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C’erano due mondi. In uno suo padre camminava avanti e indietro al piano di sopra, faceva cigolare le sedie e dipingeva sul suo piccolo visore luminoso […]; sua madre, al piano di sotto, ascoltava dischi, faceva scorrere acqua sulle stoviglie, rideva al telefono, e la sua voce risaliva la curva delle lunghe scale […]. Nel suo mondo al coperto Dylan poteva fluttuare in due direzioni alternative. In su, aggrappandosi al corrimano che traballava e cigolava […] per poi bussare alla porta dello studio e ottenere il permesso di mettersi al fianco del padre nella speranza di vedere qualcosa […]. Il piano di sotto era tutto un altro paio di maniche. Gli spazi di sua madre – il soggiorno pieno di libri e di dischi, la cucina dove lei preparava da mangiare e rideva e litigava al telefono, il tavolo ingombro di sigarette e giornali e bicchieri di vino – erano per Dylan pieni di imprevedibilità e di agitazione, proprio come lei. Poi – ed era sempre questo, alla fine, il problema fondamentale quando sgattaiolava al piano di sotto – Rachel si alzava dalla sedia […] e trascinava Dylan sulla porta di casa indicandogli i bambini che giocavano sul marciapiede, insistendo perché si unisse a loro. […] Era cresciuta in strada lì a Brooklyn, e Dylan avrebbe fatto lo stesso. Perciò, lo espelleva dal primo dei suoi due mondi, la casa, scaraventandolo nel secondo. L’esterno, il quartiere. Dean Street. Il secondo mondo era un mosaico di marciapiedi, e le facciate scrostate delle case a schiera […] erano le bandiere di regni inesplorati che stavano dietro la suddivisione in zone del marciapiede e, probabilmente, la determinavano […] Nevins Street e Bond Street, che chiudevano l’isolato come tra parentesi, erano aperture verso l’ignoto, vie che portavano alle case popolari giù in Wyckoff Street. In ogni caso, l’angolo era occupato dai portoricani seduti davanti alla bodega in Nevins Street. Un altro gruppo – neri per lo più – si attardava sulle soglie di una pensione […] e questi cacciavano

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C’erano due mondi. In uno suo padre camminava avanti e indietro al piano di sopra, faceva cigolare le sedie e dipingeva sul suo piccolo visore luminoso […]; sua madre, al piano di sotto, ascoltava dischi, faceva scorrere acqua sulle stoviglie, rideva al telefono, e la sua voce risaliva la curva delle lunghe scale […]. Nel suo mondo al coperto Dylan poteva fluttuare in due direzioni alternative. In su, aggrappandosi al corrimano che traballava e cigolava […] per poi bussare alla porta dello studio e ottenere il permesso di mettersi al fianco del padre nella speranza di vedere qualcosa […]. Il piano di sotto era tutto un altro paio di maniche. Gli spazi di sua madre – il soggiorno pieno di libri e di dischi, la cucina dove lei preparava da mangiare e rideva e litigava al telefono, il tavolo ingombro di sigarette e giornali e bicchieri di vino – erano per Dylan pieni di imprevedibilità e di agitazione, proprio come lei.Poi – ed era sempre questo, alla fine, il problema fondamentale quando sgattaiolava al piano di sotto – Rachel si alzava dalla sedia […] e trascinava Dylan sulla porta di casa indicandogli i bambini che giocavano sul marciapiede, insistendo perché si unisse a loro. […] Era cresciuta in strada lì a Brooklyn, e Dylan avrebbe fatto lo stesso. Perciò, lo espelleva dal primo dei suoi due mondi, la casa, scaraventandolo nel secondo. L’esterno, il quartiere. Dean Street.Il secondo mondo era un mosaico di marciapiedi, e le facciate scrostate delle case a schiera […] erano le bandiere di regni inesplorati che stavano dietro la suddivisione in zone del marciapiede e, probabilmente, la determinavano […] Nevins Street e Bond Street, che chiudevano l’isolato come tra parentesi, erano aperture verso l’ignoto, vie che portavano alle case popolari giù in Wyckoff Street. In ogni caso, l’angolo era occupato dai portoricani seduti davanti alla bodega in Nevins Street. Un altro gruppo – neri per lo più – si attardava sulle soglie di una pensione […] e questi cacciavano via i ragazzini che giocavano a palla. […] I bambini, perciò, d’istinto, si ammassavano a metà dell’isolato.Henry era un bambino nero […], la sua veranda e il suo giardino erano il punto di ritrovo […]. Il feudo di Marilla con solo bambine nere era sul lato opposto della via […] ma le parole attraversavano la strada tra il giardino di Marilla e quello di Henry, e anche le bambine, a volte, l’attraversavano. Il giardino di Henry era il centro, e Henry era al centro. Decideva sempre lui a cosa giocare.

Due porte più in là c’era la casa abbandonata […] una superficie piatta senza finestre, e offriva perciò una parete ideale per la palla-muro, un gioco in cui una spaldeen veniva fatta rimbalzare contro un muro da un lanciatore ed era attesa da un ricevitore piazzato sulla via, che sfrecciava tra le auto per afferrarla.(J. Lethem, La fortezza della solitudine, pp.15-21)

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• LO SPAZIO E’ INTRECCIATO ALLE PRATICHE SOCIALI: “è il supporto materiale delle pratiche sociali di condivisione del tempo” (Castells)

• I CONFINI SONO UNA QUESTIONE CENTRALE, IN PARTICOLARE LA DIVISIONE FRA DENTRO E FUORI: è solo con la discontinuità che il senso comincia a emergere, creando differenze fra luoghi

• LA MOBILITA’ E’ UN FATTORE FONDAMENTALE PER COMPRENDERE LA VITA SOCIALE, COSI’ COME LA RIDEFINIZIONE E PERMEABILITA’ DEI CONFINI.

• GLI ELEMENTI SPAZIALI (DISTANZA, CENTRO, ECC.) NON POSSONO ESSERE COMPRESI CON LE LORO PROPRIETA’ FISICHE, MA CON QUELLE RELAZIONALI: lo spazio è associato a gruppi e la riorganizzazione dello spazio è sempre una riorganizzazione del potere sociale

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SPAZIO E PRATICHE SOCIALI• Sono le pratiche a “fare” uno spazio (aula

esami/palestra)• La conoscenza dello spazio avviene in modo

pratico costituendo una “mente locale” o un habitus spaziale (Tarzan)

• I corpi sono profondamente implicati nell’esperienza spaziale, perché gli spazi contengono informazioni codificate su– le relazioni fra i corpi e gli spazi (es. divieto di

accesso) – le relazioni fra corpi nello spazio– Le identità dei corpi in relazione

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• L’USO APPROPRIATO DELLE PRATICHE SPAZIO-TEMPORALI DIPENDE DALL’INCORPORAZIONE DEGLI SCHEMI DI TIPIZZAZIONE

• LE MAPPE MENTALI DEL TERRITORIO SONO PARTE DELL’HABITUS SPAZIALE– PERCORSI (canali attraverso cui ci si muove)– MARGINI (limiti o ostacoli)– ZONE (suddivisioni identificabili dall’interno e

dall’esterno > spazi vuoti)– NODI (luoghi dove convergono determinate

pratiche)– RIFERIMENTI (punti di orientamento)

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• A CONFERMA DEL RAPPORTO PRATICO CON LO SPAZIO, VI SONO ANCHE LE SCOPERTE SUI NEURONI SPECCHIO E QUELLE DELL’ANTROPOLOGIA (Vie dei Canti)

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TRACCIARE CONFINI• “l’atto culturale per eccellenza consiste nel

tracciare la linea che produce uno spazio separato e delimitato, come il nemus, bosco sacro offerto agli dèi, il templum, cinta delimitata per gli dèi, o semplicemente la casa […] con la soglia, limen” (Bourdieu, 1980: 318).

• Il limite non è un fatto spaziale con effetti sociologici, ma un fatto sociologico che si forma spazialmente. (G. Simmel)

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• “Di fronte alla natura ogni delimitazione di un confine è arbitrio […]. Proprio in questa assenza di pregiudizio da parte dello spazio naturale, la precisione incondizionata che il confine fisico ciononostante presenta, una volta posto, rende particolarmente evidente la potenza formativa della connessione sociale e la sua necessità che procede dall’interno […]. Non già i paesi, i fondi, il circondario cittadino e quello regionale si delimitano l’un l’altro; ma sono gli abitanti o i proprietari che esercitano l’azione reciproca alla quale si è testé accennato” (Simmel, 1989: 247-249).

• Niente è più contraddittorio […] dell’espressione confine naturale […]. La loro naturalità non è che un predicato della loro politicità, un’ulteriore apparenza di fondazione, stabilità, durata.” (Escobar, 1997: 143).

• Il confine è al tempo stesso un concetto:• Classificatorio• Distributivo• Relazionale

• I confini sono uno dei modi per disciplinare i corpi

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• I CONFINI HANNO UNA TRIPLICE FUNZIONE:– CLASSIFICATORIA PERCHE’ RAGGRUPPANO E

DSITINGUONO– DISTRIBUTIVA, PERCHE’ DISTRIBUISCONO LE

CONSEGUENZE DI QUESTA CLASSIFICAZIONE TRASFORMANDOLE IN DISUGUAGLIANZE

– RELAZIONALE, PERCHE’ PERMETTONO I RAPPORTI FRA LE IDENTITA’ CHE FONDANO DISTINGUENDO

• (ES: DISTINZIONE FRA I CRU, ENTRATA NEL PRIVE’ DELLA DISCOTECA)

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• I confini sono inoltre modi per selezionare a priori che cosa accadrà in un dato contesto, tanto ai singoli agenti quanto ai gruppi.

• lo spazio è significante, di quel che si deve o non si deve fare. Come dice Lefebvre, il detto dello spazio è soprattutto ciò che è “interdetto”. “Lo spazio comanda ai corpi: esso prescrive e proscrive dei gesti, delle traiettorie e dei percorsi” (Lefebvre, 2000: 168).

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• CONFINI COME MARCATORI DEL PROCESSO DI REGIONALIZZAZIONE, OVVERO LA DISTINZIONE DELLO SPAZIO (TEMPO) IN RAPPORTO A PRATICHE SOCIALI ROUTINIZZATE (Giddens)

• I MODI DI REGIONALIZZAZIONE POSSONO DISTINGUERSI IN BASE A– FORMA (CROCCHIO A UNA FESTA, PARETI)– ESTENSIONE– DURATA (TEMPORARY STORES, CONCERTI)– CARATTERE (LEGAME CON I MODI DI

PRODUZIONE)

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REGIONALIZZAZIONE E DISTINZIONE FRA PRIVATO E PUBBLICO

• RIBALTA E RETROSCENA• TRASFORMAZIONI DELLA CASA LUNGO LE

LINEE PUBBLICO/PRIVATO E DIFFERENZIATO/INDIFFERENZIATO (CASA CONTADINA, CORTE MEDIEVALE E RINASCIMENTALE, EPOCA BORGHESE E CONTEMPORANEITA’

• LEGAMI FRA SPAZI E POTERE (CETO, GENERE, GENERAZIONE, PROFESSIONE)

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TERRITORI DEL SE’ E CONFINI

• SPAZIO PERSONALE• STALLI• SPAZIO D’USO• TERRITORI DI POSSESSO• CONTRASSEGNI

• PIU’ ELEVATO E’ IL LIVELLO SOCIALE, PIU’ AMPIA E’ LA DIMENSIONE DI TUTTI I TERRITORI DEL SE’ E IL CONTROLLO SUI LORO CONFINI (E. GOFFMAN)

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SPAZI PUBBLICI “INCIVILI” (BAUMAN)

• DOVE VI E’ ASSENZA O SCARSITA’ DI SCAMBIO (DI IDEE, INTERAZIONI, ECC.)

– SPAZI EMICI (GHETTI, QUARTIERI RECINTATI→ THE VILLAGE, VIONE)

– SPAZI FAGICI (MALLS)– NON LUOGHI (AEROPORTI, AUTOGRILL, ECC)

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Le dimensioni delle pratiche spazialiACCESSIBILITA’ E DISTANZA

APPROPRIAZIONE E USO DELLO SPAZIO

DOMINIO E CONTROLLO DELLO SPAZIO

PRODUZIONE DI SPAZIO

PRATICHESPAZIALIMATERIALI(ESPERIENZA)

Flussi di beni, denaro, persone, sistemi di trasporto e comunicazione ecc.

Usi del suolo e dell’ambiente edificato, reti sociali di comunicazione e mutuo aiuto

Proprietà privata della terra; divisioni amministrative dello spazio; quartieri esclusivi; controllo sociale

Produzione di infrastrutture fisiche

RAPPRESENTAZIONE DELLO SPAZIO (PERCEZIONE)

Misure sociali, psicologiche e fisiche della distanza; teorie dell’attrito della distanza (principio minimo sforzo ecc.)

Spazio personale, mappe mentali dello spazio occupato, gerarchie spaziali

Spazi proibiti; nazionalismo; geopolitica; cultura regionale

“Discorsi” artistici e architettonici

SPAZI DI RAPPRESENTAZIONE (IMMAGINAZIONE)

Attrazione/repulsione;distanza/desiderio,trascendenza

Familiarità; focolare e casa, luoghi di spettacolo popolare (piazze, mercati); graffiti; pubblicità

Assenza di familiarità; spazi di paura; barriere simboliche; tradizione

Utopie, paesaggi immaginari, spazi fantascientifici

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MODALITA’ CAMBIAMENTO ESPERIENZA SPAZIALE

• COMPRESSIONE

• SGANCIAMENTO DAL TEMPO

• ASTRAZIONE

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PROCESSI DI SPAZIALIZZAZIONE NELLA COSTRUZIONE DELLA SOCIETA’ MODERNA

• ENCLOSURES• STATI NAZIONE• CITTA’-CASA• FABBRICA• TV NAZIONALE

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PROCESSI DI RISPAZIALIZZAZIONE NELLA GLOBALIZZAZIONE

• GLOBALITA’ (CONFINI DELL’ARENA SOCIALE)

• ASPAZIALITA’ (ASTRAZIONE DALLO SPAZIO FISICO)

• RETICOLARITA’ (NUOVI MODI DI CONNESSIONE FISICA E SIMBOLICA)

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GLOBALITA’

• SCOPERTA DEL LIMITE (MERCATO, SCOPERTE, AMBIENTE)

• RISTRUTTURAZIONE DELLA DICOTOMIA DENTRO/FUORI

• INTERDIPENDENZA (ECONOMICA, POLITICA, ECC.)

• CONSAPEVOLEZZA• ATTORI GLOBALI

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ASPAZIALITA’

• COMUNICAZIONE INTERPERSONALE• SFERA ECONOMICA• SFERA POLITICA• AZIONE COLLETTIVA• DEFISICALIZZAZIONE (RIDEFINIZIONE NESSO

NATURA/CULTURA)• INDEBOLIMENTO SEPARATEZZA SPAZIALE E INTIMITA’

(CADE SEGREGAZIONE SFERE, IL MONDO ENTRA E LA CASA ESCE)

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• “Ordinò un’insalata dietetica e un pollo Korma, e si accomodò a uno dei tavoli, accompagnando il pasto con piccoli sorsi di whisky mentre studiava il tabellone dei voli in partenza dall’aeroporto di Shannon. Non veniva servita alcuna capitale dell’Europa occidentale, a eccezione di Parigi e Londra […]. Invece, non c’erano meno di sei linee per la Spagna e le Canarie […]. Tutti questi voli erano serviti da Ryanair. La compagnia lowcost serviva ugualmente destinazioni in Polonia: Cracovia, Gdansk, Katowice […]. […] Houellebecq gli aveva detto che c’erano un sacco di immigrati polacchi in Irlanda, era un paese per cui avevano una preferenza spiccata […] per la sua fama, del resto piuttosto usurpata, di santuario del cattolicesimo. Così, il liberalismo ridisegnava la geografia del mondo in funzione delle attese della clientela, si spostasse essa per ragioni turistiche o per guadagnarsi da vivere. Alla superficie piana, isometrica della carta del mondo si sostituiva una topografia anormale in cui Shannon era più vicina a Katovice che a Bruxelles, a Fuerteventura che a Madrid. Per la Francia, i due aeroporti […] erano Beauvais e Carcassonne. Si trattava di due mete particolarmente turistiche? O diventavano turistiche per il semplice fatto che Ryanair le aveva scelte?” (M. Houellebecq, La carta e il territorio, pp. 125-126)

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RETICOLARITA’

• CONCETTO DI FLUSSO COME “SEQUENZE DI SCAMBIO E INTERAZIONI RIPETITIVE, INTENZIONALI E PROGRAMMABILI FRA POSIZIONI OCCUPATE DA ATTORI SOCIALI NEI VARI CONTESTI”

• CONCETTO DI NETWORK COME “NODI INTERCONNESSI CHE RIDUCONO LO SPAZIO SOCIALE E FISICO FLUSSI IN MOVIMENTO

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• L’INTRECCIO DI FLUSSI E NETWORK ORIGINA QUELLI CHE APPADURAI CHIAMA “PAESAGGI”

• UMANI• DI MERCI• DI TECNOLOGIE E INFRASTRUTTURE• FINANZIARI• MEDIATICI• DI IDEE• MILITARI, CRIMINALI, TERRORISTICI

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• I PAESAGGI DIFFERISCONO PER– VELOCITA’– INTENSITA’– DIREZIONE

• CREANO DISGIUNTURE• RISPAZIALIZZANO• GERARCHIZZANO GLI SPAZI