Cè un posto da visitare, ma che pochi conoscono. La via per raggiungerlo è lunga e tutta in...

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C’è un posto da visitare, ma che pochi conoscono. La via per raggiungerlo è lunga e tutta in salita. Il posto si chiama:

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Era una domenica di primavera, noi eravamo seduti sull’automobile e guardavamo all’esterno gli alberi che correvano veloci.

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Piano, piano, abbiamo percorso una stradina, poi ci siamo fermati vicino a un albero grandissimo. Guardavamo quest’albero maestoso perché ormai conoscevamo la sua storia, si l’abbiamo scoperta in biblioteca: è il famoso “Quercus Cerris”!

E’ diventato talmente importante che è stato dipinto anche sui francobolli!

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Poi il nostro viaggio è proseguito. Saliamo ancora, ma questa volta a piedi, perché la strada è sassosa e scomoda per la macchina.

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Il sole brillava nel cielo e faceva caldo, dopo un po’ siamo arrivati nel posto che volevamo conoscere.

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Inciso nel legno vicino ad un cancello c’era scritto “Benvenuti nelle meraviglie della cava”.

Subito ci sono venute incontro due pecorelle e un cagnolino che facevano una gran confusione.

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Dentro quel recinto c’erano tanti animali: galline, oche, pecore e mucche, tutti erano liberi e si arrampicavano per mangiare tra quei sassi in quel monte.

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Ci venne incontro un omino col cappellino, era un po’ cicciottello, camminava veloce come se saltellasse e ci sorrideva.

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Abbiamo fatto conoscenza e lui si è presentato: si chiamava Giovannino. Ci ha detto che lui abitava in quel posto da tanto tempo ed era solo, ma non soffriva perché aveva tanti animali.

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La sua casa era davvero carina, tutta fatta con il marmo rosa, persino il tetto, mentre le finestre erano di legno.

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Davanti alla casa c’erano dei sassi anch’ essi rosa, li aveva bucati per piantarci i fiori, poi c’erano degli enormi sassi che facevano da panchina e lì lui, quando si riposava si sedeva e guardava il paesaggio pensando e sognando.

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Ci spiegò che il suo lavoro era molto particolare, faceva lo scalpellino, scriveva e incideva disegni sulla roccia e così preparava vasi, colonne, targhe…che gli venivano ordinate.

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Ma la cosa che ci divertì di più è stata quella di scoprire le scritte che Giovannino si era divertito a scolpire nei sassi rosa della casa e nelle panchine. Conosceva molti proverbi del passato e per non dimenticarli li aveva incisi nel marmo.

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Erano davvero divertenti: Chi mangia solo si strozza;

Pancia piena non pensa a quella vuota;

Triste quella casa dove non entra mai nessuno;

La vita è un’affacciata di finestra;

Bellezza e gioventù ti giri dietro e non la trovi più;

La regina ch’è regina ha bisogno della vicina;

Chi più disprezza compra;

Meglio faccia rossa che pancia moscia;

Chi si fa gli affari suoi campa cento anni e muore a letto;

Chi promette e non dà è segno che ci vuole piglià;

Chi non ha ragione la vuole;

Chi troppo parla spesso sbaglia.

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Era ormai ora di ritornare a casa e noi volevamo lasciare un piccolo regalino a Giovannino che ci aveva fatto conoscere tante cose nuove.

Abbiamo così inventato una poesia:

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Ai margini del bosco

C’è un bellissimo posto

Ci abita un omino

Piccolo di nome Giovannino.

Fa un sorriso sempre a tutti

Anche quelli che son brutti

E se incontra un piccolino

Lo saluta con l’inchino.

Ha una casa da guardare

Bella e da ammirare;

Vedere ciò che è scritto

Sapere è un nostro diritto.

Per Giovannino

L’omino della casa rosa