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Fondazione Cardiocentro Ticino - Lugano SFIDE FUTURE Foto Pagi, Savosa. LA RICERCA AL CARDIOCENTRO CCT M A G A Z I N E 10 ANNO V - marzo 2011 via Tesserete 48 CH-6900 Lugano [email protected] www.cardiocentro.org OBIETTIVO SANITÀ CONGRESSI

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Fondazione Cardiocentro Ticino - Lugano

SFIDE FUTURE

Foto Pagi, Savosa.

LA RICERCA AL CARDIOCENTRO

CCTM A G A Z I N E

10

ANNO V - marzo 2011

via Tesserete 48CH-6900 [email protected]

OBIETTIVO SANITÀ

CONGRESSI

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a paura, la ragione e l’orgoglio.

In questo periodo molte voci si esprimononegativamente nel nostro paese: il turi-smo in perdita di presenze, il mondo ban-

cario in difficoltà, un federalismo diventato sordoai bisogni di una parte minoritaria ma essenzialedella Svizzera come il Canton Ticino. Tutto questo,e molto altro ancora, può infondere paura e ango-scia per il futuro, soprattutto nei gio-vani. La ragione ci porta ad altre riflessioni:il nostro paese è un nodo ideale di rac-cordo tra sud e nord Europa, è dotatodi infrastrutture stradali e ferroviarie inespansione, soprattutto si è dotatonell’ultimo decennio di strumenti ne-cessari per lo sviluppo quali USI, SUPSIe il super computer federale. Il CampusUniversitario in costruzione pressol’USI a Lugano dovrebbe essere il sim-bolo della possibilità di scambi scien-tifici tra i giovani di facoltà diverse.Grazie a queste infrastrutture le possi-bilità di ricerca e di formazione possono incremen-tare lo sviluppo del nostro Cantone. È in questoambito che si inserisce un settore che rappresentagià attualmente una realtà di qualità: il polo sani-tario, pubblico e privato, con centri di eccellenzaquali il CCT, l’EOC con lo IOSI e il Neurocentro perla ricerca e la formazione clinica e l’IRB per la ri-cerca di base. Non dimentichiamo altre struttureprivate nel Luganese quali la Clinica di Moncucco,l’ARS Medica e la Clinica St’Anna dove la qualità deitrattamenti risulta valida.Nel nuovo sistema di remunerazione ospedalierache entrerà in funzione nel 2012 sarà riconosciutala competitività e la qualità delle cure. Essenzialesarà il compito dell’Autorità di rilasciare mandatidi prestazione precisi e di evitare la creazione didoppioni inutili. Solo centri di eccellenza nella te-rapia, nella ricerca e nella formazione, potrannodare la fiducia al paziente ticinese e mantenereuna competitività scientifica con i centri di eccel-lenza svizzeri e internazionali.La città di Lugano vuole idealmente rappresentarela locomotiva di questa evoluzione e sostenerequesta visione positiva del settore sanitario uni-versitario. Con orgoglio, con umiltà e tenacia, vo-gliamo affrontare positivamente con i nostri gio-vani il futuro.

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Sommario - n. 10 / marzo 2011

SFIDE FUTURE• Nuovo Cardiocentro e sviluppo

del Polo medico ospedaliero

OBIETTIVO SANITÀ• L’interazione è possiblie, anzi è una realtà• Il medico aggiunto al Cardiocentro Ticino• Economia sanitaria

L’OPINIONE• L’irrinunciabile sinergia fra pubblico e privato

CONGRESSI• I congressi in agenda• Il Simposio di Cardiologia della Regio Insubrica

TICINO CUORE• Quando funziona la rete di salvataggio

LA RICERCA AL CARDIOCENTRO• L’attività scientifica, le collaborazioni, la didattica• La cardiologia interventistica• Il Servizio di Ricerca Cardiovascolare• La diagnostica per immagini• L’Unità di Terapia Cellulare• La cardiochirurgia• La cardioanestesia e le cure intensive• La medicina d’urgenza

e la rianimazione cardiopolmonare • Il Cluster del Cardiocentro per le “Life Sciences”

CURE INTENSIVE• La mobilizzazione precoce del paziente

INCONTRI• A Calcutta con Dominique Lapierre

IN MEMORIA• Aldo Sassi il professore

SOLIDARIETÀ• Radio Africa

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Consiglio di Fondazione:Presidente: Arch. Giorgio GiudiciMembri: Dir. Luigi Butti, Sig. Claudio Massa, Prof. dr. med. Tiziano Moccetti, Sig. Paolo Sanvido,Lic. jur. Max Spiess Editore: Fondazione Cardiocentro Ticino, Lugano Direttore responsabile: Fabio Rezzonico Redazione: L. Gilardoni, A. Boneff, M. Boneff Stampa: Fratelli Roda SA, Taverne-Lugano Impaginazione: studio grafico Boneff, Lugano Copyright: Fondazione Cardiocentro Ticino, Lugano

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Giorgio Giudici

Sindaco di Lugano,Presidente Consigliodi Fondazione

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a svolta importante diuna sana e proficua col-laborazione con l’ EOC èiniziata nel 2004.Spinti dalla ferma vo-

lontà di lavorare nell’interesse di tutti ipazienti della Svizzera italiana venne for-malizzata una convenzione per dotarsi diun servizio di pronto soccorso cardiologi-co aperto 24 ore su 24 per 365 giorni al-

LPaolo SanvidoMembro del Consiglio di Fondazione del Cardiocentro Ticino e delegato per i rapporti con l’EOC

Candidato al Gran Consiglio(Lega)

SFID

E FU

TURE

Le sinergie sviluppate negli ultimi anni tra la Fondazione Cardiocentro Ticino e l’EnteOspedaliero Cantonale sono importanti peraffrontare le sfide future che ci attendono.

Nuovo Cardiocentro e sviluppo del Polo medico ospedalieroIl 2011 sarà l’anno buono per CCT/EOC?

l’anno, gestito in collaborazione tra l’Ospe -dale Regionale di Lugano e il CardiocentroTicino. Da quel momento i rapporti tra EOCe CCT non sono stati più gli stessi, altre im-portanti e proficue collaborazioni sono na-te sul terreno negli anni a seguire. Tutte animate e contraddistinte dallo stes-so spirito: mettere a disposizione dei pa-zienti ticinesi le migliori cure disponibili.

Da sinistra:

Paolo Sanvido Membro del Consiglio di Fondazione.

Prof. Dr. med. Tiziano Moccetti,Direttore Medico e Primario di Cardiologia.

Fabio RezzonicoDirettore CCT.

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Il nuovo progetto di sviluppo…fermo per ricorsi

L’ottima collaborazione, coordina-zione ed unità d’intenti tra Cardio -centro Ticino e Ente OspedalieroCan tonale sta ora dando il suo im-pulso determinante allo sviluppoqualitativo d’eccellenza del futuronuovo Polo Medico Cantonale, un si-gnificativo esempio di partenariatopubblico–privato, dove accanto allefunzionanti strutture dell’OspedaleRegionale di Lugano, sede OspedaleCivico e del Cardiocentro Ticino leattività verranno ampliate con nuo-vi contenuti, per permettere la crea-zione di un vero polo medico scien-tifico con ambizioni universitarie.

Un progetto di grande qualità conun alto valore aggiunto per la sanitàcantonale e nazionale nell’interessedei pazienti ticinesi. Un progettochiaro, spinto da intenti comuni,che ha permesso di elaborare intempi brevi, grazie alla collabora-zione delle istanze cantonali e co-munali, la variante pianificatoria ne -cessaria. Variante che purtroppo èstata contestata da due privati con-finanti i quali, de facto, bloccano dadue anni lo sviluppo del progetto.Speriamo che il 2011 sarà l’annobuono per risolvere il contenzioso infavore dell’interesse generale dandoavvio ai lavori preliminari.

Le nuove esigenze del complessoospedaliero

Gli ospedali sono, per loro natura,istituzioni dinamiche che richiedo-no costanti investimenti per stare alpasso con il progresso sia tecnolo-gico sia scientifico. Ciò comportaanche necessità di maggiori spazi.Per questa ragione abbiamo svilup-pato un concetto generale concer-nente le esigenze di ammoderna-mento e di ampliamento degli spaziin base al quale verranno consolida-ti successivamente i futuri progetti.

Per il CCT questo significa soprae-levare di 2 piani il corpo esistente ecostruire una sala conferenze multi-mediale di 350 posti, che sarà gesti-ta in comune con l'EOC e sarà a di-sposizione per lo sviluppo della fa-

coltà di Master in Medicina dell’Uni -versità della Sviz zera Italiana. Si po-tranno inoltre ospitare congressimedici che, grazie a sistemi multi-mediali all’avanguardia, avranno uncontatto diretto con le sale opera-torie.

Altri cantieri importanti sui banchi del Gran Consiglio

Ci sono anche altri cantieri impor-tanti per il futuro sviluppo del Car -diocentro Ticino. La prossima legi-

slatura sarà importante per la sanitàperché si dovrà affrontare la terzafase della pianificazione ospedalie-ra. Il Gran Consiglio dovrà pronun-ciarsi sul tema importante dell’attri-buzione dei mandati di prestazione.La nuova LAMal e il progresso dellamedicina richiedono di ottenere mi-glioramenti più incisivi nel conteni-mento dei costi sanitari; da qui lanecessità di ridefinire i mandati diprestazione, in modo da stabiliremeglio “chi fa cosa e dove”. Sarà im-

Elaborazione al computer (rendering) del Cardiocentro con la sopraelevazione di 2 piani.

L’edificio attuale del Cardiocentro.

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CRONISTORIA DEL PROGETTO DI SVILUPPO; DEL POLO MEDICO OSPEDALIERO

2007•Decisone del Consiglio di Fondazione del Cardiocentro Ticino di am-

pliare la struttura costruendo due piani supplementari. Paolo San -vido, delegato del Consiglio di Fondazione per i rapporti con l’EOC, èincaricato del coordinamento del dossier.

•Accordo tra EOC e CCT di allestire una domanda di costruzione unicaper lo sviluppo del nuovo polo sanitario del luganese OspedaleRegionale di Lugano e Cardiocentro Ticino (ORL/CCT). Viene elabora-ta la variante di Piano Regolatore.

• Il Municipio di Lugano sottopone al Dipartimento del territorio il pro-getto di variante di Piano Regolatore.

2008• La domanda viene formalizzata. Il DT rilascia un rapporto sostanzial-

mente favorevole alla proposta presentata ma sulla base delle previ-sioni di sviluppo contesta la richiesta di creare 380 nuovi posti autoritenendoli eccessivi e concedendo solo la creazione di 203 nuovi po-sti auto ritenuto però un numero massimo di 780 per tutto il com-parto in esame.

2009• Il mese di giugno il Municipio licenzia il messaggio per l’approvazio-

ne della variante di Piano Regolatore per l’Ospedale Regionale diLugano e Cardiocentro Ticino (ORL/CCT).

• Il mese di novembre il Consiglio Comunale l’approva adottando la va-riante di Piano Regolatore proposta dal Municipio.

• Entro i termini legali è inoltrato un ricorso da parte di privati confi-nanti. In particolare per quanto riguarda l’inserimento sotto monta-gna di un nuovo autosilo e l’ubicazione del futuro Asilo Nido.

2010•Nel mese di marzo il Municipio di Lugano ha presentato al Consiglio

di Stato formale domanda di approvazione della variante di PR, congli allegati che documentano il rispetto della procedure di adozione.

• Il mese di maggio viene conclusa una convenzione con l’AssociazioneBianconiglio per l’accoglienza dei bambini in una struttura situatanelle prossimità dell’ORL/CCT, e si rinuncia all’opzione pianificatoriadell’asilo nido oggetto di contestazione.

•Nel mese di Agosto il Municipio di Lugano ha trasmesso al Dipar -timento del Territorio le sue osservazioni al ricorso.

• Il mese di novembre il Consiglio di Stato, fatta astrazione dell’asilonido, sancisce che l’esame di impatto ambientale previsto in proce-dura pianificatoria è positivo e approva la variante di Piano Rego -latore respingendo i punti della contestazione dei privati.

• Entro i termini i privati interpongono un nuovo ricorso al TribunaleAmministrativo TRAM.

2011•Stiamo lavorando per raggiungere un accordo con i privati per sbloc-

care lo stallo e permettere di dare avvio al progetto che riveste gran-de importanza per lo sviluppo medico ed economico del nostro can-tone.

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Nuovo Cardiocentro e sviluppo del Polo medico ospedaliero

portante evitare inutili e costosidoppioni. Non è più sostenibile checi sia un servizio di cardiologia in“doppio” a soli 100 metri dal CCTpresso l’Ospedale Civico perché sipenalizza la qualità delle cure e ilpaziente. Il Cardiocentro Ticino vuo -le essere definitivamente conferma-to quale clinica di riferimento per lacardiologia del Canton Ticino ve-dendosi attribuito lo specifico man-dato di prestazione per quanto at-tiene la cardiologia. Lo abbiamo di-mostrato in questi dieci anni, in uncontesto socio-economico cantona-le e nazionale in rapida evoluzione,rappresentiamo oggi un polo di ec-cellenza con competenze clinico-scientifiche all’avanguardia e al ser-vizio della comunità. È ora che que-sto ci venga riconosciuto anche for-malmente così come ad esempio loè lo IOSI di Bellinzona per i tumoried il nuovo Neurocentro della Sviz -zera Italiana presso l’Ospedale Re -gio nale di Lugano.

Da un altro punto di vista, il Cardiocentro prima e dopo (rendering) l’ampliamento.

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rof. Gallino, come è notolei è Primario al SanGiovanni di Bellinzona, e

tuttavia la sua è oramai una pre-senza consueta e familiare alCardiocentro. Si sente un po’ a ca-sa anche a Lugano?

Sono stato accolto al Cardiocentroa braccia aperte sin dall’ inizio daparte da tutta la équipe medica e in-fermiestica, ma in particolare dalProf. Tiziano Moccetti - collega edamico - che ha sempre avuto una vi-sione "allround" ticinese come di-mostrano i collaboratori che pro-vengono da tutto il Ticino e chevengono lavorare qui in questasplendida struttura.

Dieci anni di collaborazione cosa hanno significato per lei, daun punto di vista professionale e umano?

Dal punto di vista professionale

Prof. Dr. med. Augusto Gallino,Primario di Cardiologia all’Ospedale San Giovanni di Bellinzona

Candidato al Gran Consiglio (PLR)

Tra Ospedale di Bellinzona eCardiocentro per garantire al pazientecontinuità nelle cure.

sono stati anni di crescita grazie aduna attività specialistica in un am-biente competente ove vige un cli-ma di simpatica collegialità e ovegrazie ai colleghi medici - tra i qua-li mi piace ricordare il Dr. GiovanniPedrazzini e il Prof. Francesco Siclarie tutti gli infermieri tecnici del la-boratorio di cateterismo - ho potu-to lavorare in assoluta armonia.

Cambiamo prospettiva: cosa hasignificato e cosa significa questacollaborazione dal punto di vistadel suo paziente?

Vi è un indubbio vantaggio per ilpaziente che proviene dalla mia re-gione, sentendosi egli seguito dalcardiologo che già conosce bene,dandogli questo una sensazione dicontinuità delle cure. Anche se ov-viamente non è la cosa più impor-tante, per il paziente sentirsi acco-gliere dallo stesso medico che parla

il dialetto della sua zona gli rendeun momento già denso di ansie piùsopportabile.

Ritiene che questa collaborazionepossa essere migliorata? E come?

Tutto e ovunque può essere sem-pre migliorato. Forse ottenere un'in-terazione tra le due Istituzioni an-cor maggiore, sulla scia di quella giàesistente tra le diverse équipes delSan Giovanni e il Cardiocentro, sa-rebbe auspicabile. Una pista in que-sta senso è quella della RicercaClinica dove già collaboriamo ed inparticolare con la Dr.ssa Elena Pa -sotti e con il Prof. Giuseppe Vassalli,professionisti di tutto rispetto nelcampo della ricerca clinica e di ba-se rispettivamente.

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À L’interazione è possibile, anzi, è una realtà

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Il Prof. Augusto Gallino, Pri mario di Cardiologia all’Ospe dale San Gio vanni di Bel lin zona, è una presenza consueta e familiare al Cardio cen tro, fin dalla nascita della struttura. Nei Laboratori Horten di Cardiologia interventistica, il Prof. Gallino pratica interventi di cateterismo cardiaco assistito dal personale infermieristico e tecnico del reparto.

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a definizione più essen-ziale del termine “me-dico aggiunto” sta adindicare il medico spe-cialista che svolge lasua attività professio-nale sia nello studio

privato esterno, che nella struttura ospe-daliera. Ma questa è una visione riduttiva,essere medico aggiunto è molto di più. Perpoter comprendere l’esperienza particolareche questo ruolo comporta, occorre conside-rare innanzi tutto i due mondi professionaliche esso accomuna e racchiude in un soloruolo, il mondo dei liberi professionisti equello delle strutture ospedaliere.

Il libero professionista, lo dice la parolastessa, è un medico che esercita liberamentenel proprio studio. Ad esso si è sempre fattoriferimento come ad una figura indipenden-te, in grado di collaborare con altri colleghiindipendenti o con strutture ospedaliere.L’ambiente dello studio medico ha il grandevantaggio di favorire una relazione rilassataed intima tra medico e paziente, contribuen-

Il medico aggiuntoal Cardiocentro Ticino

Dr. med. Alessandro Del Bufalo

Deputato in Gran Consiglio (PLR) e candidato per la conferma

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do a realizzare in modo ottimale l’indispen-sabile rapporto di fiducia necessario al trat-tamento. Per il medico aggiunto che ha ac-cesso diretto ad una struttura ospedaliera, si-gnifica poter continuare questo rapporto pri-vilegiato col paziente e garantirgli le miglio-ri tecnologie diagnostiche e terapeutiche,che forzatamente non possono essere dispo-nibili nello studio sia per motivi di costo cheper motivi legislativi.

Quale struttura ospedaliera, il Cardio -centro (CCT) rappresenta un unicum alivello cantonale, svizzero ed interna-zionale.

Dal giorno della sua apertura oltre dieci an-ni orsono, la struttura ha continuato ad ag-giornare la propria dotazione tecnologicagrazie allo slancio entusiasta del suo diretto-re sanitario, il Prof. Tiziano Moccetti, suppor-tato con altrettanto entusiasmo dal presiden-te del Consiglio di Fondazione nonché sinda-co della città di Lugano, architetto GiorgioGiudici.

Tra le tecnologie introdotte vorrei ricorda-re la creazione del Servizio di Imaging Car -diaco, che ha portato in Ticino l’ecografia tri-dimensionale, la CardioTac e la risonanza ma-gnetica. Nel laboratorio di cateterismo sonooggi disponibili tre sale, una delle quali do-tata della migliore attrezzatura elettrofisiolo-gica per lo studio delle aritmie cardiache eper la ricostruzione tridimensionale dei cir-cuiti aritmici. Inoltre, sono disponibili nuo-ve tecnologie per l’ecografia intracoronaricae la relativa caratterizzazione dei tessuti. Malo sviluppo della cardiologia invasiva è anda-to di pari passo all’implementazione delle ap-parecchiature di cardioanestesia per il tratta-mento dei pazienti critici, oltre all’introdu-zione di nuove tecnologie cardiochirurgichemini-invasive e di altre tecniche a cavallo trala cardiologia e la cardiochirurgia, come iltrattamento dei vizi valvolari per via transca-tetere.

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el budget cantonale del 2012 si parla di unaspesa supplementare di 80 milioni per fi-nanziare le cliniche private, milioni che si

aggiungeranno ai 167 che attualmente lo Stato met-te a disposizione dell’Ente Ospedaliero Cantonale.

Il Consiglio di Stato sta preparando l’adeguamen-to alla modifica della LaMal entrata in vigore nel2007 e che prevede la messa in atto sul territorioCantonale della pianificazione ospedaliera.

Si discute assai in questi giorni sul messaggio cheil Consiglio di Stato sta preparando per il Gran Con -siglio e che gli è stato fornito dalla Commissione ad hoc della Gestione.

Si tratta di un messaggio che dovrebbe disegnare la filosofia dell’a-deguamento della normativa cantonale alla modifica della LeggeFederale sull’Assicurazione Malattia del 21 dicembre 2007.

Ho letto questo messaggio e mi permetto alcune osservazioni.Il messaggio naviga su sabbie mobili fino a quando non ci sarà nel

Ticino un’indagine dettagliata su chi cura malattie e chi fa operazioni.Come farà a decidere il Consiglio di Stato i cosiddetti volumi massimidi trattamento che vuole instaurare se non sa nemmeno quali sono ivolumi attuali?

Chi fa le ernie nel Ticino? Chi fa le protesi? Chi cura quali tumori? equanti? E che ne sarà dell’attività futura del Cardiocentro? Quali ospe-dali e quali cliniche subiranno limitazioni di attività se verranno am-messi nella pianificazione ospedaliera? E poi, visto che i pazienti po-tranno adire tutte le strutture pianificate secondo loro libera scelta,come farà la clinica o l’ospedale a rimandare un paziente se ha già rag-giunto i volumi massimi che vorrebbe proporre la Commissione?

Qui si vede chiaramente l’intenzione nascosta dietro questo proget-to. Agli ospedali pubblici dell’EOC non verranno imposti limiti di atti-vità mentre alle cliniche private si metterà la camicia di ferro del vo-lume massimo di casi da trattare. Proprio questo non voleva la LeggeFederale che, se la si legge bene, mostra chiaramente la filosofia di ba-se: vinca il migliore e si lascino armi pari al pubblico e al privato.

Solo se la medicina pubblica e quella privata vengono messe sullostesso piano vi sarà concorrenza nel tener bassi i prezzi, nel verificarele prestazioni inutili e nel darsi una mossa per conquistare i favori delpaziente. Sistemi senza concorrenza si adeguano, dormono, diventanoautoreferenziali.

Solo una concorrenza vera genera un sistema virtuoso.

Economia sanitariae rischio discriminazionetra pubblico e privato

Al CCT possiamo quindi offrire lemigliori apparecchiature disponi-bili a livello internazionale, maanche e soprattutto l’appartenen-za ad un gruppo di eccellenza, for-mato da eminenti specialisti chepermettono lo scambio continuodelle informazioni, degli aggior-namenti, della ricerca, in un con-tinuo dibattito al centro del qua-le viene a trovarsi sempre, comun-que ed in ogni caso, il singolo pa-ziente.

Per me, lavorare al CCT significainoltre poter offrire ai miei pa-zienti le migliori cure disponibili,contribuendo in prima persona al-la maggior parte dei loro interven-ti, dalla dilatazione col pallonci-no, alla posa di pacemaker e defi-brillatori, all’eliminazione dellearitmie tramite l’ablazione con laradiofrequenza.

Per il paziente seguito dal medi-co aggiunto, significa soprattuttola possibilità di mantenere la con-tinuità della relazione personalecol proprio medico di fiducia, ave-re sempre lo stesso punto di rife-rimento, umano e professionale,al quale poter fare riferimentolungo tutto il cammino diagnosti-co e terapeutico, con tutte le im-plicazioni che ciò comporta so-prattutto a livello emotivo, quan-do si è confrontati con le partico-lari situazioni che il ricovero de-termina.

Insomma, un valore aggiuntoimportante per la struttura, il me-dico ed il paziente.

Vorrei infine ricordare quello cheun giorno disse il Prof. Moccetti,parlando dei medici aggiunti co-me “i legami del CardioCentrocol territorio”, un territorio checomprende tutti i cittadini per iquali la struttura è nata, ed è pro-gressivamente cresciuta, sino araggiungere quella competenza dilivello internazionale ormai datutti riconosciuta e che sarà a di-sposizione della futura Fa coltà diMedicina che verrà realizzata tranon molto nel nostro Cantone.

NFilippo MartinoliEconomistaCandidato al Gran Consiglio (PPD)

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L’OP

INIO

NE

ndubbiamente lo sviluppodel Terziario ha giocato unruolo determinante nellacreazione di quel benesserediffuso che ci ha fatto di-menticare le nostre originirurali e gli anni della fameche ci spingevano a migrarein cerca di fortuna, ma è

stata la lungimiranza di personalità autoc-tone, presenti in ogni epoca, a costruirepasso per passo la realtà attuale che puòsembrare scontata alle menti ignare e unpo’ viziate delle nuove generazioni.

Eppure il percorso evolutivo è stato lungo efaticoso: ci sono voluti ben 193 anni dall’Attodi Mediazione napoleonico che ha costituitoil Cantone Ticino per riuscire a fondare un’U -niversità tutta nostra, tangibile segno di unamaturità conseguita anche in ambiti extra-bancari. Chi ha fortemente voluto i campus diLugano e Mendrisio sapeva bene che non sitrattava di un traguardo, ma della prima tap-pa indispensabile al rilancio del Ticino.

Infatti, in soli tre lustri, l’Università dellaSvizzera italiana è stata in grado di generareun « humus » culturale e mentale capace diispirare e accompagnare l’importante svilup-po di nuovi settori economici che dopo la cri-si finanziaria appaiono sempre più strategiciper il futuro del nostro Cantone.

Mi riferisco in particolare al settore dellebiotecnologie e delle scienze della vita chesta conoscendo in questi anni una forteespansione grazie anche alla lungimiranza dialcuni visionari precursori dei trend attuali,che prima di chiunque altro hanno immagi-nato, combattuto e investito in fondi edenergie per la creazione di quelli che oggi siaffermano come dei veri e propri poli di com-petenza. È attorno a questi centri che fiori-scono le idee per il futuro: nuovi progetti,nuove società e nuove ambizioni che trova-no spazio d’attuazione grazie alle crescenti

L’irrinunciabile sinergiafra pubblico e privato

Armando BoneffDeputato in Gran Consiglio (PPD) e candidato per la conferma

I sinergie con le istituzioni accademiche checatalizzano il processo e lo rendono compe-titivo su scala internazionale. In questo con-testo non vi è esempio più calzante dell’espe-rienza del Cardiocentro Ticino. Dall’iniziativae dalla testardaggine di alcuni medici pionie-ri con il chiodo fisso per la ricerca, in pocopiù di un decennio è andato formandosi unpolo di competenza attorno al quale, oggi,nascono nuove realtà.

Il Cardiocentro Cluster for Life Sciences, pre-sentato alla stampa proprio il mese scorso,non è altro che questo: un gruppo di società,laboratori e istituti di ricerca che gravitandoattorno al Cardiocentro Ticino e trovandosisempre più spesso a collaborare hanno gene-rato nuova energia, nuovi progetti e che conla partecipazione dell’istituzione accademica(in questo caso la SUPSI) hanno iniziato a se-minare in un campo dal quale già si raccol-gono i primi frutti.

In chi scrive queste brevi riflessioni traspa-re l’orgoglio di appartenere a questa piccolacomunità dal potenziale ancora inespresso invari ambiti. Tuttavia, le contrapposizioniideologiche, lobbystiche e campanilistichepresenti nel Paese, espressione di un provin-cialismo duro da superare, non possono nonpreoccuparci. Non occorre essere statisti dialto bordo per capire che, per competere coni grandi poli universitari nazionali ed esteri,è imperativo unire forze e competenze persviluppare un programma congiunto che ten-ga conto del know how di ciascuno e valoriz-zi le infrastrutture già presenti sul territorio.Pubblico e privato sono complementari, lostanno già dimostrando. Dunque, le premes-se per un immediato futuro promettente so-no date. Resta da capire se nel nuovo Governoprevarrà lo spirito liberale che ha contraddi-stinto il Ticino moderno oppure se s’imporràun’ideologia statalista ad oltranza. Il prossi-mo 10 di aprile avremo le prime avvisaglie…

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Il 23 e 24 settembre prossimi, in-fine, la cardiochirurgia internazio-nale si incontrerà al Palazzo deiCongressi di Lugano, che come perle passate edizioni sarà sede del tra-dizionale incontro organizzato dalservizio di cardiochirurgia. La sestaedizione di LCPC (Lugano Cardio -

CON

GRES

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L’attività congressuale del Car dio centro prevededue appuntamenti primaverili e un importanteevento a settembre.

Incomincia il servizio di Cardio anestesia (organizza-tori il primario Dr. med. Tiziano Cassina e il caposervi-zio Dr. med. Gabriele Casso), che il prossimo 8 aprileriunirà nella sala Zwick esperti nazionali e internazio-nali per discutere sul tema della presa a carico dellacoagulazione durante le procedure cardiovascolari.

A seguire, il 26 e 27 maggio, un congresso dedicatoalle tecniche non invasive dell’imaging cardiaco, perfare il punto sulle opportunità diagnostiche offerte dal-la tecnologia più evoluta: ecocardiografia tridimensio-nale, risonanza magnetica cardiaca, cardioTac. I lavo-ri del congresso si svolgeranno sotto la direzione delProf. Tiziano Moccetti, primario di cardiologia, del Dr.med. Francesco Faletra, responsabile del servizio diimaging cardiaco e della Dr.ssa med. Elena Pasotti, re-sponsabile del servizio di Day Hospital cardiologico.

I congressi in agenda

surgical Postgraduate Course) avràcome tema portante la malattia co-ronarica e le più aggiornate opzionidi trattamento, chirurgiche, percu-tanee e farmacologiche. A sottoli-neare il carattere interdisciplinaredel tema, la scelta di affidare la di-rezione scientifica del congresso,

oltre che al PD Dr. med. FrancescoSiclari, primario di cardiochirurgia,anche al Prof. Dr. med. Tiziano Moc -cetti e al Prof. Dr. med. Augusto Gal -lino, primari di cardiologia rispetti-vamente al Cardiocentro e al l’Ospe -dale San Giovanni di Bel linzona.

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o scorso 2 marzo, ilCentro eventi di Ca -dempino ha ospitatoil tradizionale simpo-sio dedicato alla car-diologia nella regio-ne insubrica.Or ga nizzato annual-

mente dal Dr. Ales sandro Del Bufalo e dalProf. Tiziano Moc cetti, il simposio è giun-to alla tredicesima edizione deve questosuccesso al fatto di riuscire a proporreun’occasione di incontro e di scambio cul-turale tra specialisti di cardiologia, medi-ci di famiglia e medici di base, attivi in unterritorio regionale circoscritto benché se-parato dal confine italo-svizzero.

Un appuntamento annuale di grande richiamo, giunto allatredicesima edizione.

L’edizione di quest’anno ha offerto l’occa-sione per approfondire i temi della diagnosti-ca, alla luce delle sempre più performanti tec-nologie a disposizione del cardiologo, dellasindrome metabolica e delle sue differenzepeculiari tra uomo e donna, del trattamentodell’ipertensione arteriosa resistente.

Inoltre, come sempre, sono state illustratele principali novità emerse lo scorso anno inambito cardiologico.

Le novità diagnostiche in ambito cardiovascolare

La relazione del Dr. Francesco Faletra, re-sponsabile del Servizio di Imaging cardiacodel Cardiocentro Ticino, ha illustrato le stra -or dinarie potenzialità dell’ecografia tridimen-

LSimposio or ga nizzato dal Dr. Ales sandro Del Bufalo e dalProf. Tiziano Moc cetti

Il Simposio di Cardiologiadella Regio Insubrica

Numerosa come sempre la partecipazione di medici e cardiologi provenienti dal Ticino e dalla Lombardia all'annuale incontro di aggiornamento.

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sionale nella visualizzazione e nellarappresentazione delle cavità car-diache, soprattutto sotto l’aspettofunzionale lungo tutto il ciclo car-diaco. È stato poi evidenziato il ruo-lo della CardioTAC nell’identificarele placche coronariche morbide nonostruttive, che rappresentano un ri-schio elevato per la facilità con laquale possono rompersi andando adostruire il vaso. In riferimento all’e-same tomografico, si è molto enfa-tizzata la costante riduzione delleradiazioni ionizzanti (e dunque delrischio di sviluppare patologie tu-morali), resa possibile dal migliora-mento tecnologico.

Il Dr. Faletra ha infine ricordato co -me la risonanza magnetica (una tec-nologia appena introdotta al Car dio -centro) rappresenti oramai il meto-do di riferimento per determinare lamassa muscolare cardiaca, il volumedelle cavità, la frazione d’eiezione.

Sindrome metabolica e differen-ze di genere

La Prof.ssa Anna Maria Grandi(Ospedale di Circolo, Varese) hatrattato le differenze di genere (uo-mo-donna) nella sindrome metabo-lica. È noto che le donne in età fer-tile hanno una sorta di protezionenei confronti della sindrome meta-bolica, meno noto è però che taleprotezione, generalmente attribuitasolo all’azione degli estrogeni, deri-va anche da una diversa distribuzio-ne del grasso, che nella donna – di-versamente che nell’uomo – tende aconcentrasi più a livello sottocuta-neo che a livello viscerale. Tale di-versa distribuzione induce nelledonne una sensibilità all’insulina

maggiore rispetto agli uomini.Comunque sia, tale “ombrello pro-

tettivo” si interrompe con la meno-pausa, che comporta aumento delgrasso viscerale (e dunque una alte-razione del metabolismo glucidico elipidico), della pressione arteriosa edei markers infiammatori. Lo svilup-po della sindrome metabolica nonpare tuttavia essere nella donna unaconseguenza della sola menopausa,ma anche di situazioni di stress nelrapporto di coppia. Situazioni chenel la donna (ma non nell’uomo) com - portano un rischio aumentato di svi-luppare la sindrome metabolica.

Il trattamento dell’ipertensionearteriosa resistente

Il Dr. Andrea Maresca (Ospedale diCircolo, Varese) ha presentato il te-ma dell’ipertensione arteriosa resi-stente alla terapia farmacologica. Lacondizione si manifesta di preferen-za quando ci sono alti valori presso-ri di partenza, in pazienti anziani, insoprappeso, con insufficienza rena-le, diabetici, con uno scorretto stiledi vita (consumo eccessivo di sale oalcolici).

Le raccomandazioni terapeutichecomprendono quindi un calo ponde-rale, esercizio fisico regolare, la ri-duzione del consumo di sale e di al-colici, un’alimentazione povera digrassi e ricca di fibre.

Sotto l’aspetto terapeutico farma-cologico, è importante osservareche non tutti i diuretici sono ugua-li e che è meglio privilegiare un diu-retico a lunga durata di azione.

Idealmente, la tripla terapia ècomposta da un diuretico, un calcioantagonista ed un farmaco che agi-

sce sul sistema renina angiotensina.Quale quarto farmaco, si può ag-giungere spironolactone.

In un futuro prossimo, la terapiacomprenderà probabilmente farma-ci bloccanti dell’endotelina, la de-nervazione del sistema nervoso sim-patico renale tramite radiofrequen-za, la stimolazione artificiale conti-nua dei barorecettori carotidei.

I dieci temi cardiologici dell’anno

L’elenco è stato proposto dal Prof.Moccetti, Primario di Cardiologia eDirettore medico del CCT:

1. La riduzione del rischio cardiovasco-lare nei pazienti diabetici attraver-so un trattamento personalizzatoche coinvolge tutti i fattori di ri-schio, in particolare l’ipertensione.

2. L’impianto della valvola aortica pervia transcatetere in pazienti chenon possono essere sottoposti a in-tervento cardiochirurgico.

3. La rianimazione cardiovascolare ne-gli adulti può essere fatta solo colmassaggio cardiaco (la ventilazionenon è indispensabile).

4. Nuovi farmaci anticoagulanti per ri-durre il rischio di ictus cerebri nellafibrillazione atriale.

5. La risincronizzazione del ventricolosinistro può migliorare la disfunzio-ne cardiaca e ridurre la mortalità.

6. Nuove procedure cardiochirurgi-che nei bambini con anomalie con -genite.

7. Nuovi farmaci antiaggreganti:Clopidrogel, Prasugrel, Ticagrelor

8. Scoperte nella ricerca di base offro-no speranze per sviluppi terapeuticifuturi, in particolare nella rigenera-zione del muscolo cardiaco.

9. Ricerche scientifiche a sostegnodell’importanza di uno stile di vitasano e in particolare dell’attività fi-sica.

10. Seguire le linee guida permette dievitare discriminazioni razziali o et-niche a livello terapeutico.

La relazione della Prof.ssa Anna Maria Grandi sulla sindrome metabolica: un tema di grande interesse e attualità.

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na giornata come tan-te, nessun sintomo,nessun segnale di tra-gedia in com bente. Lasce na: esterno giorno,tarda mattinata esti-va, centro città. Il no-stro protagonista –

giovane, sportivo, in ottime condizioni gene-rali – pranza con un amico, chiacchiera,scherza, sorride. Succede così, d’un tratto,ineluttabile. “Ce ne corre tra il labbro e il bic-chiere”, meravigliosa atroce verità.

Si chiama “arresto cardiaco improvviso”,quasi sempre letale. Qua si, ma non questavolta. Questa volta il destino decide diversa-mente, il destino e l’efficiente successione diazioni corrette e tempestive poste in atto dapersone preparate. Sono queste azioni che ci

interessa raccontare, maglie di una rete disoccorso che in questi anni il lavoro e l’impe-gno di tanti hanno saputo creare in Ticino.

Torniamo allora al nostro protagonista. È inarresto cardiaco. L’amico che è insieme a luicapisce e agisce correttamente: è stato for-mato, sa praticare un massaggio cardiaco.

Arrivano due agenti della polizia: sono at-trezzati (hanno un defibrillatore automatico)e sanno cosa fare. Qualcuno li ha formati. Ilpaziente viene rianimato. Ma che fortuna!Fortuna?

Lo chiediamo a Claudio Benvenuti, responsa-bile del Progetto Ria ni ma zione e De fi bril la -zione Precoce della Fondazione Ticino Cuore.

Fortuna sicuramente, ma a nostro modo divedere solo in parte. Possiamo chiederci se l’e-voluzione della situazione sia anche merito di

Il paziente viene rianimato. Ma che fortuna! Fortuna?

TICI

NO

CUOR

E

UClaudio Benvenuti

Responsabile del progettoFondazione Ticino Cuore

Quando funziona la retedi salvataggio

La consegna di un defibrillatore alla Polizia di Lugano.

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una strategia finalizzata proprio allapresa a carico degli arresti cardiaciimprovvisi. Se riprendiamo il nostrocaso ed analizziamo la sequenza de-gli eventi ci accorgiamo che:

• la persona presente al momentodell’arresto cardiaco riconosce velo-cemente la gravità della situazione

• l’allarme alla centrale Ticino Soc -corso 144 è immediato e preciso

• Il personale di Ticino Soccorso 144,contemporaneamente all’attivazio-ne del servizio ambulanza di riferi-mento sostiene il chiamante nellapratica delle prime misure rianima-torie (massaggio cardiaco) e atti-va, tramite messaggio SMS, la retedi “First responder” (persone laichecon formazione sulla rianimazionee defibrillazione coordinate dal144) presente sul territorio.

• A questo allarme risponde subitoun’équipe della polizia comunale,formata nella pratica della rianima-zione e dotata di defibrillatore. Inbrevissimo tempo, si reca dal pa-ziente, continua le misure di riani-mazione e utilizza con successo ildefibrillatore.

In sostanza è stata riprodotta, nelmassimo della sua efficacia, la primaparte della catena della sopravviven-za. Tutte queste componenti, che dal2005 la Fondazione Ticino Cuore pro-muove su tutto il territorio cantona-le, sono state pianificate e organiz-zate proprio con la finalità di massi-mizzare le probabilità di sopravviven-za del paziente.

In questo caso siamo stati BRAVI e… fortunati!

BRAVI e... fortunatiDunque, ma ancora non è finita. Il resto della storia

ce la racconta il Dr. med. Bruno Capelli, capoclinica diCure intensive al Cardiocentro e medico d’urgenza del-la Croce Verde di Lugano.

ambulanza è sul posto in una manciata di minuti(3-4 per l’esattezza), il tempo diventa un fattoredecisivo, mai come in questo caso vale il detto “ti-me is brain” ossia il tempo è cervello.

L’intervento è immediato e rapido (in totale permanen-za sul luogo, meno di 30 minuti).

Il giovane sportivo protagonista suo malgrado, che a questopunto chiamiamo “paziente”, viene trovato in fibrillazione ven-tricolare (FV), l’attività elettrica turbolenta, caotica che non per-mette al cuore di esercitare la sua funzione di pompa sanguigna.Prontamente si esegue la defibrillazione con ripristino di un rit-mo elettrico associato ad una circolazione spontanea periferica.

L’elettrocardiogramma (ECG) eseguito sul posto evidenzia unachiara anomalia (blocco di branca sinistra) motivo per cui il me-dico della croce verde contatta direttamente il cardiologo inter-ventista del Cardiocentro e il paziente va all’istante in sala di ca-teterismo cardiaco.

La catena degli eventi continua e dopo la coronarografia e gliulteriori esami diagnostici in urgenza (TAC cerebrale e toracica)il nostro paziente viene trasferito in terapia intensiva sempre delCardiocentro.

Qui il paziente viene mantenuto in coma farmacologico e sot-toposto all’ipotermia terapeutica a scopo neuroprotettivo a 33°Cper 24 ore. Questa procedura ha lo scopo di rallentare il metabo-lismo di tutti gli organi (e in questo caso di particolare impor-tanza è il cervello) al fine di minimizzare il bisogno energeticocioè il consumo d’ossigeno, un po’ come andare il letargo.L’obiettivo è di proteggere gli organi indeboliti dall’arresto car-diaco, dalla mancanza di ossigeno della durata in genere di qual-che minuto, in modo che possano lentamente recuperare le lorofunzioni.

Grazie a questa strategia terapeutica si cerca di guadagnare iminuti persi (i minuti senza ossigeno) in quanto già dopo pochisecondi dall’arresto di circolo iniziano a prodursi dei danni al si-stema nervoso centrale.

Dopo le 24 ore di ipotermia e dopo la sospensione della seda-zione assistiamo ad un graduale risveglio del paziente.

Per la felicità di tutto il personale il decorso è favorevole: il pa-ziente si risveglia in modo adeguato senza evidenti deficit neu-rologici sensitivo-motorici con unicamente dei disturbi della me-moria.

Dopo alcuni giorni il paziente viene trasferito nel reparto di de-genza per continuare gli accertamenti diagnostici. Terminato an-che il programma di riabilitazione, oggi il nostro paziente non èpiù tale e può considerarsi completamente recuperato alla vitaattiva.

Bruno CapelliL

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La ricerca al Cardiocentro

RICE

RCA

igliorare la cura e ilbenessere sanitario incampo cardiologico e

cardiochirurgico richiede un sostanziale investimento nellaricerca. L’eccellenza clinica –oggi presente al Cardiocentro incampo cardiologico, cardochirur-gico e cardioanestesiologico – e la capacità di proporre la migliore assistenza possibile aipropri pazienti e alla popolazio-ne ticinese sono state possibili epossono continuare solo se altrirequisiti cardine dell’attività medica vengono ugualmentesoddisfatti: la partecipazione inprima persona all’evoluzione del pensiero scientifico, l’aggior-namento professionale continuoe la formazione scientifico-professionale di future figureprofessionali.La ricerca coinvolge tutti i servizi del Cardiocentro, unosforzo congiunto e coordinato le cui ragioni e i cui obiettivi ciauguriamo possano emergerepur nella necessaria sintesi esemplificazione di queste pagine.

Prof. Auricchio, lei si è trasferito alCardiocentro agli inizi del 2006 equindi, mi permetta l’espressione,uno degli “ultimi acquisti” di ec-cellenza fatti dal Cardiocentro ne-gli ultimi anni. Cosa ha trovato alCCT e cosa è cambiato al CCT negliultimi anni?

La ringrazio per la definizione “ac-quisto di eccellenza”, che ovvia-mente mi lusinga. Se tuttavia mipermette e non per ricambiare ilcomplimento, credo di poter dire al-trettanto per me del CCT. Nel corsodella mia carriera professionale con-dotta in diverse università in Europa(Napoli, Hannover, Roma, Bruxelles,Madgeburg) ho avuto modo di cono-scere molte realtà di ricerca. Al CCTho trovato un forte spirito universi-tario come pochi altri in Europa: at-tenzione alla migliore delle cure peril paziente, dedizione alla ricercaclinica e volontà d’innovazione;quindi, un humus molto favorevoleper lo sviluppo della mia ricerca cli-nica e translazionale condotta nel-l’ambito dell’elettrofisiologia clini-ca. Ho trovato inoltre grande lungi-miranza nella direzione medica edamministrativa, una profonda di-

sponibilità nei miei nuovi colleghidi lavoro alla condivisione di pro-getti di ricerca in settori tradizio-nalmente distanti tra di loro, tuttoquesto servito da un’organizzazioneper la conduzione di protocolli cli-nici (SRC) di ricerca sponsorizzatidall’industria farmaceutica e biome-dicale di primissimo livello. Negliultimi 5 anni, il mio sforzo è statopertanto di tipo metodologico e dimessa in rete del CCT con altri entidi ricerca e strutture d’avanguardia.Pertanto, ho richiesto che il CCT sidotasse di un biostatistico e di unesperto di banche dati per la ricercaclinica, di un sistema informatizza-to che raccoglie tutti i protocolli cli-nici di ricerca originale – concepitacioè dai ricercatori del CCT indipen-dentemente dall’area di afferenzaed infine che il CCT investisse sullacreazioni di nuove posizioni per gio-vani ricercatori (clinical researchfellows), i quali sono stati dotati ditutti gli strumenti per svolgere lapropria attività di ricerca clinica alCCT. Per ultimo, abbiamo strettorapporti di ricerca scientifica conl’Università di Varese, L’Aquila e diRoma – La Sapienza, con l’Universitàdi Maastricht in Olanda, con varigruppi di ricerca americani nonchécon realtà locali molto importanticome la Cattedra di Scienze Com -putazionali della Facoltà di Infor -matica e con alcuni gruppi dellaFacoltà di Scienze delle Comu ni ca -zioni, entrambi appartenenti al l’U -niversità della Svizzera Italiana.

L’attività scientifica, le collaborazioni, la didattica.

Prof. Dr. med. Angelo AuricchioResponsabile servizio di Elettrofisiologia

M

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Potrebbe sembrare riduttivo chie-derle di quantificare tutto questoin cifre, ma potrebbe fare uno sfor-zo per i lettori della rivista?

Cercherò di fare del mio meglio.Dal 2005 ad oggi, la produzionescientifica del CCT - intesa come nu-mero di pubblicazioni a stampa - èall’incirca raddoppiata, ma quelloche è molto più importante è che inostri lavori sono sempre più spes-so citati da altri gruppi di ricerca,indice della capacità innovativa del-la ricerca svolta al CCT e dell’impat-to che la stessa ha sulla comunitàscientifica internazionale. Ad oggi,il CCT pubblica in media un lavoroscientifico al mese in una rivista co-siddetta “peer-review” con alto fat-tore di impatto, cioè i cui lavori so-no sottoposti ad un accuratissimoprocesso di selezione e di revisionecritica. Inoltre, la presenza del CCTa congressi scientifici nazionali ointernazionali come l’American He -art Association, American College ofCardiology o European Heart As -sociation è ormai pressoché costan-te. Nell’ambito delle collaborazionicon altri istituti di ricerca o univer-sità, il CCT ospita ogni anno tra i 5ed i 7 giovani ricercatori o collabo-ratori di altre università; a mio giu-dizio, questo indica l’importanzache il centro ha assunto negli annitra i partner scientifici. Infine, il CCTè sede aggiunta del dottorato di ri-cerca in scienze cardiovascolaridell’Università dell’Aquila, direttodalla Prof.ssa Maria Penco – ordina-rio di Cardiologia della stessa Uni -versità. Nell’ambito dell’accordoquadro siglato con l’Università del -l’Aquila, il CCT mette a disposizionedell’Università il proprio corpo do-cente e le proprie infrastrutture perlo svolgimento del dottorato di ri-cerca. L’accesso al dottorato di ri-cerca avviene per concorso pubbliconazionale e prevede un numero al-tamente ristretto di medici speciali-sti, variabile da 2 a 4 per anno.L’anno prossimo vi sarà la conclusio-ne del primo ciclo congiunto di dot-torando e 2 delle 4 tesi di dottora-to sono frutto di ricerche originalicondotte al CCT.

Prof. Auricchio potrebbe infinecon fidarmi cosa bolle nella suapentola scientifica?

Attualmente sono impegnato indiversi progetti scientifici. Primoper complessità è quello condottocongiuntamente con il Prof. Krause,direttore della Centro di ScienzeComputazionali dell’USI, che vede ilnostro centro impegnato con altripartners di grande prestigio inter-nazionale come il dipartimento di fi-siologia dell’Università di Maas -tricht (Olanda) con il Prof. Prinzen,il dipartimento di Bio-ingegneriadel Politecnico di Milano nella per-sona dell’Ing Caiani, e con gruppodel Prof. Terzic che opera alla MayoClinic di Rochester (USA). È un pro-getto che si prefigge di creare unmodello matematico per predire nelsingolo paziente gli effetti sulla ca-pacità di contrazione del cuore dipacemaker, defibrillatori cardiaci edi una terapia innovativa per loscompenso cardiaco come la terapiadi resincronizzazione cardiaca.

Attraverso queste simulazioni, saràpossibile in un futuro non moltolontano personalizzare la modalitàdi stimolazione elettrica del cuoresulle base della patologia cardiaca edelle caratteristiche del paziente.Altro progetto particolarmente affa-scinante, molto originale ed ambi-zioso è quello condotto con il Dr.Faletra, direttore della diagnosticaper immagini del CCT, che prevedel’utilizzo dell’ecocardiografia tridi-mensionale nel guidare procedurecomplesse di elettrofisiologia; il va-lore clinico di questo progetto èmolto elevato perché permetterà diminimizzare i tempi procedurali, dimigliorare l’efficacia clinica, e di ri-durre i rischi intra e peri-procedura-li. A dimostrazione della ricadutaclinica del progetto è il fatto che laPhilips, una delle aziende all’avan-guardia nel settore degli ultrasuoniapplicati in medicina, ha stipulatoun accordo di collaborazione scien-tifica con il CCT per lo sviluppo del-la metodica e della tecnologia.

Didascalia

Simulazione tridimensionale dell’attività elettrica del cuore e dell’ECG.

200

400

600

800

1000

1200

407

820

10271045

788

20102009200820072006200520042003200220012000

718

778

626

562

191

78

*

Numero di citazioni per anno delle pubblicazioni scientifiche del CCT. Il dato del 2010 (*) è aggiornato al mese di settembre.

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Dr. Pedrazzini, in quali ambiti diricerca è attiva la cardiologia in-terventistica?

La cardiologia interventistica èoperativa nei seguenti ambiti dellaricerca clinica: nella sperimentazio-ne di tecniche innovative, nella spe-rimentazione in protocolli multicen-trici di nuovi stent, nella valutazio-ne dei predittori di mortalità nei pa-zienti anziani con gravi patologiecoronariche e infine attivazione del-la cascata della coaugulazione neipazienti in shock cardiogeno.

1) sperimentazione di tecnicheinnovative

Sempre maggiori sono le possibi-lità di procedere al trattamento pervia endovascolare non solo dei pro-blemi coronarici (il primo interven-to di dilatazione risale a più di 30ani fa), ma anche di altre patologiecardiache, in particolare di quellevalvolari in pazienti giudicati ad ec-cessivo rischio cardiochirurgico. Inquesto specifico ambito il Car dio -centro è stato il primo istituto sviz-zero a “collaudare” la tecnica di ri-costruzione della valvola mitralicamediante il sistema MitraClip e unodei primi a procedere agli impiantidi valvole aortiche per via percuta-nea. L’utilizzazione di nuove tecno-logie mediche rappresenta un fron-te di ricerca estremamente interes-sante, ma nel contempo molto im-pegnativo, in quanto richiede dal

team curante una particolare dedi-zione e la capacità di lavorare contecniche giudicate ancora speri-mentali.

2) sperimentazione in protocollimulticentrici di nuovi stent

Presenti sul mercato “coronarico”da più di 20 anni, durante gli ultimianni gli stent coronarici hanno fat-to oggetto di una ricerca particolar-mente spinta che ne ha miglioratodrasticamente la loro performanceclinica. L’efficacia degli stent vienecontinuamente messa a confrontonell’ambito di cosiddetti protocollimulticentrici randomizzati (la scel-ta dello stent da utilizzare viene “ti-rata a sorte”). Uno degli ultimi stu-di, cui ha avuto l’onore e l’opportu-nità di partecipare anche il nostroistituto, è stato recentemente pub-blicato sul New England Journal ofMedecine, la più prestigiosa rivistamedica internazionale.

3) valutazione dei predittori dimortalità nei pazienti anziani congravi patologie coronariche

Oggigiorno la medicina dispone dinumerosi sistemi di calcolazione (icosiddetti scores) che permettonodi valutare con un buon margine diprecisione il rischio individuale incaso di determinate malattie o pro-cedure terapeutiche. L’infarto mio-cardico acuto, proprio per la sua ri-levanza epidemiologica e per la sua

elevata mortalità si addice partico-larmente allo studio di questi scoresper la determinazione del rischio in-dividuale. In un’analisi recente ab-biamo messo a confronto gli scoresclinici più utilizzati con uno scorecalcolato unicamente sulla base del-l’anatomia coronaria nei pazientianziani con patologie coronaricheacute. Da questo studio, in via dipubblicazione, emerge chiaramenteche la valutazione angiografica deipazienti ha lo stesso valore predit-tivo, se non superiore, dei calcola-tori clinici utilizzati abitualmente.

4) attivazione della cascata dellacoaugulazione nei pazienti inshock cardiogeno

Finora si è sempre sostenuto che iprincipali determinanti prognosticidello shock cardiogeno (situazioneclinica frequente negli infarti mio-cardici particolarmente estesi e ca-ratterizzata da una grave instabilitàemodinamica) fossero la disfunzio-ne della pompa miocardia e le sueripercussioni sulla perfusione degliorgani principali (cervello-reni-fe-gato): in un’analisi pilota abbiamoosservato che nei pazienti in shockcardiogeno è presente anche unamarcata attivazione della coagula-zione plasmatica che potrebbe a suavolta incidere sfavorevolmente sul-la prognosi dei pazienti.

La cardiologia interventistica.

Dr. med. Giovanni PedrazziniResponsabile servizio di Cardiologia interventistica

La ricerca al Cardiocentro

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Dr.ssa Pasotti, quando si parla di ricerca al Cardiocentro viene subito in mente il Servizio di Ricerca Cardiovascolare.

Be’, capisco, dal momento che questo servizio, creato dal ProfessorMoc cetti, esiste dal 1987, dunque precede lo stesso Cardiocentro. Dasempre, il servizio partecipa attivamente allo svolgimento di studi cli-nici multicentrici, randomizzati, sia nazionali che internazionali.

Cosa significa?Significa che questi studi clinici coinvolgono molte strutture (dun-

que sono multicentrici) e significa che in questi studi clinici l’assegna-zione del trattamento ai soggetti deve avvenire con un metodo casua-le (random significa appunto “casuale). In molti casi, il nostro servi-zio è stato il centro coordinatore per la Svizzera, vale a dire che sia-mo stati il centro di riferimento nazionale di molte ricerche interna-zionali.

Il servizio lavora in collaborazione con le principali industrie farma-ceutiche nella sperimentazione clinica di nuove sostanze farmacolo-giche, in diversi campi della cardiologia: • sindrome coronarica acuta• scompenso cardiaco• aritmie• cardiologia interventistica• prevenzione• elettrofisiologia• cellule staminali

Possiamo citare qualche studio importante a cui avete partecipato o che è ancora in corso?

Tra gli studi più importanti ai quali abbiamo par-tecipato, voglio ricordare lo studio CHARM e EURO-PA, che ha portato alla definizione delle direttive in-ternazionali riguardanti la prevenzione secondariadelle complicazioni cardiovascolari. Abbiamo ancheaffrontato l’impiego di terapie farmacologiche pio-nieristiche, come l’uso dei betabloccanti nell’insuf-ficienza cardiaca (studio COMET e CIBIS) e come laterapia antitrombotica delle malattie coronaricheacute (studio CURE e CREDO). Credo si debbano og-gi citare soprattutto i nuovi farmaci antitromboici(Pra sugrel e Ticagrelor) che stanno emergendo sulmercato e che sono oggetto degli studi TRIATON ePLATO, ai quali partecipiamo attivamente.

Dr. med. Elena PasottiResponsabile Servizio di RicercaCardiovascolare (SRC)

Il Servizio di Ricerca Cardiovascolare.

La diagnostica per immagini.

Dr. med Franco FaletraResponsabile servizio di Imaging cardiaco

Il Cardiocentro ha acquistato unanuova RMN 3T (risonanza magne-tica ad alto campo magnetico); ri-tiene che questa nuova tecnicapossa essere utilizzata oltre cheper la diagnostica anche per la ri-cerca? Avete già progetti in questadirezione?

Certamente la RMN è uno stru-mento formidabile per la ricerca. Giàprima dell'acquisto della RMN 3T, al-cuni progetti sulle cellule staminali,nell'ambito di una collaborazionemulticentrica svizzera erano statigià avviati dal Dr Sürder con la vec-chia RMN 1.5 T dell'ospedale Civico;l'arrivo della nuova macchina ha au-mentato la nostra disponibilità enumerosi protocolli di ricerca sonoin fase di avanzata elaborazione oaddirittura in fase di realizzazione.

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La ricerca al Cardiocentro

Dr.ssa Turchetto, perché avere una “Camera bian-ca” in un ospedale? A cosa serve?

Dal 2007 l’autorità svizzera preposta alla tutela esalvaguardia della sicurezza dei medicinali (Swis -smedic), adeguandosi ad una normativa europea, haallargato il concetto di farmaco anche alle “terapiecellulari” cioè a quelle terapie basate sull’impiego dicellule di origine autologa (ottenute dal pazientestesso) o allogenica (ottenute da un donatore com-patibile). Questi nuovi tipi di prodotti medicinaliche attualmente vengono chiamati “Prodotti medi-cinali per Terapie Avanzate” (conosciuti anche comeATMP dall’inglese Advanced Therapy MedicinalProduct) necessitano di un sito produttivo autoriz-zato dalle stesse autorità competenti che deve ope-rare in accordo allo stesso sistema di qualità previ-sto per l’industria farmaceutica ovvero le “BuoneNorme di Fabbricazione” o GMP (dall’inglese GoodManufacturing Practices). Tale sistema prevede chela manipolazione delle cellule avvenga in locali acontaminazione microbiologica controllata, appun-to una “camera bianca” ove, al fine di garantire lasterilità del prodotto finale, ovvero delle cellule chevengono poi infuse ai pazienti, il personale deve os-servare regole comportamentali e di abbigliamentomolto stringenti e tutti i materiali introdotti devo-no essere preventivamente sottoposti ad un rigidocontrollo di qualità.

Quali sono attualmente i vostri prodotti e qualetipologia di pazienti state trattando?

Al momento l’Unità di Terapia Cellulare è impegna-ta nella preparazione delle cellule per due sperimen-tazioni cliniche. La prima sperimentazione è in cor-so dal 2006 e riguarda il trattamento dell’infartoacuto del miocardio (Studio SWISS-AMI): vengonoutilizzate cellule staminali provenienti dal midolloosseo del paziente. Dal midollo viene purificata lafrazione cellulare contenente le cellule staminaliche, dopo opportuni test di laboratorio atti a verifi-carne la qualità, vengono infuse nei pazienti attra-verso l’arteria coronarica. Sono stati trattati circa 90pazienti; i risultati dello studio che viene condotto“in cieco”saranno noti solo dopo il completamentodello studio previsto per la fine del 2011.

Dr.ssa Lucia TurchettoResponsabile tecnico cell factory

L’Unità di Terapia Cellulare.

Come responsabile delle tecniche di imaging car-diaco, ritiene che avere le tre tecniche di imaginga disposizione - vale a dire la car dioTac, l'ecocar-diografia e la risonanza magnetica - possa offrireulteriori stimoli per la ricerca?

Io mi sento particolarmente privilegiato per lapossibilità che mi ha offerto il CCT di avere sotto "lostesso tetto" le tre tecniche regine dell'imaging car-diaco. In molte altre realtà (italiane, europee edamericane) solo l'ecocardiografia è inserita all'inter-no della cardiologia. Spesso sia la RMN e, a maggiorragione, la CT sono di pertinenza radiologica. Questoovviamente diminuisce le possibilità di una piena in-tegrazione delle tecniche. Una efficace integrazionepotrebbe infatti diminuire quelle che sono le "ridon-danze" diagnostiche, cioè l'uso (inappropriato) dipiù tecniche per risolvere lo stesso quesito diagno-stico. Dal punto di vista della ricerca è particolar-mente stimolante il confronto tra tecniche con loscopo di trovare la tecnica più semplice e più effica-ce. Le faccio un esempio concreto: sappiamo che laRMN è la tecnica gold standard (cioè la migliore inassoluto e quindi quella a cui fare riferimento) per lostudio della cicatrice miocardica. Ebbene se, avendola RMN come tecnica di riferimento, potessimo tro-vare un segnale elettrico (per esempio con il sempli-ce ECG) o ecocardiografico che confrontato con laRMN ci consentisse di avere la stessa informazione,avremmo fatto un bel passo in avanti.

Si fa oggi un gran parlare nell'imaging cardiacodella multimodalità. A che cosa ci si riferisce?

Appunto alla capacità di integrare nella manierapiù efficace possibile le tecniche di imaging a dispo-sizione per una corretta diagnosi evitando i "doppio-ni" e, come detto prima, le ridondanze. Questo si puòfare se accanto al cardiologico clinico vi sia un teamdedicato che conosca "pregi e difetti" di tutte e trele tecniche e scelga la più idonea (o le più idonee)per quel particolare paziente.

Un'immagine in 3D del cuore ottenuta mediante CardioTAC.

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La seconda sperimentazione (Stu -dio METHOD) è stata approvata dal-l’autorità svizzera nel 2010. La tipo-logia di prodotto offerto è molto si-mile ma in questo caso il trattamen-to è indirizzato ai pazienti che in se-guito a pregresso infarto del miocar-dio abbiano sviluppato una Pato -logia Coronarica Cronica. In questostudio alla metodica di infusioneclassica è stata associata una nuovamodalità di infusione intramiocardi-ca effettuata tramite un catetere vi-deo guidato ed in grado di identifi-care le zone del miocardio danneg-giate e pertanto da trattare.

Sono stati trattati al momento 2pazienti..

In entrambi questi studi si ipotiz-za che l’effetto delle cellule stami-nali sia quello di promuovere la ri-generazione del tessuto cardiacomediante la produzione sia di nuo-ve cellule specializzate (i cardiomio-citi) che del tessuto vascolare chene possa supportare la crescita e lafunzionalità (nuovi vasi sanguigni).

Prevedete l’inizio di nuove speri-mentazioni per il prossimo futuro?E in una prospettiva di medio-lun-go termine, qual è il vostro impe-gno sul fronte della ricerca e dellosviluppo?

Le nuove sperimentazioni, secon-do la nuova normativa devono esse-re tutte autorizzate dall’autoritàcompetente (Swissmedic), in segui-to alla valutazione di un dossiercontenente tutti i dati scientificinecessari a giustificare la sperimen-tazione stessa e a garantire un livel-lo di sicurezza per i pazienti.

Stiamo attualmente sviluppando imetodi per la preparazione e per laverifica di un nuovo prodotto cellu-lare che, come per le due sperimen-tazioni sopra citate, prevede la pu-rificazione della frazione cellularestaminale a partire dal midollo os-seo in questo caso proveniente dapazienti affetti da Arteropatia Peri -ferica degli Arti, e che, purtropponella maggioranza dei casi, sono de-stinati a perdere un arto in tempi

molto brevi. Prevediamo di conclu-dere la messa a punto dei metodi neiprossimi mesi e quindi di iniziare,entro la fine dell’anno, questa nuo-va sperimentazione clinica (StudioCIRCULATE).

Sul fronte della ricerca la piccolaUnità di Terapia Cellulare si è volu-ta aprire a collaborazioni con altrerealtà interne ed esterne al Cardio -centro. Internamente la collabora-zione con i nostri medici ci ha con-dotto a proseguire uno studio giàiniziato volto alla caratterizzazionedi una particolare sottopopolazionedi globuli bianchi (i Monociti) neipazienti cardiopatici. L’obiettivo ditale ricerca è l’individuazione dieventuali caratteristiche (marcato-ri) di questa popolazione tipiche deipazienti cardiopatici, soprattutto inrelazione alla capacità di tali cellu-le di agire sullo sviluppo delle plac-che aterosclerotiche a livello di va-si e arterie e che, come tutti sanno,possono essere determinanti nell’in-sorgenza e aggravamento delle pa-tologie cardiovascolari.

Esternamente una recente colla-borazione con l’Università di Paviaed in particolare con il “Laboratoriodi Cardiologia Sperimentale per leterapie molecolari e cellulari” diret-to dal Prof. Massimiliano Gnecchi civede impegnati in un progetto vol-to alla caratterizzazione di una di-versa tipologia di cellule staminali,le Cellule Mesenchimali Staminali,che sono deputate alla generazionedi molte altre tipologie di cellulespecializzate che andranno a forma-re poi vari tessuti (osso, cartilagini,muscolo). La funzionalità delle cel-lule mesenchimali staminali nei pa-zienti cardiopatici sarà confrontatacon una popolazione di controllocon lo scopo di capire se e in qualipazienti questa tipologia di cellule,con delle potenzialità rigenerativeenormi, possa essere utilizzata perfuture sperimentazioni cliniche.

Lavorazione sotto cappa a flusso laminare nella camera bianca del Cardiocentro.

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Dr. Demertzis, in che modo il ser -vizio di cardiochirurgia è coinvoltonella ricerca?

La ricerca nel servizio di Cardio -chirurgia ha tre dimensioni: ricercaclinica, ricerca translazionale e ri-cerca in laboratorio.

Vediamole con ordine, allora.Partiamo dalla ricerca clinica.

Con la ricerca clinica si cerca diestrarre conclusioni dall’analisi didati che vengono raccolti prospetti-vamente nel contesto di uno studioo protocollo clinico oppure retroat-tivamente grazie alla potente bancadati clinica che è implementata sindall’inizio dell’attività del Serviziodi Cardiochirurgia. Tutti gli studi cli-nici effettuati presso il nostro servi-zio sono stati approvati dal Co mi -tato Etico Cantonale. Per rendere ilquadro vorrei citare soltanto alcunidegli ultimi studi: uno studio pro-spettico e randomizzato per scopri-re quale tecnica di prelievo della ve-na safena che serve come condottodurante l’intervento di bypass aor-tocoronarico offre i migliori risulta-ti per i nostri pazienti. Sono stateparagonate una tecnica endoscopi-ca e due tecniche “aperte” tradizio-nali. Il protocollo è stato curato dalDr. R. Trunfio e i risultati vengonopreparati per essere pubblicati. Ilsecondo studio che vorrei nominareè quello curato dal Dr. Franciosi cheha analizzato i risultati degli inter-venti cardiochirurgici su pazienti ul-traottantenni. Con grande piacere efierezza abbiamo costatato che i ri-sultati sono molto buoni sia in ter-

mini di sopravvivenza ma soprattut-to per quanto riguarda la qualità divita di queste persone anziane cherisulta molto buona.

E cos’è la ricerca translazionale?La ricerca translazionale porta i

prodotti di ricerca del laboratorioall’applicazione clinica. Desiderereiaccennare a due campi completa-mente diversi in cui la Cardio chi rur -gia è attiva. La prima translazioneavviene dal campo di bioingegneriaquasi “meccanica”: si tratta di unostudio multicentrico (il Cardio cen -tro è stato l’unico istituto svizzero apartecipare) che ha riguardato i di-spositivi che eseguono il collega-mento tra un condotto (un bypass)e l’arteria coronaria bersaglio in ma-niera semi-automatica, standardiz-zata e rapida. Si chiamano connet-tori coronarici e grazie agli ottimi ri-sultati ottenuti questi dispositivisono stati omologati e certificatidalle autorità europee e americane.Il sottoscritto era coinvolto nel lorosviluppo come “esperto medico”.

La seconda translazione riguardal’utilizzo delle cellule staminali (CD133+) nell’ambito degli interventi dibypass in pazienti con funzione delcuore severamente depressa. Questostudio sfrutta le competenze delCardiocentro nell’ambito della pre-parazione delle cellule staminali, lecapacità diagnostiche avanzate che

vengono offerte nella struttura (spe -cificatamente la risonanza magneti-ca e l’ecografia specializzata) comeanche le collaborazioni con istitutieuropei di alto prestigio (Universitàdi Londra e di Rostock). Questo pro-tocollo è a cura del primario dellacardiochirurgia PD Dr. F. Siclari.

Per concludere, due righe sulla ricerca di laboratorio.

La ricerca di laboratorio vieneprincipalmente condotta dal sotto-scritto in collaborazione coll’Isti -tuto degli Organi Artificiali (AR-TORG) e dell’Istituto della ChirurgiaSperimentale dell’Università di Ber -na (ESI). Essendo docente universi-tario e membro della facoltà di me-dicina dell’ateneo bernese l’accessoa queste strutture è privilegiato. Uncampo di questa ricerca concerne lavisualizzazione di flussi sanguigninell’aorta con simulazioni in model-li anatomici dell’aorta. I risultati so-no già stati presentati a congressiinternazionali e sono in via di pub-blicazione. Il secondo progetto cherecentemente ha ottenuto un finan-ziamento importante (dopo concor-so) dalla fondazione zurighese Olga-Meyenfisch concerne lo studio e laprevenzione della formazione dicoaguli potenzialmente pericolosinei circuiti dei sistemi di sostegnodel cuore (cuori artificiali).

La cardiochirurgia.

La ricerca al Cardiocentro

PD Dr. med. Stefanos DemertzisResponsabile scientifico servizio di Cardiochirurgia

Modello anatomico per la simulazione dei flussi nell'aorta.

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Dottor Cassina, la Ricerca, la Cardioanestesia, le Cure intensive:quali relazioni?

Modestamente parlerei più di curiosità clinica ed interesse nel mi-gliorare le proprie conoscenze nelle cure dedicate al paziente, che nondi una vera e propria attività di ricerca.

In fondo però la ricerca è sempre “curiosità”. Nello specifico, in qua-le direzione si orienta la vostra “curiosità”?

Nel nostro servizio di cardioanestesia e cure intensive, ci siamo in-teressati in particolare al trattamento postoperatorio cercando di ap-plicare procedure rapide di svezzamento ventilatorio; ciò ha dato ori-gine alla redazione di due articoli, di cui uno in collaborazione conl’ospedale universitario CHUV di Losanna.

In seguito abbiamo concentrato le nostre attenzioni verso la curadei pazienti affetti da insufficienza renale acuta. Abbiamo elaboratoun protocollo che evita l’uso di anticoagulanti e quindi con diminu-zione dei rischi emorragici. Anche questo studio è stato oggetto dipubblicazione.

Quali le prospettive per il futuro?Le nostre evoluzioni nel campo della ricerca clinica per il futuro si

concentreranno su diversi ambiti molto importanti, quali la gestionedell’emorragia acuta post-operatoria, l’utilizzo dell’ecocardiografia 3Din sala operatoria e la mobilizzazione precoce del paziente in terapiaintensiva. Infine, ma non da ultimo, abbiamo appena terminato unarticolo su un protocollo di svezzamento dalla macchina cuore-pol-mone in collaborazione con l’ospedale universitario di Ginevra HUG.

Sono direzioni di ricerca importanti, che immagino vi vedano im-pegnati con il consueto entusiasmo...

L’entusiasmo non basta e la nostra attività di ricerca clinica è sicu-ramente subordinata e limitata da due aspetti fondamentali; da unaparte le scarse risorse da dedicare a questi studi scientifici e dall’al-tra la mancanza di disponibilità finanziaria da attribuire alla ricerca.Il nostro impegno futuro sarà quello di impegnarsi anche su questifronti.

La cardioanestesia e le cure intensive.

Dr. med. Tiziano CassinaPrimario di Cardioanestesia e Cure intensive

Dottor Mauri, in che misura si puòparlare di ricerca in relazione allamedicina d’urgenza?

Intanto credo che si debba preci-sare che il nostro lavoro investe dueambiti di ricerca che è opportuno di-stinguere. Da una parte infatti c’è lamedicina d’urgenza vera e propria,la gestione dell’emergenza sul terri-torio. L’altro ambito, che è quelloche vede il Cardiocentro più attiva-mente coinvolto, è quello della ria-nimazione cardiopolmonare legataall’arresto cardiocircolatorio.

Incominciamo dalla medicina d’ur-genza. In che modi fate ricerca?

Il nostro impegno sul fronte dellamedicina d’urgenza procede in stret -ta collaborazione con la Fe derazioneCantonale Ticinese Servizi Am bu -lanze (FTCSA) e in particolare con laCroce Verde di Lugano. L’attività diricerca e di valutazione della qualitàdella medicina d’urgenza al di fuoridell’ospedale si esplicita nella par-tecipazione attiva a congressi inter-nazionali e nella pubblicazione diarticoli e studi su riviste scientifichespecializzate. Voglio ricordare alme-no una nostra pubblicazione sul bol-lettino dei medici svizzeri (2006) edue poster presentati uno nel 2006al congresso della Società Europea

La medicina d’urgenza e la rianimazione cardiopolmonare.

Dr. med. Romano MauriCaposervizio di Cardioanestesia e Cure intensive e medico d’urgenza

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Dr. Soldati, in cosa consiste il Cluster delCardiocentro per le Life Sciences?

Costituitosi nel 2010, “Cardiocentro Cluster for LifeSciences” è un insieme di società, fondazioni e istitu-ti che hanno la stessa visione per quel che riguarda lecellule staminali, in particolare per le terapie cellula-ri che da esse derivano. Un punto di convergenza perqueste entità è proprio il loro comune impegno nelladirezione delle terapie cellulari sull’uomo.

Dunque la ricerca è al centro della vostra attività. Qual è il ruolo dell’innovazione nell’ambito delleLife Sciences?

Il ruolo dell’innovazione è importantissimo e dobbia-mo costantemente investire in nuove terapie, nuoviprodotti che possano aiutare meglio o curare meglio ipazienti. La nostra forza è proprio quella dell’innova-zione, che deriva direttamente da una visione ben pre-cisa, quella cioè dell’uso di cellule staminali autologheper la cura di patologie umane.

Come siete posizionati a livello svizzero con il cluster?

Possiamo dire che il cluster è un unicum in Svizzerain quanto esistono dei modelli simili anche già da tem-po ma non sono focalizzati sulle terapie cellulari a ba-se di cellule staminali. Siamo quindi fieri di avere crea-to in pochi anni questa sinergia tra enti diversi con loscopo di applicare le conoscenze acquisite sulle cellulestaminali per aiutare i pazienti cardiologici e non. Seposso aggiungere sarebbe forse anche tempo che l’au-torità sanitaria pubblica riconosca queste collaborazio-ni che non possono essere che utili per il paziente.

di Medicina d’urgenza e uno nel 2007 al Congressodella Società Svizzera di Anestesia e Rianimazione.

Arresto cardiocircolatorio e rianimazione cardio-polmonare. Qui entra in gioco la FondazioneTicino Cuore

Certo. La Fondazione Ticino Cuore è nata nel2005 grazie all’interesse e all’impegno anche fi-nanziario del Cardiocentro, anche in questo casoin collaborazione con la FTCSA. L’obiettivo concre-to della Fondazione è quello di aumentare la so-pravvivenza in caso di arresto cardiocircolatoriosul territorio ticinese, e devo dire che sono statigià raggiunti risultati importanti.

Anche qui, prevale il lavoro operativo.Sì, ma oltre a occuparci della parte operativa sia-

mo consapevoli che per migliorare la qualità delnostro lavoro occorre fare ricerca e partecipare aldibattito internazionale su questi temi. Questo la-voro è si esprime, anche in questo caso, attraver-so la pubblicazione delle nostre esperienze e deirisultati raggiunti, attraverso la partecipazione acongressi, attraverso il confronto con altre realtà.Non è il caso di elencare tutte le pubblicazioni, mavoglio ricordare almeno gli ultimi lavori presenta-ti al congresso dell’European Resuscitation Council(Porto 2010) e al congresso della Società Europeadi Cardiologia (Stoccolma 2010).

Il Cluster del Cardiocentroper le “Life Sciences”.

Dr. PhD Gianni SoldatiDirettore LDM-Laboratorio di Diagnostica Molecolare e ideatore del Cardiocentro Cluster for Life Sciences

La ricerca al Cardiocentro

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percorsi veloci in chirurgia (fa-st-track) hanno lo scopo di ri-durre i tempi, i costi della de-genza ospedaliera e favorire laprecoce ripresa delle normaliattività. La mobilizzazione pre-coce è parte integrante di que-sta strategia ed è sempre più

applicata anche nella chirurgia cardiaca.Tuttavia, nonostante l’elevato impegno as-

sistenziale, gli effetti positivi e i rischi poten-ziali per il paziente non sono stati ancoracompletamente indagati. Grazie alla mo bi liz -zazione e alla posizione seduta fuori dal let-to è possibile promuovere e migliorare la fun-zione respiratoria, prevenire gli effetti nega-tivi dell’immobilità sui diversi apparati, favo-rire il drenaggio dalle pleure, stimolare le ca-pacità cognitive e le migliori strategie com-portamentali messe in atto dal paziente.

Dalla letteratura emerge però che durantela prima mobilizzazione post-chirurgia la po-sizione verticale (ortostatismo) impone unarisposta cardiovascolare che potrebbe risulta-

re inadeguata. La sicurezza dell’attività pro-posta potrebbe quindi essere messa a rischio.

Inoltre i movimenti richiesti per raggiunge-re la posizione seduta espongono il pazienteal dolore della sternotomia e dei drenaggi to-racici.

Al fine di assicurare la sicurezza e otteneregli effetti benefici della mobilizzazione pre-coce questa deve essere preceduta da una

I

La mobilizzazione precoce del paziente in Cure intensive

CURE

IN

TEN

SIVE

Una strategia sicura.

Assistenza e controllo sono fondamentali nella prima mobilizzazione dopo un intervento di cardiochirurgia.

Michele VillaInfermiere di Cure intensive

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La mobilizzazione precoce del paziente in Cure intensive

corretta valutazione clinica e com-piersi sotto un attento controllo cli-nico e monitoraggio emodinamico.

L’infermiere è coinvolto in primapersona nell’affrontare questo pro-blema multidisciplinare, in virtù delfatto che partecipa nell’identifica-zione dei pre-requisiti e dei rischi, èresponsabile della sorveglianza edel monitoraggio, informa il pazien-te ricercandone la fiducia, collaborain prima persona con il paziente nel-la movimentazione.

Le riflessioni che seguono sono lasintesi di una riflessione più artico-lata, condotta dal gruppo infermie-ristico delle Cure intensive del Car -diocentro, in seguito ad un’espe-rienza decennale nella mobilizzazio-ne precoce e dalla recente collabo-razione nella raccolta dei dati di duestudi clinici.

ProblemaIl ragionamento clinico necessario

per proporre e affrontare in sicurez-za con il paziente la mobilizzazioneprecoce dopo un intervento di chi-rurgia cardiaca deve comprenderetre importanti fattori: la conoscen-za della fisiologica risposta cardio-vascolare e delle rispettive altera-zioni indotte dalla fase post opera-toria; le precauzioni necessarie perla ferita sternale; le controindica-zioni assolute e le situazioni poten-zialmente a rischio.

Risposta emodinamica alla mobilizzazione

Nella transizione, per raggiungerela posizione seduta, il sangue si ac-cumula nelle estremità inferiori a se-guito delle forze gravitazionali.Questo comporta una diminuzionedel ritorno venoso e una conseguen-te diminuzione della gittata sistolicacardiaca. A questo si sommano i fat-tori pre-esistenti del paziente qualiper esempio: scadente tono venosoda insufficienza venosa, incapacitàad aumentare la frequenza cardiaca,età avanzata, febbre o temperaturaambientale troppo elevata.

DoloreIl dolore durante la movimenta-

zione insorge e/o si accentua per lesollecitazioni della ferita chirurgicae per la presenza dei drenaggi pleu-rici/mediastinici. Rappresenta un’e-sperienza negativa che i curanti de-vono farsi carico anticipandolo eprendendo le precauzioni adeguate.

Dai dati raccolti nella nostra cureintense emerge che la movimenta-zione per raggiungere la posizioneseduta fuori dal letto genera dolorein sede di sternotomia. Tuttavia l’in-cremento del dolore appare ragione-vole se commisurato ai benefici diuna rapida ripresa sul percorso diguarigione.

Protezione feritaLe raccomandazioni di recente

pubblicate in merito alla prevenzio-ne delle complicanze della feritasternale non fanno nessun riferi-mento diretto alla mobilizzazioneprecoce. Comunque all’interno delleraccomandazioni indicate è possibi-le individuarne due che hanno atti-nenza con le fasi della mobilizzazio-ne. La prima si riferisce ai movimen-ti delle braccia i quali devono avve-nire con i gomiti vicino al torace perevitare tensioni a livello sternale. Laseconda riguarda il reclutamentodei muscoli addominali durante iltrasferimento dalla posizione diste-sa a quella seduta. E’ necessarioquindi evitare la contemporanea at-tivazione di entrambe le braccia edei muscoli addominali quando sipassa dalla posizione distesa a quel-la seduta nelle fasi di movimenta-zione per uscire dal letto.

Tutte queste precauzioni devonoessere rispettate durante la movi-mentazione e trasmesse al pazientecome messaggio educativo in vistadel recupero funzionale.

Controindicazioni In letteratura non sono presenti

delle esplicite controindicazioni as-solute alla mobilizzazione precoce.Esistono comunque delle situazioni

cliniche che potenzialmente potreb-bero complicare e compromettere lamovimentazione. Quest’ultime pos-sono limitare o pregiudicare i mec-canismi fisiologici di adattamento alivello cardiovascolare inducendoun debito di ossigeno. Queste devo-no essere valutate complessivamen-te con gli altri parametri, permet-tendo così di identificare e anticipa-re i potenziali problemi durante laprocedura.

Procedura di movimentazionePer raggiungere la posizione sedu-

ta fuori dal letto nella nostra realtàè stata identificata una procedurastandardizzata e composta da unasequenza pre-determinata di fasi,attuata con l’assistenza di due infer-mieri o con l’ausilio di un fisiotera-pista. L’attività deve essere prece-duta da una corretta informazione eprevio consenso del paziente.

Le manovre sono ispirate alla sicu-rezza del paziente e degli operatori,garantendo la protezione della feri-ta e dei presidi, attraverso manovregraduali e il continuo controllo deiparametri vitali. Le fasi sono:

• posizionare il paziente il più pos-sibile seduto nel letto attraverso icomandi elettrici del letto, senzaimpiego delle braccia e l’attivazio-ne dei muscoli addominali

• invitare il paziente ad “abbraccia-re” un apposito cuscino di micro-sfere al petto in modo che tutti imovimenti avvengano con i gomi-ti vicino al torace e non si compia-no movimenti scorretti con le brac-cia (raccomandazioni per la preven-zioni delle complicanze sternali)

• attraverso un movimento di rota-zione delle gambe-bacino del pa-ziente condurlo con le gambe fuo-ri dal letto in posizione “sedutabordo letto”

• invitare il paziente a correggere econtrollare la postura seduta, qua-si sempre caratterizzata da atteg-giamenti in flessione con il troncoper difesa o paura

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Supervisione:Dr. med. Tiziano Cassina

Il gruppo di lavoro infermieristico

Michele Villa Cristina Porro Fabio Orsenigo

• verificare i parametri vitali e lesensazioni del paziente

• far flettere al paziente il tronco inavanti e contemporaneamente afar estendere le gambe in modo daraggiungere la posizione eretta,aiutandolo a trovare cosi l’equili-brio e la sicurezza nella nuova po-sizione eretta

• far compiere alcuni passi verso lapoltrona e senza usare le bracciaaccompagnare il paziente seduto

La stessa procedura ma in sensoinverso deve essere compiuta per ilritorno a letto. Il tempo di perma-nenza in poltrona è deciso in primoluogo dal paziente oppure commisu-rato alle esigenze organizzative delreparto e dei curanti.

Monitoraggio durante la mobilizzazione

Il monitoraggio emodinamico de-ve essere mantenuto durante tuttele fasi della movimentazione e du-rante la posizione seduta in poltro-na fuori dal letto.

Dalla letteratura emerge che lamo bilizzazione precoce dopo chirur-gia cardiaca rappresenta uno sforzofisico solo in parte compensata daimeccanismi fisiologici. Il monito-raggio emodinamico proposto non èquindi in grado di documentare lareale condizione del paziente dalpunto di vista del consumo/traspor-

to di ossigeno. Questo deve renderemaggiormente attenti i curanti adidentificare i segni e sintomi cliniciprecoci di un equilibrio inadeguatodel trasporto e consumo di ossigenodurante la prima mobilizzazione,senza fermarsi all’apparenza dei da-ti numerici del monitoraggio emodi-namico.

Percezione e relazione d’aiutoLa sicurezza non può prescindere

dalla percezione che il paziente hadell’attività propostagli. La propo-sta di uscire dal letto può suscitaresentimenti di sorpresa, preoccupa-zione e paura in grado di influenza-re negativamente la percezione e ilvissuto della prima mobilizzazione.

Infatti, da un’indagine interna sul - l’esperienza dei pazienti in cure in-tense dopo un intervento di chirur-gia cardiaca, la prima mobilizzazio-ne è stata percepita da circa il 30%dei pazienti come un’attività ina-spettata e negativa (campione di 70pazienti).

Occorre quindi stimolare il pazien-te ad aderire coscientemente al pia-no terapeutico-assistenziale, ren-dendolo in grado di contribuire allapropria guarigione. La persona deveessere informata delle implicazioninegative che l’immobilità-riposo aletto comporta e dei benefici ricer-cati con la precoce mobilizzazionefuori dal letto.

Nella relazione d’aiuto il pazientedovrebbe poter esprimere le suepreoccupazioni agli infermieri rice-vendo informazioni, rassicurazionisulla sicurezza e un aiuto strumen-tale concreto proporzionale alle at-tese.

ConclusioniLa prima mobilizzazione fuo-

ri dal letto è un’attività bene-fica che segna l’inizio dellaprogressione nel processo diguarigione. Non vanno comun-que dimenticate le potenzialiripercussioni che quest’attivitàha sul paziente. I cambiamen-ti ortostatici causano delle va-riazioni e modinamiche e losforzo fisico aumenta il consu-mo di ossigeno.

Un’approfondita valutazioneclinica, un attento monitorag-gio e mo dinamico e dell’ossige-nazione tissutale sono gli ele-menti fondamentali per garan-tire la sicurezza e gli effetti be-nefici attesi dalla mobilizza-zione precoce.

La consapevolezza che que-sto intervento di “routine” po-trebbe non essere innocuo,permette all’infermiere di pia-nificare l’attività con maggiorattenzione alla sicurezza e alconfort per il paziente.

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nnamorarsi di un li-bro, leggerlo comese ne andasse dellepropria vita, sogna-re di incontrarnel’autore e poi ca-sualmente (ma for-

se nean che poi cosi tanto), incon-trarlo veramente tanti anni dopo,diventarne amico (o perlomenosentirsi amico) per seguirlo poi inun viaggio della speranza sulle or-me di quel libro che aveva, volen-ti o nolenti, condizionato entram-be le esistenze.

Il libro è la Città della Gioia, chechi vi scrive ha letto poco dopo ivent’anni insieme ad altri 10 o for-se 15 milioni di lettori di almeno 30lingue differenti. A quei tempi, cor-revano gli anni ottanta, fu un verobest seller, tutti lo conoscevano, lovolevano, lo divoravano.

Lui, l’autore, è Dominique La pie -rre, giornalista, scrittore e grandefilantropo.

All’epoca della sua “Cité de la Joie”aveva da poco compiuto 50 anni edera molto ricco; ora di anni ne ha ot-tanta e conduce una vita assoluta-mente normale dopo aver devolutogran parte della sua ricchezza (piùdi 70 milioni di euro) ai suoi poverinel mondo.

Una figura che quando uno cono-sce, sa che inevitabilmente la pro-pria vita non sarà più quella di pri-ma.

Forse il colpo di fulmine che capitòallo stesso Lapierre quando incon-trò, proprio a cavallo degli ani ot-tanta, Madre Teresa, la donna chegli rivoltò l’esistenza e lo convinse adedicarsi anima e corpo agli ultimidegli ultimi.

A distanza di 30 anni dal loro pri-mo viaggio a Calcutta (hanno sem-pre funzionato in coppia) i coniugiDominique e Dominique Lapierrehanno voluto ritornarci con un grup -

po di amici e potenziali finanziatoridei loro incredibili ma altrettantoimpegnativi e onerosi progetti uma-nitari. E così, insieme a un manipo-lo di ticinesi, ci siamo trovati in mez-zo a una comitiva di gente dalle piùdisparate origini sociali, finanziariee geografiche, dai giornalisti dellepiù importanti testate italiane efrancesi, agli eredi (quelli veri) del-la dinastia Mondadori, dal finanzie-re newyorkese, a quello o lan dese,dall’azionista di maggioranza delleNestlé (con tanto di avvocato) al vi-ce ambasciatore svizzero in India.Insomma c’era di tutto, anche l’ine-vitabile seguito di fotografi e came-ramen.

Tutti uniti dalla loro voglia di ol-trepassare la quotidianità per entra-re nella dimensione, quasi eterna aquelle latitudini, dell’umanità.

Una settimana alla corte del re fi-lantropo visitando alcuni dei più im-portanti progetti realizzati sull’arcodi una ventina d’anni dentro e fuo-ri Calcutta, città simbolo della follia

INCO

NTR

I

I

A Calcutta conDominique Lapierre

Per le strade di Calcutta.

Marialuisa e Giovanni Pedrazzini con i coniugi Lapierre nella Città della Gioia.

Abbiamo visto di tutto, e il tutto inun'armonia che ha dell'incredibile.

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e miseria moderna. In questo mon-do fatto di estremi i Dominique han-no costruito la speranza, quella ve-ra che dura oltre la fioritura dei pa-paveri e resiste a tutti i monsoni,metereologici e umani.

Abbiamo visto di tutto, e il tuttoin un’armonia che ha dell’incredibi-le. Dal centro per figli di genitorilebbrosi (più di duecentocinquan-ta), a quello per la rieducazione di

ragazze e ragazzi portatori di gravihandicap fisici e mentali (più di mil-le!), dalla City of Peace dove frèreGaston, protagonista della Città del-la Gioia, accoglie più di duecentodonne ammalate mentali ai battelliospedale (di tutti il progetto più au-dace e sicuramente più vicino ai no-stri sogni di telemedicina!) che ognigiorni percorrono gli emissari delGange per portare medici e medici-

ne a più di un milione di persone di-spersi sulle isole del più grandeestuario del mondo. Progetti da gran -de sognatore e che solo un grandeuomo potrebbe permettersi di con-cepire. Lui, Dominique La pier re cel’ha fatta. Gli sono costati un occhiodella testa, l’hanno obbligato a ven-dere la sua casa vicino a Saint Tro -pez, a viaggiare con pic cole utilita-rie, a lottare per ogni singolo Euro,ma ce l’ha fatta. Un vero grande uo-mo con il quale abbiamo condivisogioie, speranze ma an-che le molte paure dinon arrivare dove vor-rebbe. L’età avanza, lastanchezza si fa senti-re, e loro, lui e lei, lot-tano come leoni.

Un esempio toccante,vorrei dire commoventee perché no, imitabile,di umanità moderna.

Una nave ospedale.

Partita di calcio fra bambini disabili.

Giovanni PedrazziniCardiologoCaposervizio dicardiologia

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• Un grande professionista dello sport? • Uno dei maggiori esperti di scienza applicata allo sport? • Un pioniere delle tecniche di valutazione funzionale

e di allenamento?• Un tecnico dalle grandi intuizioni?

UN AMICO.

on Aldo ci siamo conosciutialmeno 25 anni fa, occupan-doci entrambi di giovani

atleti agonisti, in particolare giova-ni ciclisti juniores, e insieme abbia-mo coltivato la passione e la ricercadelle nuove metodiche di valutazio-ne funzionale e di allenamento chein quegli anni si affacciavano nelmondo dello sport. Lui in quel mo-mento collaborava con l’Equipe E ner -vit, la libera associazione che si oc-cupa di nutrizione applicata allosport, arrivando dall’esperienza e sal -tante della preparazione (e consegui-mento) del record dell’ora di Fran -cesco Moser a Città del Messico.Ci siamo incrociati molte volte sullestrade delle competizioni, rispet-tandoci sempre e dialogandoper condividere esperienze e rifles-sioni, per interpretare insieme unacomune passione (per il ciclismo)alla luce di una crescente volontà direndere sempre più scientifici gli ap-profondimenti legati alla prestazio-ne dell’atleta, alla misurazione, allacura e all’allenamento del suo ren-dimento.Le vicende personali e professionalihanno poi preso strade differenti,Aldo ha intrapreso l’avventura con ilgruppo Mapei realizzando la struttu-ra del Mapei Sport Service di Castel -lanza, io occupandomi sempre piùspecificamente della cura dei pa-zienti cardiopatici, per i quali mol-

te delle esperienze fatte con gliatleti si sono rivelate interessantiper l’applicazione di strategie lega-te all’esercizio fisico.Ricordo Aldo come un professionistametodico, meticoloso, ma soprattut-to intuitivo: da lui sono emerse col-laborazioni che hanno realizzato im-prese mondiali in ambito ciclistico;condividere con lui esperienze pro-fessionali ha sempre significato pri-ma di tutto lasciarsi trasportare dagrandi motivazioni, lasciarsi coin-volgere in progetti dove sempre perprimo obiettivo è stato messo l’uo-mo, con i suoi valori, le sue aspira-zioni, e solo dopo veniva l’atleta conil suo rendimento.Questo senso “elevato”, sincero,

schietto ha negli anni legittimatoAldo come un professionista schie-rato contro la degenerazione e lapiaga del doping, non solo soste-nendo la possibilità di raggiungererisultati sportivi di altissimo livelloattraverso volontà, spirito di sacri-ficio, motivazione accompagnati dauna rigorosa e scientifica assisten-za, ma sviluppando anche metodi dicontrollo e monitoraggio dei para-metri ematici che scongiurassero ladegenerazione in pratiche illecite.Due anni fa, in occasione dell’even-to dei Campionati del Mondo diCiclismo di Mendrisio e della con-temporanea ricorrenza dei dieci an-ni di Fondazione del Cardiocentro

Ticino, mi sono occupato dell’orga-nizzazione di un congresso di Car -diologia sportiva che esprimesse uncollegamento tra l’evento sportivo eun evento scientifico: è stata l’occa-sione di rincontrare Aldo, che ho in-vitato come relatore, e di condivide-re con lui momenti stimolanti sia sulpiano sportivo (lui ha poi consegui-to con il suo atleta Cadel Evans lavittoria con la medaglia d’oro) chesul piano scientifico, attivando conla sua collaborazione uno studio(tutt’ora in corso al Cardiocentro)per applicare tecniche di eserciziofisico particolari alla cura di pazien-ti con insufficienza cardiaca. Ancheper un senso di continuità della no-stra amicizia desidero impegnarmiancora più a fondo per sviluppare inquesto studio un’idea che abbiamocondiviso intuitivamente fin dall’i-nizio insieme.Purtroppo Aldo ci ha lasciati lo scor-so dicembre, sconfitto da un terribi-le tumore alla testa: senza inutileretorica mi piace ricordare in questerighe la figura di un uomo vero, nonincline alle facili chimere del suc-cesso nel mondo sportivo, un uomolegato a solidi valori e al rigore del-la ricerca scientifica.Un uomo vero. Un amico.

Antonello MolteniResponsabile del Servizio riabilitazionecardiovascolare

Aldo Sassi e Antonello Molteni in occasione dei Campionati del Mondo di Ciclismo Mendrisio 2009.

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Aldo Sassiil professore

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Adulai, il tredicenne guinense operato al CardiocentroTicino lo scorso autunno e di cui abbiamo parlato nel-l’ultimo numero di CCT Magazine, si è ormai completa-mente ristabilito e ha ricominciato a frequentare lascuola. Il suo completo recupero e ritorno alla normalità è sta-to possibile anche grazie al contributo dei ragazzi del-la terza F delle scuole medie di Morbio, che per aiutareil proprio coetaneo africano hanno raccolto dei fondi eli hanno devoluti in beneficienza alla fondazione bam-bini cardiopatici nel mondo. Grazie ragazzi!

FON

DAZIONEBAM

BINI C

ARDIOPATICINELMO

NDOSO

LIDA

RIET

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Radio AfricaNotizie ed aggiornamenti dai nostri progetti in Guinea Bissau.

l sofisticato ecocardiograforegalato dal Cardiocentro Ti -cino all’ospedale pediatrico

Sào Josè di Bor in Guinea Bissau ègiunto a destinazione ed ha inizia-to a funzionare a pieno regime. IlDr. Fernando Assaiemo, istruito al-l’uso dell’apparecchio direttamentedal nostro esperto Dr. Francesco Fa -letra e tutta l’équipe medica del SàoJosè, possono ora disporre di unostrumento diagnostico di ultima ge-nerazione in grado di migliorare l’i-dentificazione e la cura di numero-se patologie cardiovascolari.

I

Fondazione BambiniCardiopatici nel Mondowww.bambinicardiopatici.ch

Egregio Signor Prof. Moccetti,

dal 1° febbraio 2011 sono in cura pressoil Cardiocentro. Stavo davvero male quan-do sono venuto da voi, ma ora mi sentomolto meglio.

Desidero personalmente ringraziare lei ei suoi collaboratori per la professionalitàdimostrata. Ho potuto costatare che nelvostro istituto c'è un alto livello di compe-tenza a tutti i livelli, la quale a volte in-vece manca negli istituti della svizzera te-desca. Sono stato per anni dirigente di unasocietà di assistenza privata e di uno stu-dio medico con vari dottori e quindi possogiudicare oggettivamente.

Comparando con l'Ospedale Uni versitariodi Zurigo, l'Ospedale Hir slander di Zurigospecializzato sul cuore e l'Ospedale Can to -nale di Zugo posso affermare che il Cardio -centro è di gran lunga il miglior istitutoche io posso consigliare. Da lei si vienetrattati come esseri umani anche quandosi è in classe comune, mentre nella Sviz -zera Tedesca si è semplicemente un nume-ro. Che un professore si preoccupi personal-mente dei pazienti, negli ospedali che homenzionato prima succede solo se si è as-sicurati in classe privata.

Sono rimasto colpito dai buoni rapportitra i dottori e anche tra il personale di cu-ra. Questo clima lo si trova raramente alnord delle Alpi, dove vige il mobbing e unamente orientata alla carriera. I pazienti lopercepiscono subito e questo genera scon -forto.

Da voi mi sono trovato molto bene e hofiducia in lei e nei suoi collaboratori.

Di nuovo grazie mille.

Manfred M. Gloor, Ascona

Riceviamo e pubblichiamo

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P.P.6593 Cadenazzo