopatologiche

Tipica localizzazione del danno degenerativo atrofico (temporale o frontale).

Studi recenti hanno riportato che le inclusioni citoplasmatiche argentofile (corpi di Pick), considerate in passato alterazioni tipiche della demenza temporale, sono presenti solo in una piccola percentuale di pazienti con DFT, mentre nella maggior parte dei casi sono presenti alterazioni aspecifiche di tipo atrofico, sclerotico o spongiforme.

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Demenza nella malattia di Creutzfeld-Jacob

La MCJ è un’encefalopatia degenerativa di natura virale che causa demenza, convulsioni e morte in alcuni anni. La natura virale è stata dimostrata attraverso la trasmissione della malattia ai primati (con l’inoculazione di materiale cerebrale proveniente da pazienti nell’encefalo dello scimpanzè), ma non sono stati identificati gli acidi nucleici del virus lento ipotizzato. L’infezione ha un periodo di incubazione molto lungo, di circa un anno.La malattia esordisce in genere dopo i 60 anni ed è nella maggior parte dei casi rapidamente progressiva, conducendo a morte in meno di un anno. Sono possibili, tuttavia, decorsi atipici più prolungati.

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Demenza nella malattia di Creutzfeld-Jacob

I primi sintomi riguardano la sfera cognitiva e comportamentale, con deterioramento delle funzioni cognitive rapidamente progressivo, depressione, alterazioni del carattere.

Seguono le mioclonie e un quadro di sofferenza extrapiramidale. Sono possibili molti segni neurologici a seconda della localizzazione delle lesioni (compromissione della vista, alterazioni cerebellari, movimenti involontari, ecc.).

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Demenza a corpi di Lewy

E’ una variante delle DA

Si repertano lesioni sia corticali che sottocorticali e degenerazione spongiforme dei lobi temporali

Anche il quadro clinico presenta caratteristiche sia delle forme corticali che sottocorticali (demenza , parkinsonismo, ipomimia, delirium, allucinazioni)

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Demenze sottocorticali

Demenza multi-infartuale (DMI)Demenza nel morbo di Parkinson

(DMP)Demenza nella malattia di Huntington

(DMH)Demenza nell’infezione da HIV (DHIV)

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Demenza multi-infartuale

La DMI rappresenta il 20-30% di tutte le demenze. Le principali caratteristiche differenziali rispetto alla MA includono l'esordio più rapido ed improvviso, il decorso “a gradini” (con peggioramenti repentini del quadro clinico e periodi di relativa stabilità), la presenza di fattori di rischio per l'aterosclerosi (ipercolesterolemia, diabete, familiarità per disordini del metabolismo lipidico), nonchè la comparsa di sintomi e segni neurologici focali. Sono spesso presenti nell’anamnesi accidenti cerebrovascolari transitori o ictus, ma ciò non è la regola. Piccoli infarti lacunari multipli possono non trovare espressione prima dell’instaurarsi della tipica paralisi pseudo-bulbare, con labilità emotiva, disartria, disfagia e segni neurologici focali (in particolare, accentuazione dei riflessi facciali e mandibolari).

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Demenza multi-infartuale

Il quadro clinico è spesso caratterizzato da disturbi del comportamento, labilità emotiva e compromissione più vasta delle funzioni esecutive rispetto a quelle mnestiche.

La tipica progressione della compromissione cognitiva seguita da segni neurologici non è rispettata come nella MA.

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Demenza nel morbo di Parkinson

L’associazione della demenza al morbo di Parkinson è considerata frequente da alcuni autori e relativamente rara da altri.

Il quadro clinico della DMP è quello tipico delle demenze sottocorticali, con bradipsichismo e rallentamento psicomotorio marcato.

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Demenza nella malattia di Huntington

La malattia di Huntington è una condizione ereditaria a trasmissione autosomica dominante, caratterizzata dall’associazione di coreoatetosi e demenza. La malattia esordisce di solito nel quarto o quinto decennio di vita, subdolamente, con alterazioni del carattere (irritabilità, impulsività, religiosità eccessiva, ipersessualità o ritiro sociale), manifestazioni psicotiche (in particolare sospettosità eccessiva e idee deliranti) o un quadro depressivo. Tali disturbi, tuttavia, possono anche seguire l’instaurarsi della coreoatetosi.

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Demenza nella malattia di Huntington

I disturbi del movimento sono dapprima localizzati alla faccia e possono essere sottovalutati (piccoli scatti della muscolatura mimica che sono spesso interpretati come segni di nervosismo), ma tendono progressivamente ad interessare tutta la muscolatura fino a rendere completamente invalido il paziente.

Essi sono caratterizzati da movimenti involontari di tipo coreico, più lenti di quelli delle altre forme di corea, cui successivamente si aggiunge una componente distonica (atetosica).

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Demenza nella malattia di Huntington

La compromissione cognitiva coinvolge più precocemente l’attenzione e la memoria, ed è frequente la disartria, mentre sono più rare afasia, aprassia e agnosia. Il quadro demenziale è lentamente progressivo.

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Demenza nell’infezione da HIV

La DHIV é dovuta all’estensione al cervello dell’infezione virale. É possibile, infatti, dimostrare particelle e acidi nucleici virali ed i relativi anticorpi nel liquor e nel tessuto cerebrale.

Il quadro clinico é caratterizzato da iniziale coesistenza di:

compromissione cognitiva (con disturbi della memoria e della concentrazione, bradipsichismo),

disturbi comportamentali (apatia, ritiro sociale, irritabilitá o labilitá emotiva,

sintomi psicotici, piú raramente depressione) e sintomi neurologici (debolezza agli arti inferiori,

disartria, disturbi della marcia).

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Demenza nell’infezione da HIV

Il quadro clinico progredisce rapidamente verso una grave demenza con deterioramento cognitivo globale, rallentamento psicomotorio marcato, disartria grave fino al mutismo e incontinenza sfinterica.

Il decorso é rapidamente progressivo, e l’exitus puó intervenire in pochi mesi.

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Diagnosi di demenza

Nonostante il notevole progresso delle

tecnologie di imaging cerebrale e delle

tecniche neuropsicofisiologiche, la

diagnosi di demenza è basata

essenzialmente sull'osservazione clinica.

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Diagnosi di demenza

In una persona anziana che lamenta:deficit della memoria riduzione delle prestazioni lavorativedisturbi comportamentali (incluse labilità

emotiva, irritabilità, difficoltà di adattamento)

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Diagnosi di demenza

vanno considerate tutte le cause trattabili di compromissione cognitiva:

sindromi affettivesquilibri metabolicipatologie endocrine e/o tumorali

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Diagnosi di demenza

La frequenza dei disturbi dell'umore nei pazienti con demenza è elevata nelle fasi iniziali, fino al 50% dei casi (Loreck e Folstein, 1993).

Poiché il disturbo dell’umore può essere:la sintomatologia di esordio della demenza la causa di un quadro pseudo-demenziale

è necessario sempre trattare la depressione per valutare se la compromissione cognitiva permane anche dopo il miglioramento dell'umore

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Diagnosi di demenza

Procedure di screening:esami ematochimiciEEGesame neuropsicologico

quando i risultati escludono una diagnosi di compromissione cognitiva secondaria ad altre patologie devono essere programmate ulteriori ripetizioni nel tempo degli esami neuropsicofisiologici la diagnosi di probabilità richiede sempre la dimostrazione della progressione del deficit e, quindi, la valutazione longitudinale del paziente.

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Diagnosi di demenza: clinica

Molte scale di valutazione clinica sono disponibili e costituiscono strumenti utili sia per la diagnosi (permettendo di evidenziare la caratteristica progressione nel tempo dei deficit cognitivi) che per la gestione clinica del paziente.

Molto utilizzata è la Global Deterioration Scale (GDS, Reisberg et al., 1986; Reisberg e Ferris, 1991)La GDS prevede un punteggio totale da 1 a 7:

1 corrisponde alla normalità 7 alla fase terminale della demenza.

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Diagnosi di demenza: clinica

Un test di screening per le funzioni cognitive, utilizzabile nella pratica clinica per un primo orientamento diagnostico, è il Mini Mental Status Examination (MMSE).

Tale test esplora la memoria episodica recente, l’orientamento, la capacità di comprendere e scrivere una semplice frase e le funzioni visuospaziali (copia di un disegno).

  Il punteggio massimo è di 30 Un punteggio inferiore a 24, in soggetti con un livello medio di istruzione, indica una lieve compromissione cognitiva.

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BBehavioral and ehavioral and PPsychologicalsychological

SSymptoms of ymptoms of DDementia (ementia (BPSDBPSD))Definizione:Definizione:

Alterazioni della percezione, Alterazioni della percezione, del contenuto del pensiero, del contenuto del pensiero,

dell’umore o del comportamento, dell’umore o del comportamento, che si osservano frequentementeche si osservano frequentemente

in pazienti con demenzain pazienti con demenza

IPA Consensus Conference, 1996

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“Behavioural and Psychological Symptoms of Dementia” BPSD

Sintomi affettividepressione, ansia, irritabilità

Sintomi psicoticideliri, allucinazioni

Distubi della condotta sonno, alimentazione, sessualità

Comportamenti specificivagabondaggio, agitazione/aggressività

““BPSD”BPSD”

Finkel & Burns, 2000

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Causa più frequente di Causa più frequente di istituzionalizzazioneistituzionalizzazione

Causa più frequente di intervento Causa più frequente di intervento medicomedico

Aumento della disabilitàAumento della disabilità

Causa di stress grave dei Causa di stress grave dei caregivercaregiverAumento dei costi economici Aumento dei costi economici

della malattiadella malattia

Disturbi psichici e Disturbi psichici e comportamentali nelle demenzecomportamentali nelle demenze

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Disturbi psichici e Disturbi psichici e comportamentali nelle demenzecomportamentali nelle demenze

Elevata prevalenzaElevata prevalenza in tutte le forme in tutte le forme di demenzadi demenza

PrecociPrecoci nelle demenze nelle demenze frontotemporali e nella demenza a frontotemporali e nella demenza a corpi di Lewycorpi di Lewy

TardiviTardivi e correlati all’evoluzione della e correlati all’evoluzione della malattia nella M. di Alzheimer e nelle malattia nella M. di Alzheimer e nelle demenze vascolaridemenze vascolari

Baron & Scarpini, 2000

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Alterazione del tono Alterazione del tono dell’umoredell’umoredepressionedepressione

euforiaeuforia

labilità emotivalabilità emotiva

comportamento negativo comportamento negativo (rifiuti)(rifiuti)

Alterazione del tono Alterazione del tono dell’umoredell’umoredepressionedepressione

euforiaeuforia

labilità emotivalabilità emotiva

comportamento negativo comportamento negativo (rifiuti)(rifiuti)

Disturbi psichici e Disturbi psichici e comportamentali nelle comportamentali nelle

demenzedemenze

cluster cluster “depressi“depressi

vo”vo”

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Agitazione psicomotoriaAggressività verbale o fisicaVocalizzazione persistenteVagabondaggioAffaccendamento incongruoPerseverazioneIndifferenza – Apatia/abulia Disinibizione – IrritabilitàDisturbi del comportamento

alimentareDisturbi del comportamento

sessualeDisturbi dei ritmi circadiani

Agitazione psicomotoriaAggressività verbale o fisicaVocalizzazione persistenteVagabondaggioAffaccendamento incongruoPerseverazioneIndifferenza – Apatia/abulia Disinibizione – IrritabilitàDisturbi del comportamento

alimentareDisturbi del comportamento

sessualeDisturbi dei ritmi circadiani

Disturbi psichici e Disturbi psichici e comportamentali nelle comportamentali nelle

demenzedemenze

cluster cluster “comportamenta“comportamenta

le”le”

Finkel, 2000

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Disturbi psichici e Disturbi psichici e comportamentali nelle comportamentali nelle

demenzedemenze

Finkel, 2000

– Sindrome di Godot Sindrome di Godot (chiedere ripetitivamente (chiedere ripetitivamente informazioni su un evento futuro)informazioni su un evento futuro)

– Paura di essere lasciato soloPaura di essere lasciato solo– IrrequietezzaIrrequietezza– Torcersi le mani di continuoTorcersi le mani di continuo– CantilenareCantilenare

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LieveModerataGrave

Mega et al. 1996

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LieveModerataGrave

Mega et al. 1996

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i cambiamenti causati dalla malattia e alcuni consigli pratici per affrontarli

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quando la memoria svanisce Mantenere un atteggiamento positivo e rassicurante

Tentare di distrarre la persona per evitare l’eccessiva ripetitività

Non considerare i suoi comportamenti come rivolti contro di noi

Evitare di sottolineare gli errori

Cercare di rispondere senza insofferenza alle domande poste, ricordando che realmente la persona si è scordata la risposta o non ricorda di avervi già posto la domanda

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disorientamento spazio-temporale

Dare sicurezza aiutando la persona a marcare il tempoInstallare grandi orologi, calendari con grosse cifreCreare una routine: ridurre la possibilità di scelta, stendere insieme un programma della giornataAdattare l’ambiente ai bisogni e mantenerlo costante (disporre gli oggetti sempre nello stesso posto, applicare disegni, simboli o scritte sulle porte, sportelli ecc. indicanti il nome)Uso di un promemoria o di una lavagna (sempre nello stesso posto) per le informazioni sulle cose da fare o da ricordareRicordare alcune informazioni fin dal risveglio (ad es. “buon giorno sono Elisabetta tua moglie, oggi è martedì, siamo in autunno ed è una bella giornata)

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disorientamento spazio-temporale

Non contrariare la persona nelle sue convinzioni sbagliate. E’ opportuno distrarre la sua attenzione cambiando argomento o ritornando eventualmente più tardi sulla correzione (il venire continuamente contraddetta può accentuarne la confusione)

Se esce mettergli in tasca una copia della carta d’identità o più cartellini in con nome, cognome, indirizzo e telefoni che ne rendano possibile l’identificazione

Approntare dei sistemi per garantire la sicurezza della propria abitazione ed impedire che possa lasciare la casa senza che lo si sappia (campanelli sulla porta ecc.)

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comunicareIncoraggiare una conversazione sedendosi di fronte alla persona (senza insistere troppo)Assumere atteggiamento calmo,paziente,non criticoIntrodurre l’argomento della vostra conversazione (ad es: “voglio parlarti dei tuoi capelli”) e non cambiarlo improvvisamente Usare frasi corte e parole sempliciUsare nomi e cognomi (non pronomi personali), frasi affermative (non interrogative e negative)Cercare il contatto fisico perché può comunicargli molto e dargli un senso di sicurezza

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comunicare

Ripetere un messaggio che non è stato capito esattamente con le stesse paroleNon comunicare messaggi tra loro contrastantiEvitare di interrompere la persona quando parla, rispettare il suo tempo e i suoi ritmiSe non si capisce quello che sta dicendo è meglio non far finta di aver capito (ad es: “so che è difficile per te trovare le parole. Voglio capire quello che dici. Prendi tutto il tempo che ti serve e ci arriviamo assieme”)Non trattarlo come un bambino o in maniera troppo accondiscendente o, peggio ancora, parlare di lui come se fosse assente

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cambiamenti nel comportamento (aggressività, agitazione, nervosismo e scatti d’ira verbale e fisica)

Ricordare che questi tipi di comportamento, sono dovuti alla malattia e non all’individuoCreare un ambiente sicuro che garantisca libertà di movimento ma allo stesso tempo dei punti di riferimento facilmente individuabiliEvitare atteggiamenti di sfida e di rimprovero (fare elogi per le cose giuste e non rimproveri per quelle sbagliate)Individuare le cause, ovvero le circostanze in cui si manifestano dei comportamenti anomali, evitando il più possibile che si ricreino

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cambiamenti nel comportamento (comportamenti strani e imbarazzanti)

Evitare di reagire in maniera eccessivaAiutare a ritrovare ciò che è stato perso cercando di tenere traccia di dove si trovano gli oggetti e di dove vengono nascosti abitualmenteFare duplicati degli oggetti più importantiRidurre il numero dei possibili nascondigli e controllare i cestini prima di vuotarliAvvertire gli altri che non si devono offendere per eventuali accuse e comportamenti osceni

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cambiamenti dell’umore (depressione)

Cercare di interrompere il circolo vizioso incoraggiando la persona a riprendere le occupazioni che in passato gli piacevano o aiutandola ad individuare nuovi interessi

Evitare compiti troppo impegnativi: piccoli insuccessi potrebbero peggiorare la situazione

Semplici attività quotidiane e ripetitive (spolverare,lavare i piatti) possono giovare anche se il lavoro deve poi essere rifatto

Aiutare il proprio caro ad avere un ruolo più attivo nelle decisioni che lo riguardano

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cambiamenti dell’umore(deliri e allucinazioni)

Cercare di spiegare e di rassicurare, senza mettere in discussione le sue convinzioniNon dimenticare che ci troviamo di fronte ad un’esperienza vissuta come reale, quindi è meglio non smentire né confermare le sue convinzioni, ma semplicemente ascoltare o dare una risposta non impegnativa (ad es: “non sento le voci che senti tu, ma immagino che per te debba essere una cosa strana e terribile”)Distrarre la persona in modo che dimentichi la sua allucinazione (ad es: “andiamo in cucina a bere una tazza di latte caldo”)Evitare sempre la contenzione fisica

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cambiamenti dell’umore(ansia, paura, disturbi ipocondriaci, apatia, labilità emotiva, frustrazione, insonnia)

Cercare di scoprire se l’insonnia ha qualche causa specificaEvitare sonnellini diurniDurante il giorno tenere le persiane aperte in modo da far ben distinguere il giorno dalla notteBagno caldo assieme ad una tazza di latte caldo per favorire il desiderio di addormentarsi

Rendere il girovagare privo di pericoli adottando alcune precauzioni (eliminare i tappeti, chiudere la porta della cucina)

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cambiamenti nella vita quotidiana(abbigliamento)

Cercare di aiutarlo, incoraggiarlo e rassicurarlo dandogli tempo sufficiente per vestirsiStargli vicino e ricordargli quali capi indossareLimitare il numero dei vestiti nell’armadio per non creare confusione e rendere difficile la sceltaPreparare i singoli indumenti già in ordine corretto per la vestizioneSe indossa un indumento in modo sbagliato, intervenire con molto tatto, aiutandola a ripetere l’operazione in modo correttoSe compaiono difficoltà nell’allacciatura è opportuno dotare gli abiti di lunghe cerniere lampo o chiusure in velcro, usare reggiseni che si allacciano davanti, scarpe senza lacci, gonne o pantaloni con elastico in vita, abiti comodi con maniche larghe

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cambiamenti nella vita quotidiana(alimentazione)

Informare la persona di quale pasto si appresta a consumare (colazione, pranzo, cena)Non coinvolgerla con un’eccessiva offerta (la scelta può disorientare e confondere)Usare bicchieri che non si rovescino, con manico ed infrangibiliQualora tenda ad usare le mani per mangiare servire i cibi in forma solida ed in pezzi precedentemente tagliati che possano essere facilmente deglutitiControllare sempre la temperatura dei cibi

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rendere la casa più sicuraIlluminare l’ambiente con luce soffusa e non diretta senza zone d’ombraInterruttori posizionati in base alla statura dei soggetti all’ingresso di ogni stanzaEvitare la presenza di rumori di sottofondo (TV, radio), talvolta può essere utile una musica rilassanteUtili le luci notturne disposte in modo da evidenziare i passaggi pericolosiPavimenti regolari (evitando i tappeti scivolosi e le cere per pavimenti)Contrassegnare con i colori specifici spazi e percorsi con diverse destinazioniCalendari e orologi come ausili oppure collocare la fotografia personale sulla porta della propria stanza

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rendere la casa più sicura

Dotare le porte di chiusure di sicurezza affinché non possa rimanere chiuso in una stanza

Liberare i percorsi abituali da armadi e altri ostacoli ingombranti

Corrimani collocati da ambo i lati e per tutta la lunghezza delle scaleUtilizzare fornelli a gas con sistemi automatici di controllo o adottare chiavette con lucchetti

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fasi del processo di adattamento dei familiari alla malattia:

Negazione: per non affrontarlo, o per ritardarne la presa di coscienzaIpercoinvolgimento: riflette il desiderio di contrastare la malattia, una volta ammessa la presenza. Può generare isolamento, incapacità a chiedere aiuto e carico eccessivoRabbia: frustrazione di vedere che nonostante gli sforzi, la malattia avanza e il carico di difficoltà continua ad aumentareSenso di colpa: perché prova imbarazzo per il familiare, per aver perso la pazienza, per le discussioni passate, infine per aver desiderato di separarsene. importante che diventi consapevole che la malattia non dipende da qualcosa che ha fatto. Accettazione: aver compreso appieno la natura e le conseguenze della malattia. Accettarla e costruire la strategia di sopravvivenza

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cosa fare?

Riconoscere i propri limiti e porsi obiettivi realisticiNon trascurare i campanelli d’allarme e farsi aiutare (ad es. se si alza la voce troppo spesso) Cercare da persone esperte le informazioni utiliRitagliarsi ogni giorno un po’ di tempo per sé (mantenere contatti sociali, portare avanti i propri interessi e soprattutto provare anche piacere nella propria vita) Tutto ciò allenta la tensione e permette di essere un caregiver miglioreCondividere l’esperienza e gli stati d’animo con persone che vivono la stessa situazione (non sentirsi soli e a percepire le proprie reazioni come normali)Dividere con altri il carico assistenziale(è importante imparare ad accettare aiuto)

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cosa fare, dove andare?

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aspetti legali: chi riscuote la pensione? chi paga l’affitto?

amministrazione di sostegno (la giurisdizione al servizio dei soggetti svantaggiati)

interdizione e inabilitazione

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Farmaci utilizzati per trattare i disturbi comportamentali

Oggi purtroppo non esistono farmaci in grado di fermare e far regredire la malattia e tutti i trattamenti disponibili puntano a contenerne i sintomi.

Per alcuni pazienti, in cui la malattia è in uno stadio lieve o moderato, farmaci come tacrina, donepezil, rivastigmina e galantamina possono aiutare a limitare l’aggravarsi dei sintomi per alcuni mesi.

Questi principi attivi funzionano come inibitori dell'acetilcolinesterasi, un enzima che distrugge l'acetilcolina, il neurotrasmettitore carente nel cervello dei malati di Alzheimer.

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Farmaci utilizzati per trattare i disturbi comportamentali

Tra i farmaci utilizzati per il trattamento dei disturbi comportamentali, vanno ricordati i neurolettici, gli ansiolitici e gli antidepressivi.

Per tutti questi farmaci, le dosi terapeutiche generalmente utilizzate nei pazienti adulti devono essere adeguate ai cambiamenti metabolici tipici del paziente anziano.

Inoltre, patologie varie spesso presenti nel paziente demente (ad es., cardiache, renali, epatiche) devono essere tenute in considerazione nello stabilire le dosi caso per caso.

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Farmaci utilizzati per trattare i disturbi comportamentali

I neurolettici sono utilizzati sia per il controllo di allucinazioni e deliri che come farmaci sedativi in caso di agitazione ed aggressività.

Tra essi è importante scegliere quelli con minori effetti collaterali di tipo extrapiramidale e anticolinergico.

L'uso di antipsicotici cosiddetti atipici, con minori effetti di tipo extrapiramidale (risperidone ed olanzapina) potrebbe rappresentare una valida alternativa, in caso di eccessiva sensibilità a tali effetti collaterali.

Una volta instaurato il trattamento, va frequentemente rivalutata la necessità di continuarlo, poichè i sintomi psicotici e l'agitazione sono generalmente transitori.

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Farmaci utilizzati per trattare i disturbi comportamentali

Per quel che concerne gli ansiolitici, sono generalmente utilizzate le benzodiazepine a emivita intermedia, per trattare forme lievi di agitazione ed ansia, in particolare se situazionali (ad es., agitazione in caso di cambiamenti nell'ambiente di vita per trasferimenti), oppure l'insonnia.

Le benzodiazepine sono inferiori per efficacia ai neurolettici nel trattamento delle forme più gravi di agitazione e, sebbene preferibili per l'assenza di effetti anticolinergici ed extrapiramidali.

Spesso causano stati transitori di confusione e peggioramento della memoria, nonchè ipotonia muscolare che può aumentare il rischio di cadute.

Per tali motivi, l'uso delle benzodiazepine deve essere molto limitato e valutato caso per caso

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Farmaci utilizzati per trattare i disturbi comportamentali

Per il trattamento dell'aggressività può essere anche considerata la carbamazepina, da sola o in associazione a neurolettici.

Data la frequenza con cui è possibile osservare alterazioni dell'umore nel paziente anziano demente, può spesso rendersi necessario l'uso dei farmaci antidepressivi.

Tra questi, può essere prudente utilizzare i farmaci con minore attività anticolinergica (ad es., inibitori selettivi del reuptake della serotonina), alle dosi consigliate per il paziente anziano e verificando sempre la necessità di prolungare il trattamento.