Cechov-Racconti Umoristici TESTO

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 il Narratore audiolibri  Anton P. Čechov – Racconti umoristici  1 IL NARRATORE AUDIOLIBRI PRESENTA Racconti umoristici di Anton P. Čechov 01 - Un cognome cavallino  Al maggior generale a riposo Buldeiev avevan preso a dolere i denti. Egli sciacquava la bocca con acquavite, con cognac, applicava al dente malato della gruma di tabacco, dell'oppio, della canfora, del petrolio, spalmava la guancia con iodio, negli orecchi aveva dell'ovatta imbevuta di spirito, ma tutto ciò o non giovava, o gli provocava la nausea. Alla proposta di estirpare il dente malato il generale aveva risposto con un rifiuto. Tutti i familiari - la moglie, i bambini, la servitù, perfino lo sguattero Pet'ka - proponevano ciascuno un suo rimedio. Tra l'altro, anche l'intendente di Buldeiev, Ivan Jevseic', venne da lui e gli consigliò di curarsi con gli scongiuri. «Qui, nel nostro distretto, eccellenza» disse, «un dieci anni fa era in servizio l'impiegato del dazio Jakov Vassilic'. Nello scongiurare il mal di denti era di prima qualità. Soleva voltarsi verso la finestra, mormorare qualcosa, sputare, ed era fatto! Una tal forza gli era stata data... ». «E dov'è adesso?». «Dopo che l'hanno licenziato dal dazio, abita a Saratov dalla suocera. Ora non vive che sui denti. Se a qualcuno un dente si mette a far male, si va da lui, e giova... Quelli del posto, di Saratov, li cura a casa propria, e quelli che sono di altre città, per telegrafo. Mandategli, eccellenza, un telegramma, dicendo ch'è così e così... al servo di Dio Aleksèi dolgono i denti, prego guarire. E il denaro per la cura lo manderete per posta». «Insulsaggini! Ciarlataneria!».

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Anton P. echov Racconti umoristici

IL NARRATORE AUDIOLIBRI PRESENTA

Racconti umoristici di Anton P. echov

01 - Un cognome cavallino Al maggior generale a riposo Buldeiev avevan preso a dolere i denti. Egli sciacquava la bocca con acquavite, con cognac, applicava al dente malato della gruma di tabacco, dell'oppio, della canfora, del petrolio, spalmava la guancia con iodio, negli orecchi aveva dell'ovatta imbevuta di spirito, ma tutto ci o non giovava, o gli provocava la nausea. Alla proposta di estirpare il dente malato il generale aveva risposto con un rifiuto. Tutti i familiari - la moglie, i bambini, la servit, perfino lo sguattero Pet'ka - proponevano ciascuno un suo rimedio. Tra l'altro, anche l'intendente di Buldeiev, Ivan Jevseic', venne da lui e gli consigli di curarsi con gli scongiuri. Qui, nel nostro distretto, eccellenza disse, un dieci anni fa era in servizio l'impiegato del dazio Jakov Vassilic'. Nello scongiurare il mal di denti era di prima qualit. Soleva voltarsi verso la finestra, mormorare qualcosa, sputare, ed era fatto! Una tal forza gli era stata data... . E dov' adesso?. Dopo che l'hanno licenziato dal dazio, abita a Saratov dalla suocera. Ora non vive che sui denti. Se a qualcuno un dente si mette a far male, si va da lui, e giova... Quelli del posto, di Saratov, li cura a casa propria, e quelli che sono di altre citt, per telegrafo. Mandategli, eccellenza, un telegramma, dicendo ch' cos e cos... al servo di Dio Aleksi dolgono i denti, prego guarire. E il denaro per la cura lo manderete per posta. Insulsaggini! Ciarlataneria!.

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Ma voi provate, eccellenza. molto amante della vodka, non vive con la moglie, ma con una tedesca, bestemmia, ma, si pu dire, un signore miracoloso! . Mandalo, Alioscia supplic la generalessa. Tu, ecco, non credi negli scongiuri, ma io ho provato su me stessa. Anche se non credi, perch non mandare? Non ti seccheranno mica le braccia per questo. Be', d'accordo acconsent Buldeiev. Qui non solo all'impiegato del dazio, ma anche al diavolo manderesti un telegramma... Oh! Non ne posso pi! Be', dove abita il tuo impiegato del dazio? Come scrivergli? . Il generale sedette davanti alla tavola e prese in mano la penna. A Saratov ogni cane lo conosce disse l'intendente. Vogliate scrivere, eccellenza: citt di Saratov, dunque... A sua nobilt il signor Jakov Vassilic'... Vassilic'.... Be'?. Vassilic'... Jakov Vassilic'... e di cognome... Ecco che il cognome l'ho dimenticato!... Vassilic'... Diavolo... Com' dunque il suo cognome? Poc'anzi, quando venivo in qua, me ne ricordavo... Permettete... . Ivn Jevseic' lev gli occhi al soffitto e mosse le labbra. Buldeiev e la generalessa aspettavano impazienti. Ebbene? Pensa pi svelto!. Subito... Vassilic'... A Jakov Vassilic'... Ho dimenticato! anche un cognome cos semplice... cavallino; si direbbe... Giumentin1? No, non Giumentin. Un momento... Stallonov forse? No, nemmeno Stallonov. Ricordo ch' un cognome cavallino; ma quale, m' uscito di capo.... Puledrov? . Proprio no. Un momento... Giumntizin... Giumntikov... Kobeliv.... Questo gi canino2, e non cavallino. Stallncikov? . No, nemmeno Stallncikov... Cavallinin... Cavalkv... Puledrin... sempre un'altra cosa!. Be', allora come potr scrivergli? Pensaci!. Subito. Cavalkin... Giumentkin...Timonir3...Questo nome, e a tutti i successivi, per mantenere il sapore della novella, viene data la corrispondente forma italiana, salvo le terminazioni russe, che si conservano. 2 Viene infatti da kobl, cane (maschio). 3 Timoniere, o cavallo delle stanghe. 21

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Timonierkov? domand la generalessa. Proprio no. Bilancinkin4... No, non questo! Ho dimenticato! . Allora perch mai, che il diavolo ti porti, ti fai avanti coi tuoi consigli, se hai dimenticato? and in collera il generale. Vattene fuori di qui!. Ivn Jevseic' usc lentamente, e il generale si afferr la guancia e prese a girare per le stanze. Oh, padri miei! si lamentava. Oh, mamma mia! Oh, vedo le stelle!. L'intendente usc in giardino e, levati gli occhi al cielo, cerc di rammentare il cognome dell'impiegato daziario: Stallncikov... Stallonkovski... Stallnenko... No, non questo! Cavallinski... Cavallevic'... Stallnovic... Giumentianski.... Dopo un po' di attesa lo chiamarono dai signori. Te ne sei ricordato? domand il generale. Proprio no, eccellenza. Forse Corsierski? Cavalnikov? No?. E nella casa si misero tutti a gara a inventar dei cognomi. Passarono in rassegna tutte le et, i sessi e le razze dei cavalli, ricordarono la criniera, gli zoccoli, i finimenti... In casa, in giardino, nella stanza dei servi e in cucina le persone andavano da un angolo all'altro e, grattandosi la fronte, cercavano il cognome... L'intendente veniva di continuo chiamato in casa. Mandriv? gli domandavano. Zoccoln? Staillonovski?. Proprio no rispondeva Ivn Jevseic' e, levati in alto gli occhi, continuava a pensare ad alta voce: Destrirenko... Destrircenko... Stallonieiev... Giumentieiev.... Babbo! si gridava dalla stanza dei bambini. Troikin! Briglietkin!. Tutta la casa di campagna fu sottosopra. Il generale impaziente, sfinito, promise di dare cinque rubli a chi avesse ricordato il vero cognome, e a cercare Ivn Jevseic' cominciarono a venire a intere frotte... Baiov! gli dicevano. Trottatorski! Cavallitski! . Ma giunse la sera e il cognome non era ancora stato trovato. E cos andarono a dormire, senza aver mandato il telegramma. Il generale non dorm tutta notte e and sempre da un angolo all'altro, gemendo... Dopo le due del mattino usci di casa e buss alla finestra dell'intendente.4

Da bilancino o trapelo (il cavallo di rinforzo). 3

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Non Castronov? domand con voce di pianto. No, non Castronov, eccellenza rispose Ivn Jevseic' e sospir come un colpevole. Ma forse non un cognome cavallino, ma qualche altro!. Parola d'onore, eccellenza, cavallino... Questo anzi lo ricordo benissimo. Come sei smemorato, mio caro... Per me adesso quel cognome pi caro, mi sembra, d'ogni cosa al mondo. Sono sfinito!. Al mattino il generale mand nuovamente per il dottore. Lo estragga! si risolse. Non ho pi la forza di sopportare... . Arriva il dottore ed estrasse il dente malato. Il dolore si calm immediatamente, e il generale torn tranquillo. Fatta l'opera sua e ricevuto quel che spettava per il lavoro, il dottore sal sul suo calesse e and a casa. Fuor del portone in un campo incontra Ivn Jevseic'... L'intendente stava sul ciglio della strada e, guardandosi riconcentrato sotto i piedi, pensava a qualcosa. A giudicar dalle rughe che gli solcavano la fronte e dall'espressione degli occhi, i suoi pensieri eran tesi, tormentosi. Isabellov... Correggionov... mormorava. Soggolin... Cavalski.... Ivn Jevseic! gli si rivolse il dottore. Non potrei, colombello, comprar da voi un cinque stai d'avena? I nostri contadini mi vendono l'avena, ma cattiva assai.... Ivn Jevseic' guard ottusamente il dottore, fece un certo qual bizzarro sorriso e, senza dir nemmeno una parola in risposta, battendo le mani, corse verso la casa padronale con tanta rapidit come se lo avesse inseguito un cane arrabbiato. Ho trovato, eccellenza! si mise a gridare gioiosamente, con voce alterata, piombando nello studio del generale. Ho trovato, che Dio conservi in salute il dottore! Avenov! Avenov il cognome dell'impiegato daziario! Avenov, eccellenza! Mandate un telegramma ad Avenov! . To'! disse il generale con disprezzo e gli fece le corna sotto il viso. Non ho pi bisogno del tuo cognome cavallino! To'!. 02 - Il Leone e il Sole In una delle citt situate da questa parte della catena degli Urali si diffuse la voce che giorni prima era giunto in citt e si era fermato all'albergo Giappone il dignitario persiano Rachat-Chelam. Questa voce non produsse sugli abitanti alcuna

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impressione: era arrivato un persiano, e fosse pure. Il solo sindaco della citt, Stepn Ivnovic' Kutsin, appreso dal segretario della Giunta l'arrivo dell'orientale, si fece pensoso e domand: Dove si reca?. A Parigi, sembra, o a Londra. Uhm!... Dunque un pezzo grosso?. Ma il diavolo lo conosce. Venuto dalla Giunta a casa sua, e pranzato, il sindaco torn a farsi pensoso, e questa volta ormai medit fin proprio a sera. L'arrivo dell'illustre persiano lo aveva fortemente incuriosito. Gli pareva che il destino stesso gli avesse inviato quel Rachat-Chelam e che, finalmente, fosse venuto il momento propizio per fare del suo appassionato, intimo sogno una realt. Il fatto che Kutsin aveva due medaglie, la Stanislao di terza classe, l'insegna della Croce Rossa e l'insegna della Societ di Salvataggio sulle Acque, e inoltre si era fatto ancora un ciondolo (fucile e chitarra d'oro, che si incrociavano), e questo ciondolo, infilato all'occhiello della divisa, somigliava da lontano a qualcosa di speciale e passava benissimo per un segno di onorificenza. poi risaputo che, pi si han decorazioni e medaglie, pi se n'ha voglia; e il sindaco della citt da un pezzo gi desiderava ricevere l'ordine del Leone e Sole, lo desiderava appassionatamente, pazzamente. Egli sapeva a meraviglia che per ricevere quest'ordine non necessitava n battersi, n fare un'elargizione a un asilo, ma ci voleva solo un'occasione propizia. E ora gli pareva che quest'occasione fosse venuta. Il giorno dopo, a mezzod, egli mise tutti i suoi distintivi, la catenella, e si rec al Giappone. La sorte lo favor. Quand'egli entr nella camera dell'illustre persiano, quest'ultimo era solo e non faceva nulla. Rachat-Chelam, un asiatico colossale dal lungo naso di beccaccia, gli occhi a fior di testa, e in fez, era seduto sul pavimento e rovistava nella valigia. Prego scusare il disturbo cominci Kutsin, sorridendo. Ho l'onore di presentarmi: cittadino emerito ereditario e cavalier Stepn Ivnovic' Kutsin; sindaco del luogo. Stimo dover mio onorare sotto l'aspetto della vostra persona, per cos dire, il rappresentante d'una potenza a noi amica e vicina. Il persiano si volse e borbott qualcosa in pessima lingua francese, che rison come il batter di una gamba di legno contro un'asse.

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I confini della Persia continu Kutsin il saluto anticipatamente mandato a memoria, si toccano strettamente con le frontiere della nostra vasta patria, e per ci le mutue simpatie mi spingono, per cos dire, a esprimervi solidariet. L'illustre persiano si alz e torn a borbottare alcunch in una lingua legnosa. Kutsin, che non conosceva le lingue, scosse la testa in segno che non capiva. Be', come far a discorrer con lui? pens. Sarebbe bene ora mandar per un interprete, ma una faccenda delicata, non si pu parlare davanti a testimoni. L'interprete lo strombazzerebbe poi per tutta la citt. E Kutsin prese a richiamarsi in mente delle parole straniere, quali le conosceva dai giornali. lo sono il sindaco della citt... mormor. Cio il lord-mer5... munizipale6... Vu? Compren7?. Egli voleva esprimere a parole o in mimica la sua posizione sociale e non sapeva come farlo. Gli venne in aiuto un quadro con una grossa scritta La citt di Venezia, appeso al muro. Egli accenn col dito alla citt, poi alla propria testa, e in tal modo, a suo avviso, si ottenne la frase: Io sono il sindaco della citt. Il persiano non cap nulla, ma sorrise e disse: Biene, musi... beene.... Mezz'ora dopo il sindaco andava battendo al persiano ora un ginocchio, ora una spalla, e diceva: Compren? Vu? Come lord-mer e munizipale... vi propongo di fare un piccolo promenz8 Cornpren? Un promenz.... Kutsin punt un dito su Venezia e con due dita raffigur delle gambe in cammino. Rachat-Chelam, senza levar gli occhi dalle sue medaglie e indovinando, a quanto pareva, ch'era il personaggio pi importante della citt, cap la parola promenz e scopr i denti cortesemente. Quindi i due indossarono il cappotto e usciron dalla camera. Gi, accosto all'uscio che metteva nel ristorante Giappone, Kutsin pens che non sarebbe stato male fare un trattamento al persiano. Si ferm e, indicandogli le tavole, disse:

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Cio lord-nzaire, nome dato al capo dell'amministrazione municipale di Londra. Cos nel testo. 7 Storpiatura di: Oui? Coniprenez? S? Capite? 8 Per prontenade, passeggiata. 6

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Secondo l'uso russo, non guasterebbe... piur, antrecot... sciarnpagn9, eccetera... Compren?. L'insigne ospite cap e, dopo breve attesa, i due sedevano nella miglior saletta del ristorante, bevevano sciampagna e mangiavano. Beviamo alla prosperit della Persia! diceva Kutsin. Noi russi amiamo i persiani. Saremo di fede differente, ma i comuni interessi, le reciproche, per cos dir, simpatie... il progresso... i mercati asiatici... le conquiste pacifiche, per cos dire.... L'illustre persiano mangiava e beveva con grande appetito. Egli piant la forchetta in un filetto di storione e, scotendo entusiasticamente la testa, disse: Biene! Bien!. Vi piace? si rallegr il sindaco. Bien? Ecco, benissimo. E, rivolto al cameriere, disse: Luk, fa' mandare, caro, a Sua Eccellenza in camera due dorsi di storione, che sian dei migliori!. Poi il sindaco della citt e il dignitario persiano andarono a visitare il giardino zoologico. Gli abitanti videro come il loro Stepn Ivnovic', rosso dallo sciampagna, allegro, molto soddisfatto, guidava il persiano per le vie principali e per il bazar, mostrandogli le cose singolari della citt, e lo conduceva anche in torre di vedetta. Fra l'altro, gli abitanti videro com'egli si ferm presso il cancello di pietra con leoni e addit al persiano dapprima un leone, poi, in alto, il sole, accenn a s in petto, poi di nuovo il leone e il sole, e il persiano prese a scuotere il capo, come in segno di assenso, e, sorridendo, mise in mostra i suoi denti bianchi. A sera i due sedevano all'albergo Londra e ascoltavano le arpiste, e dove furon la notte, non si sa. Il giorno dopo, di mattina, il sindaco era in Giunta; gl'impiegati, evidentemente, qualcosa gi sapevano e indovinavano, poich il segretario gli si accost e disse, sorridendo beffardo: I persiani hanno tale uso: se da voi viene un ospite illustre, dovete di propria mano sgozzar per lui un montone. E dopo breve attesa, recapitarono un plico, ricevuto per posta. Il sindaco dissigill e vi scorse una caricatura. Vi era disegnato Rachat-Chelam, e davanti a lui stava ginocchioni lo stesso sindaco della citt che, tendendogli le braccia, diceva: Tra due reami d'amistade in segno, Di Russia, dico, e d'Iran la nazione, E in vostr'onore, ambasciator preclaro,9

Cio pure, entrecte... champagne, passata, costata... sciampagna. 7

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Me stesso scannerei come un montone. Scusatemi per: sono un somaro. Il sindaco prov un senso spiacevole, simile a risucchio alla bocca dello stomaco, ma non per lungo tempo. A mezzogiorno era gi di nuovo dall'illustre persiano, di nuovo gli faceva gli onori e, mostrandogli le cose notevoli della citt, di nuovo lo conduceva al cancello di pietra e di nuovo accennava ora il leone, ora il sole, ora il proprio petto. Pranzarono al Giappone; dopo pranzo, coi sigari tra i denti, tutt'e due rossi, beati, risalirono in torre, e il sindaco, evidentemente desiderando offrire all'ospite uno spettacolo raro, grid dall'alto alla sentinella, che passeggiava di sotto: Suona l'allarme!. Ma allarme non ne segu, giacch i pompieri in quel momento erano al bagno. Cenarono al Londra, e dopo cena il persiano part... Accompagnandolo, Stepn Ivnovic' scambi tre baci con lui, all'uso russo, e vers perfino qualche lacrima. E quando il treno si mosse, grid: Salutate per noi la Persia. Ditele che noi l'amiamo!. Passarono un anno e quattro mesi. Vi era un forte gelo, un trentacinque gradi sotto zero, e spirava un vento tagliente. Stepn Ivnovic' camminava per la via, con la pelliccia aperta sul petto, ed era stizzito che nessuno s'imbattesse in lui e vedesse sul suo petto il Leone e Sole. Cammin cos fino a sera, con la pelliccia aperta, intirizz ben bene, e la notte si gir sempre da un fianco sull'altro, senza potere in alcun modo prender sonno. Si sentiva l'anima oppressa, dentro un bruciore, e il cuore gli batteva inquieto: aveva voglia ora di ricevere l'ordine serbo del Takovo. Ne aveva una voglia appassionata, tormentosa. 03 - Lieto fine Dal capotreno Stic'kin, in uno dei suoi giorni di franchigia, sedeva Liubv Grigrievna, posata, fine signora sulla quarantina, che si occupava di matrimoni, e di molti altri affari dei quali uso parlare solo a bassa voce. Stic'kin, un po' turbato, ma serio, positivo e austero, camminava per la stanza, fumando un sigaro, e diceva: Lietissimo di far conoscenza. Semin Ivnovic' vi ha raccomandata sotto quest'aspetto, che voi potete aiutarmi in una faccenda delicata, importantissima,

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riguardante la felicit della mia vita. Io, Liubv Grigrievna, ho ormai cinquantadue anni, cio un'et in cui moltissimi hanno gi figli grandi. Ho un impiego solido. Sebbene non abbia un gran patrimonio, posso mantenere presso di me la creatura amata e i figli. Vi dir, fra di noi, che, oltre lo stipendio, ho altres denari in banca, che ho risparmiato in conseguenza del mio tenor di vita. Sono un uomo, io, positivo e sobrio, meno una vita giudiziosa e conforme, talch posso pormi d'esempio a molti. Ma una sola cosa mi manca: un mio proprio focolare domestico, la compagna della vita, e conduco la mia esistenza come un qualsiasi ungherese nomade, da luogo a luogo, senza soddisfazione alcuna, e senza nessuno con cui consigliarmi, e, ammalandomi, non ho chi mi dia nemmeno un po' d'acqua, eccetera. Inoltre, Liubv Grigrievna, l'ammogliato ha sempre pi peso nella societ che uno scapolo. Io sono un uomo della classe istruita, con denari, ma a guardarmi da un certo punto di vista, chi sono io? Un senzafamiglia, tal quale come un qualsiasi prete cattolico. E perci desidererei moltissimo unirmi coi vincoli d'Igumeno10, cio contrarre legittimo matrimonio con qualche degna persona. una buona cosa! sospir la mediatrice. Sono un uomo solitario, io, e in questa citt non conosco nessuno. Dove andr e a chi mi rivolger, se per me tutti sono sconosciuti? Ecco perch Semin Ivnovic' mi consigli di rivolgermi a una persona che specialista in questo ramo, e nel trattare della felicit della gente ci ha la sua professione. E perci vivissimamente pregovi, Liubv Grigrievna, di dare con la vostra assistenza assetto al mio destino. Voi in citt conoscete tutte le ragazze da marito e vi facile sistemarmi. Questo si pu.... Bevete, prego umilissimamente.... Con gesto abituale la mediatrice port il bicchierino alla bocca e lo vuot, senza fare una smorfia. Questo si pu ripet. E quale ragazza, Nikli Nikolaic', vi garberebbe?. A me? Quella che il destino mander. questa, certo, cosa del destino, ma ognuno ha pure i suoi gusti. Una ama le brune, un altro le bionde. Vedete, Liubv Grigrievna... disse Stic'kin, sospirando con gravit. Io sono un uomo positivo e di carattere. Per me la bellezza e, in generale, l'apparenza ha una10

Invece d'Imeneo, facendo cos derivare la parola da igumeno, il superiore del monastero ortodosso. 9

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parte secondaria, perch, lo sapete voi stessa, la bellezza non si beve, e da una moglie bella si hanno moltissimi fastidi. Io suppongo che in una donna l'importante non sia il di fuori, ma quel che si trova dentro; cio che abbia un'anima e tutte le qualit. Bevete, vi prego umilissimamente. certo quanto mai piacevole se la moglie sar pienotta della persona, ma questo per la reciproca fortuna non cosa essenziale; l'importante l'intelligenza. Propriamente parlando, nella donna non ci vuol neppure l'intelligenza, poich a causa dell'intelligenza ella avr un gran concetto di s e vaghegger svariati ideali. Senza istruzione oggid non si pu, questo certo, ma vi istruzione e istruzione. Fa piacere se la moglie parla francese e tedesco, e canta diverse arie, fa molto piacere; ma che costrutto se n'ha, se non sa attaccarti, mettiamo, un bottone? Io sono della classe istruita; col principe Kanitelin, posso dire, sono tal quale come ora con voi; ma ho un carattere semplice. A me occorre una ragazza piuttosto semplice. Pi importante di tutto poi che lei mi rispetti e senta ch'io l'ho resa felice. cosa nota. Be', ora, circa il sostantivo11... Ricca non mi occorre. lo non mi permetter la bassezza di sposare il denaro. Desidero che non sia io a mangiare il pane della moglie, ma lei il mio, e che lo senta. Ma non mi occorre nemmeno una povera. Anche se sono un uomo agiato, anche se mi sposo non per interesse, ma per amore, non posso per prendere una povera, perch, lo sapete voi stessa, ora tutto rincarato e ci saranno dei figli. La si pu trovare anche con dote disse la mediatrice. Bevete, prego umilissimamente.... Tacquero per un cinque minuti. La mediatrice sospir, guard in tralice il capotreno e domand: Be', e cos, btiuska... come scapolo, non ti ci vuol nulla? C' della buona merce. Una francese, e ve ne sar un'altra greca. Di molto valore. Il capotreno pens un poco e disse: No, vi ringrazio. Vedendo da parte vostra cos buona disposizione, permettete ora di domandare: quanto prenderete per le vostre premure circa la fidanzata?. Non mi occorre molto. Darete un biglietto da venticinque e la stoffa per un vestito, come usa, e grazie... E per la dote separatamente, quest' un altro conto.

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Il capotreno vuol dire: il sostanziale. 10

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Stic'kin incroci le braccia sul petto e si mise a pensare in silenzio. Dopo aver pensato, sospir e disse: caro.... E non punto caro, Nikoli Nikolaic'! Prima, quando nozze ce n'eran molte, si soleva prendere anche meno; ma al tempo d'oggi, quali sono i nostri guadagni? Se in un mese grasso buscherai due biglietti da venticinque, sia ringraziato Iddio. E allora, btiuska, non sulle nozze che ci arricchiamo. Stic'kin guard dubbioso la mediatrice e alz le spalle. Uhm! Ma forse che due biglietti da venticinque son poca cosa? domand. Certo, son poca cosa! Nei tempi andati accadeva che pi di cento ne guadagnassimo. Uhm!... Io non mi aspettavo punto che con simili affari si potesse guadagnare una tal somma. Cinquanta rubli! Non ogni uomo riceve tanto! Bevete, prego umilissimamente.... La mediatrice bevve e non fece una smorfia. Stic'kin la sbirci da capo a piedi e disse: Cinquanta rubli. Sono dunque seicento rubli all'anno... Bevete, prego umilissimamente... Con simili dividendi, sapete, Liubv Grigrievna, non vi sar difficile trovare a voi stessa un buon partito. A me? rise la mediatrice. Io son vecchia. Nient'affatto... E ci avete anche una tal complessione, e un viso pienotto, bianco, e tutto il resto. La mediatrice rest confusa. Stic'kin pure si confuse e sedette accanto a lei. Voi potete ancora piacere moltissimo disse. Se vi capiter un marito positivo, serio, economo, col suo stipendio e col vostro guadagno potrete perfino piacergli assai e vivrete a cuore a cuore.... Dio sa ci che andate dicendo, Nikoli Nikolaic'.... Che cosa? Io nulla. Segu un silenzio. Stic'kin cominci a soffiarsi il naso rumorosamente, e la mediatrice si fece tutta rossa e, guardandolo vergognosa, domand: E voi quanto ricevete, Nikoli Nikolaic'?. Io? Settantacinque rubli, gratificazioni a parte. Inoltre, abbiamo il reddito delle steariche e delle lepri. Vi occupate di caccia?.

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No, lepri da noi vengono chiamati i viaggiatori senza biglietto. Trascorse ancora un minuto in silenzio. Stic'kin si alz e in agitazione prese a camminare per la stanza. A me non occorre una consorte giovane disse. Io sono un uomo maturo e mi ci vuole una che sia... d'un genere come sarebbe il vostro... seria e posata... e d'una complessione del vostro genere. Ih, Dio sa ci che state dicendo... ridacchi la mediatrice, coprendosi col fazzoletto il viso porporino. Che c' qui da pensare a lungo? Voi mi andate a genio e mi convenite con le vostre qualit. Io sono un uomo positivo, sobrio, e, se vi piaccio, allora... che c' di meglio? Permettete di farvi la proposta!. La mediatrice vers qualche lacrima, rise e, in segno di consenso, tocc il bicchiere con Stic'kin. Be' disse il felice capotreno, ora permettete di spiegarvi quale condotta e modo di vivere io desidero da voi... Io sono un uomo austero, posato, positivo, intendo tutto nobilmente, e desidero che mia moglie sia del pari austera e capisca che per lei io sono un benefattore e il primo degli uomini. Egli sedette e, dato un profondo sospiro, prese ad esporre alla promessa sposa le sue vedute sulla vita di famiglia e sui doveri della moglie. 04 - La lota Mattino estivo. Nell'aria c' silenzio; solo una cavalletta stride ogni tanto sulla riva e in qualche posto timidamente brontola un aquilotto. Nel cielo stanno immobili delle nubi piumose, simili a neve sparpagliata... Vicino al bagno in costruzione, sotto le verdi fronde di un salcio, si dibatte nell'acqua il carpentiere Gherassim, un contadino alto, scarno, dalla testa rossa ricciuta e il viso irto di peli. Egli sbuffa, riprende fiato e, strizzando fortemente gli occhi, si sforza di tirar fuori qualcosa di sotto le radici del salcio. La sua faccia coperta di sudore. A una tesa da Gherassim, nell'acqua fino alla gola, sta il carpentiere Liubm, un giovane contadino gobbo dal viso triangolare e gli occhietti stretti, da cinese. Entrambi, Gherassim come Liubm, sono in camicia e mutande. Sono illividiti dal freddo, perch ormai da pi d'un'ora stanno nell'acqua...

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Ma tu perch tasti sempre con la mano? grida il gobbo Liubm, tremando come nella febbre. Testa di cavolo che sei! Tu tienla, tienla, se no scapper, la maledetta! Tienla, dico!. Non scapper... Dove dovrebbe scappare? S' cacciata sotto le radici... dice Gherassim con voce arrochita, sorda di basso, che viene non dalla laringe, ma dal profondo del ventre. viscida, questa diavola, e non si sa per che cosa acchiapparla. Tu chiappala per le branchie, per le branchie!. Non si vedon le branchie... Aspetta, l'ho acchiappata per qualche cosa... Per il labbro l'ho acchiappata. Morde, questa diavola!. Non tirarla per il labbro, non tirarla: la lascerai andare! Per le branchie acchiappala, per le branchie acchiappala! Di nuovo s' messo a tastar con la mano! Ma che contadino senza cervello, perdonami, Regina dei Cieli! Chiappala!. Chiappala lo contraff Gherassim. Che comandante s' trovato!... Dovresti venire e acchiapparla tu stesso, diavolo gobbo... Perch stai l?. Io l'avrei acchiappata, se fosse stato possibile... O che, con la mia bassa corporatura, si pu stare in piedi sotto la riva? L profondo!. Non fa nulla che sia profondo... Tu a nuoto.... Il gobbo agita le braccia, nuota verso Gherassim e si aggrappa ai rami. Ma al primo tentativo di mettersi in piedi, va con la testa sott'acqua e manda fuori delle bolle d'aria. Lo dicevo ch' profondo! egli dice, rotando con ira il bianco degli occhi. Monto sul collo a te, eh?. E tu sali sopra una radice... Di radici ce n' molte, come una scala.... Il gobbo tasta col tallone una radice e, aggrappatosi saldamente ad alcuni rami ad un tempo, ci sale sopra... Equilibratosi bene e consolidatosi nella nuova posizione, si curva e, cercando di non ingerire acqua, comincia con la mano destra a frugare tra le radici. Imbrogliandosi nelle erbe acquatiche, scivolando sul musco che riveste le radici, la sua mano incontra le chele pungenti d'un gambero. Ci mancavi ancora tu qui, diavolo! dice Liubm e con rabbia scaglia il gambero sulla riva. Infine la sua mano trova a tastoni il braccio di Gherassim e, calando gi lungo quello, arriva a qualcosa di lubrico, di freddo.

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E-eccola... sorride Liubm. gro-ossa, la diavola... Allarga un po' le dita, io subito... per le branchie... Aspetta, non urtarmi col gomito... io subito la... subito... lascia solo che l'afferri... S' cacciata lontano sotto la radice, questa diavola, non c' nemmeno dove aggrapparsi... Non si pu arrivare alla testa... Si tocca soltanto la pancia... Ammazzami sul collo una zanzara: mi punge! Io subito la... subito... lascia solo che l'afferri... S' cacciata di fianco, spingila, spingila! punzecchiala col dito!. Il gobbo, gonfiate le guance, trattenuto il respiro, sgrana gli occhi e, a quanto pare, gi insinua le dita sotto le branchie, ma a questo punto i rami a cui si abbranca la sua mano sinistra si spezzano, ed egli, perduto l'equilibrio, capitombola nell'acqua! Come spaventati, corron via dalla riva dei cerchi ondeggianti e nel punto della caduta vengon su delle bolle. Il gobbo viene a galla a nuoto e, sbuffando, si afferra al rami. Affogherai ancora, diavolo, toccher rispondere per te! ... dice rauco Gherassim. Esci fuori, su, e vattene alla malora! Io stesso la tirer via!. Cominciano gl'improperi... E il sole brucia, brucia. Le ombre si fanno pi brevi e rientrano in se stesse, come le corna della lumaca... L'erba alta, scaldata dal sole, comincia a emanare un odore denso, stucchevolmente dolciastro. Ben presto mezzogiorno, ma Gherassim e Liubm tuttora si dibattono sotto il salcio. La voce rauca di basso e quella tenorile infreddolita, stridula, rompono senza posa il silenzio della giornata estiva. Tirala per le branchie, tirala! Aspetta, io la spinger fuori! Ma dove ficchi il tuo pugnaccio? Tu fa' col dito e non col pugno, grinta! Vieni di fianco! Da sinistra vieni, da sinistra, ch a destra c' una buca'! Servirai di cena al lupo mannaro! Tira per il labbro! . Si sente lo schioccar d'una frusta... Per la riva in pendio si trascina pigramente all'abbeveratoio un armento, cacciato avanti dal pastore Jefm. Il pastore, un vecchio decrepito con un occhio solo e la bocca storta, cammina a capo chino e si guarda sotto i piedi. Per prime s'avvicinano all'acqua le pecore, dopo di esse i cavalli, dopo i cavalli le vacche. Spingila un poco dal basso! egli ode la voce di Liubm. Ficcaci un dito! Ma, sei sordo, dia-vo-lo, o che? Poh! . Ma chi , fratelli? grida Jefm. Una lota! Non c' verso di, tirarla fuori! Sotto una radice s' cacciata! Vieni di fianco! Vieni, vieni! . Jefm per un minuto strizza il suo occhio sui pescatori, poi si

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toglie i lapti12, getta gi dalle spalle un sacchetto e si leva la camicia. Di togliersi le mutande non ha pazienza, segnatosi, bilanciando le braccia magre, scure, entra in mutande nell'acqua... Per una cinquantina di passi procede sul fondo melmoso, ma poi si butta a nuoto. Aspettate, ragazzi! grida. Aspettate! Non tiratela fuori a casaccio, la lascerete scappare. Bisogna saper fare! ... . Jefm si unisce ai carpentieri, e tutt'e tre, urtandosi l'un l'altro coi gomiti e coi ginocchi, sbuffando e imprecando, si pigiano nello stesso punto... Il gobbo Liubm inghiotte acqua e l'aria echeggia di una tosse aspra, convulsa. Dov' il pastore? si sente un grido dalla riva. Jefi-m! Pastore! Dove sei? L'armento entrato in giardino! Caccialo, caccialo dal giardino! Caccialo! Ma dov' dunque, il vecchio brigante? Si odono voci maschili, poi una femminile... Di dietro il cancello del giardino padronale si mostra il padrone Andri Andreic' in veste da casa di seta persiana e con un giornale in mano... Egli guarda interrogativamente dalla parte delle grida che giungono dal fiume, e poi trotterella rapido verso il bagno... Che c' qui? Chi bercia? domanda severamente, avendo scorto attraverso i rami del salcio le tre teste bagnate dei pescatori. Perch vi affannate qui?. Un pe... un pesce acchiappiamo... balbetta Jefm, senz'alzare il capo. Te lo dar io il pesce! L'armento entrato in giardino, e lui: un pesce!... Ma quando sar finito il bagno, diavoli? Son due giorni che lavorate, e dov' il vostro lavoro?. Sa... sar finito... gracchia Gherassim. L'estate lunga, farai ancora in tempo, signoria, a lavarti... Brrr... In nessun modo qui possiamo venir a capo d'una lota... S' cacciata sotto una radice ed come in una tana: non va n su n gi.... Una lota? domanda il padrone e i suoi occhi si fanno lustri. Allora tiratela fuori alla svelta!. Poi ci darai un mezzo rubletto... Ti serviremo da amici se... Una lota enorme, che la tua mercantessa... Vale, signoria, un mezzo rublo... per le fatiche... Non brancicarla, Liubm, non brancicarla, se no la farai morire! Spingi dal basso! Tira un po' la radice all'ins, brav'uomo... come ti chiami? All'ins, e non all'ingi, diavolo! Non agitate le gambe!.12

Calzature fatte con corteccia di betulla. 15

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Passano cinque minuti, dieci... Il padrone non ne pu pi dall'impazienza. Vassili grida, voltandosi verso la casa padronale. Vaska! Chiamatemi Vassili!. Accorre il cocchiere Vassili. Sta masticando qualcosa e respira pesantemente. Scendi in acqua gli ordina il padrone, aiutali a tirar fuori la lota... Non posson tirar fuori una lota!. Vassili si spoglia rapidamente e scende in acqua. Io subito... borbotta. Dov' la lota? Io subito... Faremo questo in un batter d'occhio! E tu dovresti andartene, Jefm! Qui vecchio, non hai da mischiarti negli affari altrui! Che lota c' qui? Io subito... Eccola! Lasciate andar le mani!. E perch: lasciate andare le mani? Lo sappiamo anche noi: lasciate andar le mani! E tu tirala fuori! . Ma forse cos che la tirerai fuori? Bisogna prenderla per la testa!. E la testa sotto la radice! cosa nota, stupido!. Be', non ingiuriare, se no ne vola una! Marmaglia!. In presenza del signor padrone e simili parole... balbetta Jefim. Non la tirerete fuori, fratelli! Troppo destramente s' ficcata l!. Aspettate un momento, io subito... dice il padrone e comincia frettoloso a svestirsi. Siete in quattro imbecilli; e non potete tirar fuori la lota! . Svestitosi, Andri Andreic' si lascia freddare un poco ed entra in acqua. Ma anche il suo intervento non approda a nulla. Bisogna tagliar la radice! conclude infine Liubm. Gherassim, va' a prender la scure! Date qui una scure!. Non tagliatevi le dita! dice il padrone, quando si odono i colpi sott'acqua della scure contro la radice. Jefim, vattene di qua! Aspettate, io tirer fuori la lota... Voi non.... La radice stata tagliata dal disotto. La sforzano un poco, e Andri Andreic', con gran piacere sente che le sue dita penetrano sotto le branchie della lota. La sto tirando, fratelli! Non affollatevi... state fermi... la sto tirando!. Alla superficie compare la grossa testa della lota e, dopo di essa, il corpo nero; lungo un arscn. La lota rigira pesantemente la coda e cerca di sfuggire. Tu scherzi... Non ce la fai, cara. Ci sei cascata. Ah-ah!.

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Su tutte le facce si effonde un sorriso di miele. Un minuto trascorre in silenziosa contemplazione. Una lota coi fiocchi! balbetta Jefim, grattandosi sotto le clavicole. Sar, penso, una decina di libbre.... E gi... consente il padrone. Il fegato le palpita addirittura. Come spinto dal didentro. A... ah!. La lota a un tratto inaspettatamente fa con la coda un brusco movimento all'ins e i pescatori sentono un forte tonfo... Tutti allargano le mani, ma troppo tardi: la lota, chi l'ha vista l'ha vista. 05 - Lo specchio curvo (Racconto di Natale) Io e mia moglie entrammo in salotto. Vi odorava muffa e d'umidit. Milioni di ratti e di sorci si precipitarono da tutte le parti, quando noi rischiarammo i muri che non avevan visto la luce durante tutt'un secolo. Quando chiudemmo l'uscio dietro di noi, soffi una folata e smosse la carta giacente a mucchi negli angoli. La luce cadde su questa carta e noi scorgemmo caratteri antichi e figurazioni medioevali. Alle pareti inverdite dal tempo pendevano ritratti di antenati. Gli antenati guardavano altezzosi, arcigni, come se volessero dire: Frustarti si dovrebbe, fratellino!. I nostri passi risonavano per tutta la casa. Alla mia tosse rispondeva un'eco, la stessa eco che un tempo aveva risposto ai miei antenati... E il vento urlava e gemeva. Nella canna del camino qualcuno piangeva, e in questo pianto si sentiva la disperazione. Grosse gocce di pioggia picchiavano sulle scure finestre opache, e il loro picchiare dava angoscia. Oh, antenati, antenati! diss'io, sospirando significativamente. Se fossi scrittore, mirando i loro ritratti scriverei un lungo romanzo. Ch ciascuno di questi vegliardi fu giovane un d, e ciascuno, o ciascuna, ebbe un romanzo... e che romanzo! Guarda, per esempio, questa vecchina, mia bisavola. Vedi domandai a mia moglie, vedi tu lo specchio che pende l nell'angolo?. E additai a mia moglie un grande specchio in bronzea guarnitura nera, appeso in un angolo accanto al ritratto della mia bisavola. Questo specchio possiede propriet magiche: esso caus la rovina della mia bisavola. Lo aveva pagato una somma enorme e non se ne separ fin proprio alla

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morte. Vi si guardava i giorni e le notti, senza posa, vi si guardava perfin quando beveva e mangiava. Nel coricarsi, ogni volta lo metteva con s in letto e, morendo, preg di deporlo con lei nella bara. Non soddisfecero il suo desiderio solo perch lo specchio non capiva nel feretro. Era civetta? domand mia moglie. Supponiamo. Ma non aveva forse altri specchi? Perch am talmente proprio questo specchio, e non un altro qualsiasi? E forse non aveva specchi migliori? No, l, cara mia, si cela un qualche tremendo mistero. Non pu essere altrimenti. La tradizione dice che nello specchio risiede il diavolo e che la bisavola aveva un debole per i diavoli. Certo, un'assurdit, ma indubbio che lo specchio in guarnitura di bronzo possiede una forza misteriosa. Io scossi dallo specchio la polvere, vi guardai e diedi in una risata. Al mio riso rispose sordamente l'eco. Lo specchio era curvo e contorceva la mia fisionomia da tutte le parti: il naso venne a trovarsi sulla guancia sinistra, e il mento si sdoppi e si cacci da un lato. Strano gusto quello della mia bisavola! dissi. La moglie si accost irresoluta allo specchio, vi guard dentro ella pure, e subito accadde qualcosa di terribile. Ella impallid, trem in tutte le membra mand un grido. Il candeliere le cadde di mano, rotol sul pavimento e la candela si spense. Ci avvolsero le tenebre. Subito dopo intesi la caduta sull'impiantito d'alcunch di pesante: mia moglie si era abbattuta priva di sensi. Il vento prese a gemere ancor pi lamentosamente, presero a correre i ratti, nelle carte frusciarono i sorci. I miei capelli si rizzarono e si mossero, quando da una finestra si stacc l'imposta e vol da basso. Nel vano della finestra si mostr la luna... Io afferrai mia moglie, la cinsi e la portai fuori dalla dimora degli avi. Ella rinvenne solo la sera del giorno dopo. Lo specchio! Datemi lo specchio! disse, riavendosi. Dov' lo specchio?. Tutt'una settimana dipoi ella non bevve, non mangi, non dorm, e pregava di continuo che le portassero lo specchio. Singhiozzava, si strappava i capelli in capo, si agitava, e infine, quando il dottore ebbe dichiarato ch'ella poteva morire di esaurimento e che il suo stato era in sommo grado pericoloso, io, vincendo il mio terrore, ridiscesi gi e recai di l lo specchio della bisavola. Vedendolo, ella rise forte dalla felicit, poi lo afferr, lo baci e vi fiss gli occhi.

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Ed ecco, son trascorsi ormai pi di dieci anni, e lei tuttora si guarda nello specchio e non se ne stacca un solo istante. Possibile che questa sia io? bisbiglia, e sul suo viso, insieme col rossore, si accende un'espressione di beatitudine e d'estasi. S, son io! Tutto mentisce, fuorch questo specchio! Mentiscono gli uomini, mentisce il marito! Oh, se mi fossi vista prima, se avessi saputo quale sono realmente, non avrei sposato quest'uomo! Egli non degno di me! Ai miei piedi devon giacere i cavalieri pi belli, pi nobili!.... Un giorno, stando dietro a mia moglie, guardai inavvertitamente nello specchio, e scoprii il terribile segreto. Nello specchio scorsi una donna di accecante bellezza, quale mai ho incontrato nella vita. Era un prodigio della natura, un'armonia di belt, di eleganza e d'amore. Ma di che si trattava? Che cos'era accaduto? Perch mia moglie, brutta, sgraziata, nello specchio pareva cos bella? Perch? Ma perch lo specchio curvo aveva storto il brutto viso di mia moglie in tutti i sensi, e per tale spostamento dei suoi tratti esso era diventato casualmente bellissimo. Meno per meno dava pi. E ora noi due, io e mia moglie, stiamo davanti allo specchio e, senza staccarcene un sol minuto, vi guardiamo dentro: il mio naso monta sulla guancia sinistra, il mento s' sdoppiato e spostato da una parte, ma il volto di mia moglie incantevole, e una passione furiosa, insensata s'impadronisce di me. Ah-ah-ah! sghignazzo io selvaggiamente. E mia moglie bisbiglia, in modo appena percettibile: Come son bella!. 06 - Gli stivali L'accordatore di pianoforti Murkin, un uomo dal viso giallo, il naso tabaccoso e l'ovatta negli orecchi, usc dalla sua stanza nel corridoio e con voce tintinnante grid: Semin! Cameriere!. E guardando la sua faccia spaventata, si poteva pensare che gli fosse cascato addosso l'intonaco, o che in camera sua avesse visto allora allora uno spettro. Di grazia, Semin! prese a gridare, scorgendo il cameriere che accorreva da lui. Che ci? Io sono un uomo reumatico, infermiccio, e tu mi costringi a uscire scalzo! Perch non mi dai ancora gli stivali? Dove sono?.

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Semin entr nella camera di Murkin, guard nel posto dov'egli aveva l'abitudine di porre gli stivali ripuliti, e si gratt la nuca: gli stivali non c'erano. Dove potrebbero essere, i maledetti? disse Semin. In serata, mi sembra, li pulii e li misi qui... Uhm!... Ieri, confesso, avevo bevuto un po'... da supporre che li abbia messi in un'altra camera. proprio cos, Afanassi Jegoric', in un'altra camera! Stivali ce n' molti, e, in cimberli, li distinguer il diavolo, se tu non hai la testa a segno. Devo averli messi dalla signora che alloggia qui accanto... dall'attrice.... E ora per causa tua ho da andar dalla signora a disturbare! Eccomi per un'inezia a dover svegliare una brava donna! . Sospirando e tossendo, Murkin si accost all'uscio della camera attigua e buss cautamente. Chi ? si sent di l a un minuto una voce femminile. Sono io! cominci con voce querula Murkin, mettendosi nella positura d'un cavaliere che parla con una signora del gran mondo. Scusate il disturbo, signora, ma io sono un uomo malaticcio, reumatico... A me, signora, i dottori hanno ordinato di tenere i piedi al caldo, tanto pi che ora devo andar ad accordare un pianoforte dalla generalessa Scevelitsin. Non posso mica andarci scalzo. Ma voi che volete? Che pianoforte?. Non un pianoforte, signora, ma riguardo agli stivali! Quell'ignorante di Semin ha pulito i miei stivali e per sbaglio li ha messi nella vostra stanza. Siate cos gentile, signora, datemi i miei stivali!. Si ud un fruscio, un salto dal letto e un ciabattare, dopo di che l'uscio si apr un poco, e una paffuta manina di donna gett ai piedi di Murkin un paio di stivali. L'accordatore ringrazi e si diresse in camera sua. strano... mormor, calzando uno stivale. Si direbbe che non lo stivale destro. Ma qui ci son due stivali di sinistra! Son tutt'e due sinistri! Ascolta, Semin, ma questi non sono i miei stivali! I miei stivali sono con tiranti rossi e senza toppe, e questi son certi cosi rotti, senza tiranti!. Semin sollev gli stivali, li rigir pi volte davanti ai propri occhi e corrug la fronte. Questi son gli stivali di Pavel Aleksandric'... borbott, guardando di sbieco. Egli era strabico dall'occhio sinistro. Che Pavel Aleksandric'?.

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Un attore... viene qua ogni marted... Dunque lui che, invece dei suoi, ha calzato i vostri... Vuol dire che in camera da lei ho messo le due paia: i suoi e i vostri. Un bell'impiccio!. Allora va' e cambiali! . Salute! sorrise Semin. Va' e cambiali... E dove ho da prenderlo adesso? ormai un'ora ch' uscito... Va' a cercare il vento nei campi! . Ma dove abita?. E chi lo sa? Viene qua ogni marted, ma dove abiti, noi non si sa. Viene, pernotta, e aspettalo fino a un altro marted.... Ecco, vedi, porco, quel che hai combinato! Ebbene, che devo fare adesso? ora ch'io vada dalla generalessa Scevelitsin, maledetto che sei! I piedi mi si sono intirizziti!. Cambiar di stivali non cosa lunga. Calzate questi stivali, camminateci fino a sera, e stasera a teatro... L domandate dell'attore Blistanov... Se a teatro non volete andare, toccher aspettare quell'altro marted. Solo i marted viene qua.... Ma perch mai ci son qui due stivali sinistri? domand l'accordatore, prendendo con schifilt gli stivali. Come Dio li mand, cos li porta. Per povert... Dove potrebbe prenderli, l'attore?... "Ma gli stivali che avete" dico, "Pavel Aleksandric'! pura vergogna!". E lui dice: "Taci" dice, "e impallidisci! In questi stessi stivali" dice, "ho fatto le parti di conti e principi!". Gente bizzarra! Artista, in una parola. S'io fossi governatore, o una qualche autorit, prenderei tutti questi attori, e via in prigione!. Gemendo e facendo smorfie senza fine, Murkin calz a forza sulle proprie gambe i due stivali sinistri e, zoppicando, si avvi dalla generalessa Scevelitsin. L'intera giornata and per la citt, accord pianoforti, e l'intera giornata gli parve che tutto il mondo guardasse i suoi piedi e ci vedesse su degli stivali con le toppe e i tacchi storti! Oltre alle torture morali, gli tocc sperimentare anche quelle fisiche: si busc un callo. A sera era in teatro. Davano Barbabl13 Solo prima dell'ultimo atto, e anche ci grazie alla protezione d'un conoscente flautista, lo lasciarono passare dietro le quinte. Entrato nel camerino degli uomini, vi trov tutto il personale maschile. Gli uniOpera buffa di Offenbach, rappresentata la prima volta in Francia nel 1866, su tema tratto dalla celebre fiaba di Perrault. 2113

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si travestivano, altri si truccavano, i terzi fumavano. Barbabl stava con re Bobche14 e gli mostrava una rivoltella. Comprala! diceva Barbabl. L'acquistai io stesso a Kursk d'occasione per otto, ebbene te la lascer per sei... Un tiro notevole!. Attenzione... carica!. Potrei vedere il signor Blistanov? domand l'accordatore, ch'era entrato. Son proprio io! si gir verso di lui Barbabl. Che cosa desiderate?. Scusate, signore, il disturbo cominci l'accordatore con voce implorante, ma, credete... io sono un uomo malaticcio, reumatico... I dottori mi hanno ordinato di tenere i piedi caldi.... Ma voi, propriamente parlando, che desiderate?. Vedete... continu l'accordatore, rivolgendosi a Barbabl. Gi... questa notte voi siete stato nelle camere mobiliate del mercante Buchteiev... al numero 64?.... Via, che ciance sono? sogghign re Bobche. Al numero 64 ci abita mia moglie. Moglie? Molto piacere... Murkin sorrise. Lei proprio, la vostra consorte, mi ha consegnato personalmente gli stivali del signore... Quando lui l'accordatore indic Blistanov, fu uscito dalla stanza di lei, io mi accorsi dei miei stivali... d una voce, sapete, al cameriere, e il cameriere dice: "Ma io, signore, i vostri stivali li ho messi al numero attiguo!". Per sbaglio, essendo in stato di ubriachezza, aveva messo al numero 64 i miei stivali e i vostri si gir Murkin verso Blistanov, e voi, lasciando, ecco, la consorte del signore, avete calzato i miei.... Ma voi che cosa andate dicendo? profer Blistanov, e si accigli. O che siete venuto qui a far pettegolezzi?. Nient'affatto! Dio mi guardi! Non mi avete capito... Di che sto parlando io? Degli stivali! Avete pernottato, non vero, al numero 64?. Quando?. Questa notte. E voi mi ci avete visto?.

Personaggio comico del teatro francese, dopo essere stato un guitto realmente vissuto a Parigi sotto l'Impero e la Restaurazione e divenuto celebre, il cui vero nome era Antoine Mardelard (o Mandelard). 22

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No, non vi ho visto rispose Murkin, in preda a vivo turbamento, sedendo e cavandosi rapidamente gli stivali. Io non vi ho visto, ma, ecco, la consorte di lui m'ha gettato fuori i vostri stivali... Ci invece dei miei. Ma che diritto avete, egregio signore, di affermare simili cose? Non parlo gi di me, ma voi offendete una donna, e per di pi in presenza di suo marito! . Dietro le quinte si lev un tremendo baccano. Re Bobche, il marito offeso, d'un tratto s'imporpor e a tutta forza picchi un pugno sulla tavola, talch nel camerino attiguo due attrici si sentirono male. E tu credi? gli gridava Barbabl Tu credi a questo mascalzone? Oh! Lo ammazzo come un cane, vuoi? Lo vuoi? Ne far una bistecca! Lo frantumer! . E tutti coloro che passeggiavan quella sera nel giardino comunale presso il teatro estivo narrano ora d'aver visto come prima del quart'atto si precipit dal teatro per il viale principale un uomo scalzo dal viso giallo e gli occhi pieni di sgomento. Lo rincorreva un individuo vestito da Barbabl e con una rivoltella in mano. Quel che accadde ulteriormente, nessuno vide. Si sa soltanto che Murkin dipoi, dopo aver fatto conoscenza con Blistanov, per due settimane giacque malato e alle parole: Io sono un uomo malaticcio, reumatico, prese ad aggiungere ancora: Sono un uomo ferito... . 07 - Dalla padella nella brace15 Dal maestro di cappella della chiesa cattedrale Gridussov era seduto l'avvocato Kaliakin e, rigirando fra le mani un avviso del conciliatore intestato a Gridussov, diceva: Qualunque cosa diciate, Dossifi Petrovic', siete in colpa. lo vi stimo, apprezzo la vostra buona disposizione, ma con tutto ci debbo con rammarico farvi osservare che avete torto. Sissignore, torto. Voi avete insultato il mio cliente Dereviaskin... Be', per che cosa l'avete insultato?. Ma chi diavolo l'ha insultato? si scaldava Gridussov, un vecchio alto dalla fronte stretta, poco promettente, e le sopracciglia folte, con una medaglietta di bronzo all'occhiello. Gli ho soltanto fatto una predica morale, soltanto! Agl'imbecilli bisogna insegnare! Se agl'imbecilli non s'insegna, non ti lascian pi vivere.15

In russo: dal fuoco nella fiamma. 23

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Ma, Dossifi Petrovic', voi non gli avete fatto un predicozzo. Voi, com'egli dichiara nella sua istanza, l'avete pubblicamente segnato a dito, gli avete dato dell'asino, del farabutto e simile... e una volta avete perfino alzato la mano, come se voleste recargli offesa con atti. Ma come non picchiarlo, se lo merita? Non capisco! . Ma capite dunque che non avete alcun diritto di far ci! . Io non ho diritto? Be', questo poi, scusate... Andate a raccontarlo a qualcun altro, ma non infinocchiate me, di grazia. Lui da me, dopo che dal coro vescovile lo invitarono a spintoni ad andarsene, dieci anni ha servito nel mio coro. Io sono il suo benefattore, se volete saperlo. Se si arrabbia perch l'ho scacciato dal coro, lui stesso ne ha colpa. Io l'ho scacciato per via della filosofia. Filosofeggiare pu solo una persona istruita, che ha terminato i corsi, ma se tu sei un imbecille, se sei di poca intelligenza, stattene in un cantuccio e taci... Taci e ascolta come parlano le persone intelligenti; lui invece, tanghero, spiava soltanto il destro di metter fuori qualcosa del genere. Qui c' prova di canto, o si dice una messa, e lui a parlare di Bismarck e di non so quali Gladstone. Lo credete, un giornale, la canaglia, faceva venire! E quante volte l'ho picchiato sui denti a motivo della guerra russo-turca, non potete figurarvelo! Qui bisogna cantare, e lui s' chinato verso i tenori, e avanti a raccontar loro come i nostri han fatto saltare con la dinamite la corazzata turca LiuftiDzelil... O che questo ordine? Certo, fa piacere che nostri abbian vinto, ma da ci non segue che non si debba cantare... Anche dopo la messa puoi discorrere. Un porco, in una parola. Dunque voi lo insultavate anche prima?. Prima lui nemmeno s'offendeva. Sentiva ch'io facevo ci per il suo stesso bene, lo capiva!... Sapeva che i pi anziani e i benefattori peccato contraddirli, ma quando and nella polizia come scrivano, be', l fu finita, mont in superbia, smise di capire "Io" dice, "non sono pi un cantore adesso, ma un funzionario. Far l'esame dice, "da registratore di collegio16. "Be', sei un imbecille" dico. "Dovresti" dico, "sciorinare un po' meno filosofia e soffiarti un po' pi spesso il naso, sarebbe meglio che pensare ai gradi. A te, non i gradi s'addicono, ma la povert. Non vuol neppure ascoltare! Ma ecco, prendiamo anche solo questo caso: perch mi ha querelato16

Il registratore di collegio era il primo, o infimo, grado (il quattordicesimo dall'alto), della vecchia gerarchia burocratica russa. 24

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davanti al conciliatore? Be', non razza di beceri? Son seduto nella trattoria di Samopliuiev e sto bevendo il t col nostro fabbriciere. Di pubblico un buscherio, non un sol posto libero... Guardo, e lui seduto pure l, tracanna birra coi suoi scrivani. cos elegante, ha alzato il muso, bercia... agita le mani... Tendo l'orecchio: parla del colera... Be', con lui che ci volete fare? Filosofeggia! Io, sapete, sto zitto, paziento... Chiacchiera penso, "chiacchiera...". La lingua non ha osso... A un tratto, per disgrazia, la macchina si mise a sonare... Lui s'intener, il becero, s'alz e disse ai suoi amici: "Beviamo" dice, "alla prosperit! Io" dice, "sono un figlio della mia patria e uno slavofilo del mio paese! Espongo il mio unico petto! Venite fuori, nemici, a tu per tu! Chi non d'accordo con me, desidero vederlo!". E come picchia il pugno sulla tavola! Qui non ressi pi... M'avvicino a lui e dico delicatamente: "Ascolta, Ossip... Se tu, porco, non capisci nulla, meglio che taccia e non discuta. Una persona istruita pu filosofare, ma tu calmati. Tu sei un verme, sei cenere"... Io una parola a lui, lui dieci a me... E via e via... Io, naturalmente, parlo per il suo bene, e lui per stupidit... Si offese, ed ecco che reclam al conciliatore. S sospir Kaliakin. Male... Per qualche bazzecola il diavolo sa quel ch' successo. Voi siete un uomo di famiglia, stimato, e ora questo processo, discussioni, chiacchiere, la detenzione... necessario metter termine a questa faccenda, Dossifi Petrovic'. Avete una via d'uscita, alla quale consente anche Dereviaskin. Voi verrete oggi con me alla trattoria di Samopliuiev alle sei, quando si riuniscon l scrivani, attori e l'altro pubblico davanti a cui l'avete insultato, e vi scuserete con lui. Allora egli ritirer la sua istanza. Avete capito? Suppongo che acconsentirete, Dossifi Petrovic'... Vi parlo come ad amico... Voi avete insultato Dereviaskin, l'avete infamato, e soprattutto avete gettato un sospetto sui suoi lodevoli sentimenti e avete perfino... profanato quei sentimenti. Al nostro tempo, sapete, non si pu far cos. Bisogna essere un po' pi cauti. Alle vostre parole stata attribuita una tale sfumatura - come dirvi? - che al nostro tempo, insomma, non va... Ora son le sei meno un quarto... Vi fa comodo venir con me?. Gridussov croll il capo, ma quando Kaliakin gli ebbe dipinto a vive tinte la "sfumatura" ch'era stata attribuita alle sue parole, e le conseguenze che da quella sfumatura potevan derivare, Gridussov si prese paura e acconsent.

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Voi, badate dunque, scusatevi come fa d'uopo, in piena regola gl'insegnava l'avvocato cammin facendo verso la trattoria. Avvicinatevi a lui, dando del "voi"... "Scusate... ritiro le mie parole e altrettali cose. Giunti in trattoria, Gridussov e Kaliakin vi trovarono tutt'un'accolta di gente. L eran seduti mercanti, attori, pubblici impiegati, scrivani della polizia: in genere, tutta la "schiuma" che aveva costume di riunirsi nella trattoria la sera a bere il t e la birra. Fra gli scrivani era seduto lo stesso Dereviaskin, un giovane d'et indefinita, sbarbato, con grandi occhi che non battevan ciglio, naso schiacciato e capelli cos ispidi che, a guardarli, veniva voglia di pulirsi gli stivali... Il suo viso era cos felicemente conformato che, una volta datagli un'occhiata, si poteva riconoscer tutto: ch'era un ubriacone, e cantava da basso, ed era sciocco, ma non tanto da non considerarsi una persona molto intelligente. Veduto il maestro di cappella che entrava, egli si sollev e mosse i baffi come un gatto. L'assemblea, evidentemente preavvisata che ci sarebbe stata pubblica ammenda, aguzz gli orecchi. Ecco... Il signor Gridussov d'accordo! disse Kaliakin, entrando. Il maestro di cappella salut qualcuno, si soffi il naso rumorosamente, arross e s'accost a Dereviaskin. Scusate... borbott, senza guardarlo e ficcando in tasca il fazzoletto. Davanti a tutta la compagnia ritiro le mie parole. Vi scuso! disse con voce di basso Dereviaskin e, gettato uno sguardo vittorioso a tutto il pubblico, sedette. Io sono soddisfatto! Signor avvocato, vi prego di chiudere la faccenda!. Mi scuso continu Gridussov. Scusate... Non mi piacciono i dissapori... Vuoi che ti dia del "voi", e sia, lo far... Vuoi che ti stimi una persona intelligente, e sia... Ci sputo su... Io, fratello, non serbo rancore. Che il diavolo t'assista.... Ma voi... permettete! Scusatevi, e non ingiuriate, invece!. Come? debbo ancora scusarmi? Io mi scuso! Soltanto ecco, se non vi ho dato del "voi", stato per dimenticanza. Non devo gi mettermi in ginocchio... Mi scuso, e ringrazio perfino Dio che hai avuto abbastanza senno per troncare questa faccenda. Io non ho tempo di bighellonare per i tribunali... Non ho mai fatto cause, non ne far, e a te non consiglio... a voi cio.... Certo! Non volete bere alla pace di Santo Stefano17?.17

La pace che mise fine alla guerra russo-turca del 1877 26

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Anche bere si pu... Solo che tu, fratello, Ossip, sei un porco... Non gi che io t'insulti, ma cos... per esempio... Un porco, fratello! Ricordi come ti buttavi ai miei piedi, quando dal coro vescovile ti cacciarono a spintoni? Eh? E tu osi sporger querela contro il tuo benefat? Una grinta sei tu, una grinta! E non hai vergogna? Signori avventori, non ha vergogna?. Permettete! Queste son di nuovo ingiurie!. Che ingiurie? Io ti parlo soltanto, ti faccio la morale... Ho fatto pace e lo dico per l'ultima volta, non penso a ingiuriare... Sar io ad aver rapporti con te, lupo mannaro, dopo che hai sporto querela contro il tuo benefattore? Ma vattene al diavolo! Non desidero nemmeno parlare con te! E se or ora impensatamente t'ho dato del porco, un porco sei... Invece di pregar Dio in eterno per il tuo benefattore, perch durante dieci anni t'ha nutrito e t'ha insegnato la musica, tu sporgi una stupida querela e mandi da me vari diavoli di avvocati. Permettete, Dossifi Petrovic' s'offese Kaliakin. Non dei diavoli sono stati da voi, ma ci son stato io!... Un po' pi cauto, vi prego!. Ma che io parlo di voi? Venite magari ogni giorno, siate il benvenuto. Mi fa meraviglia soltanto che voi abbiate terminato i corsi, ricevuto un'istruzione, e invece di far la morale a questo tacchino, gli tenete la mano. Ma io, al vostro posto, in carcere lo farei marcire! E poi perch vi arrabbiate? Mi sono pure scusato! Che dunque v'occorre ancora da me? Non capisco! Signori avventori, siate testimoni, io mi sono scusato, ma di scusarmi un'altra volta con un imbecille qualunque non ho intenzione!. Siete voi un imbecille! chiocci Ossip e, nell'indignazione, si batt il petto. Io un imbecille? Io? E tu puoi dirmi questo? .... Gridussov s'imporpor e fu preso dal tremito... E tu hai osato? Prenditi questo!... E oltre all'averti adesso, farabutto, dato un ceffone, presenter anche querela contro di te al conciliatore! Ti insegner io a insultare! Signori, siate testimoni! Signor delegato, perch state l a guardare? M'insultano, e voi guardate? Pigliate uno stipendio, e quando s'ha da badare all'ordine, allora non affar vostro? Eh? Credete che anche per voi non ci sian giudici?. A Gridussov s'avvicin il delegato, e cominci una storia. Di l a una settimana Gridussov stava davanti al giudice conciliatore ed era processato per ingiurie a Dereviaskin, all'avvocato e al delegato di sezione, a

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quest'ultimo nell'esercizio delle sue funzioni. Sul principio non capiva se fosse querelante o imputato, ma poi, quando il conciliatore lo condann "cumulativamente" a due mesi di detenzione, sorrise con amarezza e borbott: M'hanno insultato, e son io che debbo anche star dentro... Fa meraviglia... Bisogna, signor giudice conciliatore, giudicar secondo la legge, e non sofisticando. La vostra mammina buon'anima, Varvara Serghievna, che Dio le accordi il regno dei cieli, quelli come Ossip ordinava di fustigarli, e voi li proteggete... Che mai ne verr? Voi li assolvete, i furfanti, un altro li assolve... Dove andare in tal caso a reclamare?. Dalla sentenza si pu appellare nel termine di due settimane... e prego di non discutere! Potete andare!. Certo... Oggid col solo stipendio non si vive profer Gridussov e ammicc significativamente. Per forza, se si vuol mangiare, si schiaffa l'innocente in gattabuia.. cos... E non si pu far colpa.... Che cosa?!. Nulla... Dicevo cos... a proposito di chapen zi ghevesen18... Voi credete, perch portate una catena d'oro, che per voi non ci sian giudici? Non datevi pensiero... Scoprir gli altarini!. Si avvi un processo "per oltraggio al giudice"; ma intervenne l'arciprete della cattedrale, e la faccenda in qualche modo fu soffocata. Portando la sua causa davanti al collegio dei conciliatori19, Gridussov era convinto che non solo lo avrebbero assolto, ma avrebbero perfin messo in carcere Ossip. Cos pensava anche durante la stessa discussione della causa. Stando in piedi davanti ai giudici, egli tenne un contegno pacifico, riservato, senza dir parole superflue. Una volta soltanto, quando il presidente lo invit a sedere, si offese e disse: Forse che nelle leggi scritto che il maestro di cappella debba sedere a fianco del suo cantore?. E quando il collegio conferm la sentenza del conciliatore, strizz gli occhi...

Sforzata trascrizione fonetica russa del tedesco haben Sie gewesen? ( stato lei?), frase usata in modo burlesco, senza speciale significato, o, come qui, a scopo elusivo, per non dare una risposta diretta. 19 Magistratura collegiale che giudicava in grado d appello le sentenze dei singoli conciliatori. 28

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Come? Che cosa? domand. Come volete che l'intenda? Voi a che proposito? .... Il collegio ha confermato la sentenza del giudice conciliatore. Se non siete soddisfatto, potete ricorrere in cassazione. Sissignore. Vi ringraziamo sentitamente, eccellenza, per il pronto e giusto giudizio. Certo, col solo stipendio non si pu vivere, questo lo capisco benissimo, ma scusate, troveremo anche un tribunale incorruttibile. Non star a riferire tutto ci che Gridussov spiattell al collegio... Presentemente sotto processo per "oltraggio al collegio" e non vuol ascoltare, quando i conoscenti cercano di spiegargli che colpevole... convinto della sua innocenza e ha fede che presto o tardi gli diranno grazie per gli abusi da lui scoperti! Con quest'imbecille non ci puoi far nulla! dice il priore della cattedrale, agitando sfiduciato la mano. Non capisce!. 08 - Una natura enigmatica Uno scompartimento di prima classe. Sul divano, coperto di velluto cremisi, semisdraiata una graziosa signora. Un costoso ventaglio a frangia crepita nella sua mano convulsamente serrata; il pincenez di continuo cade dal suo bel nasino, la spilla in petto ora sale, ora scende, come una navicella fra le onde. Ella agitata... Di fronte a lei sul divanetto siede un funzionario di governatorato addetto agl'incarichi speciali, un giovane scrittore principiante, che pubblica nella gazzetta provinciale piccoli racconti o, com'egli stesso le chiama, novelle di vita mondana... Egli la guarda in viso, la guarda fisso, con aria d'intenditore. Osserva, studia, afferra quella bizzarra, enigmatica natura, la comprende, la penetra... L'anima di lei, tutta la sua psicologia, egli l'ha come sul palmo della mano. Oh, io vi comprendo! dice il funzionario con incarichi speciali, baciandole la mano presso il braccialetto. La vostra anima delicata, sensibile, cerca un'uscita dal labirinto... S! una lotta terribile, mostruosa, ma... non scoraggiatevi! Voi sarete vincitrice! S! . Descrivetemi, Voldemr! dice la damina, sorridendo mestamente. La vita mia cos piena, cos varia, cos screziata... Ma soprattutto... io sono infelice! Sono una

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martire stile Dostoievski... Mostrate al mondo la mia anima, Voldemr, mostrate questa povera anima! Voi siete uno psicologo. Non trascorsa un'ora dacch sediamo nello scompartimento a discorrere, e voi m'avete bell'e capita, tutta, tutta!. Parlate! Vi scongiuro, parlate!. Ascoltate. Nacqui in una povera famiglia d'impiegati. Mio padre, un brav'uomo, intelligente, ma... lo spirito del tempo e dell'ambiente... vous comprenez, io non accuso il mio povero padre. Egli beveva, giocava a carte... prendeva sbruffi... La mamma, poi... Ma che dire! Il bisogno, la lotta per il pezzo di pane, la consapevolezza della nullit... Ah, non costringetemi a rammentare! Dovetti io stessa aprirmi una via... La mostruosa educazione di collegio, la lettura di sciocchi romanzi, errori di giovent, primo timido amore... E la lotta con l'ambiente? Una cosa tremenda! E i dubbi? E i tormenti della incipiente mancanza di fede nella vita, in s?... Ah! Voi siete uno scrittore e ci conoscete, noi donne. Voi capirete. Purtroppo, io fui dotata d'un carattere aperto... Aspettavo la felicit, e quale! Bramavo essere una persona umana! S! Essere una persona umana: in ci scorgevo la mia felicit!. Meravigliosa! balbetta lo scrittore, baciando la mano presso il braccialetto. Non voi bacio, mirabile creatura, ma l'umana sofferenza! Ricordate Rasklnikov20? Egli baciava cos. Oh, Voldemr! Mi occorreva la fama... il rumore, lo splendore, come ad ogni (perch atteggiarsi a modesta?) natura non dozzinale. Io anelavo a qualcosa di non comune... di non femminile! Ed ecco... Ed ecco... capit sul mio cammino un vecchio generale ricco... Capitemi, Voldemr! Era il sacrificio di s, la rinuncia a se stessa, capite! Io non potevo agire altrimenti. Feci ricca la famiglia, presi a viaggiare, a far del bene... E quanto soffersi, come intollerabili, bassamente triviali furono per me gli amplessi di quel generale, sebbene, bisogna rendergli giustizia, a suo tempo avesse valorosamente combattuto! Vi furono momenti... momenti terribili! Ma mi rafforzava il pensiero che il vecchio dall'oggi al domani sarebbe morto, che avrei preso a vivere come volevo, mi sarei abbandonata all'uomo amato, sarei stata felice... E io ce l'ho un tal uomo, Voldemr! Dio vede, ce l'ho!. La damina agita pi intensamente il ventaglio. Il suo viso assume un'espressione di pianto.20

Il protagonista di Delitto e castigo di Dostoievski. 30

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Ma ecco, il vecchio morto... Egli mi ha lasciato qualcosa, io sono libera come un uccello. Adesso potrei anche viver felice... Non vero, Voldemr? La felicit batte alla mia finestra. Non c' che da lasciarla entrare, ma... no! Voldemr, ascoltate, vi scongiuro! Adesso potrei anche abbandonarmi all'uomo amato, diventare l'amica, l'aiuto, la banditrice dei suoi ideali, esser felice... riposare... Ma come tutto volgare, nauseante e sciocco a questo mondo! Come tutto ignobile, Voldemr! Io sono infelice, infelice, infelice! Sul mio cammino di nuovo si trova un ostacolo! Di nuovo sento che la felicit mia lontana, lontana! Ah, quanti tormenti, se sapeste! Quanti tormenti!. Ma che ? Che cosa s' messo sul vostro cammino? Vi supplico, parlate! Ebbene?. Un altro vecchio ricco... . Il ventaglio spezzato ricopre il bel visetto. Lo scrittore puntella col pugno la sua testa gravida di pensiero, sospira e, con aria d'intenditore psicologo, si fa meditabondo. La locomotiva fischia e ansima, si arrossano dal sole al tramonto le tendine dei finestrini... 09 - Dal diario d'un aiuto contabile 11 maggio 1863. Il nostro sessantenne contabile Glotkin ha bevuto latte con cognac a cagion della tosse e si ammalato in quest'occasione di delirium tremens. I dottori, con la sicumera loro propria, assicurano che domani sar morto. E cos sar finalmente contabile! Questo posto mi stato promesso ormai da un pezzo. Il segretario Kles'civ andr sotto giudizio per percosse inferte a un postulante che l'aveva chiamato burocrate. A quanto sembra, cosa decisa. Ho preso un decotto contro il catarro di stomaco. 3 agosto 1865. Il contabile Glotkin si nuovamente ammalato di petto. Ha preso a tossire e beve latte con cognac. Se morir, il posto rester a me. Nutro una speranza, ma debole, poich, a quel che pare, il delirium tremens non sempre mortale! Kles'civ ha strappato via ad un armeno una cambiale e l'ha stracciata. La cosa andr magari a finire in tribunale.

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Una vecchietta (la Grievna) diceva ieri ch'io non ho il catarro, ma un'emorroide interna. Pu esser benissimo! 30 giugno 1867. In Arabia, scrivono, c' il colera. Pu darsi che venga in Russia, e allora si faranno molti posti vacanti. Forse il vecchio Glotkin morir, e io avr il posto di contabile. ben vitale costui! Vivere cos a lungo, secondo me, perfin riprovevole. Che cosa prendere contro il catarro? Non dovrei prendere della santonina? 2 gennaio 1870. Nella corte di Glotkin tutta la notte ha ululato un cane. La mia cuoca Pelagheia dice che questo un segno sicuro, e io e lei fino alle due di notte abbiamo parlato di come, diventato contabile, mi comprer la pelliccia di procione e la veste da camera. E magari prender moglie. Certo non una ragazza - ci non si conf ai miei anni - ma una vedova. Ieri Kles'civ stato scacciato dal circolo per aver narrato ad alta voce un aneddoto indecente e aver riso del patriottismo di un membro della Deputazione Commerciale, Poniuchv. Quest'ultimo, come si sente dire, sporger querela. Voglio, per il catarro, andare dal dottore Botkin. Dicono che cura bene... 4 giugno 1878. A Vetlianka, scrivono, c' la peste. La gente cade a mucchi, scrivono. Glotkin beve in quest'occasione acquavite al pepe. Be', a un vecchio cos, difficilmente l'acquavite al pepe giover. Se verr la peste, sar contabile di sicuro. 4 giugno 1883. Glotkin moribondo. Sono stato da lui e in lacrime ho domandato perdono d'aver atteso con impazienza la sua morte. Ha perdonato fra le lacrime generosamente e mi ha consigliato di far uso contro il catarro del caff di ghiande. E Kles'civ di nuovo per poco non capitato sotto giudizio: aveva impegnato da un ebreo un pianoforte preso a nolo. E, nonostante tutto ci, ha gi la croce di Stanislao e il grado di Assessore di Collegio. sorprendente ci che si fa in questo mondo! Zenzero, 2 dramme; galanga, dr. 1/2; vodka forte, dr. 1; sangue dei sette frati, dr. 5; mischiato il tutto, fare un infuso in una bottiglietta di vodka e prendere contro il catarro un bicchierino a digiuno.

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Lo stesso anno, 7 giugno. Ieri hanno seppellito Glotkin. Ahim! Non m'ha giovato la morte di questo vegliardo! Mi appare in sogno le notti in clamide bianca e mi fa segno col dito. E, oh sventura, sventura a me, maledetto, il contabile non sono io, ma Cilikov. Non io ho avuto questo posto, ma un giovanotto che ha la protezione di una zia generalessa. Son perdute tutte le mie speranze! 10 giugno 1886. A Cilikov scappata la moglie. Si accora, il poveretto. Forse dal dispiacere attenter ai suoi giorni. Se lo far, io sar contabile. Gi se ne parla. Dunque la speranza non ancora perduta, si pu vivere e magari non si pi lontani dalla pelliccia di procione. In quanto poi al matrimonio, non ne sono alieno. Perch non sposarsi, se si presenta una buona occasione? Bisogna solo consigliarsi con qualcuno; un passo serio. Kles'civ ha scambiato le soprascarpe col Consigliere Segreto Lirmans. Uno scandalo! Il guardaportone Paissi ha consigliato contro il catarro di usare il sublimato. Prover. 10 - Matrimonio di calcolo (Romanzo in due parti) Parte prima In casa della vedova Mimrin, sita nel vicolo Piatisobaci, v' cena di nozze. A cenare son ventitr, di cui otto non mangiano nulla, bezzicano col naso e si lagnano di sentirsi "disturbati". Candele, lampade e un lampadario zoppo, preso a nolo alla trattoria, ardono cos vivamente che uno degli ospiti seduti a tavola, un telegrafista, strizza gli occhi civettuolo e non fa altro che parlare d'illuminazione elettrica, per dritto e per traverso. A quest'illuminazione e in generale all'elettricit egli predice un brillante avvenire, ma nondimeno i commensali lo ascoltano con un certo disdegno. L'elettricit... borbotta il padrino di nozze, guardando ottusamente nel suo piatto. Ma, a mio modo di vedere, la luce elettrica non che una birbonata. Ficcano l un carboncino e credono di sviare gli occhi! No, fratello, una volta che mi di la luce, dammi non un carboncino, ma qualcosa di sostanziale, un qualcosa da accendere,

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che ci sia da appigliarcisi! Dammi del fuoco, capisci?, del fuoco, ch' naturale e non astratto. Se vedeste una batteria elettrica di che composta dice il telegrafista dandosi delle arie, ragionereste altrimenti. N manco voglio vederla. Una birbonata... Gabbano la gente semplice... Spremono l'ultimo succo. Li conosciamo, costoro... E voi, signor giovanotto (non ho l'onore di sapere il vostro patronimico), invece di parteggiare per una birberia, fareste meglio a bere e a versarne agli altri. Con voi, babbo, io son pienamente d'accordo dice con voce rauca di tenore lo sposo Aplombov, un giovane dal collo lungo e dai capelli ispidi. A che pro attaccar discorsi sapienti? Non rifuggo io stesso dal parlare di ogni possibile scoperta in senso scientifico, ma per queste cose vi son altri momenti! Tu di che avviso sei, mascr21? si rivolge lo sposo alla sposina che gli siede accanto. La sposa Dscenka, a cui son scritte in viso tutte le virt, tranne una: la facolt di pensare, si fa di fuoco e risponde: Voglion mostrare la loro istruzione e parlan sempre di cose incomprensibili. Lodando Dio, abbiam vissuto la nostra vita senza istruzione, ed ecco che, grazie a Dio, sposiamo la terza figliuola a un brav'uomo disse dall'altro capo della tavola la madre di Dscenka, sospirando e rivolgendosi al telegrafista. E se noi, a parer vostro, facciam figura d'ignoranti, perch venite da noi? Dovreste andarvene dalle vostre persone istruite. Segue un silenzio. Il telegrafista confuso. Egli non si aspettava punto che la conversazione sulla elettricit avrebbe preso una cos strana piega. Il silenzio sopraggiunto ha un carattere ostile, gli sembra sintomo d'uno scontento generale, ed egli stima necessario giustificarsi. Io, Tatiana Petrovna, ho sempre stimato la vostra famiglia dice, e se ho parlato della luce elettrica, ci non vuole ancora dire che l'abbia fatto per superbia. Ecco, posso perfino bere... Ho sempre con ogni sentimento augurato a Daria Ivnovna un buon partito. Ai nostri tempi, Tatiana Petrovna, difficile sposare un brav'uomo. Oggi ognuno spia l'occasione di contrarre un matrimonio d'interesse, per il denaro... . Questa un'allusione! dice lo sposo, facendosi di porpora e sbattendo gli occhi.

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Ma chre (mia cara). 34

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Non c' alcun'allusione afferma il telegrafista, alquanto intimorito... Io non parlo dei presenti. L'ho detto cos... in generale... Per carit!... Tutti sanno che voi per amore... Una dote da nulla.... No, non da nulla! si risente la madre di Dscenka. Tu parla, signor mio, ma non divagare! Oltre che mille rubli, diamo tre mantelli, il letto, ed ecco, tutta questa mobilia! Vammi a trovare in un altro posto una dote cos!. Io nulla... Sono effettivamente dei mobili... ma io dico nel senso che, ecco, si offendono come se avessi alluso.... E voi non fate allusioni dice la madre della sposa. Noi vi usiamo riguardo per i vostri genitori e vi abbiamo invitato alle nozze, e voi dite e questo e quello. E se sapevate che Jegr Fidoric' si sposava per interesse, perch prima siete stato zitto? Avreste dovuto venire a dirlo da parente: cos e cos, s' strusciato per interesse... E tu, btiuska, fai peccato! si rivolge d'un tratto la madre della sposina allo sposo, battendo lacrimosa gli occhi. Io, forse, l'ho allattata e allevata... l'ho custodita pi di un diamante smeraldino, la figlietta mia, e tu... tu per interesse.... E voi avete prestato fede a una calunnia? chiede Aplombov, levandosi da tavola e tirandosi nervosamente gli ispidi capelli. Vi ringrazio umilissimamente! Mers22 di tale opinione! E voi, signor Blncikov si rivolge al telegrafista, sebbene mi siate conoscente, non vi permetter di combinare simili infamie in casa altrui! Favorite uscirvene!. Come sarebbe a dire?. Favorite uscirvene! Vi auguro di essere anche voi un galantuomo come me! In una parola, favorite uscirvene! . Ma smettila! Basta! gli amici dello sposo lo fanno sedere. Be', ne mette conto? Siedi! Smettila!. No, desidero mostrare ch'egli non ha alcun diritto! Io per amore ho contratto legittimo matrimonio. Perch mai restiate a sedere non capisco! Favorite uscir fuori!. Io, nulla... Io, gi... balbetta lo sbalordito telegrafista, levandosi da tavola. Non capisco nemmeno... Va bene, me n'andr. Solo restituitemi prima i tre rubli che mi chiedeste in prestito per il panciotto di piccato. Vuoter, ecco, ancora il bicchiere e... me ne andr; soltanto, voi prima pagate il debito.22

Merci (grazie). 35

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Lo sposo bisbiglia a lungo coi suoi amici. Quelli gli danno tre rubli in spiccioli, egli li getta con indignazione al telegrafista, e quest'ultimo, dopo lunghe ricerche del suo berretto di servizio, saluta e se ne va. Cos a volte pu finire un'innocente conversazione sull'elettricit! Ma ecco, termina la cena... Viene la notte. L'autore ben educato mette alla propria fantasia una solida briglia e getta sugli avvenimenti in corso il cupo velo del mistero. L'Aurora dalle rosee dita trova ancora Imeneo al vicolo Piatisobaci, ma ecco che giunge il grigio mattino e fornisce all'autore ricca materia per la Parte seconda e ultima Una grigia mattina d'autunno. Neanche son le otto e al vicolo Piatisobaci v' un movimento insolito. Per i marciapiedi corrono agitati guardie e portinai; al portone fan ressa cuoche intirizzite con un'espressione di estrema perplessit sui visi... Da tutte le finestre guardano gli abitanti. Dalla finestra aperta della lavanderia, premendosi tempia a tempia, mento a mento, occhieggiano teste di donne. Non neve, non ... neppur ti ci raccapezzi che sia si odono voci. Nell'aria da terra fino ai tetti volteggia un che di bianco, molto simile a neve. Il selciato bianco, i lampioni della via, i tetti, le panchine dei portieri presso i portoni, le spalle e i berretti dei passanti... tutto bianco. Che successo? domandano le lavandaie ai portinai che corrono. Quelli in risposta agitano le mani e corrono oltre... Essi stessi non sanno di che si tratti. Ma ecco, giunge infine lentamente. un portiere e, discorrendo tra s, gesticola con le braccia. Evidentemente stato sul luogo dell'accaduto e sa tutto. Che successo, caro? gli domandano le lavandaie dalla finestra. Uno screzio risponde lui. In casa della Mimrin, che ieri ci furon le nozze, hanno ingannato lo sposo nei conti. Invece di mille, glien'han dati novecento. Be', e lui che ha fatto?. andato in furia. Io, dice, gi, dice... Ha scucito nella collera il materasso di piume e ha buttato il piumino dalla finestra... Ve', quanto piumino! Come neve!. Lo conducono! Lo conducono! si senton delle voci. Lo conducono!. Dalla casa della vedova Mimrin avanza un corteo. Dinanzi vengono due guardie con facce impensierite... Dietro a loro cammina Aplombov in cappotto di tricot e

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cilindro. In viso gli sta scritto: Sono un galantuomo, ma non permetto che mi si gabbi! . Ora la giustizia vi far vedere che uomo son io! borbotta, voltandosi di continuo. Lo seguono piangenti Tatiana Petrovna e Dscenka. La processione chiusa dal portiere con un libro e da una torma di ragazzini. Di che piangi, sposina? si rivolgono le lavandaie a Dscenka. Rincresce dello strapunto! risponde per lei la madre. Tre pud23, colombelle! E il piumino, poi, che era! Peluria schietta; non una pennuccia! Dio ci ha castigati sul declinar degli anni!. Il corteo svolta dietro l'angolo, e il vicolo Piatisobaci si placa. Il piumino svolazza fino a sera. 11 - Il romanzo del contrabbasso Il musicante Smic'kv si recava dalla citt alla villa del principe Bibulov, dove, in occasione d'un fidanzamento, aveva luogo una serata con musica e danze. Sul suo dorso posava un enorme contrabbasso in custodia di pelle. Andava Smic'kv per la riva del fiume, rotolante le sue fredde acque, anche se non maestosamente, in guisa per assai poetica. Non converrebbe far un bagno? pens. Senza riflettere a lungo, egli si svest e immerse il corpo nei freschi flutti. Era una serata splendida. La poetica anima di Smic'kv prese ad accordarsi in conformit dell'armonia di ci ch'era intorno. Ma qual dolce sentimento gli avvolse l'anima, quando, nuotato un centinaio di passi da un lato, scorse una bella fanciulla seduta sull'erta ripida a pescar con la lenza. Egli trattenne il fiato e si sent mancare per un fiotto di sentimenti di varia natura: ricordi dell'infanzia, nostalgia del passato, amore che si destava... Dio; e lui che pensava di non esser pi in grado d'amare! Dopo che aveva perduto la fede nell'umanit (sua moglie, ardentemente amata, era fuggita con un amico di lui, il sonatore di fagotto Sobakin), il suo petto si era colmato d'un senso di vuoto, ed egli s'era fatto misantropo. Che la vita?, pi di una volta s'era fatta la domanda. Per che cosa viviamo? La vita un mito, un sogno... un ventriloquio....23

Il pud equivale a poco pi di sedici chili. 37

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Ma stando davanti alla bella addormentata (non era difficile osservare ch'ella dormiva), egli d'un tratto, contro la sua volont, sent in petto alcunch di simile all'amore. A lungo ristette dinanzi a lei, divorandola con gli occhi... Ma basta... pens, mandando un profondo sospiro. Addio, miracolosa visione! ormai l'ora per me d'andare al ballo di sua eccellenza... . E, dato ancora uno sguardo alla bella, stava gi per nuotare indietro, quando nella sua testa balen un'idea. Bisogna che le lasci un mio ricordo! pens. Le aggancer qualcosa all'amo. Sar una sorpresa da parte d'un ignoto. Smic'kv nuot piano verso la sponda, colse un grosso mazzo di fiori di campo e acquatici e, legatolo con uno stelo di atrepice, lo attacc all'amo. Il mazzo and a fondo e si tir dietro il grazioso galleggiante. La saggezza, le leggi di natura e la condizione sociale del mio eroe esigono che il romanzo finisca in questo punto, ma - ahim! -, il fato di un autore inesorabile: per circostanze indipendenti dall'autore, il romanzo non fin col mazzo di fiori. A dispetto del buon senso e della natura delle cose, il povero e oscuro sonatore di contrabbasso doveva rappresentare nella vita d'una illustre e ricca belt una parte importante. Giunto a nuoto alla riva, Smic'kv fu sbalordito: egli non scorse i suoi panni. Li avevan rubati... Ignoti malfattori, mentr'egli contemplava la bella, avevan portato via tutto, tranne il contrabbasso e il cilindro. Maledetti! esclam Smic'kv. Oh, progenie di arpie! Non tanto mi conturba la perdita del vestito (ch un vestito perituro), quanto il pensiero che mi toccher andarmene tutto nudo e con ci mancare contro la pubblica moralit. Egli sedette sulla custodia del contrabbasso e si diede a cercare una via d'uscita dalla sua orribile situazione. Non posso mica andar nudo dal principe Bibulov! pensava. Vi saran delle dame! E per di pi i ladri han rubato coi calzoni anche la colofonia che vi si trovava dentro! . Egli pens a lungo, tormentosamente, fino ad averne dolor di tempie. Ah! si ramment infine. Non lungi dalla riva fra i cespugli v' un ponticello... Mentre si far scuro, potr starmene sotto quel ponticello, e a sera, al buio, raggiunger la prima isba....

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Fermatosi a questo pensiero, Smic'kv mise il cilindro, si gett sul dorso il contrabbasso e si trascin fino ai cespugli. Nudo, con lo strumento musicale sul dorso, egli rammentava qualche mitico semidio dell'antichit. Adesso, lettore, mentre il mio eroe se ne sta sotto il ponte e si abbandona al suo cruccio, lasciamolo per qualche tempo e volgiamoci alla fanciulla in atto di pescare. Che n' di lei? La bella, svegliatasi e non avendo scorto sull'acqua il galleggiante, si affrett a tirare la lenza. La lenza si tese, ma l'uncino e il galleggiante non apparvero fuori dell'acqua. Il mazzo di Smic'kv, evidente, si era ammollito nell'acqua, gonfiandosi, e s'era appesantito. O s' acchiappato un grosso pesce pens la fanciulla, oppure s' impigliato l'amo. Dopo aver tirato ancora un po' la lenza, la fanciulla concluse che l'uncino s'era impigliato. Che peccato! pens. La sera abboccano cos bene! Che fare?. E senza pensarci a lungo, la bizzarra fanciulla gett da s le eteree vesti e immerse il bellissimo corpo nei flutti fino alle marmoree spalle. Non fu facile liberare l'uncino dal mazzo, nel quale si era aggrovigliata la lenza, ma pazienza e fatica ebbero il sopravvento. Di l a circa un quarto d'ora la bella, raggiante e felice, usciva dall'acque, tenendo in mano l'uncino. Ma la sorte maligna la guatava. I malviventi che avevano rubato il vestito di Smic'kv, avevano trafugato anche le sue vesti, non lasciandole se non il barattolo coi vermi. Che posso fare? si mise a piangere. Forse andare in tal guisa? No, mai! Meglio la morte! Aspetter che imbrunisca; allora, al buio, arriver da zia Agafia e la mander a casa a prendere una veste... E intanto andr a nascondermi sotto il ponticello. La mia eroina, scegliendo i tratti dove l'erba era pi alta e chinandosi, corse verso il ponticello. Nell'infilarsi sotto il ponte, scorse l un uomo nudo con una criniera da musicista e il petto villoso, mand un grido e perdette i sensi. Smic'kv pure s'era spaventato. Dapprima scambi la fanciulla per una naiade. Non sar una sirena fluviale, venuta a sedurmi? pens, e questa supposizione lo lusing, giacch aveva sempre avuto un alto concetto del suo esteriore. Se poi non una sirena, ma un essere umano, come spiegare questa strana metamorfosi? Perch qui, sotto il ponte? E che ha?.

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Mentr'egli risolveva questi quesiti, la bella tornava in s. Non uccidetemi! mormor. Sono la principessina Bibulov. Vi scongiuro! Vi si dar molto denaro! Or ora stavo sganciando nell'acqua l'uncino, e dei ladri mi hanno rubato il mio vestito nuovo, gli stivaletti e tutto!. Signorina! rispose Smic'kv con voce supplice. Anche a me han del pari rubato il mio vestito. Inoltre coi calzoni hanno portato via anche la colofonia che v'era dentro! . Tutti coloro che suonano contrabbassi e tromboni per lo pi son di poca inventiva; Smic'kv invece era una piacevole eccezione. Signorina! diss'egli, dopo aver atteso un poco. Vi turba, lo vedo, il mio aspetto. Ma, convenitene, a me non possibile uscir di qui per le stesse ragioni che a voi. Ecco che cosa ho ideato: non vi andrebbe di adagiarvi nella custodia del mio contrabbasso e coprirvi col coperchio? Ci mi nasconder alla vostra vista.... Ci detto, Smic'kv cav fuori dall'astuccio il contrabbasso. Per un minuto gli parve, cedendo la custodia, di profanar la sacra arte, ma l'esitazione fu di breve durata. La bella si adagi nella custodia e si acciambell, e lui strinse le cinghie e prese ad allietarsi che la natura lo avesse dotato di tanto ingegno. Ora, signorina, voi non mi vedete disse. Riposate qui e state tranquilla. Quando far buio, vi porter a casa dei vostri genitori. A prendere il contrabbasso posso venirci anche dopo. Al sopraggiungere dell'oscurit Smic'kv si caric sulle spalle la custodia con la bella e si trascin verso la villa di Bibulov. Il suo piano era questo: da principio avrebbe raggiunto la prima isba e si sarebbe rifornito di vestiario, poi avrebbe proseguito... Non v' male senza bene pensava, sollevando la polvere coi piedi nudi e chinandosi sotto il carico. Del caloroso interesse che io ho preso alla sorte della principessina, Bibulov mi compenser certo generosamente. Signorina, state como