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CENTRO ALTI STUDI PER LA DIFESA APERTURA DELL’ANNO ACCADEMICO 2002-2003 SUPPLEMENTO A “INFORMAZIONI DELLA DIFESA” N. 6/2002 Sped. in abb. post. - art. 2 - comma 20/c - legge 662/96 - Taxe Perçue

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CENTRO ALTISTUDI PER LA DIFESA

APERTURA DELL’ANNO ACCADEMICO 2002-2003

SUPPLEMENTO A “INFORMAZIONI DELLA DIFESA” N. 6/2002

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Direttore ResponsabileC.V. Piero VATTERONI

Supplemento al N. 6/2002

Intervento del Presidente del CASDGen. S.A. Ugo DE CAROLIS 5

Intervento del Capo di Stato Maggiore della DifesaGenerale Rolando MOSCA MOSCHINI 9

Intervento del Ministro della Difesa On. Prof. Antonio MARTINO 22

Scheda informativa del Centro Alti Studi per la Difesa 29

SOMMARIO

Palazzo Salviati

CERIMONIA DI APERTURA DEI CORSI

IASD E ISSMI

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Periodico dello Stato Maggiore della Difesa

fondato nel 1981

Direttore responsabileC. V. Piero Vatteroni

RedazioneCol. Pil. Giacomino Tomassetti

Ten. Col. Valter CassarReg dati Loredana Ambrosio

Via XX Settembre, 11 - 00187 RomaTel. 06-4884925 - Fax 06-46912950e-mail: [email protected]

Realizzazione e DistribuzioneSocietà Editrice Imago Media srlS.S. 158 Piedimonte Matese (CE)

tel. +39 0823 785581

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Intervento del Presidente del CASD

Gen. S.A. Ugo DE CAROLIS

Signor Presidente del Consiglio,anche a nome di tutto il personale militare e civile del Centro Alti Studi perla Difesa e dei 231 frequentatori, militari e civili, italiani e stranieri, deside-ro porgerLe il mio più caloroso benvenuto ed un vivissimo ringraziamentoper essere qui con noi nella significativa occasione della cerimonia di aper-tura dell’Anno Accademico 2002/2003. La Sua presenza costituisce per noiun grande onore e vivifica la nostra dedizione e il nostro costante impegno.

Prima di iniziare il mio breve intervento, desidero porgere un particola-re saluto al Ministro della Difesa, Antonio Martino, al Capo di StatoMaggiore della Difesa, Generale Rolando Mosca Moschini, alle autorità diGoverno, agli onorevoli parlamentari, agli Ambasciatori qui presenti, alleautorità religiose, civili e militari, ai rappresentanti degli organi di informa-zione e a tutti coloro che sono venuti a manifestare interesse, stima e ami-cizia al nostro Centro.

Un Centro internazionale di cultura, di studi e di formazione militare ecivile, inserito in un circuito che comprende le università, gli istituti parite-

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tici, personalità ed esperti di spicco provenienti da vari settori della politica,della difesa, della cultura, delle scienze, delle professioni, delle imprese.

Un Centro che opera con un vigoroso spirito interforze, mediante trecomponenti, l’Istituto Alti Studi per la Difesa, l’Istituto Superiore di StatoMaggiore Interforze e il Centro Militare di Studi Strategici, responsabili,rispettivamente, dell’alta formazione dirigenziale, della formazione superio-re interforze e della ricerca strategica in senso lato.

In relazione alla criticità dell’attuale momento storico, caratterizzato dagravi turbative create dal terrorismo internazionale, anche quest’anno unampio spazio verrà dedicato a due tematiche molto rilevanti, cioè all’anali-si del fenomeno del nuovo terrorismo e all’interpretazione delle possibilicontromisure, argomenti che vedono lo svilupparsi di un nuovo modo diaffrontare i temi della sicurezza e di stabilire nuovi rapporti a livello inter-nazionale per opporsi al pericolo comune.

Una particolare enfasi sarà data alle scadenze fondamentali del 2003 –quali l’allargamento della NATO, il punto di situazione sugli HelsinkiHeadline Goals, il semestre italiano di presidenza dell’Unione e la contem-poranea finalizzazione della convenzione europea – e alle problematicheriguardanti i rapporti euro/atlantici, il dialogo Mediterraneo, le tecnologieavanzate, la comunicazione e la cultura della mediazione fondamentale perla costruzione della pace.

Un principio innovativo, mutuato dal mondo accademico, ispira l’indi-rizzo culturale del Centro: attività didattica ed attività di ricerca devonomuoversi in modo assolutamente sinergico; devono, cioè, essere protese alperfezionamento del circuito virtuoso che costituisce la linfa vitale del siste-ma formativo superiore delle nostre Forze Armate. Ciò allo scopo di dota-re i frequentatori di uno strumento intellettuale flessibile da adeguare eaggiornare costantemente nel prosieguo della carriera, attraverso lo studiopersonale e la riflessione sulle esperienze professionali maturate.

Quanto ai programmi l’Istituto Alti Studi per la Difesa prevede, oltre aitradizionali approfondimenti sull’orientamento nazionale in tema di politi-ca di difesa e sicurezza, una accurata analisi del sistema di sicurezza e stabi-lità internazionale e dei tre livelli che lo costituiscono, Unione Europea,Alleanza Atlantica, Nazioni Unite.

Ampio spazio è dedicato a conferenze e dibattiti con la partecipazione di qua-lificati rappresentanti ed esperti sui grandi temi della geostrategia, della geopoli-tica e della geoeconomia, con particolare riguardo alla lotta al terrorismo inter-nazionale, senza trascurare gli altri scenari e fattori di rischio per la sicurezza.

L’Istituto Superiore di Stato Maggiore Interforze presenta, a sua volta,

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una sequenza temporale di blocchi didattici articolata su: Politica e rappor-ti internazionali; Economia e organizzazione; Difesa e strategia;Pianificazione e operazioni; Diritto e ordinamento militare. Quest’ultimomodulo è collegato al successivo Corso per consigliere giuridico che com-prende lo studio del Diritto internazionale umanitario, del Diritto penalemilitare e del Diritto delle operazioni militari.

I blocchi didattici sono alternati a numerose attività formative a caratte-re internazionale ed interforze. Spicca, fra queste, l’esercitazione con gliomologhi istituti di Francia, Germania, Gran Bretagna e Spagna, che costi-tuisce un importante momento di scambio fra forze armate accomunatedalla condivisione dei medesimi principi dottrinali.

Tale momento rappresenta una delle realtà più qualificanti anche inambito europeo, tanto da suscitare l’interesse di altri paesi dell’Unione chehanno avanzato richiesta di partecipazione.

Il CeMiSS, infine, dedica la grande maggioranza delle ricerche di ampiaprospettiva ai temi cruciali – cui ho fatto cenno più avanti – analizzati dallevarie angolature di specifica competenza del Centro, quali le relazioni inter-nazionali, la sociologia, la tecnologia e l’economia. I migliori sono pubblicatidal CeMiSS ed inviati anche alle Scuole di guerra e alle Accademie militari.

In particolare, sono in programma una serie di studi condotti in colla-borazione con i principali centri omologhi internazionali, di Londra, Parigi,Berlino, Washington, Mosca e, recentemente, Shanghai.

In previsione del semestre italiano di presidenza della Unione Europeasono stati programmati, con tali centri, seminari e tavole rotonde, al fine dipromuovere una visione comune della politica europea di difesa e sicurezza“post - 2003”.

Ed ora un rapido sguardo alla composizione dei corsi.Lo IASD annovera 55 frequentatori: 27 generali e colonnelli delle Forze

armate nazionali e della Guardia di Finanza, 4 dirigenti civili del Ministerodella Difesa e 7 generali e colonnelli di altrettanti Paesi esteri e 17 frequen-tatori della sessione speciale.

Si tratta di dirigenti e professionisti appartenenti a diversi settori dellasocietà civile, selezionati dall’autorità di vertice tra le candidature avanzatedagli ambienti del comparto pubblico e privato. L’obiettivo è duplice:diffondere le conoscenze nel campo della sicurezza e difesa e promuoverel’osmosi tra il mondo militare e civile.

L’ISSMI vede la presenza di 176 frequentatori: 134 ufficiali delle Forzearmate italiane e della Guardia di Finanza, nel grado di maggiore o tenen-te colonnello, 24 ufficiali non italiani provenienti da Paesi appartenenti a

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quattro diversi continenti e 18 giovani laureati civili. I frequentatori conseguono il master post-universitario di Studi interna-

zionali strategico-militari in relazione alla convenzione sottoscritta dalCASD, dall’Università Statale di Milano e dalla LUISS di Roma.

La caratura degli studi condotti presso il nostro Centro è testimoniata dalcontinuo incremento di frequentatori, in particolare quelli civili – nonappartenenti al Ministero della Difesa – che sono quasi raddoppiati rispet-to allo scorso anno. Essi rappresentano la centralità della nostra azione.Insieme cementano legami culturali e favoriscono lo scambio di esperienzeprofessionali, il dialogo, la solidarietà e la condivisione dei valori fonda-mentali di libertà, di democrazia e di pace.

Ad essi desidero rivolgere i miei auguri più fervidi di un proficuo e sere-no ciclo di studi, ricco di soddisfazioni professionali e di nuove esperienzeculturali; in particolare ai frequentatori esteri anche l’auspicio di una felicepermanenza in Italia e in questa nostra splendida città di Roma.

Ai direttori coadiutori dello IASD, al direttore dell’ISSMI, al direttoredel CeMiSS, ai docenti civili e militari, ai tutori, oltre all’augurio di buonlavoro va la stima per il loro impegno e per la qualità della loro opera.

Avviandomi alla conclusione, mi preme sottolineare di nuovo l’impor-tanza che il nostro Centro dedica all’integrazione tra il mondo militare e lasocietà civile. Quest’anno ha intrapresa, a tal fine, una iniziativa originaleincentrata in una mostra di arti figurative, chiusa recentemente con moltosuccesso, che potrà aprire ulteriori possibilità nell’ambito dei rapporti cul-turali con la cittadinanza ed in particolare con i giovani. Ed è molto signi-ficativo il fatto che, in seguito all’apertura al pubblico del Palazzo Salviati,che è dal 1971 la nostra sede, sono aumentati i numerosi studenti romaniche frequentano la nostra biblioteca, sempre aperta al pubblico.

Signor Presidente del Consiglio,nel rinnovarLe il mio deferente saluto, La ringrazio – anche a nome di

tutto il personale del CASD – per l’onore che ha voluto concederci e Leformulo gli auspici di sempre maggiori successi.

Desidero, infine, esprimere la certezza che il nostro Centro è molto effi-cace e ben organizzato, grazie anche all’impegno ed alla professionalità dicoloro che vi operano. È un centro di studio, di scambio di esperienze, diintegrazione tra grandi sistemi organizzativi, che proietta l’impronta dellacultura italiana, non soltanto militare, in Europa e in vari paesi del mondoi cui riflessi sono altamente positivi.

Con questi sentimenti prego il Capo di Stato Maggiore della Difesa di volerprendere la parola e dichiarare aperto l’Anno Accademico 2002/2003.

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Intervento del Capo di Stato Maggiore della Difesa

Generale Rolando MOSCA MOSCHINI

Signor Presidente del Consiglio,sono particolarmente lieto di porgere il deferente saluto delle Forze

Armate e mio personale, con il ringraziamento per aver voluto onorare conla Sua presenza la cerimonia di apertura dell’anno accademico del CentroAlti Studi della Difesa.

Al Signor Ministro, che ci guida e ci sostiene con grande tensione mora-le nei consessi internazionali e nazionali, vada la gratitudine degli uomini edelle donne con le stellette.

Ai rappresentanti del Governo e del Parlamento, a tutte le Autorità ed aigentili ospiti vada il mio più caloroso benvenuto ed il grazie delle ForzeArmate per l’attenzione che viene ad esse riservata.

Coerentemente con l’impegno che ho, a suo tempo, assunto nei confronti diquesto prestigioso Istituto, mi avvarrò dell’opportunità offertami dal tradiziona-le evento accademico odierno per aggiornare, in rapporto ai più recenti sviluppiintervenuti nell’ambito del sistema di sicurezza internazionale nel quale operia-mo, il quadro di situazione e le prospettive delle Forze Armate.

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Dopo una rapida verifica delle linee evolutive dello scenario internaziona-le, procederò all’esame, dal punto di vista tecnico-militare, dei grandi cam-biamenti che si prospettano all’orizzonte per quel che concerne, in particola-re, l’Alleanza Atlantica e l’Unione Europea, rivisitando in tale prospettiva ilruolo che le Forze Armate devono prepararsi a svolgere. Farò poi un brevepunto di situazione sugli impegni operativi dello Strumento Militare italianonei diversi teatri, per concludere con una panoramica sulle attività di studioin corso in questo periodo, nel quadro del processo di riorganizzazione.

Linee evolutive dello scenario internazionale

Gli eventi che si sono succeduti a partire dall’11 settembre 2001 hannodrammaticamente portato all’attenzione dell’opinione pubblica mondialeminacce nuove, subdole, irrazionali ed attacchi altamente distruttivi e, piùin generale, hanno messo in evidenza la grande vulnerabilità, psicologicaoltre che fisica, della moderna società occidentale nei confronti di questiattacchi, che paradossalmente sfruttano proprio le condizioni di libertà, didemocrazia e di trasparenza che di essa costituiscono il fondamento e laforza vitale.

Recentemente Lord Robertson, Segretario generale della NATO, ha sin-tetizzato il futuro della sicurezza in termini molti realistici con queste paro-le: più instabilità, più conflittualità, più terrorismo, più stati con precariastabilità interna, più proliferazione. Si tratta di un’immagine certo efficace,che si limita a riferire circa le componenti del gradiente di trasformazionedello scenario internazionale, ma che lascia intravedere possibili gravi con-seguenze sull’ordine globale.

Le discontinuità e le aberrazioni prodotte nel sistema internazionale dallecomplesse interazioni tra economia, cultura e sicurezza, che si sono genera-te lungo lo straordinario processo evolutivo dell’ultimo decennio, oggi con-tribuiscono a scatenare manifestazioni di crudezza e violenza senza prece-denti, segnali premonitori forti di potenziali ancor più gravi sconvolgimen-ti. Dobbiamo e possiamo governare e correggere queste aberrazioni nell’in-teresse comune, con una strategia attiva di intervento costruttivo, che tengaconto dei rischi e degli obiettivi e che sia scientificamente pragmatica rispet-to ai mezzi ed ai modi. In particolare, è necessario realizzare ogni potenzia-le sinergia derivabile dall’impiego combinato, tempestivo e coerente, dicomponenti e capacità diversificate ovunque se ne manifesti l’esigenza.

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Lo Strumento Militare è importante e primaria componente di questastrategia multidisciplinare e multinazionale.

L’analisi del complesso quadro cui ho fatto cenno evidenzia che la con-flittualità in generale e, a maggior ragione, le minacce asimmetriche emer-genti devono essere contrastate e neutralizzate con un impegno forte,immediato e diretto, ma non potranno essere definitivamente sconfitte senon si incide sul sottosviluppo economico e sociale e sulla disuguaglianza,in specifiche aree di crisi e su scala globale.

La strategia della sicurezza cui ho appena fatto riferimento deve esseredunque articolata su due sforzi complementari e concorrenti: il primo,diretto a neutralizzare la minaccia nell’area ove essa si annida, attraversovere e proprie attività di combattimento, anche ad alta intensità; il secondosforzo, altrettanto importante, volto invece a ristabilire ed a mantenere inquella stessa area le condizioni politiche, sociali ed economiche perché ilterrorismo non trovi più alimento in un ambiente umano predisposto adaccoglierlo dalle disperate condizioni del vivere quotidiano.

Questo è stato in parte il modello dell’intervento in Kossovo ed è più pie-namente il modello dell’intervento in Afghanistan, con la missione di con-trasto di Enduring Freedom e quella di sostegno dell’International SecurityAssistance Force, ISAF, delle quali le Forze Armate italiane sono ed ancor piùsaranno nel prossimo futuro protagoniste.

Lo Strumento Militare assume così un ruolo guida, non solo per il con-trollo della conflittualità ed il contrasto delle minacce emergenti, ma ancheper il sostegno delle popolazioni civili coinvolte nella crisi ed il concorsoimmediato ed efficace che può fornire alle fondamentali attività di Nationbuilding, per la costruzione o la ricostruzione di una società libera e civile edi istituzioni, per quanto possibile, democratiche.

Si tratta di missioni che richiedono in misura crescente elevata prontez-za delle forze, capacità di proiezione a distanza, sostenibilità dello sforzo neltempo, interoperabilità con le unità cooperanti di altri Paesi e, infine, aspet-to questo particolarmente rilevante, una capacità di combattimento chegarantisca non solo potere deterrente e reattività commisurati alla possibi-lità di un improvviso deterioramento della situazione, ma anche l’idoneitàa condurre le necessarie attività di contrasto diretto e di neutralizzazionefisica della minaccia.

La complessità del quadro di situazione ed in particolare le caratteristi-che sfuggenti ed ambigue della minaccia insieme alle condizioni delle popo-lazioni, spesso incolpevoli ed inermi, che essa infetta e sfrutta per alimen-tarsi, riprodursi e diffondersi, fanno ritenere che la chiave per il successo stia

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nella rivalorizzazione del fattore uomo, del suo bagaglio formativo, cultura-le, professionale e morale, nonché nella incessante ricerca della modernitàdi pensiero e materiale, della razionalità, della essenzialità, dell’aggiorna-mento tecnologico.

Questa è l’essenza ispiratrice del costante processo di riorganizzazionedelle Forze Armate.

Un’ultima annotazione si impone per sottolineare che l’impostazionedelineata va vista in un quadro multinazionale euro-atlantico allargato, nelquale tuttavia diviene sempre più importante il ruolo svolto da ogni singo-la Nazione, per il controllo della crisi e nelle successive fasi di ricostruzione,in termini sia di contributo allo sforzo comune sia dell’attuazione autono-ma di possibili strategie coerenti e concorrenti. Sul tessuto connettivo isti-tuzionale e sociale ricostruito attraverso l’intervento militare, anche in rela-zione agli effetti indotti su aree limitrofe, possono essere infatti utilmenteinnestate specifiche strategie nazionali di cooperazione e di sostegno dell’i-niziativa economica e sociale locale.

Alleanza Atlantica

Con il Vertice di Praga, che ha avuto luogo nei giorni scorsi, la NATOha rivolto definitivamente la sua attenzione alle minacce emergenti globalied asimmetriche, che rappresentano una vera e propria aggressione e quin-di configurano una ipotesi di difesa nuova nelle forme e nei mezzi, ma deltutto coerente con quella originaria del Patto Atlantico. In concreto, è statoapprovato un concetto comune per la difesa contro il terrorismo, afferman-do la determinazione della NATO ad agire con fermezza ed a garantire ilproprio supporto alle iniziative dell’Unione Europea, delle Nazioni Unite edi eventuali coalizioni internazionali.

La spontanea dichiarazione dell’art.5 da parte del Consiglio Atlanticodopo gli eventi dell’11 settembre è, in fondo, la dimostrazione della validità“sperimentale” di questo assioma ed il fatto che l’Alleanza abbia poi solo inparte ed indirettamente potuto contribuire al contrasto del terrorismo è laprova che le capacità militari di cui dispone non sono adeguate alle esigen-ze.

Innanzitutto si tratta di difendere o contribuire a difendere le popolazio-ni, i territori e le forze dei Paesi membri dagli effetti di possibili aggressio-ni asimmetriche (terrorismo, attacchi suicidi, armi di distruzione di massa,

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missili balistici, ecc.). In secondo luogo, è necessario contrastare e neutra-lizzare direttamente le minacce emergenti, laddove esse si annidano.

Vi è infine l’esigenza, altrettanto importante, di rendere più pronti ecreativi i meccanismi interni preposti all’evoluzione dell’organizzazione edelle capacità operative, per mantenerle costantemente in grado di far fron-te alle trasformazioni della minaccia.

A Praga è stata assunta la decisione di costituire, riorganizzando e miglio-rando capacità esistenti, una nuova Forza di Risposta – la NATO ResponseForce – di 21.000 uomini. La formazione, che sarà pienamente operativaentro il 2006, utilizzerà tecnologie di avanguardia ed avrà caratteristichefortemente innovative, sul piano della flessibilità e della prontezza di impie-go, nonché della sostenibilità in operazioni prolungate. Sarà naturalmentea composizione multinazionale ed interforze e potrà essere proiettata edispiegata in tempi ristretti su scala globale. Con riferimento alle esigenzeevolutive dell’organizzazione, la NATO Response Force agirà da elementopilota, catalizzatore dello sviluppo di nuove capacità.

Sempre per quel che concerne le strutture, il Summit ha disposto un’ul-teriore revisione dell’organizzazione permanente di comando e controllo,improntata ad un radicale sfoltimento di comandi ed enti a livello inter-medio. Resteranno due Comandi del livello strategico, ma soltanto uno –l’attuale SHAPE in Belgio – assolverà funzioni di direzione delle operazio-ni. L’altro – l’attuale SACLANT, negli Stati Uniti – avrà compiti di naturafunzionale ed opererà quale comando strategico per la trasformazione,responsabile dell’evoluzione delle capacità militari e della promozione del-l’interoperabilità in ambito Alleanza.

Con il NATO’s Prague Capabilities Commitment, che intende dare forteed innovativo impulso alla Defence Capabilities Initiative (DCI), lanciatacon il Summit di Washington (1999), si punta ad un sensibile migliora-mento dei mezzi e dei sistemi, in particolare nei settori: difesa nucleare, bio-logica, chimica e radiologica, intelligence, sorveglianza, acquisizione obietti-vi, comando, controllo e comunicazioni, sistemi d’arma per il combatti-mento, rifornimento in volo, trasporto strategico aereo e navale, sostegnologistico proiettabile.

Le capacità enunciate dovranno essere basate su chiari e fermi impegnispecifici da parte delle Nazioni, oltre che su un sostanziale incremento dellacooperazione diretta a livello multinazionale, per realizzare ogni possibilesinergia e innalzare il rendimento degli investimenti nel settore della Difesa.

A questo riguardo, il Signor Presidente del Consiglio ha dichiarato l’im-pegno dell’Italia a fare la sua parte, assicurando, oltre agli assetti già esistenti

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o programmati, l’acquisizione delle capacità aggiuntive ritenute prioritariedalla NATO.

Mi riferisco, in particolare, alla costituzione di un secondo battaglioneper la difesa radiologica, biologica e chimica, alla protezione collettiva NBCdei nostri Comandi, al potenziamento dei supporti tattici e logistici, al finedi poter proiettare un Comando di Divisione e 3 Brigate con standard ope-rativi ottimali, all’acquisto di 4 B767 tanker, per il rifornimento in volo edil trasporto, al contributo per la realizzazione del sistema AGS (Air GroundSurveillance) insieme ad altri Paesi europei, all’acquisizione di 20 sistemipod jamming per velivoli tattici.

A tal proposito, Signor Presidente, desidero manifestarle la soddisfazionee la gratitudine delle Forze Armate, per l’attenzione, la sensibilità e l’impe-gno con cui sta affrontando i nostri problemi. Praga costituisce un passag-gio importante non soltanto per la NATO, ma anche per lo StrumentoMilitare italiano. Tutto ciò ci dà fiducia e ci conferma la volontà delGoverno di dedicare alla funzione Difesa – nel rispetto delle più generaliesigenze e possibilità del Paese – le risorse necessarie.

Un altro passo importante nel processo di evoluzione della NATO è natu-ralmente l’ingresso nell’Alleanza, fra circa due anni, di ben sette nuovi Paesi(Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Slovacchia e Slovenia). Al dilà del contributo di forze che queste Nazioni potranno fornire, il vero plusmilitare dell’allargamento e delle sue tappe preparatorie della Partnership forPeace e del Mediterranean Dialogue, sta nel progressivo coinvolgimento, diret-to od indiretto, di un crescente numero di Paesi nella stessa strategia di sicu-rezza. I risultati di una cooperazione militare, estesa in questi anni ben al dilà dei confini ed apparentemente oltre gli scopi contingenti dell’Alleanza,sono già ben evidenti, se si riflette, ad esempio, sull’ampia partecipazione diNazioni esterne alle operazioni NATO nei Balcani e sul supporto garantitoalle operazioni in Afghanistan dai Paesi limitrofi.

Il contributo italiano all’Alleanza consiste da sempre nella quasi totalitàdelle unità e dei comandi delle Forze Armate.

Nel quadro della più recente Force Structure Review, particolarmentesignificativa ed innovativa è la costituzione da parte italiana dei Comandiad alta prontezza, ormai molto prossimi al conseguimento della piena ope-ratività: HRF land di Solbiate Olona e HRF maritime di nave Garibaldi.Anche il Deployable CAOC aeronautico di Poggiorenatico costituisce unassetto formidabile della nuova Alleanza. Queste capacità potranno costi-tuire assetti pregiati di comando e controllo della NATO Response Forcenata a Praga.

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Unione Europea

La PESD, Politica di Sicurezza e Difesa dell’Unione Europea, si incentradal punto di vista militare sull’Headline Goal, che prevede la costituzione diuna struttura politico-militare permanente a sostegno del ConsiglioEuropeo e la disponibilità di capacità operative per la condotta degli inter-venti.

La prima si articola, replicando in parte l’omologa organizzazioneNATO, sul Comitato Politico e di Sicurezza, sul Comitato Militare e sulloStato Maggiore Militare. Dette strutture sono già pienamente funzionanti.

Per quanto riguarda le capacità operative, l’Headline Goal prevede che gliStati membri siano in grado, per il 2003, di dispiegare entro 60 giorni esostenere per almeno un anno forze militari capaci di svolgere l’interagamma delle missioni di Petersberg (1), incluse quelle più impegnative, inoperazioni fino a livello Corpo d’Armata (per 50.000-60.000 uomini), conl’aggiunta di commisurate componenti navali ed aeree.

Il contributo italiano comprende: per l’area interforze, il ComandoOperativo di vertice Interforze (COI); per l’Esercito, un Comando di com-ponente del livello Corpo d’Armata o Divisione e 3-4 Brigate, con i relati-vi supporti tattici e logistici; per la Marina, un Comando di componentenavale ed una task-force su 20 unità navali; per l’Aeronautica, un Comandodi componente aeronautica, 26 velivoli da combattimento, 9 aerei da tra-sporto, capacità Combat-SAR e di rifornimento in volo; per l’Arma deiCarabinieri, reparti Multinational Specialised Unit e unità di PoliziaMilitare.

L’Headline Goal costituisce per la UE un obiettivo ambizioso, il cui con-seguimento, tuttavia, appare ora a portata di mano, se, come sembra ormaicerto, il cosiddetto Berlin plus, l’accordo per il rilascio delle capacità NATOalla UE, sarà prossimamente perfezionato.

In questa prospettiva di più stretta cooperazione tra Unione ed Alleanza,si impone però una rilettura pragmatica, ossia finalizzata al funzionamentodel Berlin plus, dei concetti chiave posti a base dell’iniziativa europea, che,lo ricordo, sono quelli di “complementarità UE-NATO”, “autonomia deci-sionale”, “duplicazione non necessaria” e “separabile ma non separato”.

La “complementarità UE-NATO” è condizione di flessibilità e sinergiada parte delle due Organizzazioni rispetto ai grandi problemi della sicurez-

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(1) I Petersberg tasks sono: humanitarian and rescue tasks; peace keeping tasks; tasks of combat forces in crisis management,including peace making (peace-enforcement)

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za e non deve comportare una rigida ripartizione dei compiti, in quanto ladimensione globale delle minacce cui è necessario far fronte impone unapproccio unitario ed una risposta, anche in termini di preparazione e diintervento militari, altrettanto globale ed unitaria. Di qui l’opportunità diun riesame dei compiti di Petersberg.

L’“autonomia decisionale” della UE, da non intendere nei termini restrit-tivi ed assoluti di indipendenza, si esprime nei limiti di un processo che pre-vede: la decisione della NATO di non intervenire, la disponibilità della stes-sa a rilasciare le proprie capacità alla PESD, la decisione dell’Unione diintervenire. L’autonomia decisionale della UE, per quanto potenzialmenteampia e significativa, si realizza dunque solo a partire da quest’ultimomomento del processo.

Il criterio di “evitare ogni duplicazione non necessaria” trova applicazio-ne efficace soltanto se è costantemente riferito agli obiettivi da conseguireed alla loro collocazione temporale. In altri termini, fissate le “capacitàobiettivo” e l’orizzonte temporale entro cui conseguirle, devono essere costi-tuiti od acquisiti ex-novo solo quegli assetti che risultano indispensabili eche non è altrimenti possibile rendere disponibili, per esempio attraversol’Alleanza.

Infine, il principio del “separabile ma non separato”, che si riferisceovviamente alle capacità rilasciate dalla NATO, deve essere inteso, nellostesso tempo, come possibilità e come vincolo: come possibilità della UEdi impiegare gli assetti interessati per proprie missioni; come vincolo anon estrarli dal contesto sistemico dell’Alleanza, ove si realizzano pro-priamente le loro necessarie sinergie funzionali, in modo da non penaliz-zarne il rendimento. In sintesi, le capacità sono separabili per i compitiUE, ma, nell’assolverli, devono operare non separate dal sistema integra-to della NATO.

Sempre in tale prospettiva, è evidente che le forze impiegate dall’Unionedovranno utilizzare la dottrina NATO e rispondere ai requisiti tecnici ed aglistandard dell’Alleanza e dunque dovranno essere costituite ed aggiornate sullabase di un processo di pianificazione comune e possibilmente unitario.

In definitiva, la dimensione europea va costruita e resa operante, in ter-mini concreti e non burocratico-formali, all’interno e dall’internodell’Alleanza, per ragioni di natura strategica, in modo da conferire realeunitarietà al fronte euro-atlantico, e di natura tecnico-militare, se si vuoleottenere il massimo rendimento dalle scarse e costose capacità disponibili.

A questo riguardo, il contributo delle Nazioni UE, le cui capacità accu-sano un gap crescente rispetto a quelle degli Stati Uniti, indipendentemen-

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te dal contesto di impiego, oltre a richiedere considerevoli investimenti,potrebbe essere rafforzato anche attraverso:- la gravitazione delle risorse in alcuni settori chiave: il comando e control-

lo, i moltiplicatori di forza, l’interoperabilità delle forze e dei comandi;- lo sviluppo di idee e concetti di impiego innovativi, anche in relazione

all’utilizzo intelligente della tecnologia intelligente;- il coordinamento in ambito europeo dei programmi nazionali di investi-

mento e di acquisizione di sistemi e materiali, alla ricerca di possibilisinergie ed economie di scala;

- uno sforzo congiunto volto ad ottenere il rilascio preferenziale di tecno-logie avanzate da parte degli USA, in nome del contributo militare epolitico che così la UE sarebbe in grado di fornire;

- il pooling delle risorse nazionali per la realizzazione di capacità strategichea livello multinazionale.Praga ha ripreso molti di questi punti, così come ha confermato, sul

piano concettuale e su quello organizzativo, l’esigenza di ripensare il ruolodella NATO e della UE. Nei nuovi scenari globali, esse non possono essereche considerate quali sistemi catalizzatori, facilitatori di capacità operativeintegrate, in primo luogo sul piano della pianificazione congiunta, delcomando e controllo e dell’interoperabilità delle forze. Devono diveniresistemi inclusivi, costantemente aperti all’ingresso di nuovi membri ed allacollaborazione con partners esterni, fermi restando gli essenziali requisiti,rispettivamente, di accesso e di validazione delle forze.

Il ruolo delle Forze Armate italiane nel contesto della NATO e delladimensione di sicurezza e difesa dell’Unione Europea, come in qualunquealtro contesto operativo, dipende dalla qualità e dalla quantità delle capa-cità nonché dal contributo concettuale ed organizzativo che il Paese è ingrado di fornire. In sostanza, tale ruolo è funzione dello strumento milita-re disponibile, che ovviamente è il medesimo ed affronta tecnicamentenella stessa maniera missioni dello stesso tipo, qualunque sia il contesto diimpiego.

L’impegno italiano per la sicurezza

Le Forze Armate italiane sono attualmente impegnate in numerose mis-sioni sia di controllo della conflittualità sia di contrasto diretto delle minac-ce asimmetriche.

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Oggi abbiamo 8.337 (2) uomini impiegati in operazioni al di fuori delterritorio nazionale.

Il nostro impegno si realizza:• nei Balcani, con le missioni in Bosnia-Erzegovina (1513 uomini (3)), in

Kossovo (4033 u.(4)), in FYROM (370 u. (5)), ed infine in Albania(1231 u. (6)), per un totale di 7147 u.;

• nel Teatro afghano, nel quadro di coalizioni ad hoc sotto l’egida delleNazioni Unite, con le missioni Enduring Freedom (342 u.(7)) eInternational Security Assistance Force (ISAF)(477 u.(8)), per un totale di819 u.;

• in altre missioni delle Nazioni Unite (Corno d’Africa: United NationsMission Etiopia-Eritrea (UNMEE, 152 u.); Medio Oriente: UnitedNations Truce Supervision Organisation (UNTSO, 8 u.); India-Pakistan:United Nations Military Observer Group in India and Pakistan (UNMO-GIP, 8 u.); Libano: United Nations Interim Force in Lebanon (UNIFIL,51 u.); Congo: United Nations Mission in Democratic Republic of Congo(MONUC, 3 u.); IRAQ-KUWAIT: United Nations IRAQ-KUWAITObserver Mission (UNIKOM, 4 u.); Marocco: United Nations Mission forthe Referendum in Western Sahara (MINURSO, 5 u.), per un totale di 231u.;

• in altre missioni internazionali (Medio Oriente: Temporary InternationalPresence in HEBRON (TIPH2, 11u.); Egitto: Multinational Force andObserver (80 u.); Malta: Missione Italiana di Assistenza Tecnico-Militare(MIATM, 49 u.), per un totale di 140 u..La situazione nei Balcani, per quanto in costante miglioramento, richie-

derà presumibilmente ancora per lungo tempo una presenza militare inter-nazionale. In tale quadro, la NATO ha messo a punto un progetto di razio-nalizzazione delle strutture di comando e di graduale riduzione delle forzeimpegnate. Il contributo italiano ha assunto in questi mesi una particolarevalenza, in quanto all’Italia sono stati affidati il comando per un anno ditutte le forze NATO in Kosovo (circa 35.000 uomini) ed altri importantiincarichi di responsabilità a tutti i livelli, nei diversi settori.

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(2) Aggiornamento al 20 novembre 2002(3) NATO Joint Forge: 1472 + United Nation Mission in Bosnia and Herzegovina-International Police Task Force: 23

+ European Union Monitoring Mission: 18 = 1513(4) NATO Joint Guardian: 4032 + United Nation Interim Administration in Kosovo: 1 = 4033(5) NATO Joint Guardian e Amber Fox: 370(6) 681 NATO HQ Tirana + 418 Gruppo Navale + 104 Albania-Italia + 28 Delegazione Italiana Esperti = 1231

(presenza militare italiana complessiva in Albania)(7) 238 Nave Aliseo + 89 Manas + 4 U. clgt. (2 Baghran + 1 Bahrain + 1 Stoccarda) + 11 Tampa (US) = 342(8) 436 Kabul + 39 EAU + 2 TU = 477

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Per quanto riguarda il teatro afghano con Enduring Freedom, oggi siamopresenti nel mare Arabico con nave “Aliseo” (238 uomini) e sulle basi diManas in Kirgyzstan (2 C 130J e 89 u.) e Baghran in Afghanistan (2 U. dicollegamento). A questi si affiancherà il Contingente di circa 1000 uominiche, a partire dal mese di marzo 2003, sarà impiegato, nel quadro dellaCoalition Task Force statunitense, in azioni di interdizione d’area in regionidel Paese, al confine con il Pakistan, dove ancora operano nuclei od ele-menti terroristi.

Il contributo italiano alla International Security Assistance Force (ISAF) inKabul è attualmente di 436 uomini. Dallo scorso mese di giugno la Turchiaè subentrata al Regno Unito nella leadership dell’operazione e sarà a suavolta rilevata a fine anno dal Comando del Corpo d’Armata tedesco-olan-dese. L’ISAF comprende contingenti di 22 Paesi (Turchia, Germania,Francia, Italia, Regno Unito, Spagna, Olanda, Repubblica Ceca, Grecia,Austria, Finlandia, Romania, Svezia, Bulgaria, Albania, Danimarca, StatiUniti, Norvegia, Irlanda, Liechtenstein, Nuova Zelanda, FYROM, in ordi-ne di consistenza dei contingenti).

Il processo di riorganizzazione delle Forze Armate

L’Italia sta quindi svolgendo un ruolo di primo piano nel sistema di stabilitàe di sicurezza internazionale. I nostri reparti hanno guadagnato prestigio e cre-dibilità. Siamo fortemente richiesti e coinvolti nelle operazioni e nei processidecisionali, sia nella NATO sia nell’Unione Europea, in una misura impensa-bile fino a pochi anni fa. D’altra parte, una strategia di affermazione nazionalenel contesto euro-atlantico ed internazionale deve in primo luogo puntare,soprattutto in questo periodo storico di grande incertezza e fluidità, sul raffor-zamento del ruolo e della credibilità dell’Italia, con il concreto contributo diforze e capacità operative all’altezza degli standard NATO. Questo obiettivo èconseguibile soltanto a condizione che siano disponibili risorse sempre commi-surate ai compiti e che sia completato il processo di riorganizzazione delle ForzeArmate italiane da tempo in corso.

A tale processo è stato conferito in questi mesi, anche per la ferma volontàdel Signor Ministro, nuovo e più potente impulso, con lo scopo di realizzareogni possibile sinergia, economia di scala e recupero di efficienza, sia nell’ambi-to di ciascuna Forza Armata sia, con maggiori margini di miglioramento, a livel-lo interforze. L’obiettivo primario è quello di incrementare la quota di capacità

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destinate alla componente operativa sul totale di quelle disponibili, gravitandosu tale componente con le risorse recuperate attraverso l’ottimizzazione e larazionalizzazione delle strutture.

In tale prospettiva, negli ultimi mesi è stata avviata un’intensa attività di ana-lisi e di valutazione, con il coinvolgimento diretto di tutte le componenti delSistema Difesa. I risultati sin qui conseguiti sono senza dubbio incoraggianti.Senza poter né voler fare rivoluzioni, abbiamo posto tuttavia le premesse, inottemperanza alla Direttiva Ministeriale e nello spirito del recente Libro Bianco,per un significativo balzo in avanti dello Strumento Militare italiano lungo ilsentiero della modernizzazione. Per il successo del progetto è ovviamente neces-sario che siano sciolti i nodi cruciali, non solo finanziari, relativi al reclutamen-to del personale volontario – mi permettano di dire, vera “spada di Damocle”incombente sulle Forze Armate – della condizione militare e degli investimentiper il rinnovo del parco dei mezzi e dei materiali.

Nel quadro degli studi svolti, i settori che lasciano intravedere i più ampimargini di miglioramento sono:- il comando e controllo – principale fattore moltiplicatore dell’operatività –

ove le strutture potranno essere rese più omogenee in ambito Forze Armate edinterforze e pienamente interoperabili in campo multinazionale, le procedurechiarite e snellite e le responsabilità più appropriatamente riarticolate, nel qua-dro unificante della “direzione strategica integrata” dello Strumento Militare;

- le forze operative, la cui organizzazione potrà essere meglio standardizzata eresa pienamente interoperabile in ambito interforze e multinazionale, e,entro certi limiti, persino potenziata, recuperando risorse da altri settori;

- la logistica, per la quale sono state individuate nuove forme organizzative, deltipo lead service, ossia Forza Armata che fornisce un servizio o svolge un’atti-vità a supporto dell’intero Sistema Difesa, in modo da realizzare sinergie ed eli-minare ridondanze, senza creare nuove strutture accentrate a livello interforze;

- la funzione territoriale, per la quale è stata messa a punto una ipotesi di ridu-zione e di integrazione interforze dei Comandi territoriali, che dovrebberooperare anche nel settore delle infrastrutture e fungere da tramite diretto traVertice Militare della Difesa ed amministrazioni e comunità locali;

- la formazione del personale militare e civile, che, in un mondo in fortissimatrasformazione come quello della sicurezza, deve divenire la funzione guida,evolutiva ed unificante, del Sistema Difesa, disporre di una più significativacomponente organizzativa a livello interforze ed attrarre le migliori risorse,sfruttando altresì tutte le potenzialità derivanti dall’impiego delle nuove tec-nologie dell’informazione e dell’apprendimento a distanza;

- la funzione tecnico-amministrativa, per la quale il Segretario Generale e

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Direttore Nazionale degli Armamenti dovrebbe essere posto in grado di assi-curare, in maggior misura, la direzione unitaria, rigorosamente finalizzata allepriorità operative, per un più efficace ed economico impiego delle limitaterisorse disponibili;

- la funzione comunicazione e pubblica informazione, che, opportunamenteriorganizzata e valorizzata, nel quadro della nuova normativa di legge e conil supporto dei programmi lanciati dal Governo per la cosiddetta “società del-l’informazione”, dovrà consentire, nel rispetto delle direttive dell’AutoritàPolitica, di dare il via ad una nuova fase per quel che concerne i rapporti traSistema Difesa e pubblica opinione, anche attraverso i media, le relazioniinteristituzionali, il reclutamento e la stessa comunicazione internaall’Amministrazione.Signor Presidente, Signor Ministro,concludo – ritornando sul punto che più ci preme e ci preoccupa – metten-

do in risalto ancora una volta che lo Strumento Militare italiano del XXI seco-lo dovrà essere in grado di:- graduare lo sforzo in relazione all’intensità delle operazioni, dal peace keeping

alle combat operations;- intervenire su scala sostanzialmente globale e con tempestività, quando e

dove si manifesti la minaccia, nell’ambito del sistema di sicurezza internazio-nale ed a partire dal contesto euro-atlantico;

- sostenere nel tempo la salvaguardia della sicurezza, alimentando senza solu-zione di continuità lo sforzo per il controllo della conflittualità e delle crisi epilotando in maniera innovativa la continua evoluzione delle proprie capa-cità operative.In sostanza, lo Strumento Militare dovrà essere in grado di fornire un con-

tributo creativo ed efficace allo sforzo comune, in ogni circostanza, al fine digarantire all’Italia di poter svolgere il ruolo che ad essa compete nell’ambito delsistema di sicurezza internazionale. Nel settore della sicurezza, che oggi è sino-nimo e premessa concreta di libertà, di democrazia e di sviluppo, anche econo-mico, su scala globale, le capacità militari danno infatti credibilità alla politicadella Nazione e consentono ad essa di far valere, in primo luogo nei confrontidei Paesi alleati ed amici, il proprio modo di affrontare i problemi e le propriestrategie per risolverli.

Ho concluso, ringrazio per l’attenzione e, con il consenso del SignorPresidente del Consiglio dei Ministri e del Signor Ministro della Difesa, dichia-ro aperto l’Anno Accademico della 54^ Sessione dell’Istituto Alti Studi per laDifesa e del 5° Corso dell’Istituto Superiore di Stato Maggiore Interforze.

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Intervento delMinistro della Difesa

On. Prof. Antonio MARTINO

Signor Presidente del Consiglio,sono veramente lieto di accoglierLa in questo prestigioso istituto di altis-

sima cultura, che prepara i nostri ufficiali superiori.La cerimonia di apertura dell’anno accademico è un’occasione speciale e

la Sua presenza, attesa e gradita, costituisce, oltre che un onore per il CASD,la migliore prova dell’attenzione del Governo verso le Forze Armate e, nellacircostanza, verso gli ufficiali frequentatori, che vi si avviano ad assumerecrescenti responsabilità.

La ringrazio di cuore, a nome dei presenti e di tutti i militari.Al Presidente del CASD, Generale De Carolis, al corpo insegnante, al

quadro permanente ed al personale desidero esprimere un sentito apprezza-mento per le loro capacità professionali, grazie alle quali l’istituto è non solouna fucina di formazione dei Quadri delle Forze Armate, ma anche il puntodi riferimento del circuito dei civili e militari interessati ai grandi temi dellasicurezza, della difesa, della geopolitica.

Ai frequentatori, che si accingono ad affrontare mesi di intensa attività,

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porgo un saluto particolarmente caloroso e formulo auguri di buon lavoro.Signor Presidente del Consiglio, Autorità, Signore e Signori,l’apertura dell’anno accademico, a pochi giorni dalla conclusione del ver-

tice NATO di Praga, offre l’opportunità di svolgere alcune considerazionisugli “scenari di sicurezza” che abbiamo davanti.

La delegazione italiana, guidata dal Presidente Berlusconi, ha vissuto aPraga giornate esaltanti di portata storica. Sia per i luoghi, sia per i fatti. LaPraga schiacciata dai carri del Patto di Varsavia è entrata nella NATO tri-butando onori alle bandiere degli Alleati.

E lasciatemi pure confidare con commozione che per un attimo, con gliocchi della mente, ho visto trasfigurare la torcia umana dell’eroico JanPalach in sfavillante fiaccola di libertà.

Per commentare la svolta storica di Praga ho dichiarato che “stiamo sep-pellendo il ventesimo secolo”. Un secolo straziato da due guerre mondialied angosciato dalle sfide mortali portate dal comunismo e dal nazismo allaciviltà occidentale.

Il pericolo di una terza guerra mondiale combattuta con le atomiche èstato a lungo imminente e reale. Ora non più. La sicurezza è meglio garan-tita. Le insidie sono differenti. La NATO, allargandosi, espande e rafforzala sicurezza.

Parallelamente alla NATO, anche l’Unione Europea amplia i confiniverso Est e verso Sud, estendendo l’area della cooperazione economica epolitica alle nuove democrazie nate dalle ceneri del totalitarismo.

Gli accordi di Roma, siglati nel maggio di quest’anno nella base diPratica di Mare, hanno inoltre confermato il nuovo spirito dei rapporti fraNATO e Russia.

Il “NATO – Russia Council” istituisce, infatti, un importante foro di con-fronto e discussione, su un piede di parità, fra i membri della NATO e laRussia, anche per l’identificazione ed il perseguimento di obiettivi comuni.

La pace, la stabilità, la democrazia, pur fra molte difficoltà, stanno inner-vandosi in quell’arco geopolitico che va “da San Francisco a Vladivostok”.Un risultato di enorme portata, benché il terrorismo ponga nuove minaccealla sicurezza ed imponga nuove risposte politiche, diplomatiche, militari.

All’indomani dell’11 settembre, nel richiamare l’articolo 5 del Trattato, ilConsiglio Atlantico ha esteso la concezione difensiva della NATO ancheall’ipotesi di un attacco condotto da entità non statuali, ed ha incluso lalotta al terrorismo tra le più importanti nuove missioni dell’Alleanza. Haperso valore il significato di “in” e “out of area” in quanto la minaccia di unarete terrorista come Al Qaeda è per certi aspetti peggiore delle minacce

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nazionali, anche perché non circoscrivibile a teatri limitati.La natura, il modo d’operare, gli obiettivi del terrorismo pseudoreligioso

richiedono la massima coordinazione e complementarietà delle capacitàmilitari dei Paesi alleati, in modo da poter agire compatti e determinati siacome NATO, sia come Unione Europea, senza dimenticare gli interventiONU e le missioni multinazionali che possono avvalersi degli assetti e dellecapacità di cui solo l’Alleanza dispone.

A Praga, come largamente riportato da tutti i media, è stata approvata lacostituzione di una forza di azione rapida di circa 20.000 uomini, ad altaprontezza ed ampia proiettabilità, autonoma, rispondente alla tipologiadelle missioni della NATO, compresa la lotta al terrorismo: la forza, per-tanto, potrà anche essere schierata fuori dell’area di tradizionale responsabi-lità dell’Alleanza.

Nel vertice, inoltre, sono maturate importanti decisioni destinate a rivi-talizzare il progetto della Defence Capabilities Iniziative, focalizzando l’at-tenzione su obiettivi specifici.

La nuova iniziativa, definita “Prague Capabilities Commitment” prevedeun “pacchetto” di capacità addizionali rispetto alle quali gli Alleati, sia col-lettivamente che singolarmente, sono chiamati all’assunzione di precisi especifici impegni di carattere politico e militare.

Abbiamo fornito una convinta adesione ai contributi richiesti. In parti-colare il nostro Paese è impegnato nel settore della difesa contro le minaccechimiche, biologiche, radiologiche e nucleari, che rappresentano le piùpreoccupanti forme di attacco terroristico.

Disponiamo, infatti, di una ottima Scuola e di un battaglionedell’Esercito con capacità di proiezione. Ci siamo inoltre impegnati percostituire, in tempi ragionevolmente rapidi, un altro reparto con identichecaratteristiche.

Altro settore in cui siamo impegnati è quello del trasporto aereo strategi-co, fattore vitale per il rapido schieramento delle forze. L’Italia ha forte-mente rafforzato questo settore attraverso l’acquisizione di 4 B-767 per ilrifornimento in volo ma adattabili anche al trasporto di mezzi e materiali,e con l’acquisizione dei C-130J e dei C27, questi ultimi in sostituzione deiG-222. Abbiamo, quindi, una flotta versatile che può essere impiegata inuna pluralità di situazioni.

In campo terrestre l’Italia conta di muoversi verso l’accrescimento delnumero di unità “combat support” e “combat service support” effettivamentedispiegabili sul campo, con l’obiettivo di giungere ad una Divisione costi-tuita da tre Brigate. E’ nostra intenzione far progredire anche il progetto del

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sistema AGS di sorveglianza aerea del teatro di operazioni, fattore essenzia-le e vincente per le operazioni del futuro. Un progetto, desidero sottoli-nearlo, che unisce l’industria europea ed americana.

Largo consenso ha trovato la proposta italiana per la creazione delcomando a Solbiate Olona, a livello di Corpo d’Armata e ad alta prontezzaoperativa, con spiccata configurazione multinazionale – essendo prevista lapartecipazione di 10 Paesi – e dotato di strutture proprie, di quadri, capa-cità di comando, controllo e comunicazione fornite dall’Italia. Il comando,come si sa, è già integrato nella struttura NATO. Si prevede che a fine annoacquisisca la piena capacità operativa. Tuttavia potrà essere utilizzato ancheper operazioni europee e, ovviamente, a livello nazionale.

Non disgiunto dall’evoluzione euroatlantica, continua a svilupparsi, nonsenza problematicità, il processo di rafforzamento della PESD, cioè delladimensione europea di Sicurezza e Difesa.

Nella recente riunione di Bruxelles fra i Ministri della Difesa dell’Unioneè stato dato un nuovo impulso politico alle attività di acquisizione e di ade-guamento delle capacità operative in ambito europeo, nel quadro di un pro-cesso di rafforzamento destinato a proseguire nei prossimi anni.

A Bruxelles, inoltre, è stata aggiornata la composizione delle forze conriferimento agli obiettivi di Helsinki ed alle nuove esigenze, tra le quali laprotezione delle forze da attacchi terroristici e la conduzione di operazionimilitari progressivamente sempre più complesse. Ed è stata confermata lanecessità di rafforzare le capacità dell’Unione di gestire le crisi, che richie-dono decisioni e operatività immediate, e perciò, tra l’altro, l’accelerazionedelle procedure, la pre-pianificazione dei possibili scenari, l’identificazionedelle capacità utilizzabili.

Inoltre, è stato dato impulso all’addestramento comune, che riguarderàdiversi livelli, da quello politico-strategico e quello tattico-operativo.

Il processo di rafforzamento della PESD potrà proseguire con maggiorecelerità e chiarezza dopo il vertice di Praga; a tal proposito l’Italia auspicauna più fattiva cooperazione con la NATO anche attraverso il diretto coin-volgimento di esperti dell’Alleanza.

L’Italia considera la PESD un fondamentale elemento politico per ilfuturo dell’Unione ed ha proposto iniziative specifiche per il “finanziamen-to degli investimenti per la Difesa nella cornice della politica europea disicurezza comune”. La proposta italiana è articolata in due punti cardine,l’esclusione delle spese per il “capitale fisico” dal computo ai fini del para-metro deficit/Pil ed uno specifico finanziamento UE per la formazione edaddestramento degli addetti alla Difesa, cioè del “capitale umano”.

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Questa proposta è di stringente attualità. Perciò il Governo la sosterrànelle opportune sedi.

L’Italia, inoltre, non mancherà di appoggiare lo sforzo di coordinamentodella pianificazione generale della difesa dei Paesi membri, insito negliHeadlines goals e nell’esercizio ECAP. Parimenti l’Italia si è impegnata per ilbuon funzionamento dell’OCCAR e per l’approvazione dell’accordo qua-dro della LoI.

Si tratta, nel complesso, di significativi passi verso la costituzione di unabase industriale europea e di concrete iniziative per la nascita di un merca-to comune europeo degli armamenti, per l’armonizzazione dei requisitimilitari, per la definizione di regole comuni sull’export e per il coordina-mento dell’attività di ricerca e sviluppo.

Signor Presidente del Consiglio, Autorità, Signore e Signori,

all’inizio della Legislatura ho disposto la redazione di un “Libro Bianco”con lo scopo principale di “fotografare” lo stato delle nostre Forze Armatedopo un periodo di profonde riforme normative ma di meno incisivi pro-gressi nelle capacità operative e di combattimento.

La Direttiva Ministeriale dello scorso febbraio ha recepito le analisi effet-tuate; indicato gli obiettivi programmatici per il biennio 2002 – 2003; ride-finito le missioni e le priorità strategiche del Paese; dato indicazioni per lagestione delle singole aree, evidenziando l’urgenza di un rafforzamento del-l’area operativa.

L’intero sistema territoriale, inoltre, è in fase di revisione per ridurne lamole ed accrescerne l’efficienza anche in una logica interforze che consentadi accorpare e semplificare uffici e funzioni.

Il ripensamento della struttura e dei compiti dell’apparato militare cadeper fortuna in un periodo storico in cui gli Italiani dimostrano una cre-scente consapevolezza che le nostre Forze Armate, per adempiere al lorodovere costituzionale definito addirittura “sacro” nella nostra Carta fonda-mentale, non possono essere lasciate sprovviste dei mezzi adeguati.

Il Documento di Programmazione Economica e Finanziaria di quest’an-no, a tal proposito, contiene la meritoria decisione di incrementare il bilan-cio della Difesa legandolo al PIL verso l’obiettivo di un rapporto dell’1,5%.Questo indirizzo governativo consente di guardare con ragionevole fiduciaal processo di ammodernamento del nostro strumento militare.

Com’è noto, il provvedimento sta compiendo il proprio iter parlamenta-re. Ad oggi l’incidenza della Funzione Difesa sul PIL è pari all’1,058%. A

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questo valore ci riferiamo quando indichiamo l’obiettivo di legislaturadell’1,5%. Quindi puntiamo, nel medio periodo, ad incrementare di circail 50% il bilancio della Difesa: un obiettivo di Legislatura ambizioso, maraggiungibile, come confermato dal Presidente del Consiglio in persona.

D’altronde, il medio periodo è la giusta dimensione temporale in un set-tore in cui le scelte richiedono un’articolata programmazione, in ambitonazionale ed internazionale, e si realizzano nell’arco di molteplici esercizifinanziari.

Nel campo degli investimenti, destinati ad avvicinare progressivamentelo strumento militare nazionale ai livelli qualitativi degli altri Paesi europeied alleati, la programmazione è indispensabile per la continuità dell’ammo-dernamento tecnologico e per l’adeguamento agli standard concordati coni nostri partner.

Le risorse sono prioritariamente indirizzate a completare e proseguire iprincipali programmi già avviati ed a migliorare la mobilità, le capacità direazione, di comando e controllo delle forze, e di intelligence.

In campo aeronautico, dove erano maggiori le carenze ed è stato pertan-to maggiore il correlativo impegno, avremo a breve l’entrata in linea deiprimi Eurofighter. Le consegne poi avverranno gradualmente nei prossimianni. Così finalmente anche l’Italia potrà disporre di una linea di caccia diadeguato profilo.

La nostra partecipazione al progetto Joint Strike Fighter consente poi unacollaborazione atlantica di grande significato che, come vivamente auspico,potrà procedere secondo le tappe prestabilite in modo che Europa edAmerica sviluppino affiancate un aeromobile innovativo.

Con la Francia abbiamo recentemente siglato un’intesa per progettare,una nuova linea di fregate “multimissione”, caratterizzate da un’elevata fles-sibilità d’impiego e dalla capacità di operare in diverse situazioni tattiche. E’prevista la costruzione di 27 unità di cui 10 per la Marina Militare Italiana.Si tratta di un programma di grande importanza strategica e tecnica, a livel-lo europeo, che contribuisce al mantenimento ed allo sviluppo delle giàeccellenti capacità delle industrie del settore, in Italia ed in Francia.

Devo citare anche il programma MEADS che rientra sempre nella fami-glia della “mission defence” ed accomuna Italia, Germania e Stati Uniti nellosviluppo di un sistema missilistico di difesa di area a protezione di obietti-vi vitali e di forze di manovra. Con il MEADS si vuole dare una rispostaconcreta alla crescente minaccia dei missili balistici tattici e dei missili dacrociera, la cui proliferazione pare allargarsi in molte zone del mondo.

Desidero, infine, accennare a due ulteriori argomenti.

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Il primo riguarda la possibilità di far concorrere le risorse di altriDicasteri al sostegno di investimenti militari con ampia ricaduta industria-le e che, come tali, non devono gravare solo sulla Difesa. Il caso più signi-ficativo è quello riguardante il programma di acquisizione del velivoloEUROFIGHTER.

Il secondo concerne la nostra riconfermata intenzione di arrivare allasospensione della leva dal 1° gennaio 2005. Per ottenere questo risultatosono indispensabili risorse adeguate a sostegno del volontariato, affinchécostituisca davvero una concreta ed attraente scelta professionale per moltigiovani.

A tal fine, nella legge Finanziaria sono inscritte le risorse necessarie peranticipare la sospensione della chiamata di leva al primo gennaio 2005, inmodo da attuare gradualmente le procedure per il delicato passaggio al ser-vizio professionale entro la data stabilita.

La professionalizzazione delle Forze Armate è un obiettivo del program-ma di Governo e rispecchia una diffusa aspettativa della società italiana.Risponde all’interesse nazionale di disporre di Forze Armate che, organiz-zate su base volontaria, sono più in grado di sostenere a lungo i crescentiimpegni nelle missioni internazionali.

Signor Presidente del Consiglio, Autorità, Signore e Signori,desidero concludere augurando a tutti, e specialmente ai frequentatori

del corso, buon lavoro.La presenza del Presidente Berlusconi attesta al massimo livello la stima

dell’intero Governo verso le istituzioni militari e verso le donne e gli uomi-ni che le incarnano e le servono con dedizione e capacità.

L’attenzione nei confronti delle Forze Armate, dei loro problemi, delleloro esigenze materiali e morali, non verrà mai meno da parte nostra.

I militari sono essenziali per garantire l’indipendenza e la sicurezza dellanostra Patria. Tutti gli Italiani ne sono sempre più convinti. Tutti gli Italianisono sempre più riconoscenti agli uomini con le stellette. A buon diritto.

Viva le Forze Armate!Viva l’Italia!

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CENTRO ALTI STUDI PER LA DIFESA

CENNI STORICI

Con DM 16 agosto 1949 fu istituito il Centro Alti Studi Militari(CASM), poi trasformato, con DM 17 dicembre 1979 nel Centro AltiStudi per la Difesa (CASD) posto alle dirette dipendenze del Capo di StatoMaggiore della Difesa.

La prima sede del Centro è stato Palazzo Marina dal 1949 al 1958, annoin cui venne trasferito in quartiere Prati. Successivamente, nel 1964, fu fis-sata la nuova sede nel quartiere Trionfale.

Dal 1971 è stato definitivamente trasferito a Palazzo Salviati, edificiorinascimentale già sede, dal 1870, del Tribunale Supremo di Guerra eMarina, del Tribunale Militare Territoriale, della Direzione Territorialed’Artiglieria e del Collegio Militare di Roma.

FUNZIONI E COMPITI

Il DM 6 luglio 1994, integrato per alcuni aspetti dal successivo DM 22settembre 1997, ha fissato l’attuale struttura dell’Istituto, le relative funzio-ni ed i compiti.

I compiti del CASD sono quelli di elaborare studi relativi ai problemiche condizionano, anche indirettamente, l’organizzazione della difesanazionale e la preparazione dello strumento militare, nonché di perfeziona-re la formazione professionale e la preparazione culturale degli Ufficialidelle Forze Armate in senso interforze.

Per assolvere alle sue funzioni è strutturato in:• una Presidenza, con uno Stato Maggiore per il supporto generale ed il

coordinamento delle attività d’interesse comune;• tre componenti autonome: Istituto Alti Studi per la Difesa (IASD),

Istituto Superiore di Stato Maggiore Interforze (ISSMI) e CentroMilitare di Studi Strategici (CeMiSS).

Istituto Alti Studi per la Difesa

Ha il compito di organizzare specifiche sessioni di studio incentrate sui

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problemi della politica militare, con i necessari riferimenti alla politicanazionale di difesa e sicurezza.

I frequentatori sono: Ufficiali di grado Brigadier Generale o Colonnelloo gradi corrispondenti; Ufficiali stranieri di pari livello; dirigenti delMinistero della Difesa e della Pubblica Amministrazione; dirigenti e pro-fessionisti appartenenti ai diversi settori della società civile.

Istituto Superiore di Stato Maggiore Interforze

È stato istituito con DL 28 novembre 1997 con il compito di perfezio-nare la formazione professionale e la preparazione culturale degli Ufficialidelle Forze Armate, in previsione dell’impiego in incarichi di rilievo inambito nazionale e internazionale.

I frequentatori sono: Ufficiali di grado Maggiore o Tenente Colonnelloo gradi corrispondenti;

Ufficiali stranieri di pari livello; frequentatori civili laureati provenientida università italiane e straniere.

Al termine del corso i frequentatori conseguono il master post-universi-tario in Studi internazionali strategico-militari (convenzione CASD,Università Statale di Milano, LUISS di Roma).

Centro Militare di Studi Strategici

È stato istituito con DM 26 giugno 1987. Le sue norme di funziona-mento sono state definite con DM 20 giugno 1989.

I compiti sono:• effettuare studi e ricerche di carattere strategico-politico-militare;• sviluppare la collaborazione fra le Forze Armate, le università e i cen-

tri di ricerca italiani e stranieri, nonché con altre amministrazioni edenti che svolgono attività di studio nel settore della sicurezza e delladifesa;

• promuovere la specializzazione di giovani ricercatori italiani;• pubblicare gli studi di maggiore interesse.

CORSI ATTUALI

• Istituto Alti Studi per la Difesa: 54^ Sessione. 56 frequentatori: 27Generali o Colonnelli delle Forze Armate italiane e della Guardia di

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Finanza; 7 Colonnelli stranieri (Algeria, Azerbaijan, Cina, Egitto,Francia, Gran Bretagna, Russia); 4 dirigenti civili del Ministero dellaDifesa; 18 dirigenti e professionisti civili appartenenti ai diversi settoridella società civile.

• Istituto Superiore di Stato Maggiore Interforze: 5° Corso. 177 frequentato-ri: 134 Tenenti Colonnelli o Maggiori delle Forze Armate italiane e dellaGuardia di Finanza; 24 Tenenti Colonnelli stranieri (Albania, Algeria,Cile, Cina, Corea del Sud, Egitto, Francia, Germania, Gran Bretagna,Libano, Perù, Spagna, Stati Uniti, Svizzera, Ucraina, Venezuela); 19 gio-vani laureati provenienti dal settore civile.

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