CDXXXII. SEDUTAColosseo e, mentre contempla quelle superbe rovi ne, ascolta trasognato le...
Transcript of CDXXXII. SEDUTAColosseo e, mentre contempla quelle superbe rovi ne, ascolta trasognato le...
Atti Parlamentari — 16929 — Senato della Repubblica
1948-50 - ODXXXII SEDUTA DISCUSSIONI 6 GIUGNO 1950
CDXXXII. SEDUTA
MARTEDÌ 6 GIUGNO 1950 (Seduta antimeridiana)
Presidenza del Vice Presidente ZOLI
I N D I C E
Commissione parlamentare , (Per la elezione di membri) Pag. 16930
Congedi 16930
Disegni di legge : (Presentazione) 16957 (Trasmissione) 16930
Disegno di legge di iniziativa parlamentare (Presentazione) 16930
Disegno di legge : « Biordinamento delle disposizioni sulle pensioni di guerra» (787) (Seguito della discussione):
ORLANDO 16954 PARATORE 16958 LANZETTA 16958 MACRELLI 16959 VENDITTI 16960 CHIARAMELLO, Sottosegretario di Stato
per il tesoro 16960
Interpellanze (Svolgimento ) : GRISOLIA ]6931, 16952 CINGOLANI 16940, 16953 D E GASPERI, Presidente del Consiglio dei
Ministri J6947
[Relazione (Presentazione) 16930
Risposte scritte ad interrogazioni (Annunzio) 16930
ALLEGATO AL RESOCONTO - Risposte scritte ad interrogazioni :
BERLINGUER 16961, 16962 GrONELLA, Ministro della pubblica istru
zione 16961, 16969, 16972, 16974 SCELBA, Ministro dell'interno . . 16961, 16971 SPATARO, Ministro delle poste e telecomu
nicazioni 16962, 16963 BISORI 16962, 16963
Bo Pag. 16963 VANONI, Ministro delle finanze . . . . 16963 BRASCHI 16963 CARBONARI (MOTT, BENEDETTI Luigi,
PIEMONTE, BRAITENBERG, GRAVA, CONCI, TARTTJFOLI, GUARIENTI, CEMMI, CARELLI, K AFFEINER, OTTANI, FARIOLI, D ' I N C À , (TESSITORI) 16964
SEGNI, Ministro dell'agricoltura e foreste 16964 CIAMPITTI 16965 CAMANGI, Sottosegretario di fatato per i
lavori pubblici . . 16965, 16966, 16967, 16969, 16971, 16974
E L I A 16965 JANNUZZT 16966 LAZZARO . 16967 SIMONINI, Ministro della marina mercan
tile 16968 LOCATELLI 16969 MARAZZA, Ministro del lavoro e della pre
videnza sociale . . . . , 16970 LONGONI 16970 D'ARAGONA, Ministro dei trasporti . . . 16970.
16971, 16973 MOMIGLIANO 16970 MUSOLINO 16971 PICCHIOTTI (G-IUÀ) . . . 16972 Hocco 16972 SANTONASTASO 16973 TIGNINO 16974
La sedu ta è a p e r t a alle ore 9,30.
M E R L I N A N G E L I N A , segretario, dà l e t t u r a del processo verbale del la sedu ta precedente, che è approva to .
TIPOGRAFIA DEL SENATO (1200)
Atti Parlamentari *— 169SÓ —» Senato iella Repubblica
1948-50 - ODXXXII SEDUTA DISCUSSIONI 6 GIUGNO 1950
Congedi.
PRESIDENTE. Hanno chiesto congedo i senato r i : Caminiti per giorni 2, Cerica per giorni 2, Ricci Federico per giorni 5, Silvestrini per giorni 2.
Se non si fanno osservazioni, questi congedi si intendono accordati.
Trasmissione di disegni di legge.
PRESIDENTE. Comunico al Senato che il Presidente della Camera dei deputati ha trasmesso i seguenti disegni di legge :
« Costituzione in comune autonomo della frazione di Colli di Labro, in provincia di Rieti » (1083), d'iniziativa del deputato Bernardinetti ;
« Abolizione del diritto di licenza sulle merci importate dall'estero e istituzione di un diritto per i servizi amministrativi » (1084).
Questi disegni di legge seguiranno il corso stabilito dal Regolamento.
Presentazione di un disegno di legge d'iniziativa parlamentare.
PRESIDENTE. Comunico al Senato che il senatore Elia ha presentato un disegno di legge concernente il riordinamento degli archivi notarili (1085).
Questo disegno di legge seguirà il corso stabilito dal Regolamento.
Presentazione di relazione.
PRESIDENTE. Comunico al Senato che il senatore Caron ha presentato, a nome della 9a Commissione permanente (Industria commercio interno ed estero, turismo) la relazione sul disegno di legge :
« Stato di previsione della spesa del Ministero del commercio con l'estero per l'esercizio finanziario dal 1° luglio 1950 al 30 giugno 1951 » (1062).
Questa relazione sarà stampata e distribuita; il relativo disegno di legge sarà posto all'ordine del giorno di una delle prossime sedute.
Annunzio di risposte scritte ad interrogazioni.
PRESIDENTE. Comunico al Senato che i Ministri competenti hanno inviato risposta scritta ad interrogazioni dei senatori : Berlinguer (tre), Bi-sori (due), Bo, Braschi, Carbonari, (Mott, Benedetti Luigi, Piemonte, Braitenberg, Grava, Conci, Tartufoli, Guarienti, Cemmi, Carelli, Raffeiner, Ottani, Parioli, D'Incà, Tessitori), Ciampitti, Elia, Jannuzzi (due), Lazzaro, Locatelli (tre), Longoni (due), Momigliano, Musolino (due), Picchiotti, (Giua), Rocco, Santonastaso e Tignino.
Tali risposte saranno inserite in allegato al resoconto stenografico della presente seduta.
Per l'elezione dì membri di Commissione parlamentare.
PRESIDENTE. Informo il Senato che in una delle prossime sedute si procederà alla votazione per la nomina di tre senatori che dovranno far parte — insieme a tre deputati — della Commissione prevista dall'articolo 5 della legge 12 maggio 1950, n. 230 (Provvedimenti per la colonizzazione dell'altopiano della Sila e dei territori joni-ci contermini) e incaricata di dare il proprio parere sui provvedimenti che il Governo emanerà in forza della delega concessagli con la legge stessa.
A norma dell'articolo 8 del Regolamento del Senato, tale votazione avrà luogo col sistema del voto limitato.
Svolgimento di interpellanze.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di due interpellanze presentate rispettivamente dal senatore Grisolia e dai senatori Cingolani, Marconcini e Riccio al Presidente del Consiglio dei Ministri.
Poiché esse si riferiscono ad argomento affine propongo che siano svolte contemporaneamente. Se non si fanno osservazioni così rimane stabilito.
Prego il Senatore segretario di dar lettura di dette interpellanze.
MERLIN ANGELINA, segretario, legge :
GRISOLIA. Al Presidente del Consiglio dei Ministri, per sapere se e quali provvedimenti siano per prendersi a seguito dell'articolo pubblicato da un componente dell'altro ramo del Parlamento su
Atti Parlamentari — 16931 — Senato della Repubblica
1948-50 - ODXXXII SEDUTA DISCUSSIONI 6 GIUGNO 1950
« l 'Italia d'oggi » del 19 aprile 1950, nel quale si accenna a fatti gravi che avverrebbero nell'ambito parlamentare governativo, e che purtroppo corrispondono alle voci diffuse da tempo in tutto il Paese, con evidente menomazione del prestigio del Parlamento italiano e dello stesso Governo (221).
CINGOLANI, MARCONCINI, RICCIO. Al Presidente del Consiglio dei Ministri, per conoscere l'atteggiamento del Governo in ordine alla campagna scandalistica diffusa in questi giorni nella stampa del Paese, con evidente intento di menomare il prestigio delle istituzioni democratiche (233).
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il senatore Grisolìa, per svolgere la sua interpellanza.
GRISOLIA. Signor Presidente, onorevoli senatori, onorevole Presidente del Consiglio, l'ora che noi oggi viviamo è senza dubbio assai importante e direi decisiva per il collaudo delle nostre istituzioni democratiche. Perciò mi sia consentito di parlare con franchezza e senza eccessive perifrasi, nell'interesse esclusivo del Paese, che — dopo la caduta del regime fascista e con l'avvento della Repubblica — ha ben diritto di veder instaurato veramente un nuovo clima morale e politico.
Gira di bocca in bocca proprio in questi giorni a Roma una storiella (non è mia, l'ho « rubata » da una rivista « paragovernativa ») che potrebbe essere intitolata ì « storia dei martiri vendicati ». Uno di questi negri, che s'incontrano per le strade di Roma, un pellegrino dell'Anno Santo, visita il Colosseo e, mentre contempla quelle superbe rovine, ascolta trasognato le spiegazioni della guida. La guida, ad un certo momento, racconta : « qui i leoni divorarono i primi cristiani ». Il pellegrino, esperto cacciatore, si scuote all'improvviso e chiede se le belve si aggirano ancora t ra quei meandri. « No, risponde la guida, non c'è pericolo : alcuni parlamentari e uomini di governo hanno vendicato i martiri e si sono mangiati pure i leoni ».
La storiella, che si riallaccia ad altre analoghe, messe in giro in determinati momenti della vita del nostro Paese, non proviene, onorevoli colleghi, dai parti t i di sinistra, dai parti t i di opposizione, ma è stata scritta, ripeto, su un settimanale « paragovernativo » da un giornalista che mi si dice democristiano e su sollecitazione dei così detti «sinistri » del partito di maggioranza !
Del resto, non è la prima volta che siffatte voci provengono dagli ambienti democristiani; basta sfogliare i resoconti di alcuni convegni del
partito uscito vincitore, dal punto di vista numerico, dalle elezioni del 18 aprile. Né è certo un socialista o un comunista Luigi Sturzo, che sin dal suo arrivo in Italia va rivolgendo esortazioni ed accuse al Governo e ai democristiani, invitando ad una maggiore austerità, ad una sensibilità più viva circa l'assoluta « incompatibilità fra il mandato parlamentare e la carica di amministratore di enti statali, parastatali e di diritto pubblico finanziati dallo Stato, o enti privati dai quali lo Stato fosse in tutto o in parte un azionista, o avesse rapporti di affari ». Incompatibilità che, a prescindere dalle ragioni messe in evidenza ed accettate da tut t i i parlamentari prima del fascismo (il senatore Gasparotto giorni fa ha richiamato la nostra attenzione su un noto ordine del giorno di Eugenio Chiesa), oggi si impone senza ulteriori indugi (checché ne discettino alcuni lodi di partiti interessati in questa faccenda), non solo per la triste eredità del malcostume ventennale, ma anche perchè, come ebbe a scrivere il fondatore dell'ex partito popolare, oggi democristiano, « le elezioni del 18 aprile mandarono alla Camera dei deputati e al Senato un certo numero di parlamentari che avevano avuto in precedenza cariche di amministrazione e di sindacato negli enti statali e parastatali », e che si pensava « si sarebbero affrettati ad optare per gli uni o per gli altri dei posti, ritenendo incompatibile moralmente essere allo stesso tempo geloso custode del denaro pub blico, (quale si presume debba essere un parlamentare) e gestore di ente che riceve, sotto qualsiasi forma, denaro dallo Stato; in una parola, essere controllore legislativo e controllato amministrativo ».
Sì nobile campagna moralizzatrice, già caratteristica del partito socialista italiano, è stata ripresa, con accenti misurati ma espliciti, non solo da Luigi Sturzo con il noto articolo « Moralizzare la vita pubblica », ma anche da taluni parlamentari in Senato e alla Camera.
Tutti ricordano ancora in Italia i risultati dell'inchiesta degli « undici » in sede di Assemblea costituente ed il conseguente invito a tutt i i parlamentari di denunciare i vari incarichi, con esplicita raccomandazione di sentire spontaneamente l'incompatibilità fondamentale di tale situazione, in attesa di una apposita legge. Anche in questo ramo del Parlamento da due anni si va svolgendo questa opera moralizzatrice, con varie documentate denunce di alcuni senatori e anche del
Atti Parlamentari — 16932 — Senato della Repubblica
1948-50 - C D X X X I I SEDUTA DISCUSSIONI 6 GIUGNO 1950
sottoscritto, modesto componente di questa alta Assemblea. I colleglli ricorderanno le denunce sui profitti del vecchio regime, sugli ormai famosi carri armati di Civitavecchia, sul piano I.T.T., sulla recente assegnazione in esclusiva e a trattativa privata alla Publivox (società non ancora costituita al momento dell'assegnazione) di tutte le forme di pubblicità sulle cose mobili ed immobili del Ministero delle poste e telecomunicazioni, di quel Ministero i cui titolari hanno il privilegio, da qualche tempo a questa parte, di richiamare l'attenzione su di loro sia della stampa che del Parlamento.
Ma il bubbone del malcostume, sino ad oggi alimentato dalla insensibilità di alcuni ministri e parlamentari e, strano a credersi, anche dalla involontaria omertà dello stesso Presidente del Consiglio, è ormai scoppiato e nessun tentativo di contenere il bubbone stesso con improvvisati cerotti potrà impedire l'energico intervento ripulitore del bisturi, manovrato da un medico inesorabile. I l bisturi sarà questa volta l'inchiesta parlamentare e il medico il Parlamento, l'unico sovrano custode della propria dignità (Applausi da più parti).
L'allarme già dato più volte, e in apparenza inutilmente, è risuonato in modo clamoroso proprio nell'anniversario delle elezioni del 18 aprile.
I l Presidente dell'Associazione dei combattenti e dei reduci, uomo non di parte nostra ma della maggioranza governativa, anzi del partito democristiano e facente parte del gruppo parlamentare democristiano, denuncia in un articolo pubblicato sull'« Italia d'oggi » n. 16, dell'aprile corr. anno, intitolato « Come evitare un 3 gennaio », il malcostume dilagante nel nostro Paese. In questo articolo si possono leggere frasi di questo genere (chiedo scusa ma è opportuno che ciò rimanga negli att i parlamentari) : « La prudenza è senza dubbio una grande virtù. Figlia primogenita della saggezza, al suo cospetto bisogna inchinarsi, sia che ci appaia nell'ambito dei nostri affetti familiari e delle nostre conoscenze personali, sia che faccia sfoggio di sé nelle amministrazioni civiche o statali. Dobbiamo stare però molto attenti nel non confondere la prudenza con qualche altra cosa che solo in apparenza le somiglia ». Sembra un articolo scritto in questi giorni e non il 19 aprile 1950. « Ciò premesso, continua l'onorevole Viola, dobbiamo purtroppo constatare che
mai come ora si è fatto tanto silenzio intorno alle ripetute insinuazioni e alle accuse specifiche mosse all'indirizzo di uomini politici ed anche di membri del Governo per fatti di natura morale. Viene fatto perciò di domandarsi se il silenzio sia dovuto ad una norma di vita di uomini prudenti o piuttosto a cinismo di uomini spregiudicati. Conoscitori profondi e documentati assicurano che si t rat ta, quasi sempre, di individui che appartengono alla seconda categoria, i quali non si difendono perchè contano sulla mancanza di tenacia degli accusatori e sull'omertà politica di un certo numero di correligionari. Invece di fare pubblica ammenda, questi cinici permangono imperterriti e sfacciati sulla strada dell'errore e del reato, amministrando uomini e cose e, non sempre senza concupiscenza, diecine di milioni e talvolta miliardi del tesoro pubblico; onde assistiamo ad una ridda di carrozzoni, di appalti irregolari, di cointeressenze, di permessi di importazione ingiustificati; e per quieto vivere, o per disciplina di partito, ci togliamo il cappello in presenza di ex straccioni che ora si danno alla gran vita, che comprano appartamenti e ville o che, per tardivo pudore, mascherano o imboscano illeciti guadagni. Invano ha parlato e ha ammonito don Luigi Sturzo ; invano hanno parlato e ammonito amici e oppositori del Governo. Non invano, invece, il sottoscritto denunciò, alcuni mesi or sono, uno di questi messeri; non invano perchè, a seguito di tale sua denuncia, il nostro potè ritornare, e promosso, al banco del Governo ».
Tralascio il periodo che segue, perchè allude a « rapporti intimi » che debbono essere esclusi — anche nell'allusione — dall'austerità del Parlamento.
« Vero è, continua l'onorevole Viola, che non si possono obbligare tut t i i democristiani a far vita di convento, ma non si può nemmeno in questo campo fare concorrenza a chi non ha freni di coscienza e di partito. Non si può ammettere soprattut to di far pagare allo Stato o a una regione i sollazzi intimi e le ambizioni di un omuncolo che l'intrigo e la complicità hanno portato tanto in alto. L'onorevole De Gasperi è generalmente considerato un uomo prudente e probo, ma non tanto quanto basti per disfarsi della zavorra che ostacola il corso della sua navigazione. Egli dovrà pertanto decidersi ad abbattere il muro del silenzio eretto a protezione dei profittatori del partito dominante o rassegnarsi ad accreditare la diceria che
Atti Parlamentari, — 16933 — Senato della Repubblica
1948-50 - C D X X X I I SEDUTA DISCUSSIONI 6 GIUGNO 1950
anche lui sia un cinico come gli altri ». Ed ancora, scrive l'onorevole Viola : « Ci dispiace moltissimo, ma dobbiamo pur dirlo : per colpa di un'esigua schiera di profittatori, di accaparratori di posti, di amorali e, qualche volta, di ricattatori, assistiamo oggi a spettacoli ai quali, malgrado tutto, il Paese non era abituato. Ma pur nell'attuale disordine morale non va dimenticato che il fascismo ebbe il suo 3 gennaio, per mancanza di spina dorsale nella classe dirigente italiana; e va tenuto presente che, per mancanza di spina dorsale di quella che dovrebbe essere oggi la nuova classe dirigente, ci si sta avvicinando un'altra volta al 3 gennaio dei profittatori, degli accaparratori di posti, degli amorali e dei ricattatori. Per poter scongiurare questo pericolo, non v'ha dubbio che occorrono drastiche misure da parte dell'onorevole De Gasperi, e subito. Gli onesti e ingenui colleghi della maggioranza non si illudano, e non si illuda la parte sana e fiduciosa del Paese. Se non si mostreranno i denti senza indugio e senza debolezze la battaglia sarà perduta, in quanto gli individui ai quali ci riferiamo saranno domani più forti e baldanzosi che mai, perchè più ricchi, perchè avranno potuto allargare la cerchia delle loro connivenze, perchè saranno riusciti a trasfondere sfiducia nell'animo dei deboli, perchè avranno corrotto un numero sempre maggiore di cittadini. Sveglia, dunque, se si vuole evitare un nuovo 3 gennaio ! ».
Questo articolo può ben definirsi una staffilata per l'opinione pubblica italiana, e ciò non solo per le affermazioni in esso contenute e per provenire, esso articolo, da un superdecorato, facente parte dello stesso Gruppo parlamentare a cui appartengono gli accusati; ma anche perchè ha impresso un notevole abbrivio al problema avente particolare significato, in quanto successivo al noto intervento dell'onorevole Dossetti che, nell'ultimo Consiglio nazionale della Democrazia cristiana, ha parlato in un modo e poi, su « Il Quotidiano », ha scritto in un altro modo. In occasione del detto intervento, l 'attuale vice segretario dello stesso Parti to ebbe ad insistere, con particolare energia, sull'improrogabile necessità di moralizzare la vita pubblica, a principiare da quella del suo part i to!
La stampa, con particolare ed encomiabile sensibilità — checché sia contenuto nella interpellanza di un collega di questa Assemblea, molto più autorevole di me — si è impossessata del
grave problema politico e, senza distinzione di sorta, fatta eccezione de « Il Popolo » e di qualche altro giornale — che di recente è passato in proprietà, se non esclusiva, nella maggioranza delle azioni, di un ex Ministro e che domenica scorsa ha cercato di inventare dietro l'onorevole " r iola non so quali collusioni —, ha fatto il bilancio del prezzo che il Paese paga al partito di maggioranza per l'errore del 18 aprile, rilevando che « abusi, faziosità, accaparramenti e insomma la prepotenza che solitamente accompagna il carro del vincitore, costituiscono una grave passività e promettono male per l'avvenire dell'Italia ». \Ap-provasioni, commentì).
Mi si dice, onorevoli colleghi, che dal 19 aprile 1950 in poi la t i ratura dei giornali è sensibilmente aumentata ; il che, unitamente ad altre manifestazioni cui assiste chi ha la fortuna dì andare in giro per il Paese, significa che il popolo italiano comincia a farsi vivo, con buona pace dì Luigi Sturzo che, nei riguardi del popolo italiano, aveva tempo fa manifestato un certo scetticismo !
E parecchi settori dell'apparato governativo ne hanno fatto e ne fanno le spese!
I Ministeri dell'industria e delle poste e telecomunicazioni non sono le sole amministrazioni colpite; i monopoli finanziari, gli enti demaniali, gli enti di diritto pubblico, gli enti parastatali sono definiti centri di parassitismo, organi di sfruttamento, rifugio di tutte le cricche.
Si è parlato di una certa parti ta di formaggio importato dalla Sardegna, e del relativo autore vole intervento per facilitare lo sconto bancario alla ditta importatrice per una cifra di diversi milioni, e cioè di molto superiore allo sconto della famosa cambiale di lire 20 mila che provocò a suo tempo la nota inchiesta parlamentare a carico del deputato Pietro Lacava; deplorato questi per il semplice fatto di avere, con un suo telegramma, raccomandato il detto sconto bancario di 20 mila lire.
Apprendiamo dal lodo, pubblicato solo stamane, di altro « intervento » per alcune diecine di milioni, e si fa un elogio perchè non risulta che vi sia la prova documentale di una qualsiasi interessenza, di un qualsiasi interesse personale.
Si è, inoltre, parlato di zucchero e crusca, e all'uopo sono state denunziate alcune associazioni, consorzi di cooperative, in modo particolare la Federazione dei consorzi agrari. Si è parlato ancora di omertà politica, peggiore di quella della
Atti Parlamentari — 16931 — Senato della Repubblica
1948-50 - CDXXXII SEDUTA DISCUSSIONI 6 G I U G N O 1950
onorata società ingiustamente definita napoletana o siciliana, ma che fu comune a parecchie regioni d'Italia; peggiore perchè più estesa e perchè investe oggi tut ta l'amministrazione dello Stato nei suoi rapporti con gli industriali, i commercianti, gli affaristi e i parassiti. Eppure, una buona parte della burocrazia, già un tempo onestissima, resiste ancora a tale ondata di discredito, forse perchè questo discredito, più che la burocrazia, colpisce, in modo particolare, alcuni parlamentari e taluni Ministri.
Nella denuncia Viola i bersagli più importanti sono evidenti; t rat tasi di governanti in carica e di parlamentari che presiedono a importanti organismi, aventi rapporti diretti o indiretti con lo Stato.
I l Parlamento non poteva né doveva rimanere indifferente. (Applausi).
Quando si t ra t ta di malcostume che interessa il pubblico erario, onorevoli colleghi, le persone, anche organizzate in partiti , debbono scansarsi e cedere il passo al Parlamento nel suo insieme, specie se si t ra t ta di tutelare la moralità par lamentare e governativa; sì, anche e soprattutto la moralità governativa. Perchè, onorevoli senatori, in democrazia se il Governo ha il dovere di non tradire, con il comportamento di alcuni suoi membri, la fiducia del Parlamento, il Parlamento a sua volta, senza distinzione tra Camera dei deputati e Senato, ha il diritto di tutelare da sé la propria dignità e la moralità del Governo, perchè ciò facendo adempie anche ad un suo fondamentale dovere: quello cioè di salvaguardare il prestigio di tutto il Paese.
Bene ha fatto il Senato, quindi, attraverso la opera di uno dei suoi più modesti componenti (reso diligente da un biennio circa di azione parlamentare, diretta, se non ad eliminare del tutto, almeno a segnalare attività in procinto di sconfinare, se non già sconfinate, dai limiti del lecito), a non arrestarsi davanti a interrogativi gravi circa l'idoneità a sedere negli scanni parlamentari o nelle poltrone ministeriali di alcuni componenti del Parlamento o del Governo; sopraffatto quando il partecipare a questa azione di chiarimenti proveniva, e proviene, da un deputato — ripeto — che fa parte della maggioranza governativa!
Ed ecco l'origine della mia interrogazione, annunciata nella pubblica seduta del 26 aprile, il cui testo, conservato integralmente anche in sede
di interpellanza, suona nei termini nei quali è stato testé letto dalla segretaria senatrice Merlin.
Mi si perdoni un peccato di superbia, onorevoli colleghi, ma la mia interrogazione meritava ben altro trattamento dall'onorevole Presidente del Consiglio. Egli avrebbe dovuto intervenire, e — perchè no? — avrebbe dovuto anche influire presso gli organi del suo partito, perchè nessuna notizia fosse comunicata al pubblico circa il corso della famosa — divenuta ormai famigerata — inchiesta interna di partito, se non dopo che esso Presidente del Consiglio avesse ampiamente riferito in Senato, in sede di esauriente risposta alla mia precedente interrogazione. Invece, mentre l'onorevole Viola, nell'interno del Gruppo democratico cristiano e dello stesso partito, viene sottoposto al sistema della « doccia scozzese », nella seduta del l ' l l maggio l'onorevole Andreotti, rispondendo a nome del Presidente del Consiglio, alla mia interrogazione, così si esprimeva : « L'interrogazione si riferisce ad un articolo dell'onorevole Viola, nel quale, senza far nomi, si ri\ol-gono, in termini generici, severe censure contro membri del Parlamento e del Governo ». « Successivamente lo stesso onorevole Viola rendeva noto, in una lettera ad un giornale romano, che il Direttorio (così sta scritto nella copia autentica in velina redatta presso la Presidenza del Consiglio) del gruppo parlamentare al quale egli appartiene, lo aveva formalmente e categoricamente invitato a far nomi e precisare fatti. L'onorevole Viola aggiungeva di accogliere l'invito, e smentiva la notizia, dal giornale pubblicata, di avere subito pressioni di alcun genere o tentativi di insabbiamento ». « Risulta — continua la risposta — che questo lavoro di precisazione è in corso. Evidentemente, fino a che non si giunga a conclusioni che affermino responsabilità concrete, il Governo non ha modo né motivo di intervenire, avendo anzi tutte le ragioni per ritenere che si t ra t t i di voci infondate ». (Questo in data 11 maggio mentre era ancora in corso l'inchiesta). « Una volta accertata la responsabilità di chi accusa e di chi è accusato, il gruppo parlamentare interessato, e, in quanto lo riguardasse, anche il Governo, daranno certamente all'opinione pubblica (non al Parlamento, non all'interrogante!), le soddisfazioni che esigono le norme dell'onestà e della probità politica ».
Onorevoli colleghi, chiedo scusa se ho riletto la risposta alla mia precedente interrogazione, ma
16935 — Senato della Repubblica
194850 C D X X X I I SEDUTA
t rat tasi di un documento che, insieme al testo del noto comunicato del Consiglio dei Ministri, rap
presentano la prova provata del deliberato pro
posito del Governo di soffocare questo grave scan
dalo, opponendosi deliberatamente a qualsiasi in
chiesta parlamentare. Proposito di insabbiamen
to ed atteggiamento antiparlamentare che vanno da noi seriamente meditati. (Benìssimo).
Nella risposta all'interrogazione, mentre si an
nunzia che è in corso un lavoro di precisazione da parte degli organi di partito, si esprime nel con
tempo un giudizio prematuro col rendere noto che il Governo ha tutte le ragioni per ritenere che si t ra t t i di voci infondate.
Avrei potuto approfittare di quella strana ri
sposta, per mettere in evidenza l'antidemocratico atteggiamento del Governo; e invece, per carità di patria, me ne sono astenuto, limitandomi a di
chiararmi insoddisfatto e a trasformare l'interro
gazione in interpellanza. Eppure la detta rispo
sta si presentava in modo tutt 'al tro che corretto, dal punto di vista parlamentare! Perchè una in
terrogazione parlamentare relativa ad accuse, gravi accuse, contro membri del Parlamento e del Governo che non possono né debbono essere sot
t rat te all'esame e al giudizio del Parlamento stesso, non poteva né doveva consentire all'ono
revole Presidente del Consiglio di far comunicare che egli non aveva nulla da rispondere all'interro
gante, essendovi in corso una inchiesta interna di partito. E ciò, specie quando la trattazione della interrogazione non era stata da me sollecitata ma fissata improvvisamente per iniziativa dello stes
so Governo, senza il preventivo consuetudinario accordo t ra interrogante ed interrogato! (Com
menti). Questa ben strana procedura posta in essere
dall'onorevole Presidente del Consiglio ha dato luogo, malgrado la mia assoluta discrezione, ad un atto di accusa ben preciso da parte di una certa autorevole stampa, tutt 'al tro che benevola nei con
fronti dei parlit i di sinistra. Si legge in questo atto di accusa — che io sottoscrivo toto corde ■— che « il Parlamento ha bene il diritto di tutelare il proprio prestigio nella correttezza e nella ono
rabilità dei suoi membri, e quindi di essere giudi
ce della loro condotta; il partito, se lo crede, può aggiungere una propria inchiesta, perchè esso è giudice dei propri iscritti, ma non può preten
dere che la sua inchiesta sia preclusiva alla co
gnizione del Parlamento ».
6 G I U G N O 1950
Stando all'onorevole Presidente del Consiglio sembrebbe invece che ai parlamentari dei grappi di maggioranza dovrebbe essere riconosciuta una specie di privilegium fori, per lo meno nel senso che non potrebbero essere incolpati dinanzi al Par
lamento, se non previa inchiesta del partito e esito positivo di essa. « Con che il partito di mag
gioranza verrebbe ad essere investito di un potere simile a quello che hanno i giudici istruttori : as
sodare la fondatezza o meno dell'accusa, e, solo nel caso che le accuse fossero fondate, rinviare al giudizio del Parlamento ».
Ci troviamo così in presenaa, a seguito di que
sto nuovo metodo democratico dell'attuale onore
vole Presidente del Consiglio, di un istituto par
lamentare del tutto inedito : quello cioè dell'auto
rizzazione a procedere che il Parlamento dovreb
be richiedere al partito, prima di procedere con
tro i senatori o deputati del partito di maggioran
za, siano accusati, siano accusatori, siano calun
niati, siano calunniatori ! Ma la gravità della cosa è stata accentuata dal
l'inopportuno comunicato del Consiglio dei Mini
stri, con cui, in spregio alla sovranità del Parla
mento, il Governo ha approvato e fatto suo un lodo probivirale del partito, non ancora steso ma conosciuto soltanto per sentito dire. Tant'è vero che il gruppo parlamentare democristiano, riuni
tosi dopo il detto comunicato per decidere non sugli accusati, ma sull'accusatore, non ha potuto concludere, perchè sino a iersera i dirigenti di Piazza del Gesù e i probiviri democristiani non avevano fornito il testo completo del lodo stesso, non ancora redatto nella sua interezza! A meno che col detto comunicato, annunziante il ricorso dell'accusato ministro Spataro all'autorità giudi
ziaria, non si siano voluti creare i presupposti per la liquidazione dello stesso Ministro, quando nel numero 2° di tale comunicato si scrive : « Oltre questa ragione sostanziale, esiste anche quella formale che gli addebiti che gli vennero mossi si riferiscono a un periodo di tempo precedente alla sua partecipazione al Governo, e non riguardano né direttamente né indirettamente la sua attività di Ministro ».
Attenzione, onorevole De Gasperi, alle quinte colonne in seno alla Presidenza del Consiglio! Un'altra volta — chiedo scusa del suggerimento — rediga personalmente i comunicati, altrimenti correrà il rischio di promuovere ministri anche coloro che, in precedenza, hanno avuto una con
dotta censurabile!
SSIONI
Alti Parlamentari — 16936 —• Senato della Repubblica
1948-50 - O D X X X I I SEDUTA DISCUSSIONI 6 G I U G N O 1950
Strano principio, onorevoli colleghi, che, a parte ogni espressione di solidarietà governativa, rappresenta lo scotto d'uso in talune forme deteriori di democrazia. I l detto comunicato, nel tentativo di seppellire nell'oscurità e nella probabile compiacenza di una inchiesta interna di partito gravi responsabilità di autorevoli parlamentari e Ministri in carica, instaura il principio che sia sufficiente ad un parlamentare o ad un governante ricorrere soltanto alla Magistratura, senza prima promuovere apposito giudizio del Parlamento, onde ricevere il certificato di probità morale e politica, che è una cosa ben diversa dalla sanatoria penale.
Ma non vi accorgete, signori del Governo, che con tale sistema voi esponete la stessa Magistratura e le istituzioni democratiche al generale discredito?
Chi toglierà dalla mente di molti italiani che il più coraggioso dei magistrati — e di tali magistrati in Italia ve ne sono molti — di fronte ad un Ministro sostenuto dal Governo e ad un parlamentare che ha la solidarietà della maggioranza parlamentare, sia pure involontariamente, si senta minorato nel suo giudizio, in conseguenza del timore, sarei per dire reverenziale, di screditare il Paese, sconfessando con una sua decisione l'operato del Governo e della maggioranza del Parlamento?
Onorevole De Gasperi, è possibile che ella, nel suo dichiarato amore verso la democrazia, non si accorga che, opponendosi all'inchiesta parlamentare, dà luogo ad un tale spettacolo — e chiedo scusa dell'espressione — di insensibilità e di mancanza di dignità, da compromettere inesorabilmente il buon costume democratico? Non si accorge che, così agendo, distrugge le fondamenta stesse della democrazia, la cui inestimabile prerogativa morale sta proprio nell'esistenza di pubblici controlli sulla condotta di chicchessia, senza omertà e senza immunità? Né il ricorso alla Magistratura può ridare completa fiducia e soddisfazione al Paese, perchè vi sono dei fatti censurabili politicamente ma che non sono perseguibili penalmente : ad esempio, se un Ministro — costituitosi un Gabinetto, con elementi in prevalenza parenti, non impiegati o funzionari — si porta dietro di sé tali gabinettisti, nelle varie peregrinazioni, si parlerà senz'altro di malcostume politico e come tale censurabile, ma giammai di un fatto perseguibile penalmente.
Onorevole De Gasperi, ella ieri l'altro, in occasione di un suo interessante intervento al Congresso internazionale di Studi sociali, dissertando sul liberalismo, ha trascurato di parlare di un certo costume di vita vigente in Italia prima del fascismo; ne hanno parlato ma non a sufficienza, questa volta, alcuni giornali.
10 voglio qui ricordare alcuni eloquenti precedenti in aggiunta a quelli ricordati dall'onorevole Gasparotto, in sede di illustrazione del suo ordine del giorno sul bilancio del Ministero dell'interno.
11 12 dicembre 1909 l'onorevole Eugenio Maury deputato di Città S. Angelo (Abruzzo, ancora una volta l'Abruzzo è in causa, ma è semplice coincidenza), fu nominato Sottosegretario di Stato, nel secondo Ministero Sonnino, alle poste e telegrafi. Annunciata la nomina, il corrispondente da Chieti di un giornale di Milano « La Lombardia », rivolse all'onorevole Maury aspra censura per una presunta speculazione di lui su una casa che il Maury possedeva a Parigi, che aveva venduto e che gli era pervenuta dai suoi antenati; affare meramente privato e mediocre, ma esposto in guisa tale e soprattutto con commenti polemici tali che potevano allora ferire la sensibilità, la suscettibilità e l'onorabilità di un parlamentare e in special modo di un parlamentare assurto al Governo. Non vi era alcun dubbio che il fatto narrato dallo scrittore del « Lombardia » offuscasse l'onorabilità del Maury. Allora l'onorevole Sonnino, autorevole capo del Governo del tempo, consigliò all'onorevole Maury di dar querela con ampia facoltà di prova, facendo però precedere le sue dimissioni da Sottosegretario, e ciò allo scopo di allontanare ogni eventuale sospetto che il suo permanere al Governo durante il processo mirasse ad influire sulla Magistratura. Scrupolosamente lo onorevole Maury diede querela e si dimise in conformità al parere del suo Presidente del Consiglio ; sì dimise dopo appena 48 ore che era Sottosegretario ; né potè più ritornare al suo ufficio perchè il ministero Sonnino cadde mentre il processo non era ancora esaurito.
Ed ancora, l'onorevole Ferri, nel 1903, iniziò un'aspra campagna contro l'amministrazione della marina da guerra e specialmente contro il suo autorevole Ministro, l'ammiraglio Bettolo, deputato ligure, il quale diede querela al giornale e all'onorevole Ferri. Le accuse erano gravi e reiterate e prima che si iniziasse il processo, clamoroso processo, l'onorevole Bettolo si dimise — giugno
Atti Parlamentari — 16937 — Senato della Repubblica
1948-50 - ODXXXII SEDUTA DISCUSSIONI 6 GIUGNO 1950
1903 — dal Ministero Zanardelli-Giolitti in cui era molto considerato ; si dimise benché vari colleghi e amici di lui stimassero che egli non avesse bisogno di dimostrare la sua onestà in un dibattito giudiziario. Per la natura e la vivacità della campagna che l'onorevole Ferri conduceva, l'onorevole Bettolo insistette nella querela e nelle dimissioni da Ministro onde poter partecipare al processo come un libero e comune cittadino. Egli ritornò Ministro nel 1909, e quando poco dopo raggiunse i limiti di età d'ammiraglio, non volle che l'onorevole Luzzatti proponesse alla Camera una legge per prorogare codesti limiti. Inoltre, andato a riposo, non accettò l'offerta di dirigere la casa Armstrong. Oggi abbiamo governanti e parlamentari che dirigono vari enti durante la carica! Offerta provveduta da un cospicuo stipendio, ma che parve all'onorevole Bettolo non decorosa per il suo alto grado militare e non compatibile con la sua funzione di deputato. Altri tempi! Io mi auguro che da questo punto di vista •— e soltanto da questo punto di vista — tornino ancora una volta quei tempi, non solo nell'interesse delle istituzioni democratiche ma anche, e chiedo scusa al senatore Gasparotto, per evitare che ci sia spesso, sia pure affabilmente, qui ricordato il toccante episodio del presidente Giovanni Lanza il quale dopo essere stato capo del Governo fu costretto a vendere per 250 lire la famosa mucca, per sopperire alle necessità domestiche !
E poiché oggi nel Parlamento della Repubblica si avrà ampia occasione di parlare dell'Abruzzo, mi sia consentito di ricordare agli immemori suoi corregionali che, quando fu aperto il testamento di Silvio Spaventa, si accertò che il suo patrimonio ammontava a sole 28 mila lire, che il grande Spaventa lasciava alla moglie con diritto di usufrutto e con l'obbligo di trasmettere tale somma all'Asilo infantile del natio comune di Bomba.
Oggi sembra che l'esempio di questo abruzzese, seguito per molti anni da quasi tu t t i i parlamentari della regione a qualsiasi partito essi appartenessero, non desti alcuna seduzione. Eppure nei manuali parlamentari che ci vengono distribuiti non sarebbe superfluo scrivere in prima pagina il monito, in epigrafe o in anteporta, di Silvio Spaventa : « Per avere, cioè, il diritto di governare lo Stato, a qualunque Part i to si appartenga, e per fare una finanza severa domandando al po
polo italiano i sacrifici che occorrono, è d'uopo che gli uomini politici in tut t i gli att i della loro vita pubblica, serbino non solo la sostanza, ma anche l'apparenza della più rigida moralità »
Onorevoli colleghi, già prevedo quello che ci dirà l'egregio senatore Cingolani... (commenti)... e cioè che è poco patriottico alzare i veli che coprono i sacri misteri del malcostume di partito, per non dare soddisfazione ai nemici della Democrazia che stanno in agguato ; meglio quindi sarebbe soffocare gli scandali veri o supposti!
Ora, per dirla col vostro « Quotidiano », una « simile procedura, in sé inammissibile, non risolverebbe nulla, anzi aggraverebbe il sospetto; e poiché in politica conta, oltre ciò che è, quel che sembra ad una parte più o meno vasta della pubblica opinione, un eventuale soffocamento degli scandali avrebbe ripercussioni negative. L'ideale sarebbe che questi episodi non fossero possibili ».
Onorevoli senatori, giunto a questo punto si rende indispensabile che io faccia una precisazione e rivolga alcune domande all'onorevole Presidente del Consiglio.
La precisazione è la stessa che io ebbi a fare sin dal 17 maggio u. s., ad alcuni giornalisti, a seguito di un certo compromesso che si annunziava fosse stato raggiunto nel corso di un colloquio svolto t ra gli onorevoli Cappi, Viola ed alcuni membri del Comitato direttivo del Gruppo parlamentare democristiano della Camera dei deputati.
Dissi allora, e ripeto oggi : « Non è lecito che un parlamentare pronunci accuse gravi, come quella contenuta nell'articolo dell'onorevole Viola sull'« Italia d'oggi », senza che il Parlamento sia esattamente informato se l'accusa corrisponda o meno alla verità. Non c'è omertà da parte del Governo che possa coprire un così grave scandalo, che investe non tanto le persone, nella fattispecie trascurabili, dei protagonisti, quanto la dignità stessa del Parlamento e del Part i to al quale quei protagonisti appartengono. O l'onorevole Viola è, in ipotesi, un calunniatore, e pertanto egli non sarebbe degno di appartenere al Parlamento, oppure le sue accuse sono fondate e nessuna disposizione morale o politica dà diritto a lui e al Governo di assolvere le persone incriminate ».
Le domande, onorevole De Gasperi, sono le seguenti :
1) Perchè non sono stati presi in considerazione i fatti denunciati in questi primi due anni
Atti Parlamentari — 16938 — Senato della Repubblica
1948-50 - C D X X X I I SEDUTA DISCUSSIONI 6 G I U G N O 1950
di vita parlamentare nei due rami del Parlamento, fatti documentati a sufficienza?
2) Che ne è stato dell'inchiesta preannunziata fin dal 17 novembre 1949 sui famosi carri armati o residuati ferrosi, scoperti dai carabinieri di Civitavecchia su un piroscafo panamense in procinto di levare le ancore da quel porto?
3) È vero che una inchiesta sui monopoli, provocata da un alto ufficiale della finanza ed eseguita da un integerrimo Consigliere di Stato, ha avuto per risultato l'insabbiamento — chiedo venia se uso ancora questo termine, ma ormai in questi giorni è diventato di moda — della relazione, malgrado i fatti emersi?
4) È vero che in via Marche 1 esiste una società diretta da un parente degli Scalerà, il quale fa il buono e il cattivo tempo presso la Direzione generale dei Monopoli?
5) Perchè il Governo non ha sino ad oggi risposto all'interpellanza n. 146 presentata dal Presidente Mt t i , relativamente alla discutibile gestione dell'Istituto Nazionale Assicurazioni?
6) Perchè il Governo non è intervenuto per chiarire e denunziare all'Autorità giudiziaria il noto mercato della crusca, da tempo trat tato in questa Aula dal senatore Spezzano, e di cui in questi giorni e anche stamane sono apparsi su un giornale di Roma, con molta sensibilità ed opportunità, due documenti fotografici di notevole gravità, nonostante le strane ed arbitrarie spiegazioni fatte pubblicare dall'onorevole Paolo Bonomi sul « Messaggero » del 2 corrente? Onorevole Presidente del Consiglio, ella saprà certamente che negli anni 1948-49 tu t ta la crusca prodotta in Italia fu monopolizzata dal Ministero dell'agricoltura, che la doveva concedere solo a chi forniva la prova di essere agricoltore, possessore di bestiame — quindi in base ad elementi nominativi ed a capi di bestiame — o di esercitare l'industria dell'allevamento e di ingrasso del bestiame. Ora, in merito ai due ordinativi di pagamento, l'uno di 13 milioni e l'altro di 5 milioni, di cui alle predette riproduzioni fotografiche, è stato ammesso che nel 1948 la Confederazione coltivatori diretti, allora diretta dall'on. Paolo Bonomi, ha venduto i buoni-crusca ricevuti dal Ministero della agricoltura alla Federazione dei consorzi agrari. Questo fatto, tutt 'al tro che scandalistico, pone in essere diversi reati punibili con pene elevate, e precisamente: commercio illecito di generi in
quell'epoca contingentati; vendita a prezzo maggiorato ; destinazione diversa -— vendita ad altra persona, o meglio altro ente — di quella crusca che era stata data a scopi determinati, e cioè concessione per sola distribuzione a coltivatori diretti, secondo le norme indicate; infine, una configurazione di truffa, anche ai danni dei legittimi destinatari della crusca. Trattandosi di fatti così gravi, si è provveduto ad instaurare di ufficio o su denuncia della pubblica Amministrazione, apposito procedimento penale? Il che è particolarmente rilevante, onorevoli colleghi, perchè il chiamato in causa è un parlamentare molto temerario, per non usare una diversa qualificazione, un parlamentare cioè che, nella sua veste di presidente della Federazione dei Consorzi agrari, non soltanto sostituisce i presidenti di consorzi provinciali socialisti e comunisti, ma sostituisce persino i presidenti di consorzi provinciali democristiani, se onesti, e si adopera per insediarvi persone legate a lui da ricordi ventennali, da legami cioè tutt 'al tro che cristiani. (Commenti dai vari settori). . 7) Perchè non si è fino ad oggi provveduto ad eseguire, da parte del Ministero competente, l'ispezione prevista dall'articolo 2 del decreto legge 14 dicembre 1947, n. 1577, sulla gestione CONDAS (Consorzio nazionale cooperative di consumo t ra dipendenti dello Stato), il cui bilancio 1948 non è stato ancora approvato da tut t i i sindaci per talune gravi irregolarità, t ra le quali l'essere stati indicati in bilancio, in corrispondenza della vendita di 431.760 pacchi di pasta e zucchero, un utile di soli 80.488.203,25 invece di L. 191.429.000? Forse tale trattamento di favore dipende dal fatto che magna pars di detto consorzio è quello stesso Capo di gabinetto del Ministro Segni che ha saputo così bene manipolare le recenti elezioni per la nomina del Consiglio di amministrazione della Federazione nazionale dei consorzi agrari, in cui risultarono eletti a presidente l'onorevole Paolo Bonomi e a consiglieri altri parlamentari dello stesso partito di maggioranza, i quali, di recente, come abbiamo appreso in quest'Aula, si sono intensamente adoperati per far votare affrettatamente un disegno di legge, diretto ad accrescere i loro poteri rispetto ai consorziati !
8) E sempre in tema di pacchi di pasta, zucchero e caffè: perchè il Governo non è intervenuto nei confronti dell'Associazione nazionale reduci dalla prigionia, di recente eretta in ente morale,
Atti Parlamentari — 16939 — Senato della Repubblica
1948-50 - ODXXXII SEDUTA DISCUSSIONI 6 G I U G N O 1950
su iniziativa di un Sottosegretario di Stato tuttora in carica, malgrado i gravi fatti ripetutamente denunciati in Parlamento e sulla stampa?
9) Sa l'onorevole De Gasperi che presso l 'AGIP, il cui capitale appartiene per il 60 per cento allo Stato (Ministero delle finanze), per il 20 per cento all'I.N.A., e per l'altro 20 per cento all 'Istituto della previdenza sociale, si sono insediati due parlamentari, l'uno con mansioni di vice presidente e l'altro di consulente con relativi emolumenti, che, dai bene informati, si fanno ascendere a qualche centinaio di migliaia di lire mensili?
10) È vero che uno dei membri del Governo, menzionato sia pure dolcemente dall'onorevole Viola, siccome proprietario di una villa acquistata di l'ecente, nel gennaio 1948 versava ancora in tali ristrettezze economiche che ella, onorevole Presidente del Consiglio, con encomiabile spirito di solidarietà, si vide costretto ad aiutarlo con un sensibile sussidio finanziario?
11) È vero che lo stesso Ministro, insistendo nel non voler lasciare la Presidenza di un importantissimo istituto riordinato con decreto del Capo provvisorio dello Stato in data 2 gennaio 1947, n. 8 (carica questa incompatibile con la sua attuale posizione di Ministro), ha reso (per aver ritardato le sue dimissioni di cui soltanto stamane si ha notizia leggendo il « Popolo ») impossibile la nomina del nuovo Consiglio di Amministrazione, con conseguente nocumento per la funzionalità dell'Istituto stesso?
12) In quali date l'onorevole Ministro Spataro ha lasciato le Presidenze delle società, oltre quelle indicate nel lodo, e cioè della Società imprese edilizie, della Società industria prodotti agricoli, dell'Istituto immobiliare italiano, della Società per azioni Consorzio opere ricostruzioni immobiliari ecc.?
13) Quali provvedimenti sono stati adottati, onorevole Presidente del Consiglio, a carico del Capo della polizia e del vice Questore dott. An-gotta, per il loro arbitrario intervento in una questione di partito sorta t ra i democristiani Ma-cioce Augusto e Franco Evangelisti, di cui al lodo emesso il 15 marzo 1950 dal collegio romano dei probiviri della democrazia cristiana?
In detto lodo si legge t ra l'altro : << L'Evangelisti non ha dato alcuna prova del suo assunto e cioè che vi fosse stata un'inchiesta nei suoi confronti e quale esito abbia avuto tale inchiesta. Risulta, invece, che è stata mossa, l'Autorità di pubblica sicurezza, illegalmente e irritualmente da influen
ze e da interferenze personali determinate da una speciale posizione politica a scopo esclusivamente personale, in quanto nessuna denunzia o querela è stata presentata e tale Autorità di pubblica sicurezza è stata indotta ad indagare su una questione che riguardava esclusivamente il partito. Tale sistema, che implica una violazione di legge, va condannato, anche perchè se venisse applicato ridonderebbe a disdoro del partito, e, però, il. comportamento dell'Evangelisti, tenendo presente la sua giovane età ed il fatto che, pur ricoprendo delicate funzioni, non ha avuto il tempo e la possibilità (cosa che si ottiene mediante una lunga esperienza) di formarsi quella sensibilità politica che necessita nella posizione in cui si trova, in via di longanimità si ritiene suscettibile di una semplice deplorazione » !
Potrei continuare, ma, ripeto, per carità di patria sospendo per oggi, non senza richiamare l'attenzione del Parlamento e del Governo che in tutte le collettività possono insinuarsi dei disgraziati che le disonorino; ma perciò bisogna che le dette collettività provvedano a salvaguardare se stesse ed a strappare dal loro seno fin alla radice il male.
Onorevoli colleghi, lasciando da parte per un attimo ogni divergenza ideologica che ci possa dividere, uniamoci in un comune intento e pronunciamo l'espulsione, quanto meno morale, di chi fosse indegno di appartenere al 'Pai iamento italiano come chi, accusato di indegnità, non provvedesse a dimostrarsene degno, anzitutto e soprattutto per le vie parlamentari.
Signor Presidente, onorevoli senatori, ieri partecipando ad una seduta della Commissione centrale imposte dirette, Sezione speciale profitti di regime, dopo tre anni di attività, di fronte alla constatazione che i pesci grossi sono fuggiti dalle maglie della rete per la complicità di alcuni uomini di Governo — come ebbi a denunziare in sede dì trattazione di apposita mia interrogazione — trovandomi in presenza dei così detti moscerini, e cioè di alcuni piccoli profittatori, per la prima volta dopo tre anni ho avuto titubanza a giudicare ! Ho pensato : come giudicare il A ecchio malcostume, se oggi l'attuale, l'odiernissimo malcostume corre il rischio di uguagliare quello passato? Come giudicare serenamente, se nello stesso lodo democristiano, pubblicato solo stamane, vi sono i presupposti per perseguire in base alla legge sui profitti di regime del 26 marzo 1946 qual-
Atti Parlamentàri — 16940 — Senato della Repubblica
1948-50 - C D X X X I I SEDUTA DISCUSSIONI 6 G I U G N O 1950
che governante attuale, il quale, indipendentemente dall'aver avuto o non aver avuto la tessera del partito fascista, ha approfittato del malcostume ventennale per arricchirsi?
E lei, signor Presidente del Consiglio, collabori con il Parlamento per far luce, sempre più luce. Onorevole De Gasperi, come mai di alcuni parlamentari e di alcuni governanti se ne dicono tante (e qualche cosa di vero c'è sempre) e invece contro di lei che, per la sesta volta è Capo del Governo pur avendo la disponibilità di tut t i i fondi segreti dello Stato (rumori dal centro) nessuno ha potuto sino ad oggi elevare la benché minima censura? Mi sia consentito di darle atto di ciò, anche in relazione al tentativo di voler censurare la stampa italiana per pretesa campagna scandalistica in tema di malcostume. (Rumori al centro).
Non c'è da rumoreggiare, onorevoli colleghi. Il senatore Lucifero, un anno fa, nel distaccarsi dai suoi amici liberali, andava dicendo: siamo sulla strada dì un nuovo 3 gennaio.
Senatori liberali, socialdemocratici, repubblicani, indipendenti, colleghi onesti e democratici, an che del partito di maggioranza, uniamoci per evitare questa ia t tura; guai a quei governanti che in democrazia non danno assicurazioni che luce sarà fatta piena e intera; la penombra proiettata da un noto lodo arbitrale di partito è troppo misera cosa ! Che forse dobbiamo consentire che si generalizzi il deteriore principio per cui db uno disce omnes?
No, onorevoli colleghi, prima che una larga inchiesta parlamentare abbia esaurito i suoi lavori, io non voglio, non posso, non debbo venire a questa terribile conclusione. (Approvazioni, applausi).
Signor Presidente, onorevoli colleghi, nella seduta conclusiva del Congresso Internazionale di studi sociali tenutosi in questi giorni a Roma, lo onorevole De Gasperi ha concluso il suo interessante discorso con le seguenti parole : « Non è vero che Cristo si sia fermato ad Eboli, Cristo cammina ancora dinanzi a noi per segnarci le vie della giustizia e della pace ».
D'accordo onorevoli senatori, ma con una variante che prego di non voler tacciare di irriverenza; e cioè che nel nostro caso il Cristo è il popolo italiano, il quale non si è fermato al 18 aprile, ma cammina, cammina per risolvere il suo problema morale e attraverso il problema morale
assicurare a tut t i i cittadini libertà, lavoro, pace e giustizia sociale. (Vivissimi applausi dalla sinistra, molte congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onorevole Cingolani, per svolgere la sua interpellanza.
CINGOLANI. Onorevoli colleglli, in particolare mi rivolgo a lei, iniziando, onorevole Grisolia; non è stata irriverente la ultima sua frase, ella forse non sa, e mi permetta a me di ricordarlo qui nella solennità di questa Assemblea, che la nostra fede ci fa consanguinei del Cristo, e vediamo un possibile Cristo nel volto del prossimo nostro, ed è quel Cristo che cammina per le strade insanguinate del mondo, è quello che cammina per cercare dovunque carità e giustizia: giustizia sociale, e charitas nel senso integrale e pieno della parola. E debbo ancora rassicurarlo circa il valore della mia interpellanza, la quale non è stata presentata per neutralizzare in qualche modo il preveduto e prevedibile attacco al Governo del senatore Grisolia, poiché il Governo non ha bisogno di cercare al di fuori della propria responsabilità degli aiuti sui banchi dei senatori; ma io ho voluto soltanto portare qui, cercando di liberarmi dalle impressioni diciamo pur ardenti e drastiche di quanto è avvenuto in questi ultimi due mesi, una mia esperienza di vagante in ogni parte d'Italia in un possibile incognito, avvicinando gente di tutte le classi sociali, di tut t i i ceti : dirò che mi hanno fatto brutta impressione i sorrisi scettici, i crollamenti di capo, le conversazioni amare, giudizi senza discriminazione di parte, senza discriminazione t ra accusati e accusatori, sorpresi nell'umile vita quotidiana.
C'è uno scandalo, indubbiamente, ma lo scandalo consiste nella leggerezza estrema con cui si accettano e si montano mormorii, pettegolezzi, travestimenti di rancori e di gare personali sotto un manto di catonismo che è molte volte da quattro soldi ma è audace nell'attaccare, da prima rimanendo nelle nebbie della parola lanciata e poi subito coperta, nel tentativo di creare un fumus così intenso da non far più intravedere al semplice uomo della strada dove sia l'accusa e chi siano gli accusati e gli accusatori. Le mezze parole hanno influenza maggiore di qualunque accusa articolata e specificata; il crollare del capo, il non far mai nomi, il dire a tut t i « non mi far parlare se no dico troppo » ; oppure : « non posso parlare* » « lasciami stare », sono tut t i metodi antiéhì" già " bollati dalla musa vernacola tanto milanese che
Atti Parlamentari — 16941 — Senato della Repubbh,-"
1948-50 - O D X X X I I SEDUTA DISCUSSIONI 6 GIUGNO 1950
romanesca, e che coprono il diffamatore consapevole e incosciente.
Avrei preferito anch'io un'altra impostazione, non dico di questo problema, ma di questo complesso di problemi.
Io ricordo — non perchè fossi coetaneo, ma per quella passione politica che nella mia generazione ha fatto sì che anche i ragazzi leggessero avidamente i giornali — io ricordo le accuse portate in pieno Parlamento, a fronte alta, eccessive talvolta : ma si pagava di persona. Non c'era dapprima l'assaggio discreto col foglietto di limitata circolazione ; non c'era il brulichìo di piccole, modeste curiosità, di piccoli cerchi ristretti intorno a questo o a quel deputato o senatore. Questo poteva essere un metodo del più degenere parlamentarismo; affidato solo alla memoria comica di Cocca-pieller. Ma Cavallotti no, è un'altra cosa; Ferri no, è un'altra cosa! Si accusava, si sosteneva la accusa, si rimaneva sconfitti anche, come Ferri rimase sconfitto di fronte a Bettolo.
L'uomo della strada oggi non tanto segue quello che, si badi, nella Camera non è stato detto, che è cominciato ad esser detto qui, esteso volgarmente dal collega Grisolia nella trattazione della sua interpellanza, trattazione sotto certi aspetti più impropria di quella di qualche suo collega dell'altro ramo del Parlamento.
Oggi, ma solo oggi, il problema è posto dinanzi alla responsabilità di Governo e dinanzi alla responsabilità dei parlamentari e del Paese.
Ma non solo da oggi è sorta questa campagna scandalistica giornalistica, che dura da ben due mesi. Badate bene, io ne parlo con infinita amarezza, perchè ho avuto sempre una immensa, direi abbandonata, fiducia nella stampa. Lasciamo stare la frase storica del quarto potere; indubbiamente in democrazia la stampa è spada, è bandiera, è forza educativa, è difesa della libertà, è quotidiano richiamo della pubblica opinione ai problemi gravi e seri che la democrazia deve risolvere attraverso i suoi organi costituzionali.
Ma qui le impostazioni parlamentari o, meglio, che dovevano essere parlamentari ma che non lo sono state, sono state tradotte in titoli rocamboleschi con richiami e contorni che fanno perdere la visione della realtà, fanno perdere la visione dei limiti dell'accusa ed eccitano a condannare quando ancora nemmeno si sa quali siano le figure degli accusati, e, saputele, si condanna prima ancora di ascoltare l'accusato. E il lettore
della strada, quello che legge il giornale gratis davanti all'edicola — perchè c'è oggi quella forma nuova di propaganda attraverso segni gialli, rossi o turchini sul foglio esposto — se ne va scrollando la testa, mormorando, va al di là del bersaglio che gli viene offerto : non esalta Viola e non deprime gli accusati, ma se la prende con l'ambiente dal quale escono. E costui si chiede : ma è cosa seria questa democrazia? Ma a che serve questa libertà? Che valore morale ha questo istituto repubblicano nel quale sembra che ogni senso di civismo sia stato dimenticato, e dimenticata la correttezza del vivere civile? Non c'è più un imperativo morale personale per vivere secondo la legge di Dio e la legge degli uomini? E io li ho avvicinati : portieri, tranvieri, ecc. E intanto seguita, nelYhortus conclusus dell'ambiente più strettamente politico e politicante, la ricerca affannosa del fuscello negli occhi del fratello e del collega, ed anche la battaglia politica si snatura perchè dalla lotta per le idee e dalla gara per meglio operare in ogni campo per valorizzarle, si passa a cercare un altro genere di lotta, che eviti la battaglia e la critica dei programmi per fermarsi o per cercare o addirittura per inventare le debolezze morali dell'avversario. E tutte le accuse sono buone : tu t ta l'autocritica è morta.
C'è un Parlamento — mi pare in Inghilterra — in cui, prima di accusare, bisogna depositare la prova della verità che forma sostanza dell'accusa. Sarebbe molto bene che anche in Italia si potesse operare così. Comunque rimane gran maestro Voltaire, per quello che ha detto o che gli si attribuisce di aver detto : « mentite, mentite, qualche cosa resterà ». Oppure, di fronte alla comica spavalderia di qualche accusatore, forse è più adeguato al tema citare l 'arietta della calunnia del « Barbiere di Siviglia ». Non per nulla i nostalgici soffiano nel fuoco ; vero o non vero o parzialmente vero quello che ha pubblicato e conferma stamane un giornale del mattino, (sui connubi t ra gerarchi fascisti e un deputato comunista), rimane il fatto che è facile passare dal dispregio della vita morale e del vivere democratico, dal giudizio sommario su uomini ed istituti che lo rappresentano e lo sorreggono, a pensare che si stava meglio quando si stava peggio; e del passato regime non si ricordano più le malefatte ma i rari casi nei quali taluno, colto con le mani nel sacco, veniva detronizzato dal suo posto di ras e mandato al confino. Pericoloso gioco, questo, che può finire
Atti Parlamentari 16942 — Senato della Repubblica
1948-50 - C D X X X I I SEDUTA DISCUSSIONI 6 G I U G N O 1950
per deformare la pubblica opinione, la quale è completamente disorientata, da quasi due mesi, da una grandine scandalistica che le impedisce ogni libertà di documentazione e di giudizio.
Si è cominciato con l'articolo Viola, molto minaccioso e molto vago. Il senatore Grisolia ce lo ha riletto, ed io non cito le frasi : era utile che lo rileggesse perchè l'articolo è stato perso di vista, durante i due mesi di polemica. Perfino il « Paese » ha ritenuto utile .di ripubblicarlo il 28 di maggio. Esso è così vago, così generico, pur così improntato ad una maestosa retorica di denuncia, che non poteva portare a immediate querele, né al richiamo di responsabilità. Questo 3 gennaio, che è stato citato anche qui dal mio collega, può diventare uno slogan, ma uno slogan molto improprio. I l 3 gennaio : chi è che rappresenta Mussolini? Chi è che rappresenta la pavida borghesia? Chi è che rappresenta quei valorosi combattenti che prudentemente si riunivano ad Assisi invece di venire a contrastare a Roma il passo alla turba di fascisti boriosi armati di bombe a mano e capitanati da Leandro Arpinati? Non scherziamo con delle date tragiche che sono segnate nella carne viva del popolo italiano; lo avvicinamento è mostruoso, sarebbe mostruoso se non fosse puerile. Sta di fatto che quell'articolo, nel suo contenuto, e con grande arte, fa anche delle insinuazioni contro la figura di De Gasperi, che ella ha giustamente esaltata, onorevole Grisolia, affermando, ma non troppo, dubitativamente coprendo le proprie accuse di omertà, di connivenza con gli accusati senza nome : trasparente taluno, ma la massa accusata è senza nome. Naturalmente nel giorno successivo « il Paese », riprende il tema con un titolo, anche questo solenne, che vuol far rivivere il dramma di Amleto : c'è del marcio in Italia? Non in Italia, ma nella democrazia cristiana. Ecco di rincalzo, con un saggio di malcostume giornalistico, l'« Unità » dà per provate le accuse e pubblica un titolo. « Alti gerarchi democristiani coinvolti in uno scandalo clamoroso ». Voi lo sapete, il grosso pubblico legge i t i tol i : e spesso i titoli non corrispondono al contenuto dell'articolo. Seguendo questo inizio, con un andazzo sempre più al disopra del pentagramma musicale, la parola « immoralità » diventa moneta corrente ; e si eleva Don Sturzo a unico sdegnoso rivendicatore della moralità della democrazia cristiana, dimenticando lo spirito ed il fine del suo articolo
« Controllori e controllati », estendendo il campo della diffamazione ad li là del fatto Viola, a tutte le gestioni speciali, anzi a tutt i i regimi contabili, a tut t i gli istituti statali o parastatali. Comoda inchiesta parlamentare che potrebbe durare due anni, e in due anni Dio provvede. Ed è inutile che l'onorevole Viola il 30 aprile smentisca quanto il « Paese » ha pubblicato. Il « Paese » aveva scritto che l'onorevole Viola subiva pressioni di ogni genere da parte dei dirigenti della democrazia cristiana; Viola scrive a sua volta una lettera nella quale conferma di essere stato soltanto formalmente e categoricamente invitato a fare nomi e precisare fatti, cosa che sta facendo, dice l'onorevole Viola; cosa che farà soltanto in parte per quella ineffabile « riserva mentale » che egli ha confessato di aver avuto di fronte agli amici probiviri del gruppo democristiano.
Per un altro giornale diventa sgradita la sorpresa del comitato direttivo del gruppo per le conferme dell'accusa dell'onorevole Viola. Sgradita : oh ! che si aspettava? Questa potenza di una indagine nel pensiero degli avversari è quanto mai straordinaria. E si compone un altro titolo ancora più vasto e anticlericale, naturalmente (è difficile che il prete non si voglia far entrare in questo). Alla « corruzione dei Ministri clericali », senza discriminazione, si accenna con un grande titolo che non trova poi conferma nel testo dell'articolo. Il 13. maggio si pubblica che il Viola minaccia i democristiani di svelare lo scandalo, ma scandalo che, secondo i giornali suoi nuovi amici, sarebbe già scoppiato il 19 aprile.
L'onorevole Viola ad un certo punto ha un curioso momento di resipiscenza, non per amore della verità, ma perchè non vuol dare soddisfazione a voi, alle sinistre, e s'inventa allora, nell'« Unità » del 17 maggio, che la denunzia di Viola contro i Ministri corrotti è soffocata d'imperio dalla direzione democristiana. Si chiama sbalorditiva la dichiarazione dell'accusatore che fa macchina indietro e si scrive precisamente sul giornale l'« Unità » : « Le accuse Viola riguardavano i procuratori della Repubblica più che una Commissione d'inchiesta di partito, compiacente per naturale inclinazione e per diretta complicità politica ». Afferma che « è bastato un richiamo di partito per far archiviare una serie di incriminazioni bastevoli per dare lavoro per anni ai Tribunali della Repubblica ». E trova assurdo che per non dare soddisfazione alle sinistre
Atti Parlamentari — 16943 — Senato della RevuVblìcu
1948-50 - O D X X X I I SEDUTA
si debbano sopportare Ministri che notoriamente hanno malversato il pubblico denaro, che sono disonesti ed immorali.
E l'accusa è precisata, convalidata da questa ripetuta, scandita affermazione, senza un principio minimo di prova.
Noto soltanto l'accenno ai Tribunali della Repubblica, perchè quando il suggerimento è stato accettato e quando due querele sono state date, anzi ne sono state date tre con ampia facoltà di prova, e si cerca di inchiodare i calunniatori dinanzi ai Tribunali, allora, ah, no, si dice, ci vuole prima un'inchiesta parlamentare. E perchè due pesi e due misure, perchè due giochi alternati? I tribunali della Repubblica sono Tribunali della Repubblica in tanto in quanto agiscono direttamente per propria autonoma responsabilità e funzionalità, in tanto in quanto vengono chiamati da un cittadino a difendere il proprio onore. Vedremo, io ho tanta fiducia nella Magistratura, e non credo che la Magistratura nel 1950, quella in cui avete anche tanti amici vostri, possa impressionarsi perchè chi dà querela è Ministro o è deputato di maggioranza. Ma io stesso ho dato querela, a Trieste, ad un vostro giornale, per direttissima, perchè aveva accusato il Ministro Pella e me di aver sperperato non so quanti miliardi, quale Ministro delle forze armate. In 20 giorni si è venuti alla conclusione con il ritiro pieno e completo dell'accusa, e la rettifica fu pubblicata su tut t i i giornali. Ma l'andamento del dibattito, per 9 sedute, (domandatelo ai vostri compagni di quelle terre), è stato libero, oso dire anche forte, nella indagine : ma la verità era quella che poi ha trionfato.
Il 19 maggio « Il Paese », ancora infierisce e accusa la democrazia cristiana di aver preferito « la legge loiolesca del silenzio », e l'« Unità » rincalza, allargando la macchia d'olio, e parlando di « scandalo e del malcostume dilagante fra gli alti papaveri democristiani » : tutto un marciume, un immondezzaio, senza che si faccia più neanche un nome. Una certa vignetta mostra un ìmmondezzaio che chiude il recipiente in cui tutta questa porcheria democristiana è contenuta, quando la democrazia cristiana non ha chiesto l'omertà di nessuno, quando ha seguito la via maestra. Da questo momento, si può dire (19 maggio), non c'è più limite alla diffamazione : si gettano nomi di amici, di parenti, di accusati al pasto e alla morbosità del pubblico. E la campagna
6 GIUGNO 1950
contro il cumulo delle cariche viene, molto abilmente, unita alla campagna scandalistica, facendone un tutt 'uno, mentre queste sono cose separate, ed è bene che siano separate, come più avant i accennerò. Così, logicamente si vuole allargare l'episodio scandalistico di cui si avverte il barcollìo delle basi non serie e dei fondamenti mal sicuri; si vuole allargare la critica a tutto il sistema di governo non solo democratico cristiano, ma anche solo democratico.
Poiché si vede che c'è gente che appartiene alla lega degli Apoti, che cioè non beve facilmente, si stampa testualmente così, nell'« Avanti » del 21 maggio : « Non si t rat ta qui di reggersi al Governo conquistando lo spontaneo consenso delle masse popolari, ma elevando invece la corruzione a sistema, e cercando quindi di legare i singoli alla democrazia cristiana attraverso il vantaggio personale ed il tornaconto », (si tenta di gettare quindi il fango non su migliaia ma su milioni di cittadini) « non è più scienza di Governo ma vero e proprio stimolo verso l'affarismo personale senza discriminazione del diritto e dell'illecito ».
Ma allora dov'è la vostra moralità, Presidente del Consiglio, che è stata elogiata da coloro che fanno sottili distinzioni fra voi e i vostri collaboratori? F ra voi e i corresponsabili di Governo? Dov'è la vostra grande moralità, se voi, onorevole Presidente del Consiglio, adoperate « un vero e proprio stimolo verso l'affarismo personale, senza discriminazioni del diritto e dell'illecito »? Allora voi siete colpevole come gli al tr i! È ipocrisia, fariseismo quello di chi tenta di salvar voi, gettando nel fango i vostri collaboratori corresponsabili, compagni nella cattiva come nella buona sorte, difensori come voi della libertà e della democrazia del popolo italiano! (Applausi dal centro).
« I l Paese » del 19 maggio è quello che ha parlato della « congiura del silenzio ». Rincara il 23 maggio lo stesso giornale : « L'onorevole Viola deferito ai probiviri per insabbiare il clamoroso scandalo ». Ed ecco un'altra frase del doppio gioco. Il 24 maggio l'« Avanti » parla di « un turbine di sospetti e di prove infamanti che sì è abbattuto sulla cricca governativa », ma l'« Avanti » confessa che « per la prima volta » l'onorevole Viola nel « Corriere della Sera » ha finalmente precisato i nomi dell'onorevole Spataro e dello onorevole Paolo Bonomi, il 24 maggio ; pochi giorni fa solamente! Altre accuse Aengono messe sul
SSIONI
Atti Parlamentari — 16944 — Senato della Repubblica
1948-50 - C D X X X I I SEDUTA DISCUSSIONI 6 G I U G N O 1950
fuoco per l'abolizione dell'imposta di negoziazione sui titoli, che viene giudicata come una manovra ribassistica, quasi un giuoco di prestigio; si accusa la democrazia cristiana per non aver deferito l'onorevole Viola ai probiviri, poi per averlo deferito per insabbiare la denuncia. Ma che credete di trovarvi di fronte a delle tribù primitive ed incoscienti? Siamo ormai troppo adusati alla vita politica e alla tecnica politica di ieri, dell'altro ieri, di oggi per non vederne le differen- ' ze. Ed Ingrao il 25 maggio in un articolo stigmatizza la situazione, anzi, lancia una frecciata al Parlamento, frecciata che forse risponde a sue antiche simpatie. Comunque, quando vengono le querele, prima di Bonomi e poi di Spataro si rimette in gioco il 18 aprile, questo 18 aprile che con un'elegante eufomismo è stato chiamato dall'onorevole mio collega, Grisolia, numerico. Ma fin tanto che vi sarà un regime parlamentare le elezioni risulteranno sempre con dei numeri che parleranno e saranno sempre un'espressione, sia pure aritmetica, delle forze al seguito dei singoli parti t i nel Paese. Questo benedetto 18 aprile ! Badate, non si può più muovere un dito se non si parla del 18 aprile; noi abbiamo anche parlato della conferma della fiducia del popolo italiano del 18 aprile, e anche le elezioni amministrative in fondo dimostrano che la fiducia nei vincitori del 18 aprile in seguito è aumentata, quando comuni amministrati dai nostri sono passati dal 38 al 58 per cento ed i vostri sono scesi dal 38 al 18 percento! E si attribuisce a noi questa che è la più comica di tutte le frasi non brillanti di Ettore Viola : « non voglio fare il gioco delle sinistre ». Ma sono le sinistre a fare il gioco di Viola. A questo punto è opportuno conoscere la dichiarazione chiarificatrice del Presidente del nostro gruppo della Camera dei deputati.
M1LILLO. Qual'è il gioco di Viola? ce lo spiegate?
CINGOLANI. Siete troppo intelligenti per non capirlo. (Commenti dalla sinistra). Avete eletto Ettore Viola a purificatore della vita pubblica italiana. (Interrusioni dalla sinistra). Vi prego di osservare lo stesso contegno di colleganza non dico amichevole, ma rispettosa, che noi abbiamo tenuto per l'onorevole Grisolia. (Commenti dalla sinistra). Io dico tutto quello che voglio, e lo dico rispettando le forme, come è mio uso ; se poi non le rispettassi c'è il Presidente che deve richiamarmi.
MILILLO. Ho chiesto solo una chiarificazione. CINGOLANI. Gli scopi della campagna scan
dalistica in corso — dice l'onorevole Cappi — sono troppo chiari, ma io non ritengo di dover qui polemizzare o smentire ad una ad una le innumerevoli cose non vere affermate o spesso insinuate. Credo invece opportuno di ristabilire con inoppugnabile obiettività i fatti.
È noto come il deputato Viola appartenente al gruppo parlamentare democratico cristiano abbia pubblicato nel suo settimanale un articolo nel quale muoveva attacchi a deputati democristiani ; di nessuno di essi per altro faceva il nome e neppure specificava le accuse. Nel giorno stesso il Comitato direttivo del gruppo invitava l'onorevole Viola a specificare persone e fatti. Durante varie riunioni l'onorevole Viola aderì a tale richiesta e in una lettera alla stampa riconobbe che nessuna pressione di nessun genere e da nessuna parte gli era stata fatta. Comunicate sommariamente le dichiarazioni dell'onorevole Viola alle persone alle quali si riferivano, queste negarono ogni addebito e dichiararono di voler ricorrere all 'autorità giudiziaria per la tutela del proprio nome quando, da qualsiasi parte, venisse assunta la responsabilità di accuse concrete e precise. Intendevano comunque di porsi immediatamente a disposizione del Comitato direttivo con tutte le documentazioni e confutazioni. Per questo, in applicazione delle precise norme statutarie del Gruppo che conferiscono al riguardo competenza esclusiva al collegio dei probiviri, il Comitato direttivo rimise le dichiarazioni dell'onorevole Viola all'esame di questo collegio, esame che è ancora in corso (quando scriveva l'onorevole Cappi, il 25 maggio). Io espressi l'avviso che, pendendo tale procedura, si dovesse sospendere qualsiasi altro passo fino alla sua conclusione. Questo consiglio ha seguito Spataro, ma non lo ha seguito Paolo Bonomi.
Non quindi fuga dalle responsabilità, bensì logica e chiara procedura quale sarebbe stata adotta ta da qualunque corpo politico. Ho detto di non voler polemizzare; sono però sicuro che il tentativo di questa campagna scandalistica contro la Democrazia cristiana debba cedere contro la forza della verità.
Queste dichiarazioni o non furono riportate o furono riportate molto ma molto sommariamente.
Atti Parlam.entari — 16945 — ' Senato della Repubblica
1948-50 C D X X X I I SEDUTA DISCUSSIONI 6 G I U G N O 1950
Viola fa successivamente delle dichiarazioni, e prende atto della querela datagli dall'onorevole Paolo Bonomi. Si parla ancora di insabbiamento dopo queste dichiarazioni; e la stessa unificazio
ne della discussione delle interpellanze nella gior
nata di oggi al Senato e alla Camera dei deputa
ti viene interpretata come un tentativo di De Ga
speri di eludere il dibattito. Perchè eludere? An
zi il dibattito diventa più completo, più chiarifi
catore, e pertanto si doveva esser lieti, da parte di ogni settore della Camera e del Senato, di que
sta unificazione. Né ci si può dolere qui di una mia interpellanza presentata solo in questi gior
ni, perchè è utile sentire tut te le voci, perchè è bene che l'opinione pubblica senta tutte le voci, per cui anche i colleghi possano serenamente giu
dicare sulle varie impostazioni. Però una cosa molto importante è forse sfug
gita a taluno. Il Gruppo parlamentare, dell'altro ramo del Parlamento, del Parti to socialista ita
liano votava un ordine del giorno di protesta con
tro il rinvio delle interpellanze, ma, prudentemen
te affermava, « senza entrare nel merito dell'accu
sa formulata ». E badate che questo fa pen
dant con l'ordine del giorno dei combattenti in favore di Viola, ordine del giorno però che lascia a Viola la responsabilità dell'accusa e solo fa pro
pri quei princìpi di moralità della vita pubblica che sono propri, del resto, di tut t i i cittadini one
sti del nostro Paese. Parleranno gli accusati e parlerà il tribunale.
Non si possono dimenticare le querele, né si può dimenticare l'inizio di questa campagna diffama
toria, né si può dimenticare che è stato tentato il colpo per impressionare soprattutto quella che è la grande famiglia dei combattenti, che sono i più sensibili ai 'problemi della privata e pubblica moralità, e che onestamente hanno separato la propria specifica responsabilità da quella del lo
ro Presidente. La campagna gioverà : parleranno gli accusati, e parlerà il tribunale.
Ma ci sono dei precedenti. Io ho qui dinanzi a me il volume degli att i parlamentari del 1920, con il resoconto della polemica DragoVacirca. (Tornata del 12 novembre del 1920). L'onorevole Vacirca invita l'accusatore a ripetere le proprie accuse infamanti o nella pubblica stampa o fuori del Parlamento. Egli lo querelerà per direttissi
ma, con impegno — che Vacirca senz'altro fa pro
prio, invitando a farlo proprio anche l'onorevole
Drago — che se egli rimarrà soccombente si di
metterà da deputato e da membro del suo partito. Drago naturalmente non accetta queste condi
zioni. Questa affermazione fu fatta t ra il plauso della Camera. Quindi, tanto più si trovano nel giusto i nostri querelanti, in quanto che la pole
mica è cominciata fuori del Parlamento e per due mesi ha infierito fuori del Parlamento, e soltan
to oggi, con una strana estensione della funzione di pubblico accusatore — parlo dell'interpellan
za Viola — si viene a creare una situazione di fronte alla quale l'inchiesta parlamentare diven
ta di fatto una burletta. Io rispetto le intenzioni dell'onorevole PerroneCapano e degli altri colle
ghi di parte liberale che hanno chiesto l'inchie
sta, ma c'è anche nella cronaca dell'Assemblea della direzione del partito liberale un inciso, che dice : « lasciando liberi i firmatari, a seconda di quello che sentiranno in Aula, di regolarsi come credono ». Perchè? Ma perchè c'è una legittima suspicione ! Non potete ignorare il lodo : lo po
tete prendere in giro, lo potete ridurre in dieci righe nel fondo della pagina del vostro giornale, ma non potete ignorarlo, non potete ignorare la sostanza così grave e così piena del suo esame e delle sue deliberazioni; non potete ignorare la trasformazione delle centinaia di milioni in lire zero; non potete ignorare la demolizione delle accuse fatte con improntitudine, più ancora che con leggerezza, dall'accusatore. E questo lodo lo dovete controllare : se volete, potete controllarlo ; avete l 'autorità, come senatori, così come l'hanno i colleghi nostri dell'altro ramo del Parlamento, per fare ciò, ma non potete ignorarlo! Ecco qui il motivo della giusta riserva del partito liberale, il quale, t ra parentesi — è meglio dirci tutto chiaramente —■ nell'elencare le ragioni per cui i liberali non sono entrati nell'ultimo Governo De Gasperi cita anche la moralizzazione della vita pubblica. Nell'elenco delle richieste, c'è an
che questa. Io ho preso parte alle trattative, come Presidente del nostro gruppo parlamentare. Noi tut t i abbiamo il ricordo ben vivo che una questio
ne in discussione, che poteva accomodarsi, era quella della legge elettorale, che la questione su cui fu più grave il dissenso, fu quella del * eferen
dum. Ma non si parlò di moralizzazione della vita pubblica, perchè nessun incaricato di formare un Governo poteva accettare una lezione sul conte
gno da tenere di fronte a quello che è un impera
tivo di chiunque segga al Governo della Repub
Atti Parlamentari — 16946 — Senato della Repubblica
1948-50 - C D X X X I I SEDUTA DISCUSSIONI 6 G I U G N O 1950
blica italiana, di moralizzare sempre meglio e sempre più profondamente la vita pubblica: ciò non può essere privilegio di nessun Catone e di nessun part i to! Qualche ritiratina è cominciata nella stampa, da ieri a oggi. Le accuse contro lo onorevole Togni sono crollate, e i giornali hanno pubblicato due dichiarazioni dell'onorevole Viola : nella prima egli ha preso atto che Togni non c'entra niente, nella seconda dice: ma veramente io non so niente ! Lascio agli psicologi di indagare su questo doppio e strano atteggiamento di Ettore Viola. Ma la marea è stata così artificiosamente montata che bisogna far di tutto per raggiungere la verità e diradare le tenebre : ci sono già tre querele, ma ricordiamoci, che, disperse le nubi pesanti della calunnia, ristabilita la verità dei fatti, rivendicata l'onestà degli innocenti e la dirit tura morale della democrazia cristiana, rimane al Parlamento da risolvere una grossa questione che non è un problema di moralità, ma di limite e di responsabilità ; il problema delle incompatibilità. A questo si ispirava l'articolo, già citato, dì Don Sturzo : « Controllori e controllati » ; ed è un problema che riguarda tutti i part i t i perchè, se molti che hanno avuti incarichi dal Governo non sono stati rieletti al Parlamento, ciò non toglie che la statistica abbia una sua eloquenza. Ho qui l'elenco degli enti statali e parastatal i : vi sono rappresentati tut t i i parti t i e ciò è giusto. È stato giusto perchè fossero meno difficili i trapassi t ra il vecchio regime ed il nuovo : quando tutto in Italia era materia fluida e i nuovi combattenti della libertà, i giovani, venivano alla democrazia senza un'adeguata preparazione, che non potevano avere avuto, né bastava quella dei campi di battaglia, fu necessario allora che il Governo affidasse Commissariati e presidenze di questi enti a gente sicura, di fede democratica, che preparassero intanto il ritorno alla funzionalità normale di questi enti. Comunque io trovo che i parlamentari dovrebbero recitare un po' il mea culpa; ci sono tre progetti d'iniziativa parlamentare alla Camera dei deputati : progetto di legge Petrone, progetto di legge Bellavista, progetto di legge Vigorelli. Il progetto di legge Vigorelli non l'ho potuto avere perchè è ancora in bozze ; ho però questi altri due. Il progetto Petrone è stato annunciato il 29 gennaio 1949, quello Bellavista il 31 gennaio 1950. Io non voglio far qui l'accusatore di insabbiamenti, ecc. ; è nel fatale andare del nostro lavoro le
gislativo che questi progetti siano apparsi di minore importanza di fronte a progetti più gravi che le Commissioni dovevano affrontare per la preparazione delle nuove ltggi. Ma, arrivati a questo punto, proprio per contribuire ad una precisazione di responsabilità, ad uno snellimento nel funzionamento degli enti statali e parastatali, proprio per questo io penso di poter dire al Governo : ma prendete voi l'iniziativa, onorevole Presidente del Consiglio, voi che potete darci degli elementi sicuri di giudizio. Io so che la questione, da taluni dei vostri collaboratori, è stata già studiata. Andiamo al di là dell'iniziativa parlamentare, pur così lodevole ma così tarda, e così, direi quasi, insabbianda per la parvità, apparente sia pure, del documento stesso.
Dateci voi un vostro progetto meditato che sia l'espressione della conoscenza profonda e della vita dei parlamentari, senatori e deputati, e della vita di queste aziende, statali e parastatali. Precisiamo, per togliere domani qualunque possibilità di accuse cervellottiche e fatte alla leggera, precisiamo fin dove arriva la libertà e l 'attività economica del senatore o deputato e quali siano le incompatibilità di carattere finanziario o di altro carattere di influenza politica.
GASP AROTTO. Onorevole Cingolani, ricordi il mio ordine del giorno che anche lei ha approvato.
CINGOLANI. E che è stato accettato dal Governo.
Pensi il Presidente del Consiglio che, dissipata questa nube fosca e pestilenziale, riconosciuto l'onore di chi sente di essere stato nell'onore offeso, e richiamati tu t t i al senso di misura e di responsabilità nel farsi patrocinatori, perchè tut t i lo possono fare, della vita pura' ed onesta della democrazia, lasciamo che la vita normale seguiti come deve seguitare nel Parlamento della libera Italia.
Ricordiamoci che la sete e la fame degli scandali sono stati sempre il segno e le stigmate dei periodi di decadenza; ricordiamoci che noi vogliamo non soltanto sapere fin dove giunge il lecito e dove ha inizio l'illecito, nìa che il massimo dell'attività parlamentare sia dato in Parlamene to al lavoro legislativo, e fuori del Parlamento alla discussione politica e alla formazione del carattere degli italiani nuovi. Potremo così dinanzi a Dio e dinanzi all 'Italia affermare di aver
Atti Parlamentari — 16917 — Senato della Repubblica
1948-50 - C D X X X I I SEDUTA DISCUSSIONI 6 G I U G N O 1950
compiuto sempre il nostro dovere. (Vivi applausi dal centro. Congratulazioni).
TONELLO. Non avete detto niente, onorevole Cingolani; non avete smentito niente. (Proteste dal centro. Commenti).
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Presidente del Consiglio per rispondere alle due interpellanze.
DE GASPERI, Presidente del Consiglio dei Ministri. Riassumerò, benché noti, i fatti degli ultimi tempi. Nella seduta dell ' l l maggio il Governo, rispondendo all'interrogazione del senatore Grisolia, dichiarava di non poter precisare il suo atteggiamento sino a che le censure generiche, contenute nel noto articolo dell'onorevole Viola contro membri del Parlamento e del Governo, non fossero state nei nomi e nella materia specificate o comunque individuabili. Si informava altresì l'interrogante, e con lui il Senato, che era in corso un lavoro di precisazione e di accertamento presso il gruppo parlamentare cui l'onorevole Viola appartiene, e che soltanto dopo che si fosse giunti a conclusioni affermanti responsabilità concrete, il Governo avrebbe potuto rispondere in merito. Nell'attesa era doveroso riaffermare il diritto alla piena estimazione per ognuno dei membri tanto del Parlamento che del Governo. Credo che qualcuno mi abbia rimprovero di questa pregiudiziale, ma credo che questa pregiudiziale favorevole deve valere per tutti , per i membri del Governo e per i membri del Parlamento, per tut t i gli uomini con cui si lavora, perchè se non si avesse pregiudizialmente la stima, e l'estimazione di un uomo, non ci si incamminerebbe in un lavoro comune, soprattutto assumendo responsabilità che comunque si debbono sempre condividere, in ogni momento.
Parto da questo punto di vista; sono sempre partito da tale punto di vista. Molti onorevoli colleghi dell'altro ramo del Parlamento e parecchi che sono in quest'Aula (poiché si t rat tava della Costituente) ricordano un simile mio atteggiamento, che presi nei confronti ed a favore di tut t i i mei colleghi a qualunque partito appartenessero; allora eravamo ancora al Governo tripartito. Ma è ovvio, mi pare che ciò sia un dovere morale del Presidente del Consiglio quando sia chiamato a prendere un atteggiamento su questo problema, perchè egli deve supporre — fino a prova in contrario — che ha a che fare con galantuomini; e che costoro in ogni caso, di fronte ad
accuse, sapranno difendersi e sapranno lavarsi da ogni macchia. Questo presupposto non mi venga attribuito a torto, perchè credo che esso sia una buona regola di responsabilità ministeriale, non soltanto, ma una buona regola in genere di convivenza sociale, di rapporti sociali.
Perciò la risposta del Sottosegretario alla Presidenza — data naturalmente a mio nome — era di quel tenore e di quella tendenza. La procedura, secondo me, che ha seguito il gruppo parlamentare e che ho seguito io, in conseguenza di questa procedura iniziata, era l'unica possibile, nel rispetto della logica e della ricerca oggettiva della verità. Si è voluto da taluno — e in verità non in quest'Aula — equivocare sulla portata dell'indagine svolta in seno al gruppo parlamentare democristiano e si è parlato di un Foro privilegiato che i deputati democristiani avrebbero stabilito in loro favore. Ma questa, come le altre critiche, cade solo che si esamini nel suo sviluppo cronologico lo svolgimento dei fatti.
In data 19 aprile esce sul settimanale dell'Associazione combattenti, un articolo intitolato : « Come evitare un 3 gennaio » ; la situazione italiana vi è dipinta a tinte fosche e la pubblica vita è dichiarata inquinata da un dilagante malcostume politico e morale, sia pur rapportabile ad una « esigua schiera di profittatori, di accaparratori dì posti, di amorali e qualche volta di ricattatori ».
Orbene, da tutto l'articolo, per quanto vi mancasse la specificazione nominativa, risultava che l'accusatore era un membro del gruppo parlamentare democristiano, che si rivolgeva contro altri membri del suo gruppo e si rivolgeva in un pubblico organo, al di fuori del Parlamento, (vi prego di notare questo, egregi senatori). Era ovvio che il direttorio del Gruppo stesso invitasse il Viola ad assumere la responsabilità delle sue accuse, facendo nomi, precisando fatti, e che poi, quando il Viola accettò di farlo, sottoponesse accuse, confutazioni e difese al lodo probivirale, che ogni statuto di gruppo prevede (credo così almeno) o che per lo meno prevede lo statuto del Grup> pò democratico cristiano.
Evidentemente, di per sé, questa non è una procedura preclusiva di qualsiasi altra indagine, e soprattutto dell'indagine del magistrato; era ovvio che il primo a sentirsi colpito fosse stato il direttorio del Gruppo stesso, poiché gli accusati e gli accusatori appartengono allo stesso gruppo.
Atti Parlamentari — 16948 — Senato della Repubblica
1948-50 - C D X X X I I SEDUTA DISCUSSIONI 6 G I U G N O 1950
So che taluni in questo momento oppongono il gruppo parlamentare al complesso del Parlamento e quasi vorrebbero sminuire il Gruppo come fosse una clientela e una cricca condannabile o sospettabile pregiudizialmente.
Onorevoli senatori, questo è veramente un indice assai nero della presente situazione; siamo giunti al punto di ritenere che un esame fatto in discussione da 300 deputati che rappresentano poi la maggioranza della Camera, debba essere pregiudizialmente sospettabile e sospettabile come se fosse fatto da gente che non ha senso della responsabilità, non ha capacità visiva della realtà del Paese. Se anche tu t t i costoro fossero congiurati non riuscirebbero 300 deputati, di fronte ad un Paese che li ha eletti, a nascondere la realtà. Quando si dice che la Camera deve decidere come tale, non ci si accorge che la Camera nella maggioranza è costituita da questo grande complesso di 307 deputati, e che questi 307, tu t t i sospettabili e sospettati, sarebbero gli stessi che voterebbero domani alla Camera. Allora la minoranza avrebbe il diritto, secondo la tesi precedente, di sospettare la maggioranza della Camera, cosa, del resto, altre volte avvenuta perchè disgraziatamente è estremamente difficile t ra le passioni di parte (io lo escludo e devo essere ottimista, in confronto della buona volontà degli uomini) dare al pubblico la sensazione, che in un voto di simile carattere, in un voto che stabilisce
- l'onestà e tuteli l'onore, ci sia da una parte una maggioranza e da una parte una minoranza.
Ma nel frattempo un'altra più alta procedura venne messa in moto, quella del magistrato ordinario, prima che la cosa venisse portata innanzi al Consiglio dei Ministri, avendo infatti l'onorevole Viola fatto i nomi del Ministro Spataro e dell'onorevole Bonomi come di coloro ai quali dovevano essere riferite le accuse lanciate sull'articolo dell'« Italia d'oggi ». Essendo costoro accusati in un giornale, al di fuori del Parlamento di un reato di diritto pubblico, dichiararono di sporgere querela con la più ampia facoltà di prova. Non si è proceduto come nel caso di ingiuria, ma si è lasciato all'accusato la più ampia facoltà di prova.
Per quel che riguarda dunque l'accertamento — vi prego di marcare la mia distinzione— degli addebiti specifici, e quindi l'eventuale responsabilità di coloro a cui sono rivolte le accuse e la responsabilità di chi le ha formulate e le mantiene, dovrà
decidere il tribunale con l'autorità libera e solenne che in confronto a qualsiasi cittadino ha voluto confermargli la Costituzione. Mi pare che nessuno, fuori o dentro di qui, preferirà il ricorso a procedure specifiche (commenti dell'onorevole Tonello) e privilegiate quando si è già imboccata la via maestra del giudice comune chiamato a tutelare l'onore dei cittadini, ad accertare fatti e a stabilire sanzioni. Onorevole Tonello, rispondo subito ad una obiezione che le sento sulle labbra: si t ra t ta dell'accertamento dei fatti, delle accuse. Amici miei, quando ci si scalda per l'onore del Parlamento, io dico che prima di tutto c'è l'uomo, c'è il capo famiglia, c'è l'onore personale, che si ha il diritto di difendere. (Vivissimi applausi dal centro e dalla destra).
TONELLO. La valutazione politica della condotta degli uomini la dobbiamo fare noi.
DE GASPERI, Presidente del Consiglio dei Ministri. Allora siete voi che volete il foro pri-viligiato.
Io sto motivando il mio atteggiamento in Consiglio dei Ministri e quindi è chiaro che io lo debba fare in questo senso, perchè tale è la mia convinzione.
A questo principio, che mi sembra salutare, mi sono attenuto anche riferendo al Consiglio dei Ministri sul caso Spataro. Quando ne parlai conoscevo già il contenuto del lodo a lui completamente favorevole sì da poterne dare sommaria informazione ai colleghi. Ma sapevo anche che il Ministro era ricorso alla Magistratura per un verdetto che accertasse nel modo più incontrovertibile e con la procedura più aperta, i fatti, le accuse e le prove, così da tutelare di fronte a chiunque, anche i meno informati e i più accaniti avversari, il suo onore personale. Stando così le cose, mi è parso né giusto né opportuno di accettare le sue dimissioni da Ministro; e qui vi prego di distinguere la prima parte delle mie affermazioni da questa seconda perchè mi si è addebitato di giustificare l'onorevole Spataro perchè le accuse contro quest'ultimo non riguardavano la sua opera di Ministro. Non è esatto; e tut to questo riferimento è stato fatto soltanto per rafforzare la mia opinione che non fosse necessario che egli desse le dimissioni da Ministro. Stando così le cose non mi è parso né giusto né opportuno accettare le sue dimissioni da Ministro, tanto meno in quanto che le accuse infondatamente mosse contro lui riguardavano il periodo precedente alla
Atti Parlamentari — 16919 — Senato della Repubblica
1948-50 - C D X X X I I SEDUTA DISCUSSIONI 6 G I U G N O 1950
sua partecipazione al Gabinetto e non toccano affatto la sua responsabilità ministeriale. Questo per quanto si riferisce al fatto delle dimissioni. Debbo ricordare del resto che anche nel periodo passato, che oggi facilmente si descrive come il periodo idillico in cui tutto era chiaro, tutto era fondato sull'orgoglio e la dignità del Parlamento e degli uomini, anche nel periodo passato ricordo i famosi scandali della Banca Romana, di Crispi ecc. ecc..
MILILLO. Ma Giolitti andò via dal Governo. DE GASPERI, Presidente del Consiglio dei
Ministri. Non è vero, le dimissioni vennero dopo. Comunque io vi sto esprimendo la mia convin
zione in base alla quale ho assunto le mie responsabilità.
Io credo che un galantuomo, quale egli è — e badate bene che io ho tutte le ragioni di supporre che sia un galantuomo, ho il diritto anzi di supporlo e di vedere confermata questa mia supposizione, perchè si t ra t ta di un uomo che conosco da lungo tempo — darà la prova migliore e più forte che può dare andando davanti ai giudici; e credo anche che questa prova sarà incontrovertibile in modo da condurre più facilmente questa procedura a soluzione.
A qualsiasi altra forma son liberi tut t i di ricorrere. Io credo però che questa sia sufficiente tutela dell'onore anche di un membro del Governo, in quanto che tut t i i fatti che sono enunciati nel lodo non hanno a che fare con la sua attività ministeriale. E non è possibile pensare che un giudice, il quale dovrà giudicare sulle accuse presentate dall'onorevole Viola, riguardanti pagamenti di milioni, con differenze enormi t ra i dati dell'accusa e quelli accertati, trascuri tut to ciò; non è possibile pensare che il popolo italiano ritenga che ci siano dei giudici i quali tirino un velo sopra deficienze o reati scoperti o che in realtà non esistono.
Io dico onestamente, da galantuomo : è mai possibile che si debba dire che dinanzi alla Magistratura la procedura adottata non è tranquilla, non è sicura, e che si debba riservare ogni giudizio solo al Parlamento? Badate, io distinguo anche qui nettamente: quando si t r a t t a di indirizzo politico o di responsabilità amministrativa o in generale di discussioni su procedure morali o meno nelle amministrazioni statali, allora capisco che il consesso parlamentare sia il corpo più chiaramente qualificato per una conclusione. Ma
qui si t ra t ta dell'accertamento di fatti, e benché io ammetta che ciò sia possibilissimo ottenere attraverso una procedura parlamentare, nego che si possa non attribuire almeno la stessa certezza a quella di un magistrato. Non solo, ma la materia è anche diversa, e ne avete un'esperienza anche recente.
Ditemi, onorevoli senatori, il contegno tenuto dalla stampa, compresi gli articoli dei deputat i e dei senatori, stampa in cui si esprime la tendenza, il pensiero, l'aspettativa, ha dato proprio l'impressione di quella serenità per cui si potesse immaginare che si giudicasse come giudicava il Senato romano in simili congiunture? La preparazione della campagna — e l'onorevole Cingolani vi ha fatto qualche accenno — è stata tale che in realtà, leggendo i giornali, la condanna ha preceduto addirittura l'esame e l'indagine.
E poi, che cosa direbbero i giornali una volta terminata l'inchiesta parlamentare che naturalmente finirebbe con almeno due relazioni nelle quali si mescolano il consolidamento dei fatti e le considerazioni generiche? Si continuerebbe a dire che la maggioranza ha protetto i propri membri — cosa avvenuta altre volte, e anche recentissimamente— mentre in realtà chi se la cava meglio di tut t i è l'accusatore, pur avendo assunto così grave responsabilità e avendo messo in pericolo, non la situazione economica, ma la situazione morale di individui che hanno diritto di essere protetti ; perchè un uomo che siede in questo banco non ha minor diritto di essere protetto di un cittadino qualunque.
In tutto quello che riguarda l'amministrazione, in tutto quello che riguarda pubblico denaro, in tutto quello che .riguarda rapporti di autorità o comunque di responsabilità personale, i Ministri sono responsabili dinanzi al Parlamento (saranno responsabili dinanzi all'Alta Corte o al Parlamento quando sarà approvata l'apposita legge) ; devono dunque rendere conto e devono sottostare alle decisioni del Parlamento : questo è vero. Ma quando si t ra t ta di dire : « Tu dieci anni fa hai ricevuto tanto ; t i sei comperato una casa : dove hai presi quei soldi? », quando si t ra t ta di dire: «Tu, come amministratore di un ente — che non riceve t ra l'altro nemmeno un centesimo dallo Stato — hai incassato milioni » — si è parlato sui vostri giornali (rivolto alla sinistra) di 78 milioni — e risulta viceversa che, in quel periodo, in cui era lecito averne la attribuzione, l'accu-
Atti Parlamentari — 16950 — Senato della Repubblica
1948-50 - C D X X X I I SEDUTA DISCUSSIONI 6 G I U G N O 1950
sato non ha riscosso neanche 50 mila lire al mese, quando queste accuse lanciate con tanta leggerezza non si possono sostenere, volete voi che noi aspettiamo, che io dica a questo Ministro : « Vattene, sta alla porta, aspetta di venire assolto prima da un consesso parlamentare, dopo una lunga discussione di carattere politico »? E non volete che io gli dica : « Hai fatto bene ; va davanti al giudice, domanda di essere condannato, se è vera l'accusa, perchè hai commesso un reato contro la legge chiara e precisa ; se non è vero, ci sia sanzione contro colui che ha assunto questa responsabilità, e che non deve nascondersi dietro il privilegio parlamentare. Anche egli è accusato ». Allora, dinanzi a questa responsabilità comune, io invoco il giudice comune. Per questa parte di accertamento di fatti e di tutela dello onore personale, credo di avere bene agito dicendo all'onorevole Spataro : « Hai fatto bene a presentare querela; non c'è bisogno che tu interrompa la tua attività amministrativa ».
MILILLO. Se voi volevate che si pronunziasse il magistrato, non dovevate pronunciarvi voi intanto.
DE GASPERI, Presidente del Consiglio dei Ministri. Era naturale che il lodo ci fosse. Sarebbe come dire che un padre di famiglia, quando ha un figlio che deve andare dinanzi al giudice, non deve pregiudizialmente esaminare egli stesso, nell'interesse della famiglia, se questo povero disgraziato è colpevole o no. (Interruzioni, proteste dalla sinistra). Voi fate come il solito : interrompete continuamente. Ma è inutile, andrò avant i egualmente con le mie dichiarazioni. Del resto, avete ancora la possibilità di rispondere.
Aggiungo ancora che, nel caso del lodo, la procedura era in corso prima che l'onorevole Spataro desse la querela ; e mentre il lodo dice : io non mi occupo di Bonomi, perchè Bonomi ha annunciato eli sporgere querela, il lodo si è occupato dell'onorevole Spataro, perchè in quel momento non c'era la sua querela ; egli l'ha presentata prima di venire al Consiglio dei Ministri. Dunque non è esatta l'obiezione che mi si è fatta, dunque rimane, onorevoli senatori, la questione generica, la così detta nube di sospetto che graverebbe sul Parlamento, sui i suoi membri e su quelli del Governo, ossia su tu t ta la democrazia parlamentare. Non credo che tale atmosfera ostile e sospettosa esista, per quanto una orchestrata campagna di stampa si sforzi di crearla.
Non esiste certamente presso la maggioranza del popolo che chiede di lavorare per la ricostruzione e la salvezza del Paese. Comunque, il miglior modo per diradare la cortina fumogena creata dalle maldicenze abituali, è quella di uscire decisamente in campo aperto, di portare ampie prove, di affrontare un verdetto che non si possa attribuire né a parti t i né alla maggioranza. C'è inoltre, indipendentemente da questi episodi, la questione generale se le Camere debbano integrare e ampliare le esistenti norme circa le incompatibilità parlamentari: vessata questione che ha tormentato sempre anche i nostri maggiori e che è stata variamente risolta nei vari Paesi. Si è sempre trovata difficoltà a conciliare la qualità di competente, di tecnico, di uomo esperto di amministrazione e di economia, (qualità che pur si richiedono per avere legislatori efficienti), con la tendenza di vietare praticamente al deputato di essere un tecnico, un finanziere pratico, un competente. Le leggi elettorali, per l'Assemblea costituente e per il Parlamento attuale, fissano chiaramente le condizioni obiettive di ineleggibilità, escludendo t ra l'altro dalla candidatura coloro che in proprio, o in qualità di rappresentanti legali di società o di imprese private, risultino vincolati con lo Stato per contratti di opere o dì somministrazioni, oppure per concessioni o autorizzazioni amministrative di notevole enti tà economica, che importino l'obbligo di adempimenti specifici, e inoltre gli amministratori e i dirigenti di società ed imprese volte al profitto di privati e sussidiate dallo Stato con sovvenzioni continuative, quando questi sussidi non siano concessi in forza di una legge generale dello Stato. Non possono essere eletti altresì i consulenti legali e amministrativi che prestino in modo permanente l'opera loro alle persone, società e imprese del genere di quelle ricordate.
Queste norme non rimasero lettera morta poiché l'Assemblea costituente in un caso controverso deliberò l'annullamento di un'elezione contestata. Il Parlamento attuale si è occupato della questione, e si è occupato di incompatibilità in sede di formazione della legge 9 agosto 1948, stabilendo che con l'indennità parlamentare non si possono cumulare gli assegni, le indennità, le medaglie o gettoni di presenza comunque derivanti da una carica di carattere amministrativo conferita dallo Stato, da enti pubblici, da banche di interesse nazionale, da isti-
Atti Parlamentari — 16951 — Senato della Repubblica
1948-50 - C D X X X I I SEDUTA DISCUSSIONI 6 G I U G N O 1950
tut i di credito di diritto pubblico, da enti privati concessionari di pubblici esercizi, da enti privati aventi rapporti di affari con le regioni, Provincie e comuni.
La stessa legge stabilisce le eccezioni alla non cumulabilità degli assegni per incarichi di natura accademica e rapporti di impiego con lo Stato.
L'onorevole Cingolani ha fatto appello al Governo perchè il Governo, accelerando la procedura, passando sopra alle proposte di iniziativa parlamentare, che già esistono da parecchio tempo, proponga l'integrazione, l'ampliamento di questa legge allo scopo di escludere qualsiasi incarico a deputato o senatore da parte del Governo, in ogni modo dallo Stato, o da enti di diritto pubblico; ossia non più semplicemente la non cumulabilità della retribuzione, ma l'esclusione dall'incarico.
Questo invito del Presidente del gruppo senatoriale democristiano mi pare che sia suppergiù dello stesso tenore dell'ordine del giorno dell'onorevole Gasparotto, presentato durante la discussione
GASPAROTTO. Del bilancio dell'Interno. DE GASPERI, Presidente del Consiglio dei
Ministri. ... già svolto, ma sul quale non si è deliberato.
Io dico che il Governo non ha nessuna obiezione. Fino adesso il Governo si è trattenuto dal prendere iniziative in questa questione particolare più propria del Parlamento, perchè sembrava che l'iniziativa parlamentare, sia dei gruppi, sia dei singoli, sia ancora delle Presidenze delle Camere fosse più conveniente, fosse una cosa inerente, direi, alla funzione parlamentare. Se il Parlamento desidera che il Governo prenda iniziative, se il Parlamento vuole che il Governo comunque collabori a questa soluzione, a questo ampliamento della legge, io sono qui a dire che il Governo è a disposizione del Parlamento.
Sarei ben lieto se ciò potesse venire fatto in modo da precludere qualsiasi possibilità di accuse del genere o qualsiasi possibilità di collusione a cui si è fatto riferimento.
Bisognerà, risalendo a tut t i i particolari di tale problema, porsi la questione se si debba eliminare ogni interferenza t ra mandato parlamentare e mandato di affari, t r a mandato stesso e la rappresentanza di interessi di categoria, t ra il mandato e le mansioni entro la pubblica amministrazione : tutte questioni molto delicate, molto
controverse, che sono poliedriche per i loro effetti e per le loro conseguenze e che vanno considerate con molta attenzione.
I l Governo è disposto per parte sua a prendere iniziative quando ciò sia il risultato di ima opinione chiara del Parlamento, o comunque ad influire per l'acceleramento delle trattative su progetti che sono già stati presentati. Ben lieto se con questa iniziativa e con questa nuova legge si otterrà un chiarimento tale che non renda più possibili accuse come quelle che si sono lanciate. Però debbo dire che al disopra delle leggi e dei regolamenti vale la coscienza e la morale. Io non saprei inventare una legge che possa dare veramente la sensazione al pubblico e ai colleghi in Parlamento che un deputato o un senatore è un galantuomo) se veramente egli non è tale nella sua coscienza. Se noi non torniamo indietro a questa opinione, che avevamo pure in un certo momento, e spingiamo l'animosità, l'astio della fazione contro la fazione, del partito contro il partito, della maggioranza contro la minoranza, in modo da dubitare che un'accusa pregiudiziale, che tutto quello che la maggioranza fa, che la minoranza fa, sia fatto in onta a quello che è verità, coscienza, morale, ecc., evidentemente non è il Parlamento che in queste discussioni si decompone innanzi al pubblico; si decompone innanzi al pubblico la democrazia, per mancanza di ferma morale. Ed ora io dico che in questo momento (sono Presidente del Consiglio, eletto da una maggioranza, ma sono rappresentante di tut t i partiti), mi appello ai parti t i in questo senso, dicendo loro : badate che abbiamo l'interesse di chiarire, lo interesse di accertare qualsiasi reato, di punirlo, l'interesse di appurare qualsiasi malversazione; ma contemporaneamente anche abbiamo l'interesse, la convenienza che la forza delle istituzioni parlamentari democratiche, se sta nell'esaltazione della probità dei costumi, nella repressione severa della trasgressione della probità che in genere si attribuisce sempre ai tempi passati, sta però anche nella reazione vigorosa contro il malvezzo del gratuito vilipendio, della calunniosità generica verso chi è investito di pubbliche funzioni, sia amministrative che politiche, dal Consiglio comunale fino al Governo, fino alle amministrazioni dello Stato. È troppo diffusa, anche nel pubblico, sia pure per l'esperienza passata, sia per scetticismo tradizionale, l'opinione che, stando a questi posti di responsabilità, si t ra t ta
Atti Parlamentari — 16952
3SIONI 6 G I U G N O 1950 194850 C D X X X I I SEDUTA
solo di mangiare, di fare i propri interessi, per modo che noi anche con le nostre discussioni, ali
mentiamo questi atteggiamenti, alimentiamo que
sto senso di diffidenza. E badate bene che dicendo ciò non voglio nascondermi dietro una mag
gioranza per fare la polemica alla minoranza, ma voglio fare questi ammonimenti a me stesso e a tutti noi che abbiamo lavorato per ritornare alla eostituzione democratica, noi che abbiamo la li
bertà di stampa, che si estende illimitatamente, e di fronte alla quale non c'è che il verdetto di giu
dici, che può porre limiti. Noi che come Governo non ci possiamo rimproverare nulla che non sia corrispondente alla regola democratica della li
bertà, abbiamo il diritto di dire che tutto questo non deve farsi per mettere in pericolo la coscienza morale della democrazia, ma deve invece farsi per dare prova che questa coscienza morale è più for
te di qualunque vilipendio, di qualunque mormo
razione e cerca la verità, perchè i deputati, i se
natori, sono galantuomini, pregiudizialmente tali, fino a che non si dimostri il contrario in pubblica discussione o innanzi a pubblico verdetto. (Ap
provazioni).
Detto questo, dovrei rispondere ai quattordici (come quelli di Wilson?) o quindici punti, non so con esattezza quanti siano, proposti dal senatore Grisolia. Credo che non si pretenda che improv
visi una risposta sui singoli punti, e sugli accen
ni che mi pare egli abbia fatto, per trasferire la sua visuale e il suo proiettore dal lodo dei probi
viri sul caso Viola ■— dove le cose non vanno, per la sua tesi, molto bene — sopra settori diversi, dove si t ra t ta veramente di amministrazioni, di responsabilità amministrative. Quando egli mi parla di additare « la crusca venduta », di inter
venti riguardanti questo o quel Ministero, natu
ralmente mi parla di responsabilità amministra
tiva, ed allora io come Presidente del Consiglio devo assumere queste responsabilità e devo difen
derle: sono disposto, se così meglio credete, di dare singole risposte a ciascun punto; ma sarà, mi pare, più conveniente che rispondano i singoli Ministri a nome mio, assumendo io le responsa
bilità, perchè si t ra t ta di questioni concrete in cui bisogna entrare in particolari. Questi argo
menti sono stati in parte discussi, per altri esi
stono interrogazioni alle quali potrà essere ri
sposto ; comunque non ho nulla in contrario che si dia, Ministero per Ministero, sia durante la di
scussione dei bilanci, sia a parte, la risposta con
veniente, e se questa risposta non venisse data, riconosco il pieno diritto dell'onorevole Grisolia e degli altri colleghi di reclamare in questa sede.
Io devo però osservare anche qui che la proce
dura normale è questa. Se su quei banchi ci pos
sono essere accusatori, qui ci deve essere chi ri
sponde; la discussione può farsi, le deliberazioni possono venire, quando la Camera deciderà so
pra il Ministero o sopra un caso singolo riguar
dante il Ministero; con ciò avrà deciso sul Mini
stero, e se il Ministero avrà preso un atteggiamen
to che è reato o omertà di fronte a reato, si dovrà fare una questione di fiducia e di sfiducia. Questa è la procedura normale; se poi ad un certo punto vi troverete dinanzi ad un Governo che non vi con
cede la soddisfazione a cui avete diritto e la rispo
sta concreta, allora voi potete ricorrere all'inchie
sta parlamentare; sarete voi, parlamentari, che licenzierete il Governo e ne domanderete un altro in base ai princìpi fondamentali della democrazia.
Questo è metodo parlamentare e io credo che non dovrei mancare di consensi, anche dalle vo
stre parti, se vi chiedo di avviare questa discus
sione verso la massima concretezza, in modo che i fatti risultino chiari e l'onore delle persone sia intatto, in quanto lo meriti, e sia toccato in quan
to lo meriti, e soprattutto gli accusatori siano co
stretti o a provare o a r i t rarre le accuse, il che spe
ro che sia fatto perchè non credo che nessun sena
tore o deputato elevi accuse in malafede, in totale malafede, semplicemente per accusare. Credo che le discussioni di carattere regionale possano vera
mente trascinare a delle dichiarazioni che non si sarebbero altrimenti fatte, ma credo che anche coloro che hanno posto queste accuse e che si sono trovati di fronte alle confutazioni, quali sono ap
parse oggi, avranno il coraggio e l'onore di ritrat
tarle, tanto più se si t ra t ta di gente che in campo di battaglia fu valorosa e con ciò ha dimostrato di saper esporre la propria vita.
Questo è il mio vivo desiderio ; e mi pare che in questa sede abbia sufficientemente risposto. Avre
mo una continuazione di diverso tipo, dinanzi al
l'altro ramo del Parlamento, di diverso tenore, per interpellanze diverse ; ma questa è una respon
sabilità, che tocca a me, egregi colleghi, e voi ne siete esonerati. (Vivissimi applausi dal centro).
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onore
vole Grisolia, per dichiarare se è soddisfatto. GRISOLIA. Signor Presidente, onorevoli sena
tori, se l'onorevole Presidente del Consiglio non
Atti Parlamentari — 16953 — Senato della Repubblica
1948-50 - C D X X X I I SEDUTA DISCUSSIONI 6 G I U G N O 1950
avesse fatto una. distinzione molto sottile circa l'allargamento del mio intervento, quasi che io avessi voluto sfuggire al fatto specifico, se si fosse limitato cioè alla seconda parte del suo dire, perchè nella prima parte è evidente che partiamo da due concezioni opposte, io mi sarei riservato, a dopo la discussione odierna nell'altro ramo del Parlamento, di presentare apposita mozione. Ma l'onorevole Presidente del Consiglio, nel rispondere, ha dimenticato per un attimo — e chiedo scusa — quello che ho rilevato io nel lodo pubblicato stamane in cui si afferma — ed è la base, il fondamento di tutto il lodo — che « in ordine alle cointeressenze egli (e cioè l'onorevole Viola) aveva precisato che si trattava dell'onorevole Spataro e di parlamentari che hanno incarichi in enti economici. Per l'onorevole Spataro si è dimostrata la sua probità; per gli altri parlamentari conviene ricordare che si potrà essere di vario parere circa la compatibilità t ra mandato parlamentare ed altri incarichi, ma allo stato attuale della legislazione nulla di illecito si ravvisa nella funzione di tali incarichi, con la prevista esclusione del cumulo delle indennità ». È questa una affermazione dal punto di vista morale, a cui ella, onorevole Presidente del Consiglio, testé si riferiva, molto grave ed in un certo senso quasi preclusiva di quel disegno di legge o di quei disegni di legge che noi concordemente ci proponiamo di discutere nei prossimi giorni.
Mi siano consentite però poche precisazioni, e cioè che la maggioranza del gruppo democristiano dell'altro ramo del Parlamento non ha deliberato spontaneamente sulle accuse dell'onorevole Viola, ma ha deliberato dopo il lodo dei probiviri e dopo le dichiarazioni del Governo. Deliberando contro, il detto Gruppo avrebbe smentito il Governo e i probiviri ; esso si è sentito pertanto vincolato dai deliberati del Governo e del collegio dei probiviri del proprio partito.
Peraltro, l'onorevole De Gasperi doveva fare ciò che ha fatto difendendo i Ministri, ma gli accusati avevano ed hanno il dovere di chiedere la più ampia inchiesta. Ogni mediocre galantuomo, onorevole Presidente del Consiglio, agisce così, anche perchè la Magistratura esamina soltanto gli illeciti penali e non gli illeciti morali contrari alla correttezza e alla sensibilità politica. (Interruzioni dal centro). Onorevoli colleghi, io ho ascoltato silenziosamente l'onorevole Cingolani e l'onorevole Presidente del Consiglio, come è stato
rilevato anche dall'esimio Presidente dell'Assemblea; e perciò desidero che mi si lasci dire tutto quello che intendo dire nell'interesse del Parlamento e delle istituzioni democratiche.
CINGOLANI. Anch'io. GRISOLIA. Non intendevo riferirmi a lei, ono
revole Cingolani. Finché non è stata dissipata, onorevoli sena
tori, la densa nube nella grave atmosfera su cui conviene lo stesso onorevole Cingolani, io non posso desistere da questa azione parlamentare, comunque sia interpretata, perchè al pari di lei, onorevole Presidente del Consiglio, io sento di essere a posto con la mia coscienza.
Nulla vieta quindi, signor Presidente, che io trasformi l'interpellanza in mozione. E mi auguro di vedere Cristo con in mano la frusta, con la quale scacciò i profanatori dal tempio. Perchè l'onorevole De Gasperi non inaugura, prima della presentazione della mozione, prima d'ogni inchiesta parlamentare, un'altrettale frusta? Questo è il suo dovere parlamentare, ed io da parte mia, secondo la tradizione e il dovere socialista, difenderò sempre e comunque il Parlamento della Repubblica italiana. (Applausi vivissimi dalla sinistra).
PRESIDENTE. Onorevole Grisolia, le debbo far presente che la trasformazione dell'interpellanza in mozione non è possibile, data la natura stessa dell'interpellanza. Resta inteso, quindi, che non l'interpellanza sarà trasformata in mozione, ma che lei si riserva di presentare una mozione sullo stesso argomento.
Ha facoltà di parlare l'onorevole Cingolani, per dichiarare se è soddisfatto.
CINGOLANI. Onorevoli colleghi, dato il carattere che ha avuto la mia interpellanza, è chiaro che per la parte che riguarda la cosiddetta campagna orchestrata debbo ringraziare il Presidente del Consiglio per avere avvalorato le mie citazioni con la sensazione, identica alla mia, che egli ha avuto della artificiosa orchestrazione di questa campagna.
Per quanto riguarda la portata della discussione degli attuali disegni di legge di iniziativa parlamentare o di un disegno dì legge di iniziativa del Governo, noi siamo qui non solo pronti, ma — e interpreto anche il pensiero del collega Grisolia — desiderosi di rapidamente venire ad una chiarificazione, perchè, onorevole Grisolia, creda che tut t i siamo nella condizione di sen-
Atti Parlamentari — 16954 — Senato della Repubblica
1948-50 - C D X X X I I SEDUTA DISCUSSIONI 6 G I U G N O 195)
tirci a posto con la nostra coscienza. È bene però ed è utile anche per il Paese che siano stabilite delle norme ben precise, non per non indurre ciascuno di noi in tentazione di fronte a possibili incarichi, ma perchè il Paese creda nella nostra impossibilità di cadere in questa tentazione. Siamo d'accordo quindi anche su questo punto.
Per il resto, come conclusione di questo dibattito, per quanto riguarda il lodo, del quale ho detto appena qualcosa, ma del quale ha parlato l'onorevole Grisolia, devo dire che esso risponde alla coscienza di tre intemerati colleghi nostri dell'altro ramo del Parlamento, che l'esame è stato lungo, è vero, ma spassionato, e che la limpidezza delle sue conclusioni è tale da poter fare sentire sin da ora quella che è la piena ed assoluta onestà dei nostri colleghi accusati con tanta leggerezza, e mi auguro anche io quello che si è augurato il Presidente del Consiglio, che, cioè, l'antico combattente del VI Reparto d'assalto, che ha saputo, solo, sfidare la morte, abbia un coraggio civile uguale al coraggio militare. (Applausi dal centro).
Seguito della discussione del disegno di legge: « Riordinamento delie disposizioni sulle pensioni dli guerra » ( 7 8 7 ) .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: « Riordinamento delle disposizioni sulle pensioni di guerra ».
Ultimo oratore iscritto a parlare in sede di discussione generale è l'onorevole Orlando. Data l'ora tarda, chiedo all'onorevole Orlando se intende prendere ora la parola o se propone di rimandare la discussione ad altra seduta. '
ORLANDO. Quanto intendo dire non richiederà molto tempo, assumendo più che altro il carattere di una dichiarazione di voto. Perciò, se giovasse ad un rapido svolgimento dei lavori dell'Assemblea, potrei rinunciare a prendere la parola in sede di discussione generale, riservandomi di intervenire in sede di dichiarazione di voto sull'articolo 1.
PRESIDENTE. Poiché il senatore Orlando si è riservato di parlare sull'articolo 1 contenente i princìpi informatori del disegno di legge e nessun altro chiedendo la parola, dichiaro chiusa la discussione generale.
Passiamo ora all'esame degli artìcoli, che rileggo nel testo proposto dalla maggioranza della Commissione.
TITOLO I.
D E L DIRITTO ALLA PENSIONE DI GUERRA IN GENERALE.
Art. 1.
Ai militari delle Forze armate, agli appartenenti a Corpi o servizi ausiliari, alle infermiere volontarie della Croce Rossa Italiana, che abbiano in guerra riportato ferite o lesioni o contratto infermità, da cui sia derivata perdita o menomazione della capacità di lavoro, ed alle loro famiglie, quando da tali ferite, lesioni o infermità, sia derivata morte, sono conferite pensioni, assegni o indennità di guerra, alle condizioni e nei modi stabiliti dalla presente legge.
Le equiparazioni fra i gradi dei personali appartenenti ai Corpi o servizi ausiliari e quelli dell'Esercito sono determinate con decreti del Capo dello Stato, udito il Consiglio di Stato.
Ai militari addetti in stabilimenti, cantieri o lavori esercitati od assunti da enti pubblici o da privati, ancorché vi abbiano prestato servizio tn qualità di comandati, si applica il regime delle pensioni di guerra, quando trattisi di decesso o invalidità direttamente derivanti da azioni belliche.
ORLANDO. Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà. ORLANDO. Quanto intendo dire — come
ho già accennato — non sarà altro che una dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Osservo all'onorevole Orlando che nell'articolo primo sono racchiusi i princìpi informatori del disegno di legge, per cui il suo intervento investirà, in sostanza, proprio tali princìpi e non si discosterà perciò di molto dal carattere di un intervento in sede di discussione generale.
ORLANDO. Formalmente ciò è esatto; ma un vecchissimo parlamentare come me dovrebbe evitare di servirsi apertamente o surrettiziamente di un mezzo di parlare, quando non ne abbia più il diritto.
La mia dichiarazione di voto si fodera, se mi si consente una tale espressione, anche di una specie di fatto personale. E il fatto personale do-
Atti Parlamentari 36955 Senato della Remibbliri,
1948-50 - C D X X X I I SEDUTA DISCUSSIONI 6 G I U G N O 1950
vrebbe essere ammesso, invero, non solo come questione che tocchi la persona, ma altresì come questione che tocchi la persona in quanto abbia occupato un ufficio. Orbene, da questo punto di vista, la discussione avvenuta mi offrirebbe anzi una serie di fatti personali, perchè, non io, ben inteso, ma il Governo di cui feci parte e che infine ebbi l'onore di presiedere, credo che abbia avuto il merito di aver creato la s trut tura giuridica dell'istituto. Noi non aspettammo che la guerra finisse, e provvedemmo a quello che ci appariva come un dovere elementare dello Stato pur mentre la guerra durava. E ciò facemmo ininterrottamente, perchè, com'è stato ricordato, ci sono disposizioni legislative nostre nel 1916, nel 1917, nel 1918 e nel 1919 : non vi fu anno che non ricevesse un contributo nostro. Ripeto che il merito non è mio se non in quanto Presidente del Consiglio, bensì dei colleghi che partecipavano al Governo, t ra i quali mi è caro avere ancora qui vicino a me il Pella di un tempo, il Ministro del tesoro onorevole Nitti.
Ora, noi stabilimmo il concetto di una distinzione t ra la pensione di guerra e quella ordinaria. Questo concetto nacque e si fissò allora col carattere di adempimento di un obbligo, non di conclusione di un atto esecutivo di natura, direi, prevalentemente privatistica: come un vero e proprio dovere dello Stato. Oggidì, la parola « riconoscenza » spiace ed è accusata di retorica, perchè di questi tempi la retorica ha una pessima stampa; eppure, « riconoscenza » nel suo significato etimologico, ossia da « riconoscere », sarebbe nel caso la parola veramente giusta, che è l'ammissione di un debito, di un vero e proprio debito, per il quale non v'è nemmeno il bisogno di un rapporto causale, bastando semplicemente un rapporto occasionale.
I Romani in questo furono veramente grandi maestri; e piace ricordarli, perchè se ne trae argomento di conforto in momenti in cui tante ragioni ci deprimono, nazionalmente, e, sarei per dire, etnicamente.
Orbene, essi dal concetto d'indennità dovuta a chi ha prestato un servizio (non c'è nessun accenno alla guerra in ciò) in forza di un rapporto causale col servizio stesso, passarono rapidamente al concetto d'indennità anche per un rapporto semplicemente occasionale. Vedete il senso di e-quità, che avevano i nostri grandi maestri. Mi sia permessa una breve esemplificazione. Io mandavo
qualcuno a fare una commissione presso un tizio e questo qualcuno, poniamo, veniva bastonato dal destinatario. Evidentemente, io dovevo indennizzarlo. Ma se la persona da me incaricata viene assalita per la strada dai ladri, qui il rapporto causale non esiste, perchè si va per istrada indipendentemente dagli incarichi da compiere e l'essere assaliti dai ladri è una disgrazia che capita e che nulla ha da fare con la commissione ricevuta. Sembrerebbe, dunque, che in tale ipotesi non vi sia motivo per alcuna indennità ; ma il diritto romano affermò, invece, il contrario e riconobbe che se anche il rapporto sia occasionale, l'indennità è dovuta. Ora, questa citazione può sembrare del tutto accademica, cioè a dire non avente un nesso necessario con la discussione attuale; eppure, questo nesso c'è sotto vari aspetti e constatiamolo nella maniera più immediata.
La prima questione che ci si presenta è l'oppostaci pregiudiziale relativa alla difficoltà finanziaria dello Stato : obiezione questa, certo, non trascurabile, a proposito della quale, anzi, mi piace di esprimere alla Commissione di finanza del Senato una parola di simpatia e di lode ; e, difatti, nell'agire così, essa viene bene ad inquadrarsi in quella che è la vecchia onorevole tradizione dello
• Stato italiano, per cui si parlava della « Compagnia della lesina ».
Non sarà fuor di proposito l'evocar qui un mio ricordo personale di anni ormai lontani, di quando cioè ero Ministro della pubblica istruzione. Per impedire che l'Arco Angioino in Napoli cadesse (in effetti, esso minacciava imminente rovina) occorrevano 10 mila lire, che io non avevo. Corsi al Ministero del tesoro a dare l'allarme e a richiedere la modesta somma occorrente. Ed il Ministro del tesoro, per tut ta risposta, mi disse queste parole : « Tu non pensi che alla tua gloria ». Sostenere l'arco cadente pareva a lui, dunque, una ragione di vanità, di fatuità personale; e così la necessità mi costrinse a ricorrere ad un delitto amministrativo, onorevole De Gasperi. Commisi allora un delitto amministrativo: cioè, riuscii a mettere insieme le 10 mila lire attraverso accorgimenti ed espedienti non del tutto corretti dal punto di vista della contabilità dello Stato. È a reati ministeriali di tal genere che mira l'istituto della messa in accusa e del giudizio dei Ministri ; ma io non credo che il Senato, né quello di allora, né l'attuale, mi avrebbe condannato per questa violazione della legge, impo-
Atti Parlamentari — 16956 — Senato della Repubblica
1948-^50 - C D X X X I I SEDUTA DISCUSSIONI 6 G I U G N O 1950
sta dalle necesità di salvare uno dei più insigni monumenti dell'Italia meridionale.
Ma, nel caso presente — bisogna riconoscerlo — la nostra Commissione di finanza, la quale discende per li rami da quei vecchi custodi del tesoro, è stata di una larghezza inconsueta : non dirò certo soverchia, perchè io l'avrei desiderata anche più ampia, ma in ogni modo inconsueta. E, difatti, una spesa originaria di 60 o 61 miliardi, essa l'ha elevata a circa 70 miliardi; per cui non solo è meritevole di lode, ma dà motivo ad un ringraziamento, ad una ragione di fierezza per questo vecchio Senato (la qualifica di « vecchio » è qui suggerita dalla etimologia del nome; ma, se mi guardo dintorno, non potrebbe dirsi certo che si giustichi troppo). La Commissione ha, dunque, riconosciuto l'eccezionalità di una legge di questo genere; però, malgrado tu t ta la sua volontà e la sua comprensione, si è dovuta anche essa fermare di fronte all'obiezione della spesa.
E neppure io vorrò svalutare tale obiezione; però, ecco il nesso, per cui la mia allusione iniziale non era fuori luogo e non era accademica, giacché, se ed in quanto riconoscete che quello dei mutilati di guerra è un diritto acquisito, allora voi non potete più opporre la mancanza dei mezzi. L'opponete, forse, ai creditori dello Stato? Riconosciuto un diritto, l'obiezione « non ho i mezzi » non basta.
D'altro canto, però, dichiarerò io stesso ciò che, invece, può giustificare in certo senso l'obiezione; ed è la maniera di liquidazione. Il relatore della minoranza ha fatto una osservazione giustissima, che in questa materia bisogna avere sempre presente : cioè che per la natura dell'istituto e, direi, nell'atto stesso in cui si afferma, quello del mutilato è un diritto. Come si è visto, questa affermazione mi ha trovato pienamente consenziente; e da parte mia ho cercato, anzi, di convalidarla.
Per quanto riguarda, però, la liquidazione, non potrebbe negarsi che occorra una valutazione caso per caso. Chi dice : « ho sofferto un danno ; dunque, indennizzatemi », vuole liquidato il suo danno; ma questo non è uguale in tut t i i casi. Se espongo queste osservazioni, non è per fare dell'accademia ; ma è perchè una delle difficori à maggiori delle leggi di questo genere è per l'appunto trovare il tipo, il modello assoluto, quasi — sarei per dire — come un abito della Rinascente, che vada bene a tut t i coloro che hanno una de
terminata s ta tura; mentre, invece, il criterio del danno sostanzialmente varia da caso a caso.
È la mia ormai ben lunga, inveterata abitudine di avvocato che mi fa, come sempre, considerare anche questa questione da ambedue gli aspetti : in questo momento, la vedo dalla parte della Commissione. Cioè a dire, si t ra t ta indubbiamente di un diri t to; ma in quanto è un diritto che occorre sia liquidato, questa liquidazione dà modo al debitore (perchè lo Stato è debitore) di dilazionare e di cercare altre forme per adempiere a questo suo dovere. Trattasi, dunque, del soddisfacimento di un debito, da eseguire entro un certo limite, che la finanza, da un lato, e le difficoltà della liquidazione, dall'altro lato, determineranno.
Un dovere di sincerità, per altro, mi obbliga a confessare di essere rimasto turbato, nella mia coscienza, nel sentire la formula del relatore della maggioranza. Il senatore Zotta, relatore di maggioranza, che ha parlato molto bene, al suo solito, ha detto, se ben ricordo : « vi è una parti ta chiusa, cioè a dire per tutto quanto si riferisce alla liquidazione del danno sofferto dai mutilati. Questa è per noi part i ta chiusa, essendosi già provveduto in maniera sufficiente ».
È stato, però, messo in evidenza che vi è tut ta una parte che manca completamente, perchè il provvedimento possa essere qualificabile se non proprio degno e perfetto, almeno soddisfacente. Resta, adunque, di fronte alla part i ta chiusa ancora una parti ta aperta; ed è questo un dovere, che lo Stato deve riconoscere e proporsi di adempiere.
I l relatore di minoranza, in un discorso veemente, uno di quei discorsi che rivelano un sentimento profondo, commosso, caldo, ha fra l'altro esclamato : « ma questo è un oltraggio ! ». E, difatti, secondo il progetto, solo i grandi invalidi sono tutelati — ed anch'essi, soltanto in parte — ; mentre per tutte le altre categorie il progetto è deficiente, ed in modo particolare poi per le vedove e per gli orfani. In una certa misura, quanto meno, tale deficienza è stata riconosciuta dalla maggioranza stessa.
Perciò — come dicevo — sono rimasto assai perplesso e turbato dì fronte a questo disegno di legge, che presenterebbe due facce: secondo gli uni, esso disciplinerebbe un'affare ormai regolato, sia pure con una riserva a favore delle vedove e degli orfani; secondo gli altri, invece, sarebbe una cosa addirittura abominevole ed iniqua. Ne
Atti Pari risentati — 36957 — Senato della Repubblici
1948-50 - C D X X X I I SEDUTA DISCUSSIONI 6 G I L G K Ó 1950
sono rimasto, ripeto, assai sorpreso e credo che, da un punto di vista di politica applicata al caso concreto, questi contrasti violenti dovrebbero additare la linea di condotta da seguire. Continuamente io vengo a conoscenza di aspri ur t i di forze economico-sociali in contrasto, di grandi scioperi, di Ministri che fanno da intermediatori, di luùghe discussioni : ebbene, a che cosa si mira con tutto ciò? Ad una qualche cosa che soddisfi, che soddisfi in una maniera sia pure relativa, che determini una pace sia pur provvisoria. Perchè non si è agito in tal modo anche verso questi fratelli nostri, i quali non chiedono se non ciò che noi riconosciamo essere un loro sacro diritto? E non vado avanti su questa via, perchè non mi piace di passare per un retorico; ma erano ben queste cose che abbiamo dette in quei giorni lontani di commozione e dì pianto. Ora, quel pianto ci è rimproverato; ma senza di esso non si sarebbe vinta la guerra ! Ripeto : ben si poteva pervenire ad una forma di accordo, sia pure relativo, anziché a questo contrasto violento, per cui da una parte si dice : è una parti ta chiusa, e dall'alt ra : tu fai bancarotta e fuggi.
Ed allora quale conseguenza si può trarre da questa constatazione? Per me, non ne traggo nessuna, se non quella che debbo cessare di parlare; ma, da un punto di vista logico, la conseguenza sarebbe la sospensiva, al fine di riprendere l'esame di questo disegno di legge, per eliminare possibilmente questo contrasto violento sulla definizione dell'opera compiuta. Senonchè, in questo momento, m'immagino bene che una tale soluzione spiacerebbe ai principali interessati, i quali hanno urgenza di questi benefici relativi che la legge loro concede; e quindi non solo non oso proporre la sospensiva, ma voglio anzi raccomaiir darne agli altri colleghi l'approvazione, ed anche sollecita. Badate, io sono rispettosissimo delle discussioni parlamentari; ma trovandoci di fronte ad un progetto di ben .120 articoli, se la discussione non procede rapida, non arriveremo mai alla fine. E perciò io stesso darò l'esempio abbreviando il mio già troppo lungo discorso, ed inoltre mi permetto di pregare i colleghi di voler essere brevi.
Per il momento, intanto, mi rassegnerò a fare una media fra il relatore di maggioranza ed il relatore di minoranza e mi acquieterò ad essa: cioè, fra la « part i ta chiusa » dell'uno e « l'iniquità abominevole » dell'altro. Comunque, riconosco che un passo si è fatto e che dobbiamo pro
varne una soddisfazione parziale, se non totale. Al mio amico Paratore raccomanderò che egli, allorché torneremo alla questione dei mutilati, che non è chiusa, e alla questione degli orfani e delle vedove...
PARATORE. Quando il bilancio lo permetterà; per gli orfani è un'altra cosa.
SCOCCIMARRO. Però, autorizzate la spesa di 5 miliardi per la polizia ; assegnateli ai mutilati !
ORLANDO. Al mio amico Paratore, dicevo, raccomanderò che dovrà rileggere quel capitolo di Notre Dame de Paris di Victor Hugo, quel bellissimo capitolo in cui lo scrittore riproduce il colloquio fra il re Luigi XI, notissimo per la sua grande avarizia, ed il suo Ministro delle finanze, che era il suo barbiere. Ebbene, il conto è sottolineato ad ogni part i ta dai rimproveri del re, cui dispiace la benché minima spesa : « per questo avete speso troppo; quest'altro si poteva fare con molto meno » e così via : e si noti bene che quei rimproveri riguardano soldi, e non lire. Ad un certo punto, Oliviero si ferma e dice : « ora viene una parti ta grossa ». « E dilla, cos'è? » Ed Oliviero dichiara : « è una spesa effettivamente grossa, che è servita per i leoni di Vostra Maestà ». Ed allora Luigi XI risponde : « questa è una spesa ben fatta ». Bisogna che intorno alla maestà dello Stato — diremmo noi — ci sia qualche cosa che possa ruggire. Non trattasi, però, del ruggito come venne inteso in altra occasione, sbagliando ! (Commenti). Io non mi riferivo affatto al ruggito dell'Italia, la quale può paragonarsi ad un povero leone, leone sempre sì, ma ferito. Come volete che ruggisca? Non a questo io, dunque, mi riferivo; bensì agli eventi che determinano i fatti storici. Ebbene, spendere per i mutilati è come dare la carne ai leoni di Sua Maestà, caro Paratore.
Comunque, io vorrei augurarmi che intorno a queste mie parole si verificasse un consenso generale, che significasse simpatia ed affetto per questi nostri fratelli, cui tanto deve la Patr ia. (Applausi da tutti i settori).
Presentazione di disegno di legge.
D'ARAGONA, Ministro dei trasporti. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà. D'ARAGONA, Ministro dei trasporti. Ho l'ono
re di presentare al Senato il disegno di legge : « Modificazioni ed aggiunte al regio decreto 9
maggio 1935, n. 1149, contenente norme per la pub-
Atti Parlamentari 16958 — Senato dell" ^ermbblica
1948-50 - C D X X X I I SEDUTA DISCUSSIONI 6 GIUGNO 1950
blicità sui fondi a lato delle linee ferroviarie esercitate dallo Stato e visibile da esse » (1090).
PRESIDENTE. Do atto all'onorevole Ministro dei trasporti della presentazione di questo disegno di legge, che seguirà il corso stabilito dal Regolamento.
Ripresa della discussione.
PARATORE. Domando di parlare per fatto personale.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà. PARATORE. Sono veramente meravigliato che
l'onorevole Orlando dimentichi quella che ^ la sintesi della situazione finanziaria del nostro Paese. Se egli la tenesse ben presente, farebbe forse tacere gli impulsi del suo cuore generoso. Questo importante elemento della esigenza finanziaria dovrebbe avere in lei, onorevole Orlando, che è stato Ministro e soprattutto Presidente del Consiglio dei Ministri, una maggiore comprensione.
Come i colleghi ben sanno la situazione finanziaria italiana attuale è la seguente : lo Stato spende annualmente.500 miliardi per oneri di personale (tenendo semplicemente conto, per le aziende autonome, del passivo di esercizio altrimenti si andrebbe oltre); 100 miliardi e più per il debito pubblico; per le pensioni di guerra si spendono dai 72 ai 74 miliardi, cifra superiore a quella citata dallo stesso Ministro, perchè bisogna tener conto che le pensioni aumentano di mese in mese sia per la definizione delle pratiche in corso sia per la revisione delle attuali sulle quali bisognerà attentamente vigilare.
In totale si t ra t ta di una spesa complessiva di circa 800 miliardi con una concorrente entrata di imposte che non arriva ai 1.200 miliardi.
Data questa situazione come lei vede, onorevole Orlando, l'attuale progetto sulle pensioni rappresenta un passo enorme. Non si può senza limiti, e sempre, dare ascolto ai sentimenti del cuore ! Spendere altri miliardi per le pensioni di guerra significa in ultima analisi provocare una situazione che finirebbe per ritorcersi a danno degli stessi mutilati.
Se si vuole, come si vede, esaminare il problema con uno spirito veramente obbiettivo bisogna distinguere il trattamento dei grandi invalidi, delle vedove e degli orfani da quello relativo- a mutilazioni e invalidità di minore importanza. Con il presente progetto, onorevole Orlando, il problema dei grandi invalidi, verso i quali è meno facile far
tacere il cuore, è risolto; ed è risolto con la reciproca comprensione della situazione del bilancio e delle disperate condizioni in cui attualmente essi si trovano. Per gli orfani di guerra, le cui condizioni vanno considerate con particolare riguardo, credo che la Commissione d'accordo con il Governo potrà fare qualche cosa di concreto. Per quanto riguarda invece le pensioni relative a mutilazioni ed infermità di minore importanza richiamo l'attenzione del Senato sulla eventuale possibilità di eliminare col tempo, riscattando quelle degli iscritti alla 7a e 8a categoria, una notevole parte dell'onere complessivo. Si costituirebbero in tal modo delle disponibilità con le quali far fronte ad un ulteriore miglioramento delle pensioni dei più meritevoli come il cuore dell'onorevole Orlando, ed anche il nostro, desidera.
ORLANDO. Io vi ho lodato e difeso e, ciò malgrado, ricevo una rampogna!
LANZETTA. Domando di parlare. PRESIDENTE. Ne ha facoltà. LANZETTA. Onorevole Presidente, onorevoli
colleghi, se si fosse t rat tato di altra legge, per manifestare la nostra insoddisfazione, noi del gruppo socialista avremmo presentato un ordine del giorno, sia pure per chiedere la sospensione della discussione per un più approfondito esame. Ma si t ra t ta di una legge di carattere eccezionale, una legge che i mutilati, le categorie interessate, le varie vittime della guerra attendono da tempo in maniera imperativa. Questa è la ragione per la quale noi ci asteniamo dal presentare un ordine del giorno di sospensiva e, pur dichiarando la nostra insoddisfazione, ci uniamo al coro unanime che da questa Assemblea è partito perchè questa legge si discuta rapidamente.
Non accenno a nessun caso personale col Presidente della Commissione finanze e tesoro, tanto più che il Parlamento si è già fatta la sua opinione sugli indirizzi della politica governativa applicata dalla Commissione.
Ciò premesso, circa il nostro desiderio di procedere oltre nella discussione del disegno di legge, non possiamo fare a meno di sottolineare che noi non siamo contenti del progetto di legge nel suo complesso e principalmente non possiamo acquietarci di fronte ad alcuni elementi contenuti nel progetto e nella relazione di maggioranza. Noi riteniamo che l'attuale provvedimento legislativo sia niente altro che un acconto circa gli obblighi che la collettività nazionale, rappresentata dallo
1 Stato, ha nei confronti delle vittime di guerra e
Atti Parlamentari ■— 16959 — Senato della Repubblica
194850 C D X X X I I SEDUTA DISCUSSIONI 6 GIUGNO 1950
che deve al più presto compiutamente adempie
re, con adeguatezza di mezzi, ed esprimiamo le più ampie riserve, tanto più che parecchi concetti, espressi nel disegno di legge di iniziativa gover
nativa e nella relazione di maggioranza, ci sem
brano perfino contrastanti con i princìpi della Co
stituzione della Repubblica, oltre che con i prin
cìpi di diritto positivo pacificamente operanti nel nostro Paese. Ad esempio, non possiamo principal
mente consentire che la liquidazione delle pensio
ni di guerra poggi sulle deboli e superate conce
zioni dell'assistenza paternalistica e, peggio anco
ra, sui superati concetti di un retorico onore mi
litare o di una convenzionalmente astrat ta ono
rabilità civile e borghese, perchè riteniamo che le vittime di guerra hanno dei diritti concreti ed au
tonomi nei confronti dello Stato che, come debi
tore, non può porre condizioni estranee agli even
ti determinatori dei danni, risarcìbili appunto con le pensioni dirette e indirette. E non possiamo nep
pure consentire che lo Stato estingua ì propri de
biti verso le vittime di guerra col criterio della minima spesa. Ci riserviamo perciò di presentare emendamenti ai diversi articoli, mentre teniamo a precisare che noi siamo sostanzialmente concordi col relatore di minoranza i cui concetti facciamo nostri, prechè rappresentano il mìnimo che, in un quadro di giustizia e di elementare umanità, sia accettabile. Chi vi parla è un mutilato di guerra il quale non fa la propria causa personale, ma in
terviene per interpretare con cognizione di causa le esigenze delle varie categorie interessate. Affer
mato il diritto delle vittime delle guerre, lo Stato non può fare a meno di pagare il proprio debito. Credito delle vittime di guerra, debito dello Stato : questo è il binario dal quale non è possibile decam
pare. Porre il risarcimento dei danni verso le vit
time di guerra su binari diversi, significa svisa
re quello che è il dovere dello Stato verso le vittime di guerra. Tanto premesso, come dicevo poc'anzi, il gruppo al quale mi onoro di appartenere, pas
serà alla discussione degli articoli, ritenendo que
sto provvedimento semplicemente un'anticipazio
ne su quelli che dovranno essere i criteri di giu
stizia che dovranno guidare il Parlamento nella formazione di una nuova legge sulle pensioni di guerra.
MACRELLI. Domando dì parlare. PRESIDENTE. Ne ha facoltà. MACRELLI. Onorevoli colleghi, mi accorgo che
qui stiamo facendo delle dichiarazioni di voto, le
quali non sono che la continuazione della discus
sione iniziata e apparentemente conclusa l'altro giorno. Consentite allora che anche io, .i titolo personale e a nome del mio gruppo, dichiari che noi non avremo nulla in contrario per il passag
gio alla discussione degli articoli della legge. PRESIDENTE. Siamo già passati alla discus
sione degli articoli. MACRELLI. Una votazione vera e propria non
c'è stata. LANZETTA. Non ce n'era bisogno. MACRELLI. Comunque, non faremo difficoltà
nel corso della discussione della legge, che siamo obbligati ad accettare nel suo complesso, se non nei suoi particolari, perchè è tempo di andare in
contro alle giuste, legittime, umane esigenze di coloro che al Paese, alla Patria, hanno dato tut
to se stessi. Nel corso della discussione generale avrei voluto fare soprattutto due considerazioni : una è quella che già ho rilevato dalle parole no
bilissime dell'onorevole Orlando per gli orfani di guerra, ed è un appello che rivolgo al cuore, e al sentimento di tutto il Senato perchè si provveda. Quello che si è fatto o quello che ci si propone di fare in questo progetto di legge mi sembra che non sia adeguato alle esigenze e alle necessità.
Ma su un altro punto richiamo l'attenzione del Senato, della Commissione e soprattutto del Go
verno : sulla procedura. Ho parlato più volte all'Assemblea costituente
e in Senato ; ma la voce mia è stata la solita vox clamantis in deserto.
Insomma, il nostro solerte, vigile Sottosegreta
rio alle pensioni di guerra ha avuto occasione già di dire che ci sono 400 mila pensioni dì guerra in sospeso
CHIARAMELLO, Sottosegretario di Stato pet
ti tesoro. Siamo sotto le 400 mila. MACRELLI. Prendo atto, ma sono ancora in
numero tale da fare veramente impressione. Ora, siamo d'accordo : sta bene andare incontro
ai mutilati, alle vedove e agli orfani, portare quel contributo umano e materiale che è necessario e che è doveroso da parte nostra, ma innanzi tutto si cerchi di accelerare i tempi, di superare tutte le difficoltà. Noi avevamo fatto delle proposte con
crete: ricordo che, discutendosi appunto del pro
blema delle pensioni di guerra all'Assemblea co
stituente, ebbi una risposta favorevole dal ban
co del Governo; allora il Sottosegretario era lo attuale Ministro Petrilli, il quale mi disse che si
Atti Parlamentari — 16960 — Senato della Repubblica
1948-50 - C D X X X I I SEDUTA DISCUSSIONI 6 G I U G N O 1950
verno e soprattutto la Commissione — a che si compiacciano di presentarli al più presto, perchè data la s t rut tura della legge la conoscenza di tutti gli emendamenti è fondamentale, e-quindi è necessario che essi non vengano presentati in sede di discussione di ciascun articolo.
CHIARAMELLO, Sottosegretario di Stato per il tesoro. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà. CHIARAMELLO, Sottosegretario di Stato per
per il tesoro. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mentre ringrazio l'amico Macrelli per le sue espressioni, credo di aver già risposto precedentemente sia a lui che all'onorevole Lanzetta, nel mio precedente intervento. Dichiaro ora di essere lieto dell'intervento del Presidente Orlando, che ha voluto riportare la discussione sulla legge per il riordino sulle pensioni di guerra « in più spirabil aere » di ideali di patria, di libertà. Effettivamente, nella concessione delle pensioni di guerra, vi deve essere una parte di riconoscenza della Nazione verso chi ha compiuto il proprio dovere, ed ha una parte di diritto per aver riconosciuto una eventuale menomazione fisica.
Presidente Orlando, che noi combattenti sempre onoriamo, sia nel 1915 — quando siamo parti t i per la grande guerra —- come successivamente nella lotta di liberazione, non abbiamo chiesto nulla, non abbiamo preveduto di avere poi il pacco vestiario oppure la polizza combattenti (cenni di assenso del senatore Orlando) e successivamente l'indennità come partigiani : partimmo al servizio della patria per un ideale di libertà e di giustizia. È per questo che oggi, anche a nome del Governo, io la ringrazio per il suo intervento generoso, e accetto l'impostazione che lei ha voluto dare alla legge, che non può dimenticare però anche le condizioni economiche e finanziarie attuali del Paese.
ORLANDO. Sono io che la ringrazio di questa dichiarazione.
PRESIDENTE. Pongo in votazione l'articolo 1 nel testo già letto.
Chi l'approva è pregato di alzarsi. (È approvato).
sarebbero assunti dei nuovi impiegati, dei nuovi funzionari; che si sarebbero accentrate le pratiche in determinati uffici, non così dislocati come sono in questo momento soprattutto nella capitale. Risposta favorevole che trovò ancora una nuova adesione qui in Senato, quando parlarono i due Sottosegretari succeduti l'uno all'altro : Vigorelli e Giavi.
Ora le pensioni arretrate sono sempre troppe! Avevamo proposto di decentrare il servizio, il servizio delle prime pratiche necessarie per instaurare la procedura nei comuni, nelle Provincie, dove voi yolete. Create degli uffici ad hoc, poi sarà il Ministero che emetterà i decreti relativi alla conclusione, naturalmente dopo aver esaminato le documentazioni; ma se andiamo avanti di questo passo, signori, troveremo ancora coloro, uomini e donne, che verranno a ripetere le loro richieste e a raccontare la loro miseria.
Io ho delle pratiche, e credo che molti di voi si trovino nelle stesse condizioni, che risalgono alla guerra del 1915; altre, moltissime, risalgono, per quel che riguarda la guerra attuale, al 1940, allo inizio cioè di questa malaugurata seconda guerra mondiale.
Ora, è necessario che si provveda, è necessario che la procedura sia snellita, sia più rapida ed a questo proposito presenterò al momento opportuno gli emendamenti necessari. (Approvazioni).
VENDITTI. Domando di parlare. PRESIDENTE. Ne ha facoltà. VENDITTI. Signor Presidente, onorevoli col-
leghi, prendo la parola per aderire incondizionatamente, benché dal mio banco di liberale, a quello che ha detto l'amico Macrelli dal suo banco di repubblicano storico, sia per quello che riguarda la sostanza della legge, sia per quello che riguarda gli att i della procedura.
Per la sostanza della legge, noi liberali, pur votando oggi la legge, salva ogni libertà in sede di emendamenti, ci auguriamo che lo Stato possa fare e presto integralmente il suo dovere. Per la procedura, ricordo, oltre quanto ha detto l'amico Macrelli, quello che disse pochi giorni or sono il collega Bibolotti : ci auguriamo cioè che, di là da tutte le promesse, non sempre mantenute, dei Sottosegretari di ieri, lo Stato, per le pensioni di guerra, trovi un sistema che non sia un paradosso e tanto meno una ingiustizia. (Approvazioni).
PRESIDENTE. Invito tut t i coloro che debbono presentare emendamenti — ivi compreso il Go-
II seguito di questa discussione è rinviato a domani.
Oggi seduta pubblica alle ore 16, con l'ordine del giorno già distribuito.
La seduta è tolta (ore 13).
Atti Parlamentari 16961 — Senato della Repubblica
1948-50 - SEDUTA DISCUSSIONI 6 GIUGNO 1950
ALLEGATO AL RESOCONTO DELLA C D X X X I I SEDUTA (6 GIUGNO 1950).
RISPOSTE SCRITTE AD INTERROGAZIONI
BERLINGUER. — Al Ministro della pubblica istruzione. — Per conoscere come spieghi la pubblicazione, a cura della Libreria dello Stato e sotto gli auspici del Ministero della pubblica istruzione, dei programmi di esame per le scuole di istruzione media, classica, scientifica e magistrale in cui si richiedono la lettura della antologia di Italo Balbo, della dottrina del fascismo di Mussolini, la conoscenza della Carta del lavoro e della dottrina fascista dello Stato e persino la formazione dell'uomo secondo la concezione fascista;
e se non creda di intervenire senza indugio per punire i responsabili e i complici di que*sta inaudita pubblicazione e di provvedere perchè essa • venga immediatamente dichiarata nulla ai fini didattici, r i t irata dalle librerie e sostituita da nuovi programmi (1101).
RISPOSTA. — Si comunica che la ristampa dei programmi per le scuole medie era stata vietata dal Ministero con lettera n. 791 dell'8 marzo 1949, con la quale — in relazione all'analoga richiesta di autorizzazione da parte del Poligrafico dello Stato — si dichiarava che le pubblicazioni di cui trattavasi vertevano su argomenti superati in seguito alla entrata in vigore dei piani di studio pubblicati nel 1944 dalla Sottocommissione alleata per l'educazione e che non erano più attuali.
Poiché, però, come risulta dall'indagine compiuta il 29 marzo u. s. la Libreria dello Stato ha dato corso, di sua iniziativa, alla ristampa, malgrado il divieto scritto e malgrado analoghe esortazioni verbali, il Ministero, esprimendo con lettera del 7 aprile u. s. al Poligrafico dello Stato il suo vivo rammarico per l'incauta ristampa, ha chiesto che siano ritirate dal commercio le copie invendute e che sìa inviato alla stampa un
comunicato dichiarante che la pubblicazione di quei programmi è da ascriversi ad esclusiva iniziativa della Libreria dello Stato.
Non essendo finora pervenuta alcuna risposta in merito, il Poligrafico è stato recentemente sollecitato a far conoscere i provvedimenti adottati.
Si fa riserva dì ulteriori comunicazioni in proposito.
Il Ministro GONELLA
BERLINGUER. — Al Ministro dell'interno. — Per conoscere come possa giustificare che il questore di Bologna nell'autorizzare per il 28 corrente una pacifica manifestazione di vecchi pensionati col relativo corteo a cui ha creduto di prescrivere un determinato percorso, abbia anche vietato che i pensionati stessi portassero le loro bandiere tricolori e qualunque cartello con scritte contenenti le loro rivendicazioni e l'espressione della loro miseria; e se ritenga che ciò possa veramente turbare l'ordine pubblico e non piuttosto risponda alla legittima esigenza democratica di far conoscere alla cittadinanza la tristissima condizione di questi vecchi lavoratori ridotti alla fame, privi di ogni assistenza e troppo spesso costretti per disperazione al suicìdio (1184).
RISPOSTA. — I l questore di Bologna, nel prendere atto della notificazione fattagli dal Sindacato provinciale pensionati, della pubblica manifestazione indetta per il 4 giugno prossimo ha ritenuto, in relazione alla situazione locale, di porre alcune limitazioni al suo svolgimento in ordine al percorso, e all'uso di alcuni cartelli, che avrebbero potuto eccitare vieppiù gli animi e dar luogo ad incidenti.
Atti Parlamentari — 16962 — Senato della Repubblica
1948-50 - C D X X X I I SEDUTA DISCUSSIONI 6 G I U G N O 1950
I l divieto dell'uso della bandiera nazionale è fondato sulle disposizioni della legge 24 dicembre 1925, n. 2264, integrata dalla successiva legge 27 maggio 1949, n. 360, che stabiliscono le ricorrenze e le circostanze in cui il vessillo della Repubblica può essere pubblicamente esposto.
Il Ministero non ha motivi per muovere rilievi all'operato dell'anzidetto questore.
Il Ministro SOELBA
BERLINGUER. — Al Ministro delle poste e delle telecomunicazioni. — Per conoscere come possa spiegarsi che il 1° gennaio 1950 siano state improvvisamente aumentate alcune tariffe postali e istituite nuove tasse senza che vi fosse ancora un provvedimento legislativo, provvedimento che è venuto successivamente (decreto presidenziale 22 gennaio 1950, n. 193) e che è stato solo pubblicato il 6 maggio 1950 nella Gazzetta Ufficiale n. 104 : e se non ritiene che debba cessare un simile sistema di imporre aumenti di tariffe ai pubblici servizi senza che i cittadini ne abbiano conoscenza con la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica, sistema che è stato ripetuto già per la terza volta in materia di tariffe postali (1188).
RISPOSTA. — In proposito faccio presente che l'aumento delle tariffe postali, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 gennaio 1950, n. 193, era stato predisposto lungo tempo prima della data prevista per la sua applicazione, e si era ritenuto che il provvedimento che l'avrebbe autorizzato avrebbe potuto essere pubblicato in tempo, onde erano state già impartite le disposizioni esecutive agli organi dipendenti
Imprevedibili difficoltà sorte nel perfezionamento e nella registrazione del decreto hanno portato all'inconveniente lamentato dalla S. V.
Si assicura peraltro la S. V. on.le che saranno prese tempestivamente le misure necessarie per impedire che inconvenienti del genere abbiano a ripetersi.
Il Ministro SPATABO
BISORI. — Al Ministro delle poste e delle telecomunicazioni. — Per sapere :
1) quando sarà iniziata la costruzione del palazzo destinato ad accogliere importantissimi uffici postelegrafici di Prato, costruzione che l'Amministrazione più volte riconobbe «indispensabile » ed « urgente » e per la quale, discutendosi il bilancio delle poste 1949-50, il Ministero pro tempore accettò come raccomandazione un ordine del giorno dell'interrogante invocante coraggiose iniziative;
2) se, avendo l'Amministrazione finpra riconosciuto e dichiarato che i « problemi delle sedi di Prato e Frosinone sono i due più urgenti », la costruzione del nuovo palazzo delle poste di Prato avrà la precedenza, come appare giusto e opportuno, su qualsiasi al tra nuova costruzione di edifici postali, compreso l'ampliamento del palazzo postale di Pescara che i giornali annunciano come di imminente attuazione (1166).
RISPOSTA. — In merito le confermo che la mia Amministrazione considera tuttora indispensabile ed urgente la sistemazione dei servizi P. T. in Prato.
Pertanto si è preoccupata di non ritardare detta soluzione ed ha compiuto, presso quel comune, le pratiche necessarie per la cessione dell'area, che è stata già definitivamente prescelta e per la quale è anche in corso la stipula della convenzione.
Uguale procedimento è stato adottato per il problema del palazzo P. T. che dovrà sorgere a Frosinone per il quale è stata pure già prescelta, d'intesa con le autorità locali, l'area idonea.
Circa l'assegnazione di fondi necessari alle due costruzioni di cui sopra, questa Amministrazione sta provvedendo per uno stanziamento straordinario da parte del Tesoro sull'apposito capitolo del bilancio di spesa per l'esercizio 1950-51, in quanto per i due predetti edifici non è stato né sarà possibile utilizzare il finanziamento a suo tempo concesso per le ricostruzioni degli edifici danneggiati dalla guerra, dato che nelle città predette non preesistevano edifici di proprietà dell'Amministrazione P. T
Per quanto riguarda il palazzo delle poste di Pescara, mi riferisco a quanto già comunicatole nella risposta all 'altra interrogazione avente specificatamente tale oggetto.
Atti Parlamentari — 16963 — Senato della Repubblica
1948-50 - C D X X X I I SEDUTA DISCUSSIONI 6 GIUGNO 1950
Le comunico inoltre che il Ministero del tesoro si è già dichiarato favorevole, in linea di massima, al finanziamento richiesto, sia pure in misura più ridotta e pertanto sarà quanto prima provveduto a presentare al Parlamento il relativo disegno di legge.
Il Ministro SPATARO
BISORI. — Al Ministro delle poste e delle telecomunicazioni. — Per sapere con quale stanziamento di bilancio penserebbe a far fronte all'ampliamento del palazzo delle poste di Pescara, ampliamento che la stampa annuncia imminente e pel quale prevede uno stanziamento di cento milioni (1167).
RISPOSTA. — In inerito le comunico che le previsioni che possono essere state fatte dalla stampa circa il costo dell'opera in questione non possono ritenersi fondate, in quanto la ricostruzione e l'ampliamento del palazzo P. T. di Pescara è ancora solo nella fase di studio presso gli organi tecnici della mia Amministrazione, e non è, pertanto, precisabile con esattezza, per la mancanza di un progetto esecutivo, la cifra che verrà impegnata. Posso, peraltro, assicurarla fin d'ora che la spesa sarà di molto inferiore a quella cui è fatto cenno nell'interrogazione.
Quanto allo stanziamento dì bilancio con il quale si farà fronte a tale spesa, tenuto conto che l'edificio di cui t rat tasi è di proprietà dell'Amministrazione postale ed ha riportato gravi danni a seguito delle operazioni belliche, si potranno usare i residui del capitolo che si riferisce ai lavori di ricostruzione e rinnovamento tecnico degli edifici P. T. danneggiati a causa di eventi bellici.
Il Ministro SPATARO
Bo. — Al Ministro delle finanze. — Per sapere se non creda di poter disporre una nuova proroga delle disposizioni enunciate nel decreto legislativo luogotenenziale del 7 giugno 1945, numero 322, e nell'articolo 2 del decreto legislativo 25 marzo 1946, n. 221, secondo le quali le imposte di registro ed ipotecarie attinenti alla
compra-vendita delle case di abitazione o degli uffici pubblici e privati distrutti o danneggiati per eventi bellici sono dovute in misura fìssa qualora la ricostruzione o riparazione relativa sia fatta entro cinque anni dalla data di entrata in vigore dei due decreti. Poiché il beneficio della misura fissa scade col 1° luglio 1950, mentre l'opportunità di incoraggiare la ricostruzione edilizia consiglierebbe una dilazione ai proprietari che non hanno ancora potuto ricostruire i loro stabili, l'interrogante vorrebbe conoscere se non si ritenga conveniente una proroga ulteriore di questa agevolazione tributaria (1156).
RISPOSTA. — In relazione alla prospettata opportunità di prorogare le agevolazioni fiscali accordate per la ricostruzione e riparazione di edifici distrutti o gravemente danneggiati da eventi bellici dai decreti legislativi luogotenenziali 7 giugno 1945, n. 322, e 26 marzo 1946, n. 221, la cui efficacia cessa il 1° luglio 1950, si fa presente che, aderendo alla proposta presentata dal Ministero dei lavori publici, è stato già dato il benestare per l'emanazione di un apposito provvedimento legislativo che proroghi per un ulteriore quinquennio il termine utile per la concessione delle agevolazioni tributarie contemplate nei citati decreti.
Il Ministro VANONI
BRASCHI. — Al Ministro delle finanze. — Per sapere se sia a conoscenza delle condizioni di deplorevole disfacimento nelle quali è lasciato a Predappio il grandioso palazzo già appartenente a quel fascio ed oggi abbandonato senza cura e custodia, e se non ritenga di intervenire con la massima efficacia ed urgenza perchè sia almeno e subito riparato il tetto per salvare e proteggere le sale sottostanti e tutto l'edificio, ora miseramente depredato di mobili e di infissi.
Chiede inoltre se non si ritenga opportuno ed urgente pensare e disporre per l'utilizzazione migliore di detto importante edificio, curando intanto perchè non si continui, come si è cominciato, a staccare e ad asportare perfino i marmi delle pareti (1089).
RISPOSTA. — La casa già del fascio di Predappio (Forlì) composta di tre piani e di una torre, pervenuta allo Stato, ai sensi dell'artico-
Atti Parlamentari — 16964 — Senato della Repubblica
1948-50 - C D X X X I I SEDUTA DISCUSSIONI 6 "GIUGNO 1950
lo 38 del decreto legislativo luogotenenziale 27 luglio 1944, n. 159, subì, a causa degli eventi bellici, danni rilevanti specialmente nei piani primo e secondo.
L'Intendenza di finanza di Forlì, non ha mancato di interessare il competente ufficio del Genio civile per la esecuzione degli indispensabili lavori di ripristino e proprio a seguito dell'intervento diretto da parte dell'Amministrazione demaniale, il Provveditorato per le opere pubbliche per l'Emilia ha di recente assicurato di aver chiesta al dipendente ufficio la redazione della perizia per finanziare i lavori occorrenti per riparare il tetto dell'edificio in parola e salvaguardare così le sale sottostanti, sollecitando a che sia dato subito corso ai lavori.
Per quanto invece si riferisce all'utilizzazione del compendio, devesi ricordare che, subito dopo la liberazione, esso venne abusivamente occupato dall'E.N.A.L., da un'organizzazione politica locale e da privati; ma fino a questo momento tut t i i tentativi fatti per la regolarizzazione delle occupazioni o per ottenere la disponibilità del compendio sono rimasti infruttuosi.
L'ufficio tecnico erariale è stato tuttavia incaricato, previ nuovi accertamenti e tenuto presente il desiderio del comune di Predappio di avere la disponibilità del compendio per destinarlo, con opportuni adattamenti, ad alloggi di famiglie che ne abbiano maggior bisogno, di formulare concrete proposte per la migliore conservazione ed utilizzazione di quel compendio demaniale.
Circa i marmi per i quali l'onorevole interrogante segnala tentativi di stacco e di asportazione, l'Intendenza di finanza di Forlì in data 19 aprile u. s. ha assicurato — a seguito di rilievi prontamente compiuti sul posto — che dall'edificio non sono stati finora asportati marmi e che ad ogni modo sono stati presi accordi con il sindaco e con il comandante la stazione dei carabinieri di Predappio, affinchè adottino misure idonee atte a prevenire eventuali manomissioni che potrebbero verificarsi, data la facilità di accesso che l'immobile presenta.
Il Ministra VANONI
CARBONARI (MOTT, BENEDETTI LUIGI, PIEMONTE, BRAITENBERG, GRAVA, CONCI, TARTUFOLI, GUA-RIENTI, CESIMI, CARELLI, RAFFEINER, OTTANI, FA-
RIOLI, D'INCÀ, TESSITORI). — Al Ministro dell'agricoltura. — Considerato che un controllo onesto, agile e imparziale sull'esportazione orto-frutticola può essere un vero vantaggio per le categorie interessate e per la intera Nazione;
rilevato che l'estensione del controllo prevista dal progetto di decreto interministeriale richiederà un forte aumento di spese incidenti sull'agricoltura, la quale trovasi nel periodo critico della flessione dei prezzi dei suoi prodotti, di fronte all'aumento dei salari, dei prezzi dei prodotti industriali e dell'onere fiscale; rilevato che i criteri del controllo accennati nel suddetto decreto sono talvolta errati nella sostanza, specialmente nella designazione delle note caratteristiche determinanti il grado di qualità;
premesso che il controllo deve tener conto degli usi e delle caratteristiche tipiche della zona esportatrice, nonché delle esigenze del mercato estero, il quale mercato, specialmente dopo che la guerra ha impoverito tanta parte del mondo, richiede largamente anche le qualità B, accanto alle A;
considerato l'allarme delle organizzazioni sindacali e cooperative dei produttori agricoli di Trento, Bolzano, Verona ed altre regioni;
chiedo d'interrogare l'onorevole Ministro se egli sia disposto a difendere dai nuovi pesi l'agricoltura e ad intervenire onde nel decreto interministeriale suddetto gli interessi e i postulati dei produttori agricoli siano tenuti nella debita considerazione (1158).
RISPOSTA. — Probabilmente gli onorevoli senatori interroganti si riferiscono al progetto di estensione del controllo qualitativo ad altre frutta e prodotti orticoli predisposto dell'I.C.E. e che è in corso di esame presso i competenti comitati tecnici del predetto istituto.
Detto progetto è scaturito dalla necessità non solo di difendere le posizioni acquisite dai prodotti ortofrutticoli italiani sui vari mercati esteri dalla sempre più serrata e temibile concorrenza dei prodotti similari di altre nazioni, bensì anche di poter affermarci su altri mercati sui quali finora siamo poco o nulla rappresentati.
Tale opera di difesa e di penetrazione non può di certo essere ottenuta che mediante l'esportazione di prodotti di qualità, anche se ciò, in un primo tempo, possa ritornare a svantaggio della quantità.
Atti Parlamentari - 16965 - Senato della Repubblica
1948-50 - C D X X X I I SEDUTA DISCUSSIONI 6 G I U G N O 1950
Da quanto precede, pur non volendo anticipare l'avviso del Ministero dell'agricoltura sul provvedimento che finora è ancora in fase di studio, presso l 'Istituto del commercio estero, sembra che nell'interesse della produzione sia opportuno estendere il controllo qualitativo anche a quelle frutta ed a quegli ortaggi di più larga esportazione che finora ne erano rimasti esclusi.
In questo caso, evidentemente, saranno bene tenute presenti le raccomandazioni degli onorevoli interroganti per quanto ha attinenza sia agli usi delle zone tipiche esportatrici, e sia alle diverse esigenze dei mercati esteri e fin da ora posso assicurare gli onorevoli interroganti che le norme stesse avranno la dovuta elasticità in modo da adattarsi anche alla produzione nazionale la quale non è escluso che qualche anno, per le avverse vicende stagionali, possa essere al di sotto dello standard normale.
L'effettuazione del controllo, come di consueto, sarà affidata all 'Istituto nazionale per il commercio estero che, come è noto, per la sua attrezzatura è in grado di assicurare un controllo non solo onesto, agile e imparziale, ma anche non eccessivamente gravoso economicamente.
In ogni modo si dà assicurazione che il Ministero dell'agricoltura sarà vigilante affinchè il peso finanziario dei controlli sia mantenuto nei limiti più ristretti.
Il Ministro SEGNI
CIAMPITTI. — Al Ministro dei lavori pubblici. — Per conoscere se e quando intenda provvedere alla necessaria, urgente, indilazionabile costruzione dell'acquedotto del comune di Acquaviva di Isernia (Campobasso), la cui popolazione vive in condizione di disagio non più sopportabile, a causa dell'assoluta mancanza di acqua potabile nell'abitato, il che è causa di malattie infettive e di accentuata mortalità, senza dire che costituisce una patente offesa ad ogni esigenza della vita civile, anche dal punto di vista dell'igiene. E fa rilevare che il Genio civile di Isernia ha da tempo approvato il progetto, la cui esecuzione importa la irrisoria spesa di appena sette milioni (1141).
RISPOSTA. — La costruzione dell'acquedotto del comune di Acquaviva di Isernia, è, come ogni altra opera del genere, di competenza dello stesso Comune e quindi spetta al medesimo provvedere.
Il Comune però può invocare al riguardo l'applicazione della legge 3 agosto 1949, n. 589, che prevede la concessione di un contributo nella spesa all'uopo ritenuta necessaria.
Senonchè per il corrente esercizio finanziario non è stato possibile includere l'opera stessa nel programma predisposto, dato che i fondi stanziati in bilancio sono stati assai limitati in confronto alle numerose altre richieste avanzate a sensi della legge anzidetta e perchè si sono dovute soddisfare esigenze più urgenti ed indispensabili.
Comunque la richiesta di cui trat tasi sarà tenuta presente in sede di formazione dei prossimi programmi esecutivi.
Il Sottosegretario di Stato CAMANGI
ELIA. — Al Ministro dei lavori jiubblici. — Per conoscere quali provvedimenti urgenti intenda adottare per venire incontro ai bisogni della città di Urbania (Pesaro) che ha tut tora il centro sconvolto e rovinato, a causa del micidiale bombardamento aereo del 23 gennaio 1944, e abbisogna soprattutto della pavimentazione delle vie cittadine e della sistemazione delle fognature danneggiate dalla guerra.
Ciò anche per venire incontro alla gravissima disoccupazione di quella popolazione che potrebbe giungere ad eccessi tali da turbare seriamente l'ordine pubblico (1131).
RISPOSTA. — Per la città di Urbania (Pesaro) sono in corso i lavori di riparazione dei danni di guerra occorsi all'edificio delle scuole elementari per un ammontare di quattro milioni. È stato inoltre disposto il finanziamento di lire 1.700.000 per la revisione dell'acquedotto urbano. Si è poi proceduto alla consegna delle opere di riparazione delle strade interne e si è autorizzata la consegna dei lavori di riparazione della chiesa cattedrale per un ammontare di 4 milioni. Tutte le opere anzidette sono comprese nel programma dei lavori da eseguirsi nel corrente esercizio finanziario. Per completare i lavori di pavimentazione delle vie cittadine e delle fognature occorrerà affrontare una ulteriore spesa di circa 20 milioni. Per tali necessità è stato per ora possibile includere nel programma delle opere da eseguire nell'esercizio 1950-51 una spesa dì lire 2.500.000; sarà esaminata anche la possibilità dì
Atti Parlamentari — 16966 Senato della Repubblica
1948-50 - C D X X X I I SEDUTA DISCUSSIONI 6 GIUGNO 1950
finanziare altri due milioni di lavori alla fine dell'esercizio corrente.
Per provvedere alle restanti opere per danni bellici occorre che si renda possibile la disponibilità dei fondi necessari. Questo Ministero, al riguardo, non mancherà di tener presenti le necessità di cui t rat tasi per ogni possibile favorevole provvedimento che consenta di chiudere, quanto prima, la dolorosa ferita aperta dalla guerra alla martoriata città.
Altri lavori di carattere speciale dovrebbero essere eseguiti anche a sollievo della grave disoccupazione locale. Però trattandosi non di danni bellici, ma di opere nuove che sono di competenza del Comune, lo Stato in base alla vigente legislazione potrà solo concorrere con la concessione di contributi previsti dalla legge 3 agosto 1949, n. 589, sulla spesa ritenuta a tal fine necessaria. Per far ciò occorre però, a norma della legge stessa, che il Comune interessato rivolga le apposite domande, che, data la particolare situazione di quel Comune, saranno esaminate con particolare attenzione per ogni possibile riguardo. *
Torna utile far presente che dai dati statistici qui esistenti risulta che nel comune di Urbania sono stati costruiti a tutt'oggi 4 fabbricati comprendenti 24 alloggi per complessivi 104 vani il cui importo è venuto ad ammontare a lire 30.772.110.
Anche da tali dati si ha una prova evidente che gli interventi dello Stato a favore della città di Urbania sono stati efficaci e concreti.
Il Sottosegretario di Stato CAMANGI
JANNUZZI. — Al Ministro dei lavori pubblici. — Per conoscere per quale motivo l'Ufficio escavazione porti di Bari non concede da tempo lavori ai cantieri di Molfetta, quando è noto lo stato di accentuata disoccupazione specialmente delle categorie carpentieri e calafati molfettesi (1112).
RISPOSTA. — Si premette che il Servizio escavazioni porti di questo Ministero gestisce alcuni cantieri propri nei quali provvede normalmente ai lavori di riparazione o di manutenzione dei propri mezzi effossori.
Quindi solo in via eccezionale questo Ministero si avvale dell'opera dei cantieri privati.
Nel caso in cui tale necessità si manifesti, si usa ricorrere a quei cantieri che si trovino nella stessa località dove si trova il natante da riparare o in località viciniore e ciò, sia per evitare notevoli spese di trasferimento, e sia perchè, alle volte, non è reso possibile il trasferimento stesso a causa delle condizioni in cui trovasi il natante.
In particolare, per quanto riguarda i cantieri navali di Molfetta, è da far presente che la sezione autonoma escavazione porti di Bari non ha mancato di invitare i cantieri di Molfetta a gare disposte per l'appalto dei lavori di riparazione dei propri mezzi effossori, semprechè si siano verificate le condizioni di cui è sopra cenno.
Il Sottosegretario di Stato CAMANGI
JANNUZZI. — Al Ministro dei lavori pubblici. — Per chiedere se sieno a sua conoscenza i fatti di cui appresso e se intenda prendere al riguardo dei provvedimenti ed eventualmente quali :
1) nel mese di agosto 1949 il capo dell'ufficio delle opere edilizie della Capitale, del Genio civile di Roma, d'intesa col comitato interministeriale « Anno santo » richiese l'ingegnere Giampaolo Carrara, quale libero professionista, di dirigere il progetto di sistemazione del fabbricato A) del Foro Italico a scopo di ospitare pellegrini;
2) il progetto, redatto in termine brevissimo dall'ingegnere Carrara, fu consegnato al detto ufficio delle opere edilizie della Capitale ed approvato dal Provveditorato del genio civile di Roma;
3) successivamente il detto ufficio delle opere edilizie introdusse, concordandole con l'ingegnere Carrara, alcune varianti nel progetto a scopo di semplificare, in relazione con le esigenze di massima urgenza del lavoro;
4) il detto progetto è in corso di esecuzione appaltato dall'impresa Rosa per l'importo di 30 milioni; ma l'ufficio delle opere edilizie della Capitale si è arbitrariamente sostituito, quale autore del progetto dell'ingegnere Carrara, che lo ha redatto, facendolo risultare come opera propria. Tale comportamento non soltanto impedisce all'ingegnere Carrara, progettista, di ottenere la liquidazione delle opere e degli onorari del suo lavoro, ma lede anche il suo diritto risultante dalle leggi vigenti per la protezione delle opere dell'ingegno (1124).
Atti Pa, lamentari — 16967 — Senato della Repubblica
1948-50 - C D X X X I I SEDUTA DISCUSSIONI 6 GIUGNO 1950
RISPOSTA. — In merito ai fatti lamentati dall'onorevole interrogante in rapporto ai lavori di sistemazione del fabbricato A al Foro Italico, si ritiene opportuno chiarire quanto segue.
L'ufficio del Genio civile per le opere edilizie della Capitale nell'agosto del 1949 fu incaricato di provvedere alla riparazione dei danni di guerra del fabbricato A del complesso edilizio della Gioventù italiana al Foro italico, da mettere a disposizione del Comitato interministeriale dell'Anno santo.
A seguito dei contatti presi con il predetto ente, il segretario generale, dottor Francini, nel far presente che al riguardo esisteva un progetto da lui fatto studiare all'ingegnere Giampaolo Carrara, pregava di adottare tale progetto e, possibilmente, di provvedere al pagamento degli onorari spettanti al suo compilatore.
In rapporto a detta richiesta del dottor Francini, il progetto dell'ingegnere Carrara venne inviato per l'approvazione al Provveditorato alle opere pubbliche di Roma, mentre circa il pagamento degli onorari, nessuna assicurazione fu data.
Approvato il progetto ed appaltati i lavori, all 'atto della consegna, l'elaborato dell'ingegnere Carrara si dimostrò inattuabile per un complesso di ragioni tecniche di fondamentale importanza.
Le principali di tali ragioni si possono così riassumere :
a) radicale alterazione dell'architettura originaria del fabbricato in conseguenza della progettata apertura di numerose nuove finestre su tut t i i prospetti, il che avrebbe potuto sollevare eventuali difficoltà per quanto attiene alla realizzazione dell'opera in rapporto all'azione che avrebbe potuto svolgere il progettista dell'edificio in questione, architetto Enrico Del Debbio, a tutela dei suoi diritti di autore;
b) demolizione di tramezzature e solai e distruzione completa de^li impianti tecnologici esistenti e successiva ricostruzione degli stessi per lo spostamento dell'esistente corridoio di disimpegno ;
e) impossibilità di collocare letti di misura normale nelle nuove camerate ottenute con tramezzature ad intercapedine fra i pilastri esistenti ;
d) soppressione della cabina di trasformazione dell'A. T. di proprietà della Società romana di elettricità situata nell'interno dell'edificio.
Oltre a ciò vi erano molti altri inconvenienti di ordine pratico ed economico che vennero fatti constatare sopraluogo allo stesso progettista e al dottor Francini, il quale convenne sulla opportunità di modificare il progetto per non frustrare lo scopo stesso dell'utilizzazione dell'edificio.
In tale situazione l'ufficio del Genio civile per le opere edilizie della Capitale ritenne opportuno, data l'urgenza dell'opera, di provvedere direttamente, a mezzo di suoi funzionari, alla compilazione di un nuovo progetto che fosse stato più aderente, per quanto possibile, alle condizioni strutturali del fabbricato e che avesse avuto soprat tut to cura di riparare le strutture danneggiate e di ripristinare, con totale utilizzazione, gli impianti tecnologici e le fognature esistenti, con l'intento di realizzare anche una notevole economia sul costo dell'opera.
Il nuovo progetto, regolarmente approvato, è appunto quello che ora trovasi in corso di attuazione.
Pertanto nessuna arbitraria appropriazione è stata fatta dal predetto ufficio del Genio civile, il quale sta realizzando un progetto proprio.
Per quanto riguarda il pagamento degli onorari che il progettista reclama per il progetto da lui eseguito, ma per le ragioni suddette non attuato, è in corso di esame la questione relativa.
Il Sottosc'jretario d', Stato CAMANGI
LAZZARO. — Al Ministro della marina mercantile. — Per conoscere se, per ragioni di equità ed in considerazione dell'attuale crisi dell'armamento dei piccoli natanti da pesca e da traffico, non ritenga di proporre al Senato un provvedimento legislativo inteso ad una breve riapertura del termine di cui all'articolo 13 del regio decreto legislativo 19 marzo 1938, n. 330, onde consentire a numerosi lavoratori del mare, proprietari di piccole unità, di beneficiare delle provvidenze di cui al decreto legislativo del Capo provvisorio dello Stato 29 giugno 1947, n. 779, dato che la intempestività delle loro domande-progetto di liquidazione, tendenti ad ottenere il contributo di ammortamento ed interesse loro spettante, è stata cagionata dalla mancata notifica ad essi della comunicazione dell'ammissione ai benefici, che si deduce dal disposto dell'articolo 116 del regolamento 13 aprile 1939, n. 1101, e dal fatto
Atti Parlamentari — 16968 — Senato della^Repubblica
1948-50 - C D X X X I I SEDUTA DISCUSSIONI 6 G I U G N O 1950
che alcune Capitanerie di porto non curano di rendere edotti i predetti interessati della circolare ministeriale che le autorizzava ad accettare dette domande-progetto di liquidazione anche in mancanza della prescritta comunicazione della ammissione ai benefici (1108).
RISPOSTA. — L'articolo 13 del regio decreto legislativo 10 marzo 1938, n. 330, fissa in due anni dalla data di entrata in esercizio il termine utile per la presentazione di tu t t i i documenti per la liquidazione dei contributi per nuove costruzioni. La pena espressamente sancita è quella della decadenza dal diritto ai contributi stessi e la norma non prevede alcuna facoltà del Ministro di concedere proroghe.
È da notare che in forza dell'articolo 1 della legge 29 gennaio 1942, n. 164, detto termine, come tu t t i gli altri contenuti nella legge, è ricominciato a decorrere dal 180° giorno successivo alla cessazione dello stato di guerra, e cioè dal 12 ottobre 1946.
Nulla fu innovato in questa materia dal decreto legislativo del Capo provvisorio dello Stato 29 giugno 1947, n. 779, (legge Cappa) che era inteso quasi unicamente ad aumentare le aliquote dei contributi.
I l Ministero fin dai primi inizi della fase di esecuzione della legge Cappa si preoccupò di richiamare l'attenzione delle autorità marittime, degli uffici di vigilanza e del ceto armatoriale sulla necessità che fossero rigorosamente osservati i termini posti dalla legge ed a tal uopo emanò il 31 gennaio 1948 una apposita circolare dal titolo : « Protezione della marina mercantile - serie I I , n. 14 - prof. 3575 ».
Con successiva circolare, stessa serie, n. 15 del 27 agosto 1948, prot. 28594, ritenne di dover temperare il rigore del termine per la presentazione dei documenti dì liquidazione, concedendo che entro detto termine potesse intanto essere presentata la sola domanda progetto di liquidazione, nell'intesa che gli altri documenti dovessero essere prodotti entro il più breve tempo possibile.
E ciò principalmente perchè si prevedeva di non poter concedere tempestivamente l'ammissione ai benefici a tut t i i concorrenti, come fu chiarito nella citata circolare n. 15.
Sostiene l'onorevole interrogante che queste istruzioni non furono portate a conoscenza di tutti gli interessati i quali, basandosi su quanto disponeva l'articolo 116 del regolamento, che cioè
nelle domande-progetto di liquidazione dovesse farsi espresso riferimento alla ammissione concessa, attendevano tale concessione dal Ministero e lasciarono così trascorrere il termine di cui all'articolo 13 del decreto n. 330.
In linea giuridica è da osservare che l'accenno indiretto contenuto nell'articolo 116 del regolamento circa la precedenza dell'ammissione sulla domanda-progetto di liquidazione non può, evidentemente, modificare la perentoria sanzione fissata dalla legge all'articolo 13.
D'altra parte l'ipotesi di ritardo nell'ammissione non poteva prevedersi all'epoca in cui la legge Benni fu emanata e neanche la legge Cappa l'ha prevista.
È per questo motivo che l'Amministrazione, non potendo esimersi dall'applicare fedelmente l'articolo 13, sentì il bisogno di impartire agli organi periferici opportune istruzioni alle quali dovevasi dare la massima diffusione, per evitare che molti interessati, in buona fede, incorressero nella decadenza.
In linea pratica è da dirsi che le disposizioni delle due circolari sopra menzionate non furono rese note a tut t i e quindi sembra equo provvedere legislativamente alla sanatoria dei casi dì decadenza verificatisi, che fino ad oggi sono complessivamente in numero di 48 e comporterebbero una maggiore spesa di lire 62.359.173.
È noto che lo stanziamento della legge Cappa non sarà sufficiente al pagamento di tu t t i i contributi e che occorrerà proporre un apposito disegno di legge perchè sia autorizzata l'integrazione del corrispondente capitolo per una somma presumibilmente ammontante a lire 200 milioni.
In questa occasione potrebbe essere proposto anche il provvedimento di sanatoria di cui è parola, aumentando correlativamente la misura dello stanziamento suppletivo e, nella stessa sede, potrebbe essere risolto anche l'annoso ed ancora insoluto problema delle assegnazioni di bilancio occorrenti per il rimborso agli aventi diritto delle spese sostenute per gli apprestamenti difensivi delle navi di nuova costruzione.
Complessivamente dunque lo stanziamento da autorizzarsi con la proponenda legge ammonterebbe a circa 500 milioni, che il Tesoro dovrebbe mettere a disposizione, non avendo il Ministero della marina mercantile la possibilità di provvedere con mezzi propri.
Il Ministro SlMONINI
Atti Parlamentari — 16969 — Senato della Repubblica
1948-50 - C D X X X I I SEDUTA DISCUSSIONI 6 G I U G N O 1950
LOCATELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere se è vero che il prefetto di Agrigento s'è opposto alla delibera del consiglio comunale di Favara, che intendeva giustamente intitolare la via Vittorio Emanuele a Gaetano Guarino, benemerito sindaco, assassinato per il suo amore ai poveri, rispondendo con queste parole inaudite dopo la proclamazione della Repubblica : « È assolutamente vietato variare le denominazioni delle strade intitolate a Casa Savoia » (959).
RISPOSTA. — È ben vero che la prefettura di Agrigento respinse una deliberazione del consiglio comunale di Favara con la quale, fra l'altro, si stabiliva di mutare la denominazione della via « Vittorio Emanuele » in via « Gaetano Guarino », ma ciò fece in perfetta osservanza delle disposizioni in vigore. Invero è da premettere che con circolare del 4 febbraio 1947, questo Ministero ebbe a disporre che le sovrintendenze ai monumenti si astenessero dall'autorizzare qualsiasi sostituzione di toponimi riferentisi a persone della famiglia Savoia fino a quando non fossero intervenute disposizioni in merito.
Poiché la questione del mutamento dei toponimi riferentisi a persone della Casa Savoia, non è stata ancora risolta, è chiaro che la Prefettura non poteva approvare la deliberazione del consiglio comunale di Favara, avanti citata.
Si fa peraltro osservare che le parole con le quali la suddetta delibera venne respinta sono ben diverse da quelle che l'onorevole interrogante assume siano state scritte dalla prefettura, perchè alle parole « assolutamente vietato » sono da sostituirsi le altre « non è consentito », mentre il periodo va completato con le seguenti altre proposizioni : « fino a quando non verranno emanate le disposizioni del caso da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri ».
In relazione a quanto esposto, legittimo è da ritenersi l'operato della Prefettura la quale ha agito entro i limiti delle norme vigenti in materia di toponomastica.
Devesi, d'altra parte, far rilevare che, in ogni caso, la intitolazione della via al nome di « Gaetano Guarino » non avrebbe potuto avvenire perchè contraria alle norme di cui alla legge 23 giugno 1927, n. 1188, le quali all'articolo 2 stabiliscono che non possono essere intitolate vie o piazze a persone che non siano decedute da almeno
dieci anni, mentre il Guarino, ex sindaco di Fa-vara, venne assassinato nel maggio 1946.
Il Ministro GONELLA
LOCATELLI. — Al Ministro dei lavori pubblici. — Per sapere se non crede giusto ed opportuno aderire subito ai voti già espressi dall'interrogan-te e da altri colleghi di ogni parte del Senato, e ripetuti il 3 di questo mese a Turbigo dai sindaci interessati e dai presidenti delle deputazioni provinciali di Milano, Novara, Varese, perchè si approvi finalmente dopo sei anni di snervante e dannosa attesa la ricostruzione del ponte sul Ticino a Turbigo che sarà di grande e indiscusso giovamento alle numerose popolazioni di quella industre plaga (1159).
RISPOSTA. — Allo scopo di dare immediato inizio ai lavori di ricostruzione al ponte sul Ticino a Turbigo, in seguito al voto espresso dal Consiglio superiore dei lavori pubblici sulle riserve formulate dall'impresa aggiudicataria in dipendenza di talune varianti al progetto proposte dall'Amministrazione provinciale di Milano ed in base al dispositivo del voto stesso, questo Ministero ha impartito disposizioni per l'assegnazione all'impresa del termine di giorni 15 per la presentazione del progetto esecutivo, con le modifiche e le integrazioni di cui al voto.
Pervenuto l'elaborato così modificato, questo Ministero ha provveduto in data 2 maggio corrente a trasmetterlo al Consiglio di Stato per il prescritto parere, anche in rapporto ad altre proposte progettuali prodotte per i lavori stessi dall'Amministrazione provinciale di Milano e dalla società Ferrovia Nord Milano.
Non appena il consesso in parola si sarà pronunciato al riguardo sarà dato ulteriore sollecito corso agli adempimenti di competenza allo scopo di definire al più presto la insorta questione.
Il Sottosegretario di Stalo CAMANGI
LOCATELLI. — Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. — Per sapere se non creda giusto ed opportuno includere il comune di Cor-mano (Milano) t ra quelli che debbono essere
Atti Parlamentari — 16970 — Senato della Repubblica
1948-50 - C D X X X I I SEDUTA DISCUSSIONI 6 G I U G N O 1950
iscritti nel prossimo programma di costruzione delle case Fanfani.
Oltre alle condizioni disagiatissime delle abitazioni di Cormano, molte delle quali non meritano nemmeno questo nome, recentemente un intero caseggiato, sito in frazione Ospitaletto, è stato dichiarato « pericolante ». Si t ra t ta di 69 famiglie con 194 persone che dovrebbero essere ricoverate altrove, mentre il provvedimento tanto necessario è assolutamente impossibile (1168).
RISPOSTA. — Mi pregio significare al riguardo che le particolari condizioni di Cormano saranno prese in esame in occasione di futuri stanziamenti, inerenti all'applicazione della nota legge 28 febbraio 1949, n. 43. Infatti nel Comune in questione, su numero 4.948 abitanti (al 31 dicembre 1947), risulta una popolazione attiva non agricola di 2.167 unità, per cui vi è da ritenere che, t ra i comuni della provincia di Milano, anche esso potrà concorrere nella ripartizione dei fondi disponibili.
Il Ministro MARAZZA
LONGONI. — Al Ministro delle finanze. — Per sapere se non creda opportuno proporre al Parlamento la proroga del termine fissato dal regio decreto 10 aprile 1947, n. 261, art. 89, e del decreto luogotenenziale 7 giugno 1945, n. 322, per la ricostruzione di stabili danneggiati dalla guerra e trasferiti in proprietà in esenzione condizionata di imposta di trapasso.
Ciò in considerazione del fatto che i primi anni del quinquennio costituirono un'epoca di orientamento, meno propizia al concretarsi di iniziative (1103).
RISPOSTA. — In relazione alla prospettata opportunità di prorogare le agevolazioni fiscali accordate per la ricostruzione e riparazione di edifici distrutti o gravemente danneggiati da eventi bellici dai decreti legislativi luogotenenziali 7 giugno 1945, n. 322, e 26 marzo 7946, n. 221, la cui efficacia cessa il 1° luglio 1950, si fa presente che, aderendo alla proposta presentata dal Ministero dei lavori pubblici, è stato già dato il benestare per l'emanazione di un apposito provvedimento legislativo che proroghi per un ulterio
re quinquennio il termine utile per la concessione delle agevolazioni tributarie contemplate nei citat i decreti.
Il Ministro VANONI
LONGONI. — Al Ministro dei trasporti. — Per conoscere se non creda di dare finalmente corso ai lavori di restauro dell'edificio della stazione ferroviaria di Desio, sia per la improrogabilità delle opere relative, sia per evitare un ulteriore deperimento dell'edificio, mentre la cittadina di Desio non è certo l'ultimo fra i centri toccati dalla linea ferroviaria Milano-Chiasso (1157).
RISPOSTA. — La necessità di riordinare e ripulire il fabbricato viaggiatori della stazione di Desio è stata tenuta presente dall'Amministrazione ferroviaria che ha già provveduto a disporre l'inizio dei relativi lavori che avranno termine entro il corrente mese.
Il Ministro D'ARAGONA
MOMIGLIANO. — Ai Ministri dell'interno e dei lavori pubblici. — Premesso che nel comune di Civo (provincia di Sondrio) da lungo tempo si dibatte la questione della ricostruzione del vecchio ponte Baffo sul torrente Masino, che già quattro volte è stato distrutto e per il quale si era apprestato un nuovo progetto per la ricostruzione in sede diversa che dava garanzia di maggiore stabilità e che accorciava notevolmente la mulattiera che dal ponte porta alla frazione di Civo;
premesso che il Consiglio comunale per tre volte consecutive ha approvato il nuovo progetto e poi, improvvisamente e inspiegabilmente, si è rimangiato le precedenti delibere ed ha votato invece il ripristino del vecchio ponte e della vecchia mulattiera con disconoscimento degli interessi e delle comodità dei frazionisti di Civo;
premesso pure che il Provveditorato regionale delle opere pubbliche per la Lombardia nel suo parere alla Prefettura di Sondrio affermava testualmente che « ragioni tecniche, costruttive e idrauliche si oppongono in via assoluta alla adozione della proposta soluzione di ricostruire
Atti Parlamentari — 16971 — Senato della Repubblica
1948-50 - C D X X X I I SEDUTA DISCUSSIONI 6 G I U G N O 1950
il ponte sul torrente Masino nella località Baffo », in cui trovasi l'attuale ponticello pericolante;
il sottoscritto desidera sapere come mai, sia il Consiglio comunale di Civo, sia gli organi tecnici, tenendo in non cale le ragioni tecniche, idrauliche, costruttive che in via assoluta si opponevano al ripristino del ponte e della strada nella vecchia sede, abbiano improvvisamente cambiato parere; e domanda se non ci sia stata in proposito una inchiesta e una denuncia dell'Arma dei carabinieri e se, a seguito di ciò, il Ministero dell'interno non abbia qualche ragione di intervenire (1119).
RISPOSTA. — I motivi, risultanti dai formali att i deliberativi, che hanno indotto il Consiglio comunale di Civo con voti 11 su 13 a modificare la propria decisione ed a deliberare la sistemazione della strada già esistente e la ricostruzione del vecchio ponte, sono principalmente di carattere finanziario, data la cospicua minore spesa che tale soluzione importa: soluzione approvata dal Provveditorato regionale alle opere pubbliche, che ha ritenuto come nessuna considerazione di ordine tecnico, costruttivo e idraulico si opponga alla ricostruzione del ponte nella vecchia località.
Circa eventuali illecite interferenze sono in corso indagini.
Il Ministro SCELBA
MUSOLINO. — Al Ministro dei trasporti. — Per sapere se sia vero che la Società mediterranea per la ferrovia secondaria calabro-lucana abbia disposto la soppressione della corsa mattutina della litoranea sul t rat to Mammola-Gioiosa Marina (Reggio Calabria), sostituendola con un'autolinea Mammola-Locri.
In caso affermativo, come giustifica tale modificazione di orario che pregiudica gli interessi degli abitanti delle stazioni intermedie, i quali si vedono tolto l'unico mezzo di comunicazione agevole con il centro di Locri e con la ferrovia ordinaria senza alcuna altra sostituzione di mezzo di trasporto nello stesso orario, idoneo alle necessità delle popolazioni suddette (1174).
RISPOSTA. — Al riguardo mi pregio comunicare che con l'attuale orario la comunicazione della
mattina fra Mammola e Locri è assicurata dalla automotrice in partenza da Mammola alle 6,42 e in coincidenza nella stazione di Gioiosa Jonica con il treno locale delle Ferrovie dello Stato, che arriva a Locri alle 7,48.
A partire dal 1° giugno prossimo venturo verrà effettuata una corsa, che permetterà ai viaggiatori di usufruire anche della automotrice A. T. 203 delle Ferrovie dello Stato in partenza da Gioiosa Jonica alle 6,35 e in arrivo a Reggio Calabria alle 8,50.
La Società per le ferrovie calabro-lucane ha chiesto e ottenuto di effettuare durante il periodo balneare un servizio automobilistico Mammola-Gioiosa Marina-Siderno Marina-Locri; tale autolinea, a carattere esclusivamente stagionale, ha il solo scopo di assicurare un collegamento diretto con le spiaggie di Siderno e Locri e non provocherà alcuna riduzione nel programma di esercizio ferroviario.
Il Ministro D'ARAGONA
MUSOLINO. — Al Ministro dei lavori pubblici. — Per conoscere se non ritenga deplorevole e quindi eliminabile lo stato di abbandono in cui trovasi la frazione di Cirella nel comune di Piat ì (Reggio Calabria), nella quale non è stata costruita ancora la strada di comunicazione col centro abitato, ragione per cui accade a quella disgraziata popolazione di rimanere tagliata fuori del mondo civile nelle stagioni piovose, con tutte le gravissime conseguenze materiali.
Se ad ovviare tale ja t tura non ritenga riconoscere urgente provvedere e conseguentemente accordare con precedenza sugli altri al comune di Piatì i mezzi finanziari in applicazione della legge 3 agosto 1949, n. 589 (1183).
RISPOSTA. — La costruzione della strada di comunicazione della frazione Cirella del comune di Piat ì (Reggio Calabria) col centro abitato, è opera di competenza del Comune il quale ha chiesto, ai sensi della legge 3 agosto 1949, n. 589, di poter godere dei benefici previsti dalla legge stessa.
La domanda di concessione di contributo avanzata dal detto Comune per la esecuzione dei lavori di costruzione della strada Cirellà-Ardore Marina, sarà presa nel dovuto esame per vedere
Atti Parlamentari — 16972 — Senato della Repubblica
1948-50 - C D X X X I I SEDUTA DISCUSSIONI 6 GIUGNO 1950
se si renda possibile includere i lavori relativi nel programma delle opere da realizzarsi nel prossi mo esercizio finanziario.
Il Sottosegretario di Stato CAMANGI
PICCHIOTTI (GIUA). — Al Ministro della pubblica istruzione. — Per conoscere le ragioni per le quali il Rettore ed il Senato accademico della Università di Pisa non hanno cercato di risolvere l'agitazione degli studenti di quell'Ateneo con criteri amministrativi, impedendo così che l'agitazione stessa si risolvesse pacificamente (1148).
RISPOSTA. — Come è noto la misura delle tasse e sopratasse universitarie è di appena 4 volte quella dell'anteguerra.
Data la esiguità delle tasse e sopratasse in parola le autorità accademiche furono autorizzate a porre a carico degli studenti un contributo integrativo fino all'importo massimo di lire 6.000 e ciò solo in via temporanea, in attesa della soluzione integrale del complesso problema dell'aumento delle tasse universitarie.
Inutile dire che dal pagamento delle tasse e sopratasse dovevano essere esonerati gli studenti di disagiata condizione economica che avevano superato gli esami dell'anno precedente con una media di 27/30 e con non meno di 24/30 in ciascun esame (esonero totale) ovvero con una media di 24/30 e con meno di 21/30 in ciascuno esame (esonero parziale). Anche il contributo integrativo sarebbe stato rimborsato in tutto o in parte agli studenti di disagiata condizione economica che avessero superato i due terzi degli esami prescritti e avessero riportato una media non inferiore a 24/30.
In base a tali disposizioni l'Università di Pisa impose ai suoi studenti il contributo integrativo di L. 5.000 annue da pagarsi in più rate.
Questo contributo sollevò le proteste degli studenti, i quali, dopo aver tentato di ottenere la revoca del provvedimento, occuparono i locali del Rettorato, impedendo che il personale amministrativo potesse allontanarsi dal proprio ufficio.
Il Ministero non mancò di intervenire sia presso le autorità accademiche che presso gli studenti, inviando sul posto un ispettore centrale il quale propose — e il Senato accademico mostrò di essere d'accordo — che fossero esonerati dai con
tributi tu t t i gli studenti che avessero superato almeno la metà degli esami con qualunque votazione e che appartenessero a famiglie il cui reddito non superasse le 90.000 lire mensili.
Gli studenti non accettarono tale proposta e continuarono ad occupare i locali dell'Università, dando luogo ad incidenti assai gravi, che hanno costretto per evidenti ragioni di prestigio e di disciplina scolastica, le autorità accademiche a mantenere ferme le emanate disposizioni.
Tuttavia il 12 aprile gli studenti abbandonavano spontaneamente i locali dell'Università dichiarando peraltro, in un manifesto, che avrebbero continuato con altre forme l'agitazione in corso.
Dopo l'uscita degli studenti i funzionari amministrativi e tecnici dell'Università constatarono alcuni fatti assai gravi che si erano verificati durante l 'arbitraria occupazione del Rettorato e redassero un regolare verbale dal quale, fra l'altro risulta quanto appresso: serrature di cancelli e porte scassinate, t ra le quali quella dell'aula magna e quella della stanza del Rettore; sedie mancanti perchè bruciate ; poltrone (tra le quali quelle storiche dell'Aula Magna) con braccioli divelti ; forzature dei cassetti di alcuni tavoli nelle sale dei professori e nel seminario giuridico; pavimenti macchiati di vino, vetri e lumi rotti, ecc.
In seguito a tali rilievi il Rettore ha sottoposto a procedimento disciplinare un gruppo di studenti contestando loro i relativi addebiti a norma dell'articolo 16 del R. D. 2 giugno 1935, n. 1071.
Allo stato delle cose il Ministero non può che attendere l'esito del provvedimento disciplinare e ciò in ossequio al dovuto rispetto dell'autogoverno universitario.
Il Ministro GONELLA
Rocco. — Al Ministro dei trasporti. — Per sapere se e quali provvedimenti intenda di adottare per rendere più umano il traffico ferroviario sulla linea Matera-Montalbano Jonico, scalo delle Calabro-Lucane.
Una energica ed immediata ispezione da parte di qualche alto funzionario può accertare i fatti.
L'automotrice A-14 per Matera e quella A-21 per il detto scalo di Montalbano appariscono in viaggio dei veri alveari umani. I poveri viaggiatori, pigiati l'un sull'altro, imprecano disperatamente e invocano invano a gran voce un trattamento
Atti Parlamentari — 16973 ■— Senato della Repubblica
1948-50 C D X X X I I SEDUTA DISCUSSIONI 6 G I U G N O 1950
più sopportabile. I biglietti, il cui costo non subi
sce alcuna riduzione, non si rilasciano in rapporto al numero dei posti disponibili, ma in rapporto al numero dei viaggiatori che chiedono di viaggiare e non si riesce a dire quello che avviene, e che ricor
da altri tempi. Poiché il traffico è esuberante, la Società può
bene, allorché il numero dei viaggiatori è ecces
sivo, far partire dagli indicati scali due automotri
ci invece che una (1129).
RISPOSTA. — L'attuale scarsezza di materiale rotabile sulla rete delle ferrovie CalabroLucane, specialmente per quanto riguarda le automotrici, non permette ancora di potere aumentare, come sarebbe desiderabile, la composizione nelle ore di maggiore traffico.
La Società concessionaria sta gradualmente ri
mettendo in efficienza tutte le automotrici dispo
nìbili e, non appena sarà perfezionato il decreto di approvazione della Convenzione prevista dalla legge 6 aprile 1949, n. 168, darà immediato corso all'ordinazione, già predisposta in ogni dettaglio e approvata dal Ministero, di 24 automotrici a carrelli e di 8 rimorchiate.
Parte delle nuove automotrici entrerà in ser
vizio entro il corrente anno, mentre tu t ta la forni
tura verrà consegnata nel termine massimo di 18 mesi dall'ordinazione.
Con le nuove automotrici e rimorchiate di gran
de capacità sarà possibile migliorare radicalmen
te il servizio sulla intera rete, adeguandolo alle effettive esigenze del traffico.
Per quanto riguarda il rilascio dei biglietti in base al numero dei posti disponibili, si fa presen
te che le varie stazioni intermedie non possono co
noscere preventivamente la disponibilità dei po
sti stessi ; comunque, come è ammesso dalle condi
zioni generali per il trasporto, il viaggiatore, in caso di soverchio affollamento, può sempre rinun
ciare al viaggio e richiedere il rimborso del prezzo del biglietto.
Intanto la Società concessionaria è stata invi
tata a provvedere perchè, nei limiti del possibile, siano evitati gli inconvenienti giustamente lamen
tat i dalla S. V. Onorevole.
Il Ministro D'ARAGONA
SANTONASTASO. — Al Ministro della pubblica istruzione. — Per sapere :
1°) Se intende emanare disposizioni affinchè tut t i i concorrenti a cattedre di ruolo speciale transitorio nelle scuole medie governative, che ab
biano ottenuto l'idoneità nei concorsi ordinari per soli titoli, banditi il 4 luglio 1947, possano ot
tenere, denunziando all'Ufficio concorsi l'idoneità conseguita, la rettifica d'ufficio del punteggio ad essi spettante ; ciò in considerazione che le gradua
torie degli idonei sono state pubblicate soltanto il 25 febbraio scorso nel « Notiziario della scuola e della cultura ».
2) Se ritenga opportuno disporre che tut t i i concorrenti a cattedre di ruolo speciale transi
torio nelle scuole medie governative, i quali in una delle due guerre mondiali abbiano servito la Pa
tria onoratamente in repartì non combattenti, sia
no in qualche modo avvantaggiati nella formazio
ne delle graduatorie rispetto a coloro che, per qual
siasi motivo, siano stati esentati dal servizio mili
tare, dato che nessun trattamento speciale è stato fatto ai primi nel bando di concorso (1142).
RISPOSTA. — Si ritiene opportuno premettere, innanzi tutto, che le disposizioni contenute nel R. D. 28 settembre 1934, n. 1587, concernente il possesso dei requisiti per l'ammissione ai concor
si ed agli impieghi nell'amministrazione dello Sta
to, ostano in modo tassativo all'accoglimento del
la richiesta dell'onorevole interrogante, intesa ad ottenere che nei concorsi a posti di ruolo speciale transitorio vengano valutate le idoneità nei con
fronti di coloro che sono compresi nelle graduato
rie degli idonei pubblicate sul « Notiziario della Scuola e della Cultura » del 25 febbraio e. a.
Infatti le predette disposizioni sanciscono, fra l'altro, che i titoli degli aspiranti ai concorsi deb
bono essere posseduti prima della scadenza fissata dal bando di concorso stesso; sicché coloro che hanno recentemente conseguito l'idoneità avreb
bero potuto far valere le loro aspirazioni solo se avessero conseguito il titolo di idoneità prima del 5 agosto 1949, termine fissato dal D. M. del 5 lu
glio 1949, per la presentazione delle domande e dei documenti di rito e dei titoli.
A parte ciò, un altro, ed altrettanto insormon
tabile, ostacolo si oppone alla valutazione delle idoneità conseguite nei concorsi banditi con D, M, 4 luglio 1947.
Atti Parlamentari — 16974 — Senato della Repubblica
1948-50 - C D X X X I I SEDUTA DISCUSSIONI 6 GIUGNO 1950
Infatti l'elenco degli idonei apparso sul « Notiziario » del 25 febbraio 1950 ha carattere puramente ufficioso e la qualità di « idoneo » è a tut-t'oggi giuridicamente inesistente, perchè le graduatorie dei concorsi a cattedre di cui al citato bando, non sono ancora state approvate dal competente organo di controllo della Corte dei Conti.
Fin tanto non sia compiuto tale atto, il titolo derivante dall'inclusione in tali graduatorie non ha alcun valore giuridico.
Per quanto concerne il secondo punto dell'interrogazione, circa eventuali vantaggi da attribuire, nella formazione delle graduatorie, ai candidati che hanno prestato servizio militare in repart i non combattenti durante le due guerre mondiali ;
premesso il particolare regime dei concorsi a cattedre di R.S.T. regolati minuziosamente da norme di carattere legislativo (alle quali, com'è ovvio, non si può derogare con at t i che non abbiano lo stesso carattere) non lascia quasi alcun margine alla discrezionalità delle commissioni che sono tenute ad applicare la tabella di valutazione allegata al regolamento emanato con D. P. del 14 febbraio 1949, n. 236, e non hanno il potere di introdurre voci non contemplate nella tabella stessa ;
si chiarisce che (a parte l'anzidetta impossibilità di esaudire la richiesta dell'onorevole interrogante con un atto che non sia legislativo) non può dirsi che gli interessi dei candidati che hanno prestato servizio militare non bellico durante lo ultimo conflitto siano stati negletti : infatti la nota 1 della lett. e) del n. 2 della citata tabella di valutazione pone, nel comma 6°, una norma in base alla quale il servizio militare, prestato (dopo il conseguimento della laurea o del diploma prescritto per l'ammissione al concorso) dal 1940 a tutto l'anno scolastico 1945-46, è valutato alla stessa stregua del servizio nelle scuole secondarie.
Si è, quindi, provveduto, mediante tale norma, a tutelare gli interessi dei candidati che hanno servito la Patr ia in reparti non combattenti durante l'ultimo conflitto.
Non si è ritenuto, peraltro, in sede di compilazione della tabella, di fare lo stesso trattamento ai militari non combattenti della passata guerra mondiale, i quali hanno avuto agio di fruire dei numerosi provvedimenti emanati in loro favore al termine di quella guerra e, del resto, come più anziani, possono egualmente raggiungere il massi
mo di servizio valutabile ai fini dei concorsi (anni 10) senza che si ricorra, per loro, all'assimilazione del servizio militare col servizio scolastico.
Il Ministro GONELLA
TIGNINO. — Al Ministro dei lavori pubblici. — Per sapere che cosa abbia fatto o intenda fare per finanziare i progetti — già approvati — relativi al risanamento della viabilità cittadina, della rete idrica e delle fognature nella città di Canicattì (Agrigento), per sollecitare i lavori di allacciamento dell'acqua delle tre sorgenti alla città e per appaltare i lavori di copertura del torrente che raccoglie lo scolo delle fognature fin oltre il centro abitato (1153).
RISPOSTA. — Per la sistemazione igienica del comune di Canicattì questo Ministero, dopo aver previsto una spesa di 240 milioni per la costruzione dell'acquedotto di quell'abitato, ha disposto, ai sensi della legge 3 agosto 1949, n. 589, un contributo sulla spesa di L. 50 milioni da destinarsi ad un lotto funzionale.
Inoltre pei provvedimenti immediati sono stati già finanziati L. 30 milioni di cui L. 20 milioni programmati sui fondi della legge 5 marzo 1948, n. 121, e L. 10 milioni sulle economie realizzatesi sui fondi previsti dalla legge predetta. Tutti questi lavori sono già in avanzato stato di attuazione.
Poiché poi i fondi di bilancio assegnati per tale genere di opere durante il corrente esercizio finanziario, sono risultati assai limitati in confronto alle numerosissime richieste pervenute agli effetti della legge anzidetta, non è stato possibile accogliere, almeno per il corrente esercizio, anche la ' altra domanda presentata dal Comune stesso per la costruzione della fognatura.
Tali necessità, nonché quella riguardante lo acquedotto consorziale delle tre sorgenti, saranno però tenute presenti per essere esaminate in sede di formazione dei prossimi programmi esecutivi relativi allo stesso genere di opere.
Il Sottosegretario ili Stato CAMANGI
Dott. CARLO D B ALBERTI Direttore dell'Ufficio dei Resoconti