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Che cosa è normale? Che cosa è normale? Niente. Chi è normale? Nessuno. Quando si è feriti dalla diversità, la prima reazione non è di accettarla ma di negarla. E lo si fa cominciando a negare la normalità. La normalità non esiste. Il lessico che la riguarda diventa a un tratto reticente, ammiccante, vagamente sarcastico.

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Che cosa è normale?

Che cosa è normale? Niente.

Chi è normale? Nessuno. Quando si è feriti dalla diversità, la prima reazione non è di accettarla ma di negarla. E lo si fa cominciando a negare la normalità. La normalità non esiste. Il lessico che la riguarda diventa a un tratto reticente, ammiccante, vagamente sarcastico.

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Che cosa è normale?

Si usano, nel linguaggio orale, i segni di quello scritto. “I normali tra virgolette”. Oppure i “cosiddetti normali”. La normalità sottoposta ad analisi aggressive non meno che la diversità rivela incrinature, crepe, deficienze, ritardi funzionali, intermittenze, anomalie. Tutto diventa eccezione e il bisogno della norma, allontanato dalla porta, si riaffaccia ancor più temibile alla finestra.

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Che cosa è normale

Si finisce così per rafforzarlo, come un virus reso invulnerabile dalle cure per sopprimerlo.

Non è negando le differenze che lo si combatte, ma modificando l’immagine della norma.

Giuseppe Pontiggia da Nati due volte

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Dal focus sullo stereotipo allo sguardo capace di incontrare l’altro

nella sua complessità, nella rete di possibilità e limiti

che gli è propria, per identificare piste utili

a ideare e realizzare un itinerario significativo

nella società aperta

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Un cambiamento di prospettiva che permette di:

• Elaborare percorsi individualizzati e integrati, favorendo l’espressione delle potenzialità, delle inclinazioni e dei desideri delle persone

• Proporre alle famiglie esperienze di vicinanza, sostegno ed accompagnamento indispensabili in un cammino non sempre agevole

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Un cambiamento di prospettiva che:

• Permette di reperire ed attivare le risorse specialistiche necessarie per costruire in modo condiviso un progetto di vita più ampio di cui l’itinerario formativo fa parte

• Orienta a ricercare sul territorio i numerosi contesti di crescita ed integrazione che devono affiancarsi alla famiglia nel processo

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Nuove forme di integrazione

• Un pensiero progettuale caldo che comporta la mescolanza di pensieri e sentimenti, che ha a che fare con l’immaginare, l’esprimere, il desiderare, il volere.

• Un pensiero progettuale freddo che attiene alla costruzione di un piano di azione che costringe a fare i conti con i desideri e i livelli di fattibilità, che poggia su una realistica valutazione delle opportunità offerte dall’ambiente.

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Nuove forme di integrazione

• In un sottile equilibrio tra l’incontro con il limite (in direzione dell’integrazione) e il diritto a spazi di rispetto (in direzione di ambiti più separati e protetti)

• Lavorando a un progetto che sappia frequentare il limite tra dato di realtà e futuro, tra accettazione e utopia

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Paesaggi di integrazione

• Gli attori del processo sono attraversati da forze di segno opposto centripete (tendenza alla chiusura e all’iperprotezione) e centrifughe ( traguardi di normalizzazione o di allontanamento dai compiti di cura)

• Il continuo intrecciarsi delle due dimensioni può portare nel tempo a costruire una rappresentazione condivisa e significativa dei percorsi e costituisce una delle più efficaci strategie evolutive ed adattive

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Paesaggi di integrazione

• Lavorando lungo i due assi è possibile costruire un quadro descrittivo più completo che includa tanto i percorsi educativi, didattici, terapeutici e riabilitativi quanto un ancoraggio esistenziale e sociale forte che passa attraverso l’inclusione e la partecipazione attiva e significativa alla vita della comunità.

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Paesaggi di integrazione

• Le difficoltà emergono con prepotenza quando il soggetto di tale percorso e di tale progetto ha una presenza un po’ sfumata, un po’ distante, è una persona con scarso potere negoziale e poco governo sulla propria vita, percepita più come oggetto dei molti possibili interventi che come soggetto in età evolutiva e cittadino.

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Paesaggi di integrazione

• Per contribuire alla costruzione di una identità che possa aspirare a orientarsi verso una capacità di governo della propria vita, un futuro possibile che abbia come sfondo l’adultità e la cittadinanza si rende necessaria la creazione di una rete di sostegni che condivida un serie di presupposti di base.

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Presupposti condivisi

• L’autonomia e la centralità della persona e della sua famiglia

• L’unità e l’unicità della persona• La condivisione di valori e strategie• L’adozione di procedure di lavoro

congiunte• Una prospettiva coerentemente coevolutiva

e partecipata

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Presupposti condivisi

• La costruzione nel tempo di significati condivisi per i temi centrali, per i nodi concettuali e operativi attraverso i quali si strutturerà il progetto e si svilupperà il percorso di vita

• Un quadro descrittivo completo delle risorse e delle opportunità, alla ricerca di una vita di qualità in famiglia, in percorsi integrati nell’ambiente meno restrittivo, con un saldo ancoraggio al territorio e alla partecipazione attiva alla vita sociale

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La rete dei sostegni

• Una rete di sostegni che vada strutturandosi in modo dialogico e partecipato come servizio alla persona, a partire da un orizzonte allargato e plurale che includa: famiglia, scuola, servizi, le risorse formali e informali del territorio, lo sviluppo di modelli di formazione integrati e la documentazione delle buone prassi

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Ritratti non immaginari

• Un protocollo sulla continuità e la qualità della comunicazione così da poter costruire nel tempo una rappresentazione condivisa, una sorta di ritratto non immaginario che possa mettere a disposizione di tutti gli attori del processo un buono sfondo per integrare.

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Le difficoltà e le risorse per l’integrazione

. La complessità del processo di integrazione porta ad atteggiamenti contrastanti:

. da un lato una superficiale omologazione o banalizzazione delle difficoltà

. dall’altro la tentazione di considerare auspicabile un ritorno a forme di educazione speciale e separata, nel tentativo di rispondere agli specifici bisogni individuali  

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Le difficoltà e le risorse

• Le esperienze di inserimento e integrazione realizzate, raccolte e documentate negli ultimi 30

• L’attività dell’osservatorio scolastico nazionale

• Le collaborazioni interistituzionali tra scuola, servizi ed enti locali

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L’esperienza scolastica, un possibile sfondo integratore

• La partecipazione attiva e significativa a processi di insegnamento-apprendimento condivisi

• La fruizione di ambienti di apprendimento modificanti

• La ricchezza esperienziale insita in un ambiente variegato, ricco di stimoli e delle differenze indispensabili per crescere

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Alcuni nodi problematici

• La complessità e la frammentazione degli strumenti, una loro interpretazione prevalentemente burocratica

• La difficoltà di reperire linguaggi comuni tra clinica, educazione e formazione

• L’orientamento a focalizzare i progetti sul cosa fare e con quale obiettivo più che su come farlo

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Alcuni nodi problematici

• La problematicità nel ricostruire le storie degli studenti e nel reperire la documentazione dei percorsi

• Gli ostacoli che si frappongono alla costruzione di un dialogo significativo e alla collaborazione tra scuola, famiglia e servizi

• Il fraintendimento di base sul ruolo, le competenze e le funzioni del team docente, incluso l’insegnante specializzato per il sostegno all’integrazione

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Fin da quando, negli anni 1898-1900, mi dedicai all’istruzione dei fanciulli deficienti, credetti

d’intuire che quei metodi non erano soltanto un tentativo per aiutare gli idioti, ma contenevano

principi di educazione più razionale di quelli in uso: tanto che perfino una mentalità inferiore poteva

divenire suscettibile di sviluppo. Questa intuizione divenne la mia idea dopo che ebbi abbandonato la scuola dei deficienti e a poco a poco acquistai il convincimento che metodi consimili applicati ai fanciulli normali avrebbero sviluppato la loro

personalità in un modo sorprendente.”

Maria Montessori

La scoperta del bambino