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Centro Studi C.N.I. - 8 marzo 2013

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INDICE RASSEGNA STAMPA

Indice Rassegna Stampa

Centro Studi C.N.I. - 8 marzo 2013

Pagina I

SEMPLIFICAZIONI

Le semplificazioni? Sulla cartaSole 24 Ore 08/03/13 P. 33 Marco Rogari ,Mauro Salerno

1

L'autogol dei tagli inefficaciSole 24 Ore 08/03/13 P. 33 Giorgio Santilli 3

MERCATO DEL LAVORO

Se tra laurea e lavoro non sboccia l'amoreCorriere Della Sera 08/03/13 P. 47 Giulia Cimpanelli 4

MECCATRONICO

Meccatronico, chi l'ha visto?Italia Oggi 08/03/13 P. 1-26 Luigi Chiarello 5

UNIVERSITÀ

Gli studenti non pagano più i prestiti d'onore per il collegeCorriere Della Sera 08/03/13 P. 37 Massimo Gaggi 7

PERITI INDUSTRIALI

Efficienza energetica, si passi dalle parole ai fattiItalia Oggi 08/03/13 P. 29 9

PREVIDENZA PROFESSIONISTI

L'Epap ricorre al Tar Lazio contro il ministero del lavoroItalia Oggi 08/03/13 P. 28 10

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L'Ith i Iocc ita/ , Quasi tutte le iniziative pera bbreVia re iter e procedure si sono arenate nel corso della legislatura

Le semplificazioñi? Sulla c ìrtaAl traguardo solo l'Autorizzazione unica ambientale e gli sportelli unici per l'edilizia

Marco RogaciMauro SalernoROMA

>an, La procedura semplificatadell'Aia e la cancellazione del si-lenzio-rifiuto per il permesso dicostruire in presenza di vincolirimaste al palo, insieme a tutto ildisegno di legge bis sulle sempli-ficazioni risucchiato dal climadî smobilitazione delle ultimesettimane dell'ultima legislatu-ra conclusa. L'Aua, autorizzazio-ne unica ambientale per le Pmi,che ha rischiato di finire su unbinario morto, salvata in extre-mis dal governo dei tecnici maancora operativa. La riforma de-gli sportelli unici per l'edilizia,approvatà dal Parlamento e at-tuata dall'esecutivo, a rischio-impasse alla luce della grandefa-tìca con cui ì Comuni cercandodi attuarla. Il processo avviatonei mesi scorsi dall'attuale ese-cutivo per eliminare una primafetta di vincoli burocratici sulversante ambientale e quellodell'ediliziacorre ilserio perico-lo di rimanere inceppato.

I soli due ingranaggi destinatienonrestarebloccati sono quellidella nuova Aua e degli sportelliunici per l'edilizia. Ma non senzagrandi difficoltà. Il regolamentosull'Aua ha ottenuto l'ok foraledel Consiglio dei ministri sul filodi lana soltanto a metà febbraio.L'autorizzazione unica ambientale promette di dare una manoalle Pmi tagliando almeno setteadempimentiburocraticiche co-stano 1,3 miliardi alle imprese.'Ma, almeno per ora, si tratta diuna scommessa da verificare sulcampo visto che ilprovvedimeh-to nonè ancora operativo. E lave-rifica sul campo sarà decisiva an-

APPALTISi attende ancora il decretodi attuazione delle cosiddettewhite list delle impresesicuramente al riparoda infiltrazioni antimafia...................................................... . ....................

che sulla 'base dell'esperienzadella riforma dello sportello uni-co edilizia (Sue). Alla data del 12febbraio 2013, fissata per l'attua-zione da parte dei comuni dellenuove misure fiìializzate' a- tra-sformare lo sportello nell'unicofront office per le pratiche edili-zie, è emerso che senza i sistemionline, i nuovi obblighi del "Sue"rischiano dimandareintiltgliuf-fici, trasformando così la sempli-ficazione in un b o omerang.

Quanto albilancio complessi-vo del cantiere delle semplifica-

zioniperl'èdilizia aperto dal go-vernoMonti, il risultato è condi-zionato dai (troppi) provvedi-menti rimasti sulla carta. Sì, c'èstato il decreto 16i/2o12 con lenuove procedure per la,gestio-ne delle terre da scavo ma si trat-ta di una agevolazione utile perpochi grandi cantieri, mentremigliaia di piccole imprese cheaspettavano un aiuto per inter-venti ordinari (ville e capanno-ni per intenderci) sono ancorain attesa del regolamento an-nunciato sei mesi fa.

Sono rimasti sulla carta an-che tutti gli snellimenti normati-vi previsti dal Ddl semplificazio-ni bis. Tra queste la cancellazio-ne del silenzio-rifiuto per il per-messo di costruire in presenzadi vincoli eilraddoppio divalidi-tà del Durc, il documento di re-golarità contributiva: la durata èrimasta invariata ago giorni.An-cora nessuna traccia del regola-mento (previsto dal primo de-creto sviluppo, Dl 83/2012) sulladenuncia di inizio attività in viatelematica, la cosiddetta Diaelettronica. Così come si atten-de ancora il decreto di attuazio-ne delle cosiddette white list del-'le imprese sicuramente al ripa-ro da infiltrazioni antimafia, pre-visto dalla legge anticorruzio-ne. Al palo anche la legge delegaper il riordino del codice appaltiche conteneva anchel'intrödu-zione del dibattito pubblico sul-le grandi opere (sul modello deldébat public francese) e le garemodello Banca mondiale per il.project fmancing. Niente da fa-re anche per la semplificazionedei procedimenti di valutazio-ne di impatto ambientale.

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Semplificazioni Pagina 1

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Le procedure Aia

I COSTI DELLA ISTRUTTORIADati in euro

CEMENTOItalia tra 10.000 e 50.000

Regno Unitó tra 34 .000 e 39.000(impianti di dimensioni minori ) (impianto grandi)

Italia tra 2.000' e 250.000(piccolo impianto) (impianto più complesso)

CHIMICA 1

Gérmània

ACCIAIERIE

11CARTA

(per investimentisotto 0,5 milioni di euro)

massimo 2.500 massimo 125.000(per investimentodi 60 milioni di euro)

Italia tra 5.000 oltre 150.000(acciaieria a forno elettrico) (acciaieria a ciclo integrale)

Francia nessuna tariffa nessuna tariffa

Italia tra 10.000-11.000(impianti minori) - (impianti medi)

Belgio Da 125 a 2.500

I TEMPI

I li n em®o ® Da 14 mesi,1 j ta a a oltre 5 anni

®® Francia s r 2 anni

ERI Germania ss - 7-12 mesi

.E,® Belgio r i 1-12 mesi

Austria v N so:: i-12 mesi

Regno Udito • - 4-9 mesi

:: Danimarca mar,

15 .000.16.000

- 6 mesi

-i- Finlandia i _ _ fino a 6 mesi

Fonte: Elaborazioni Confindustria

Semplificazioni Pagina 2

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PARADOSSI ITALIANI

L'autogoldei tagliinefficaci

di Giorgio Santini

Sono nate negli ultimi ventianni migliaia di norme disemplificazione cheposso-

no ingannare se non si vanno avedere i benefici reali che hannoprodotto. Si finisce dentro unanebulosa tutta teorica di norme-annuncio nate per semplificareche non semplificano o, peggio,complicano. E i costi per le im-prese, in termini di tempo persoe di spese, restano gli stessi. O siaggravano. Già, p erché non di ra-do le lotte fra centri di p otere del-laPa, anziché semplificare, com-plicano e sovrappongono.

Facciamo, allora, due casi dis empiificazioni rimastisulla car-ta e vediamo poi una nuova as-surda eparadossale norma app e-na varata che produce duplicatidestinati ad aggravare la situa-zione. Tutti casi relativi al setto-re dell'edilizia (inteso nella du-plice declinazione di urbanisti-ca e appalti di lavori pubblici)ché, fra tutti i settori, è quelloche paga il prezzo più alto in ter-mini di costi e p erdita di opp ortu-nità di lavori.

La prima semplificazione inaffanno è lo sportello unico co-munale per l'edilizia privata.Una inchiesta del settimanale«Edilizia e territorio» ha eviden-ziato di recente come in alcunegrandi città questáinnovazione,che avrebbe dovuto' partire, il 12febbraio scorso, è in ritardo: Fi-renze eRoma s onb lerealtà mes-se peggio. Ma il datopiù signifi-cativo è che anche nelle grandicittà dove il sistema è formal-mente partito sono in affanno isistemi telematici, senza i qualil'obbligo di concentrare le infor-mazioniinunpunto rischiadige-nerareparalisianziché accelera-zione.Ancheperchénelfrattem-po alle imprese è stata tolta lapossibilità di andare acercare inproprio i certificati e le autoriz-zazioninecessari.

La seconda semplificazioneche non decolla, per ora, nono-stante fosseprevistaperili'gen-naio, è quella del «pass unico»dell'Autorità di vigilanza deicontratti pubblici. Questo siste-ma dovrebbe consentire alle sta-zioni appaltanti di avere tutti icertificati e i requisiti relativi al-le aziende da uno stesso puntoerogatore (il. «pass») appuntoanziché andarli a cercare pressotutte le amministrazioni. Maquel che sta succedendo è sinto-matico di una vecchia prassi ita-liana: mancano'ancora gliaccor-di tra Autorità e alcune ammini-strazioni per lo scambio di dati.Le Pa si tengono gelosamentestretti ognuna i propri dati, lesemplificazioni (e le imprese)possono aspettare.

Ma l'ultimo caso è il più cla-moroso. La norma originaria ri-sale alla finanziaria 2010, ai tem-pi in cui il ministro dell'Econo-miaGiulio Tremontiel'intero di-

.,castero mostravano un forte in-teresse per le opere pubbliche,non solo per-bloccare e ripro-grammare investimenti già pia-nificati, ma anche per verificare.da vicino l'andamento dei lavo-ìi. L'articolo 3o della legge196/zoo9 stabilì così di costruirepresso laRagioneriaunnuovo si-stema di monitoraggio con l'ob-bligo perle stazioni appaltanti diinviare informazioni già inviateall'Osservatorio dell'Autorità divigilanza sui contratti pubblici.Ora la Ragioneria rilancia con lapubblicazione in Gazzetta deldecreto attuativo. La finalità sicomprende ed è ottima: traspa-renza, monitoraggio dei costi,censimento degli -sprechi. Manon potremmo ricominciare dauna Pa in cui ognuno fa il pro-prio lavoro e non simette a fareil lavoro che già altri dovrebberofare al meglio? Sarebbe tutto piùfacile per le stesse amministra-zionipubbliche e per le imprese.

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Semplificazioni Pagina 3

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Più del 50% dei giovani accetterebbe uni piego slegato dal titolo di studio

Se tra laurea e lavoro non sboccia l'amoreLa tesi di laurea è spesso slegata dal mondo

del lavoro, connessa solo al percorso di forma-zione. Ciò accade nella percezione dei laurean -di ma anche di molte aziende in cui "Più chel'argomento della tesi o il piano di studi si tie-ne conto delle esperienze di stage, all'estero edell'eccellenza del percorso formativo", spie-ga Mathilde Beaudouin Durand, recruiting di-rector di L'oréal. La situazione è differente perprofili tecnici: "La tesi è spesso legata all'azien-da - commenta Roberto Zecchino, direttoreRisorse umane di Bosch - perché nelle facol-tà scientifiche gli studenti ricavano l'elaboratofinale dal tirocinio. Per ingegneria una tesi ri-spondente all'area d'interesse può giocare a fa-vore".

Come dimostrano i dati dell'indagine Stel-la, sui laureati negli atenei del consorzio Cine-ca, i giovani non percepiscono la coerenza trapercorso accademico e mercato del lavoro etendono e a rivolgersi a quest'ultimo in modocasuale: non stupisce che il grado di soddisfa-zione riguardo la coerenza dell'occupazione

con gli studi universitari a un anno dalla lau-rea sia per i laureati triennali di 5,8 punti e di 6per i magistrali. Ed emerge un sentimento disfiducia nei confronti del futuro, come eviden-ziato da una ricerca del Gruppo Sanpellegrinoe Tesionline: un laureato su tre non riesce avedersi da qui a dieci anni, solo il 9% si vedepienamente realizzato e un altro 9% dichiarache il futuro ridimensionerà le ambizioni. Persei giovani su io la laurea non è requisito fon-damentale né bastevole per trovare un impie-go e il 18% lamenta l'inadeguatezza della for-mazione e la mancanza di un ponte che mettain comunicazione con le imprese. Più del 5o%dei laureati triennali dell'indagine Stella accet-

Il consiglioGli esperti ai giovani: chiaritevi leidee sulla strada da intraprenderefin dai primi anni di università

terebbe un lavoro non attinente al titolo di stu-dio. Insomma: i giovani sono disposti, nono-stante la laurea, a gettarsi "a caso" nel mondodel lavoro. Anche se le contingenze attualinon aiutano ad alimentare la fiducia nel futu-ro gli esperti consigliano di chiarirsi le ideesulla strada da intraprendere fin dai primi an -ni di università: "Anche se tesi e percorso distudi sono solo due tasselli considerati dalleimprese - dice Francesco Saita, dean dellaGraduate School della Bocconi - suggeriscola scelta di una tesi legata al settore d'interessee di chiedersi che tipo di competenze servonoin quell'area: a volte scegliere esami più com-plessi è un'ottima strada per migliorare le pro-prie capacità ancor prima di entrare nel merca-to". E conclude: "Il rischio di «gettarsi senzapensare» nel mondo del lavoro esiste. Gli ate-nei devono scongiurarlo con l'orientamento ei giovani iniziare presto a confrontarsi con leprofessioni di loro interesse".

Giulia Ci panelli5 RIPRODUZIONE RISERVATA

Mercato del lavoro Pagina 4

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La nuova professione ha sostituito quelle di meccanico ed elettrauto , ma le Cde non sono ancora pronte

Meccatronico, chi l'ha vistoLa nascita di nuove imprese meccaniche ed elettrauto è let-

teralmente paralizzata, perché non esistono norme attuativeper le nuove attività meccatroniche e le camere di commercionon sono pronte. In pratica, gli aspiranti meccatronici non pos-sono attestare l'esperienza maturata, quale titolo abilitante,perché non è mai esistita fino ad oggi nella realtà un'impresameccatronica. Ma solo imprese meccaniche o elettrauto.

Chiarello a pagina 26

Meccatronico Pagina 5

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Il paradosso del meccatronico. Nuove imprese bloccate per un cavillo

La nascita di nuove imprese mec-caniche ed elettrauto è letteralmen-te paralizzata, perché non esistononorme attuative per le nuove attivitàmeccatroniche. In pratica, gli aspiran-ti meccatronici non possono attestarel'esperienza maturata, quale titolo abi-litante, perché non è mai esistita finoad oggi nella realtà un'impresa mecca-troniea.Ma solo imprese meccaniche oelettrauto. Ma andiamo con ordine.

Il 5 gennaio di quest'anno è nato il«meccatronieo», istituito dalla legge n.22412012. Il nome, piuttosto criptico,sta a indicare l'evoluzione di una ca-tegoria professionale. Il meccatronico,infatti, non spunta dal nulla, ma è lasemplice presa d'atto di una inarresta-bile evoluzione dettata dallo sviluppotecnologico, che ha reso semi-inesistenteogni differenza tra interventi meccanicied elettronici sui veicoli.

Così, tutte le associazioni di catego-ria hanno visto con favore l'azione dellegislatore che, modificando l'articolo1 della legge sull'autoriparazione (n.192192), ha accorpato le due sezioni,meccanica ed elettrauto, nell'unica se-zione professionale del meccatronico.

A fronte di ciò, però, sul piano praticola nuova legge ha innescato probleminon da poco. Così gravi da far direalla Cna che «se non si interviene alpiù presto la normativa aggraverà ilblocco delle iscrizioni di nuove impresenel settore».

Perché questo allarme? Perché, nel te-sto di legge, non è stata prevista alcunanorma transitoria per le nuove imprese,mentre esiste per le attività già operati-ve. Di conseguenza, la nascita di nuoveattività meccatroniche è semplicementebloccata.

Secondo la Cna «molte imprese nonhanno l'autorizzazione a iscriversipresso le locali ca-mere di commercioperché non esisten-do più il vecchio si-stema», quello dellesezione separatedi meccanica e dielettrauto, «e nonpotendosi applica-re nei fatti il nuovosistema, tutti gliautoriparatori chesi presentano allecamere di commer-cio vengono respintiin quanto non mec-catronici». E tutto perché «non esiste aoggi e per i prossimi mesi se non per iprossimi anni la figura unica del mec-catronico». Un nodo gordiano, insom-ma. Un paradosso che Mario Turco,responsabile nazionale della Cna/Au-toriparazione, spiega così: «Le nuoveimprese di settore nascono sulla basedell'esperienza professionale maturatain altre attività. In sostanza, si trattadi tecnici che si mettono in proprio.

E la loro esperienza , acquisita neglianni, viene riconosciuta quale titoloprofessionale abilitante all'aperturadelle nuove imprese . Solo che le nuoveimprese meccatroniche esistono sullacarta. Non nella realtà . Dunque, gliaspiranti imprenditori hanno potutosolo maturare requisiti professionalida meccanico. 4 da elettrauto. Che non

sono sufficienti adaprire una nuovaimpresa meccatro-nica».

LA RICETTA. LaCna ha le idee chia-re sul da farsi. Lospiega in una nota:bisogna «definireinsieme al mini-stero dello Svilup-po economico unasoluzione praticaed immediata alproblema». Cioè,

«costruire un dispositivo tecnico (unacircolare interpretativa , un parerecompetente o qualcosa del genere) chepermetta di estendere gli effetti dellenorme transitorie presenti nella leg-ge per le imprese già operanti, anchesulle nuove imprese». Secondo la Cnaquesto permetterebbe alle camere dicommercio di poter accettare le nuoveiscrizioni, evitando così di bloccare ilsettore dell 'autoriparazione, che «in

questo momento ha bisogno di aiuto enon certamente di problemi».

In pratica, spiega l'organizzazioned'impresa, «una persona, che al mo-mento può solo avere i requisiti o delmeccanico o dell'elettrauto, potrà chie-dere di essere iscritto nel registro delleimprese di autoriparazione o nell'albodelle imprese artigiane, settore autori-parazione». A quel punto, «la camera dicommercio lo iscrive», dietro impegnodella stessa persona a «integrare le suecompetenze in determinato lasso di tem-po»: in sostanza, il meccanico integreràle sue competenze con quelle dell'elet-trauto. E viceversa. Il tutto attraversola frequentazione di corsi teorico praticida superare con esito positivo. Che poiè lo stesso iter che la legge prevede perle imprese già in attività. Queste, tral'altro, hanno cinque annidi tempo permettersi in regola.

IL PARAnosso. Qui, la denuncia dellaCna /Autoriparazione è forte: «Il mini-stero dello Sviluppo economico è insen-sibile alle nostre grida d'allarme», silegge in una nota dell'organizzazione.«Abbiamo chiesto un incontro urgenteda alcune settimine. E mentre si allun-ga la lista delle imprese che chiudonoe degli operai licenziati o in cassa inte-grazione, qui ci permettiamo il lusso dibloccare lo start up di nuove imprese edunque di nuova occupazione».

Luigi Chiarello

Meccatronico Pagina 6

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ti Aumentano le rette universitarie e diminuiscono i posti di lavoro. La cifra complessiva da restituire sfiora i mille miliardi di dollari

Gli studenti nc 1 pagano•

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DAL NOSTRO INVIATO

NEW YORK - Dopo quelladei mutui, un'altra bolla finanzia-ria rischia di scoppiare in Ameri-ca compromettendo la ripresaeconomica: quella dei prestitiscolastici. L'esposizione di stu-denti ed ex studenti americaniha, infatti, ormai raggiunto cifreastronomiche: sfiora i mille mi-liardi di dollari.

Il problema non è certo nuo-vo. Un anno fa Barack Obama,che ha fatto varare dal Congressoun provvedimento che riduce glioneri per interessi pagati dai gio-vani su molti di questi prestiti,raccontò che anche lui e Michel-le avevano faticato a estinguere idebiti di studio: parlando a Cha-pel Hill agli studenti della Univer-sity of North Carolina disse chesolo nel 2004 - quando, 42en-ne, era già parlamentare dell'Illi-nois da sette anni e stava per di-ventare senatore al Congresso diWashington - aveva completa-to il rimborso dei prestiti.

Non è certo un caso isolato.Per restare alla politica, il senato-re Marco Rubio, figura emergen-te del partito repubblicano, haraccontato di recente che solo afine 2011, quando era già un qua-rantenne, è riuscito a liberarsidei ben 16o mila dollari di debitoscolastico che si portava dietrodai tempi degli studi in giurispru-denza. Ed Elizabeth Warren, chea 63 anni è appena diventata se-natore democratico del Massa-

chusetts conquistando il seggioche fu di Ted Kennedy, i suoi de-biti scolastici non li ha ancoraestinti del tutto: le rimane qual-che decina di migliaia di dollarida rimborsare. Fatto curioso an-che perché, prima di candidarsi,la Warren, divenuta celebre peruna sua apparizione nel docu-mentario di Michael Moore suWall Street e il «crack» Lehman,ha guidato l'agenzia federale perla tutela dei consumatori: un or-ganismo tra i cui compiti c'è an-che la supervisione dei prestitiagli studenti.

Casi che riguardano nomi cele-bri, ma che non rendono fino infondo la serietà del problema. InAmerica l'istruzione universita-ria è sempre stata costosa e chinon poteva permettersela o nonotteneva borse di studio ricorre-va al credito. Nel mondo del pie-no impiego, poi, trovava subitoun lavoro redditizio grazie al qua-le effettuare i rimborsi. Negli ulti-mi anni tutto è cambiato, e inpeggio: col continuo aumentodelle rette universitarie, la crisi fi-nanziaria e l'inaridimento del cre-dito negli altri settori, l'erogazio-ne di prestiti di studio è enorme-mente aumentata, mentre glisbocchi sul mercato del lavoro sisono ridotti di molto. Chi si lau-rea con un debito che può arriva-re anche a 150-2oo mila dollari,spesso rimane disoccupato o tro-va un lavoro non abbastanza red-ditizio: non basta per onorare ildebito, mettere su famiglia, com-prare una casa.

Gli ultimi dati, pubblicati unasettimana fa dalla Federal Reser-ve di New York, sono impressio-nanti: dal 2004 ad oggi i prestitidi studio sono triplicati fino adarrivare a quota 966 miliardi didollari. Scavalcati, per ammonta-re, i prestiti-auto e l'esposizioneda carte di credito, il credito sco-lastico è ormai la seconda vocedell'«America del debito», dietro

i mutui immobiliari. A parte i ri-schi di insolvenza che pesano sulsistema creditizio, il pericolomaggiore per un'economia Usagià asfittica è quello di un'ulterio-re riduzione dei consumi da par-te delle famiglie indebitate an-che sul fronte scolastico. L'oneretriplicato in otto anni riflette tan-to un aumento dell'importo deiprestiti medi quanto quello delnumero degli studenti (ed ex) in-

debitati: ben 39 milio-ni. Non tutti hanno fat-to follie: l'indebitamen-to medio è di 24.300 dol-lari, ma il 13 per cento diloro ha un debito di oltre5o mila dollari. Una cifrapari al reddito di un annodella famiglia media ameri-cana. Quelli che devono

più di 100 mila dollari sonoquasi un milione e mezzo:più del doppio rispetto a set-te anni fa.

La prossima battaglia ver-rà combattuta a giugno, quan-do scadranno gli sgravi con-cessi da Obama. Se non verran-no prorogati (i repubblicani sioppongono alla richiesta demo-cratica per motivi di bilancio)gli interessi a carico degli stu-denti nel programma salirannodall'attuale 3,4 al 6,8 per cento.

Massimo Gaggi

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Università Pagina 7

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B&ack ObamaAnche il presidente

A 63 anni ,<, degli Statifa serratrtce : 4,;m Uniti (nettademocratica ,`` foto studentenon ha ad Harvard)ancora aveva faticatoestinto a rimborsare iil suo debiti di studio:debito l'ha fatto nelscolastico 2004, a 42 anni

li senatorerepubblicanoë riuscitoa saldareIl suo debitodi 150 miladollarisoltantoa 40 anni

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Efficienza energetica, si passi datte parole ai-alliL'Italia è in una drammatica crisisociale ed economica. Rischiamo dirisvegliarci in un Paese di macerie.Con un'economia distrutta e unacredibilità internazionale vicinaallo zero. Eppure l'attività più dif-fusa tra i nuovi parlamentari sem-bra essere solo quella di ricercare ilcolpevole degli errori delle passatelegislature, quasi dimenticando chei cittadini hanno pagato e stannopagato un contributo durissimo allacrisi economica e all'incertezza poli-tica: la disoccupazione è alle stelle,le disponibilità per le casse di inte-grazione sono ormai esaurite, il nu-mero degli esodati si attesta su cifreraddoppiate rispetto a quanto an-nunciato e poi le imprese sembranosolo avere una comprensibile vogliae, soprattutto necessità, di andarealtrove, alla caccia di luoghi menotartassati fiscalmente. Tutto questomentre le recenti elezioni politichehanno disegnato un quadro senzaalcun contorno nitido.Perdere altro tempo tra liti e ipotesidi nuove forme di democrazia è unlusso che l'Italia non può permet-tersi. Va bene la protesta, soprat-tutto se porterà finalmente a quelle

riforme del sistema politico che nelpassato sono state colpevolmenteignorate. Ma l'urgenza della crisiimpone ora un salto dal tempo del-la protesta a quello della respon-sabilità e del realismo. È finito iltempo delle dichiarazioni, servonofatti concreti. Una buona politicapuò fare grandi cose partendo dallepiccole e con piccoli passi. I tecnicihanno qualche idea, sempre che chifa politica avrà voglia di ascoltare.La prima davanti agli occhi di tuttiè quella del giacimento energetico.Nessuno si spaventi: le professionitecniche non hanno intenzione diperforare lo Stivale. Il bacino cui sifa riferimento è nell'esistente, nelpatrimonio edilizio che attende solodi essere sfruttatoattraverso il perse-guimento dell'effi-cienza energeticanell'edilizia pubbli-ca e privata. Si trat-ta solo di metterein pratica un piano,già ideato, capace dicontribuire a unacrescita economicasignificativa, paral-

lelamente a consistenti risparmi.Quello italiano è infatti un parcoedilizio le cui caratteristiche di ef-ficienza energetica sono a dir pocodi livello minimo. Ma paradossal-mente proprio il partire da questolivello minimo (stando ai dati oltre60% del patrimonio immobiliare èstato realizzato prima del 1970) lorende appunto un enorme «giaci-mento». Come intervenire quindi?Ricavandone il massimo rendimen-to energetico con interventi di re-cupero. Fare efficienza energeticasignifica adottare sistemi per otte-nere lo stesso comfort utilizzandomeno energia. Tecnologie, materia-li, sistemi ad alta efficienza, nonchéservizi energetici integrati sono già

disponibili sul mer-cato. Sfruttare uncosì elevato poten-ziale di risparmiorichiede uno sforzocollettivo considere-vole, ma i vantaggieconomici, sociali eambientali per l'in-tera comunità sonodavvero consistenti.L'attuazione di que-

sto articolato piano comporterà unrisparmio energetico per 9 Mtep/anno (mega tonnellate equivalentidi petrolio), uno sviluppo dell'econo-mia per oltre 200 miliardi di euro in10 anni, un incremento del pil pariallo 0,4% annuo sempre nello stessoarco di tempo. Ma non solo perchéintraprendere questa strada apreanche scenari occupazionali conprevisione di numeri significativianche relativamente all'occupazio-ne la cui crescita è stimata in oltre1,6 milioni di unità. Ulteriori effettipositivi sono un ritorno degli inve-stimenti che arriverà dai risparmiottenuti anche senza esborsi daparte dello stato, una diminuzionedell'inquinamento ambientale, unmiglioramento della qualità dellavita e la conseguente rivalutazio-ne del patrimonio edilizio esisten-te. Dunque la strada per sostene-re la ripresa e rimettere in motol'economia per i periti industrialipassa anche da qui. Da una propo-sta concreta che mette al centro iproblemi veri del paese e che puòindividuare percorsi virtuosi sullavia per lo sviluppo. La politica nonpotrà non tenerne conto.

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Page 12: Centro Studi C.N.I. - 8 marzo 2013 · de ancora il decreto di attuazio-ne delle cosiddette white list del-' le imprese sicuramente al ripa-ro da infiltrazioni antimafia, pre-visto

L'Epap ricorre al Tar Laziocontro il ministero del lavoro

L'Ente di previdenza di geologi, chimici, agronorni/forestalie attuari (Epap) ha presentato ricorso al Tar del Lazio controla mancata approvazione, da parte dei ministeri vigilanti,della propria riforma per l'adeguatezza delle pensioni daerogare agli iscritti. Al ricorso hanno aderito, per sostenerele ragioni dell'Epap, anche la Cassa dei ragionieri (che fral'altro attende da quasi quattro mesi l'approvazione dellariforma per la sostenibilità cinquantennale) e l'intera Adepp,ovvero l'associazione degli Enti di previdenza dei liberi pro-fessionisti. Oggetto del contendere è l'aumento del contributointegrativo (quello che i clienti pagano in fattura) dall'attuale2 al 4% ai sensi della legge n. 13312011, meglio conosciutacome mini riforma Lo Presti. Secondo il ministero del lavo-ro l'incremento del 2% (che porterebbe appunto l'aliquotaal 4%) può valere per i committenti privati ma non per leamministrazioni pubbliche alle quali si dovrebbe continuaread applicare il 2%. Di qui la mancata approvazione dellariforma.

La legge Lo Presti nasce per colmare un vuoto normativo e dare alle Casse di previdenza che adottano il sistemacontributivo (pensioni calcolate sui soli contributi versatinell'arco della vita) la possibilità di aumentare l'aliquotaintegrativa fino al 5% e di conseguenza trascinare anche lacontribuzione soggettiva portandola a una percentuale piùalta rispetto al 10% iniziale. L'effetto combinato delle due mi-sure (un podi più paga il cliente la prestazione e un po' di piùversa il professionista di tasca propria) è quello di ottenere,dopo 40 annidi attività, una pensione in percentuale doppiarispetto a quella che si percepirebbe con i requisiti di oggi.Ma l'approvazione (si veda tabella in pagina) delle riformeper l'adeguatezza presentate dagli enti degli infermieri, deiperiti industriali e dei biologi, fino a oggi, è stato possibilesolo dopo una correzione sostanziale delle delibere che pre-vede (in tutti e tre i casi citati) l'applicazione dell'aliquota del4% solo ai committenti privati e non anche a quelli pubbliciche continueranno a pagare il 2%. Questo perché, secondo ilministero del lavoro, la legge prevede che non ci siano nuovioneri per la «finanza pubblica». Senza doppio regime, quindi,niente via libera.

Per l'Epap questa interpretazione «è davvero singola-re». «La legge Lo Presti», sottolinea il presidente dell'EnteArcangelo Pirrello, «è stata la prima (e

l'unica) legge a venire incontro allaprimaria esigenza di elargirepensioni quantomeno dignitose.Il sistema contributivo puro,infatti, se è in grado di garan-tire la sostenibilità a lungotermine, produce un inevita-bile disagio nell'ammontaredelle pensioni che sono at-tualmente caratterizzate daun tasso di sostituzione del20%: significa che con 37 annidi contribuzione si percepiràuna pensione pari al 20% appe-na dell'ultimo reddito. ContinuaPirrello: «Lo stato, che è chiamatoa vigilare sulla adeguatezza (enaturalmente sull'equi-tà) delle pensioniai sensi dell'arti-colo 38 della Co-stituzione, nonpuò permettereuna simile, ini-qua e ingiustainterpretazio-ne».

Enpapi (infermieri) Il 7 marzo 2012

Eppi (periti industriali) li 7 giugno 2012

Enpab (biologi) il 29 gennaio 2013

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