Centro Sudi PIM | Argomenti & Contributi n.15

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SPAZIALITA' METROPOLITANE Economia, società e territorio

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  • e di Giulia Cacopardo

  • argomenti & contributi /NUMERO 15

    PRESENTAZIONE

    La duratura esperienza del PIM attraversa varie congiunture economico-territoriali se-gnate, talvolta in forma marcata, da unac-cesa dialettica politica e amministrativa: dagli esordi nel 1961, come associazione volontaria di comuni impegnati nel primo tentativo di pianificazione intercomunale in tensione con le scelte centralistiche del ca-poluogo, alla successiva stagione regionale e dei comprensori, a cavallo tra gli anni set-tanta e i primi anni ottanta, fino alla fase pi recente nella quale - divenuto Centro Stu-di per la programmazione intercomunale dellarea metropolitana - ha contribuito attivamente allinterpretazione delle nuove spazialit urbane e ai tentativi di governo del fenomeno metropolitano, in perdurante assenza di unistituzione dedicata 1.Se un compiuto bilancio dellintercomuna-lit milanese ancora da scrivere, la sen-sazione oggi quella di vivere uninedita accelerazione dei processi, che evidenzia qualcosa pi di unennesima tappa geo-storica dei rapporti territoriali e politici nel contesto della regione metropolitana. Quel che sembra possibile rilevare uno scarto crescente tra i dinamismi socio-economici e la geografia amministrativa a tutti i livelli, con levidenziarsi di vecchi e nuovi proble-mi che domandano un rinnovato esercizio del governo. Una mancata corrispondenza, questa, tra spazialit istituzionali, dinami-che geo-economiche e processi di urbaniz-zazione, che assume ancor pi risonanza di fronte alla tardiva nascita della nuova Citt metropolitana, con tutte le incertezze che ne segnano il primo anno di vita 2. Nellim-possibilit di ristabilire una corrispondenza tra le partizioni amministrative e i processi

    socio-spaziali che segnano la contempora-neit sembra quindi opportuno assumere - una volta per tutte - tale disaccoppiamento come costitutivo dei processi metropolitani e moltiplicare gli sforzi di comprensione dei fatti e di verifica continua e pubblica delle chiavi interpretative impiegate. E ci che il Centro Studi PIM, anche in ragione di una compagine di soci geograficamente aperta alla realt di Monza e Brianza, ha sempre provato a fornire, in un lavoro svolto spes-so sottotraccia e in presa diretta con il farsi concreto delle politiche urbane e dei pro-cessi di pianificazione spaziale. E anche per questo stile discreto, probabilmente, che il PIM ha vissuto stagioni cos diverse nel tempo, in unItalia Repubblicana nella quale la regione urbana milanese ha continuato a rappresentare un laboratorio spaziale e so-ciale di estremo interesse.

    Indagando le spazialit metropolitane

    Il quaderno che proponiamo allattenzione della comunit locale e regionale, riprende rinnovato nella grafica e in stretta rela-zione con il nuovo portale in continuo ag-giornamento (www.pim.mi.it) il filo di una riflessione dispiegata nellultimo quindi-cennio per mezzo della collana Argomenti & Contributi 3. Questo arco temporale ha coin-ciso dopo decenni segnati da accentuati processi di deconcentrazione dello sviluppo e di urbanizzazione diffusa - con un deciso recupero di centralit materiale e simbolica della citt centrale. La metamorfosi sociale ed economica di Milano in corso da tempo divenuta cos lo scenario nel quale i processi di modernizzazione urbana avviati nella se-

    conda met degli anni novanta hanno ge-nerato sensibili effetti spaziali alle diverse scale: dal mutamento molecolare di molti quartieri storici allo sviluppo di cospicui in-terventi urbanistici (quel rinascimento della citt pi volte esibito con enfasi), dalle nuo-ve piattaforme funzionali (fiere, universit, ospedali specializzati, centri commerciali) fino ai successi del semestre dellExpo e al corrispondere, fuori dal recinto espositivo, di una miriade di iniziative diffuse in una pluralit di spazi pubblici.Un cambiamento dinamico dello spazio ur-bano, a partire da quello della citt centra-le, e del ruolo di Milano nella rete mondiale delle citt 4 ; un mutamento che ha, in parte, velato e attutito i colpi potenti inferti dal-la crisi economica apertasi con la vicenda dei subprime statunitensi a cavallo tra il 2007/2008 e combinatasi con una tenden-za, gi in essere, di forte polarizzazione so-ciale aggravata, con la crisi, da un indeboli-mento senza precedenti dei cosiddetti ceti medi urbani 5.Sono dunque anni di dura contrazione eco-nomica quelli al centro dellindagine che proponiamo (una contrazione solo in parte catturata dalle statistiche ufficiali a disposi-zione), ma anche del manifestarsi di prime, ambigue, forme di contrazione spaziale: da un lato, infatti difficile sottovalutare se-gnali di chiusura e di sottoutilizzo di molti capannoni, di svuotamento di intere palaz-zine direzionali, di rallentamento o di bloc-co dei cantieri con la necessit di rivedere quantit e destinazioni immobiliari di alcu-ni grandi progetti, ma pure forme discrete di razionalizzazione negli usi condivisi di molti spazi del lavoro e delle professioni nel

    Matteo Bolocan GoldsteinPresidente Centro Studi PIM

  • argomenti & contributi /NUMERO 15

    Le elaborazioni statistiche, grafiche e cartografiche contenute nel volume sono a cura del Centro Studi PIM, a partire dalle seguenti fonti: ISTAT - Censimento popolazione (vari anni), ISTAT - Censimento industria e servizi (vari anni), ISTAT - Bilancio demografico (vari anni), Osservatorio Mercato del Lavoro Citt metropolitana di Milano (vari anni), Osservatorio Mercato del Lavoro Provincia Monza e Brianza (vari anni). Basi Cartografiche: SIT Centro Studi PIM.Nel presente volume la Regione Urbana Milanese fa riferimento alla configurazione OCSE (Territorial Review 2016) e comprende le provincie di Milano, Bergamo, Lecco, Como, Varese, Pavia, Lodi, Cremona e la piemontese provincia di Novara.

  • tessuto semicentrale di Milano; dallaltro lato, si assiste al permanere di una perversa dinamica espansiva degli insediamenti nella regione urbana, per altro sostenuta da una sovra offerta edilizia ancora programmata in molti piani urbanistici locali del milane-se, a dispetto di ogni retorica sulla neces-sit di fermare i consumi di suolo 6. Segnali molteplici e contraddittori, dunque, e di non facile lettura quantitativa, che anche per questo - opportuno iniziare a mettere sotto osservazione, interrogandosi sulla nuova configurazione socio-spaziale me-tropolitana oscillante tra nuovi processi di periferizzazione (come indica il contributo di Gioacchino Garofoli su queste pagine) e lin-cidenza di diversi fattori immateriali nel de-lineare nuove opportunit di lavoro e gli spazi per intraprendere (come sottolinea Gianni Geroldi). E ci che proviamo ad avanzare in questo volume, partendo da uninterpreta-zione territorializzata dei dati intercensuari 2001-2011, integrati da unanalisi empiri-ca sulla domanda di lavoro milanese tra il 2008 e il 2014. Una mossa classica, quella di indagare le tendenze geografiche della popolazione, degli addetti e delle unit lo-cali, che ci ostiniamo a riproporre per anco-rare riflessioni e politiche pubbliche ai dati di realt, assunti come fatti sociali incorpo-rati nello spazio.

    Intermediazione culturale a supporto del mondo delle autonomie

    Convinti della necessit di comprendere e interpretare le tendenze in atto, siamo tuttavia consapevoli delle difficolt attua-li nellalimentare un rapporto virtuoso tra produzione di conoscenze finalizzate e il farsi delle politiche e dellazione pubblica, a partire da quella degli enti locali territoria-li. In questo senso, i processi di crescente ricentralizzazione e diffusa diffidenza verso le istituzioni locali7 dellultimo decennio hanno di fatto mortificato - non soltanto fi-nanziariamente il mondo delle autonomie locali, incidendo profondamente sullo stato danimo degli amministratori e sulle stesse condizioni complessive dellazione pubblica locale 8 .Prendere sul serio questa situazione non offre qui ed ora soluzioni facili. Tuttavia, come centro studi che federa enti locali su base associativa, e che su tale dimensione si gioca la propria reputazione di piattafor-ma di servizio e di accompagnamento delle politiche territoriali e ambientali, sentiamo lurgenza di sperimentare nuove forme di intermediazione - innanzitutto culturale - a partire dai territori, dalle societ insediate. Ci non risponde tanto e solo a un vecchio adagio ideologico in favore di uno sviluppo pensato e praticato localmente, quanto alla necessit nellattuale fase incerta e caotica di mondializzazione di ripensare lEuropa e i

    nostri contesti nazionali a partire dalle citt e dalle regioni 9. In questo senso la nascita della nuova Citt metropolitana, cui sono attribuite importanti funzioni di pianifica-zione strategica dello sviluppo economico e territoriale rappresenta unimportante opportunit. Questa la chiave di lettura che assumiamo. Partigiana, se si vuole, ma non riduttiva e parziale come si potrebbe pensa-re. Se, infatti, esiste una debolezza evidente nella politica attuale e nellazione delle clas-si dirigenti, non solo locali, ci pare proprio questa scarsa attitudine ad una progettua-lit radicata nello spazio. Il che appare ancor pi paradossale in un contesto come quello italiano segnato dalle variet locali e regio-nali, e oggi investito da una molteplicit di flussi globali che domandano una rinnova-ta capacit collettiva per essere decodificati e praticati localmente in forma originale.

    1 Loriginale storia del PIM stata al centro del numero speciale di Argomenti & Contributi pubblicato in occasione del cinquantesimo anniversario del centro studi: Luoghi urbani e spazio metropolitano. Un racconto attraverso piani, funzioni e forme insediative, 14, febbraio 2011 (http://www.pim.mi.it).2 Su questi aspetti rimando al recente contributo Milano metropolitana: un resoconto critico e alcune questioni in prospettiva, Imprese & Citt, 8 - Inverno 2015. 3 I quattordici numeri, editi dal 2001 ad oggi, spaziano dalle tematiche relative allinfrastrutturazione dellarea milanese al paesaggio e la sistema delle acque, dalle forme dellabitare e dellurbanizzazione della regione urbana milanese alle dinamiche socio-economiche. Lintera collana dei quaderni disponibile sul sito istituzionale: http://www.pim.mi.it.4 Cfr. Magatti M. et al. (2005), Milano nodo di una rete globale. Un itinerario di analisi e proposte, B. Mondadori, Milano; Taylor P. (2012), Milano nella rete delle citt mondiali, in Perulli P. a cura di, Nord. Una citt-regione globale, Il Mulino, Bologna.5 Il tema della fragilit del tessuto sociale milanese da anni al centro di analisi e ricerche sociali. Tra i molti lavori: Ranci C. (2012), Ristratificazioni. Come cambia la struttura sociale di Milano, in Magatti M., Sapelli G. a cura di, Progetto Milano. Idee e proposte per la citt di domani, B. Mondadori, Milano. Lattenzione ai ceti medi stata a lungo una chiave di lettura importante della sociologia economica delle societ a sviluppo maturo: cfr. Bagnasco A. (2016), La questione del ceto medio. Un racconto del cambiamento sociale, Il Mulino, Bologna.6 Per una lettura socio-economica e culturale sul cambio di fase determinato dal tramonto di un lungo ciclo espansivo: cfr. Magatti M. (2011), La grande contrazione. I fallimenti della libert e le vie del suo riscatto, Feltrinelli, Milano.7 Cfr. Bobbio L. (2015), Il sistema degli enti locali, in LItalia e le sue Regioni. Let repubblicana, volume I: Istituzioni, Istituto dellEnciclopedia Italiana, Treccani, Roma.8 Abbiamo riflettuto sui temi del regionalismo e della cultura autonomista con la tavola rotonda organizzata a margine della nostra 100a Assemblea del Centro studi PIM, nel marzo del 2015, con un dialogo a pi voci con Piero Bassetti (presidente di Globus et Locus), Aldo Bonomi (direttore del consorzio Aaster), Eugenio Comincini (vicesindaco di Citt Metropolitana) e Stefano Bruno Galli (presidente gruppo consiliare Maroni Presidente, Regione Lombardia).9 A questo proposito, il recente editoriale di Marco Garzonio sulle pagine milanesi del Corriere: Garzonio M. (2016), Milano diventi leader in Europa. Una rete di citt oltre i governi, Corriere della Sera, 11 marzo.

  • LETTURA DEI TERRITORI/1 argomenti & contributi /NUMERO 15

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    01LETTuRA dEI TERRITORI/1

    STRUTTURA E TRASfORMAzIONI SOcIO-EcONOMIchE

    (2001-2011)

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    argomenti & contributi /NUMERO 15 LETTURA DEI TERRITORI/1

    Levoluzione della struttura socio-economica metropolitana nel periodo intercensuarioI primi anni del nuovo millennio hanno re-gistrato tassi di crescita costantemente positivi nella maggior parte dei paesi indu-strializzati e anche il sopraggiungere della pi grave crisi economica dagli anni Trenta ad oggi verso la fine del primo decennio degli anni Duemila non riuscita ad inver-tire questa dinamica.A livello nazionale il prodotto interno lordo mostra tassi di crescita positivi ma assai in-feriori alla media dei paesi industrializzati, soprattutto per effetto della dinamica so-stanzialmente stazionaria della produttivit del lavoro: ora, poich esiste una concreta evidenza empirica che le imprese cosiddet-te esportatrici hanno significativamente aumentato la loro produttivit del lavoro (condizione necessaria a competere sui mercati internazionali), appare evidente che tale incremento stato accompagnato dal decremento della produttivit di molti altri comparti produttivi e terziari.Nel decennio 2001-2011 si registra in Ita-lia un aumento delloccupazione: essendo il prodotto interno lordo sostanzialmente stazionario, si tratta di unoccupazione che si espande a salari reali tendenzialmente decrescenti e tale dinamica sembra grava-re principalmente su frange del mercato del lavoro marginali e senza tutele (lavoro fles-sibile e precario, femminile e in classi di et giovani, ecc.), mentre continua ad esistere una parte del mercato del lavoro (il lavoro

    standard, i lavoratori nelle fasce elevate di et, ecc.) che gode di maggiori e pi solide tutele.Il dualismo produttivo (settori esportato-ri vs. settori che producono per il mercato interno) e nel mercato del lavoro (lavoratori tutelati vs. lavoratori flessibili) costitui-sce quindi una caratteristica delleconomia nazionale. Tratto che si ritrova anche nelle dinamiche della Regione Urbana e in par-ticolare nella Citt metropolitana di Milano e nella provincia di Monza e Brianza. Nelle pagine che seguono si cercher di esaminare i cambiamenti strutturali avve-nuti nel periodo intercensuario in queste aree: dopo aver brevemente evidenziato le differenze tra le dinamiche della Regione Urbana e le dinamiche nazionali (cfr. para-grafo 1), si prenderanno in considerazione le dinamiche della popolazione e delle fa-miglie (cfr. paragrafo 2), le dinamiche del mercato del lavoro e degli inattivi (cfr. pa-ragrafo 3), le dinamiche delleconomia (cfr. paragrafo 4). In conclusione si cercher di fornire uninterpretazione delle dinamiche evidenziate dallanalisi dei dati.

    LETTuRA dEI TERRITORI/1STRUTTURA E TRASfORMAzIONI SOcIO-EcONOMIchE (2001-2011)

  • LETTURA DEI TERRITORI/1 argomenti & contributi /NUMERO 15

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    1. La Regione Urbana nel contestonazionale

    Le principali differenze tra la Regione Ur-bana e il resto del paese si evidenziano in particolar modo negli indicatori di natura demografica e di accesso al mercato del lavoro. La concentrazione della popolazio-ne e delle famiglie nella Regione Urbana superiore a quella media nazionale, mentre risulta leggermente inferiore la dimensio-ne media dei nuclei familiari; la quota de-gli attivi e degli occupati sulla popolazione residente superiore alla media nazionale di 4-5 punti percentuali, mentre la quota di inattivi meno elevata di quella che si regi-stra in Italia. verosimile ritenere che la capacit del-la Regione Urbana di attrarre - in misura maggiore alla media nazionale - individui e famiglie che partecipano alla produzione di reddito sia strettamente connessa al suo grado di sviluppo delle attivit economiche. L ipotesi appare confermata dallanalisi de-gli indicatori economici: sul territorio sono infatti superiori alla media nazionale il nu-mero di unit locali e di addetti (totali e per i macrosettori considerati) per 100 residenti, oltre che la dimensione media delle unit locali. La Regione Urbana mantiene quindi un primato che le appartiene da molti de-cenni, ovvero quello di essere uno dei terri-tori pi sviluppati nel quadro delleconomia italiana. Tuttavia si pu notare che, tra il 2001 e il 2011, le differenze con il resto dI-talia diminuiscono significativamente. La maggiore capacit di attrarre persone e famiglie entro i propri confini non corri-sponde infatti ad una dinamica di maggiore crescita delle variabili di accesso al mercato del lavoro ed economiche in senso stretto: in effetti, crescono meno della media nazio-nale le forze di lavoro e soprattutto gli occu-pati e crescono pi di tale media gli inattivi; inoltre anche la crescita degli addetti in-feriore alla media italiana, in particolare per quanto riguarda lindustria (in cui gli addetti fanno registrare una contrazione superiore alla media nazionale) e il commercio, men-tre continua a costituire il motore econo-mico dellarea il settore terziario, dove il tasso di crescita degli addetti si attesta su valori significativamente superiori alla me-dia nazionale. evidente che tassi di crescita inferiori sono influenzati dagli elevati valori assun-ti dagli indicatori a livello locale rispetto al resto dItalia ed altrettanto evidente che

    il modello appare ancora sostenibile da un punto di vista economico (in fondo, la popo-lazione cresce meno delloccupazione), ma anche vero che si evidenziano alcune pos-sibili contraddizioni nel modello di sviluppo della Regione Urbana che devono essere ulteriormente analizzate.

    Grafico 1 - La dinamica delleconomia nazionale e della Regione Urbana nel periodo intercensuario [2001-2011]

    -50

    -10-15-20

    252015105

    30

    Popo

    lazio

    ne

    Famiglie

    Forze di lavo

    ro

    Occu

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    ti

    Unit

    locali

    Adde

    tti

    Adde

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    li

    Adde

    tti al com

    mercio

    Adde

    tti al terzia

    rio

    Regione Urbana Italia

    Tabella 1 - Italia e Regione Urbana: alcuni indicatori [2011]

    Territorio Regione Urbana Italia

    57,691 98,355 enoizalopop tisneDDensit famiglie 239,16 81,48 Numero medio di componenti la famiglia 2,32 2,41 FDL/PopRes 47,13 43,72

    37,83 08,34 seRpoP/ccOInatt/PopRes 38,78 42,27

    33,12 37,22 seRpoP/snePUL/PopRes 9,80 8,96

    50,43 96,14 seRpoP/ddAAddInd/PopRes 12,94 9,97

    59,5 78,6 seRpoP/mmoCddAAddTerz/PopRes 21,89 18,13 Dimensione media delle 08,3 62,4 ilacol tinu

  • 14

    argomenti & contributi /NUMERO 15 LETTURA DEI TERRITORI/1

    2. La popolazione residente e le famiglie

    La distribuzione della popolazione residente sul territorio della Regione Urbana mostra caratteristiche ben note, con un pattern localizzativo che storicamente interessa il capoluogo e le aree prealpine della Regione Urbana, in particolare lungo la direttrice che unisce idealmente Varese a Bergamo. Pi in particolare, per effetto anche delle caratte-ristiche morfologiche dei territori prealpini e della rete infrastrutturale che interessa tale territorio, possibile individuare tre prin-cipali direttrici che da Milano si irradiano verso il Nord Ovest Milano (Asse Sempio-ne), verso la Brianza Monzese e Comasca e verso Bergamo. Il resto della Regione Ur-bana presenta invece una concentrazione della popolazione assai inferiore alla media con alcune province che prevalentemen-te per effetto della presenza di vaste aree montane (cfr. Pavia e Bergamo, ma anche Cremona che non una provincia monta-na) si attestano su valori di densit della popolazione residente non molto dissimili dalla media nazionale. Un pattern del tutto simile si registra anche per la distribuzione territoriale delle fami-glie, da cui si possono ricavare importanti indicazioni circa la domanda locale di abita-zioni e, seppure indirettamente, circa il co-sto degli affitti/immobili.La dinamica della popolazione residente presenta caratteristiche che fanno ipotiz-zare una possibile inversione di tendenza: la popolazione residente infatti si riduce nel capoluogo e nei comuni di prima cintu-ra, particolarmente quelli pi settentrionali, e tende a crescere nei comuni pi esterni. La rilocalizzazione interessa particolarmen-te aree con una densit della popolazione tradizionalmente inferiore alla media della Regione Urbana e che presentano vero-similmente costi di affitto e/o di acquisto delle abitazioni significativamente inferiori rispetto a quelli delle aree centrali: in par-ticolare si assiste a una vigorosa crescita nei comuni localizzati lungo la direttrice che collega il Sud Milano con la provincia di Ber-gamo, crescita che interessa anche i comuni delle province limitrofe (Pavia, Lodi, Cremo-na e, appunto, Bergamo).

    ZONE OMOGENEECitt Metropolitana di MilanoMI - MilanoZO 1 - Alto MilaneseZO 2 - Magentino e AbbiatenseZO 3 - Sud OvestZO 4 - Sud EstZO 5 - Adda MartesanaZO 6 - Nord OvestZO 7 - Nord Milano

    AMBITI TERRITORIALIProvincia di Monza e della BrianzaMB 1 - Monza e Brianza OccidentaleMB 2 - Monza e Brianza CentraleMB 3 - Vimercatese

    Grafico 2 - Italia e Regione Urbana: alcuni indicatori [2011]

    densit famiglie

    n. medio di componenti

    FDL/pop. residente

    occ/pop. residente

    inattivi/pop. residente

    pensionati/pop. residenteUL/pop. residente

    addetti/pop. residente

    add. ind/pop. residente

    add. comm/pop. residente

    add. terz/pop. residente

    dimesione mediadelle unit locali

    densit popolazione

    Italia Regione Urbana

    Nelle mappe delle pagine successive, i dati vengono rappresentati sia su confine comunale che su macroambiti di aggregazione. Per larea della Citt Metropolitana di Milano e della Provincia di Monza e della Brianza il territorio stato suddivisio come segue:

    Tabella 2 - La dinamica delleconomia nazionale e della Regione Urbana nel periodo intercensuario [2001-2011]

    Territorio Regione Urbana Italia 92,4 88,6 enoizalopop acimaniD

    Dinamica famiglie 13,29 12,84 54,9 93,9 oroval id ezrof acimaniD

    Dinamica occupati 8,45 9,64 11,0- 92,1 ivittani acimaniD

    Dinamica pensionati 20,19 25,65 27,9 26,01 ilacol tinu acimaniD

    Dinamica addetti 2,69 2,95 35,31- 31,61- ilairtsudni ittedda acimaniD

    Dinamica addetti al commercio 8,35 11,64 28,11 12,61 oiraizret la ittedda acimaniD

  • LETTURA DEI TERRITORI/1 argomenti & contributi /NUMERO 15

    15

    Mappa 1 - Densit popolazione residente [2011]media RU 533,89 ab/kmq

    Molto inferiore alla media RU

    Inferiore alla media RU

    Superiore alla media RU

    Molto superiore alla media RU

    2,47 - 250

    250,01 - 533,89

    533,90 - 1500

    1500,01 - 7601,70

    %

    MI

    LO

    CRPV

    NO

    BG

    LCCOVA

    Tabella 3 - Densit e dinamica della popolazione residente [2001-2011]

    Territorio PopRes 2011 PopRes densit PopRes % 01-11 67,21 25,542.1 047.571 esetacremiV

    Monza e Brianza Centrale 239.600 2.424,22 3,14 42,21 00,765.2 987.424 elatnedicco aznairB e aznoM

    Sud Ovest 233.993 1.195,03 5,51 33,31 05,985 131.302 esnetaibbA e onitnegaM

    Alto Milanese 252.384 1.172,60 8,19 07,3 25,472.2 429.803 tsevO droN

    Nord Milano 304.551 5.261,99 -1,64 64,9 02,339 217.761 tsE duS

    Adda Martesana 325.602 1.228,93 12,54 21,1- 51,738.6 321.242.1 onaliM

    Citt Metropolitana di Milano 3.038.420 1.928,36 3,33 95,9 82,270.2 921.048 aznairB e aznoM id aicnivorP

    Regione Urbana 8.242.516 553,89 6,88 92,4 57,691 447.334.95 ailatI

  • 16

    argomenti & contributi /NUMERO 15 LETTURA DEI TERRITORI/1

    Mappa 2 - Dinamica famiglie [2001-2011]

    Dinamica negativa

    Inferiore alla media RU

    Superiore alla media RU

    Molto superiore alla media RU

    5,16 - 5,53

    5,54 - 12,53

    12,54 -16,90

    16,91 - 21,98

    %

    MI

    LO CR

    PV

    NO

    BG

    LCCO

    VA

    Zo 1

    Zo 2Zo 3 Zo 4

    Zo 6 Zo 7Zo 5

    MB 1MB 2MB 3

    Tabella 4 - Densit e dinamica delle famiglie, dimensione media dei nuclei familiari [2001-2011]

    Territorio Fam 2011 Fam densit Fam % 01-11 PopRes/Fam 93,2 89,12 03,125 455.37 esetacremiV

    Monza e Brianza Centrale 101.635 1.028,32 9,99 2,36 34,2 13,12 45,450.1 505.471 elatnedicco aznairB e aznoM

    Sud Ovest 97.988 500,44 14,02 2,39 04,2 48,02 15,542 795.48 esnetaibbA e onitnegaM

    Alto Milanese 104.821 487,01 15,12 2,41 93,2 05,21 50,359 344.921 tsevO droN

    Nord Milano 132.524 2.289,73 5,53 2,30 83,2 19,61 57,193 304.07 tsE duS

    Adda Martesana 135.536 511,56 20,05 2,40 10,2 61,5 16,404.3 425.816 onaliM

    Citt Metropolitana di Milano 1.373.836 871,92 10,00 2,21 04,2 29,71 65,268 496.943 aznairB e aznoM id aicnivorP

    Regione Urbana 3.559.010 239,16 13,29 2,30 23,2 48,21 84,18 667.116.42 ailatI

  • LETTURA DEI TERRITORI/1 argomenti & contributi /NUMERO 15

    17

    Mappa 3a - Dinamica popolazione residente [2001-2011] - media RU +6,88%

    Dinamica negativa

    Inferiore alla media RU

    Superiore alla media RU

    Molto superiore alla media RU

    -25,91 - 0

    0,01 - 6,88

    6,89 - 25

    25,01 - 219,1

    %

    MI

    LO

    CRPV

    NO

    BG

    LCCOVA

    Mappa 3b - Dinamica popolazione residente [2001-2011] - media RU +6,88%

    Dinamica negativa

    Inferiore alla media RU

    Superiore alla media RU

    Molto superiore alla media RU

    -1,64 - 0

    0,01 - 6,88

    6,89 -10

    10,01 - 13,4

    %

    MI

    LO CR

    PV

    NO

    BG

    LCCO

    VA

    Zo 1

    Zo 2Zo 3 Zo 4

    Zo 6 Zo 7Zo 5

    MB 1MB 2MB 3

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    argomenti & contributi /NUMERO 15 LETTURA DEI TERRITORI/1

    Mappa 5 - Dinamica popolazione straniera [2001-2011] - media RU +192,88%

    Dinamica negativa

    Inferiore alla media RU

    Superiore alla media RU

    Molto superiore alla media RU

    -100 - 0

    0,01 - 192,88

    192,89 - 500

    500,01 - 4700

    %

    MI

    LO

    CRPV

    NO

    BG

    LCCOVA

    Mappa 4 - Densit popolazione straniera [2011]media RU +51,53 ab/kmq

    Molto inferiore alla media RU

    Inferiore alla media RU

    Superiore alla media RU

    Molto superiore alla media RU

    0 - 25

    25,01 - 51,53

    51,54 - 200

    200,01 - 970,44

    %

    MI

    LO

    CRPV

    NO

    BG

    LCCOVA

  • LETTURA DEI TERRITORI/1 argomenti & contributi /NUMERO 15

    19

    Tale trend appare sostanzialmente confer-mato anche dallanalisi della dinamica delle famiglie residenti. A tale proposito vale for-se la pena osservare che, nonostante le-strema parcellizzazione dei nuclei familiari residenti nel capoluogo, le famiglie residenti a Milano crescono in misura limitata, con un trend ben al di sotto di quelli rilevati a livello nazionale e di Regione Urbana: questo fat-tore spiega insieme al costo delle abita-zioni la crescita demografica delle aree periferiche. La distribuzione territoriale della popolazio-ne straniera segue modelli di localizzazione molto simili a quelli della popolazione italia-na, con densit pi forti nelle aree setten-trionali della Regione Urbana e nel capo-luogo rispetto a quelle poste a sud dellarea metropolitana milanese. La dinamica della popolazione straniera nel periodo inter-censuario molto accentuata gli stranieri crescono di quasi il 200% in tutta la regione urbana soprattutto a causa del fatto che il loro numero era relativamente limitato al momento della precedente rilevazione cen-suaria.Nel decennio preso in esame si assiste quindi ad una crescita generalizzata in tutta la Regione Urbana con tassi pi elevati nei territori a sud del capoluogo, verosimilmen-te proprio a causa del fatto che in questi territori la popolazione straniera era pres-soch assente nel 2001.

    3. Il mercato del lavoro e gli inattivi

    Lesame della Mappa 6 e della Tabella 5 introduce una discontinuit di grande rile-vanza interpretativa nellanalisi degli sche-mi localizzativi della popolazione. Infatti, a dispetto delle tendenze emerse dallanalisi della Mappa 3a, la popolazione che lavora si concentra prevalentemente nelle aree meno densamente popolate della Regione Urbana e dellarea metropolitana in parti-colare: se la maggior densit della popola-zione viene rilevata nelle aree settentrionali della Regione Urbana, quella delle persone che lavorano o che cercano attivamente la-voro risiede invece nei territori sudorientali della citt metropolitana e nelle province limitrofe. Lanalisi della dinamica delle for-ze di lavoro evidenzia inoltre che questa tendenza va rinforzandosi evidenziando lo stretto legame con lo svolgimento, o la ri-cerca, di una attivit lavorativa. Lanalisi del-le Mappe 6 e 7 pone dunque alcuni quesiti di un certo interesse: chi popola le aree in cui vi maggiore densit della popolazione? E, soprattutto, perch le persone che lavorano risiedono in misura minore nelle aree in cui la densit della popolazione pi elevata?La prima domanda in un certo senso retorica, dato che evidente che in queste aree la quota relativa di inattivi maggiore di quella che caratterizza le aree meridionali dellarea metropolitana. Alcune osservazio-ni possono essere fatte relativamente alla quota pi consistente degli inattivi, ovvero

    le persone che si sono ritirate dallattivit lavorativa (cfr. Mappe 10c e 10d e Tabella 6). La quota dei pensionati sulla popolazio-ne residente maggiore nelle aree pi pe-riferiche della Regione Urbana ovvero nelle aree di montagna (Oltrep Pavese, Lecche-se e Alta Bergamasca) e nelle aree di agri-coltura povera (Lomellina, Bassa Padana cremonese): poich si tratta di aree margi-nali, si pu verosimilmente ipotizzare che in queste aree la pensione svolga funzione di ammortizzatore sociale sui generis. La con-centrazione territoriale di ritirati dallattivit lavorativa elevata anche nel capoluogo, lungo lAsse Sempione e nel Vimercatese, mentre si attesta su valori nettamente in-feriori alla media dellarea vasta nelle aree in cui le forze di lavoro risiedono in modo prevalente. Il numero dei ritirati dallattivit lavorativa cresce molto nelle aree in cui la loro presenza sottodimensionata. Rela-tivamente alla seconda domanda ovvero sui motivi per cui gli individui che lavorano si localizzano prevalente al Sud (ovvero in aree meno congestionate, con costi di affit-to e valori degli immobili inferiori alla media dellarea vasta) e per cui i ritirati dallattivit lavorativa risiedono prevalentemente nelle aree settentrionali (ovvero in aree maggior-mente congestionate, nelle quali verosi-mile attendersi costi di affitto e valori degli immobili superiori alla media della Regione Urbana), si possono solo fare alcune ipo-tesi. La pi fondata sembra quella per cui il reddito medio delle famiglie composte

    Tabella 5 - Indicatori di accesso al mercato del lavoro: forze di lavoro e occupati [2001-2011]

    Territorio FdL Index 2011 FdL % 01-11 Occ Index 2011 Occ % 01-11 80,21 31,54 96,41 30,84 esetacremiV

    Monza e Brianza Centrale 46,29 2,85 43,25 1,00 85,31 98,44 59,51 73,84 elatnedicco aznairB e aznoM

    Sud Ovest 48,47 4,15 44,95 2,25 78,21 40,54 57,51 63,84 esnetaibbA e onitnegaM

    Alto Milanese 47,36 9,87 43,69 7,16 19,1- 71,34 97,2 67,74 tsevO droN

    Nord Milano 45,85 -3,37 42,27 -5,53 30,8 40,54 90,01 83,84 tsE duS

    Adda Martesana 48,53 13,73 45,42 11,44 32,1 63,44 67,2 46,74 onaliM

    Citt Metropolitana di Milano 47,70 5,09 44,21 2,87 94,9 74,44 57,11 07,74 aznairB e aznoM id aicnivorP

    Regione Urbana 47,13 9,39 43,80 6,89 54,9 37,83 54,9 27,34 ailatI

  • 20

    argomenti & contributi /NUMERO 15 LETTURA DEI TERRITORI/1

    da persone attive sul mercato del lavoro inferiore a quello delle famiglie in cui si per-cepiscono pensioni. A tale proposito esiste una non ampia ma importante evidenza empirica1 che dimostra non solo che la ric-chezza delle famiglie maggiormente con-centrata nelle famiglie in cui il capofamiglia prossimo alla pensione o pensionato (il che peraltro potrebbe essere comprensibile dato che la ricchezza pu essere considera-ta un flusso di risparmio, che dipende quin-di dallarco temporale in cui tale risparmio viene effettuato), ma anche che esiste una correlazione tra reddito familiare e condi-zione professionale, da un lato, e tra reddito

    familiare ed et del capofamiglia, dallaltro. Lipotesi quindi che gli individui scelgano la propria residenza in base al proprio reddito familiare netto e, da questo punto di vista, laccesso al mercato del lavoro spesso con modalit di precariet delloccupazione e di corresponsione di salari modesti sembra costituire uno svantaggio relativo rispetto allinattivit e al godimento di forme di ren-dita che appaiono assai pi remunerative2. Non appare quindi sorprendente rile-vare che le famiglie con reddito inferiore si localizzino nelle aree in cui i costi delle loca-zioni ed i valori degli immobili sono inferiori: il dualismo del mercato del lavoro, cui si

    accennato in precedenza, appare quindi un possibile generatore dei modelli localizzati-vi degli individui che risiedono nella Regione Urbana.

    1 Cfr. Banca dItalia, I bilanci delle famiglie italiane nellanno 2012, Supplementi al Bollettino Statistico, anno XXIV, n. 5, 27 gennaio 2014.2 Le pensioni sono tecnicamente una rendita essendo un accu-mulazione di risparmio (prelevato direttamente dal salario) che d diritto ad un reddito differito: rispetto ad ogni altra forma di rendita, soggetta ad un rischio derivante dalla variazione dei tassi di interesse pagati sui titoli su cui viene investito il risparmio, il rischio di mercato delle pensioni nullo per chi riceve la pensione essendo posto interamente a carico della collettivit

    Tabella 6 - Indicatori di inattivit: inattivi e pensionati [2001-2011]

    Territorio Inatt Index 2011 Inatt % 01-11 Pens Index 2011 Pens % 01-11 66,72 20,22 40,8 30,73 esetacremiV

    Monza e Brianza Centrale 39,53 1,05 23,79 23,71 08,43 06,02 17,5 89,63 elatnedicco aznairB e aznoM

    Sud Ovest 36,71 6,57 20,96 31,98 45,22 01,22 26,6 38,63 esnetaibbA e onitnegaM

    Alto Milanese 38,54 3,96 23,83 18,80 24,72 35,22 69,3 58,73 tsevO droN

    Nord Milano 40,79 -1,93 25,04 17,66 72,82 69,02 43,5 34,63 tsE duS

    Adda Martesana 36,08 7,24 21,07 31,16 48,6 13,32 37,9- 46,93 onaliM

    Citt Metropolitana di Milano 38,51 -2,20 22,81 16,59 56,92 18,12 37,4 27,73 aznairB e aznoM id aicnivorP

    Regione Urbana 38,78 1,29 22,73 20,19 56,52 33,12 11,0- 72,24 ailatI

  • LETTURA DEI TERRITORI/1 argomenti & contributi /NUMERO 15

    21

    Mappa 6 - Indice di attivit [2011]media RU +47,13%

    Molto inferiore alla media RU

    Inferiore alla media RU

    Superiore alla media RU

    Molto superiore alla media RU

    30,10 - 45

    45,01 - 47,13

    47,14 - 50

    50,01 - 60,42

    %

    MI

    LO

    CRPV

    NO

    BG

    LCCOVA

    Mappa 7 - Dinamica delle forze di lavoro [2001-2011] - media RU +9,39%

    Dinamica negativa

    Inferiore alla media RU

    Superiore alla media RU

    Molto superiore alla media RU

    -33,98 - 0

    0,01 - 9,39

    9,44 - 25

    25,01 - 267

    %

    MI

    LO

    CRPV

    NO

    BG

    LCCOVA

  • 22

    argomenti & contributi /NUMERO 15 LETTURA DEI TERRITORI/1

    Grafico 3 - Ricchezza delle famiglie [Italia = 100]

    60

    80

    40

    20

    0

    160

    140

    120

    100

    1991

    1992

    1993

    1994

    1995

    1996

    1997

    1998

    1999

    2000

    2001

    2002

    2003

    2004

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    2006

    2007

    2008

    2009

    2010

    2011

    2012

    60

    80

    40

    20

    0

    160

    140

    120

    100

    1991

    1992

    1993

    1994

    1995

    1996

    1997

    1998

    1999

    2000

    2001

    2002

    2003

    2004

    2005

    2006

    2007

    2008

    2009

    2010

    2011

    2012

    34 anni

    35-44 anni

    64 anni

    45-54 anni

    55-64 anni

    Grafico 4 - Quota di individui sotto la soglia media di povert

    8

    13

    530

    30

    2523

    15

    1991

    1992

    1993

    1994

    1995

    1996

    1997

    1998

    1999

    2000

    2001

    2002

    2003

    2004

    2005

    2006

    2007

    2008

    2009

    2010

    2011

    2012

    10

    1820

    28

    45-54 anni35-44 anni

    19-34 anni

    18 anni

    55-64 anni

    64 anni

    4. La struttura economica ela sua dinamica

    Un primo sguardo alla struttura economica dellarea vasta e ai modelli localizzativi del-le unit locali e della domanda di lavoro del sistema delle imprese3 evidenzia che sia le unit locali che i posti di lavoro creati tendo-no a essere particolarmente concentrati nei luoghi che tradizionalmente hanno ospitato lo sviluppo economico della Regione Urbana ovvero il capoluogo e la fascia pedemonta-na che collega Varese a Bergamo. Nelle al-tre aree lindice di imprenditorialit e lindi-ce di impiego della forza lavoro si attestano invece su valori significativamente inferiori alla media della Regione Urbana, fatta ec-cezione per i comuni capoluogo di provincia, verosimilmente per effetto della localizza-zione in questi centri urbani di attivit terziarie legate allo svolgimento della fun-zione amministrativa a livello provinciale.Il fatto che il lavoro sia localizzato in luoghi in cui i lavoratori risiedono meno rispetto alla media ha ovviamente importanti riper-cussioni dal punto di vista delle politiche locali, in primo luogo quelle relative allin-frastrutturazione stradale e ferroviaria, sottoposta a crescenti tensioni derivanti dal probabile aumento dei flussi di pendolari-smo per motivi di lavoro. Inoltre lo sposta-mento delle forze di lavoro verso aree meno congestionate richiede una riorganizzazio-ne delle strutture che forniscono servizi alla

    Tabella 7 - Indicatori relativi alla struttura economica: unit locali e addetti [2001-2011]

    Territorio UL Index 2011 UL % 01-11 Add Index 2011 Add % 01-11 83,4 11,74 91,41 76,8 esetacremiV

    Monza e Brianza Centrale 10,13 13,73 36,97 -0,22 36,4 88,03 69,21 69,8 elatnedicco aznairB e aznoM

    Sud Ovest 8,60 7,47 44,59 -0,99 64,9- 50,92 38,21 77,7 esnetaibbA e onitnegaM

    Alto Milanese 8,12 9,66 31,72 -1,05 35,6- 59,73 07,8 41,8 tsevO droN

    Nord Milano 7,88 2,16 39,09 5,54 74,81 61,64 77,51 96,7 tsE duS

    Adda Martesana 7,87 11,88 40,54 -0,66 71,9 70,17 05,21 86,51 onaliM

    Citt Metropolitana di Milano 11,15 11,02 51,73 5,03 90,3 10,63 44,31 32,9 aznairB e aznoM id aicnivorP

    Regione Urbana 9,80 10,62 41,69 2,69 59,2 50,43 27,9 69,8 ailatI

  • LETTURA DEI TERRITORI/1 argomenti & contributi /NUMERO 15

    23

    Grafico 5 - Reddito delle famiglie per condizione professionale [Italia = 100]

    90

    80

    140

    130

    11019

    91

    1992

    1993

    1994

    1995

    1996

    1997

    1998

    1999

    2000

    2001

    2002

    2003

    2004

    2005

    2006

    2007

    2008

    2009

    2010

    2011

    2012

    100

    120

    150

    condizione non professionale

    pensionati

    dipendenti

    autonomi

    Grafico 6 - Reddito delle famiglie per classe di et del capofamiglia [Italia = 100]

    90

    80

    140

    130

    110

    1991

    1992

    1993

    1994

    1995

    1996

    1997

    1999

    2000

    2001

    2002

    2003

    2004

    2005

    2006

    2007

    2008

    2009

    2010

    2011

    2012

    100

    120

    150

    1998

    18 anni

    19-34 anni

    64 anni

    35-44 anni

    55-64 anni

    45-54 anni

    persona (cfr. lampia gamma di servizi che va dal commercio ai servizi di natura ammi-nistrativa) sia nelle aree in cui si registra un afflusso di popolazione sia in quelle di tra-dizionale sviluppo economico. In effetti, la dinamica del fattore organizza-tivo-imprenditoriale cos come la dinamica degli addetti riflettono almeno parzial-mente, ma comunque nitidamente le-voluzione dei sistemi economici locali in risposta allemergere di nuove domande da soddisfare. Lo spostamento della popola-zione lavorativa verso i territori meridionali della Regione Urbana porta con s sia atti-vit imprenditoriale sia nuovi posti di lavoro: in effetti, nel periodo intercensuario il nu-mero di unit locali ed il numero di addetti impiegati crescono pi velocemente proprio nelle aree in cui si ha maggiore afflusso di popolazione ovvero lungo la dorsale che dal Sud Milano si congiunge allagglomerazione bergamasca.

    3 Da tale punto di vista il rapporto tra unit locali e popolazione residente fornisce un indicatore della distribuzione territoriale del fattore organizzativo-imprenditoriale (per quanto grossolano), mentre il rapporto tra addetti e popolazione residente fornisce un indicatore (assai pi preciso) della capacit di un territorio di creare occupazione.

    Tabella 8 - Peso e dinamica delloccupazione nellindustria, nel commercio e nei terziario [2001-2011]

    Territorio Ind 2011 Ind % 01-11 Com 2011 Com % 01-11 Ter 2011

    Ter % 01-11

    Vimercatese 23,19 -4,92 6,93 -1,65 17,00 24,02 Monza e Brianza Centrale 11,84 -21,40 6,54 5,32 18,60 17,80 Monza e Brianza occidentale 12,13 -14,91 6,39 17,46 12,37 25,88 Sud Ovest 12,70 -22,03 10,26 -3,06 21,63 19,10 Magentino e Abbiatense 12,23 -24,29 4,90 10,10 11,92 3,82 Alto Milanese 14,00 -17,64 5,38 13,39 12,33 19,68 Nord Ovest 13,50 -30,64 7,19 4,24 17,26 21,23 Nord Milano 10,01 -27,68 7,67 3,88 21,41 35,40 Sud Est 14,51 0,38 7,91 27,16 23,75 29,80 Adda Martesana 12,17 -19,76 9,19 7,10 19,17 12,41 Milano 8,59 -10,22 10,12 5,25 52,36 14,03 Citt Metropolitana di Milano 10,95 -18,56 8,63 5,91 32,16 16,25 Provincia di Monza e Brianza 14,36 -13,52 6,54 9,17 15,11 22,50 Regione Urbana 12,94 -16,13 6,87 8,35 21,89 16,21 Italia 9,97 -13,53 5,95 11,64 18,13 11,82

  • 24

    argomenti & contributi /NUMERO 15 LETTURA DEI TERRITORI/1

    Mappa 8 - Indice di imprenditorialit [2011]media RU +9,80%

    Molto inferiore alla media RU

    Inferiore alla media RU

    Superiore alla media RU

    Molto superiore alla media RU

    2,79 - 7,5

    7,51 - 9,8

    9,81 - 12,5

    12,51 - 23,61

    %

    MI

    LO

    CRPV

    NO

    BG

    LCCOVA

    Mappa 9 - Indice di occupazione [2011]media RU +41,69%

    Molto inferiore alla media RU

    Inferiore alla media RU

    Superiore alla media RU

    Molto superiore alla media RU

    3,91 - 30

    30,01 - 41,69

    41,70 - 50

    50,01 - 298

    %

    MI

    LO

    CRPV

    NO

    BG

    LCCOVA

  • LETTURA DEI TERRITORI/1 argomenti & contributi /NUMERO 15

    25

    Mappa 10a - Variazione percentuale occupati [2001-2011] - media RU +6,89%

    Dinamica negativa

    Inferiore alla media RU

    Superiore alla media RU

    Molto superiore alla media RU

    -5,53 - 0

    0,01 - 6,89

    6,90 - 10

    10,01 - 16,6

    %

    MI

    LO CR

    PV

    NO

    BG

    LCCO

    VA

    Zo 1

    Zo 2Zo 3 Zo 4

    Zo 6 Zo 7Zo 5

    MB 1MB 2MB 3

    Mappa 10b - Variazione percentuale attivi [2001-2011] - media RU +9,39%

    Dinamica negativa

    Inferiore alla media RU

    Superiore alla media RU

    Molto superiore alla media RU

    -3,36 - 0

    0,01 - 9,39

    9,40 - 12

    12,01 - 19,39

    %

    MI

    LO CR

    PV

    NO

    BG

    LCCO

    VA

    Zo 1

    Zo 2Zo 3 Zo 4

    Zo 6 Zo 7Zo 5

    MB 1MB 2MB 3

  • 26

    argomenti & contributi /NUMERO 15 LETTURA DEI TERRITORI/1

    Mappa 10c - Variazione percentuale inattivi [2001-2011] - media RU +1,29%

    Dinamica negativa

    Inferiore alla media RU

    Superiore alla media RU

    Molto superiore alla media RU

    -9,72 - 0

    0,01 - 1,29

    1,30 - 4,80

    4,81 - 8,05

    %

    MI

    LO CR

    PV

    NO

    BG

    LCCO

    VA

    Zo 1

    Zo 2Zo 3 Zo 4

    Zo 6 Zo 7Zo 5

    MB 1MB 2MB 3

    Mappa 10d - Variazione percentuale pensionati [2001-2011] - media RU +20,19%

    Dinamica negativa

    Inferiore alla media RU

    Superiore alla media RU

    Molto superiore alla media RU

    6,84 - 9,1

    9,11 - 20,19

    20,20 - 28

    28,01 - 34,80

    %

    MI

    LO CR

    PV

    NO

    BG

    LCCO

    VA

    Zo 1

    Zo 2Zo 3 Zo 4

    Zo 6 Zo 7Zo 5

    MB 1MB 2MB 3

  • LETTURA DEI TERRITORI/1 argomenti & contributi /NUMERO 15

    27

    Mappa 11a - Dinamica delle UL [2001-2011]media RU +10,62%

    Dinamica negativa

    Inferiore alla media RU

    Superiore alla media RU

    Molto superiore alla media RU

    -70,96 - 0

    0,01 - 10,62

    10,63 - 20

    20,01 - 483,34

    %

    MI

    LO

    CRPV

    NO

    BG

    LCCOVA

    Mappa 11b - Variazione percentuale UL [2001-2011] - media RU +10,62%

    Dinamica negativa

    Inferiore alla media RU

    Superiore alla media RU

    Molto superiore alla media RU

    2,15 - 7,47

    7,48 - 10,62

    10,63 - 12,96

    12,97 - 15,77

    %

    MI

    LO CR

    PV

    NO

    BG

    LCCO

    VA

    Zo 1

    Zo 2Zo 3 Zo 4

    Zo 6 Zo 7Zo 5

    MB 1MB 2MB 3

  • 28

    argomenti & contributi /NUMERO 15 LETTURA DEI TERRITORI/1

    Mappa 12b - Variazione percentuale addetti [2001-2011] - media RU +2,69%

    Dinamica negativa

    Inferiore alla media RU

    Superiore alla media RU

    Molto superiore alla media RU

    -9,45 - 0

    0,01 - 2,69

    2,70 - 4,63

    4,64 - 18,47

    %

    MI

    LO CR

    PV

    NO

    BG

    LCCO

    VA

    Zo 1

    Zo 2Zo 3 Zo 4

    Zo 6 Zo 7Zo 5

    MB 1MB 2MB 3

    -74,12 - 0

    0,01 - 2,7,01 2,

    2,71 - 25

    25,01 - 191

    MINO

    CR

    PV

    VA

    LC

    BG

    LO

    CO

    Dinamica negativa

    %

    Inferiore alla media RU

    Superiore alla media RU

    Molto superiore alla media RU

    Mappa 12aMappa 12a - Dinamica addetti - [2001-2011] media RU +2,7%

    Molto inferiore alla media RU

    Inferiore alla media RU

    Superiore alla media RU

    Molto superiore alla media RU

    2,71 - 25

    25,01 - 191

    0,01 - 2,7

  • LETTURA DEI TERRITORI/1 argomenti & contributi /NUMERO 15

    29

    Mappa 13a - Variazione percentuale addetti COMMERCIO [2001-2011] - media RU +8,35%

    Dinamica negativa

    Inferiore alla media RU

    Superiore alla media RU

    Molto superiore alla media RU

    -3,06 - 0

    0,01 - 8,35

    8,36 -11,6

    11,61 - 28

    %

    MI

    LO CR

    PV

    NO

    BG

    LCCO

    VA

    Zo 1

    Zo 2Zo 3 Zo 4

    Zo 6 Zo 7Zo 5

    MB 1MB 2MB 3

    Mappa 13b - Variazione percentuale addetti INDUSTRIA [2001-2011] - media RU -16,13%

    Inferiore alla media RU

    Superiore alla media RU

    Molto inferiore alla media RU

    -30,63 - -19,47

    -19,46 - -16,13

    -16,22 - -13,52

    -13,51 - 1

    %

    MI

    LO CR

    PV

    NO

    BG

    LCCO

    VA

    Zo 1

    Zo 2Zo 3 Zo 4

    Zo 6 Zo 7Zo 5

    MB 1MB 2MB 3

    Molto superiore alla media RU

  • 30

    argomenti & contributi /NUMERO 15 LETTURA DEI TERRITORI/1

    Mappa 13c - Variazione percentuale addetti TERZIARIO [2001-2011] - media RU +16,21%

    Molto inferiore alla media RU

    Inferiore alla media RU

    Superiore alla media RU

    Molto superiore alla media RU

    3,82 - 12

    12,01 - 16,21

    16,22 - 21

    21,01 - 35,40

    %

    MI

    LO CR

    PV

    NO

    BG

    LCCO

    VA

    Zo 1

    Zo 2Zo 3 Zo 4

    Zo 6 Zo 7Zo 5

    MB 1MB 2MB 3

    Mappa 14 - Flussi di pendolarismo [2011]

    Molto inferiore alla media RU

    Inferiore alla media RU

    Superiore alla media RU

    Molto superiore alla media RU

    -50,73 - 8,90

    -8,89 - 0

    0,01 - 8,80

    8,81 - 253,55

    %

    MI

    LO

    CRPV

    NO

    BG

    LCCOVA

  • LETTURA DEI TERRITORI/1 argomenti & contributi /NUMERO 15

    31

    Quali attivit produttive seguono lo spo-stamento delle forze di lavoro verso sud difficile da comprendere senza unanali-si quantitativa sulle dinamiche settoriali e senza unanalisi qualitativa sui fattori di lo-calizzazione delle imprese in questi territori, che oltrepassa i limiti di questo contributo e che quindi non pu essere svolta in questo contesto. Alcune suggestioni possono tut-tavia emergere dalla dinamica dei settori di specializzazione assoluta (cfr. i settori che impiegano il maggior numero di addetti) delle aree oggetto di analisi.La capacit dellindustria di creare occupa-zione inferiore alla media dellarea vasta per la Citt metropolitana di Milano ed ap-pena superiore per la provincia di Monza e Brianza (in cui sono presenti alcune specia-

    lizzazioni come lindustria tessile e dellab-bigliamento nellAlto Milanese e lindustria del mobile in Brianza): il numero di addetti allindustria sulla popolazione residente si attesta mediamente su valori di poco superiori alla media nazionale; tuttavia la contrazione delloccupazione industriale molto forte nel decennio considerato, ben superiore alla dinamica che si registra a li-vello nazionale, gi pesantemente negativa.Il ruolo del settore del commercio (cfr. rap-porto tra addetti al commercio e popola-zione residente) mediamente sovradi-mensionato sia rispetto alla media della Regione Urbana sia rispetto alla media na-zionale nella Citt metropolitana di Mila-no, dove in alcuni casi assume ruolo di mo-tore dello sviluppo locale (cfr. Sud Ovest e

    Adda Martesana), mentre si attesta sui va-lori medi nazionali nella provincia di Monza e Brianza.Infine lindice di impiego nel settore terzia-rio (cfr. rapporto tra addetti al terziario e popolazione residente) significativamente superiore alla media della Regione Urbana e alla media nazionale nella Citt metro-politana, per la quale rappresenta ormai da alcuni decenni il vero e proprio settore di specializzazione svolgendo, come nel caso del capoluogo (cfr. il ruolo del terzia-rio avanzato) o dellest milanese (cfr. il ruolo delle attivit logistiche), un ruolo trainan-te. Il tasso di impiego nelle attivit terziarie nella provincia di Monza e Brianza appare invece sottodimensionato sia rispetto alla media della Regione Urbana che in rapporto

    Tabella 9 - Principali settori di specializzazione assoluta [2011]

    Territorio Primi tre settori di specializzazione assoluta % su Totale Economia

    Vimercatese Industria elettronica (16,3%)

    Commercio (14,7%) Servizi alle imprese (6,3%)

    37,3%

    Monza e Brianza Centrale Commercio (17,7%)

    Sanit (10,0%) Attivit professionali e tecniche (7,9%)

    35,6%

    Monza e Brianza occidentale Commercio (20,7%) Costruzioni (10,0%)

    Industria del mobile (6,8%) 37,5%

    Sud Ovest Commercio (23,0%)

    Servizi di informazione e comunicazione (8,1%) Servizi alle imprese (6,8%)

    37,9%

    Magentino e Abbiatense Commercio (16,9%) Costruzioni (9,3%)

    Sanit (6,8%) 33,0%

    Alto Milanese Commercio (17,0%)

    Industria tessile e dellabbigliamento (8,4%) Costruzioni (6,5%)

    31,9%

    Nord Ovest Commercio (19,0%) Costruzioni (7,8%)

    Trasporti e magazzinaggio (7,7%) 34,5%

    Nord Milano Commercio (19,6%) Costruzioni (13,0%)

    Servizi di alloggio e ristorazione (6,8%) 39,4%

    Sud Est Commercio (17,1%)

    Trasporti e magazzinaggio (11,7%) Attivit professionali e tecniche (8,3%)

    37,1%

    Adda Martesana Commercio (22,7%)

    Trasporti e magazzinaggio (10,7%) Servizi di alloggio e ristorazione (7,3%)

    40,7%

    Milano Commercio (14,2%)

    Attivit professionali e tecniche (13,0%) Servizi alle imprese (12,3%)

    39,5%

  • 32

    argomenti & contributi /NUMERO 15 LETTURA DEI TERRITORI/1

    5. Economie territoriali: centralit e aggregati periferici

    Lanalisi dei flussi netti di pendolarismo misurati come differenza tra occupati ed addetti4 costituisce un indicatore grezzo ma intuitivamente significativo della capa-cit dei centri urbani della regione urbana di attrarre flussi di lavoro ovvero di cedere lavoro ad altri comuni. La sua lettura evi-denzia la centralit delle aree urbane lo-calizzate lungo la dorsale prealpina. Se si

    associa linformazione derivante dai flussi netti di pendolarismo a quella relativa alla capacit di un comune di creare posti di la-voro, risultano tre possibili tipizzazioni del sistema socio economico territoriale. Comuni con flussi netti di pendolari-

    smo in entrata e indice di impiego della forza lavoro superiore alla media della Regione Urbana: si tratta di centri ur-bani in grado di creare occupazione in misura superiore alla media dellarea vasta e con flussi di pendolarismo in entrata, verosimilmente guidati dalla domanda di lavoro del sistema delle imprese. possibile definire questi co-muni come centralit economiche.

    Comuni con flussi netti di pendolarismo in uscita e indice di impiego della forza lavoro inferiore alla media della Re-gione Urbana: in questo caso abbiamo comuni che forniscono lavoro ai centri urbani di cui al punto precedente, svol-gendo quindi una funzione tipicamente

    residenziale, che possiamo pertanto definire aggregati periferici.

    Aggregati intermedi, che possono pre-sentare due differenti tipologie: comu-ni con flussi netti di pendolarismo in uscita ma indice di impiego della forza lavoro superiore alla media della Re-gione Urbana; comuni con flussi netti di pendolarismo in entrata ma indice di impiego della forza lavoro inferiore alla media della Regione Urbana. Nel pri-mo caso si tratta di realt in grado di creare occupazione ma la cui capacit di attrarre lavoratori non cos rilevan-te, al punto che al netto dei flussi in entrata ed in uscita una quota della popolazione trova occupazione in al-tri centri urbani. Nel secondo caso, al contrario, sono comuni in grado di at-trarre lavoratori anche senza che i tassi di impiego della forza lavoro siano par-ticolarmente elevati e teoricamente dovrebbero costituire anomalie 5.

    Differenza tra occupati e addetti sulla popolazione residente

    Tabella 10 Indice di attrattivit dei territori [2001-2011]

    Territorio

    2001 2011

    Vimercatese 89,1 84,5Monza e Brianza collinare - 5,94 -6,28 Monza e Brianza occidentale 10,41- 32,11-Sud Ovest 1,13 -0,36 Magentino e Abbiatense 99,51- 58,8-Alto Milanese -9,43 -11,98 Nord Ovest 22,5- 35,3-Nord Milano -7,58 -3,18 Sud Est 21,1 89,2-Adda Martesana 0,1 -4,88 Milano 17,62 40,12

    Provincia di Varese -3,05 -6,65

    Provincia di Como 97.8- 56,4-

    Provincia di Lecco -3,00 -6,23

    Provincia di Bergamo 87,3- 16,1-

    Provincia di Cremona -7,03 -8.98

    Provincia di Lodi 38,31- 77,01-

    Provincia di Pavia -8,19 -12,56

    Provincia di Novara 98,7- 68,3-Regione Urbana -0,39 -2,10

    alla media nazionale.Nelle province interessate dallespansione della Citt metropolitana verso il Sud-Est sembrano crescere sensibilmente le attivi-t di servizio alla persona, a testimonianza che la creazione di nuove imprese e nuovi posti di lavoro in questi territori legata agli spostamenti di residenza della popolazione sul territorio.

  • LETTURA DEI TERRITORI/1 argomenti & contributi /NUMERO 15

    33

    Lanalisi dei centri urbani per tipi fa emer-gere alcune agglomerazioni funzionali ab-bastanza chiaramente definite e evidenzia la scomparsa di altre, a lungo oggetto di studio della letteratura sulla specializzazio-ne industriale. Lungo la fascia prealpina si localizzano le agglomerazioni relativamente specializzate in attivit di tipo storicamen-te distrettuale: il distretto della rubinetteria nel Piemonte Orientale, le attivit meccani-che in provincia di Varese, lindustria serica comasca, lindustria meccanica lecchese e la vasta agglomerazione bergamasca in cui prevalgono le attivit meccaniche e pi ad est la lavorazione delle materie plastiche.E mentre mantengono una forte identit territoriale il distretto della rubinetteria piemontese, lindustria meccanica lecchese e lagglomerazione bergamasca, altre ap-paiono in forte sofferenza (cfr. la meccani-ca varesina e lindustria serica comasca) o non presentano caratteristiche di tipo di-strettuale (essendo guidate da imprese di grandi dimensioni, come nel caso dellarea Malpensa). Altri tradizionali aree di forte specializzazione produttiva appaiono aver

    completamente perso il loro ruolo cataliz-zatore di attivit produttive e lavoratori: il caso dellindustria del mobile della Brianza o dellindustria delle materie plastiche della Valle Olona sono fortemente esemplificativi di questo fenomeno, ma anche lindustria serica comasca ormai concentrata in un numero limitatissimo di comuni identifica abbastanza chiaramente questo trend.Larea milanese e monzese presentano in-vece caratteristiche molto differenti. La cit-t di Milano continua a mantenere una forte vocazione terziaria ed una forte specializ-zazione in attivit di servizio ad elevato va-lore aggiunto.I territori ad est e a sud est dellarea me-tropolitana milanese sono popolati invece da imprese di grandi dimensioni: le indu-strie farmaceutiche tradizionalmente loca-lizzate in questarea, le attivit logistiche legate alla storica localizzazione nei pressi dellaeroporto di Linate e il ruolo dellEni a San Donato Milanese.Lagglomerazione monzese, tradizional-mente specializzata nellindustria elettro-meccanica, conserva tale vocazione, svilup-

    pando al contempo un crescente peso della funzione amministrativa, legata allistitu-zione della provincia di Monza e Brianza.Le zone pi meridionali della Regione Urba-na appaiono sempre pi come aree di resi-denza per i lavoratori dellarea metropolita-na anche se, in qualche caso, hanno perso le loro specificit produttive (ad esempio, il distretto calzaturiero di Vigevano).In queste aree (ma parzialmente anche in quelle pi settentrionali della Regione Ur-bana, particolarmente quelle in crisi) i centri urbani che maggiormente attraggono lavo-ro sembrano legati a dinamiche di tipo am-ministrativo e allesercizio di funzioni pub-bliche sovralocali.

    Mappa 15 - Economie territoriali

    aggregati periferici

    AGGLOMERAZIONE DI VARESEfunzione pubblica e meccanica

    AGGLOMERAZIONE DI COMOfunzione pubblica e distretto serico

    AGGLOMERAZIONE DI LECCOindustria meccanica

    AGGLOMERAZIONE DI BERGAMOindustria meccanica e delle materie plastiche

    EST MILANOindustria chimico-farmaceutica e logistica

    MILANOterziario avanzato

    AGGLOMERAZIONE DI MONZAfunzione pubblica e industria elettromeccanica

    PIEMONTE NORD ORIENTALEdistretto della rubinetteria

    AREA MALPENSAindustria aeronautica e logistica

    aggregati intermedi centralit economiche

    4 Un centro urbano in cui il numero di occupati (lavoratori residenti in quel comune) superiore a quello degli addetti (persone che lavorano in quel comune) cede lavoro ad altri comuni: al netto di tutti i flussi in entrata ed in uscita, una parte di coloro che vi risiedono lavorano, in altri termini, altrove.5 In effetti, un solo comune della Regione Urbana compreso in questa classe: Clusone.

  • 34

    argomenti & contributi /NUMERO 15 LETTURA DEI TERRITORI/1

    6. Un tentativo di interpretazione

    Dallanalisi condotta sembrano emergere alcune evidenze empiriche alcune delle quali non banali che possibile sinteti-camente riassumere in fatti stilizzati.

    Il primo non nuovo n particolar-mente sorprendente ed rappresen-tato dalla funzione svolta dalle aree settentrionali della Regione Urbana, localizzate lungo la fascia prealpina, e dallarea metropolitana milanese. L insediata la maggior parte della popo-lazione, delle unit locali e dei posti di lavoro creati dal sistema delle imprese.

    I lavoratori spesso non vivono nei luo-ghi in cui lavorano: i livelli salariali im-pongono la ricerca di abitazioni dove i costi delle abitazioni sono general-mente inferiori a quelli delle aree in cui c congestione urbana; daltra parte, la gente che non lavora in particolare chi gode di una rendita da pensione non vive dove lavora e in generale vive dove il valore delle abitazioni pi ele-vato. Ci pu essere dovuto a diversi

    fattori quali la qualit del lavoro nella-rea metropolitana milanese (partico-larmente nelle attivit terziarie a basso valore aggiunto), i bassi livelli salariali legati sia alla qualit del lavoro che alla diffusione di tipologie contrattuali che favoriscono la precariet, la provviso-riet del lavoro che non consente ai la-voratori di prefigurare progetti di lungo periodo.

    La capacit di creare occupazione sempre pi concentrata in poche aree, la maggior parte delle quali ha dimensioni tendenzialmente sempre pi limitate mentre si assiste ad une-spansione territoriale dellarea me-tropolitana milanese. Nel giro di un ventennio sembra che si sia attuata una transizione da modelli di sviluppo diffuso a modelli di precariet concen-trata in poche aree: la specializzazione industriale che tanto ha contribuito ad elevare i livelli di vita della popolazione tende a contrarsi sempre pi intorno ai luoghi in cui tale sviluppo ha avuto ori-gine; daltra parte emerge il crescente ruolo di Milano, che offre opportunit

    professionali di varia natura (dal ter-ziario avanzato ai lavori pi precari) ma che si deve confrontare con lemergere di nuovi vincoli, in particolare con i cre-scenti costi della vita che operano da fattore di espulsione della popolazio-ne verso i comuni della cintura e delle province limitrofe (in particolare Pavia e Lodi).

    Infine, in termini dinamici e come corollario di quanto detto in precedenza, la popola-zione lavorativa, ma anche i non attivi, e le imprese che forniscono servizi alla persona tendono a spostarsi verso sud est, alla ricer-ca di costi di vita inferiori e che consentano una qualit della vita accettabile. Il rischio connesso a questo pattern localizzativo il rafforzamento del modello esistente, basa-to sulla scarsa qualit del lavoro metropoli-tano e sulla precariet, e laumento dei costi di gestione dei processi legati a tali dinami-che (si pensi ad esempio ai problemi legati alla mobilit delle persone).

  • LETTURA DEI TERRITORI/1 argomenti & contributi /NUMERO 15

    35

    Regione urbana milanese: una metropolizzazione povera

    Testimonianza di Gioacchino GarofoliUniversit degli Studi dellInsubria

    Lanalisi dei dati censuari tratteggia un quadro relativamente ambiguo della dinamica demografica e occupazionale dellarea metropolitana milanese. Emerge un fenomeno di estensione dellarea metropolitana milanese che in atto da almeno 20-25 anni e che si accen-tuato nellultimo decennio anche per lindebolimento dei sistemi produttivi locali ai confini dellarea metropolitana. Larea metropolitana milanese ha, dunque, assunto una forma definibile come metropoli diffusa o metropoli orizzontale in cui le aree semicentrali e semiperiferiche hanno indebolito la loro capacit di autonomia economico-sociale.Si nota unestensione fisica dellarea metropolitana: unarea crescente del territorio regionale ma anche extra regionale (che comprende parte delle province di Novara e Piacenza) viene inclusa nel sistema economico della metropoli milanese. Ci non tuttavia dovuto prevalentemente allespansione e allo sviluppo di nuovi settori e comparti produttivi che funzionano da motore e da moltiplicatore per altre attivit congiunte per il sistema economico nazionale e regionale, quanto piuttosto a una ristrutturazione della domanda di lavoro delle imprese dellarea metropolitana e del mercato del lavoro metropolitano e dal modello residenziale lombardo - avviato ormai da almeno due/tre decenni - che hanno determinato un crescente pen-dolarismo e attrazione di lavoratori dalle aree semiperiferiche. Lanalisi dei dati relativi alla dinamica intercensuaria della popolazione residente e degli attivi occupati , infatti, molto signi-ficativa: le aree che crescono di pi sono quelle semiperiferiche dellarea metropolitana (Vimercatese, Brianza occidentale, Magentino-Abbiatense e Adda Martesana) che hanno verosimilmente attratto popolazione immigrata e in et da lavoro e capace di adeguarsi alla domanda di lavoro dellarea metropolitana. Il tasso di crescita delloccupazione extra-agricola molto alto soltanto nellarea Sud Est di Milano e, in subordine, nella citt di Milano. Tra le aree in forte crescita demografica e degli attivi occupati, il tasso di crescita degli addetti extra-agricoli positivo (ma inferiore alla dinamica dellarea metropolitana ristretta) nel Vimercatese e nella Brianza Occidentale, mentre negativo nelle altre due aree. Ci significa che c uno spo-stamento crescente di popolazione relativamente povera che risiede in luoghi con costi per labitazione relativamente bassi e che costretta a pendolare verso le localit centrali e semicentrali. La dinamica degli addetti nel settore commerciale mostra tassi di crescita particolarmente elevati nelle aree semicentrali (Sud Est, Sud Ovest e Alto Milanese) e in provincia di Bergamo se consideriamo lintera Regione Urbana: i tassi di crescita pi elevati si riscontrano ove si registravano in genere valori pi bassi del rapporto addetti al commercio/popolazione residente. Ci significa che le attivit commerciali hanno riempito i vuoti relativi dellarea metropolitana e della Regione Urbana.Per quanto riguarda loccupazione terziaria (al netto delle attivit commerciali), nonostante la sua maggiore densit di occu-pazione nella citt di Milano ma anche nella Citt metropolitana rispetto allintera Regione Urbana, i tassi di crescita delloc-cupazione terziaria sono pi forti nelle aree semicentrali e semiperiferiche (Nord Milano, Sud Est, Brianza Occidentale, Vi-mercatese), oltre che nelle province di Lodi e Bergamo, piuttosto che nel core dellarea metropolitana. Ci troviamo dunque di fronte ad un processo di terziarizzazione diffusa che interessa tutta larea metropolitana e la Regione Urbana e, anche in questo caso, ad una sorta di riempimento di vuoti, anche se meno accentuato rispetto alla dinamica delloccupazione commerciale.Lanalisi del flusso di pendolarismo netto (dato dalle differenze delle dinamiche territoriali dei tassi di crescita degli attivi occupati e degli addetti), evidenzia chiaramente la crescita del pendolarismo verso le aree centrali e semicentrali dellarea metropolitana e della Regione Urbana. Ci significa che il bacino del mercato del lavoro metropolitano si allargato e ci ha determinato la crescita della competizione sul mercato del lavoro, generando un freno sui salari e facendo crescere la quota di working poor nellarea metropolitana. Sembrerebbe, dunque, di assistere ad una sorta di periferizzazione almeno delle frange esterne dellarea metropolitana. Va ovviamente ricordata la progressiva desertificazione della presenza industriale manifatturiera, con una caduta delloc-cupazione industriale che pi alta nellarea metropolitana e nella Regione Urbana rispetto alla dinamica nazionale. A ci si sommata la progressiva disgregazione delle reti tra imprese che avevano nel passato caratterizzato le aree industriali della Regione Urbana e lindebolimento delle relazioni di complementariet con il core dellarea metropolitana. Se a ci aggiungiamo la mancanza di nuovi grandi investimenti nellarea metropolitana (se si escludono gli investimenti del progetto

  • 36

    argomenti & contributi /NUMERO 15 LETTURA DEI TERRITORI/1

    Expo e dei relativi collegamenti ferroviari e della linea metropolitana), il mancato ruolo di una nuova imprenditoria emergente capace di generare massa critica su nuovi settori e comparti produttivi e, di conseguenza, capacit di trascinamento di altri settori ed imprese, lassenza di rilevanti progetti sul versante sociale e lassenza di nuove visioni condivise del cambiamento economico-sociale dellarea metropolitana, emerge esclusivamente una estensione fisica dellarea metropolitana nella qua-le le punte di alta qualit non sono sufficienti a fare sistema.

    Le due parole chiave per il rilancio: ricerca e integrazione.

    Occorre evitare di porre eccessiva enfasi sulla nuova centralit urbana e sui meccanismi automatici che dovrebbero trascinare la crescita, cos come opportuno evitare di riporre aspettative eccessive sullimpatto di alcuni nuovi progetti ed eventi.Vi , piuttosto, necessit di nuovi investimenti pubblici per innalzare la qualit della vita e per generare attrattivit sullester-no e sulle nuove generazioni acculturate, sperando che lavvio di investimenti pubblici e di progetti in partenariato pubblico-privato cambino le aspettative delle imprese cos che possano intravvedere un ruolo cruciale per trasformare una visione del futuro in realizzazioni concrete. necessaria lideazione di progetti che coinvolgano diversi partner pubblici e privati per mobilitare saperi e competenze oltre che risorse finanziarie adeguate, senza pi attendere passivamente risposte dai livelli di governo sovraordinati. Ci consentirebbe di costruire connessioni e interdipendenze produttive, sequenze di investimenti coordinati che rafforzino la realizzabilit e la redditivit dei vari investimenti.Di fronte alla progressiva disintegrazione che si realizzata negli ultimi anni nelle reti tra imprese, nelle interdipendenze tra comparti e settori produttivi, nella rete dei rapporti economico-sociali allinterno dei vari territori e tra i territori dellarea metropolitana e della Regione Urbana, la parola chiave per ricomporre il sistema economico-sociale integrazione: integra-zione del ciclo interno allimpresa, integrazione orizzontale tra le imprese del territorio (o di territori diversi), integrazione tra imprese e societ locale per ricomporre lidentit territoriale e la consapevolezza dei vari attori sui problemi e le opportunit da cogliere.In questo disegno di integrazione opportuno ricondurre a sistema anche soggetti ed organizzazioni del settore non profit (Universit, Terzo settore e fondazioni, ...) e spingerli alla realizzazione di progetti complessi con il coinvolgimento di imprese private e di istituzioni pubbliche. Occorre dunque costruire una visione delle possibili trasformazioni delle citt (a partire da Milano) e del territorio dellarea metropolitana e della Regione Urbana e una capacit di gestirle e realizzarle attraverso una serie di progetti di investimento per il miglioramento della qualit della vita e con lofferta di servizi avanzati (salute, cultura, assistenza, tempo libero, ).Ricerca e innovazione giocano in questo quadro un ruolo fondamentale. Innanzitutto come disegno culturale e strategico e poi come capacit di indirizzare risorse umane e finanziarie in progetti che producono beni collettivi/comuni (come sono le conoscenze e le competenze tecnico-scientifiche) e che spingano le imprese a credere in una visione di unarea metropolitana deputata alla crescita dellinnovazione e della produzione di qualit, con un ruolo propulsivo e progressista anzich incline a sfruttare le rendite di posizione.Vi sono, ovviamente, sotto la superficie, fenomeni e fermenti nuovi ed interessanti che vanno indagati e compresi nei loro meccanismi di funzionamento e nelle connessioni con altri comparti e gruppi professionali: start up, i nuovi comparti e atti-vit produttive, le nuove professioni, le nuove reti professionali, le nuove forme di organizzazione interprofessionale, le nuove organizzazioni che lanciano progetti sociali. Occorre, dunque, intraprendere una campagna per un grande progetto di ricerca interdisciplinare che analizzi i cambiamenti qualitativi e organizzativi in atto nellarea metropolitana milanese. Per leggere il cambiamento non sufficiente lutilizzo delle informazioni statistiche esistenti, occorre mobilitare ricercatori di varie discipli-ne con un nuovo approccio di ricerca mesoeconomico e territoriale, accompagnato da estese ricerche sul campo. Per questo necessario mettere in campo contemporaneamente molteplici competenze (economisti, sociologi, tecnologi, urbanisti, ge-ografi, antropologi, filosofi, ) che certamente non mancano nellarea metropolitana e nella Regione Urbana.

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    Gli aeroporti sono un driver fondamentale dello sviluppo socio-economico e un fattore abilitante della competitivit. Il tra-sporto aereo infatti una componente fondamentale della strategia di mobility-mix di un Paese, soprattutto in un quadro previsionale di crescita globale del traffico passeggeri e merci nel lungo periodo e di fronte al primato dei nuovi mercati in-tercontinentali emergenti. Ci che qualifica lassetto e la competitivit di un sistema aeroportuale complesso soprattutto linterazione fra la connet-tivit a breve raggio e la connettivit intercontinentale che tale sistema sa esprimere. Dalla robustezza del sistema di con-nettivit diretta a lungo raggio dipende almeno in parte lo status e la capacit attrattiva di unarea metropolitana che aspiri, come quella milanese, ad essere nodo della rete globale di mobilit di persone merci e capitali. Non esiste nel mondo unarea metropolitana competitiva a livello internazionale che sia priva di un grande aeroporto intercontinentale.Laeroporto di Malpensa lunica infrastruttura aeroportuale del Nord Ovest in grado di sviluppare una rete ampia di colle-gamenti intercontinentali, una delle tre del paese per questo definite strategiche nel piano nazionale degli aeroporti. Gli altri aeroporti, per vincoli tecnici (lunghezza insufficiente delle piste) e dimensionali non competono sul medesimo terreno, si dedicano al breve e medio raggio, e si limitano a servire il traffico intercontinentale con voli a distanze limitate o non diretti, alimentando con i propri passeggeri il traffico a lungo raggio degli aeroporti maggiori dEuropa, con i quali Malpensa compete direttamente. In questo quadro, la questione della razionalit e della competitivit dellassetto del sistema aeroportuale del Nord coincide largamente con la questione dello sviluppo attuale e potenziale di Malpensa, anche nelle sue relazioni con gli aeroporti vicini, a partire da Linate (aeroporto gestito da SEA, come Malpensa) e Orio al Serio. Nei tre aeroporti viaggiano circa 40 milioni di passeggeri allanno e si movimentano oltre 500mila tonnellate di merci (dato 2014, fonte Assaeroporti). Nonostante i numeri ragguardevoli, generati da un bacino territoriale di rilevanti dimensioni demografiche ed economiche, lassetto del sistema aeroportuale milanese ha tuttavia stentato per molti anni a dar prova di effettiva forza ed organicit, proprio per la relativa debolezza di Malpensa, e la sua difficile convivenza in particolare con Linate. La situazione non tut-tavia statica, e il sistema aeroportuale milanese sembra stia trovando il suo assestamento strategico e competitivo dopo quasi un ventennio di difficolt. Nel 1998 la nascita del nuovo aeroporto intercontinentale di Malpensa era stata ostacolata da una serie di ritardi infrastrut-turali, di incertezze politiche - riguardanti anche il destino della compagnia di bandiera - e di barriere competitive innalzate dai principali vettori europei, contrari alla nascita di un nuovo grande hub nel sud Europa. Nel 2008, Alitalia aveva abbandonato Malpensa (su cui concentra oggi meno di un milione di passeggeri), sottraendo allaeroporto il ruolo di hub. Ne seguita una fase difficile, nella quale laeroporto scomparsi con laddio di Alitalia 8 milioni di passeggeri in transito - ha dovuto com-petere con gli hub continentali senza pi contare su un una linea aerea in grado di coordinare voli a breve e lungo raggio, e contando quindi solo sulla capacit di attrarre voli punto a punto, mentre doveva far fronte alla drastica riduzione in parte dovuta alla concorrenza dellalta velocit dei passeggeri domestici. Dopo un lungo periodo di riduzione del numero di passeggeri, dal massimo di 24 milioni nel 2007 a meno di 18 milioni nel 2013, Malpensa ha per ricominciato a crescere, recuperando quota nel biennio pi recente. La ripresa ha riguardato in primo luogo proprio i voli intercontinentali, con una crescita nellultimo biennio di oltre un milione di passeggeri (+13% nel 2014, +12% nel 2015, al netto del contingente contributo negativo dei voli da e verso il Nord Africa), con incrementi superiori, nel 2015, a quelli registrati negli aeroporti europei concorrenti, in virt di un forte incremento delle destinazioni servite e dei conseguenti indici di connettivit (Malpensa stato fra gli aeroporti con la maggiore crescita di tali indici a livello europeo). Ma oltre alla ripresa dei voli a lungo raggio, decisiva in prospettiva strategica, lultimo biennio ha visto lo sviluppo a due cifre del traffico cargo (fino al recente accordo fra SEA e DHL), anche in questo caso ai vertici della competizione europea, la buona performance economico/finanziaria dellaeroporto consentita anche dalla migliore qualit dei servizi offerti ai passeggeri e, importante anche sotto il profilo simbolico, il riconoscimento di Malpensa come Best European Airport nel 2015.Linsieme di questi risultati segna la fine di una fase di declino che sembrava irreversibile. Si sta quindi finalmente dimostran-do che Malpensa pu crescere in modo sostenibile ri-affermando, nonostante laddio di Alitalia, la sua identit e funzione di unico aeroporto intercontinentale del Nord Ovest, e stabilendo un rapporto equilibrato con Linate, che nel periodo ha conti-

    Grandi funzioni: il sistema aeroportuale come driver di sviluppo

    Dialogo con Pietro ModianoPresidente SEA

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    argomenti & contributi /NUMERO 15 LETTURA DEI TERRITORI/1

    nuato a sua volta a crescere. Linate continua da parte sua ad alimentare un certo traffico in-tercontinentale intermediato da altri hub europei, potenzialmente acquisibile da Malpensa, ma il peso del fenomeno non in crescita e non di grande rilievo, limitandosi a poco pi di un milione di passeggeri/anno, peraltro dispersi in dozzine di destinazioni di-verse, e quindi non in grado comunque di alimentare voli diretti profittevoli, quandanche tutti i relativi passeggeri fossero con-centrati a Malpensa. Attorno alla ripresa di ruolo dellaeroporto principale, si delinea insomma dopo molti anni di incertezza un sistema aeroportuale pi armonico, con Malpensa come piattaforma per voli interconti-nentali, resa solida dal peso economico e dallattrattivit dellarea, nonch da una quantit di voli a breve medio raggio aumentabile ma gi oggi non irrilevante, integrato con il ruolo di Linate, spe-cializzata prevalentemente nel traffico business e a medio raggio, e di Orio, specializzato nel traffico prevalentemente (anche se non solo) turistico di tipo low cost. Ci sono insomma pi di ieri le condizioni per una visione realistica della messa a sistema dei tre scali attorno a una strategia di ulteriore sviluppo di Malpensa, lunico dei tre aeroporti (e uno dei pochi a livello europeo) che presenta margini di capacit inutiliz-zata, che ne valorizzi il ruolo di asset strategico secondo modelli innovativi di nuova concezione di hub senza un vettore di riferi-mento. Appare quindi tempestiva e ragionevole la riapertura della prospettiva che anche laeroporto di Orio al Serio venga incluso in ununica societ con Malpensa e Linate, con le sinergie del caso.In questo contesto non privo di elementi positivi, si segnalano al-cuni temi aperti, da affrontare al fine di una chiara definizione delle potenzialit future del sistema aeroportuale milanese.Essi riguardano anzitutto il tema generale dellattrattivit della-rea dal punto turistico e del business. Il potenziale inespresso, sotto questi profili, dal territorio milanese e lombardo corrisponde (nellipotesi che lattuale proporzione fra passeggeri incoming ed outgoing passi dallattuale 35-65 a un possibile 40-60) ad una crescita dei passeggeri del sistema aeroportuale di circa 4 milioni di unit. Un secondo tema rilevante quello della dotazione infrastruttura-le ai fini della migliore accessibilit dei tre aeroporti, da declinare in funzione dellottimizzazione del servizio (oggi compromesso, con riferimento a Malpensa, dallo sdoppiamento delle stazioni di par-tenza dei treni da Milano - Cadorna e Centrale - con conseguente dimezzamento delle frequenze) e dellallargamento del bacino di gravitazione. Sotto questo secondo profilo la selezione delle prio-rit di investimento dovr tenere conto della potenziale attrazio-ne di passeggeri intercontinentali su Malpensa a scapito degli hub europei concorrenti, che sembra far preferire il potenziamento dei collegamenti con lalta velocit verso Nord e Est. Un terzo tema riguarda la valorizzazione dellarea di Linate alla luce delle prospettive di migliore accessibilit dellaeroporto dalla citt (M4 dal 2021), e dellimportanza paesaggistica dellIdrosca-lo.Un quarto tema quello dei vincoli ambientali, che sembra avere pi rilievo a Bergamo, con riferimento soprattutto ai voli notturni, che a Linate e Malpensa, con riferimento al quale va segnalata la rimozione dal nuovo masterplan al 2030 della controversa terza pista e il forte ridimensionamento delle aree dedicate al cargo.

  • LETTURA DEI TERRITORI/1 argomenti & contributi /NUMERO 15

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    Nuove attivit produttive e nuovi spazi per la produzione

    Scheda tematica

    Le nuove attivit produttive e di servizio svolgono una fun-zione che strettamente connessa con lintroduzione di tecnologie/beni/servizi precedentemente non presenti sul mercato. Si tratta quindi di attivit la cui finalit principale quella di introdurre nei processi di produzione di beni e ser-vizi linnovazione di prodotto e/o di processo attraverso mo-dalit organizzative che come si vedr sono anchesse del tutto peculiari.In effetti, ci che caratterizza questo tipo di impresa dalle imprese innovative pi tradizionali la loro modalit di orga-nizzazione produttiva, in particolare la modalit attraverso cui reperiscono fondi per svolgere la propria attivit e la loro localizzazione (che ha effetti anche sulle modalit attraverso cui queste imprese si relazionano ai fornitori di input, al mer-cato di sbocco e alle altre imprese che operano nello stesso luogo).

    Il finanziamento delle nuove attivit produttive e di servizio

    Il primo aspetto da considerare quindi il finanziamento di queste attivit. In genere, questo finanziamento non di tipo tradizionale per effetto delle imperfezioni esistenti sul mer-cato del credito: numerosi studi hanno infatti evidenziato come i moderni sistemi bancari tendano a indirizzare risorse verso imprese non innovative, che producono beni e servizi maturi e che sono in grado di fornire garanzie sufficienti a coprire il rischio di default dellattivit intrapresa. Ovviamen-te si tratta di un sistema che penalizza fortemente le attivit innovative che, per svolgere la propria attivit, devono repe-rire fondi attraverso modalit alternative, le principali delle quali sono:

    1. finanziamento attraverso erogazione, da parte dello-peratore pubblico, di capitali a fondo perduto o a tas-so agevolato: in questa direzione si muove il D.Lgs. 179/2012 poi trasformato nella L. 212/2012;

    2. finanziamento privato attraverso operatori istituzionali la cui mission appunto quella di operare da interme-diatori tra risparmiatori e startup innovative (cfr. i co-siddetti venture capitalist) ovvero attraverso operatori non istituzionali, generalmente grandi imprese che de-cidono di investire in attivit innovative come strategia di diversificazione delle proprie attivit (cfr. i cosiddetti business angels);

    3. finanziamento attraverso raccolta fondi online a cui partecipa una pluralit di soggetti che versano denaro da investire in progetti imprenditoriali specifici (cfr. il co-siddetto crowfunding).

    La distribuzione dei fondi finanziari per ognuna di queste forme innovative di finanziamento non nota, mentre in-vece noto il numero di iniziative finanziate attraverso queste modalit di anticipazione del capitale circolante; come si pu notare, le iniziative per 100.000 abitanti operative grazie a sistemi di finanza per linnovazione sono assai pi diffuse nella Citt metropolitana che non nella Regione Urbana (in cui il peso della Citt metropolitana rilevante) o in Italia; nella Citt metropolitana sono infatti presenti circa un quar-to delle imprese nazionali finanziate attraverso gli strumenti descritti in precedenza.

    Le modalit organizzative

    Anche le modalit di organizzazione della produzione varia-no considerevolmente, rispondendo a diverse esigenze delle imprese che producono beni e/o servizi innovativi. In partico-lare, possibile distinguere quattro modalit organizzative:1. gli incubatori ed acceleratori dimpresa sono infrastrut-

    ture fisiche ed immateriali che consentono lo sviluppo di unimpresa innovativa dalla sua fondazione al rag-giungimento di una propria autonomia gestionale: pi in particolare lincubatore dimprese fornisce allimpresa gli strumenti per poter intraprendere la propria attivit (cfr. spazi fisici, formazione, accesso ai finanziamenti, ecc.) mentre lacceleratore fornisce strumenti di piani-ficazione strategia a lungo termine (cfr. la gestione del passaggio da startup a impresa innovativa a tutti gli ef-fetti);

    2. i parchi scientifici e tecnologici sono strumenti di trasfe-rimento delle conoscenze scientifiche al sistema pro-duttivo, in genere attraverso laggregazione di imprese e dipartimenti universitari o di centri di ricerca;

    3. i Makers Spaces sono imprese manifatturiere che ope-rano con nuove tecnologie (cfr. le cosiddette FabLab) e le persone, con le loro competenze altamente specifiche, che le dirigono (cfr. i cosiddetti artigiani digitali); lorga-nizzazione del lavoro delle FabLab basata sul cosid-detto tinkering, (think-make-improve), resa possibile grazie alla forte interazione tra gli artigiani digitali che analizzano in comune i progetti gi avviati e condividono

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    argomenti & contributi /NUMERO 15 LETTURA DEI TERRITORI/1

    le proprie conoscenze al fine di risolvere i problemi;4. i Coworking Spaces sono infine i luoghi in cui operano

    imprese che adottano un metodo organizzativo basa-to anche in questo caso sulla condivisione delle risorse materiali ed immateriali, ma che sono particolarmente attive nella produzione di servizi spesso ad elevato va-lore aggiunto in settori quali la comunicazione, larchi-tettura e il design, lITC e gli altri servizi alle imprese.

    Anche in questo caso limportanza assunta da queste nuove forme di produzione di beni e servizi nella Citt metropolita-na appare evidente per quasi tutte le modalit prese in esa-me: in particolare assumono una rilevanza assai superiore alla media nazionale e della Regione Urbana sia la presenza di incubatori e acceleratori dimpresa, sia quella di Coworking Spaces, mentre appare sottodimensionato o meno impor-tante coerentemente con la vocazione terziaria dellarea il ruolo delle strutture che promuovono lo sviluppo delle imprese innovative manifatturiere (cfr. i parchi scientifici e tecnologici e i Makers Spaces)

    Per quanto riguarda gli incubatori ed acceleratori di impresa, a Milano e nella Citt metropolitana operano diverse realt, tra le quali alcune sono certificate in base a criteri stabiliti dalla legge 212/2012 in materia di innovativit dei processi e di qualit dei beni/servizi prodotti. Accanto a questi incu-batori esistono poi alcune esperienze di grande interesse re-lative a settori non strettamente innovativi ma appartenenti piuttosto allindustria creativa e culturale (CCIs) o attinenti allinnovazione sociale (mobilit, crowfunding finalizzato al sostegno del terzo settore, ecc.): tra le principali iniziative si possono ricordare ad esempio Speed MI Up (lincubatori di imprese dellUniversit Bocconi), BASE (area ex Ansaldo, che ospita imprese creative), Arte e Messaggio (specializzato nella grafica e nel design), Quarenghi Center (specializzato nella moda) e FabriQ (promosso dal Comune di Milano e vo-cato a sviluppare imprese sociali innovative).Per quanto riguarda invece i Maker spaces e i Coworking spa-ces nel solo comune di Milano esistono 9 spazi dedicati alla fabbricazione digitale e oltre 50 spazi dedicati al coworking.

    Tabella 11 Il finanziamento delle PMI innovative: la dimensione del fenomeno [iniziative per 100.000 residenti], 2013

    Italia Regione Urbana Citt metropolitana

    % % % Startup innovative [Dgl 179/2012] 1 4,47 10,64 20,55 Funded Startup 2 52,1 35,0 23,