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CATALOGO DEI MANOSCRITTI ITALIANI CHE SOTTO LA DENOMINAZIONE Dl CODICI CAN'ONICIANI ITALICI ; SI CONSERV ANO NELLA RIBLIOTECA BODLEIANA A OXFORD, COMPILATO DAL CONTE ALESSANDRO MORTAR!. OXONII: E T Y P 0 G RAP H E 0 0 L ARE N DON I>,NO::::" -" I "0 ' I<L4 j .. M,DCCC,LXIV. r S \ I ef·· "

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CATALOGO DEI

MANOSCRITTI ITALIANI CHE SOTTO LA DENOMINAZIONE

Dl

CODICI CAN'ONICIANI ITALICI ;

SI CONSERV ANO

NELLA

RIBLIOTECA BODLEIANA

A OXFORD,

COMPILATO

DAL

CONTE ALESSANDRO MORTAR!.

OXONII:

E T Y P 0 G RAP H E 0 0 L ARE N DON I>,NO::::" -" '~; I "0 ' I<L4 j ..

M,DCCC,LXIV. r S \ I ef·· " ~-'.

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TA VOLA.

Pag.

Codici MSS. Canoniciani Italici I

Appendice al Catalogo de' MSS. Canoniciani Italici descritti innanzi .................. Z61

Mauuscritos Espanoles que se hallan en la coleccion de los Codices Canonicianos

ltalicos de la Biblioteca Bodleiana .. .. .. .. . .. .. .. . . .. . .. .. . ... . .. .. . ... .. .... .. . .. . . .... z35

Indice de' nomi di Santi ed altri, de' quali si trovano vite, leggende, romanzi, od

istoria in prosa 0 in versi ne' codici qui entro descritti ................................. *293

Indice genera1e ................................................................................. z97

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PREF AZIONE.

N EL dare aIle stampe un Catalogo di Codici Italiani non mi sembra inopportuno

di premettervi alcune notizie, tanto della celebre Raccolta di cui forma una porzione

insigne, quanta del raccoglitore di essa l' Abate Matteo Luigi Canonici Veneziano.

Secondo il lVloschini a esso nacque a' cinque d' Agosto dell' anna 17l},7. "Vesti

l' ahito di Gesuita a Bologna, ov' ehbe a maestro della rettorica il p. Lorenzo

Cominelli di Salo, ed a Lettori della filosofia il p. Enrico da Sarego Veneziano, e' 1

padre Gherardi Penazzi Parmigiano. Egli insegno per due anni giovanissimo la

grammatica in Ferrara ed ebbe Parma a campo ove far pompa del letterario suo

valoree La egli apprese la teologia, ed insegno per due anni Ie umane lettere, e per

altri due la rettorica, nel qual tempo in versi esametri latini scrisse due poemetti

della Musica, recitativi da lui stesso, che doveano essere aspersi d' ogni bellezza del

Lazio, scritti ch' erano da un uomo il quale dicea di aver letto pin e pin volte

ognuno de' classici latini. Contento pero del plauso aHora goduto, non gli diede mai

in luce, poiche non ebbe agio, come avrebbe bramato, d' illustrargli di sue note, quali

a Moschini Giannantonio. Della Letteratura Veneziana del Secolo XVIII fino ai nostri giorni. Venezia. Palese, 1806-1818. T. IV. in 4°.--T. II. 1806. pag. 71 a 73.

b

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VI PRE F A Z ION E.

il Boscovich Ie fece a' Poerni del p. Noceti. A Parma successe al Bettinelli nel

posto di Accadernico, ed allora ci diede due opuscoli in 4°. stampati in Parma da

Filippo Carmignani, l' uno nel 1760 col titolo Proposizioni storico-critiche intorno alta

Vita dell' Imperatore Costantino sostenute da Vicenzo Cigola Bresciano, l' altro nel

1761 intitolato Notizie storico:..critiche concernenti all' Arte degli Antichi negli aS8edi e

nella dij'esa delle piazze, pubblicate e difese dal co. Gio. Francesco Trotti Padovano;

ed amico delle cose di antichita prese a fare una rac~olta degli statuti di tutte

Ie citta d' I talia, e di ~Itre a dieci mila medaglie. Que' tra' suoi confratelli,

che viveano con lui, non conoscendone il pregio, derideanIo, credendo di poco

valore Ie cose Ie quali da lui si ragunavano, rna furono costretti a mutare senti­

mento del tutto quando Ie udirono lodare dal celebre antiquario del Re di

Francia Gian-Jacopo Barthelemy nel viaggio che questi fece per I' Italia. Come

pero si allontanarono i Gesuiti da Parma fu costretto a Iasciarnele al Governo, che

degno di se credeane l' acquisto; ed in varie volte il Canonici n' ebbe in grazia del

ministro du Tilliot zecchini due mille seicento. AHora da Parma passo a Bologna,

ove gli venne in pensiero di form are una Sacra Galleria. Aveala certo oltre assai

condotta, ed eragli sortito di trovare qualche pezzo de' pili egregi au tori, rna gli

con venne privarsene e cederla ad un romano principe, giacche al celebre matematico

il p. Belgrado, ch' era rettore del Collegio in Bologna, uomo di soverchio scrupoloso,

parve che male ad un povero religioso convenisse una Galleria, comunque di sacre

tele. Appena ando soppressa la Compagnia, si e con tutto il fervore e l' impegno

occupato del pensiero di form are questa libreria; e a questo oggetto non it ne

attenzioni, ne spese, ne viaggi, ne industrie, ne relazioni giammai dimenticato. In

forza de' suoi studi e di sua applicazione e giunto a formare in questa genere di cose

un gusto squisitissimo; eben gli stava essere stato nel 1796 eletto successore del

p. Affo m. o. a Bibliotecario di Parma. Breve tempo pero il Canonici tenne quel si

distinto posto, giacche per la morte sgraziata di quell' adorabile Duca ritornossene

alIa sua patria, e mori nel-settembre a Trevigi ove volle essere seppellito nella

Chiesa dei pp. Cappuccini. Nell' accennato genere la di lui libreria e ~Itre ad ogni

credere fornita riccamente di libri stampati e di manoscritti, i piu classici, i piu rari,

ed i piu apprezzati che giarnmai si possano desiderare, e chiunque la scorge stupisce,

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PRE F A Z ION E. VII

ne sa comprendere come un solo uomo in giro non lungo di anni abbia potu to unire

tanta copia di preziosissimi libri, alcuno de' quali era sfuggito aIle pili lunghe ricerche

appoggiate da ragguardevole favore e principesco vantaggio. Egli raccolse oltre a 4000

Bibbie in 5Q lingue; fra' suoi Codici si distinguono quelli che acquistO da Monsignore

Cornaro che furono della Libreria Soranzo b; tra Ie sue medaglie sono bellissime quelle,

ch' ebbe di ragione dell' ultimo Duca di l\Iodena, e che ascendono a migliaia

parecchie, ed osservabile e pure la raccolta da lui fatta di Crocifissi. Non giugnea

certo a Venezia alcun forestiere che dotto fosse veramente, il quale non ricercasse

ansioso di vederla, non V' avea alcuno che desiderasse otten ere cognizione del genere

dell' antica e spezialmente sacra erudizione che questa tesoro prezioso non consultasse,

giacche generoso il suo padrone lasciava che de' suoi Codici si potessero a 101'0

bell' agio val ere ed i nostri e gli stranieri letterati, stato egli medesimo essen do pili

volte il primo a dichiarargli a chi non gli conosceva, e avriagli avuti opp6rtuni."

Dopo i brevi cenni biografici premessi credo non ,sara discaro ai lettori bibliofili

che io faccia loro conoscere alcune delle principali sorgenti da cui provengono i pih

dei Codici della collezione Canonici. Mi varro percio degli appunti che, da me

richiesto, il Sig. r G. B. Lorenzi di Venezia ha avuto la gentilezza di raccogliere

attignendole principalmente all' opera del Moschini gia citata, alle schede e studi

dell' Abate Morelli che si conservano nella Marciana, alle opere del Cicogna: Saggio

di Bibliograjia Veneziana: Delle Iscrizioni Veneziane, &c. Queste note del Sig!

G. B. Lorenzi si conservano mss. nella Bodleiana ove si potranno consultare.

Danno per la maggior parte notizie interessanti di cataloghi e codici attenenti

aHa gia collezione Canonici. 10 mi limitero a trascriverne soltanto alcune che

basteranno a dare un' idea generale della provenienza ed importanza di questa ora

nostra collezione.

LA NOTA No.3. "Nemeno di queste due Librerie (cioeFoscarini eFarsetti) che cosi

miseramente perirono recar deve di doglia la disciolta Libreria di J acopo Soranzo.

Figlio fu questi del Procuratore Sebastiano e di Contarina Contarini, ed era nato l'

b Il Soranzo aveva per l' addietro acquistato alcuni codici mss. appartenenti un tempo alIa Biblioteca Recanati, cosicche la raccolta puossi considerare un complesso di tre illustri biblioteche Venete, cioe, Recanati, Soranzo,Oanonici. (Veggansi Note 4,38 e 45.)

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~ .... VUl PRE F A Z ION E.

anna 1686. Padova 10 vide suo Pre tore, ed il Senato Veneto l' ebbe tra suoi rnembri.

Non 10 si deve chiamare uomo di lettere, rna protettore dei letterati. E forestieri e

nostri parlano con lode della Libreria da lui formata. Se ne valsero e la ricordano

con voci di onore il Doge Foscarini nella Letteratura Veneziana, ed Apostolo Zeno

nelle sue annotazioni nella Biblioteca del Fontanini e nelle Vossiane ..... Come poi

mOrl il Soranzo passo cosi rinomata Libreria divisa in due famiglie che avrebbero

potu to conservarla a proprio decoro ed a memoria del fondatore. Se non che pella

vendita l' anna 1780 USel in luce il Catalogo di una porzione dei libri a stampa di

questa Libreria in tre Tomi in 8°, nel quale Catalogo pero mancano tutti i manoscritti,

che erano piu di 1400, acquistati daB' abo Canonici, &c. (Moschini, Torno II.

pag. 59. ed. cit.)"

La rinomanza in cui era salita la collezione Canonici fra i Bibliofili contemporanei

era gia tanta che non e da meravigliare se il Governo aHora Viceregale pensasse

seriamente ad assicurarne al paese il possesso e la conservazione, e desiderasse farne

l' acquisto quando nel 1807, alla rnorte di Giuseppe Canonici fratello dell' Abate Luigi

Matteo, gli eredi di lui, Giovanni Perissinotti e Girolamo Cardina, ne decisero la

vendita. Fortunatamente per noi, Ie circostanze finanziarie di quel governo non

corrispondevano aBora a tal desiderio, e dopo aver dato ordine al dottissimo Abate

Morelli aHora Bibliotecario della 1\'1arciana che a tal fine ne facesse un rapporto

dettagliato e ne stimasse il valore, dove per deficienza di mezzi rinunciare al desiderato

acquisto. (V. Lettera 19 Giu. 1808 firmata P. Moscati e Guarnieri. Nota 8. Studi

dell' Abe Morelli.)

Riportero testualmente il breve rapporto, e la parte che riguarda soltanto i MSS.

dell' elenco trasmesso dal Morelli il 3 Settembre 1807 al Serbelloni Prefetto del

Dipart.o dell' Adriatico, perche dalla semplice lettura di questi documenti si potra

avere un' idea generale, se non esatta, dell' importanza e della ricchezza di quella

collezione; e cio tanto piu, quando si rifletta che il disordine in cui a quell' epoca essa

si trovava e la mancanza di un Catalogo non permisero al Morelli di fare con maggior

esattezza un rapporto di tutti gli oggetti preziosi che conteneva, rna dovendo fidarsi

per 10 piu aUa memoria e ad un esame superficiale molte cose notevoli devono

naturalmente essergli sfuggite.

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PRE F A Z ION E. IX

SIG. r CAV.r PREFE'l'TO, 3 Settembre 1807·

La Collezione di Codici manoscritti, libri a stampa, Medaglie ed altri oggetti d' antiqtlaria

lasciata dall' Ab. Matteo Luigi Canonici e in tale stato di confusione che non puo formarsene

esatta conoscenza senza molto tempo e laboriosa applicazione. Mancano gl' Indici, eccettuato

quello delle Medaglie; Ii Codici manoscritti sono frammischiati alli stampati; Ie suppellettili

d' una quaiita sono confuse con quelle d' altra diversa; Ie Iocalita che Ie contengono sono fra se

distanti; e Ii Codici e Ii libri vi sono in gran parte si mal collocati, che senza metterli in ordine

non si possono bene conoscere. Cio non ostante in ubbidienza al di Lei ossequiato comando,

Big.T Cav.r Prefetto, io dietro alla conoscenza che precedentemente ne avevo, e per quanto Ie

oeeupazioni dei miei uffieii 10 possono permettere mi sono adoperato a fare nuovo riscontro ed

esame di tntto per poterle presentan~ l' E1eneo annesso, il quale reputo esser bastante a dare un'

idea di questa Collezione ehe viene troppo eelebrata da aleuni e poco stimata da altri; senza ehe

ne quelli ne questi bene se ne intendano, ne forse aneora l' abbiano mai veduta e ne parlino a

giudizi incompetentemente fatti. MORELLI.

ELENCO delli Codici manoscritti ..... &c. che formano la Collezione lasciata dall'

Abate :Matteo Luigi Canonici di Venezia.

CODICI MANOSCRITTI. Sono in numero di 3560 circa, per 1a massima parte dei

Secoli XUI e seguenti, e possono dividersi in due Classi Sacri e Profard.

La prima Classe di Scrittori Sacri e composta di Codici 1800 circa, e contiene

Bibbie e Commentarii, Santi Padri e Scrittori Ecclesiastici, con quantita grande di

Liturgici membranacei cioe l\lessa1i, Evangeliari, Epistolari, Sacramentari, Rituali,

Pontificali, Breviari, Uffici della Beata Vergine; molti dei quali sono ornati di belle e

distinte miniature. Li Codici che si riconoscono pin degni di osservazione e di pregio

so no Ii seguenti.

Testi Ebraici di tutto il Vecchio Testamento, e di parti di esso, Q5 circa, e fra essi

un Pentateuco in rotolo grandissimo, non pero molto anti co.

Commentarii Ebraici e libri Rabbinici N°. 30 circa.

Testi Greci della Bibbia 0 di parti di essa N°. Q5 CIrca, fra quali' VI e una

Catena sopra Ii Salmi, un Testo deg1i Atti degli Apostoli, ed altri Libri del N novo

c

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x PRE F A Z ION E.

Testamento, e due Evangeliarii in lettere majuscole con lettere iniziali dorate e

miniature; tutti Codici del Secolo XI.

Bibbie Latine 0 intere 0 parti soltanto, N°. 100 circa, fra esse qualche Salterio dei

Secoli XI e XII, la maggior parte ornate di copiose e ragguardevoli miniature e dorature.

Opere dei SS. Padri Greci ve ne sono Codici N°. 10 circa, del Secolo XI e XII; e

dei SS. Padri e Scrittori Ecclesiastici Latini N°. 520 circa, degli stessi secoli.

Liturgici Latini dei Secoli XI e XII, N°. 152, ed oltre ad essi, un Sacramentario ad

uso della Chiesa di Aquileja del Secolo X con molta scrittura in oro, di ottima conser­

vaZlOne. Qualche Cod ice Liturgico Greco del Secolo XII anche si trova.

Breviario in gran Foglio del Secolo XV ornatissimo di Miniature di buon gusto,

alcune del1e quali sono di tutta grandezza del foglio, con iniziali dorate; opera

splendidissima.

Uffici della Beata Vergine e libri ad uso di Chiesa in gran l1umero, con miniature

copiose piu 0 menD belle, dei secoli 14°. 15°. 16°,

Nella seconda Classe, ch' e composta di Codici 1750 circa, e contiene Scrittori

Profani, si rendono osservabili Ii Codici seguenti.

Di Autori Classici Greci, Codici N° 520 circa, ne' quali ve ne so no di Demostene,

Tucidide, Arato, Stobeo, Fozio e Michele Glica tutti dei Secoli XIV e XV, eccettuato

uno di orazioni di Aristide del SecoIe X circa membranaceo in Foglio assai bene

conservato.

Di Autori Classici Latini,. Codici 5200 circa, nella massima parte del Secolo XIII

al XV.

Degii au tori soliti a trovarsi, come dei Libri rettorici e filosofici di Cicerone, di

Sallustio, di Cesare, di Livio, Plinio (Istoria Naturale), Seneca, Piau to, Terenzio,

Virgilio, Ovidio, Orazio, Stazio, Valerio Massimo, Prisciano, vi sono Codici in qualche

abbondanza. Fra questi si distinguono un Virgilio col commento di Se'l'vio in gran

foglio; Sallustio e Nonio Marcello Codici del Secolo XI. Catullo, Vegezio de Re

Militari, gli Scrittori de Re Rustica, Pomponio MeIa, Apicio e Notitia dignitatum

Imperii, a esemplare assai bello con dorature e miniature copiose, col titolo COS'llW­

graphia Seoti, tutti Codici del Secolo XV.

a Canonici Miscell. 378•

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PRE F A Z ION E. Xl

Degli Scrittori Latini de' bassi tempi di scienze varie, geografi, storici, oratori, poeti,

grammatici ec. Codici N°. £50 circa del Secolo XIII al XVI in molti dei quali uno

comprende opere di vario argomento e di au tori diversi, come si suole. trovare.-In

questi Codici si trovano ancora opere inedite, ovvero in migliore stato di quello che

siano nelle stampe, ed alcune anche di au tori celebri.

Di scrittori Italiani di ogni tempo; dal Secolo XIV al XVIII Codici pregevoli

N°. 400 adornati. Fra questi della Cornrnedia di Dante N°. 15 circa, qualcheduno

con commento d' ignoto autore. Delle Rime del Petrarca Codici 15 circa gli uni e

gli altri parte del Secolo XIV parte del seguente. Del Boccaccio non v' e alcun

Decamerone, rna bens! del Filocolo uno ve n' ha del Secolo XV in foglio con Miniature

curiose di maravigliosa bellezza.

Codici di cose Veneziane N°. £50 circa contenenti Cronache, Relazioni di

Ambasciate, Alberi di famiglie e affari di Governo.

Codici due di Lettere autografe d' uomini illustri del Secolo XVI ne' quali ve ne

sono del Cardinal Bembo, di Mr. della Casa, di Carlo Gualteruzzi, di Benedetto Lam­

pridio ed altri simili. Poche ve ne sono inedite, ~ queste di poca importanza.

Codici Arabici, Turcheschi, e Persiani N°. 80 circa, fra Ii quali si distinguono un

Alcorano in foglio grande, ricco di miniature e di dorature: altro Alcorano di minore

grandezza, rna pur esso assai ornato: un Codice di poesie Persiane con pitture e

dorature di curiosa forma.

Codici Cinesi e Indiani N°. £0 de' quali quattro scritti in foglie di palma.

E' peri> da notare che in tutta la massa de' Codici Sacri e Profani ve ne sono Q50

circa di materie frivole e di quasi nessun pregio.

Li Codici sono nella massima parte legati in buona e sufficiente forma, e molti

dei pill pregiati sono di splendida e nobile legatura con coperte dipelli fine e dorature.

P A PIRI DUE. Un pezzo alto piedi uno, oncie due, largo oncie dieci a misura

Veneta, contenente parte di contratto di vendita scritto in Ravenna nel Secolo VII

(Riport. per esteso dall' Ab. Marini nei Papiri Diplomatici pag. 189.)

Un pezzo alto piedi tre, oncie una, largo oncie dieci a misura Veneta, contenente

parte di contratto di vendita, che sembra scritto in Rimino nel Secolo X. (Riportato

per esteso dall' Ab. Marini nei Papiri Diplomatici pag, 198.)

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PRE F A Z ION E.

LA NOTA No. 10. Altre minute di stima del Morelli In supplemento all' Elenco

precedente, con indicazione d' altri Codici di cui si sovvenne dopo aver rImesso

l' Elenco.

"Presa In esame relativamente al prezzo l' intera Collezione lasciata dal defonto

Abate Canonici registrata nell' Elenco gia da me fatto contenente Codici manoscritti,

Papiri, Medaglie, Cammei, Pietre intagliate, Mano di pietra, Bronzetti, Testa di

bronzo, Avori, Tazza di rame a smalto, Bibbie a stampa, e lihri stampati, per quanto

io posso conoscere crederei che conveniente prezzo ne fossero Zeccltini Veneti dieci

mille ottocento cinquanta, dico 10850, a valutato il Zecchino a Lire ventidue piccole

Venete, e cio all' incirca, e computato pure all' incirca il numero degli oggetti,

siccome nell' Elenco e stato espresso, e considerata la collezione in totale come da

acquistarsi in complesso. Puo anche fissarsi la somma di Zecchini 1100 (Ducati

39064 b) aggiungendo [la differenza] per medaglie e per Codici Marco Polo, Evangeliario

Ruteno &c.

Altra o8servazione. Dicesi esibiti Zecchini 50,000 da un Inglese-Se e vero resta

da sapersi-Voci simili, cose solite' di Quadri che si spacciano. Canonici esultava­

Non conosceva-Mostrava di studiarli-Non poteva aver tempo. L'indice esatto

sarebbe opera di anni; poi chi 10 farebbe 7-10 sarei condannato a non poter supplire

alli doveri de' miei ufficii.

10 ho potuto fare questo Elenco, perche conosceva precedentemente e gli ho

studiati e adoperati da anni.-Piu, certamente, Ii ho conosciuti e studiati io che il

possessore, per altro degnissima persona, e di ottime qualita. Tutti ho detto a un

dipresso di numero.

CODICI NON INDICATI NELL' ELENCO.

Evangeliario Ruteno perche non trovano.

Messale Illirico Secolo XIV.

Marini Sanuti 'Secreta Fidelium' con Tavole geografiche fo1. membrane Sec.

XIV insigne ".

1\ Pari a Lire Sterline 5153. 15. b Pari a. Lire Sterline 5230. 5. 6. e II Sanuto fu dal Perissinotti con un buon rimasuglio di Codici per 10 pin Veneziani venduto nel 1835

ad un Inglese.

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PRE F A Z ION E. Xlll

L. Baptistae Alberti Opera f. Cart. Sec. XV.

Angelo Trivigiano Lettere sulla scoperta dell' America in 4°. Cart. Sec. XVI di

cui Foscarini e Ie mie citazioni sui Viaggiatori b."

Tale dunque e il tesoro di cui la nostra Bodleiana fece acquisto nel 1817 e; tale

la folIa di Codici preziosi a cui si dove dar ordine formando un catalogo.

A cio dopo qualche tempo si dette mana incominciando dai Classici e Codici pili

antichi e dopo lunghe ardue e lodevolissime fatiche il nostro Sig. r H. O. Coxe, ora

Bibliotecario della Bodleiana, ne pubblico il catalogo nell' anna 1854.

Ma la porzione Italiana era rimasta quasi negletta, ed eclissata dalla maggior

importanza della porzione classica. Non pertanto furono fatte Ie opportune indagini

dal dottor Gaisford, ed a' 20 di N ovembre 1817 fu incaricato il Vice Console

Inglese in Venezia (E. A. Scott Esq.re) d' informarsi della storia tanto della collezione

quanto del collettore. E parendo che non ci fosse nessuno che potesse meglio dar Ie

requisite notizie gli fu imposto di ricorrere all' Abate Morelli, pregandolo per parte

della Biblioteca Bodleiana di communicarle all' oggetto di corredarne il Catalogo • che

se ne dovesse fare. Non risulta che la ricerca del Dottor Gaisford sia stata soddisfatta

dal Morelli, morto poco dopo al 5 Maggio 1819, ne altro si fece ad illustrazione di

questa preziosa raccolta fin tanto che a mia istanza si porto in Oxford ad esaminarla

il chiaro Conte Mortara, cavaliere in ogni genere di lettere versatissimo, e nelle cose

di lingua giudice competentissimo. Esso se n' occupo per parecchi anni non ris­

parmiando ne a pene ne a ricerche, ed avea quasi condotto a termine il presente

Catalogo quando soppraggiunto in Firenze, ove si era trasferito poco prima, da

gravissima malattia, vi mOrl il 14 di Giugno 1855, con sommo discapito della

letteratura Italiana, e gran rammarico di questa Universita dove era vissuto onorato

ed amato da tutti. All' epoca di tal lamentevole avvenimento il Catalogo fu trovato

condotto quasi a termine, e solo vi mancavano gli ultimi tocchi e revisioni che esso si

b Segue nota dettagliata degli oggetti suddetti coi prezzi relativi. C La porzione di questa collezione riguardante principalmente In. Storia Veneta, il proprietario Peris­

sinotti volle allora riservarsela. Pili tardi ne vende Ia massima parte al Rev.do Walter Sneyd di Baginton Rectory, Coventry. In questa porzione si trovava il famoso Codice di Marino Sanudo che il Sig.r Sneyd ha. poi pubblicato.

d

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· XIV PRE F A Z ION E.

proponeva darvi al suo ritorno in Oxford. In tale stato il manoscritto fu creditato

daH' Abate Giuseppe Manuzzi dal quale la Bodleiana ebbe ad acquistarlo.

Essendone poi stata affidata a me la revisione e ]a pubblicazione, io premuroso di

adempiere scrupolosamente ai desideri espressimi altre volte dall' amico non mi per­

misi neSS\ln cambiamento nel testo, ne altra aggiunta che qualche noterella gentil­

mente communicatami daUo stesso Sigr. Ab. Manuzzi; Corressi bensi ove fu d' uopo

Ie citazioni, dopo accurato confronto cogli origin ali, e vegliai alia correzione della

stampa.

NEW INN HALL,

Dec. 31, 1863.

H. WELLESLEY.

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CODICI

CANONICIANI

1. CODIeE curtaceo in foglio del principio del Hecolo xv; composto di carte scritte 243.

COSE NOTEVOLI TRA'l'TE DALI,A CRONIC ... DI GIO­VANNI VILLANI.

N' e questo i1 prineipio: Qui appresso fa­,.euo 1'icol'do di certe chose nOllelle cioe no­teuoli tracte della cronic1ta di Jouanni Vil­lani.

Dopa la drisstuetione della gmndo torrB di babel la quale fu ,in chaldea ec. E finiscono: E bene disse ilmaestro michele Schotti de fatti d,t Pirenze ehe simulando uiu,e 7c. et qui farema fine p ins'ino a questo tempo.

(Jlli col nome didd1"o faro fine alla presento opa p to pj'esente. Amen.

..

A tali parole seguitava della medesima mana una nota, ehe forso contonovu, il nome di chi Iece questo lavoro, rna Ia maggior parto di ossa e stata rastiata, ne vi rirnano'om di leggibile se non che die aprelis M.CCCC.XIl. Indictione qutta, COil

che finiva. Secondo il testo della Cronica di Gio, Villani

stampato da1 Magheri ill Fironzo nel J 82,:), in 8 vol. in So. per cura dell' Ab. Gioacchino Anto­Diolli, gli estratti cho qui abbiulllo della mede­sima, comillciano da] cap. ii. del libro i, e giull­gOllo sin presso al fine del cap. xcii. del libro xii.

2. Cod. cal'taceo in foglio, del sec. xv, co' titoli in

inchiostl'o rosso; composto di carte scrittc 94 I. Car. r. FIORITA D' ITALIA 1)1 FRATE GUIDO ])A

PISA, DEI.L' ORDINE DI SANTA l\IARIA DEL CAR­

:\! I NE. Senza titolo. Incornincia con questa rubrica: Libro primo

della fiorita R prima de nomi di Ytaliya et del .suo

MSS.

ITALICI .

sito et delle sue conditioni. Capitolo jJl·imo. Indi: i Talia secondo clte scriue Ouidio net quarto libro de faustl: et Jeronimo net primo prolago sopra la bibbia et Sea isidero net XIIIIO. libra delle timologie fue chiamata anticamente la grande grecia ec. E fill­isce sopm la car. 90 recto colle soguonti parole: (11f) Orti due Be con malta nobile gente dallato di Turno,. che sono il principio del cap. xlviii. del libro secondo: il quule nc' testi interi essendo di capitoli sessantanove, vien qui a trovarsi rnan­<;ante Ji capitoli ventidue. Mancano inoltre due capitoli in fine del primo libro.

Questa Fiorita, che nella presente copia e senza nome di aut ore, ma che sappiamo per altri eodici ossere di quel fra Guido da Pisa, cui nel titolo l' abbiamo attribuita, e una delle opere allegate come esemplari di purgata Toscana favella nel V ocabolario degli Accademiei della Crusca. Ella debb' essere stata scritta fra il 132 I e ill33 7: non prima a1 corto eli tal tompo (checche se ne dica. il Gamba nella sua prefazione al libro de' Fatti di Enea), l'invenendovisi per entro citati alcuni luoghi degli ultimi canti della Commedia di Dante, i quali, secondo che abbiamo dal Boc­caccio, non furono divolgati se non parecchi mesi dopo la morte di quel poeta, avvenuta, come ognun sa, nel Settembl'e del 1321. Ne puo essere stata sCl'itta dopo il I 337, perciocche nol cap. vii. del secondo libro vi si trova nominato come vi­vente l' Aragonese Federigo III. re di Sicilia, il quale dopo il mese di Giugno di tal anno non era. pili vivo. Dell' autore, oltre alIa patria ed aUo 8tato, non abbiamo alcuna particolar notizia. Hicavasi nondimello da questa sua opera, ch' egli fu, non che sCl'ittore elegante, uomo pe' suoi tempi assai dotto. Ci ha pure di sno un comento assai pregevole sopra l' Inferno di Dante; ed in un codice della. libreria Riccardiana di Firenze viene a lui anche attribuita una Istoria del Duca Ella d' Orlino. ma erroneamente come vedremo altrove. '

B

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CODICI MSS. CANONICIANI ITALICI. 4

II. Car 90 verso. MODo E FORMA DI CONFESSIONE. Incomincia: Or uedi IratelZo tucte lo creature di

questa mondo ec., e finisce: Ai tu mai facto al­chuno uoto cho tu no !!aMi adempiuto.

Anche questa operetta e dettata in buona e bella lingua, ed e per avventura del rnedesirno tempo della Fiorita che Ia precede.

3. Cod. cartaceo in foglio, del sec. xv, composto di

carte scritte 22.

IL LIllIW ~IORALE SOPRA IL GJUoco DEGLI SCACCHI Dl FRATE'JACOPO DA CESSOLE, VOLGARIZZATO.

Principia: Qui comincia it libro sopral giuocho delli scaccki lo qual compuose jmte iacopo da ces­sole dellordine de Irati predicatori.

A prieghi di molti frati dellordine nostro 0 di di­uersi secolari incMnato it dono d'i quand,ietro ado­mandato ec. E finisce in troneo per fatto dell' ama­nuense che pili oltre non trascrisse, colle seguPIIti parole del cap. iv. del iv. trattnto: E fre quadri r~tpsenfano tre cosio cft i gi~tdici debono attendere, cwe che debono auere i giusti piati. dare diritti ;Jsilgli sanza consideramento di psone. diffinire Ie sentecie secondo la legione. onde il giudice si come. A cornpimento del libro rnancano qui pertanto quattro capitoli e mezzo.

Frate J acopo, detto comunemente da Cess ole in Piccardia, ma ehe fu da Cossoles nella stessa provincia, secondo che opina il Sig. Carlo Leber, letterato Francese, il quale asserisce che ne in Pic cardia, ne in altra parte di Francia e un luogo detto Cessoles a, scrisse questa sua opera in Latino in suI terminare del sec. xiii. Essa fu poi tra­dotta in Toscano, in Francese, in Veneziano, in Tedesco, in Olandese, e dal Francese anche in Inglese: della qual ultima versione e ricerea­tissima la stampa che senza indicazione di luogo, rna, come mostra, in Colonia, ne fece fare Gugli­elmo Caxton nel 1474, tenendosi da alcuni come iI. primo libro impresso in Inghilterra. II volga­rIzzamento Toscano, che si crede fatto intorno alia meta' del seeolo xiv., e che viene allegato qual esemplare di buona lingua nel V ocabolario degli Accademici della Crusca, e quello qui con­tenuto; se non che dal copiatore ignorante vi si trova cosi manomesso, che a prima giunta non sembra il medesimo.

4. Cod. cartaceo, in foglio, del sec. xv, con lettere

iniziali e rozze figure colorate: composto di carte scritte 59. 1. Car. 1. IL LIBRO MORALE SOI'RA II. Gwoco DEGLI

.. V. il Bulletin du Bibliophile de Techener pel mese di Ago~to 183i, ed anche cib che dice e di fra Jacopo e di questa sua opera il ch. Big. cay. Paulin Paris, Manuscrits FranfOi$ de la Bibliothi!que du Roi, tom. v. p. 13 e sequenti.

SCACCHI DI FRATRE JACOPO DA CESSOLE, TRA­DOTTO IN IDIOMA YENEZIANO (senza titolo).

Incornincia,: ONGNO zuogo licito et onesto re­chiede tre eosse in lomo ec. Finisee: Pregemo quella uiua fonte de mz"ssericordia eft prega el suo diletJ­tissimo phiglio eft nedia graljia mediantt! quelfa posiamo auer eternalla gloria am. Finis.

II proemio dell' autore, che sta innanzi a quest' opera nell' originale Latino, ed anche nel volgarizzarnento precedente, non trovasi qui tra­dotto.

II. Car. 58. verso. MORALITA TRATTA DAL GIUOCO DEGLI SCACCHI PER PAPA INNOCENZO II L, lllLEVj;;

SCRITTURA TRADOTTA DAL LATINO IN VENE­ZIANO (senza titolo).

Ineomincia: Pappa inor;enr;io III mr:!tte questQ exempio supra el dito zuogo de Sckacehii. Se.qU6. El mondo Iwuol dire la pompa d~l mondo sie simille altauoliere coli Schacchi. El quatlr:! ec. Finisee: Contra questi tre vifii ongni religio()Jo prornete 4006-dienr;ia castitade eponuertade. J)eo grarias ~e.

Scripta lanno domin'i nostri iftu mpi ItICCCCLviiii. L' originale Latino di questo brevissimo opusco!o, ehe ne' codiei si rinvien sempre sotto il nome del detto papa, e che pur sot to il nome di lui fu per la prima volta mandato in luce rIa Giovanni Pri­deaux in fine di un suo libretto intitolato: Hy. pomnemata Lo.qica, Rltetorica, qc., impresso in Oxford senz' anno, 'rna intorno al 1630, in 8°, vuole Tommaso Hyde nella sua Historia Sltah'/,o­ludii, parte prima, p. 179, ehe sia IJrocld dubio stato composto ao aliquo ejttsdem nominis monacho Anglo, uti constat tam em aliis quam em vocious checke et mayte qc., quae An.qliam, non vero lta­liam rt!dolent. M:a che direbbe egli, 0 avrebbe detto se leggendolo in un antico testo che ab­biamo sott' occhio, scritto da un Francese h, invece di eheke e mayte, come legge il codice Bod­leiano, dal quale e stata tratta la stamptt soprac­cennata c, vi trovasse, 0 vi avesse trovato escheque e mat? Un Francese, discorrendola com' egli ha ratto, non potrebbe all' incontro dirlo della penna di qualche suo compatriota (lasciando Ia cura. all' Hyde di far poi costui monaco). e tanto piu che vi s' incontmno Ie voci talliagia (taiUages) e firmam (ferme), che sono assolutamente Fran­cesi ~ Tuttavolta, quanto a noi, come stimiamo oltremodo inconsiderata l' asserzione dell' In­glese, cosl non eonverremrno senza rnigliori prove nell' opinione del Francese; in primo luogo perche tutti i codici concordemente ad Innocenzo III. l' attribuiscono; ed in secondo, perche avendo il detto papa, prima di divenir tale, di­morato lungamente in Francia, OVtl studio, 0 si acquisto di molta fama, come sappiamo dalla sua vita (vid. Biographie universelle), nOll e pllnto

b Questo testo, che contiene diversi opus coli scritti in Francese antico, i piil tradotti dal Latino, e ora posseduto da me scrittore per dono fattomene dal dottissimo Marchese di Fortia Urban.

e Egli e il Bodl. 52, stato 8critto, secondo che a lwi pare, nella prima meta del sec. xv.

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5 CODICI MSS. CANONICIANI ITALICI. 6

strano che talom ne' suoi scritti, ed in questo in particolare, dettato verisimilmento mentre cola dimorava, 0 per Francesi, si valosse di alcune voei, quae non Italiam redolent. Innoeenzo IlL, che fu Lotario de' conti di Segni, nato intorno al 1163, venne eletto p(tpa agli 8 di Gennaio del lI9H, e marl a' 16 di' Luglio <1eI1216.

11 presente codice appartenne un tempo all' iUustre casa de' Loredani di Venezia, come ri­traesi dal sequente ricordo che in inchiostro rosso sta sopra una carta di guardia al principio del volume: Questo libero sie de Perjgo loredll e fradei. fo de mis. Antonio.

5. Cod. cart. in foglio, del sec. xv, composto di carte

scritte J 59. 1. Oal'. 1. h LIBRO DELLA PAZIENZA (ehe e partt3 del

l'rattato della ]}Jedieina del Cuo1'e) III FltA DOME­

NICO OAVALCA. lncomincia senz' alcuna intitolazione: Chapi­

toto jlmo di motte elwmendatione et la2!de dila pa­t/:entia ec. (A) Ghornendatione et laude di lao pati­l'ntw prima diremo molti amaistrallteti eli lit sacra scriptura ee., e finisee: si cite p le pene presente purgati rneritiarno dt godere cu lui nela etrmUt gloria la q7tale ne ehonceda diu xpo benedeto )iota eli dio benedeto e Jl nosto. maestro abiamolo di kumilita d patientia. qwi e.~t benedictns -in secula seculari;' ame.

La Medicina del Cuore del Oavalca e divisa in due libri, il primo de' quali tratta deU' Ira, il secondo della Puzimmt, ed e appunto questo secondo quello che qui abbiamo, mancante tutta­volta del pl'ologo che suole avero inIlanzi quando va congiunto col primo,

II. Oar'. 64' SONETTO, che incomincia : Colt~i cl~e vuole molta meritare.

IlL Car. 64. verso. Legienda di sancio lwustachio. Incomincia: (N) Ela chorte di traiano enputore

fo fra gli altri ec. IV. Car. 68. verso. Legienda di sancto Aleso (cioe

Alessio)d. Incomineia: n E lac'itate di t'oma fo uno homo

nobilissimo &e. v, Car. 71. Comincia la isto'ria di Sancio Clemefe

in uU~9a1'e tra.fllatata p Guido da Gonzaga p1·otonotario.

Essa e preceduta da una lett era del volgariz­zatore, che ineomineia: Lo inq)ioso dominio di cliaritate me ha constreto cecilia Illustrissima a clwmunicliare cu teco alcuna parte dil spirituale tlwsoro ec. Edell' istoria, ehe e divisa in x. ca­pitoli, e questo il principio: Antichamente el fo nela citade di 1'oma uno nobilissimo homo el quale Jl nome gliera chiamato Fustino ec., e finisce come

d E diversa da quella pubblicata dal Manni nel t, iv. delle Vite de' SS. Patri.-G. Manuzzi.

segue: et li co el corpo el gloriv clemetl3 813 riposa et cu lanima segode dio nela beata vita, la qual dio ne eoncieda at nro fine. .A men.

Chi sia I' autore dell' originale Latino di questa favolosa vita di S. Oleml:'nte papa, non e pun to noto. Del traduttoro all' ineontro abbiamo qui il nome, il casato e la dignita. Nonelimeno, niuna menzione trovandosi ill lui nell' istoria dell' Italiana Ietteratura, giovi qui toccarne qualche eosa. Ei fu Mantovano. Nacque in suI cadere del seeolo xiv, od ebbe per padre Febo, figli­uolo naturale di Lodovico II da Gonzaga Signore di Mantova. Abbraceiato da giovane 10 stato ecclesiastieo, venne fatto canonico della catte­drale di sua patria. Ebbe poscia per qualche tempo in commenda Ia badia di S. Benedetto di Polirone, e nel 1429 gli fu conferita quella di S. Andrea in Mantova stessa. Ebbe anche la pre­positura della detta eattedrale: fu inoltre proto­Ilotario Apostolico; 0 finl di vivore nel 1459. Parlano di lui come di persona molto pia e gene­rosa diversi serittori; ma niuno ne troviamo che acconni esser egli stato eziandio un eoltivatore de' buoni studio Dobbiamo al presente codice Ia prima notizia e Ia prova insieme eh' egli fu tale. Dalla lettera di lui che precede il voigarizza­mento, rieaviamo aver egli dedicato questo S110

lavoro a Oecilia Gonzaga, figliuola del principe Gianfrancesco, primo marchese di Mantova, e sua eugina (che dessa e senza fallo quell a Cecil£a Illustrissima, cui indirizza Ie sue parole), la quale fu allieva di Yittorino da Feltre, e gode a que" tempi pel suo sap ere di grande celebrita. Ben e vern che nella copia che qui abbiamo, esso volga­l'izzamento appare pieno di modi barbari e strani alia buona favella; ma che cio sin per colpa del eopista anzi che del traduttore, ce ne fa certi un' altra copia, seevra affatto da simili brutture, Ia quale sta in un codice della biblioteca l\Iareiana eli Venezia, segnato fra' Naniani Volgari di num. lxvii, se non che quivi nel titolo Ieggesi il ca­sato del nostro Guido trasformato in Gonzam. II qual travisamento dee essere per avventura stato cagione che il dottissimo J acopo Morelli nella sua illustrazione di quel codice (Oodici MSS. Volgari della Libreria Naniana, p. 68), sebbene lodasse questa traduzionc, nulla toceasse del tra­duttore.

VI. Oar. I II. IL TRANSITO DI SAN GIROLAMO (senza titolo ).

Ineomincia: el somo et homnipotete dio el quale aehadauno rende merito ec., e finisce: ne doni et choneiedi di posere techo goderc la suo eternal bea­titudine elle ati ha eozed-uto. ame.

E' questa una traduzione de' capitoli dodice­simo e seguenti dell' opuscolo Latino attribuito ad Eusebio de morte Hiel'onymi ad DamaS'llm, che sta nel tomo xi. delle opere di esso santo stamp ate in Verona, 1734-1742, per cura dell' Ab. Domenico Vallarsi.

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7 CODICI MSS. CANONICIANI ITALIC!. 8

VII. Car. 134 verso. VITA DI SAN GIROLAMO, TRA­DOTTA DAL LATINO.

Incomincia: S Econdocne questo beato saneto Jeronimo ne la fine di vno S~to libra dicie fo jioEo di 'Ono nobile noma el quale ebe nome mueebio ec., e termina: torn01'ono ale suo abitatione et co el medio et beneditio eli Seo Jeronimo.

Anche questa breve vita, di cui l' aut ore e sconosciuto, leggesi in Latino nel sopraccennato tomo delle opere di S. Girolamo.

VIII. Car 137 verso. EPISTOLA ATTRIBUITA A SAWl" AGOSTINO, E INDIRITTA A CIRILLO VESCOVO G~> ROSOI,IlIUTANO, INTORNO A SAN GIROLAMO, CON ALTRE COSE RISGUAR'DANTI IL r.IEDESIMO SANTO TRATTE DA UN' ALTItA EPISTOLA ATTRIBUITA AI. SECONDO E INDIRITTA AI, PRIMO.

L' epistoh attribuita a S. Agostino inco­mincia: Venerabile cirilo Jo penso no sia datacere ec. E delle case che ad essa seguitano, e questo il fine: nele ltopatio di ijsto seo homo si forzino seguitare ajine che qttela beata gloria posino case­guire che lwi p suo 1ne1'iti a agstato.

Di tali sCl'itture ancora abbiamo il testo La­tino nel tomo xi, sopraccitato delle opere di S. Girolamo.

6. Cod. cartaceo in foglio del sec. xv, con iniziali

colorate: composto di carte scritte 109.

I. Car. I. II, LIBRO DELLA DISCIPI,INA DEGLI SPIRI­TUAI"I CO""lPILATO DA FRA DOMENICO CAVALCA.

Sta innanzi nu prologo el1() incomincia: Bpi­ritu vivimus. Spiritu et ambztlemus &c. Lo Gent-i­lissimo Apostoto Sando Pauto uegendo molti ne la chiesa di dio auere uista et nome et habito duomini Spirituati et no uiuere cltOme rz'chiede to stato et lab ito loro qztaxi indignandossi contra li d~fJecti 101'0 si li reprende ne te predecte parole ec. Dietro al prologo e lIt tavola de' capitoli. Principia indi l' opera come segue: Quanto adio dispiacia lo peccato della tepedita mostrase ne la Apochalisi ec.: e finisce: no si con/essa p amore ma piu tosto per paura 0 per male parere. Et questa basti auere decto contra lo indugiare del confessare. AMEN. Finisse lo libro de la dissiplena de li spirituali. Dea Gratias. Amen.

Di tallibro, frequentemente citato dagli Acca­demici della Crusca ,nel loro V ocabolario, sonoci impressioni del xv, del xvi, ed una pure del paasato secolo, Quest' ultima, che fu fatta in Roma l' anno J757, in 80, per cum del eel. Mon­signor Gio. Bottari, reputasi la migliore.

II. Car. 38 verso. SOLILOQUIO DEVOTO, AGGIUNTIVI ALCUNI MORAI,I AMMAESTRAl\[ENTI.

Incomincia: Or chon che forte abraciamento me abracia.sti 0 buono yflu &c.

III. Car. 42. TRATTATO DELLA MEDICINA DEL eUORE Dt FRA DOMENICO CAVALCA, DISTINTO IN DUE LIBRI.

II primo libro e preceduto da un prologo, il quale incomincia cosl: Legiendo me et trouando JJ le scripture sande eo.; e del libro e questo il principio: A detestat,ione e biasimo de lira in­prima possono ualere li molti amonimenti de la scriptura sancta la quale questo peccato ci uieta ec. I n fine ha un Serventese, di cui ecco il primo verso:

o Crist'lano che ti u'ince lira. Anche al secondo libro sta innanzi un prologo, che incomincia: Poiche abiamo mostrato ec. II libro poi principia cosi: Ad comendatione et lode de la patientia fana in prima li molti amonimenti de la scriptum ec., e finisce colle seguenti parole del capitolo xxx: c1w istato sarebe idio se auesse uolnto pat'ire grande pena per guadaguarci piccolo; lasciandoci desiderare a com pimento dell' opera due terzi, 0 circa, di esso capitolo, che e I' ul­timo, ed un nItro serventese.

Di questo trattato pure ci ha parecchie iUl­pressioni, lIla tutte qual pili, qual meno, SCOl'­rette, non eccettuata tam poco quella fatta per cura del Bottari in Roma l' anno 1756, in 8vo, che il Poggiali chiama ottima. In alcune, e in quest' ultima ancora e perfino alterata Ia, divi­sione dell' opera, trovandovisi in tre libri, mentre l' aut ore non l' ha partita che in due, com' e manifesto, dal prologo del primo, ove leggesi: Ed acciocche ciaSClmo pilt legpiermente possa fro­vare quello che mwle, no distinta quest' opera in due Ubri. /l primo sara a biasimare l' ira co' vizii e mali che da lei procedono, secondoche si mostera e contiene negli i1?frascritti capitoli: e I' altro sara a commendazione della pazienza e delle pene, con altri capitoli cke saranno posti nel suo luogo. Il primo libro e diviso in xii, il secondo in xxx capitoli; ed in fine di ciascun libro e un serven­tese, che ne contiene il sun to.

7. Cod. membranaceo hl 4°., del sec. xiv, con lettere

iniziali colorate; composto di carte scritte 1°4. TRATTATO DE' Q.UATTRO EI,EMENTI, DE' Q.UADRU­

PEDI, DEGLI ueCELLI, DE' I'ESCI, DE' VERJl.lI ED INSETTI, DELLE I'IETIlE PREZIOSE, E DJJ:],LE VII. REGIONI l)EL FIRMAMl!:NTO, CON UN LIBRO DELLA VIRTU DEI,L' ERBE, ED AI,TIlE BREVI SCRITTURE IN DIALETTO VENEZIANO.

Incomincia: Generalrnente s'ie da dire 1: prima de li iii:f. elementi e distinguere la soa esencia e la Baa natura. E que cossa e 10m ado. E como ele mondo sie ttn mouifiito da tute parte e mouesse in perpetva e mouera. segondo 10 dito de Ii jilosoji. La sua jigura sie in 10 modo de la pelatorondella cit la quatle se sol zugare. E la soa .~imilitudine si e distinta at modo de louo de la GaUna ec. Ed in fine della parte OV' e discorso delle VIl. regioni del firmamento, che e l' ultima del suddetto trat­tato, leggesi, Explicit liber Elernentorurn quatuor

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9 CODICES MSS. CANONICIANI ITALIC!. 10

uidelieot £gnis aoris aque et tore auiu celli uermiu pisittm aquo et lapidum precioxorum. Seguitano quindi un' orazione per benedire Ie pietre: un dis­corso intorno al1a virtu dell' erbe: un breve componilllento in cattivi versi latini rilllati de vir­tutib'lts vini: alcune osservazioni circa l'orina; e per ultimo un trattatello, in Veneziano anch'esso, ma btinamente intitolato: de disposicione ku­mani c01])o1'is per uniuerssa memora sccnndum Aristotillem.

Tutte traslatate dal Latino stillliamo Ie diverse opere che qui in antico yolgar Veneziano si leg­go no ; anzi quanto alIa prima non abbiamo alcun dubhio, trova,ndosi in Latino appunto in un testo a penna della libreria dol Collegio chiamato del Corpo di Cristo di questa cittad • E perciocche essa e la principalo, ci piace di qui darne un saggio: 0 fia il seguente, pre so da quella parte ov' e discorso dugli uccelli.

De la Grua Gr'lta e tin o,nello eki a lon,qa la golla 13 le gambe. Si uolla nolontem in gran or(qada 13 ••• , Qnanclo eta uolla ttna ne na inanti, e quando lo ita a leta per dorm ire ttna st(~ a la guarda e negia, e perehe ta non dorma si ten una preda in lo pe. R de lo .. r. una fa la guarda 0 mudasso la soa guarda iiij. jia la note, e quando 10 guardo uol dOl'mire elle cltiama to altte clte den w'giare, et cUe tolono la preda -in pe, e zascnna clli dorme si ten 10 cauo ascoxo sotto lalta e tal fiada donne in un pe.

8, Cod. membranaceo in 40 • grande. del sec. xv. Lo

scritto e disposto in due colonlle, ed occupa carte 76.

TRATTATO DELl,A ::IIEDICINA DEL CFOUE DI FHA

DO::lIENICO CAVALCA, DISTINTO IN DUE I,IRHI, rna in fine mancantc di d~te carte.

Principia.: (I)Ncomincia illibro della pacieeia et e clUro altira et ckiamasi llfedicina del cuore. ;plapo. nel 1R76.

Legiendo me et troztando per scritt!tre sancte et anche prouando spesse fiate z me et z altrlti cft la uirtu della paciecia e molto elificile ec.

Al prologo seguita la tavola de' capitoli del primo libro: indi incomincia illibro stesso cosl: Gome per motte scritture la ira ce biasemata et vie­tata. cap. 10. Ad detestaeione et biasimo dellira z prima possono ualere le molte amonilion-i de scti ec. Al fino del xii. capitolo, con che termina il detto libro, e il serventese

o LYplano cite ti vince lira: e dietro ad esso leggosi: Pinisce il j'ui!tese sopra il pmo lioro V aur d£ yliu xpu elite uno aue maria J) laza eli Sandra cft nellR76 (cioe 1476) adi [6 eli luio cU1!'i (lsto essenelo stato ZtHJ,ato in scW spu R I (cioe 41) alii con molti falli soportato p !tittu de

d Di Osford, ove io scrittore dimorava, ed ove compilai la presente opera.

padri, ta copia del qual scrisse qsto era il primo libro che scrisse tra poueri Beato fJiouani vesehouo di firara dignissiu. Dalla qual nota, oltre al nome dell' amanuense, ed al tempo preciso. in cui questa copia e stata condotta a termine, veniarno anche a. sapere la. curiosa particolarita, ch' essa e stata cavata da un' altra, fatta in sua gioventu dal dotto Giovanni Tavelli da Tussi­gnano, gia vescovo di Ferrara, cui andiarno debi­tori de' bellissimi volgarizzamenti degli ultirni xvi libri de' Morali di san Gregorio papa, 0 do' Sermoni di san Bernardo sopra Ie solennita di tutto l' anno. Ne dubitiarno che que! testo non fosse assai buono, perciocche buona pure si e In presente copia, sebbene il povero Sandro vi abbia faUo dentro non pochi errori.

II secondo libro, preceduto anch' esso da. pro­logo, e dalla tavola de' xxx capitoli, ne' quali e diviso, incornincia: A comendat,ione et laude della paciecia ec., e finisce colle seguenti parole del capitolo ultimo: Della pma dice sco fJiouafti net apocalipsi vidi turbam magnet qua denumemre nemo poterat. Et selle dilecto a uedere rno a due amici ceto eben magiore auene tiiti. Della secuda cosa cioe nooilita gia 0 detto cite tutti sono Be et figlioti di dio. Della teza cioe del greide. Le due carte mancanti dovevano con tenere la conclusione dell' opera ed un altro serventese.

9. Cod. cartaceo in 4°. del sec. xv, eon iniziali messe

a colori: composto di carte scritte 103.

Sl'ECCHIO DEI~LA CUOCE DI FRA DO::lIENICO CA­

VALe.\.

Incomincia: Prologo sopm it lioro ekiamato speckio eli Cl'oce conpilato V frate dominico da pixa de lordine de Irati predicatori. Dice il santo nan­gelio p sim(olianza clbe uno si,qnore partendosi da suo citade cumisse ali suo SCl'vi certa pecunia co la quale douessero puadaglla7'e ec.

E divisa quest' opera in L. capitoli, del primo de quali ecco il principio: Dipo el peccato de

primi parenti ec. L' ultimo finisce: Et dunque questa opem dita Specl!io di croce po cke xpo in croce ci mostl'a ogni sua 'Jifectione et ogni nostra macula la quale p suo e:l'empio dobiarno mostrare. Et qui e ppiuto it tratato del specllio dela croce. Sit tans oleo. TEA-OfT.

Fra Donwnico Cavalca. non fu verarnente da Pisa, come e detto in questo codice, rna di una terra del contado Pisano, chiamata Vico, ch' era feudo della sua casa; onde da Vico Pisano viene generalmente appellato. Egli nacque in­torno al 1280, e fini di viYere nel N ovembre del 1342. DelIo varie sue opere, tutte distese neUIt pili pura Toscana favellu, ]a, presente e la piu nota e la piil stimata; ma. la copia che qui ne abbiamo e cosi scorretta, ehe nulla quasi vi si l'inviene dell' originale dettato.

c

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11 CODICI MSS. CANONICIANI ITALICI. 12

10. Cod. cartaceo in 4°. piccolo, del sec. xv, composto di carte scritte 109, a due colonne.

TRATTATO DELLA MEDJCINA DEL CUORE Dr FRA DOMENICO CAVALCA, distinto in due libri.

lncomincia con queste parole del prologo del primo libro: Legendo mi et trouando p le scripture sancte et ancko JJuando z mi et z altl'i clw la uirt~t della patientia e molto dLificile ec. :Finisce collo seguenti del xxx capitolo del libro secondo: I

Seguitiamo adul]}. lauia deta croce co pfecta pa­cientia adzoC'li p Ie pene pilte siamo pnr.qati et mereciamo di goldere cu esso !Jkil xpo inquella etiia gloria la q2tale ce {JCieda esso !Jesu xpo fioto dedio biideto 10 qttale uene p nTO maestro de hu­milita (' de patientia lo quale uiue et regna z semda seculOr2tm. Amen. Finisse 10 l'ibro de la patietia.

Appresso, della stessa mano, leggesi questa nota; Ex jlIontess. die ultimo Januarii lJli'llo CCCCO.XLVO. Indic.e VIIlO. Indi di mano diversa e meno antica: Iste liber est mei jeronimi murixino filij domini lodouici m'urixino.

Questo trattato, scritto gia dall' autor suo in Toscano linguaggio, trovasi qui dall' amanuense, che senza fallo era un Veneziano, rid otto in gran parte nel volgare della sua patria.

11. Cod. cartaceo in 4°. del sec. xv, di carte scritte 92.

I. Car. I. IL UBRO DELI,A DrscTPLINA DEGLI SPIRI­TUALI, COMPILATO DA FRA DOMENICO OAVALCA.

Principia: Ave maria gracia plena dils tccU. Cominfa el tractato detto Disciplina de spuali tJpilato p frate domenico eavalca da uieo pisano de lordine di pdicatori distincto in xxv eapitoli come apare p ijsta lfra scripta tauola ec. Finisce: E questo basti auere detto contra lo zdu,qiare del eofessare. Dio ci dia gracict di bene confessare (' di bene pentire di nostri peccati acio eke noi abiarno qui la sua gracia (' ala nostra fine uita eterna. Amen.

Di questo libro abbiamo gia parlato nella de­scrizione del cod. di num. 6, il quale ne contiene un 'altra copia.

II. Car. 7 I. Cominqa el lractalo de le trenla slol­ticie clze si cometono nele bataglie spuali compilato per frate domenico cavalca da uico pisano delordine eli predicatori.

Anche di questa operetta del Cavalca hanno fatto uso gli Accademici della Crusca nel 101'0 Vocabolario. Essa e stata impressa due volte: la prima, sotto il titolo di Battaglie Spiritual'i 8acre, in Venezia per :Francesco Marcolini I'anno 1537, in 8vo., rna poco correttamente: 1a se­conda, dietro al trattato della Diseiplina degli Spirituali dello stesso Oavalca, in Roma dal Pa­gliarini nel J 757, pure in 8vo., per eura del Bot­tari, coil' aggiunta di trenta sonetti del medesimo autore, ciascuno de' quali comprende la sentenza di un capitolo dell' opera e ; e questa edizione e migliore assai della precedente, sebbene neppul' essa possa dirsi priva al tutto di mende.

12. Cod. membranaceo in 4". del sec. xv, compos to di

carte scritte 82, a due colonne, e con iniziali co­lorate.

TRATTATO DETTO PUNGELINGUA, COMl'[LATO DAL VENERABILE RELIGIOSO FRATE DOMENICO CA­VALCA DA V ICO PISANO DEI.LORDINE DE FRAT! PREDICATORJ.

Ha innanzi un Prologo, di cui son queste Ie prime parole: Percio cke come dice sco Jacopo apostolo nella sua epistola. La lingua nostra e de inquieto male piena ec. Al prologo succede la tavola de' capitoli; indi comincia il trattato cosI; iVoi trouianw eke dodici cos(} et considerationi coin· ducono ad bene guardare la lingua ec. E finisce : Pregl~iao dUI]}. idio en ci dia gra di si la l'igua gua1'dare eke tJ essa siamo degni di sempre z eterno co scz angeli lui laudare (' rzgratiare. AMEN. LA VS Deo sep. Finito e illibro detto puge lingua z vulgare. In mote olineto adi. xvi. dottobre. ix. ItOra nottis, J 459, P me Irate fortunato. Et ~tOglio cn sia qsto libro doppo la rnia uita del monastezo di mote oliueto da cltiusure.

Appie della prima faccia e l'insegua dell' ordine de' Monaci Olivetani colla seguente iscrizione all' intorno: P Prietas istz 9 libri pt'inet monasterio pilcipali motis Oliti.

Non e questo trattato, da poche cose in fuori statevi aggiunte dal Oavalca, se non che una parte, traslatata dal Latino in Toscano, della somma de' Vizii di fra Guglielmo Peraldo, 0 da Perault in Francia. La qual cosa ci fa sapere i1 Cavalca stesso nel prologo, dicendo: E per­cioecke di questa materia e di questi peccati (della lingua) molto bene e singolarmente parlo it devoto e sapientissimo Irate Guglielmo di Francia dell' 01'­

dine de' Frati Predicatori nella sua Somma de' Vizii, li quali dalla lingua procedono; intendo principalmente recare a comune volgare la detta opera, giungendovi alcune altre cose, ragioni ed esempli ehe parlino di simile materia. E quanto al nuovo titolo da lui appostovi soggiugne; E

Precede il prologo, che incomincia: Legendo (' prouado cke bataglia eotinua e la uita nostra sopra la tera ec., e tien dietro ad esso la tavola de' capitoli, i quali sono xxx. II trattato prin­cipia come segue: La prima stolticia sie di queli eM predono arme tropo graui ec., e nnisce: Et con <J.ueli puoeki eke sono rima<~i cobatta valentemente inflne ala, morte. AMEN. Finito libro Re.ffera. mus gras (Cpo ame.

, e I codici 165 e 232, che descriveremo pift innanzi, col Trattato delle trenta stoltizie contengono anche questi trenta 8onetti.

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13 CODICI MSS. CANONICIANI ITALIC!. 14

perche quest' opera e latta a reprimere li vizii della lingua, e vituperarli, voglio che si cltiarni Pungelin­gua, sicche come ella male punge, cos) sia punta. A vendola noi di fat to mgguagliata colla detta Somma, abbiamo veduto cho tre quarti almeno di essa sonG tolti di peso da queIIa. Contuttoccii) e opera pregevolissima, specin.lmente per la favella in cui e distesa, la quale e aurea. Ell' e stata pili volte stampata. Ne so no a noi note sei diverse edizioni del secolo xv, due del xvi, ed una dol passato secolo, che fu procurata dal cel. monsignor Gio. Bottari. Non crediamo peri) che alcuna di esse (e parliamo per oonfronti che ne abbiam fatto con buoni testi a penna) sia di sincem lezione.

13. Cod. cartaceo in 4°. del sec. xv, composto di carte scritte 56. I. Car. I. FIOR Dr VIRTU, COMPOSTO PER FRA TOM­

MASO.

Principia come segue: Incomzeia illibro di fior di uirtu conposto J) loe gregio F? Tomaso. 0 facto come eolui eli e in nno priide flU to di fiori eli ele.f/ge tntta lacima dffiori J) fure UM piceiola gr·illanda. E po uoglio eli questa mio picciolo lanoro abbia nome flore di ~lzt~t di costwni. Et se alcuno dificto ciauesse che sono certo cli ciene la dil5e1'etione di coloro chello leoerano sillo amendino eli insino adam 'io matenoo alla lora COI't'f3ctione e lascino 10 mio fallo. l<\nisce: Lo Betthno di siriposo daUauorio eli aueua facto .. finis. Explicit libel' iste deo gra­tias amen.

Questo Fior di Virltl attribuito a un fra 'l'om­maso e il medesimo notissimo libl'O che sotto tal titolo, rna senza nome eli autore, vione allegato come testo di pum Toscana favella nel V ocabo­lario degli Acadomici della Crusca. Quanto alia lezione concorda per 10 pili colla stampa che ne fece fare il Bottari in Homa l' anno 1740, in ~vo., rna non gia quanto all' online delle materie, che verso il fine e diverso: il che notiamo perche qualcuno trovandolo terrninaro colle parole che leggonsi a met;! dolla faccia 157 di detta stampa, non 10 credesse impel'fetto. Chi sitt poi quel fm 'l'ommaso, a cui esso vedesi qui ascritto, lasce­remo ad aItri l' indagarlo.

n. Car. 54. RUlE DI DIVERSI ANTICHI ATTTOIU.

II primo componimento e intitobto : "','onetto di dante aldicltieri, c incomincia:

Fior di nztu sic gentile corapgio. Tanto nella Raccolta de' Poeti Anticlli dell'

Allacci, impressa in Napoli nel 166 I, quanto in quella de' Poeti del Primo Becolo della Lin,r;ua Italiana, stampata in Firenze nel 18 I 6 in 2 vo­lumi in Hvo., e' va sotto il nome di Folgore da San Geminiano. Dal ch. Sebastiano Ciampi vien posto invece fra Ie Rime di Cino da Pi stoia.

De' componimenti seguenti sonG questi i capo­versi:

At ,r;ionane eli uuole potare honore. Sonetto. Amico se no vuoy uiuere inuano. Sonetto. Oiascurn in questa modo uuole palagio. Sonetto. Be limosina fay 0 carita de. Serventese.

Al fine di esso leggesi la seguente nota: Mille­sirno quadregentesimo quinquagesirno octauo induc­tione (sic) sexta et die decima selda rnensis septebris finitus fui p xpi .qratiam amen Amen.

Xpo abbia lanima di queUe psone. Sonetto. o tl~ eft cltiedi il mio l'ibro inpstanza. Ottava. Ohi cade in derisione 0 in pouertade. Cobbola. Done c7i auete castita :pmessa. Sonetto.

Da una iscrizione finalmente, che intorno ad un corchio messo a colori trovasi sopra una carta di guardia al principio del coelice, raccogliamo che il copiatore di esso fn certo Piero Serantoni, verisirnilmente di Lucca, ov' era di quel iempo, ed e oggi :lI1cora una famiglia di tal cognome. La qnale iscl'izione dice: Ego Petrus ser Fran­cisci Berantonii feci flOC opus anna dni () CCCCo. 69·

14. Cod. cartaceo in 4°. del sec. xv, composto di carte

scritte 17 I.

Jr, LIRRO DELLA PA7,IENZA (clle e petrte del trattato delta Medicina del Cuare) 1lI j:RA DOMENICO CA­\'ALCA.

lncomincia: Chapitollo fllno di molte comeda­tione e laude dila pal'ientia ec. a Comedatione e laude ditla pacientia farema fl1na ,qli motti amo­nimcnti di la scril'tura santa ec. Finisce: Bic1"e V le pene pl'eSellt(! purgati meritiamo di goder col-wi nela eterna gloria la quaUe lIe chOeieda esso yhu xpo benedeto .!iolo di dio to q~tale p nosto. maesfO. di fmmilitd e di pacientia, qui est benedictus z sec1tla seeulo,+- amen. Penise 10 libra di la patientia, deo gratias.

Non e questo MS. se non che una copia del nUIl1. 1. del cod. 5 registrato addietro.

15. Cod. eartaceo in 4°., della seconda meta del sec.

xv., cOlnposto di carte scritte 34, rna a cornpi­mento del contenuto, mancante di una fra la 271Jla. e la 28ma., di un' altra fra la 3 rn"'. e la 32mB., e di alcune pure in fine. Oltre a cio vi si trova difettosa di un pezzo la 14 mao

LETTERE DI FEUCE FELICIANO DA VERONA. IN­

slInm CON AI,CUNE DI ALTRI A LUI.

Tutto scritto di pugno del Feliciano stesso e il presente cod ice, come ci assicura il confronto che ne abbiamo fatto con un altro di questa mccolta scritto indubitatamente da lui (vedi 3ppresso il n.

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15 CODICI MSS. CANONICIANI INDICI. 16

56); e dalla Iettera con ehe ineomincia, ricavia­mo averlo egii mandato in dono a certo Dome­nico suo amico. La qual lettera, essendo breve, stimiamo bene di qui riferire per intero.

10. HO. IVDICATO DOMINICO cft tu sie digno da esser da me amato & obseruato, enu sola­mente da me picoZo homo ma da qualuncti principe et signore pIa tua modestia. plo eloquio. per la ur­ban ita. p gli costumi toi ornati. et V molte uirtute corporale et mentale, e p q!testo 7tiene ate il mio picolo liareto testimoio dela miafede. nel quale uede­raj diuerse littere di materno eloquio confecte, desti­nate amolti amici. Jo non lw li cauaUj di Dar­dana ornati di freni nitenti, ne lanni di Vulcano donate ad Achylle. Jo no Ito gli cani di Gepltalo ne li uciel1/ amaestrati ala Rapina. ne le reti con­texte. a poterne pigliare. Jo non lw li lapilli di Atltalo Re di lasia, ne gli anellj soi grmti p molto oro. Jo non lw la toga, di ioue optimo. ne la qua­driga di Apollo 0 di Epidau1'0 la barba. ~Ia i~ lw it mio calamo (ito di niqro atrameto a potert! scri~ter it presente libretto. questa adunllJ prenderaj daltuo feliciano. Ricordadoti il sauio consiglio di Catone, il quale dice ne i sOl 7Jcepti. Dal potwro homo el picol presente e dono placidamete ricmf;j. ne ti dometicare amoreuelmete laudarlo. Tit dun(]J ascolta con amictiuele orechie le mie parole elieto pipl£a el mio dono. VIVI con dio e con la uirtu ali qual duj opni creato spirto e debitore. D EO' ET·VIR'rVTI·OMNIA DEBENT.

Delle lettere che seguitano, sono questi i titoli. 2. Mode8tati8 et eloqnentice Juueni Flauio

Am.ynthce Sacri Apollinis Camemrio ac JJl usa,+-. alumno.

3. Sine Crimine Juu:eni Joanni petrucio plza­nestrj Amico bene merito suo.

Fra' Codici Harleiani della Biblioteca del Mu­seo Britannico di Londra n' e uno segn. di num. 5271.35. b., scritto anch' esso di pugno del Feli­ciano, che contiene, oitre a non poche altre, pressoche tutte Ie lettere ehe stanno nel presente manoscritto; ed in esso trovasi questa indiritta a Zuane Peruzo.

+. Studioso et littemto Juueni Anselmo donato Bononiensi amico precipuo.

Nel sopra citato cod. Harieiano questo Anselmo Donato e detto da perusa fipliuolo del spectabil doctore mis. Bal(qnano degli A lbiSi.

5. Moribus o1'natissimo Ri~ardo Bononiesi Amico ualde dilecto.

6. Preterite· Antiquitatis indagatori solerti fl­liciano Veronensi amico optio•

E in risposta alIa pl'ecedente. 7. LEVCADlO F ACVNUO FELICIANVS.

8. Felicianus Menodoro Anconitano. 9. Menodorus Feliciano.

10, ANTIQV ARIVS THIDEO CALVO.

Questo Thideo Calvo nel cod. Harleiano e detto de marescotti.

11. Fmnciscus Nursius .feliciano Antiquario. In fine di questa lettera e un sonetto dello

stesso N ursio che incomincia : Non fIb piu infeste eli Agameno forte.

11 Quadrio nella sua Storia e Ragione di ogni Poo­sia, vol. ii. p. 208, mentova un Francesco N ur­sio Veronese, come rimatore a' suoi di famoso, ma s' ei fu l' autore del sonetto sovraccennato, la fama invero fu verso di lui oltremisura libe­rale.

12. Heliconio Vatifrancisco Nu1'sio Felicianu.~. Questa Lettera e accompagnata da un sonetto

del Feliciano stesso f , eho ora qui trovasi man­cante de' primi tre versi per essere stato strap­pato il pezzo della carta su cui erano scritti.

13. A1JZicoq..}J'rincipi et totius ausonie splendori Albe'rto Ceruleo Juueni intege'l'ri71lO.

14. Feliciano Antiqual'io diputato p Antonio dat lino in loco de uical'io nel castel eli salt %01'ZO in bolognese non Ii liol stm-e pcti dice esselldo tra (jUi uillani Ii par esser tra oNfi e tra porci. e poi se ne ueiie a Bologna.

E con questa un sonetto di esso Feliciano, che incomincia:

Jo son tra tori, Orsi, e ira leonj. 15. Feliciano uiro faculldo et musis dilecto.

fuscus Ariminensi.'f salutelll et letitiarn fatuI'.

Accompagnano questa Iettera quattro distici Latini ed un sonetto di esso Fusco: il quale crtl­diamo essere quel Domenico Fusco da Rimini, (Ii cui fanno menzione il Crescim beni ne' Gommen­tariZ della VoZqar Poesia, vol. ii. p, 340, ed il Qua­drio nell opera sopraccitata, vol. ii. p.674.

16. Bellerophonij ac Helico1lio Viro .fusco de Ari11liJlo mllSa'4. alumno et Vatifacundo.

Ha in fine un sonetto in risposta a quello del Fusco.

17. Felice al nobile Zouene pamdolpho partlte­nopeo p la morte de la sua I nclyta madona Constantia altmmente cltiamata <llIAENA.

Anche questa ha in fino un sonetto del Feli­ciano.

18. Feliciano a quel medesimo amico coutinua q.fJto P1'oposito namndolj el suo exilio amo-1'OSO.

19. Hortensio philadelpho p lamore de Nico­strato pandoro luno e lalb'o adolescente (cioe lettera di Ortensio al detto Nicostl'ato).

20. Innocenti ~ pudico Juueni G1'eg01'io Saxo Romano Musa'4 alumno.

Nel cod. Harleiano e indiritta a Gregorio lava-

f E quel medesimo sonetto che riportiamo in fine della descri­zione del presente codice.

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17 CODICI MSS. CANONICIANI IT ALICI. 18

gnolo, verisimilmente quello stesso Lavagnolo che Sabadino uegli Arienti introduce a narrare Ia terza uelle sue Novelle, nella quale truttasi ap­punto di un' avvcntura del nostro Feliciano.

21. Feliciano ad Lan-zilago dice cn Fle'rminio con parole 1'idicule li Ita lolto il SlIO uedito di uolpe con oppinione demai nol Rel1dere.

22. Feli~iano a lodol/ico Vnico lunlC degliocllj SOl.

23. Consolat01·ia .latta da Feliciano Antiquario al nobile homo miser pandulpllO da parma p la morte di l)olidoro suo cm'issimo ji­gliolo.

24. Dolseji!liciano dela1Jlm·te dilabeone patre eli Vale1'io pisano. il quale cognobe negli anni de la ~'ua adolescentia 1·itrouandossi a Roma

E indiritta al detto Valerio. 25. Vale1·io pisano ame .feliciano. 26. Feliciano ad Antonio dol lyno homo Cla-

1·ISSo.

E con questa, in fine della quale e un' iscri­zione Latina, termina il cod ice.

Felice Feliciano da Lazise nel Veroneseg, scrit­tore di questa codice ed autor della maggior parte delle eose in esso eontenute, fu nomo di eervello assai strambo e bizzarro. Dotato di scarso ingegno, digiuno di sapere, ignorante del Latino e ignorantissimo dell' Italiano, si pose in capo di far il poeta, il letterato e I' antiquario. Com' egli poetasse vedremo pili innanzi: del suo scrivere in prosa e del saper suo la lettera che abbiamo riferita, e saggio, al parer nosiro, suffi­ciente; e quanta a' suoi studi di antiquaria, tut­tocio che ei rimane di lui, si e un volume di an­tiehe iRerizioni ch' egli hn qua e lit eopiate, ed al quale 1m posto il seguente titolo: Felicis FeU­ciani Veronensis );"pi.'1ram1l1aton ex vetustissin.is pet'ipsum jideliter lapidibus excripto1'Ztm . . . . . tiber. Quest! uomo tuttavolta tenuto per pazzo da' suoi contemporanei e dal suo stesso fmtello, come ei mostra una sua Il,ttcra, nelle quale di cia fieramcnte si duole ", due seeoli e mezzo dopo Ia sua morte e stato eollocato fra' dotti e fra: poeti del tempo suo; i'm' dotti da} celebre Sci­pione Maffei i in gmzia della sopraccennata copia di antic he iscrizioni; e fra' poeti da A postolo Zeno, perehe pOl'lsedeva W~ volmne di we rime a pe~nak, Ie quaIi pero sembra eh' egli non ave sse mal lette. AlIa sentenza di questi due sommi ingegni fece eeo, senza cereal' pili oltre, la, turba

go Da una lettera ch' f'i scrive a suo frate\lo, e che sta nel sopral­legato ?od. Harleiano, ricavasi ch' egli era nato nel 1432, e credesi morto mtorno al 1480.

. h Essa e la diciottesima di queUe contenute nel detto cod. Har­lelano.

i Verona Illustrata, parte h. col. 98-100. I<: Giornale de' Letterati d' ltalia, t. xxxiv. p. 61.

de' Ietterati che venne appresso: ond' e che finalmente troviamo il nome del Pelieiano eele­brato dal WeiBs, nella Biographie Universelle, e che il prof. Antonio Marsand nel suo catalogo de' ~1 anoscritti Italiani della Regia Biblioteca Parigina (t. i. p. 149), parlando di un codiee autografo di poesie del nostro scrittore (forse quello stesso eh' era dello Zeno), dice: Sembrami un manoscritto di qualche pregio, e cke meritarne potrebbe: la pubblicazione; e come saggio di tali poesie riferisce il primo quodernario di un sonetto contra la mala lingua. Ma sia a noi qui permesso eli dare intero questo sonetto quale appunto leggesi nel detto autografo Parigino (car. 17) I; e da esso poi altri guidiehi se il Feliciano fosse poeta, e se i suoi versi meritar potrebbero la pubblicazione.

Non e si aeuto iltosco de serpenti N e la stroza dun Cane e piu arabiata Quanto eli questa lingua dispietata Cli morde estraza con Rabiosi denti

Combusta sii maluasa in fochi ardenti Ouer dun par de boi rotta extirpa,ta E dela iniqua gorga ancor Cauata Possa eli de mal dir mai nonti penti

Etemo il tno dolor no manehi mai ~)aun Aspido eomputa e scorpione N el sueD di Cieuta odi Napello

Veder sempre ti possa 1 pene eguai E sii Consorte a 'l'itio et Isione Odata in Cibo et Esca a farfarello m.

16. Cod. cartaceo in 4°., del sec. xv., composto di carte

scritte 90. DELLA PRIMA GUERRA TRA' ROMANI E CARTAGI­

NESI LIllRI III. DI LIONARDO BRUNI D' AREZZO,

TRADOTTI IN YOLGARE.

Comincia il MS. con queste parole: Aparera forsi a molti che io uada dietro a cosse troppo anti­cke hauendo per materia preso a scriuere de la jJma guerra punica: la qttal 'j) lon.qeza di tempo era za dimenticata et spenta et ma,!;"Zme essendoci molte cosse moderne et nuoue da poter cum degnita sa'iuere et producere itt luce ec. E J1I1isce: p la qual cossa (uti gli (Jalli cisalpini al wto domati et vincti venero 1:n p~desta del popltlo Ro"o. E no molto di poi tolto loro Ie possessione costreti furon t gran parte abandonare it paese.

Leonardi Aretini viri clarissimi jJmi belli punici liber feZiciter explicit. viio. Kt. Septembris IR59. 71Ep to'ipOVVf.t>3f.t Kpwf3aT>3 (sic). . Quest' opera, la quale non e che una compila­

ZlOne, e sovente una mera versione di cio che intorno alIa, prima guerra Punica hanno seritto Polibio (Polibio, non Procopio come strampala­tamente dice i1 Gamba, Serie ee. p. 326, nO. 1057) ed altri antiehi, fu da Lionardo Bruni scritta in

I Esso sta pure nell' autografo Harleiano a car. 21 recto. m II codice Parigino e segnato di num. 7789, ed e in 4to., e non,

come il Marsand dice, in 8vo. D

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19 CODICI MSS. CANONICIANI ITALIC!. 20

Latino, e poi da lui stesBo, credesi, volgarizzata. Dell' originale Bonoci sol tanto due edizioni; rna ce n' ha gran numero del volgarizzamento, che e quello che qui abbiamo, sebbene a dir vero, e' sia cosl pieno di voci e maniere pedantesche, che ne riesce la lettura tutt' altro che piacevole. Nac­que il Bruni in Arezzo nel 1370, e mori in Fi­renze a' 14 di Marzo del 1444.

La presente copia e poco eorretta n; rna buon pel Bruni che la sua opera non era in Greco; che ove fossa stata copiata dal medesimo amanuense che ci ha dato questa, ache seriveva in Greco il suo proprio nome nel bel modo ehe abbiamo rife­rito, chi sa come audrebbe ella concia.

17. Cod. cartaceo in 4°., del sec. xv., composto di carte

scritte 90. IL FnOGEO: EPISTOLE AMOROSE Dr SABELLO MI­

CHELI, CON CHIOSE DEL MEDESIMO. Oomincia, senz' alcun titolo, nel modo ehe

seO'ue: Amabile e meli.fl1w at gusto del mio inteleto solo per dare rimedio ale Vizentine done deseri'/)o a te le nouele epistole le quale puna ehara e gratioxa eltonpillate seraiio a te utile e farano atte uenire le dolze risposte ec. Sopra la carta J 3, recto, ter­mina l' epistola quatordicesima, che e I' ultima; e sopra la seguente principiano Ie ehiose con queRte parole: G~minza Ie ioxe de le l)i.stoll~ de filogiheo eke sono pMtoUe J 4 &c. Delle quell clllose, che occupano tutto il rimanente del cod ice, e questo il fine: tuti Ii modi ehetengono queste Ru­fiane aehonduzere Ie femine ehome apare nel testo. Finisse Ie ioxe de Ie epistole de jilogieo eke sono sta epistole quatordeflJe. .. , .

Non appare del codlCe 11 nome dell autore dl quest' opera. Abbiamo nondimeno potuto ac­cennarlo nel titolo col soccorso di un altro testo della medesima scritto nel 1431, il quale pure tro­vasi in questa Biblioteea, e ehe descriveremo piu innanzi satta it No. 32. Ohi poi Sabello Micheli si fosse, per quanto ne abbiamo cercato, non ci e stato possibile il rinvenirlo. II suo cognome tut­tavolta, ed il volgare, in cui l' opera sua e dettata, ce 10 fanno credere Veneziano; a stimiano ch' ei vivesse nella prima meta del sec. xv., intorno al tempo, cioe, nel quale il codice suddetto di N°. 3z e stato scritto, Quanto all' opera stessa nulla diremo, perciocche ella e cosi sciocca, eha troppo sarebbe 10 spendervi intorno pa.role.

18. Cod. cartaceo in 4°., del sec. xv., composto di carte

scritte 58. I. Car. 1. EPISTOLA Dl SAN GIROLAMO AD EUSTA-

nUn' altra di gran lunga migliore e non menu antica conserva: sene in questa stessa Biblioteca fra' MSS, Digbyani segnata dl num·94,

CHIO, VOLGARIZZATA DA FRATE DOMENICO C~<\­VALCA.

Non ha titolo. La precede un breve prologo del volgarizzatore, che inc,oI?incia: Volendo.p.er utilita datquante donne rebgwse e altre uer9~nl {' hone,5te psone el/,8 non san no grammatieha reear'e z uolgare la bella pistola. la quale sea geroni­mo meLdo ad eustoeltia uergine zdztcendola adamare eben gztardare la sea uirginita ec., e finisee; ef olla dist'ita :pglinfraseritti capitoli. Dell' Epistola e questo il principio: Audi :!ilia uide inelin,!, aures tuas obliviseere populu tuu et domum pat1'lS tui et eoeupisoet rex deeore tztt'i 7oe. per le dette parole le quale sono seritte nel quztesimo quarto salmo parla idio allanima e dice doleemente ec. Finisce; {' eosi zeominciando qui uita gloriosa. na­drai poi coltuo sposo adgodere inetterno .. it qua~e henedetto inseeula seculor] admen deo grapas. Quze jinita laepistola di sea Jeronimo ad eustoeMa nobi­lissima uergine di roma.

Questo in vero. aureo volgarizzamento, che nel titolo da. noi appostovi abbiamo accennato essere del Oavalca, non ha nel presente codice i1 nome di lui, come non l' ha tampoco in tl'e vecehie stampe da noi vedute, Ia prima fatta in Milano nel 1497, 1a seconda in Brescia nel 1499, e ~a terza in Venezia ne1 medesimo anno, tutte III

4tO., rna che sia esso opera sua, ei fa certi il celebre Francesco Hedi, che ne possedeva un antico testo a penna col suo nome, ed anche I' auto rita del Bottar'i, delln maniera di scrivere del Cava1ca peritissimo, if quale sotto i1 nome di lui 10 fe'ristampare in .Homa n~l 176+ ~ietro .BI volgarizzamento del Dlalogo dl san GregorlO, opera di lui anch' esso.

La presente copia nondimeno e di g:an bonta, eben mostra di essere tratta da un ottuno testo : tanto che crediamo che vo1endosi ritornare questa scritto alia stampa, non sarebbe per verun modo da traseurarsi di consultarla.

II. Oar. 5 I. verso. SALl\1Q ED ORAZIONI ALLA VER­GINE 1IARIA PER IMPETRARE IL suo AIUTO NELLE TRIBOLAZIONI.

II salmo e in Latino, ed e quello che principia: Gonfitemini domino. A c~as?un versetto segt;ita una breve orazione a MarIa 111 volgare. La prIma incomincia cosl: 0 madonna rnia doleissima uer­gine 7 reina di tutte le uer,qini di uita etern,a ri?eui fa preee, cIte tiporge la serua tua ec. .L ultIma finisce con queste parole: e racomandom~ madonna altuo doleissimo figliuolo ehe uero dio onipotente ehe sempre mi prOtteghll nemiei bis.ongni e g~ardirr:i da onta e dauergognia ( sempre stLa nellamma m~a e mai dame nonsi diuida. 7 t'iJJ madonna sia mia guida dinanzi alta potenzia diuina. Deo grafia$ Amen Amen.

Anehe queste orazioni sono, al parer nostro, state dettate nel mig1ior secolo della Toscana. favella; ada} vedere ehe chi parla e una fem-

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CODICI MSS. CANONICIANI ITALIC!. 22

mina, conghietturiamo che sieno opera di quaI­che monaca.

19. Cod. cartaceo in 4°., parte della fine del sec. xv., e

parte del principio del xvi, composto di carte scritte I 12. Esso era a un tempo di carte nu­merate 135, rna e stato mutilato di tutte queUe che trovavansi fra la 76a. e la IOOa. 1. Oar. 1-73. FORMOLARIO DI LETTERE E DI DIS­

CORSI, COMPOSTO DA MAESTRO FILIPPO, CITTA­DINO PISTOJESE.

Incomincia: Incipiut Eple Date p magistru pl~ilippu ciue3 q; IJistoriese. Bpla m?:ssiua I. Per­cite apresso de grandi principi e signori si obtengono poche gre senza quatche intercessioe: pte ItO (se grii posso impetrare da te) molto ti priego twgli usare la tua cosueta prlulentia apresso del duca: cli la sua 'inhtstrissima excelletia mi coceda la podesta­ria di melano ec. E finisce: et faro fine 7 ate mericomiido. Ex Vrbe die &c. Vale.

Abbraccia questo formolario gran numero di sag-getti. Gli esempi delle lettere compresi nelle prime cinquantanove carte sono accompagnat,i da una traduzione Latina, che dall' autore e detta emendatio. Parecchi di essi hanno data: alcuni quella di Pisa; altri quella di Firenze; i pili quella di Pistoja; e tutti, quali con l' an no 1488, e quali col 1489. Uno solo e in data di Roma, 30 Decembre 1487. Dell' autore nulla sap­piamo. II Zaccaria nella sua Biblioteca Pisto­jese non ne fa parola. Non sarebbe egli quel maestro Filippo di Simone, 0 Simoni, che il ch. Sebastiano Ciampi a p. 57 delle sue Memorie di Scipione Oarteromaco mentova come pubblico pre­cettore di umane lettere in Pistoia nei. 1483.

II. Oar. 73 verso 76. TRE ORAZIONI DI GIOVAN BA­TISTA BRACCIOLINI.

La prima incomincia: Oro abita i Introitu dno2t, prioh corti Oapo. 7 potate post l'efectione collectio­nis a Jolie bapa. bracciolino edita ano 1520.-Poi­de e.qli e stato piacer ttllo olpotete dio maffi. ptori che p forza rlOi siamo puenuti aqsto magrato ec., e finisce: po domiido atte et Si uenia. Et a loro suplimto doue io Itauessi manchato.

La seconda principia come segue: Oro abita in cosilio post itroitu postatis etc.-Se mai p alchuno epo mag. Si. ec., e termina: 7 coforto ciasclteduno co Ii facti suplire alte parole doue milchato ha­uessi.

La terza comincia: Oro abita i festo 8. agathe coril Rdo. Brw Goro epo fanensi (' capo. 7. potes­tate (' aliis Oiuib3.-Jo harei grandissimo piacer (' cotento Rdo. mosige• magei• Si. piori ee., e finisce: Prestandone la gril cotui ehe datore e donatore dogni opa buona.

III. Oar. 77. LETTERE LATINE DI DIVERSI, E IN­SIEME CON ESSE UN BREVE CARME, P ARIMENTE

LATINO, DI PIETRO TOMEI, 0 TOMAI DA RA­VENNA.

Le lettere sono quarantatre. Accenneremo qui appresso da chi ed a cui sieno scritte, Ie lora date, &c.

I. Vliverius de Vitellis Paulo arehidiacono Castellano: dat. Ex Castiglione nona Kalendas Decembr. MOCOOLXXXo.

Oliviero Vitelli, figliuolo naturale di Sante, da Oittit di Oastello nell' Umbria, secondo che ao­cenna il conte Pompeo Litta nella Genealogia della famiglia di essi Vitelli, nel 1494 era l'et­tore della parrocchia di S. Andrea del castel oi Lugnano.

2. Philippu8 Cioniu8 Onophrio Bracciolino canonico Pistoriensi: dat. Pisis die vigesima J1llii MOOOOLXXXIIl.

Di questo Filippo Cioni, notaio Fiorentino, si han no diverse cose in istampa; fra r nitre una traduzione dal Latino del Trattato de' sette Gradi, pe' quali si ascende alia sommita della vita spirituale, di fra Girolamo Savonarola, suo grande amico.

3· Fr. Bernardu.~ de Vulterra Honofrio Nicolai Brac­ciolini de Pistorio: dat. Florentiae secundo ydus Septembris MOOCCLXXIIIIo.

4. Antonius Bargellinus Domino Honofrio Bracciolino ; senza data.

5. SerapMnus Honofrio Bracciolino; dat. Romae die viij. Dec. 1474.

6. Nicolaus dfii Guilicltini de Guilichinis de Aretio, doc­tissimo jurispel'ito dii. Honofrio Nicolai de Braccio­linis de Pistorio; dat. Aretii die xv. Kl. Feb. MOOCOLXXX.

7. P. Taiolus Honofrio Bracciolino; dat. Pist. tertio nonas Oct. 1476.

Pietro Taioli fu Pistoiese, e discepolo, insierue col detto Onofrio, di .Antonio Rossi, fiorentino, professore di umane lettere in Pistoia fr;t it j 470 e il 1485.

8. Ronofrius Bmcciolimts Petro Taiolo; dat.Pist. quinto idus Novernbris MOOOOLXXVI.

Quest' Onofrio nacque in Pistoia di Niccolo Bracciolini e di Antonia Forteguerri, nipote del celebre cardinale Niccolo Forteguerri vescovo di Teano. Fu canonico della cattedrale di sua pa­tria, valente giureconsulto, e secondo che ricavasi dall' epistole che qui si leggono, anche buon let­terato. II tempo della sua morte ci e ignoto.

9. Adolescenti optimo et erttdito Honopltrio Bracciolino carissimo filio suo Phileticus; dat. Rornae vi. Octo­bris, 1476.

Martino, che da Filetino sua patria si chiamo Filetico, fu uomo dottissimo: passo la maggior parte della sua vita in Roma, e mentre scriveva 1a presente lettera, era pubblico professore di lingua Greca e di Rettorica nell' AllChiginnasio della Sapienza di queIIa metropoli. Oi da di lui non poche notizie pregevoli, e che invano si cer­cherebbero altrove, l' eruditissimo monsig. Gae-

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23 CODICI MSS. CANONICIANI ITALICI. 24

10.

II.

12.

14·

16.

J8.

20.

21.

tano Marini nelle sue annotazioni sopra l' opera degli A1'chiatri Pontificj, vol. i. p. 177, e vol. ii. p.208.

Orispus Honopltrio; dat. Bomae, vi. Decembris 1476. Da questa lettera si raccoglie che Onofrio

Bracciolini, cui e indiritta, era stato in Roma discepolo del Filetico. Ohi fosse que! Orispus che la scrive, non sappiamo.

Honophrius Bracciolinus Orispo,. dat. Pist. pridie ydus Junias MCCOOLXXVII.

Petrus Taiolus Onofrio Bracciolino; dat. Prati oc­tauo idus Junias MCCOOLXXVII.

II Taioli mentova in essa praeceptorem nostrum Antonium Rosswn, nec non Hieronymum, Amhro­sium, Benedictumque Sozo/antum.

Eximio legum pro/essori dflO Ilonofrio Nicolai de Bracciolinis Nicolaus de Guilicltinis; dat. Aretii iiij. idus Septembris MOOOOLXXX.

Gli manda alcuni suoi versi Latini. Uli'Verius Vitellus Hono/rio etc. Pisis; dat. Aretii

idib. Octobr. 1480.

A ugustinus de Pistorio dno Hono/rio etc. Pisis; dat. ex Pistol'io quarto Kalendas Majas 148I.

Johannes Franchus Pistor., dno Hono/rio etc. Pisis,. dat. xvij. Kalendas Jtmii 1481.

Augustinus Ant. f LucOJ Scholaris Pistoriensis, dno Honojrio etc.; dat. Pistorii die xxiiijo. Junii 1481.

Antonius Acqstus de Oastro Aretino, Hono/rio etc.; dat. Ex Castro Aretino die xiiia. Augusti MOOOOLXXXI.

Ven. Oanonico Pistor. dno Honfifrio Bracciolino juris pro/essori doctissimo Pistorii Felinus; dat. Pis is 19 Sett. 1482.

Lo scrittore di questa lett era e il celebre de­cretalista Felino Sundei, professore allora di Sa­cri Canoni in Pisa, poi auditore di Rota in Roma, indi vescovo di Penna, e finalmente di Lucca, ove fini di vivere nel 1503.

Nicolaus Guilichinus Hono/rio etc., dat. Perusiae die ix. mensis Aprilis £483.

Benedictus Sozzifantus Honofrio etc., dat. Pistor£i 4°. Kaledas Nouebris MOOOOLXXXIlI.

Benedetto Sozzifanti fu Pistoiese. 22. Honojrius Bracciolinus Mariotto suo; dat. Ex Pisis

viii. Kal. Nouebris MOOOCLXXVIIII.

24·

Mariottus ForteguerrlJ,s Hono/rio etc., dat. Pist. qQ. Kals. Nouembris 1479.

E in risposta alIa precedente. 1.0 scrittore e forse quel Mariotto Forteguerri, che il ch. Oiampi nelle Memorie di Scipione Oarteromaco, p. 60, dice essere stato professore di Teologia in Pi stoia. sua patria dal 1485 al 1486.

II med\,simo, Bono/rio etc.; dat. Pist. Septimo ydus Nouembris 1479.

Oli'Verius Vitellus Honofrio etc., dat. Ex Oi'Vitate Cast. idib. Nouembris 1483.

26. Hono/rius Bracciolinus Benedicto Sozzijanto; dat. Pistorii pridie ydus MaiJ MCOOOLXXVI.

27. Benedicttts Sozzijantus Hono/rio suo,. dat. Pistorii viijo. idus Maij MOOOOLXXVI.

28.

30 .

31.

Hono/rius Bracciolinus dno Johani de Fortzquerris; dat. Pistorii xiit. Kats aplis MOOCOLXXII.

Bono/rius Bracciolintts Orplteo suo,. dat. Pistorii octauo idus maij MCOOCLXXVII.

II medesimo, Johafti Arriqio amico K'\ S.; dat. Pis­torii iijo. nonas Junii MCCCOLXXVII.

II medesimo, Petro Taiolo; dat. Pistorii quinto de­cimo Kals Junias MUCOOLXXVII.

32. Il medesimo, dno Johafti }l'ortiauerro; dat. Pistorii no no Kalas Septembris ~100C·OLXXIIII.

33. II medesimo, Benedicto Sozzifanto,. dat. Ex Pisis VIIlo. Kats Nouebris MOCOCLXXVIII.

34. II medesimo, dno Antonio Boscio praeceptori suo,. dat. Pisis III. idus Decembris, 1478.

35. II medesimo, ffifariotto Peraccino; dat. Pisis xvi. Kats Januarias MOOOOLXXVIIII.

36. Thomae de Baldinottis lYIichael; dat. Pistorii quatuor­decimo Kats Pebruarii 1466.

Chi fosse 10 scrivente blichele non ci e noto.

37. BaphaellJfihaelli suo; dat. Romae die xxiij. de mense Octob. 1467.

A questa lettera di altro scrittore a noi ignoto, seguita il carme Latino del Tomei; mentovato nel titolo del presente paragrafo. Esso e indi­ritto Clarissimo Ju. U. doctori dno Francescho Peppo, Juris Civilis ordinario de mane legeti 'i floretissimo studio, tamq; /r'i holido, Pisis; ed ha in fine la seguente soscrizione: Tutts Petnts de Ra­ttena doctor ac eques Cesare1ts. Nacque costui in Ravenna intorno al 1435; fu uno de' pili celebri professori di If'ggi del suo tempo; e finl di vivere in sui cominciare del sec. xvi. Dunno di lui ampie notizie Pietro Paolo Ginanni nelle sue Memorie Storico-Oritic/te deqli scrittori Rat,ennati, t. ii. P.419 e seq., ed il Tiraboschi nella Storia della Letteratura Ital. t. vi. parte i. pp. 556 -563.

38. Re'Verendo /r'i filippo hofi. Flor. cocini magnifico, pr'i spirituali mea carceri P'istorio detur, con questa soscrizione: Vr minimus {nus 'idignus Parinu8, senza nota di giorno, di mese e di anno.

39. Ser Jacobo Oimettae conci'Vi Pistm'iensi Tlwmas Bal­dinottus; dat. Florentiae VIII. idus Januarii MOOOOLXXVI.

Tommaso Baldinotti, di cui e questa lettera, fu Pistoiese, scrisse non pochi versi e Latini e V olgari; comento Lucano, Virgilio ed altri clas­sici; ma non abbiamo di lui in istampa se non che un saggio delle sue Rime Toscane, il quale venne in luce in Pisa nel 1702. Egli era nato a' 25 di Aprile del 1429; e mOrl il dl. 21 di No­vembre del 1501. Vedi, Franc. Ant. Zaccaria

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25 CODICI MSS. CANONICIANI ITALICI. 26

4 0 .

Biblioteca Pistoriensis, p. 1 of{; e Mazzuchelli, Scrittori d' ltalia sotto Balclinotti Tommasoo.

Rm". A rchiepu Floro flC et Smi diii nt'i vicario Flo­rentiae Jolzannes de Fortequerris; Jat. E;IJ (frbe die vi. Octobl'is MCCOCLXIII.

La scrivl'nte c il cavaliere Giovanni Fol'u,­guerri, fratello del cardinale Niccoli) Forteguerri vescovo di Teano.

4 1• Rtlo. in Xpo auunculo mea han. dno BaldassaTi de Francltinis priori S. Petri de Lnc1ta, Luclle; dllt. Rome die xi. Jan. '474.

Non vi si legge il nome dello scrivente. 42. Inpenuo adolescenti ac eru(lito j7t'veni Alexandro Fran­

cisci Pistoriensi frz optimo, Florenliae, F. A t'!,oti­nus; dat. Pmo Kats dugusti M COCCLXXXII I. Balnei.

Francesco Accolti eli Arezzo, chiamato Frtlll­

cesco Al'etino, sommo giureconsulto ed insigne Jetterato del sec. xv., e 10 sCl'ittore di qum,ta epi­stoIa, Ia quale e data da' Bagni, da' Bagni cine di Siena, dove sappiamo essersi egli nella state ap­punto del ell'tto an no recato da Pisu, per lu, sua salute. Alcuni dicono che in quell' anllo stesso, mentre cola tl'(wavasi, llIorisse; ma invero quallto all' anno, e' sono in errore. La sua morte non occorse ehe nel susseguente, come l1Iostreremo a luogo pili OPPOl'tUl1o.

43. Copia unius eple factae Rausii xxiij. lJIaiJ: directae Rmo. D. Card .. Neapolitan; non v' e mentovato da chi, ne l' anno.

IV. Car. 1]) vet'so. EfJJcerpta ex Johanne Cltrysostomo, LatinI!.

20. Cod. membranaceo, in 8°., del sec. xv, con iniziali

miniate e co' titoli de' capit01i in inchiostro rosso. Ha carte scritte 64.

Questo e el tmctato de la natura (' de la ge­'/lenitive (' dele .'Ipecie 7 de le illjirmitade (' I

medicina de li uccelli rapaci. (' specialmete de li .lalconi (' de li a.~tori (' de li Uilli OuO Nl)(I1'auieri. secondo Albm'to magno nel xxiijo. libt·o doue lui detel'1llilla (' tmcta de la llatum de Ii ani11lali rapaci tra1l/datato di latino in wtlgare.

Tal e il titolo che ha in fronte I' operetta con­tenuta nel presente codice. Lc quattro prime carte sono occupate dnJla tavola de' capitoli: Ie ?ue seguenti sono bianche; e sopra la settima, llnmediatamente dietro al detto titolo, inco­min cia i1 trattato con queste parole: Per che molti homini desidemno di sapere Ie nature di

o Nell' I. e R. Biblioteca Palatina di Firenze e un volume mano-8cntto di Bue rime, divise in due libri, e indiritte a Panfila, donna da lui a~ata; il quale appartenne gia ad Onofrio Bracciolini mento­rato addletro, per ~ono fattogliene da Baldinotto de' Baldinotti.

jalconi (' desidemno dte aloro siano descripte (' de­cltiarate suotilmente,jaremolo con grandissima dili­pentia ee. FiniRce: ~Ja di qUf%sto clte e dicto qui assai ne 811ffidente (' coniectumle scientia de ta natlM'a (' dlCt nutrimento di tucti li uccelli rapaci.

L' opl'rn di Alberto Magno, della quale fa pnrte il libro XX [II., d' on de cotal trattato e preso, e 'luella de Animalibus. Chi poi di esso trattuto sia stnto il volgarizzatore, ne il cod ice 1](' f:t lIlenzione, ne possiamo lloi darne alcuna lJotizia.

21. Cod. membranaceo in 4°" del cominciare del xiv

secolo, con rozze miniature e 1ettere inizia1i co­lorite, ma mancante in principio di 42 carte, come appare da un' antica numerazione posta appie di faccia delle rimanenti, che sono 16 801-tanto: oltre a cia in alcuni luoghi e macchiato e guasto. 1. Car. I. FRA:lIlIIEKTO DI UN LIBRO INTORNO ALI,A

CURA DEGLI eCCELLI DI RAPINA.

Incomincia: Li astori i jalconi e Ii sparuieri iquali anna lasma a11laestriamo che siano cosi cu­rati ec., e finisc8 al principio della settima carta con qUl'ste parole: Alcuno de detti uccelli non ttnere gras80 nel tempo dellamore ma magl·o. Qui si compie ·illibra da curare flli uccelli secondamente che cinsengno it Re dancki.

II. Car. 7. II, LIBRO DELLE NATURE DEGLI UCCELLI

CHE VIVONO DI RATTO, FATTO PER LO RE DAN­

CHI.

Principia senz' alcun titolo, dietro al fram­mento precedente, nel modo che segue: Impcio de le penemcioni de jalconi sono molte et isuariale di intte per ol'dine e dauedere ec., e termina sopra Ia faceia l'(;Cto della pen ultima carta, cos1: imp­cioc1U3 disonesta cosa e e t1'OppO sozza tenere fllcWlO spa1'1tiere cole penne pil'pate 0 r·otte. Compiuto e iltibro de Ie nature deli uccelli cite uiuono di ratto latto plo Re dancliJ.

Tanto il fmmmento registrato innanzi, quanto questo libro delle nature degli uccelli di ratto, ~ono presi e voltati in Toscano da un' opera La­tina attribuita a certo Danco, 0 Dauco re di Cap­padocia, della quale un codice sta nella Biblioteca Riccardiana eli Firenze, come accenna il Lami nel Catalogo de' nISS. della medesima col titolo : Danclls Re'X de Cum Aviwn rapacium; e di cui ci ha pure una traduzione in Francese fatta da Guglielmo Tardif, lettore di Carlo VIII. re di Francia, e stata impressa per la prima volta in Parigi nel 1492, in fo. Ii qual re Dauco, secondo che dicono Pier Crescenzi, il detto Tardif ed altri, fu il primo che trattasse dell' arte di cono­scere, ammaestrare e curare gli uccelli da preda. Ma checche sia dell' autore dell' originale, certo e che i volgarizzamenti che qui abbiamo voglionsi

E

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27 CODICI MSS. CANONICIANI ITALICI. 28

tenere in molto pregio, si per la purita e bellezza della lingua in che sono distesi, e !'Ii perche ofl't'ono non poche voci proprie della Falconeria, che si cercano invano ne' V ocabolari. Al che si aggiunga ch' essi trovansi qui copiati COli tal diligenza e, secondo il tempo, COSI correttamente, che non si potrebbe desiderare di pilip.

22. Cod. rnembranaceo in foglio, del principio del sec.

xv, scritto a due colonne, con un bellissimo fregio rniniato intorno aUa prima faccia, appie del quale

. in uno scudo partito a piombo sono Ie armi de' Rangoni accoppiate con quelle de' Bentivogli, miniate anch' esse; rna nel fine mancante di una carta. Consta di fogli scritti 188.

DEL POLISTORIO DI :FRA NICCOLO DA FERRARA

PARTE QUARTA.

Precede la tavola de' capitoli in cui essa parte e divisa, i quali sono CCX VIII. Comincia indi il testo nel modo che segue: Qlt£ comincia la quarta parte 0 vero il quarto libro de polistaro. Capitola primo Oorne Octaviano entmto In Roma triumphando fo chiamato Imperadore da tutto il senato e da tutto it papolo eli Roma. Et de jl10lte Incidencie de Citade .b' de phylasoplti. Rubrica.­Oonciosia cosa cite horama'i de qUlde innanci comin­cia nmtO regimen to in Roma e nuouo Imperio z'n tutto il mondo. Et comincia mtoua fede per lo auenimento de yti16 mpo figliolo de dio eterno al mondo percio a me pare ec., e finisce con queste parole dell' ultimo capitolo: Oramai facio .fine alla presente lassando stare como el predicto Mag­n~(ico et Illustre signore de ferrara JJ1~archese Nicola oltra la Signoria de ferrara et de frIodena e del contado de Rovigo; a com pimento del qual capi­tolo e £Ii questa quarta parte, che e I' ultima del detto PoIistorio, mancano, secondo che ricaviamo da un codice della Biblioteca di San Marco in Venezia, diciotto 0 venti righe circa.

II nome dell' autore di tal opera non trovasi punto mentovato nel presente manoscritto; ma si e da noi aggillnto al titoIo coll' autorita £Ii due altri antichi testi: l' uno contenente la prima parte £Ii essa, iI quale si conserva nella Biblioteca della regia Universita di Torino; l' altro che comprende tutte e quattro Ie parti ond' ella si com pone, ed e il Marciano sopraccennato. NeI Torinese in fine del prologo leggesi: Et io Nicolo da Ferrara del Ordene de Sancto Benedecto .il1ae­stro in Sacra Teolo.qia & per la divina gratia Abba del Monastero de Sanda Maria da Gavello vogli­endo obbedire al '/)ostro comandamento 0 compillado

P E' sono poi stati dati alle stampe da me compilatore di questa catalogo in un libretto intitolato: Scritture antiche Toscane di Fal­coneria ed alcuni capitoli nell' originaTe Francese del Tesoro di Bru­fUJUO Latini sopra la stessa materia, con annotazioni ee. Prato, tipografia Abberghetti 1851, in 8°.

questo libro per nome Polz'storio ec. In fronte poi alia prima parte del MS. Marciano e questo titolo: Del Polistorio di F. Nz'colo da Perrara del Ordine eli S. Benedetto 11faestro di Sacra Teoloqia et Abbate di Santa Maria da Gaoello at LWarchne Nicolo da Este Parte Prima. D' onde, non che il nome dell' autore, veniamo anche a sapere ch' essa opera e stata composta ad istanzn. 0 per coman­damento £Ii Niccoli) d' Este, che fu signore e mar­chese di Ferrara daJla fine del 1361 sino a11388. Errc, peI'tanto il Muratori, nel pubblicar che fece tra i Rerum Italica7'um Scriptores (t. XXIV. p. 697 e seguenti) gli ultimi quarantatre capitoli della quarta parte appunto cho qui abbiamo, attribuendoIa sulla fede £Ii Peregrino Prisciani a certo fra Bartolommeo £In. Ferrara dell' online £Ie' Predicatori: errore, in vero, strano, dicendoci esso stesso che in fine del codice di cui si valse per la detta pubblicazione (codiee che apparte­neva alia famiglia Rangoni'l), leggevasi la se­guente nota: Compiuto e it Libro del Polistore per me Frate Niccolo da Ferrara, Maestro in Sacra Teolo,qia, e ~!mile Abate del Monistero di San Bar­tolo appresso Ferrara, nel MCCCLXX X VII. ad£ xxv. del mese eli Settembre. Ma forse in questo Niccoli) da Ferrara egli, gia sviato dal Prisciani, non vide se non che il nome del copiatore del codice. E nel medesirno errore per aver segui­tato il Muratori alia eieca, sono cad uti eziandio e Marco Foscarini nel II. de' suoi libri dellrl Letteratura Veneziana, p. 129, ed il Tiraboschi nella sua Stor'ia Letteruria t. V, lib. III, cap. VI, §XXXVIII.

Quanto all' opera, essa contiene in compendio l' istoria del mondo dalla sua creazione fino aI!' anno 1367 dell' era nostra. La quarta parte comincia aal trionfo di Ottaviano Augusto per la conquista £Ii Egitto, e viene sino al detto anno.

~3. Cod. cartaceo in foglio, del sec. xv, di bellissima

lettera, e compos to di carte scritte 136. COMENTO DI JACOPO III MESSER POGGIO BltACCIO­

UNI SOPRA II, 'l'!tfONFO DELI,A F AMA DI MESSER

FRANCESCO PETltARCA, CHE INCOMINCJA: Nel cor pi(ln d' amarissima dolcezza.

E preceduto da un Proemio, 0 lettera dediea­toria dell' aut ore a Lorenzo di Piero di Oosimo de' Medici, che principia come segue: Oomune e opz'­nione Magn~co Lorenzo ,qli huomini antichi esse'!' prudenti et sacri per la lunga emperientia delle cose uedttte dallor'o ec., e che termina: hauendo te per Capitano et Gauernatore. II Comento comincia cosl: E'l popola Romano superiore per le sue singu-

q Le armi de' Rangoni ehe slanno, come si Ii detto, al principio del presente MS., e la conformita di lezione fra esso e la stampa de' capitoli pubblicati del M uratori, ci fanno sospettare ehe questa sia il eodice stesso, di cui que] dotto si Ii servito, stato mutilato di poi dell' ultima carta.

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29 CODICI MSS. CANONICIANI IT ALICI. 30

lari et inmense uirtu ec., e finisce: i' tanM et si uarii exercitii uirtuosiossimi consumata latLita sua. Carlo in aqui.~grana, citta pl'esso al Reno mori irt eta danni LXXII. negliamti di Xo ottoeento qttin­dici: 7 del suo impm'io quaranta septe con grandi.~­sima gloria et beniuolentia inaudita de suoi popoli. Finis.

J acopo di Poggio Bracciolini, Fiorentino, che nel 1..1-76 con parole piene di ossequio dedi cava questa sua opera al magnifico Lorenzo de' Me­dici, non molti mesi dopo, dirnentico affatto non solo di tali sue parole, rna de' benefizii ancora che dalla casa di 08S0 Lorenzo aveva ricevuto suo padre, il quale mediante il favore eli quella era stato innalzato all' uffizio di segretario della Re­pubblica Fiorentina, ricolrno di onori e fatto agiato, t'ntrava nella celebre congiura ordita da' Pazzi per togliere al detto Lorenzo ed a Giuliano suo f'ratello, non pur 10 stato, la vita. Onde gli accaelde che il di 26 di Aprile del 1478, in cui la congiura scoppio, mentrc una parte de' cospira­tori scannava nella chiesa cattedrale il Prefato Giuliano, e feriva Lorenzo, essendo egli andato I~on un' altra Illano di que' forsennati per impa­dronirsi del palazzo della signoria, fu dal gonfa­loniere fatto prendere, ed insieme coil' arciveseovo <Ii Pisa Jacopo Salviati ed aitri suoi compagni fatto strangolare ed appiccar fuori di una delle finestre del palazzo stesso. Questo suo COll1ento venne poi stall1pato in Firenze da Francesco Bo­naccorsi nel 1485, in 4°., e di nuovo, ivi pure, per M. B. cl. Fiorentino, (cioe Maestro BartolO1n­mea di Francesco de' Libri, clerico Fiorentino) nel 14tl7, parirnente in 4°.

24. Cod. cartaceo in foglio, del sec. xv, composto di

carte scritte 177. TRATTATO DI SCIENZA UNIVERSALE DT V1VALDO

DI BEL CAZER, 0 DEL BEL CALZER.

Precede questo trattnto una lettera dedicntoria dell' autore, che incomincia: Deqno de lavde et lwnor Al segnor so nobellc et .1IIag~ijico miss. gttido de li bona cosa. Capitaneo et ppetual signor de JIantoa. E ali .~oy fradelli nadi E .fioUy de dolce At'ecordanza miss. Zoani El S1W Viualclo de bel cazer con Recomadation si rnedeximo E obediente presto e intriego a tuti li S1tO comadamenti.-La clarita de la bona costumanza e la honesta uita e la capac ita ec., e che finisco: E se amplijica entro la zete con exaltamento et perpetual grandeza de le vostl'e persone. II trattato principia cosl: In pri­mamente nuy R~feriremo E doni E gratie a dio si como merita la Alteza del suo ordene E la nmltitu­dine del beneficio de luy le chuy misericordie sono ec.; e termina sopra la carta 17 ( verso con queste parole: El qual fi ddo celum celorurn E suxo questa riello. Abita lo Be dlJ Iagnolli zoe lo altisimo dio omnipotente santo E benedito. In secullo

de seculli am. DEOGRACIAS. AMEN. Appresso leggevisi la seg-uente nota. Anno dfii MoC(JCCLX. V J. finitus fuit pils libel' p me Bartholomeum de quisler1:is de Ciuitate Bononie die xvj mesis marcij. In domo 8pectabil!s Et generosij domini mei domini Jacobi de foscharinis. que deus augeat et conseruet ab omni malo. amen. Venetiis. amen. Le ultime sei carte contengono Ia tavola de' capi­toli di tutto il trattato.

Vivaldo del Bel Calzer, 0 di Bel Oazer, autore di quest' opera, fiOrl tra Ill. fine del secolo xiii, e il principio del xiv, e forse, dice il Mazzuchelli (ScrittoJ'i d' Italia). fu Mantovano. Dalla lettera che sta ad essa innanzi, vediamo ch' ei la dedico a G~ido di Giovanni de' Bonacolsi, signore di Mantova, ed a' suoi fratelli, che erano Itinaldo soprannominato Passerino, Berardo, e Bonaven­tura chiamato ButilTone. E siccome sappiamo che il detto Guido non pJ'8se Ia signoria eli quella citta se non nel 1299, e fini di viveI'() nel gerJIlaio del 1::)09, COS! veniamo anche approssimativa­nwnte a conoscere il tempo in cui cotal dedica e stata fatta.

II dottissimo Giovanni Lami nelle sue Novelle Letterarie dell' anna 1745 (t. vi. col. 595) parla di un codiee Fiorentino assai pregevole di questa medesima opera; ed il ragguaglio ch' egli ne cUt, essen do, al parer nostro, non poco utile all' illus­trazione del prcsente, contentisi il lettore che sia qui da noi riferito. Jo ho potuto vedere, dice it Lauri, un manoscritto nella libreria del 8ig. mar­chese Nicco!ini, il quale merita per la stta antichitd, per la sua bellezza, e per la lingua in cui e scritto, d' essel'e commemorato in qlteste Novelle. E q1teSto un codiee mernbranaceo in foglio assai 'Columinoso, nel quale si contiene 1tn Trattato di Scienza U ni­versale eli Vivaldo del Bel Calzer, da lui indiriz­zato a Guido Bonacolsi signor di 1Jlant01)a; e vi e da credere che sla l' opera originale di detto a·utore, poiche sembra essere quello stesso codice che da lui fit presentato a q1tel principe. E questo scriito nella sua nati1:a linqua Lornbarda: lo elle e molto da stirnarsi; poiche altre copie ene si hanno di qnesta stessa (pera, sono 1'idotte a dialetto diverso e piil Toscano, corn' e quella die si conserva nella librer'ia del 8(q. mat'chese Riccardi ". Qltesto codice Nicco­liniano e quello stesso che fit donato da Guido Bonacolsi a Ugoccione de' Lisrnanini del quondam messer Arturo di Padova nel 1320, siccorne appare dalla 'inscriz'ione latta nella faccia interiore della coperta, di mana del medesimo Ugocc·ione, nella maniera cite segue: "MCCCXX. Libro di mi V guzon de Lisll1anini quo Misser Arturo nobel citadan de Padoa, e questo mi fo dona dal Mag­nifico Signor Missel' Guido Bonacols perpetual Signor de Mantoa." Precede all' opera un cata-

r La copia qui accennata, che e del sec. xv, secondo il Catalogo de' Codici MSS. della Biblioteca Riccardiana di Firenze, compilato dal Lami stesso, e stampato in Livorno ne) J756 in foglio, trovasi in essa libreria al banco R. iv. segn. di num. xxxviii.

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31 CODICI MSS. CANONICIANI ITALICI.

logo degli autori de' quali il Belcalzer s' e servito n~l compilare q~le8ta sua jatica s, la quale e divisa in xix libri, ed e arricc1tita ai mil~iature molto frequenti e ad opni capitolo, ed in es.se si rappre­seuta sernpre quello che nel capitolo st tratta. La miniatu'f'a deLla pf"ima lettera della prefazione rac­chiude in se l' immaqine di Guido Bonaeulsi con quella di Vivaldo del Belcalzer, in atto di presen­tarqli questo libro, it quale comincia cos) nella sua prifazione: "Dign de los e d' OIlOI' al signi.or s~ nobel e magnifich M. Guides Bonacols capltallIl e perpetual segnor de Malltoa e ai s~ fradey ll~? e tioy de dolce aregordanza M. Zoamn. el so "1-vald de Belcalzer con recomelldaxoll si mcdexem & obediment viaz & illtrcg a tut ey so comallda­ment" &c. Fin qui il Lami. V uoisi tuttavolta avvertire ch' egli e in errore prendendu l' anno MCCCXX che sta innanzi al ricordo scritto dal Lismanini nel detto cod ice Niccoliniano come quello del tempo in cui da Guido Bonacolsi fu esso codice al Lismanini donato, perciocche Guido, con­forme abbiamo toccato di sopra, em a quel tempo gia morto da undiei anni t. II 1320 debl'> essere l' anno, nel quale il ricordo fu scritto.

25. Cod. cartaceo in foglio. de' prirni anni del sec. xvi,

rna difettoso di una, 0 due carte al principio, e di parecchie in fine. Consta ora di carte scritte I31.

LA VITA DI ApOLLONIO TIANEO; OPERA DI Fn.o­STRATO, TRADOTTA IN VOLGARE.

La prima carta comincia cos1: de tpo douerse uoltare Z obscura note: et pdisse douere cadere dal cielo una pietra nel flume E,.qe: COl~fessando ado/up queste cose et altre tale preztedute da Anaxagora esser testimonio de surna sapienza topliendole ad Apollonio falsamte lo accusano ec. Le quali pa­role rispondono aIle greche seguenti, che nell' originale leggonsi verso la meta del cap. ii. del libro i. vVKTCi Tf WS if ~fJipas ~(jTat &c. La carta ultima finisce COIl queste: Ma eli jacesti quella nocte adonf]J, corrispondenti aIle ~reche Tt OVV KaTa

T~V V6KTa; che sono Ie prime del §. xiv. del cap. vii. dellibro viii. . Questa traduzione, come ci risulta da riscontri fatti, e diversa dalle tee, che della medesima opera gia abbiamo aIle stampe; Ia prima di Gio­vambernardo Gualandi Ia second a di Francesco Baldelli,la terza di Lodovico Dolce; tutte venute in Iuce per la prima volta nel 1549; rna chi ne sia l' autore, per quanto ne abbiamo cercato, non si e da noi potuto rinvenire.

• Questo catalogo non ista ne nel Codice Canoniciano, che abbi: amo qui descritto, ne in un altro della stessa raccolta, Begnato dl num. 131, di cui diam ragguaglio a suo luogo.

t Nel medesimo errore e pur caduto il Mazzuchelli ne'suoi ScrU­tori d' ltalia (v. Belcalzer).

26. Cod. cartaceo in foglio, del principio del sec. xv.

di carte scritte, a due colonne, I l:) 3. Ir. LIBItO DELLE l\L~RAVIGJ.lE, 0 SIA STORIA DI

FEI~ICE.

E quest' opera un romanzo religioso in sui far di quello di Barlaam (j Giosafatte attl'ibuito a San Giovanni Damasceno. Dividesi in dieei Iibri, e comincia come segue. In tristizia elan· gore staua '01<0 Imomo z strania tera 7 fortemente si maraul:gliana delerJcnte di (J.,to mondo cke tanto poco co,qnoscano idio 7 ami'iio to quale ae creato questo mondo 7 alli data tanta nobilita " gratia eoonta p la quale esso idio fusse conosciu,to ricor­dato 7 amato. questo ltuomo piangeua amaram:ete impo che idio z gsio mondo ac pocki amatori " jui­tori "laudatori. Et impero questo ltuomo pian­gente Jeze questa libro azo cli p esso sia dio dagliuo­mini conosciuto rieordato 7 amato ec. Finisce : Anchor tippo singnore eli t1: piar;a dipoi dio 'Cengo meno p clwmpire questa vjitio 10 doniate ad un altro clte sia piu degno di me. loquale adenpia z cia cllio mancho p mode " p brett ita di 'Oita. finis.

Apostolo Zeno in una sua lettera de' 2 Marzo 17°4, indiritta al r~ontanini, e stampata fra I' altre sue in Venezia nel J 71)5 (t. i. p. 226,) mell­to va di questo libro un Codice, e 10 descrive, il quale era allora posseduto da Bernardo Trivisano patrizio Veneto. Che cosa sia poi avvenuto di esso dopo Ia morte di questo signore, non sap­piamo. La descrizione tuttavolta datane dal Zeno, che sembra in ogni partieolare quella del presente; il non troval'si esso pili nella casa de' Trivisani, ne in alcuna pubblica 0 privata libre­ria di Venezia, come si e stato riferito daI cav. Pietro Bettio prefetto della Marciana, che si e degnato farne per noi l'icerca; e finalmente il vedel'e che tl'a qllesti stessi MSS. Canoniciani, i quali stiam descrivendo, ne sono uleuni che a1 detto Trivisano appartellevuno, ci fanno sospet­tar forte ch' esso sin, appunto il cod ice eli cui par­liamo. Ma checehe sill. di cia, di un ultro testo solamente di cotal opera in lingua Toscana e venuto a noi fatto di trovare notizia. Esso sta nella biblioteca J<Jstense eli Modena: e in perga­mena, in Foglio e di anti co carattere: tanto ab­biamo da Filippo Argelati nella sua BibHoteca de' Volgarizzatori, t. iv, P.343. Ne cOllosciamo bens! uno dell' opera ste~sa in Francese, il quale si conserva nella Biblioteca Imperiale di Parigi, se­gnato di num. 6849, e ehe contiene pure una copia dell' antico e fallloso Roman des Sept Sages de Rome. Parla di si fatto codice il dottissimo nostro amieo Sig. Cav. Paolino Paris nella sua descriziolle de' Manoscritti di quella biblioteea, t. ii, p. r 12, e giovi qui riportare cia eh' egli dice del nostro Libro delle Maraviglie: Le Livre des ~[erveilles est, suivant to utes les apparenees, la tra­duct£on paraphrasee de quelque roman d' Qrigine

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CODICI MSS. CANONICIANI ITALICI. 34

grecque, ou m(1me orientale. 0' est une collection de contes ot d'apolo.Ques recites dans une intention piense et morale a un Jenne homme du nom de Fe· lix, que son pere fait voya.qer, ujin de lui donner a mieuilJ connolt1'e l'kistoire du monde, de la societe, de la religion et de l' eternite . . . . . . .. Les contes .filtissent a'cec la rie de Felix, qui tombe ma­lade dans ztne abba.yo, et meurt sous les habits mo­nastiq1tr1S. Ne il Ruddetto letterato Francese peru, ne Apostolo Zeno sonosi dati la briga di cereal' dell' autore di quest' Opera. E noto tut­tavia esser ella del celebre Raimondo Lullo u, il quale la scrisse in Latino col titolo: Diber de Mirabilibus orbis, dictus Felix; e come di lui in­fatti, e fra Ie opere sue viene registrata dal Wad­dingo, Scriptores Ordinis Minornm, p. 204 dell' edizione Homana del I So6, dal p. fra Gio. Gia­cinto Sbaraglia nel suo 8upplemento p. 629, il quale aecenrm in oltre trovarsi manoscritta nella Biblioteca di S. Francesco in Majorca; eel altrese dai Bollandisti, .Acta 8anctorum, t. v. p. 702, che ne ramll1entano anche una versione Spagnuola x.

II prefato Zeno (I. c.) parlando dell' opera steS[,1a quale sta nel nostro codice, scrive: Opera vera· mente dottissima, e di pur.qarissirna favella, e degna del buon seeolo xiv, in cui la confesso anclw scritta. E del parere di lui siamo noi pure; e stimiamo che meriterebbe di esser mandata in luce. La copia ehe qui no abbiamo, fatta, a quel che sem­bra, da qualche Veneziano ignorante della To­seana lingua. e qua e In, scon'etta; ma coll' aiuto dell' originale Latino e del eodiee Estense so­prammelltovato (f'ebbene (Illesto aneora, ~eeondo dw rnccogliamo dal sagg-io datone daW Argelati, non sin, esente da mende) potrebbesi di leggieri ridurre ad ottima lezione.

27. Cod. cartaceo in foglio, del princlplO del sec. xv, compos to gia di earte scritte cxli, come rnostra l' antiea 101'0 numerazione, rna ora di sole 136, essendovi state tolte via queUe di nurn. 1. Ii. lxx. lxxi, e d.

IL MESCHINO Dl DURAZZO, OSSlA ISTORIA DI Gu­ERRINO Dl!:TTO IL l\h;sCHINO, COMPILATA PElt

MAESTRO ANDREA Dr J ACOPO HI TIERI DA BAR­

BERINO, CITTADINO .FIORENTINO.

Ha in fronte il segnente titolo: Qui clLO-

U Questo sommo ingegno che fu dell' Online de' Frati Minori, nacque nella citta ora chiamata Palma, capitale dell' lEOla di Mai­orca, nel 1236, e cesso di vivere a' 29 di Luglio (come afferma il Waddingo, Annates Minorum, t. vi, p. 231) del 131.'5.

x Si fatta versione e mentovata pure da don lIiiccolao Antonio nella sua Bibliotheca Hispana Vetus, t. ii, p. 132, e forse non e di­versa da quella, ehe in idiom a Majorchino col titolo di Libre de Ma­ravelles abhiamo veduta in un cod. cart. in foglio, scritto nel J386, ehe sta nella lliblioteca del Museo Britannico in Londra, segn. fra gli Additional MSS. 16. 428, pluto exeii. H, e ehe incomincia: En tristicia e en languiment stava ec.

mincia il pmo libro chiamato il me.'lcliino di dura'lt.o 7 questo nome mesc/tino fit sopra­nome: en suo pmo nome diritto fue guer­rino del sangue 7 lengniap,gio de realy di

francia. ede partito z otto parti 7 tracta tuite e ire Ie pm'ti del morulo cioe Asya Africa Europia tracta degli albel'i del sole e della luna, tracta della sibilla 7 traeta del PUI'­

gatoro di .mnpatrizio et dimolti gran facti darme c'h. fe questo mese/lino eercando it mondo et c11y fu suo padre Come lastoria dimostra. II primo capitolo, che e propria­mente il proemio dell' opera, incomincia COS!: Ca­pitolo pmo. .Naturalmente pare de sia di consuetu­dine e'h. gliuomeni si dileetano dudire noueUi autori. osse antir:hi /ossono no siena suti palesati allauolgar [liente pcn cose antic7w 7 no patesate paiono noue alte rnenti dicoloro e'h. no lana pin udite. p questa mi so no dilectato di eiercltare moUe storie nauelle et auendo piae/ere di molte storie trouay qsta leggienda c'h. molto rnipiaefJJ ondio non uoplio esf ingrato del benrficio ricieuuto dadio 7 dalla lw,nzana 1tatura. benche lamia natura rieieua dacciely piu ehe dengno rnel'ito p cli sono di bassa pditione 7 pure Jo mi eonforto p cn io ue.qgio moUi di maggiore natione di me viuere istare et fm'e pe,qgio di me ec. J\ capitolo ultimo finisce con queste parole: ne farono sin­gniori et cltiamati el duca di durazzo qUi eheren­gniauano. deo gratias. amen. Finito 'illibro del meschino. App,'esso, della medesima mano, ma in inchiostro rosso, e la nota st'gu8nte: E:qo A.Qllstinus bartoly bancki de florentia J13. cioe scripsi.

Di quest' opera, che nella prt'sente copia non e detto di chi sia, abbiamo nel titolo accennato come compilatore maestro Andrea da Barberil10 sopra la fede di un altro testo scritto nella prima meta del sec. xv, che si conserva nella Biblioteca Riccardiana di Firenze; al principio del quale leggesi: questo libro 81 ehiama it 31eschino, fatto e eompilato pel nobile uomo maestro Andrea da Fi­renze,. e dn ultimo: Finito eli scrivere il libra clliamato lJlesehino fatto pel nobil uomo maestro .Andrea de' Nongabotri da Barbtrino: dove il va­derlo prima detto da Firenze, e poi da Barberino, ci fa conoscere ch' egli era cittadino di quella, lIla di famiglia (ia, Barberino originaria, da Bar­berino cioe di Valdelsa: la qual famiglia conghi­etturiamo che fosse la medesima altramente chia­Illata della Botte 0 delle Botti, di cui ei ebbe un certo Mongia che gode due volte del Priorato della Repubblica Fiorentina, la prima nel Feb­braio del 1286, e la seconda nell' Agosto del 1291 ; e che fosse per avventura da questo Mon­gia ehe il nostro scrittore, il quale nel cod ice 28, palch. ii, della Magliahechiana e detto Maestro Andrea di J acopo di Tieri da Barberino di Val­delsa, nella nota soprarriferita venisse appellato

F

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35 CODICI MSS. CANONICIANI ITALICI. 36

de' Mongabotti, cioe a dire de'Mongia Botti 0

delle Botte. Ma Iasciando ad altri pin di noi istruiti delle antiche famiglie di Firenze l' esame di questa nostra conghiettura, e passando oltre, diremo che 10 stesso maestro Andrea fu anche autore de' volgarizzamenti che abbiamo de' se­guenti romanzi Francesi, cioe de' Sette Libri dell' lstoria de' Nerbonesi, della Storia del conte Upo d' Alvernia, di quella di Aiolfo del Barbicone (di cui e parte r ultra che trovasi talora da se col titolo di Storia del duca Elia d' Orlina), dell' Aspra­monte, e di quello an cora de'Reali di Francia, cituti Itt maggior parte nel Voeabolurio degli Aecademiei dell~t Orusea. Del tempo del sno tiot'ire non aubiamo precisa notizia; ma dal suo scrivere facciamo ragione che cio dovesse essere illtorno al 1350, 0 al pin tardi fra il 1300 e il J 3Ho, che e il tempo ehe il cavalier Lionardo Salviati ne'suoiAvvertimenli (vol.i. car. 6 verso) assegna al detto volgarizzamento dell'Istoria de' .J.."{erbonesi.

Il romanzo del Meschino, che qui abbiamo, e stato pin e pin volte stampato. Niuna. edizione pero ci ha che rappresenti I' originale, sendo tutte piene zeppe di errori, malmenatovi il testo, e cor­rotto il dettato. Ohi a.mnsse nondimeno di ayer di esse notizia, vegga la Biblioprafia de' Rornanzi e Poemi Ca'calteresclti Italiani, impresRa in Milano nel 11>31>, in 1)0., p. 275 e seguenti.

28. Cod. cartaceo in foglio, del sec. xv, composto di

carte scritte a due colonne 158. IL FILOCOPO, OSSlA LE A VVENTURE DI FLORIO E

BIANCIFIORE; RO~IANZO IN FIWSA DI GIOVANNI BOCCACCIO. Senza titolo

Incomincia: Manchate gia tanto le forze del ualoroso popolo anticltarnete discieso del Troyano enea che quasi at niente Venule erano p 10 m(~1'a­uiglioso ualore de Junone ec., e finisce: vi~~i e di me tuo fattore sen pre neUct mete ilnome porta lachui vita neUe mani della tua dona amore pj'ui. Qui compie it quinto e ultimo lioro di Florio e di Bian­cijiore. Am. Te deum laudamus &c.

Questo rOll1unzo, che il Filocopo, cioe l' ama­tor di fatica, flu cpiAo!) e K6rro!), si chiama, e non gia il Filocolo, voce composta di cpiAo!) e K6Aov, che significherebbe amator di cibo, come con error manifesto trovasi intitolato nella maggior parte delle stampe, si crede esser la prima opera in prosa che il 13occaccio scrivesse; cd invero vi si ravvisa da per tutto e Ill. mente e Ill. penna di un giovane affatto nuovo nell' arte del com­porre.

29. Cod. membranaceo in foglio, del sec. xiv, co' titoli

e Ie iniziali de' capi in inchiostro rosso. Ha in­torno alla prima faccia della seconda carta. ove Ja dedicatoria dell' opera incomincia, un fregio messo a colori e ad oro, e ne! luogo della prima iniziale trovasi rappresentuto in miniutura l' au­tore seduto in cattedra, che sta leggendo ad alcuni suoi discepoli. Tutto il volume e composto £Ii fog-Ii scritti 136, a due colonne.

IL LaRo DEI, HEGGllIIENTO DE' PRINCIPI DI FRATE EGIDIO COLONNA, VOLGARIZZATO.

Le prime due carte contengono il titolo, Ill, tnvola delle materie comprese no' tre libri in cui l' opera e divisa, ed il prologo dell' autoro indi­ritto a messere Pft,ylippo pj'imo filli'nolo e rede dimisset· pftytippo ultranool:1e re di francia per la pratia didio. Comillcia indi l' opera COSI: Lo Jilosofo dice cltclla pal'ola del sauio h0 no de essere ne pil~ lar.aa ne piu breue chella cosa dicltclluorno par/a r'iclticre ec., e termina: Et intanto vasti quello cite 'noi auemo dicto 7 intendavarno didire In questo libra del gottel'1zamento de lrei et de Iprin­cipi. Appresso vi si trova la seguente nota: QVI FliVISCE IL libro del qouernamento de Ire et deprincipi cha frate Gilio di Borna dellordine disco A ug~tstino a facto it quale libro maestro arri de­priici p lo comandamento del nooile Re eli francia, colla/uto didio atra.~latato dilatino il1francesclw. Et unaltro poi 10 traslatoe difrancescllO in toscano. lYon agiungendo ne mcnimanelo nessuna cosa. Ht Io Prete Giunda de com-pnto. Cappetlano di sancto Qnirico Allulilta eli Luccha. iscripsi Questo libra. JMi :.cpo sia Benedecto. Facto 7 iscripto. Socto liannj di clio cioe in Mille. tre cerdo, trenta quactro: fleo pratias. AfrIEN.

Egidio, chiamato alIa Francese anche Gilio, dell' illnstrissima famiglia Colonna di Roma, nacque intorno al 1240. Fu frate dell' ordine degli Eremiti Agostiniani, e discepolo di san Tommaso d' Aquino nell' U niversita di Parigi, dove poi egli stesso insegno pubblicamente per parecchi anni con somma lode. N el 1282, 0 al principio del I2H3 venne da Filippo il Baldo, 1'0

di Francia, dato per precettore a Filippo suo tig-liuoJo soprannominato il Bello: fu fatto nel J 292 generale del suo ordine: arcivescovo di Bourges nel 1294; e 11101'1 in A vignone il dl 20 Decembre df'l [3 16, come leggevasi nell' iscrizione che stava SOpl'U il suo sepolcro nella ChieA[1 degli Agostiniani in Parigi prima della revoluzione FranceseY. II trattato ehe qui leggesi tradotto in Toscano, fu da lui scritto in Latino per am­maestramento del principe suo allievo; al qualc essendo stato indiritto, come appare dal pro logo, mentre il l'e suo padre ancora viveva, e da cre­dersi che fosse finito prima dell' ottoure del 121>5,

Y La detta iscrizione viene riportata dall' Ossinger nella sua Bi­bliotlteca Augustiniana, p. 242, ed anche dal cay. P. Paris nel vol. ii. p. 212 della sua opera: Les Manuscrits Franrois de la BibliothCque du Roi.

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37 CODlCl MSS. CANONlClANI ITALIC!. 38

che fu il tempo in cui quest' ultimo se ne mor'i. Per comundamento poi dello stesso Filippo il Bello salito gia al trono, venne esso trattato messo dal Latino in lingua Francese per maestro A rriO'o di Gauchi; e cfalla costui versione, ddla " .. . quale diverse antlChe copw a penna Sl COnS?l'Van~ nella HiLlioteca, detta del Re, ora Irnpenale dl Parigi Z f'u iudi a poco fat to il volgarizzamento Toscan~ contelluto nel presente codice. Di chi questo sia opera, non e punt? noto. L' ab.ate Lorenzo MelIus (-Vit. Ambrosn Camald. p. chx), prendendo. b voce dio (scri.tta a .sproposito nel colofone dl un t0sto MaghabpchlUno non POfJO seorretto) come abbreviatura del nome Diotidiede, a un Diotidiedi3l' attribuisfJe; ma eh' egli s' ingan­nasse It gran partito(lasciato pure da banda cheDio per Diotidiede lie si scrisso, ne si disse mai in lingua nostra) Il' e pl"Ova manifesta il trovarsi in fine di due altri testi eh0 abbiamo qui sot to gli oeehi, amendue antiehi (~d assai cOlTetti, In stessissima nota del Maalinbechiano, ma eolia lezione ed io nell' lIno, ed ~ 1'0 nell' altro, invece di et dio di quest' ultimo. Qui, dieono essi, finisce illibro : .. il quale lib1'O rnro (I' uno; I' aJtro maestro) Arnglw di Gauci (I' altro di Gaclti) per to cOJlwndamento del . .... ae (1' altro a) translatato eli latino h.­l1'ancioso (1' nitro inJrancesc1w) ed io (I' altro (" io)

"di Jrancio.~o (1' altro lo trali4at(/to di Jrancesclto) in toscano ec., d' onde senza, pili si vede elw quel et dio del Mao-liabechiano altro non e che un errore del copi,rta. Della qual eosa sarebbesi il dotto :VI ehus potuto di leggieri avvedere senza pur cereare di altri testi, ove avesse timto in­nanzi a Ieggere nel suo, poiche avrebbe trovato ehe quel io stesso che fece il volgarizzlOIllento, dopo aver \lotato il tempo in che cOlllpl il suo invOI'O, altresl in personn prima soggiullge: Ave 11fadonna ....... datemi sCllno et sapienza acci-occlte 10 non pass(t mar ire senza verace pellitcnza. Ma tornando al volga,rizzamento; sehbene pl'e­gevolissimo pOl' Ia fa,'ella, esso per intero non e mai stato pubblicato. Non ne abbiamo in istaillpa, eha poehi eapitoli, i quali furono dati in luce nel J 839 dal chiarissimo sig. professore Vin­cenzio NanI1ucei \101 iii volume (I" 302-330) del suo 1Vanuale della Letteratura del primo secolo della L'ingua Italiana.

30. Cod. cart. in foglio, del ~ec. xv, compo~to di carte ~critte 180.

I L LIBRO DELLE Vn'E DEGLl U OMINI ILLUSTRI Dl

, Tre di esse sana state vedute rla noi: l' una seg-nata rli num. 6867; l' altra 7069; Ia terza 7074. Secondo che accenna il Brunet (Manuel du Libraire, t. i. p. 20) Ia medesima versione Francel'e tr~­vasi auche in istampa col titolo: llIiroil' exernplaire, sel()n to ~ornJlt­lation de Gilles de Rome, du rl~lime et gouvernement des ROls: etc. Paris, Guill. Eustace, 1517, in foglio piccolo, e in carattere gotlCO.

FRANCESCO PETRARCA, VOI~GAItIZZATO DA MAE­

STRO DONATO DEGL! ALBANZANI DA PItATOVEC­

CHIO NET. CASENTINO.

La prima carta in capo alIa quale leggesi il titolo: Libe1· de Vi1·is Illllsl1·ibus, contiene l' indice de' nomi di essi, che so no Romolo, Tullo Ostilio, Anco J}larzio, Giunio Bruto, LuC'io Quinto Cincinnato, il1arco Furio Camillo, Alessandro 1lfa­cedonico, Pirro re depli .hj;iroti, Annibale dl~ca d~' Cartaginesi, quinto Pabio ilfassimo, ll1arco Clal/dz? llfarcello, Claudio .Nerone e L. 8alinatore, PllbtlO Cornelio ,Scipione A./frfcano, .111al;co .Po.r~io Cat~, Gaio .Tulio Cesare, (2;unto Tzto El(tmmWlO, L'ltCw Cornelio Scipione Asiatico, Publ-io Cornelio Sei­pione Nasica, Paolo Emilio flIacedonico, Qltinto Cecilio l11etet!o, Scipione Emiliano Aifj'icano p~ste-1'/01'e, Gaio ,I/arlo, Pompeo e Cesare Ottaviano AUf/,ustO. Inrli seguitano Ie vite loro, Ia prima delie quali eomineia cosl: Romulo fo il Jnno l'e de romani 13 padre di la romana republic1ta ee. 1/ ultima finisee come appresso: dolU]; 10 non 1..'egto

alIc!wl'a aSCl!! sela Sl'p1titnl'a debia p.ilt alegrarsi et gloriai'si auere abuto S.1/ Jato 'pnlll!lfe 0 clle la se debia do/ere auerlo Vdllto. I menlt del quale Oll~/'() aloil(jaro linperio In suma alte:::.a con sll1na carita et s; eli sono dean; de i'iclwl'danza Jo laso ad te roma che tu til oi;ori elton .Eterna aleqreza.

Nessuua I;~enzione e fatta nel p'resente codice ne dell' autore, ne del volgarizzatore di quest' opera; ma eh' ella sia del Petrarca,.il quale l~ scrisse in Latino, e che Donato dagh Albanzam ne sia stato il traduttore, conforme si e per Iloi indieato nel titolo, non ei lasciano alcul1 dubbio pal'ecchi altri t~sti a 'pelln~ che abbi~1Il ve?uto di ossa, in fine de qnall tutti stanno I nOllll tanto dell' uno. qnanto dell' a!tro, e vi si. accenna i~o!tre e"sel'O ella stata volganzzata ad 'lstanz(t dell~ll1t­strissimo sianoI' Nic~olij d' Este, marc1tese di Per­rara: del 'qual principo, siecOine sappiamo, i! dctto maestro Donato fn prima precettol'e, e pOl eaneelliere, 0 secondo il dire di oggid'i, segretario di stato. E qnesto volgarizzamento sen~o det­t:1tO in buona lingua Toseana, venne dagh Acca­dcmiei della Qmsea citato nel 101'0 V ocabolario. Esw trova~i ancho in istampa; l11a nelle edizioni ehe ne ahbialllo, Ie qnali son duo, leggosi cosl malcollcio e seorl'otto, che non par quasi il mede­simo. La prima fa fatta in Polliano, villaggio presso V erona, p~r ~"e1i.co Feliciano e .Il1nTocen~o Zileto, nel 1470, III fogllO; la, seconda III ,. uneZIa pel' Gregorio de' Gregori nel 1527, in /{o, Quo:nto al presente testo, Ie poche parole che ne abblalll date per sag-gio, mostrano abbastanza ch' esso aneora e pierIo <Ii scorrezioni.

Il1tol'l1o a quest' opora merita. d' essel' le.t~o ~' erudito libro del dot tore l)omeIllco Hossettl lIltl­toiat.o: PetrI/rca, Giulio Cclso e Boccaccio: ill~~­ftrazione oibliotoqica delle Vite depli Uomini Illnstri del primo ec., in;presso in Triesto da G.l\hrenigh nel 1828, in 8'.

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39 CODICI MSS. CANONICIANI ITALICI. 40

31. Cod. cart. in foglio, del sec. xv, co' titoli de' capi­

toli in incbiostro rosso, e compos to di carte scritte 98. 1. Car. 1-84. PARTE DEL TESORO DI SER BRUNET­

TO LATINI VOLGARIZZATO DA BONO GIAMBONI. Principia come segue: Qui comincia it tesoro

di f Burnetto latino di jirenze. Et parta del na­scimento e della natur'a di tutte le cose come vdirete: Si come elsi,qnore che uuole inuno luogo amassare eose digrandissimo ualore ec. Finisce: allora se adio piacessi tu sarai assoluto onoreuolmente 7 pren­derai eomiato dal comune 7 fial cosiglio della eitta 7 anderane co gloria (" con01wre (" co bztona uentura. Deo gratias. Quifinisce lapoliticha daristotile.

Del volgarizzamento del Tesoro di Brunetto Latini, secondo la stampa fatta in Venezia per Marchio Sessa nel ISB, in 80 ., e citata dagli Accademici della Crusca, non abbiamo qui se non che il primo e il secondo libra, parte del sesto, parte del settimo, e parte del nono che e l' ultimo. Questo poco nondimeno e in generale di miglior lezione che non e nella detta stampa.

II. Oar. 8.'). RHVTHMI LATINI DE l\WRIBUS AD MEN­SAM BENE GEltENDI".

Incominciano, senza titolo : Quis (Js es z mensa primo de paupere pensa.

III. ivi. TRATTATELLO INTORNO AI PlANET!. Incomincia: losole cm'ca i' uno ana xij segni ee.

Finisee: Sappiate ehe la piu pieeiola pianeta sie ma.qgiore ehe lacqua 7 la terra salvo che uenus (" mercurio.

Questa breve scrittura e senza falla del buon seeolo della lingua Toseana.

IV. Car. 86. IL LIBRO DEJ,LA FISONOMIA DI ARISTO­'rILE VOLGARIZZATO.

Incomincia: hora ti uoglio mostrare 7 amaestrare della scientia di fisolomia p darti piena copia di­conoscere p segni le qualitadi (" gliuitij degli uomini ec. Finisce: z aUora prenderai 10 pjecto huomo :p lamigliore parte de migliori sengni. Oompiuto e iltrattato de segni secondo lascienzia di fisonomia e sendo i naturali costumi deqliuomini. Mandato q·uesto trattato di jison01nia per aristotile adalles­sandro. disciepolo suo. Re. de. Re. il quale signio­reggioe tutta laritonditade del mondo (" speziatmente lamonarchia dal sengno ditramotana.

Anche questo volgarizzamento e del seeolo xiv, e forse e quel medesimo che stava sotto 10 stesso titolo nel Zibaldone dell' Andreini, citato dagli Aecademici della Crusca nelloro Vocabolario.

V. Car. 89. verso, e seguenti sino alIa fine del MS. DIVERSE BREVI SCll.ITTURE, delle quali son questi

i titoli. I. Come cautamente luno hUOllW si dee guardare

della malizia dell' altro. 2. Della dingnitade delompel'io 7 come dee esfe

electo 7 cifermato 7 come otto disasollgna uenne della mangnia ad1·oma.

3. Come lore dilrancia tiene i' sua guardia la corona i'periale.

4. Della dingnitade e gentile~za del daljino diuienna e comefue slta gentilezza.

5. Opere 7 dimostramellti diuallita delle mOll­dane co~e decte ( dimostrate (" dijinite p le­clesiastice di salamone.

6. Degli articoli dellafede, de' sacramenti, delle virtu e de'vizii.

Tutti questi scritti altresl sono dett,ati nella Toscana favella del miglior secolo.

32. Cod. cartaceo in foglio del sec. xv, colla prima

faccia ornata di varii fregi messi a colori: com­posto di carte scritte 48.

IL FILOGEO; EPISTOLE, PARTE IN PltOSA E PARTE IN VERSI DI SABELLO 1\hCH1<;LI, CON CHIOSE DEL MEDESI:\IO.

Eeeo il titolo ed il prineipio di questo mano­seritto:

Filogei libel' incipit. Sa belli michaelis intit~tlatus nomine filogeus liber

primzls incipit. Amabile e mell~fluo al gusto del mio intellecto. Sollo per darti Rimedio ale Vene­tiane done descriuo a te le nouelle epistole ec.

L' epistole in prosa e Ie chiose sopra di esse, che oecupano Ie prime venti carte, sono quelle medesime che si leggono nel codice di num. 17, se non ehe Ie Vizentine donne quivi aecennate, so no nel presente dette Venetiane, e laddove in queUo trovansi Ie chiose poste tutte insieme dietro all' epistale, qui I' epistole stanno nel mezzo della faecia, e Ie chiose ne' margini. In questo pero rinvengonsi di pili xii. epistole in terzetti, com­posti di due endecasillabi tramezzati da un sette­nario; e Ie due prime di esse vanno corredate di chiose. 1.' ultima finisee cosl:

Adio te arichomando et siati aqrado Quello chio scripto di fede • Non mai pensando dess. tal pagato

Chomo chio vegio dun bel gran mercede. E dietro leggevisi: AMEN VERSI IM V Ii I. -. MoCCCO.XXXI. July.

Dalla pregevole opera delle Biblioteche Venete Manoscritte di Monsignor Jaeopo Filippo Toma­sini, stampata in U dine per 10 Schiratti nel 1650, in 4°., ricaviamo che questa cod ice era al tempo di quel Ietterato nella libreria de' PP. Teatini di S. Nieeola da Tolentino in Venezia.

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41 CODICI MSS. CANONICIANI IT ALleI. 42

33. Cod. cartaceo in foglio, del sec. xv, composto di

carte scri tte 93. SPECCHIO DELLA CROCE DI FRA DOMENICO CA·

VALCA. Incomincia: Nara it santo euangelio p simili­

tudine cke uno signore partendosi de sua ckontrata ckomise ali suo serui zerta quantita di pechunia chon quela e de la quale fazese quadagno ec., e finisce : A dunque e dita questa opra speckio de chroze p zio elie xpo i' ckroze zi mostra ogni sua pfezione et ogni nostra malizia laqual p suo esenplo devemo rnondare. Fenise lopra de la chroze de frate domi­nicho ckaualcka dauicko pisano.

T 443 adf 28 mazo fo clwnpido. II toscanissimo Oavalca e fatto qui parlare dal

eopista in volgaI' Veneziano.

34. Cod. cartaceo in foglio, del sec. xv, compos to di

carte scritte 106.

Lo SPECCHIO DELI""'" CROCE DI FRATE DOMENICO CAVALCA.

Incomincia: Narralsanto m~an.qelio p som'i­glianza cite uno sipniore partendosi di sua citta elwmise aUi suoi fui cierta pecunia ckotta quale e della quale douessono ghuadagniare ee., e finisce: dunque questopera deta speckio di croce po cke xpo in croce ci rnostr'a ongni sua perfezione e on.gni nostra macl.ula la quale p suo assenpro dobiamo mostrare, Adio grazie e .gloria senpiterna. Amen. amene, amen. amen. Qui e conpitdo it tratato dello spechio della croce. deo grazias.

II nome dell' autore non appare ehe in fine del prologo, ove leggesi: Conpiuto e il plolagro del deto libra illquale ssi ckiama ta ispecl.io de la crocie conpilata da frate domenico cl.avct!cka delardine sco domenico.

35. Cod. cartaceo in 4°., della prima meta del sec. xvi, composto di carte scritte 171.

Rli\l1c DIVERSE DI BAll TOI"O .......... . Non ha questo ms. ne titolo, ne nome di au­

tore; ed e mancante al principio di sei carte, come appare dul trovarvisi segnata 7 quella con che ora incomincia. Dopo tre terzine, sopra Ie quaE l' autore ha tirato di penna; il primo COIl1-ponimento che vi 81 legge, e una Ele,qia alta Iltma. Duclwssa de J11~edici, che principia cosI:

Quando a.~sisa a Care,q,qi in su la porta Illustrissima ,liglia i' ui t1'Ovai .1Ifossi con fronte riuerente et slnorta ec.

E term ina il volume con questi vel'si : Sia tal bellezza, 0 quindi n' aMi tolto Natura esempio a fm'mar 8/ bel7,0Ito.

Che 10 scrittol'e di tali rime 8i chiamasse Bartolo, come dice il titolo che abbiam posto 101'0 innanzi, ci si manifesta da un sonetto che sta a car. 118

verso. Ricaviamo inoltre da altri luoghi delle medesime, ch' ei fu 0 Praiese, 0 di que' dintorni; povero assai, padre di due figliuole; e che final­mente dal duca Alessandro de' Medici ebbe un impieguccio in Prato. Quale poi fosse il suo cognome, ci l'imane ignoto; ne ci afl'aticheremo in cercarne, poiche a dir vero non ci pare ehe i suoi versi il vagliano.

36. Cod. cartaceo in 4°., della prima meta del sec. xvi,

composto di carte scritte 134. I. Car. 1-40. SONETTI 102 DI DIVERSI, ED UNA PAS­

QUINATA IN "TEllZA ItIMA.

La maggior parte di questi sonetti e di Pietro Bembo, di Gio. Antonio Brocardo, e di Bernardino (verisimilmente il Daniello) da Lucca. Alcuni di essi, ed anche In. pasquinata, riguardano Ie cose di Roma, i cardinali e Ie 101'0 mene nel tempo che si trattava dell' elezione di un nuovo papa dopo la morte di Leone X.

II. Car. 41-60. CAPITOLI DI DIVERSI. N e diamo il primo verso e l' ultimo.

I. Senza nome d' autore. Andate i'eulei twrsi inanti a qlla. Fiano at sol fredi 0 il mar si trovi asciutto.

2. Senza nome d' autore. M adona la belta cl.en 1wi si uede. Ne ripreder si po colui eke tace.

3. Senza nome d' autore, rna e del Bembo, e stam­pato.

Amor e done belle ii. stolto et fello. Et uiuo i' altr'i i'se stesso morire.

4. Senza nome d' autore. Jo staua i' .guisa dl.o eke pensa e paue. Lassar del suo bel nome eterno pegno.

5. Senza nome d' autore. Se amor e gelosia fortuna e morte. ene cki Ita pacietia aijin resta beato.

6. Senza nome d' autore, ma edell' Ariosto, e stam­pato. o piu cM giorno ame lucida e chiara. Bt uiui et lassa altrl~i uiner i' gioya.

7. Senza nome d' autore. B posibil cA' amor si poclw m' arda, Se de dianulti no hal'ete el cOl'e.

8. Senza nome d' autOl'e, De alcune done jClmose de venetia.

Nela stagio cltel ciel dal tauro cinto. Bsser costei al modo 1~n'icha bene.

9. DellVauagier (cioe Andrea Navagero) . Dura passio cke p amor suporto. No uededo il bel uolto cke 'In' Ita morto.

Non c fra Ie opere del Navagero stampate in Padova dul Comino l' anno 1718, in foglio.

G

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43 CODICI MSS. CANONICIANI IT ALICI. 44

10. Di Bernar da Lucha. DUN lacci d' amor aspro martire. No ueggiedo clti causa it mio morire.

II. De Honqfrio (chiamato altrove Honofrio Vero­nese).

Val'ia lege d' amor, uario suo stato. Olte dubia e crudelta dubia e la gratia.

12. Indiritto a Maria Vergine; senza nome d' autore. Alma celeste madre e sposa eletta. 011,' affani pene, dog lie e mal sol z"ace.

13. Bellisariu., Laure. Lamante el miicZa ala sua inamorata siiido am ala nel leto e uisi­tata da medico. senza norne d' autore.

Pensato Ito mille uolte a palesarte. Siche prega aco tu cite ijl me ztenda.

14. in dialogo (fra una giovane e il confessore suo) senza nome d' autore. Hor cke disposta so acofessarmi. Dal aiel, d' amor, da...,me sei benedetta.

15. Senza nome d' autore. Qual fia gia mai ijl cor si crudel tanto. Di speme, di merce, di gaudio e pace.

16. Senza nome d' autore. Hare p'iu uolte scrito ate mia diua. E p tributo el spirto, pope e {ossa.

III. Oar. 62-82. CANZONl Dl V ARII AUTORI. N e sono questi i capoversi.

I. OcM miei cit' al mirar foste si pronti. Anonima. 2. Amor da chel te piace. Anonima, rna e di L. Ario­

sto, e stampata. 3. Giogia m' abonda al cor tanta et si pura. Anonima,

rna e di P. Bembo, e stampata. 4. Be Ito da maledir l' empio signore. Anonima, rna

anch' essa del Bembo, e stampata. .5. Perclte perche il uigore. De Joani Ant". Brocardo.

E stampata. 6. Dappoi mio longo amor mia longa fede. Anon., rna

edell' Ariosto e gia impressa fra Ie sue rime. 7. Ombre secrete et uoi taciti boschi. Anonima. 8. Sel pesier che dal core. Del Veritd (cioe Girolamo

Verita V eronese). 9. Mentre nel ura uiso. Anonima.

10. OccM uaghi lucenti. Anon., rna e di Franco Maria Molza, e starnpata.

I I. Se homero e uirgilio z nostra etate. Di Bernard'i da Lucka al q mio padre siedo capitanio d: Padoa.

12. Verdi prati floriti et lieti colli. Del med:smo. 13. Salubre fonte, et tu ri'Ckiusa ualle. Del med:smo. 14. Poicke crudel fortuna. Del med:smo alq mio padre

ut supa. IS. Vita piu lieta e cara. Del med:smo. 16. Sall' amoroso nodo. Del med:smo. J 7. Piu uolte i uolli gia d: la mia giogia. ])0 •

IV. Oar. 86-99' DUE EGLOGHE anonime, delle quali eooo i capoversi :

I. El fripido sqfiar de laquilone. 2. Poi ch' at mond{) no e psona alcuna.

V. Car. 108-110. MADRIGAI_I UNDICI DI BERNAR­DINO DA LUCCA, ED UNO ill ONOFRIO VERONESE.

VI. Oar. JTl-117. FROTTOLE. Sono quattl'O, inco­minciano:

1. col titolo: De le tasc1te et scarsele. Jztsta cosa egli ne pare.

2. col titolo: D. P. V. Oke farete mo putane.

3. Al ombra al caldo al gelo. 4. Tu sei padoa biastemata.

VII. Oar. 1 '9. NOVELLA in prosa, senza titolo e senza nome d' autore.

Incomincia: Salerno e si come chiuque p stra­niere cotrade pellegrin ado et diuersi et antichi luoglt~ di uide1'e procaciada, puo havere uisto z terra d~ laUOl'O del napolitano regno la piu p'utifera et dile­teuole parte ec., e finisee: del che una gradissimr: lite tra amedue Ie parte dinazi al giudicioso rapgw dela reuereda assidenza d: larciuescouo d: la cita se nefu massa.

VIII. Car. 128 verso. STANZE da recitm' 4 copa­gni maschm,i. zsieme cu ii capo. Incominciano:

Madonne, siam d' am or fedeli araldi; e finiscono :

E poi dima uerremo a tor risposta. IX. Oar. 129. CAPITOLO, Bauza nome d' :tutore. In­

comincia: Predete hor mai speraza estate lieti.

e termina: La doue sono i nostri oltraggi ztesi.

X. ivi, verso. OTTAV A, che incomincia: El tempo e oreue aogni moda diletto .

XI. Oar. 130. LETTERA D' AMORE. Incomincia: Se la uostra altera uista ee., e fi­

nisee: so che z qualclte parte ui sara grato et accetto. Quel che p tioi sempre z doglia uiue d' amor costreto la letera scriue.

XII. Oar. 131. verso. ALTRA LETTERA D' AMORE. Incomincia: Lifinito potere de ura alma beltate,

gratiosa madofia ec., e termina: ala cui dolce cle­mentia zchineuolmente mi racomiido.

XIII. Oar. 132. EPITAFFI, senza nome d' autore. Sono quindici. 11 primo, che e sopra una certa

Aurelia, gia ebrea, comincia: Aurelia morta e qui couersa z mit,to.

L' ultimo che ha per soggetto un' altra ebrea. chiamata Rachel, finisce con questa verso: p ck' el cri.~tia amante altra le tolse.

n raccoglitore e copiatore di S1 fatte rime, se­condo che ricavasi dalla menzione che innanzi alIa canzone segnata di num. 1 I fa esso stesso del quondam suo padre come Capitano un tempo della citta di Padova, uffizio che i Venezial1i non confidavano che ai loro patrizii, e stato un nobile

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45 CODICI MSS. CANONICIANI IT ALICr. 46

Veneziano; rna quale poi fosse il suo nome e di ehe famiglia, niun indizio abbiam rinvenuto nel Codiee.

37. Cod. cartaceo in foglio, del sec. xv, composto di (~arte scritte 174.

IL QUADRIREGNO, POEM A IN TERZA RIMA DI ]<'ItA FEDERIGO FREZZI, V ESCOVO DI 1"uUGNO.

Esso principia, dopo Ia tavola de' capitoIi, ehe oeeupa Ie prime due carte, ne! modo seguente: Incomincia ellibro de Regni al ~jJ[agnifico & excelso segnore Vgolino de Tri'/lC1: de Polygno diuiso in quatro libri. El pr1:mo tracta de Regni de Oupido dellamore dio. Et secondo de regni de Sathan. El terzo de repni de uicif Ttl quarto de regni de iltude. Capitolo primo del primo libro ee. LAdea cltel terzo ciel ttolendo moue

Auea concarde seco opni pianeto Oogiunta al sole et al suo padre Jozte ee.

E termina: Oongliocchi lacrimosi et sospirando

io me ricordo de quei luocki adorni et uolto alzando al cielo io clico 0 quando

Sera dio mio el di chad te retorni. Fenisse el quarto et ultimo libro di regni ciae de reqni de uertude.

• Questo poema e composto ad imitazione della Com media di Dante, e contiene aleune belle case; ma e dettato in linguaggio di assai bassa lega. Fu impresso per la prima volta in Perugia nel 14H1 da Stefano Arns, Alemanno, col titolo di quatriregio, e pili altre fiate di poi in altri luoghi ; ma r edizione la pili stimata si e quella fatta in Fuligno nel 1725, in 2 tomi in 4°, per eura degli Aecademici Rinvigoriti di quella citta, con ampio corredo di note di diversi lotterati, e con una dissertazione doll' Abate don Pietro Canneti in­torno all' autore; se non ehe a noi pare ehe que' dotti abbiano nel poema, per iRmania di farlo comparire meno inculto nella lingua, messo qua e la delloro troppo pili che non eonveniva.

38. Cod. cart. in foglio, del sec. xv, compos to di carte

scritte 97, ed adorno di molti disegni in penna coloriti, relativi aIle diverse cose in esso con­tenute. J. Car. 1-10. TAVOLE PER COMPUTARE 1 NOVIJ,UNJI,

}']<;& SAPERE IN QUAL SEGNO LA LUNA SIA, PER TROVARE LE FESTE, IL NU~H;ltO AU REO, LA LET­TERA DOMINICALE ec.

II. Car. II-90. L' ACEltBA ETA, POEMA DI CECCO (degli Stabili) D' Ascou.

Principia: Incipit acerba etas capitulum pri­mum de ordinatione celo,,: Inqd Oedlus de Escullo Rubrica.

Vltra no segue piu la nastra luce.

Termina: Sicorne forma nella mete eterna. E questa ~tita e lucede meserna.

Finis. Qui finisse 10 quarto e ultimo libra de zeccno dasr:oli adi viij de Setembre, 1451).

Sonoci di questo poema non poche stampe. L' autore fioriva in suI comineiare del sec. xiv. Fu uomo di grande ingegno e dottissimo, rna meschino poeta; ed ehbe fine miserabile. Con­dannato come eretico, venne pubblicamente arso vivo in Firenze il dl 16 di Settembre dell' anno 13 2 7.

III. Car. 91-96. recto. HItEVILOQUIO D! ALQUANTI AM~fAESTRAMENTJ BUONI ET UTILI, IN TE&ZA RIMA.

Incomineia : Jo chiarno e prego 01 nostro signor dio

EZ qnal tntto Cj'eo psua potentia jJfz"sericordioso ,ius to e pio ec.

e finisce: Rin,qratio elpadre elfUgiol ol spirituscto

Che ma cocesso p sita gratia e dono. Ohel mio breue llarlar t uersio spanto.

Explicit liber breui Zoquio Amen. Bonifacio. L' autore di questo componimento ei e ignoto.

II nome di Bonijazio ehe vi si legge in fine, cre­diamo ehe sia queUo del copiatore.

IV. Car. 96. verso. NOTADILI TRATTI DELL' EPISTOLE DI AItISTOTILE.

Incominciano: jJfentre cti lauita colpensiero se­prolztnga ec., e finiseono: Componti a uolere essere degno didio come chi despregia lericlwze.

39. Cod. cartaceo in foglio, del sec. xv, composto di

carte scritte II 9. I. Car. J. FILOSTRATO, POEMA DI GIOVANNI Boc­

CACCIO. Sta innanzi al poema un' epistola in prosa di

Filostrato e Filomena, ehe principia: ]Jfoltte fiatte gia nobelissima dona avene io el qualte quaxi dalla mia pnarizia t fino a qsto ttempo ec., e finisee: quel des'io azenda cite solo eser p1W c1tagione de la mia sal/de. II poema poi eomincia senza distin­zione di versi nel modo ehe segue:

Algun di gioue solgio il fauore nej lor prtZiplj pietoxi t vocltare altri dapoto chiarnar il uaZore ee., e

termina: !tor va chio prego appolo clw te prestj tanto di grazia cl~a sclwltata Sf}j

et ame lieta rec1lJ risJlosta di lej. II. Car. 105. verso. PRUNEO DEGLI ASTOLFI E GIULIA

DE' CASTEGLI, NOVELLA, SENZA TITOLO. Comincia: lui (forse El plut) dele fiate vediamo

seguire che glj ant/chi esenplj i' noj soleno eser cho,.. gione elJ pfetisirne et buone hoperazione ma p cne lo, longeza del tempo ec., e finisce Bopra l' ultima

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47 CODICI MSS. CANONICIANI IT ALICI. 48

carta del codice colle parole: poi :p me1'jto del hene rezeuto sitribuisa alanima depasatj giovani divote Mrazione.

II luogo dove dicesi avvenuto il fatto ehe vi si narra, e Venezia; e di Venezia pure mostra eFl"lere stato colui che la scrisse, poiche parlando egli di quella eitta, la chiama la zitd nostra. Nella Bibliografia delle Novelle Italiane in prosa, opera di Bartolommeo Gamba, impressa in Firenze dal Molini nel 1835, in 80 ., non e mentovato alcuno srrittore di novelle Veneziano, vissuto nel se­colo xv.

40. Cod. cart. in foglio della prima meta del sec. xv,

adorno d' iniziali colo rite, e composto di carte scritte 57.

1. Oar. 1. LA P ASSIONE Dr CRISTO; I'OEl\IA IN OTTAV A RIMA (senza titolo).

r ncomincia : Ben possian laudare quel sacro legno

Che tien confitto el nostro redentore Ohe Ie tat lago del srlO san.que de.qno Per lauar noy e ziaschu pecltatore Per nostra cltaritade senza desdegno E volontade del padre chriatore a padre 0 flo 0 Spirito Santo Conziede gracia ami del tuo gran malo.

a intemerata magesta de dio a ec. e finisce:

3e done e la sua henedicion patena Elinfiniti beni de vita eterna.

Questo e il poema (se non che qui ha innanzi una stanza che non ci e avvenuto d' incontrare altrove, e che percio abbiamo riferita), il quale in alcuni codici Fiorentini trovasi attribuito al Boc­caccio, ed in uno della pubblica biblioteca di Siena a certo Niccolo Oicerchia Sanese, ma che in vero non e ne dell' uno, ne dell' altro. Esso f'u impresso per la prima volta in Firenze apud Sanctum Jacobum de Ripoli (iutorno al 1483), in 4°, e ristampato poi insieme con due altri poe­metti, I' uno intitolato la resurrectione del nostro messer giesu christo, l' altro la de.~tructione de Gie­rusalem, in Bologna per Ugo eli Rl'('perii nel 14119 ; in Firenze (da se) pel Bonaccorsi a' vi. di llIarzo del J 490; indi senz' alcuna nota, rna evidente­mente pure in Firenze verso la fine del secoio xv b; e di nuovo ivi per Zanobi Bisticci nel 1606, (Jon un capitolo in fine intitolato il pianto di S. Maria l1faddalena composto da Bernardo P~dci,

a Le starnpe, che aecenneremo appresso, leggono questo verso COSI :

o increata maiesta di Dio. b Un bell' esempla.re di tale edizione, ehe e di car. 20, a due co­

lom~e, ed ornato di quindici intagli in legno, sta nella libreria del dottlssimo e carissirno amico nostro sig. dott. Enrico \Vellesley, uno de' capi di questa UniversitlL

sempre in 4°.c Nel 1819 venne quindi in parte mandato fuori come opera del Boccaccio, e come inedito, dal conte Giulio Perticari (Gioruale Ar­cadico, tomo i.) Nel T 822, parimenti come in­edito, rna sotto il nome del suddetto Oicerchia, fu pubblicato dal Oan. Domenico Moreni in Firenze dietro al Viaggio in Terra Santa di Ma­riano da Siena; e final mente nel 1027 rivide la luce in Napoli per cura del nostro amico il marchese di Montrone. Le quali diverse stumpe notiamo cos1 distintamente a fine di tor via, per quanta e in noi, la confusione che il Brunet (}fa­nue! dze Lioraire, t. iii. p. ii. pag. 869), il Gamba (Serie ec. ed. del 1839, num. 1139), ed altri bibliografi, i quali non leggono de' Iibri che i frontespizii, hanno fatto del poema ch' esse con· tengono, con altro che colmedesimo titolo trovasi in due altre stampe del sec. xv, composto da Bernardo Pulci, e C)l<:' incomincia :

a tutte voi, clw passate per via d•

II. Car. 36. LA DISTRUZIONE DI GEIWSALEMME, 0 LA VENDETTA DELLA MORTE DI CRISTO FATTA DA

TITO E VI<;SI'ASIANO: 1'0E~IA IN OTTAVA RD!A lJ' !GNOTO AUTORE (senza titolo).

Incomincia : a degli eterni lumi e chiara lanpa ec.,

e finisce: E chi la cltanta 0 leze dio gli dia vita E paradiso poy ala sua jinita.

Appresso leggevisi : Christo Signore a cl/uy sfo libro jize Vita gli presti prospera e Jelize.

Finito de schri'Vere di ultimo de zugno 1423 l

Rauenna:p mi andrea digatari. Amen. Anche questo poema e in istampa. La piil

antica edizione a noi nota e del 1483 (verisimil­mente fatta in Firenze), in 4°. Fu indi ristam­pato dietro al poema della Passione di Oristo, di che si e discorso innanzi, per U go di Rugerij in Bologna I' annn 1489 (nella qual edizione, come abbiamo datto, e il terzo) in 4°. pure; e di nuovo in Firenze; senza nome di stampatore, nel 1492, altresl in 40 • Oe ne Baranno probabilmente altre stampe, rna non sono giunte a nostra notizia. Sopra il medesimo soggetto, e col titolo: La Vendetta di Cristo cke fecero Vespasiano e Tito ec., ci ha pur un altro poema in ottava rima scritto nella seconda meta del sec. xv; del quale ancora sonoci diverse impressioni, e che alcuni

C II capitolo qui aggiunto e tolto da una delle anticbe stampe del poema della Passione di esso Bernrtrdo Pulci, mentovate nella nota che segue; poema al tutto diverso da quello che leggesi in questa e nelle quattro impressioni sovraindicate, come e detto piu innanzi.

d La prima di tali stampe non ha in fine altra nota se non cbe 1i'lorentie Impressum: e in 4°, di car. 42, ed oltre al poem a della PRssione del Pulci, eontiene due capitoli del medesimo; I' uno col titolo: Bm'nardo pulci di IIfaria magdalena (quello stesso cbe trovasi aggiunto all' edizione del 1606 del poema della Passione abe sta !lei presente MS.); e I' altro intitolato: Bernardo pulci in Maria Vir­gine di bibbona. La seconda impressione porta la data di Firenze per Ser li'rancesco Bonaccorsi. Adi iii. di Novembre, m.cccc.lxxxx; eel e pure in 4°.

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49 CODICI MSS. CANONICIANI ITALIC!. 50

bibliografi hanno confuso col presente. A distin­gnerlo pero da questo basted. notare ch' esso principia col verso:

o glorioso in ciel padre e signoree• La copia che qui abbiamo de' suddetti due poemi, quanto ai poemi stessi e nel vero di poco conto: tuttavoIta ella merita di essere tenuta in pregio per rispetto di chi I' ha scritta, che e stato quell' Andrea di Galeazzo di Gatari, il quale ci ha dato la pili ampia e la pili esatta istoria che si conosca della citta di Padova dal I31I al 1406; storia che ill\fumtori ha mandata in luce nel tomo xvii. della sua raccolta di scrittori di cose Italiane. 11 Gatari fn Padovano: nacque intorno al 1375, e vi8se fin oltre al 1433 f, e diciamo fin oltre a tal anno, perciocche in esso, come narra Apostolo Zeno nelle sue Lettere (vol. ii. p. 169 e 170), and;; al Concilio di Basilea in qualita di Siniscalco. 0

s£a maggiordomo con Andrea Donato ambasciador Veneto, e con Francesco Capodilista famoso .qiure­consulto Padovano, e scrisse poi di essa Concilio, volgal'mente, con istile rozzo e popolare, ma con molta particolar'itd, la Storia per quello cite rigu­arda la detta ambasceria Veneziana. Le quali notizie rcchiamo qui perche servano di suppli­mcnto e correzione a queUe scarsissime e poco accurate che si han no di lui nella Biografia degli Scrittori Padovani del Sig. Giuseppe Vedova, pubblicata i.n Padova negli anni 1832 e 1836, in 2 vol., in 80 ., dove e detto (vol. i. p. 443 e 444.) ch' egli vide la luce intorno al 135og, e mort suI principio del xv secolo.

41. Cod. cartaceo, con alcune pergamene al principio;

in foglio; della seconda meta del sec. xv, com­posto di carte scritte 252, ed ornato di lettere iniziali messe a oro e a colori. La prima pagina dell' opera ha un elegante fregio all'intorno, va­gamente miniato e nel margine inferiore l' arrne de' Priuli di Venezia; a doghe d' oro ed azzurre eon capo vermiglio.

ALTRO MARTE; POEMA IN TERZA RIMA Dr LORENZO

SPIRITO DE' GUAI,TIERI, PERUGINO.

Precede la tavola de' capito Ii, la quale occupa Ie pI'ime cinque carte, ed in capo aHa sesta leg­gesi il titolo seguente, scritto in lettere d' oro : INCOMINOIA . ILLIBRO . CHIAMATO . ALTRO . MARTE . FACTO, E COMPOSTO . PER MANO DE ME . LORENZO . SPI­RITO . DAPERVRSA . DE LA VITA' E

e Una copia in penna di tal poema sta nel cod. descritto appresso di num. 58. §. vii.

f Il Gatari copio la Storia del Chinazzo nel 1433. V. Muratori Rer. !tal. Script. tom. xv. p. 697.

g Se il sig. Vedova avesse letto l'istoria 0 cronica di Padova di esso Andrea, avrebbe trovato, che Galeazzo padre di lui era nato nel I344, poiche vi si mentova che mOrl di 61 anni nel 1405, e che in conseguenza non poteva aver avuto un figliuolo intorno al1350'

GESTI . DELO ILLVXTRISSIMO . ET . POTENTI . CAPITANO NICOLO' PICI­NINO . VISCONTE . DE ARAGONIA. II poema, che inde seguita, comincia con questi versi:

Divino Apollo e primo occltio dilcielo intende alemie prece ecoltuo raggio lieua dagliocchi mei lerrante vew ec.

e termina come appresso : Questo mibasta aesser meritato

dimia diritta Ie ferma e liale Illuxtro capitan digno e pregiato

Cite p alzarte al cielo aymesse lale. Qui finisci illibro Chiamato altro marte fatto e composto p mano di me lorenzo Spirito da perugia delauita e gesti delo illuxtrissimo Oapitano Nicolo picinino francesco picinino. Et Conte Jacomo. E copiato p mia propria mano. Al magnifico lJfe­sere Antonio prioli d·i Vinegia almille quattrocento Sexanta noue adi 15 di marzo deo gratias. LA V­RENTIVS . SPIRITVS . IMPERATRIX . FENIX . AMEN'

Autografo e questo cod ice. II poema che con­tiene, e stato una volta stampato: cio fu in Vi­cenza nel 1489, in foglio. Esso ha per soggetto principale Ie gesta di Niccolo Piccinino, celebre capitano che fiorl tra il 1420 e il 1444; e prende il nome da un titolo di onoro, che ad esso Niccolo fu dato da' suoi contemporanei: del qual titolo, per tacer d' altri monumenti, abbiamo bella me­moria in una medaglia di quel tempo scolpita dal famoso Pisano, nel diritto della quale e il ritratto del Piccinino colla seguente iscrizione intorno : Nicolavs Picininvs Vicecomes, lrfarchio, Capita­nevs Max. ac Mars Alter. Lorenzo Spirito de' Gualtieri fini di vivere nel maggio ne11496. Un' altra copia del medesimo suo poem a, tutta anch' essa di sua mano, sta nella pubblica Biblioteca della citta di Perugia.

42. Cod. cart. in foglio; del sec. xv, scritto a due eo­

lonne, con iniziali colorate alternativarnente in turehino ed in rosso; rna difettoso al principio. Ha carte seritte 122.

ALTOBELLO E RE Tll.OJANO: POEMA IN OTTAVA

RIMA D' IGNOTO AUTORE.

Comincia con questa ottava :,-;::-t''::-,.. CIte auanzaua tuta la Greca zente b~" '),>\

Olte fono a la tera atorno troja it,: Como Virgilio ne parla zerta mete:> . \ Questi de mote alban mutano Iqja ~-... " . / Caualcando silizadramente ",,'/' Renaldo remirando nauea golia . ..- <'j •

Ma li Romani q caualcano 'isolta Questi de mote alban ana la fama tolta.

Finisce colla seguente : Pero que tute Oose ana finimento

Senan qui fue a xpo de bon core H

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51 conIC I MSS. CANONICIANI ITALIC!. 52

Trojano e morto e jace in molimeto Con fior despina bela piu eke fiore Xpo uerare que pieno dolimeto Sine pdoni a zascaduno pecatore Ooloro q ana leta estato ad ascoltare Al uostro konore e fornito qsto quatare.

Appresso leggevisi: Deo Gracias Amen. Qui cO?~pie loUbro de Altobelo eke ........ Seguita-vano alcune altre parole, rna sono state can­cellate.

Di questo poema (se poema puo mai chiamarsi una simile ribalderia), composto, secondo che credesi, da un Veneziano intorno al 1470, ci ha gran numero di stampe. Le principali, quelle che gli amatori di cosl fatti gioielli dell' Italiana letteratura cercano avidamente, si possono veder descritte nella Bibliografia de' Romanzi e Poemi Oavalleresclti, opera dell' eruditissimo Sig. conte Gaetano Melzi, impressa in Milano dal Ferrario ne11838, in 8°. Avvertasi per altro che r ultima ottava del codice nell' edizioni non si legge. Queste terminano tutte con una stanza che nel presente manoscritto e la penultima.

43. Cod. membranaeeo in foglio, della prima meta

del sec. xiv, seritto a due colonne, co' titoli de' capitoli in inchiostro rosso, e colle iniziali de' capitoli stessi colorite qua Ii in rosso e quali in azzurro· E composto di carte scritte 20.

L' ACERBA ETA, POE)[A DI CECCO (degli Stabili) D' ASCOLJ, col titolo: Liber rnagri Ceclli de Esculo.

Incomincia : Oltra no segue piu la nra luce ;

e finisce col verso No no disio presopponendol fine ;

che nel codice precedente di num. 38, e nelle antiche stampe, e il primo della sesta sestina del I capitolo del libro iv. sicche questo poema, che suole essere composto di quattro libri, trovasi nel presente testo mancante di quasi tutto l' ultimo.

44. Cod. membranaceo in foglio, del principio del sec.

xv. in bel carattere, co'titoli de' capito Ii in in­chiostro rosso, e colle lettere iniziali de' capitoli stessi colorite in azzurro ed in rosso alternativa­mente. E composto di carte scritte 94.

L' ACERRA ETA, POEMA DI CECCO (degli Stabili) D' ASCOLI.

Incomincia: Liber pmus de celo et de /tis que a celo :pue'iunt et ptinet Oapla viiii. p.m cap.m de septe planetis.

Ultra non segue piu la nra luce j

e finisce: Si come ferma ne la uita eterna e questa uita e luce di nui . . . . .

N el presente codice questo poema, che come abbiamo ace en nato altrove, suol essere in quattro libri, trovasi diviso in cinque; ed e inoltre man­cante di un capitolo, che e quello dove l' autore parla delle pietre chelidonie e de' coralli.

45. Cod. carta ceo in 4°., del sec. xv, di carte scritte 65,

con un bel fregio a colori intorno aUa faccia verso della terza carta, dove il poema contenutovi prin­cipia, e appie di essa l' arme de' Carnesecchi di Firenze h.

IL DRIADEO, POEl\IA IN OTTAVA RDiA DI LUCA PULCr.

Pt'ecede il poema una lettera in prosa dell' autore a Lorenzo de' Medici: indi segue l' invo­cazione, compresa in sei ottave, la prima delle quali cosl comincia: Ecielso oZimpio 0 bel fiume di santo.

Del poema poi, che e diviso in quattro parti, 0

canti, ed ha innanzi il seguente titolo: Incko­rninca la prima parte del driacleo chompilato per lucha pulcro al mangnijico laurenzio de medici ec., e questo il principio : Poiche la tema del grieve madoro.

La quarta parte termina col verso: ehe drieto aUume vostro in tenebre arnbulo.

E sotto di esso e la nota: Questo libro e di me lonardo di cristojano carnesecc1bi e scripto eli mia p mana. cltOminciato adi xv eli novembre effinito qa. di xv di decm'Oe nel 1478.

Di Luca Pulci, come qui leggesi, e non di Luigi suo fratello, come erroneamente asseriscono il Brunet (M~anuel du Libraire, t. iii. part. ii. p. 871), ed i compilatori del Catalogo della Libreria Gren­villiana, si e il poema suddetto. O1tre all' auto­rita del presente testo, scritto vi vente esso Luca, da un suo concittadino, e, per cosl dire, sotto i suoi occhi, abbiamo quella della prima edizione fatta da lui stesso poco innanzi alla sua morte, Florentie die tertia aprelis. M.OOOO.LXXVIIII. in 4°., ove egli chiarnasi, secondo il vezzo di que' tempi, Lucio pztlcro. E che LZlcio Pulcro Fosse Luca e non Luigi, ce 10 dice aperto Bernardo Giambullari, intimo amico de' due fratelli, nella terz' ultima ottava de' tl'e canti da lui composti a compimento del Ciriffo Oalvaneo corninciato dal primo, e che il secondo aveva preso a continuare, ma non ando pili oltre di 29 stanze, laddove scrive:

ll:fa non avendo in iutto soddisfatta Ool vago stile, ornata d' eloquenza

h Portavano i Carneseeehi 10 seudo dimezzato per piano; la parte di sopra a bande d' oro ed azzurre; e quella di sotto azzura, entrovi un rocco da seacchi d' oro.

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53 CODICI MSS. CANONICIANI ITALIC!. 54

Qual nel principio Lucio Pulcro ha jatto E poi Luigi jonte di scienza, Totalmente non son pero distratto ec.

Vera e che in tre sussegucnti ristampe fatte negli anni 1481, 1487 e 14X9, al nome di Lucio trovasi sostituito quello di L1ligi; ma cia fu opera della ribalderia degli stampatori, cui parve che il secondo nome, sendo pili celebre del primo, meglio convenisse alIo spaccio della lor merce. In tutte perD Ie posteriori edizioni altro nome non si rinviene innanzi a q uesto poema se non che quello di Luca, il quale, come qui si legge, e come avevano gia detto, per toccar di aleuni che dovrebbero essere notissimi a chi prende a dar conto di scrittori Italiani, il Quadrio (Stor. e Rag. di ogni Poesia, t. vi. P.444), il Tiraboschi (Stor. Lett. Itat. t. vi. p. 882), il Roscoe (Life of Lorenzo de'Medici, vol. i. P.247), ed il Ginguene ([Jist. litteraire d'Italie, 2e• edit. t. iii. p. 532), ne fu s('nza dubbio r autore.

Quanto a Lonardo Carnesecchi, della cui mano e la presente copia, accenneremo soltanto, eh' ei fu di famiglia Fiorentina nobilissima, e che ebbe per padre un Oristofano, il qua Ie mOrl a' 24 di Settembre del 1479 nel supremo magistrato di quella repubblica.

46. Cod. cartaceo in 4°., del sec. xv, composto di carte seritte 8 I, ed avente appie della prima faceia Ie armi della famiglia Bentivoglio miniate, con un I da unlato, ed un 0 dalI' altro, in oro. l. Oar.!. N INF ALE Fn':SOI~ANO, 08S1A L' 1NNAMORA­

MENTO Dl AJ<'FRICO E 1b':NSOLA; rOEIIIA IN OT­

TAVA RIMA Dl GIOVANNI BOCCAlCCIO. lncomincia senz' alcun titolo come segue:

Amore mi ja parlare enome nel dare grantenpo estato e jattone suo albergo ee.

e finisce: ma pehe riclw1'dato it nome mio dallm' non sia 7 tu rim an elton dio.

Sebbene questa copia sia difettosa noll' orto­grafia, e l' amanuense, ignorante COSl della lin­ana, come della versificazione Toscanl1, colI' aggi­~ngere qua e la una vocale in fine di certe voci clIe il metro richiedeva tronche, abbia ridotti a prosa non pochi versi; nondimeno ossa e prege­vole, poiche vedesi per manifesti indizii essere stata tratta da assai buon testo. J n alcuni luoghi e di miglior lezione pure della stampa che di tal poema e stata fatta in Firenze ne! J 834, in 8°. pel' cura del Sig. Jgnazio Moutier.

H. Car. 79 verso. IL PRIMO CAPITOLO DEL QUADRI­REGNO, rOEMA Dr FRATE F]<~DERIGO FREZZI, VE­SCOVO DI FULIGNO.

Esso ancora e senza titolo; e comincia COS!: Laddea ilterzo eiel uolgiendo muoue ;

e termina: it dolze amore doUe parole sue.

Le armi de'Bentivogli, poste, come abbiamo accennato di sopra, fra Ie due lettere I ed 0, che sono Ie due prime del nome 10 annes, ci fanno conghietturare che questo codice abbia apparte­nuto a quel Giovanni Dentivoglio che signoreggio Bologna sua patria dal 1462 sino al 1506, e morl prigione in Milano nel 1508.

47. Cod. membranaceo in 4°., della seconda meta del

sec. xv, composto di carte scritte 42, ma man­cante di parecchie intermedie, e di alcune aneora in fine.

Hum AlIi01WSE DI :MATTEO MARIA BOIARDO CONTE Dl SCANDIANO.

Incol1lincia questo volume cos1: MATTHEI MARIE DOTARDI COMITIS SOANDIANI Al\lORVM LIBER PRI1\lVS.

Amm' ene me scalclava al suo bel sole Nel dolce tempo de mia etd fiorita Aripensm' anelwre oggi meinuita Quel e'li allora rni piaque hora mi dole ec.

E finiscc col seguente quadernario di un Sonetto : A lultimo bisoqno di mia uita

.Zl7on cleneg~ti aiuto alcor il!fermo Tutte ((ltre uie son rotte oqni altro seermo Ogni rimedio ogm: altra ~Jene e gita.

Queste rime altro non so no che meschini rifrig­gimenti, in un linguaggio Italiano bastardo di quelle del Petrarca. Esse trovansi gilt tutte pubblicate in un volume intitolato /.'{onetti e Can­zone del poeta clarissimo .AIatteo .Alaria Boiardo conte di Scand/:ano, impresso in Reggio per Mae­stro Francesco Mazalo nel 1499, in 4". Della quale edizione sono state poi fatte due ristampe ; la prima in Venezia per Gio. Batista Sessa nel ]50T, in 4°.; I' altra in I.ondra trecento e trenta sei anni dopo per cura di un amatore di simi Ii galanterie, ma non per esser venduta, ne forse fetta; ed anche essa in 4°. II codice e senza faUo del tempo stesso, in cui il Boiardo viveva.

48. Cod. cart. in 4°., del sec. XIV, composto di carte

scritte 24. I. Oar. 1-5. DESCR1Zl0NE IN VERSI DELI.A CEI,ESTE

GERUSA1,EMME. Incomincia:

Duna cita santa chi uollese oldire ec. Finisce: quado lauita nostra quile sera conpla.

II. Oar. 6-19. RAYNALDO, osnA LA VOI.1'F,; APO­LOGO IN VERS!.

Incomincia : Duna jesta dela sansion ec.,

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55 CODICI MSS. CANONICIANI ITALICI. 56

e finisce: E Raynaldo p soa jorza Si scanpa aldre ana salta.

III. Car. 21. INSEGNAMENTI DI SALOMONE IN VERBI. Principiano come segue:

A nome del padre altisimo edel so fiol henedeto Del spirto santo in cui co farza me meta Oomzare finire e retrare 'Voio per raxon Li driti insignamzti che forma salamon ee.,

e finiscono con questo verso: None mae trexoro elmodo •... chil troua bon.

IV. Oar. 21. v. S1!:RVENTESE SOPRA LE DISCORDIE FRA II. MARCHESE Dr FERRARA E I BOLOGNESI.

Incomincia : o Jesa Xpo padre ani patente,­

e termina: Et atal fuiso cotal gttigardone

sia data. V. Oar. 23. VERSI SOPRA I.E PARTlCOLAUITA DE'

PIUNCIPALI PAESI DEI. MONDO. Incomincia:

Hazo cercato tuto lo mudo £n torna; e finiscono come appresso :

E molte altre c,itae ehea cerca e :pua Be poca cosa eroba 0 guadagna. In quale de' molti Volgari d'Italia Sleno det­

tate queste scritture, non sapremmo ben dire; ma sospettiamo che sia l' antico Ferrarese.

49. Cod. cart. in 4°., del sec. xv, cornposto di carte

scritte 98, rna a cornpirnento del contenuto, rnan­cante di una che era l' ottantesirna quarta.

FILOMENA, POEMA IN OTT AVA RIMA, DIVISO IN DUE CANTI, SENZA NOME Dr AUTORE, MA COMPOSTO DA ANDREA DA F ANO.

Incomincia senz' alcun titolo come appresso : Amor mi sforza {' chredo p mia pace

Vole pure c7t sospirando renoueli Lanticha fiamma choggi medesface &e.

Ohe non pertanto sia Filomena il titolo di questo poema appal' chiaro dalla nota: Finito el primo libro de jilfimena, la quale trovasi a cal'. 44 recto, dietro all' ultima stanza. del primo canto, che ter­mina co' versi : E del cosiglio grande et del dolore Oh ebbe alha grazziosa p amore.

Illibro, 0 canto secondo, che contiene il resto del poema, finisee come segue: o chrudo padre dispietato e rio peon solarmi piu tu lai mandato .Accio chio el 'Ve,qha e io ptenta sono Hauer datto siricho e nohil dono.

Vi si leggono appresso, della medesima mano, Ie due note seguenti:

I nschrisse pierfrand'. delbianclw dagostino del­hene mazingni.

Mo.OOOCo.XXXV. die xij ffIU Ego Nannes Tauxo. scripsi ('e.tpleui z ciuitate fauentiae Mel. d. d .. quidandonii manfredi.

La prima crediamo che sia del trascrittore del codice d' onde la presente copia e stata ca­vata, cioe di un Mazzinghi, e verisimilmente di un fratello di Bene del Bianco di Agostino del Bene Mazzinghi fiorentino, di cui 10 stampatore Francesco Moucke aveva rime tra' suoi mano­scritti, come abbiamo dal catalogo de' poeti in qllelle contenuti, posto innanzi al secondo volume delle Rime di Ant01ifrancesco Grazzini stamp ate in Firenze dal Moiicke stesso nel [741 e 1742. in 2 vol. in 8°. La seconda ci fa noto il tempo in che il codice fu copiato ed il copiatore.

Di questo poem a sonoei diverse edizioni. La pili antica che noi conosciamo, si e una in 4°. col titolo: Incomincia 'Vna nobilissima operetta dicta Philomea ne la qltal se tracta prima de Vherto e Philomea: e poi de esso Vherto & Alba fi,qlia dil duca di Ber90gna: e con questa data in fine: Gabriel. P. Impress it. M.CUOCLXXV, la quaIl' cl'ediamo essere stata fattn, in Venezia cia quel Gabriel di Pietro cia Trevigi, cho nd detto anno stampo anche Ie Vite de' Santi Padri mentovate dal Brunet nel suo Manuel, t. iv. p.499. Essa fu da noi veduta in Londra nella ricchissima li­breria del defunto sig. Riccardo HoboI'. Un' altra fatta in Venezia nel 1492, altresl in 4°., e registrata sotto il num. 534 nel Catalogo della Biblioteca di Monsignor Natale Saliceti, impresso in Roma dal Oannetti nel 178<), in 8°. N' era una pure, in 4°. anch' essa, ma senza data, nella libl'eria del Crevenna, come ricavasi dal suo Oata­logo stampato (t. iii. p. ] 2, num. 459 r), ov' e con molta accuratezza descritta; ed un' altra final­mente di carte 28, pur in 4°., e senza data, lIla

del principio del secolo xvi, sta presso eli noi. Giovi pero avvertire che tanto nell' eelizione del 1475, quanto in quella descritta nel detto cata­logo del Orevenna, il poema e preceduto da un breve prologo in prosa, nel quale l' autore stesso (senza tuttavia accennare chi egli fosse, 0 di dove) ci fa sapere, che innamol'o nell' Aprile del 1400;

che aveva gia passati dieci anni sotto tal peso quando tolse a scrivere la presente opera; e ehe Ie sue amorose pene, quantunque nOll avesse allom. ehe quarant' anni, gli avevano gia imbianchite le tempie: di che raccogliamo ch' egli era nato in­torno al J 370, e ehe questa suo poema fu da lui composto nel J 41o. II qual prologo manca al tutto nel presente codice i .

50. Cod. cartaceo in 4°., del sec. xv, cornposto di carte

scritte 237. I Anche in un altro che fu gia del hali Farsetti (v. Biblioteca Ma­

'IIoscritta di T. G. Farsetti, parte ii. p. 108. cod. clxxxvi.), e che ora si conserva nella Marciana di Venezia, il prologo qui mentovato e mancante.

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57 CODICI MSS. CANONICIANI ITALICI. 58

ZIBALDONE Dl MESSER ANTONIO DI CECCO Rosso DE' PETRUCCI DA SIENA, CONTENENTE SCltITTI LATINI E V OLGARI DI DIVERSI, ED ALCUNE COSE ANCORA DELLO STESSO PETRUCCI.

J. Car. I. El'ISTOLA AUGUSTINI AD CORNELlUlIf PHI­LOSOl'HUlIf.

Incomincia: Ut nobis per tuas amicabileslitteras declarasti &c.

II. Car. J. verso. EPISTOI,A ]<;JUSDElIf AD CYItiLLUlIf. Incomincia; Tua caritate devictus etc.

III. Car. 2. CAPITULA (~UAEDAlIf ECCLESIASTIS. Principiano: Qztid Itabet arnplius lwmo de labore

suo etc. IV. Oar. 2. verso. SONETTO l\IORAI,E senza nome d'

autore, che incomincia: l1fentre benigna si mostro fortuna.

V. ivi. ALCUNI DETTI SENTENZIOSI DI SENECA, DI

DANTE, DI VALERIO MASSIMO E l)EL PE­TRARCA.

Incominciano: Seneca. Ubi non est plldor etc.

VI. Car. 3. Copia di Vna lettem scripta alto Illus. pncipe s·e. conte di urbina della morte del Sumo pontifice ppa pio da me miss. Antonio delli petrucci da Siena, I1:a­ualiere, et di patenlO conte.

Incomincia: Appitirei Ill. principe, di potere scriltare aUa extilt • V. cose prospere, ioconde, grate, et proficue ee., e finisce: Et con lo sacro psalmo fo fine. Ne derelinquas me dfte, ne discesseris a me. Intendein adiutm'ium meum dfte. Ex Arce urbini die xxvi. mtgusti 1464 manu propria. E. IUu. d. V.lltitor Antiquus at(j fidelis Antonitts de pet1'ut­tiis de 8enis miles, atlj; paterni comes.

Papa Pio II. (Enea Silvio Piccolomini), di cui parlasi in questa lettem, mOrl in Ancona il di 16 Agosto del detto anna 1464.

VII. Oar. 6. 'Verso e seg. SONETTI DI MALATESTA DE' MALATESTI SIGNORE DI PESAltO, col titolo: Lirifrascripti laudandi sonecti jUl'ono com­posH dallo Illu. Sre. Malatesta de mala­testi da pesa1·o.

Ne sono questi i capoversi: .I. Dala gio'Vene eta, clw gia molti anni. 2. 10 so pur giunto carco ala ucchieza. 3. El tern po elquale e nostro Jo ItO srnarrilo. 4. Chi segue amor carnal, corne !to fact,io. 5. Jo confesso a te padre i mei peccati. 6. Vexillo glorioso et trittmphale. 7. lYIo~'te la sancta donna cite tenea.

Questo Malatesta fu figIiuoIo di Pandolfo, e crediamo che nuscesso intorno al 136o. Nel 1373 successe a suo padre nella Signoria di Pesaro; nell398 fu fatto da Bonifazio IX. Senatore di Roma; e mort a' 9 di Decemhre del 1429. Sua mog-lie Isabetta, della quale ei piange Ia morte nell' ultimo de' sopraccennati sonetti, finl di vi­vere nell' Aprile del 1404. Delle sue rime non

abbiamo in istampa che un solo sonetto riferito dal Crescimbeni ne' Oommentarii della V olgar Poesia vol. ii. parte ii. lib. iv. p.215.

VIII. Oar. 8. verso. LETTERA DI :MESS. ANTONIO PETRUCCI A CESAltE DE PETltUCCI SUO FIGI~r­UOLO.

Incomincia: Perc!te !to inaudita uolonta et ex­frenato desiderio ec., e finisce: Et adte do la pa­terna benedictz'one. Ex Arce urbini.

IX. Car. 9. Can'Zoni morali delfamosissimo poeta dante aliglzieri dajireme, Et :wnecti.

Eccone i capoversi : Donne c!tauete intellecto damore. Oanzone. Donna piatosa, et di nouella etate. Oanzone. Gloc1,i dolenti per piata del core. Oanzone. o 'Voi cite per [auia damor passate. Sonetto doppio. Ballata io uo cite tu ritruoui amore. Ballata. Spesse fiate uegnanmi aUa mente. Sonetto. Arnor el cor gentil sonno una cosa. Sonetto. Quantunlj; uolte lasso mi rinmernbm. Oanzone Bra uenuta nella mente mia. Sonetto. De peregrin'i cite pensosi andate. Sonetto. Oltm la spera cite pill larga gira. Sonetto. Cos) nel mio parlar uoglio esser aspro. Oanzone. Uoi clwnteftdo il terzo ciel mouete. Oanzone. Amor che nellamente miragiona. Canzone. • Le dolci rime damor c"Mo solea. Oanzone. Amor cite muoui tuo uertu dalcielo. Canzone. I sento si damor la gran possanza. Oanzone. Alpoco giorno et algran cercMo dombra. Sestina. Amor tu uedi ben che questa donna. Oanzone. Jo son uenuto alp unto della rota. Oanzone. E mincresce dime simalamente. Oanzone. Poscia cltamor del tucto ma lasciala. Oanzone. La dispietata mente de pur rnira. Canzone. Tre donne intorno alcor mison uenute. Oanzone. Voglia mi reca nello core ardire. Oanzone. Amor dacite comtien pttr chio midoglia. Canzone.' Ol,i faus ris pour quoi trais aues. Canzone.

Tutte queste poesie trovansi gia in istampa fra Ie rime di Dante.

X. Car. 48. Can~onefacta in laude delfamosls­simo poeta Dante aleglzieri da jil'en%e, et dicltiamnte la morte sua.

Non e propriamente una canzone questo com­ponimento, ma 8i un capitolo in terza rima, il quale incomincia :

La mente e stata per lo dietro ardita ; e termina:

et conducala alben deuita eterna.

XI. Car. 54. verso. Comin>:,a una can~ona di Si­mone da Siena existente carcerato, la quale di1·iza ad quel Sre. clze sel'uiua, domaudando con piatose p1'eci lnisericordia et pel·dono.

Principia: Domine ne in furore tuo argnas me

per quella carita et uero amm'e ec.

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59 eODleI MSS. CANONICIANI ITALIC!. 60

Ella sta pure sotto il nome di Simone da Siena nel cod. di num. 8 I, che vien descritto pi u in­nanzi.

XII. Car. 56. verso. Canr.one di Simone da Siena facta in carcere et diri'Zaia injine al nostl'o Sre. Jhesu domandando miseric01'dia et non iustitia.

Incomincia : Jo non so eke se sia un bra 0 disgratia.

Anohe questa canzone leggesi attribuita al detto autore neI sopramentovato codice di num.81.

XIII. Car. 59. Can'Zone di Simone da Siena facta in carcere, la quale e despemta et diabolica.

Incomincia : Le infastidite labre in cui gia posi.

Sta questa pure nel cod. di num. 81, deseritto pili innanzi; e nel Laurenziano di num. xxxv. pluto xc. info si legge col titolo: Oanzone morale di Maestro Simon da Siena, dove maladice tutte le cose: che e il perche vien qui detta desperata e diabolica. Essa trovasi anche a stampa in una raccolta di rime di diversik fatta da Oesare Torti di AscoliJ e impressa in Firenze per ser Francesco Bonaccursi (sic), senz' anno, ma verisimilmente intorno al 1490, in 4°., ed ha quivi il titolo se­guente: Oantio Simo'is Serdini Senensis alias dicto Sauiozo: qua facta se subito interemit. D' onde ricavasi ch' essa fu l' ultimo de'molti componi­menti di questo rimatore.

XIV. Car.6I.verso. CAPITOLO ALLA VERGINE FATTO DALLO ILLu. SRE. MALATESTA DA PESARO.

Incomincia : Inperatrice summa alta regina;

e finisce col medesimo verso. L' autore e quel medesimoJ di cui sono i sette

sonetti accennati sot to il §. vii del presente co­dice.

XV. Car. 64. verso. IL CREDO; capitolo. Principia:

Oredo in una sancta trinitade ; e termina:

Poscia lauita del seculo futuro. Esso trovasi in istampa in fine dell' edizione

della Commedia di Dante fatta in Venezia per Vindelino da Spira nel 1477, in foglio.

XVI. Car. 65. verso. Canzone facta nela crea­tione di papa I nnocentio septimo in laude dela sua beatitudine.

Incomincia : Benedictus dnus deus isdrael

perche del populo della plebe sua ec.

k Le rime che vi si contengono sono di Cesare Torti; che ne fu ii. ra~coglitore, di Niccoli) Gaetano, di Agostino Staccoli d' Urbino, di NlCcolo Salimbeni da Siena, di Bernardo Ilicino pure da Siena, del detto Simone di Ser Dino e di Antonio Tibaldeo.

Ella e di Simone da Siena. Innocenzo V II (detto gia Cosimo Migliorati) fu eletto al trono pontificio a' 17 di Ottobre del 14°4.

XVII. Car. 67. Can%one mOl'ale di maestro An­tonio daferrarajacta quando si diceua rnis­sere francesco petrarca famoso poeta era morto.

Incomincia: Jo ho gia lecto elpianto de troyani.

Essa fu data in iuce per la prima volta da J acopo Oorbinclli nel mccolta di Rime anticke posto dietro alla Bella Mano di Giusto de' Oonti impressa in Parigi per Mamerto Patisson nel 15H9, in 12°. (car. 84), ed e stata poi ristampata pili volte appresso.

XVIII. Car. 70. verso. Risposta di misssfrancesco Petrm'ca ala p'redecta can'£.one.

Sonetto, che incomincia : QueUe piatose rime in cui maccorsi. Trovasi impresso in tutte Ie edizioni del canzo­

niere del Petrarca. XIX. Car. 71. Can%one morale di maest1'O Anto­

nio da ferrara. Principia:

Vertu celeste in titol triumphante. Questa canzone an cora fu pubblicata per la

prima volta dal Oorbinelli nel mccolta di Rim,e anticke sopraccennato (car. 86 v.), ed e stata di poi ristampata daH' Allacci ne' Poeti Antichi, e da altri nelle susseguenti edizioni della Bella Mano.

XX. Car. 73. verso. Sonecto. senza nome d' autore ; che incomincia:

Jo so la donna che can la bilanza.

XXI. ivi, e 74. Di Dante sonecti deuotissimi. Sono due, che cominciano come appresso :

I. 0 Matre di 1tirtute luce etm"na. Nel raccolto soprallegato di Rime Antiche posto

dietro alla Bella lYlano di Giusto de' Conti (car. 76 verso) questo sonetto e attribuito a Dante; rna nel vol. ii. p. 42. de' Poeti del Primo Secolo, impressi in Firenze nel 18 I 6, in 2 tomi, in 80 •

leggesi sotto il nome di Monte Andrea da Fi~ renze.

2. Salue sancta hostia consecrata. Trovasi impresso fra Ie rime de' Poeti Anticki

pubblicate per cura di Leone Allacci in Napoli nel 1661, in 8°. (p. 373), attribuito a Gugliel­motto d' Otl'anto, e con questo principio : o salve, salve, sancta ostia sacrata.

XXII. Car. 74. verso. Can'Zone di Alberto Or­lando da fabriano ad declaratione delli triumphi del petrarca.

Incomincia : Beato il prego tuo cortese et almo.

Di Alberto Orlando, che fu cancelliere di Fran­cesco Sforza duca di Milano, e per lui referenda­rio in Bologna nel 1446, fanno menzione tanto il

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61 CODICI MSS. CANONICIANI ITALIC!. 62

Crescimbeni ne'suoi Commentarii gia citati, vol. iv. lib. i. P.32, quanto il Quadrio, Storia e Ra­gione di ogni Poesia, vol. ii. p. 200. Quest' ultimo ill oltre nelle aggiunte a cotal opera (vol. vii. p. 63) rammenta la presente canzone, che dice composta dall' Orlandi a insinuazione del. Big. Bardo da Camerina.

XXIII. Car. 77. verso. (}an'Zone del doetissimo et ornatissimo Misse1'e Leonardo da Are%o faeta ad laude et gloria di uenere.

I ncomincia : o Venere formosa 0 sacro ltmze.

Lorenzo Mehus nella vita di Lionardo Bruni posta innanzi all' Epistole Latine di esso Lio­nardo, impresse in Firenze nel 1741, in 2 vol., in 80 ., riferisce, valendosi di un testo a penna della Laurenziana, i primi versi di questa canzone, la quale e pur mentovata dal Mazzuchelli no'suoi Bcrittori d'Italia (v. Bruni Lionardo); rna non crediamo che per intero sia mai stata stam­pata.

XXIV. Car. 79. verso. Camone (e un capitolo in terza rima) delmagCu• et doetissimo I~aualiere Miss. Thomaxo da 'rieti.

Incomincia : Non so se fato natzlra 0 destino,

e finisce : Ppi faro priz60 me del uile amanto.

Visse per molti anni questo serittore al ser­vizio del eel. Francesco Sforza; e tra' Mss. della Biblioteca Laurenziana si eonservano di lui un sonetto (cod. Gadd. n.lxxxix. pluto xc. §. xxxviii), ed un' orazione Latina (cod. pure Gadd. n. xlvii. pluto lxxxix. info §. xi), la quale ei racita come oratore del detto Sforza, duca allora di Milano, al re di Francia Lodovico XI. Niuna cosa pera di suo, per quanto e a nostra notizia, e mai stata pubblicata colle stampe.

XXV. Car. 82. vel·SO. Soneeto, chc incomincia: Era 10 mio pensier tucto disciolto.

XXVI. ivi. Sonecto di mess.franceseo Peb'arc!m ad sefiuecio.

Incomincia : Si come el patre delloUe phetonte. Sta fra Ie Rime Anticlw pubblicate dal COI'bi­

nelli dietro alIa Bella Mano di Giusto de' Conti nella giil. citata edizione di Parigi del 1589, car. 65, verso.

XXVII. Car. 83. Sonecto di Sennuecio 1'lspon­dendo alpetrarca.

La bella aurora nel mio or'izonte ec. Anohe questo sonetto, col qualo Sennuccio del

Bene risponde al precedente; trovasi a car. 66 della suddetta raccolta di Rime Antiche.

XXVIII. Car. 84-157. verso. Canzoni rnorali et soneeti del doctissimo et ornatissimo miss. Justo da Vallemontone.

Da un sonetto in fuori, il quale principia: Tanto e possente it fiero mio disio,

tutte Ie rime di Giusto de' Conti qui contenute, e che oceupano 74 carte, leggonsi a stampa nel eanzoniere di lui, intitolato la Bella lYfano I. It detto sonetto pera e anch' esso stampato, e tro­vasi a p. 13 delle Rime Inedite del medesimo Conti date in luce in Firenze nel 1819, in 80 •

XXIX. Car. 157. verso. Comincia una prifatione aggionta alla infrascritta lamentatione.

Questa prefazione eonsiste in una strofa di cin­que versi, il primo de' quali e il seguente :

Jo so loscura et lacrimosa pisa.

XXX. Car. J57. verso. Incomin~a la honesta la­mentatiolle di Pisa, et merito essendo stata infra le citta italiche potente famosa pre­clara et gloriosa. Canzone.

N' e questo il primo verso: Pensando et rimenbrando! dolce tempo.

In un testo a penna della Biblioteea Hiceardiana di Firenze segnato di N°. 1'54, leggesi attribuita a Pucino di Antonio di Pucino da Pisa. Niun nome d' autore pora ha nelle tre seguenti edi­zioni: 10. prima fatta in Firenze nel Monastero di san Jacopo di Ripoli l' anna 1481: 10. soconda sonza data, ma verisimilmente Fiorentina aneh' essa e di poco posteriore alIa prima; e la terza fatta in Venetia, senz' anno, ma int~rn~ al 1490, per Mat/teo da Parma; tutte in 4°.; ed anonima altresl venne data fuori da Guglielmo Manzi fra' Testi di Lin.qua Inediti (ma non tutti pera tali), stampati in Homa nel 1816, in 80 .; nelle quali impressioni tutte e intitolata: Lamento di Pisa.

XXXI. Car. 166. Risposta facta a la nominata lamentatione.

E una can zone ; che incomincia : Al mondo nonlu mai huom tanto sobrio.

Questa risposta aneora sta dietro alIa precedente canzone nelle tre prime stampe di essa mento­vate di sopra.

XXXII. Car. 167. Canzone (senza nome d' autore), che incomincia :

OceM mei lacrimosi ora piangete.

XXXIII. Car. 167. verso. Soneeto facto dal Illu. Guidantonio, conte di urbino in die ueneris sancti.

Incomineia : Qual cor di pietm non se liqueface.

1 Avvertasi tuttavolta che a compimento del canzoniere qui men­tovato, mancano nel presente MS. sei Sonetti, uu madrigale ed un capitolo: de' quali componimenti Bono questi i capoversi:

Amor, mia stella e l' aspre vogUe e tarde. Caro conforto aUe mie ardenti per/e. Grandezza d' arte e sforzo di natura. Jo sento senza inganno omai mia vita. Messer Filippo, e' par che ne' tuoi detti. Qual salamandra in su l' acceso foco. Se coll' ale amorose del pensiero. Se mai per la tua lingua il sacro fonte.

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63 CODICI MSS. CANONICIANI ITALICI. 64

Di Guidantonio da Montefeltro IX. conte di U 1'­

bino, nato intorno al 1375, e morto a' 21 de' Feb­braio del 1443, non ci ha alla stampe che un capitolo in terza rima ed un sonetto, diverso dal sopra mentovato, pUbblicati in Rimino nel 1819, in 8°. per cura del Sig. Luigi Bertozzi.

XXXIV. Car. 168. Sonecto facto dal Illu. Sra. Malatesta de MaJatesti allo Serenissimo Imperatore.

Incomincia : Inuictissirno Re cesar nouello. Sotto il nome del detto Malatesta esso e pure

nel codice Laurenziano di num. xxxi. pluto xli, e nel Magliabecchiano di num. 1009, cl. vii.

XXXV. Car. ] 68, verSO-I 71 verso. SONETTI DlVERSI

senza nome di autore. Incominciano :

I. Misera, trista, pouara e pupilla. 2. Qual caso, qual iuditio, 0 qual fortuna. 3. 0 vaga e dolce luce anima altera. 4- Sio falti rnai contral tuo bel uiso. 5. Doue solea star loternpio sancto. 6. 0 infolice invidia 0 grave soma. 7. Quallteetor fu gia mai dite piu degno. 8. Arnor io uengo ad impetrar uendecta.

XXXVI. Car. 171. verso-173. Sonecti del spec­tabile Kaualiere Miss . .Angelo de galli de urbino.

Ne sono questi i capoversi: Fetid serue a eM Ita le trezze bionde. Come se stesso el sol si copre et cela. Veduto lto tra piu stelle stare un sole. Non so 8e fussal mundo cor di pietra.

Intorno a questo scrittore, che nato verso il 1420, visse fin presso al cad ere di quel secolo, oltre a cia che ne dice il Crescimbeni ne' suoi Commentarii della Volgar Poesia, vol. iv. lib. i, p. 32, sono da vedersi Ie notizie che stanno nel t. vii. p.lxxxvii., e nel t. xi. p. xlix delle Antichita Picene pUbblicate daIl' abo Giuseppe Colucci in Fermo, 1786-1797; in tomi 31, in foglio. Egli compose di molte poesie: ma non ci e noto che alcuna di esse sia mai stata data alle stampe.

XXXVII. Car. 173. Linfrascripti uersi fanno risposta ali nominati (cioe riferiti di sopra) tre (ultimi) sonecti.

Sono quattordici versi Latini, de' quali it primo e il seguente: Nil tutit in terras mirum deus auctor habendum.

XXXVIII. Car. 173. verso-l78. RIME DIVERSE

senza nome d) autore. Cominciano come appresso :

Spenta e la luce omai del occlti miei. Sonetto. Quel oeekio ladro eke mia mente inebra. Son. Tollo !to furtiuo tempo ali anni mei. Son. La indelebil uista eke mia cole. Son.

Okiamando el non mi uale. Ballata. Sel iouene uole essere costumato. Son. Jo non posso trouare ecclesiastico. Son. E uva, jicM, pera, mela, et mora. Son.

Questi due ultimi Sonet.ti sono stampati fra' Bonetti del Burckiello, p. 200 e 201, dell' edizione che porta la data di Londra, 1757, in 80 ., ma non crediamo che sieno di lui. .

XXXIX. Car. 178-205. verso. Can~one facta in laude del S. Braccio quando ruppe 10 Sr •. Carlo de malatesti: senza nome d' autore.

Incomincia : C'Vntipotens etemo et summa dio ;

e termina: e fu la decta stora neglianni mille quatrocento sedece del mese sexto cot'rendo di tredeee.

Di qual calendario si servisse I' autore di questa canzone, non sappiamo; ma la battaglia di che in essa egli parla, ed in cui Braccio ruppe e fece prigione Carlo Malatesta, avvenne indubitata­mente pres so Perugia il d'i 1 Z oi Luglio del 14] 6. Cosl asseriscono Buonaccorso Pitti nella sua 01'0-

nica, p. 104, e Filippo Rilluccini ne'suoi Rieordi, p. liv, amendue scrittori viventi a quel tempo, e degni di tutta fede.

XL. Car. 206. Epitaphium Braccii per Guari­num Veronensem.

Incomincia : Quouis marmot'eo eonduntur membra sepulcro.

XLI. ivi. Super uexillo Braccii Leona1"dus are­tin us.

Tre versi Latini, il primo de' quali e il se­guente:

Transiui intrepidus per mille perieula uictor. Leggonsi a stampa in fine dell' elogio dello Sforza e di Braccio tra gli Elogia Virorum 6eUica 'Virtute illustrium di Paolo Giovio, impressi in Basilea per Pietro Perna nel 1575, in foglio, p. 123.

XLII. ivi. Epistola di Seneca ad Lucillo della diuina prouidentia: la quale epta e splendi­dissima. senza nome di traduttore.

Incomincia: Domandasti per tue lettere eke ti rispondessi, se questo mondo si regge per uentura, 0,

per prudentia, ec., e finisce: pero eke tucte queste pene et tribulationi sonno preuedute, et ordinate da dio: Dea gratias.

Diverso al tutto e questo volgarizzamento da quello che sta in fine delle Pistole di Seneca tra­dotte in suI cominciare del sec. xiv, e stampate in Firenze pe'Tartini e Franchi nel 1717, in 4°. Esso trovasi pure nel cod. xxxviii. pluto lxi, della Biblioteca Laurenziana, rna quivi ancora senza il nome del traduttore.

XLIII. Car. 212. verso. Oratione cke flce Sancto A ugustino , et chi la dil'a reuerentemente

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65 CODICI MSS. CANONICIANI IT ALICI. 66

trenta di auara sua consolatione di omni tribulatione che au esse ee.

Incomincia: 0 dulcissimo signore mio ihesu xpa, dio 1)erO, cke fusti mandato dal gremio del tuo patre in qttesto mondo ec., e termina: a te diuino et uero ti degni menarme, qui uiuis et regnas per omnia secula semtlo'l;-. Amen.

XLIV. Car. 215. ver.~o. Dies seculi, a constitu­tione mundi.

Inc. Ab Adam ttSfJJ. ec. XLV. Car. 216. NOTA DI ANTONIO PETRUCCI IN­

TORNO A PAPA PIO II. Incomincia: A natiuitate xpi uSfJJ. in lwdiernum

diem etc., e finisce: ut di,qnetur pro sna immensa pietate atfJJ clementia peccatis suis veniam prestare.

Dice qui il Petrucci che il detto papa morl in Ancona die qttarto decimo Au,qusti MoCOOCoLIIII o.

t'n die martis, rna erronealllcnte, poiche in vero mOrl il 16, come abbiamo accennato addietro.

XLVI. Car. 218. EpitaplzimlZ Illustrissimi prin­cipis ac gtoriosis,<;i1ni dni dni ducis medio­Zani .Tolwnnis uicecomitis.

Incomincia : Quam fasttts, quam pompa leuis, quam ,qloria mundi.

Quest' epitaffio di Giovanni Visconti, arcivescovo e signore (ma non gia duca eome e detto nel sur­riferito titolo) di Milano, il quale mOrl a' 5 di Ottobre del 1354, fn composto da Gabrio de' Zamorei, Parmigiano, giureconsulto di molta fallla e grande amico del Petmrea.

XLVII. Cal'. 2.18. verso. Versus Ottauiani Au­gusti.

Esastico, cbe incomineia : In macedum campis ultus iam cesaris umbl'as.

E stampato nell' Antlwlogia Vetentm LatinorMm Epigrammatwn, ed. a Petro Burmanno Secundo, t. i. p. '22.1.

XLVIII. Car. 219. Rpitaphium Ottaviani Au­gusti.

Incomincia : Te decus imperii te quondam principe felix.

XLIX. ivi, verso. Epitaphium Acltillis. Incomincia :

PeUides ego sum thetidis notissima proles. Alcuni attribuiscono quest' epigramma ad Euste­nio, altri a Pentadio, c sotto il nome di Eusebio sta impresso nell' Antltologia Veterwn Latinorum bpigrammatum soprallegata, tom. i. p. 79.

L. ivi. Cornelius Gaius (leggi Gallus) ad Cesa­rem ex parte 'j'onze ut tiber Elleidos non comburatur supplicans.

B~ev.e componimento in versi elegiaci cbe in­COmlI1CIa:

Temporibtts let'is t1'istamur maxime cesar. Leggesi stampato dietro alla vita di Virgilio a p. xxiv. del t. I, delle opere di quel pocta nell'

edizione fatta per cura dei due Burmanni in Amsterdamo, sumpt. J. Wetstenii, l' anna 1746, in 4 vol., in 4°. Esso non e peru di Cornelio Gallo.

LI. Car. 220. Epitaphium .Tulii Cesal'is: 1I10no­stico.

Vase sttb ltoc modico clauditur orMs herus.

LII. ivi . .Tolzannes Crisostomus (leggi Chrysosto­mus) de Venere.

Incomincia : Ardet in ejfectu uenus anxia sordet in actu.

LIII. Car. 220. verso. De J?l'ancorunt imperio, te-trastichon.

Incomincia : Heu, !teu q breuibus pereunt ingentia ca1tsis.

LIV. ivi. Epitllaphium poete Dantis de flol'en­tia.

Incomincia: Jura mona1'chie superos &c., ed e quello stesso cbe sta sopra il sepolcro di Dante in Ravenna.

LV. Car. 221. Ft'ancisci Plzilelphi satira ad COS1nU1ll jlorenti'llu1ll.

Incomincia : Oosme ttWS tmq si mores forte m07llOrd1:.

Essa e la settima della settima deca delle Satire dol Filelfo stampate in .Milano per Cltristophorttm Valdarpher, 1476, id'ibus Novembribus, in Foglio.

LVI. Car. 2.23. Epistula Antonii Panormite ad AUl'ispam.

Incomincia: Cum responsurus essem &c. Non la troviamo fra l' altre di questo scrittore impresse nel volume intitolato: Antonii Bonon'lae BeccateUi cognomento Panlwrmitae Epistolae, Ora­tiones, et Carrnina; Venet'iis, apud Ba1'tholomaewn Caesanum, 1553; in 40 • II Panormita, uno de' pili begli ingegni dell' eta sna, nato in Palermo ne11394, mori in Napoli a' 6 di Gelmaio del 1471. Dell' Aurispa, vedi il Mazzuchelli, !S'c1'ittori d' Italia.

LVII. Car. 226. ve1·SO. Epitlzaphi1l11t jViccolai Nic­coli de Florentia.

Incomincia: Hic Nicolae iaces Nicoli lacr'imate sorores &c.

Orediamo che questo epitaffio ancora sia del Panormita. Non e peru nel sopraccennato vo­lume. Niceolo Niecoli, Fiorentino e dottissimo uomo, finl di vivere nella sua patria, in eta di settantre anni, iI dl 23 di Gennaio del 1437.

L VIII. ~vi. Carmina facta in taudem AIde pe­ruszne.

Incominciano : Alda puellanl'Jn fortunatissirna gaude.

Questi versi sono per certo del PanormitaJ e come di lui leggonsi a car. 130 del volume soprammen­tovato.

LIX. 2,27. Epithapllium San",i ligoris belli. K

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67 CODleI M88. CANONICIANI ITALICI. 68

Incomincia : Temporibns nostr·is in me romana refnlsit.

Anche questo e del Panormita, e sta impresso nel detto volume a car. 132 verso, col totolo : Epi­taphi·um 8anzi Ligor'is senza piu.

LX. ivi. Epithaphiulll Oriecte senensis belli.~si1Jle et ornatis.<;ime atg nobilis prosapie: Seuza nome d' Ilutore, rna e del Panol'mita esso pure.

I nco min cia : Postij marmoreo iacet !we orieeta sep~dcro.

Leggesi stampato nel suddetto volumo a car. 132. LXI. Car. 227. verso. Epitltaphium Baptiste ori.

ecte s01·oris. Incomincia :

Hie tttmulus longe tnnntlo felicior omni. I<; del detto Panormita, e trovasi a car. 132 verso del volume soprallegato.

LXII. ivi. Epitltapltium Caterine senellsis puelle ornatissime.

Tncomincia: Hociacet ingenue forme Caterina sepulero.

E del Beccadelli anch' esso, e stampato a car. 132 'cerso del suddetto volume.

LXIII. Car. 228. Sena Civitas el1'lwie loquitur et Jouem orat, ut saltem sibi luciam nUll­pha11l se'l'uet mortalitatis exper~11l.

Incomincia : Jupiter omnipotens et elementissime ditttt3

Questo carme pure e della penna del Beccadelli. Vedilo impresso nel cit. vol. car. 128 e seq.

LXIV. Car. 229. Ad COS1JlUm florentiuum Vi· l'um clarissimum.

Distico che incomincia: Qnaim modo sensisti: altresi del Beccadelli, rna non istampato.

LXV. ivi. Lauridus ad Auctorem deflagrantis­simo amore.

Esastico, di cui e questo it principio : Me 'Cexat perusinus amor, vincitrp senensem.

LXVI. Car. 229. verso. Ad Lauridum RespoJlsio de amOTe suo.

Altro esastico, che ineomincia: Vt lubet perusinus amm' te uexat et angit ;

e ehe insieme col precedente fa parte della rae­colta di epigrammi Latini del suddetto Pan or­mita, intitolata Hermapltroditus, non mai stata data in luce, ma di cui eonservansi testi a penna nelle BibIioteehe Laurenziana e Riccardiana di Firenze, e nell' Ambrosiana di Milano.

LXVII. ivi. QUATTRO DlSTlCl LATIN! SOPRA LE DJ­

VERSE COMPI,ESSIONI DELL' UOMO. E dietro ad essi leggesi: Finis lib1'0 imponitur:

ea de re reddo cum 1'euel'entia, deuotione, et ltumi­litate laudes et gratias dna noslro J1tesu a/po. Amen. Qui libel' scriptus et finitus fuit a me Antonio de petruceiis de Sena, milite, ae paterni comite, in arce urbini et in eadem earcerato sub annis diii

1464 die xxv. iunii. SltPpco. igitllr dno 1wstro Jhestt xfJo 1/t dignetul' &c.

LXVIII, Oar. 230. verso. QUAEDAlII EX ECCLESI­ASTE.

Inc. Omnia tempus habent &e. LXIX. Car. 231. LmJlentatione iusta, et hOJle.~·ta

facta cia Antonio delli petrucci, cittadino Senese, I(auatiere et conte contra la crude­li.'isima jortuna, nella 1'0cclza durbino ee.

Incomincia; De ma<~esse concesso la natura tanta prudentia, scientia, et eloquentia en sapesse, 0, potesse exprimc{,1-e le grauissime ojfensioni ec. E finisco con una Iunga preghiera a Gesu, della quale son qU!~ste Ie ultimo parole: ut in secnlum seculi cum abitantibus in ea lawlem teo Amen. Ex Arce ~wbini die .<l". nouembris 1465,

LXX. Car. 235. verso. El'lSTOLA HIEIWNYMI AD

P AlIIlIIACHlUM. Incomincia: Erra'uimus inuenes, emendemu$

senes &c. LXXI. ivi. EI'lSTOLA A UGUSTINI AD COltNELIFM

PHJLOSOl'HU",L Incomincia: Qualis et qnanta sit nostra cala­

mitas &c. LXXII. Car. 236. EJUSDEM AD PETIWM EPISTOI,A.

Incomincia: Questionem, aut dubitationem tuum &c.

LXXIII. Car. 236. verso. EJUSDEM AD EUNDElII EPI­STOLA.

Incomincia: Quia fili prima qlte,~tio &c. Antonio di Cecco Hosso de' Petrucci, chiamato

dalMachiavelIi messer Antonio del Rosso, dalla, cui mano e scritto quosto codice, fu uomo a' 8uoi giorni eli molta fama tanto nell' armi, quanto ne' maneggi eli stato. Ei naeque d'illustre famiglia in Siena intorno al 1400. Datosi da giovane alIa milizia sotto la disciplina del colebre Fran­cesco Sforza, divenne in essa eccellente. Fu po­desta di Bologna, di Perugia e di Pisa; amba­sciadore pili volte per la Aua patria a diverRi principi e repubbliche; e piu volte eziandio com­rnissario dell' esercito sanese. La prima impresa ch' egli facesse, fu il soccorso che l' anno 1430 condusse felicemente a Lucca assediata da' Fio­rentini. lndi a poco avendo egli avuto sentore che Paolo Guinigi, il qual era signore di quell a, ed al cui soldo egli stavasi, trattava di vendere a' Fiorentini 10 stato, entro nella rocca ov' esso Paolo si teneva, 10 fece prigione, e da.tolo in mane dello Sforza che il meno a morire a Milano, pose Lucca in Liberta. Milito appresso per molti anni ora agli stipeudi di questa e di quello stato, ed ora al servizio della sua patria; rna nel 1456, sendo egli ela questa, 0 direm meglio dalla fazione democratica, cho allora la roggeva, oppo­sta alIa sua (che sempre Ie repubbliche sono in preda aIle parti), dichiarato ribelle e traditore, e

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69 CODICI MSS. CANONICIANI IT ALICI. 70

privato di ogni sua fu,colta, si ricovero presso Al­fonso di Aragona re di Napoli. Lo accolse questi lictamente, e pigliatolo a benvolere, il fe' conte di Paterno nel regno. Modo pero Alfonso, non si condusse il Petrucci verso Ferdinando, figliuolo di quello e successore, colla debita fede. Desiderol':o di cose nuove e di animo irrequieto, si solievo insieme con molti altri baroni regnicoli contro di lui: onde gli avvenne che nell' Ottobre del) 461, stando con molta gente de'ribelli a difendere il Castelluccio, fortezza vicina alIa ciWt di Sora sulla ripa del Fibreno in Terra di Lavoro, fu, da una parte dell' esercito del re, comandata fla F edcrigo conte tli U rbino, assalito, sconfitto e p1'eso. Venne ei poscia cIal detto Federigo fatto condurre ad Urbino, e la carcerato nella rocca, dove nel 1464 passava il tempo suo scrivendo il presente volume, e finl miseramente i suoi gio1'ni. Papa Pio II. che fu suo contemporaneo e con­cittadino, 10 taccia nelle sue Storie eli frauelolento e fallace: il Malavolti, nItro Storieo Sallese, 10 dict· yalente nell' armi, ma sedizioso: ef\ il Sum­monte, che ne discorre a lungo nella terza parte della sua Istoria di Napoli (p. 240-243), fa <Ii lui un ritratto orribile: eli che conclu<liamo esser egli stato uomo eli molto ingegno e prode capi­tano, ma di assai mala natura.

~jl. Cod. cartaceo in 4°., del prineipio del secolo xv,

composto di carte Rcritte 170.

P~I;SIE DEI" BEATO .J ACOPOXE (de' Benedetti) DA

IODI.

Le primo dieci carte cOllt(mgono la tnvola. Sopra Ia segucntc Incomiilciallo Ie laude del jertletissimo j"uo di mi,</s. icsn Xo Beato frate Jacopone da todi delordine de .Irati minor'i eli san,franccsco: Ie qnale sono CLl, e scritte pressocbe tutto a mode di prosa. DElia prima e questo il principio: 0 amore eli pOlltrtate regno eli trliqnilitate ponertn viai sidtura .ivu a lite ne 1'ancltU}'a dclatl'oni non a paura Ne de nulla tejJestate ee. L' ultima cho illcomincia: A i1'ilila

peregrina, fillisco co' vorsi : No ce parte ne dUo ell no Si!nta la .~pina

Amen. Ql1esto codico appartoDno gi,\ al l\lonastcro di

S. Salvadore di Venezia. 'I'rovl1si in esso qualeho poesia che nOil si rinviene in istalllpa, ma di mal­sicura Iezione.

52 Cod. membranaeeo in 4°., del sec. xv, eomposto di

carte scritte 39. 1. Oar. I. POEMA IN Tl,IlZA HIMA Dl GAMBINO D'

II.

III.

AUEZZO DIVTSO IN DUE LIRRI; NEI. PRIMO DE'

QUAI"I 81 TltATTA DELLE IN"}<'ELICITA DI AREZZO,

E NET, SECONDO DEGLI UOMINI }<'Al\lOSI DI QUELLA

CITTA E D'ITAI"IA.

II primo libro, che si compone di viii capitoli, comincia come segue:

Portuna aduersa avendomi gia tolto speranza eli cOl~forto e di salute

e fin(;;:s:eqllendomi P1I1' con tnrbo uolto ec. <"~--:'~>\

E pctiono insensati Jnuti e sordi <:': '\

e son clwttiui dogni malct taccia (-' : <-:i/ no P0i<SO far clw no menerecordi \: <~ __ :/

Sicl.e pel' mancno error mepl ie cnio taccia> ,: __ > .. '~>// Tl libl'O secondo, che comprende capitoli xxi\',

principia COS1:

qual arte in.rJcgno 0 qMl sacro poema qUCll1tirtil di natltra 0 sante Tlmse daret fauore al mio 1'iuolto tema ec.,

(' termina, cO'l'eguenti versi indiritti a Borso d' Este duca di Ferrara.

In te siued!! onie qentil costume failti per gratia 'seruo de tuoi senti hdma elcorpo tidono elmio uolwne

Cltel nome tllO ete1'no iddio co nsel'U£. Finis.

Il dctto Borso tenne b signoria di Ferrara dal 1450 sino al J471, che fu l'al1ll0 in cui mod: questo poom" pertanto dee essere stato scritto dentro cotal tempo. Dol suo autore nitre no­tizie non abbiamo se non quelle poche che ee ne da il 1\Iazzuchelli ne' suoi Scrittori d' ltalia (\'. Arezzo. Gambino cl'), tmtte dalle Memorie la­scinte mss. dal celebre Apostol0 Zeno intorno ai Poeti Volgari, e che il Zeno ayevn camte da un testo a p~'nna di esso poemu, scritto in carta pecora intorno al 1480, in 4°., e ehe ora posse­duto da'Signori Zambelli nobili Veneziani: il qual te8to crediamo che sin appunto il presente Bodlciano. U 11 altro testa, aItresl in pergamena, in 4°., ed adorno di miniature, fn da noi veduto non ha molti an no nella libra-iu del defunto amico nostro sig. can. Domenico Moreni, che 10 deserive nella sua 13ibliopraJia Storico-Rapionata dellrl To­scana, t. I. P.45, se non cho egli chimna Cambino il poeta, Iaddove nel suo ms., come leggosi in (luello di cui parliamo, era Wl'amente Gltambino appollato.

Car. 37 verso. OX!O;OXF. S01'RA I.E lIIISEUIE D'ITA­

LIA, senza nome <1' autore. It in carattero diverso da quello in cui e scritto

il poema precedento, ma dpl tempo medesimo. Incominria :

Se mai furor didio 'I-'01'SO stta ira.

Oar. 39 'I)erso. SONETTO, d'ignoto autore. E d' altra mana anch' esso, e principia:

Jo son disposto a diuentare anchudine.

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71 CODlel MSS. CANONICIANI ITALICr. 72

53. Cod. cart. in 4°, del sec. xv, gia di carte scritte 89,

rna ora di sole 72, sendo state tolte via, corne appare dalla numerazione, tutte queUe che erano fra 1a sedicesima e la trentesima terza.

LEGGENDA DI SANCTO GlOSAFA, :FIGLIUOLO DEL R)j~ AUENlRE DINDIA (corn posta in ottava rima da NERI DI LANDOCCIO PAGLIARESI).

Incomincia con questa ottava : T1'e psone 7' sancta trinitade

o vno 7 vero dio qualio adoro o Yhii Xpo eke p caritade 1)olesti sojJeril'e tanto mart01'o io prego la tua gran benignitade ella chi la ckiama da b160n aiutoro cltella mai16ti soccorra 7 Jauori si chio sempre el tuo nome sancto Iwnori..

E termina: 7' auoi dica per amor di lei Venite benedicti patris mei.

Finisce laleggenda di sando Giosafa, colla seguente nota appresso, scri.tta. da altr?, mano: questa legienda compose Ner~ d~. land?cc~o palgliaresi da Siena i' rima 7 p se,,!gn,1ale _ d~. cw uedete 13 capouersi delle stanze e c0m.mc~Cfte z ~zet1'~ aUe carte 83 doue dicie NeZ fine s~ngmor mw d~ questa storia: congiun.qete tutte le letere de capouers~ in fino a questa Jaccia e trozterete el. sOJ!radetto nome. Ed in fatto, prese e messe IllSIeme Ie iniziali di ciascuna ottava dall' accennata carta 83 (ora 66) sino alla fine del poema, leggiamo: NERI DI LANDOCCIO PALGLIARESI COMPOSE QUESTA LEGGENDA IN RI­MA.

Parlano di Neri Pagliaresi il Crescimbeni, il Gigli, Federigo Burlamacchi, il Quadrio, il Ti:a­boschi e quanti hanno discorso ?i santa Cat~rIlla da Siena, della qua1e esso Nen fu segretano, e per Ia quale scrisse il Dialogo della Divina Pro­videnza e gran parte delle lettere c~e van~o sotto il nome di lei; rna nessuno fa menZIOne dl questa sua leggenda in ottava rima. Essa p:r certo nOl~ e mai stata pubblicata. 001 nome dl detto N en non abbiamo in istampa se non che un lunge capitolo in terzine ed una laude. ~ suoi. vers~ non hanno fiore di eleganza, rna 1a Imgua III CUI

sono dettati, e pura: onde vuolsene far conto. Egli nacque in Siena, di molt~ ilIus~r~ ~a­

rnigIia, into!,~o al. 13~SO ;. ~ondusse vita reh~lOs~s­sima; e fim I SUOI glOrm III un povero romltorlO~ ov' erasi ritirato, presso alIa porta N uova dl quella citta, a' 12 di Marzo del 1393.

54. Jod. cart. in 4°, della prima meta del sec. XIV,

cornposto di carte scritte 53.

1. Car. I. recto. LETTERA DI FRANCESCO' BENTIVO­GLIO A MESSER BENTE, suo PADRE.

Incornincia: Alsoe padre miseri bente di benti­oqli eo cltichino uostro fiolo salude ebono amot'e sabiai cheorecu una uostra litem i' la qzw,ze secontepnia chedeo uedouese man dare ec.

Francesco, 0 come qui chiarna se stesso, Chi­chino dell' illustre famiglia de' Bentivogli di Bo­logna, nato in suI finire del sec. xiii, nel 1347 era del Consiglio Generale della repubblica eli sua patria.

II. ivi. LETT:ERA DI ::\'I!CHEL.E Ih:NTIVOGI.IO A MES~. BENTE suo PADRE.

Incomincia: Alsoe miseri benti di biite16o.qti ,;(j

michilino uostJ'o fiolo salude ec. Questo Michele fratello del sopra mentovato

Francesco, ebbe moHa parte ne' pubblici affari della sua patria mentre era 1ibora; ilia cad uta questa in potere di Giovanni Visconti da Oleg-gio, nel 1354, come reo di sedizione, venne da lui fatto decapitare.

III. ivi. LETTERA DI GIACOMO IhNTlVOGLIO A\f[C­

COI"O suo ZIO.

Incomincia: Alsoe pad. nicolo di betcltogli co 'i~womo uostro neuodo ec.

Giacomo de' Bentivogli era cugino di FraIl­cesco e di Michele accennati innanzi, e Ilel 1351 sed eva nel supremo magistrato degli anziani di Bologna.

Queste 1ettere ci fan no conoscere qual era il volgare scritto da' Bolognesi nella prima meta del secolo xiv.

IV. Car. I . verso. eOPIA DI PROCURA l<'.ATTA DA BAUTO­LOMMEO DI VIANO FERUI A JACOl'O DE' CASSON! DA BUD RIO NOTAro.

Incomincia: In mpi note amen Anno eiusdem 2Jii'llio Trecei'to trigi'o sptio ind. qnta die vigzo qnto msis llliicii. 0..;: Betolome9 q. ttiani Jerri [Jstit. et ord. Jacobttm q. benedecti decassonious de bldrio /lot. absente tamq. ps &c. ad denutiand. ac notiffi­cando Budriolo 16Qolini de but'rio Bitinot1'o qius jil. et petro q. galuani ec.

V, Car. 2. verso. LEGGENDA ])I SA N'fA MARGHERITA in versi (senza titolo).

Incomincia : Siqnori p deo onomo in tenda n' una molto bela ligeda ec.

e finisce col verso: E si licoduga insoa gloria.

E questa la 1eggenda in versi di detta santa, che sta nel iii tomo, p. 141 e seg. delle Vite de' Santi impresse in Firenze dal Manni fra il 173 1

e il 1735 in tomi 4, in 4°, rna ridotta da Toscano in altro dialetto.

VI. Car. 30. S.ERVENTESE IN LODE Dl CANE DEI"!,.:\. SCAI"A.

Incomincia : Inome de cleo padre onipotente ec.,

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78 CODICI MSS. CANONICIANI IT ALler. 74

e finisce: hIis. cane fote se tuboe

De lanouela. VII. Car. 32. POEMA CAVALLERESCO (senza titolo).

Incomincia : De xxxvj Riami tuti trabuti iranti;

e finisce sopra la prima faccia dell' ultima. carta. come segue: Et dio uebenediga 7 lamagestia santo

In qual linguaggio d'Italia siano scritti questo poema ed i due componimenti che ad esso prece­dono, lasceremo ad altri il cercarlo.

A tergo dell' ultima carta leggesi: Iste tiber est Jacobus de benteuolys bonus puer i' gramatica ego Jouannes gelini pmoras in strata sci' donati deo gratias amen.

55. Cod. cartaceo in 4°. piccolo, del sec. xv, composto di carte scritte 59.

Run DI FRANCESCO P .....•. Anconitano. Non ha questo codice alcun titolo. Le rime

che vi si contengono, cominciano con un sonetto, di cui e questo il primo verso.

Ite uaglte mie rime ad quel Signore; e terminano con un breve capitolo alIa Croce, il quale principia:

o sanctissima croce e vero acampo i e finisce col verso seguente :

Cke di virtute ognun porti corona. Che l' autore di queste rime si chiamasse Fran­

cesco come Bi e accennato nel titolo, ricavasi da due Bonetti, che tra esse leggonsi, a lui indiritti da Biagio Guasconi Fiorentino, ed anche da uno suo proprio, nel quale introduce certo Marino morto di recente, a parlargli. E conghiettu­riamo che P. fosse l' iniziale del suo casato, poiche innanzi ad un altro Sonetto di lui in risposta ad uno di certo Antonio amico suo, trovasi: 1'e­Bponsio d. f p., cioe Domini Francisci P.; ma come poi questo P. sia da spiegarsi, in veritil non sappiamo. Dalla lettura che abbiam fatto di tutto il presente volume, raccogliamo, che l' au­tore viveva fra il 1435 e il 1455; ch' egli era 0

Anconitano 0 della Marca di Ancona, e cavaliere di croce, perciocche nell' ultimo capitolo dice:

Oime, signor mio car, che fosti nudo, E tu mi vesti ~ armi colla croce, Si cl,,' io non iema del nemico crudo ;

che attese da giovane al mestier dell' armi; che era legato di particolar servitu ed affetto con Sigismondo Pandolfo Malatesta Signor di Rimini, e con tutta la sua casa, che fu ardentemente innamorato di certa donna, il cui nome, secondo che si scorge dalle lettere iniziali de' versi di due sestine, dove cerco di nasconderlo, fu Druda; che amo altres! (e ne celebre i pregi in molti do'suoi versi) la bella Isotta degli Atti, concubina e poi moglie dol dotto Malatesta; e final mente che fu

amico di Giusto de' Conti, di Girolamo Ferretti di Ancona, del gia nominato Guasconi e del celebre Matteo do' Pasti, it quale ei loda a cielo per una immagine da lui fatta (in medaglia senza fallo) della detta Isotta m. Le sue rime mostrano ch' egli aveva posto grande studio in queUe del Petrarca, Ie quali a tutto potere ei prende ad imitare: nel cho sebbene non sia sempre felice, si manifesta nondimeno per uomo di non volgare ingegno. Daremo ahrove un saggio del BUO verseggiare, e riferiremo ancora i due sonetti a lui indiritti dal Guasconi, ignoto fino a qui come rimatore.

56. Cod. parte membranaceo e parte cartaceo; del

sec. xv, in 8°. e composto di carte scritte 52. LA BELLA MANO DI Glu5TO DE' CONTI DI VAL.

MONTONE. Comincia cosl: Iusti dlJ Comitibus romani utri­

usque iuris interpretis ac poetce clarissimi libellutl foeliciter Incipit.

.Amor quando per farme ben felice ec., e finisce col verso:

E q'ui fugiendo it sonno gli occki apersi. Appresso, del medesimo carattere di tutto il

rimanente, leggesi la seguente nota 1 Scripto :p mana di me feUciano da Verona ne gli anni di c1wisto 1465 del mese de marzo.

Questo cod ice, il quale contiene senza piu tutte Ie rime di Giusto de' Conti, che sotto il titolo sopra riferito sono in istampa, fu gia di Apostolo Zeno, e trovasi da lui descritto, ed anche lodato per bonta di lezione (sebbene al parer nostro piu che non meriti) nel Giornale de' Letterati d'Italia per gli anni 1721 e 172Z (tomo xxxiv. p. 61). Esso e melltovato eziandio da Scipione Maffei nella sua Verona Illustrata (parte ii. col. 100),

lad dove parIa del Feliciano che la scrisse; e dal Mazzuchelli nella vita del detto Conti, premessa alla Bella Mano stampata in Verona pel Tumer­mani nel 1753, in 4°. se non che e l' uno e l' altro Del riferirne il colofont', erranD nell' anno, il quale notano essere il 146 I in cambio del J 465.

Circa al copiatore veggasi cio che abbiamo detto addietro nella descrizione del codice di num.15·

m In una bella raccolta di medaglie Italiane, che sta in potere del gia mentovato Sip;. dott. Enrico Wellesley qua in Oxford, sette diverse ne abbiamo vedute coIl' immagine di lei. Due di esse, l' una grande e l' altra piccola, portano sui rovescio il nome del Pasti che Ie fece, e verisimilmente e per una di queste che ei vien Iodato dal poeta. Crediamo nondimeno, che sebben prive del nome dell' artista, sieno di lui ancora Ie altre cinque. II ch. Mazzuchelli nelle sue Notizie intorno ad lsotta da Rimino, edizione seconda fatta in Brescia nel 1759, in 8°, p. 23 e seguel1ti, ne descrive sei, e ci da eziandio i Ioro disegni intagliati in rame; rna della settima non fa motto, ned e pur mentovata dal conte Francesco Gaetano Battaglini nelle sue Memorie lstoriche di Rimino pubblicate da G. A. Zanetti in Bologna, 1789, ill 4°.

L

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CODICI MSS. CANONICIANI IT ALICI. 76

57. Cod. membranaceo, in 8°., del sec. xv, di carte scritte 62, in bel carattere, e colla lettera iniziale

. del primo verso elegantemente miniata. LA BELLA MANO DI GIUSTO DE' CONTI D[ V AL­

MONTONE, senza titulo. Incomincia senza pin col verso ..4mor quando per farmi hen felice ,.

e procede, e finisce come nel codice precedente, se non che in questo e di molto miglior lezione ehe in quello.

II Conti, che di quanti rimatori ebbe l' Italia nel sec. xv, e quello che piu Ri avvieino al modo nobile e grazioso di poetare del Petrarca, naeque in Roma, 0 forse a Valmontone feudo della sua. casa, ne] 1389, e mOl-I in Rimini 30'19 di No­vembre del 1449. Del suo canzoniere sonoei non poche pregevoli edizioni. La pin stimata di tutte pero si e quella, che J acopo Corbinelli, valendosi di un codice del tempo stesso del poeta, donatogli da Francesco Sadoleto, fece fare in Parigi presso Mamerto Patisson ne11589, in 12°. il qual codice con una. nota in fine di mano del medesimo Corbinelli, si conserva ora nella Biblio­tooa Imperiale di Parigi segnato di num. 8140.n

58. Cod. cartaceo in 40., della seconda meta del sec.

xvi, con alcuni rozzi disegni a penna, e composto di carte scritte 170.

Libro dilletevole da legiere et da imparare a scrivere qual si contengono dieci Instorie bellissime due prime si contengono mondane anticke et le altl'e cO'lltengono alla Santita con el giudicio gienerale nouamente scrite p piacere E dilleto E p passare locio et an­chora non tan to p le I nstorie quanta p amai­strare colloro cke si dilletano di scriuere bencke la sia schietta.

Tal e il titolo che dentro un ovato sta in fronte a questo manoscritto; ed intorno all'ovato stesso leggesi: Jo agustin de ciprian de martin da vene­tia io 0 uoluto Scriver un libro de Instorie Ie feste p passare it tempo E [' ocio mio auendome I ddio dato questa uirtu massime del dz"ssegno no da mae­stro alcuno anna Domini DEL 1566. Le Istorie compresevi, cbe cominciano sopra. 1a seconda. carta, e finiscono sopra la 168 recto, sono tutte in ottava rima: ed ecco i titoli particolari, il principio ed i1 fine di ciascuna di esse:

n I1 'prof. Marsand nelle sue ciarle sopra i MSS. Italiani di quelIa Biblioteca, t. i. p. 195, 10 dice erroneamente del sec. xvi; ne 81 e avveduto che e quel medesimo, di cui fece uso, e di che parla il Corbinelli nella sua prefazione alia detta stampa, car. 3, e in fine del canioniere, car. 59.

1. Istoria di Oifeo in lettera marckadiitescha. Inc. (0) benigno ~ clemente alto Signore. Fin. A ",ostro honor finitta e questa historia.

Ci ha. di tale istoria gran numero di stampe . II. lstoria della Regina Stella e Mattabruna

scritta in lettera ba.<;tarda. Inc. (G)wrificata Vergine Maria. Fin. e chi fa mal no pensi de auer hene.

Anche di questa sonoci molte edizioni. Presso il Sig. A. Farrenc in Parigi ne abbiamo veduia una. in 4°., di carte 4, a due co]onne, senz' alcuna nota, rna che dai tipi, dalla carta ec., conformi al tutto ad altre con data, alle quali trovasi unita, crediamo essere stata fatta in Venezia per Fran­cesco Bindoni nel 1524. Due di tempo pin re­cente stanno nella ricca libreria del ch. Sig. dot­tore Enrico Wellesley.

III. La Istoria de Santo Giorgio caualliero in letera cancellm'esca.

Inc. Al nome sia del Nostro Saluatore. Fin. San Giorgio prega Dio :p tutti noi.

Ci sono note di eSRa un' edizione, senz' alcuna nota, della. prima. meta del sec. xvi, una fatta in Firenze per Giovanni Baleni nel 1584, ed una di Trevigi per Domenico Righettini del 1668, tutte e tre in 4°.

IV. La isstoria di Santo Giouiine bocca doro in lettera cancellaresca antiqua.

Inc. Io prego il sommo padre redentore. Fin. A chi listoria disia a' aseoltare.

Di questa an cora sonoci non poche stampe. Una. fatta in Firenze nel '558, in 4°., con altre Dleno antiche, sta nella Wellesliana.

V. Legenda delli sette dormienti Ii quali dor­mirono anni trecento, e .<;ettanta tre. Poi s; suelgiorno credendo aver dormitto una notte.

Inc. Olementissimo Signor, e uero Iddlo. Fin. Finita l' historia, E laudato il Signore.

Parecchie edizioni di questa leggenda, tra Ie quali una della prima meta del sec. xvi, stan no nella detta libreria Wellesleiana.

VI. La Istoria de Santa Elena regina. Inc. La uergine Maria e li Angieli Santi. Fin. Ne scampi dalle pene de l'inferno.

Un' edizione di essa, in 4°., senza data, ma evi­dentemente del principio del sec. xvi, sta presso di noi.

VII. Istoria del Re Vespasiano: come flce crudel uendetta della morte di giesu ckristo ec.

Inc. 0 glorioso in ciel padre E Signore. Fin. 0' ogi al suo honor E ditto questa Istoria.

Pin e pin volte e stato stampato questo poemetto sotto il titolo La Vendetta di Ohristo che fecero Veepasiano e Tito eontro a Hierusalem; ed in un' edizione fatta. in Venezia per Domenico Lovisa.

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77 conrCI MSS. CANONICIANI ITALICr. 78

senz' anna in 40., ov' e intitolata La Historia del re Vespasiano, dicesi composto per Andrea In­tagliatore. II Brunet eManuel du Lioraire, t. iii. part ii. p. 869) che ne accenna una stampa di Firenze del 1491, in 4°., ne fa autore Bernardo Pulci; ed il Gamba (Serie ec. p. 347) l' attribuisce invece ad Antonia, moglie di esso Bernardo. Ma checche sia di chi I' ha scritto, avvertasi che e oosa al tutto diversa dal poemetto intitolato La Destruetione de Gierusalem, il quale sta dietro a quelli della Passione e della Resttrrectione in una stampa di Bologna per Ugo di Rugerij, 1489, in 4°.) dove nulla si contiene ne'di Bernardo, ne di Antonia Pulci. Vedi cia che abbiamo detto nella illustrazione del codice di num.40, §. ii.

VIII. La uita q; morte di Santo Gioiine Ba­tista con una laude.

Inc. Dolce ~~f adre di Dio pietosa e degna. Fin. One in die giudicii it suo regno ei dia.

Indi segue la laude, che incomincia : o gratioso giouanni batista.

Varie edizioni ci ha pure di questo poemetto colla medesima laude in fine. Una fatta in Fi­renze appresso Giovanni Baleni r anna 1585, ed un' altra senza data, amendue in 4°., stanno nella libreria Wellesleiana. II poemetto credesi opera di Lucrezia Tornabuoni, madre del gran Lorenzo de' Medici; e la laude trovasi f1'l1 quelle di Lio­nardo Giustiniani stampate ill Venezia per Bar­tolommeo da Vercelli nel T474, in 4°.

IX. La legienda della natiuita Del nostro Si­gnor giesu christo ec.

Inc. 0 sommo glorioso, immenso E pio. Fin. Nell' altro la ttta santa E vera gloria.

X. Opera nuova del giudicio Generale. CIte tratta della fine del mondo ec.

Inc. A te ricoro eterno ereattore. Fin. ~ qui fo fine all' uniuersal giudicio. Anche questa poemetto e stato impresso pm

volte. Nella detta libreria Wellesleiana se ne eonserva un' edizione col titolo di Giudizio Uni­versale, 0 vero Finale, fatta in Firenze pe'/' Zanobi Bisticci l' an no 1605, in 4°.

Agostino di Cipriano ehe qui trascrisse si fatti componimcnti, fu, come appar manifesto dal titolo, un calligrafo. II suo lavoro finisce sopra la carta 168 recto. La faccia verso e Ie due carte susseguenti, colle quali il codice termina, con­tengono tre cunzonette, scritte da mana pili. re­cente, rna in. modo cosl scorretto che non se ne ricava alcun senso.

59. Cod. cart. in 4°, del sec. xv, composto di carte

scritte 46. I TRIONFI DI FRANCESCO PETRARCA.

Non hanno titolo: incominciano col verso: A.ltenpo ene rinuo~ta e miei sospiri ;

e :finiscono col seguente : Hor cne fie dunque ariuederlo incelo.

Giovi avvertire che si leggono qui fra gli altri i due capitoli (1' uno che principia: Quant·i gia nell' eta matura ed acra., r altro: Nel cor pien d' amarissima do1cezza), i quali si dicono dall' autore rifiutati, e che percia nelle stampe comunemente si ommettono.

60. Cod. cartaceo in 4°, del sec. xv, composto di carte

scritte 40. I TRIONFl DI FRA:NCESCO PETRARCA.

Hanno il seguente titolo Latino: Tryuphi do .. mini francisoi petrarce. II primo capitolo co­mincia col verso:

Nel tpo eli rinozta i ma suspiri. L' ultimo termina col seguente:

Or que fie adunq; ariuiderla ill- eielo. Anche in questo codice, come nel preeedente,

trovansi i due capitoli che diconsi dall' autore rifiutati.

61. Cod. cart. in 4°. piccolo, del sec. xvi, e composto di carte scritte 233. I. Car. I. II, CANZONIERE ED I TRIO NFl DI FRAN­

CESCO PETRARCA. II Canzoniere incomincia :

Voi cT.' aseoltate in rime sparse il suono ; ed i Tl'ionfi finiscono col verso;

Hor ene jia dWl!que a riuederla in eielo ? II. Car. 211. CANZONE DI M. GIACOMO SANNAZARO,

la quale incomincia : lIor son pur solo et non e chi m' aseolii.

Ella trovasi a stampa fra Ie sue rime. III. Car. 213. verso. AItra CAN ZONE (senza nome d'

autore, ma del Sannazaro anch' essa), la quale principia:

Jo uuo eangiar l' usato mio costume. E questa pure e stampata fra Ie sue rime.

IV. Car. 214. verso. SONETTO, senza nome d' autore, che incomincia :

])a poi ene Carlo 13' l Be, di tanti sdegni. V. Car. 2T5. CAPITOLO DI CESARE PONTE AL SOT.

GIULIO CLARO. Incomincia :

Signor mio Claro senza 01.' io 10 scriua ; e termina:

E uadi in eltiasso it Falcone e '1 lagnetto. Questo Cesare Ponte fu Lodigiano, rimatore

non ispregevole, e grande amico del celebre Au­nibal Caro, come ci mostra una piacevolissima lettera ehc questi gli scrive da Parma in data de' 20 Settembre 1557, e che sta fra r altre sue stampate in Pad ova dal Comino nel 1725, in 2

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19 CODICI M88. CANONICIANI ITALICI. 80

vol. in 80 • Vedi vol. ii. p. 127. Pili. non possiamo dire di lui. Giambattista Molossi nelle sue Me­morio a' Uomini Iltustri della citta di Lodi, im­presse in Lodi ne11776, in 4°. non ne fa alcuna menzione.

VI. Oa.r. \US. DUE SONETTI del medesimo Oesare Ponte AL SIGNOR ANNIBALE CARO.

Incominciano : Signor Oaro a ogn' un car, a me pill caro . .A.henche morto Signor Caro sia.

VII. Car. 219' SONETTO DI ANNIBAL CARO, che inco­mincia:

Giunta, 0 uicina e l' hora, 0 humana 'Vita. E stampato fra Ie sue rime.

VIII. ivi, verso. SONETTO DI FRANCESCO BECCUTI delto il Ooppetta, che incomincia :

Locar sopra gl' abissi i fondamenti. E stampato.

IX. Car. 220. SESTINA, senza nome d' autore, ma del Sannazaro, la quale principia:

Come rwtturno uccel nemieo at sole. e finisce: Prima ch' en queste pz'agge io prenda sonno.

X. Car. 221. DUE SONETTI, senza nome d' autore, che incominciano :

Stran' e pur la mia vita, e strana sorte. Qual nuoua legge di natura vuole.

XI. Car. 222. SESTINA DOPPIA, senza nome d' au­tore, ma del suddetto Sannazaro, la quale in­comincia:

Chi uuol udire i miei sospiri in rime ,. e finisce:

Oanto con la mia canna 11.01' versi, 11.01' rime. XII. Oar. 224. AL SIGNOR ANNIBALE CARO, Capitolo

di CESARE PONTE. Incomincia :

L' altr' hier ebbi una vostra ehe mi porse .­e finisce: Anchor chel deste per guatero a un coco.

XIII. Oar. 226. AL SIGNOR GIULIO CLARO, Oapitolo del medesimo CESARE PONTE.

Incomincia : Mora di morte chi crede al demonio;

e termina: Che quel gz'orno ne dia chiaro e sereno.

XIV. Car. 228. verso. AL MEDESIMO, Capitolo dello stesso CESARE PONTE.

Incomincia : Hammi detto Astarotte che uoi sete,

e finisce: Et io preparero l' atbergo e' l vino.

XV. Car. 230. verso. SONETTO senza nome d' autore, che incomincia :

In mortal dona angelica bellezza. E di Annibal Caro, e trovasi stampato fra Ie

sue rime. XVI. Car. 231. e seguenti. ALTRE RIME senza titolo

e senza nome d' autore; delle quali sono questi i capoversi.

Amor chi m' assieura. Madrigale. Tu mi piagasti a morte. Madrigale. S'Amor e ~Ln putto, e doue son tant' anni. Sonetto. Hor che mi desta l' amoroso foco. Capitolo. Se noi di tanto amore Amor congionge. Sonetto.

Sospettiamo ch' esse sieno del suddetto Cesare Ponte.

62. Cod. membranaceo, in forma di 80 • piccolo, della

fine del sec. xv, con iniziali colorite in azzurro ; ornato di sette belle, ma assai danneggiate mi­niature; e composto di carte seritte 188.

IL CANZONIERE ED I TRIONFI DI FRANCESCO PE­TRARCA, col seguente titolo in lettere maiuscole d'oro: Francisci petmrce floretini yiri cla­rissimi ac lavreati poetae sonect02t et canti­lena'lf liber incipitfeliciter.

Precede l' indice delle rime, e sopra Ia nona. carta, in fronte alIa quale e una miniatura rap pre­sentante Dafne, che inseguita da Apollo, si tras­forma in lauro, comincia il callzoniere cosl:

Voi chascoltate in rime sparse il sono. I Trionfi poi, a ciascun de' quali pure sta. in­

nanzi una miniatura, e che come ne' codici di num. 59 e 60 gia descritti, comprendollo i due capitoli che diconsi dal poeta rifiutati, principiano a car. 149 col verso:

Net tempo che rinnova i miei sospiri, e filliscono coIl' appresso :

Or ehe fia dunque ariuederla in celo. Fra il sonetto xxxvii. e il xxxviii. trovasi

Bcritto di mano assai posteriore il ricordo che segue: Adi zz Maggio 1671 Mi naeque un figtio it qztate haueua nome gio nieola matteucci figlio del Cap.1e Paulo di colle (J d maddalena sua moglie; e fu battezato alta pieue di Com pita . ..•.• II resto, sendo la scrittura svanita, non si raccapezza: questo tanto tuttavia basta a mostrarci in quali male branche ebbe un di Ill. sciagura di capitare il presente codice.

63. Cod. cartaceo in foglio, del sec. xv, di carte scritte

139, a due eolonne, co' titoli in rosso, e Ie iniziali colorite quali in rosso e quali in azzurro. 1. Car. I. L' EPISTOLE DI SAN PAOLO E L' EPISTOLE

CANONICHE TRADOTTE IN LINGUA TOSCANA. I~cominciano: In nomine dini Jhii wpi Admn

incominciano lepistole di sanco pagholo et inprima la epistola mandata aromani. Paolo seruo di wpo chiamato apostolo iscieuerato p predicl/,are iluangetio diddio 10 quale eUi innanzi aueua inpromesso pli suoi profoti ec., e finiscono in tronco, per man-

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81 CODICI MSS. CANONICIANI ITALICI. 82

canza di una carta, sopra la 76 verso colle se­guenti parole dell' ultima dell' epistole canoniche : e sono nuuoli sanza acq2ta i quali sana portati in­torno dauenti. Sono albori autonnali senza.

Questo volgarizzamento, dettato nella favella Toscana del miglior tempo, e quel medesimo che delle dette epistole leggesi nella Bibbia in volgare impressa (senza indicazione di luogo 0 di stampa­tore) I' anno M.OOOO.LXXI. INKALENDE' DE OOTOBRIO, in 2 vol. in foglio. Ma vuolsi far caso del presente testo, perchtl e di assai pili corretta lezione di quella stampa, e vi si leggono non poche antiche voci che sono state in essa 0

ritoccate, 0 cambiate in altre menu antiche. II. Oar. 77. LA VITA DI Nm\TRO SIGNOR GESU CRI­

STO COMPOST A DEI QUATTRO EVANGELII. Ineomiucia: Alnome di dio ec. Secondo gio­

uanni cap.o pmo. Nel cominciamento era il fi.qli­uolo didio eljigliuolo didio era apo dio et era idio il figliuolo di dio ec. E termina sopra la carta J 38 verso, come segue: e diuentat'i J)fecti predicltaro innongni parte insiememente oJ)ando il singnore col­loro e confermando la loro parola esseghuitando lora miraeoli. Qvi finisce il sco uangelio di JeSlt xpo conpeso da tutti e iiijo i uangelisti ordinata­mente. L' ultima carta contiene la tavola de' vangeli riferiti nella compilazione di detta Vita.

A.nche quest' opera e nella Toscana lingua del buon secolo.

64. Cod. cartaceo in foglio, del sec. xv, compos to di

earte scritte 40. I TltIONI'I ED ALCUNE ALTR.E RIME DI FRANCESCO

PETRARCA. I Trionfi, in fronte ai quali e il titolo : Triu711plli Domini Francisci Petrarclle, incominciano come segue:

NEE tempo eli rinoua 1 miei sospiri ec., ed al fine del capitolo ultimo (che nelle stampe e il dodicesimo, rna che qui e il decimoquarto, per­ciocche ci si trovano intramessi que'due capitoli che si dicono dall'autore rifiutati), leggesi : Fran­cisci Petrarce eeleberrimi 'Vatis laureati triul1:fus VIS) et vltim~ts felliciter explicit.

Giamai piacer mi puote cossa ville. Scripsi ego iaclwbus nani dni Johanis ano dfii

nri 1\1..occcc.oL. die dezimo marzi. Le altre rime, che indi seguitano sono quattro

canzoni, tre sonetti e due ballate, che gin. ab­biarno a stampa nel canzoniere del detto poeta.

6 ~ fl. Cod. cartaceo, in forma di bacchetta, delle second a

meta del secolo xv, e compos to di carte scritte 137·

I L CANZONIERE ED I TRIONJ<'I DE MESSER FRAN­CESCO PETRARCA (seuza titolo).

Il Canzoniere, che incomiucia : Voi che ascholtate in rime sparsse it suono,

oltre a tutti i 366 componimenti, che vi si so­gliono trovare, ne comprende altri ottantanove, tra' quali una ballata e sette sonetti, che si dicono dal poeta rifiutati; ne vi stan eglino gill separa­tarnente, 0 a modo di giunta; rna si bene fram­mischiati co' primi come se facesser parte del canzoniere rnedesimo. Due soli han no innanzi il nome de'loro autori: l' uno e detto di Antonio da Ferrara, ed il secondo di Dante. Contut­toccio per Ie indagini che abbiam fatto, crediamo di potere senza esitazione asserire che il maggior numero degli altri an cora non e del Petrarca. Ma ecco di tutti essi ottantanove componimenti i capoversi 0.

A guisa d' nom eke pauroso aspetta. Sonetto. Altor che sotto it cancro cambiato hanno. Son. Amore, pur convien che le t~te arme. Son.

* Anima, dove sei, che ad ora ad ora. Sou. Anima. sconsolata, a cui ti lasso. Son. Antonio, cos' I~a fatto la tua terra. Son.

Come del Petrarca esso sta pure nel cod. 69, che descriveremo appresso, in uno della Biblioteca. Laurenziana segn. di num xv, pluto xli, e, secondo che abbiamo dal Crescimbeni (Commentarii in­torno alC'Istoria della Volgar Poesia, vol. ii. part. ii. p. 179), anche nel codice Isoldiano.

Beato me, s' io fossi stato degno. Son. Bench?! 'l cammin sia faticoso e stretto. Son. Biasmano molti spiacevoli a more. Son.

Trovasi fra Ie Rime del Boccaccio stamp ate in Livorno nel 1802, in 80 , per cura del conte Gio. Batista Baldelli.

Bosclti fioriti e verdi. Oanzone. Cadute son de.qli alberi le foglie. Son. CMnar le c'irne a elurissimi colli. Son. Coltti che per vilta sul grande estremo. Son. Conte Riccardo, quanto piu ripenso. Son. Esso fu pubblicato per la prima volta dal

Muratori come del Petrarca nella sua opera della Pe1ietta Poesia Itau'ana (lib. i. cap. iii.), impressa in Modena nel 1706, in 2 vol. in 4°.

Oreelevami star in parte dove io. Son. Deh, dite, 0 fonte, d' onde nasce amore. Son.

Ha innanzi la seguente nota: :flfis. ant. eli bobechari da ferara a mis. fran.o pet. E senza dubbio egli e di Antonio da Ferrara, cui rispose il Petrarca con quello che incomincia: Per util, per diletto ec. Vedi appresso.

Degli oceM, dei quai nacque il foco ond'io. Son. * Donna mi viene spesso nella mente. Ballata.

Questo breve componimento, che generalmente si tiene per uno de' rifiutati dal Petrarca, nell' edizione delle rime di lui, fatta in Firenze da' Giunti ne11522, in 8°, trovasi inserito, com' e nel presente codice nella prima parte del suo

n L' asterisco nel margine indica quelli che si dicono dal poeta rifiutati, i quali tutti si Jeggono a stampa in fine di non poche edi­zioni cosi antiche, come moderne delle rime del medesimo.

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83 CODICI MSS. CANONICIA NI ITALICI. 84

Canzoniere; e Bernardo Giunti dell' averlo cosl collocato rende ragione in una sua lettera che sta in fine di essa stampa. II celebre Giambatista Gelli, ehe 10 dice bellissimo e doftissi-mo, vi fece sopra una Lezione, la quale puo veelersi fra I' altre sue impresse in Firenze (pel Torrentino) nel 1551, in 8°, p. 4' Z e seg.

Dov' e la fronte cl.e con piccol cenno. Son. Due donne in cima della mente mia. Son.

Egli e eli Dante Allighieri, e f'ra Ie poesie che a lui assolntamente appartengono, vien posto anche dal ch. Sig. P. J. Fraticelli nella eelizione fatta per sua cura delle Opere .M:inori di esso Dante in Firenze ne11834, vol. Z, in 16(). . Duo lampeggiar degl·; occM alteri e gra~'i. Son. Era nell' ora clUJ la dolce stella. Oanz.

Nel Raccolto di Rime Antiche posto dietro alIa Bella Mano di Giusto de' Oonti stampata in Parigi dal Patisson ne11589, in IZO. (Car. 65 verso) essa leggesi attribuita a Sennuccio del Bene; e di lui pure e detta in un codice Lauren­ziano, ed anche dal Orescimbeni, che la ristampo nella sua Istoria della Volgar Poesia. t. iii. P· 105·

Fioriva il tempo, e 'l pensier si veloee. Son. Pra verdi boschi, ove l' erbetta bagna. Son. Fuggono i sospir miei, fug.qesi il pianto. Son.

Nel cod. Laurenziano di num. xliii. pluto xl. trovasi senza nome di autore.

Gli antichi e bei pensier convien c!.' io lassi. Son. Sta imp res so sotto il nome di Federigo di mess.

Geri d' Arezzo a p. I87 del Oatalogo de' Oodici MSS. della Biblioteca Riccardiana di Firenze com pilato da Gio. Lami.

Gli occlti, che m' hanno il cor rubato, 13 messo. Son. I capei d' 01' di verde fronde ornati. Son. II core, cke a eiascun di vita e fonte. Son.

Si legge pure in un cod. Laurenziano segnato di num. xv, pluto xli, ma senza nome di autore. Il mar tranquillo, e producer la terra. Son.

• Ingegno usato aUe quistion profonde. Son. E indubitamente del Petrarca in risposta ad

uno di maestro Antonio da Ferrara, che inco­mincia: 0 novella Tarpea, in cui s' asconde. ifF In ira a' cieli, al mondo ed alta gente. Son.

In un cod. Riccardiano esso e attribuito al sopl'amentovato Fedel'igo di mess. Geri el' Arezzo. V. il Catalogo de' MSS. di quella Biblioteca, p. 187, dov' e riferito per intero. T non posso ben dir (talia mia. Son. Intorno ad una fonte, in un pratello. Son. Sta fra Ie Rime di Gio. Boccaccio citate ad-

dietro. Jo avea gia le lagrime lasciate. Son. Jo ko gia mille penne e piu stancate. Son. Jo '1,0 molt' anni gia piangendo apgitfnte. Son. Jo maledico amor dz e notte ancora. Son. Jo solea spesso ragionar d' aT/lOre. Son. Jo venni a rimirar gli ardenti rai. Son. r va sovente i miei pensier fuggendo. Son .

L' alpest'l'i selve di candide spoglie. Son. L' arco degl·i anni tuoi trapassato hai. Son. L' aspre montagne e Ie valli profonde. L~ggesi questo ancora fra Ie Rime del Boc­

cacclO. * Lasso! com' io lui mal approvedtdo. Son. La ?Jaga luce che eonforta ilviso. Son. La volonta piu volte e corsa al core. Son. Le nev-i sono e le pioggie cessate. Son.

Rinviensi anonimo nel sopraccitato cod. Lau-renziano di num. xliii. pluto xl.

Net tvrnpo, lasso! della notte, quando. Son. Non creda esser ciaseun in alto stato. Son. Non e falso ch,i e falso inver falsia. Son . ~Non e piaggia diserta, 0 selva in terra. Son. Non e sublime il cielo 01)' e il suo centr·o. Son. Non e tenuto falso inuer sa venti. Son. o cMara. luce mia, dove se' ita. Son. Oime! cne e quel ek'io sento nel mio core. Son. Oime! ck' io piango, e ptanger mi corm,tene. Son. o monti alpestri, 0 cespugliosi maio Son. Esso ancora sta nel suddetto cod. Laurenziano

di num. xliii. pluto xl. ma anonimo. o voi eke siete in diletto fallace. Son. Pallido, iruto e tutto trasm!dato. Son. I! conte Baldelli l' ha dato in luce fra Ie rime

del Boecaccio. Perche ver Tne pur t' espermenti invano. Son. Per co.qliere :lJ1ercurio il gran pianeto. Son. Perduto ho l' amo omai, la rete e l'esea. Son. E stato pubblicato come del Petrarca da Luigi

Fiacchi nella Scetta di Rime Anticne impressa in Firenze nel J 812, in 8°.

Pel' util, per diletto e per onore. Son. Questo sonetto col titolo di Risposta seguita

a quello gia indicato che incomincia: Deh, aite, 0

fonte ec. 11 M:uratori, tanto nell' opera della Per/etta Poesia Italiana (1. c.), quanto nella sua prefazione aIle RiTne del Petrarca impresse in Modena ne117 ' I, riferisce di esso il primo qua­dernario.

Piangomi, lasso, ove rider solea. Son. Poic7te al fattor dell' universo piacque. Son.

Vide questo per la prima volta la luce nella Giunta posta in tine dnll' edizione delle Rime del Petrar-ea fatta in Pad ova dal Oomino nel 17zz, in 8u•

Prati, giardini, vaghi balli e canti. Son. Quando degli occlti vaglti il bel sereno. Son. Quando fm l'altre donne avvien c1t' io mire. Son.

*Q1Mlla [lltirlanda che la bella fronte. Son. Rotto e it martello, r()tta e quell' ancugge. Son. Sacra colonna, che sostieni ancora. Son. Saggio oTtolan, se at tuo verde giard'ino. Son. Se io ehe gia piu giovane pl'ovai. Son. Se l' aureo mondo, in clte gia militaro. Son. Se io credessi, Amore, cIte in costei. Son.

*Se sotto leg[le, Amor, vivesse quella. Son. St' mi fa risentir all' aura spat·si. Son.

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85 CODICI MSS. CANONICIANI ITALICI. 86

Sot to il nome del Petrarca esso sta pure nel cod. Laurenziano di num. iv. plut. xli. S'io avessi at petto mio formati schermi. Son. S' io fossi instrutto com fu Salomone. Son. S' io potessi can tar dolce e soave. Son. Si tosto come' l sol a noi s' asconde. Son.

E stampato fra Ie Rime del Boeeaeeio. Solo sotetto, ma non di pensieri. Son.

Nell' opera di Giammaria Barbieri DelT:' ortgine della Poesia Rimata, impressa in Modena nel 1790, in 4°., alIa p. 166 e riferito con qualehe varieta di lezione questo sonetto como scritto da Federigo di mess. Geri d' Arezzo.

Sostenne con le spalle Ercole it cielo. Son. Spesse jiate mi viene alta mente. Son.

Innanzi ad esso leggesi : Di Dallte,. e di Dante e in fatti, ed e il vii. di q uelli da lui insel'iti nella sua Vita Nuova.

Stato foss' io qttando let vidi prima. Son. Tanto gentile, e tanto onesta pare. Son.

Anehe questo edell' Alighiol'i, e sta osso pure nella sua Vita ]V uova.

Tn gi1tngi ajftizl:one al tristo afflitto. Son. Un clima, un zodiaco, un orizzonte. Son.

Al Canzoniore suecede una tavola alfabetica de' vrimi 409 componimonti in e81'0 contenuti; ed a questa seguitano i Trionfi, cho compl'ondono trediei capitoli, trovandovisi insorito quello doi due rifiutati, il qualo incomincin :

]'lel cor pien d' amarissima dolcezza. E scritto questo cod ice assai seOfrettamente:

vuolsi nondimeno farne caso, coneiossiache nelle lezioni pili importanti dollo rime che gia sono in istampa, si accordi quasi scmpre co' tosti mi­gliori.

(i6. Cod. membranaceo in foglio, della fine del secolo

xiv, composto di carte 46 scritte a due colonne, rna in cattivo stato, e mancante di una carta in­nanzi all' ultima.

IL CANZONIERE DI },'RANCESCO PETRARCA: senza titolo.

Incomincia: (v) Oy clwscultate l rime spi'ise il sana;

e finisce a tergo della carta 45 co'tre primi versi del sonetto: Morte va spento quel sol ee., che e r lxxxiv della parte seconda. La carta maneante ehe sueeedeva alIa suddetta, dovova pertanto con tenere il ril1lltllente di tal so netto, sei altri sonetti, e Ia canzono: Vergine be'zla ee., eccet­tuati di questa i tre ultimi vcrsi, i quaJi si IeggoJlo sopra Ia carta 46, che e l' ultima, seguitati dalla nota: Bwpliciunt ...... francisci petrarce de sua laura ...... cercha 3075. AMEN.

67. Cod. mem branaceo in foglio, del sec. xv, composto

di carte 64, scritte a due colonne. II" CANZONIERE ED I TRIONl!'l DI FRANCESCO PE­

TRARCA.

Questo manoscritto che e anch' esso senza titolo, principia col verso seguente :

(v) Oi cascoltate in rime sparse il .~uono ; o termina con una tavola alfabetica de' capoversi di tutti i componimenti che vi si comprendono.

Dei due capitoli che diconsi rifiutati de' Trionfi non leggesi qui entro se non che quello cho incomincia:

Nel cor pien d' arnarissirna dolcezza.

68. Coct. membranaceo in 4°, del sec. xv, di carte scritte

189, ma guasto in pili luoghi per esservi state tolte via Ie miniature e Ie lettere iniziali dipinte che l' adol'navano, e con esse insieme diverse parti dello scritto.

II" CAKZOXIERE ED I TRIOKFI DI FRANCESCO PE­THAHeA, preceduti <lalla NOTA DI<:I" VIRGILIO A::I1JlROSIANO intorno alta morte di madonna La1lra, e daUa Y ITA DEL POET A scritta da LIONARDo BIWNI d' Arezzo (senza titolo).

Le prime undici carte contengono la tavola delle rimo, la Nota Latina del Virgilio Ambro­siano: Laura propriis virtutibus illustris &c., e la breve Yita sovraccennata (scnza pcra nome di autore) ; In qunle incolllincia: Francesco petrm'clla l!uomo di grandeill.qiepno ~ no di men virtll narp. in are.::zo nel Dorgo de lorto la natiuita sua (manca flO) ne gliaiii mccc.iiii. adi xxxi (cosl, invece di xxi.) laio }JllOCO inrLnci al leuar del sole ec., C

finisco: Rimasero adurp. at bocacio LS' in bti ?'isse­delte la farna di podici st1(dii ~ fit successione an­cTwra nel tempo pe1'0 c1w quiido il petrarcha mori era it Docacio de minore dade di lui de ani 9 ~. cossi per successioe andorono le muse.

Indi scguita una carte, su cui, al principio, di mano reccnte loggesi soltanto: Sando Primo. FOI:che ascoltate ·in r·ime sparse it suono 1)i. La qual carta vedesi apcl'to essen'i stata messa in luogo d' altra ch' era stata tolta via, e in cui dovevano trovarsi, oltre a qualcho miniatura, i tre primi sonotti del canzolliere, poiche In. segu­ente comincia col quarto cosl:

Quel c1te i1~filtita prouidencia & arte. n resto (co' difetti tuttavia di che abbiamo gill fatto motto) proccdo come nelle stampe. I Trionfi compronrlono quattordici capitoli, de' quali il primo incomincia:

Nel tempo cIte rinvova i miei sospiri ; e r ultimo termina col verso:

Ilor qlte fia adunq16e ari1tederla in cielo. Non poco 8corretta e piena di modi () pro-

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87 CODICI MSS. CANONICIANI ITALICI. 88

nunzie dell' idioma Veneziano, che ei seoprono la patria dell' amanuense, e la presente copia. Dal veder tuttavolta ehe vi si riseontrano presso­che tutte Ie migliori lezioni ricevute dal Prof. Marsand nella sua pregevolissima edizion Pado­vana di tali rime, la crediamo tmtta da assai buon testo.

69. Cod. membranaceo in 4°., della seconda meta del xiv. sec., con tutte Ie iniziali de' componimenti che vi si contengono, messe ad oro ed a colori ; ed ornato al principio di un elegante fregio al­tresl in colori ed in oro, e di una bella miniatura, rna difettoso di quattro carte dopo la quarante­sima seconda. Le carte che a questa seguitano, sono 109, onde tutto il volume trovasi ora com­posto di carte 15 I. La miniatura al principio rappresenta il Petrarca con un libro in mano, attorniato da diverse donne, ed innanzi a lui Laura in atto di offerirgli una corona d' alloro.

IL CANZONIERE DI FRANCESCO PETRARCA (senza, titolo ).

Incomincia: Voi cnasc(Jltate in rime sparse it suono >"

e finisce al solito colla canzone: Vergine bella ec., dietro alIa quale stan no queste tre lettere: D. B. A. Oltre pero a tutte Ie rime (da alcune poche in fuori ch' erano comprese nelle quattro carte ora mancanti), Ie quali nelle stampe di esso leggonsi, qui aneora, come nel codice descritto addietro di num. 65, ne sone parecchie altre, e tra esse queUe eziandio gia note, che si dieono dal poeta rifiutate. Delle quali rime tutte sono questi i capoversi:

Allor cne sotto it cancro cambiato nanno. Sonetto. Anima, dove sei cne ad ora ad ora. Son. Anima sconsolata, a cui ti lasso. Son. Antonio, cos' na fatta la tua terra. Son. Ben cne 'l cammin sia faticoso e stretto. Son. Gotui cne per vilta sul grande estremo. Son. Oonte Ricciardo, quanto piu ripenso. Son. Oredeami star in parte omai dov' io. Son. Donna mi viene spesso nella mente. Ballata. Duo lampe.qgiar degli occni alteri e gravi. Son. Fra verdi boscni cne l' erbetta bagna. Son. It core cne a ciascun di vita e fonte. Son. Ingegno usato aUe quistion profonde. Son. In ira a 'cieli, al mondo ed alta gente. Son. Jo 110 molt' anni gid piangendo aggiunte. Son. Jo non posso ben dir ItaUa mia. Son. Jo venni a rimirar gli ardenti rai. Son. L' aspre montagne e Ie valli profonde. Son. Lasso, com' io fui male provveduto. Son. La vaga luce cne conforta ilviso. Son. Non creda easer alcuno in alto stato. Son. Non e piaggia diserta, a selva, a serra. Son. Non ~ sublime il cielo, ov' e il suo centro. Son.

Per cogliere jfercurio il gran pianeto. Son. Per util, per diletto e per onore. Son. Poi cit' al fattor dell' ~tniverso piacque. Son. Santa colonna, cke sostieni ancora. Son. l)' io avessi at petta mio formati scnermi. Son. Be l' aureo mondo, in cne g'ia rniUtaro. Son. Se sotto legge, Amor, vivesse quella. Son. Solo solett~, rna non di pensieri. Son. Sostenne con te spalle Ercole il mondo. Son. Stato joss' io quando la vidi pri'ma. Son.

Al Canzoniere seguita la Nota Latina del Virgilio Ambrosiano con questo principio : LauJ'ea propriis uirtlttibus illustris &c.P; la quale in fine e detta Epistola francisci Petrarce reperta pap/a in nilYJilio quodam veteri in foliis circa jinem. Scripta mamb :pf;aipi! petra1'ce Ad rei tante memoriam. vt premittitur.

Da ultimo leggevisi : Meec Lxxviiijo die xviiija JuUii.

Prigida frZicisci lapis nic tegit ossa petrarce Suscipe ii,go pares i'iiam sate iigie pce Fessa!); iii terris celi reqescat Z al'ce ;

che e (se non che il giorno del meso e qui errato) l' epitaffio, il quale trovasi sopra il sepolcro dPl poeta in Arqua.

70. Cod. membranaceo in 4°., del sec. xv, di carte

scritte I98, con un elegante fregio miniato in­torno aHa prima faccia; con lettere iniziali pure miniate, e col ritratto del Petrarca nella prima di esse. 1. Car. 1. IL CANZONIERE ED 1 TRIONFl Dr FRAN­

CESCO PETRARCA. Comincia il Canzoniere:

Yoi cnascoltate in rime sparso el svono. Dietro ad esso, cho finisce, come 8uole, colla

canzone: Vergine bella, e la Nota del Virgilio Ambrosiano: Laura pj'opriis virtutibus ill~tstl'is &c. Indi (car. 142) seguitano i Trionfi, de' quali 6CCO il primo verso: Nel tempo cne rinova i mei sospiri "

e I' ultimo e l' appresso : Or cite jia adoncha a riuederla in cielo :

e comprendon eglino i due capitoli che si dicono dall' autore rifiutati.

II. Car. 182. D. P. P. (Domini Francisci Petrarcae) poetae clarissimi Vita.feliciter incipit.

Prancisc1(s Petrarcna jloretinus fuit exztl nanq'll(, patria natus ~st &;c. E finisee: id. t~rn~n est .s~.o ingenio ac deltgentw assecutus quod ~sttS ~n stttdns et sui et superioris tcmporis O1nnes ad rnultos annos quouis dicendi ingenere super.auit: .

Questa vita, che leggesl qUI senza nome (II

p Sta questa nota anche nel codice prec~~ente, ed altresl ~e'. s~­guenti segnati 70. 73 e 78., rna il presente e II solo dove al prmclplO di essa, invece di Laura come in quelli,leggasi correttarnente Laltrea come sta scritto nell' autografo Arnbrosiano.

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89 CODICI MSS. CANONICIANI IT ALICI.

autore, e opera di Sicco Polentone, dal quale, secondo l' abo de Sade, cbe fu il primo ad indicare di chi fosse (Memoires pour la Vie de Petrarque, t. I, p. xiii), e stata scritta nel 1433 ; ed e gia in istampa. Fu data in Iuce per Ia prima volta, pur senza nome d' autore, e senz' alcuna nota di Iuogo, di stampatore 0 di anno, in suI terminare del sec. xv, in 4°., poi da monsignor Jacopo Fi­lippo Tomasini, il quale altresl non mentovo da chi composta, nel suo libro intitolato Petrarcha Redivivus, impresso in Plldova nel 163 I, ed ivi ristampato nel 1650, in 40 ~ e final mente dall' abo Lorenzo Mehus, che la trasse da un codice Riccardiano dell' opera del Polentone stesso de Illustribus Linguae Latinae scriptoribus, e la inserl nella Vita di Ambrogio de' Traversari, Camaldo­lese, premessa aIle Lettere Latine di questo dotto stampate in Firenze nel 17.19, in 2 vol. in foglio. Quanto al Polentone ed agli scritti suoi, veggasi rio che ne dicono, oltre al Mehus nella prefazione aIle mentovate Lettere, p. 139, Gio. Errardo Kappio nella dissertazione de .Xiccone Polentono Cancellario Patavino, Historiae Litterariae saec. xv. in Italia instauratore, impressa in Lipsia nel 1733, in 4°. Apostolo Zeno nelle Annotazioni sopra Ia Biblioteca Italiana del Fontanini, t. 1.

p. 358; J acopo Morelli nella Biblioteca Mano­scritta di Tommaso Giuseppe Farsetti, p. 125 e seg., ed il Tiraboschi nella Storia della Letteratura Italiana, t. vi, p. 784. Egli era nato in Padova suI declinare del xiv secolo, e finl di vivere in­torno al 1463.

III. Car. 186. 'Ilerso. h 10 SONETTO DEL PETRARCA: Voi cite ascoltate ec. CON COMENTO, senza nome d' autore.

II qual Comento cosl incomincia: Questo sonecto de tutti gli attri seguenti e prohemio como apertamente si ~tede ec., e finisce: per contempla­tl:one de q~telle celeste che cu lo intelecto dello animo se conternplano.

DaIle indagini che abbiumo fatto, siamo venuti in chiaro ch' esso e di mess. Antonio da Tempo, e che fa parte del comento di lui sopra Ie rime tutte del Petrarca, stumpato colle rime stesse in Venezia nel 1477, in 4°, por cura di Domenico Siliprando.

IV. Car. ISH. 'verso. NOMINA MUSAltUM : NOMINA NYl\1-PHARUM, &c.

V. Car. 189. recto. SONET'tO DJ DANTE Ar.LIGHIERI, col titolo: DANTES QUID SIT AMOR.

Incomincia : .LVlolti uolendo rlir chi fusse Amore;

ed e gia stampato fra Ie rimtl di esso Dante. VI. Car. 189. verso. COMPONIMENTO IN VERST I TA­

I.IANl senza nome d' autore, con questa esametro Latino al principio: Sola facit 'Virtus Iwrninem ge­nerosa beatum.

Incomincia : Oclauiano sonio chiperaua in terra

Quando Dio nacque et placai ogni guerra,.

e finisce sopra 1a car. 190 verso, come appresso: Purgai lindia jina inoriente Magnanimo fui cortese et 'Ilalente.

Le ultime otto carte contengono 180 tavola delle rime del canzoniere del Petrarca, e trentaquattro versi del lib. vi. dell' Affrica, poema latino del medesimo scrittore, ne' quali e il discorso fatto da Magone Cartaginese mentre stava per morire. II primo di tali versi e que13to :

Hic postoq medio iuuenis stetit (Equore pamus ; e l' ultimo:

Fraternosrp sUos simul patrierp dolores.

71. Cod. cartaceo in 4°., del sec. xv, composto di carte scritte 177.

IL CANZONIERE ED I TRIONFI DI FRANCESCO PE­TRARCA.

Le prime sette carte contengono la tavola, e sopra l' ottava comincia il Canzoniere cosl :

Voi cascoltati in rime sparse il suono ec. Dietro al sonetto: Morte aspencto quel sol

chabagliar 8uolmi, il quale sta a car. J 4 1 recto, leggesi: Finis per me bptam de Varsio Januesem in castro saxoli ad laude dei glorioserp Virginis 1478 die 22 au.qusti. Della medesima manu tuttavia e anche il rimanente del volume.

Fra i Trionfi anche in questo codice trovansi i due capitoli, di cui abbiamo fatto motto sotto i numeri 59,60, 62,64,68 e 70.

72. Cod. membranaceo in 40., del sec. xv, scritto tutto

in Iettere d' oro, tranne Ie iniziali de' capitoli che sono miniate ad oro e a colori, e queUe de' ter­narii che sono dipinte in turchino. Appie della prima faccia ha un' arme gentilizia a rombi, 0 fusi d' argento e rossi, ed e composto di carte 35.

I TRIONFI DI FRANCESCO PETRARCA. Incominciano come appresso: CLARISSIMI

ET ELOQVENTISSIMI VIRI DNI FRA­CISCI PETRARCE LAVREATI POETE FLOR. TRIVPHOR . AMORIS ICIPIVT. NEltempo cIte rinoua £mie 80spiri

Per la dolze memoria di quel giorno ehe fu principio asi lun.qi martiri

Scaldaua ilsol gia luno elaltro corno Dalthoro ela fanciulla dititone Staua geluta allusato 80ggiorno ec.,

e finiscono col verso: Bor cke fia dunque ariuederlla incelo.

Poche volte ci e avvenuto di vedere uno spreco piu pazzo di bellissime pergamene, d' oro, di co­lori, di fatica e di tempo, di quello che e stato fatto in questo codice. L' opera che esso con­tiene, vi si trova cosl svisata, cosl deturpata da ogni sorta di errori, che non sappiamo immagi-

;s

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nare come potesse mai cadere in mente ad un estimatore delle cose del Petrarca di mettere 0

far mettere un ta.nto mostro in cos1 bella e mag­nifica vesta.

La o.rmi che vi stanno 0.1 principio, conghiettu­riamo che sieno queUe de' signori Salamoni di Venezia.

73. Cod. in carta bambagina levigata, in 4°. piccolo, di forma bislunga, scritto in suI finire del sec. xv, ornato di lettere iniziali, frondi e grottesche colo­rite, e composto di carte 195. La prima pagina, oltre all' esser abbellita da una grande iniziale miniata, ha ne' margini laterali alcune imprese allusive al contenuto, e nell' inferiore Ie armi gentilizie del padrone del libro, messe a colori e ad oro.q

IL CANZONIERE ED I TRIONPI DI FRANCESCO PE­TRARCA, colla Vita di questa poeta scritta in Latino da Sieeo Poientone.

Precede 10. tavola delle rime, Ill. quale occupa Ie prime sette carte; e sopra I' ottava che e segnata di num. I, comincia il Canzoniere cos1:

Voi eftascoltate in rime sparse it suono. In fine di esso, che e a dire dietro alIa canzone :

Vergine bella, leggesi Ill. nota del Virgilio Ambro­siano: Laura propriis uirtutibus illustris &c., e dietro a questa e ripetuto il sonetto: Tennemi amOr anni uentuno ardendo. Seguitano quindi i Trionfi accornpagnati da brevi note marginali; e n' e questo il primo verso: Nel tempo eke rinoua i miei suspiri.

Tra esse sono i due capitoIi che si dicono dall' autore rifiutati, ma vi si trova mancante quello che incomincia :

Questa leggiadra e gloriosa donna. Ai Trionfi succede, senza titolo 0 nome d' au­

tore, 10. Vita del Petrarca scritta in Latino do. Sicco Polentone. Ella principia: Franciscus pe­trarca florentinus fuit: exul nanque patria natu8 est &c., e termina: id tamen est suo ingenio ac diligentia assecutus: quod istis in studiis <S- sui 4-superioris temporis omnes ad multos annos quouis dicendi in genere supauit. Chinde finalmente iI volume un frammento Latino cu'idem ejJle f. p. (cioe di Francesco Petrarca) ad Jacobum Oolu­nenBem Epm Lomberiensem (di Lomhes in Gua­scogna) intorno alIa natura e qualita del suo o.more per Laura.

74. Cod. membranaceo in 4°., del sec. xv, contenente

q Queste armi SODO: in campo azzurro due branche di leone d' oro incrocioohiate a sghembo, con un rastrello in capo di quattro pendenti, vermiglio e orlato d' oro; e fra' pendenti, i tre gigli di Francia, d' oro pure.

due opere diverse, ornate amendue di lettere ini­ziali messe a ore e miniate. La seconda ha inoltre, ne' margini non poche figure colorite, rappresentanti il sistema planetario di quel tempo, Ie fasi della luna, diverse regioni della terra, mari, fiumi, isole, citta ec. Consta tutto il volume di fogli scritti 77. I. Oar. 1-41. I TRIONFI DI FRANCESCO PETRARCA.

Principiano: ])omini francisci petrarcae floren­tini poetae clarissimi triumpkus amoris incipit.

Net tempo eke rinoua i miei sospiri ec., e finiscono -col seguente verso del trionfo della Divinita:

Hor cke fla dunque adriuederla in cielo. Avvertasi che, oltre ai soliti dodici, trovansi

qui pure i due capitoIi che si dicono dall' autore rifiutati.

II. Car. 42. LA SPERA; poema in otta'Da rima DI FRA LIONARDO DATI dell' ordine de' Predicatori (senza titolo ).

Incomincia : At padre al jiglio allo spirito sco.,

etermina: doue si nauicki e finisce qui lasia magiore al flume tanay.

Quattro diverse edizioni di questo poema, che qui non ha divisione alcuna, rna che suole andar distinto in quattro Iihri, sono state fatte nel secolo xv, e tutte senza nome di autore. Nel 1514 esso fu di nuovo dato in luce in Firenze ad istanza di Ser Pier Pacini da Pescia, colI' aggiunta di due altri libri composti do. fra Giovammaria Tolosani da OolIe, Domenicano; ed in questa impressione, della quo.le ci ha pure una ristarnpa fatta in Ve­nezia nel 1534, egli e attribuito a Goro di Stagio Dati Fiorentino: e di lui fu quindi tenuto fino intorno 0.1 1770. Ma essendosi dipoi fra' MSS. che alIa famiglia stessa. de' Dati appartenevano, ritrovato un antico testo a penna di tal poema col titolo: 8pera di Fra Lionardo di 8tagio Dati, si venne a scoprire che questi, e non Goro suo fratello, n' era stato r autore: 801 qual Goro non per aItro erasi fin alIora attribuito che per essersi rinvenuto trascritto senza titolo subito dietro alIa sua Istm'ia di Firenze, in un aItro cod ice. In­torno ache veggasi quanto dicono Domenico Maria Manni nella prefazione 0.1 Volgarizzamento delle Favole d' Esopo stampato in Firenze nel 177 8, in 12°., p. xxxi; Angelo Maria Bandini, Oatal. Oodd. Italicorum Bibliotkecae Med. Lau­rentianae, t. v. col. 73; Ferdinando Fossi, Catal. Codd. saec. xv. impressorum, qui in Bib!. Maglia­beckiana Florentiae adse1"Dantur, t. i. col. 605; iI Tiraboschi, Stor. Lett. Ital. t. vi. p. 405 in nota; e segonatamente Francesco Fontani nelle Memorie che van no unite all' Elogio da lui scritto di Oarlo Roberto Dati (p. 25, 26, e 31), impresso in Fi­renze dal Oambiagi nel 1794, in 4°.; del qual Fontani nell'opera stessa, p. 27-32, potra anche

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aver illettore un accuratissimo ragguaglio della vita e degli scritti tutti del suddetto fra Lio­nardo.

75. Cod. rnernbranaceo in 40 • piccolo, del sec. xv, rnan­

cante al principio di 24 carte, ed ora cornposto di carte scritte 74.

PARTE DEL CANZONIERE, E PARTE DE'TRIONF! DI

FRANCESCO PETUAUCA.

Sopra un foglietto di guardia che sta al prin­cipio di questo codice, trovasi recto la seguente nota: questa libro e detto chanzoniere del pe­trarcha nobilissimo }Joeta. Alamanno di Simone Simoni dalorno; e a tergo: questo libro e di luigi di francesclw nentura S. P. D. die xii decembris anno M.cccc.lxi. Del canzoniere del Petrarca non si ha peri) qui se non che un frammento, il quale comincia sopra una carta segnata di antica mano di numcro 2,), col verso che segue, del Sonetto XL VIn della prima parte:

Or ~toZqe singnior mio lundecimo anno; e finisce sopra la cinquantesimanona delle carte che rimangono. col sonetto Qual donna altende ec. (cioe il ccxxxiii della stessa parte); satta al quale leggesi: Expliciut fragmeta dni francisci petrarce poete excetlentissimi de nita drie Lanre. De' Trionfi puro non sono in questo ms. che sette capitoli, l' ultimo de' quali termina col verso:

Poi alta fine 'Oidi Artllro 7 Carlo. Esso offre tuttavia di buone lezioni, e conferma

esso ancora quella adottata dal Prof. Marsand nel verso settimo del Sonetto che incomincia: Pien di qneUa ineffabile dolcezza, leggendovisi

Cltaltro no nede e cio c1w none lei.

76. Cod. in 4°. piccolo, cornposto di tre diversi rnano­

scritti; i due pl'irni in pergarnena, ed il terzo car­taceo; rna tutti del sec. xv. I. Car. 1-140. IL CANZONIERE Dl FRANCESCO PE­

TRARCA, col titolo: FRANCI8CI PETRARCAE

POETAE CLARI88IMI CARMEN RITIIIMON08

ELEGICVM IN LAVRAM.

Incomincia ; Voi ch ascoltate in rime sparse il SlJono.,

e finisce sopra la carte 139 colla can zone Vergine Della. La carta seguente, che e l' ultima del primo MS., contiel1e la nota del Virgilio Ambro­siano: Laura propriis virtutibu8 illustris etc. V uolsi per altro avvertire che fra Ie carte 98 e 99 essendone stata tolta via una, il canzoniore viene a trovarsi mancante de'due sonetti Cara la 'lJita, e Arbor 'Oittorioso, e de' primi vel1titre versi della canzone Jo 1)0 pensando.

II. Car. 14" ECATOMFILA, opuscolo DI LEON BATISTA

ALBEltTI.r

Questo MS., che e il secondo compreso ne~ presente codice, non ha titolo. Si compone dt carte 16; e in bel carattere, colla prima iniziale elegantemente miniata; ha in pie della prima faccia Ie armi della famiglia Barozzi di Venezia, che sono una fascia azzurra in campo d' argento ; e incomincia come segue: Parme officio di pieta ~ di ltumanitii oue io in 'Ona ~ 'Onaltra di 'Ooi bel­lissime fanciulle veglw piit segni danimo ec. Fi­nisce: Amate addnnfJJ ~ fidateui di chi 'Oama ~ chi uoi amate serbera a uoi pari fede <t amore. deponete e sO.'lpecti sdegni 8s ghare. Bt cossi 'Oiuerete amando felicissime ~ chontentissime. Finis.

Di questa giovanile operetta del celebre Leon Batista Alberti sonoci, come ognun sa, non poche stampe, e trovansi an cora testi a penna in diverse biblioteche d' Italia. N e abbiamo veduto noi stessi tre nella Magliabechiana di Firenze (num. 38. pal. iv, num. 200. 01. vi, e num. 33. 01. viii. Var.), ed uno nella Laurenziana (num. 112, gia Gadd. 84.)5 Nondimeno, ecco cio che di mano d' un Inglese trovasi scritto sopra un carticino posta innanzi alIa presente copia: This is, I be­lieve, unique. A. W. E sotto S1 fatto omeolo, un altro Inglese, cui era noto il carattere del suo compatriot a, e che faceva, secondo che pare, gran conto della sua autorita, scrive: :Jf.r 'Whyte's writing, who has searclwd all the libraries in E~t­rope for materials for a Life of Petrarch. Verisi­milmente nell' Europa del Sig. Whyte non era compresa r Italia.

III. Oar. 160. TRATTATO DELLA NATURA E DEL GO­

VERNO DEGLI SPARVIERI, DELLE LORO INFER­

lIIITA, E DEL MODO DI CUUARLE.

Di questo MS., ehe e di 18 carte, il principio e I' appresso: Qui Comenza et tracta de sp . .... . nature e zeneratione cie cog. . • . piu per/eti e migliol'i el modo de go . ...... la noticia delle sue injirmita egli rimedij A queli. E prima.-Sono cerli spal'u'ieri de vinte milia che demora 'On solto " et hanD gran persona qnasi Amodo de terzuol ec. Finisce: e 'lxlJando le pergadnre e le pinmate stano sani e freschi e hanD piu bon apetito de bechare e auolar molto pilt ardimeto e chussi de pigliar.

Diverse cose del trattato che qui abbiamo sono tolte di peso, auzi copiate, benche malamente, da quel libro di falconeria attribuito al re Danchi, ehe sta nel cod. 2 I , gia da noi descritto, di questa raccolta.

r Nato egli, di padre fiorentino, esule allora dalla sua patria, in Genova a' 18 di febbraio del 1404. cesso di vivere in Firenze nel 1472.

S II. sig. dott. Anicio Bonucci, nella recente ristampa da lui pro­cnrata in Firenze di quest' opu8colo insieme colle altre Opere Volgari dell' Alberti, oltre ai quattro qui mentovati, ne accenna uno che si conserva nella Biblioteca privata di S. A. I. e R. il Granduca di Toscana.

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77. Cod. cartaceo in foglio, del sec. xv., rna mancante di sette carte dopo la prima, come mostra l' an­tica numerazione delle rimanenti, che sono 78. IL DIALOGO DI SAN GREGORIO, VOLGARIZZATO DA

FRA DOl\IENICO CAVALCA.

Precede il prolago del volgarizzatore, che inco­min cia : Percw eke come dice sco paulo debitore sana agli sauiJ {' agli 8emplici pcio che come reli­gi080 di pouertade viuo delle lemosine di ciascuno ec., e termina: che io p la poneta mia cioe p lo mio poco 8apere no so ne posso ofJerire se no cose grosse e molto comune. lnlii segllita il prologo dell' aut ore, il quale principia: Uno giorno es­sendo trappo affaticato {' dipsso z ijstioni e da molti secolari agli qualli ispesse flate ci {)niene rispondere. ee., e finiscfl in tronco colla prima carta cosl: li quaUi 10 pxete seculo co t1Jlto it cnore dispgiarono mi si riduce; lasciandoci desiderare la meta quasi di tale prologo, i sei primi capitoli del Dialogo, e la prima meta del settimo. L' altra meta poi di quest' ultimo, colla quale il testo ripiglia, comin­cia sopra la seconda carta come appresso: del furore della aObate suo subitamte si racolse tutti gli pezzuoli della liipana rotta ec., e termina il Dialogo nel modo seguente: Duque metre che idio ci sostienl] {' aspetta la nostra {)nersione risot~tiamo p lacrime la duritia dellamte e mostriamo z uer'so to VtJJimo grade biiignitade. Bt arditamte dico che MPPO la morte faremo hostia 1Jiua adio. Ami! deo gratias.-Qni fi1l,issce i Qnatro libri del Dyalo­pho de me! sco Gregorio papa sczssimo. Deo griis Am 1426 die iia• Aprelis. Appresso, rna d' altra mano, Ieggevisi: Liber iste est Monastery SctO'lj. XLa• Jlfartyru ex Taruisinm.

Intorno a questo volgarizzamento, che e una delle opere allegate nel Vocabolarie degli Acca­demici della Orusca, vegga il lettore la pl'efazione che ad easo ha pl'eposta il Bottari, nella stampa da lui pl'Ocuratane in Roma nel 1704, in RO.

Quanto alla presente copia, pe' confronti che ne abbiam fatto con tre altre che descriveremo pili innanzi t coIr edizione di Firenze del 15 '5 e colla Ruddetta di Roma, ella ci sembra cavata da buon testo; ma il copiatore non e stato sempre dili­gente, e sendo forestiere, ha talora aIle pronunzie Toscane sostituite Ie proprio.

78. Cod. membranaceo in 40 • piccolo, del sec. xv., di carte scritte 178, con ornamenti miniati, e con tutte Ie Iettere iniziali colorite in rosso e in tur­chino alternativamente.

h CANZONIERE ED 1 TRIONFI DI FRANCESCO PE­TRARCA.

t Vedi i num. 201,246 e 251.

Non ha questo cod ice alcun titolo. Esso co­mincia senza piu col verso:

Voi chascoltate in rime sparse il BUono. Dietro ai Trionfi e Ia tavola delle rime, la quale occupa sette carte; e dietro ad essa nella carta seguente, che e l'ultima del eodice, rna in carat­tere diver80 da quello di tutto il resto, leggesi Ia nota del Virgilio Ambrosiano preceduta d:~ queste parole: Franciscus P. Vates excello Hee ad acerbam rei memoriam in cednla ubi continue morabatnr conscripsit. E la nota principia cosl: Lanra primis (in iscambio di propriis) virtutibus illustris etc.

A vvertasi poi che tm' capitoli compresi ne' Trionfi, trovasi quello de' eosl detti rifiutati, che incomincia :

NeZ cor pien damarissima dolcezza.

79 Cod. membranae eo in 4°., della fine del xiv secolo,

o del principio del seguente, con iniziali in inehi­ostro rosso, e composto di carte scritte 174.

lr. CANZONIERE ED I TRIONFI DI FRANCESCO PE­TRARCA. (senza titolo).

Precede Ia tavola de' componimenti del Can·· zOlliere e de'Trionfi, la quale occupa sei carte. Sopra 1a carta seguente comincia il Canzoniere cosl:

Poi che ascoltate in rime spat·so el sono ; e termina sopra Ia 137 recto colla eanzone: Ver­.qine bella ec. Vi si trovano sparse qua e la aicune brevi annotazioni, scritte dn. diverse mani nel 8ecolo xvi; rna in generale di Sl. poca impor­tanza, e talora cosl sciocche, che I' averle mento­vate e pill cha non vagliono.

I Trionfi, che occupano il resto del volume, principiano secondo il solito col capitolo : Nel tempo che rinoua i miei sospir't;

e finiscono con quello : Dappoi clte socto it celo cow non uidi ;

rna oltrache i sette capitoIi, i quali seguitano al primo, stannovi male ordinati, vi si trovano man­canti il primo tutto intero del trionfo della Morte, ed il principio dell' altro che incomincia: Da poi de Morte trior/lo net volto.

80. Cod. cartaceo in 4°. del sec. xv, di carte scritte 72,

con un bel fregio miniato intorno aHa prima faccia, e colle iniziali de' capitoli messe ad oro. I. Car. 1. I TRIONFI DI FRANCESCO PETRARCA.

Incominciano (senza intitolazione) col capitolo che nelle stampe e il secondo del Trionfo della Morte, e di cui e questo il primo verso: La note cft segui loribil chaIJJo.

Vi si trovano nonpertanto i capitoli de'Tl'ionfi

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dell' Amore e della Castita, ed il primo ::tncora di quello della Morte, rna posposti. Gli altri che spguitano a questo, procedono regolarmente; e dietro all' ultimo leggesi: Finis Ad} 29 Lujo MOCCOXXVI. In. V".

Nonostante I' accennato disordine, e nonostante pure il trovarvisi dal mal vezzo del copiatore raf­fazzonati sovente alia Veneziana i vocaboli Fio­rentini, questo codice ha delle buone Iezioni: e ne sia un saggio il seguente ternario, che nella maggior parte sl de' MSS., S1 delle stampe incon­trasi sconciamento guasto. El piu nobile Fuluio et sol un Gracco

D'i quel pran nido garrulo inquieto Olw fe it popol Romano piu uolte stracco.

Egli e il trentottesimo del capitolo che principia: Da poi de morse ec.

II. Car. 45. CANZONI J)l FRANCESCO PETRARCA. Sono Ie dodici del canzoniero eli lui, che inco­

minciano: Nel dolce tempo. -0 aspettata in ciel.­Sl e debile it .filo.- Gentil mia donna.-Mai non 1)0' pill cantar. - Una donna pill, bella. -Italia mia.-Jo '1)0 piangendo.-Amor se 'Cuoi.- Tacer non posso. - Quel antiquo mio dolce. - Ver.gine belta.

81. Cod. cartaceo in 4°., del sec. xv, ornato di lettere

iniziali colorite in azzurro ed in rosso, e com­posto di carte numerate clxxii. Al principio vi sta a modo di fregio un pi no verde con frutti d' oro; al tronco del quale e appeso UI10 seudo d'oro aneh' esso, attraversato da una banda az­zurra, che sono Ie armi de' Morosini di Vene­ZIa.

I. Cal'. 1. OTTANTA SONETTI DI FRANCESCO PE­TRARCA, col titolo: FLOHES SONETOHVM PETRAIWE.

II primo comincia : Voi c1.ascoltate in l'ime sparse it suono ;

e I' ultimo : Jo '1)0 piangendo i miei passati tempi.

II. Car. 2 r, CANZON1 E SEflT1NE DOMINI FRAN­OISCI PETHAHCE.

Sono ventisei componimenti. Cominciano colla sestina:

QualunCfJ animal alber.rJa in tera ; e finiscono colla canzone: Vergine bella ec.

III. Car. 61. NOVE CANZON1 DNI DANTE A LI­GIERI.

Diamo il primo verso di ciascuna. Jo non pensaua che 10 cor gia maio Done cltauetle intelletto damore. Donna pietosa di nouella ettatte. Li ochi dolenti p pietta del chore. Amor cl~e moui tua 'I)irtu dal cello. Cossi net mio parlar ttoglesj. as pro.

La spietatta mente cne pur mira. Le dolce rime damor chi sollea. Jo sento si damor ta gran posanza.

IV. Car. 76. RDIE DNI SIMONIS DE SENIS, cioe DT SlMONE DI SER DINa FOREST ANI VA SIENA, detto IL SA VlOZZO.

Eccone i mpoversi. I. Pra le piu belle logie e gran rallace. Canzone. 2. Nel tempo giouenil cnamar cenuita. Canzone. 3. 0 specltio de narciso o.rJanimede. Canzone.

Nel cod. Laurenziano di num. xxxv, pluto xc. in! essa leg.gesi col seguente titolo: Canzona mo­rale d' una fanciulla che s'innamoro d' un gio'l)ane, dore lei 8i duole.

4. Verde selue aspre et jiere. Canzone. Sta neI cod. Laurenziano di num. lvi. pluto xc.

sup. con questo titolo: Canzona di Maestro Si­mone SalJiozzo per la donna dello Illustriss. Signore Malatesta da Cesella, che e a dire di Andrea chia­mato Malatesta de' Malatesti Signore di Cesena.

5. JYel tempo c1w ci scalda el terzo segno. Canzone. 6. Donne lipiadre et pellegrini amanti. Canzone. 7, Perc1~e lopre mie mostran gia el fiore. Canzone. ~. Domhw l1e l:n furore tuo m:quas me. Canzone.

Leggesi ancho nel cod. di num. 50, descritto ad­dietro.

9. Dillecto adio et sollo albergo e luocho. Canzone. A Maria Vergine.

10. Le fastielite labra inclmi gia puose. Canzone. Vedi cia che abLiam toccato di essa nella de­

scrizione del cod. di num. 50. I I. Como 11 dr'itta linea locldo al solle. Capitolo.

Esso e nel cod. Laurenziano di num. xxxvi. pluto xc. hif. col. titolo seguente: Capitolo fatto in laude di Dante Aligkieri negli anni del S'ign01'e mcccciv; e con questa nota in fine: fato ad istanza del magnYico Principe Janni Colonna £n laude di ])m~te. J acopo Corbinelli 10 diede in luce in fine del libro de Vulgari Eloquentia di esso Dante, impresso in Parigi nel 1577, in 80.

12. lJfadre di .. rpo ploriosa et pura. Capitolo. E indiritto alIa beata Vergine Maria pOI' ]a

peste del 1390; ed e stato dato in luce non ha molto dall' emo cardinale Angelo Mai nella sua prefazione al tomo viii, p. xxiv-xxvii. della pre­ziosa raccolta di scritti por la maggior parte in­editi cia lui pubblicata in Homa sotto il titolo di Spicilegium Bomanum.

13. Per pace eterna 'inextimabil gloria. Canzono. 14. Nouella monarchia fusto Signore. Canzone.

Nel cod. Laurenziano di num. xxxv. pluto xc. in/. trovasi intitolata: Canzone morale del detto ~JI1esser Simone ad laude di ~Messer Gio'Van Gale­azzo Duca di lJfilano. Essa dec dunquo essere stata scritta 0 dopo, 0 al piu presto dentro il 1395, perciocche fu solamente a' primi di Maggjo di tal anna che il detto Giovan Galeazzo prese il titolo di duca.

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99 CODICI MSS. CANONICIANI IT ALICr. 100

IS. Jo non so cite si sia ombra 0 disgrazia. Canzone. E la stessa che leggesi nel cod. di num. 50 de-

scritto in questo catalogo. 16. Perche fugiedo el tempo fugu gli anni. Canzone. I 7. Poiche fortuna il dolloro{lJo petto. Canzone. 18. El tempo fugle e lore son si brevi. Can zone. 19. 0 folle olieue juuentutte i.qnota. Canzone.

Nel sopra citato cod. Laurenziano di num. xxxv. ed anche in uno della R. Biblioteca eli Stuttgard u, ha l' appresso titolo: Canzona morale di maestro Simone da Siena cltiarnato Saviozzo, dove biasima chi s' innamora d' amore lasci1)0.

20. Adio chi sta chio meneuo cltantando. Canzone. 2 I. Amor con tanto sforzo ormai mi asalle. Canzone. 22. ,""ouente in me pensando come amore. Cunzone. 23· Cor pi celesti et tulte lalte stelle. Capitolo.

L' autore maladice in esso tutte le cose create, e nel fine si Tende in colpa a Dio. Oosl vi si legge al principio nella copia che sta nel soprallegato cod. Laurenziano eli num xxxv.

2+. 0 ma.qnanime done inckni beltade. Can zone. 25· Sacro et ligiadro flume. Canzone. 26. Se le tempie dapolo amai scintilla. Canzone.

Simone di ser Dino Forestani da Siena, autore di tali rime, fiorl in suI declinare del xiv secolo, ed era ancora vivo e dettava versi ne11409, come mostra un suo capitolo in cui piange la morte del conte Alberigo da Barbiano, avvenuta appunto in tal anno: il qual capitolo insieme con altre rime sue si conserva ms. nella Biblioteca pubblica di Siena. Egli fu medico, ond' e detto maestro; rna <lal vederlo anche col titolo di messere chia­mato, sospettiamo che poi fosse fatto cavaliere. Dalla Cronica di Gaspare Broglio, che sta nella libreria Gambalung.t di Rimini, ricavasi ch' ei fu oratore del celebre Angelo Tartaglia conte di Lavello ai duchi di Milano (v. Basini Opera, t. ii. p. IZ1); e quanto al soprannome ch' egli ebbe di Saviozzo, dice ]' Ab. Luigi De Angelis che gli fu dato per la sua dottrina. La morte sua, che non si sa pera in qual an no occorresse, fu miserabile, poiche si uccise di propria mano, siccome abbiamo accennato altrove: al qual fatto allude Benedetto cIa Cesena, che viveva in quel torno, nel suo poema de Honore lYlulierum, la dove scrive :

Simon da Siena canto in vzt(qar stile, J1a mal si resse, e mOl::" i1~ poco onore.

V. Car. 139. CANZONI DNI IAOOBI SANGV ANA­TIl, cioe Dr MESSER J ACOPO SANGUINAZZI.

N e sono questi i capoversi : I. Felice chi misura ogni suo passo. 2. Amor io uorei dir ma nu so come. 3· Qualumlj piangie gli cielli egli aspri dei. + Honeste donne amorosette ebelle.

u In questo secondo testo, che fra' codici Poet. ~ Philoi. in 40. di quella R. Biblioteca e segn. 10, si trovano altresl i componimenti che qui abbiamo sotto i numeri 10, II, 14, 22, 23, e 24.

5. J)ogliome amor pclte mai piansi qutido. 6. J)e giorno in giorno lamia vita passa i. 7. Padre del cieUo re degli emisperi. 8. De muta stil or mai gioltenit core. 9. Venuta elora el dispietatto ]Jonto.

10. A ngosce epianti e guay dogUe e martiri. I I. I ncMita donna intrepida e pudicha. T2. Vorrei principe excelso inclito e pio. 13. Non pclte sia bastante adichiararte.

Dopo questa trovasi ripetuta la JOa. che II1CO­

mincia: Angosce e p1~anti ec. 1+ Piangietti oc!ti orfaneli del uro dztce. IS. Acendi et bune tuo 'virtu supna.

L' autore di queste uanzoni fu Padovano, di famiglia noLilissima, e viveva nelh prima meta del sec. xv. Il Sig. Giuseppe Yeuova nella sua Biografia degli Scrittori di Padooa, vol. ii. p. 21 I

-Z r 2, accennn ch' egli fu caro a Lionello d' Este marchese di l"errara, e mento"lt cho una sua can zone indiritta a quel principe e stata data in Iucl' rial Prof. Flori;lno Oaldani in Paelova ud (1)02, in 4°.; rna altri particolari non ci da di lui. Sappiamo dal Quadrio uhe alcune sue rime sta· vallo nel codice Isol<liano; e secondo il Catalogo stampato de' Mss. della Biblioteca Hiccardiana eli Firenze, ne sono pure alcune in un couice della medesima, segnato di n. vii. pluto m.iii.

82. Cod. cart. in foglio piccolo, della fine del sec. xiv,

a due colonne, con iniziali colorate; rna man­cante in fine. Consta di carte scritte 40. I. Car. I. TItATTATO DELLA OOSCIENZA DI SAN BER­

NARDO, in volgare Toscano. Incomincia. Gap. 1. Questa casa nella quale

1OO'i abitiamo da o,11Oi sua parte ce minaccia di ru­ztinare ec., e finisce: {" p'izt toslo la contemplatione delle case celestiali ckeltocupatioe delle cose flene. Deo gratias. Amen ylin xpo. Finito e illibro di sancto bernal'do dell coscientia. Deo gratias Am,

A san Bernardo viene comunemente uttl'ibuito l' originale latino di quest' opuscolo: il troviamo tuttavolta far parte, come libro terzo, dell' Opera de Anima, che va sotto il nome eli U gone ela San Vittore. Per la qual cosa, e si nncora per esser di stile con quello del santo poco conforme, cre­diamo che a lui non appartenga. Ma checche sill, di cia, iI volgarizzarnento che qui ne abbiamo fatto, come mostra, nel sec. xiv, e cosl pregevole per la lingua in cui e dettato, che gli Accademici della Crusca giovandosi di un testo a penna pos­seeluto aHora da Pietro Dini arcivesuovo .Ii Fer­mo, ne allegarono l' auto rita nel loco V ocabola-

x Questa incontrasi anche nel ccxvi de' Codici Ilaliani del bali Farsetti, che si conservano nella Biblioteca di San Marco in Vene­zia. V. Biblioteca ll-Iarl.Oscritta di T. G. Ji'arsetti, parte ii. p. 189'

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rio. E si vaIsero eglino di un testo a penna, perciocche sebbene ce ne fosse un' edizione di Bologna del 1522Y, 0 non ebbero di essa notizia, o avendola trovata, com' e, scorrettissima, non poterono farne uso. Di tale versione abbiamo ora una buona stampa fatta in Verona nel 181;8, in 8°. piccolo, per cura del ch. abo Paolo Zanotti: crediamo nondimeno che per una nuova impres­sione Ia presente copia potrebbe esaere consultata con profitto.

II. Car. 29 verso. IL LIBRO DELI,E MEDITAZIONI DI

SAN BERNARDO DELLA COGNIZIONE DELL' UOMO, VOLGAR IZZA TO.

Incomincia: Capitolo primo. Molti sanno molte eose 7 nu sana ne cognoscono loro medesimi ec., e finisce in troneo colle seguenti parole: Qniui sara riposo senza latica; Ie quali nell' origin ale Latino, che sta fra Ie opere di san Bernardo, impresse per cura dol celebre padre Mabillon, si Ieggono verso il fine del penultimo capitolo.

Erroneamente pero anehe quest' opusculo viene attribuito a san Bernardo: esso ancora trovasi come quarto libro nell' opera sopra mentovata de Anima di U gone da san Vittore. Quanto al volgarizzamento, egli e senza dubbio della mede­sima penna che ci ha dato il precedente, e percio non meno di quello da aversi in pregio. Non e tuttavolta mentovato dagli Accademici della Crusca, ne sappiamo che sia mai stato pubblicato colle stumpez•

In fine del codice, e precisamonte sotto la se­eonda colonna della faccia vcrso dell' ultima carta, Ieggesi in carattere della fine del passato secolo, la nota che segue: llfemor'ia scritta sopra 1tna tavola c1~e servi'/)a di coperta a questo libro. "A di 20 Febraro J 5.35 fn fornito di mette1'e I' 01'0-

lopio S1b la to1'ro del PorteUo: it Mfo fu M. Fran­cesco degli Orologi, ed il Capitano proueditore lu M. lYfarco Barbaripo Veneziano." La torre qui mentovata era sopra una della porte della citta di Padova.

Y L' edizione qui accennata e quella fatta per Justiniano da Ru­biera. Ad instantia de Ie sore de San Laurentio. Senza anno, rna 1522 in 40. con questa titolo: EL LIllRO DE SANCTO BERNARDO: IN CRE MODO SE DEUE TENERE MUNDA LA CONSCIENTIA. E'f LE MEDITATIONE SUE: ET ALTRI CAPITULI llELLISSIMI: ET VTILISSIMI. (Nota del Manuzzi.)

z 81, fu pubblicato; e precisarnente nella suddetta starnpa di Justiniano da Rubiera; rna scorrettamente, come il Trattato della Coscienza. N e fu fatta anche una edizione a parte, traendolo dalla starnpa 8uddetta, in Reggio presso il 'l'orrigiani, l' anna 1853, in 80 •

per cura dell' abo Luigi Razzolini col titolo di Meditazioni piissime di S. Bernardo; rna non senza rnende. Del resto anche il Volga­rizzarnento di questo libretto fn allegato dagli Accademici della Crusca sopra un testa a penna (che fu del Pasciuto) sotto il titolo di S. Bern. Nobil. Anim. cioe Volgarizzamento di un Trattato della Nobilta dell' anima di S. Bernardo, corne si vede dalle voci don­neggiare, efanteggiare; il qual 'l'rattato non e in realta che il iii capi­tolo di questa operetta, intitolato nella starnpa del Rubiera; Della dignita dell' anima, e della vilta della carne. Paolo Zanotti 10 pub­hlico a parte, come inedito, col titolo di 'l'RATTATO DELLA No­BILTA DELL' ANIMA, in Verona, Libanti, IH.34, in 80. (Nota del Manuzzi.)

83. Cod. membranaceo in 4°., del sec. xv, composto di

carte scritte 52, ed ornato di otto finissimi di­segni a penna, fatti per essere coloriti.

I TRIONFI DI FRANCESCO PETRARCA. Incominciano :

NeZ tempo eke rinoua i miei sospiri ; e finiscono sopra Ia penultima carta col verso:

Or cke fia aduncke ariuederla in cielo. . -:\ppresso, ma di mana posteriore assai, legge­

ViSl:

AZberttts Corradus p. c. f. q. O. V. M. B. E. L. N. H. S. Z. R. A. D. G. I. Y. T. X. Q. Cg. V. Y.

A 1tro pulsa fides, au'l'o uenalia iu'l'a, Aur'ltm lex seqnitur, mox sine lege pudor. B. F. B. F. F. E. F. N. B. S. L' ultima carta contiene sol tanto, della stessa

moderna mano, Ie due iscrizione seguenti : Illmo. mio sig'''. e prone sempre ossmo. it sre. Gio: Biitta Laderchi

Modona Albertus Corradus Regiensis. I. V. D. Filins ot. Illri'. D. Franc/sci

J j. M j. B. A.C.

E questo manoscritto di Iezione molto guasta, ed in non pochi luoghi mancante perfino di parole. Tutto il suo pregio consiste ne' sopraccennati otto disegni. Alberto Corradi, nelle cui mani vedefli essere stato, viveva in suI cominciare del sec. xvii.

84. Cod. cartaceo in 4°., del sec. xv, compos to di carte

scritte 44. COUBETO SI'IRITUALE, OSSIA RACCOLTA DI SPIRI­

TUALI A~IlIIAESTRAlIIENTI CA V ATI DA DIVERSI AUTORI, l'ARTJ<~ IN .LIN'GUA YENEZIANA, E l'ARTE IN LATINO.

Incomincia: SCtus BonauetZtra, Ordinis Mi'0,'f.

In 10 pueto di Irz minoJ'i a parise cCHbersado fue_la bona memor'ia di Ire Bonauetura general mzstro e da poi Cardinale. Et !tara posto' nel catltalogo di sCti. Vno Ire zouene studiante z quel pueto de bona uita e suo assai lami1iare ando ee. Finisce: Ex­pecta me, expecta veiam 7 cltrabo teo Esto :puidus 7 uigila z oronibus ;- ltumilia te in onibns &e.

I principali au tori, dalIe cui opere e stato tratto il eontenuto di questo Colibeto, sono S. Ambrogio, S. Gregorio, S. Bernardo, U go Pan­ziera, S. Bonaventura, S. Bernardino e Giovanni Gersone cancelliere dell' U niversita di Parigi.

85. Cod. membranaceo in foglio, del' sec. xv., egregia-

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mento scritto, ed ornato di cinque bellissime mi­niature, ne' ricchi contorni delle quali sono Ie armi della famiglia Gonzaga. E composto di carte scritte 239.

IL FILOCOPO, OSSIA LE AVVENTURE Dr FLORIO E

BIANCIFIORE; ROMANZO IN PROSA DI GIOV ANN!

BOCCACCI.

Cominoia senz' aloun titolo oolle seguenti parole: M ancate gia tanto k forse del 'l)aloroso popolo antioamente disoeso del troiano enea one quasi al niente uenute erano per lo marauiglioso 'Ualore di Junone la quale la morte della pactouita didone cartaginese non auea uoluta inulta dimenti­cat'e. et altaltre offese porre non debita dimenti­canza. facendo delli antiqui peccati de padri soste­nere a figliuoli aspra graueza eo. E finlsoe: Et net cospecto di tucti del tuo uolgare parlare ti sia scusa il riceuuto oomandamento ohel tuo principio palesa. Serua adunque i porti mandati. Et de beni del tuo padre non essere detractore. Viui. Et di me tuo factore sempre nella mente it nome porta. La, oui uita neUe mani della tua donna amore oon­seru~.

Oltre all' essere questo codice di somma bel­Iezza, e in generale di eooellente lezione; e n' e buon saggio, seoondo che a noi pare, quel pooo stesso che abbiamo riferito del cominciamento dell' opera, trovandovisi oorretto un errore ma­dornale, che deturpa tutte quante Ie stampe ohe 8i oonosoono di essa, non ecoettuata tampoco l' ultima fatta in Firenze nel 1829, 0011' aiuto di due testi a penna eli quella Biblioteca Riccar­diana, per cura del Sig. Ignazio Moutier. '1'utte Ie dette stampe nel luogo soprallegato leggono: la quale (Giunone) la morte della patto'l)ita Didone Oartaginese non avea voluto in ultimo dimenticare, inveoe di non a'oea voluto inulta dimentioare, come ha il presente cod,ice a ; che e senza dubbio la vera lezione, sendo manifestissimo ehe il Bocoao­cio intese qui di aIIudere a quelIe note parole poste da Virgilio (Aeneid. lib. iv. v. 659) in bocea di Didone ohe stava per uocidersi,. Moriemur in­ultae?

86. Cod. membranaceo in foglio, della second a meta

del sec. xv, a due colonne, in bel carattere, colla prima faccia adorna di miniature, e delle armi degli Estensi e de'Malatesti miniate anch' esse; e composto di carte scritte 62.

IL LIBRO DELLE DONNE FAMOSE DI GIOVANNI

BOCCACCI, VOLGARIZZATO PER MAESTRO DONATO

DEGLI ALBANZANI.

a Inulta legge pure un bel testo a penna della seconda meta del sec. xiv, che si conserva nella Biblioteca Reale di Parigi segnato di num. 7005, e che, come mostrano Ie armi che vi si trovano appie della prima faccia, fu gia della fatniglia Davanzati di Firenze.

Comineia il volume col proemio, in questo modo: Proemio nella libro de M. Giouani Boccat'io de le famose donne.-Hano scritto per lo tempo passato alcuni antichi brieuemente libri di famosi nomeni. Et al nostro tempo ha soritto z maggiore uolume et cum piu ornato stilo lo chiarissimo poeta francesco petrarcha mio maestro ee. Al proemio seguita la tavola de' capitoli, che sono ciii. Indi principia l' opera cosl: Eua prima madre.-Douendo io scrivere per clw vertudi sieno conosciute le famose donne non para oosa indegna pigliare 70 oomincia­mto de quella one fo madre de tt£tti gli homeni ec. E finisee colle seguenti parole: et feee manifesto clteUa uita I~umana 6 una fauola e elwllo e Ue1'O

quello detto del poeta ene noi douemo aspectare {ul­timo di ad lodare alcuno nomo et cne niuno se dia ohiamare beato inanti cnello mora et chello sia se­pellito.

L' autore di cotal volgarizzamento non e punto mentovato nel presente eodice. Sendoei nondi­me no chiariti per riscontri fatti con aItri testi che fu Donato degli Albanzani, quello stesso Donato del quale e pure la versione Toscana delIe Vite degli Uomini IIIustri del Petrarca, contenuta nel eodice descritto addietro sotto il

'num. 30, i1 suo nome abbiamo posto nel titolo: ed invero questo lavoro aneom quanta aHa lingua eben degno di lui. Sappiamo ch' esso e stato dato in luee in Napoli nel 1836, in 80 ., per cura del dottissimo don Luigi Tosti, monaco della Ba­dia di Montecassinob, e ristampato in Milano dal Silvestri nel 1841, in 16°.; rna non avendo noi avuto finora in sorte di vedore ne r una, ne r altra di tali stampe, ne potendo perei() dirne alcuna cosa, ci ristringeremo ad accennar qui in grazia degli amatori della '1'oscana lingua, ohe i migliori testi di esso, tra i diversi a noi noti, son a due; i1 primo scritto in pergamena in suI comin­ciare del sec. xv, ehe sta, col nome del volgariz­zatore, nella Biblioteea della Regia U niversita di Torino, segnato fra' Mss. Italiani di num. oxxi. i. iv. 44, e deseritto nel Catalogo genomle de'testi a penna di quella alla p. 446 della parte ii: l' altro cartaceo, della second a meta del suddetto secolo, ehe si conserva nella. Libreria del Museo Britannico in LomIra, contrassegnato Add. MSS. 16. 435,from tne Rezzi Collection.

87. Cod. cartaceo in foglio, della fine del sec. xiv, com­

posto di carte scritte 9.

b Questa edizione fu condotta sopra un Testo a penna den' archi­vio di Jfonte Cassino; il quale mancando del Volgarizzamento del Proemio, che il Boccaccio premise a questa sua opera, l' editore vi suppli togliendolo dal Volgarizzamento che dell' opera stessa fece Giuseppe Betussi da Bassano, dato in luce la prima volta in Venezia l' anno 1547; ed ivi ristampato l' anno 1558; e finalmente ripro­dotto, con aggiunte di Francesco Serdonati, in Firenze dai Giunti l' anna 1596, in 80 • (Nota del Manuzzi.)

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LETTERA IJI GIOVANNI BOCCACCI A MESSER PI NO DE' ROSSI.

Incomincia: Lettera eo posta p mess. giouanni boccnacci da cerlaldo e mandata ai fuori useiti de jirenze ehe nel suo tepo se ritrouarono.

Jo estimo mess. Pino cne no sia solamente utile ma neciessario la spectar tempo debito a ogni eosa ec.

Finisce: E sanza piu dire priego idio ene con­soli voi e loro. Amen.

Finita la presente lettera la quale feee mess. gio. uaiii boccltacci, e mandola n mess. pino de rossi il~ quel tempo a confini fuori di Jirenze.

88. Cod. cartaceo in foglio del sec. xv, cornposto di carte scritte 80. I. Oar. 1. LA FIAMMETTA DI GIOVANNI BOCCACCIO.

Principia: Incomincia illibro cltiamato elegia di flfadonna jiammetta dallei alle inamorate donne mandato. pl·olago. s Vole amiseri crescere di do­lersi 1)aghezza quado dise discernono 0 sentono in aZcnu,no cupassione ec. E dietro al prologo comin­cia l' opera come segue: n Eltepo nelquale la re­u(Jstita terra piu cne lucto laUro ano simostra bella ec. E termina: ViU'i adunque nullo tipuo di qsto priuare (" exemplo ecterno alli felici (" amifi dimom delle angosce della tua donna. Qui jinisce illibro cMamato elegia della nobile dona madana. jiamecta JJ{andato daUei atucle Ie donne inamorate. Deo gl'atias Am.

Invece di libro come nelle stampe, Ie parti in cho l' opera e divisa, sono qui ehiamate capitoli.

II. Car 55. h CORBACCIO, 0 LAllERINTO D' AlIiORE DI GIOVANNI BOCCACCIO.

Ineomincia Benz' alcun titolo eos1: q Ualunque psona tacendo i benijici riceuuti nasconde saza di­cio auer cagione conueneuole ee., che sono Ie prime parole del proemio: finito il quale seguita l'opera con questo prineipio: n On e ancora molto tepo passato eke ritrouandomi io solo nella mia camera ee. Finisee: (" ella e dapugnere eapile aguto sti­molo clte tu non porti cateco it quale eocedendol colui cke dogni .qratia e donatore toslo adpugnerla na temedo Ie si fara ineontro. ..IUn. deo gras. am.

Questo eodiee, sebbene non immune da errori. e di gran bonta.

89. Cod. rnernbranaceo, in foglio piccolo, del sec. xiv,

cornposto di carte 104, rna rnancante di aItre in fine. I. Car. 1. Pistolafatta p messere Giouani Boc­

cacci poeta fioretino la quale miido a mes­sere Pino de Rossi fioretino. il quate mes}. Pino ebbe banda della citta di firen~e lanno

MCCCLX. :p caso di stato. el detto mes! Giouanni il c01!forta come :p eS.'la uedrai.

Ineomineia: Jo stimaua mes!. Pino eke no sia sola mente utile ma necesario laspeetare tepo debito a opni eosa ee., e finisee: esanza piu dire priego idio ene chonsoli voi elloro.

II. Car. II. CllOme luomo debba istare diuota­mente alia messa chol quore divoto a dio.

Ineomineia: Tutti i fedeli xpiani quando uanno alta ckiesa si ui deMono andare chonumile cnuore inpero cne quasi Janno le noze del Jigliuolo di­dio ee.

III. Car. 13. TRATTATO DEGLI ARTICOLI 'DELLA FEDE CHATTOLICA, ED ALTRE COSE SPIRITUALI.

Ineomineia: Lo primo artieolo sie ene tu creda ene sia solo uno idio ee.

IV. Car. 13. verso. TRATTATO DELLE TENTAZIONI. Ineomineia: La tentazione e prima ekella gra­

z~a ee.

V. Car. 18. Notabili dellumilitade tmcti dalle parole di San F'riicesco e di frate Egidio suo copagno.

Ineominciano: Beato e quello seruo 10 quale si ritroua cosi numile ee.

VI. Car. 20. t'erso. Tmttati dellu17lilitade pone do p'rima dodici gmdi clle si truouano nella 1'egola di santo Benedetto.

Ineomineiano: Lo primo grado dellumilitade sie cnelluomo poga sempre lo tim ore di dio diniizi a suoi oecM ee.

VII. Car. 25. Notabili tratti dello excelletissimo libl'o cke Co pose, it sanctissimo et glorioso doc tore sacto Gregorio it qllale si ckiama morali sopm la expOSi3io'lle dellibro cllia­mato El giob. E quali notabili sonG a nostro amaestmmeto e doctrina spirituale eteporale.

Ineomineiano : Gome abhiamo daUo Appostolo Tutte Ie eose che sono seripte ee., e finiscono: At:­lora monda il flagello ogni enolpa, quando il peeea­tore mula la 'vita.

VIII. Oar. 87. verso. DE'SETTE SACRAMENTI. Incomineia: Della battesimo dobhiamo cre­

dere ec.

IX. Car. 87. versa. DE'DIECI COMANDAMENTI. Ineomincia: Primo ekomandamento. Lo primo

chomandamento dicie non amerai altro dio ehe me ee.

X. Car. 91. verso. DE'DIECI VrZII, I QUALI CRISTO NOMINA NEL SANTO V ANGELO.

Ineomineia: F'ratelli Kmi: Lo nostro signore ge8u xpa dice nel uangelo di santo matteo. quel/Q ene uoi teolete (lae sia fatto auoi, fate uoi ad al­trui ee.

p

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107 CODICI MSS. CANONICIANI ITALICI. 108

XI. Car. 99. 'Verso. I SETTE SALMI PENITENZIALI

VOLGARIZZATI.

Ineomineia il primo eosl: Signore mio non mi riprendere nel tuo furore et non migastigare nella tua ira ee.

Termina l' ultimo come segue: Et non pigliare 'Vendetta de peccati miei.

XII. Car. 102. 'Verso. PARTE DELL'UFFIZlO DELLA

BEATA MARIA VF.RGINE.

Ineomincia: Domine apri le laMra mie et la hocna mia annuntiera la tua laude ee., e finisee: cholui che ti fecie e sempre se uergine.

90. Cod. cartaceo in foglio, del sec. xv, di carte scritte

93, colle iniziali messe a colori, e i titoli in in­chiostro rosso.

PROFEZIE, PISTOLE, V ANGELI, E LEZIONI PER

TUTTO L' ANNO, RIDOTTE IN VOLGARE V ICEN­

TINO.

Comineia questo MS. cosl: In questo libro si e scripto le pftie e le pistole e Ie Vageneli eUe licion ~le ferie che sedise foe p tuto lanno in quel di e cosi ~n {ute le feste del mexe de tuto lanno ee. Sapie che i questa tempo de mo,yses lora vegnida foe eli nuy se douemo leuare da dormire e 10 nostro saludo sinde aprusima ec. Finisee: e lo fifo de homo vene a. cerehar e asaluar queUi che iera peridi. deo gra­()1,as. Amen.

Jo Gello de .f bonauetura da vicenza scripse i ::\tWCCOXXIIII. adi vij de abrille.

91. Cod. cartaceo in 4()., del sec. xv, composto di carte

scritte 144. LA FIAMMETTA Dr GIOVANNI BOCCACCIO.

Ha in fronte il titoIo: Incomincia il Libro chiamato di Madonna fiametta da lei alle innamo­rate donne mandato. E dietro ad esso eornineia iI prologo cosl: prolago. Suole a miseri crescere di dolersi uagecia quando disse discernono 0 sentono in alcuna compassione. Adunque accio clte a me 1wlenterosa ee. Finisce: Luna proferi le parole. laltra piu a tale officio 1)olentarosa cite forte le scri­uia. Indi segue I' opera, 180 quale principia: Nel tempo nelqt&ale la reuestita tera piu eke tutto laltro anna si mostra bella da pa1'enti nobeli procreata 'lJenni io nel mondo da beniuole fortuna e abundie­uole ricieuuta ec., e termina: Viui adunque: nullo ti puo di questo priuar: et essemplo eterno a felici et a miseri dimora dele anghoscie dela tua donna. Finis.

92. Cod. cartaceo in 4°., del sec. xv, eo'titoli in rosso,

composto di carte scritte 76.

I V ANGELI, eRE CORRONO NELL' ANNO SECONDO r.'

ORDTNE DEL MESSALE, TRASLATATI IN TOSCANO.

II primo Vangelo comincia eosl: Inql tenpo disse yesu a disciepoli suoi sariino segni nel sole e nella luna 7 nelle stelle 7 in terra pressura di gete ec. L' ultimo, che ha nel margine una esposi­zione, Ia quaIe continua pur dietro ad esso, ed occupa il rimanente del manoscritto, termina come segue: Verra il sipnore eli qlo .fuo nel di del qiile e it sapra. et nellora nella qiile e it sapra 7 diraderallo. ella parte di lui porra colli ~qanatori. qui sara piiito estridore di denti. E della detta sposizione e del ms. insieme e questo il fine: Che niuna cosa ne falsa, ne disutole, ne sopcTtia, neo­tiosa, 0 it apartenete, 0 niuna cosa disordinata, ne niuna ellen sia ;ppia, ne niuna dabeffe ma tut~ modemte.

Si fatto volgarizzamento de' Vangeli e al tutto diverso da quello citato dllgli Accademici della Crusea nel loro V ocabolario: nondimeno sendo anch' esso senza fallo, siecome e guello, opera del buon seeolo, nel fatto della lingua e sommamente pregevole; e el'ediamo che non sia mai stato stampato. Il codiee e pieno di strane abbrevia­ture; ed anche difettoso nell' ortografia, ma ne Ie antiche voci trovandovisi punto alterate, ne il dettato manomesso, stimiarno che e' sia da tenersi in non poco conto.

93. Cod. cartaceo in 4°., del sec. xv, scritto da due

mani diverse, ornato d'iniziali rozzamente ara­bescate e messe a colori, e composto di carte 148.

L' ORIUOLO DELLA SAPIENZA, DI FRATE GIOVANNI

DI SVEVIA DELL' ORDINE DE' PREDICATORI, TllA­

DaTTO IN VOLGARE.

Principia con un prologo nel modo che segue: In no'ie patris 7 filii et sps sanet amen. Com'iciasi it plo,go dellibro it qale a nae uriolo dela sap'ia.­Sentite del Signore in bonitade et in simplicita, di Cl!Oe cercnate plui Impocltel si truoua da co­loro iquali no lutetano 7 aparisce a coloro i q(7ii ano lede in lui ec. L' opera ineornincia c081: La sapientia io amai 7 plei cerchai infino dagioue­nezza et cechai p tolerlami psposa ee., e finisce in troneo, per ratto del copiatore ehe non an do pili oltre, con queste prime parole del capitolo vii. del secondo libro: Desiderabile tesoro nela bocha del sauio sera questa ttta clarissima doctrina 0 amatis­sima sapie. Essa e divisn. in due libri; il primo di diciarssette capitoli, ed il secondo di otto, come rieaviamo da un altro codice di questo stesso vol­garizzamento ehe sta presso di noi. Manca ella qui pertanto de' due ultimi capitoli.

Giovanni di Svevia, detto comunemente Enrico Susone, che scrisse quest' opera in Latino, nac­que, secondo che leggesi nella Bihliotkeca scripto­~um Ordinis Praedicatorum, t. i. pp. 653-660, llltorno 801 1300, e mOrl a' 25 di Gennaio del

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109 CODICI MSS. CANONICIANI ITALICI. 110

1366.c Ond'e da correggere il Cave, Hist. Lit., che 10 dice morto nel 1290. La presente versione crediamo sia stata fatta in su '\ cominciare del secolo xv, rna da chi, non ci e noto. Un' altra copia di essa sta nel cod. segn. di num. 255.

94. Cod. cartaceo in foglio, del sec. xv, composto di

carte 273, la prima delle quali e strappata dal mezzo in giii.

STORIA DEL VECCHIO TESTAMENTO DALI,A CREA­

ZIONE DEL MONDO SINO AL REGNO Dr SEDECJA,

SCRITTA IN VOL GAR VENEZIANO.

Incomincia: Dio fo senpre e8em et mai no auera fine ma (/tte altre clwse auto chomezamento et auera jine honde dio quado lipiaque cl~reo ilsole elatera el zielo uolse inpire de anzoli ec. E finisce: ode ziaschu che xe del so puouolo 0 uol andar p edejicharla vadane se,quramete et sia lo signor dio chon eli deo grazias Ame.

95. Cod. cartaceo in foglio, del sec. xv, co'titoli in in­

chiostro rosso, compos to di carte scritte 272.

LA Co:\umDTA DI DANTE ALLIGHIERI.

Principia COS!: Incomincia il primo canto della prima cantica della comedia di dante alligl~ieri da jirenze laq~lale e detta inferno nella quale si tratta delli peccatori dannati in essa et delle lor pene distinguenrlo ordinatamente li luoghi e Ie pene delli peccatori secondo le cope p loro commesse :poemio a tutto lo libro caplo 1°. ....----"O-~

el mezo del chamin di nostra uita ," \., ",""" j}fi ritrouai p una selva oschura t{/',.··' \ chella diritta via era smarrita. ':,~.::

E quanto adir qualera e cosa dura Esta sehta setua.qgia aspra e forte clte nel pensier rinoua lapaura ec.

Finisce: Lamor che moue il sole e laltre stelle.

Explicit libel' tertius 7 ultimus dantis Alligherii de Ftorentia deo griis amen.

Questo codice fu gia di un rinomatissimo rac­coglitore di antichi manoscritti Toscani, il dotto Pier del Nero, gentiluolllo Fiorentino, come ce ne assicura la illscriz:one: Di Piero del Nero 159 I, che di suo proprio pugno vi si legge :11 principio; ed e verisimilmente uno di que' quat­tordici a lui appartenenti, che vennero consultati

c Certo saccente Francese, capitatagli in mano una copia in penna di una versione in Francese antico di cotal opera, dove l' autore era chiamato Jehan de Souabe, ignorando per avventura che la Svevia e COS! detta in sua lingua, congiunse insieme Ie due voci de Souabe, traspose una lettera, ve ne introdusse due di suo, e trasformo il Te­desco Giovanni in un suo compatriota, in Jean dessous Aube. Costui senza falIo doveva essere un condiscepolo di que' dotti Alemanni ed Inglesi, che con somigliante desterita di mana vanno racconciando gli antichi testi de' classici.

dagli Accademici della Crusca per Ia celebre edi­zione della divina Commedia fatta in Firenze nel 1595·

96. Cod. cartaceo in foglio, del sec. xv, co' titoli in

inchiosto rosso; composto di carte scritte 19 I.

LA COl\IMEDIA DI DANTE ALLIGHIERI.

Principia: Incomincia la comedia didante al­legltieri di jirenze nella quale tmcta delle pene 7 punimenti deuizii 7 de meriti 7 premii della uirt1l. Canto primo della prima parte la quale si chiama inferno. nel quallautore fa prolwmio atutta l opera. El mezzo del camin dinostra uita mi ritrouaJ per una selua obschura chella diricta uia erasmarrita ec.

E finisce: Alalta fantasia qui maneD possa

magia uolgea it mio disio it uelle sicome rota cheigualmete e mossa

Lamor cltemuoue il sole 7 laltre stelle. Anche questa codice fu gia Di Pier del Nero,

come mostra il suo nome scrittovi al principio di sua mano; ed e forse anch' esso uno de' quat tor­dici, di cui abbiamo fatto motto nella nota sopra il precedente.

97. Cod. memhranaceo in 4°., del sec. xiv, ornato di

lettere iniziali miniate, e composto di carte scritte 193· 1. Oar. 1. LA Co:\ll\IEDlA Dl DANTE ALLIGHIERI

(senza titolo). Incolllincia :

Nel mezo del camin dinostra uita mi ritrouai p 'una selua oscu,ra cltella diritta uia era smarrita ec.,

e finisce: A llalta fantasia qui manclto possa

magia uolpeua at mio disio illwlle sichome rota ckiqnalmete e mossa

Lamor clte muoue it sole elaltre stelle. Di gran bonta di lezione e questo testo, e

cupioso di bolle varianti. II. Car. 193. Epitaffill'ln ad sepulc'l'u'ln dan tis in

Rallenna urbefactum p dum Bernardu'ln de Canatro. COS! nel MS.

Lo trascriviamo qui per intero. Jura monarcllie supos Flegetonta laC1~sque Lustrando cecini uoluerunt fata quousque' Sed quia pars cess it melioribus hospita castris Auctoremq166 suum petiit felicior astNs Hie claudor dantes ppriis eiectus ab oris Quem genuit parui jloretia mater amoris. II titolo posto innanzi a questi notissimi versi,

i quali leggonsi pur oggi, senz' altra diversita che

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HI CODICI MSS. CANONICIANI ITALICI. 112

di una voce d, sopra il sarcofago di Dante in Ra­venna, e che fino ad ora sono stati tenuti come composti da lui stesso vivendo, ci scopre intorno ad essi una particolarita al tutto nuova; e cio si e chc non son eglino punto del detto Dante rna bensl di messer Bemardo da Canatro suo amico. L' eruditissimo Giannozzo Manetti, che fiorl nella

. prima meta del secolo xv, nella vita da lui com­pilata dell' Allighieri, scriv8va, e vero, cio che segue, della sepoltura del medesimo e: Sepultus est Ravennae in sacra lYlinoruJn aede egregio quo­dam, atque eminent'i tumnlo lapide qnadrctto et1J­

am'llssim constructo, compluribus insuper egregiis carminibus inciso, ins(qnitoque. Epitapnium ab initio ltniusrnodi in quadrato sepulcri lapide in­cisum fuit: Tlwologus Dantes, et quae sequuntur f. Quum deinde postea sex dumtaxat carmina longe prioribus illis elegantiora a doctissimo q~£Odam Viro edita essent, veteribus e tumulo aaolitis nova haec incisa fuerunt carmina. Huittsmodi S1lnt:

Jura Monarchiae, Superos, Phlegetonta, Lacusque cogli altri che seguitano nel nostro codice. Que­sta racconto del Manetti tuttavoIta, dove ab­biamo I'istoria di tale epitaffio, e che ci fa nota esser egli stato composto da un dottissimo uomo non piccol tempo dopo la morte del poeta, 0 non e stato avvertito, 0 forse per I' invalsa opinione che Dante stesso avesse quello dettato, sostenuta dalle lett ere S. V. F. postevi al di sopra, come crediamo, nel 1483, quando Bernardo Bembo fece rifare l' antico sepolero di esso poeta (ehe niun rieordo ei e ehe innanzi a tal tempo ivi fos­serog,) non ha trovato fede. Ora pero il presente codice, scritto piu di un seeolo prima che Ie dette lettere venissero cola poste, non solo conferma appieno il raeconto del Manetti, rna ci palesa :mcora il nome da lui taciuto del dottissimo che l' epitaffio in quistione ha fatto, cd oltre a eio, come vedremo qui sotto, ci da un Sonetto in lode del medesimo per questo, ed uno pure dell' autore stesso dell' epitaffio in risposta al suo lodatore: dimodoche non rimane piu ale un dubbio intorno 11 81 fatto particolare. Del tempo preeiso in cui i detti versi vennero sopra il sarcofago di Dante collocati, non abbiamo notizia; rna dal rinvenirli riferiti come gia stanti su quello, in un testo a penna della Biblioteea Laurenziana (segn. di

d 11 marmo nel verso quinto, invece di eiectus, ha extorris. e Vedi in fine di essa Vita, che, insieme con quelle del Petrarca e

del Boccaccio, scritte anch' elleno dal Manetti, venne data in luce dall' Ab. Lorenzo Mehus in un volume intitolato: Specimen Hi­storiae Litterariae Florentinae saee. xiii, et xiv, sive Vitae, &c. Flo­rentiae, 1747, apud Jo. Paulum Giovanelli, in 8°.

f Quest' epitaffio, che comprl"nde sette distici, venne composto da maestro Giovanni di Virgilio, Bolognese, conternporaneo ed arnico di Dante, ed e stato piu volte stampato. V. Memorie per servire aUa vita di Dante ec. cornpilate da Giuseppe Pelli, ed impresse in Firenze dal Piatti nel 1823, in 8°. p. 145.

g E fu per avventura in quella stessa occasione che aHa voce eiee­tus, la quale secondo il presente cod. leggevasi nel quinto verso, "enne per minore offesa de' Fiorentini sostituito extorris, che ora vi si trova.

num. xxii, pluto xl.) scritto nel 1355, stimiamo che cio avvenisse verso la meta del xiv secolo.

III. Car. 193. come sopra. Sonettus de laude dci dni Bernardi (senza nome di autore.)

E di sedici versi, ed incomincia : Vostro si pio officio offerto a Dante;

e finisee co' versi seguenti: Iwnor ene date al cenere e allossa Vostro amor mostra quiito all6iuo fosse.

IV. Car. 193. verso. Responsio dci dni Bernardi. Anche questo sonetto e di sedici versi, de'

quali il primo e l' appresso: Quandol turaato volto at bel palante ;

e termina con questi due: Laloda chemi deste adar mimosse A uoi cltoforto tal qual son mie posse.

Quanto ad esso Bernardo, il titolo di dominus con cui viene chiamato, titolo che a que' giorni in Halia davasi solo a' cavaliCl'i ed a'dottori di Iegge tanto civile che canoniea, ei mostra ch' egli era a cavaliere 0 dottore di legge. I suoi versi e Latini e Toseani ci fanno eonoscere ch' egli amo e coltivo Ie buone Iettere. II sonetto a lui indi­ritto ce 10 palesa. amico grande di Dante; ed il Manetti, come vedemmo di sopra, 10 appella uomo dottissimo. Questo e tutto quello che pos­siam noi dire di lui. Molte ricerche abbiamo fatte per rinvenire qualche pili special cosa dell' esser suo e della sua vita, ma senza alcun frutto.

98. Cod. cnrtaceo in 4°., della second a meta del sec.

xv, di carte scritte 232.

I. Car. I. LA COMMEDIA Dr DANTE ALLIGHIEIlI.

Incomincia. : Nel mezzo del chairl1:no di nostra vill"

mi ritronai in una selua oschura clwladiritta via era smarrita ec.

o finisce: Alalta fantasia qi mancl,o possa

rna .qia voZqieva it mio disio el uelle si c/wme rota che ig,twlmente e rnossa

Lamor che muoue ilsole et laltre stelle. II. Car. 228. verso. It CIlEDO in terza rima attribuito a

Dante AUighieri. Ineomincia:

I sclwissi gia damar piu volfe in rima fjanto pitt seppi dolze aeUe et vaghe e inpztlirle opai [utte mie lime, ec;

e termina: o uergine benedetta senpe tu

ora p noi siche dio cipdoni et dieci ,qrazia auiuer si fjaggiu

Cite paradiso al nostro fine ci doni. Questo componimento e stato piu e piu volte

stampato, e sempre sotto il nome di Dante. Scrive tuttavia il celebre Leone Allacci nella sua prefazione ai Poeti Antiehi, da lui mandati in Iuce

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113 CODICI MSS. CANONICIANI IT ALICI. 114

nel 1661, p. 2, che esso e di Antonio da Ferrara, I

secondo cne (sono sue parole) si vede specijicata­mente notato nel volume delle Laudi de' Bianchi, ehe sta nella biblioteea Vatieana. Anehe Apo­stolo Zeno (Lettere, t. 1. p. 273), buon giudiee di poesia e gran critico, tiene eh' ei sia del detto Antonio, e non di Dante: ed invero puo bastare il eonfronto delle sette terzine di esso (71-77), che eomprendono I' orazione dominicale, colle prime sette del canto xi del Purgatorio dell' Allighieri, ehe ci danno la medesima orazione, a convincer ehiunque abbia fior di senno che l' autore di queste non puo essere stato l' aut or di quelie. Aggiungeremo finalmente che eziandio in un altro antico testo a penna, di cui parleremo altrove, sl fatto componimento leggesi attribuito appunto a Maestro Antonio da Ferrara.

99. Cod. cartaceo in 4-0 • della fine del sec. xv., in bel

carattere, colla prima iniziale egregiamente mi­niata, ed avente appi(~ della prima pagina un bel fregio miniato anch' esso, dentro al q uale sono Ie armi de' Medici, rna senza 10 scudetto delle armi <Ii Francia. Ha carte scritte 179.

I. Car. 1-39. Can 'Zone del divino poeta Dante A liglziel·i.

Sotto cotal titolo si comprendono diciannove canzoni, cinque sonetti, una sestina e tre ball ate : de' quali componimenti, tutti gia stampati fra Ie poesie di Dante, so no questi i capoversi:

Donne o1wuete intelleeto damore. Donna pietosa g. dinouella etate. Glioeclti dolenti p pieta del core. o voi ene pla uia damor passate. Ballata juo cite t'lt ritruoui amore. Spesse jiate uengomi alta mente. Amore el Cor gentil son una Gosa. Quantunque uotte lasso mirirnf!mbra. Era uenuta nella mente mcia. De peregrini che pensosi andate. Oltre la spera cne piu largl.a g'ira. Gosi nel mie' parlar' uoglio esle aspr'o. Voi cke intendendo elterzo ciet monete. Amor cIte nella mente miragona. Le dolci Rime damor chi solea. Amor dte muo?!j tttO uirtu dalcielo. I sento si damor tagran possanza. Alpoco .qorno g. at gran Cm·cl.io dombra. Amor tu uedi ben dte questa donna. I son ttenuto alpunto detl(e 1'ota. E mirwresce dime simatamente. Posca cnamor delttttto rna lascato. La dispietata mente che pur mira. Tre donne intorno al Gor mi sonuen'ute. Doglia mireca nello Gore ardire. Arnor dacne conuien pur ckimi doglia.

I rni son pargoletta bella & nuoua. A vfaux risprouer quoi trayaues.

II. Car. 39-44. TRENT A OTTAVE ED UNA CANZO­

NETTA DEL MAGNIFICO LORENZO DE' MEDICI.

Le ottave incominciano: o dolce servitu cne liberasti;

e la canzonetta : o benedetto giorno. Sebbene queste rime non abbiano qui nome d'

autore, sotto quello pero del magnifico Lorenzo esse leggonsi in pili testi a penna ed anehe in istampa. Nell' ottima edizione delle Ope1'e di lui, procurata da S. A. 1. e R. il regnante Granduca di Toseana, stanno a p. 7 e seguenti del vol. ii.

III. Car. 44. verso. ALTRE VENTI OTTAVE.

Incominciano : Sio son Donna gentile a uoi dauanti ;

e finiscono eo'seguenti due versi: Quando dinanzi alla mia donna sei, Digli modestamente ami ancor lei.

Anehe queste crediamo che sieno del detto Lorenzo. Non sono pero fra Ie sue opere a stampa.

IV. Oar. 47. verso. ALTRE CENTO VENTIQUATTRO OT­

TAVE ED UNA CANZONETTA DEL SUDDETTO Lo­RENZO DE lVIEDICI.

Le ottave incomineiano: Quelti ocki belli Zieti L~ amorosi :

e la canzonetta : o uaghi occhi amorosi. Tanto questa, quanto Ie ottave ehe la prece­

dono son a state pili volte stampate, e nella sud­detta edizione delle opere di Lorenzo fatta per cura del Granduca di Toscana Leopoldo II. si leggono nel secondo volume dal p. 24 alIa 65.

V. Car. 67. verso. RISPETTI DI ANGELO POLIZIANO,

senza titolo 0 nome di autore. Sono sediei ottave che principiano col verso:

o trionpl.ante sopra ogni altra bella; e terminano col seguC'nte :

chie sattia L~ discreta presto intende. Col nome del Poliziano esse stan no in diversi

codici, e come di lui furono per la prima volta date in luce dal ch. Angelo Maria Bandini nel t. v. col. 53, 54 e 55 del Catalogo de' MSS. della Biblioteca Mediceo-Laurenziana.

VI. Car. 70. verso. Strambotti specciolati del me­desimo.

COSI il MS., sebbene innanzi aIle rime prece­denti non sia il nome dell' autore. Ma essendo quelle, come abbiamo accennato, del Poliziano, ne viene di consequenza che questi Strambott,i ancora detti del medesimo, sieno di lui. Sotto il suo nome infatti rinvengonsi gill, tutti in istampa, e possono vedersi tra Ie sue Poesie Italiane im­presse in Milano dal Silvestri nel I ibS, in 160 •

p. 71, 72. 115,68,69,116 e 70. Consistono essi in venti ottave 0 stanze, la prima delle quali eOllllllCla:

Q

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115 CODICI MSS. CANONICIANI ITALIC!. 116

Jo misento passare insin neUossa; e l' ultima:

Soleuon gia col canto le sirene.

VII. Car. 73. verso. Rispecti di piu persone. Ottave quarantatre, sette delle quali sono del

suddetto Poliziano, e stamp ate nella sovraccen­nata edizione delle sue Poesie Italiane; rna di chi sieno r altre, non sappiamo. La prIma comillcia C081:

Bramosa uoglia chelmio cor tormenta ; e l' ultima come appresso :

Un falso specchio cft di ~ node stanchi.

VIII. Car. 81. ALTRI RrSPETTI. Sono quattrocelltosei ottave, 0 stanze, che cre­

diamo anch' esse come Ie precedenti composte da diversi. Oomincia la prima:

Belleza mai no fu sanza pieta ; e r ultima: Parti amor Justo che mi dia z preda.

IX. Oar. ) 66. C APITOLO, senza nome d' autore. Principia:

Per gran forza damor so mosso e spinto; e finisee:

Gridando atte piata piata piatade. Senza nome d' autore e' sta pure in un Codice

Laurenziano segn. di num. xliii. pluto xl.

X. Car. 168. verso. IL SONETTO DEL PETltARCHA, ehe ineomincia :

I uo piangendo emie passati tempi. XI. Car. 169. CAPITOLI IN MORTE DI LORENZO Dl,'

MEDICI. Non ha tit 010, ne nome di' sutore. Ineo­

mineia: Poi cke la terra un tempo hOI'nata fu ;

e termina col verso: E chadde come fa psona stancka.

Nel cod. xxv, pluto xli della BibIioteca·Lauren­ziana sta fra Ie rime di Giuliano de' Medici, figliuolo del suddetto Lorenzo.

XII. Car. 172. Egloga (interlocutori Tirsi e Da­mone) composta p il Tibaldeo bolognie8e.

Incomincia: Damon, gia son tanti anni e giorni e mesi:

e finisce: Et in alma e in corpo alinferno dannato.

Antonio Tibaldeo. nato ne114s6, e morto nel 1538, fu Ferrarese e non Bolognese, come qui e de~to; e que&t' egloga trovasi a stampa fra Ie sue

rIme. XIII. Car. J 76. verso. RISPETTI DI DIVERSI, senz'

aloun titolo. Sono quindici ottave, la prima delle quali in- ,

comincia: . Mirati a speccMo kaMi co lui dilecto;

e I' ultima come segue: Quando riueggio el suo leggiadro viso.

Questi rispetti, siccome scorgesi da un richiamo ehe sta appie della car. 80, verso, dietro a' Ri-

spetti di piu pm'sone accennati di sopra (§. vii), avrebbero dovuto seguitare a quelli, rna il copia­tore sbadato avendo ommesso di cola porli, gli ha truscritti qui da ultimo. II 9°, il 10°, il I2°,ed il 13°, di essi sono stampati fra Ie Poesie Italiane del Poliziano comprese nella summentovata edizione del J 825.

100. Cod. cartaceo in 4°., della fine del sec. xv, di carte

502, in assai cattivo stato. I. Oar.!. COMENTO LATINO SOPRA I PRIMI QUATTOlt­

DICI CANTI DELLA COl\1MEDIA DI DANTE Al,LI­GHIERI, col titolo: Compendium cujusdarn Cormnentarii sup dante alligerio editi.

Incomincia: Nel mezo del camin de nra uita. Etsi ttarie sint opiniones quod inteUigatr esse me­dittm itineris uite humane etc.

II. Oar. 109. CHIOSE SOP[tA LE PRIME DUE CANTICHE DELLA COMMEDIA DI DANTE ALLIGHIERI, comin­

eiando dalla quindicesima terzina del canto i. dell' Inferno.

Incomineiano: LTbOra del tempo e la dolce sta­gione. dice il poeta eke la stagiane del tempo cIte era ne let jlrnauera li daua speranzia di prender la leonzia hoc est abstenerse dalla luxttria ec.

III. Car. 330. COMENTO LATINO SOPRA n PARADISO DI DANTE AI,J,lGHIERI.

Incomincia: Lagloria de Colui cite ttttto ?rIoue. Iste tertius tiber divini poete nri dantis pot diuidi in duas ptes etc. Finisce: pvenit tandem ad fin;; omniii re'f.

101. Cod. cartaceo in 4°., di carte scritte 104: Ie prime

61 in carattere del sec. xv, e Ie rimanenti di due diverse rnani del sec. xvii. I. Car. T. NINFALE FIJ£SOLANO, POEMA IN OTTAVA

RIMA DI GIOVANNI BOCCACCI con questo preciso titolo: Incornincia il libro chiamato nim­plude coposto per me88er Joani boccacio florentino poeta clari8simo ~ tmcta de lo inamommeto di Aplzl'ico ~ Mensola ~ di molte aitre cose antiq, di flesole con dolc~ 8{ poetico stile. -

Ne sono questi i primi versi: Arnor mi fa parla1' come nel core

Gran tempo e stato q Jato suo albergo ec. Termina sopra la carta 6 I nelmodo ehe segue:

ma perc1te ricordato il nome mio tra lor non sia e tu riman eon dio.

Finisce illibro chiamato nimphale coposto pel clarissimo poeta misser Gioani Boeaeio fiorintino a laude de dio finis.

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117 CODICI 1\18S. CANONICIANI ITALICI. 118

II. Car. 62. Rime di Dante Alighieri Fioren­tino.

Eccone i capoversi : Tutti gli miei pensier pa~'lan d' amore. Sonetto. .To sento pianger l' anima ne1 core. Sonetto.

Tanto il Pilli, quanto il ch. Ciampi 10 attribui­scono a Cino da Pi stoia, e crediamo noi pure che sia di lui.

.To .Yon SI va(Jo della bella luce. Sonetto. Tanto .1entit~ et tanto honesta pare. Sonetto. Quanto pill jiS() miro. BaHata.

Anche questa ballata trovasi impressa fra Ie Rime di Cino da Pistoia.

Le dolct rime ct' amor ck' io solia. Canzone. Cosi nel padar m'io uoglio esser aspro. Canzone. Tre donne intorno 'l cor rni son t'enute. Cam:. lJo.r;lia ·mi recca nello cor ardire. Canz. Poscia d' amor del tutto m' ha lasciato. Canz. .10 son venuto al punto elg ta rota. Canz, Vo: c1teintendendo il terzo ciet moncte. Canz. Amor cke l1w'vi tua uirtl1 dal citlo. CallZ. Donne c/~auete intelletto d' amore. Canz. ArlZol' cke nela mente mi raqiona. Canz. .To sento Sl d' amor la gran possanza. Canz. It rn' incresce di me siduramente. Canz. La dispietata mente che PU1' In'ira. Canz. Amor tu vedi ben cite 'lnesta donna. Canz. Al poco giorno et al gran cercltio d' ombra. Sestina. Donna pietosa e eli nOllella etate. Canz. Gli occki dolenti per pieth del core. Canz. Amor da cl~e 'l convien p~lr db'io mi do.glia. Canz. Ballata, io uo che tu ritmui amore. BaHata. Poscia ch' io lw perdido o.'lni speranza. Oanz.

Che non sia questa eli Dante, appal'e chiaro non pur dallo stile, ma anche oa alcune cose che l' autore tocca in essa di se medesimo. In due testi a penna della Biblioteca Laurenziana di Firenze, segnati I' uno di num. xlvi. plilt. xl., I' altro eli. num. xxxvii. pluto ir,/lxJJ)x., ed anohe nella Haeeolta di !time Antiehe, stampata dietro alIa Bella Mano di Giusto de' Conti, essa e attri­buita a Sennuccio del Bene, :Fiol'cntino, intimo amico del Petrarca.

Veril'l eke 'l del moz[fsti a Sl, bel p~mto. Canzono. Questa ancora e di stile em'l divorso da quollo

dell' Allighiori, cho non possiamo cl'och'rb opera 8ua.

102. Cod. cartaceo in foglio grande, scritto nel ] 47 +, a due colonne, compo8to di carte numerate 209, e adorno al principio di un fregio colorito, nella parte inferiore del quale 80110 queste armi: una squadra d' oro fra tre alberi, 0 mai, vl'rdi, in eampo vermiglio. 1. Car. J -20R. LA REGINA A NCROIA, PORMA IN OT­

L\ V A RIM A, senza nome d' autore. Incomincia :

Raina di zietZ!! madre de que! flo el.e in su la croze p nu fo ehiauado ec. ;

e finisce : Jo pgo dio e la soa maiesta e la so mad:e verzene supna cIte ne la jina ne mena i' uita etna.

A ppresso leggevisi: Questo libro sie de zuane dimazi de:f fU. Jo Zuane Colona segrisi ijsto libro a zuane de mazi del 1474 adi 9 dezembrio. fo jinido adi 18 setebrio. Del qual Giovanni di ser Fran­cesco de' Muzi, 0 Maggi, crediamo che sieno quelle armi, che, come abbiamo accennato, stanno appie della prima faccia.

Questa cantafera (che poema propriamente non e, poiche nulla ha in se di poetico), sebbene sciocchissima e barbaramente scritta, e stata non poche volte stampata. Se ne conoscono fino a undici edizioni. Chi fa tesoro eli cotal sorte di quisquilie, puo vederne il Catalogo nella Biblio­grajia de' Romanzi e Poemi Ca~'alleresehi Italiani, impressa in l\lilano nel 1838, in 80. n

II. Car. 208. verso. col. 2. IL VANTO DE' PAI,ADINI,

OTTAVE •

L3 prima incomincia : Joson quel r:arlo magno 'ipatore. L' ultima finisce :

de tuto elmodo el major t!'ttore. Queste ottave, che sono dieci, non hanno nel

codice alcun titolo, ma abbiamo loro apposto il soprarriferito, avendole con esso appunto vedute pili e pili volte in istampa insieme con aItre simili scempiataggini in rima.

III. Car. 209. FlWTTOLA.

Incomincia: Or nota ti cnetalzi

iYa traJ' decalzi ee., e finisce :

dogni falixone ue domando pdoniiza.

103. Cod. cartaceo in foglio, della prima meta del sec.

xv, disteso a due colonne, con titoli rubricati, e compos to di carte scritte 88.

LA COl\B!EDIA DJ DANTE ALLIGHIERI, CON AI,CV10:

P05TILLE, (lUAU IN LATINO E QUAU IN ITA­

UANO.

Principia come segue: I ncomincia la comedia di dante allegieri di jiorenza nela qual tracta dele pene et punimenti de viciJ et de meriti et premii dele uirtu. .

h Nell' Appendice a quell' opera, p. 356, si fa menzione del pre­sen.te MS. design an dolo corne un magnifico codice membranaceo. Chi cos1 10 ha rappresentato al dotto compilatore di essa, non dee al certo sapere ne che significhi membranaceo, ne in che consista la magnificenza di un codice. Il suddetto, che e il solo dell' Aneroia tra' MSS. della. Bodle~ana,. e cartaeeo, come abbiam notato di sopra; e ,q~antunque III fogho PlUttostO grande, non e pero in bella carta, ne III bel carattere, lie rieco di miniature od altri simi Ii ornamenti' che Bono Ie eose Ie quali unite insieme fanno un codice magnifico. '

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119 CODICI MSS. CANONICIANI ITALICI. 120

cAnto primo dela prima parte laquale si chiama inferno net quale lm£ctore fa phe'io atutta [opera. nEl mezo del cltam:; di iira uita

]}[i ritronay per una selua scura Oke la dii'ita uia era smarita

Ay quanta aclir qual era e cosa d~£ra Questa selua saluagia aspra e forte Olte net pensier rinoua la pauru.

Tante amara che poco pitt morte ec. E termina:

lamor cke moue ilsoZe et laltre stelle. Deo gras amen.

finito adi IS Feorar 1443.

104. Cod. cartaceo in foglio, del sec. xv, di carte scritte

66, rna difettoso in fine. LA COMMEDlA DI DANTE ALLIGHIERI (senza titolo).

lncomincia : Nel mezo dechamino di nostra vitta

mi ritrouai peruna selua isch?£ra chela diritta ·via era ismaritta ec.

e finisce colla seguente terzina del canto xi. del Paradiso:

Pensa oramai qualfu ckolui che degno cholega fu amantener labarcha dipietro in alto mar p drito segno.

II rimanente manca. Nell'inferno inoltre, per trascuraggine del copista, trovasi ommosso l' inter~ canto xviii.

Al principio, nel margine superiore, leggesi: Di Piero del Nero 1591 O.

105. Cod. membranaceo in foglio, del principio del sec.

xv, compos to di carte 170, scritto a due colonne, ed ornato di due iniziali messe ad oro e a colori, dentro ciascuna delle quali e una illiniatura: nella prima e rappresentato Dante, che seduto ad un leggio e collo sti10 in mano, sta meditando cio che intende di scrivere: nella seconda e i1 mede­sima Dante sopraggiunto da Virgilio nel mo­mento che Ie tre fiere gli impediscono il cam­mino.

L' INFERNO DI DANTE ALLIGHIERI COL CO~lENTO DI BENVENUTO DE'RAMBALDI DA biOLA, TRA­DOTTO IN VOLGARE.

Precede la. tavola de' capitoli, che sta a tergo della prima carta. Sopra la carta seguente, da cui comincia 131 numerazione (numerazione antica) di tutte l' aItre, leggonsi ventisei esametri Latini, il primo de' quali e r appresso :

Nescio qua tenui sacrum modo carmine Dantem. A tali versi seguita un Proemio, pure latino, col titolo: Proemium 7 comendatio Dantis adigerii; che principia cosl: Jpe est mare inundans &c., e

finisce: Et hee de titulo libri . . . . . . . . . suf­ficiant: dove parlasi di tutta la Divina Comme­dia e del suo titolo. A questo ne succede un altro in volgare risguardante b divisione ed altri particolari di detta opera: il (iuale incomincia: Pay cite discoso abiamo i panbuli sopditi p alchuna nrti euidentia. Ora uegniamo alta diuisione del nrC; libro ec., e termina: E choss·i qasi come pfeta pat· pdire le chose eli dien ttenire. Appresso, attor­niato dal Commento, vien finalmente il testo della cantica deW Inferno, il cui primo capitolo ha in­nanzi I' argomento che segue: In questa pmo ckato dante ppone ck essendo luy de anj. xxxv se trouo essere ne la via de vitij e pechati. E voiedo Dssire di qUa pli vene ;;tra tre grtidi ostacltuli. Jlia i suo sllsidio gli aparue Wbra d' VgiUo cft gli :pmise di ;;diilo p lo geno e pogatoio a la puta del para­diso doue ellasl5era. E clwn laltruy alturio vi potr(c entrare.

La cantica comincia COS1 :

Nel mezo del cham in eli nostra vita; e finisee : E quindi vscimo a riueclf'r le steUe.

L' esposizione poi, 0 Comento principia: Orri­gnedo a la e:rposicione de La litera dicie ec, e ter­mina con queste parole: Et adoncha guarda ldore che cltO grande Iretta el se parte cla 10 luocho de le tenebre. E clwn grande ale.qreza va a lit cltiarez(t de le stelle zoe de la vertttde a la lucie de la qnale ne ;;cieda de andare, partendosse dai ·oicU laltissimo clio di e lttcie vita via e veritade in secula secu­lot;. amen.

Qui finiscie la expositione del primo libJ 0 de dante zoe de liferno ;;posta per maistro Benttenuto da .rtnola:

Vedi la n08t1":.1 nota sapra il codice segnato di num. 107.

106. Cod. cartaceo in foglio, del principia del sec. xv,

composto di carte 134, numerate dalla 170 alIa 30.1 in continuazione di queUe ond' e formato il codice al1tecedente; scritto a due colonl1e, ed or­nato di due belle iniziali messe ad oro e a co­Iori.

II~ PUltGATORlO DI DANTE ALI,IGHIERI COl~ co­MENTO DI BENVENUTO DE'RAaIBALDI DA hIOLA,

TRADOTTO IN VOLGARE i. Precede r indice de' capitoli di cotal cantica, it

quale occupa Ill. faccia verso della prima carta; e sopra la carta seguente cominciano insieme e la Cantica stessa e il Comento. La prima ha prin­cipio da questo verso:

i Di questa parte del comento Latino di Benvenuto da Imola sopra la Divina Commedia di Dante e un codice nella Biblioteca Bodleiana seg-nato fra Mss. Canon. JJIiscel. di nO. ,')67. del quale diamo la descrizione nell' Appendice al presente Catalogo sotto il nO. IX.

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un CODICI MSS. CANONICIANI ITALICI. 122

Per corer miglior aqua alza Ie 1wlle; e finisce :

Puro e disposto di saglir a le stelle. E il Comento incomincia: Con ciosia cIte buono

poeta eben perito sia coluy el quale descriue e de­termena cadauna cosa segondo la sua :pprietade ec., e termina come appresso: e disposto a :;alir aUe stelle cioe al cielo a {Jtenplare perfeta mente Ie stelle e la gloria eternale de la quale parleeipeuole c~ facia el somo idio el quale et poeta n08t1'o anchor: z cMine vitto per SI: ardua e stretta sehala a se c1na­marl! e diqnato. amen. amen. amen.

Dietro' al Comento finalmente trovansi dieci esal1lctri Latini. il primo de' quali e questo:

Hactenus ipe snas vidi tolerantia penas ; e l' ultimo e il seguente :

Jle niic astra 'l)ocant sedes 7' regna heatiim. Vecli la nostra nota sopra il codice che viene

~rpresso, segnato di num. 107.

107-Cod. mernbranaceo in foglio, del principio del sec.

xv. composto di carte 120, numerate dalla 304 alIa 423 in continuazione di quelle onde i due eodici precedenti sono formati; scritto a due ('olonne, ed ornato di due iniziali messe ad oro e a colori, dentro ciascuna delle quali e una minia­tura: nella prima e rappresentato Dante ginoc­cbioni, che riceve il sacramento; e nell' altra il Signore Iddio seduto in trono, collo scettro nella destra, il mondo nella sinistra, il sole e la luna sotto i piedi.

II. PARADISO DI DANTE ALLIGHIERI COL COMENTO

IH llICNvENuTO DE' RAMBAI.DI DA IMOI,A, TRA­

DOTTO l~ VOLGARE.

Comincia il codice colla tavola de' capito Ii di eASl1 Cl1ntica del Paradiso: indi seguitano in­sieme e In. Cantica e il Comento. Quella prin­cipia come appresso :

La gloria di coluy che tufo moue; e termina:

A lalta fantasia qui mancho possa ma qia nolqieva it mio disio iluelle si ciwme r~ta che.qnalmete 13 mossa

Lamor che motte it sole 13 lalire stelle. Del Comento poi ecco il principio: Al nome de

la santa 7' Individua trinitate padre j(qlio e spirito santo amlJn.-Buono e criuellare vno mogio d1~ sabione perritroua1'e vna pietra pre.tiosa dixie Ave: rois ee., e ne son queste Ie ultlme parole: St

dome rota cite ugual mete e mossa,. roe per clw :;gionse el .fine al principio. Per clw dal principio jina ala fine pretese de venire a la fine de tute chose. Ala visione beatificha al qual.fine ne per­ducha quello cl quale questo autore beatissimo si degno di produre ne la 'l)ita beata nel quale e a ho. nore e !1loria ppetua i' seruta seclllo7j amen.

Deo Gracias.

1 due precedenti codici ed il prese~te, c~e sono tutti e tre della stessa mano, e Ia CUI antlCa nu­merazione della carte mostra che formarono ad un tempo un solo volume, oltre ~ll' intera Oom­media di Dante contengono tutto 11 vero comento di Benvenuto da Imola sopra la medesima, tra­<lotto cial Latino in volgare, comento affatto di­verso da quello attribuito a questo scrittore nella stampa del detto poema uscita da' torc?i di :in­delino da Spira in Venezia nel 1477, III ~ogho.k: Di chi sia opera si fatta versione, da questl COdlCl non appare. II solo al~ro. testo a penna .di es.s~ a lIoi noto, sta nella Blbhotecl1 Reale dl Pangl (segn. di num. 7002 fonds de reserve); rna ne pur in quello legO'esi il nome del volgarizzatore.

Benvenutl~ cia Imola, nato fra il 1332 e iI133.'). cesso di vivere nel 139/.

108. Cod. membranaceo in foglio, del sec. xiv, scritto a

due colonne, in carattefe semigotico, colle iniziali di ciascuna cantica miniate, e con rozzi disegni appie delle facce dove Ie cantiche incominciano, forse preparati per esser coloriti. Consta di carte scritte 93.

LA COl\iMEDIA DI DANTE ALLIGHIERI, CO)< ALCeN};

BREVI CHIOSE, QUALI LATINE E QUALI ITALIAN:E.

Principia nel modo che segue: Incipit prima pars comedie exeellentissimi poete dantis alliperi ;­dieitur i'lifernus. cantus primus in quo proemizatur ad totum opus:

.z\Tel mezo del camin dinostra uita miritrouai per una selua oscUt"a chela dirita uia era ismarita, ec.

e finisce : A laltra fantasia qui mancho possa

rna gia uolgea it mio d'isio el uelle si come rota che in(Jualmente I! mossa.

Lamor cli,e moue il s;le elaltre stelle. Oompiuto 13 il paradiso di dante Allegflieri di jirenze

deo .qratias. Offt'e questo testo lezioni assai pregevoli.

109. Cod. membranaceo in foglio. del sec. xiv, con

miniature innanzi a ciascuna delle tre cantiche del poema contenutovi; co' titoli de' capitoli in inchiostro rosso, e ('olle iniziali di ciascuna ter­zina di esso poema colorite alternativamente III

rosso ed in azzurro. Ha carte scritte 226. I. Car. I. 1.A COMMEDIA DI DANTE ALLIGHIERI.

k II comento stampato in questa edizione e di Jacopo della Lana Bolognese; e chi 10 attribul al Rambaldi prese abbaglio. (Nota del ;l1anuzzi.)

R

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1~3 CODICI M88. CANONICIANI IT ALICI. 124

Principia come segue: Incomincia 10 primo canto della prima canb;ca della comedia di Dante. Nel qual canto lautore prohemiza ad tucla quanta la comedia. Nel mezzo del chamin di nostm uita

Mi ritrouai per una seltta obscura alte la diricta uia era sma1'rita, ec.

e finisce: Allalta fantasia qui manco possa

M a gia uolgea il mio disiol uelle Sicome rota che eQualmet e rnossa

Lamor che mouel s~l elaltre stelle. II. Car. 222. CAPITOLO in terza rima SOPRA LA COM­

MEDIA DI DANTE (senza titolo). Incomincia:

o 'Voi cIte siete dal uerace lume ec. e termina col verso; Nel mezo del camin dela sua uita.

Ne'testi a penna della Divina Commedia in­contrasi frequentemente questo capitolo, e quasi sempre sotto il nome di J acopo figliuolo di Dante, al quale trovasi pure attribuito in fine dell'im­pressione di essa Commedia fatta in Venezia da Vindelino da Spira nel 1477, in foglio, dove si vide per la prima volta in is tampa. Ed in un codice scritto nel 135 I, cbe si conserva nella Biblioteca Reale di Parigi segnato di num. 70026, oltre al portar egli il nome del prefato Jacopo, e detto che per ipsum missus fuit ad magnificum et sapi­entem militem dfim Guidonem de Polenta anna millesimo trecentesimo 'Vigesimo secztndo die primo mensis aprilis.

III. Car. 224. PROEMIO DI JACOPO ALLIGHIERI AL suo COMENTO SOPRA LA COMMEDIA DI DANTE suo PADRE (senza titolo).

Incomincia: Accio che del fructo uniuersale nouellamte dato al mondo p lo illustro pltylosofo 7

poeta Dante Alleghieri co piu ageuilezza si possa gustare p coloro in cui lume naturale algto risplende senza scientijica appresione io Jacomo suo jilliolo p materiale prosa dimostare itendo parte del suo pro­fonda 7" autentico "itendimto ee., e finisee: La q~tale per piu ckiarezza sirnigliantemte si co~~iene seguitare didiarando oue bisogna quella parte at Mro pdicto p titulo cke a cio si couiene nella quale com"iciando cosi procedo.-Nel mezo del camino.

Questo proemio leggesi pure in un testo a penna, segn. di num. 7765, della Biblioteca Heale di Parigi, ma seguitato da pregevolissime chiose del medesimo J acopo sopra r Inferno.

110. Cod. cartaceo in foglio, della seconda meta del sec. xvi, composto di carte 374.

LA COMMEDIA DI DANTE ALLIGHIERI. Non ha titolo. Incomineia, senza pili, come

segue: Net mezzo del cammin di nostra uita

mi ritrouai per una selua oscura

CIte la diritta 'Via era s11larrita ee. e finisee eosI ;

Ale alta fantasia qui manco possa .Ltla gia 'Vo[geua it mio disio, e 'l'VelTe ; S't come rota, ch' (qualmente e mossa;

L' amor, cIte moue 't sale, et l' altre stelle. 1<; scritta questa copia assni pulitamente, ('

forse fu preparata, a per la stampa, 0 per npporvi ne' mal'gini qualehe eomento.

III Cod membranaceo in foglio, della prima meta del

sec. xv., composto di carte scritte 15~. I. Oar. 1. overs?~ SONETTI 1 v, £Ie' quali sono qllesti i

eapoversl; ]. Guardassi omai ziascun dal be plista. 2. Mon ehif! amis loiau.~ plu ehe la mort.

Questo e in Fran(]ese, ma con due versi Ita­liani in fine; dall' uno de' quaE raeeogliesi, ehe I' autore di esso e un cel'to Zierabin.

3. Hna naufraato p tabido mare. 4. Nelora 0 quaxi cltel fetonteo padre.

II. Car. 5. CANZONE DI MAESTRO ANTONIO DE' Ih:c­CAUl DA FERRARA SOPRA LA MORTE Dr FRAN­CESCO PETRARCA (delh1 quale si era falsamente per l' Italia sparsa la voce), CON COMENTO.

Alla canzone da principio il verso seguente ; (J 0) 0 gia letto il pian to di trojani.

II comento comincia; Mess. francescho petra1'­cha da jirenze fue Ito ualoroso ee. E finisce : pone jine ala sua dicione como chiara mente se puoUe uedere nel testo.

La canzone e stat a pili volte stampata, tanto in rtlecolte di rime antiehe, quanto colle rime del Petrarca; e n' e altra copia nel cod. gia deseritto di num. 50. §. xvii.

III. Car. 6. 'Verso. RISI'OSTA DI MISS. FR. (cioe Fran­cesco Petrarca) AD ANTONIO (da Ferrara) in un sonetto che incomineia :

Quele pietose rime "i cui macorsi. Esso leggesi in tutte Ie edizioni del canzoniere

del Peb-area. IV. Car. 7-J9. ALTRE RIME DIVEUSE senza nome d'

autore. Eceo i principii di questi eomponimenti:

I. No posso plu tene mia oocha chiusa. Oanzone. 2. Siol dissi mai clti uenga i ira aquela. Canz.

E questa del Petrarca, e trovasi stampata nella prima parte delle sue rime.

3. Non segui tanto mal p quelo apolo. Sonetto. 4. Nu credo chaueder conte Ugolino. Son. 5. Set falso esechuttor del gra canaUo. Son. 6. Jo misto corozzoso et pie didoglia. Son. 7. Zuane i so condntto "i tera aqnatica. Son.

Ne' codici xlix. pl. xl. e xxxviii. pl. xlii. delJa Biblioteca Laurenziana di Firenze e questo so. nett a attribuito a Ser Ventura llfonaoi, segretario

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125 CODICI MSS. CANONICIANI ITALIC!. 126

della repubblica Fiorentina, morto nel '348 I, rna chi procut'o la ristarnpa de' Sonetti del Burcldello, che porta la data di Londra, 1757,10 mando fuori come opera di quest' ultimo (v. iV'i p. 228.)

8, Jo ve.gio sar uentura la rnatricola. Son. Ne' detti due codici Laurenziani el3so viene

ascritto ~t Gio1Jan1~i di Lambertuccio Frescobaldi, Fiorentino ed arnico del sopraccennato Ser Ven­tura: il qual Giovanni, nato intol'no al J 276, finI di vi,'ere intomo al '328. Parla di lui Donato Velluti nella sua cronica, p. 4' .

9. Sicome la noteuol fama canta. Son. I o. Las.~o corne dolente. Ballata. I I. Questa ligiadra anzoletta et accuta. Ball. 12. Le uage rime el dolzie dir damore. Capitola.

Questo cornponimento, che e di 178 terzine, e finisce col verso

Poi che tanti rnagior ne sono al pegio, leggesi nel codice Laurenziano xxxiv, pl. xli, ed anche in uno Riccardiano, seg-nato 0 iv. nurn. xli, 80ttO il nome di Domenico da jjlonticchieUo, che fiorl intol'no al J 350, e del quale abbiamo in il3tampa una traduzione dell' Epistole di Ovidio in ottava rima, ed un poema, pure in ottave, sotto il titolo di Lucano in volgare m.

13. Sel fnno padre nu aztesse ateso. Son. 14. Sel pmo huomo se fosse difeso. Son. IS. Vui clte piangete p che am or sadiri. Son. ,6. Quandonque lagio lamorosi diri. Son. 17. Se quel fiol de dio cAe tolse regno. Son. J 8. Oon plu sospiri auanti costei ~tegno. Son.

T nnanzi ad esso sta scritto dantiz, rna che sla dell' Allighieri non 10 crediarno.

19. Ponseme amo sicome afedel seruo. Son. 20. Non fo ziamai aZqii tanto proter~to. Son. 2 I. Quela de lucie ne la uesta osc!/,ura. Son. 22. Amu p questa zentil (Jreatz~ra. Son. 23. Antonio cosa a fatta la tua tera. Son.

Esso trovasi ancora ne' codici gia descritti sotto i numeri 65, e 69, dove abbiamo accennato esser egli del Petrarca.

24. La biancha fede ela uede speraza. Son. 25. Ora cl/'el mude se adona et ueste. Son. 26. Ave maria di tutte gratie piena. Son. 27. Salve Regina de misericudia. Son. 28. Ave santissima ostia sacrata. Son.

1 Esso fu l' avoID di un altro ser Ventura che viveva intorno al 1370 •

m Questo Domenico da Monticchiello, luogo lantana da Siena circa trenta migIia, fu llomo di allegra vita; ma udite Ie predicazioJli del heato Giovanni Colomhini, si fe' Gesuato, e ad istanza di lui e de' suoi compagni volgarizzo il libretto della Mistica Teologia. Tanto abbiamo dal Belcari nella Vita del detto Giovanni, cap. xii. II suo volgarizzamento dell' accennato libretto crediamo che sia quello citato, appunto sotto il titolo di libro di Teologia Mistica, nel Vocabolario degli Accademici della Crusca aIle v. Abbattimento, §. I, abilita, accostamento, addentro, e ad altre moIte.

29. Ostia sancta preciosa e degna. Son. 30. Ziafii icredo eke madona elixe. Son. 3 I. La dolze umanitii chal cor misento. Madl'igale. 32. Posa de lalta e diui;za potenza. Son. 33. Ne te ne altra bramero giamai. SOI1. 34. Or che d'iroio amo seao i me rendo. Son. 35. Vui clio Inirate el ciel co uostra uista. Son. 36. Tolete uia le ~wstre pte omai. Son. 37. Vui clle tremate el dolzie tempo sodo. SOil. 31L J 0 prouato lnn elaltro modo. Son. 39. Pil~ nolte pia propusi e feci uodo. Son. 40. Piu uerde assai efresca cite none lerba. Son. 4J. Be mai p caso auie che sapi come. SOil.

42. Sicome tauro chaciato de ualle. Son. 43. Non passa forte stanpa ogni moscheta. Son. 44. La dolz'ie umanita chal cor mi sento . . Madr.

E quello stesso accennato sotto il num. 30. 45. Due done z mezo del mio cor dimom. Son. 46. Jo 0 ueduto vna color apanno. Son. -+ 7. Non pone el dipintor sil (Jolor netto. Son. 48. Seguito 0 lombre p luochi ciipestri. Son. 49. Ala dolze omara de nouelo aloro. Son. 50. Jo uegio f Ventura lamat1'ic1wla. Son.

E quel rnedesirno indicato addietro sotto il num. 8.

51. Sicome ceno che pcosso fugie. Son. 52. Imagini cld mode meleagro. Son. 53. Ziecha fortnna ~tolubele e ~taga. Son. 54. De e p che la rnia uentura uola. SOil.

55. jjIaol' leticia me ueder t~ta rima. Son. 56. Tuse cornac1/'ia e p~tr te stimi ecredi. Son. 57. Jo nu mi sc1wprirei un que la piaga. Son. 58. Nula mi parue mai piu cr~tdel cosa. Son. 59 . .lYon siegue urnanita rna plzt che drago. Son. 60. Per uilania di uilana ,})sona. Son.

V. Car. 20. COMMEDIA DI DANTE ALLIGHIEIU.

Principia cosI: Incomincia la comedia de dante alegieri di jirenze nela quale tratta dele pene ef ponimefoi di uicii et demeriti (' premii dele uertu canto pmo dda pma parte chiamato iferno fae proemio a tutta lopera.

n El mezzo del chamin de nostra vita ec. E finisce colla seguente terzina del canto Xl

del Paradiso: Et questo fue el nost.O patriacha

p (JTte qual segue lui comel comiida Discerner puoi c7i bone merce carca ;

dirnodoche mancano cinque terzine a cornpirnento <Ii detto canto, e canti xxii, a compimento del poema.

Vi si trovano qna e la ne'margini alcune note, ed in fine del Purgatorio leggesi: mccccxxxxv die septima noveb,.. Bxplicit purgatorius liver p blasium raguxefi qui stetit in domo dfti pauli laure-

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127 CODICI MSS. CANONICIANI ITALICI. 128

dana ad laude dei scriptor scripsisset. et melius si ooluisset: certe.

VI. Car. 152. TRATTATO DELLE VIRTU MORAl,{ lH GRAZIOLO DI<:' BAMBAIUOLI DA BOLOGNA.

Non ha in froute ne titolo, ne nome d' autore, ed e scritto a lunghe righe, ciascuna delle quali comprende due versi. Incomincia:

Ama cke muoui el ciel p tua vetute ec. e finisce:

Ten spirito 1) la ueritade. Questo trattato scritto in versi Toscani da un

Bolognese poco dopo la morte di Dante, fu rlato per Ia prima volta in Iuce ria Fe<ierigo Ubaldini in Roma uel 164z; ll1a nel IHzl una nuova im­pressione n' e stata fatta in Modena per cum del ch. sig. abate Oelestino Oavedoni, la quale sebben non perfetta, niun dcsidel'io ci lascia della prima.

112. Cod. cartaeeo in foglio del sec. xv, composto di

carte seritte 83, a due eolonne. LA COMMEDIA DI DANTE ALI,IGHIER!.

Principia: lncomincia illibro didante all(qhieri poeta fioretino prima parte detto zferno.

Nel mezo del camin dinostra uita mi ritrouai puna selua obscura eke ladiritta t~ia era smarrita ec.

Finisce: Allalta fantasia qui manco po.~sa

ma gia ?eolgea il mio disio iluelle sicome ruota cite igualmente e mossa,

Lamar cite muoue ilsole ellaltre stelle. Dantis aligeri de florentia poete illustrissimi

ultima pars comedifi. i. paradisus explicit. deo gratias.

Alaude di xpo edella madre disse quand(l donluca dalla Scarperia diualemhrosa monaco miscripse.

Questo don Luca <lalla Scn.rperia, che viveva nella seconda meta del sec. xv, e stato anche il copiatore della Cronica Piorentina eli Fiero di Giovanni bIinerhetti, stampata sopra Ia copia ap­punto da lui fatta, nel t. ii. dei Rerum itaticamm Scriptorum ex Ftm'entinorum Bibliothecarum codi­ciaus erutt. Plorentiae, typis Allegrini, Pisoni, et socc. 1770, in fo1., la qual co pia aveva essa pure in fine i sopra rifel'iti tre versi.

113. Cod. cart. in foglio, della prima meta del sec. xv,

scritto a due eolonDe, e eomposto di earte 175. I. Car. 1. BRANO DI COMENTO SOPRA L' INFERNO DI

DANTE AU,IGHIERI, che e il fine del Comento steuo.

Incomincia: Poscia che dco ethocato breuemente la itecing ttlo autoe sup.la pma pte tt la comedia azo eke plena sciencia sabbia ec. Finisce: stydy z la

pma pte di Ira thxo in la lxiiii qstiae rlue p la rllaratZe rl quelo Mdco santo (manca sapra) 'itera­mente la ueritade.

Con questo medeRimo brano terll1ina il comento sopra l' J nferno, che le~gesi nell' edizione della Divina Commedia fattn. in Venezia da Vindelino da Spira neII4 77, in foglio.

n. ivi. COMENTO SOPRA I PRIMI TRENTUN CANTI, .E

SOPRA PAIlTE DEL XXXII DEI, PURGATORIO ])1

DANTE. Incomincia: Percorere mifllior adj. lautore 'i

questa secuda pte dela psete eomedia intede trattare del aze ec. Finisce: sio potesse ritrare. qteis(J uol.~e lazetore.

Anche questo comellto e quel medesimo che sta nell' edizione sopraccennata della Commedia Iii Dante, erroneall1ente attribuito a Benvenuto da Imola.

114. Cod. cartaceo in foglio, del sec. xv, di carte 190.

1. Car.!. LA VITA NOVA DI DANTE ALLIGHIERl. Incomincia: In quella parte dellibro della mia

memoria dinanzi alla qltale pocho si potrebbe leg­giere si truoua ztna rubricfta la quale dicie incipit vita nova. Sotto la quale rubbricha io truouo 8ckripte le parole le qztali e mio intendimento das­semptare in questa libro et senontutie almena la loro sentenzia. Nove fiate gia appresso almio nasci­mento ec. Finisce: e poi piacia acclwlui che sire della clwrtesia chella mia anima se ne possa gire auedere la gloria della IJlea donna c'ioe eli quella benedetta heatricie la qual gloriosamente mira nella faccia di colui qui est p oiiia secula benedictus. Finis amen.

II. Car. 33. verso. RUlE DEL SUDDETTO DANTE AL­l-IGHIERI.

Consistono esse in diciannove canzoni, una sestina, due ballate e sei Bonetti; de' quali COtn­

ponimenti sono questi i capoversi. Gosi nel mio parlar 'uogliesser aspro. Canz_ Donne ch' auete intelletto damore. Canz. Donna piatosa e di nouella etate. Canz. Gli occki dolenti p pieta del core. Canz. o voi che pla uia damor passate. Son. Ballata iuo cIte tu ritruoui amore. Ball. foJ'pesse fiate uengonmi alta mente. Son. Amor et cor gentil sono una cosa. Son. Quantunque uolte lasso mirimembra. Canz. Era uenuta nella mente mia. Son. De perr'eprini cke pensosi andate. Son. Oltre laspara che piM larga gira. Son. Voi ekentendendo itterzo ciel mouete. Oanz. Arnor clw nella mente mi ragiona. Canz. Le dolci rime damor cltio solia. Canz. Amor che muoui tua uirtu dal cielo. Cauz. Jo sento si damor lagran possanza. Cauz. Al poc!w giorno e al gran cierchio rknbra. Scst.

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. 129 CODICI MSS. CANONICIANI IT ALICr. 130

Amor tu uedi ben che questa donna. Canz. Jo son uenuto al punta della rota. Canz. E minchrescie di me si matamente. Canz. Poscia chamor deltutto malasciato. Canz. La dispietata mente che pur mira. Canz. Tre donne intorno alchor mison uenute. Canz. Doglia mi recha nella chore ardire. Canz. Amor da che chonvien pur chimidoglia. Canz. Jo mi son pargholetta bella e noua. Ball. Al fal saris poche tradis aues. Canz.

III. Car. 65. CONVITO DEL MEDESIMO DANTE AL­UGHIERI, preceduto dalla rubrica che segue: Ckomincia una expositione di dante ali. ghieri poeta jiorentino sopra tre sue cnan­z,one chiamata clzonuiuio.

Principia con queste parole: Sicome dicie il jilosofo nel prencipio della prima filosofia tutti li huomini naturalmente disiderano di sapere. la ragione di ehe puoto essere sie che ciascuna cosa da prou'ide,nza di pro pia natura inpinta e inclinabile alta sua perfetione ec. Finisce: 0 quanto e cnome e bello adornamento e questa che nellultimo di questa canzone si da ad essa chiamandola amicha di queUa lachui propia ragione e nel secretissimo della diuina mente. Amen. Deo Gratias.

115. Cod. cartaceo in foglio, della prima meta del secolo

xv, composto di carte 128.

1. Car. I. CAPITOLO IN TERZA RIMA DI DOMENICO, DETTO MINGHINO, DA 11EZZAXO DI RAVENNA SOI'RA I} INFERNO DI DANTE ALLIGHIERI, COL '!'ITOLO: Dno J.1fengino .ll1e'l-zano super In­fernum.

Incomincia: Nel mezzo del camin se troua dante

smarito fuor de uia per selua scum et le bramose fiere starse auante, cc.,

e finisce: De glinferno el camin quiui e compiuto

el centro passa andando per la pelle tra el pel del uerrno et donde el fue caditto

Quindi uscio dante a riuedt31' te stelle. Minghino da Mezzano, autore di questo capi­

tolo, che il Mehus ill, senza cercar di verlerIo, sen­tenziu esser un comento, viveva nella prima meta del secolo xiv. Fu rli Ravenna, canonico della cattedrale di sua patria, e (secondo che ricavasi da un' epistola di Coluccio Salutati a Niccolo da Tuderano) amico e fillniliare di Dante. Sembra pero ch' egli sopravvivesse di molti anni al poeta Fiorentino, poiche trovasi di lui un sonetto indi­ritto I\, maestro Antonio da Ferrara, il quale, como si e toccato altrove, non fiod che dopo la meta del suddetto secoio. L' abo don Pietro Paolo Zinanni parla di questo Minghino nelle sue

In Praif. ad Epistolas Ambrogii Traversarii, p. cxxxvii.

Memorie storiche degli sC1'ittori Ra'Cennati (t. ii. p. 57.) rna non fa alcuna menzione del capitolo che qui abbiamo.

II. Car. 9. Conpilatio totius operis inferni, cioe Terzine sopra I' Inferno di Dante, che Bono parte di un Capitolo contenente il sunto eli tutta la divina Commedia, e delle quali la prima e questa:

o 'l)oi clbe sete dal 'Cerace lume alquanto illuminati ne la mente che sommo frutto de lalto uolume,.

e l' ultima e la seguente : Quello e il fondo d<Ygni uitio gre'l)e

da lui chiamato inferno '( figurato et qui fa ponto per parlar piu breue.

11 capitolo, di cui queste terzine sono Ie prime venticinque; ne' piu antichi testi a penna e rletto di J acopo figliuolo oi Dante. V edi" cia che abbiam toccato di esso nella descrizione del codice di num. 109, dove trovasi inter~.

III. Car. 6. verso. Breue raccoglimento de cio cke in se superjicialmente contiene la letera de la prima canticlt ouer comedia di dante alegieri dajiren~e chiamato inferno:

Incomincia: NeZ mezzo del camin di nostra uita

smarito in una ualle 10 auctore et la sua uia da tre bestie inpedita ;

e finisce: Qui di fuo1' tira eli cotanto male

per un pertttgio onde te cose belle prima 1'iuide et per cotali scale

Ussiron quindi ariueder le stelk. Questo componimento sopra l' Inferno di Dante,

un altro sopra il Purgatorio che incomincia: Per COr1'81' miglior acqua alza le 'Dele

qui 10 autore ec. ed un terzo sopra il Paradiso, di cui elaremo notizia nella descrizione del codice seguente, si rlicono opera del Boccaccio, e come di lui, tratti da un testo a penna della Laurenziana eli Firenze, vennero per la prima volta dati in luce dal conte Giambatista Baldelli tra Ie Rime di esso Boccaccio in Livorno ne11802, in 8°. Furono poi ristampati nel vol. iv. della Raecolta di rime antiche, per cum del duca di Villarosa, in 'Palermo nel 18 17, nel xvi vol. delle Opere volgari del Certaldese impresse in Firenze tra ill827 e il ) 834, vol. 17, in 1)0., e finalmente in Venezia nel 1843, pure in 80 ., per cura del ch. sig. Emmanuele Cicogna, insieme colle Rubriche della Di'vina Oommedia seritte in prosa del medesimo Boccaccio.

IV. Car. 19. Il primo libro di Dante clamato Inferno con Ie gloxe.

II testo comincia: Nel mezzo del camin di nostra u'ita ;

e termina: Et quindi ussirno a riueder le stelle.

E Ie Chiose cominciano COS1: Nel mezzo del cannn. Ad inteligentia di la presete comedia S~

s

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131 CODICI MSS. CANONICIANI ITALICI. 132

rome vsano !Iii etIJponitori ne le soientie sie eno do, notare prinoipalmete quatto• oosse. La prima ec., e finiscono come segue: E cui uole sapere lo, ooditioe loro studiano nela prima parte di Sando tomatIJo questione Lxiiii." doue p deolaratioe di fjl Mdoo soo soauerano intera mete la veritate.

Si fatte chiose, sebbene non appaia qui il nome dell' autor loro, sono di J acopo della Lana, del cui Comento sopra I' intera Divina Commedia fanno parte. Esse Ieggonsi a stampa nell' edi­zione Vindeliniana di questo poema, rna erronea­mente attribuite a Benvenuto da Imola.

116. Cod. cartaceo in foglio, della prima meta del sec. xv, composto di carte 164. I. Car. I. COMENTO SOPRA IL PARADISO DI DANTE

AI,LIGHIERI. Ineomincia: Gloria et diuioia i' domo eius et

Justizia eius manel i' seclfii seclii. i salpmo &c. eaos!! come il :pfeta ne testimonia ne la oaxa del nro signor idio ee., e finisce: La vndeoima et 'vltima cossa de it tocoa 7 conple it suo captto sie oome quelo creatore it quale lo illuminoe a cognoscere tanta alteza !llt: uolse it uolcre suo quaxi a dire cael mese termine at suo itinere et feoe queto puto it quale e lultimo nela sua poetria. cossi come qui co laude dei aparirae nel testo exponuto.

A venda noi ragguagliato questo Comento colla versione Latina del Comento di J aeopo della Lana sopra Ia medesima cantica del Paradiso, fatta da Alberigo da Rosciate, e contenuta nel eodice segn. 449 Canon. Miscel. di questa stessa Biblioteca n, ci siamo chiariti ch' egli e quello appunto di esso Jacopo in volgare, 0, come alcuni sospettano, un volgarizzamento della. suddetta versione Latina.

II. Car. 74. Conpilatio totius operis paradisi, cioe Terzine sopra il Paradiso di Dante, che sono r ultima parte di un Capitolo contenente il sunto di tutta In. Divina Commedia, e delle quali e questo il primo verso:

La terza parte oon altra dootrina ; e l' ultimo e il seguente:

Net mezzo dil camin di la sua vita. Queste terzine sono Ie ultime quindici del

Capitolo di J acopo di Dante, del quale abbiam gia parlato nella descrizione del codiee di num. 109. ed in quella pure dell' antecedente.

III. Car. 75. Breue racoglimento di cio cite in se supe1jicialmente contiene la letera di la terM parte di la cantica ouer comedia di

n II. Cod. 449 Canon. Miscel. qui mentovato contiene tutto il Comento di J acopo della Lana sopra la Divina Commedia tradotto in Latino, parte (quella cioe che riguarda l' Inferno) da don Gugli­elmo de Bernardis nel 1349, e parte (quella che concerne il Purga. torio e il Paradiso) da Alberigo da Rosciate nell' anna susseguente.

dante aligieri da jiren'K-e cltiamata pam­dixo.

Ineomincia: La gloria eli colui cite tutio moue

in questa parte mostra lautore at suo pater quare la !tide et doue ec.

e termina: lJfostrando come in quel tutto si uolse

la lto disio et ale cose belle et corne ogni altro appetito gli tolse

Lamar cke moue it sale et laltre stelle. Nella iIlustrazione del precedente manoscritto,

§. iii, si e toccato di tre Capitoli sopra Ia Divina Commedia, che si dieono composti da Giovanni Boecaecio. II presonte e il terzo di esse.

IV. Car. 78. lL PARADISO DI DANTE ALLIGHIERI CON GLOSE.

II testo COSI ineomincia : La gloria di collui cite tutto moue, ec.

e finisce: Lamor che moue il sale et laltre stelle. E Ie Glose priucipiano come segue: La glm'ia

di cotlui. Quiui se intende la gloria de idio la quale e nel paradixo; e terminano: Se non oae la mia. Cio fue cae la exoellentia di cotale oagione si manchoe la fantasia 7 la uo.qlia di dante oonside­rado lue eli gliera £npossibil aoreatura aumana 'Vederla. la quale fue mOllsa 7 nolta da quello divino amore eli moue it salle ele altre steUe. Il quale su esso ielio cli viue 7 regno, in trinitate in secula secullo2j-. Amen. E qui finisse la expositioe di cotesto xxxiiio. oaplo de dante del paradixo 7 ulti'fJW. Iudi seguita questa dichiarazione del glossatore: La soprascripta expositioe gloxe ouer postille Jo oe scripto secondo oft ame minimo intendente a parsso eli fosseno to intellecto di lautore 7 po ogni esemplo argumento oppinioe conolusione a.llegoria sententia ouer alcuno altro ditto oft in essa expositioe oe scripto intexo asigato se il se coriforma 7 asomiglia at senso 7 at tenire di la sea cltatolica madre eclexia Romano,. Jo aprono afermo e si oe quello p ben ditto. Et 8e niete se diuiasse discrepasse ouer contradioesse al preditto sensa 7 tem:re di to, ditta sea eclexia. fin da moe si loe p vano ne p bene ditto 7 po il casso anieaillo 7 vacuo 7 tengolw di niuno 'Va1lore qnale come fedelle xpiano pur fedelle 7 'Verafe chi sono 7 tengomme. Appresso e Ia seguente nota del copiatore: Exemplatum Et

o in vltimo finitum. die viii febriarij in Mccccoxxiio p me Marinum Sanutto. Venetum. In montagnana. potest. pro Sereniss. Senat. Venetiar.o

Queste chiose an cora fanno parte del Comento di J acopo della Lana; e leggonsi pressoche tutte in quello che attribuito a Benvenuto da Imoia fu

o Questo Marino Sanuto, patrizio Veneto, fu l' avolo paterno dell'illustre Cronista del medesimo nome detto il Giovane, della vita e degli scritti del quale ci ha dato l' Inglese sig. Rawdon Brown un compitissimo Ragguaglio in Italiano, impresso in Venezia negli anni 1837 e 1838, in 3 vol. in 8°.

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133 CODICI MSS. CANONICIANI ITALICI. 134

impresso mSIeme colla Divina Commedia in Ve­nezia do. Vindelino do. Spira nel 1477, in foglio.

V. Car. 162. IL CREDO IN TERZA RIMA, senza titolo. Incomincia :

Jo credo in una sancia trinitade ; e finisce:

Posc'ia la uita dil seeulo futuro. Un' altra copia di questo Credo d' ignoto autore

sta a car. 64 verso del cod. seg-n. di num. 50 de­scritto addietro.

VI. Car. 162. verso. Copia epistole notabilissime reperte in antilibus Rome cioe dell' epistola Latina apocrifa che dicesi Rcritta da Lentulo 0.1 Senato Romano per ragguagliarlo della persona di Gesu Cristo.

Trovasi a stampa fra i :ft10numenta Sanetorum Patrum Ortlwdoxopraplta, pubblicati in Basilea per Giangiacomo Grineo ne11569, in 3 tomi in foglio, a car. T della parte ii. del t. i.

VII. Car. 163. Diffinitiones Virtutu5 et Vitio'lj.. Elle sono in latino, e cavate da diversi autol'i.

117. Cod. cartaceo in foglio, del sec. xv, composto di

carte 146, con iniziali messe a colori, e co'titoli rubricati.

PISTOLE, LEZIONI, PROFEZIE E VANGEL( eRE SI DICONO TUTTO I: ANNO ALLA MESSA, HIDOTTE IN VOLGAR VENEZIANO.

Precede la Tavola, ed al principio dell' ottava carta Ieggesi: In nom£ne domini qui jezit zellum et teran. Qui Jo si seltrilleru tute le pistoUe e tute profeC£e ellezioni etuti li vanzellij s·iclwmo enD notadi inllo mesal sepondo la piexia romana· lequal ehosse sono disponude tztte p 'IJuZqm' azo qUBlie psone cke no intedeno la gramatica possano moUto ben intender ogni ellOl5sa ec. Comincia indi I' opera COS1 : Fra­delli mie sapie clte nni se dOZMlnO Zeuar da dormir peke Ie plui apTesso la nostra sallude cAe nui non ehredemo ec., e finisce: et disse p questa lassam lomo padre e madre e aeTlOsterasse alta moglie !loa Et serano doiin vna cltaTne. Adonqua quelto eke dio fjzonse nissuno non seperi laMdado ti xpo. Finito deo grazias Amen.

118. Cod. cartaceo in foglio, del sec. xv, scritto da varie mani, ornato di lettere iniziali messe ad oro e a colori, e composto di carte scritte 230.

PISTOLE, LEZIONJ E V ANGELI, CHE SI LEGGONO NEL CORSO DELL' ANNO ALLA MESSA, CON ALCUNE SPOSIZIONI SOYKA (lUESTJ ULTIMI.

Cominciano: In quel tempo disse el nostro si,qnor iesu a li diseipoli soi: el sera li segni ne lo sole ne la luna e ne le stelle. B ,in terra sara la pressura

de le gente per la confuxione ee., e finiscono sopra la carta 222 colle seguenti parole: p qsta lasia lomo padre (" madre (" aeosterassi a la moyere. Le ultime otto carte contengono un ealendario e la tmwla delle Pistole, Lezioni e Vangeli, che il volume comprende.

119. Cod. parte membranaceo e parte cartaceo, in foglio,

del sec. xv, co' titoli e Ie iniziali de' capitoli in inchiostro rosso, e compos to di carte scritte 78.

DEGLI I NSTITUTI DE' PADRI E DELLE REGOLE DE' MONACI: OPERA DI GIOVANNI CASSIAND, TRA­DOTTA IN LINGUA TOSCANA DA UN ANONIl\W.

Ha innanzi questa rubrica: Ineom"ieiano Insti­tuti de se"i padri in uotpare nel quale uolgare e fuata pienamete la sentetia e lalwrita dellopa au~qa cll in aleuno luogho si muti lordine delle parole 0 de ciipli p lo megtio cioe p parlare piu eMaro e utile. I ndi Ineomineia lo pro logo de giouiini eassiano heremita sopra lo libro delistituti de li monaci cenobiti eioe eli stano t eogregatione (" de li octo prineipali uitij (" de li 101'0 remedY a papa Castm'io seritto (" miidato: del qual prologo ecco il prin­cipio: lVarra laistoria del ueehio testameto eft it sapiiftissimo salomone poi eli ebbe reeeuuta sapietia (" prudentia molta dadio t tanto che ec.

L' opera, che e divisa in XII libri, comincia come segue: Volendo dire (" parlare de listitldi et delle regole de monaei onde pit~ [Jlteneuolemete e da ineominciare eli dallabito loro ec., e finisce sopra la carta 76 verso con queste parole: rna o.qni altro u'itio lassererno 7 u"ieeremo Et poi si­mipliiitemete nerso dio ei knrniliarno pfeetamete ppnoseendo (" [Jfessando di no potere uincere aleuno uitio ne puenire ad almma pfeet-ioe (" uirtu senza laiztto della sna grat·ia et eli etiandio eli questo lume abbiamo dallnz" et p sua gratia pfessiiio dauere. Deo gratias. Amen.

Le ultime due carte, che sono scritte in earat­tere diverso dal resto, contengono un frammento di un rituale in Latino; e appie della seconda di esse leggesi: Iste liber e Conifgationis se"i Saluatoris de Veneto

Dal ragguaglio che abbiamo fatto della sud­detta versione col testo Latino, che sot to il titolo De Institutis Goenobiorum libri xii. sta fra Ie opere del prefato aut-ore impresse Atrebati apud J. Bapt., et OMil. Rit'eiros, 1628, in foglio, siamo venuti in chiaro eh' ella e generalmente assai fedele, sebbene a prima giunta, avendo il tradut­tore, dopo il primo libro. ridotti spesso due capi­toli dell' originale in nno, ci paresse compendiata. II suo maggior pregio pero si e d' essere stata fatta nel buon secolo della Toseana favella, ond' e che venne allegata dagli Accademici della Crusca nelloro V ocabolario. Al che aggiungasi eh' ella non e mai statn messa alle stampe, e chI:) ne sono

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185 CODICI MSS. CANONICIANI ITALICI. 136

rarissime Ie copie.p II testo adoperato dai detti Accademici, il qua]e fu gia di Pier del Nero, poi de' Guadagni, indi del Poggiali, serbasi ora nell' Y. e R. Biblioteca. Palatina di Firenze.

Circa a Giovanni Cassiano, che fu monaco, e che nato poco dopo la meta del iv secolo dell' era. nostra, fim di vivere fra r anno 434 e il435, vedi cio che scrivono Casimiro Oudino nel suo Com­mentario de Seriptoribu8 Eeelesme Antiquis t. i. col. III3-II62, ed il p. don Antonio Rivet nell' Histoire Litteraire de la France, t. ii. p. 215-230 •

120. Cod. cartaceo in foglio, della fine del sec. xv, com­

posto di carte scritte 197. DELLA NATURA E DEL REGGIMENTO DEGLI UCCELLI

Dl RAPINA, CHE 51 USANO ALLA CACCIA, DELLE LORO INFERMITA, DEL MODO DJ CURARLI ec., TRATTATO DIVISO IN XIV LlBRI, ATTRIBUITO A GIUI.IO PRUDENZIO.

Dopo la tavola de'Iibri e de' capitoli di che r opera si com pone, leggesi un' Epistola senza indi­rizzo e senza soscrizione, la quale cosl incomin­cia: Volendo iltustrissimo Principe la pUt parte de li miseri mortali a uoi Ill. mi et potentissimi Sig­nori oro et argento et altri preciosi et uarij oblecta­menti dare et offerire ec., e finisce : fino ad nora de ogni sua iusta et discreta correctione me eontentaro lassando punito a me il mio errore. A questa segui­tano lo argumento di tutta l' opera, ed un prologo. Principia quindi il trattato cosl: Incomincia it primo libro et 10, prima parte del proponimeto declarando de la generatione et natura de le Aquile secundo eke Be Danckus scriue in una sua opera mandata a1 Be di Galicia ec.; e termina: per la qual eosa tu potrai iudicare como perfecto fine senza principio &opera non po esser justa. Ma con danno faticka et vergogna. Finis.

Julius Prudentius Volanti (Jalamo S. Appresso, rna di mano diversa. e di tempo assai posteriore, vi si trova la seguente nota:

Questo libro de falconi fU fatto et dedicato al S.m- Mar!' Franc.o gonz.a Pre dil S." Fed.Cfl gon­zaga P.o Duca eli Mantoua mio S .. et Pre, II qale 1Q Lodouico Gonzaga sendo a Mant.a nil ano 1561 trouandolo fro, certi aliri libri del S." Duca mio frtto 10 tolsi Insieme con un altro libro di q.ta Ma­teria dedicato al8ud. to Duca mioPadre. Q.to e piu copioso Ma speeialm! delle nature de ucelli, doUB dice piu it '1)ero cke ne gli rimedii qii qli ben eke siano in parte buoni no sono pero St stimati come qUi dell' altro libra sodetto cossi bencke tenendolo come facio molto ear(J no dubito si perdi. Si per surte si smarrisse, et eke ifllo sappia a eki sia q.'to lioro, Ho voluto scriuerlo qua di mia mana accio

P La Bodleiana tuttavia ne possiede due: ]a seconda sta anch' esea fra i M8S. Canon. [tal. che descriviamo, segnata di n. 230.

eke eollui eke lo trOUaBse mi faecia q.to piaeere di portarmelo eke fara debito suo et mi obligkera a se.

Di cotal nota, che e senza dubbio di mano di Lodovico Gonzaga,q il quale fu Duca di Nevers in Francia, ricaviamo eSsere la suddetta opera. stata composta in grazia di Francesco Gonzaga r Marchese di Mantova, avolo di esso Lodovico, e il medesimo Francesco dover percio essere il principe cui ella venne coIl' epistola che la precede, dedicata.

Quanto all' autore dell' opera stessa, sebbene sopra una carta di riguardia che Ie sta innanzi, ed anche sui dosso del volume trovisi accennato come tale Giulio Prudenzio, a noi tuttavolta nelle parole: Julius Pruelentius 'Volanti catamo salutem non sembra di veder altro che r amanuense. Ab­biamo di lui cercato notizie, ma inutiImente.

121. Cod. membranaceo in foglio, del principio del sec.

xiv, scritto a due colonne, in bellissima lettera, co' titoli de' capitoli in inchiostro rosso, e com­posto di carte 83, rna come mostra un' antica numerazione di queste, la prima delle quali e segnata 56, mancante al principio di 55 altre.

FIORE DI ANTICHE ISTORIE (senza titolo). Principia: Qui comincia di The la cittade di

teoes. R. cxviii. uNo. Re. era ailora in quel tepa in thebes ricco 'T possente. Laiu8 era appellato. Elli auea moglie del suo lingnaggio Ke. Jocasta auea nome. Quel re eMe un jigliuolo ec., e termina con un capitolo Dei Re di maeedonia lee regnaro infill1; o,ltempo dallexandro. R. cclxx, del quale sono queste Ie ultime parole: ma inanzi ke io dilui nulla ui dica 'Vi diro io de fatti del Re philippo suo padre una parte. 'T dela reina OlijJia sua madre lamollie del re pkylippo et di qual terra ella fu nata. 'T di qallignaggio. D' on de raccogliesi che altre cOSe dovevano seguitare, rna che il copiatore non trascrisse piti oltre.

A quale opera. appartenga questo frammento, che altro in vero non e egli, sebbene il suddetto titolo siaci piaciuto di dargli, non ci e punto noto. Dallo studio che vi abbiam fatto sopra il sospettiamo parte di un volgarizzamento di qualche antica istoria universale scritta in Fran­cese. Ma sia come si voglia, per rispetto della favella in cui e dettato, che e bellissima, e nella comune massa delle parole oltremodo purn, piena di leggiadria e di bei modi, quale appunto la troviamo in Bono Giamboni, in Dino Oompagni, in Zucchero Bencivenni e in altri di que' vecchi che della prosa TOBcana senza liscio ed artificio

q Egli nacque a 18 di Settembre 1539, e mori a' 23 di Ottobre 1595·

r Questo Francesco detto anche Gio. Francesco nacque a' 9 di Agosto 1466, e cesso di vivere a' 20 di Febbrajo del 1519.

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187 CODICI MSS. CANONIC IAN I IT ALICr. 188

aleuno, ei hanno dato i primi esempi (e per certo di un contemporaneo loro e questa scrittura), vuolsi avere in gran pregio. E buon per noi se fosse in essere tutta l' opera, che sarebbe da riporsi fra Ie principali ricchezze del volgar nostro, come potra vedersi dal saggio che ne da­remo altrove.

122. Cod. membranaeeo in foglio, del sec. xiv, seritto a due eolonne, in bella lettera, co' titoli e Ie iniziali de' eapitoli in inchiostro rosso, e eomposto di carte scritte 67. 1. Car. 1-66. h DIALOGO D! SAN GREGORIO PAPA,

VOLGARIZZATO. Precede i1 prologo, che comineia cosl.: Inno­

mine sancte .,. lndividue trinitatis. Incomenza lo prolago de lo dialogo de sam Gre.qorio composito inuorga.-Un jorno seando tropo afaigao e depre­iso in questiuni e da monti aliquanti secolari ali­quai spese jiae ne couem responde ee., e termina : Equesto jazo po eke se de tute le psone uolese suir lorde de le parole p zo eft lemefii dite da omi ruzi no sonerea bem a le orege deli oditor e ne seporea ordinamenti scriue.

Il Dialogo principia come segue: In le parte de sanio inla uila du segor chi se iamaua Veniitio chi era stao patricio fo 'On zouen figlo de lo gastado ec., e finisce: E ardiamenti digo eli de poi la morte saremo ostia uiua a dee. Amen.

Finise lo quarto libro de lo dialogo de san Gri­goripapa.

Explicit liber dialogo'f. bti greg. I! pape. Psbiter Antonius de regibus.

Questo volgarizzamento e quello di fra Dome­nico Cavalca, ma ridotto dal copiatore in altro dialetto.

II. Car. 67. RICORD! DI COSE lJJVERSE. De' primi son questi i titoli: Queste sU3 le septe

hetae dello mttndo.-Septe !tetae dellomo.-Questi Bon ii. X. eomandameti de dee.-Questi su. vii. peecai motai.-Li articuli della fe su xii.-Septe sagramti della giesia ec: E l' ultimo e l' appresso : Oassiodoro dixe. Pdonar uoliiter le iiurie p arnor de dee. Deo Gra.

123. Cod. cartaceo in foglio, del sec. xv, seritto a due colonne; co'titoli in inchiostro rosso, colle lettere iniziali alternativamente in rosso ed in azzurro; e composto di carte scritte 106.

1. Car. I. IL LIBRO DELLE AMMONIZIONI DI SAN BER­NARDO A SUA SORELLA, VOLGARIZZATO DA UN ANONIMO.

Precede un prologo, che incomincia: Carissima Borela fa longo tempo me pregasti eli parolle de

sante admonicioe ad te ",oglia scriuere ec., e finisce : et te co tuti ijlli eke tecko lueno dio ala ",ita eterna produea venera bel sorela. E I' opera, che e divisa in lxxiii. capitoli, principia come segue: Dela fede. O. pr.o-Elsignor nro mil !Jhu xpo dice nel euan­gelio: Tute cosse sono possibele aeolui ehe erede ec., e termina: doue el merito dela tua silta virginita minorera gU peccati dela mia grauissima iiquitade. Deo gratias. Amen.

:E questa una versione del libro attribuito al detto santo de modo bene vivendi, che leggesi in Latino nel vol. ii. col. 832. e seg. delle sue opere stampate per cura del p. Mabillon in Parigi nel 17 19, in 2 vol. in Foglio.

II. Car. 87. Questo e vno amaistrame de mil. santo bernrdo (sic) a puenire presto ala gra de dio.

Incomincia: Se tu voi pienamente venir alla gra­tia de dio te conuiene ec., e finisce: E cussi faeedo el signor dio che e pieo de milicordia senpre sera eU3 ti in oiiibus et p omia. Amen.

II testo Latino di esso sta fra Ie opere spurie del predetto santo (vol. ii. col. 814 e seg.) col titolo: Varia brevia documenta pie seu religiosfJ vivendi. Un altro volgarizzamento del medesimo, ma in miglior lingua che non e il presente, trovasi in un teSto a penna della Biblioteca Palatina di Firenze, segnato di nn. I I, fra quelli riferiti nell' opuscolo intitolato: Codici ]JIss. Italiani dell' I. e R. Biblioteea Palatina di Jlirenze illustrati da Giuseppe Molini (fascicolo primo); ivi, 1833, in 80., dove viene appellato Sermone di San Ber­nardo.

III. Car. 90. In eke se die oeeupare la spoxa de mil yliu xpo nel monasterio ec.

Incomincia: Die laia amoroxa de xpo la uigilia dela nocte leuarse eu desiderio ec., e termina: e saro eternalmente nella toa lnefabile earitade trans­formata e unita ai qual potro io laudare In seela seelo'lj.

IV. Car. 92. Del bene de la religione e del pro­fieio se dieba far i essa.

Incomincia: Confortamini i domino et in po­tencia uirtutis eim etc.-Oarissima figlola niuna cossa se puol reputare tanto degna e de honore ec. ; e finisce: Et sentirete ijlla 'Voce diuinal 'I.'oee 'Veni spollsa xpi aceipe eorona3 qua3 tibi preparabit i eter03 vhi sine viues et regnabis in eternu3 in seta set'lj .Ame.

V. Oar. 95. verso. ESPOSIZIONE SOPRA QUELLE PAROLE DELLA CANTICA: Jam enim h!Jems transiit, imber ahiit etc.

Incomincia: Perehe in vna altra la qual da nU!J reeeuesti ec., e finisce: i sollitudinibus erantes et in montibus et in spelunchis et in cauernis. Iquai uiue e regno, cil dio I' seta de li seti .Arne.

VI. Car. 97. verso. Expossieione della orone del signore C;ioe del pr nro.

T

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189 CODICI MSS. CANONICIANI ITALICI. 140

Incomincia: Pater noster qui es in celi etc. Oinmensa elemeneia 0 in effabile benignitade ec., e term ina : Or efi me riouerebe esf stato tua creatura se !tio non ho te mio creatore. Et se tuto, et :p tztto no sono rapito i'te eterna vita. Ames.

Essa e una traduzione del cap. xvii della parte iii. dell' opuscolo di san Bonaventura intitolato stimulus amoris.

VII. Car. 103. verso. Cj5tolo nel qltale se contiene el modo cl£ la :psona religioxa debe obfuare :p douer 1'eceue1' el sacratissimo corpo de xpo ordenato. :p el Reueredo padre beato bona ventura de ballleo rgio del ordene di frati menori maistro in sacra tlleologia.

Incominci11: Oonfio sia cossa efi lo apostolo dica clte colui el qztalle rnang'ia quello icogitabile sacra­mento ec.; e finisce: ~dente di menD io conforto a douere c01nunicare ogni t;iorno dominieale.

VIII. Car. 105. Capitolo z qual modo se die apa­rechiare loltomo religioxo :p douer andar a la mensa.

Incomincia: Qvando sona a miifare sta eu si­lecio et examina diligente mente ec.; e finisce: Et se obfuarai qste sopra dite cosse cu diligeneia ag­sterai vita eterna. Ame.

124. Cod. cartaceo in foglio, del sec. xv, scritto a due

colonne, con titoli rubricati ed iniziali colorite alternativamente in azzurro ed in rosso, e com­posto di carte scritte I 10; rna mancante di una al principio, di parecchie intermedie, e di una in fine. Oltre a cio Ie tre prime che rimangono dell' opera contenutavi, trovansi trasposte, e col­locate come Sa., 6a., e 7a. dietro alle quattro prece­denti che dovrebbero seguitar loro.

'l'RATTATO DELI.' AMORE DT CARITA, COMPOSTO DAL BEATO GIOVANNI DI DOMENICO, 0 DOMENICI,FIO­RENTINO, FRATE DELL' ORDINE DE' PREDICATORI E CARDINAI.E (senza titolo).

Esso comincia sopra Ia Sa. carta dietro a un brano che resta della tavola de' capitoli, e ne son queste Ie prime parole: Di dire brieve sopra cia­sekuno de j5diti mebri quaratadue (cioe de' quaran­tadue capitoli in che il trattato e diviso, come appare dal detto brano della tavola) e gasi forza :p la mia poueta ec. E finisce imperfettamente colle seguenti del capitolo quarantesimosecondo, chs e l' ultimo: Ricereha tuto luniuerso 1a pura carita raeofiiido ogni mal fatto e gli storti di­riziiido.

FiliPl?o Argelati nella sua Biblioteea de' Volga­rizzator't, t. iv. p. 283, vuole chs questo trattato venisse scritto dall' autore in Latino, e che il Toscano che qui ne abbiamo, non sia che una versione di esso fatta da un frate Domenicano

anonimo; rna noi crediamo ch' ei prenda errore; che ne di alcun codice in Latino del medesimo, per quanto abbiamo cercato, ci e riuscito di trovar notizia, ne i padri Quetif ed Echard (Bibliotkeea Scriptorum Ordinis Praedieatorum, t. i. p. 770), che egli cita a sostegno della sua asserzione, accennano di cio cosa alcuna; anzi dicono tutto il contrario, ch' esso, cioe Vulgari, sed eleganti stylo e disteso. E copie appunto, come la presente, in volgare se ne conservano nella Laurenziana, nella Riccardiana e nella Pala­tina di Firenze, in questa Biblioteca s, e nella Reale di Parigi, e si ha pure in istampa; ne in alcuna di esse copie, 0 negli stampati t vedesi fatta menzione ch' ei sia un volgarizzamento.

L' autore naeque iutorno al 1356: fu arcive­scovo di Ragusi; indi cardinale; e finl di vivere in Buda, ov' era stato spedito come Legato da Papa Martino V, a' 10 di Giugno del 1419.

V. i Bollandisti negli Atti de'Santi sotto il sud­detto giorno 10 di Giugno, ed i prefati Quetif ed Echard nell' opera soprallegata, t. i. p. 768 e seg.

125. Cod. cartaceo in foglio, del sec. xv, scritto a due

colonne, con iniziali colorite, e composto di carte scritte 79.

IsTORIA DELLE GESTA DI GWLlO CESARE, DIVISA IN DUE PARTI: LA PRIMA TRATTA PRINCIPAL­MENTE DA SAI,LUSTIO, E LA SECONDA DA Lu­CANO.

Precede la tavola di tutto il contenuto di essa, e sopra la terza carta comincia la prima parte cosl: Oiasekuno kuomo a ekui dio ha dato ragione et i'tendimeto si die apenare en no guasti it tempo stando hOfioxo e eke no viua chome besti(z ec., e finisce: Luehano dice anehora cn ponpeo auea i'uidia a Oe. el£ aueua c1~ussi be fatto i' friiza e uotea en suo honore e sua gloria none minorase. Deo grafias ame.

La parte seconda, che e divisa in dieci Iibri, principia a car. 44 colle seguenti parole: Ohon­tasi in questo libro j5mo de luehano cn Ceo Si penso di riuenire a Roma eM tutto suo sforzo ec., e ter­mina sopra la faccia recto della car. 79: E poy si mise quello fpente ala mameUa miicha :p mel ckuore E ckusi mario. arne.-Quiefinisse el trattato di iu­chano. deo Grarias ame. Benedicham9 dno.

Sopra la faccia verso della medesima carta, che e I' ultima, sono alcune brevi orazioni, quali Latine, e quali Italiane, CO' titoli: Quando tu ua a dormir.- Quanto tu leueras.-Quando tu '/Juol seder a tola, ec.

La suddetta [storia e una traslazione dal Fran-

S Vedi pili innanzi inurn. 248 e 270. t 'l're diverse impressioni ne rammenta Apostolo Zeno nelle sue

Annotazioni alla Biblioteca dell' Eloquenza Italiana del Fontanini, t. ii. p. 434.

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141 conICI MSS. CANONICIANI ITALICI. ]42

cese, nella qual lingua essa leggesi in diversi antiehi testi a penna della Biblioteea Reale di Parigi; fra gli altri in uno segn. di n. 716o, dove ha questo principio: Ohascun hom a qui Dieu a donne sens et entendement se doit pener. que il ne gaste le tenz etc. Ohi ne sia il compilatore, non e noto, ma la crediamo distesa in Francese verso la fine del sec. xiii, 0 al piu tardi in suI cominciare del xiv.

126. Cod. cartaceo in foglio, del sec. xv, in bella lettera, con titoli rubricati, e composto di carte scritte 94· I. Oar. 1-90. CHRONICA ESTRATTA DALLA BIBIA

(sic) in vol gar Veneziano. Essendo il codice mancante al principio di una

carta, comincia quest' operetta imperfettamente COSl: Moltiplicl.ase e cresese lo modo. Et si prexe de la terra edelaqua edelaiere edel fiwgo e 'ipasta insenbre epuo co la soa uertude e posanza lo fexe adamo lo nostro primier padre, ee., e finisce: tue retore sora iretori t7te luxe sora la luxe tue chou/orto sora li chonforti. Finis.

}}[i pre marchio eho scrito qlfesto libro del 1463. adi 2 J. Setenbrio.

II compendio, 0 stratto della Bibbia che qui si legge, principia colla creazione di Adamo, e ter­mina col perdono conceduto da Dio a David dell' aver fatto annoverare il suo popolo.

II. Oar. 51-81. LEGGENDA DE' SS. BARLAAM E GIO­SAF ATTE, IN VOLGAR VENEZIANO (senza titolo).

Ineomincia: DisB questa lezenda clw la india aueua uno re loqual aueua nome aueniero ee., e termina: e chusi questo re alfanos fese far una giexia alonor de dio e de santo iosafat e de santo badii e fcse meter qnesti do s(lt'i in questa giexia. Dio onipotete :p la soa grazia e miserichordia de chOduga 'i uita etema. Amen. Deo gratias. Amen.

Diversa al tutto e questa compilazione della Storia 0 Leggenda de' suddetti santi U da quella pubblicata in Roma da Monsign. Bottari nel 1734, in 4°., e dall' altra ancora impressa in Ve­nezia per Agostino de' Bindoni nel 1539, in 80 ., e ristampata cento volte dipoi.

III. Car. 82. Dl MARIA VERGINE, DELLA SUA ASSUN­ZIONE AL CIELO, E DI ALCUNI SUOI MIRACOLT, NOTIZIE TRATTE DA DIVERSI AUTORI.

Incominciano: Dise san epifaii che a/po fiol dedio uiuo spese uolte el suo anzolo de zielo in terra auisitar la soa dolze madre ec., e finiscono: p la gete chatolicha lo so fiol prega loqual t6'i ue eregna co lalto re padre flo espirito santo 'isecula seculo'1f. Amen.

. u Un' altra copia di essa, pure in volgar Veneziano, rna alquanto plU antica, sta in un Codice della Biblioteca Reale di Parigi, segnato 93 h'Upplement L. V.

Explicit asumptio { miracula heate marie uir­ginis. Deo gratias. Amen.

Ne pur questa compilazione ha punto che fare con quella che sotto il titolo di Miracoli della Madonna viene citata nel Vocabolario degli Acca­demici della Orusca.

127. Cod. cartaceo in foglio, del sec. xv, scritto a due

colonne, co' titoli in inchiostro rosso, e composto di carte scritte 288.

LE CEI,ESTIALI REVELAZIONI FATTE A SANTA BRIGIDA, DIVISE IN VIII. LIBRI: TRADOTTE DAL LATINO IN TOSCANO DA UN ANONIMO.

II primo libro ha innanzi un breve prologo col titolo: Prolagho del primo libro delle cielestiali reuelationi a santa Brigida, che incomincia: c Ose maravigliose e stifpende so no udite nella terra nostra ec., e finisce: 1 quali :p lo pm'ole ddei alloro mandate in uno medesimo tempo e luogo neloro cuori ebono sub ito mutamento in meglio. Del libro stesso poi e questo il principio: Parole del nostro Signore gieso xpo alta sua eleita sposa bri­gida della certificatione della sua eccieUentissima I ncarnatione e de reproueramento del ron pimento della lede e del hattesimo E come inuita al suo amore [a detta diletta sposa.-Jo sono creatore del cielo e della terra uno in diuinita ee. E l' opera termina in tronco colle seguenti parole dell'ultimo capitolo dell' ottavo libro: lwnimici miei abina­,bili (sic) e ingrati iquali digienerate iqztali io ui paio quasi uno vermine morto nel uerno E :po uoi fate cio clbe uoi uolete E ancora auete :posperita Onde io mileuero nella . ... Non mancano pero ehe poche righe a com pimento del detto capitolo e di tutta l' opera stessa, come abbiam raccolto dal ragguaglio fattone colI' originale latino im­presso in Anversa apud viduam et haeredes Petri Belleri nel 16IJ, in foglio.

Questa versione, che crediamo inedita, non e spregevole; rna leggesi qui eosl alterata e cor­rotta dal copista ehe muove ad ira. Oirca all' originale ed aIla santa puo vedere il lettore quel tanto che pili rileva nella Bibliotlteca Latina mediae et infimae aetatis di Gio. Alberto Fabricio, t. i. p. 279.

128. Cod. cartaceo in foglio, del sec. xv, con lett ere

iniziali colorite in rosso ed in azzurro, e compos to di carte scritte 60.

BOEZIO DELLE CONSOLAZIONE FILOSOFICA, VOLGA­RIZZATO DA SER ALBERTO DALLA PIAGEN'fINA, NOTAIO FIORENTINO.

Precede un prologo del volgarizzatore, che in­comincia: lncipit prolaghus super librum boetiJ deconsolatione.-Hic adinuenit onem uiii discipline

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148 CODICI MSS. CANONICIANI ITALICI. 144

et dedit illii. Jeremias capitulo.x-Percio chella ""ostra congnizwne uelata della corporea tela ec., e termina: Queste cose brieue mente uedute sioura­mente altesto uenire si puote it quale incomincia come innanzi decto. finisce it prolago. Principia quindi l' opera come segue: Boetw dannitio mallio torquato 8euerino letio consolo ordinario patritio della philosofiii consolazwne libro primo ineo. mincia:

Jo cite compos;' gia 'l)ern et ckantai conistudio fiorito son constrecto acompor chanti ditristizia 7 gkuai ;

a finisce: cociosia eke iuostri atte fatte dinanzi agli occki del giudice eke tutto discerne. Cui sit laus et glii ame.

Questo volgarizzamento e quel medesimo, che col nome del detto Alberto dalla Piagentina (chiamato erroneamente maestro) venne impresso in Firenze per Domenico Maria Manni nel 1735, in 4°., e che gli.Accademici della Crusca citarono come testo di lingua nel loro V ocabolario. Se­condo un antico sonetto che sta in un codice gia Gaddiano, ora Laurenziano, esso fu fatto nel 1332.1 Vedi il Mehus nella Vita di Ambrogio Traversari, premessa aile Lettere Latine del medo. Ambrogio, t. i. p. clxxxvii. e seg.

129. Cod. cartaceo in foglio, del sec. xv, scritto a due

colonne, co' titoli de'libri e de' capitoli in inchi­ostro rosso, rna non ben conservato, e mancante in principio ed in fine. Consta ora di carte scritte 2. I 2.

IsTORIA DE'REALI DI FRANCIA, divisa in VL Ubri. Comincia con queste parole del capitolo x. del

primo libro: andarono a dormire in su cierte lengnia e fieno ella ma#na montarono tutti a chauallo ec., e finisce in tronco colle seguenti del capitolo Iviii. del libro vi.: eauea 'l)no suo figliuolo chauea nome Rinieri questo fanciulo auea 4 ani piu cl~e orlandi no esendo in sutri molti ....• Manca 801 principio pertanto de' primi nove capitoli e di parte del decimo, ed in fine, della meta e pill dellviii so­praccennato, e di altri dodici appresso del mede­simo vi, ed ultimo libro.

Nonostante si fatti difetti it presente codice e molto pregevole, in primo Iuogo per essere, come mostra, copiato da buon testo e da un Toscano, e secondamente perche Ie copie in penna di tal opera sono rarissime. Niuna, a cagion d' esempio, 8e ne trova mentovata ne' Cataloghi a stampa de' MSS. delle celebri Librerie Laurenziana e Ric­cardiana di Firenze, della Naniana, della Farset­tiana 0 della Marciana di Venezia, ne alcuna ne

x Non Geremia, rna Baruc, cap. iii. v. 37. Y Il Bonetto qui mentovato PUQ anche vedersi nel t. ii. col. 94. del

Catalogo de' Manoscritti della Biblioteca Leopoldina Laurenziana, cornpilato da A. M. Bandini, e starnpato in Firenze, 1791-1793, in 3' tbmi in foglio.

sta nelle pubbliche Biblioteche di Parigi, 0 in quella del Museo Britannico in Londra. La sola, che, oitre alIa presente, sia a noi nota, conservasi nella Magliabechiana, segnata di num. 14, palch.l. Essa e della fine del sec. xiv, intera, e seguitata da un altro romanzo in proBa intitolato t' Aspra­monte, tradotto dal Francese in Toscano per opera di Andrea do. Barberino, che e per avven­tura il volgarizzatore ancora, 0 il compilatore delI' Istoria che 10 precede.z Ci sono di questa non poche stampe a, ma tutte scorrettissime, e delle quali perciD quanto alla lingua, che di eSBa Istoria e il principal pregio, non PUD farsi alcun conto. Gli Accademici della Crusca, che come opera dettata nel buon secolo della Toscana. favella l' allegarono nel loro Vocabolario, si val­sero di un testo a penna che si tiene eesere stato di Pier del Nero gentiluomo Fiorentino; quel medesimo testo di cui parIa e fece uso Lionardo Salviati ne'suoi A'I)vertimenti sopra il Decamerone (vol. i. p. 127, e vol. ii. p. 17 e 102), e che era, come il presente, mancante in principio ad in fine. Esso testo dovrebb' essere ora nella I. e R. Biblioteca Palatina di Firenze, nella quale passa­rono pressoche tutte i MSS. gia posseduti dal suddetto Pier del Nero, ma se ivi sia veramente, non sappiamo. Ove non vi si trovasse, saremmo per poco tentati a credere che questo Canoniciano fosse quello stesso.

130. Cod. cartaceo in foglio, del sec. xvii, cornposto di carte scri tte I 79.

LEZIONI TEOLOGICHE SOPRA LA FEDE, d' ignoto autore.

Esse sonG trentadue, e, come mostrano i pen­timenti e Ie correzioni, che della stessa mana di tutto il resto vi si trovano, senza dubbio auto­grafe. L' ultima non e terminata. Della. prima il principio e questo: Vnum cole Deum: 0 uero con aUre piu espresse parole, raccolte dal sacro Essodo, dal Deuteronomw ec. E l' ultima, che e circa gU kabiti sO'l)ranaturali in comune; et in particolare circa l' habito di fede, et it di lui 80g­getto, e che incomincia: Si danno gli kabiti sO'l)ra­naturali ec., finisce in tronco cosl: Tra i quali atti d' infedeltd primieramt. si eonnumera quell' atto, con cui . ....

131. Cod. cartaceo in foglio, del sec. xv, scritto a due

colonne, co' titoli de' capitoli rubricati; colle let-

z Intorno a questa codice e da leggersi cio che scrive il dottissirno sig. Antonio Bend in un articolo inserito nel t. iv. p. 98-104. dell' Antologia di Firenze.

a Molte di esse trOl'ansi indicate nella Bibliografia de' Romanzi e Poem; Cavallereschi Italiani, p. 1. e seguenti.

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145 CODICI MSS. CANONICIANI ITALICI. 146

tere iniziali de' capitoli stessi colorite alternativa­mente in azzurro ed in rosso; e cornposto di carte scritte 297, rna difettoso di alcune aItre in fine.

'l'RATTATO Dl SClENZA UNlVEUSALE DI VIVALDO DI BEL-CAZER (senza titolo).

Come nel testo descritto addietro sot to il num. Z4, di cui crediamo che il presente sia copia, cotal trattato e preceduto dalla dedieatoria dell' flutore a Guido de' Bonacolsi signor di Mant.ova ed a' suoi fratelli: Ia. quale cosi incomincia: Degno de laude et honor Alsepnor so nobele e mag­nificho mif. puido deli bonacosa capitanio et perpe­tual signor de miitoa e ali suo fradelli nadi e fiolly de dolce arecordanra mi:f foanim el so Viualdo de bel cazer ee .... La clarita dela bona costumanza e la honesta vita ee., e finisce: et el vostro lodo e pre{)Jio crescha e se anplificlta entro lazente com waltameto e perpetual grandeza deleuostre persone. L' opera poi principia come segue: In prima­mente Nui Referiremo e doni e grazie adio ec., e termina in troneo con queste parole del capitolo intitolato dele huoue del dragom: tropo mazor cha quelli del coccodil 0 chaquelli deli struzi dixe plinio ela le sue houe .... A com pimento eli essa, oltre ad alcune righe del suddetto, mancano gli ultimi cinquantanove capitoli.

132. Cod. cartaceo in foglio, del sec. xv, scritto a due colonne, in bella lettera, con titoli ed iniziali in inchiostro rosso, e cornposto di carte scritte 105.

PREDICHE DEL BEATO FRA GIORDANO DA RIVALTO DELL' ORDINE DE' PREDICATORI (senza titolo).

Queste prediche (come si ricava pure daUa tavola cha Ie precede) sono lxiv. La prima, cui sta innanzi Ia seguente rubrica: mccciiii. di. X'I)

da.qhusto pdico dopo nona z seii maria, incomincia oosl: Quasi cedrus e{)Jaltata su z tibano. It plogo din~i io iltascio tucto che no 10 scriuo. Vegno at imone. Questa festa gtoriosa doggi sie decta festa della e{)Jaltatioe della dona nrii poche z cotate di la dona nrii fu e{)Jaltata '! menata z gloria ec. L' ultima, che dopo In. rubrica: mccciiiio. (jato di dalato dopo nona (il di pero nel margine non e in­dicato) ate done del porto i' sul prato dogni sCI pdico frate giordano, principia colle parole: E{)J­pteti sut dies purgation marie. Come luomo fara altrui eosi riceuera ec., finisce come segue: Disfo no siete uoi Ie cotali psone. Rispuofo le dimonia auenui noi assai beffato '! sparuero uia. Et rimase opinione alflgeti cke no fosse essuto uero il facto. Deo griis. Explicit tiber deo gratias am. ..

Appresso, in carattere moderno leggevlsl: Ab Andrea de Rubeis Patau. benigne largitus tiber. Anno MDccxxxii.

In Rivalto, castello posto nelle colline di Pisl!., nacque il suddetto fra Giordano (chiamato perci()

da Rivalto b) intorno al 1260, e fini di vivere a' 9 di Agosto del 1311. Oitre all' esser egli stato di vita santissima e di grande dottrina, fu valente oratol'e, come ben mostrano Ie non poche pre­cliche Toscane ehe dalla viva voce di lui raccolte, alcuni suoi uditori ci hanno tramandate: Ie quali invero, siccome dice Lionardo Salviati (A'Dverti­menti, vol. i. p. [J (» sono cosa jinissima. Di tali prediche, com' e toccato di sopra, lxiv stanno nel presente cod ice. 'J.lrentuna di esse sono gia stam­pate fra queUe ehe Domenico Maria Manni mando fuori in Firenze nel 1739, in 4°., ed altre nove leggonsi fra Ie Ixix pubblicate per la prima volta, in Firenze parimcnte, dal can. Domenico Moreni l' an no 1831, in 2 tomi, pure in 4°. Le rimanenti ventiquattro pero non hanno mai ve­duto Ia Iuce in istampa; e perciocche son elleno non me no delle sopraccennate e belle e Ieggiadra­mente scritte, stimiamo che della co pia che qui ce Ie ufi're, sia da Farsi non picciol con to, tanto piu che, sebbene non sia essa di molta antichita, mostru. essere stata cavata da buon esempio, ed avuto rispetto al tempo in cui fu fatta, e assai corretta. Le prediche i, ii, iv, v, vi, viii, xii, xiii, xiv, xvii, xx, xxiv, xxv, xxvi, xxxiv, xli, xliii, xlvi, xlvii, xlviii, liv, lvi, lxii, e Ixiii in essa contenute, sonG Ie inedite: il ehe accenniamo perche ve­nendo a qualcunoin pensiero di darle in Iuce, che sarebbe ottima cosa, possa senza briga rinve­nirle.

133. Cod. cartaceo in foglio, del sec. xv, cornposto di

carte scritte 107.

LA STORIA DEI,LA GUERRA DI TROIA COMPOSTA DA GUIDO DALLA OOLONNA, GIUDICE l\iEssINESE, TRADOTTA DAL LATINO IN VOLGAR PADOVANO ANTICO c ; col titolo: Lo libro de la Ystoria de la de.'ttruction de la petita he griide Troya.

Precede il prologo dell' aut ore, ehe principia: Aduepna dio clw p lo ptinuo Ie quosse antique se renouano ee., e finisce: de le quoale tute quiste quosse lo dito cornelio romano nznte quzi indedice indela hopera sua. L' opera quindi COS! inco­mincia: Innelo req1~ho di Tezalia, ee., e termina con un capitolo intitolato: Quanto foro ti grec!! clw vennero pira troya: Dietro ad esso poi Ieg­gesi: Qu~v flnesce to libro de la destruczone de la grande Troya secundo Dites Greco loquale como se dice fo presente nelle bactaglie et a tucie laltre cose lequale sy pteneno In quisto libro de Ie quale I po ppilao lo presente libro. E se altramente jusae

b Dice il eel. Francesco Redi in una delle sue Lettere (t. ii. p. 366, dell' ediz. di Firenze, 1779-1795, in 3 tomi, in 4°.) che la fa­miglia di fra Giordano si chiamava degli Ordani.

C Che questa versione sia in vol gar Padovano antico trovali ac­cennato Bopra una carta di guardia che 1e sta innanzi.

U

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147 CODICI MSS. CANONICIANI ITALIC!. 148

trobato CM no ey scripto In qsto libro tude so fauole e feccioni e menzogne e fot'e de verdate.- Deo Gra­cias. Amen. Amen. Amen.

Questo libero sie de zacomo sanson conda (cioe del quondam) sier gasparin de Venezia (' cabit in Venezia.

Ed a eotal nota seguitano (sull' ultima faecia) due epitaffi in versi Latini. l' uno intitolato Epi­taphium Hectoris, ehe incomineia:

Troum protector Danaum metus hic iacet Hector; e I' altro Epitaphium Achillis, di cui e questa il primo verso: Pelides epo sum Thetidis notissima proles.

11 primo di essi e eli Pentadio, rna. col primo verso alterato (vedi Anthologia Vet. Lat. Epi­grammatum, t. i. p. H4,ove trovasi impresso); e circa al secondo, che sta pure nel cod. di num. 50. ~. xlix. p. ZI9 verso, vedi la nostra nota a quelluogo.

134. Cod. cartaceo in foglio, del sec. xv, composto di

due diversi manoscritti: il primo di car. 24, il secondo di 71; in tutto di car. 95. I. Car. I-IS. EPISTOLA DI RABBI SAMUEL ~rANDATA

A RABBI ISAAC: TRADOTTA DALL' ARABO IN LA­TIXO DA FRATl<: ALFONSO DE' RUONOMINI, SPA­GNUOLO, E DAL LATINO IN VOI.GARE DA UN ANONIMO.

Precede un prologo del suddetto frate Alfonso, indiritto A l reuerendissimo in xpo padre frate Vgone magistro de lordene deli predicatori ec.; il quale incomincia: Con cio sia aduncha p la par­uita mia et insllffic·ientia ee., e finisee: Conjuaue el conjuator de t?tte cosse mij y'llu a/po p molti tempi in la sua .oralia et amore. Scripta 'i parisio p la man del u08tro minimo juo frate Alphonse. Indi incomincia Za epistola de Rabi samuel de ismael nasudo in lacita delo Re deli marochi man­dada aRabi Isaach maest." de la sinagoga laqual e tnetuda 'i subiulmeta in lo predito repno. Gorando lana de ta natiuita del nostro siqnor .Mille ma translatada de Arabico in latin p frate alphOse honihomo de Spagna de lordene di predicatori. laqual traslatio el fece in lano del nostro signor rn.cccxxxviiiio. In lana qu'ito del pontijicado del sanctissimo et beatissimo mij benedeto papa duode­cimo.-Conjuate dio 0 fradello ee., e termina: corupto contaminado et ignorante.

Niuna. notizia possiamo dare di questo voIga­rizzarnento. Accennererno soltanto ch' esso e di­verso da quello di Bastiano Salvino, che si Iegge in una rarissima stampa senza aleuna nota tipo­grafica, rna fatta in Firenze nel 1479, in 4°. Quanto all' ol'iginale Arabo ed all' autore dell' Epistola, come aneora quanto a frate Alfonso ed alIa sua versione Latina, veggasi cio che dicono Giulio Bartolocci, Bibliotheca magna Rabbinica, t. iv. p. 393 e seg., Nicolao Antonio, Bibliotheca

Hzspana Vetus, t. ii. p. 3, e Gio. Alberto F11-brieio, Bibl. Lat. mediae et infimae aetatis, t. i. P·71.

II. Car. IS. verso. Expoita (i. e. Expositio) Ol'a­tionis DIl'iee.

Incomincia: Inter o'ia que fragilitas ee., e 6-nisco: comitatur feruo intime de?J,otionis.

III. Car. '22. verso. Queste sono diexe regule jJ

lequal se eognose el peeeato mortale. Ineominciano: Riepola pma e quela laquale

pone sca tomaso ee., e finiscono: qsti peccati se fanG p cIte Ii predeti magiori no obuiano qnarlto possono ali diti peccati. Am. A ppresso Ieggevisi : 1445 adi 27 Zupno. domcnega.

IV. Car. 23. t;erso. Inno in Latino a san Bernardino da Siena, ehe ineomincia : o bpate Bernar'dine

, Nos de/ende repentine ee. V.' Car. 25-68. DELLE SETTE ARlIU SPIRIT(T.'\Ll,

OPERETTA DI SUOR CATERINA DA BOI,OGNA. Incomincia: Gem Reuerencia priego plo dolce ~

suave amore ee., e finisee: sia sempre bfidecto ;­laudato el nostro uero et 1tnO dio in trinita :pfecta verbo incarnato. Amen.

Caterina de'Vigri, di famiglia Ferrarese, lila nata in Bologna (onde da Bologna e detta) agli l{ di Suttembre de114I3, morta nel 1463, e ehe venne susseguentemento posta nel novero de' santi, serisse quest' opuscolo nel monastel'O del Corpo di Cristo in Ferrara I' an no 1438. Esso fu poi per la prima volta stampato in Bologna da Gio. Antonio de' Benedetti nel 1500, in 4°.

VI. Car. 6S. 'Verso. LETTERA DELLA SUDDETTA SUOR CATERINA AD UNA MONACA SUA CONSORELLA.

Incornineia: Venerab-ille et dillecta 'i X". matra ec., e termina: per manete nella diUectione de yhii af'. Scripta nel tnonasterio del corpo de ::cpo. a di penuEt'io. Lujo. 1467. Amen.

Da queste ultime parole raecogliamo ehe Ia presente co pia e stata fatta qllattro anni sol tanto dopo la morte della santa, senza fallo da una sua compagna, nel monastero del Corpo di Cristo in Bologna, fondato da lei stessa, e dove poi finl ella di vivere.

VII. Car. 75. ALTRA LETTERA DELLA SUDDETTA AD UNA DAlIA, co:'" QUEST' EPIGRAFE: Surge et vade in sarepta sidimorum. preeepi enirn mulieri vidue ut pa,Yeat teo

Principia: Dvlcidissima prectara, (' in cristo yhu ornatissima madonna ee., e finisee: la ra­diante charita pmecti singular mete essere l'arti­cipe. Finis.

VIII. Car. S3. OPUSCOLO DELLA SUDDETTA SUOR CA­TERINA COLL' EPIGRAFE SEGUEN'l'E: Astitit Regina a destris tuis In uestitu deaurato circumdata'lmrietate.

Incornincia: Conciossia cossa chella calligine ec.,

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149 CODICI MSS. CANONICIANI ITALIC!. 150

e tennina: Venit a finibus terre 'Vt audiret sa­fJiam et gloria domus eius. finis. fleo gratias. Amen.

Omnia que srripsi ad laude st. crucifici.

135. Cod. cart. in foglio, che comprende due diversi

manoscritti del principio del sec. xv, l' uno di carte 57 a righe intere, l' altro di 55 a due co­lonne, ma amendue mancantiin fine. 1. Car. I-57. BOEzro DELLA CONSOI,AZIONE FII,OSO­

FICA, VOLGARIZZATO DA SER ALBERTO DALLA PL\GENTINA FIORENTINO, CON ALCUNE CHlOSE ~IARGINALI SOI'ItA I PRIJI,U QUATTRO CAPITOL!.

Principia: Inchorninca boezio dirlwnsolazione. Ju clw chonpuosi gia ~tersi e ehantaf

clwm:st1tdio fiorito son chostretto . di scriuer canti di tristizia 7 guaJ ec.

e tinisco: di nicissita sara ta generazione vmana c~o:ne dinanzi c1wntaui dal suo fattor partita e dm.unta maneltara: che sono 10 ultime parole della terza prosa del libro quinto. Delle chiose poi, la prima comincia: Jo chechonpuo.~i 4"e. In qw~sto principio boezio chonrnernora se ef stato .f~nee ec. E l' ultima e quosta: Qui arghornenta chontro a fitosrjia cIte di buoni ftMgi na riceuutu mati meriti.

Di questo volgarizzamento abbiamo gia fatto motto diotro la descrizione dell' altra copia di esso sognata di num. 128. E circa aile note marginali che qui si trovano, diremo solo, ch' elle .ci paiono di tempo alquanto posteriore alla verSlOne.

II. Car. 58. COlllENTO SOPRA L' OPERA DI BOEZIO DELI,A CONSOLAZION~~ FILOSOFICA (senza titolo).

Incomincia: 1 Vorno ilqale e Intribulazione pende coJorto fjdo s'icopianqe ec" e finisce: con cia sia cosa cl~e tutte leeose ~he uoi Jate uoi le fate dauanti algli 'weeki di qUo etterno .qiudiee idio Il quale conoscie tutte le coxe.-E{]Jplicit liber boezii de cosolazione 1)ulqlbarizato deo ql'as am.

Chi sia l' aiItore di questo comento, dal testo non appare; ma dalla lingua e dallo stile conghi­etturiamo che possa essere quel medesimo ser Alberto che ci ha dato il volgarizzamento mento­vato innanzi. Un' altra copia di tal comento (se non che in essa e preceduto dal breve discorso, che qui inv~ce 10 seguita: v. appresso) conservasi nella BIblioteca Reale di Parigi sotto il num. ~ 10 I; ed una terza sta nella Biblioteca della Regia U niversita di Torino, segnato fr3o' MSS. Italiani XVI. i. IV. 21.

III. Car. I I 2. verso. BREVE DlSCORSO IN COMMENDA­ZIONE DI BOEZIO (senza titolo).

Incomincia: La :pJezione della natu7'a kumana ista z chonosce. 7 nella raga pla quale hwmo e d'i­ferente da tutti qlianimali ec., e termina in tronco colle seguenti parole: 7 donolti corona di grolia

nello nUIl!.ero delli martin'. Or pre,qhiama noi B. 10 quate e lo eatalagko 7 cMamato sato seuerino.

Si fatto rliscorso, che come nel presente codice ; cosl nel Torinese leggesi in fine del sopraccennato Comento, e stato dato in luce per intero nella seconda parte del Catalogo de' ;\1SS. della detta Biblioteca dell' Universita di Torino, p. 413-4 14·d

136. Cod. cart. in foglio, del sec. xv, a due colonne.

ornato di quattro disegni a penna di battaglie, tre de' quali coloriti, e eomposto di carte seritte 67· In nOle yths Anno diii 1454 Die prJ/o .'fetemb1·is.

Qui come~a le 'Zesarie batalie Romane E come 'Zesaro p suo pt·ode'l:.a se fe'Ze pmo 11ll­peratore.

. '~ale e il titolo eli quest' opera. la qllale prin­CIpia cosl: Lo nostro si,qnor dio Jeze i zielli E poi Jeze lrl;.tera ec , e che finisce: E lo re Jer(qo paz(ti­cltamete possesse lo regno de ze;;iUia. II contenuto di ossa non e pero da cot.al titulo bPl1 indica to: poiche oltre all' istoria di Giulio Cesare e de' "lloi t,'mpi, la quule si com pone di cose tolte da Salillstio, da Lucano e da Svetonio, e di nOll poche favole, ella comprende anche, corne una continuazione di quella, un ragguaglio a modo di cronaca de'successori del detto Cesare nell'im­pero fino ad Arrigo di Lucemburgo inclusiva­mente, terminando con una tregua fatta poco dopo la morte di quest' ultimo fra Roberto re di Napoli e Federigo di Aragona; per la quale, come dice il testo soprariferito, esso re Fedorigo possedette poi pacificamente il regno eli Sicilia.-

137. Cod. membranaceo in foglio, del see. xv, in bella

lettera, con titoli rubrieati, e eomposto di carte scritte 144, ma difettoso eli una, 0 forse di due altre fra la prima e la seconda. I. Car. I-I I I. ESI'OSIZIONI DI VANGELT DI FRATE

SIMONE DA CASSIA DELI: OR DINE DEGLI EREl\Il­

TANI DI SANT' AGOSTINO, VOLGARIZZATE. .Pr~c:de il prologo del volgarizzatore con questo

prII1C1pIO: Inclwminr;a el prolegllO di irate qio. d(L sal. d~l~ibero intrascrito fioe di uanreli ctile loro ex,poxdwne Jatte p frate Simone di cnasia de lor­duw de santo Aqust·ino.-Disse el nostro saluatore ytw {]Jpo ec. V'opera quindi, ma imperfettamente per la mancanza sopraccennata, COl'll comincia: gi·usti dinanti adio uiuendo z tuti licomandameti

d V. Codices ltIanuscripti Bibliothecae Regii Taurinensis Athenaei etc. a Josepho Pasino, Ant. Rivautella, et Franc. Berta recensiti. Tallrini. ex Typographia Regia, I 'i 49, tomi ii. in fo1.

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151 CODICI MSS. CANONICIANI ITALICr. 152

ec., e finisee: 80stiene seglie ~ar;iatto da guegli. Explicit Iste liber deo Gratias Amen. A ppresRo leggevisi: Oratte p loscritore lettori et oditori e opatori p Caritta: fo fmcipiatto questo libero e 8ette febre: MeeccLxviiiio. fo jinito adi xvi ajille milesimo soprascrito: E non 8Cl'issi ledomada santa et~lte domeneg6 e feste guardate: El quale ho scritto alta dona dell hI agnijico e jiclarissimo mil Stefano Triui!JJa,ni p sua diuotioJ che idio gel lasi ben. galder.

Frs. Simone de' Fidati da Cassia nell' Umbria (non Cascia come tanti inaccuratamente hanno scritto), oitre a non poche ultre opere tutte in Latino, una ne compose (che fu la sua ultima) ad istanza di 'l'ommaso Corsini, cavaliere e giure. consulto Fiorentino suo amicissimo, intito\at,a de Gestis Domini Salvatoris, divisa in xv Iibri; In. quale comprende un ampio e dotto comento sopra i quattro Evangeli.· Da quest' opera, poco dopo la morte dell' autore, avvenuta in Firenze a' 2 di febbraio del 1348 c, fra Giovanni da Salerno, discepolo diletto di quello e suo compagno per gli ultimi diciassett' anni della sua vitag, in grazia di alcune devote donne, trasse e ridusse ill volgare Ie Esposizioni che stanno nel presente volume fl.

Di esse poi nel secolo xv sifecero due impres­sioni; la prima in Venezia per Annibal da Foxo nel 1486, e la seconda in Firenze per Barto­lommeo di Francesco de' Libri dieci anno dopo, ambedue in foglio; rna riuscirono ambedue cosl scorrette che poco di peggio puo vedersi: fra l' altre cose al nome del detto frate Giovanni da Salerno, ehe leggesi chiaramente, sehbene abbre­viato nel titolo del nostro codice, e sostituito quello di un fra Guido ommessa Ja patria: del qual cambiamento dee essere stata cagione la saccenteria del copiatore del testo d' onde Ia prima delle indicate edizioni (che la seconda non e che una ristampa della prima) e stata cavata; il quale avendo nell' esemplare, da cui traeva la sua copia, trovato quel nome sCl'itto Giodas tutto insieme invece di Gio. da S. (come noi stessi l'

e Sei diverse edizioni sonoei di esse: la lB. e del 1485; la aB• e parimenti,del sec. xv, rna senz' alcuna nota di luogo, di stampatore o di anno; la 3B• fu fatta in Basilea in aedibus AdaePetri de Lan­gendorff ne11517; la 4B• in Colonia per Eucharium Cervicornium nel 1533; la 5B• pure in Colonia in officina Melchioris Novesiani nel 1540; e la 6a• in Ratisbona nel 1733, tutte in foglio.

r V. Dom. Ant. Gandolfi Dissert. Rist, de ducentis Augustinianis scriptoribus, p. 323, e J. F. Ossinger Bibliotheca Augustiniana (ed. Ingolstadii, 1768, in fog-lio), p. 214.

g Cosl dice 10 stesso fra Giovanni nella Vita da lui composta in Latino del suo maestro fra Simone, Ia quale si conserva mano­scritta in un codice g-ia Naniano, della Biblioteca di S. Marco in Venezia. V. Codices MSS. Latini Bibliothecae Nanianae a Jacobo Morellio relati, p. 22.

h 11 Gandolfi nella sopraccitata Dissertazione, p. 324. Ed un testo a penna del sec. xiv, contenente tali Esposizioni col nome del volgarizzatore al principio, 8Critto distesamente cosl: Incomincia la Sposizione sopra de Vangeli e quali Frate Giouanni da Salerno de Frati Romitani di Sancto Austino extrasse et tradusse in volgare da luopera di Frate Simone da Cassia del delta Ordine ec., eta nella pubblica Biblioteca di Siena, segn. I. IV. 9.

abbiam veduto in un cod ice di cui parleremo al­trove, ne parondogli ehe ste"so bene perche non 10 intendevu. 10 trasformo senza cercar pili oltre in Guido. E crediamo che eosi ~ia stata operata questa trasformazione, poiche un' ultra simile del medesimo nomo n' e stata pur fatta dagli Aeca­domici della Crusca. Avevano questi nella loro Iibr8ria un antico testo a penna dell' Esposizioni di che parliamo, il quale, secondo che il Lami riferisce i, principiava, nella st('ssa guisa del Bod­leiano, rna senz' alcuna interpunziont', come se­gue: Incomincia it ProlapltO di Frate Giodasal de libro intascritto ceo Del qual testo, giudicando eglino I' opera contenutavi in bella e pura lingua tradotta, fecero uso per cita1'la nel loro V ocabo­lario; ma nell' accennar poi essa opera nella tavola delle abbreviature, In. dissero volgn.rizzata da Frate Gidio, 0 Gi~tda, cosl interpretando, du­bitativamente RI, rna male, e senza un bisogno al mondo, quel Giodasal che vi trovarono al prin­cipio. I quali diversi spul'ii e falsi nomi avendo quiwli preso il luogo del vero, il buon fI"a Gio­vanni da Salerno e venuto ad essore, e si rimun tuttavia, privato del merito che gli spetta, di averci dato il presente volgarizzarnento.

Della copia che qui di esso abbiamo, non aceade ehe per noi si parli: il colofone ne dice abbastanza.

II. Car. 112. Qui comen9a li euangeli jestiui p tuto lanno.

Principiano: In lo di do Sto Andrea. Seqondo Sta :Matheo apostolo euangelista. In quel tem'fo yesu andaua apresso el mare de galilea ee., e fin;· scono: alquale el promesse let salude sempiterna.

Anche questi Vangeli colle brevi esposizioni onde vanno accompagnati, so no tratti dalla pre·· detta opera Latina di frate Simone da Cassia, e verisimilmente volgarizzati I;'ssi pure da. Giovanni da Salerno.

138. Cod. cart. in foglio, del sec. xvi, con gran numero di disegni a penna di piante e profili di antichi edifizii; e compos to di carte numerate 182.

1. Car. 1. LETTERA DI PIRRO LJGORIO INTORNO AD

UN MEDAGLIONE DI MARCO COM MODO IMPERA­DORE, JNDIltITTA AD ERCOLE BASSO.

Incomincia: AL MAGNZCO S. HER COLE BAsso.­

Magnifico sipnor mio, Perclte ogni dl ad' ogni tempo ec., e finisce: et COSt Iddio saluato1'e uifaccia beato. Di Ferara il di XlIII. di Magio del MDLXXXV. D. V. S. Ser: Pyrrho ligorio Patritio Neapolitano et cittadino Romano et etiam Fei·rariense.

Fra i molti scritti del Ligorio, che si accen-

i N el suo dottissimo libro de Eruditione Apostolorum (edizione di Firenze, 1766,) p. 909. .

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153 conIC I MSB. CANONICIANI ITALICI. 154

nanD nella vita di lui da Gio. Bernardino Tafuri, Ist. degli Scrittori del Regno di Napoli, t. iii. p. i. p. 423. e dal Tiraboschi, Stor. Lett. Ital., t. vii. p. 8iolo, la presente lettera non e punto mento­vata.

II. Car. 3'-161. PRIME BOZZE DE' LIBRI VI, X, XI, XII, XIV, XV, XXIV e XXVI DELI! OPERA delle Antichitii DEL SliDDETTO PIRRO LIGORIO, con disegni di edifizii e monumenti di mano del medesimo.

lncominciano: LIBRO VI. DELLE ANTICHITA DI

ROMA DI PYRRHO LWORI ee. Hauendo posto in questa libro le piante et profili ec., e finiscono: ROB. N. Robigalia Nelastus.

L' eruditissima opera, ehe contiene gl' interi Iibri, di cui son questi i primi abbozzi, conservasi manoscritta in trenta volumi in foglio negli Ar­chi vii della R. Corte di Torino, e se ne puo vedere Ia descrizione nella parte seconda, p. 430 -433, del catalogo a stamp a gia citato de' MSS. della lliblioteca dello Studio di quella. citta. .

III. Car. 162-182. FRAMMENTI DI UNA TRADUZIONE DELL' ARCHJ'l'E'l'l'URA DI V rfRUVIO.

Sopra la prima carta 1'ecto leggonsi Ie seguenti note: Principia to il ~tenere di sera ali. 8. marzo. -Principio d' una tradllzione d' ~tn Vitruuio. Questo 10 heMi in Mun. ne del Duca rnentre 1ti lui Su­periore r Anno IS89.-Quinterno. A Antonio.-­Questa Traduzzione non ho possuto sapere da chi uenga, rna per aut'so mio deu' ella hauto Autore, 0 Terzo Terzi, 0 Girolamu Tinto. AI"ckitetti d' Hercole 2". in quel Tempo Duca di ~F'errara. E sopra la carta seguente (163): Incornincia It primo Libro De La Arcltitettzlra di Vitruuio et prima mete il proemio latto A lo Inperatore.-11{entre eke la tna dinina mete ee. Al proemio seguitano i sei primi capitoli del libro primo, che finif'cono colla car. 178., e Ie ultime quattro carte, inordinatamente pera, contengono il fine del cap. iv. il v, parte del vi, e diversi brani dell' viii, del libro s('condo.

]39. Cod. cartaceo in foglio, del sec. xvii, che com­

prende, 9 carte, otto delle quali topografiche, ed una corografica, colorite, e precedute dal titolo generale che segue, racchiuso in un ornato ar­chitettonico di bel disegno, in parte colorito anch' esso.

Citta e F01!tezze del Regno di Candia. An­gelo Oddo F. 1623.

Abbiamo nella La carta la Fortezza delle Gara­bnse; nella ILa 10 scoglio di S. Todero; nolla lILa la Oittii d.1a Oanea; nella lV.a la Fortezza della Suda; nella V.a la Cittii di Rettimo; nella VI.a la, Fortezza di Paleocastro,. nella VILa la Oittil di Candia; nella VIlLa la Fortezza di Spi-

natun.qa; e nella lX.a Ia Deseritione de tuteo it circoito de it? egnio de Oandia.

Di Angelo Oddo, opera del quale sono queste carte, e che, come appare, dall' anno in cui furono fatte, notato nol titolo soprariferito, viveva in suI corninciare del sec. xvii, altra notizia non ci e riuscito di rinvenire se non eh' ei fu un ingegnere militare al servizio della Repubblica di Venezia; notizia ehe ricaviamo da un manoscritto conte­nente il secondo libro di una sua opera intitolata : Architettura bJilitare di Angelo degli Oddi k, la quale crediamo non sia mai stata stampata.

140. Cod. membranaceo in fO'glio, del principio del sec.

xvi, contenente tre carte nautiche colorite. POR'l'OI,ANO.

La prima di dette carte comprencle tutte Ie isole dell' Arcipelago, e tutte Ie coste Europee dallo Stretto di Gallipoli fino al Capo S. An­gelo; la seconda tutte Ie coste del Mediterraneo dallo stretto sllmmentovato fino a quello di Gi­bilterra, Ie principali isole del detto mare, e tutte Ie coste dell' Adriatieo; e la terza, Ie coste del Mediterraneo cominciando cia Genova dalla parte Europea, e da Tunisi dalla parte d' Affrica, fino allo stretto di Gibilterra; indi dalla parte Eu­ropea, Ie coste di Portogallo, e di Spagna nell' Oceano Atlantico, queUe della Bala di Biscaglia, Ie Francesi della Manica, r Archipelago Britan­nico, e Ie coste di OIanda; e dalla parte d' Af­frica, Ie coste di essa fino al Capo di Bojador e Ie isole Canarie.

141 Cod. membranaceo in foglio, del sec. xvii, conte­

nente due carte nautiche colorite. POItTOLANO.

Le due carte, ond' e composto, comprendono tutto cia che sta nelle tre del codiee descritto innanzi; e nella seeonda insieme col nome dell' autore abbiamo il luogo e r anno in cui esse furono fatte, leggendovisi: Pietro CauaUini in Liuorno. I67H•

142. Cod. membranaceo in foglio, della meta del sec.

xvi, contenenti dieci carte nautiche colorite. POR'l'OLANO.

Oltre a quanto trovasi ne'due portolani pre-

k Questo frammento fu comperato non ha molto da me scrittore con altri MSS. trattanti di archittettura sl: civile sl: militare in una vendita pubblica di libri in Londra, e presso di me si conserva.­[Cosl era quando l' autore scrisse questa illustrazione. Ora trovasi lasciatogli da lui in legato cogli altri suoi MSS. pres so I' Ab. Cay. Giuseppe Manuzzi.]

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155 CODICI MSS. CANONICIANI ITALIC!. 156

eedenti, eomprende questo il mar di Marmal'a ed il Mar Nero con tutte Ie coste che Ii conter­minano.

143. Cod. membranaceo in foglio, del sec. xvi. conte­

nente cinque carte nautiche colorite, col titolo in oro sopra la coperta :

OARTA DA ~AVIGAR. Pili del portolano riferito innanzi comprende il

presente tutte Ie coste d' Affrica nell' Oceano A t­lantico dal Oapo Spartel fino a quello di Buona Speranza. E in margine della 3.a carta trovasi notato ch' esso fu fatto da Bartolomeo lives mal­lorquino: In Venessia adi 17 de ,iungo AJi}/1559'

144. Cod. membranaceo in foglio, del sec. xvi, conte­

nente nove carte nautiche colorite. PORTOLANO.

Questo e anche pili esteso del pl'ccNh·nte. Esso comprende oltre a eio ehe sta in quello, tutte Ie coste d' Affrica dal capo di Buona Srwmnza, fino I

alIo strctto di Babel-Mandeb, il mar l:{o[4so. Ie coste d' Arabia nel mare Arabico, il /!olfo P('r­sico, tutte Ie coste dell' India nell' oceano Indiano fino a Malacca, Ie isole di Madagascar, di 80co­tora, di Zeilan ec., ed altresl tutte Ie coste di America dalluogo ove oggi e Boston nf'lla parte settentrionale, fino allo stretto del Magellano nella meridionale. E crediamo ch' ei sia opera di quel medesimo che ha eompiluto l' ultro riferito sotto il numero 142.

145. Cod. cartaceo in foglio grande, della fine del sec.

xv, di diverse mani, con figure disegnate in penna, e intromessavi qualche stampa d' intaglio in rame; composto in tutto di carte 66.

FIGURE Dl MACCHINE, DI ORDIGNI E n'lsTRu­

MENTI MATEMATICI D'INVENZIONE DJ DIVERSI

CON ISPIEGAZIONI E SCHIARIl\lE~TI.

Qualcuna <Ii queste invenzioni e eli Fabrizio Mordente, Salernitano; qualche altra di Giosefo Moleto professore di matematiche nell' Univer­sita di Pad ova verso la fine del xvi seeolo; ma la maggior parte non ha nome <Ii auture.

146. Cod. cartaceo in foglio. del sec. xiv, a due co­

lonne, con lettere iniziali colorite in rosso, e com­posto di carte scritte 179, ma mancaute di una in fine a compimento del contenuto.

LA PRIMA DECA DJ TlTO LIVIO VOLGARIZZATA.

La prima carta contiene una spiegazione dei nomi degli oficiali et delle dignitadi degli anticlti romani, e sopra Itt seconda leggesi la seguente nota: qsto uolume ptiene z se. x. libri del tito linio. li quali. x. libri sono corTect'i p mana £Ii colui eke gli traslatoe di francesclw rllolgal'e fiorentino.-Bt cosi sanza dubbio 0 leetore puoi tu leggere la prima deca delibro di Tito liuio ilquale no erra. il qnal6: prisciano nel SIW rnaggi01'e libro nel tractato della terza declinazione de nomi allega oltre alta trede­eima deea. Sulla 3.a carta e il prologo delleece­lente ora tore ]lito liuio e'ittaelino eli roma nato z padMta ,qiudice di leggi. recitatore dellesto'rie del ppto di Toma, il quale incomincia: Jo no soe altutto bene certanamte sio faroe alcuna vtilitade ec., e finisce: (con pregltiere £Ii ·idii et Iii dee cite Alcominciamto di si grande opa rnifossero graziosi et benipni: e colla 4.a principia la Deca COS1:

Incomincia ilibro delornatissimo raeontatm'e drl­lestorie del ppto di Roma, Tito liuio it quale jiori nel tempo dottauiano A Upllsto primo z:padore de Romani.-Cosa e assai certanamte saputa cAe ec., e termum imperfettamente con queste pat'ole dd libro decimo : In qUo aua file feo illustro p pubt?·o cornelio al'llina ( p paiomarzio rutilio (;ens01'i ;­j1£rOlIO contetti. iic . \xii. miglwia di cittadin'i eli 11. (" iii". xi. [icesori /urono.

Le tante vari~ta di Iezione ehe s'incontrauo ne'testi a penna eli questo volgarizzamento della Prima Deca di Livio, statevi introdotte da' co­pisti, ciascuno de' quali pare che cercasse di farlo suo, indussero Lionardo Sulviati ad opinare che pili e diverse fossero Ie antiche versiolli Toscane della medesima g. II riscontro pero da noi aceu­ratamente fatto di tutti gli esempi da lui stesso allegati ne'suoi Avvertimenti come presi da cotali per lui credute versioni diversi, tanto col presente testo, quanto con aItri di cui favelleremo aItrove, ci ha convinti ehe la vorsione e assolutamente ulla sola. Non sapreml1lo bon dire quali delle varie leziolli che i manoscritti e dal Salviati e ria noi veduti presentano, sieno Ie originali e quali Ie spurie, conciossiache lie possediamo l' autografo, ne una maggioro 0 minore corrispondcnza eh' elle abbiano col Latino, basta a concludere al­cuna cosa 0 pro 0 contm la 101'0 sincerita, non essendo la versione stata tolta da quella lingua; tuttavia la nota posta al principio di quosto volume, la quale ci dice che i x libri in 088e COll­

tenuti sono corretti per mana £Ii eoll~i eke gli tra­slatoe, ci fa pendere in favore delle lczioni ehe qui abbiamo, tanto piu ch' ella e eccellente. La stessa nota inoltre ci manifesta senz' altro {,88ere cotal versione stata fatta dal Francesco: il che conferma il giudizio del prefato Salviati cho In disse tratta dal Provenzale h, intendendo per Pro-

g Avvertimenti della Lingua sopra 'l Decamerone, vol. i. p. 106 e 107.

h Avvfrtimenti, 1. s. c.

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]57 conICI MSS. CANONICIANI ITALICI. 158

venzale I' antico Francese, come appar chiaro da cia ch' egli sorive parlando del Tesoro di Brunetto Latini i; ed in vero ella e piena di parole e di locuzioni proprie di quel linguaggio. E perci­ocche niuna pili antica trasbzione Francese di co tal Deca ci ha di quella del monaco Pier Ber­ceure k, fatta per comandamento di Giovanni di Valois figliuolo di Filippo VI, re di Francia, e ad esso Giovanni, insieme colI' altre due da lui pure tradotte, prescntata, siccome si conghiettura, allorche sari al trono, che fu nell' Agosto del 1350 i, da quella senza dubbio e stata tratta questa nostra: e cia dee essere avvenuto fra il detto an no (350 e il 1353, poiche nella Biblioteca Riccal'diana di Firenze conservasi di essa un codice scritto e compit() a di 27 di PcObraio del 1352, stile Fiorentino, cioe a dire 1353 dell' era COInune m; che e pure a un di presso il tempo tn cui e stato copiato il presente n. Ben e vero che il Salviati ne cita un testo, oggi smarl'ito, il quale, secondo ch' cgli accenna 0, aveva notato in fine d' essel'e stato scritto nel13 26 P; ma affermandosi dal testo nostro, ed essendo evidente pe' tanti voeaboli, e modi Franccsi di cui va sparso, che questo volgarizzallwnto da quclla lingua e stato cavato; ed asserendo il Berccure stcsso nella sua, dedic,ltoriu al prefato principe, ahe priml1 di lui Ie Docha di Livio non erano mai state in Fmn­cese tradotte g, stimiamo che cotal data non meriti punto fede. Non potrebbe per avventura il Salviati a.ver letto mcccxxvi in iscambio di mccclxvi? Di simili abbagli presi anche da uo­mini dottissimi abbiamo non pochi esempi.

i Net suddetto vol. p. 104 e [05. In un Cod. Harleiano della Biblioteca del Museo Britannico in Londra, segn.4893. 72. f., ~tanno bens! i primi sette libri della Deca on de parliamo, tradotti in Provenzale ; rna non son eg-lino altro che Ulla versione della versione Francese, di cui toccheremo appresso, come mostra apertG fra I' altre cose il trovarvisi al principio, tradotta anch' essa in Provenzale, la stessa rledicatoria che il traslatore Francese pose innanzi al suo lavoro.

k Egli era nato verso la fine del secolo xiii. in Saint-Pierre-du Chemin presso Maillezais nel Poitou, e mori in Parigi, priore di :-;ant' E1igio, nel 1362. Gilles Corrozet nelle sue Antiquitez de Paris, car. 36, ci ha conservato I' iscrizione che stava sui suo HPjlOk:ro.

I Art de verifier les Dates, t. i. p. 59i. 1lI Questo corlice viene accennato dal Lami nel Catalogo de' MSS.

<Ii quella Biblioteca sotto Titus Livius, p. 363, come segn. Q. iii. n. ,:ii., rna ora porta il n. 1554.

11 II presente e di scrittura pili corretta del Riccardiano, rna nella 1~7.ione I' uno non rlifferisce quasi pun to rlal!' altro.

() AV1Jertimenti, vol. i. p. 107, ov' e detto cbe era allora in potere <Ii Marcello Adriani.

jl Esso fu pur veduto ed allegato dagli Accademici della Crusca nelle due prime impressioni del lora V ocabolario, rna al tempo della terza (r69[) semhra che gia fosse smarrito.

'I Ecco Ie sue parole secondo i codici I.). D. vi, e Lansdown r 178 della Biblioteca rlel M useo Britannico in Londra: Si prieront pour vous ceuls qui vouldront sa1Joir l' art de la chevalerie et prendre pxemple aux mrtus anciennes quant Us 1)erront que par vostre bonne ordonnance cestui livre qui oncques mais n' avoit este touchie, est remis en lumiere.

147. MS. Spagnuolo. Vedine la descrizione in fine del presente Catalogo.

148 Cod. cartaceo in foglio, del sec. xv; a due co­

lonne; di carte scritte 252; co'titoli rubricati; ornato di ventitre grandi iniziali messe ad oro, e fregiate all' intorno di rabeschi in colori; colle iniziali minori alternativamente in rosso ed in azzurro, e colle insegne della famiglia Donato di Venezia miniate appie della prima faccia. r

LA CITTA DI DIO DI SANT' AGOSTINO VOLGARIZ­

ZATA.

Precede il pl'ologo, che illcomincla: Era quel tempo qi'l Roma essendoui entrati egotti ec., e finisce: rnackiamasi cosi corne tueti qUi diyllo po­poro sicniamano .figliuol~· aisrael. Principia indi l' opera cosl: Gomzcia ilpmo libra della gloria­s'iss'ima cipta didio. Cite no jitrona faete mai verune guerre nelri fjli liuzeitori pdonassmlO aali '1:inti pli dii loro. cpto In.-La Gloriosissima cipta di dio 0 uero quando viuedo p fede inqsto eol'8o tem]Jorale ee.; e termina >lopra Ia carta 244 come scgue: rna cltui hasta no admc ma aaio cogratulandosi mecno nerendano gratie gloria eo­nore al paal'e e alfigliuolo ello spirito mnnipotente dio ineeelsis insecula seculorwn Amen. Finito ad­laude didio Amen. Le ultime otto carte conten­gono la tavola de' capitoli di tutti i xxii libri, in cui l' opera e rlivisa.

Di questo celebre volgarizzllmento, attribuito dal Gorbillelli (senza pera accennare d' onde ne tmesse la notizia) a Jacopo PusRavanti, e citato, che ben il valea, dagli Accudemici della Grusca nel ioro V ocabolario, tl'omnsi tre diversi codici fra' Oanoniciani, e tutti e tre di 11101to pregio. II primo si e il presente. scritto senza fallo da un Fiorentino con non poca diligenza, e di tal bontit di lezione che in mancunza dell'originale stimiamo non si possa quasi dcsiderare ultro eli meglio. II secondo vedilo descritto sotto 11 n. 15 J, ed il terzo sotto il 297.

149. Cod. membranaceo in foglio, della seconda meta

del sec. xiv, a due colollne, co' titoli rubricati, colle lettere iniziali de' capitoli colOl·ite alternati­vamente in turchino ed in rosso, e composto di carte scritte 275.

TltATTATO l>EI,LE UTiLITA VILL~;RE(,CE IH PIERO

r Cio sono: In campo d' argento due fascie abbassate vermiglie. e tre rose in capo dello stesso colore. Sopra 10 scudo e un elmo avente per cimiere una branca rli leone di color naturale che tiene aggranfiata una rosa vermiglia.

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159 CODICI MSS. CANONICIANI ITALICr.

DE' CRESCENZI, TRADOTTO DAL LATINO IN To­SCANO NEL SE(;OLO XIV.

Precedono due lettere dell' autore; la prima a frate Amerigo da Piacenza, che incomincia: At uooerabile i xp'O padre e segore spir·ituale huomo di soma religione e sapientia. frate Amer'igo da pia­genza del siitissimo ordine de frati pdicatori [lene­rale: maestro diflnissimo. Il suo piero de crescenti Cittadino. di bologna. se medesimo aogni sempre comandameto. e fl'uigio apparecc1~iato. Concio sia cosa chel presente libro delle Vtilita Villerecce ee. ; e Ia seguente ineliritta a Carlo II. 1'e eli Sicilia e Gerusalemme Ad esse succede la tavole de' capitoli di tutta l' opera; indi principia questa COS1: lncomincia iUibro delle Villerecce ·otillita di piero di Crescenzio Cittadino di bologna a honore diddio e del serenissimo Re. Karlo.-C!~meio sia cosa che perla uertu della prudentia ec., e finisee : e di ·oimini si puo fare le cOl·be dIe ceste eUe gabbie e molti aUri arnesi e stouighie dibisogno e anco le siepi secche; che so no Ie ultime parole del capi­tolo vC.xIvi, il quale tratta Di queUe cose clte fare si possono del mese di dicembre.

Di questa traslazione, che il Salviati (Avoert. sopra il Decam. voi. i. p. 123) chiama una delle principali scritture del vol gar nostro, la copia che qui abbiamo, sebbene non sia senza difetti, e sommamente pregevole, non solo per e!'sere an­tica, e, avuto rispetto all' eta, molto corretta, rna ancora e soprattutto perche in genera Ie e di lezione assai migliore di quante stampe sonosi finora fatte di cotal opera.

150. Cod. cartaceo in foglio, del sec. xv, a due colonne,

colle iniziali de' libri contenutivi miniate a colori e ad oro, e con quelle de' capitoli alternativa­mente in rosso ed in turcbino. Appie della prima faccia vi si trovano inoltre, sostenute da due leoni, Ie armi seguenti: in campo balzano, 0

diviso per piano nero e d' argento, una civetta d' argento nel nero. e nera nell' argento. E tutto il volume consta di carte scritte 220.

I LIBRI XI, XII, ec. FINO AL XXII INCLUSIVA­

MENTE DE'MoRAL[ DI SAN GREGORIO MAGNO I

SOPRA IL LIBIW Dl GIOBBE, VOLGARIZZATI.

Principia il volume COS!: In nomimine Dni Nri yftu Xpi Et gloriose uirginis matris eius Amen.­Qui chomincia lundecimo libro libro (sic) delli moralli de sancto Gregorio papa sopra il libro de Job.-Come nela lUga opera no debba esere da riprendere la mutacione de 10 stille cioe adire del parlare ec. E termina con questa parole, che 80no Ie ultime del libro xxii: eUe sono proferte CD impecto piu cocoote et co piu riscaldato spirito. Af!W.n. A ~pres80! ~n .inchio8tro ross?, leggev,isi : Flmto 10 hbro u~gte8'lmo secondo deh moralh di

miser santo Gregorio pap(t et parte quarta di q?~lli pre,qemo miser domenedio cke siano utelli allanime de cke lezeri'ino. Amen.

II volgarizzamento che qui abbiarno de'libri x!, xii, ee. sin al fine del xix, e quel10 gia noto ell. ~esser Zn.nobi da Strata, citato dagli Accade­mWI della Crusca nel 101'0 Vo('abolario, e stato impresso tre volte; la prima in Firenze per Nie­c"lo dan~ Magna nel 148(j, in 2 vol. in foglio; Ia ~econda Jl1 Roma fra il 17 T 4 e il 1730, in 4 tomi III 4().~ e.1a terza ~n Napoli negli nnni J 745 e 1746, aItrmn III 4 toml, in 4°., rna In ver;;,ione de'tl'e libri susseguenti (xx, xxi, e xxii) e al tutto di­versa da quell a che ieggesi nelle suddette stampe, fatta <Itt Giovanni \1a Tus~ignano in continuazione delb preeedente di messol' Znnobi; ne sappiamo cbi ne sia l' antore.

15l. Cod. cartaceo in foglio, del sec. xiv, a due colonne;

in bella lettera; colla prima grande iniziale mi­niata, e Ie altre pili piccole colorite alternati\'a­mente in rosso ed in azzurro; co' titoli sl de' libri che de' capitoli ru bricati; coil' arme della famiglia Villani di Firenze 5 miniata appie della prima faccia; e composto di carte scritte I64.

LA CI'fTA DI DIO DI SANT' AGOSTINO, VOLGA­

RIZZATA.

Precede il prologo del santo, ehe cosl inco­min cia : Era in qetlo tenpo qando roma esendoui entrati e ghotti ec., e finisce: ckome. tutti. qegli. di 'lello. popolo. sichiamano. jigliuoli. disdrael. L' opem principia: La gloriosisima citta di x.o 0 vero 'lando vivendo p fede ec., e termina: acckui pm'e tropo e acckui pare poco. mi perdonino rna acclbui basta n'O ame rna a dio conqratulandosi meea nerendano gratie e gloria eonor~ alpadre eal .figli­ttolo e to spirito santo omipotente iddio inecelct'is In sechula sechulorum. Amen. Finito e tucto elibro deciuitate dei del santisimo e gloriosisimo doctore sallto Aghostino Copiato e scritto p me piero dibuo­naghuida dimartino alpesente veditore in dogltar.a di jirenze A pitizione delnobile kuomo franciesco di giovanni di Villano di 8toldo ciptadino di jirenze Adi xxxi dimarzo mccclxi. deo gratias. Amen.

11 presente manoscritto, che e il secondo dei tre che abbiamo detto conservarsi di cotal volga­rizzamento in questa Biblioteca (v. num. 148), nO.n solo e in bonta di lezione pressoche eguale al prl~o, rna e an corn, non che di quello, di quanti altr1 se ne conoscono e in I talia e fuori pili antico. Egii ha oitre a cio la notabile particola­rita di essere stato e fat to scrivere, e posseduto da Francesco Villani, figliuolo del celebre cronista Fiorentino Giovanni, com' e manifesto dalla nota

8 C~oe: In campo d' oro con addentatura vermiglia all' intorno, un ~n~o alato nero, sopravi uu lambello di tre pendenti, pure vermlglio.

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161 CODICI M88. CANONICIANI ITALICI. 162

che vi stu in fine, riferita di sopra, e dall' arrne de' Villani che vi si trova rniniata al principio.

Di eSlm versione sonoci tre diverse stampe: la prima senm alcuna nota tipografica, rna che cre­desi fatta in Venezia fra il 1475 e il 1477, in foglio picl'olo; Ia seconda di Venezia assoluta­mente, data fuori nel 1742, in 2 vol. in 4D., e I' ultima di Bologna, fatta dui fratelli Masi nel ] X20, in 12 volumetti in J 60 ., rna tutte e tre di poco 0 niun conto quanto al testo. Onde sti­miamo che furebbe opera mo!to Iodevole chi va­lendosi de' due codici Canoniciani sopraccennati ne pl'ocurasse una nuova.

152. Cod. membranaceo in foglio, del sec. xv, con fregi

e lettere iniziali miniate ; composto di carte scritte 56, a due colonne. 1. Car. r. IL LIllRO DELLA CONSoLAZIOxr, :FILOSOFICA

DI BOEZIO, VOl.GAIUZZATO (senza titulo). Incomincia: Boetio consolo de roma essendo

mpS80 enpregione 1'1'1' false aecusalione faete de lui feee qllisto libro per eonsolatione Sl~a Et eomezase alamentare dieendo Jo ooetio clte solea perlitempi passati con alegro 7 fiorito studio ec., e finisce: pero eke grande necessita deprooita ne 'iposta se non 11oo1ete dissimttlare, quando adoperate denanze apli­ocehie del piudece ehe ttede tltete {ecose. Qui finisce ellioro de Boetio dela consolatioe.

Domenico Maria Manni nella sua prefazione al volgarizzamento eli quest' opera fatto da scr Al­berto dalla Piagentina, e dato in Iuce in Firenze nel 1735, in 40 ., aHa p. xi, accenna di essa una versione di Giovanni <la Fenno, della quaIe (ag­giunge egIi) era un manoscritto lwlb liururia eli santa Maria Novella di Firenze, che poi 8i perde. Cotal versione e al parer nostro b prescnte; e siamo indotti a COSl credere in primo luogo daI trovarla qui unita con un' altra eli un trattatello di Cicerone fatta appunto da esso Giovanni; e secondamente daI vedere che la lingua e 10 stile dell' una sonG in tutto e per tutto conformi alIa lingua ed allo stile dell' altra.

II. Car. 44. TRATTA'l'O DELI,A VECCIIIE?ZA, lJI M.T. CICERONE, VOLGARIZZATO I)A MESSElt GIOVANNI DA FI<:RMO: colla scguente nota in margine: Questo libro rnando Tnfyo auno Citadino de roma elquale si cltiamaua Tito atie/tO p en aueua stndiato 'i athena.

Incomillcia: 0 Tito actieo SI3 en alcuna euosa io Tulio frequete mente to adiudo (' eondessiderio te leuo lutno pensiero el q'uale net tttO pecto fermo teeuoce ec., e finisce: Quisto 0 aunto addirte de laueccltiezza alaquale dio eluoplia eke ce nepnate adcio cite quello eke auete od'ito dame pnandolo lopossate pfermare. Qn'i finisee ellibro de Tnlio della Uecehiezza Vo(qarizato per lI-fej: Gioztangne dafermo.

Di questa volgarizzatore non troviamo alcuna

notizia. Non sarebbe egli quelmosser Giovanni da Fermo, che dal 20 luglio del 1412 sino al primo di gennaio del 1418 fu vescovo della citta stessa di Fermo, e che quindi traslatato da Papa Martino ValIa sede di Fano, in questa si mOrl noll' anna susseguente t? Le versioni che qui ab­biamo, sono pel' nostro avviso di quel tempo.

153. Cod. cartaceo in foglio, del sec. xv, in bel carat­

tere, a due colonne, co' titoli rubricati, composto di carte scritte I2S, ed ornato al principio di una elegantissima miniatura. Ha inoltl'e dodici grandi iniziali miniate; e Ie altre iniziali pill piccole vi si trovano colo rite altel'llativamente in rOS80 ed in azzurro.

LE VITE DE' XII CESARI Dl SVETOXIO VOI.GARIZ­ZATE col titolo: Qui eomineia 10 lihro di Ga,'lJo slletonio tranquillo de la uita di do­diei llJ1peradol'i.

Prineipiano : Lioro primo del diuino Gayo Julio Cesare,-G. Julio Cesare pe}'de 10 padre ]'imanendo in eta eli sediei ann£ ec., e tel'minano: come certa­mente aduenne inpoeno ditempo per la astillene'ia e pedorepimento degli Jmperadori ene seguiro.-Qni finisee 10 d1lodecilIIo et ultimo lioro eli Gayo suetonio tmllfjuillo de la uita di dodeei lmperadori.

Questo voIgarizzamento, fatto, secondo che a Doi sembra, intorno alIa meta del sec. xv, non e Illai stato stampato. Chi ne sill. l' aut ore non sappiamo, ma sellza fallo ei fn un Toscano. Un altro testo della medesima versione sta nella Lau­renziana sf'gnato viii, pluto lxi, ed un terzo, che fu gia del ball Farsetti, ed e riferito nella sua Biblioteca Manoscritta tra' Codici Volgari sotto il num. cxx, l'onservasi nella l\fl1rciana di Yenezia.

154. Cod. cartaceo in foglio grande, sec. xvii, composto

di carte 6 I, e sparso tutto di figure geometriche e di bei disegni architettonici.

I. Car. 1-24. Trattati di Ge01netria p Impa­rare II.Modo Di .f'ortificlwr secondo ilfolti Auttori.

Incomincia: Parte Prima. Figzl1'a Prima C /

A D Se Vna Linea Betta chaderd 801"«

B vn altra Retia ec.; e finis('e: si chia-mano forti dipetldenti (; uero Preuentiui.

II. Car. 24. verso. Trattato dt Artiglieria. In qual Maniera si clwuanp it Pouto a Gli Pe'::.i. AUe1·timenti.

t Yedi Ughelli Ralia sacra cum additionibus Nicolai Coleti, t. i. col. 667, &c.

y

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163 CODICI MSS. CANONICIANI ITALIC!. 164

Incomineiu.: La Pma si e eke il Pezo sii di Anima Rottonda ee., e finisee: Non lerira in A ma ben si in B.

III. Car. 28. verso. REGOLE ED ESEMPI PER LA CO­

STRUZIONE DI ALCUNE DELLE PRINCIPALI PART I

DI CERTI EDIFIZII.

Ineomineiano: Porte.-Regola General delle Porte ee., e terminano con disegni.

IV. Cal'. 53. DELLE DIVERSE OPERAZIONI PER DE­

SCRIVERE OROI,OGI SOLARI VI <;tUALUNQUE SORTA.

Incomineiu.: Operatione Prima. SOP.a il Piano Orizontale ee., e finisce: queUe delle meze ore sono puntegiatte.

Tutto di una mano, ed evidentemente di un solo autore ed autografo si e il eontenuto del presente eodice; rna chi poi esso autore si fosse e di quale patria, non ei e venuto fatto di seo­P!irlo. Da' suoi ~critti e da.' slloi disegni rile­vmmo solo ch' egh era un arehitetto, e sebben rozzo nello scrivere, nell' arte sua peritissimo.

155. Cod. membranaceo in 40 ., del sec. quattordicesimo, con lettere iniziali colorite in azzurro e titoli rubricati, e composto di carte scritte 130.

I. Car. I-I2I. LA SCALA DEL PARADISO, 0 CELE­

STIALE, COMPOSTA IN GRECO DA SAN GIOVANNI

MONACO SINAITA, DETTO CLIMACO ED ANCHE

SCOLASTICO, TRADOTTA DI GRECO IN LATINO DA

FRATE AGNOLO DELL' ORDINE DE' FRATE MI­

NOR!, E DAL LATINO IN VOLGARE DA UN ALTRO

FRATE ANONIMO.

Essa e preeeduta da due prologhi, dalla tavola de' eapitoli, e da un terzo prologo. II primo, ehe e intitolato: Prolago come questa libro si translato di gco in latino, principia: Seeondo la sentenzia di lIlessere sancto Jaeopo ee., e finisee: di greco l latino coreti .qli anni dn'i. m.cccO. Al tempo di papa Bonifatio. II secondo ehiamato it prolago di questo libro, comineia: Questo libro eopuose uno delli sc'i padri antieki ec., e termina: p ehe elimax 'i lingua greca nella nostra lingua latina uiene adire scala. Ed il terzo, che e del volgarizzatore, ha il s~gnente principio: Jo frate eke 0 preso a trasla­tare questo libro di latino 'i uol.qare ec., e finisee: e p carita ui piaccia prepare iddio p me. Comincia indi l' opera cosl: flat buono e sopra buono e tutto buono Dio e re nostro faceiamo il principio ec., e ne son queste Ie ultime parole: cheglie cagione di tutti beni 7 fue 7 sara sepre p tutti li secali mai se­pre. amen.

I1 presente volgarizzamento c opera del miglior seeoIo della TOBeana favella, e hencM sparsi vi sieno per entro alcuni Iatinismi, son eglino tut­tavia assai picciol numero verso Ie tante pure e belle voci e vaghe maniere di dire che di conti­novo vi si trovano: tre Ie quali parecehie aneora vo n' ha, di cui i nostri vocabolarii mancano 301

tutto, e che dovrebbero pur esservi. Aceennano di esso i bibliografi quattro diverse Rtampe; rna da due ehe ne abbiamo vedute, ehe sono la prima del T478, e la quarta del 1517, faeendo ragione delle clue altre, stimiamo che sieuo tntte pessime. Onde voleudosi egli cit are, converra far usa di testi a penna; ed a tal uopo il presente, che e buono assai, potrebbe essere il caso. In questa eollezione ehe deseriviamo ne sono altre tre eopie, rna di poco 0 niun pregio. Vedine la notizia pili innanzi sotto inurn. 249, 271 e 295.

II. Car. 121-127. Questo e il fmone di sco gio­tu"ini at pastore.

Ineomincia: In questa libra matiale 0 admira­bile ee., e finisee: et portlido essa bta la illuzatioe 7 la pfoctioe di se medesima. Dea gras. Amen.

Fl"a Ie Opere del suddetto santo, impt'esse in Parigi ne11633. in foglio. per cum di Matteo Radero, quest' opuseolo, che tratta della Cura Pastorale, e ehiamato Epistola, e tale e vera­mente, ed e indiritta a Giovanni abate del mona­stero di Raitu. Quanto poi alIa versione, senza faHo essa an cora e della penua di colui che volga­rizzQ l' opera precedente.

III. Car. 127. Incomincia la uita di sco giouani abbate di mote synai decto scolastico loquale scpse ijste tallole spuali cioe la sca scala. la ijle scripse copendiosaffde Daniello humile monaco del monasterio di Raitu.

Quale losse ta cita degna. desfe ec., e termina : ]H a detro J)tengono doctrine contemplatiue. Deo gratias. Pinisce la uita di san giouanni climaco. Deo gratias.

L' original Greco di questa Vita, aceompagnato da una versione Latina, trovasi riferito nel cap. iii. dell' lsagl)ge dal Radero premessa alIa scala del prefato santo nell' edizione sopraccennata.

156. Cod. membranaceo in 4°., del sec. xv, colle iniziali de' trattati contenutivi mini ate a oro e a colori, co' titoli in inchiostro rosso, e composto di carte scritte 218.

I. Car.!. Bellissima et dillota rneditatione ouero conternplatione facta della sacra messa.

Incomincia: La prima opa eli lece el nostro si,qnor m·if yliu xpo in questa modo ee., e finisee: 7 poy la sua gtia inscla seclo'lf am.

II. Car. 12. NOTA DEI,LA PERFEZION.~, CIOE DELLA

MENTALE AZIONE, SECONDA FRATE UGO PAN­

CIERA.

Ineomineia: Lametale actoe e c1tiata da molti meditatoe 7 J)teplaczoe ec., e finisee: lundata 'i con­tinua raxone. Deo gras aml3n.

Questa nota e propriamentc il capitolo V di un traUato della Petfezione composto da esso U go Panziera, che insieme con altri opuseoli del mede-

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165 CODICI MSS. CANONICIANI ITALIC!. 166

simo trovasi gia in istampa, ed anche nel codice che deacriveremo appresso, segn. di num. 299.

III. Car. 19 . .Eloc est clara et limpida resposio dece1n subtilissima'lf questionum edita a re­ueredissimo in X po patre 7 dno dno Johane de floretia ordinis predicato'4- dei et aposto­lice sedis gratia tituli scZ sisti presbitero Cardinali.

Incomincia; Alte questioni ec., e termina; di quello allui e pi~t grato. Valle.

Autore di quest' opera e il beato Giovanni di Domenico, 0 Domenici, del quale abbiamo fatto parohL nel deacrivere il cod. di num. 124, conte­nente il suo tmttato dell' A more della Carita. Di easa pera niuna menzione si rinviene nel catalogo de' suoi scritti datoei colla sua vita dai padri Quetif ed Echard nella loro biblioteea degli serit­tori Domenieani, t. i. p. 7°9 e 770, e seuza dubbio ella non e mai stata stampata.

IV. Car. 95. Diuoto tractato sopra due beatitu­die cioe Beati pallpes et tJti mites. Et come dio creo tlltte Ie cose pia .yua sapietia et clle tutle creatue nesiano come vno spechio p :wlire alta belle%a conteplando del suo crea­tore.

Incomineia; Videns Yils turbas ascendit in motes. come dice it pila dauid ee., e finisce: Dio ti benedica in tra 7 z'n cielo. Amen Deo ariis.-E::c­plicit tiber dfii Johanis de floretia ordin~is pdicato'lf.

Neppur questo trattato, che come leggevisi in nne, e aneh' esso del suddetto beato Giovanni, fu noto ai prefati padri Quetif ed Echard, e crediamo che esso aneora sia inedito.

V. Car. 130. verso. TRATTATO SOl'RA IL MODO DI CON­TEMPLARE, DETTO SCALA DE'CLAUSTRAL~ COM­POSTO DA SAN BERNARDO ABATE DI CHIARA­VAI"I.E.

Precede la tavola de' capitoli, e sopra 130 car. I31, dopo un lungo titolo, cOl11ineia il trattato eosl: Al suo fratello in mpo diledo frate Gerua::ce Bernardo dilectarsi net Signore.- Uno giorno es­sendo io occupato circ1~a faticha corporale {" man­uale ec., e nnisee: pfino eil uediamo it dio di dei insyon am.

E questo un volgarizzamento Toscano, fatto, al parer nostro, in suI finire del sec. xiv, di un' ope­retta Latina, attribuita bensl, come qui la veg­giamo, a San Bernardo, ed anche, com' e in altri eodici, a Sant' Agostino, ma la quale in vp.ro non e ne dell' uno, ne dell'altro di tali scrittori. I dotti padri Maurini, e con essi il Dupin, il Cn,ve, I' Oudino ed altri. stimano eh' ella sia di certo monaco Guido, 0 Guigo, quinto priore della Cer­tosa Maggiore, il quale viveva nel seeolo xii.

VI. Car. 147. TRATTATO DEL DIVINO AMORE, CO1\[­POSTO DAL SUDDETTO SAN BERNARDO.

Le prime due carte contengono Ia tavola de'

capitoli. A questa seg-nita una breve epistola che incomincia: Alto iUustro huo mil americlw diacono cardinale et cancelliero della eclesia Ro­mana. 'l;nardo ehiamato abbte dichiaraualle. Vzue alsignore '( moire nel signore.- Voi solauate doma­dar'e a me ee., e termina: eke sono piu diligeti 7 suffieieti aeio. Principia qnindi il trattato cosl: Voy uolete aduq, udire da me ec., e finisce: ehe de dectare 1maltra uolta cose noue.

L' originale Latino di questo trattato e vera­mente di san Bernardo, e sotto il titolo de dili­gendo Deo insieme call' Epistola che qui seguita, 111. quale compone di esso i quattro ult,imi capitoli, trovasi nel I vol. col. 589 e seg. delle opere del medesimo santo, stampate in Parigi nel I 7 J 9, in 2 vol. in foglio per cura del p. Mabillon; ma non abbiamo eontezza alcuna del traduttore.

VII. Car. 189. EPISTOLA DEL DIVINO AMORE CO1\[­POST A DAL DETTO DOTTORE SAN BERNARDO, ALL! DIVOTI FRNfI DELLA CERTOSA ec.

IncGl11incia: Jo dico che qUa e 1teraee ef sincera earitade ec., e finisce: dauere ad altrui fJpassione­uole misericordia.

VIII. Car. 199-'206. Qui si fJtengono alcune cose O1'dinatorie {" molto necessarie clte si fJuegono albene della diuota ''ifessione.

Ineominciano: Perc/te lapurita della fJsciil ee., e finiscono; et te pater ut oretis :p me.

IX. Car. 206. verso. Questi sonG Ie diece comada­meti dela legie. Li quali cadauno xpiano dee obseruare.

Incomineiano: Primum preceptum. .Non ave­rai ne adorerai dio non cognosciuto ou istraniero ec., e finiscono: oue1' alcuna altra sna cosa.

X. Car. 207. verso. Questi sonG gli dodeci arti­culi della fede cltatllOlica facti p Ii dodeci apostoli.

Incol11inciano: p.a sco pietro. Oretkr in dio padre ec., e finiscono: Tadeo. Oredo eft sia vita eterna. Amen.

XI. Car. 208. ENUMERAZIONE DELLE OPERE DELI,A MISERICORDIA CORPORALE; DI QUELLE DELI"A l\IISERICORDIA SI'IRITUALI<~; DE' SACRAMENTI DEL­LA CHIESA; E DE' DONI DELLO SPIRITO SANTO.

XII. Car. 209. Incomzcia una diuota {" utille rf'essione cltefa laia adio suo sigre p uegnire adhumilita 7 compuntoe di cuoe.

Le prine'pate tue vie 0 signore ec., e nnisce: Signore no mi ripredere nel tuo furore.

XIII. Car. 'lIZ. MEDITAZIONI SOPRA I QUINDICI PUN­TI DELLA PASSJONE DI N. S. GESU CRISTO RIVE­I.ATI A S_-\NT' ALBERTO VESCOVO Dl ALLEMAGNA; GLI OTT I DOLORI DELLA VERGINE MARIA j UN' ORAZlONE eHE PORTO L' ANGELO A FRATE GILIO DI SPAGNA eOMPAGNO DI SAN FRANCESCO, ED ALTRE ORAZIONI E COSE SPIRITUALI, CHE F INI­seoNO: come se dobiamo inebriar et inamorar del suo amore. amen.

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167 CODICI MSS. CANONICIANI IT ALICI. 168

157. Cod. cartaceo in 4°., della fine del sec. xv, con let­

tere iniziali colorite. e composto di carte scritte 58.

SINONIMIA Ml';DICO-FARMACEUTICA DI MAESTRO MONDIKO, TRADOTTA DIn LATINO IN VOLGAR Y ENEZIANO PER UN ANONIl\W.

Oomincia il volume con un breve prologo del traduttore in questa guisa: .Adsit PJ"incipio virgo maria meo ame. .Al nome sia de culltY el ijl sofri morie e passion ec. Qui de driedovoio metere in scrito ysinony de maistro JJIondin et ancora la soa notllOmia ec. L' Anatomia pero non v' e. Indi principia la Sinonimia cos1: Arthemixia. i. mat9

hba2f ec., e finisee: Zeractis alcaripsi. i. se. apii. Appresso seguitano due rieette, la seconda delle quali termina colle parole: e cussi cazerano Ie foZe ellifiori.

Dei diversi Mondini, tutti medici di molta fama, ma di diverse patrie, i quali hanno fiorito in !talia nel secolo xiv, quello del Friuli, secondo il Tiraboschi (Star. Lett. Ital. t. v. p. 281 e seg.), fu r autore della presente operetta.

158. Cod. cartaceo in 4°., della fine del sec. xvii, di car.

I 76, con un'arme in colori al principio, e due rozzi disegni acquarellati fra il testo; l' uno rappre­sentante N. S. Gesu Cristo mOl-to, l' altro la sua resurrezione.

PRISTVPI' MOI .. ITVE· KGNIGHE'YAN­GHIELIA· OFFERTORIA . PRIGLASIA· I· OSTAI.O· Stampana it RIM v, po nat;inu Rimslcoga Missala istomafena, po Bartolomeu Kas­siohiu, Popu Bogoslouzu, od Druxbe JESVS80VE it Jesilc Dubrouaeki, Prepisane ad menne J alcoMa Bisantiehia, i ponapraugliena it Kottorslcomu Je­silct6, sa moeehi ugoditti Pillc16, ouoga nascega miesta, nelclca sualc usmoxe, primitti korist, utiescenie, i naslaghienie dulwuno, rasumijuehi setosse gouorri, i spieua glasom Redounit;lciem, od slaunieh suetieh, i ottainiel. BOXIEH NAVKAH, sd suit uegliu Nedielitt, i osminu S. VSKARNVCHIA u.

Oominciano: V NEDIEGLIV ZVIETNV ALL1 VEL­LIKV ee., e finiscono: budenw priuedeni. Po isto­mu Jesulcarstu Gospodinu nascemu. R. A men.

11 tempo, in cui questo lavoro e stato fatto, trovasi accennato del medesimo carattere di tutto

u Che e a dire: Introiti, Orazioni, Epistole, Vangeli, Ojfertorii, PreJazii ed altro, stampati in Roma secondo il rito del Messale Ro­mano tradotto per Bartolommeo Cassio, prete teologo della Compagnia di Gesu, in lingua Ragusea; trascritti da me Jacopo Bisanzio, e ri­dotti in lingua Cattarina per piacere al popolo di questa nostro paese, .fl cite possa ognuno ricevere utilita, consolazione e diletto spi­rituale intendendo ciO eke si dice e canta du' sacerdoti ne' misteriosi divini u.ffici di tutta la settimana santa e dell' Ottava della Re­surrezione.

il resto, innanzi al soprarifel'ito titolo come segue: Nd Dan Parul Lugl'ia Miesezza 1699, cioe: Adl primo del mese di Luglio 1699.

159. Cod. cartaceo in 4°., del sec. xv, composto di carte

scritte 59. 1. (Jar. 1-46. VITA E TRANSITO VI SAN GIROLAMO,

col titolo: 7'ransito di stu Jeronimo,. versione dal Latino.

Incomincia: Chap'itolo jlmo.- el beato santo Jemninw seeondo en dice nela fine di vno suo lib~'o i' titolato ec., e finisce con qu~ste parole del cap. xxvii: ando poi p quela c1.axone areuixitare el corpo del beato Jeronimo.

Sono eguahnente ignoti e r autore dell' original~) e quello della versione.

II. Car. 47-51. DUE LAUDI A GESU, senza tit010 e senza nome di aut ore.

Eccone i capoversi: I a. Jesus fazo lamento.

Questa trovasi impressa fl'a Ie Laudi del beato J acopone da Todi tanto nell' edizione di Venezia fatta dalBenalionell514 (car. r02verso),quanto nell' altra pur di Venezia procurata dal Tresatti ne116 I 7 (p. 1168).

za. Jesus mio signor dileto. Anche questa e nella suddetta edizione delle

Laudi di J acopone fatta dal Benalio (car. 3 verso), ma non come di quel poeta, e senza nome d' autore.

III. Oar. 52 ec. CAPITOLO IN TERZA RIMA, NEL QUAL:E: L' AUTORE PRETENDE PROFETIZZARE DIVERSE COilE CRE DOVEVANO AVVENlRE (ma ehe senza fallo erano gia occorse) IN ITALIA ED IN ALTRE PARTI D' EUROPA FRA IL 1460 E IL 1470.

Incomincia senza titolo cosl : Leua la mente 0 spirito gentille ;

e finisce : " Et qualloldamo come redemptort.',

e come llOnipotems deus deor2f t::', contuta mente e viserato chuore"" p in:finita secltUla seeulo2f

Teodorus ariminensis Ana diii Mceco Lviii iiii oct6br. Se Teodoro da Rimini, che qui si nomina, sia

l' autore di tal capitolo, non sappiamo; ma F anna sopra riferito e fuor di dubbio un' alzata d' ingegno 0 di chi Bcrisse, 0 di chi eotal cantafera trascl'isse per farIa credere veramente dettata da spirito profetico.

160. Cod. carta ceo in 4°., del sec. xv, con lettere iniziali

colorite in azzurro, e composto di carte scritte 75·

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169 conICI MSS. CANONICIANI ITALIC!. 170

L' ARTE D' AMARE Dr OVIDIO TRASLATATA IN TER­ZA RIMA, senza nome di traduttore.

Comincia il volume con questo verso: Amor cite 11 dolceza il ciel choregie,

il qual e il primo di un breve capitolo pure in tor­zine del traduttore, in cho egli accenna il motivo onde prese a fare cotallavoro, e si Ecusa del suo inelegante scrivere confessandosi d' ogni scienza broUo. Seguita quindi la versione, che principia:

Se a~qun di questa popol segue lorma ; e termina:

Olte uii 11 no sa per pel modo spersi. So no di essa a noi noto sette diverse stampe:

una fatta in Milano (ehe e forse la prima) nel 148 I; una in Torino nel 1503 ; quattro in Venezia tra il1522 e i11547, ed una in Brescia nel 1549; e tutte senza il nome del traduttore. Sappiamo pero essere stato questi Troilo degli A venanti, Ferrarese, che viveva nella prima meta del xv. socolo, e ne caviamo la notizia dalle Addizioni e Oorrezioni di Angelo 'reodoro Villa alla Biblioteca de'Volgarizzatori di Filippo Argelati, t. v, 0 parto ii. del t. iv. p. 605.

161. Cod. cartaceo in 4°., del sec. xv, con iniziali co-10lite e titoli rubricati; e composto di carte scritte 99. 1. Car. 1-45. El'lSTOLA DEL BEATO EUSEBIO, LA

QUALE MANDO AL BEATO DAMASO VESCOVO POR­TUENSE E A TEODOSIO SENATORE DI ROMA,

DEI,LA MORTE DI SAN GIlWI,AMO. Incomincia: Al padre Beuerendissimo Damasio

'Vescouo de portunense. Et allo cltristianissimo Theodosio Senatoro de Boma Eusebio disci polo cite fo del sanctissimo Jheronimo ben che ora :puato de lui cu pietoso dolore et suauissimo gaudio. in molti muodi et uarie conditione dio a parlato a tuti nui oc., e finisce: Si cIte 11 sua mificordia nelaltro ce done .de possieder tiego la sua eternale beatitudine nella qualle t~, sei collocato i' secula seeulo1J. amen.

II. Car. 45. verso. Qui comenza la epistola de santo Augustino mandata a Cil·ito uescouo de Jherusalemo dela magnijicentia e uita del glorio8o sco Jheronimo.

At campione della santa madre eniexia et della gloriosa fede christiana ec. Finisce: Impro cne nullo dubiti che quello che eUo vuole et dimanda pienamente. e. exaudito dadio.

III. Car. 54. El'lSTOLA DEL VENERABILE CIRILLO VESCOVO DI GERUSALEMME, LA QUALE MANDO A SANT' AGOSTINO, DELLI MIRACOLI DI SANTO J E­RONTMO.

Incomincia: A uolere seguitare le uestigie de cotui lacllui santitade ee., e termina: 0 aug~6Stino prief/ote che te aricordi dime nelle tue santissime oratione. -Oomplita e la pistola ee.

IV. Car. 94. VITA E FINE DEL BEATO JERO~IMO.

Incomincia: Jheronimo fo jigliuolo de Euseb·io nobele homo fo nato del chastello Stridon ec., e finisce: Mori Santo Jlteronimo Intorno li anni del nostro szgnore misier ihu xpo Trecento otanta oto.

Appresso leggevisi una nota, che principia: Questa lezenda e molto troncha et abreuiata. Ma chi 'Vol sapere piu pienamente ec. E dietro ad essa e quest' altra: Oomplita fo la prexente opera. A di zuoba vintioto del mexe de zenaro a ore do emeza de note. Oorendo glianni del nostro Signore Misier ihu xpo. Mille quatrocento setanta tre. Inditione sexta. Alaude della omnipotente dio.

Tutti questi volgarizzamenti, benche qua e la alterati; 0 riempiuti dal copiatore di desinenze e pronunzie Veneziane, sono que' medesimi che si trovano stampati nell' ultimo tomo delle Vite de' Santi Padri e di alcuni altri Santi date fuori dal Manni in Firenze tra il 173 I e il 1735, in 4 tomi, in 4°. Altro eopie di essi stanno ne' eodici di num. I95 e 218, che descriveremo piu innanzi.

162. Cod. membranaceo in 4°., del sec. xv, con titoli ed

iniziali in inchiostro rosso, e composto di carte scritte 84.

La Vita X:piana e Catholica Pede (senza nome d' autore).

Incomincia: Diee 10 apto colui chi no sae. rioe le cosse necessarie ala salute oc., e termina: pur eli oserttamo la condieione posta i' essa. cio e eli 11do­namo alproximo cu tuto el cuore. Deo. Gratias. Amen.

Sotto il titolo sopra riferito, d' invenzione veri­similmente dell' amanuense, e questa l' opera di fra Niccolo da Osimo dell' Ordine do' Minori, ap­pellata 1a Quadriga Spirituale, di eui tre altri testi stanno fra'MSS. cho descriviamo (168, 182, o 225), 0 la quale trovasi gia in istampa. L' autore, che fiorl nella prima meta del xv secolo, fu uomo piissimo ed assai dot to. Ampio notizie di lui e degli scritti suoi (che oltre al presente molti altri ne ha lasciati) possono yedersi nell' istoria degli serittori del suo Ordine compilata dal Waddingo, p. 179, e nel supplemento ad essa dollo Sbaraglia, p. 550 e 55 J •

163. Cod. membranaceo in 4°., del sec. xv, colla prima

iniziale miniata a colori e ad oro, e Ie altre c()lo­rite in azzurro ed in rosso; co' titoli rubricati, e composto di carte scritte 184. I. Car. 1-136. lL LUlRO DELL' ABATE ISAAC Dl SI­

RIA, VOLGARIZZATO DAL LATINO. Precode la tavola de'lxix capitoli in che esso

libro e diviso, seguitata da un' altra dol contenuto del resto nel volume. Principia indi illibro cosi :

z

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171 CODICI MSS. CANONICIANI ITALIC!. 172

Incomicia illibro della bate Ysaac disiria Et prima come laza sidee possare in dio. at del {Jtempto del mondo. Capitolo fJmo. L Anima la quale ama idio insolo dio hae eo., e termina: Beata comunione di diuinztade e conoscirnento diuertude e :p operatione Duona. Deo gratias Amen.

L' opera Latina, di oui abbiamo qui la ver­sione, e che va per 10 pili sotto il titolo di Liber de Oontempt'u mundi, e un raocolto di sermoni e di brani di sermoni intorno alIa vita Contempla­tiva tradotti, non si sa per chi, dal Greco dell' autore sopraccennato. La versione Toscana x fu fatta intorno all' eta di Dante, ed essendo ella piena di pure, belle e semplici voci, e di vaghe forme rli dire, venne poi dagli Accademici della Cl'Usca citata nelloro V ooabolario. Ella e statu. anche due volte stampata : la prima in Venezia per Doneto Locatelli nel 1500, in 80., col titolo di Libro della perfezione della Vita Oontemplativa ; e la seconda sotto quello di Oollazione dell' abate Isaac (che e il titolo sotto il quale i prefati Ac­cademici I' allegarono), in Firenze pe' Tartini e Franchi nel 1720, in 4°. Di chi ella sia, non e punte noto : e circa all' autor Greco de'matoriali dell' opera, il quale fiorl intorno alIa meta del vi. secolo, veggasi, oltre a cio che ne dice san Gre­gorio ne'suoi Dialoghi Y, quanto ne scrivono il Lambecio (Oommentar. de BiOlioth. Vindob., ed. Kollario, lib. V. col. 157-165; il Cave (Script. Eccl. Hist. Lit. vol. i. p. 519; e l' Oudino (de Script. Eccl. t. i. col. 1400.

II. Car. 137-142. Notizie di alcune digne 7 ad­mirabile Vtute del venera bile et sezssimo abbate Isaae desyria extrate del dyalogo di sco ggorio papa.

Incominciano: NeZ przcipio quado ligotti uenero in qste {Jtrade ec., e finiscono: Pietro. Motto mi piace qllo ehe n,ai detto.

N el Dialogo di san Gregorio esse oocupano I' intero capitolo xiv del terzo libro; e la versione ehe qui ne abbiamo, da poche oose in fUOl'i, e quella del Cavalca.

III. Car. 143-165. Orationes ad sanetam cru­cem; ad totam x:pi passioneln, et aliae tutte Latine.

IV. Car. 166. Omelia Origenis presb. de resur­rectione d. n. Jesu Christi.

Inoomincia: In presenti sol'ipnitate loquuturus ~c.

Essa leggesi fra Ie Opere di Origene tradotte in Latino e stampate in Basilea dagli Episcopii

x Un' altra copia di essa, ma ne buona ne intera come la presente, sta nel cod. di n. 271.

Y Ne ci ha dubblio che l' abate Isaac, di cui parla san Gregorio, sia l' autore de' sermoni 8ummentovati, poiche nell' original Greco di uno di questi leggesi appunto que1 detto che i1 prefato santo rife­'risce di lui, che il monaco, il quale in terra cerca possessroni, monaco n@e.

nel 1571, in 2 vol.~cfoglio (vol. ii. p. 450); ma non si crede di lui, ne se ne conosce I' original Greco.

V. Car. 175. verso. Sequentia infesto beate Afarie Magdalene ~e.

Incomincia: Saltw felix Magdalena &c. VI. Car. 176. verso. Sermo in festo conceptioni.<;

beate virginis Marie. Incomincia: Speciosior est solo l:fc.

VII. Car. 183. II, SALMO MAGNIFICAT E DIVERS¥. ORAZIONI IN LATINO.

164. Cod. cartaceo in 4°., della fine del sec. xv, con

due grandi iniziali figurate e miniate, co' titoli ed altre iniziali in inchiostro rosso, e composto di carte scritte 37. z

I. Car. 1-10. LETTERA CONSOLATORIA AD UNA MO­

NACA AMMALATA, col titolo: Consolatoria Domini . ....... gio ad Venerabilem mo-nialem Seraphici ordinis.

Incomincia: DVM . .... COllIO Indeqno Re-ligioso et poco conueniente al pretioso Nome del sacro ordene nostro nominato de Sancto Spirito Vostro carnale et spirituale fradello a vui suor Ohabriella collocata nel sacro .Monasterio do Sancta Ohiara de Murano mille Spirituale Salute eo., e finisce: sidigni condur et mantignir per Infinita Secula SECVLORUM. AMEN.

11 nome dell' autore e stato in gran parte rastiato, ne Ie poehe lettere che di esso riman­gono, ci lasciano indovinare qual fosse.

II. Car. II. QUESTA E UNA OPERETA DE DUO EPI­STOLE DE LO ETERNO PADRE ALE SVO ELLECTE ET DILECTISSIME FLOLE ~ AMOROSE & FIDELIS­

SIME SPOSE DELO SVO GLORIOSISSIMO FIOLO MISER JESV CHRISTO. LA QVALE OPERETA SICHIAMA DIGNITAS SPONSA7j. ZOE LA DIGNITA DE LA SPOSE (senza nome d' autore).

Dopo un breve proemio essa comincia cosl; A 'Dui fioZe carissirne ec., e term ina : chio uifaro nel fine esser beato. Valete.

Anehe queste due epistole, che si fingono scritte dall' Eterno Padre, sono senza fallo dell' autore della precedente.

165. Cod. cartaceo in 4°., del sec. xv, colle lettere ini­

ziali ed i titoli de' capitoli in inchiostro rosso, e composto di carte scritte 32.

Z Secondo che leggesi appie della prima faccla, ei fu gw. Domus Bcti Andree de littore Venetia7j.

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173 CODICI 1\18S. CANONICIANI ITALICI. 174

1'ractato de Ie motte Cstolticie che se c'Ometteno ne Ie bataglie 8pirituale, diviso in xxx capi­toli, composto da fra Domenico Cavalca.

Precede il prologo che incomincia: Legendo me e prouando clw bataglia continua ec. Ad osso suc­cede la tavola de' capitoli colla nota seguente: Nota che doppo zachuno capitulo e scrito uno soneto n~l quale se contone la sentencia del capit'ulo ditto dt sopra al soneto. Principia indi il trattuto COS1: La fnna stolticia si e de quelli chi predeno arme ti'OPPO graue ee., e finisce co'seguenti due versi che sono gli ultimi del sonetto posto dietro al capitolo xxx;

Per la superbia e per la ambitione Vnde slamo tutti in uolta e in sconjita.

. Abbiamo gia veduto questa operetta col nome In fronte cho qui manca, doll' autor omo, il quale fu Domenico Oavalca, nel codice di num. ii. §. 1 J ; ma nella prescnte copia ella ha di pili il corrodo de' xxx sonetti, del Oavalca parimonti, cho il Bot­tari diede fuori per lu prima volta nella stampa da lui proeurata di essa in Homa Hel J 757. Un testo peri) di molto miglior lozione del pl'osonto I'll del trattato, come dei detti sonetti vedilo riferito .... . .. ' pm mnanZl sotto 11 num. 232.

166. Cod, cartaceo in 4°., del sec. xv, con titoli rubri­

cati, e cornposto di carte scritte 196, rna in fine rnancante.

TRATTATO NOVO Dr OONl"ESSIONI<:. Precede il prologo che principia cos1: Inco­

menza el prolego de ~mo tractato nouo de confessione facto et copiato da frate .Micltiele de maestu Dino di cagnoli da bologna :pfesso satta la regola de sancta Benedecto de lordene intitolato sancta maria de monte oliueto,-pcio cl.e la nostra sensualita e fragilita ce tiene ec., e finisce: e de confessarsi :pfectamente cum contricione per saluw'e lanima soa. Explicit prologus. Oomillcia indi il trattato con queste parole: La prima consideratione sie,' Che lanima consideri la soa nobilita cc., e termina: e p quate uolte Io auesse peccu (' offeso adio e alaza mia e all)ximo m'lo mutalmente.

l! sudd~tt? fra ~iichele e egli I' autore, e il Coplatore ll1S1eme dl quest' opera, 0 il copiatore sol tanto ~ Giovanni Fantuzzi nella sua accuratis­sima. istoria deqli Scrittori Bolognesi non fa di lui alcuna. menzio~c.

167. MS. Spagnuolo. Vedine la descrizione in fine del

presente catalogo.

168. Cod. cactaceo in 4°., del sec. xv, con titoli rubri- i

cati, e cornposto di carte scritte 82.

QUADRIGA SPIRITUALE: OPERA DI FRA NICCOLO DA OSIMO DELI! OR DINE DE' MINORI, IJIVISA IN CAPITOLI CXXIV.

P~ec~de, la tavola ,de' capitoli; dopo la quale COmll1Cla 1 opera COSl: dIce lo aplo quello lo quale non sa cioe Ie cose necarie ala salute n'O e ellJ­audito da dio ec., e finisee: Purche obseruiamo la {)~ictione z ess~ posta cioe c7i co tueta 10 core perdo­n.~amo al proxw. ad laude de dia. Amen. Explicit M~r quadri,qe [Jpositus a venerabili Viro fratre J.V~colao de Osimo ordinis mino'4 de abservatia.

Appresso vi si legge: Hic libel' e.~t dni psbiteri Antoni/ de Oollectis de Viterbio capelanus ee." seti Angel~ de spa,ta, nec non hospzlis seti sisti. Xpu­f?r~s ~e .m;'1'ln?S de Arona scripsit z lwspitali seti Slst~ du ~btde3 vulneratus existebat A no J 462, die 7.a Mar.

Tro altre testi di quest' opera stanno fra' eodici che descriviamo; vedi i num, ) 62, 182, e 225.

169. Cod. cart. in 4°., del sec. xv, di carte scritte 132.

I. Oar. 1. CONFESSION ALE, 0 MEDICJNA DELL' A ",urA: Ol'ERA IH SANT' ANTONTNO ARCIVESCOVO DI FT. RENZI<: (senza titolo).

Inc~ll1incin.: Oumm Illivs ltabe. l?tce xO. queste pole dzsse el bono Samaritano ee., e finisce sopra la ca~. 55 ~m'~~,' seguita cft habi dele psecutiOe del mudo. dUf/oW e de la carne. rna ipS0'4 est regnu ce 10 '1f. Amen. Deo gras & onzbs setis.

Pi~ c?izioni, tante del sec. xv, quanto riel xvi sonOCl dl quest opera; Ie quaE benche non molto corrette, sono tuttavia migliori del presente testo dov' ella trovasi non sol di guasta lettura, m~ ancora mancante dell' ultima delle cinque parti ond' e composta. II celebre autor di essa, nato in Firenze il d'i primo di marzo del 1390, fin'i di vivere a' 2 di Maggio del 1459.

II. Car. 57. verso. LAUDE, senza nome d' autore la quale incomincia : '

Leuate su orarnay. Essa e di Gherardo di Astore Gianni, Fioren­

tino, c?e viveva intorno aUa meta del sec. xv, e sotto 11 suo nome leggesi fra Ie Laude di diversi impresse in Firenze pel' ser Francesco Bonaccorsi nel I4HS, in 4°., nella ristampa delle medesimc fatta i!1 Venezia per Giorgio de'Rusconi nel 1.')12, pure .Ill 4°:, e !leU a Scetta. di Laudi Spirituali pubbhcata 111 Flrenze da' Gmnti nel 1578, in 4". anch' essa.

III. Oar. 59-114. Sl'ECCHJO DI COSCIENZA; OPERA DI SANT' ANTONINO ARCJVESCOVO Dl FIRENZE (senza titolo).

Incomincia: Ornnis mortaliu cum ~c. dl'ce sca seuerino nellib.o che fe de la philosophia ec., e t!'r· mina: cauato dala religione. ~fanu da po de let ditta etade. Amen.

Anehe quest' upera di sant' Antonino e stata non poche volte stampata. Elb viene oltro n eio,

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175 CODICI MSS. CANONICIANI ITALICI. 176

sotto il titolo di Trattato de' Peccati Mortali, allegata per testo di lingua nel V oeabolario degli Aecademici della Cruse a a.

IV. Car. 115-118. TRATTATO DE' PRECETTI DELLA CHIESA (senza titolo).

J ncomincia: La pma lege della chiesa la qttale e londata pte in lege niile ee., e finisce: en quato e possihile diana a loro agio di potere udire una messail di de le leste.

Non e questo trattatello se non ehe un brano dell' opera precedente, di cui forma un capitolo che principia a car. 74 verso, e finisoe a 78 verso.

V. Car. I [8-123. TRATTATO DELLE SCOMUNICAZIONE (senza. titolo).

Ineomincia: Nota ancora ehe so no due spede de excomunieaeione eo., e termina: se pma no fa la penitecia della tras.qressione.

VI. Gar. 121-128. Istruzioni diverse pe'confessori; spiegazione presa da sant' Anselmo del significato degli ordinamenti della messa; e nota circa ai gradi di parentela: il tutto in Latino.

VII. Car. T 28. verso. Due brevi scritture; la prima intitolata i 15 segni qfi la'ima e i' caritade e 'i gra de dio; e la seconda: considerazioni da avere da c1zi si vuole ben confessare de suoi peccati.

Incomincia la prima: Primo e haue dolore ec., e la seconda: Primo si {}sideri ec.

VIII. Car. 129. verso. Questa e la copia duna epistola madata da sea bet'nardo auno suo discipulo loquale gie aueua domadato cke .'JOtto brellita gie desse p scrito vna forma de ben uillere seciido dio.

Incomincia: Se pienamente voy caseqtare qllo eil ttt dimadi eo, e finisoe: 10 quale e mifieordioso e piatoso in secula siculo'lj- Ame.

II medesimo opuscolo, rna volgarizzato da altra penna, sta nel eodice, addietro descritto, £Ii n. 123. §. II.

IX. Car. 131. SENTENZE, DETT! E PASS1 DIVERSI [N LATDW, CAVATI DA SAN TOMMASO AQUINATE, DA SANT' AGOSTINO, DA SAN GIROLAMO E DA ALTR1 SCRITTOR1.

Nel margine superiore della car. 132 sono scritti j due segnenti rioordi :

1452 die. 24. rnarcij qd intraui 'i ordie pdicato'lj-. Et nacui 'i ! 427 die vltimo decehris.

170. .MS. Spagnuolo. Vedi in fine del presente catalogo.

171. Cod. cartaceo in 4°., del sec. xv, colle principali

a Un altro testo a penna di eotal opera, rna di gran lunga rniglior del presente, e seritto senza dubbio rnentre l' autore era aneor vivo, sta nella libreria gia rnentovata del ch. sig. dott. Wellesley.

iniziali colorite alternativamente in turchino ed in rosso, e i titoli rubricati; e composto di carte scritte 217.

I. Car. 1-209. V ANGELI ED EPISTOLE PER TUTTO L'

ANNO; SECONDO IL MISSALE DELLA CHIESA Ro. MANA, RIDOTTI IN VOLGAR VENEZIANO.

Precede la tavola, che ocoupa Ie prime f!edici carte, e sopra la diciassettesima comincia il vol· garizzamento COS1: Sapiate che ora etenpo ec., e finisce: Et chimanza lamia charne. e bene. elmio. sangue. a 'Vita eterna Et. io resusitero. qttelo. aldi. nouisimo. Arne. ExpliC'it. liher. deo grarias. Arne. Qtti schrisit. schrihat. senp. eM domino. z relis. uiuat. Ame.

II. Car. 210-2[6. LEGGENDA DI SANTA GWSTINA VEHGINE E MARTIRE, in volgar Veneziano.

Incomincia: Ivstina Vzene delaritade de an­tiofia flola del sarerdote ec., c finisce: 70 qual ali soi fedeli. da tala'victoria. qui. est. heneditus. I secllUla seckulorum. Amen.

E una traduzione di quella che sta nella Le­genda Aurea di Jacopo da Varagine, p. 632 e seg. della stampa, fatta per cum del dott. 1. Graesse, in Drei"da nel r ~46, in ~".

III. Car. 216. verso. CANZONE IN LODE !JI MAniA

V ImGINE (senza titolo). Incomincia:

llfaria jTzene bela ,-~"chala eha sendi. e guidi al alto cielo ee.

Essa trovasi fra Ie Laudi di Lionardo Giusti­niani impresse in Venezia per Ba.rtolommeo da Vcrcelli ne11474, in 4"., e come del medesimo poeta la ristampo il Crescimbeni ne' suoi Comen­tnrj intoruo all' Istoria della VolgaI' Poesia, vol. iii. p. 2+7. Nell' edizione pero delle La~tdi di diversi fatta in Venezia nel IS I 2, in 4°., si legge senza nome di autore; ed il ch. prof. Vincenzio Nannucci I' ha riferita neI sno lJIIanuale della, letteratura del primo secolo della lingua ltaliana, vol. ii. p. 125. come opera £Ii Jacopone da Todi.

Lionardo Giustiniani, nato in Venezia ne1138~J USel di vita a' 10 di Novembre del 1446. V. Gio­vanni degli Agostini, Notizie degli Scrittori Vini­ziani, t. i. p. 137.

172 Cod. carta ceo in 4°., del sec· xv, con lettere iniziali

in colori, e titoli rubricati, e composto di carte scritte 142.

Le prime due carte contengono la tavola di tutto il contenuto del volume: indi, I. Car. 3. Epistola lentuli missa ad senatores

1'omanos de pulcritlldine corporis dlii yltu xpi (tradotta in volgare).

Incomincia: Apparito e in nepl'i tempi nri et e anchora ec., e finisoe: in fra gli figlioli deli ltZlO­

mei Deo gras Ame.

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177 CODICI MSS. CANONICIANI IT ALleI. 178

E un volgarizzamento, al parer nostro, diverso da quello citato dagli Aecademiei della Orusca nel loro Voeabolario. Del testo Latino abbiamo fatto motto nella deserizione del cod. di num. I 16, che ne contiene una copia.

II. Oar. 4. LEGGENDA DELLA VERGINE MARIA.

Ineomineia : La uerzene Maria oltra tute lealtre ckreature ee., e termina: Et:po no poso tuore altro sposo. Deo gracias.

III. Car. 32. Legenda di sea Marta di bethania sorella di sco Lazaro i" di sca Maza magda­lena.

Ineomineia: NeZ tempo dun scu :pfeta di dio cke kebe nome famulo ee., e finisee: Nella memoria eternale era la mia albergatrice. Amen.

IV. Car. 41. Legenda di saneta anustasia uer~ gine et martire . • E di sancto grisogono suo padre spirituale martire.

Ineomineia: Leg.qiamo cke santa anastasia ee., e finisee: fu sepolta da fedeli xpiani. deo gratias.

V. Car. 47. Legeda di SCa Eufemia virgine i"

martire. Ineomineia: Evfemia figliuola di prisco ee., e

termina: si fJuertiru alta fide del nostro signor xkii xpu. Deo gras am.

VI. Car. 51. Legenda di Sca degnamerita vgine 7 martire.

Ineomineia: Degnamerita fu figliuola del Re ysopo ee., e finisee con un' orazionc latina di eui son queste Ie ultime parole: ab omib9 nos absoluas pecca'is, p diim no.

VII. Car. 56. Legenda di Sca colomba vergine (" martire.

Ineomineia: Nel tempo della mwua chiesa ee., e termina : Et cosi £n c'ielo entro sca Colomba. Deo gracias ame].

VIII. Car. 69. Legenda di Sancta eufrasia mo­naclza vergine sc'issima.

Ineomineia: Nel tepo dun sc'issimo Imperadore ee., e finisee: At qual sia ltOnor 7 laude i sela selo'4.

IX. Car. 99. Legenda de Sca petronila verzene. Ineomineia: San pim'o apostolo ee., ma dopo

poehi periodi, il eopiatore si arresta, e serive: questa legenda enonla copio qua pcAe le scripta a carte .... Ella trovasi pili innanzi a car. 115, '1Jerso.

X. Car. 99. verso. Legenda de Sca praxedis. Ineomineia: Santa prasede fo fiuola dii gentil­

Auomo diroma ee., c termina: fo sepelida 'i lo rimiterio de prisila apreso del padre e dela sorela ame.

XL Car. 101. Legenda di Sca Margarita ver-gine (" martire. .

Incomincia: Sancta Margarita fu figliuola dun

priarca ee., e finisce: Et affermado tutte queste cose essere uere. Deo gras.

XII. Car. 115. verso. Incom'icia l'!Istoria di Sancta pet'ronilla virgine i" fiola di Sancto pietro.

Petronella fu figliuola di sancto petro ee., e finisee: altato delle mura della citta di roma. Deo griis amen.

XIII. Car. II 7. I ncom'icia la '!Istoria di Sca bea­trice vergine 7 martire.

Nel tempo delli pessimi Impadori diocleciano et maximiano ee., e termina: auea uendichata nel cuuicto la morte di sca beatrice 'Vergine (" martire di yhii xpo. Deo gratias amen.

XIV. Car. 118. verso. Legenda di Sea Mostiuola Vergine et martire.

Incomincia: In quello tempo cke Valeriano et Galliano ee., e finisee con un' orazione Latina, di cui son queste Ie ultime parole: suis pc£bs et metis ad celestia J)ueire ualea9 •

XV. Car. 133. Come xpo in croce cispira 10 dono della sapientia et dellontellecto del cosiglio et dellaforteza.

Ineomineia: Et p ehe lo spirito sco fo dato da xpo ec., e termina: cispira li septe doni della spirito santo.

E questo un estratto dello Speeehio di Croce di fra Domenico Cavalca; estratto che com­prende due interi eapitoli di quell' opera: il xxxiv ed il xxxv.

XVI. Car. 138. verso. Come xpo e libro i quale e scripta 7 abbreuiata tutta la legge (' spe~ tialmete la carita del proximo.

Incomineia: Depo cit xjJo crucifixo oi mostra (' insegna ogni pfectioe ec., e finisce: i 10 libro della croce si lo dimostra scripte et copide.

E il capitolo xxxvi della suddetta opera del Oavalca.

XVII. Car. 141. Come lamor di xp e puro cioe eli ciama senza respeto. dipropia uttilitade.

Ineomincia: La nobile condictioe dellamor di dio ec., e termina: delle quali citorna dampno.

E il iii capitolo dell' opera sovraeeennata. A ppresso leggevisi la seguente nota: Questo

libbro e delle done de sancto aluixe. Deo gratias. Amen.

173. Cod. cartaceo in 40 ., del principio del sec. xvi, di

carte scritte 229, di pessima lettera, ed in cattivo stato. I. Car. I. Receptarium, seu Receptarum col­

leetio ad vm'ios morbos curandos. E parte in Latino, e parte in Veneziano.

II. Car. 158-193. Tratado de li Veneni tJpilado Aa

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179 CODICI MSS. CANONICIANI ITALICI. 180

pel Coneiliadore ~oe Mo. piero da Abano (tradotto dal Latino in Volgare).

Precede la tavola de' capitoli, e dietro ad essa e una breve lettera dedicatoria con questo prin­cipio: Al santissimo z xo. e Segnore mef I~toanne p la Diuina .puidencia somo potejice Pietro da Abano minimo medico cu deuotioe manda la presete scrip­tum. 10 habiendo pcepto di obedire segudo el mio podere si p sati.ifare ala peticioe de la S. V. Si P pagare el debito mio ec. Oomincia indi l' opera C081: Sapi cit el Veneno sie oppozto al cibo ec., e finisce: Si chiama madre de tute Ie medecine. Deo gras. Finis tractatus de Venenis magri petri de Abano, ec.

Il celebre medico Pietro detto d' Abano dal nome di un villaggio vicino a Pad ova, nel quale nacque l' anno 1250, e autore, oltre a varie altre, di un' opera che fu gia reputatissima, intito­bta Conciliator Differentiarum: ed e da questa che venne egli, siccome il vediamo nel presente codice, denominato il Oonciliatore. Quella in­torno ai Veleni che trovasi qui tradotta b, e una delle sue minori, rna fu tenuta anch' essa in grande stima. Non si accordano pero gli eruditi qnanto al papa, cui dall' autore fu dedicata. In alcuni codici e appelluto Giacomo, ma niun papa di tal nome c' e stato maio Nel nostro e detto Giovanni; che sarebbe il xxii, eletto alIa sedia apostolica a' 7 di agosto del 1316; rna come puo esser questi se e pur vero che il prefato Pietro, come vogliono Bernardino Scardeone, Francesco Maria Oolle ed altri, morisse nel 1315,

III. Oar. 193. 'lJerso. Altre Ricette e Segreti diversi, parte in V olgar Veneziano e parte in Latino.

174. Cod. cartaceo in 4°" del sec. xv, con lettere ini­

ziali colorite e titoli rubricati; e composto di carte scritte 154. I. Oar. 1-127. MEDITAZIONI DELLA VITA DI NOSTRO

SIGNORE GESU ORISTO. Precede il prologo, che incomincia: In fra le

altre gran 'lJertude cit se leze de sca cecilt'a uergene sie questa zoe ec., e che finisce: et hano habuto cogno-8cimeto delle alte et profude eose de dio. E l' opera principia cosl: Poi chel Jue tJpito el tempo nel qualle hauea ordinato la beatissima '( suma tri­nitade ec., e termina: come se puote 'lJedere nelli euagelii chel adopo el nro signore mif yesu IJJpo. El qualle sia laudato.

Sono queste Meditazioni un volgarizzamento di una parte di queUe pi san Bonaventura, fatto da

b Altri testi a penna di questa versione stanno nelle Bihlioteche Riccardiana e Palatina di Firenze, nella Marciana (MSS. Naniani) di Venezia, in quella di S. Antonio di Pad ova, ed alcuni se ne men­tovano pure da! Mazzuchelli negli Scrittori d' ltalia, ove parla di Pietro d' Abano.

penna Toscana ne' primi anni del secolo xiv c, ed allegato come testo di lingua dagli Accademici della Crusca nelloro V ocabolario, ma nella pre­sente copia barbaramente alterato e guasto.

II. Car. 127-137. Diuota '( vtile epistola pposta da vno venerabile padre '( rifessore delle venerade done del monasterio de mif scto allluixe nella qllalle epistola se tmta delli auersarii de lanima Fioe di quelli che sono buoni '( vtili aduersarii.

Incomincia: Ochoreme p uostra doctl'ina et co­forto ec., e finisce: Bt qsta satisfatione durera J) Inflnita secula seculo2f. Arne.

III. Car. 137-149. Dillota '( vtile epistola di fmte ieronimo dellordine di frati r01niti di sea allgustino ad una sua figliola vgene a dio saemta nella (quale) se dimostra elli e vera monicha.

Incomillcia: Frate geronimo aUa sua cara fi­gliola fua '( sposa di dio. salute ee., e termina : posa laia tua. '( tu fua di dio. ora p me peccatore. Deo gras.

Fra Geronimo, autore di quest' epistola, fu cia Siena: nacque intorno al 1320, e secondo che conghiettura il padre Ildefonso di san Luigi nel suo Proemio ad alcune operette del medesimo fra Geronimo da lui date in luce ne' dne primi volumi delle Delizie degli Eruditi Toscani, cesso di vivere nel 1408.

IV. Car. 149. Diuota '( vtile epistola de 'vno ve­nerabile '( diliOto padre la qualle cOiie z se le coditione che debbeno auere quelle eft sono vere spose d: mil iesu cri.~to. a similitudine delle spose modane.

Principia: In xpo yftu diletissima figliuola {' sorella ec. Extimado io 'lJoi volere esfe tale verso el uro dilecto sposo ec., e finisce: Se anche mancho chome mi peso pgoue me abiate p escusato. Deo gratias amen.

175. Cod. cartaceo in 4°., del sec. xv, e composto di

carte scritte 95. I. Car. 1-35. Il libro de la seta fede: tradotto

dal Latino in Volgare. Precede il prologo del volgarizzatore, ehe in­

comincia: Alnome del onipotente signor dio ec., e termina: aecio eft tosto possiamo p lecta mete gua­dagnare uicta etna. II. libro principia: Della beatissima e santissima trinitade questo ne douemo credere ec., e finisce: e molti altl'i miracoli ltty a facto z quel zorno. Amen.

C Tal e l' opinione di Lionardo Salviati: vedi la tavola degli .~crit­tori ec., posta innanzi a' suoi Avvertimenti.

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181 CODICI MSS. CANONICIANI ITALIC!. 182

n. Car. 35-79. Questo libro cfi seguita sie di trenta gradi de la celestial scala ad on or del nostro signor dio ec.

Incomincia : Et primo ,qrado de questa seta scalla celestiale sie dreta fede ee., e term ina : efi ne dia la soa santa ,qratia perdonati anuj i nostri pecati e ,in fine la ,qloria. Am.

L' originale Latino di questa scala e stato at­tribuito a san Girolamo, rna non e punto di lui, ne se ne conosce l' autore; e la versione che qui ne abbiamo e al tutto diversa da quella citata dagli Accademici della, Orusca nel loro V ocabolario, e che sotto il titolo di Vol,qarizzamento de' Gradi di san Girolamo venne data in luce in Firenze nel 1729, in 4°., per cum di monsignor Gio. Bottari.

III. Car. 79. I dodesi articoli de la santa flde : i diexe c01nandameti: i sete sacrameli: Ie sete virtu, Ire teologice e quatro cardinale: i .'fete doni del spirito sancto: Ie septe opere de la misericordia spirituale: Ie opere de la misericordia corporale: e i sete pecca mortali.

IV. Car. 80. verso. Legenda de san ierolintO. Incomincia: Fradeli carisimi chi auese uo1unta

de 1a gloria de izusti ec., e finisce: el qual se ch.iama 10 libro de la santa scala celistiale come disopra e scrito.

V. Car. 84. verso. SONETTO, senza nome d' autore, che incomincia:

Jo son colui cfi in sula croce pendo. VI. Car. 84. verso. Le dodexe parole de la Ad­

llel'sita come Ie fo fate. Breve leggenda, che principia: El fa una uolta

un ,qintilomo cfi avea do fioli ec., e finisce: e san martin disparue amen.

VII. Car. 86. verso. Questa sie la pasion del no­stro signor mij yfiu mpo cfi se ajigura ne la santa messa.

Incomincia: In prima lamito cfi se mete et prete 'i cauo signijicha el pano ec., e termina: el quale uiue eregna cus el padre ecuS et spir'ito santo i' secula seculo'lj. amen.

VIII. Oar. 91. OONSIDERAZIONI SOPRA IL RICEV:ERE I.' EUCAltIS'l'IA (senza titolo).

Incomiuciano: Inmagina tu che e del numero de 'ifide1i ee.

lX. Oar. 9 J. verso. MEDITAZIONI PER CIASCUN GIORNO DELLA SETTIMANA (seuza titolo).

Incomiuciano : Priegote dolcisima fia ee.

X. Car. 94. Oracion de san miclziele. Incomincia: Adomando adio rnijicordia ec., e

finisce: da nanzi dadio z la superna a1teza. Amen laus deo.

176. Cod. cartaceo in 40 ., del sec. xv, con iniziali e

titoli in inchiostro rosso, e composto di carte scritte I 12, rna mancante di alcune altre nel mezzo. 1. Car. 1-96. TRATTATO DI OHIRURGIA DI MAESTRO

GUGLIELlII0 DA SALICETO, PIACENTINO, TRADOTTO IN VOL GAR VINIZIANO (senza titolo).

Iucomincia: Deliberando e de coponer un libro della operation manuale alta toa domiida ec., e nnisce: 7 lara bono unguento et uole ej apeilJo Sll­

tille. Arne deo gratias. Diversa al tutto da quell a citata nel V ocabo­

lario degli Accademici della Crusca si e questa versione, e diversa altresl da quella impressa in Venezia da Filippo di Piero nel 1474 in foglio, che il Gamba d erroneamente asserisce essere la suddetta citata nel V ocabolario impiastricciata di 'Voci Veneziane. Oltre a cio l' opera e qui divisa in sei libri, laddove in amendue Ie versioni so­praccennate, egualmente che in cinque diverse stampe che del testo Latino di essa abbiamo vedute, e divisa in cinque: 10 che avviene per aver il nostro volgal'izzatoro separato dal quinto l' antidotario, e fattone un libro da se.

L' autore fu medico insigne, e sommo chi­rurgo. Nacque in sul cominciare del xiii secolo, e cesso di vivere nel 1276, 0 77. Ampie notizie di lui e delle sue opere possouo vedersi nelle lYIemorie per la storia Letteraria di Piacenza com pilate da Oristofano Poggiali, vol. i. p. I. e seguenti.

II. Oar. 97-100. EPISTOLA AD lTN AMICO INTORNO ALLE FRATTURE, CONTUSIONI, E FERITE DEL CRANIO (senza titolo e senza nome di autore).

Incomincia: Amigo carissimo p uoler satis/ar aUe toe continue pgiere ec., e termina: Referiido sempre ,qratia al mio creatore.

III. Car. 100. RICETTE DIVERSE E LISTE DI ERBE ED ALTRE SOSTANZE MEDICINAL!.

177. MS. Spagnuolo. Vedine la descrizione in fine del

presente catalogo.

178. Cod. membranaceo in forma di 12°., del sec. xv,

con iniziali colorite alternativamente in azzurro ed in rosso, e compos to di carte scritte I 18. I. Oar. I. DICHIARAZIONI, 0 ESPOSIZIONI DELLA RE­

GOLA DI SAN FRANCESCO DEL MAESTRO FRA BAR­TOLOMMEO DA PISA DEI.L' ORDINE DE'MINORI, VOLGARIZZATE PER FRA Fn.IPPO DA :MASSA DEI. MEDESIMO ORDINE.

Incominciano: El primo capitola dela regola e posto ec., e finiscono : sl~,qgeta p uera obiii a Ii piedi della sancta cathoUca chiesia Ro.a

d Serie de' Testi di lingua (ed. iv.) p. 172. num. 561.

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183 CODICI MSS. CANONICIANI ITALICr. 184

Non sono altro queste Dichiarazioni che una particella della famosa opera delle Oonformita scritta in Latino verso 1110 fine del xiv secolo dal Buddetto fra. Bartolommeo. II traduttore non e punto mentovato fra gli Bcrittori dell' Ordine Mi­noritico ne dal W addingo, ne daUo Sbaraglia: d' onde argomentiamo che 1110 presente sua versione non fu ad essi nota. II primo tuttavolta parillo di lui in varii luoghi de'suoi Annali del medesimo Ordine, e particolarmente sotto l' anna 1459 (t. xiii. p. 137 e seg.); dove tocoa di parecchie vicende della sua vita, che ce 10 mostrano uomo incostante nella Bua condotta ed anzi irrequieto che no. Nel1463 egli e rammentato come tut­tora vivo; rna del tempo della sua morte non trovasi fatto alcun cenno.

II. Car. i 12. it Magnificat ed altri salmi con alcune orazioni in Latino.

179. Cod. cartaceo in forma di 12°., della seconda meta del sec. xv, con lettere iniziali colorite, e com­posto di carte scritte 64. I. Car. 1-13. CALENDARIO. II. Car. 13. 'Verso. LAUDE, che incomincia:

~Ye p dileto tu cercanao uai. Essa trovasi stampata fra Ie Poesie spirituali

del beato Jacopone da Todi, e manoscritta sta anche nel cod. 193 che descriveremo a suo luogo.

III. Car. 15. Breue dotrina la qual Ie cotiene alcune cosse piu necessarie assapere ali fidelli xjiiani p loro salute compoxita :p frate wuani da chapistrano.

Incomincia: 10 me confesso adio ee., e finisce: co sola IJlJa autorita peca motal.te

Di questa operetta Italiana di Giovanni da Capistrano niuna notizia hanno avuta ne il W ad­dingo, ne 10 Sbaraglia, ne il Tafuri, non essendo punto da loro mentovata ne' ragguagli che ci danno 'degli Bcritti di eSBO Giovanni. V uolai far pertanto non piccol con to del presente codicetto che 181 contiene. Nato l' autortl del 1385 della nobil famiglia de' Chioli in Capistrano, terra degli Abruzzi dalla quale poi, entrato nell' Ordine de' Minori, egli si denomino, finl di vivere in Villach nella Carinzia a' z3 di Ottobre del 1456 ; e nel 1690 venne da papa Alessandro VIII posto nel numero de' Santi.

180. Cod. cartaceo in forma di 12°., del sec. xv, con

titoli rubricati, e composto di carte scritte 33. I. Car. 1-16. SERMONE, col titolo Latino: Sermo

de mistica theologia quae mistica theologia itepetrat.r occultus fmo dei (senza nome di autore.)

Incomincia.: Eccko eft io te 10 scripta i tre modi ec., e finisce: nella septima siamo liberati a malo pene: finis.

V. Car. 16-20. OPUSCOLO LATINO, senza titolo 0

altro, e che incomincia: 0 komo qui ex anim.a rationali etc.

III. Car. 20-23. EPISTOLA LATINA senza titolo, e che principia: Petis a me mi lrater carissime etc.

IV. Car. 24-3 I. CAPITOLI IN TERZA RIMA A MARIA VERGINE, senza titolo e senza nome di autore.

E sono sette, ed eccone i capoversi: 1. Ne le tue braccie Vgene maria. 2. Ave Regina de lympereo celo. 3. Vgene M atre filia del too filio. 4. 0 Imperatrice del celeste choro. 5. V6il'gen ma scola de caritade. 6. Matre de xpo gloriosa 7 pura. 7. Imperatrice soma alta Regina. II primo, come abbiamo da Leone Allacci nella

prefazione alla sua raccolta di Poeti Antichi, p. 3, eta ne' codici V aticani sotto il nome di maestro Antonio da Ferrara; ed il sesto, che leggesi altresl nel cod. descritto addietro di num. 8 I (§. iv. 12), e di Simone di ser Dino de' Forestani da Siena. Gli altri cinque non sappiamo di chi Sleno.

V. Car. 32. DETTI E SENTENZE IL LATINO CAVATE DA DlVERSI AUTORI.

VI. Car. 33. CAPITOLO NELLE DUE LINGUE LATINA E

ITALIANA MESCOLATE INSlEME. Benza titolo e senza nome di autore.

Incomincia : Dne no confundar in eternu

pieta no mi lassar sig.or perire.

181 Cod. membranaceo in forma di 12°., del sec. xv, con lettere iniziali colorite in azzurro, e i titoli rubricati; composto di carte scritte 28, ma man­cante in principio. I. Car. I-Z3. AMMAESTRAMENTI PER BEN CONFES­

SARSI (sanza titolo e senza nome di autore). Incominciano imperfettamente colle seguenti

parole: cure si cke queste sue constitutoni mi t'I'U­ouo nolle hauere obseruate ec., e finiscono: son mal coteta et petuta dicone mia colpa. Ideo ~c. Fine de la confession.

Essi sono, a. quel ahe pa.re, scritti da qualche monaca.

II. Car. 24. ALCUNE ORAZlONI LATINE.

182. Cod. membranaceo in 4°., del sec. xv, a due co­lonne, con iniziali colorite alternativamente in azzurro ed in rosso, e titoli rubricati, e composto di carte scritte 138.

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185 CODICI MSS. CANONICIANI IT ALICI. 186

I. Car. I. Libro dCo Quadriga Spuale composto p lo uenerabile et reuerendo pre fre Nicolo da osimo dellordine de frz Minori.

Incomincia: Dice laplo qUo 10 quale no sa cioe lecose necessarie alasalute ec., e finisce: pur c1i obfuiamo la {Jdictioe z essa posta cioe eft {J tucto it coro :pdoniamo al :pximo. A me. Indi seguita Ia tavola de' capitoli, e in fine di questa leggesi: Explicit opus nucupatu spualis quadriga editu p uenorabile rligiosu freg nicholau de osimo ordzs Mino2f. Exeplatug p me freg Julianu tt biiga. iIj'deg odis :pfessorem.

II copiatore di questo terzo testo di cotal opera (vedi i due aItri sotto i Hum. 161 e 168) e mentovato dal "Vaddingo negii Annali dell' 01'­dine de'Minori, t. xv. p. 3Z3, insieme con altri suoi confrati, de quorum singulis (scrive egli) multa recensentur pietatis argumenta, come sepolto gia prima del 1506 nel Convento di san Lodovico di Collevitoli in Valdinievole, vicino a Pescia. Scritti di mana del medesimo sono pure gli opu­scoli seguenti.

II. Car. Iz8. De Usura capitulum. Incomincia: Et pell, nella puia chi a ttllusura

si de rUe ec., e termina: 7 qlla qtita c1t li tocha della heredita.

III. Car. 133. verso. Del gioco 7 del solla%%o. Incomincia: Bt :p eli siamo tenuti a restituiro

qUo eft p gioco aqstiamo ec., e finisce: 7 pochi sono oggi cli redano. Do gras. Amen.

IV. Car. 135. Del digiuno. capzlo. Incomincia: Percli dicemo del digiuno ec., e

termina: 7 fassi psso ala gtia diuza. V. Car. 135. verso. De la istitutione.

Incomincia: Et p eli {Juiene 7 dca fu eft chi uole far penitetia ec., e finisce: eli no sarebbe di hisogno dimandarglli.

VI. Car. 137. Del sacramento del copo di xpo. Incomincia: El Sacrameto dl copo di ;;epa ec., e

termina: et piu anco acolui che e t maggiore eari­tade. Deo gratias. Amen.

183. Cod. cartaceo in 80 • piccolo, del sec. xv, ma di diverse mani, e composto di carte scritte 100.

LIBRO DI RICETTE (senza titolo). La prima, con che il libro incomincia, per es­

sere la scrittura al tutto svanita. non si legge. Della seconda e questo il principio: A fare azuro fine. Piglia lapis lazuli et pistalo hene nel mortaio poi ponlo in vasa hen chiuso ec., e l' ultima finisce : polo 8U la frate chO la benduza.

184. Cod. membranaceo in 4°. piccolo, della fine del

sec. xiv, a due colonne, in minuta, rna bella let-

tera, colle iniziali de' libri miniate a colori e ad oro, co'titoli rubricati, e {'omposto di carte scritte 178.

I LTBRI VI, VII, VIn E IX DE' MORAL! DI SAN GRE­GORIO MAGNO VOLGARIZZATI DA ZANOBI DA STRADA (senza titolo).

Comincia il MS. COS1. VI.-Seruata anemo in­fino adqui lauerita della istoria del nro testo. Ora mai uogliamo spitualmete esaminare ouero iponere i detti del nro Job. 7 disuoi amici ec., e termina : Appresso possiamo scapare deUi tormeti della paura etternale.-Finito 10 lihro Nono delle Morali disco Gregorio sopra lo libro di Joh. Deogratias Alleluia Alte.

Vedi piu oitre il codice segnato di nurn. 187, che contiene Ia versione de' cinque libri precedenti nel medesimo carattere del presente testo, e che a un tempo, come mostra, andava (e dovrebbe andar pur ora) a questo innanzi.

185. Cod. cartaceo in 8°. piccolo, della seconda meta

del sec. xv, e composto di carte scritte e nume­rate 114, non comprese altre 12 al principio, che sebbene scritte anch' esse, non contengono se non che indici delle materie sparse pel volume, ne hanno numerazione. I. Car. 1-14. Lapis Philosopho'rum ad Album

et Rubeum, dicendo in lerza rima etin quarta rima (seuza nome di autore).

Incomincia : Ho mio figiuollo guane no erare;

e finisce : E piu no tedicho di questa hora maio

II. Car. 14 v.-23 V. Ad Album et Rllbeum. Questa sie la espoxi%ion de llersi dauanti diti in Rima metendo in praticha.

Incomincia: At nome de dio Amen. figliuollo carissimo sapi ee., e termina: 0 maistro mio ha­stame intendo lwgni cossa hio teregrazio.

Questa esposizione e in forma di dialogo fra maestro e discipolo, cd ad essa seguita una giunta di poche righe col titoIo: Regulla et amaistra­mento de dita arto.

III. Ca.r. 23 verso'-54. RICETTE. Incominciano: A far horo de fineza de charati

18. Toi ee. IV. Car. 54. MESCUGLIO DI v ARIE COSE; cioe regole

per trovar la pasqua e I' epatta; alcuni amma­estramenti morali; alcuni ricordi storici; diverse ricette; preghiere Italiane e Latine ee.

V. Car. 86. verso. Copia de letera scripta p papa pio a mif. xpqfalo moro doxe de V. a aprouo­cat'lo e psuaderlo alandar lui in p.a in sieme co esso papa e ducha de belJ'gogna

Bb

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187 CODICI MSS. CANONICIANI IT ALICI. 188

CO'fltra turchi, la qual esta trata deliteral I in uolgm".

Incomincia: Pio uescouo seruo di serui de dio at dileto fiuol ec.-Quela cossa cit za logamente ec., e finisce: albon piaxe celesto e.

Appresso leggonvisi alcune preghiere in Latino, alcune profezie in volgar Veneziano, un ricordo della morte di Galeazzo Maria duca di Mila.no, ed alcune brevi orazioni Italiane.

VI. Car. 102 v.-109. Vita beati Gemrdi Sa­gredo (in Latino e senza nome di autore.)

Ella incomincia: Gaudia que xpi etc., ed e stampata fra gli Acta Sanctorum raccolti dai Bol­Jandisti, tom. vi. mensis Septembris, die xxiv. p·722.·

Le ultime cinque carte, che SOllO d' altra mano, contengono diverse ricette ed alcuni ri­cordi, cose tutte di lliun conto.

186~ Cod. cartaceo in 80 ., del sec. xv, composto di carte

scritte 239. IL DIALOGO DI SAN GREGORIO PAPA, VOLGARlZZATO

(senza titolo). Precede il prologo, che incomincia: Uno die

essendo io grauato di motte solicitudine dalmmi scolari aliquali ec., e finisce: 'iparay quello eke io narro. E l' opera principia come segue: Venticio 'i qua drieto patricio ebbe vna uilla neUe parti di sannia. la oue ~mo suo lauoratore OC,' e termina sopra la carta 233 con queste parole: Et confi­d?,nza d~co eke no ne fia bisogno dopo la morte eke sza sacr~ficata la hostia p noi. se dinaci alta m01'te noi sauemo facti sacrificio adio.-Qui finisce il quarto 7 ultim~ libr~ del dialogo di seto gre,qorio papa, Deo gras arne. Le altre sci carte conten­gono la tavola de' capitoli di tutta I' opera.

Non e questa la versione del Oavalca ehe sta ne' codici 77, 122 e 201 desCl'itti aeldietro, ne ta.mpoc.o l' ultra, di cui ~arla il dottissimo Luigi FIacclu nella sua prefazIOoe al volgarizzllmento del trattato de Amicitia di Cicerone f, e che dice trovarsi in un testo a penna della libreria del marchese Giuseppe Pucci eli Firenzeg, come rac­cogliamo dal ragguaglio che abbiam fatto col presente de' luoghi da lui citati di quello; ma e senza fallo opera anch' essa di un Toscano e del

e Il testo La~ino ~i quest' epist?la trovasi stampato a p. 362, col. 2~. del,t. x. (ed,z: dl Lucca) degh Annali Ecclesiastici di Odorico Rmaldl, che contmuano quelli del Baronio. , f Impresso in Firenze, nella stamperia di Borgo Ognissanti, 1809, m 80 • >

g I molti e preziosi mss. di tal libreria alIa morte del marchese furono c~)I~perati da cer,to Italiano che si spacciava per amator gr~nde dl hbrl e zelantls~lmo delle glorie di sua patria; rna vennero pOl da lu! stesso pe,r auT' sacra fame, non per altro, venduti ad un Inglese, II co~te ~h Ashburl:'~am, ed ora, con non picciol danno delle lettere, glacclOno sepoltl m una casa di campagna di quest' ul­timo qua in Inghilterra.

buon secolo; ed avvegnache il codice sia riscritto in mal tempo, gli antichi modi del dire vi si rin­vengono inalterati.

187. Cod. membranaceo in 4°. piccolo, della fine del sec.

xiv, a due colonne, in lettera rninuta, rna bella, colle iniziali de' libri rniniate a colori e ad oro, co' titoli rubricati, e composto di carte scritte 182.

I LIBRl I, II, nr, IV, e v DE'MORALI DI SAN GRE­

GORIO MAGNO VOLGARlZZATl DA ZANOBI llA

STRADA.

Le prime sette carte contengono la tavola de' capitoli dei primi nove libri (che e a dire de' sud­detti e degli altri quattro che stanno nel cod. di num. 1R4 descritto addietro); e sopra l' ottava Oomineia la p£stola di seo G. papa sopra iUibro delle Morali A leadro uescouo di sobilia,--Al reUf3-rentissimo 7 sanetissimo frate suo. Leandro 00-pagnio ueseouo Gre,qor'io jito de serui diddio. Gia p addietro frate Beatissimo conoscendoti io ec., lao quale finisce: Ooszla fatiea del mio studio sia for­tifieata di ciasehuno, Indi seguita il prologo, che principia: spesso si fa quistione tra molti ec., e termina: cke p salute darneduni finalmete douea uenire. Comincia quindi il I libro cosl: Questo huomo addunque pieno disi some uirtudi ec., e del v sono queste Ie ultime parole: se no colui el quale si lascia inforrnare ne desiderij di queste case terrene. Amen. Amen. Finito Illibro quinto delle Morali disco Gregorio.-Comincia Itlibro sesto delle il'IoraZ,i di S.o G.

Zan obi da Strata, celebre letterato Fiorentino, contemporaneo ed amico de] Petrarca e del Boc­caccio, toIse a traslatare in Toscano ad istanza di Niccola Acciaioli, gran siniscaIco del re Luigi di Napoli, i Morali di san Gregorio, ma prevenuto dalla morte non an do pili oltre del cap, xviii del xix libro: il resto di essi fino a tutto ii libro xxxv,: che ey ul:~mo,. venne volgarizzato nel1415 da GIOvanm da I us,ngnano, che fu poi vescovo di ~errara: .Il present~ codice contiene i primi cmque hbrl della verSIOne del suddetto Zanobi, 0

nel precedente, segn. di n. T H4, stan no, come abbiam toccato di sopra, i quattro susseguenti, copiati tutti dalla medesima mana e con molta diligenza. I libri v, vi, vii, viii e ix leggonsi pure nel codice eli n. 226, e l' undecimo, e gli altri ap­presso, sino al fine di essa versione di Zanobi si trovano in quello gia descritto di n. 150.

Nacque Zanobi da Strata in Firenze nel1315 e cesso di vivere in Avignone nel 1364. .' .

188. Cod. cartaceo in 4°. piccolo, della seconda meta

del sec. xv, composto di carte scritte 166, rna malandato e rnancallte in principio ed in fine.

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189 CODICI MSS. CANONICIANI IT ALleI. 190

RACCOI,TO DJ COSE DI ARITMETICA PRATICA, J)J

Ar.GEBRA, E DI GEOMETRIA (senza titolo). Incomincia: Vno more e lassa la muiere gravida

ee., e finisee: formano vno anglo recto.

189. Cod. membranaceo in 4-°. piccolo, del sec. xv, con

lettere iniziali colorite, e composto di carte scritte 149· I. Car. I. LA LEGGENDA DEU.E DILETTE SPOSE E

CARE OSPITI DI CRISTO MARTA E MADDALENA. Incomincia: Nel tempo ehe octauiano imperatore

regnaua fo in ierusalem ~lno barone e grande mai­stro il quale era iudeo ee., e finisee: mediate Ii fJgi e 'itereessioe de le sue gtose spose matha e ma­dalena. Ame.h

II. Car. 147. LAUDE A SA"NTA MARTA, che inco­mmcm:

D'i glOsa martlta cu quanta ardore. E nna pessima irnitazione in versi senza rni­

sura, rna rirnati, della. bella laude del beato Jaco­pone, che principia: Dt, Maria dolce, con quanta disio,

pubbli~ata da me scrittore con alcune altre del medesimo beato, in Lucca nel 1819, in 8°.

III. Car. 148. verso. ORAZIO"NE AI.LA SUDDETTA SANTA. Incomincia: 0 gloriosa 0 sancta e 'imaculata

uirgie martha hospita cara ec., e terrnina: a lau­dare e fltire e benedicere dio omnipotete il quale uiue e regna 'i secula seculo'lf. Amen.

Tanto la sopraccennata Leggenda, quanto la Laude e questa Orazione trovansi insieme, come stanno appunto nel presente codice, in un volume a stampa senza nota di luogo, d' irnprcssore e di anno, rna della fine del sec. xv, in 4°., di car. 54, adorno di tre intagli in legno, e col titolo: Inco­mincia ellibro di Lazaro ~ ]JIm'ta ~ ]JIagdalena, il quale abbiamo veduto nella ricca libreria del gia mentovato sig. dott. Enrico WeHesley qua in Osford.i

190. Cod. cartaceo in 4°. piccolo, del sec. xv, con titoli

ed iniziali in inchiostro rosso, e composto di carte scritte 120.

bUn' altra copia a penna di questa Leggenda, segn. di n. clxix, sta fra' MSS. Voigari che furono gia del ball Farsetti, e che ora si conservano nella Biblioteca di S. Marco in Venezia; ed un' altra e nel codice segn. di n. xiii. dell' I. e R. Biblioteca Palatina di Firenze.

i Un esemplare di questa rarissima edizione e posseduto anche da me. Ma oltre a questa, che io credo Fiorentina, e anteriore a11490, altre tre ne furono fatte, che io conosco, nel seeolo xv. La prima in Pescia, senz' anna e nome di stampatore, con un intaglio in legno nel principio rappresentante la resurrezione di Lazzaro. La seconda in Firenze l' anna 1494, senza nome di stampatore, in 4°. e la terza finalmente in Venezia per 111atheo di co de ca da Parma l' anno 1494, in 4°. Sopra la penultima ne fu fatta una ristampa in Bologna, senza la Lauda, l' anna 1853 in 8°., per cura del sig. Cesare Cavara. (Nota del Manuzzi.)

I. Car. 1-79. verso. Tractato uulgare 0 sia Co-

fessionale coposito p to Reueredissimo padre Beato frate Antonino de lordine de frati :pdicatori arciueschouo de jiore%a. Et quale si intitula Medicina de lanima.

Precede il prologo, che incomincia: Quia tu scientia repulisti (' ega te repella ne saedotio flgaris m. Dice dio p 10 :ppheta suo ee., e che finisee: De la e!JJcomunieatione rninare se teta nc la pma parte. E l' opera principia: Curarn illius habe. Luce 1lJ.

Queste polle disse 10 bo Sarnarita.no ec., e termina sopra la car. 79 verso, cos'i: hano rnolti de lora sollenni fJuilegij. Finis.

E questa una copia della stampa di esso trat­tato fatta in Bologna, senza nome d' impressore, nel J 47'2. in 4°., come appare senza pili dal tro­varvisi in fine della quarta parte: Bononie im­pressmn. Anno. M.cccc.Lxxij., che parimente leggesi al fine della parte stessa nella detta stampa.

II resto del eodice contiene cose Latine, delle quali si dara notizia nel catalogo de'MSS. in quella lingua.

191. Cod. membranaceo in 4°. piccolo, del sec. xv, e

composto di carte scritte 32. I. Car. I. recto. COPIA HIPERFETTA DI UN ISTRUMEN­

TO IN LATINO DI CERTA VENDITA FATTA DA JA­COPO DE LANDOLFI DI PAYIA A CRISTOFORO DA MARLIANO PRIORE DEL MO"NASTERO DEI.I,A CER­TOSA PRESSO I,A STESSA CITTA, ROGATO IL DI UL­TIMO DI OTTOBRE DEL 1463.

Incomincia: In nomine dlii Amen. Anno Nati­vitatis ei~tsdem millinw quatricentesimo semagesimo tcrcio ee. E spguita ad essa il notissimo inno A've maris stella.

II. Car. I. 'verso. LA VITA DELLA BEATA VERGINE J\1ARL\ DESCRITTA IN VIII CAPITOLI IN TERZA RIMA PER ANTONIO CORNAZZA"NO (senza titolo e senza nome di autore).

lncomincia col verso: Non dubitata expressa Mstaria nuda ;

e termina col seguente : La luna lincorona e il sol la veste.

Sonoci di questa Vita diverse impressioni: la prima fu fatta, senza indicazione di luogo, rna in Venezia, da Niccolo J pnson nel 1471, in 4°., e r ultima 'altresl in Venezia per Niccolo Zoppino e Vincenzio compagni nellS J X, in 8°.

Circa poi al Oornazzano, che fu Piacentino e poeta molto facondo k, e che nato, siccome cre­desi, nel 1431, fin'i di vivere nel 1500, veggasi ci()

k Un bel cod. membranaceo in 4°., della seconda meta del sec. xv, il quale contiene Ie sue Rime Amorose e molti Buoi componi­menti Latini, conservasi in questa Biblioteca fra'MSS. D'Orvilliani, segn. x. 2. Inf. 2. 26.

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191 conlCI MSS. CANONICIANI IT ALICI. 192

che scrive Cristoforo Poggiali nelle sue Memorie per la Storia Letter()Jria di Piaeenza, vol. i. p. 64 e seg.

III. Car. 28. CAPITOLO IN TERZA RIMA DEL SUDDETTO CORNAZZANO, col titolo: Oratione p lauctore ala nra dona psolatrice di disconsolati.

Incomincia. : Vergene generosa anima bella.

Ei trovasi stampato dietro la Vita sopra mento­vata in tutte Ie edizioni che di essa sonG state ratte.

IV. Car. 31. ALTRO CAPITOLO INDIRITTO Dine ypollite Ill.mi dna Francisci ifortie ducis Mti filie pel' A ntonium cornazanum: il quale principia:

Sio son per far mai cosa eke agrada ; e finisce :

Contento sio fallasse esser eorrecto. Questo capitolo nelle varie stampe della sud­

detta Vita leggesi ad essa preposto col titolo di Proemio, diverso pero nel principio; e laddove nelle prime trovasi indiritto a la illustrissima M. Bippolyta Vesconte Duchessa di Oalabria (che e la stessa Ippolita Sforza del nostro codice), in quella del 1518 accennata di sopm e indiritto All'illustrissima Madonna Lucrezia Borgia Du­ekessa di Ferrara.

192. Cod. membranaceo, in forma di 8°. piccolo, del sec. xv, in bel carattere, colla prime iniziale miniata, e composto di carte scritte 39.

IL LIBRO DEL CORPO DI CRISTO, senza nome d'autore. Incomincia: Lo humano affecto auegna dio eke

a zascaduno naturalmete uiua nietemeno azo eke no intepisca ec., e finisce: la quale cosa e somo bene, 6eata fruictione, uita eterna, triupho de gloria, palma de uictoria repromessa agli ueri IlJpiani p yfiu IlJPO nostro signore. Et quale col padre 7' cum lo spirito sancio e dio immortale. In seeula seculo'f.. Amen. Finisce 131 It'bro del corpo de IlJpo. fleo gras A men.

Sopra una carta di guardia posta al principio Ieggesi: Questo libro e del monast. de mJ! san aan.fel lJpheta, pego p charita ehe chi lauese si lo a/eno.

n monastero di san Daniele era in Venezia.

193. Cod. cartaceo in 4°., scritto da diverse mani. parte della meta e parte della fine del sec. xv, e com­posto di carte scritte II 7.

RACCOLTO DJ COSE SPIRITUALI, PARTI<~ IN LATINO, PARTE IN ITALIANO E PARTE IN Jy,I,IRICO.

Oi ristringiamo a mentovare cio che vi si con­tiene d' Italiano.

I. Oar. 1-26. AVVERTIMENTI PER BEN CONFESSAIl.SI (senza titolo).

Incominciano: Unu5 cole dm. ptra qsto se fa si ai Jato aleun uotu adio ec., e finiscono: Zponiidome la penetia ehe auuj piallJe. Finis deo gras. Amen.

II. Oar. 27. LAUDE, che incomincia: o yfiu dolce 0 ~finito am or. E di Lional'do Giustiniani, e sta fra Ie sue

Laudi impresse in Venezia da Bartolommeo da Vercelli nel 1474, in 4°.

III. Car. 67. ALTRA LAUDE, che incomincia: Se per dileeto tu eereando vay.

Leggesi fra Ie Laudi del beato J acopone da Todi tanto nell' edizione di Firenze, 1490, quanto in quella di Venezia, 1617.

IV. Car. 67. verso. ALTRA LAUDE. Anima mia 8e Josse inamorata.

V. Car. 69. ALTRA LAUDE, col titolo: Laus fra­tris Jacobony.

Faresti cortesia. VI. Oar. 70. AJ,TRA LAUDE.

Venite ad adorare. VII. Car. 70. verso. ALTRA LAUDE.

Anima benedeta. Nelle due impressioni delle Laudi di diversi, 180

prima fatta in Firenze dal Bonaccorsi nel 1485, la seconda in Venezia dal Rusconi nel 15 J 2, essa trovasi senza nome di autore; nella Seelta di Laudi stampata in Firenze da' Giuuti nel 1578 e attribuita a don Clemente Pandolfini, fra Ie Ri1ll.(! seelte de' Poeti Ferraresi impresse in Ferrara nel 1713, vien riferita come di santa Caterina de' Vegri; ilOrescimbeni Ia dice del Bianco gesuato ; ed il ch. sig. prof. Nannucci la da nel suo Manuale (vol. ii. p. 122) come opera del beato Jacopone.

VIII. Oar. 71. ALTRA LAUDE. el nome del bon yhu sepre sia laudato.

IX. Car. 7 J. 'Verso. AL'l'RA LAUDE. lAudamo el bon yltii.

X. Oar. 72. ALTRA LAUDE. al monte seto yhii apparia. Sta senza nome di autore nelle due impressioni

delle Laudi di di'Versi mentovate dianzi. XI. Oar. 73. ALTRA LAUDE.

la Uerzene rna ehe sempre adora. XII. Car. 73. verso. ALTRA LAUDE.

ogniuno co la mte pia. XIII. Car. 77. ALTRA LAUDE.

Maria uergene bella. scala per cui se ascende alalto cielo ec.

E di Lionardo Giustiniano, come gill. abbiamo notato nella descrizione del cod. di num. J 71. §. iii, dove parimente leggesi senza nome di sutore.

XIV. Car. 78. ALTRE LAUDE. o Ver5ene piu eke Jemina. Ed in fine: EllJplicit laude de frate Jacopo'M

da todi ad £Ilia dela ellJceletissiii iigene seta maria madre de dio. E veramente ella e di lui, e si ha in tutte Ie stampe delle sue Laudi.

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193 CODICI MSS. CANONICIANI ITALICI. 194

XV. Car. 81. ALTRA LAUDE. o Maria diana stella. Trovasi anonima fra Ie Laudi di di'l7ersi stam­

pate in Venezia nellS I 2, ma nella Scelta di Laudi data fuori in Firenze da' Giunti nel 1578, porta il nome di don Olemente Pandolfini, e di lui cre­diamo che ella sia.

XVI. Cnr. 81. verso. ALTRA LAUDE. lJI aria uergene bella

Dolce nostro conforto ec.

XVII. Car. 83. AUrRE LAUDE, col titolo: De na­tiuitate bte uit-ginis.

o Maria bela 0 stella matutina. XVIII. Car. 84. AI~TRA LAUDE.

Tuti sinchini (' faci honore.

XIX. Car. 85. LAUDE De seto Bernardino. o Vergine .Maria madre de dio. E una preghiera in nome di san Bernardino da

Siena alIa Vergine in favore del popolo di Bas­sano, ma non e opera del santo stesso.

XX. Car. 86. verso. ALTRA LAUDE senza nome d' autore.

Vemtto m' e nel core. XXI. Car. 8H. AvrRA LAUDE.

El llto pensier mucide.

XXII. Car. 90. ALTRA LAUDE. Ue~'bum carD dolce maria. Questa e del gia rammentato Giustiniani, e sta

impressa fra Ie sue Laudi, ma con principio al­quanto diverso.

XX III. Car. 96. ALTRA J-oIAUDE. o popul mio popul zgrato. Questa ancora e del suddetto Giustiniani, e gia

stampata. XXIV. Car. 100. ALTHA LAUDE.

Popul mio clUJ toio fato. ~ ,:':::.~->\ XXV 0 A L ,,~-< ~- ~.1 ~ ~ ~ . ar. TOL I:rRA AUDE. I."" " '" \

Iesu si pltr lwra ti par. t: .. :'/ ....;J .. - ..

XXVI. Car. 102. ALTRA LAUDE. .~~\, Ierusalem Ierusalem. (~;/~~'

XXVII C '.f 1'1' .' ~ ~ . ar. 103. verso. AI,TRA LAUIJJ<~."- -_.'

Piangete xj5iani. E del prefato Giustiniani, e stampata. aneh'

essa fra Ie sue Lattdi. XXVIII. Car. 105. Au ItA LAUDE.

Pianpo miscltino laspera passione. Questa pure e del Giustiniani, e stampata.

XXIX. Car. 107. 'Oe1'SO. ALTRA LAUDE. Amor Iestt consentime.

Altresl questa e del suddotto, e stampata. XXX. Car. 109. verso. ALT ItA LATTDE.

Ciaschadun llomo e femina. X X XI. Car. I I 0. AI~ TRA LAum:.

Dio ne salui regina. XXXII. Car. IIO. nerso. ALTRA LAUDE.

o uerzene beat-il;s'ima.

XXXIII. Car. I I I. ALTRA LAUDE. o madre de xpo humi'te.

XXXIV. Car. llZ. ORAZIONI DIVERSE. Ineomillciano: Deuota de Iesu xpo nro sal~ta­

tore ee. XXXV. Car. 114. LAUDE.

Iesu fazo lameto. E quella stessa che sta nel cod. di num. J 59·

§. ii, I, e ehe abbiamo detto essere del beato J acopone da Todi.

XXXVI. Oar. 1I7. ESORTAZIONE a PREGARE. Incomineia: Te esorto che ttt debi j5gare p la

seta madre clbiesia ee., e termina: e si cusi fara nv falera.

Questo codice, come per molti indizii appare, e stato scritto in Dalmazia; e verso la fine del sec. xvi apparteneva a Luca Cortesi canonico d' Arbe, isola dell' Illiria, il quale in piil luoghi di esso sui margini ha posto il suo nome cosl: Psb.r Lucas Cortesi1tS Can! Arben.s

194. Cod. membranaceo in 4°. piccolo, del sec. xv, con

iniziali dipinte a oro e a colori, e titoli rubricati, aggiuntovi in fine un quadernuccio cartaceo del sec. xviii. Ha in tutto carte scritte 62. 1. Car. I-54. recto. La regola cOlJosta dal glo­

rioso doctuore Jeronimo eloquete ad ell­stockio.

Precede la tavola de' capitoli (xli), in che l' opera e divisa. Indi segue il :phemio de Jeronimo santo, di cui son queste Ie prime parole: 0 jigli­uole in yhes~t cristo molto dilecte ec., e che finisce : :ppriamete fauellando 10 pentimeto no cada z diD. Appresso comincia r opera cosl: Qual sia cl primo modo et re.qula da ?til:er le BOl'elle cltiuse ec., e termina: Et lo sposo celeste ne trara seco z sua gloza. Io ieronimo 'u.eggio dimiido 1tostre priece. Finita la l'egola.

L' originale Latino di questa scrittura, ind'igna prorsus quae llieronymo affigeretw', secondo che stimano i dotti editori delle opere di detto santo. e stato pili volte impresso, e leggesi pure (come spurio pero) nel t. xi. delle medesime, col. 433 e segg. dell' ediz. Veneta gill. citata; ma della pre­sente versione niuna stampa ci e nota, ne sap­piamo chi ne sia l' autore.

II. Car. 54. 1.'!erso. ESOltTAZIONE A LAselAR IL MONDO E AD IlIIITARE LA VERGINE EUSTOCHIO E LE SVE COllIPAGNI!~ (senza titolo e senza nome di autol'e).

Incomincia: Non c meglior partito ec., e finisce : it qle comendo sopmnamte la uirginitade. Ad diu gratia sia.

Ill. Car. 55. L:EGGENDA IN VERSI DELI,A SUDDETTA REGOLA DI SAN GIROI~AMO (senza titolo).

I ncomincia : Era ieronirno

uicino ad Ii cento anni ec. c c

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195 CODICI MSS. CANONICIANI ITALICI. 196

IV. Car. 58. Pev81'one e Fioretta: intermezzi comici musicali di Costantin Bisanzio.

Incominciano :-Fioretta e Pe'Verone. Oamariera e una gran pena.

e terminano : Peue. Va, Uti, pur, ud, ud, ua, ud.

Voglio &c. Questi intermezzi, che sono tre, e tutti e tre

seiapitissimi, oceupano quel quadernuecio ear­taceo di ehe abbiamo fatto motto nella deseri­zione del eodiee.

195. Cod. cartaceo in 4°., del sec. xv, con titoli ed in i­

ziali in inchiostro rosso, e composto di carte scritte I 17.

I. Car. 1-5+ Pistola del beato Eusebio la quale mandoe al beato Dmnaso ueschouo ec. dela morte del beato mesier santo Jel'onimo.

Incomincia: At padre reuerendissimo damasio ec. in molti modi ef uarie condifione ec., e finisee : nela qualle tusei cholochato. Oompito ela pistota ee.

II. Car. 54. 'Verso. EPISTOLA DI SANT' AGOSTINO A CIRILLO VESCOVO DI GERUSALEMME, INTORNO ALLA VITA DI SAN GIROLAMO (senza titolo).

Ineomincia; Il champione dela santa chiexia ec., e termina: piena mente exaudito.

III. Car. 64. verso. Pistola del uenerabille Ci­rillo uescouo de Jerusalem la quale mando a santo Augustino di miracllOlli de santo Jeronimo.

Incomincia: Aluenerabille ec. auolere 'seguitare iuestigi ec., e finiRee : nele toe santissime horazione.

IV. Car. III. verso. La uita e la fine del beato santo Jeronimo.

Incomincia: Ieronimo fib figliolo de Eusebio ec., e termina: intorno agliani del nostro signiore y'liu xpo trezeto e ottanta otto adio sia honore et gloria Amen.

Indi seguita Ia stessa nota che leggesi dietro la medesima Vita nel cod. di num. 161. §. iv; ed arpresso evvi la seguente del transcrittore : Finito e transito de Mesier santo Jeronimo glorioxo dotore Oorendo lanatiuitade del nostro signior Mesier Y'liu xpo 147 I adi 12 dezenbre impadoa dentro dala porta de santa maria da Vanzo E schrito p mi Jeronimo da santa maria da Vanzo abitadore i la dita {Jtra ad laude ef glorio delo ompotete dio et del glorioxo dotore santo Jeronimo.

Del contenuto di questo codice, che e i1 mede­simo del sopraccennato di n. 161, veggasi cib che abbiamo detto nel dar ragguaglio di quello.

196. Cod. membranaceo in 4°. oblungo, di carte 87, l'

ultima delle quali assai piillunga e piillarga, rna piegata in guisa da andar col res to.

ESElI{PI DI OGNI SORT A DI LETTERA: OPERA DI

GIOVAN BATISTA PALATINO (senza titolo). . Comincia il volume con un monogramma ele­

gantissimo del nome CORNELIA I; e finisce colle parole: Johannes Baptista Palatinus scri­bebat, poste sopra un nastro, 0 svolazzo in fine dell' ultima carta.

II Palatino, autore di questi esempi, viveva fra il 1530 e il 1560. Egli era nato in Rossano nel regno di Napoli, ma passo la maggior parte della sua vita in Roma, dove acquistossi dimolta fama come calligrafo. Nel r 540 mandb cola in luce un suo lihro, nel qual s' inse,qna (c081 nel titolo) a scrivere ogni sorta lettera antica e Moderna ec., che nella spazio di dodici anni fu ristampato cinque volte e che invero mostra quant' egli valesse nell' 'arte sua. La presente opera nondimeno, fatta da lui senza fallo pill tardi, supera di gran lunga tanto in bellezza che in varieta di esempi quellibro.

197. Cod. membranaceo in 4°., della second a meta del

sec. xv, adorno di lettere iniziali messe ad oro e miniate; con un fregio pure miniato intorno alIa prima faccia, nella parte superiore del quale sono in uno scudetto Ie armi di Venezia, e nell'infe­riore queUe della casa Barbarigo; e corredato di figure, alcune delle quali colorite, relative all' opera che contiene. Consta di carte scritte 100.

TRATTATO DI GEOMETRIA, OSSIA DELLE MISURE F:D UTILITA LORO, DIVISO IN QUATTlto LIBRI: OPERA DI BELO MOIETTA, 0 MELETA, CITTADINO Dl

BRESCIA. Precede una lettera dedicatoria Ad serenissimii

excellentissimuq Principem d. d. A ugustinum Bar­badicum, faustissimu optimumcp Venetia2j. ducem Beli ~foiette liber etc., la quale incomincia: Certa e la 8ententia del diuin Platone queUe republice es­ser beate: le quale on da 8apienti son gubernate .. on da tali chi uolunteri e di contimw cum Ii sapienti han conuersatioe ec., e termina: 10 no dimeno in cio voleua gratijicar a vi'a excelsa Serenita e 8ig­noria. cui me etiii atcp etiam uehementer comendo.

L' opera principia cos1: Dela Quidita: No­hilita: e Vtilita dela Geometria c. p.-Geometria e una de queUe sm:etie: Ie quale se comp'reh~ndeno in quella parte de phlJlosophlJa: da Grec~ chzamata mathematica ec., e finisce: Piu cose serenissimo principe posseua in questa mio compendio tractare: perche Geometria senza dubio e una .Arte ampla e di molte cose curiose compreltensiua. lfiente di

1 L' aut ore nel suo Iibro stampato chiama si fatti nessi di lettere cifre quadrate.

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197 conICI MSS. CANONICIANI ITALICI. 198

menD mi sono sforzato non esser proliteo: ma sola­mente queUe rasone tramare e deekiarare le quale me Bono parse piu utile, et eke piu spesso uiene i pramica. et dele quale kauendo bona notitia e con-8uetudine: PUOCM altre rasone acadera: Ie quale per conformita e 'I'egule de le presente non si possano eaplicare.

0hiude il volume Ia tavola di tutto cia che in esso contiensi, la quale e intitolata: Tabula del libro de le Mensure et utilita di qlle di Belo jIeleta citadino di B'I'essa ad konore del serenissimo prin­cipe Augustino Barbadico Duce de la Inclita Gita di Venecia diuiso i 4 liori.

Per quanto abbiamo eereato, niuna notizia ei e venuto fatto di rinvenire di Belo Moieta 0 Me­leta, autore di quest' opera. Agostino Barbarigo, cui ella e dedieata, fu eletto al principato della sua patria l' anno 1486, e finl di vivere nel 1501. Ii Moietta pertanto dee aver fiorito dentro cotal periodo di tempo. E dal vedere che iI cod ice ha in fronte, come eli sopm si e notato, Ie armi del detto doge con quelle della sua repubblica, con­ghietturiamo ehe eSBO sia, se non Forse l' originals dell' autore, l' esemplare stesso ehe questi pre­sento a quel principe.

198. Cod. cartaceo in 4°. piccolo, del sec. xv, con in i­

ziali colorite in azzurro; co' titoli de' capitoli rubricati, e composto di carte scritte 72.

LA REGOLA MONASTICA DI SAN BENEDETTO VOLGA­RIZZATA (senza titolo).

Precede il prologo, che incomineia: Ascolta 0

flolo li comandameti ee., e finisce: Aceio eke meri­tiamo de eager consorti del reqno suo. Ad esso seguita la tavola dfl' capitoli: Incli principia, la Regola c081: Dele coditio d: monaci Lo Man{festa ckossa e: cne quatro Bono li muodi ec., e termina : B qttella eke contra/ara senta in terra 1/,n zonw. e $iati tolto la soa parte de uin. Deo gratias.

199. Cod. membranaceo in 4°. piccolo, del sec. xiv, colla

plima lettera iniziale miniata e rilevata ad oro; e composto di carte scritte 83. I. Oar. 1-82. LUCIDARIO, OVV1,RO DIALOGO FRA MAE­

STRO E DISCEPOI.O INTORNO ALI.E COSE DELLA REUGIONE ORIS'l'JANA, TRADOTTO DAL LATINO (senza titolo).

Incomincia: Souere flate mae reqrio lo mea disci­polo cIte e!Jo U desl(qasse una sententia ec., e finisce : si tacompapni cii quella cauallaria eke tu mai dito. qui e Ofidictus (' ta'udabiNs (' gloriosus insecula se­culo2j.. Amen.

Affatto diverso da quello che trovasi in pit':! stampe 81 del xv, ehe del xvi secolo, si e questo voIgarizzamento, il qunle cl'ediu,ruo non sia lIIai

stato pubblieato. Una copia di esso dettato come fu dapprima in buon Toscano, laddove nella presente leggesi dal trascrittore bruttato di molti modi proprii della sua lingua vernacola, conservasi tra' MSS. V olgari del ball Farsetti nella Biblioteca di san Marco in Venezia m. Quanto all' originale Latino, in qualche codioe egli e attl'ibuito a Lanfraneo da Pavia arcive­scovo Cantuariense, in qualche altro a sant' An­selmo suo succeSSOl'e, in uno ael Onorio di Autun, in altro a Pietro Abelardo, in altro a Gilberto abate di Nogent, ed in un altro finalmente a Gugliemo abate eli Coventria; mll. dicendoei l' autOl'e stesso in principio del suo libro nomen meum 'f)olui silentio contegi, si fatte discordi asser­zioni di codici in altro conto non possono tenersi che eli falltastiche conghietture di copisti. L' autOl'e insomma di tal libro non e punto noto.

II. Car. ~2. 'Verso. ORAZIONE LATINA, che principia: eJJaudi me domine memento ec., e termina: oia pee­cata mea hie 7' z futuro amen. arne.

In fine del volume sopra una carta di guardia leggesi: Aricordo cite questa libro lucidario sie de mi Jacomo dei chiodi elte 10 comperato per Ie mane de baptista eart." mio {Jpadre e si me acosto tte iii s. JJ adi p." de luio de 1441.

200. Cod. cartaceo in 40 • piccolo, del sec. xvii, di carte

scritte 144. LIBRO DI ARITMETICA PRATICA, intitolato Sum­

mari de diverse sorte, compilato da un ano­nimo Veneziano.

Ineomincia: Laus Deo 1647. adi 23 April In Venetia. Sumrnari ec. Et prima del sempUee ec., e finisce: Dim.o quanti danri cont. et g.1i kau.ro

201. Cod. cartaceo in 4°., del sec. xv, composto di

carte scritte 250.

II. DIALOGO DI SAN GREGORIO PAPA VOI.GARIZZATO (senza titolo).

Precede il prologo dell' autore, che incomincia : uN giorno essendo troppo affadigato et depresso in questione (' tum1tlti ec., e finisce: no soerebheno ben allorecckie delli uditori et no si potrebbeno ordina­tamete scriuere. Indi principia il Dialogo cosl: In delle parte di sannia indella uilla dunG signore eke si cMamaua uenaneio ec., e tel'mina: Bt ar­dicta mete ti dicho eke di po la marte no aremo bi­sogno di quella nostia dellaltare se innanci la morte seremo kostia uiua addio.-EJJplicit. liber. lJialo­gorum oeati. Gregori. pape. Deo. Grits. Amen.

Questa versione e quella. di fra Domenico Ca-

m Nella Biblioteca Manoscritta di esso Fa.rsetti va segnato di num.lxxii.

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199 CODICI'MSS. CANONICIANI ITALIC!. 200

valca, che leggeBi pure nel codice di num. 77, ma senza il prologo di eBSO volgarizzatore, ed in non pochi luoghi di le.zione diversa sl dal testo del detto codice, come daUo stampato del Bottari.

202. Cod. cartaceo in 4°., del sec. xv, con rozzi disegni in penna, co' titoli e Ie lettere iniziali de' capitoli in inchiostro rosso, e composto di carte scritte 46.

STORIA DI SAN GIOSAFFATTE IN VOLGAR VENE­ZIANO, col titolo: Qua eomenpa linstoria Delglorioxo sancto Jhnxafat jiuol en fo Del Signor re Auenero Dela pita De india ec.

Principia: Dixe questa lezenda en in india era uno re cft auea nome auenero ~ questo A venero si era uno homo molto crudele contra hi ICpiani ec., e termina: Et questo eljazi p la sua bonta emiseri­cordia laq.l e infinita p tuti iseeuli di seeuli: Deo grazias. Appresso leggevisi: Questa Deuota le­zenda del.qlorioxo santo Joxafatfinise qui con ladio .qrazia. Schrita p mano de mi alesandro ziliol eft dio lidona bona grii e ventura contuta la sua con­pa.qnia. amen. In MeeccLxv adi iiii.o oetobris etc.

L' Alessandro Zilioli, da cui questa copia e stata fatta, fu il padre di quel dotto Vettore Zilioli, del quale leggesi la vita nell' opera degli Scrittori Viniziani del padre Giovanni degli Ago­stini, t. ii. p. 607 e seg., ed il trisavolo, secondo il Morelli (Bibl. Manoscritta Farsettiana, parte i. p. 368), di que,ll' altro erudito Alessandro, che scrisse Ie Vite de' Poeti Italiani.

203. Cod. cartaceo in 4°., del sec. xvi, di due diverse

mani, e composto di carte scritte 72.

I. Car. 1-70. FIORETTI NOVELLI DELLA VITA Dr SAN FRANCESCO E D' ALQUANTI FRAT 1 DELL' OR­DINE suo, TRATTI PER LA MAGGI OR PARTE DAL LIBRO DELLF. CONFORlIUTA DI FRA BARTOLOMMEO DA PISA, E VOLGARIZZATI DA SUOH. MADDALENA DEL CONVENTO DI SANTA MARIA MAGGIORE DI VENEZIA.

Precede il prologo della traduttrice, ehe ineo­mineia : Priego cadauna psona cae legera fjsto deuoto libro ec., e finisce : et del pouerello S. Fran­cesco. Principiano quindi i detti Fioretti cosl: Prima de la natiuita tt beato F.o-Oercha la nati­uita ec., e terminano : passo di questa vita al suo siffMr lJio Il qual sia konor ~ glori i' secula seculo2f Amen.

II nome della traduttrice da noi aggiunto al titolo, e ricavato dalla seguente nota che di carat­tere diverso da tutto il rimanente sta appie della prima faccia: Della Oomunitta de S.ta M.a Maz­ZfJre il qual scrisse la Mre S. Madalena de sua propia mani il signO'l' li merita tanto bene cke ne a

jatto a nui altre sue poue1'e fiolla. D' onde inoltre raccogliamo che questa sua opera e qui scritta da lei medesima.

II. Car. 71. DEI,LA GRANDE POTENZA DI SAN FRAN­Cl<~SCO CONTRO AL DEMONIO (opuscolo senza titulo ed in carattere diverso da quello del precedellte).

Incomincia: II seg120 per it quale se pol com­prendere ec., e finisce: p la moltitttditte delli an­geli eli erano lJ.

III. Car. 73. De molti mali en adllegallo (~ iflli en psequita lordine.

Incomincia: niuno eli a pssumesto (t pse'luitar lordine tt S. Fracesco ec., e termina: si (t bon core auera amato lordine.

Questo brevissimo opuscolo e della mano stessa che ha seritto i Fioretti sopraccennati.

IV. Car. 74. NARRAZIONE DEI, MARTIRIO SOFl"!':RTO

DA FRATE JUNIPERO IH CATANIA IN TUUCHIA AD! PRIMO MARZO 1547 (senza titolo, e della me­desima mana che ha scritto l' opuscolo di Hum. ii )

Principia: Essendo Frate Felice da Venetia Vicario ec., e finisce: cui se fida • la sua 'mesa Olemetia. Finis.

204. Cod. cartaceo in 4°., del sec. xv, con titoli rubri­

cati e lettere iniziali colorite in rosso ed in az­zurro, e composto di carte scritte 220.

I. I Car. 1-154. LEGGENDE DI SANTI E SANTE, IN

DIALETTO VINIZIANO. Eccone la tavola.

I. Leggenda di sant' Agata. 2. Leggenda di santa Lucia, 3. Lepgenda di santa :Marta, 4. Leggenda di santa Dorotea, S. Leggenda di santa Tecla, 6. Leggenda di santa Domitilla, 7. Leggenda di santa Eugenia, 8. Leggenda di santa Petronilla, 9. Leggenda di santa Beatrice,

10. Leggenda di santa Teodosia, T I. Leggenda di sant' Apollonia, I 2. Leggenda di sant' Orsola, 13. Leggenda di santa Margherita, 14. Leggenda di santa Teodora, 15. Leggenda di santa Pelagia, 16. Leggenda di santa Maria Maddalena, 17· Leggenda di santa Maria Egiziaea, 18. Leggenda di santa Taisi, 19. Leggenda di santa Oaterina, 20. Leggenda di san Giorgio, 21. Leggenda di san Oristo/ano, 22. Leggenda di san Pietro Apostolo,

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201 CODICI MSS. CANONICIANI ITALICI. 202

23. Lepgenda de' sette Dormienti, 24. Leggenda di santo Jacopo apostolo, 25. Leggenda di santa Oristina, 26. Leg.qenda di santa GiuZiana, 27. Leggenda di santo Saba abate, 28. Leppenda di santa Eufrosina, 29. Leggenda di un Monaco cke per superbia cadde

in Jornicazione, 30. Leggenda di 'un santo Monaco soHtario.

La prima incomincia: NeZ tempo cke dezio 'ipatore ee.

n. Car. 154. verso. El Uangetio cite serise Ni­eodemo ridotto in dialetto Viniziano.

Incomincia: Uvy aueti udito fradelj ckarisimi ec., e finisce: di le quale cose dio ne sia senpre R,ingratiato. Amen.

Concord a questa versione col testo Latino im­presso fra i Munumenta sanctorum Patrum Ortlw­doxograplta, t. 1. p. 1. p. 64:1, e ristampato da Gio. Alberto Fabricio nel Oodice ApOC1'ifo del Nnovo Testamento, p. i. p. 238; se non che ella ha innanzi un breve proemio di certo Leo che dice aver tradotto il detto Vangelo dall' Ebraico in Greco, del quale non e traccia in queUe stampe.

III. Car. 173. verso. El'ISTOLA DI SAMUEL RABBI MAN­DATA AD ISAAC RABBI ec. VOLTATA DAL LATINO IN VOLGARE PER UN ANONIMO (senza titolo).

E quella stessa versione che sta. nel codice gia descritto di num. 134.

IV. Car. 198. verso. ALTRE QUATTRO LEGGENDE; la I,a di sant' Alessio, la 2.a di santa Marina, la 3.a

di san Sebastiano, e 1a, 4.a di sant' Agnese; tutte in volgare Viniziano.

Incol1lillcia la prima: Hora dire alaltisimo sig­nore ec., e l' ultima fillisce: co lui i' sieme ze Jata coforme amen.

205. Cod. cartaceo in 4°., composto di diversi opuscoli

stati scritti separatamente l' uno daH' altro e messi insieme di poi; il primo del sec. xvii, e tutti gli altri del principio del sec. xvi; i quali cosl riuniti fanno il volume di carte 188. l, Car. 1. URDINE CON CUI SI DEBBONO DIRE LE AVE­

MARIE DELI.' A VVENTO. Incomillcia: Questo e l" O1'a-ine ee., e fillisce:

Orate pro me finis Deo grils. II. Car. 5. Costumi religiosi boni (,.~ valde utili.

InCOlllillcia: Et pfilO, 0 anima ec.

III. Car. 8. Ser'vir a dio se t)ole eiJ tuto el chore. Incolllincia: Dicese de chr1:sto salttatol' nostro ee.

IV. Car. 16. Del portare Ii pelli spirituali. Mand ... di 2 zen. 1533. I

Incomincia: Paulo Apostolo ven et dilecta lJI. ee.

V. Car. 24. De la Natiuita del nostro signor M. Jesu christo. Ala diuota sua Aneilla M. Regina da Noale.

Incomincia: La Sancta et militante chiesia ec. VI. Car. 32. De la Contrieione.

Incol1lineia: Pensaua tacer ormai Ven. et di­lecta M. ec.

VII. Car. 40. DELLA CARITA. Incol1lincia: Passar desiderando li molesti caldi

ec.

VIII. Car. 48. De la Sapientia Et Contempla­tione.

Incomincia: Recita il plorioso apostolo ee. IX. Car. 56. Alta Divota et humil de Chri.'Jto

Aneilla Madona N. di gaiardi Dela Sa­pientia diuina ser1noni~iido.

Incomillcia: Dauit profeta ec. X. Car. 64. Del sanetissimo Et sopra ogni altro

lIacrameto dignissimo dela eofiiunio sancta : a spiritual consolatio de qualuche sua di­uota.

Incomincia: Si leze nel sexto capitulo di san Zuane ec.

XI. Car. 72. Del' ABC D. Incolllineia: Piu uolte ne le cOll/essio mie ec.

XII. Car. 80. Ala diuota di christo ancilla et noua Sposa Madona .... di Sora. p. g. 8.

D. S. (discorso del dizprezzo del mondo). lncomillcia: Si chome nel secl~nlo ee.

XIII. Car. 88. Come et quanto el stato di reI i­giosi prqfessi exeieda superi et auanzi ogni altro stato de lIeclzulari.

Illcomillcia: Volendo a consolai'io ~wstra ec. XIV. Car. 96. De la quadragesima.

Incomillcia: Hozi co la gratia del signor ec. XV. Car. 104. Del Jrjunio quadragesimal.

Incomincia: Di quanto merito et excelentia degno sia ec.

XVI. Car. 112. De la via qual tenil' douenlO p chaminar al cielo.

Incoll1incia: Oonsiderando moUe uolte t1'a me stesso ec.

XVII. Car. 120. De la C01nunio Sancta. Illcomillcia: Lezesi nel q'uarto libra deli 1'e ec.

XVIII. Car. 128. Ale diuote et lmmil de christo Serue. suor Stephana et consorte ehe a far la prqfesio sua si disponino, di essa prqfe­slone sermoniziido S.

Illcomincia: Paulo apostolo scri1~e1Jdo a li Ro­mani ee.

XIX. Car. 136. Ala Diuota et humile de Chri­sto ancilla et sposa J'uor Stephana. De la

nd

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203 CODICI MSS. CANONICIANI ITALICr. 204

dig'rtita et excellentia dela creatura ratio­nale sermonizando S.

Incomincia: Se fin z questo zorno ec. XX. Car. 144. AlIa molto R.da jl{adre et Ma­

dona sua singularissima Madona Orsolina da noalle abbatissa benemerita Del mona­sterio et conuento de san Piero di padoa, humilmente De la pacientia sancta sCl'i­uendo P. g. suo diuotofiglio et seruo. S.D.

Incomincia: Recita il jidato Oancelier di cltristo ec.

XXI. Car. 156. Ala molto Veneranda Madre et Madona sua precipua: iJ'ladona Vl'sulina da noale, dignissima abbatissa del .JJfona­sterio di san piero de padoa P. g. d.

I ncomincia: Non mi e ascosto, ec. XXII. Oar. 169. Del E F G H.

Incomincia: Seguendo el tessuto mio ec. XXIII. Car. 173. De la hellemosina.

Incomincia: Ohi e quelo de noi clte no sapia ec. XXIV. Car. 181. Come altro non hauedo: satiifar

podemo a dio con la bona volunta: Et seguir quelo, si come douemo. imitandolo nele ope­ration, passion, et exempli sui.

Incomincia: Lezesi:p inteligentia del presente sermone ec., e finisce: a ti solo daro la laude la gloria et ogni benedicione qui ui~tis et regnas p infi­nita secula seculo2j- amen.

Tali opuscoli, tranne il primo, sono manifesta­mente tutti di un solo autore; e da quanto si trova accennato ne'titoli ed indirizzi di alcuni di essi ricavasi esserp stato questi un prete chiamato G. S. (verisimilmellte Padovano), che fra il 1530 e il l535 aveva il carico di direttore spirituale delle monache di san Piero in Padova, per Ie quali appunto si fatti opuscoli, come dalla lettura de'medesimi appare, furono do. lui scritti. Qual nome poi equal cognome Ie suddette iniziali signii1chino, lasceremo ad altri il rinvergarlo.

206. Cod. cartaceo in 4°., del sec. xv, colle principali iniziali colorite e i titoli de' capitoli rubricati; e composto di carte scritte 99, rna in principio mancante.

TRATTATO DELLA PAZIENZA. OVVERO MEDICINA

DELL' ANIMA", Dl }'RA DOMENICO OAVALCA

DELL' ORDINE DE' PREDICATORI, DISTINTO IN DUE

LIBRI.

Incomincia imperfettamente colle seguenti pa­role che negli esemplari interi trovansi verso la

n II titolo che quest' opera ha qui di Medicina dell' Anima invece di lIIeclicina del Cuore, come ne' Codici gia descritti (v. inurn. 5, 6, 8, 10 e 14), trovasi aver ella anche in un testo a penna della Bi­blioteca Laurenziana.

meta del capitola primo: tuo. lira e da tore del cuore ec. In fine del xii capitolo, can che termina il primo libro, e un serventese che principia: o Oristiano cIte te uinc(; lira.

Indi seguita il secondo libro, che e diviso in xxx capitoli, e cha finisce COS1: la qual cosa ci conceda esso yhesu IlJPO benedicto. figliol de dio. 10 qual uene :p nostro maestro de Itumilta e di patientia. Qui est benedictus z secula seculorwm. Amen.­Finisce 10 libro della Pacientia. lo qual si chiama medicina dellanima. Deo gratias. AppresRo leg­gesi finallllente un nuovo serventese in del qual si contiene la sententia del precedente tractato della patientia, che incomincia:

alti uuol inpreder dauer patza, e termina : Poi ctt si buona "1 util cosa ene

Oome dicto. Abbiamo gia parlato di quest' opera nella de­

scrizione del cod. di num. 6. §. iii, che parimente la contiene: onde qui altro non diremo se non che la presente copia, sehbene fatta fuor di Toscana, come mostrano i percio, trasformati in perzo, i di in de, ed altre simili cose, e in generale assai buona, e cavata senza dubbio da huon testo.

207. Cod. cartaceo in 4°., del sec. xv, co'titoli de' ca­

pitoli rubricati, e cornposto di carte scritte 6 I.

IL UHRO DEI,LA POTENZA E SAPIENZA DI DIO, AL­

TRIMENTI DETTO IL PIMANDRO, Dr MERCURIO

TRISMEGISTO, TRADOTTO DI LATINO IN I,INGUA

FIORENTINA IJA TOMMASO BENCI.

Esso e preceduto do. una lettera senza titolo, rna che sappiamo essere del sopraccennato Tom­lllaso Benci ed indiritta al suo alllico Francesco de' N eroni, In. quale il1comincia: Havendo il nostro 111arsilio Platonico ec., e finisce: che di taZe opa acquisti buo fructo. Vivete felice. A questa se· guita I' A1'gumento di NIarsilio Fecino jiorentino nellibro di Mercurio Trismegisto a Oosimo de Me­dici, di cui e questo il principio: NeZ tenpo che nacque Moyse ec , e che termina: accio c1te lungo tempo uiua la patria. Indi comincia illibro COS1: Pensando io alta natura delle cose ec., e finisce : (la quali sono comprese tutte le cose. Fine de lllibro di },{ercurio Trismegisto. Ohiude final mente il volume un breve passo, tradotto aneh' esso, di Altidio (0 rneglio Oalcidio), in cui si riferiscono alcune co~e dette in punto di morte dal prefato Trismegisto a 'suoi discepoli.

l' originale di cotal libro, scritto in Greco intorno al secondo seco10 dell' era nostra da qualche fi1osofo cristiano sotto il falso nome di Mercurio Trismegisto, venne in Latino tradotto dal celebre Marsilio Ficino nell' Aprile del 1403 ; e nel Settembre delmedesimo anno, come mostra un cod ice Laurenziano, do. tale YerSiOnCl fece

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205 CODICI MSS. CANONICIANI ITALICI. 206

'l'ommaso Benci, mercatante e letterato Fioren­tino, il presente volgarizzamento, che dedico al Neroni mentovato di Bopra. Fu poi questo pub­blicato per Ill. prima volta in Firenze dil.l dottis­simo Oarlo Lenzoni co' tipi del 1'orrentino nell' anna 1548, in 8°., e secondo che sembra venne daH' universale cosl ben accolto. che una nuova impressione ne fu fatta daHo stesso stampatore e nella medesima forma nell' anna appresso.

208. Cod. cartaceo in 4°., del sec. xv, di carte scritte ed

in antico numerate 156, precedute da otto altre senza numerazione.

PROSE E POESIE DIVERSE. I.e prime otto carte Bono occupate da una

tavola delle cose comprese nel volume; da una Descrizione delle quattro principali parti del corpo umano, la quale comincia: dice il filosofo nel libro del secreto de secreti ec., e da Alcuni versi Latini sopra i Padovani e i Viniziani. Delle carte susseguenti il contenuto e questo.

I. Car. I. La bataya de Vicii e de Ie Vertude, stanze 50 di dodici versi endecasillabi per cia­scuna, rimati come quelli delle ottave; Bauza nome d' autore.

Incominciano : Aprite yochi vostri 0 cristiani.

II. Oar. 9. verso. L' ULTIMO CANTO DELLA DIVINA OOMMEDIA DI DANTE.

Principia: ve1'gine matre filgUa del tuo filglio.

III. Car. I!. verso. Qui come<za Ie nobilissime 'vertu del ossmarino e :pprietade messe in volgare. sono vinti sey delequalle nuyauemo in ten dime to de tratare segondo cite tmo mo­nigo dengiltera scrise dindia alabate suo de lordine di fJiestello.

Incomincia: Se alguno auesse deboli ec., e fi­nisce: e apiu altre malatie.

IV. Car. 13. Epistola quam misit Rabbi Samuel Israelita ad Rabbi Isaac ~c. traslata de Arabico in Latinum per Fratrenz Alphon­sum Bonjoltannis, Ord. Praed. ~c.

E questa Ill. versione Latina d' onde e stata fatta l'Italiana, che sta ne' codici 134 e 204.

V. Car. 39. verso. El Pater noster in Rima, cioe in versi Latini rimati a tre a tre; il quale in­comincia: .Pater 'l)ere diceris &c.

VI. Car. 42. Epistola missa p presbiterum Jo­hanem dni) Emanueli imperatori; la quale incomincia: Pres6iter Jokfies potentia &0.

VII. Oar. 46. verso. ALCUNE ORAZIONI LATINE, E l'ARECCHIE RICETTE PARTE LATINE E PARTE IT ALIANE (senza. titolo).

VIII. Oar. 68. 'l)erso. DELLA VENTURA DEGLI UOllllNI SECONDO IL TEMPO DEL I,ORO NASCERE (senza titolo).

Incomincia: Lo farde eke nassera ec. IX. Car. 75. El pianto della nostra donna zn

rima (senza nome d' autore.) E in terzine. e diviso in undici capit.oli, de'

quali il primo cosl comincia : A ue maria virgo gloriosa

Olte de dio padre te clamasti ancilla ec. Questo poema trovasi pure senza nome di au­

tore, ma piu correttamente scritto che non e qui, in un testo a penna che fu gia del ball Farsetti, e che ora si conserva nella Biblioteca, Marciana di Venezia.

X. Car. 97. CAPITOLI DUE IN TERZA RIMA, DETTATI IN DIALETTO VENEZIANO.

Tratta il primo del modo che si teneva nell' eleggere i Dogi di Venezia, e principia cos1 :

Ool nome de coluy eke i su fa chro3Je. Nel secondo si descrive l' elezione di Michele

Steno a quella dignita; ed in fine leggevisi : Ohi u'lJol lautor saper de tal serrnone

Si labirae. cornency i chapiuersi De lultime tre stanze con raxone Le sopra dite eke son noue versi.

II che avendo noi fatto, abbiamo trovato che r autore chiamavasi Marin dei Agari. Michele Steno venne eletto doge il di 1.0 di Decembre del 1400, e fu senza dubbio in quell' occasione che esso Marino compose i presenti capitoli.

XI. Car. 105. Psalrrti septem intitulati peniten­ciales quos Eximius doctor diis franciscus petrarcha poeta laureatus composuit.

Stan no fra Ie Opere del Petrarca stampate Basileae per Henricum Petri, 1554 in fol., t. i. p. 416-418.

XII. Car. 109. Orationes (Latinre tres). XIII. Oar. II2. LAUDE'DI SAN GIOVANNI BATISTA

(senza titolo e Bauza nome di autore). Principia: o bat£sta glorio3Jo.

XIV. Oar. 116. GIACUI,ATORIE SUPERSTIZIOSE Ell AL­TRE BREVI SCRITTURE DI NHJN l\IOMENTO, in Latino.

XV. Oar. 122. I CAPITOLI X. Xl, XII e XIII DEL LIBRO V DEL DrrT Al\WNDO DI FAZIO DEGLI U BERTI, OV' E DlSCOltso DI MAolln~TTo; senza titolo e Bauza nome di autore.

Oomincia il primo: Oossi comel si taque io cominciay ;

e l' ultimo term ina col verso: Quando da qua de mar pensa far ;JJua.

XVI. Car. 127. Novella composta p gabriel da Bologna.

Incomincia: in tibia paese posto neUe parti da­fricha ec., e finisce: U feee tornare in 'Omilissima paciencia.

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207 CODICI MSS. CANONICIANI ITALICI. 208

II Mazzuehelli negli Serittori d'ltalia (t. ii. p. iii. p. 1467), e dietro a lui il Fantuzzi nelle Notizie degli Scrittori Bolognesi (t. iv. p. 12) fan no menzione di Gabriel da Bologna, e 10 dicono poet.a volgare, che aveva rime fra quelle di altri autori in un codice eartaeeo in 8". gr., del sec. xv, posseduto dal dott. Gianfrancesco Burchelati Trivigiallo; ma della presente novella non par­lano punto.

XVII. Car. 132. Qui si come'K,a il libro el qual anome jisonomia po che quelli che prima el ft·ouo aueua nome jisonomo. per la qualle scientia insegna cognossere ti huomeni per li segni di fum·i.

Incomineia: Percio cke rMnato auemo inseqna­meta ec., e terl1lina: si sono quell1~ di yochi e del vissazo. Pinito Ilibro de jisonomia.

Quest' opuscolo e preso dalla Fisica di maestro Aldobrandino da Siena volgarizzata da sere Zuc­chero Bencivenni.

XVIII. Oar. 138 'll. ORAZIONI LATINE, ALCUNE RI­CETTE 1£ QUALCHE ALTRA COSA DI NIUN CONTO.

209. Cod. cartaceo in 4°., del sec. xv, scritto da diverse

mani, con titoli rubricati e lettere iniziali colorite, e compos to di carte scritte 347. I. Car. I-J7. La storia '! leggeda de SCD sil­

uestro. Ineomincia: Santo siluestro pma efue nato della

cittae diroma ee., e finisee: sel bracio didio n ci driza e tosto sia.

II. Car. 18-22. Questa e la diuota '! pietosa legeda di scUo clemeto ppa.

Incol1lincia: Santo clemeto fue romano ec., e termina: '! didi in di si pdono. laude sia adio '! at bUD pastore messe sato clemento.

III. Car. 23-27. Questa e la legeda del diuoto ptioso peregrino santo Alesso.

Principia: E Pue aroma uno kuomo magnifico ec., e finisee : cheauea dato aqllo suo pp10 cotale gratia. ad'io ne sia laude zsepiterno.

IV. Car. 28. Qvi sifae metione duna parte duna legeda di santo logino ec.

V. Car. 28 v.-30. La leggenda di sCo uito mar­tire di yliu xpo.

Ineomincia: Santo uito il quale era filg1uolo duno pagano ee., e termina: alqale sia gatia '( hOre egloria am.

VI. Car. 31-1°7. VITA DI SAN FRANCESCO (d' As­sisi) compilata p lo venerabile e sancto bona­uetura doctore seraphico (senza il nome del traduttore) .

Incomincia: La gratia de dio saluatore nostro e

apparsa in questi nOlVissimi di ec., e finisce: m~r~­ficante el sancio suo Al quale si e honore e gloria p li injiniti seculi di seculi Amen.

Diversa e questa versione da quella impressa in Milano per Antonio Zaroto da Parma nel 1477 in f.o pie.D, ed ivi ristampata in casa di Fi­lippo da Lavagnia nel 1480 nella medesima forma.

VII. Car. lOS. EPISOLA Dl FRANCESCO DEL BAUO DUCA D' ANDRIA A FRATE ANTONIO VESCOVO D' ANDRIA E DI MONTE PILOSO INTORNO ALLA VI­

SlTA }'ATTA DA PAPA NICCOLO IV. AL CORPO Dl

SAN FBANCESCO D' ASSISI. Incomincia : ]}ouendo io scriuere il progresso del

summo potefice nicolao quarto ec., e finisee: apresso ti komini doctissimi de vita appl'obata. Vale.

Di Francesco del BaIzo, che fu gran contesta­bile del regno di Napoli, uomo valente nell' armi, e letterato, e che morl nel 14S2, parlano il Ta­furi (Scrittori del Regno di Napoli) e il Mazzu­chelli (Scrittori d' Ita1ia), e fan no menzione della sua Historia inventionis et translationis gloriosi corporis santi Rickardi, Anglid, confessoris, et epi­scopi Andriensis, In. quale trovasi stampata (cio che essi pero non accennano) nel t. vii. col. J 257 dell' Italia Sacra dell' U ghelli; rna di questa sua Epistola non parlan punto.

VIII. Car. 1I7-1SI. La istoria di santo Cle­mente.

Incomincia: fa ne la citate di roma anticka­mete vno l;omo ec., e finisce: el se degni cuciederne Amen.

Ci ha di questa istoria un' antica impressione col titolo: Legeda de sancto clemente: a sancto pietro successore pontifice Romano: historia deuo­tissima e uera,. con un intaglio in legno sui fron­tispizio rappresentante san Pietro; ma senza alcuna nota di luogo, di stal1lpatore e di anno, in 4°. II solo esemplare a noi noto di essa sta nella Biblioteea Vatieana.

IX. Car. 181 v.-I89. La istoria hOUC1'O legienda de santo Eustacltio.

Principia: tRa gti altri eke nela d;orte di tra­iano irnpatore si trouarono ec., e finisce: et chi diclwno a xij ckalende di ociobre circha li ani dil nro signore Mcc.

X. Car. 190-199. Legienda et ist01'ia del mar­tirio del beato Jaclwpo di persia.

Incomincia: n el tempo cke in vna citate di psia ec., e termina: el quale la corona di victoria el dona ali martori goc.

XI. Car. 200-206. La istaria et legienda del martirio di sancta Agata.

Incomincia: Era ne la cita di chatania ec., e finisee: no fa molestato.

XII. Car. 207-254. Vita di santo Jeronimo. Ha innanzi la tavola de' capitoli in che e divisa,

i quali sono XXIX. Oornincia essa quindi cosl: It

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209 CODICI MSS. CANONICIANI ITALICI. 210

beato misfe sea Jeronimo seeodo ehe dice nella fine d~mo suo libro 'ititulato de 'Viris illustribus ee., e finisce: cIte ala nostra fine p gracia sua ci dia 'Vita eterna. Amen.

E questa Vita una ingegnosa compilazione delle diverse leggende e istorie parte vere e parte favolose ehe si hanno e in Latino e in Volgare intorno al suddetto santo; rna chi ne sia l' autore non sappiamo, ne Ia eonosciamo in Latino. Un' altra eopia di essa, pili eorrettamente scritta della presente, e senza falIo da un Toscano, sta nel cod. di n. 216, che descriveremo appresso.

XIII. Car. 255-289. Delo fine e testamento eft feee sca Jero.o

Ineomineia: A santo Jeronimo conpiti nonanta sey anni ee., e finisee: e atuti li a01nini il faeesse honorare. Amen.

XIV. Car. 290-306. TRATTATO DELL' EFFETTO Dr:I,­LA GRAZIA DELLO SPIRITO SANTO.

Ineomineia: Repleti sunt omnes spiritu sea. Nella predita parolCl seritta neli atti deli apostoli ee., e termina: si eft abiamo la sua gra in p1'e­sente ella glia 'i futuro. Amen. Finito lo libello rendarno mille gracie a xpo.-Orate p lo pouereUo scritore.

XV. Car. 307. h TRA NSITO Dr SAN JERONIMO. Ineomineia: Havendo sco Jeronimo eompiti

nonata sey anni ee., e finisee: azo eft 70 suo corpo fosse ~l1a.qnifieato e Honorato. 1457. adi. 29 Marz. Deo gratias amen.

210. Cod. cartaceo in 4°., del sec. xv, scritto da diverse

mani, ed avente carte scritte 101.

I. Car. 1-13. VITA DI SAN FRANCESCO D' ASSISI (senza nome di autore, e non fin ita di eopiare).

Ineomincia: In pma e da sauer clwl glorioso seraphico san fracesco ee., e termina in tronco: Epoy segondo lacroxe cae san fra.

II. Car. 14. ALCUNE ltIME SPIIl.ITUALI (senza nome d' autore).

Eccone i capoversi: I. 0 padre grade eke lanzol miidasti. 2. Jo credo in dio el qual feee ogni cossa. 3. Con iubili damore. 4. Laudemo Ykii xpo E la Boa sca mare.

11 terzo di questi eomponimenti e intitolato Laudes set lu.qdouici; ed il quarto Laudes B. F. eioe "Beati Francisei."

III. Car. 19. COMPONIMENTO LATINO IN J,ODE DEL PAPA, che incomineia:

o xpi vicarie monarclta terrarum. IV. Car. 21. Planctus (in obitu) drd bonaueturae

card ill at ordinis mino~, che principia: o lugubris eclse planctus et plaga dura.

V. Car. 22-94. Concordancie dalquante .<;torie

antiche caposte ecapilate p frate guido da pisa de lordine del camino optimo poeta.

Ineominciano : Tuti gliomini segado co scue Ar.le nel pmo libro dela methafisiea ee., e finiscono in tronco colle seguenti parole: aliarme cite noy portarno poy uedere ehe nuy siarno troiani. E nota eae entute 113 sue ensegne portaua larme deloperio nemici deli latini.

Quest' opera e Ia stessa ehe Botto il titolo di Fiorita d' Italia sta nel codice di n. 2 descritto addietro, rna mancante nel presente di dieci capi­tali e mezzo piu ehe non e mancante in quelIo, e di men buona Iezione. Del tempo in cui ella e stata composta, e del suo aut ore, abbiamo giit fatto motto parlando del detto codiee; e circa aIle stampe che ei sono sl dell' intero, come di parte di essa, veggasi il Gamba, Serie dei Testi di Lingua (iv. ed.) sotto inurn. 445, 446 e S69.Q

VI. Car. 95. RICORDI IN LATINO DI FRATE FRAN­CESCO DA LENDINARA DELL' ORDINE DE' MINORI, RISGUARDANTI PARTICOLARlIIENTE LA SUA VITA, DAI,I! ANNO 1382, IN CUI FU EGLT RICEVUTO NEL DETTO ORDINE, SINO AL 1427.

E' sono autografi.

211. Cod. cartaceo in 4°., del sec. xv, con titoli rubri­

cati ed iniziali colorite in rosso ed in turchino, e compos to di carte scritte 13 I.

LEGGENDE DIVERSE.

1. Car. I-52. Legenda di santo Josaphat e barlti: che incomincia: Dixe questa legenda eft in india si era vno Re ee.

II. Car. 53.-57. Istoria di santo Giorgio m. Gieorgio fo nobel homo dieapedocia ec.

III. Car. 58-62. Ligenda di santo Cltristqfalo. -Cltristofalo fll, di ekananea ec.

IV. Car. 63-68. Legenda di sea Gregorio.­Gregorio fo homo nobellissimo di roma ee.

V. Car. 69-78. Legenda di sca Silllestro papa. -Siluestro fo .figliuolo duna sancta dona ec.

VI. Car. 79-85. Legenda di santo nieholao.­Nicolo fo dela cittide de pantltera ec.

VII. Car. 86-94. Legenda di santo bernardo. Bernardo fo de bertagna ec.

VIII. Car. 94 'V.-98. Legenda di sea zilio.­Santo gilio fo de scniata de Re ec.

q Notava il prof. Marsand fin dal 1835 nella sua descrizione dei Manoscrifti Italiani della Regia Biblioteca Parigina, t. i. p. 74, che una parte di tal opera leggesi nel libro, intitolato l' Aquileida, 0 l' Aquila, falsamente attribuito a Lionardo Aretino, e tante vo1te stam­pato; ed in vew, da riscontri per noi stessi fatti siamo venuti in chiaro che la meta circa di essa trovasi inserita in que1 libro, rna cosi alterata e guasta che nulla puo vedersi di peggio.

E e

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ill CODICI MSS. CANONICIANI IT ALICI. 212

IX. Car. 98-100. Lezenda de santo basilio uesco. Inlo tempo de san basilio ec.

X. Car. 101-105. Istoria· de sCo Ale:xio.­A/wio fo figliolo di RUJiminiano ec.

XI. Car. 105 v.-106. De santo simplicio fau­stino e beatrir.e.-Nel tempo di pessimi Impa­dori ee.

XII. Car. 106 v.-I08. Legenda de santa repa­rata.-Nel tempo di decio impadore ee.

XIII. Car. 108 V.-112. Lizenda de santa martlta. -Martha hosta di :cpo fo figliola ee.

XIV. Car. II2 V.-122. Legenda de sea Maria madalena.-Maria magdalena ando a vno suo chastello ee.

XV. Car. 122 V.-124. Miraculo de la Uergene maria.-Elfo vno visdomino del uescouo ec.

XVI. Car. 124-125. Miracolo.-El fo vno cha­ualiero richo ec.

XVII. Car. 125. verso. Lizenda de la couersio di Sa paulo.-Da poi clil nostro signor mif yliu :npo ascesse i' ciella ec., Ia qua.le finisce: degni de uita eterna. deo griis Amen.

Sopra Ia prima Caccia. innanzi alIa. prima istoria leggesi: Ds ckrisf 1449.

212. Cod. cartaceo in 40., del sec. xv, con titoli rubri­

cati, e lettere iniziali colo rite alternativamente in azzurro ed in rosso, e composto di carte scritte 106.

1. Car. 1-39' Li Soliloquij di sCo Augustino in Volgare.

Precede il Prologho del volgarizzatore, che in­comincia: impercio cli fro, tutti Ii deuoti liM.' ec., e finisce: co solo dio ti dilecti ~ dimori. Ad esso seguita la tavola de' capitoli. Indi principia l' opera eosl: d Amiti ad cognosce sigor cli mi conosci ec., e termina: ~ soli Ii giusti entrano per 68sa.

Questo volgarizzamento de' SoliIoqui, detti qui, rna eha non sono, di sant' Agostino, e opera del miglior tempo della Tosoana favella. Piu edizioni Bonoei di esso tanto del xv, quanta del xvi seoolo ; rna. eccettuate quelle fatte in Firenze, che sono una. del 1489, una. del 1491, una terza del 1496, ad una fina.lmente del 1505, tutte I' altre, secondo il solito della stampe fatte allora di cose Toscane fuo~ di Toscana, s?no p~ssime. Ora pero ne abblamo una pubbhcata III Verona nel 1830, in 16°., per cura del ch. abo Paolo Zanotti, la quale non ci lascia desiderar ne pure Ie Fiorentine.

II. Car. 40-41. Questi Bono Ii diece gradi p Ii quali uiene lomo ad pfectione (tradotti dal Latino).

Incominciano: Primo grado: in prima stud" lomo finto puote ec., e finiscono: ad cio lee di lu!/ semp aMiamo memoria ~ fructo.

L' originale leggesi fra Ie opere suppositizie di san Bernardo col titolo di Instructio, vol. ii. col. 813 e seg., e questa versione, che e in ottima fa­vella, sta impressa in fine di tutte e quattro Ie edizioni sopraccennate de'Soliloqui di sant' Ago­stino in Volgare, del traduttore de' quali si e per avventura ella ancora.

III. Car. 42. Alquante deuote meditationi ~ oroni di sco Anselmo arciuescltouo di cantuaria (volgarizzate ).

Dopo un breve prologho, seguitato dalla tavola de' capitoli in che son esse divise, cosl comin­ciano: Signore e Dio mio da al cuor mio te desi­derare ec., e finiscono: elqual solo 10 suo desiderio puote impiere. Al qual ci conducka xpo biidecto q cit patre ~ spu sco uiuit ~ regnat p 'ijinita scla sctoru3. Amen.

Nel testo Latino delle Opere del suddetto santo stampate in Parigi nel T675 per cura del p. don Gabriele Gerberon, si trova.n elleno in altro ordine da quello che qui hanno.

213. Cod. cartaceo in 4°., del sec. xv, a due colonne,

con titoli rubricati, e composto di carte scritte 177·

E:xpositione deli saneti Euangelii de tucto lanno comenfando dalla prima domenica delladuento : versione dal Latino d' ignoto autore.

Principia: n Al'ra sacio matko euagelista cke in quelo tempo appresimandose ec., a finisce: el quale ",iue et regno, nella vnita delspu sea dio p Infinita secula seculo'lf Amen.-Oompliti li euangelii deo gras:. Amen.

Epo Antonius pp In ciuitate buduce die. 20

nouet5r 1455. F.r N otisi che a car. 15, col. 2.8 vi si trova inserito,

pure volgarizzato, un Sermons de Sancia Au­gustino in la natiuita de tlipo. Esso comincia: Oggi dilectissimi in IlJPO se celebra la natiuita del nro saluatore ec., e termina a 16 verso, col. LB, come segue: Andati pla dca via se uoleti giongere al regno celestiale alo quale dio ce conduca p la sua gracia et misericordia.

214. Cod. cartaceo in 4°., del sec. xv, con titoli e let-

r Copiato da questa medesimo Antonio stimiamo che fosse un cod ice della Somma Antonina volgarizzata, gill posseduto dal dott. Vitaliano Don~ di Padova, e mentovato nelle NO'Delle Letterarie di Firenze dell' anna 1747, col. 542; in fine del quale leggevasi: Anto­nellus scripsit in Budua die xxiii. mensis Februarii Mcccclxi. Budua e una cittll forte della Dalmazia, posta sull' Adriatico fra i1 golfo di Cattaro e Dulcigno.

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213 CODICI MSS. CANONICIANI IT ALICI. 214

tere . iniziali in inchiostro rosso, e composto di carte scritte 145. I. Car. 1-93. II libro chiamato stimolo damore

fco:p misser Bonaventura Chardinalle. Precede il proemio, che incomincia: Questo

libro et quale debitamete puo eser ec. L' opera quindi cosl principia: Oorrite gente dogni parte ec. Finisce: acio clbe gli la tragese at mio amore e suo Ame.

II. Oar. 93 '1).-1 IS V. OAPITOI,I DI CERTA DOTTRINA E DETTI NOTABIJ.1 DI FRATE EGIDIO TERZO COMPAGNO DI SAN FRANCESCO (senza titolo).

E divisa quest' operetta in xviii capitoli. Inco­mincia: La grazia di dio e de le Virtudi son vja ec., e termina: Be nostro yf1u a/flo. qui jinisce questi chapitoli e diti di Irate egidio Ede pplito ijsto libro p la grazia di ml} yliu mpo.

II titolo che Ie abbiamo posto innanzi, e preso da una stampa di essa, senza nota di luogo, di stampatore 0 di anno, rna evidentemente fatta in Firenze intorno al 1490, in 4°.s la quale e posse­duta dal pili volte mentovato sig. dott. Enrico W eHesley. Non e a1 tro peru quest' opuscolo se nOll che una parte de' Fioretti di san Francesco, e precisamente quanto contiensi nell' edizione Fio­rentina de' medesimi dell' anna 1718, dalla p. ] 64 sino al fine.

III. Car. I 15 V.-120. Qui clwmecza el tratado de la chompagnja che aue jkli xpo z questo modo zioe pouerta dispre.~io (" dolore.

Questo nostro dio z creato ec., e finisce: e dame aue granck memoria di tanta 'igratitudine. Deo gras. Amen.

IV. Car. 121-123. PREGHIERE DIVERSE. Incominciano: Ooncedine mise1'icordioso dio ec.,

e finiscono: & pduca auita etena.

V. Car. 124-144. Lo libro de la contenplazione del glorioi}}O dottO'J' (" padre nostro miss. santo Agu.vtino.

Incomincia: Somma trinitade vna virtu de ec., e finisce: Onde io lui lodo Lt~i benedico Lui adoro. w quale uiue (" regna p tuti iseclbuli dei sechuli. Deo gras.

Un volgarizzamento e questo di una parte del libro delle Meditazioni attribuito al suddetto santo.

VI. Oar. 145. DELLA VITA ATTIVA E DELLA CONTElI1-PLATIVA, BREVE DISCORSO (senza titolo).

Incomincia: andando una uolta 10 signore ihii in betania ec., e termina: chela pma pa?·te del­lactiua uada 'inanti ala conteplatiua. dice bernardo.

215. Cod. membranaceo in 4°., del sec. xv, scritto a

I In fine vi si trova aggiunto uno Sermone di sancto Augustino del uiuere religioso, che e quel medesimo il quale leggesi come primo nel Volgarizzamento de'Sermoni del detto santo, stampato in Firenze dal Manni nel 1731, in 4°.

due colonne, con titoli rubricati e lettere iniziali colorite alternativamente in azzurro ed in rosso. Ha carte scritte 205.

LEGGENDARIO Dr SANTE. Vi si contengono Ie seguenti leggende :

I. Di santa Tecla v. e m.

2. Di santa Colomba v. em.,

3. Di santa Lucia v. em.,

4. Di sant'Agata V. em.,

5. Di sant' OT8ola v. em.,

6. Di santa 1Jfarglze1'ita v. em.,

7. Di santa Dorotea v. em.,

8. Di sant'Apollonia v. em.,

9. Di santa Mostiola v. em.,

10. Di santa Eufragia monaca, I I. Di santa Na.ytasia v. em., e di san Gri-

sogono SUO padre spirituale,

12. Di santa Eufemia v. em.,

13. Di santa Dignamerita, v. em.,

14. Di santa Cristina v. em.,

15. Di santa Reparata v. em.,

16. Di santa Bm'bara v. em.,

17. Di santa Costanza v. em., e de' santi Giovanni e Paolo,

18. Di santa Pelt'enella, 19. Di santa Bealt'ice v. em.,

20. Di santa NIarta, 21. Di santa lJ1m'ia Maddalena, 22. Di santa Domitilla, v., 23. Di santa Gugliebna figliuola del re d'

Inghilterra e moglie del re di Ungheria,

24. Di santa Susanna, 25. Di santa Caterina, 26. Di santa Cecilia v. em.,

27. Di santa Eugenia v. em.,

28. Di santa Teodosia v. em.,

29. Di .mnta Felicita e de' suoifigliuoli mm'-tiri,

30. Di santa E1'ena v. em.,

31. Di santa FebTonia v. em.,

32. Di sant'Agnese v. em.,

33. Di santa Caterina v. e m,

34. Di santa Chiara, 35. Del re e della regina d' Oriente, 36. Di una .mnta vergine (innominata).

37. Di un' altra santa vergine (innominata),

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215 CODICI MSS. CANONICIANI IT ALICI. 216

38. Di uno miracolo della Vergine Maria molto bello, che .fece di una monaca 8ua divota e grande amica di Dio.

Della prima e questo il principia: Incorn;;cia la legeda di Bacta Tecla ec. Uenedo lapostolo miss. seo paulo aUa cila de JJconio ec., e l' ultima ter­mina: e tute fer;ino el bono fine e ebeno paradi!Xo. Alautl:. tl: !X.D Am.

Le leggende indicate sotto i num. 25 e 33 trat­tanG della medesillla santa, rna sana opere di due diversi autori.

216. Cod. carta ceo in 4"., del sec. xv, co' titoli e Ie

iniziali de' capitoli in inchiostro rosso, e com­posto di carte scritte 97.

La Vita e il Tran8ito di santo Girolamo dottore.

r ncomincia: It beato messere santo Girolamo secondo ehe dice nella fine dnno suo libro intitulato deuiris illustri6ns ec:, e finisce: eke pemeriti di­santo Girolamo cifaccia siuinere inquesto mondo ehe allanostra fine persua grazia cidia uita eterna. Amen.

Vedi cia che abbiam toccata circa quest' opera nella nota sopra il num. xii del cod. 209, che ne contiene un' altra copia.

217. Cod. cartaceo in 4°., del sec. xv, con titoli rubri­

cati, e compos to di carte scritte 156. I. Car. 1-35. La uita di sca Giu8apha.

Incomincia: n el;;dia auea ttno Be chessi chia­maua lore auenire ec., e finisce: essoppeligli co grade riuerezia ellaude 6 gratie nabbia !Xpa ec. eompiuto e lalegeda del oeato mess. sco barla e del bto mess. sca giusapha ec. Amen.

Questa Vita 0 Leggenda che ne' codici 126, 201 e 21 I gia descritti, ed anche nel 273 che de­scriveremo a suo luogo, leggesi in volgar Vene­ziano' e qui in lingua Toscana. Tuttavolta nep­pur essa ha punta che fare con quell a allegata nel V ocabolario dell' Accademia della Orusca, e data in luce dal Bottari in Roma nel1734.

II. Oar .. 35. I dieci comadamenti di dio 6 da dio dati a motse.

E una breve esposizione di essi, la quale inco­mincia: Il pmo comiida dice none adorare alt.o idio che me ec., e che finisce: eccM fa cotro agli detti ckomandamenti peccha mortalmente.

Ill. Oar. 39. BREVE SPOSIZIONE DEL PATERNOSTRO. Principia: pAt.,. noster qui es i' celis ~c. Cioo

singnor6 tusse nro padre e noi siamo tuoi figliuoli ec" e term ina : cnf.lndueha adesso idio 10 quulg uiue e regna.

II ch. Angelo Maria Bandini nell' accennare

nel suo Oatalogo de' MSS. della Biblioteca Me­diceo-Laurenziana (t. v. col. 257) una copia che di questa scrittura sta nel cod. xxviii, pluto lxi di quella libreria, cosl scrive di essa: "Auctor forte est Dominicus Gavalca Ord. Praed. qui alia eius­dem argumenti opuscttla condidit.

IV. Car. 41. BREVE LEGGENDA di sco Alberto della magna VescllOuo.

Incomincia: nela magna fu vna nobile e gentile famiglia ec.

V. Oar. 42-60. ALTRE DREVI LEGGENDE TRATTE DALLE VITE DIe' SANTI PADRI.

La prima e flu seo padre lo q~tale auea nOrM

Isol cke fu menato ;; paradiso eninferno da langelo; e l' ultima Duno abbate con due monaci chandororw ;; paradiso d7'Zutiano gli qttali istauano nel diserto di Sion et poi chome tornorono alloro monisterio.

VI. Oar. 61 e seguenti. I TRENTASETTE PRIMI CAPI­TOLl DEL LIBRa PRIMO DELLE Vn'E DE' SANTI PADRI, IN VOLGARE.

11 primo di essi principia come segue: Inco­minciasi la vita di seo pauto primo romito ec. At tempo di decio e ualeriano hlpadm'i ec. L' ultimo finisce colle parole: e ponendosi in orazione ginoc­chioni rifd(Jtte lanima adio loqttale e 6enedecto "i secula sechnlo'lf. Deo gratias. Amen.

E questa una parte del bellissimo volgarizza­menta fatto da fra Domenico Cavalca di tutti e quattro i libri delle suddette Vite de' santi Padri, e citato come testa di lingua nel Vocabolario degli Accademici della Orusca. Nell' ediziono di esso procurata da Domenico Maria Manni in Firenze nel 173 I e 1732, in 2 tomi in 4.°, ella occnpa Ie prime J 09 pagine del tomo primo.

218. Cod. membranaceo in 4°., della fine del xiv secolo,

con titoli rubricati e due iniziali miniate a colori e ad oro, oltre a molte altre soltanto colorite; e composto di carte scritte 105. I. Oar. I. Epistola del beato Eusebio la quale

mando at beato .Damasio vescllOuo ec. della morte del beato mij seto Hyeronimo.

Incomincia: At padre reuerendissimo Damasio ec. ;; molti modi et varie cond'icioni dio a palato ec., (\ fini8ce: nella quale te se collocata. deo gratias arne. Copiuta e la epistola ec.

II. Car. 39. Epistola del beato agustio ueschouo de Ypone8i mandata al uenerabile Cirillo ue8chouo di Je1'usalif delle magnijicencie di .vco Jeronio.

Incomincia: Il campione della seta madre ec­clesia ec., e termina: pienamet6 e ellJaudito. Cii­piuta e la epistola ec.

III. Car. 46. Epi8tola del uenerabile Cyrillo ue8COUO di Jerusalem la qlif mando a sCo

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217 CODICI MSS. CANONICIANI IT ALICI. 218

Augustio niirando de miraeuli di sancto Jeronimo.

Incomincia: .Al 9J,enerabile solepne hO ec. ..A uolere sefluitare colora ec., e finisce: cft tu ti ri­cordi di me neUe tue sanctissie orationi. Oapiuta ec.

IV. Car. 79. verso. Qui comieia la uita et la .fine del beato mil sCo Jero'io doetore et cOfessore magnifico.

Jeronimo fu figliolo di Eusehio nohile komo ec. e term ina : intorno agli anni del nro signore mil y'liu IlJPO treceto ottiitaotto.

Si questa, che Ie tre precedenti operette sono quelle stesse, ahe abbiamo gia indicato trovarsi ne' codiei 161 e 195.

V. Car. 84' Traetato delleffecto dello spa scto. Ineomineia: Repleti sunt omnes spiritu scto.

Nella dicta parola scritta negliatti de apostoli ee., a finisee: si cft ahiamo sua gratia 'i presete et Ea gloria 'i futuro.

E questo il medesimo opuseolo cha sta nel codiee deseritto addietro di Dum. 209. §. xiv.

VI. Car. 99. Sermone deuoto di sea epifanio ca­uato da G1'eco cft tratta della passioe.

Esso e in Latino, ed incomineia: Quid hodi­emu koe sileiium &c. 11 testo Greco, di cui e questo il principio : T( TOVTO ; m7f.tfPOV O'LY~, /C. T. A., leggesi a p. 259 del t. ii. delle Opere del detto santo impressa in Colonia nel 1682, in 2 vol. in foglio.

219. Cod. cartaceo in 4°., del sec. xv, e che comprende,

scritte da piil mani, carte 125.

I. Car. I-I I. SIGNJFICAZIONI Dl COSE 0 VEDUTE OD OCCORSE SOGNANDO: OPUSCOLO LATINO, senza titolo, e ehe ineomineia: .d demone se capi. V. Lu­crum. S. ete.

II. Car. 11. 'Verso. LIBRO CRE INSEGNA COME SI POSSA IN LUOGO DI UNA MEDICINA, 0 DI UNA SPEZll~RIA, METTERNE UN' ALTRA 0 DELLE ERBE, CHE AB­BIA'NO LA MEDESIMA VIRTU.

Ineomineia: .Azoeft tu me intendi ee., e finisee : p Isopo. Thimo.

III. Car. 14. verso. SWNIFICATIONES VOCABUI.OltuM RERUM MEDICINALIUM.

Sono in Latino. IV. Car. 27. RTCE'fTE DIVERSE, PARTE IN LATINO E

PARTE IN ITALIANO. Ineomineiano: .Aurea alemandrina sic fit. etc.,

e finiseono: e fa elll non pioui suso et e fata.

220. Cod. cartaceo in 4°., del sec. xv, in bel carattere, e composto di carte scritte I 18. 1. Car. I-50. DELLA SCIENZA DELLE ORINE, TRAT-

TATO DEL MAESTRO MAURO, TRADOTTO DAL LA­TINO IN TOSCANO DA UN ANONIMO: AGGIUNTEVI ALCUNE RICETTE DEL MEDESIMO MEDICO.

Precede Ill. tavola de' eapitoli. Principia quindi r opera COSt: Et percio che noi dohhiamo trattare della scientia delle orine ee., e finisee sopra la car. 44 verso con queste parole: onde pdono la loro hellezza 7 cl~iarezza. Le sei cal-te seguenti eontengono Ie Ricette soprammentovate.

Maestro Mauro, medieo Salernitano, fiort verso la fine del seeolo xii. Insegno l' arte sua nella celebre seuola della sua patria; scrisse diverse opere, e il troviamo molto lodato cia Egidio di Corbeil, ehe fu, sieeome pare, suo diseepolo, nel poema ehe di lui ei rimane de Virtutihus et laudi­hus Cornpositorwn hfedicaminum. Le Elue opere, sebbene non mai stampate, Bi rinvengono mano­sel'itte in non poche pubbliehe librerie; verbi­~razia nella Laurenziana e nella Riceardiana di Firenze, in quella di Basilea, in quella della Bcuola di Medicina di Monpelieri, nella Reale di Parigi, e in quella del Museo Britannico di LomIra: 10 ehe insieme col volgarizzamento qui eontenuto della Buddetta, ei mOBtra eh' eran elleno ai nostri vee chi notissime. Tuttavolta dell' autor lorD, non che di esse, niuna menzione fanno il Toppi, il Nieodemo, e il Taful'i parlando degli serittori del regno di Napoli, ne i1 Fabricio nella Bibliotheca Latina mediae et infimae ada tis, ne i1 Mangeto, ne l' Haller in quelle degli serittori medici. II solo Tirabosehi ce ne da qualehe notizia s•

Quanto alla presente versione, ell' e senza fallo del miglior tempo della Toseana favella, e sti­miamo ehe se ne debba fare ;:!:ran conto, perci­oeche e rieca di pure e belle voci, proprie del soggetto di eui l' opera tratta, e Ie quali altrove non si ritrovano.

II. Car. 51-56. RICETTE DIVERSE. La prima e per curare la malattia della sordag­

gine; l' ultima per fare una polvere da imhiancare i denti.

III. Car. 57. LIBRO DI RTCETTE. Dopo quattro earte ehe eontengono la tavola.

eomineian esse come segue: Ricetta del maestro dino di Firenze. Se tu jussi per cagione d'i caldo ee., e finiscono: et usine secondo la d'ispositione del corpo. Appresso leggevisi: o tu che con questo lihro ti trastulli Guardal dalla lucerna et da fancinlli. Ego Carolus palle guidonis domini francisci

della foresta hune lihrum transcripsi anni dlli Me quadragesirno octuagesimo qio d die tredecimo men­sis settembris uigilia sancte cruei.'l ora uespertina. finis. Laus deo. Amen.

El sopra detto lihro 0 facto apetitione di barto­Zomeo di fruosino di saggio barhiere del po polo di sancio donato in auana ahitante al psente alluogo

• Stor. Lett. Ital. t. iv. p. 1I9-220.

Ff

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219 CDDICI MSS. CANONICIANI ITALICI. 220

suo aUe graticchie i decto popolo. Secci fusi manca­mento nessuno apongalo al tepo 0 aUa copia pCM to fatto in eta danni settanta sei et mesi et di et sono presto acorreggiere o.qni mancamento p me facto aogni sua uolOta. Et priego !lnu r.cpo benedetto CM ladoperi tii lungo tempo con sanita dellanima et del corpo et p salute del pror.cimo. lodato sia !lnu ilJPo. Am.

22l. God. cartaceo in 4°., della fine del sec. xvii, di

carte scritte 165. PREDICHE D' IGNOTO AUTORE (senza titolo).

Incomil1ciano: Dominica Quarta Quadrag.­Hiero.qlifioo nobile e gratioso ec., e finiscono: eccO ck' io gli benedico nel nome del P. et F. et Ss.

Sono ventiquattro, e senza fallo autografe.

222. Cod. cartaceo in 4°., del sec. xv, con titoli rubricati,

e composto di carte scritte 4I. I. Car. 1-33. Meditationi della passion del nro

signor mif Je.<fu Christo. Incomincial1o: Venuta 10, gloriosa 7 trionpnal

dominica ec., e finiscono: 0 gaudio tripudio 7 iu­hilo senza simiglianza alcuna.

II. Car. 34. Incomincia il pianto della Madona eli si le~e il Venere sCo in Coro.

Stabat iuxta crucem ~c. Staua la dolorata madre allato della croce ec., e finisce: 7adororono deuotissimamete el saneto sepulchro Et poi par­tironsi.

223. Cod. rnembranaceo in 4°., del sec. xv, con titoli

rubricati e lettere iniziali colorite alternativa­mente in turchino ed in rosso, e ('ornposto di carte scritte 166.

FIORE D~~LL' ARTE RETTORTCA DIVISO IN IV LIBRJ, COMPILATO DA GIOVANNI DE LUSA.

Le prime Dove carte eontengono la tavola delle rubriehe di tutti e quattro i libri, e sopra Ia decima principia il prologo eosl: Percne tute cosse ehe dal sumo 7 eterno dio prociedeno ec., il quale termina: a la diuina gra (I gran bonta dequel sumo 7 eterno dio el qual 'Dive e regna in secula seculo2j.. Oomincia indi l' opera con queste parole: Retko­rica he scientia de 'Venusta locuzwne ee., e finisee: E dapoi i sierM sempre fono perfecti amici. Deo gratias. Amen. Appresso leggevisi

Er.cplicit hic tiber qui quatuor continet in se Artem retho2j. ambasata,s fmones arengas Modum dicendi cum tempore atfj tacendi Et dandi consilia eadem fj retinendi. Per me Jonanne delusa Bic translatatu8

In noc 'Dulgari descriptus atfj ppletus. Millequatercentu2j. cum quadraginta duob~ Quinto JanuariJ ani current'ibus annis.

Deo Gratias.

224. Cod. cartaceo in 4°., del sec. xv, con lettere ini­

ziali colorite, e composto di carte scritte 139. ESPOSIZIONE, 0 COMENTO SOPRA J,' EVANGELO DJ

SAN GIOVANNI, IN DIAI.ETTO VENEZIANO (senza titolo e senza nome d' autore).

Incomineia: Uoiando exponere in uulgare que­sto alto e subf'ilissimo euagelio ec., e finisce: chi Ie uolesse lezere tutte se tute fosse poste in libro. Amen.

E diviso in xxi capitoli.

225. Cod. membranaceo in 4°., del sec. xv, COIl titoli

rubricati e lettere iniziali in colori, e compos to di carte scritte 120.

Lo lihro dicto Quadriga Spirituale scripto i vulgare ec. com pilato p fre Nicholo da osma ordinis mino2j..

Incomincia: Dice 10 apolo Quello 10 quale no sa ec., e finisee: ene como tuto el cttore pdonarno al :pr.cimo. Explic£t.

Quest' opera di Niccolo da Osimo leggesi pure De' codici 162, 168 e 182 deseritti addietro.

226. Cod. cartaceo in 4°., del sec. xv, con titoli rubri­cati e lettere iniziali colorite, e composto di carte scritte 3 I 7.

I LIBRI v, VI, VII, VIn e IX DE' MORAL! DJ SAN GREGORIO MAGNO VOLGARIZZATI DA MESSER ZANGBI DA STRADA.

Precede la tavola de' capitoli di tutti e cinque i detti libri. Oomincia indi il primo di questi eosl: Senpre Bono oculti I giudic!l di dio ec. II ix. termina come segue: posiamo scapare de Ii tor­meti de 10, paura Bternale. Ame. Finito 10 libro '110'11,0 de Ie morali di BCO gregorio sopra 10 libra di Job.

Un' altra eopia di. questi medesimi libri messi in volgare dal suddetto Zanohi, si ha ne' codici precedenti 187, e 185.

227. Cod. mernbranaceo in 4°" della fine del xiv secolo,

in bel carattere, con titoli e lettere iniziali in in­chiostro rosso; composto di carte scritte I 10,

rna mancante in principio ed in fine. I. Oar. 1-44. PARTE DELL' U FFICI0 DEI.LA BEATA

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CODICI MSS. CANONICIANI ITALIC!. 222

VERGINE, L'UFFIClO DELLA SACRATISSHlfA CROCE E L'UFFICIO DE':MOltTI.

Cio che rimane del primo comincia colla pa­role: cite sel et ltwniles corde domino &e.

II. Car. 44 v. Questa sie una diuota confessione In: quale si debbe fare dinanti della sanctis­szma croce ee.

Incomincia: Signore mio gesu cristo figliuolo di dio uiuo e'uero ee.

III. Car. 46 v. La pas.<;ione del nos!t·o signore yhu xjio. Come fu crucifixo morto et sep­pellito. da peifidi giudei (poema in ottava rima). ;'.'

I ncomincia : I .. :-' . .'

o lnereata maiesta didio ec. li-e finisce in troneo col verso: I':;: '

Teena lamente mia lanima el eltuore \- ~ il qual e l' ultimo dell' ottava che princlIi-i'a ,: La dolorosa madre si sedea.

Questo poema e qud medesimo che sta nel codice deseritto adilietro Botto il num. 40. §. I; rna trovasi qui, sebbcne mancante di aleune stanze in fine, di molto pili corretta lezione che non e in quello.

228. Cod. cartaceo in 4°., del sec. xv, di carte scritte

84, rna la prima di rnano diversa da tutte l' altre. 1. Car. 1. itineJ'ario al sepolcro e al monte

Sinay. Di co tal opera non abbiam qui se non Ia prima

C:l,rta: la quale contiene il proemio, che inco­mincia: nella nostra citta di jirenze ec., e finisce in tronco sulla faccia verso di essa cosl: e di quella ~tolendo i santi lllog1~i visitare e i chorpi de santi ene in quela sono dieno cne inprima trouarono il corpo.

II eodico a cui questa carta apparteneva, fu gia di Pier del Nero, como l'icavasi dalla seguente nota di suo mano, posta innanzi al tito10 Burrife­rita: q.o libro e di Piero dt Simone del Nero nauto da m. Pier Cambi. non e buono se nu p la notizia, come si puiJ creder uerace, de lnophi et cose in esso contennto / e comprondeva una descrizione di quel viaggio ehe Andrea di messer Francesco Rinuccini, Giorgio di Guccio di Dino Gucci, ed altri Fiorentini fecero in Egitto e in Terra Santa neI13H4, e del quale abbiamo a stampa due altre relazioni scritte l' una da Lionardo Frescobaldi, l' altra da Simone Sigoli, che furono di quella brigata t. Ma che sia poi UVVllnuto di osso codice, non sappiamo.

t La prima fu data in luce da Guglielmo Manzi in Roma nel 1818, in 80 ., e la secouda in }<'irenze uel 1829 pur in 8°., per cura di Francesco Poggi aeeademico della Crusea.

II. Car. 2. TRATTATO DI RETTOltICA (acefalo). Incomincia imperfettamente c081: 1tOSt, a signuia

e molto piu quado ec., e finisce : credi tu esse amato daniuna buona psona.

229. Cod. eartaceo in 4°., della fine del sec. xvii, di

carte scri tte I 50. BE RID AMENUKA, CIOf Patto del Riposo: cabala tm­

datta daUe linque Ebraica e Caldea nell:' ltaliana da Giuseppe Bav"a mbbino Eoreo.

Incomincia: Conuiene ad ogni huomo che desi­dera addopemr'si e projitarsi in q .to libro ec., e ter-

\ milia sopra la car. 149 v.: e li fiumi riceuano e \ quello non dilllinuisse. Appresso, della medesima

mano: Jo GioselJpe. Bmta Gid Rabbin hebl'eo JJI antovano Ito tmdotta questa Cabballa dallaLingua Hebraica e Caldea in lingua Italiana et illibJ'o e intitolato iTni~'/Jjj I'i'1:l Berid Amenukd clte uuol dir il Patto del riposo l' anna 1687.

L' ultima carta contiene in lingua Ebrea Li dieci sejJirod, rad-ice e fondamento de tutta la Cab­balla.

Dell' originale Ebraico della suddetta opera c' e una impressiono fatta in Amsterdamo ne11648, in 4°" da Giuda ben Mordecai e Samuel ben Moses Allevi, mn. sonza il nome dell' aut ore u: il quale tuttavia tiensi essere stato Abramo ben Isacco di Granata x, che secondo Ie conghietture del dotto ebraicista Viennese sig. Leopoldo Dukes, dee aver vissuto in su] finire del xiv se­colo, e toccato forse il xv. Giuseppe Rodriguez de Castro nella sua Biblioteca Espafiola, t. i. p. 539, asserisco ch' egli floreci6 a fines del siplo xvi; ma por certo e in errore, perciocche il rabbino Mose Botril, ehe viveva e scriveva nol 1409Y, ne' suoi Commentarii sopra il Libro di Jezira fa menzione (il che nota pure il \V olfio) di un' opera del detto Abramo intitolata Sefer Habrit, cioe Libro del patto; ne puo essere ehe uno di cui si citava un' opera no' primi anni del secolo xv, fosso ancor vivo e fiorisse in suI finire del secolo sussllguente.

230. Cod. parte cartaeeo e parte rnernbranaceo, in 4°.,

del sec. xv, con titoli e lettere iniziali in inchi­ostro rosso, e composto di carte seritte 144. I. Car. 1-112. DEGLI INSTITUTI DE' PADRI E DELLE

REGOL.E DE' l\loNACI: OPERA DI GIOVANNI CAS-

U Di tale stampa conservasi un esemplare nella Bodleiana fra' libri Ebraici che gia furono di Davide Oppenheim.

x Vedi Gio. Cristiano W olfio, Bibliotheca Hebraea, vol. i. p. 64. n. 96; vol. iii. p. 41; evo1. iv. p. j63.

Y 'fanto ricaviamo dalle parole stesse di lui riferite dal sopraccen­nato sig. Dukes a p. 103 del SilO Literaturhistorisclte 1I'littheilungen under die iiltesten Hebriiischen Exegeten Grammatiker und Lexico­graplten, stampato in Stuttgart per A. Krabbe, 1844, in 8°.

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223 CODICI MSS. CANONICIANI ITALICI. 224

SIANO, TRADOTTA IN LINGUA TOSCANA DA UN

ANONIMO.

E questa l' opera stessa che sta nel codice segnato eli nUIT!. 11<); ma co' libri, ne' quali e divisa, che sono dodiei, posti fuori del lor proprio ordine. II primo che trovasi qui trascritto dopo il prologo, e il v; a questo succedono il vi, il vii, ec. fino al xii inclusive; indi il iv; poi il iii; dietro al iii il ii, e per ultimo il i. Nella lezione tuttavia non differiseo quasi punto questo testo dal precedente.

II. Car. 112 verso Incominciasi la uita dei mo­naci degypto la quale sam Jm'onimo copiloe . 'fecodo cltauea ueduto stando fra loro.

Sotto SI fatto titolo non abbiamo pero qui se non alcuni capitoli cavati dall' antico volgarrizza­mento Toscano de' primi due libri delle Vite de' Santi Padri: i quali capitoli sono i seguenti.

J. De sco Joanni heremita; che incomincia: Et l' prima p fondameto ee.;e finisce: rendette lanima addio. to quale e benedicto I secula seculorU. Amen. Explicit ec., con questa nota appresso: Exeplu habuit f h. d. s. a Jes16atis de luca 1'1456. Z lesto see Agate 'V. 7 maris.

Nell' edizione del suddetto volgarizzamonto fatta in Firenze dal Manni nel 1731, e il xxxii dellibro i.

2. La uita di sco paulo simplice discepulo di sancto antonio.

E illxi del detto i libro. 3. Di sco Giouani heremita del mote di lico.

E il xv dellibro ii. 4. Duna sClssima uergine adpo la quale si na­

scose atkanasio uescouo ec. E xxix del medesimo libro.

5. Duna uergine auara la qual sam macha'l'io i'ganno sauiamente ad farla spender p dio.

E il iii del detto Iibro ii. 6. Dalexandria uergine la qual si rinckiuse zn

un sepolcro. E una parte del cap. ii del medesimo libro.

7. Di sco appollonio ec. I capitoli xl, xli e xlii del libro i.

8. Duna Vergine chebbe nome Piamone. E il cap. xiii del ii libro.

9. Duna uergine che cadde i" peccato ma poi ritornoe addio. Et dunaltra che anco cadde 7 1'posel peccato adil cherico ec.

E il xxxii del medesimo ii libro. 10. Del monasterio delle donne del p'redicto 01'­

dine cioe di san pachomio 7 come una di 101'0 sanegoe ec.

E il xv del libro medesimo. I 1. Di seQ pqfnutio 7 di tre seculari dei quali

Ii fu reuelato cherano di simile merito chelli.

E iI Iv del i libro. 12. Come san mucio fe stare flrmel sole Et

suscitoe un morto ec. E il xlviii del datto i libro.

13. Dicti dellabate coprete della ui'rtu di sam Mucio ee.

E il xlvii dal medesimo i libro. 14. Della supbia 7' del eadimento di herone Et

di tholmneo monaci Et duna uergine. E I' xi dellibro ii, che finisce colle parole: 7' I

diilsi modi piacquero 7' 8er1~itteno addio .

231. Cod. membranaceo in 4°., della prima meta del

sec. xv, con titoli rubricati e lettere iniziali eolo­rite in azzurro ed in rosso, e compos to di carte scritte 66. I. Cal'. I-52. SOCCORSO DE' POVERI: OPERA SPIRI­

TUALE D' IGNOTO AUTORE.

Non ha in fronte alcun titolo, ma che cosl ella si chiami, ricavasi da una lettera che, come pro­logo, Ie sta innanzi. Principia questa cosl: Ca,... rissima in (lJPO !lnu sorella. Aue,qna ehe tuti li libri di scti padri eo., e termina: c1t6 chi no meliora si!pre pegiori. L' opera poi, la quale e divisa in lxvi capitoli, comincia come segue: De le oratione e de le sue la1£de. C. I." Aduncha dilectissima in (lJjjo sorella se tu desideri de sapere ec. E finisce con un' Amonicioe, di cui son queste Ie ultime parole: ci possiamo ritt'ouare ne lo i'egno beato a laudare sempre dio el quale uiue e regna i' secula seculo2j.. amen.

Col suddetto titolo di 80cco1"80 de' Po veri ab­biamo aIle stampe un' operetta di fra Girolamo da Siena (v. Delizie degli Eruditi Toscani, vol. ii); rna nulla ha essa che fare colla presente.

II. Car. 52 verso. Opus colo intitolato: li comanda­meti de dio e de la giesia e altre belle e utile cose.

Comincia: Non hauere aUri dei eioe ee., e fi­msce: eft sia {)tenta laltra parte 0 non.

232. Cod. cartaceo in 4°., del sec. xv, con titoli rubri­

cati, e lettere iniziali colorite quali in azzurro e quali in rosso, e composto di carte scritte 147. I. Car. 1-74. II libbro della disciplina delli

spirituali ec., opera di fra Domenico Cavalca. Del prologo e questo il principio: Lo gentilis­

simo Apostolo Pa1610 uedendo molti ec. Al prologo seguita la tavola de' capitoli. Comincia indi l' opera cosl: Quanto ad Dio dispiaccia 10 peccato

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225 CODICI MSS. CANONICIANI IT ALICI. 226

della tepidita ec., e termina: E questo uasti auer dicto cotra londugiar del confessare. Finisce lo liooro della disciplina delli spirituali. £Jeo gratias. Amen.

Vedine altri due testi sotto i numeri 6 elL

II. Car. 75-107. Tractato delle molte stolti'Zie cite si commettono nella bataglia spi'rituale, diviso in xxx capitoli, composto dal suddetto fra Domenico Cavalca.

Precede il prologo che incomincia: Vegendo me & prouando che battaglia, continua ec. Succede ad eRSO la tavola de' capitoli; e dietro a questa principia il trattato cosl: La prima stoltitia di qsta bactaglia sie di qlli ec. L' ultimo capitolo, che come tutti i precedenti e seguitato da un so netto, termina: co q?tei pocki cn son rimasi co­bacta ualetemete., e del sonetto e questo l' ultimo verso:

Vnde siam tucti in uolta & z sconficta. Appresso: Finisce lo tractato delle stoltitie chessi

comecteno indella bactaglia spuale. Deo gratias Amen.

Vedi cio che abbiamo toccato di cotal opera Ill,He descrizioni de' codici I I e 165.

111. (jar. 108. INSTRUZIONI I'ER BEN CONFESSARSI ED "U.TRI CRISTIANI INSEGNAl\IENTI (seuza- titolo).

Cominciano: chiama la sctncta scriptltra e co­mtida la santa madre ,qliesia ec., e finiscono: B qltl'li che le auera ben fate i' q?testo mondo hallera llita eterna. Amen.

233. Cod. cartaceo in 4"., del Sec. xv, di carte scritte 74,

ma in fine mancante. L' ENEIDE DI VIRGILIO SECONDO CHE LA RECO DI

VKRSI IN PROSA FRATE ANASTAGIO Dl'~LL' ORDINE In;' ]\,IrNORI, TRASLAT1\TA IN TOSCANO (senza titolo ).

Ha innanzi tre brevi proemii, tutti privi di ru­brica. II primo, che, come lDostra, e scritto da colui. il quale ridussc il detto poema in prosa, ed e indirizzato alia persona, per cui tale fatica erasi <la lui presa, ma che non e nominata, incomincia : Arbitrasti eft li excellenti facti et le uirtuose opere ec., e finisce : nel nome didio it quale uiue et regna j) tucti isecoli eternam.te corninciaremo. II secondo ehe erediamo aneh' esso dell' autore del prece­dente, ha questo principio: Bellissimo di chorpo chiaro p arme ec., e termina: i cltui chasi et for­tune marine et terrestre, Virgilioil cnu-i libro scuere intendo ad ppetuale rico".danza versi:ficando scrisse: II tel'ZO finalmente, il quale e senza fallo del volgarizzatore Toscano, ed indil'itto tt chi di fare co tal traslazione 10 aveva pregato, principia: Conciosia cosa cft VilYJitio ec.,e finisce: Il (fle (Iibro) adte fratre Anastagio dellordine difl'atri minori lwrno discreto IJ molta faticlta reco di vers'i inprosa lasciandone cet'ta pte senza laql~ale gli

parue en questo libra pot esse sufficientemete stare et ia poi ad instantia dite non molto leggiermente translatai. L' opera quinrli cosl comincia: Delle aspre baptagle Jo Virgilio in versi naro e ja(',ti di quello homo ec., e termina imperfettamente colle seguenti parole dellibro xi: quale indigna fortuna voi ae inpacciati intanta battagla pdl, iscacciate voi.

234. Cod. cartaceo in 4°., del sec. xv, con titoli rubri­

cati e lett ere iniziali colorite altresl in rosso, l'

composto di carte scritte 173. IL LIDltO DEL SAVIO FILOSOFO SIDRACO, CHIAMA'!'O

TESORO DE' FI L0801"!.

Le prime diciasette carte sono oecupate dalla tavola, 0, come qui e detta, somma di tutto il contenuto del libro. Comincia indi illibro stesso cosl: La prouidencia de dio padre ec., e finisce: onde elo fo 4Jfiteuolle alta zente de lan'ima e del cltOrpo. Amen.-Explicit liber texa1trU philoxOf02j. -vochatus sidrae scriptus p manu Bertholamej Jo­hanis de braclta. In alio dlii Mcccclxxvi. In die decirno nona mes-is madj.

235. Cod. cartaceo ill 4°., del sec. xv, con lettere ini­

ziali in inchiostro rosso, e composto di carte scritte J 26.

REGOLA III VITA. 81 fatto titolo ha al di fuori suI dosso questo

volume, ma l' opera che contiene non ne ha alcuno. Ella ineomil1cia: 0 Tu huomo cne jitpgi et 1tai sempre cadendo: restat-i Ul~ poco ec.. e finisce: Anco e ordinata per dornandare il buon di et la buona uentura dadio Come dice xpo: Primum querite regnum dei et iustitiam eiu,s: et hec omnia addicientlll' 'ltobis.

236. Cod. cartaceo in 4°" del sec. xv, di carte scritte

155, rna delle quali Ie prime dodici, poste dove ora sono dal legatore ignorante, dovrebbero tro­varsi in fine.

L' Arte dell' Abbaco secondoil modo di mae-811'0 Luca di Matteo da Firenze.

Tal e il titolo (vedi a car. 13) che ha I' opem qui eontenuta:. la quale incomincia: -uogliamo amaestrare moUe clwse cioe multipichare, pm'firf ec., e termina :ltalseil .... ed e fatta.-Qui: jinisse ellibro rt abaco composto 11 mG luca de ma­tlteo florentino sopra el fatto rt marcadanti rt COll/­

prede e baratt'i et altre occol'retie. Serbasi un' altra copia della medesima, mH

assai pia correttamente scritta ehe non e la pre­G g

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227 CODICI M88. CANONICIANI ITALICr. 228

sente, nella Biblioteca Luurenziuna di Firenze segn. di n. xxv, plut. xxx. 1.' uutore viveva in­torno alIa meta del xv secolo.

237. Cod. membranaceo in 4°., del sec. xv, in bel ca- i

rattere, COIl titoli rubricati ed iniziali parte in oro e parte miniate a colori, e composto di carte scritte 47, ma mancante di due dopo la seconda.

TRATTATO DI ANATOMIA DI GIROLAMO MANFREDI. Precede un esordio dell' autore in Latino ad

magn.m & potente dnu ac militem- Johanem Benti­uolum, il quale incomincia: Opportet de sapientia admirari creatoris ec., e tel'mina: quia dignum est opus. Vale miles magnanim-~M et solito me am-a. Principia quindi l' opera, rna imperfettamente per . la mancanza sopraccennata, cosl: a li nerui. ' lequale hano origine ec., e finisce: E cussi a laude de dio ha~iamo compiuto quello eft em nostm inten­tione e quello ell dal principio noi promettessimo di narrare. Essa e divisa in cinque parti, Ia prima delle quali va distinta in sei capitoli, la second a parimente in sei, Ia terza in sette, Ia quarta in quattro, e Ia quinta in tre. l' autore fu Bolognese, e medico assai celebre.

Fiori nella seconda meta del xv secolo, e cesso di vivere nella state del 1492. Non poche opere di suo si hanno alle stampe, che trovansi tutte ac­curatamente accennate e dall' Orlandi e dal Fan­tuzzi nelle loro Notizie degli Scrittori Bolognesi ; rna la presente non e fra esse, ne viene tampoco da que'dotti mentovata fra gli scritti di lui: onde la stimiamo non che inedita, sconosciuta.

238. Cod. cartaceo in 4°., della fine del sec. xvii, di

due diverse mani, e composto di carte scritte 278.

PREDICHE D' IGNOTO AUTORE (senza titolo). La prima, che e pel dl delle Ceneri COSI. co­

rnincia: Nobit ritrouata, ingegnosa inuentione ec. Esse sono scritte da una mano, rna. vi si trovano di un' altra del tempo medesimo molte aggiunte, postille e correzioni. Questa second a e verisimilmente quella dell' autore. Non appare peri> da alcun Iuogo chi costui fosse.

239. Cod. cartaceo in 4°., della fine del sec. xv, di carte i

scritte 146. ZIBALDONE, 0 MESCUGLIO DI NOTIZIE TRATTE DA

DIVERSI LUOGHI (senza titolo). Incomincia: Rauena fo edijichata avanti :JJpo

ani 2912 ee., e finisce imperfettamente: duque 8uOiugatQ.

240. Cod. membranaceo in 4"" parte del xiv secolo e

parte del xv; a due colonne; con lettere iniziali colorite ed alcune anche miniate e messe ad oro ; composto di carte scritte 93, ma in fine man­cante. I. Car. 1-29 I SOLILOQUII DETT! DI SANT' AGOSTINO,

VOLGARIZZATI (seuza titolo). Precedfl il pro logo del voIga.rizzatore, che inco­

mincia: Inpercio cite fra tutti lideuoti libri ee., e termina: solo ou solo dio si dilecti e dimori. Suc­cede ad esso la tavola de' ca.pitoli: indi r opera cosl comincia: Damiti adcognosce si,gnor cite mi oopnosci ec., e finisce: e soli Ii iusti entrano p essa.

E questa copia di miglior Iezione di quella con­teuuta nel codice di n. 2 I 2.

II. Car. 30-34. La legenda de .<;allta Mar­garita.

Incomincia: Dredo la passione e la resurrectione del nostro se,gnore ,'l/esu cristo ec., e finisce: inlo terzo decirno die. Tuti auditi deo tirnete. Eaplicit legenda ec.

III. Car. 35-64. LAUD I DEL BEATO FRA J ACOPONE DA TODI.

Sono molte, tutte scritte, fuor che Ie cinque ultime, a modo di prosa; e come se fossere capi­toli di una sola opera, ciascuna ha. innanzi una rubrica numerata. La prima comincia cosl: Amor de pouertade ec., e l' ultima finisce col verso:

del cor eft ta ~en amato. IV. Car. 65 e 66. ORAZIONI LATINE ALLA VERGINE

MARIA. V. Car. 67-70. CINQUE LAUDI senza nome d' autore.

Ne son questi i capoversi: 1. Da delo uennto i" uia. 2. Quando talegri huomo daltura. 3. Destati 0 peccatore. 4. Piangete cu maria gente piatosa. 5. Maria dolce cne fai.

La seconda e del sopraccennato fra J acopone da Todi, e leggesi in tutte Ie stampe delle suo poesie. IJa terza e di Francesco d' Albizo, Fio­rentino, e sta tanto nella raccolta di Laudi di diversi impressa in Firenze dal Honaccorsi nel 1485, e ristampata can giunte in Venezia dal Rusconi neI 15 12, quanto nella Scelta di Laudi pubblicata, in Firenze pure, dai Giunti nel 157li. La quinta e del cardinale Giovanni Domenici, quello di cui abbiamo parlato nell' iIlustrazione del codice 124, ed essa an cora trovasi stampata nella suddetta 8celta: rna della prima e della quarta nulla sappiamo.

VI. Car. 71. IL PIANTO, 0 LAMEN'l'o DI MARIA V Elt­

GINE, IN TERZA RIMA (senza titolo). Un' altra copia si e questa del poema ehe sta

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229 CODICI MSS. CANONICIANI ITALICI. 230

a car. 75 e soguenti del cod. 208, rna mancante (per essere il codice presente, come di sopra ab­biamo avvertito, difettoso in fine) di una parte del nono capitolo e .:lei due susseguenti, che sono gli ultimi. Comincia col verso:

A ve regina uerzene qloriosa ; e termina in tronc~ con quest' altro del detto capitolo no no :

E como in mi sia alcu cognosimeto.

241. Cod. cartaceo in 4°., del sec. xv, con titoli rubricati,

e compos to di carte scritte 77. I. Car. 1-75. LIBRO DELLE QUATTRO VIRTU CARDI­

NALI (senza nome di autore). Incomincia: Dirasse alchune bele cosse spit'itnal

ec., e termina : p domandare el bon di e ta buona ventura da dio cioe de dixe xjJo primum qucrite regnum dei et Jnstitiam eius &c. Fenido e lo li01'O delle quatro virtu chardinalli.

II. Car. 75. tlerso. Ammaestramenti a luomo et ala dona et a tutti quelli ehe volesseno bellfal'e.

Incominciano : Inpr'imamente el signor dio amare ec., e finiscono: Dio ci doni gracia de ope­rare Og1hi bene, qui vivit et regnal &c.-Qui schris­sit schribat semper can domino viual, viuat in delis dominus S. de podio z nomine felix.

242. Cod. cartaceo in 4°., del sec. xv, con titoli rubricati,

e composto di carte scritte 129.

RACCOLTA DI RrcETTE (senza titolo). Ineomincia dopo quattro carte che compren­

dono la tavola, come segue: A fa1'e de vno 'Dino volto tornare bono R. ec., e finisce: subito sare litJato.

243. MS. Spagnuolo. Vedine la descrizione in fine del

presente catalogo.

244. Cod. cartaceo in 4°., del sec. xv, con titoli rubri­

cati, tavole di numeri e figure: e compos to di carte scritte 94.

DEL MODO DI TROVARE OGNI RAGIONE, TRATTATO (senza nome d' autore).

Dopo la tavola del contenuto che occupa Ie prime sette carte, eomincia il trattato cosI: Questo lie el dirnostrare de lo leuare figure ec. E finisce : ha de piu prede 38~. Ideo <$·c.

245. Cod. membranaceo in 4°., della prima meta del

sec. xv, di carte scritte 21.

CANONI ASTRONOMICI (senza titolo). Incominciano: el tenpo e mesura del moui­

meto ee., e finiscono: tanto sera la distancia de la ~Mora.

246, Cod. cartaceo in 4°., della fine del sec. xv, con titoli

rubricati e lettere iniziali colorite in turchino ed in rosso; e composto di carte scritte 17 I.

Lo dialofJo di sea gregm'io papa 1'ecltato z uolgare.

Precede il prologo del volgarizzatore, di cui son queste Ie prime parole: Pero che come dice sancto paulo ec. Dietro ad esso vien quello dell' autore, ehe principia: Uno giorno essendo troppo afatigato ec. Comincia indi il Dialogo COl'll: Nelle parte di sania ec., e termina : no aueremo bisongno di questa hostin de laltare. se 'inllzi la morte saremo hostia Viua A Dio.-Finisce el quarto lioro del dialogho del beato sca Gregorio Papa. Deroma. Amen.

Adi. sedese de cenaro. del. 1483.-Qui scripsit hunc libru requiescat z paradisum.

Iste liber dialogo2f. beati Gre.qorii pp. 'i uulgari est cauetus scz danielis z ueneciis de castello.

E questo il mcde>limo volgarizzamento che sia ne' codici dcscritti addietro sotto inurn. 77, 122

e 201, e il quale abbiamo detto essere di f'ra Do­menico Cavalca.

247. Cod. membrana ceo in foglio piccolo, del sec. xv,

a due colonne, co'titoli de' capitoli rubricati e Ie lettere iniziali di eS8i colorite alternativamente in azzurro ed in rOS80; e composto di carte scritte 137.

Illibro de la Pe1'seue'1'(mtia intitolato Cm'olta de Senti di Dio.

Precedo il prologo, ehe incomincia: Ropen­sando io piu uolte intra me stesso ec., e finisce: Lo qiile libro zspirildome driziidome esubminestrr"idame esso iesu auctore de ogne bene 110 scrito. coredo gUard de In sua natiuita mile quatroceto quarata uno cssendo papa eugenio quarto uicario de esso iesu christo 'i terEi slfpre benedecto z secula seculo2f amen. Al prologo succede la tavola de' capitoli. L' opera quindi cosl principia: Sopra tute le uirtu eke so no necessarie ec.; e term ina : acioctl 'i qsta uita el possz'amo degnamte lauda1'e, e poi nela sua gloria possedere semp ,qlorioso z secztla seculo2f amen. -Fin ito e libra de la pseueriitia zt'itulato Oorona degli lui dedio. DEO GRATIAS AMEN.

Appie della car. 59 recto, in carattere di poco posteriore a quello dell' opera, leggesi: lste liber est Mon. ii S.ti Saluatoris Ven.rm

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231 CODICI MSS. CANONICIANI ITALIC!. 232

248. Cod. membranaceo in 4°., del sec. xv, a due co­

lonne, con titoli rubricati e lettere iniziali colorite alternativamente in turchino ed in rosso, e com­posto di carte scritte 168.

TRATTATO DELI: AMORE DI CARITA, COMPOSTO DA FRA GIOVANNI DOMENICI DA FIRENZE, DEI,L' ORDINE DE' PREDICATORI E CARIHNALE.

Precede un' epistola che incomincia: Landa anima mea &c. La carita tna dinota misJorza ec. Ad essa succede il Prohemio di questa libro nom'i­ato Amo di K'ita, di cui Ie prime parole sono: Ananti ad ogni cosa sia pmessa la carita ec. Indi seguita Ia tavola de' capitoli; e dietro a questa principia il trattato cosl: Ciiplo p." Come si parla sanza k'ita.-Di dire briene sQprn ciascuno de pcedenti menbri quarantaduo ec., e finisce: sia da noi sepro Midecto di carita ripieni in sela sclo2j. ame. Deo gra!-Explicit opns utile de amore cari­tatis cnpilatum p diim Jonem diiici de floretia or­dinis pdicato2j. atrp romane eclesie d(qnissimu cardi­nate cuius anima reqescat 'i pace arne.

Vedi cio che abbiamo detto di quest' opera e (leW autor suo nella descrizione del codice di num. 124·

249. Cod. membranaceo in foglio piccolo, del sec. xv,

('on titoli rubricati e lettere iniziali colorite al­ternativamente in azzurro ed in rosso, e composto di carte scritte 101.

1. Car. 1-97. LA SCALA DEL PARADISO, 0 CEI,E­STIALE DI SAN GIOVANNI CLIMACO TRADOTTA IN VOLGARE NEL SECOLO XIV.

Precede il :plagho del frate che nolgharizzo qsto libro. Succede ad esso la Vita di SOO Gionanni abate del mote synaf chiamato scolastico, quella stessa che nel cod ice precedente di n. 155 leggesi da ultimo: indi seguitano una Pistola dello abate Giouanni duca de monaci di Raytu al mirabile abate Giouanni del mote sinaj cognominato scola­stico; una di questo secondo responsiua alIa sud­detta, ed un altro prologo intitolato :plogho di qsto libro, cui vien presso la tavola de' capitoli di tutta l' opera. Comincia finalmente l' opera cosl: dAl buono '( sopra buono '( tutto huono dio &c., e termina: p eli esso e cagione detutti i heni e fu e sam senp p ifinita secula seculorum. Amen.

II. Car. 97 verso. Questo e el sermone del detto ,YCO giouiine al pastore.

Incomincia: In fjsto libro mat'iale 0 amirabile ec., e finisce: e portiido essa tJta la 'ilum'iatioe e la pfectioe di se medesima.

250. Cod. mem branaceo in foglio piccolo, del principio

del sec. xvi, a due colonne, con lettere iniziali in colori e titoli rubricati; e compos to di carte scritte 100.

DIETA DELLA SALUTE: OPERA Dr SAN BONAVEN­TURA VOLGARIZZATA.

Dopo un pro logo, di cui son queste Ie prime parole: Dice Isaya al m·ex caplo questa sie la uia ec., essa incomincia cosi: Primamente adiirp nota del peccato ec., e termina: sia gloria: et imperio de Maestade: per li Infiniti seli di seli: Am.­Pinisse la nona: et Vltima parte del libro chia­mato dieta de la salute: Composto per el beato Bonauentttra: A laude : et gloria de m'~l Jcsu mfio Et de la sua madre glo1'iosa Virgine :Maria. Et del pre nostro sancto HieronYJno: Et de tuti li sci: et sete. Am. A di. 15. deeembrio. 1509.-1.:1 tavola poi di tutta l' opera chillde il volume.

Non sappiamo di chi sia questa versione, ne se mai sia stata stampata.

251. Cod. membranaceo in foglio piccolo, del sec. xv, a

due colonne, con un bel fregio miniato a colori e ad oro intorno alla prima faccia, e appie di essa Ie armi de' Medici. Ha pure miniate in colori Ie iniziali de' capitoli, e i titoli di questi in inchi­ostro rosso, ed e composto di carte scritte 77.

II, DIALOGO Dr SAN GREGORIO PAPA VOLGARIZZAT() DA FRA DOMENICO CA VALeA (senza titolo).

Precede il prologo dell' antore, ehe principia: Un giorno essendo troppo ajj"atigato et depresso in questioni et tumulti ec., e termina: et no iJi potrebbeo ordinatamete scriuere. Comincia indi il Dialago come segue: In delle parti di sannia in della uilla duno signore ec., e finiscn: no arolno b£sogno di q~testa hostia dellaltare se 'inanci la morte seremo hostia uiua ad dio.-Explieit liber dia­lopu2f beati Gregorii pape. Deo gracias Amen.

Se questa testo non e copia dell' antecedente seg-nato di n. 201, I' uno e I' altro, senza dubbio, deb bono essere stati cavati da un medesimu esemplare, tanto SO no nella lezione tra 101'0 COIl­

formi.

252. Cod. cartaceo in foglio, della seconda meta del.

sec. xvi, di carte scritte 673. I. Car. 1-327. Osse'l"uationi sopra it lib1'o Le­

uitico mosaico et diuino del padre don Calisto Mazzolla.

Incominciano: Ta1lta e stata la ipnoratia intro­dota nel'intelletto humano ec., e terminano: co it eke dandosi .fine al libro etto lettitieo di moise co f ainto del pietoso e gratioso iddio si da principio al libro delto numeri.

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233 CODICI MSS. CANONICIANI ITALIC!. 234

II. Oar. 328. OSSERVAZIONI SOPRA IL LIBRO DE' Nu­MERI DEL SUDDETTO PADRE MAZZOLLA.

Sta 101'0 innanzi una pfation, che principia: Quanto in questo libro diu'ino di moise detto libro delli numeri ec. Esse poi cosl cominciano: Lo­quutus est dominus ad Moisen &c. Hauendo i1 somo e ottimo idio ec., e finiscono: ma ancora co it supplitio eterno. Finis. Laus Deo.

n nome dell' aut ore di queste due opere non e mentovato nel presente codice, ma si e da noi aggiunto ai 101'0 titoli, avendolo rinvenuto in fronte ad una terza che in continuazione di' esse, e scritta dalla medeilima mano, sta nel codice seguente.

253. Cod. cartaceo in foglio, della seconda meta del

sec. xvi, di carte scritte 622.

Osse1'uationi del p. D. Calisto Ma~.i:wtla Vi­cetino nellibro Deuteronomio eli ltIoise.

Precede 101'0 una Prefazione, che ineomincia: Se la imperatoria rnaesta e regal potesta ec. Prin­cipiano esse quindi cosl: Osseruatione prima. Hmc sunt uerba &c. uolendo 1I10i8e santissinw le­gislatore ec., e finiscono: p infinita seculor.m se­cula. Ame.

II padre Angiolgabriello di santa Maria nella sua Biblioteca degli Scrittori eli Vieenza (t. v. p. cclxix) ci dico che il Mazzolla (da lui chiamato Mazzuola) nativo di Marostica nel territorio Yi­contino, chs fu canonico rogolare Latemnense, abate di go verno in pili luoghi, pili volte vicario generale doll a sua Oongregazione, e che morl nel 1594, scrisso pili e pili coso, e mentova una sua Vita elegantemente distesa, della beata Eufro­sinn, Orefici, ma nulln, tocca ne di questa, ne delle due altre opore di lui contonute nel eodice precedente: d' onde facciam ragione ch' eRse non gli furono punto noto; cho se ne ave sse ogli avuto contezZ<1, sendo elleno dottissime, non possiam credere che Ie avrebbe passate sot to silenzio.

254. Cod. cartaceo in foglio, del sec. xv, a due co­

lonne, con titoli rubricati e lettere iniziali colo­rite in azzurro ed in rosso; e composto di carte scritte I 17. I. Oar. I-I J l. VOLGAltIZZAMENTO DE' PRIMI DUE

UBRI DEJ.LE Vl'n: DE'SANTI P ADltI. Il primo libro, che per asinaggine del legatoro

del coriico, trovasi collocato dopo il secondo. e preceduto da un prologo che incomincia: lmpo cIte come scriue seo gregorio ec. A questo succedo la tavola de' capitoli, in cho esso primo libro e diviso. Principia indi il libro cosl: NeZ tempo de decio et de Valerl~ano 'ipadori ec., e finisce: Et questa no e senD la supbia. II secondo poi, cui

non ista innanzi che la tavola de· suoi capitoli, cosl cOlllincia: Quando imprima andai i' alesan­dria ec., e terlllina: p algune helemoxine che dauano.

Altre due copie di questi llledesillli due libri volgarizzati dal Cavalca, stan no f1'a' MSS. che descriviamo, l' una nel cod. di n. 264, l' altra in questo di n. 287, ed amendue, non meno dalla presente, buone e pregevoli.

II. Car. I I I verso. La riegola de seo paeomio la quale li fo datta da langelo translatata z vulgar.

Incomincia: Qualoneke psona ee., e termina: z zio clie ebe a fare.-Finise la riegola de santo Pa­comio. Amen.

255. Cod. cartaceo in foglio, del sec. xvi, a due colonne,

con titoli rubrieati e lettere iniziali colorite, e compos to di carte seritte 80.

01'ilogio di Sapientia:p Vulgm·e. Precede il pro logo, di cui son queste Ie prime

parole: Sentite del signore z bonitade ec. Oomincia indi r opera cosl: Lasapientia io amai 7 p ley cercliay ec., e termina: yMi xpo signore nostro el quale col pad1'e 7 co 10 spo sancto viue 7 regna per vmza seeula seculo2f Amen.- Qui finisce it libro chiamato Orilogio eli sapientia per vulga1'e Molto bello. Appresso seguitano d' altro earattere due note in gran parte cancellate. Della seconda tuttavia ei e riuscito di rinvergare l' intero, che e: Liber aurilogii sapie frm nrmita'4 scti Au­gustini d: obs.a mlZ (cioe Mediolani) in sancta ll1aria de la Incoronata. Vocatus aurilogiii sapie eo q aureum jmonem contineat. logos enim grece smo latine dieitur. D' onde, non sapendosi altro, si verrebbe a concludere che il titolo Latino di quest' opera e A!trilogium sapientiae; ma il fatto sta che contraddicono l' asserto di cotal nota tntti i pili antichi e migliori MSS. Latini dell' opera stessa, e tntte Ie stampe an cora, ne' quali e nelle quali ella e sempre Horologium sapientiae ehiamata.

La versione che di essa qui abbiamo, e quella medesima che sta nel cod ice di nO. 93.

256. Cod. carta ceo in foglio, del sec. xv, con lettere

iniziali in inehiostro rosso, e composto di carte scritte 7 I.

I. Car. I-59. II. LUCIDARIO IN VOLGARE (senza titolo) .

Incomincia: Ora cominza 10 discipulo he dice a to suo ben(qno maistro ec., e finiseo: fa quale tu m. ay desclarato cosi subtile mente he cke mi Inseme con 'Vuy si li possemo trouare Qu'is benedictus et glioxus in secula seculorum Amen.

Hh

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285 CODICI MSS. CANONICIANI ITALIC!. 286

Si fatta operetta e quella. stessa. cha sta nel cod. di n.199. §. I; ma tutt' altra n' e la ver­sione.

II. Oar. 69-70. BREVE SCRITTURA CIRCA ALL' AN­DARE E STARE IN CHIESA (senza titolo).

Principia: Ora comenza imp rima quando la diuota persona uole a·ndare ala sancta Eccliii ec.

III. Car. 70. verso. Come N. S. feee sapere a S. Alberto in qual modo gli fosse grato eke it tempo fosse speso, e eke eosa piaeesse a Dio.

Incomincia: I'll, alamagna fo una generatione no­bile ec., e finisce: spantegan.do it tuo sungue conti­nuamente.-Deo Gratias Amen.

257. Cod. cartaceo in foglio, del sec. xiv, composto di carte scritte 137.

RACCOLTA DI RICETTE PER RIMEDII ED ALTRE COSE (sanza titolo).

Incomincia: Balsimo artificiato R. Oncenso In­anchis'simo ec., e finisce: '7 alta febhre qartana e buona '7 aogni mal :p freddo.

Essa e stata fatta, siccome mostra, da un Fio­. rentino.

258. Cod. cartaceo in foglio, della fine del sec. xv, 0 del

principio del xvi, con titoli rubricati, lettere ini­ziali in diversi colori, e parecchie tavole e figure colorite, e composto di carte 32.

LIBRO DI ASTROLOGIA, AGGIUNTEVI ALCUNE COSE DI ARI1'METICA.

Le prime nove facce contengono cose Latine. Le I taJiane cominciano sopra 111 decima cosl: Que 'Verturk ano li pianeti e le stelle ec., e finiscono in tronco sopra 181 car. 31 con questa parole: e poij indoppia quel. 2. eke trouasti fa. 4 e questa . . . .-La carta seguente, che e l' ultima, e occu­pata da una figura che mostra quali Bono Ie di­verse complessioni influsse ne' corpi umani da' segni celesti.

259. Cod. cartaceo in foglio, del sec. xv, con titoIi e

lettere iniziali rubricate, e composto di carte scritte 167.

VITE DI SANTI PADRI TRATTE DALL' OPERA de Vita Patrum, VOLGARIZZATE, E DlVISE IN

TRE LIDRI (senza. titolo). II primo libro ha innanzi due p'l'ologki, che si

dieono amendue de misier santo Jeronimo. 00-mincia. il primo cosl: Ohi e quello eke dubita'l' possa ~c., ed il seeondo: Bebenerkto sia dio elqual 'Vuole che ogniomo ,ia saluo ec. Indi Ohompliti i prologi

comenza la uita de seo paulo, cioe il detto primo libro, con queste parole: Infra molti suole esere dubitano ec. n terzo termina come segue: el quale in tre psone i una deita signoriza '7 regie tuto elqual e benedeto '7 laudabile alpresente '7 in­sempiterno p infinita seeula seculo1f ame. Explicit &c. E appresso: Del 1453 adi 16 dezenbrio {)pido questa libro acopiado. . .'. . . i la contrada de so, ..... i Venezia p ..... .

Nulla ha che fare questo volgarizzamento con quello del Oavalea, ne sappiamo chi ne sia l' autore.

260. Cod. cartaceo in foglio, del sec. xv, COIl titoli ru­

bricati, e compos to di carte scritte 107. IL TESORO DE' POVER! DI PIETRO IsPANO, TRA­

DOTTO IN VOLGAR VENEZIANO. Precedono alcune ricette, 1a tavola di esso

Tesoro, ed un prologo, di cui e questo il prin­cipio: In nome della seii et indiuidia trinita lo, quale ha erea (ute Ie cosse ec. Oomincia indi l' opera coal: Oap. 1.0 Se i cauegi cafe del cauo ec., e finisce sopra 1a car. 105, come segue: el qual viue cu dio &c. Finitus est per aei griiz. Anzen . Appresao in carattere diverso leggevisi: Liber magistri gasparis medici de fri.qeriis &c. Le ultime due carte contengono altre ricette.

Circa Pietro Iapano, che fu di Lisbona, e fior'i nella seconda meta del aecolo xiii, merita d' esser letto quanto scrive Giuseppe Rodriguez de Oastro nella sua Biblioteca Espanola, t. ii. p. 616 e seg.

261. Cod. cartaceo in foglio, della fine del sec. XVI,

composto di carte scritte 355. RACCOLTA DI RICETTE ED ALTRE SIMILI COSE.

Oomincia: Bianchimento sopra ramo. R. So­limato ec., e finisce sopra la cal'. 338 cosl: quando 10, pes sara xi K aratti quella ualera 120 ducati at !. Le diciassette carte seguenti comprendono un in­dice di ogni particolare in essa contenuto.

262. Cod. cartaceo in foglio, del sec. XV, a due colonne,

con titoli rubricati e lettere iniziali colorite, e composto di carte scritte 103.

LA VITA DI MARIA VERGINE. Incomincia: In quel tepo liera ",no homo pfeti­

simo ec., e finisce a car. 101 coal: el quale ne die saluare :p infina sechula SecM'4- arne. Lo flollo della 'Vergene maria SM nostro guhernador ee. Ap­prasso, in inchiostro rosso, v' e questa nota: E fato e {)pido in nome del pare nostro signor mif yhu xpo e della prezioso, vgene maria chene daga grazia ckelloro chello lezera abia lagloria deuita e

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237 conICI MSS. CANONICIANI IT ALICI. 238

terna e ancke ckolui chella sckrito zoe domenego da 11eniexia in lana del. 1472. adi primo feurer.

Le ultime due carte contengono un almanaceo per Ie principali feste dell' anno.

Un: altra copia di questa Vita, rna menD scor­retta della presente, sta nel cod. di num. 265 (§. I), ehe vem! descritto pin innanzi.

263. Cod. cartaceo in foglio, della fine del sec. xv, di

carte scritte 202.

ZIBAI.DONE,O LIBRO DI COSE DIVERSE (senza titolo). 1. Oar. I-S. Racconto delle diseordie ehe furono tra

papa Alessandro III e l' imperadore Federigo Barbarossa, e come vennarD pacificate dalla Sig­noria di Venezia.

I ncomincia: El pare a molti ehio uada driodo ee. I T. Oar. 9-3S. I TRIONFI DI lIIESSER FRANCESCO

PETRARCA. Incominciano :

Nel tenpo ehe rinoua i mei sospiri. e finiscono :

Or ehe fia donque are~£eerla Z zielo. III. Oar. 38 V.-46. DELI.' ECCJDIO DI OOSTANTINO­

POLl, PRESA DAr TURCHI NEL 1453, LAlIIENTO IN TER7.A RIlIIA DI MICHELE DE VIDUA.

Precede una Ietiera dedieatoria dell' autore ad Alfonso d' Aragona re di Napoli: indi comincia il poemetto, rna, per mancanza di una carta, im­perfettamente cosl :

eke loehio uisitene. e bonsofista. E finisce:

Quando del mio pregar il)uini a meno. Fine.-Michael de uidua polensis. Fu scritto questo componimento nel 1454, ne

e mai stato stampato. L' autore, che il Quadrio chiama Michele Vedova, era di Pola nell' Istria, e si trovo presente all' eccidio che in eSBO narra.

IV. Oar. 47 11.-52. NovELI,A DI TEDALDINO FORNAIO, SCRITTA DA GIUSTINO POLANO.

Dopo una breve introduzione dell' autore, di cui son queste Ie prime parole: Quantunque el nouela~'e dilickate e piazevole done ee., comincia essa novella come segue: None molto ten po eli ne la zita di jirenze ec., e termina: no lauereti avto a male.-Finis. Fazzetisima Tedaldini exo(JJa fa­bula adotissimi 11iro bono Justino polanom i'rixu et joeho feliziter esplizit.

Non rinveniamo notizia alcuna di questo novel­Iatoro.

V. Oar. 52 v'-56. LAlIIENTO DI PISA (canzone). Ineomincia :

pensando erimebrando il dolze tenpo. E' quell a stessa ehe sta nel cod. di n. 50. §.

xxx.

VI. Car. 56 v. La risposta dellamento di Pixa: canzone, che incomincia :

El no e omo al1nodo tanto sobrio.

Essa ancora leggesi nel sopraccennato cod. 50. §. xxxi.

VII. Oar. 57. SONETTO, ehe incomincia: Un modo e da 'lI;iue fra la zente. In un codice Vaticano segn. di n. 3213 esso e

attribuito a Bindo Bonichi da Siena, ehe morl nel 1337.

VIII. Car. 57 v.-64. Cognosimento di merc1ta­tan~ie, ovvero insegnamenti eirca Ie qualita ehe debbono avere Ie mercanzie.

IX. Car. 65-67. Tarifa di pesi. X. Car. 6S. LAUDE IN VERSI A SANTA MARIA MAD­

DALENA, che incomincia : o Maria Madalena,

o peehatrize a dio tanto piazente ec. Trovasi a stampa fra Ie Laudi di Lionardo Giu­stiniani.

XI. Oar. 68-74. ALTRE LAUDI, delle quali eceo i capoversi.

I. 0 Verzeneta bela. 2. con zubilo damore. 3. populo mio populo 'igrato. 4. ognun pianga amaramente. 5. Pian go mesehino laspra pasion. 6. Ho JMi dolze 0 Zfinito amore. Ed anch' esse tutte, dalla prima in fuori, sono

stampate fra quelle del suddetto Giustiniani. La 3.a, Ia 5.a, e Ia 6.a possono altresl vedersi nel cod. di n. 193, descritto addietro.

XII. Oar. 75. ORAZIONE A MARIA V ERGINE, IN PROSA.

XIII. Oar. 7511. OANZONETTA CONTRO ALLA VANITA DELI.E DONNE.

Incomincia: Uedo ben qztanto male.

XIV. Car. 77 11.-102. DIVERSE RIME SACRE IN DI­

VERSI METRI, rna pressoche inintelligibili. XV. Oar. 103. OAPITOLO IN TERZA RIMA A MAltlA

VERGINE (senza titolo e senza nome di autore). Incomincia :

Ave rezina virgo glorioso. Esso e il primo degli undici ond' e composto

quel poema ehe sotto il titolo di Pianto della Nostra Donna leggesi nel codice di n. 20S. §. ix.

XVI. Car. 104-123. Lamento di la nostra dona fato p man di mij Fran~escho petrarcha z tenpo suo.

Sotto Sl fatto titolo vengono i dieci capito Ii che compiono il poema sopraccennato. II primo di essi cosl incomincia :

Pianzete zieli ehe di lalto gremio; e l' ultimo come segue:

Ne Ie tue braze virgine maria. Ne questi dieci capitoli pero, ne il precedente

indiritto alla Vergine, souo del Petrarca. L' ultimo, come abbiamo gia avvertito descrivelldo

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239 CODICI M88. CANONICIANI IT ALICr.

il eodiee di n. 180, dove pur si contiene, sta ne' MSS. Vatieani sotto il nome di maestro Antonio da Ferrara; e verisimilmente costui e l' autore di tutto il poema.

XVII. Car. 124. ISTORIA DI ATTILA FLAGELI,UM DEI. Incomincia: Nui uedremo c1tomo atila frazelo

dei ec., e finisce: siando chapitado i' ongaria el mori. Finis.

XVIII. Car. 128. SONETTO, che incomincia: Ohi uol star sana oiua qsta norma.

XIX. Car. 128-13°' SERVENTESE, che ineomincia: I priego el pare e jiol e spirto santo.

XX. ~ar: 131. CAPITOLO IN TERZA RIMA, che ineo­mmCla:

Jo priego la diuina maestade. XXI. Car. 133 v.-143 v. Lapidario (0 trattato delle

pietre preziose e delle loro virtu). Ineomincia: Lo re dimanda cli,e 'l)ertude ana le

piere preziollJe, e finisce: el manzare quando la fame. Finis.

XXII. Car. 144'1).-148 'V. PROFEZIA DEL BEATO GIO­ACCHINO, in versi:

Incomincia : Da poi en dio 'Vol cheZ sia ;

ed in fine leggevisi: Questa profezia fata :p el beao gioachin chomo :p molti omeni daben e sta azerita.

XXIII. Car. 149-153. ALTRA PROFEZIA in terza rima, che ineomincia : Leua lametfJ 0 spirito zen tile ec.

E quel medesimo componimento ehe sta a car. 52 (§. iii) del codice T 59.

XXIV. Car. 154-155. LAUDE A MARIA VERGINE, ehe incomineia :

Verzene madre, jia del tuo jiglio.

. XXV. Ca:. 155 v.-I56. Chijile erodes edonde el naSCt.

Ineomincia: Antipater lu padl'e di erodes ee., e finisce: anche lui chapito e feni molto male.

XXVI. Car.157-J64. Questafu la uede.ta de xpo. la qual fo data dal suo padre ~elestr(!.

Ineomincia : Ho pechatori vui ehe volete fal' ec., e termina: et spizialmente i ledel Oristiani i' se­chula seeulo2f.

XXVII. Car. 165-167. Pl'qfe~ia difrate Stopa. E un serventese, che incomincia :

Piu jiate mi a la mia mete sJorzato. Frate Stoppa, ehe fu della nobil famiglia Fio­

rentina de' Bostichi, viveva int~rn~ alIa meta del 8eeolo xiv, ed ha scritto non poehi versi del genere di questi.

XXVIII. Car. 167 'D. SONETTO, che incomincia : Aue veraze ostia consefJrata.

Egli e quello stesso (alterato solo alcun poco nel primo verso), che sta nel cod. 50. p. 74. (§. xxi. z), e che abbiamo detto trovarsi sotto il nome di Guglielmotto da Otranto.

XXIX. Car. 168-177. ESEMPI E BREVI RACCONTI IN PROSA.

XXX. Car. 177-193. QUATTRO LEGGENDE ; la La

di santa lena, la 2. a di santa agata ver%ene, la 3.a di santa lu~ia, e la 4. a di santa agnexe.

XXXI. Car. 193 '1).-195. ORAZlONI DIVERSE. XXXII. Car. 196 '1'.-200. LISTA DEGLI ELETTORI

DEL DOGE Dl VENEZIA NICCOLO TRON FATTO DEL 1471. adi 13 nOlleO!

XXXIII. Car. Z01. Questi sono Ii doxi en sono stati i' V.a

E meramente una lista dei Dogi di Vellezia dall' anno 706 fino a m. zan mozenigo, che fu eletto a quell' ufficio a '18 di Maggio del 1478.

264. Cod. membranaceo in foglio, della fine del sec. xiv,

a due colonne, con titoli rubricati e lettere iniziali colorite, ornato al principio di un fregio dipinto a colori e ad oro, e composto di carte scritte 121.

I. Car. 1-115. VOLGAIlIZZAMENTO DE' PRIMI DUE LIJlRI DELLE V ITE DE' SANTI P ADRI.

Precede il prologo, che illcomincia: In pereio ehe chomo scriue san gregorio ee. Succede ad eBSO la tavola de' capitoli del primo libro: indi prin­cipia il libro stesso eosl: Al tenpo de decio e de ualeriano ec., e finisce: Et questa none se none 'P la superbia. Finiscie il pmo libro di uita patru3 composto " ordinato da sancto Jeronimo doctore illustrissimo. Deo gratias. Amen. Appresso, dopo la tavola de'suoi capitoli, seguita il secondo libro, che comincia: Quando in pma andai i' alexandria ec., e termina come segue; 7' credeuansi poi fare pacto {J dio :p alcune limosine cn faceano.

II. Car. II5 verso. La l'egola di sancto pachomio. La qual fu data dal angelo 7' redocta in uulgare et abbreuiata.

Incomincia : Qualun(]J entra i' prima ad lordine ec., e finisce: 7' portosse iniqmete i' cia eneMe ad fare.

265. Cod. cartaceo in foglio, del principio del sec. xv, a

due colonne, con titoli rubricati, e lettere iniziali colorite, e compos to di carte scritte 105. 1. Car. 1-95. LA VITA DI MARIA VERGINE.

Incomincia: In quel tempo era 'l)no homo pfe­tissimo ec., e finisce: elqual me die saluar:p inji­nita sechulla sechulo2f Amen. Finito libro rejera­mus grii xpo.

II. Car. 96-103. LA DISTRUZIONE DI GERUSALEMME, o LA VENDETTA DELLA MORn: DI CRISTO, POEMA

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241 CODICI MSS. CANONICIANI ITALICI. 242

IN OTTAVA RIMA DI IGNOTO AUTORE (senza titolo ).

Incomincia : o delli eterni lumi 0 chiara lampa ec.

e finisce: A l uostro honor questa istoria e finita.

EflJplicit Istoria Vlcion xpi deo griis. E questo il medesimo poema che sta a car. 36

(§. ii) del codice di num. 40. III. Car. J04. DELLA VENUTA DELL' ANTICRISTO,

DEI.LA SUA MORTE, E DELLA FINE DEL MONDO, CAPt TOLl TRE.

II primo comincia: AntillJjJo die naser de forni­chazione ec., ed il terzo finisce: fazane dio cha lui demorar. Ame.

266. Cod. cartaceo in foglio, del sec. xv, di carte scritte

261, rna mancante in principio ed in fine. T. Car. 1-245. LA LEGGENDA AUREA DEL B. FRA

JACOPO DA VARAGINE ARcrVESCOVO DI GENOVA, VOLGARIZZATA (senza titolo).

Comincia colle seguenti parole del capitolo che tratta della Purificazione di Maria Vergine : po cke la chandela acesa z mana sie la fide ec., e finisce: al quale aueUo sifano molti mimcoli.

Di questa notissima opera, scritta daB' autor suo u in Latino, sonoci due versioni Italiane: la prima fatta nel secolo xiv da un anonimo Toscano, e non mai stata, da qualche parte in fuori, stam­pata X; I' altra distesa intorno al 1470 da Nic­colo Malerbi, detto anche Malermi, monaco Ve­neziano della Congregaziono Camaldolese, e stata impressa non poche volte. La prima di esse, che e la piu pregevole, attesa la purita della lingua in cui trovasi dettata, e quella che qui abbiamo.

n. Car. 245, verso. CRONtCA DI COSE AVVENUTE DAL TEMPO DI PAPA PELAGIO I SINO AL FINE DEL PONTIFICATO D'INNOCENZO III.

Incomincia: Pelagio papa fu huomo di molta .~anctita ec., e termina: le false confondendo le du­biose rispianando.

III. Car. 256. Vita di santo Girolamo. Principia: gerolimo fo figliuolo deusebio nobile

homo ec., e finisce: Morio seto gironimo intorno agliani dni 388.

E quella stessa che leggesi a p. 1-7. del tomo iv delle Vite de'Santi impresse in Firenze dal Manni, 1731-1735, in 4 tomi, in 4°.

IV. Car. 258. verso. 'I'raetato {' miraeoli della

U Frate Jacopo da Varagine, COS! chiamato da un luogo vicino a Genova detto anche Varaggio, dove circa al 1230 egli ebbe i natali, cesso di vivere a' 14 di Luglio del 1298.

x Per quanta sappiamo non sono alle stampe di tal versione che la Leggenda della Nativitii di san Giovanni Batista e queUe di santo Jacopo Maggiore e di santo Stefano, Ie quali vennero pubbli­cate in Firenze per cura del cay. Stefano Rossi negli anni 1833 e 1834, in 80 •

eoneeptione della gloriosa Vergine Maria (0 meglio, V olgarizzamento di un' Epistola falsa­mente attribuita a sant' Anselmo, intorno a tal soggetto).

Incomincia: (a) Nselmo uenerabile arciueschouo cantuariense {' pastore delli ingMlesi ueschoui ec. Intendete ora mai fratelli ee., e termina: conce­dente il nostro signa yhU xpa ilquale col padre figlO {' spto seto uiue {' regna p infiniti seculi de seculi amen.

Vedi iI testo Latino in fine delle Opere del suddetto santo stampate in Parigi nel 1675 in foglio per cura del p. don Gabriele Gerberon, p. 505 e seg.

V. Car. 261 verso. Vita di santo Giosep. Incomincia: t Rasse lorigine it santissimo giosep

sposo della nost.a dona ee., e finisce in tronco: della quale genero molti figli liquali etiandio se-condo ...... .

Questo codice, come mostra aperto, e copiato da un Toscano, e crediamo che tanto la Leggenda Aurea, quanto la Oronicnetta che Ie vien presso, sieno state prese dal testo seguente.

267. Cod. cartaceo in foglio, della second a meta del

sec. xiv, a due colonne, con titoli rubricati e let­tere iniziali colorite; cornposto di carte scritte 320, rna rnancante in fine di qualche altro.

I. Car. 1-313. Queste sono Ie legende di santi o'rdinate da messere frate Jaeopo areiue­schouo di genoua de frati predieatori e eopiato e seritto i? gltemrdo di tura pu­gliesi della citta dz jiren'K,e ede suo . il detto libro.

Precede il prologo di frate Jacopo, che prin­cipia: Tutto il tepo della uita presente si diuide in quatro cioe neltempo della isuiamento ec. Comincia indi l' opera cosl: I Auenimento delsingnore si fa p quatro settimane ec., e finisce: si le traslatoe alta sua cittade alquale auello sifano molti mi­mcoli.

Oltre al pregio d' essere intera, e non menD della preeedente di corretta e sana lezione, questa seeonda copia dell' antico volgarizzamento To­scano della Leggenda Aurea di J acopo da Vara­gine ha quello pur importante d' essere stata fatta molto vicino al tempo in che iI volgarizza­mento stesso fu dettato. Gherardo di Tura Pu­gliesi, della cui mann ella e, viveva nella seconda meta del secnlo xiv, come chiaro ci mostra un testo a penua della Biblioteca Laurenziana, segn. v. pluto lxi, che contiene un volgarizza­mento di Valerio Massimo, copiato da lui nel 1390. Tura suo padre era uno de' consoli dell' Arte della Lana in Firenze nel J 330. Al parer

I 1

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243 CODICI MSS. CANONICIANI ITALICI. 244

nostro insomma un codice miglior di questo della detta versjone non potrebbesi desiderare.

II. Car. 313 verso. Cronicha di rnolti papi et daltre cose come si 11Zostra leggendo.

Incomincia: Pelagio papa fu I,uomo d£molta santitade ec., e nnisce in trolleo, pel difetto so­praccennato, colle parole: Questo arrigo sempre fue tiranno inuerso lachiesa di roma. Et 'jJO morto lui. in.

Nel codice precedonte (v. §. ji) abbiamo questa rnedesima cronichetta intem; onde ad (>sso puo ricorl'ere chi amasse vedere Ia parte ehe e. qui mancante.

268. Cod. cartaceo, dell' altezza del comun foglio, ma

in forma di bacchetta, del sec. xv. e di carte scritte 3S.

LIBRO Dr RrCETTE E NOTIZIE DIVERSE (srnza titulo).

Principia: El uino [Juro. e. r-imedio (Jtl'O ala Ci­chuta ec., e finisce: Sazo I e drama 1 iz.

269. Cod. cartaceo in foglio, della fine del sec. xv, con

titoli e lettere iniziali rubricateJ e composto di carte scritte 26.

La uita la pasio Ii miraculi e la resuracione de 10 nostro segnore Yesu Xpo trato de lettera i uulgare.

Oomincia: Manda fo lagnelo .qaoriel in lacita degalilea ec., e finisce: che yesu doueua resusitare da morte. Deo griis Amen. Appresso in lettera moderna: ~tfei Comitis Nicolai TaC?llorwn Re.qiens. 1723.

270. Cod. cartaceo in foglio, del sec. xv, a due colonne,

con titoli rubricati e lettere iniziali colorite, e composto di carte scritte 167.

TRATTATO DELL' AMORE DI CARITA, COMPOSTO DAL BEATO GIOVANNI Dl DOMENICO, FIORENTINO, FRATE DELL' ORDIXE DE' PREDICATORI E CARlJI­NALE; ma senza i! nome dell' autore.

Esso e preceduto dall' epistola e dal proemio, che abbiamo accennato trovarvisi innanzi nella copia che sta net codice di n. 248, e comincia e procede come in quella, rna termina imperfetta­mente colle seguenti parole del capitolo xxxviii: pigtamo di lui qualche not£zia chome nel chapitolo pcedete i e cio par fatto ({a! copista che non ando pili oltre.

271. Cod. cartaceo in foglio, del. sec. xv, a due colonne,

con titoli r:ubricati, e iniziali colorite, e composto di carte scritte 190.

1. Oar. 1-124. LA SCALA DEL PARADISO, 0 OEU;. STIALE Dr SAN GIOVANNI CLIMACO TRADOTTA 1:-< V OI.GARE NEL SECOLO XIV.

Precede un breve prologo, diverso dai primi dUE) che leggonsi nel codice gia deseritto di n. 155, e il quale incomincia: Qu;esto santo lioro si a do nO/ni, ee. Seguita ad esso la tavola de' Gradi, e dietro a questa e il prologo del traslatore, che principia: Jo frate cil azo preso a tmslatare ijsto lioro ec. L' opera quindi cosl comincia: Daloono e sop oono e tuto oono idio ec.) e termina: e fu e sem semp p Zfinita sela seclllo?f Amen. Questa sie la .finita de lo tripessimo .qmdo di qsta celestiale ;­'iteltectuale scala di sancto Joltane climaco aooate del monte Synay.

II prescnte volgarizzamento e quello stesso ch(J sta !leI suddetto codice 155, e che trovasi pure in due altri a'lor luoghi descritti sot to i num.i 249 e 295.

II. Oar. 124 '17.-131. SERMONE DEL SUDDETTO SANTO INTORNO ALLA CURA PASTORALE, VOLGARIZZATO (senza titolo).

Ineomincia: In qsto lioro matiiile ec.) e finisce : e la pfectione desi medesima.

Ei tl'ovasi altresl ne' sopraccitati codici 155, 249 e 295·

III. Oar. 131 '17.-135. LA VITA DI SA:-< GIOVANNI CUMACO SCRITTA DA DANIELJ"O MONACO DI RA1-

TU, VOLGARIZZATA (senza titolo). Principia: Quale fusse la cz'tade degna de ess)

audita ee., e termina: Ma dentro (Jtenqono doc­tr'ina contemplatiua. ])eo griis. Am. Explicit Vita sc'i Joh'is climaci.

Di essa abbiamo gia fatto motto nel descri­vere il eodice di n. J 55, che parimente la con­tiene.

IV. Oar. J36. IL LIBRO DEI,L' ABATE ISAAC DI SrnfA, volgarizzato.

Ha innanzi la seguente nota: Nel mile e qua­trocento e sesantaquatro adi tredexe del mese de noueore fo comezado questo libro el quale e chiamato lo lioro de lo aoate Ysach de Siria el qual sie de santa maria madalena fora deli muri de triuiso e i prima comezano li capitoli ordenata mente (cioe la tavola di essi, che sonG xlix). II primo capitolo principia: Lanema laquale ama dio in solo dio areposo ec., e nnisce l' opera impel'fettamente colle st~guenti parole del cap. xlv, che tratta Dela lede et de li ochii soy: Con luno oeMo ue· demo le cose oeulte de la gloria de dio le qua lie sono cellate neUe . . . . .

Anche di questo volgarizzamento SI e gia par­lato nella descrizione di un' altra copia intera oi esso contenuta nel codice 163. §. i.

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245 CODICI MSS. CANONICIANI ITALIC!. 246

272. Cod. cartaceo in foglio, del sec. xv, a due colonne,

con lettere iniziali colorite, e composto di carte scritte 106.

1. Car. 1-82. PitEDICHE D' IGNOTO AUTORE (senza titolo).

Incorninciano: dn"iea pma tl aduetu. Scientes rp hora e iam nos de sono sur.qere. Ad romanos iiij.o AdeMitltia (" dichiaratioe di (jsto sco tepo ec., e .fi~isc~mo in tronco: (" cosi diee laplo pbet at setpm ho ...... .

II. Car. 1:13-90. QUATTRO EI'ISTOLE de Mortuis (senza nome di autorc.

La prima incornincia: San eta er.qo (" salubris e co.q-itatio:p defunetis e{J]orare &c. Maehab. Entro le ope de ta misericordia ec.; la quarta finisce: (" (Isto dimostra digando. Itaf}}. (Jsolamini "iuice iMer­bis istis. Am.

III. Car. 90 'V.-98. BREVE TRATTATO DE' PECCATl >11 MORTAL!, SI VENIAL! (senza titolo).

I ncornincia: A tucle le creature adato ec., e finisce: Abiamo 'Veduto p la gratia di dio li peccati mort.i (" Ii 'Veniali. Amen.

IV. Car. 98 V.-IOO. La morte e Ii mimcoli del Gloriosissimo santo Hieronimo.

Brevissimo opuscolo che principia: Uedendo questa sc"issimo padre ec.

V. Car. 100-102. EPla de SCa Augustino a Ci­rillo suo monaco.

Incornincia: Pietra quadrata de la glosa fede {J)ana ec.

VI. Car. 102 V.-I05. Altra ePla de SCD Agostino a Cirillo.

Incomincia: A ti padre Vcnerabi1e Oirillo Ve­seouo "i hierlm, ec.

VII. Car. lOS v. Remedio de Seneca cotra a la fortuna.

Incomincia: Tufe le cose ehe "idurano paura si anna fmine ne la m01'te ee., e finisce: no ai l)duta lila eke semp te sta presente.

273 Cod. memhranaceo in foglio, del sec. xv, con let­

h're iniziali colorite e la prima miniata; e com­posto di carte scritte 34.

La legenda de san ioxqfa (in Veneziano).

Incomincia: 01' el dixe questa legenda eke lindia aue~!a uno Be ec., e termina sopra la car. 33 recto: Si ne eondu,ga laltissimo Dio. Amen. Oon­plida sie questa lezcnda ee. E uppresso: e qttesto fo coplido de 14Siij de marzo adi p.o-La parte 'Derso della suddetta carta 33 e la. carta seguente, ehe e l' ultima del volume, contengono la narra­zione di un Mirachollo ehe jeze san iO{J]afat.

274. Cod. parte membranaceo e parte cartaceo, in fo­

glio, composto di carte I 13. La prima parte, che consta di car. 25. e del sec. xv; la seconda, che ha carte 88, e della fine del xvi, e va ornata di non pochi disegni a penna assai ben fatti. 1. Car. 1-25. Tabulae Astronomicae de moti­

bus Planetarum. Sono in Latino.

II. Car. 26. Arte da Navicar de Antonio Millo Amiraglio dal Zante, nel qual si contiene iuito quello cite richiede nella ditta arte al bon mal'inaro nauiclwnte con molte de­scllricion di detta a'rte Con il isola rio di tulte Ie i.<JOle del mondo si quelle di I' llna et altra iudia ec.

Uomincia: L' arte del naTiichar si e una delle nobile arie eke sia ee., e finisce: anchor ch'io tt'oui molti altri diuersi opinioni nel suo misurare.

L' Isolario che principia a car. 49, porta l' anno M. D. L. xxx xi. Di questa rnedesirna opera del Millo, un codice scritto nel 1590, e che si crede autografo, I'u gia nella libreria del ball Far­setti, e conservasi ora nella Marciana di Venezia. II dotto Jucopo Morelli parla di esso nella Biblio­teea 1I1anoseritta del prefato cavaliere, stampata in Venezia nel I 77 I, p. 320; rna nulla dice dell' autore; ne a noi e venuto fatto di trovar di lui alcuna notizia.

275. Cod. cartaceo in foglio del sec. xv, con titoli ed

iniziali in inchiostro rosso, ornato di gran nu­mero di disegni a penna acquarellati in colori, e composto di carte scr~tte 54.

Questa .'1ie la Passion del 'Ilro signo miser yllii :cpo soura la traslatio et la sua resu­rettion et la sua assension (" Ii miracolli de la Verzelle M.a et como ella fo uenuda dl'iedo la morte del suo jiolo et la soa assen­sioe como ellafo tolia in cielo dalsuojiolo.

Incomincia: Aprossimando 10 tempo del nro signo mifr yhu :;rpo regniido Tiberio ec., e finisce : pm'se 70 splendor dela sua beleza per ehiar#a eke l'endeua quello glodoso chorpo.

276. Cod. cartaceo in foglio, del sec. xv, di carte scritte

238. VJTE Dl SS. PADRI, TRATTE DAI PRIMI TRE LJBIll

de Vita Patrum VOLGARIZZATI DA FRA DOMENICO CAVALCA (senza titolo).

Incominciano: n El tempo di dedo et valeriano

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247 CODICI MSS. CANONICIANI ITALIC!. 248

'Zpatori psecutori di la fede xana eo., e finiscono : et tuti queli eke vedeno qsto miracolo. glorifioorono dio el qual adopa si mira bile cose p merito di suo serui el qual viue et regna gwrio{fjo et benedeto et laudabile p I nfinita secula seculo2f ame.

277. Cod. cartaceo in foglio, del. sec. xv, a due eolonne,

di carte scritte enumerate LXIIII. LIWGENDARIO DI SANTE.

Comprende Ie vita 0 istorie 1. De santa chatarina 'v. e'lll. 2. De santa domizilla v. em. 3. De santa heugienia v. e m. 4. De sca agatta v. e tn.

5. De santa luzia v. e m. 6. De sca JtIarta di betania sorella di sca

la~aro e di sca maria madalena. 7. De santa horssola de bretagna con

vndexe milia virgine. 8. De SCa marga'l'itta v. e m. 9. De santa petronella v.

10. De santa beatrize v. e m. I I. De sca theodoxia v. e m. 12. De santa apolonia v. e m. 13. De santa dora tea v. em. 14. De santa techla v. e m. IS. De santa Mustiolla v. em. 16. De santa Eufraxia vergine et monacha. 17. De santa anastasia 'v. e m. 18. De la SCa vergene et martire ditta Co-

lonba. . 19. De santa Eufemia v. e m. 20. De santa degnamerita v. em. 2 I. De sca xpina v. e m. 22. De santa ~e'Zillya v. e m. 23. De sca agnexe v. em. la qualle (Jpo.xe

el dottor sco A mbroxio : 24. De santa Costa~ia vergene flolla de chiL

stantino Inperatore et di santo Joany et paullo martil'i.

25. De santa reparata v. em. 26. De santa barbat·a v. em. 27. De santa Eufroxina v. 28. De santa Marina v. 29. De sca Justina v. e m. 30. De sca Maria Egypziaga :

3 I. De santa pelagia ia vita della qualle sckrisse Jaclwbo diachono:

32. De santa tayssy mereb·ice: 33. De sca tlteodom: 34. De .santa Margaritta ditta pellagiover­

gzne: 35. De sca maria madalena: 36. De santa sclwlasticlla sorella di santo

Benedecto. La prima inoominoia: (a) 1 tenpo eke diocltle­

ziano e masimiano erano 2" peratori de rOlna ec,; e I' ultima, con che ha fine il volume, termina: I qUo medeximo sepulchro ehe santo benedecto li aueua chomandato {J grade deuozione. Finis.

278. Cod. membranaceo in foglio, del sec. xv, a due

colollne, con iniziali colorite alternativamente in turchino ed in rosso, rna mancante della prima carta. E ora composto di carte scritte 75. I. Car. 1-39. VITA DEL BEATO GIOVANNI COLOMBIN[

DA SIENA SCRITTA DA FEO BET.CAJU.

Incomincia imperfettamente cosl: sposa mofia Biagia, figlittola di messer giouanni di rnesser nic­ckolo, amendue caualieri della nobile farniglia de Cerretani ec., e termina: Et facto eluoto la donna concepette et partori uno fanci~tllo al quale pose nome Giouan piero. et uestillo dellabito de Jesuati. - Finisce la sca uita del btU Gioua di piero di iacopo colombin'i caposta da feo di feD di Jacopo belcari ciptadino fiorentino nellano del signore. Mccccoxlviiii.o.-Lodato sia Jesu christo.

Quest.a vita, che, come dice il Cesari, racchiuele un tes01'O di grazie ed eleganze Toscane, e cke fu scritta nel quattrocento con la lingua medesima del trecento, e stata pili e pili volte stampata, ed e si nota ai coltivatori del Toscano idiom a, che non fa a noi qui mestieri di dime a.lcuna cosa. Nacque I' autor di essa in Firenze a' 4 di febbraio dell' an no 1410 ab incarnatione, che e a dire 141 I

secondo 10 stilo comune, ed USel eli vita a' 16 di agosto del 1484.

II. Car. 40. Parte della uita dalcuni serui di yhu xpo i quali furono nella cOJnpagnia de poueri uolgarmente clliamati Jesuati, ec.

Comincia come segue: Nella cipta di Siena Ju uno uenerabile eiptadino el !fle eMe nome Giouanni di piero colombini. It quale essen do toce/tO da dio creMe in tanto feruore et amore di dio eke d'ispre­giado el mondo et ogni aitra cosa et se medesimo fecesi uero pouero p amore di x/po yltU. Et non solamente lasso et die p amore di yliu xpo cio cite aueua 'lila spogliandosi di se tutto si die et offerse a clio con tanto Juoco et amore et desiderio dellonore di dio cke pareua ckel suo cnore sempre ardes,~e di

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~49 CODICI MSS. CANONICIANI IT ALICI. ~50

dio imparlare in adoperare ct in t utta la uita sua come chiara mente si monstra. delta quale cosa cki bene uuole essere lformato legga la sua legenda et ancora le epistole sue. Or uolendo idio acrescere el desiderio del suobeato fuo Giouanni el quale non uoleua ne cercaua se non solamente lonore di dio et la salute dellanime spiro duno ardore diuino al­quanti /!iouan~ di prendere laoit? et seguitare ef heato Gwuann~ e d~ prendere p ~sposa la sca po­ueria p guadagnare tesoro celestiale et cosi rinuntia al mondo et a suoi dilecti et ricckeze de fjli fu fran­cescko di mino uincenti da siena Y, ec. E finisce : et tirollo au colla tera et trouarono cke era cosi intero come quando ui fi' messo il quale era stato circa sette anni come detto e di sopra.-Deo gratias. Amen.

Sebbene colla suddetta Vita del beato Gio­vanni Colombini trovisi nelle stampe andar unita. questa. scrittura., non e ella pera ne della stessa. penna ne della. medesima. bonta di lingua. L' autore di questa, come da. essa. ricavasi, fu un Gesuato, il quale soggiorna in diversi luoghi del suo ordine: tra. gli altri in quello di Pistoia, in quello di Valverde di Bologna (v. cap. ix ex), ed in .quell? d~ san Regolo yicino a. Lucca.. (v. cap. XXIX), dl CUI sembra. ch' el fosse anche pIll d' una volta il superiore.

Viveva nella prima meta del xv seeolo, e senza fallo era Toscano. II suo scrivere e semplice, piano e naturale, rna senz' alcuna leggiadria, e sovente bruttato d'idiotismi.

279. Cod. cartaceo in foglio. della prima meta del sec.

xv, con titoli e lettere iniziali in inchio~tro rosso, e compos to di carte scritte 149. I. Car. 1-26. IL LIBRO DEI,LA VITA CRISTIANA COM­

PILATO DA FRATE SIMONE DA CASSIA DELL' OR­DINE DE' FRATI ROMITANI DI SANT' AGOSTINO.

Precede il prologo, che incomineia: Concio sia­cosa cke idio criasse luomo ee. L' opera. quindi, che e divisa in due parti, a. ciascuna delle quali sta. innanzi 130 tavola. de' proprii capitoli, cosl principia: Ripensi 7 cogiti 7 riuolgka lanima dentro la sua mente' ec., e finisce: grazia pestan­doci lalto I dio ilqale 1)iue et regna i secula secltulor Amen.-Conpiuto ilioro dellauita cristiana deo grazias Amen.

11. Car. 26 verso. Questo libro si clliama Medi­dna del e1lUore doe delira e della pm:.ienza.

III. Car. 41 v.-90. Que.~to libro si cltiama 10 sl!eck~o de la croce ism'ito i uolgka~ a ufo­lzta dz clwloro cke non saito Gramatzcka.

. IV. Car. 9I-1I2. DELLA MISERIA DELI.' UOMO, 'l'RATTATO DI MESSER BONO GIAMBONI, col titolo

'1 Si fatto principio ~ alquanto diverso da quello che questa ope- I

retta ha negh sta.mpatl, e peri> l' abbiamo qui riferito.

di libro di molte belle verttl, ., amaestramenti de la nostra vita.

Precede il prologo, che incomincia: A dimo­strar la misera ckonditione delumana generatione ec., e finisce: qelli ckesce nel modo tde finito it po. Principia quindi il trattato come segue: Nasce la creatura nel pecato ec., e termina.: ., in fuoco arzente cke noresta mai dardere i' secolo de secoli. Amen. Finito il trattato del lioro della cr~atione deluomo ., della femina 7 di 10'1'0 nascere p ~nfino alla loro morie ., della grolia 7 beatitudine degusti in paradiso ., delta pene 7 tormenti de pe­catori ininferno ec.

V. CAR. II3-118. EPISTOLA DI PANUZIO INTORNO A SANT' ONOFRIO (senza titolo).

Incomincia : p Anutio fuo della nostra santitade a t:utti fui didio 7 ancora a tutti i fedeli p ciascuna chwsa ec. I uoglio eke consolecitudine sie man'i­festo ec., e finisce: i salute delanime ., ditutti fedeli cristiani. Amen.

VI. Car. 118-120. LEGGENDA DI SANT' EUSTAZIO (senza titolo).

Incomincia: e Vstazio nooilisimo romano inpima fucMamato placido ec., e finisce: Riceuetono lapa­sione ingliani OXX lo di di ckalendi dinouenore.

VII. Car. 120 1).-125.

Principia: f Vinuno monistero di pelestrina WI,

santisimo 7 dotisimo monacko ec., e finisce: di 'leUa 1)enerahile santa Maria Egetiacha.

VIII. Cal'. 125 1)erso. LEGGENDA DI SANTA MARINA VERGINE (senza titolo).

Incolllincia.: Uno kuo esendogli moria la rna­glie ec., e finisce: ldio mostro molti miraooli lo'lale e grolioso e henigno e buono in seckula s8cku­lora. Amen.

IX. Cal'. 126 1)erso. LEGGENDA DI SAN PAOLO SEMPLICE (senza titolo).

Incomincia: fue fra discepoli di sea Antoniu vno cheoe nome ec., e termina: 7lioero 'leluomo dera i' dimoniato plla sua purita. finita lauita di paolo. Amen.

X. Car. 127 1)erso. PAROLE DI SECONDO FILOSOFO. Racconto che incomincia: Secondo fu 1)n jiw­

sofo loqale fu molto savio eo., e finisce: 'leste sono Ie parole che scrise secondo alonperador adriano i su latauola ma no parlo Ck01& hocka.

XI. Car. 128 verso. BREVE TRATTATO DELLA CARITA (senza. titolo).

Principia.: ckarita la'lale e spetial uertu ec., e termina: nel sco euangelio di santo Mateo aposto 7

'lJiigeUsta. Amen. XII. Car. 1301).-146. TRATTATO DELLE SOLENNITA

.ED AI,TRE :FE$TE DELI: ANNO (senza titolo). Incomincia : 0 Oncio sia cMsa cke nelano a riue­

renzia di dio ec., e finisce ~ oke nonfano negli altri tenpi deltaflO.

XIII. Car. 146 verso. Nota de Ii di di guardare clte niuno kuo non dee incominciare neSU710

Kk

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251 CODICI MSS. CANONICIANI ITALIC!. 252

mercato ne andare i viago nepender moglie ne men ada.

Principia: (in) Genaio si guardi luomo ec., e finisce: 7 tutti glialtri giorni sana buonissimi.

XIV. Car. 147. Ragione della luna conpilata 80pa labici, E UN CALE:'IlDARIO DET,LE FESTE , DI TUTTO L ANNO.

Nel margine dell' ultima faceia leggonsi i se­guenti rieordi: di 26 di febraio T418 'Cene z .fl­renze papa martino quinto de colone8i di roma e fu messo p istanza a sea maria nouella elton grandi­sima onoranza 7 steteui p in fino adi 9 di setenbre 1420.

Il detto papa fece alom p dignita della nostra cita arciuesclwuado che altora era vescltouo it fl­gluolo di mesf filipo chorsini n08tro citadino.

280. Cod. cartaceo in foglio, del sec. xv, con gran nu­

mero di rozzi disegni a penna, di carte scritte 258, rna mancante in principio.

LA VITA DI MARIA VERGINE INSIEME CON QUELLA DEL SUO FJGLIUOLO GESU ORISTO N05TRO SIG­NORE.

Incomincia: Qua si disse como lagnollo d: dio aparisse ancora ha Johackin z 10 rifto. Bt z qUo :ppio die. Lipase vno zouene ec., e finisce: E p lassoa santissima. Assumptione. Si co duga. Quello 10 qualle. Ascripto questa Libro Alta via de saluazione. A goldere. Com esso. Lui. p infinita seculla. secullo'l;. Amen. Deo grazia. Amen.

281. Cod. cartaceo in foglio, del sec. xv, con lettere iniziali coiorite, ed avente carte scritte 38.

LETTERA RESPONSIVA AD UNO eRE AVEVA PARLATO CONTRO ALLA CATTOLICA VERITA (con titolo La­tino, e senza nome di autore).

Incomincia: Inomine patris &e. Quare detrax­istis &c. Job. VI. cap.o Lamentase qui xpo z psona di iob delli detratori della ueritd c., e finisee: si rencla ogni onore laude egrolia insechula seculorum. Amen.

Avvertasi che fra la carta 16.a e la 17.a delle l!!critte e una lacuna di otto carte.

282. Cod. cartaceo in foglio, del sec. xv, a due co­

lonne, colla prima iniziale miniata a colori e ad oro, co' titoli rubricati e Ie altre iniziali colorite alternativamente in rosso ed in azzurro; e com­posto di carte scritte 173.

LA PISANELLA VOLGAltIZZATA PER DON GIOVANNI DALLE OELLE, MONACO DI VALLOMBROSA.

Le prime quattro carte sono oecupate dalla tavola, e sopra la quinta eomincia il prologo come segue: Impero cite nel mercato de la penitencia ocoreno spesse uolte caxi dijJicili ec, e finisce: e demostrilo de Itauere. L' opera quindi cosl prin­cipia: Adomandasi se to apetito ec., e termina colla car. 172 in questo modo: e fassi presso ala ,qracia de dio. Deo ,qriis. Amen. Finito e 10 ira­tato e fioreti de la pisanela volgarizata e dis posta :p don Johani da le celle Monaco de Valebroxa. L' ultima carta contiene aleuni detti di san Ber­nardo, di san Girolamo, di sant' Ambrogio e di altri in commendazione della messa edell' a8col­tarla, col titolo: Queste sono le gloriosissime vir­tute. Doni et gracie z audire la messa ogni di deuotamente.

L' originale Latino della presente opera, nota piu ehe pel suo proprio titolo di Summa Casu,um Conscientiae, per quello di J.Vlaestr'uzzo, e dalla patria dell' autore, che fu il celebre fra Barto­lommeo da san Ooncordio Pisano z, chiamata anche la Pisanella, e stato pili volte stampato, rna il volgarizzamento che qui ne abbiamo, non mai, benehe per rispetto dell' ottima lingua in cui e seritto, e per essere allegato dagli Aceademici della Orusca nel 101'0 V oeabolario, meritevole al certo della pubbliea Iuee. Giovanni da Ooti­gnano, Fiorentino, e monaco di Vallombrosa, soprannominato dalle Oelle, 10 feee nel 1388, che e a dire due anni prima della sua morte, Ia quale avvenne a' 10 di Marzo del 1390. Ampie notizie di lui possono vedersi nella prefazione del Buona­venturi aUa Collazione dell' abate Isaac, ehe in­sierne con alcune Lettere di esso Giovanni venne impressa in Firenze pe' Tartini e Franchi nel 1720, in 4°.

283. Cod. cartaceo in foglio, del sec. xv, a due colonne,

con titoli rubricati, e composto di carte scritte II8. I. Car. 1-II7. PARTE DEL J'rattato della Di­

vina Provvidenza COMPOSTO DA SANTA CA­TERI:'IlA DA SIENA.

Precede la tavola de' eapitoli di essa parte col titolo di tauola de' Capitoli del libro della beata Chatltarina ria Siena, come se cio ehe segue fosse il libro intero; il che non e. Oomincia quindi il primo capitolo COS1: alhora quella aza ansietata digrandissimo desiderio ec., e l' ultimo finisee: del quallume pare cite dinouo 'innebri lanima mia.

Quanto qui trovasi di tale trattato, si ristringe agli ultimi ottantuno capitoli di esso, che secondo Ill. stampa proeuratone da Girolamo Gigli in Siona nel I707, in 4°., insieme colle altre Opere della suddetta santa, si compone di capitoli clxvii.

z De' Granchi fu il suo casato. Nacque intorno al 1262, e cesso di vivere agJi IT di Luglio del 1347.

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253 CODICI MSS. CANONICIANI ITALICI. 254

II. Car. I 18. LETTERA DI LENTULO AL SENATO Ro­MANO INTORNO A GESU CRISTO volgarizzata.

Incomincia: Le aparso inquesti di ec., e ter­mina: et bellissimo tra i jioli de gliomeni.

Di quest' apocrifa epistola abbiamo gia indicata un altra versione nel codice di num. 172.

284. Cod. cartaceo in foglio, del sec. xv, con titoli ru­

bricati, e composto di carte scritte 69. I. Car. 1-26. TRATTATO DELLE ORINE, col ·titolo:

Incipit sumam de vrinis con churis el qual metero pe vlga; ma senza il nome del tra­duttore.

Principia: (In) Nome dellaltissimo dio padre creatore ec., e finisce con queste parole latine : ut in laboranti vizio sple1.is.-Explicit tractatus &c.

II. Car. 27-33' Qua chomen~a vno tratado de pulsura e quidest pulsus p ordene.

Incomincia: (S) Econdo li sauii segnorii et li maistri dellafixicha ec., e termina: terciana est.

III. Car. 33 v'-35. Qua se comen%a la sino­nomi de niclwllo: la quale non e pero in V 01-gare, ma in Latino.

IV. Car. 36. Incipit antidotari de nicholai. E questo altresl e in Latino, seguitato da

molte ricette, e dalla tavola del contenuto di tutto il volume, la quale occupa Ie ultime quattro facce.

285. Cod. cartaceo in foglio, del sec. xv, a due colonne,

con titoli rubricati e lettere colorite in azzurro ed in rosso, e composto di carte scritte 156.

L' ENEIDE DI VIRGILIO TRADOT'l'A IN PROS A da un anonimo con annotazioni del medesimo.

Principia colla seguente rubrica: Qld comincia lene!Jde di Vergilio il quale nome e deri'uato da Enea. perGio che in questo libbro si pala denea dal quale discese Octauiano. Indi : Jo canto larme eluomo disposto abattaglie El quale primo p dispo­sitione di Jato vem.e in ital!Ja. Essendo cacciato da leparti di Troya et ale riue di Lauino molto Ja­tigato in terra et in mare p uiolentia delli dey, ec. E finisce cosl sopra 181 car. 153: Questo dicendo ascoseli il ferro nel pecto et A Turno si disotuono le mebra p freddo et la uita ind~qnata fugge co pianto socto lombre. A.M.E.N. Explicit duo de­cimus et vltimus liber heneide Virgilii deo gratias. Amen.

Ne'margini, e spesso ancora sopra Ie righe del testo sono postille del V olgarizzatore. Appresso seguitano alcune cose intorno alIa vita di Vir­gilio, al titolo del suo poema, alIa qualita della favella. in esso adoperata, all' occasione ed all'

oggetto del medesimo; e finalmente questo so­netto: e Ral sicondo diuespar sonata

nel glorioso giorno cke cocepta fu lumil vegin sca 7 benedecta pchui lpri. o peccar fu ristorato

Aocto giorni del mese vltimato lafaticata pena asciutta 7' necta alquato riposaj 7' co herecta mente lora vigesma vsci dallato

Sonaua gliailJ' del nro signore cinque cinq1tata iiii c. 7 mille quiido jf aria di M atheo cimatore

Fini copiare el testa r Ie postille di questo Clar poeta almo 7' decore chen fino al ciel mando le sue fauille.

Laus deo sit sernp 7 benedictus.

286. Cod. cartaceo in foglio, della fine del sec. xvii, di

carte scritte 201.

LIBRO DI ALCHIMIA col seguente titolo Latino: Opus parabo/icuJn, hoc est totius Alchimie

fundamentum, quo radicalis metalloruJn solutio, Coniunctio, Destillatio, Sublimatio, Ascensio, Descentio, Cohobatio, Cimentatio, Calcinatio, Inceratio et fixatio comprehen­ditur.

Comincia: Homo erat, qui duos kabebat jilios ec., e finisce: quale s' adopera in molte cose d' al­chimia, et in molte altre cose come ~c.

Vi si trovano alcune cose in Latino, rna 180 maggior parte del suo contenuto e in Italiano.

287. Cod. cartaceo in foglio, del sec. xv, a due colonne,

con titoli rubricati e lettere iniziali colorite al­ternativamente in rosso ed in azzurro, e com-

• posto di carte scritte I 14. VOLGARIZZAMENTO DE' PRIM I DUE LIBRI DELLE

VITE DE' SANTI PADRI. II primo libro principia corne Ilegue: lnpmeza

la uita di sco paulo ec. At tepo di decio 7 di ua­leriano inperadori ec., e finisce: Bt gsto none se no pla supbia.-Explicit liber Primus Vita patrug. Adi xxi. de luio Nel mile. eccc. xxxxvii.o Ed il secondo, che ha innanzi la tavola fie' capitoli, cosl cornincia: Quando in prima io iidai z alexadria eC'J e termina: p alcune limosine cke dan noi. Amen.-Qui finisce to secOdo libro de la uita di santi padri co pilato aberedio uescouo, che fu prima monaco nel erremo. Sit nom dni be.

E cavata questa copia da. assai buon testo, e quantunque il copiatore non fosse Toscano, come si scopre a un tratto dal nome del mese che leg­gesi nel colofone sopra riferito del primo libro, fu nondimeno assai diligente.

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255 CODICI MSS. CANONICIANI ITALICI. 256

288. Cod. membranaceo in foglio del sec. xv, che com­

prende due diversi MSS., il primo di carte scritte 91, ed il secondo di 14 colle iniziali di ciascun componimento contenutovi miniato a oro e a colori. I. Car. 1-91. De honore 1llulieru1ll, OPERA IN

TERZA RIMA DI BENEDETTO DA CESENA. Ineomineia :

Rosa geniil clte sei vermiglia et Manca,. e termina in tronco col verso Le genie vniuersal caduce e inferme. 0' e di essa una stampa fatta in Venezia per

Bartholamio de Zani da Porteso nel 1500, in 4°., colla quale avendola noi ragguagliata, troviamo eh' ella e qui maneante di poco meno che tre eapitoli del terzo libro, e di tutto il quarto ehe e l' ultimo, eomposto di capitoli dieci. L' autore viveva al tempo di papa Niccoli'> V, e nel 1452 stava tuttavia int~rn~ a questo suo libro, il quale finito dedici'>, come mostra la suddetta stampa ed anche un MS. della Biblioteea Barberiniana di Roma, al giovane Pandolfo Malatesta, figliuolo naturale di Sigismondo signor di Rimini.

II. Car. 92. FRAMMENTI DI UN CODICE DEL CANZO­"NIERE DI FRANCESCO PETRARCA.

Ineominciano col verso: Certo omai non temio,

ehe e uno degli ultimi della can zone : Amor, se vuoi en' i' torni ee., e finiseono col seguente : & sol quanteUa parla 0 pace 0 tregua,

col quale termina il sonetto: Ne mai pietosa madre ec. I componimenti interi ehe vi si com­prendono, so no trent otto sonetti e due canzoni.

289. Cod. cartaceo in foglio, del sec. xvii, con disegni a

penna, e composto di carte scritte 25. • REGOI.E DI FORTIFICAZIONE, ED ORDINANZ1<; Mn.I-.

TAR I DIVERSE, CAVATE DA VARIl AUTORI. Oomincia il volume colle seguenti parole: Pi­

anta e Profilo secondo it Lorini a piedi Veneziani ee., e finisce con una tavola rappresentante la disposizione di una Piazza cl' arme.

Gli au tori delle diverse cose qui riferite, oitre il sopramentovato Lorini, sonG Francesco Ten­sini, Errardo Barle-du,c, Samuele Marolois e Lelio Brancacci.

290. Cod. cartaceo in foglio, del principio del sec. xviii,

di carte scritte 25. LIBRO DI GJUOCHI PER SAPER LA VENTURA (seoza

titolo). Incominoia: Tavola delle DimandfJ.-Di cia-

senna donna grattida se par·torira maschio, (j

Femina ee., e termina: Fenito e qni prendeti spaso e gioco.

29l. Cod. cartaceo in 4°., del sec. xvi, di carte serittl'

84· RACCOLTA DI VOCI E MANIERE DI DIRE IN TOSCAXO

ED IN TEDESCO. Incominoia :

Et belliclto -- de nabel. El cnnore -- daz herez; ee.

e finisce: Oggi d!!mani e posdomani cllOsi pas~a ,it tenpo ellora.-E~t morgen uber morgen alzo gait zeit vnd ..... .

Essa e verisimilmente fatta da qualeuno che stava studiando la liogua Tedesca; nella quale non sembra peri'> ehe faeesse egli gran progressi.

292. Cod. cartaceo in 4°., del sec. xv, con titoli rubrieati,

e lettere iniziali colorite in rosso ed in azzurro, e composto di carte scritte 35.

La Uita e Costumi dello excellente Poeta Vulgm'i Dante alighieri di jirenze honol'e he gloria de lidioma jiorentino Scripto he C01llposto p lo fa1ll0sissi1llo homo me.ver Gio­uani bocchacio da certaldo.

Ineomineia: Solone il cui peeto vno ltltrnanu tempio de diu ina Sapientia fu riputato ee., e finisce: ma qnelle ehio posso rendo, benedicendo in eterno el suo nome el suo uallore.

E qui divisa questa vita in xxviii eapitoli, rna quanto alla lezione, e in tutto e pel' tutto oon­forme alla stampa che ne abbiamo ne] vol. xv delle Opere Volgari del Boccaccio pUbblieate in Firenze per eura del sig. Ignazio Moutiel'.

293. Cod. cartaceo in 4°., del sec. xv, di carte seritte

74, ma mancante in principio ed in fine. LUlRO DI MASCAI.CIA (senza titolo).

Incomincia imperfettarnente: (se )megleuel ali soi parenti: questa ineontra p alguna occas'ione a nui non manifesta ee., e finisce in trolleo: leziermente se poria offendere. Ii nerui. Ie vene. e li nodi. de qnelle parte. eon gran pena. ouer fare . . .

294. Cod. cartaceo in 4°., del sec. xv, con iniziali ru­

bricate, e composto di carte scritte 87, ma ill prillcipio mancante. 1. Car. I-52. COMPENDIO DJ STORIA HO~IANA llALL'

ANNO DI ROMA 389 SINO ALI.A lIIORTIc Dl DRuso (senza titolo).

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257 CODICI MSS. CANONICIANI ITALICI. 2,58

Incomincia: In quel tempo furono ordinati dua nuoui magistrati ec., e term ina : molti honori a sua supremi mortor}.

Buona parte di esso non e che una versione (e non ben fatta) dell' Epitome Latina d'incerto autore dell' Istoria di Tito Livio cominciando da} libro vii; ed e preso il resto cia Floro e da Svetonio.

II. Car. 53-83. DJSCOR~O INTORNO ALLE VICENDE

POLITICHE DELI,.\ GHECTA DAL 2.° ANNO DEI,I:

OI,IMPIADE LXXXVIII .FINO AI. 3.0 DELLA CIV.

(senza titolo). lIa innanzi un proemio indil'itto a certo A­

gnolo, che cosi principia: Agnolo 10 posto mente alcuna uolta ec., e che finisce: Diremo adLt1Uj1te preso it principio di g. Illcomillcia qllindi esso come segue: Gli atlteniesi subitamente come se­pono ec., e termina: co mirabile Rino!gimento della fortuna.

III. Car. 83 verso. VOLGARIZZAMENTO DE' PRDII ~EI CAPITOI,I DELL' EPITOME DELLE ISTORIE Ito­MANE DI LUCIO ANNEO FLOlto (senza titolo).

Incomincia: It popolo Romano adopero tanto ec., e fiuisre: eogni {)Stione degliujicj fusse scripta intauola.

E questo codice tutto della medcsima. mano: e Ie corrczioni e i pcntimenti cho qua e lit vi si tro­vano, mostrano che chi 10 scrisso, e pur l' rlutore di tutto ciu che vi si contiene; nm chi costui sia non abbiamo alcun iwlizio.

295. Cod. cartaceo in foglio, del sec. xv, a due coionne,

co' titoli e Iettere iniziali de' capitoli in inchiostro rosso, e compos to di carte scritte 96, ma man­cante in principio ed in fine.

1. Car. 1-95. San Giollanni ClimacllO Abbate del Monte Sinai Scala Celestiale (titolo di mana diversa. da tutto il resto, e menD a.ntica.).

Incomincia. SOpl':1 la 2." carta. con queste pa­role del iv grado: Stu.diati de e.~-i z pturbabile z mezzo delle iut'batioz oc., e finisce sopra In, 95 '(HWSO

cosi : V c':o die esso e cagione di tutti Ii beni e ji~ e sara:p z finita secnllt secnlorum. Am. QlIf'sta e fa fine della Trigesimo Grado di ijsta cellestiale {' z teltectuale isc1wlla di sco Gionani climacTw AMate del mote synay.

Intorno a tale opera veggasi eiu clio abbiam detto nolla descl'izione del codice di num. 155, che Ia contiene intera. Altre copie ddh mede­sima sta.nno, come abbiam veduto, ne' codici 2+9 e 27 I.

II. Car. 95 verso. Incomineia to scrlllone di sea Giouallni elimacllO at pastore.

In ijsto libro materiale ec., e termina in tronco : a cia c1te (non langu) ischa liiglw tepo; lasciandoci desiderare due terzi 0 circa di esso.

Anehe quest' opuscolo loggesi intero ne' soprac­cennati eodiei J 55, 249 e 27 £. §. ii.

296. Cod. cartaceo in foglio grande, del sec. xv, COli

titoli rubricati e lettere iniziali colorite alterJlati­vamente in r08SO ed in azzurro; ornato al prin­cipio di una iniziaJe maggior dell' altre, milliata a COIOl'i e ad oro, e delle armi, nitresl miniate, dell' antieo suo possessore; e compos to di earte scritte 136.

II libro Abuberti de Rasis F. <xaclla1,ie (del consorvamento della salute e della. cum delle inft,l'­mita) trastatato ti"l 1Jlo• g/zerardo cremo­nen.<;e a l tolleta de Ambieo z latino. It qllale ria lui e clliamato ..... b

Le prime t.redici carte contcngono la tavol[l, de' x libri in clIO l' OpOra. e di\'isa, una. Sinonilllia 0

vocabolal'io eli mcdiciuaii, ed una. notizia dc' pes! e delle tnisure, secondo le quali si pesano e si misa­rano Ze medecil1f!; e sopra In, ca.!'. I +ma, dopo Ull

breve prolo,go che principia: In ijsto mio libra ee., comincia l' opem cos1: It cl'eatOl'e de tllte 1e cose I dio leze e cOllpose lossa ee. II x ed ultimo lilJl'o termilla corne segue: E per lo cuy aiuto noi menammo questo a fine gratie sieno i1!finite Amen. Deo Qratias. amen.

II ~'olgarizzatore non vi si trova in alcuna parte mentovato, ma per un altro autichi'lsimo cod ice eli questa medesima versione, il quale si conserva nella Biblioteca. Laurenzia.na eli Firenze segn. di n. xliii, plut. lxxiii, sappiamo essere stato sere Zucchero Bencivenni notaio Fiorentino, che vi­veva tra In, fine del xiii secolo e il principio del xiv, e di cui abbiamo parecchi altri volgarizza­menti, tutti in ottima favella., e tutti allegati, com' e auche il presente, nel Voca.bolario dell' Acca­domia. della Crusca.

297. Cod. membranaeeo ill foglio, del cominciamento

del sec. xv, a due eolonne; con un fregio ed una grande iniziale al principio miniati a colori e ad oro; con aItre vellti iniziali appresso miniate nella stesso modo; con titoli rubricati, e Ie maiu­scole de' capitoli colorite in azzurro ed in rosso ; e compo8to £Ii carte scritte 300, ma difettoso in fine.

LA OITTA DT DlO DT SANT' AGOSTINO 'roZqarizzata. Precede il prologo, ehe ineomincia: Era quel

tempo qulido 1'oma essendolli ztrati i gotki ec., e che finisce: clissi cltiamano figliuoli di israel. Prin­cipia indi l' opera come segue: La gloriosissza

a E Crernonese in vero fu questo maestro Gherardo, e non da Carmona come con magistrale solen nita, rna erratamente asserisce l' HaUer nella sua Bibliotheca Medicinae Practicae, t. i. p. 439. Y. il Tiraboschi, Stor. Lett. Jtal. t. iii. p. 381-386.

b Alrnal1sor legge il cod. Laur. xliii. plut.lxxiii, dal Dome del prin­cipe a cui fu dall' autore donato.

L 1

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259 CODICI MSS. CANONICIANI IT ALICI. 260

cipta di idio 0 uero qil uiuendo p /ede i quotesto corso teporale ec., e term ina in tronco con queste parole del cap. xxiv del libro xx: se il tutto si pone p la pte z qllo cli e detio, essi piriino. co cio sia cosa eli solo. Manca pertanto della meta, 0 circa, di detto capitolo, de' susseguenti sei capitoli dello stesso xx libro, e degli interi libri xxi e xxii.

Non e questo testo della medesima bonta di lezione de' due che abbiamo descritto sotto inurn. 148 e 151: tuttavolta vuolsene far conto sendo :tnch' esso di gran lunga migliore delle stampe.

298. Cod. cartaceo in 4°., del sec. xvi, di carte 56, oc­

cupate tutte da DISEGNI COLORITI DI PlANTE.

Il primo, secondo il nome scrittovi sot to, rap­presenta il ben roso, forse il ben rosso, di cui parla Andrea Mattioli ne'suoi Discorsi sopra Diosco­ride, lib. iv. cap. clxi, e l' ultimo la .Fa::colaria i. Memite.

299. Cod. membranaceo in 8°. piccolo, del sec. xv, a due

colonne, con quattro iniziali miniate a colori e ad oro, e Ie altre colorite alternativamente in rosso ed in azzurro; con tutti i titoli rubricati, e com­posto di carte scritte 154.

I. Car. 1-74. Tractatello delli difecti Ii quali possono interuenire nella me/isa (senza nome d' autore.

Precede il prologo, che incomincia: Dice lo apostolo nella Epla pma alli corinthi ec. Seguita ad esso la tavola de' r J 9 capitoli in che il trattato e diviso : indi principia il trattato stesso COSI: Oirca adonqua li de/ecti precedenti e da sapere ec. Fi­nisce: cne dica ad dio se te piace. Qui uivit et regnat i secula seculo2f. Amen.

II. Car. 74-80. Utilissimo modo de confessare secondo el uenerabile frate Nicolo de Osmo della obse1'uanza de frati menori.

Incomincia: Primo. la psona cne se uole ben [J/essare de'llfJ ec., e termina: Tertio pJessarse speso.

III. Car. 31. Questi sono diece gradi ouer sca­lini senza Ii quali no se po ascendere al paradiso. Et manchando uno solo no se po Ascendere.

Incominciano: Primo drictura de core ec., e finiscono: ot :pseuerare come he dicto de sopra.

IV. Car. 81 verso. Diuota confessione de sco Ber­. nardino da siena de lordene de frati menori de obset·uacia.

Principia: Renouamini in nouitate &c. El glo­rioso apostolo nel sopra dicto parlare ec., e ter­mina: Et :po dice ldio. E'stote parati q] nescitis diem neq] horam. Amen.

V. Car. 98. Diuersi singulari tractati di .Irate Ugo panciera de lordine delli frati minori.

Essi sono tredici. Il primo, nel quale l' autore tratta della perfezione, incomincia COSI: Li stati nelti qli puersano le uit·tuose creature ec., e l' ul­timo ch' e intitolato: Oome::co [Juersa p grii in uia co soi electi, finisce: nos iit me coestis. Amen.

Non ne diamo pill particolar descrizione sendo eglino que'medesimi che si Ieggono nelle due notissime stampe fatte in Firenze, la prima per Antonio Mischomini nel 1492 adi VIIII di Giu­gno, e Ia seconda a di XV di Dicembre dello stesso anno per ser Lorenzo de jWorgiani & Gio­uanni da Maganza, amendue in 4°. Avvertiremo solo che quel trattato che nel presente codice e il duodecimo, nelle suddette stampe e il decimo­terzo, e che il duodecimo di quelle trovasi qui esser l' ultimo.

Quanto all' aut ore, egli fiorl in suI cominciare del xiv secolo, e credesi comunemente che fosse da Prato in Toscana, sebbene in un cod ice Lau­renziano, segn. di n. xv, plut. xliii, venga detto da. Firenze. Ma checche sia. di cio, ei fu uomo di molto ingegno e scrittore purissimo, eben meri­terebbero i suoi opuscoli d' essere accuratamente ristampati.

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APPENDICE

AL

CATALOGO

DE' MSS. CANONICIANI ITALIC I

DESCRITTI INNANZI.

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A P PEN DIe E .

No. I. Dal cod. 26.

PROLOGO dol LIRRO DEI,LE MARAVlGLIE di fra Rai­mondo Lullo.

In tristizia e langore stava uno uomo in istrania terra, e fortemente si maravigliava delle genti di questo mondo, che tanto poco conoscono lddio a amanlo, 10 quale hae creato questo mondo, e hagli data tanta nobilita e grazia e bonta per la quale esso Iddio fossa conosciuto, ricordato cd amato. Questo uomo piangeva amaramente, imperocche lddio in questo mondo hae po chi amatori e servitori e laudatori: a impero questo uomo piangente fece questo libro, acciocche per esso sia Dio dagli uomini cono­sciuto, ricordato ed amato: il quallibro fu detto di Maraviglie: 10 quale si divide in dieci parti, ovvero in x. libri. II primo libro si e d' J ddio ; il secondo dogii angeli; il terzo de' cieli; il quarto degli elementi; il quinto delle piante; il sesto de' metalli; il settimo delle bestie; r ott avo dell' uomo; il nono del parauiso; e il decimo dell' inferno.

Questo uomo avea uno figliuolo, 10 quale molto amava; e avea nome Felix; al quale disse queste parole: Figliuolo, parmi che sia morta in questo mondo sapienza, carita e devozione; 0 pochi uo­mini sono che si . . . . . . . adoperino circa il fine per 10 quale Iddio gli ha creati. E non c' e 10 fervore, ne la divozione che osser soleva nel tempo degli apostoli 0 de' martiri, cho per conoscero ed amare lddio lallguivano, e morivano: 0 pero che ti conviene maravigliare onde e andata divozione e caritate, va per 10 mondo, e mal'avigliati degli uomini porche non conoscono lddio; e tu non cassare di laudare ed amare Iddio tutto il tempo della tua vita; e piangi per Ii fallimenti che gli uomini fan no in disubbidire, e non amare Iddio.

Ubbidiente fu Felix a suo padre: dal quale prese commiato con grazia e bonedizione di Dio ; e con la dottrina che gli die suo padre ando per Ii boschi, e per monti, e per piani, e per eremi e per popolari, e per castelli e per cittadi mamvigli­andosi delle maraviglie che sono del mondo: e

recitava cio ehe sapeva, e dimandava eio ehe non intend eva, e a molti pericoli e travagli e' si met­teva acciocche a Dio fusse fatto onore e rive­renza.

No. II. Dal cod. 47.

In pl'ova del giudizio che abbiamo dato intorno aIle rime contenute in questo cod ice, riportiamo qui di esse r inter~ primo SONETTO ed il primo )IADRIGALE.

Amor che me scaldava al suo bel sole • N el dolce tempo de mia eta fiorita :

Aripensar anchor oggi meinvita. Quel ch alhora mi piaque hora mi dole.

Cossi racolto ho cio chI pensier fole Mecho parlaua a lamorosa uita Quando con uoce hoI' leta hoI' sbigotita Formaua sospirando leparole.

Hora de amara fede e dolci inganni Lalma mia consumata non ch lassa Fuge sdegnosa il puerile erore.

Ma eerto chi nel fior de soi primi anni Sanza caldo de amore il tempo passa Se in uista e uiuo: uino e senza core.

Cantati mecho inamorati augelli Poi ch uoscho a cantar amor me iuita E uoi bei rini esnelli Per la piagia fiorita Teneti a Ie mie rime el tuon suaue.

La belta dechio canto e si infinita Chi il cor ardir non haue Pigliar 10 incarco solo Che egli e debole e stancho ellpeso e Graue.

Yagi augeletti uoi ne giti a uolo Perche forsi credetti Che il mio cor senta dolo E la zoglia chio sento non sapeti.

Vagi augeletti odeti Ohe qto Gira intondo II mar e qto spira zascun uento None pincer nel mondo Ch aguagliar si potesse aquel chio sento.

MID

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267 CODICI MSS. CANONICIANI ITALICI. 268

No. III. Dal Cod. 50 (§. vn).

SONETTO DI MALATESTA DE'MALATESTI SlGNORE

DI PESARO IN MORTE DI SUA MOGLIE a.

Mort' e III. santa donna che tenea Mio spirto unito, tacito e contento; Anzi viva nel cielo; ed io in tormento Rimaso son altr' uom ch'io non solea :

Non nom, mil. bruto sl, cbe ben dovea Seguire il corpo di sua vita spento, Ne mai partir da lato 11.1 monumento, Mil. incenerarmi ove '} suo cor giacea.

Che forse l' alma lei seguita avrebbe Nel trionfo celeste ove si vive Eternalmente per divina possa.

E n' di seguirla fosser state prive Le forze mie, almen stato sarebbe Sepolto il corpo presso 11.1111. sacra ossa.

No. IV. Dal Cod. 55.

SONETTI DI FRANCESCO P ••••••

Non so se e altrui ingegno, ovver destino Oh'io sia legato a queUe trecce bionde; Non so se III. vaghezza vien d' altronde Ohe da quel viso angelico e divino;

Non so chi me ne scioglia (oh me tapino !) Se non colei ch' io chiamo, e non risponde. Per lei convien che col mio pianto adonde E l' Aspia e l' Acqua Sacra e Fiumesino.

Non so che s' abbia lei nel santo viso Ohe mi nutrica pur di giorno in giorno, E sol da pace a' miei pensier non fidi.

Or se mi pasce sl quel viso adorno, Pensate mo qual fill. da lui diviso, Ch' egli e presso a tre di ch' io non 10 vidi.

A BIAGIO GUASCONI b.

Quando talora a rimembrare io vegno La bellezza incredibil che sl adorna II viso di colei che mai soggiorna Tenermi in pianto di dolcezza pregno,

Viemmi di gelosia un tale sdegno, Ohe agghiaccia r alma; e poi semplice torna Pur nell' usato foco che I' attorna, Di dolce e amar, di pace e guerra segno.

a La moglie di quesoo Malatesta fu lsabetta da Varano figliuola di Ridolfo signora (Ii Camerino, e non Costanza d' Este, come erro­neamente scrive il Clementini.

b Biagio di Jacopo Guasconi nel 1434 venne dalla Repubblica fiorentina confinato per dieci anni ad, Ancona (Domenico Buonin-8e~i, sOOr. di Firenze, p. 58) e quivi era quando il detto Francesco gli scriveva questa SonetOO.

Tu che se' di valor ferma colonna, E cio dimostra tua fortuna grave c Oontra cui virtu sola il core acqueta,

Ohe debbo far con quest'altera donna, Di cui memoria il cor sl strugge e pave? Tu sol, Biagio. a tal pena puoi dar meta.

SONETTO DI BIAGIO GUASCONJ IN RISPOSTA AL PRE­

CEDENTE.

Ben conosco io ch' oltre a grand' arte e ingegno Amor ti sprona; e Ie tue rime adorna Quel che nel cor gentil mai non soggiorna Di spirar sua figura e suo disegno.

Me sforza il cor di pena e dolor pregno Sl ch' ogni canto mio in pianto torna, Perche mill. fantasia null' altro attorna Ohe angoscia e doglia e lamentare e sdegno.

Pero, Francesco, che con verde gonna D' amore, e'n nome, e sonor canto e grave Rassembri il nostro Fiorentin poeta,

Non t' ammirar se di lugubre donna Con veste incuIta canto non soave d

Ti mando, che 'I mio cor sol morte asseta.

ALTRO SONETTO DEI. MEDESIMO GUASCONI AL DETTO

FRANCESCO.

Egli e natura d' esto amor perverso Degno arnor discacciare dil.l suo albergo, Ohe virtu vinta 11.1 suo contrar da il tergo, Onde ne resta i1 cor per lui sommerso.

Perche non puo star l' uom per alcun verso Ohe non pasca III. mente d' amor, ergo Grazia e di Dio, siccome in carte vergo, Gioir d' un bianco fiore, e non di perso.

Pero, Francesco mio, fa che sovente Infiammi il cor d' arnor che questo scacci Ohe t 'ancide, e nutrica un tal tormento.

Ed io, come tu di', saria contento . _ . Poterci meta por; ma d' esti lacci ,:;,." ">"" D' amor mal parla chi amor non sen~~~:; " ). \

....\

No. V. \~>,.._~ Dal Cod. 65. ,"-OH '. '.

SONETTI ATTRIBUITI A FRANCESCO PETRARCA e.

Antonio, cosa ha fatto III. tua terra Oh'io non m'edea che mai possibiI fosse; Oh' ell' ha Ie chiavi del mio core ismosse, Ed aperta III. via che ragion serra:

C Allude qui 10 scrittore all' esilio dalla patria, che il suo amico soffriva.

d Cioe Canto, 0 nenia di pfllfica. e 11 primo di questi due Sonetti, il quale crediamo indiritto a

maestro Antonio de' Beccari da Ferrara, e stato da noi riscontrato co'due testi a penna descritti nel presente catalogo sotto i numeli 69 e III; ed il secondo non solo col detto testo di num. 69, ove anch' e8SO si legge, rna con uno eziandio della Biblioteca Parigina del Louvre segn. di num. 793, che fu gia del prof. A. Marsand, e viene da lui descritto a p. 244 della sua Biblioteca Petrarchesca im· pressa in Milano dal GiustI nel 1826, in 4°.

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269 CODICI MSS. CANONICIANI ITALICI. 270

Onde il signor che mi solea far guerra, Occultamente entrando mi percosse Di duo begli occhi, sl che dentro all' OS88 Porto 130 piaga. e 'I tempo non mi sferra;

Anzi m' ancide, e lascio per vergogna Di ritornar alla cagion del duolo, Ne trovo uomo cui parta i pensier miei.

Ma come quel che novo piacer sogna Se di subito e desto, cosl solo Torno a pensar chi puote esser costei.

II core, che a ciasc'un di vita e fonte Dispensando fra i membri il suo vigore, Scaldano in me col lor fervente ardore Due stelle accese in su la bella fronte :

E se per forza avvien che si tramonte La luce lor 301 mio viso di fuore, Mi prende un gel con 81 fatto rigore, ehe io non ho poder che 10 racconte.

Allor l' anima debile e smarrita Ne va, ne sta, sl che doglioso e la.sso Non moro, ne rimango tutto in vita.

Poi risentendo drizzo il primo pas so Pur verla fiamma dove amor m' invita : Oosl angoscioso tutto il tempo passo.

No. VI. Dal Cod. 97.

SONETTO D'IGNOTO AUTORE DEL SEC. XIV, in lode di messer Bernardo da Canatro per l' epitaffio : Jura MQnarckiae &c. da lui compos to e fatto porre sopra il sarcofago di Dante in Ravenna.

V ostro sl pio ufficio ofl'erto a Dante Tanto aspettato gia, messer Bernardo, Tant.o pili car g1i fia, quanto piu tardo Gli e stato ogni altro ami co al simigliante.

SI ch 'ei ven loda in ciel tra r alme sante, Ed io ven lodo in terra; rna mi guardo Di nominarmi in questo foco ov' ardo, Che servir non vi posso come fante.

Oio ch' io non posso minimo Dantista In darvi degne lode, grazie e onore, Lascio al dover d' ogni altro mio maggiore.

V oi fate che 'I suo nome omai non muore (Se pria non muor l' eta del ferro trista) Scritto nel marmo vostro ad ogni vista.

L' onor che date 301 cenel'e ed all' osse V ostro amor mostra quanto 301 vivo fosse.

RISPOSTA DEL DETTO MESSER BERNARDO.

Quando 'I turbato volto 301 bel Pallante Rivolse l' 300130 sua con pio riguardo Vaticinando morte, men gagliardo Nol fece alla sua impresa, 0 men costante;

E quando il buon Laurenzo di Dio am ante Fu sulla grada a . . . . . . . . . . . Nella sua passion non fu eodardo, Ma fermo come pietra di diamante.

Simile nella cava fu il Salmista Quando divenne lupo di pastore, Tolta 130 Bersabea 301 servitore.

Or eosl dee sofl'rir eiascun minore Ogni avversita fino che s' acquista o bene, 0 altro fin, che a eio resista.

Le lode che mi deste, a dar mi mosse A voi conforto tal qual son mie posse.

No. VII. Dal Cod. 99. §. III.

STANZE DI LORENZO DE' MEDICI DETTO IL MAGNI­FICO.

S'io son, donna gentile. a voi davanti, Tremo, e 130 lingua muta il desir tace. Timido in terra gli occhi volto in pianti : L' anima afHitta drento si disface: Divengo viI tra' pin infelici amanti Al chieder quel ehe 301 mondo pin mi piace. Se per forza alIa lingua il dire e tolto, Merce, trasfigurato grida il volto.

S'io son piu pres so a voi, madonna mia, Tanto pin arde il foeo 301 petto drento. Chiedere allor pietade a voi vorria, Ohe pin Ii eve facessi il mio tormento. L' alta presenza vostra il senso svia, Laonde ogni mio spirto resta spento. Quando il vostro valor mi discolora, S' io taccio, intender puossi all or ch' io mora.

Qual maraviglia s'io, madonna, guardo L' ombra vostra non solo voi presente, E tanto son pin vile ed 301 dir tardo Pieta, se sbigottita e la mia mente? Manda sospiri il cor, 10. onde io ardo, Per 130 bocca infiniti a voi sovente. Questi han delle parole pin virtute, Se riportano 301 cor qualehe salute.

J 0 veggo, donna, da'vostri oechi belli Piovere in terra segni di mercede; Dal volta eerti vaghi spiritelli Venire, che d' amor fan vera fede. La lingua dolcemente par favelli : Oio ch' e nel petto drento, fuor si vede. V olgete gli oechi e la mercede e 'I core A chi servo si fa del vostro amore.

Occhi, che ai passi di mia donna bella Quando la va per via, sete di scorta, Deh vedete il mio core se favella Della doglia che amor 301 petto porta. Tornate presto, e riferite a quella, Se non soecorre, r anima e gilt morta : Dite che il viver morto mi dispiaee. V oi sarete cagion della mia pace.

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CODICI MSS. CANONICIANI ITALICI.

Non sia. nessun che del mio mal domandi, Ch'io porto pur insegna di martiri. Non par egli che I' anima fuor mandi Spirti pieni d' angoscia e di sospiri? . Chi intende amor, 10 prego, il foco spandi Accio madonna il mio tormento miri. Deh! riportate con l' ardente voglia Quanto vedete 801 volto esser 180 doglia.

Cosa non vide pili perfetta 0 degna, Ne mai vedra chi 180 mia donna vede. Bellezza e Ieggiadria nel volto regna ; Grazia negli occhi onestamente siede. Chi vuol piu bella farsi, con lei vegna : Cosl vuolla virtu che 'I ciel Ie diede. Miracol novo, ancor da lei si sente : Conforta altrui 180 perturbata mente.

Ohe cosa e quella, 0 caro signor mio? Quanto vi miro piu, sento piu doglia. Nasce un ardor che accende tal desio Che l' alma di letizia tutta spoglia. La belta vostra por penso in oblio? Subito par la vita si discioglia. Dopo questi pensier evan desiri Si sfoga il core e l' alma ne' sospiri.

Se ciascuna di voi, donne gentile, Bene intend esse ehe cosa sia amore, Con la mia donna 'assai parole umile U sereste a piegar quel duro core. Ella impietosa tien sempre uno stile: Scorge, ne cura il mio grave dolore. Forse quel ehe non ponno i versi miei, Donne, potrien Ie vostre preci in lei.

Lasso! 180 pena che in me 'I colpo mise Per lei, maggiore 801 petto mio diventa. Quell' amoroso strale l' alma uccise AHora: or crudelta piii 180 tormenta. Quando saran Ie luci mie divise .N 01 so, che 'I corpo troppo tempo stenta; N 01 so; ma poiche 'I mio dolor non guardi, Fa almeno, Amore, allor che anch' ella ardi.

J 0 mi sforzo, madonna, in mille modi Dirti ch'i 'ardo, e ancor non sono inteso. Stringo 180 man tua candida, e non odi. Allora esprimer voglio il foco acceso. Gli occhi lang-uidi miei per cento modi Manifestano 'I cor vie forte offeso. Infelice! che deggio fare omai? Cantate, versi, e'miei martiri e guai.

Lasso! dov' e ascoso il mio bel sole? Chi 10 preme pien d' ira, od urge 0 serra? Chi detrarti da me, madonna, vuole ? Chi e cagion, signor, della tua guerra? Jo sento insin di qui 1'sspre parole, E 180 tua doglia il cor mio tristo atterra. Priego! se 801 dolor vuoi por freno e Ieggi, Fa ehe in. tuo cor il mio volto vagheggi.

J 'ho cereo pur ora un altro loco Per isnodare i laeci 801 core stretti : Grido pieHl. del fero ardente foco : Tu non senti pur un di tanti affetti.

Misero! fatto Ron tuo strazio e gioco, Dal numero diviso degli eletti. Mentre de'lacci duolmi, e 'I foco incresce, II nodo e "I foco piu sue forze cresce.

Donna, chi gli occhi vostri flso guarda, Dice che amore in quella parte posa. Chi mira il vol to, giudica dentro arda, Siccome in gentil cor, flamma amorosa. L' andar vostro per via ognun ritarda Come vista mai piii mirabil cosa. Per me, s' i' guardo i passi, gli occhi e 'I vol to, Non vi conosco amor, ne il foco scolto.

Donna se per amar grazia s· acquista, E con doni si placa un santo nume, Guarda 130 faccia mia cangiata in vista Per am ore versar di pianti un flume. II cor lasciato ha 1 'alma sola e trista, E '1 corpo vigilante in molle piume. Se mortal cosa piega i santi dei, Moveran forse anche te i pianti miei.

Se fussi alcun che 'I mio can tar r offenda, Per far piii lieve il duol che 801 petto porto, Deh per pieta 10 prego, alquanto intenda Com 'io non amo, anzi ardo, 0 doglio a torto. Cosa mortal non e che 801 mondo splenda Piu di lei, la cui Iuce non sopporto. Ella parrillo del secol nostro onore Rispetto all' altre se sentisse amore.

Ohi vuol sap ere il mio stato infelice, Dinanzi a me pietosamente vegna. Tra tante cure (il mio volto il predice) Quella d' amor possente all' altre regna. Oh tristo fato! A me trovar non lice Pieta, che 180 mia donna 180 disdegna. Dappoich' ella crudele il dir non sente, Jo saro pur esemplo all' altra gente.

Donna, s1, t' amo, come il volto stride, Forzato per natura e gentilezza Non e '1 proprio voler quel che m' uecide II cor, rna colpa n' e 180 tua bellezza. Sempre quella che amore sprezza e ride, Pianger si vede nella sua vecchiezza. Tu se' nel flore di tua etate intanto, Deh, leva a me il morire ed a te il pianto.

Gite cantando, versi, 801 popol tutto La gran doglia ch'io porto e '1 grave afianno : Dite in che modo vive un core strutto A que "che i miei martir forse non sanno. Dinanzi a quella ch' have il volto asciutto, Di lagrime parlate e del mio danno. Se avvien che di star seco vi consenti, Movete il cor co'dolorosi accenti.

S'io non posso, madonna, quel ch'io voglio Dirti, perche '1 parlar teco m' e tolto, Leggi r aspro martir ond'io mi doglio In versi, e vedi I' oscurato volto. Vanne via, sconsolato e molle foglio, Carco di pianti e in triste cure involto. Quando dinanzi alla mia donna sei, Dille modestamente ami ancor lei.

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273 CODICI MSS. CANONICIANI ITALICI. 274

No. VIII. Cod. 109.

COPIA D1 UNA LETTERA ORIGINALE, CHE STA UNITA AL SOVRACCENNATO CODICE, SCRITTA DA MON­SIGNORE GIO. JACOPO DIONISI NEL RIMANDARLO ALL' AB. MATTEO LUIGI CANONICI, CHE GLIELO AVgVA PRESTATO.

Illmo Sig.- Sig.e Pron Colmo,

Non vorrei che la mia tardanza in restituirle il suo bel codice di Dante l' attribuisse a poca cura, o a poca premura di soddisfare al mio dovere. L' attribuisca pure alIa preziosita del medesimo, di cui mi so no prevalso sin 'ora. Nel rimetterglielo dunque come fo adesso, ben condizionato come l' ho ricevuto, Ie rendo Ie piu distinte grazie, e son nuovamente a chiederlene un qualch' altro che Ie paresse e per comento e per testo de' suoi mi: gliori, solamente per far pruova se altro potess] sperare da' Codici per il mio intento, e che mi serve anche di regola all' esame che dovro fare a suo tempo degli Infiniti di Firenze, che tanto si esaltano: eppure Coluccio Pierio Salutato con­fessa che corruptio codices omnes invasit, e che sieno tutti non exempla sed exemplarium simili­tudines.

Al Sig. D.r Targa, cosl inteso col Sig. Giro­lamo Tomasi, ho consegnato gli libri, che non ho potuto far acquistare a questa nostra Biblioteca per esservi altra edizione del Giuseppe Fl., e per non conoscersi il pregio delle edizioni.

Ho riferito anche al Sig. Co. Carli quanto nell' ultima sua mi commise, e Ie resta egli cio nono­stante colle maggiori obbligazioni: io poi a lui unito ho l' onore di ofl'erirmele con ogni dovere, e di dirmi colla maggior devozione e vera stima.

DevY ed Oblig.o Serv.e e Amico

Di V. S. Iilma Verona, 3 Marzo 1788.

Gio. Jacopo Dionisi Can.eo

No. IX. D]<:SCRIZIONE DEL Ms. BODLEIANO SEGNATO OANON.

MISCEL. 567, CHE CONTIENE IL COMENTO LATINO ])I

BENVENUTO DA IMOI.A SOPRA II. PURGATORIO DI DANTE ALLIGHIERI.

Codice cartaceo in foglio, della fine del sec. xv, a due colonne, colla prima lettera iniziale colorita, cogli argomenti de' capitoli in inchiostro rosso, ed avente appie della prima pagina uno 'scudo a doghe azzurre e d' argento, sostenuto da due putti. E compos to di carte scritte 174.

COMMENTARlUS LATINUS BENVENUTI DE RAMBAL­DIS IN DANTIS ALLIGHERII PURGATORJUM, CUM TITULIS CAPITULORUM ITALICO SERMONE CON­SCRIPTIS (rna senza il testo della cantica comen­tata).

Principia come segue: Incomincia e1 primo Oapitullo po'hemialle de 10 exceletissimo Ben'/MJ'l!uto da ymola sopra el purgatorio di Dante a1digerii nel quale propone inuoca (" nara p di modo itro ne1 purgatorio p Oatone Vticense. Oap." I. Oum poeta bonus et peitus sit ille qui describit et determinat unaijfJJ rem, secundum sua 1'"pietatem et ueritatem ut scribit pilus in sua· poetria &c., e finisce: parti­cipes nos faciat qui poetam ipstlm adhuc in carne uiuentem per tam arduam scnalam ad se rapere dignatus est. Amen.

Indi seguitano dieci versi Latini, il primo de' qnali e questo :

Hactenus ipe suas uidi tolerantia penas: e dietro ad essi leggesi: Explicit p mj Ant,; V 1491 adj 16 Otubrio.

No. X. DESCRIZIONE DEL Ms. BODLE1ANO SEGNATO OANON.

MISCEI" 449, CHE CONTIENE n. COMENTO DI JACOPO DELLA LANA SOPRA LA DIVINA COMII1EDIA DI DANTE AI.LIGHIERI, TRADOTTO IN LATINO PARTE DA DON GUGLIELMO DE' BERNARDI, E PARTE DA ALBERIGO DA ROSCIATE.

Codice mem branaceo in foglio, del principio del sec. xv, composto di fogli scritti 192.

EXPOSITIO JACOBI DELLA LANA SUPER DAN TIS

(JOllfOEDIAlIl, LATINE REDDITA PARTIM A GUIL­LIELMO DE BERNAltDIS, ET PARTIM AB ALBERICO DE ROXATA.

Non ha titolo. Comincia senza pili con un prologo, di cui son queste Ie prime parole:

Liber iste diuid'itur in y ptes pncipales. Quar,; pma applatur Infemus et continet capla 34. S'Cda applatur purgatorm et hec {)tinet capla 33. Tertia et ultima app1atur Paradisus. et sillr {)tinet capla 33. Oirca u." pma pte ij dr Infemus aduertendum est. Quod multi multa et uaria de Inferno scpfunt. Quidam ec., e il quale finisce come segue: Bt isti Olwmedi adhuc sut in usu nro. Apparet eim maxie i ptih,; lombardie aliq cantatores q magnor,; dnor,; in ritltimis cantat gesta. 'Onus pponendo alius re.~pondendo.

Appresso ne viene un altro che incomincia cosl: .Adinteligentia piitis cnomedie ec., e che ter­mina: 'Verumtam in lods illis in quib,; tam erit lucidus textus. fJ possit inteligi l' se ipm no ihi faciemus expoitoem aliqua quia su:puachuu uide­retur.

A questa secondo ne succede finalmente un Nn

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terzo, che prinCIpIa: e Tsi celestl:s et increati pn­cipis zvestigabilis puidentia mortalesq; plurimos prudetia ee., e che finisce sopra la carta 3 verso colle seguenti parole: huiua ig.r o:pis diuisione pmisa restat ad eJJpoztoem lite :puenire.

Seguita quindi, scritto in due colonne, il capi­tolo (generalmente attribuito a mess. Bosone da Gubbio, e gift noto per Ie stampe), ehe incomincia sonn alcun titolo cos1 :

Percio .che sia piu Jruto e piu dilleto. A quei che si dellectan disapere. de lalta co media il uero zteUecto ee.,

e finisce col verso; FortijJi.cando la JJpistiana Jede. App1'esso, alt1'esl senza titolo, leggesi l' altro

(attribuito a Jaeopo figliuolo di Dante), che prin­cipia: o V ui che sete dal uerace lume

Alquanto illuminate ne lamete Ghe somo fructo delalto uolume ec.

e termina sopra la carta 5 verso nel modo se­guente:

Ne contra el su smarito peregrino Vide lessenza del pmo Jactore Loqualte liuene per uoler diztino,

Nel mezo del camin de nostra uita. Sopra la car. 6 comineia, pur sonza titolo, la

esposizione 0 comento sopra l' Inferno di Dante cosl: n El mezo del camino I mpmis duob; caplis pntis chomedie auctor phemizat et ostendit dispoi­toes tam slti status az qua etatis ec. La quale finisce con queste parole: et allias multas penas. quas qui desiderat zuestigando cognoscere. studeat z pma pte Jrzs Thome de Aequino qoe 44. ubi ob de­claratioem eJusdem venerabilis doctoris cognosce! ztegre ueritatem. Amen. E sotto leggevisi: Hie finit Traetatus inferni dantis adhigheij eu glosa sm Jacobu delalana. Qua siquidem glosam. Ego don guilliellmus de 'bnardis reduJJi delingua uu~qai i literratam :put su:pius continetur Ourete anna dni Mcccxlviiii.o Ind. sec".

Est liber expletus sum xpi munere letus } Grates sint danti deuotio magna parati Amen. Propter opus septum Yhm laudo benedictu.

II com en to, ° sposizione sopra il Purgatorio principia come segue: Notandum est. q lieet se­quetes chomedie. dicantur tractare de Jiurgatorio et f)tentis in ipo ec. E la prima glosa comincia: Per corer miglior aqua alta lmtelle Comai la naui­cela &e. Vult dicere auctor q art diuino Intendit tractare de melliori 7 altiora matza ec. II comento di questa parte finisce: :p planta intelligitur lignii uite et obedientie. que plata :p inobedientiam pmi parentis decoriata Juit.

All' esposizione sopra il Paradiso precede un prologo, di cui e questo il principio: La gloria &c. Gloria et diuicie in domo cis et iustza eis ma­net in sdum 8eli in psalmo ec. Vesposizione poi comincia: La gloza de coluy. hoc dey <J est in :padiso. Gke tuto moue. Iste pms motor est deus q

totum mouet 7 a q ofilia creata sut ec., e termina; Se no che la mia mente. lwc est ad eJJcelletir1 talis cae seu f)on,is deficit /antaJJia 7 uolUtas aueto'is. Gonsiderado IJ erat impoiOle alic~ti creature ad hoc uidend?);m. et 1'ecessit ab istis in illo Amore. Qui uiuit z seela sclo2f. am.-Explicit liber comedie dantis alligerii de fioretia :p eltm edict.s sub anna dnzee Inciinatois Mece.o de mese marcii. Sol in ariete. luna noua in libra. Q1ti obiit in ciuitate Rauene die Jesto ste cmcis de mse Septebr. ann't dn'iee Incarnatozs i}[cCCJJJJf. Gui~ts ala in Rosa paradissi de qua cum tanto affictu loquiits est col/oeetnr.

lndi seguita questa nota: 10 credo: hoc come­tltm totius hiijs chomedie eopiJuit quida rnar benve­nut.· (queste due parole sono di manu diversa, e vedesi essere state sostituite ad altre che vennero rastiate) Bononieii licec'iatus in artib; et Theolopia. fillius Jrzs jilipi delalana ordin·is Gaudentium. Qd fecit in fmoe vulgtii Tusco. Et quia taUe ydioma non est omib; notum. Ideo ad 1ltilitatem uoletium studere in ipa c1wmedia triistuli de vnlpi'ii tusclw in prarnmaticam litat~lrti Epa Albericus de ROJJata doet; z utroq Jur :pittts :p.qamen. Si aiit defectus aliqs Joret in ltu,i.smodi trcfslatoe rnax"iein Astrolopic'is demostratoib.s iiI Algorisrno venia peto. meq et aliqualiter exeusent de.ffectns exempli et Igno­ditia dtar'" sciar'" Ipse ezm dns Jacobus cometator In fine sui opzs subicit et prndentr 7 bene subieit quecufj sCpsit in ipo correptiJi see Ecdie Romane catoliee. Appbans omia q~te cu ipr1 Ecc.a concordiit Et reprobans omza que contra deteminatoem eiusdem sce Eedie ap:pent. uolens tallia ttri debere :p no dictis nec sept·is tanfj bonus et catholieus JJpianus. Et io subdit. Jo credo.

Questa nota, a cui sembra dovesse succedere un Credo (forse quello che trovasi in fine dell' edizione della Oommedia di Dante fatta in Venezia da Vindelin da Spira nel '477, e che incomincia:

Jo credo in una santa Trinitd: ma che qui non si legge), termina sopra la carta ] 9 I 'verso. La carte seguente che e l' ultima, contieno cinque componimenti in versi, ma scritti a modo di prosa e scorrettissimamente; de' quali ecco i principii:

1. Fugga chi sa doue no repni morte. 2. Lasapientia di que greei sette. 3· AHio che :pte siena compiute. 4. 0 sacro imperio santo 0 giusto Karlo. 5. Se legger dante mai caso macl.agia.

II terzo ed il quarto hanno in fine il nome di lYlaestro Antonio da Ferrara.

No. XI. Dal Cod. 121.

Siecome Oliferno an do verso Jerusalem: onde Giudei ebbollo molto gran paura l{, cclii.

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277 CODICI MSS. CANONICIANI ITALICI. 278

Quando Ii Giudei intesono questa novella (ct'oe eke Oloforne it quale pia gran numero di citta e regni a'06'Oa preso, ed obbligato gU aOitatori di quelli ad adorare come dio il re Nabucco suo sig­nore, ed erigergli immagini, 'Oeni'O(J con grande esercito nel loro paese), elIi ebbero molto gran paura ohe 01iferno non volesse altresl fare in J e­rusalem com' ei facea nell' altre citta e negli altri regni: e pero mandaro elIi a tutte Ie marche delle loro terre, la ove Ia via e 'I cammino eran piu sgombrati per venire in Jerusalem, gente per guardar Ii passi: e s1 s' umiliar molto verso nostro segnore di tutte creature, e s1 Ii fer offerte e sacrifici, accio ch' elli avesse merce di loro, e che 'lor nimici non potesser distrugger la santa citta, ne lor, ne lor tigliuoli. E cosl pregar merce a n08tro segnore quelIi che I' adoravano e serviano. Eben sappiate che molto poca gente erano in­verso la gran forza delIi Assirieni che sopra di lor veniano. Mantenente fu dinunziato all' oste che i figliuoli d' Israel s' apparecchiavano, che gia aveano Ii distretti della montagne guarniti, acci­occh' ei non vi potessono passare. Quando questo intese Oliferno, elIi chiamo a se Moab e Achior f e Amon che signori eran delle terre quinde in­torno: s1 lor dimanda che popolo quello era che cosl prendeano Ie montagne, e che forza e che virtu elIi aveano. Achior gli rispuose e disse, che quel e un popolo che primamente venne di Caldea in Oananea per la terra di Mesopotamia, e si adorano un dio che quando bene 10 servono, null' uomo non puo contra lor durare ched ei non sconfitto in poco d' ora; e quando 10 cruciano, e adorano altro dio, elli sono isconfitti e vinti: e quest' e avvenuto molte volte; che 'I lor dio si odia molto duramente malvagita e fellonia. Ma or dimanda e sappi in qualunque modo puoi, se 'I lor dio e con loro crucciato per alcuna cagione : adunque potrai tu sicuramente combattere con loro, e Ii potrai vincere: e sed ei non e con lor {'rucciato, non combatter con loro per nulla guisa; che sed elIi Ii vorra aintare, tu faresti fellonia. Di queste parole ebbe OIiferne g molto gran disdegno e grand' ira: s1 rispuose a Achior e si disse: Pero che tu sappi e intendi ched ei non e nullo dio possente se non solamente Nabuc in tutto 'I mondo, ti converra andare alla com­pagnia di quel populo che hanno s1 possente dio, come tu dici e conti: sl sarai perduto con loro quand' io Ii pigIiero a viva forza. Allotta fe' pigliare Oliferno a'suoi servi Achior, e si 'I co­manda in Betulia h, ch' elIi avea assediato all' en­trata delle montagne. Quando quei del castello Ii vidono, elIi uscir contra Ioro, e sl trassen di balestra e di pietre contra lor nimici. Quei che paura ebbero, Iegaro ad un arbore Achior, e se ne

f II. cod. legge sempre Athior. g ln questo luogo soltanto il cod. ha Oliferne; altrove sempre

Oliferrw. h II cod. Betuneble.

ritornaro: e quei che del castello erano usciti, vennero a lui, e 10 sciolsero, e 10 menar dentro dal castello dinanzi Ii vecchi uomini, che 10 puoser innante, e 10 dimandar perche quei dell' oste l' aveano la menato, e legato all' arbore e lasciato ; e sl non lor dicesse altro che la verita: ed elIi lor conta tutto 'I fatto e la cagione, e che OIifemo l' avea 111. mandato altresl come per morte ricevere. Quando questo intesero Ii Giuderi, elIi levar Ie mani a cielo, e pregar Dio nostro segnore ched ei non Ii dovesse abbandonare. Allotta 10 meno Ozias, che del1ignaggio Simeon era, e signor del castello, al suo albergo pero ch' elIi fosse con lui al suo onore e alla sua signoria. Intanto tolse Oliferno a quei del castello I' acqua, che per uno canal sottera correa nel castello, onde la fontana era molto presso del muro fatta e compassata; e intin dalle montagne venia I' acqua per condutto nella fontana: e quand' ei piovea, si era altresl come cisterna fatta e piastrata per grande mae­stria per ricever l' aequo., e di quella fontana correa l' aequo. nel castello per condutto quando la fontana era alquanto piena. Quel condutto fu veduto e trovato per crepature della terra che la erano laove gli uccelli veniano a bere: e quando Oliferno 10 seppe, elIi 10 fe'rompere e guastare, e la fontana fe' guardare sl che nullo del castello non v' osava venire, ne poteano acqua pigliare; sicche in meno di xx giorni fur Ie cisterne del castello 81 vote e s1 secche che acqua non v' era piue rimasa, pero che del condutto della fontana non vi potea venir l' acqua. Lo popolo comincia a gridare e a dire a quei che di Jerusalem v' eran venuti, che meglio lor uerria di servire OIiferno, e fare Ii suoi comandamenti, che mOlire e fare male fine. Li buoni uomini e savi rispuosero al popolo ched ei sofferissero ancor solamente v. giorni tanto che se nostro segnor per avventura in questo mezzo vole8se fare ne dimostrare la sua misericordia, ond' ei fosser dilivrate da' lor ni­mici.

Siccome Judit fu menata dinanzi dal re Oli­ferno. R. ccliii.

Nel Oastello avea allotta a quello tempo una donna molta bella di corpo e di viso, che tre i anni era stata sanza marito vedova, e si avea nome Judit per 10 suo diritto nome. Questa era casta e buona donna, e del lignaggio Ruben, 10 figliuolo di J acoh, di cui voi avete udito nella storia qua addietro. Questa, assembro Ii savi uomini del castello, disse: segniori, io sono crea­tura di Dio e fattura; e cio ch'io ho in cuor di fare, non vi voglio ne mica dire, e 10 mio cuore ne il mio pensiere; ma istasera siate a quella porta di verso l' oste, e io me n' usciro fuor per vostro volere; e '1 nostro signore voglia in n08tro prepensamento metter consiglio e aiuto. Mante­nente si partie la donna da loro, e se ne torna alIa sua casa, e prega nostro signore ch' elIi Ie

i II cod. iii.

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dea ouor e ardimento e senno, ond' ella potesse quei del castello soccorrere. Quand' ella ebbe fatta. sua' orazione, ella !Ii levo, e unse molto bene 10 suo corpo e 'I viso d' un ricco unguento e pre­zioso, fatto e confetto di mirra e d' a1tre buone cose. Poscia si vestio de' suoi piu ricchi drappi ch' ella solea portare al tempo del marito aIle piu solenni pasque e feste: poscia chiamo una sua catnariera k che 180 servia: si Ie die un vasello di vino, e formaggio e vivanda tal com' ella usava di mangiare. Cosl si mosse la donna, e con lei la cameri-era: sl se ne venne alla porta la ove Ii vecchi uomini del castello I' attendeano. Quand' elli la vider venire, elli si maravigliar molto dura­mente della sua bellezza: sl Ii apersono la porta, e 180 lasciaro andare e con lei la cameriera a quell' ora.; e gia era la notte venuta: e Ii santi uomini pregar Dio per lei; ched ei fosse sua guardia e del corpo e della vita. Allotta richiu­seno la porta, e 180 donna se ne va verso 'I campo d' Oliferno. Ma cosl tosto com' ella fu della montagna discesa, 180 videro Ie guardie del campo: slla presero, e la menar drittamente al duca Oli­ferno ch' era in una sua tenda, e sedea sotto un sensalieri molto riccamente fatto di fil d' oro e di seta e tutto pieno di pietre preziose. La porta del sensalieri era. aperta in su, e OIiferno era di sotto a sedere in sur una ricca sedia. Quando Judit fu dinanzi lui venuta nella tenda, elli si maraviglia molto della sua gran bellezza, e allotta la desidera d' aver molto duramente. Quando Ie guardie l' ebbero 801 duca d' Oliferno presentata, elli cominciaro ad alte boci a dire: Chi dispre­gera giammai 10 populo delIi Ebrei? La u' elli ha sl trabelle femmine, certo per ragion combatterem contra loro per loro avere a conquistare. Judit s'inginocchia verso terra; ed Oliferno parla a lei, e Ii disse: Onde ti venne 180 volonta che tu se a noi venuta? La donna Ii rispuose e disse: Messere, sappiate che quest' e 180 cagione: che nostra gente de' essere confusa, ched elli hanno 10 Dio ch' elli adorano, molto crucciato, e pero son elIi cosl distretti e cosl malmenati, ched elIi non hanno in lor nullo val ore, ne possanza, e svanno contra la Ie' ohed ei den tenere, e fanno cio ched ei non denno fare; ched egli beono e mangia­no '1 sangue delle bestie, che la le'difende in tutte maniere; e questo ti son io venuta a dinunziare e a dire per nostro signore, per cui io sap l' opera ched ei lor rendera e 10 merito dei lor peccati: e allotta ne potrai tu fare tutta la: tua volonta. Sl ti menerabbo infino in Jerusalem, Ill. u' tu Ii potrai tutti far legare e prendere siccome quei che non avranno ne difenditore, ne guardia. Quando Oliferno udio oosl la donna parlare, elli rispuose e disse: Se'l tu'Dio mi facesse quello che tu dl e conti, io 10 metterci nella compagnia de'miei Dei, e sl l' adorerei, e tu sarai, donna, onorata e innalsata in del regno di Nabue per

k Oamariera qui legge il testo, ma appres80 sempre cameriera.

poter far tuo comandamento. E quand' elli ebbe cosl parlato, elli la fe menar al gran tesauro ch' elIi avea conquistato e assembrato, accio ch' ella vedesse la sua tragran ricchezza; e si Ii disse ch' ella comandasse la vidanda tal come ella la vorra aver per Ie', ched elli Ii fam. dar e avere gran quantita. J udit Ii rispuose e disse ch' ella non volea null' altra vivanda avere che quella ch' ella avea con lei recata; cbe sed ella mangiasse d' altra vivan.da e usasse, ella trapasserebbe la sua Ie': sl are paura che Dio non si crucciasse contra lei, ched e' vuole che l' llomo non faccia nella sua Ie' nullo trapassamento. Questo tanto Ii disse OIiferno: E che cosa ti potren noi fare quando la tua vivanda ti fia mancata? Ella rispuose e disse: Messere, io SOll tua schiava. Jo noll' aro ne mica consumata ne mangiata in fin a tanto che Dio m' ara consentito a far I' opera che io abbo in cuor di fare. E quand' ella ebbe cosl detto, ella chiese parola al duca Oliferno ched ella potesse uscire di notte della sua tenda per far sua orazione 301 suo Dio, a cui ella si dovea raccomandal'e e far sue orazioni e sue preghiere. Questo Ii uttiIio Oliferno, ed ella du' notti Ie fe sl che mai piu di lei nulla guardia non era presa. Ed ella si levava, e facea sue orazioni e sue pre­ghiere a Dio nostro signore, ched elli guardasse 10 suo popolo, cio son tutti quelli e tutte queUe che in lui crederanno.

Siccome J udit uccise di sua mano 10 duca Oli­ferno. R. ccliiii.

Quando venne al quarto giorno appresso que­sto, Oliferno fe' un gran convito d' alti baroni del reame d' Assire che con lui erano. Tutto giorno bevvero e mangiaro e fer gran festa e gran gioia. Quando venne alia vesperata ched ei si fur partiti e tornati a lor tende, Oliferno, che molto era allegro e caldo del Yin ch' elli avea bevuto, disse a un suo donzello, che Eunicus avea nome, pa­role ched ei dovesse dire a quella femmina Ebrea ; e siia prega che ella di sua buona volonta vegna a me per Ia mia volonta fare. Quelli ando a lei: sl Ia disse tutto cio che Oliferno Ii mandava a dire; ed ella rispuose ched ella era in tutto apparec­chiata. di far molto travolentieri cio che a lui piacera tutti Ii giorni della sua vita. Allora s' aft'aito e lavo Judit al mei ch' ella seppe : sl se ne venne alia tend a 1a ove OIiferno era; che molto fu Iieto quand' elli la vide, ched elIi avea fatto in un giorno tutte Ie giornate della sua vita. Man­tenente comanda Oliferno che tutti uscissero fuori della tenda, ed ei sl fenno mantenente ched ei fu coricato. In tutta 130 tenda non rimase null' altro che Oliferno e J udit e Ia sua cameriera. Intrettanto che J udit facea vista di volersi cori­care, Oliferno si fu addormentato molto forte­mente come quelli che molto era briaco. Quando J udit vide ch' elli dormia ben forte, ella chiamo la cameriera, e Ie disse ch' ella andasse alla porta della tenda di fuori, e guardasse che nullo non

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venisse che Hi entro volesse enkare, e nolui lasci­asse entraro in nulla maniera: e quella fe 10 suo comandamonto senza dimoranza. J udit comincia a far sue orazioni a nostro signore, molto lagri­mando, accic, ch' elli la confortasse por la sua grande misericordia. Mantenente com' ella ebbe fatte Ie suo orazioni, ella prese una spada che pendea ad una colonna allato al capo delletto d' Oliferno; 81 ne fed1 due colpi a Oliferno; 81 Ii taglio la tesb; e ella la prose, e Ia diede alia cameriora ch' era alIa porta della tenda. Allotta prese ,JuC\it 10 sensalieri, e 10 spicco, e se n' USel

dulla tenda : 81 si l'imiso alla via verso 'I castello; e tanto andaro intra lor duo ch' ello fur giunte alIa porta. E quand' elle vi fnr venuto, J udit co­mincia molto forto a chiamare ed a diro: Aprite, aprite; che nosiro segnore e con noi; che la. sua gran virtl'l lIa dimostrata nel suo popolo. Man­tenento Ii fu In porta aperta: sl corseno incontra lei Ii savi uomini e Ii vecchi e' gioyani: tutti venneno sanza dimoranza, e si portavano in mano gran ccri accesi, d' onde 10 castello era molto alluminato e chiaro: e ella lor mostra Ia testa d' Oliferno e 10 ricco sensalieri, e silor disse: Ado­rate Dio nostro segnore, che ci ha dato vettoria I

per me cho sono una fcmmina, e cllO m' ha rime­nata sana e salva, che non so no stata toccata per null' U0l110 per alcuna vergogna faro in mia per­sona. Ed allotta fu fatto veniro innanzi Achior, che cadde mantenente a terra ched ei vide la testa d' Olifcrno; e quand' ei f'1l ritornato in se, 81 8i inginocchio dinanzi J udit, e sl I' adora come dio; 0 ella 10 fe'levar suo S1 disse al popolo ch' elIi l' appenclesseno in alto in su Ie mura, sicche quei dell' oste la veggano al mattino; e quand' oUi l' avranno veduta, 81 ne fian molto spaventati; cd ei muntenento uscisser del castello a 101'0; e per questa via Ii potran elIi mettere a sconfitta. Mantonente si torna Achior alb Ie' de' Giudei: 81 fu circumciso in quella medesima ora, e fu d' ul­lora innanzi in lor aiuto e in lor compagnia. In quella mode sima ora manda Ozias per tutte Ie citta dei Giudei suoi messaggi: 81 lor manda a dire ehe tutti quelli che anne potran portare, venissero a lui sanza dimoranza al mattino; e ei sl fero. E quand' ei fur tutti assembrati, elIi or­dinal' 101'0 schiere, 0 uscir tutti ordinatamente fuor del eastello: e quando Ii Assirieni Ii videro uscir fuor del c!lstello schieruti per eombattero l' un contra l' ultro: Or son Ii topi useiti fuor de Ii buchi: elli f'aran gran uwraviglia. E tutto cio dicoau elli pero ehe neente Ii dottavano, ne pro­giavano, e ehed elli Ii credean gia avere sconfitti sanza Ianciare e suuza traggcre. 11a in poca d' ora lor f'u mutato e cumoiato il euore; ehe '1 maestro carmallin del duca Oliferno intro in del paviglione per lui i8vegliaro, 0 per dirgli cho i Giudei uscian del castello ordinati per combat­tere, e che la sua volonta divisasso <Ii 101'0 quel ch' egli no vona fare, 0 di tutti vivi mettere in

pregione, 0 di tutti vivi uccideT'e. Ma quand' egli fu intrato nel padiglione, e ei vide 10 eorpo giucere sanza la testa, eUi fu tutto sgomentato. Mantenente se n' ando lit u' J udit torn ava, e quund' elli non la truova, eUi comincia a dire e a gridare ad alta boce: ha femmina Ebrea eh' era qua venuta, ha messo gmn confusione nel regno di Nabuc, che la testa del duca Oliferno non e col corpo, anzi Ii I' ha tagliata, e con lei ne l' ha portata. Quando questo inteseno Ii Assirieni, molto furo smarriti e spaventati, ne non sapean che si fare.

Che i Giuderi sconfissero gli Assirieni, R. cclv. In quolla tema ed in quella paura Ii assalittero

Ii Giudei e Ii gridaro : ma Ii Assil'ieni non rossero colpo a quella volta per cornbattero; anzi abball­donal' Ii padiglioni e Ie ten de, e si misero alia via dolenti e cruc~iati per ritornare addietro: e Ii Giudei 1'incalciaro molto vigorosamente infine all' uscita della lor terra, e 81 n' ucciser tanti che tutta la terra n' era coperta.

No. XII. Dal Cod. q6.

PnOLOGO DELLA PltlllI.\ DReA DI TlTO LIVIO colle vuriallti del codice Digby 224 in pie di pagina.

lncomincia il prologo dell' eXc0Uente oratore Tito Livio cittadino di Roma, nato in Padova, giudice di leggi, recitatore delle storie del popolo <Ii Roma.

J 0 non soe al tutto bene certanamente I s'io faroe aIcuna utilitade sCl'ivend; Ie storie del popolo di Roma dal cominciamento della cit­tade m; e s' io il sapesse ", io noll' oserei dire com' io veggio la cose antica, e ritratta e mani­Festa per lllolti altri; che quelli che scrivono al­cuna storia di novello, si credono Ie cose 0 pili certanamento 0, 0 pili. veramente ritmrre, 0 in bene diro avanzare la rozzczza dogli antiohi. Ma como cho la cosa vada, certo a. mo diletterae d' avere messo consiglio e pena a ricordanza della storia dol popolo, il quale di tutto il mondo e principe e signore: e se intra tanti au tori Ii (luali hanno scritto di questa modesima materia, il mio nome serae P di piccolo pregio, io mi ricon­forteroe nella grandezza e nolla nobiltade di coloro ch' avanzano q la mia rinominanza, Sopra questo la cosa e di gmndi8sima opera e di grande anti­chitade, siccorn' e di settecento anni addietro, e che di piccolo cominciamento tanto e accresciuta la sua grandezza, che non puote pili durare, e gia comincia a discadere r, S1 non dubito gia fiore che .li pill si diletteranno meno in leggere il primo nascimento e 10 'ncominciamento eli Roma, ch' cHi non farebbero nel fatto del tempo pre_ sente, nel quale Ie grandissime forze del poten_

I certamente. m della cit tiL n sapessi. 0 certa-mente. P sarae. 'I eh' avanzeranno. r a diseendere.

00

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tissi!llo popolo si consumano per loro medesime ; mil. )0 tutto per contrario mi diletteroe in raccon­tare Ie antichitadi, e mentre ch' io saroe a cio in­ten to, dimentiche'roe Ii grandi mali e Ie grandi struzioni che tante avemo vedute nel nostro tempo, fuor messo di tutto il pensiero che po­trebbe mettere l' animo mio in sollicitudine, tutto nol potesse dilungare dalla veritade della storia. Cio cho gli autori raccontano <leIlo 'ncomincia­~ento.s di R:oma, pili per modo di favole adornate I

dl be.Ih dett1 cho per pum veritade di 8toria, non hoe 10 cura ne di contraddire, ne d' affermare impero ched agli antichi fue conceduto di' mesco~ la:e ~e cose divine con l' umane per fare 10 'nco­mmcmmento t della cittade pili nobile e pili ono­r~vole. E s' egli. e degna cosa che a nullo popolo sm conceduto di sagrare suo nascimento, e di metterlo sopra gli Dii, il popolo di Roma hae questo vantaggio e questa gloria u acquistata per forza d' arme : che com' elli dica 10 dio Marte fuo padre di Romolo, il quale fondoe Ill. cittade eli ~oma, tutto altresl K vogliano questa cosa in pa­Zienza .sostenere com'. elli sofferano 10 'mperio e h~ segnorm. d~l I?op~lo dl Roma. 1\1a di queste cose e delle smlighantl Y, come ch' elle sieno stimate 0

giudicato~, io no~ hoc cura; rna in questo dee mettOl'o CJ~scuno mtendevolmente il suo quore a

o suo penS1ero: quale vita O"li antichi menarono : per quali uomini e per qu~li costumi fue acqui­statu e cresciuto 10 'mperio e Ia segnoria e per pace e per guerra: e com' elIi incominciarono a discordare infra 101'0 b per corruzione di costumi e 'pe: difalta di disciplina c; poi appresso inco­mlllCIarono a cad ere e a traboccare infino a tanto h ' ' c e. Sl duramente siamo peggiorati che Hoi non

potlamo Ii nostri vizii sofferire ne ammendare. Que~to e il proficio d che l' uomo hae di sapere Ie stor~e : che .1' uomo riguarda gl' insegnamenti degh esemph, e seguitane Ii buoni e Ii Ieali e schifa quelli ch' ebbero SOZZO cominciament~ e villa?a fine. Ma ne l' amore dell' opera ch'io hoe Impresa, me inganna, ne mai cittade non fu e n:aggior~ ne pi~ di~ciplin~ta ne piu abbondevole dl buom esemph, ne ove SI lungamente astinenza e povertade fossero onorate, ne nella quale sl a tardi s' imbate~se.lussuria ed avarizia, cbe quanto meno aveano dl rICchezza, tanto meno aveano di cupidigia. Novellamente Ie ricchezze hanna C011-

dotta avarizia; e I' abbondevoli delicatezze hanno menato de~iderio da perire e di tutto struggero per superbla e per Iussuria. Ma Ii com pi anti per l' a~ventura non seranno f troppo a grade quando eSSI seranno g necessari: sl gli lasceremo a tanto al c~minciam~nto di si g:ande opera: che se quelh che scrlvono Ie stone avessero il costume

S dello cominciamento. t il cominciamento. x :Utresie. Y Bomigliante. z e ~iudicate. b mtralloro. C disciprina. d 11 profitto. iue. f saranno. g saranno.

u grolia. a ellore.

e non

de' poeti, piu volentieri comincerei h con buono augurio e con preghiere di Iddii e di Dee, che al cominciamento di 81 gl"ande opera mi fossero gra­ziosi e benigni.

No. XIII. Dal Cod. 149.

VOLGARIZZAMENTO Dr UNA EPISTOLA LATINA DI PIER CRESCENZI fatto, senza dubbio, da chi tradusse il suo tmttato dell' Agricoltura, col quale essa suole nell' originale andar unita; ma non mai stato stampato.

Al venembile in Cristo padre e signore spiri­tuale,. uomo di. somma religione e sapienzia, frate Amel'lgo da Pmcenza, del santissimo Ordine de' ~rati Predicatori genemle Maestro degnissimo, II, suo Pi~ro de' Or.cscenzi, cittadino di Bologna, s~ I.nedeslluo a ?gm sempre comandamento e ser­VlglO apparecchmto . . !J0~ciossiacosache 'I presente libro delle Uti­

hta ~Ill?recce a on ore di Dio omnipotente e del seremSSlmo re Oarlo dilettazione e di me e di tutti altri utilita, incominciassi e ~mmezzassi' da molte e .varie. occupa:zioni impedito, lungo te;npo a compierlo mdugH11; ma dalla ,'ostra nobile santita, a:c~iocch' io il compiessi, pregato (Io che P?r .. domllllco comandamento ricevetti), de' giu­dlCll e delle civili occupazioni 10 strepito lasciato, per .le quali non potea l' animo, siccome l' opera a?blsognava, riposato avere, all' abitazione della yIlla ~I ~ett~n~' anni mi traspuosi; e acciocche da mutoh l'lpOSI III alcuno tempo non fossi infetto e 11' giusti desiderii soddisfacessi, per ausilio del celeste Re iIIibro com pi ere procurai, e ancora a quello che scritto avea, aggiunsi molte cose utili che poi vidi, e per esperienza provai. AlIa vostra dominazione adunque il detto libro con grande affet~o offero a essere corretto per la vostra pru­denzIa, la quale e somma, e de' vostri frati' umilmente pregando che Ill. sua rubigine si limi,; queUo ch' e utile, non si dispregi: imperocche aperta!llente conosco che ne per me, ne forse per altro Sl potrebbe interamente sap ere tutte Ie cose dell.e quali in tutto illibro si tratta, per Ill. infinita varleta delle cose da fare, Ill. quale sempre sotto perpetuo movimento permane per virtu celestiale . sebbene da tutti tutte Ie cose passate sap ere si possano per aiuto di Colui, il quale sanza difetto Ie passate, presenti e future conosce. Non tutta pero un '?pera,. che (~i fede non tratta, riprovare ovvero dlspregIare SI dee per poche macchie, nella quale molte cose rilucono, siccome non si d.isradica il rosaio per aicune spine se molte odo­rIfer~ rose prod~ce, n~ non si taglia l' arbore per p.OChl vermlColosl pom1 nella quale moiti giocondi SI trovano.

h cominciarei.

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MANUSCRITOS ESPANOLES

QUE SE HALLAN

EN LA COLECCION

DE LOS

CODICES CANONICIANOS ITALICOS

DE LA BIBLIOTECA BODLEIANA,

DESCRIPTOS

COMO LOS DEMAS DE LA MISMA COLECCION

POR

DON ALEJANDRO CONDE MORTARA . •

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ADVERTENCIA.

En los extract os de los Manuscritos hemos seguido escrupolosamente la

ortografia de los mismos.

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MANUSCRITOS ESP ANO,LES .

147. C6dice en foglio mayor, en papel, del siglo XIV,

en dos colunas, con los titulos de los capitulos en letra colorada, de hojas 156, mal conservado y defectuoso al principio. I. Folio 1-82. Lo libre de Sidrac lo jilozoj q; par1a tt

tots coses (en Catalan). Faltan al principio varias hojas, y la primera.

de las que subsisten esta muy maltratada y casi destruida. Empieza asi 10 que en ella se puede leer (pag. 2 U): (S)idrac li dim. Senyor esta trra es encantada r nuyla fortalca nosse pztria ttssuffer sitot lencantamet etc. Y acaba la obm desta manera: qest libre del sauy p16ilozoj nos most a honor del cors r a pfit de 1arma. a. LueO'o poco mas abajo: Ci finim 10 libre de Sidrac lo ftlozoj q parla tt tots~ coses q cor d<;Jme no poria pensarl~j b?cca nomear lo gn se.vn e lenseynamet if en est. hbre es on ha. Dc e xxv. capitols q sapellen de­mandes.

Acerca .d~ esta obra vease 10 que queda di cho en la no.tlCIa del.codice Oanoniciano Italico 234, que contIene la mlsma obra traducida al Italiano. Aqui. notaremos tan solo que este manuscrito es el umco que conocemos de ella en idioma Catalan.

II. Folio 82 '17.-108. Lo libre del Secret dels Secrets de Aristotil (en Catalan tambien, pero sin titulo alquno).

Al principio U eva una epistola de cierto mae­stro, Felipe de Tripoli, que dice haber traducido este libro del Arabe en Latin a instancia de Don G~ido de Valencia obispo de Tripoli; la cual epistola, qui sin duda es version del Latin como todo el resto, empieza de este modo: Al molt No.ble seyor. seu es prouat en les obres dela Regia mpzana en Juhuy de Valfu;a molt glorios bisbe tt la ciutat de tpol. philip menor dels ses clergues etc. A,ytant com .laluua es ps lucet etc. y acaba: q v~ngas als gmgs dela pdurabla benatuyraza. Sigue un prologo que comienza: dEus tot poderos guart lo Rey nostre etc. que finaliza: en 10 q"l libre respns ala ttm:anda de alemandry sots allsta forma. Y Inego e~pl~z~ la obra aSI omeu glorios fil en­l!ador (t Justtcw deus conjerm tu enzdl' etc., y

.,

~~ab~: SiFl.~e t! piscis p so cor jonas proptia estech. m dzes '( nt nzts el ventre del peix.

Segun la epistola y el pr61ogo arriba indicado, este libro dicho de Arist6teles se anuncia como traducido del Griego, sin senalar cuando, primero en Caldf1o, luego en Arabe pOl' cierto Tuan hijo de Patricio, V mas tarde de este idioma al Latino por un c1erlgo de Tripoli, clamado Felipe, a ruegos como se dijo, de Guido de Valencia, obispo de la misma ciudad de Tripoli. Mas esto es un cuent~ que no merece fe alguna, ya porque es no de Anst6teles el libro, ni nunca fue escrito en G~iego; ya porque ninguna noticia existe ni del primer supuesto traductor, ni tam poco del se­gundo que 10 vertio en Latin, in Siquiera, de su Mec~~as. Somos asi da parecer que es Arabe el orlgmal, y una de las muchas obras que bajo nombre fingido, y tal vez como traducidas de otras lenguas, y precedidas Siernper de alguna anecdotilla 6 historieta que las chera visos de genuinas, se recreaban los anti2'uos escri­tores 'Arabes cu componer y difundir para el aprovecho y entretenimients de su nacion a.

'Hallanse en efecto no pocos codices Arabes de esta obra en la Biblioteca Real de Paris b. As! cream os que en la primera mitad del siglo xiii algun Espanol bajo el riferido nombre de fulano de Tripoli la tradujo dal 'Arabe al Latin c y que de esta version se Sa caron en seguida la Catalana que aqui tenemo~; Ia Francesa, de la cual hay varia~ copia.s ~n la dic.ha Bibli?teca de Paris d, y tamblen qUiza la I tahana antigua, contenida en muchos c6dices existentes en las JJibliotecas de Florencia e y otras partes f. Hay adamas una

a De este genero es a nuestro ver el afamado libro de Kalila y Dimna.

b Anefond 944 Y 945. Y Fonds DusauIToy 38 Y 39. c Esta version ha sido impresa muC'has veces. d C6dices 7062, 7068, 7109, i352, 7353. 73532, n872, 7629,

79018, 76692, y2 198. Notre Dame. e Vedi in fine al segno. En la Laurenciana esta en los c6dices

xxxix, pluto xliv; lxxvii, pluto lxxvi; Y cxv Med. Palat. En la Maglia~~chiana en el 181 palch'.9, classe xxx, es en el 4. palch. 8, elasse XII. Dos se hallan tamblen en la Riccardiana, y otro ell Ia del Gran.

, f. Dos en Ia Biblioteca Real de Paris y otro en Ia del Museo Bri­tameo en Londres (Add. MSS. II, 899. pluto eclxxv. d.)

PP

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291 MANUSCRITOS CANONICIANOS ESPANOLES. 292

version Hebrea, de In cual posee dos codices la mencionada Biblioteca de Paris g, y otro la Bod­lei ana h; peru esta version se saco del 'Arabe, como se indica en ella misma i . De la traduccion Oatalana no tenemos noticia de otro ejemplar ademar del nuestro Sino del que hace mencion el ilustrisimo Senor Don Felix Torres Amat obispo de Astorga, en sus Memorias para ayudar a formar un Diccionario critico de los Escritores Catalanas (p. 703) el cual dice hallarse en el Real Archivo de 111. Corona de Aragon eu Barcelona.

III. Fog!. 109. Lo libre del Gentil 7 dels iii. Savis. crl plec. (tambicn en Catalan y sin nombre de autor).

Lleva al principio un breve prolec, que em­pieza: con aa los in/eels ajam participat lond" de teps etc., y que se finaliza: val mas if cella del jueu y del clitia. Luego comienza aSI el libro: par ordenamet de deu fes deuench q en 1 a tra act un getil molt sani en phitosopl.ia etc., y acaba de este modo: cascz~ dels. iii. sa'vis sen ana a son albere. 7 ates so (j avia pmes. Despues se lee esta nota: fenit e8 lo liare del gentil 7 dels iii. sazbis aeneyt ne sia deus p la aJuda del (jl es com.esat 7 finit etc. A ui a(lst lWi' ligira 7 guardam en la gtia de deu sia a,ffdabl. 7 en aqst mo sia guardat dets 1Jies p los ijls t'an aitoc 'ifnal tots a(jlls (j son en la jra de deu. Qili scrsit scoat. Scmp cum dfw vh'at.

Este libl'O tiene por argumento el desenganar {l, un Gentil de sus errores, y hacorle conocer al vcrdadero Dios y sus perfecciones infinitas, per­H\wdicndole asto mismo un 'rudio, un Cristiano y un Savraceno; y esta dividido en cuutro partes. A (jst fiore, com(') lease en el prologo, es departit en iiii libres. 10 pmer liare es a prolwr deu.~ eel' 7 e.p elletl les .llor.~ del pmx al''!Jr. 7 ess l'eSw'ecco. SeRo liore es del }lieu Ii ente apronal' Ii sa cenza es mellor Ii la censa del cstia ni del Saray Tel'S libr liS del (ostia (j erite apl'ouar q sa creeiiaval mes (j ceUa del jueu, 7 del sarraij. Quart liar es del samij if ente a provar Ii sa cesa oJal mes (j cella del jueu ni del cstia. EI autor no es conocido: el mismo al principio del citado pr6logo dice que siendo el un hombl'e culpable y un pobre pecador, no es dig-no que su nombre sia escrit en est libre nj en alt." Sin embargo el plan de la obm, su estilo, y la lengua en que esta escrita, nos inclinon a creer que su modesto autor no es meno que el celebre Raymundo Lulio. Pero sea 10 che fuere de esto la unica noticia que hahemos tenido hasta ahora de Ia existancia de ella, es por una traduccion Castellana hecha por un cierto GonzaJo Sanchez de U zeda natural de la ciudad de Cordova en el ano de I4 T 6, que esta manuscrito en la Biblioteca Real de Madrid (cod. x. 145.), y 10 cual da razon

g Supplement Hebreu No. 24, y Ancien Fonds N°. 305. h Oppenh. MSS. Add. 9. i Vease 10 que sobre e8ta version dice el Senor Leopoldo Duches

en el Literaturblatt des Orients. No. 27, col. 422, y Siguientes, ano de 1847, y N°. 13, col. 193 y Siguientes, ana de 1848. En el testo Hebreo el 8upue~t? traductor Arahe se llama Tahia ben Alhatrik.

estensa el mencionado sabio Torres Amat en sus Memorias de Escritores Oatalanes ya citadas, p. 706 k. Muy precioso es por tanto el presente codice que nos otreca de esta obra el desconocido original; y esperamos que la noticia de el no de­jara de ser grata a los doctos de Cataluna.

167. Manuscrito en 4°., en papel, del siglo xvii, y de

hojas 249. Fortaleza del Jvdaismo y confusion del

Estraiio; por Abraam Guer de Cordoua. Precede a esta obm un breve prefacio dirigido

por el auto I' que es J udio, a sus correligionarios; siguen alcunos sonetos en elogio del libro; y Inego empieza la obm, que esta dividida en xiv capitulos: El sabio Bey Salamon exsprimentado de las Vanitates deste mundo etc., y acaaa: honrra Vil'tud y Gloria. Amen. En seguida se lee esta nota de amanuense: Acaue de copial' El Gonte­nido Liaro que jiteron entl'esacados Estos Gap.os y §. de otl'O de mayor Volumen que El Referido autor todos tocantes al Jl!daisnw h,izo En. Ven. a Jo Benyamin Cordouero Ana del mu,ndo 5439 (de Cristo J 679).

ERta obra es una apologia de la ley J udaica, y una coleceion de calumnias, injurias y oprobios contra el Cristianismo. Del uutor no se haee men cion alguna ni pOl' Don Nicolas Antonio en su Bibliotheca Hispana Nova, ni por Don Josef Rodriguez de Castro en la suya de los Escritores Rabinos Espanoles. Sin embargo el apellido que lleva de Guer 6 Ger, voz hebra-ica que qui era dccir proselito, nos hace creer que era un cristiano rem'gado 1.

170. Manuscrito en 4°., en papel, del siglo xvi, y de

hojas 219. Sermones del padre fray Tomas de Ayala de

la Orden de san Agustin. Los primieros ocho folios contiencn una colee­

cion de Lugal'es Comunes teologicos, y en siguiente empiezan los Sermones que son cincuenta y cuatl.'o.

k Que esta version sea tomoda de la Catalana resulta de la sigui­ente nota que tiene al fin: Este libro saco e traslado de lenguage catalan en lenguage castellano en la cibdad de Valencia del senorio del rey de Aragon Gonzalo Sanchez de Uzeda natural de la cibdad de C6rdova de los regnos de Castilla, e acabolo de escribir lunes xxix dias del mes de marzo de la era de 1416 anos en el nombre de N. S. Jesucltristo el qual sea benedicho e looado que la dejo acabar. Amen.

I En la celebre coleccion de obras Hebreas que perteneci6 al ra­bina David Oppenheim, y que se conserva ahora en esta Biblioteca Bodleiana, se halla una edicion de un Tratado an6nimo de Moral hecha en Amsterdam anno de 1692 en 80. por cierto Jacob ben Abraham Ger, que congeturamos ser hijo del men cion ado autor.

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293 MANUSCRITOS CANONICIANOS ESP ANOLES. 294

El primero destos oomienza as!: :p velo Virginis. Sponsabo te milti in jide, sponsabo te mihi in sem­piternum ut scies q ego dris. Osee 2. celebramos oy en este santo templo etc. Y el ultimo, ouyo titulo es Pro plubia, finaliza; pues la glii. Sigue luego la Tabula concionum, y oon ella se acaba el vo­lumen.

EI presente o6dioe es sin duda aut6grafo, como i

10 demuestran las varias enmendias que tiene; pero esta circumstancia es de pooo momento pues , los Sermones careoen de todo merito literario. I

Del buen frayle que los esoribi6, no hemos hal­lado noticia alguna.

La traduccion que aqui se halla, esta tornada. de la V ulgata, y es fiel. A fines del siglo xiv, epoca a que sin duda esta partenece, se hizo una version de toda 130 Biblia por el venerable Boni­facio Ferrer hermano de san Vicente; pero como esta escrita en Lemosin, el contenido del pre­Rente codice no puede ser parte de ella.. Indaguen pues los eruditos Espaiioles a quien debe atribu­irse este trabajo. N unea pOI' cierto fue dado a luz. Alonzo Ximenez, como es claro, no ha sido mas que el posesor del c6dice.

243. 177.

Codice en 4°. menor, en papel, del siglo xv, con iniciales y todos los titulos de los libros y capi­tulos en tinta colorada, de hojas 122, pero in­eompleto al fin.

i Manuscrito en 4°., en papel,letra grande y clara, del siglo xvi, titulos de los capitulos en letra en­carnada, hojas 62.

PART!': DE LA BIBLIA, QUE CON'l'TENE LOS UBR08 DE

• JOSUE, DE 1,08 JUEZES Y DE RUT, 1,08 DOS DE

SA"'IUEL COl\1UNEMENTE LI,AMADOS EL 1°. Y EL

2 .. ° DE LOS REYES, Y LOS DOS D~: 1,0S REYES,

TltADUCIDOS EN OASTET,LANO ANTIGUa, SIN NOM­

BRE DE TRADUCTOR.

Empieza el c6dice en este modo: Josl~e. Fue lli!spues de la mum'te de jlfoysen seruo del senor. dixo el senor a Josue etc. Y acaba con las pala­bras seguientes del capitulo xxiii, v. 3. del se­gundo libro de los Reyes: Et parose el Rey arri­mado al pilm' .Y ajirrno la postura delante del senor' va segyr en, pos del senor y gnardar los sus manda­mietos 1/ los sns testimon,ios.

En ~na hoja en blanco al principio del volumen leese: Bste se comenro ano de 1406, es la 1n('jor joya que tiene alonso ximen,ez.

Libro de Cosmographia enq se declara vna discripcioll del mundo ditOigido a la S. M. del Enperador don Carlo.~ nuestro sen(l?'.

.Iecho por Pedro de fl'Iedina cos1llographo . Precede la dedioatoria, que empieza: S. O. O.

j}[. La experiencia como madre etc. Sigue lao tabla de las pre.1nntas.

Luego comienza la obra, que va ordenada por preguntas que hacen un licenciado y un piloto A un cosmografo : Licenciado. Pnes a'vemos de tratar de Oosmo.1raphia pre.1uto q es cosmographia etc. Y acaba: tal es la derrota qne se lleva en la nave­.qacion.

NOR parece este libro de bastante merito ; pero no creemos que se bane impreso. En cuanto al autor, vease 10 que dice Don NicolAs Antonio en su Bibliotheca Hispana Nova (lJlatriti, J 788), tomo 2°., p. 215.

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I N DIe E.

Indice de' nomi di santi ed altri, de' quali si trovano vite, leggende, romanzi, od istorie in prosa 0 in

versi ne' codici qui entro descritti. n numero indica il codice.

AFFRICO e MENSOLA. 46.101. Agata, santa, v. em. 204. 209. 2 15. 277. 263. Agnese, santa, v. e m. 204. 215. 263. 277. Alberto, santo, vescovo. 2 I 7 . Alessandra, vergine. 230. Alessandro il Macedone. 30. Alessio, santo. 5. 204. 209. 21 I.

Altobello e re Troiano. 42. Anastasia, santa, v. em. 172. 215. 277. Anco Marzio. 30. Annibale Cartaginese. 30. Apollonia, santa, v. e m. 204. 215. 277. Apollonio, santo. 230. Apollonio Tianeo. 25. Attila, Flagellum Dei. 263.

Barbara, santa, v. e m. 2 (5, 277. Barlaam e Giosafatte, santi. 53.126.202.211. 217.273. Basilio, vescovo, santo. 2 I I. Beatrice, santa, v. e m. 172. 204. 211. 215. 277. Bernardo, santo, 211. Biancifiore. V. Florio e Biancifiore. ~ruto, Giunio. 30.

Camillo, Marco Furio. 30. Caterina, santa, v. e m. 204. 215 bis. 277. Catone, Marco Porcio. 30. Cecilia, santa, v. e m. 215.277. Cesare, Caio Giulio. 30. IZS. 136. Chiara, santa. 2 IS. Cincinato, Lucio Quinto. 30. Clemente, santo, papa,S. 209 his. Colomba, santa, v. e m. 172.215.277. Colombini, beato Giovanni. 278. Costanza, santa, v. e m. 2J5. 277. Cristina, santa, v. e m. 204. 215. 277.

Cristofano, santo. 204. 211.

Degnamerita, santa. v. e m. 172. 215. 277. Domitilla, santa. 204. 215. 277. Dorotea, santa. 204. 215. 277.

Ecatomfila. 76. Egidio, santo. V. Gilw, santo. Elena, santa. 58. Erena, santa. 215. Erode, reo 263. Erone monaco. 230. Eufemia, santa, v. em. 172. 215. 277. Eufrasia, santa. v. 172. 215. 277. Eufrasina, santa. V. 204· 277. Eugenia, santa. V. em. 204. 215. 277. Eustachio, santo. 5. 209. 279.

Fabio Massimo. 30. Faustino, santo. 2IJ. Febronia, santa. V. e m. 215. Felice. 26. Felicita, santa. 215. Fiammetta. 88. 91. Filocopo. V. Florio e Biancijiore. Filomena·49· Filostrato. 39. Flamminio, Quinto Tito. 30. Florio e Biancifiore. 28. 85. Francesco, santo, d' Assisi. 203. 209. 210.

Gesu Cristo N. S. 40. 58. 63 175. 227. 269. 275. 280. Gilio, santo. 211. Giorgio, santo. 58. 204. 211. Giosafatte, santo. V. Barlaam e Giosafatte. Giovanni Batista, santo. 58. Giovanni Boccadoro, santo. 58.

*pp

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*295 I N DIe E. *296

Giovanni Clirnaco, santo. 27 I. Giovanni Colombini, beato. V. Oolombini, Giovanni. Giovanni e Paolo, fratelli, santi. 215.

Giovanni eremita, santo. 230 b£s. Girolamo, santo. S. 159.161. 175.195.2°9. 'zI8. 266. Giuditta. App. pag. 278. GiuIiana, santa. 204. Giuseppe, santo. 266. Giustina, santa. v. e m. 171. 277. Gregorio, santo. 211. Grisogono. santo. 172. 215. Guerrino detto il Meschino. 27. Guglielma, santa. 215. Giunipero (frate) di Catania. 203.

Jacopo Apostolo. 204. J acopo, beato. 209. Imperatori Romani (i primi dodici). 153. Isaac abate. 163. 27 J.

Leggendario di santi. V. Jacopo ria Varagine. Lena, santa. 263. Longino, santo, 209. (parte della sua legg.) Lucia, santa, v. em. 2°4.215. 263. 277. Lucio Salinatore. 30.

Macario, santo. 230. Maometto. 208. Marcello, Marco Claudio. 30. Margherita, santa. v. e m. 54. 172.2°4. 215. 240. 277. Maria Egiziaca, santa. 204. 277. Maria Maddalena, santa. 204. 211. 215.263.277. Maria Virgine. 126. I 72. 191. 211.215.262.265.266.280. Marina, santa. 204. 277. 279' . Mario, Caio. 30. Marta, e Maddalena, sante. 172. J 89. 204. 2 11. 2 IS. 277. Mattabruna. V. Stella e ljllattabruna. Mensola. V. Affrico e Mensola. Metello, Quinto Cicilio. 30. Mostiuola" santa. v. em. 172. 215.277. Muccio, santo. 230.

\

Nastasia, santa. V. Anastasia, santa. Nerone, Claudio. 30. Niccolo, santo. 2 I 1.

Oliferno. App. pag. 276. Onofrio, santo. 279. Orfeo. 58 (sua storia in ottava rima).

Orsola, santa. 204. 215.277. Ottaviano Augusto. 30.

Pafnuzio, santo. 230. Paolo Apostolo. 21 I. Paolo Emilio Macedonico. 30. Paolo semplice, santo. 230. 279. Papi (cronica di). 266. 267. Pelagia, santa, v. e m. 204, 277. Petrarca, Francesco. 68. 70. 73·

I Petronilla, santa, v. 172 bis. 2°4. 2 [5. 277· I Piamone, vergine. 230.

Piccinino, Niccolo. 4 T •

Pietro apostolo. 204. Pirro, re degli Epiroti. 30. Pompeo. 30. Prassede, santa. 172.

Re e Regina d' Oriente. 215. Reparata, santa, v. em. 21 I. 215. 277. Romolo·3°·

Saba abate, santo. 204. Sagredo, beato Gerardo. 18.5.

I Santi Padri Eremiti. 2J7· 254· 2$9· 264.276.287. Scipione Affricano. 30. Scipione Asiatico. 30. Scipione Emiliano. 30. Scipione Nasica, Pub. Corn. 30. Scolastica, santa. 277. Sebastiano, santo. 204. Sette Dormienti . .58. 204. Silvestro, santo, papa. 209. 2 r I. Simplicio, santo. 21 1.

Stella e Mattabruna. 58 . Susanna, santa. 215.

Taisi, santa. 204. 277. Tecla, santa, v. em. 204. 215. 277· Teodora, santa, v. e m. 204· 277· Teodosia, santa. 204· 215. 277· Tolomeo monaco. 230. 'l'roiano reo V. A/tobello e re Troiano. Tullo Ostilio. 30.

Vergini innominati. 215. Vespasiano imperatore. 40. 58 Vito, santo. 209.

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, .

INDICE G ENE R ALE.

I nomi tanto degli Autori, quanta de' Volgarizzatori lora sono in maiuscoletto.

II numero indica il Codice.

ABANO, PIETRO. 173. Abelardo, Pietro. 199. Abramo Ben Isaae di Granata. z29. Accademici della Crusca. 2.3.6. II. 13· 27· 30. 31. 77.

8z. 9z, 95. Jl 1. 119· H6. uS. 129. 137. 146. 148. 163. 169. 172. 174. 176. z17. 282. 296.

Acciaioli, Niocola. 187. ACCOLTI, FRANCESCO. 19. Achille. 50. 133· ACQUISTI, ANTONIO. 19. Adriani, Marcello. 146. degli AGACI, MARINO. z08. Agnolo. frate dell' Ordine de'Minori. ISS. degii Agostini, Giovanni. 171. 20Z. AGOSTINO (S.) 5.50. 148.151. 156. 161. 169. 195. 21Z.

ZI3· 214. ZIS. Z40. z7 2. 297. AGOSTINO DA PISTOlA. 19. Agostino di Bartolo di Banco, copiatore. z7. Agostino di Cipriano di Martino da Venezia, oopiatore.

58. ALBANZANI, DONATO. 30. 86. Alberigo da Rosciate. II6.

--E App. pag. 274· 276. ALBERTI, LEON BATISTA. 76. ALBERTO (SER) DALLA PIAGENTINA. 128. 135. 152. ALBERTO MAGNO. 20. Alberto (S.), vescovo di Allemagna. 156. Z17. 256. degli Albizi, mess. Balignano. IS. AIda, Perugina. So. AI.DOBRANDINO DA SIENA. 208. Alessandro III. papa. 263. Alessandro VIII. papa. 179. Alessandro di Francesco da Pistoia. 19.

Alfonso di Aragona, re di Napoli. V. Aragona. Allacci, Leone. 13. 50. 9S, J 80. AJ.LIGHIERI, DANTE. 2. 13.50.65. 70. 81. 95· 96. 97·

98. 99. 100. 101. 103. 104. l0S. 106. 107. 108. J09. 1I0. 1 II. 1I2. 1I3. II4. lIS. 1I6. 208. 292.

----- JACOPO, FIGLIUOLO DI DANTE. 109. I IS. ---- E App. pag. 275. Almansor. 296. AVfIDIO. V. Oalcidio. Amat, Don Felix Torres. 147. AMBItoGIO (SANTO). 84. Ambrogio Camaldolese. V. Traversari, Amhrogio. Amerigo (frate) da Piacenza. 149. Aminta, Flavio. J S. Anastagio (frate) dell' Ordine de' Minori. z33. Andrea di J acopo da Barberino. 27. 129. Andrea da Firenze. V. Andrea di Jacopo da Barhe-

rino. ANDREA, INTAGLIATORE. 58. de Angelis, abo Luigi. 8 I. Angiolgabriello (padre) da santa Maria. 253. ANSELMO (S.), ARCIVESCOVO Dl CANTORBERY. J69.

199.212. 266. Antonielli, abo Gioaochino. 1.

ANTONINO (SANTO), arcivescovo di Firenze. 169. 190. ANTONIO (MAESTRO) DA FERRARA. 50. 65. 98. III. II5.

180. 263. E App. pag. 268.276.

Antonio (frate) vescovo di Andria. 209. Antonio, Niccolao. z6. 134. 167. z43. Antonio, prete oopiatore. 213. d' Aquino, san Tommaso. 29. 169.

E App. pag. z75. Qq

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299 IN DICE GENERAtE. 800

d' Aragona, Alfonso I, re di Napoli edi Sicilia. 50. 263. ----- Federigo, re di Sicilia. 2. --Ferdinando T. re di Napoli e di Sicilia. 50. ARETINO, FRANCESCO. V. Accolti, Francesco. ---- LIONARDO. V. Bruni, Lionardo. d' AREZZO, GAMBINO. V. Gam~ino d' Arezzo. d' Arezzo, Federigo di mess. Geri. V. Federigo di mess.

Geri d'Arezzo. Argelati, Filippo. 26. 124. 16o. ARIOSTO, Lodovico. 36. ARISTOTILE. 7.31. 38. 147·

AlTighi, Giovanni. 19. d'AscOLI, CECCO. V. Oecco d' Ascoli. di Ashburnham, conte. 186. degIi Atti, Isotta. V. Malatesti, Isotta. Attila, Flagellum Dei. 263. AVENANTI, TROILO. 160. Aurispa, Giovanni. 50. de AYALA, FRAY THOMAS. 170.

Baldelli, Francesco. 25. - conte Gio. B. 65. I IS· BALDINOTTI, TOMMASO. 19. del BALzo, FRANCESCO, DUCA D' ANDRIA. 209. BAMBAIUOLI GRAZTOLO. I II. Banchi,o di Banco Agostino di Bartolo. V. Agostino

di Bartolo di Banco. Bandini, Angelo Maria. 74. 99. 217. Barbarigo, Agostino, doge di Venezia. 197. ---- Marco. 82. da. BARBERINO, ANDREA. V. Andrea di Jacopo da

Barberino. da Barbiano, conte Alberigo. 8 I • Barbieri, Giammaria. 65. Bardo da. Camerino. 50. da. Barga, frate Giuliano. Y. Giuliano (Irate) ria Barga. BARGELLINI, ANTONIO. 19. Bar-Ie-duc, Errardo. 289' BARTOLO, rimatore Toscano. 35. Bartolocci, GiuIio. 134. Bartolommeo (frate) da Ferrara. 22.

BARTOJ.OMMEO (FRATE) DA PI SA. 17H. 203. ---.------ DA SAN CONCORDIOPISANO. 282.

Basso, Ercole. 138. Batista, donna Sanese. 50. Battaglini, conte Francesco Gaetano. 55. BA v A, GIUSEPPE. 229. BECCADELL1, AXTONIO, detto iI PANORMITA ed anche

iI BOLOGNA. 50. de' BECCARI, MAEsT~O ANTONIO. V. Antonio (maestro)

da Ferrara.

BECCUTI, FRANCESCO, detto il COPPETTA. 61. BEI.CARI, FEO. III. 278. di BEL CAZER, 0 del BEL CALZER, VIVALDO. V. Vi-

valdo eli Bel Gazer. Bembo, Bernardo. 97. --- Pietro. 36. Benci, Antonio, 129. Benci, Tommaso. 207. BENCIVENNI, ZUCCHERO. 121. 208. 296. del BENE, PIEU'RANCESCO DEL BIANCO DI AGOSTINO.

V. Mazzinghi, Pierfrancesco. del BENE, SENNUCCIO. 5°.65. 101. de' BENEDETTI, J ACOPONE. V. Jacopone da 1'od-i. BENEDETTO (SANTO). 89. 198. Benedetto da Cesena. 81. 288. Bentivoglio, Bente. 54. --- FRANCESCO. 54. ----- GIACOMO. 54. ----- Giovanni. 46.237. ----- MICHELE. 54. ----- Niccolo. 54. Benvenuto da Imola. 105. 106. 107. 113. II5. 116.

E App. pag. 273. 274. Berceure, Pietro. 146. BERNARDINO DA LUCCA. 36. Bernardino (santo) da Siena. 84· 134· 193· 299. de Bernardis, don Guglielmo. 116.

--- E App. pag. 274. BERNARDO (SANTO). 8. 82. 84. 123. 156. 169. 212. BERNARDO DA CANATRO. V. Oanatro (ria) Bernarrl,o. BERNARDO (FRATE) DA VOLTERRA. 19. Bertozzi, Luigi. 50. Bettio, cay. Pietro. 26. Biagio, Ragusense 0 Raguseo, copiatore. I I I. Bianco, gesuato. 193. BISANZIO, COSTANTINO. 194. ---- J ACOPO. 158. BOCCACCI, GIOVANNI. 2. 28. 39.40.46.65. 85. 86. 87·

88.89.91.101. 115. 1I6. 292. BOEZIO, A. M. T. SEVERINO. 128. 135. 152. BOIARDO, MA'l.'TEO MARIA. 47.

,---.----- E App. pag. 266. Bollandisti. 26. 124. 185. BOI.OGNA, ANTONIO BECCADELLI, detto il. V. Beccca-

delli, Ant.o da BOLOGNA, GABRIELE. V. Gahriele ria Bologna. Bonacolsi, Berardo. 24. ---- Bonaventura, detto Butirrone. 24. --- Giovanni. 24. 13). ---- Guido, Signore di Mantova. 24.131. ---- Rinaldo, detto Passerino. 24.

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301 INDICE GENERALE. 302

BONAVENTURA (SANTO). 84. 123. 174. 2JO. 214. 250. BONICRI, BINDO. 263. Bonifazio IX. papa. 50. Bonifazio, copiatore. 38. Bonucci, dott. Anicio. 76. Borgia, Lucrezia. 191. Borso d' Este, duce di Ferrara. V. Erte, B07'so. Bosone da Gubbio. App. pag. 275. DE BOSTICHI, FRATE STOPPA. 263. Botril, Mose. 229. Bottari, Giovanni. 6. 11. 12. 13. 18. 77. 126. 165. 201.

21 7. della Botte, 0 delle Botti, famiglia Fiorentina. 27. ---- Mongia. 27. Braccio. V. Fortebracci, Braccio. BRACCIOLINI, JACOPO DI POGGIO. 23. ---- GIOVAN BATISTA. 19. ------ ONOFRIO. 19. Brancacci, Lelio. 289. BRIGIDA (SANTA). 127. BROCARDO, GIOV AN ANTONIO. 36. Broglio di Lavello, Gaspare. 81. Brunet, Jacopo Carlo. 29· 40 • 45· 58. BRUNETTO LATINI. V. Latini, Brunetto. BRUNI, LIONARDO. 16. So. 68. 210. Buonaventuri, Tommaso. 282. Buoninsegni, Domenico di Lionardo. App. pag. 267. BUONIUOMINI, FRATE ALFONSO. 134. 208. Burchiello, Domenico di Giovanni detto iI. So. I I I.

Burlamacchi, Federigo. 53. Burmanno, Pietro, il seniore. 50. --- Pietro, il giovane. So.

di Cagnoli, frate Michele di maestro Dino. V. Mickele (frate) di maertro Dino.

CALCJDIO. 207. Caldani, Floriano. 8 I. CAMBINO V' AREZZO. V. Gambino. da Camerino, Bardo. ' V. Bardo da Oamerino. da Canatro, Bernardo. 97.

E App. pag. 269. Cane della Scala. V. Hcala (della) Oane. Canneti, Pietro. 37. da CAPISTRANO, FRATE GIOVANNI. V. Gio'l7anni (S.) da

Oapistrano. Capodilista, Francesco. 40. Carlo V. imperatore. 243. Carlo II. re di Sicilia e di Gerusalemme. 149. Carnesecchi, Cristofano. 45. ----- Lonardo, copiatore. 45.

CARO, ANNIBALE. 61. Carteromaco, Scipione. 19. da CASSIA, fra Simone. V. Si71lO'M da Oassia. CASSIANO, GIOVANNI. V. Giovanno Oassiano. Cassio, Bartolommeo. 158. de' Cassoni, J acopo. 54. de Castro, Giuseppe Rodriguez. 167. 229. 260. CAT.lmlNA (SANTA) DA BOLOGNA. 134. 193. CATERINA (SANTA) DA SIENA. 53. 283. Caterina, donzella Sanese. So. da Catignano, Giovanni. V. dalle Celie, Giovanni. CAVALCA, FRA DOMENICO. 5. 6. 8. 9. 10. 11. 12. 14. 18.

33· 34· 77· 122. 163. 165. 172. 186. 201. 206. 217. 232. 246. 251.

CAVALLINI, PIETRO. 141.

Cave, Guglielmo. 93. 156. 163. Cavedoni, abate Celestino. III. Caxton, Guglielmo. 3. CECCO (degli STABILI) D' AscoLl. 38.43. 44. dalle CELLE, GIOVANNI DA CATIGNANO, DETTO. 282. Ceruleo, Alberto. 15. Cesare, Giulio, imperatore. 50. 136. Cesari, Antonio. 278. da Cesena, Benedetto. V. Benedetto da Oesena. da Cessole, fra Jacopo. V. Jacopo (/ra) da 008SOle. Chinazzo, Daniele. 40. de' Chiodi, Giacomo. 199. de' CHIOLI, GIOVANNI. V. GiuDanni (santo) da Oap£-

strano. Ciampi, cav. Sebastiano. 13. 19. 101. Cicerchia, Niccolo. 40. Cicerone, Marco Tullio. 152. 186. Cicogna., Emmanuele. I IS. Cimetta, ser J acopo. 19. CINO DA PISTO/A. 13. JOI. Cioni, ser Filippo. 19. Cirillo, vescovo Gerosolimitano. 5. So. 161. 195.218. '1.72. Claro, Giulio. 6 I. OLIMACO, GIOVANNI. V. GiO'Vanni Olimaco. Coleti, Niccolo. 15'1.. Colle, Francesco Maria. 173. Colletti, Antonio. 168. Colombini, beato Giovanni. Ill. 278. Colona, Giovanni, copiatore. 102. COLONNA, EGlDIO. 29. ---- Janni, 0 Giovanni. 81. dalla COLONNA, GUIDO. 133. Colucci, Giuseppe. So. Compagni, Dino. 121. de' CONTI, GIUSTO. 50. 55. 56. 57· COPPETTA, FRANCESCO. V. Beccuti Francesco.

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303 INDICE GENERALE. 304

Corbinelli, Jacopo. 50. 57.81. 148. Cordovero, Beniamino, copiatore. 167. Cornazzano, Antonio. 191. Cornelio, filosofo. 50. Corradi, Alberto. 83. Corrozet, Gilles. 146. Corsini, Tommaso. 137. Cortesi, Luca. 193. Crescenzi, Piero. 21. 149. ---- E App. pag. 284. Crescimbeni, Giovan Mario. ]5.50. 53· 65· 171. 193· Crispo. 19' Crobato, Jeronimo, copiatore. 16.

Danchi, 0 Danco reo 2 I. 76. Daniello, monaco di Raitu. 155. 27 J.

Daniello, Bernardino. 36. DANTE ALLIGHIERI. V. Allighieri, Dante. Dati, Goro di Stagio. 74. -- Lionardo di Stagio. 74. Davanzati, famiglia di Firenze. 85. Dini, Pietro. 82. Dionisi, Gio. Jacopo. App. pag. 273. Dioscoride Anazarbeo. 157. 298. Diotidiede. 29. Dolce, Lodovico. 25. DOMENICI, FRA GIOVANNI, cardinale. 124. 156. 240.

248. 2 70 .

Domenico ....... IS. Domenico da Venezia, copiatore. 262. Dona, Vitaliano. 213. Donato, Andrea. 40. Donato, Anselmo. IS. Donato, famiglia Veneziana. 148. DONATO DA PRATOVECCHIO. V. Albanzani Donato. Dukes, Leopoldo. 229.

Ecclesiaste. 50. Eckard. V. Quetij ed Eckard. Egidio (frate). 89' 214. EPIFANIO (SANTO). 218. Ercole II. d'Este, duca di Ferrara. V. Este. EREDIO. 287. d' Este, Borso. 52. --- Ercole II. 138. --- Lionello. 81. --- Niccolo. 22. 30. Ettore. 133. Eugenio IV papa. Z47.

Eusebio Oesariense. 5. 161. 195. 218. EUSEBIO. 50. Eustenio. 50. Eustochio. 194.

Fabricio, Gio. Alberto. 127. 134. 204. Fantuzzi, Giovanni. 166. 237. 208. Fal'renc, Al'istide. 58. Farsetti, ball Tommaso Giuseppe. 49. 70. 8 I. 153. 189

199· 208. 27+ Federigo I imperatore, detto Barbarossa. 263. Federigo di mess. Geri d' Arezzo. 65. FELICIANO, Felice. IS. 30 • 56. da FERMO, GIOVANNI. V. Giovanni da Fermo. Ferrer, Bonifacio. 177. Ferretti, Girolamo. 55. FERRI, BARTOLOMMEO Dr VIANO. 54. Fiacchi, Luigi. 65. 186. Ficino, Marsilio. 207. FILADELFO, ORTENSIO. 15. FILELFO, FRANCESCO. 50. FILETICO, MARTINO. 19. Filippo (frate) da Firenze. 19. --- (frate) da Massa. 178. Filippo il Baldo, re di Francia. 29. --- it Bello, re di Francia. 29. Filippo VI. re di Francia. 146. FILIPPO (MAESTRO) cittadino di Pistoia. J 9. FILIPPO DI TRIPOLI. 147. FILOSTRATO. 25. FLORO, LUCIO ANNEO. 294. FOLGORE DA SAN GIMIGNANO. J 3. Fontani, Francesco. 74. Fontanini, Giusto. 26. 124. della Foresta, Carlo di Palla di Guido di mess. Fran-

cesco, copiatore. 220. Forestani, Simone di ser Dino. 50. 8 [. 180. Fortebracci, Braccio, detto Braccio da Montone. 50. FORTEGUERRI, Giovanni. 19.

MARIOTTO. 19. Niccolo cardinale. 19. Scipione. V. Oarteromaco, Scipione.

Fortunato, monaco Olivetano, copiatore. 12. Foscarini, Jacopo. 24. ---- Marco. 22. Fossi, Ferdinanda. 74. Francesco, (santo). 89' 203. 210. FRANCESCO DA LENDINARA. 210. FRANCESCO P. V. P. Francesco. FRANCHI, GIOVANNI. J9.

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305 INDICE GENERALE. 306

Franchini, Baldassare. 19. Fraticelli, Pietro J. 65. Frescobaldi, Giovanni di Lambertuccio. I I I. ----- Lionardo. 228. Frezzi, Federigo. 37. 46. Fusco, Domenico. 15.

GABRIELE DA BOLOGNA. 208. Gaetano, Niccolo. 50. Galeazzo Maria duca di Milano. V. Sforza. GALLI, ANGELO. 50. GALLO, CORNELIO. 50. Gamba, Bartolommeo. 2. 16. 39· 40. 58. 176. 210. GAMBINO D' AREZZO. 52. Gandolfi fra Domenico Antonio. 137. di Gatari, Andrea, copiatore. 40. ---- Galeazzo. 40. di Gauchi, Arrigo. 29. Gelini, Giovanni. 54. GeIIi, Giambatista. 65. Gello di ser Bonaventura da Vicenza, copiatore. 90. Gerberon, p. don Gabriele. 212. 266. Gel', Abraam. 167. -- Jacob ben Abraam. 167. GERSONE, GIOVANNI. 84. Gherardo (maestro) da Cremona. 296. GIA~IBoNr, BONO. 31. 121. 279. Giambullari, Bernardo. 45. GIANNI, GHERARDO DI ASTORE. 169. Gigli, Girolamo. 53. 283. Gilberto abate di Nogent. 199. Gilio di Spagna (frat e) de'Minori. 156. Ginanni, Pietro Paolo. 19. Ginguene, P. L. 45. Giobbe. IS0. GIORDANO (fra) DA RIVALTO. 132. Giovacchino, (beato). 263. GIOVANNI CASSIANO. 119.23°. GIOVANNI CLIl\IACO (SANTO). ISS. 249· 27 I. 295. GIOVANNI CRISOSTOMO, (SANTO). 19.5°. GIOVANNI (SANTO) DA CAPISTRANO. 179. Giovanni Damasceno (santo). 26. GIOVANNI DA FERMO. 152. GIOVANNI (fra) DA SALERNO. 137. Giovanni da Tussignano. V. Tavelli Giovanni. Giovanni di Domenico. V. Domenici, Giovanni. GIOVANNI (FRATE) DI SVEVIA. 93. 255· Giovanni di Valois, re di Francia. 146. Giovanni figlio di Patrizio. 147. GIOVANNI, PRETE, detto il Prete, 0 Presto Gianni. 208.

Giovanni XXII, papa. 173. Giovio, Paolo. 50.

GIItOLAMO (SANTO). 5. 18. 50. 159. 161. 169. 175· 194. J9.5· 216. 218. 230.264. 266.272.282.

GIROLAMO (fra) DA SIENA. 174.231. Giuliano, frate, da Barga, copiatore. ] 82. Giunta, (prete) di Computo nel Lucchese, copiatore. 29. Giunti, Bernardo. 65.

GIUSTINIAN1, LIONARDO. 58. 171. 193· 263. GIUSTI NO POLANO. V. Polano Giustino. Gonzaga, famiglia. 85. ----- Cecilia. 5. (n. nel 1425, mOrl nel 1451.) ---- Febo. 5. ---- Francesco, marchese di Mantova. 120. ---- Gianfrancesco, primo marchese di Mantova.5. ---- Guido. 5. ---- Lodovico II, signore di Mantova. 5. ---- Lodovico, duca di Nevers. 120. Graesse, dott. T. 171. de' GRANCHI, BARTOLO~IMEO. V. Bartolomeo cia S.

Concordio. Grazzini, Antonfrancesco. 49. GUEGORIO (SANTO), papa. S. 18. 77. 84. 89. 122. IS0.

163. 18+ 186. 187. 201. 226. 246. 251. Gualandi, Giovambernardo. 25. de' Gu ALTIERI, LORENZO SPIRITO. V. Spirito (de'Gual-

tieri) Lorenzo. GUARINO, V ERONESE. 50. GUASCONI, BIAGIO. 55. -------- E App, pag. 267. 268. da Gubbio, Bosone. V. Bosone cia Gubbio. Gucci, Giorgio. 228. GUER, ABRAA~I. V. Ger, Abraam. Guglielmo abate di Coventry. 199. GUGLIELMO (FRA) DA PERAULT IN FRANCIA. 12. Guglielmotto da Otranto. 50. 263. GUIDO (FRA) DA PISA. 2. 210. GUIDO, 0 GUIGO, MONACO CERTOSINO. 156. Guido da Valenza, vescovo di Tripoli. 147. GUILLICHINI, NICCOLO. 19. Guinigi, Paolo, signore di Lucca. 50.

von Haller, Alberto. 220. 296. Heber, Riccardo. 49, Hyde, Tommaso. 4.

J ACOPO (FRA) DA COSSOLE, detto comunemente DA CES­SOLE. 3· 4·

JACOl'O DA VARAGINE. 171. 266. 267. JACOPONE (fra) DA TODI. 5I. 159· 171. 179· 189. 193·

240. R l'

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807 IN DICE GENERALE. 808

Jeronimo da santa Maria do. Vanzo, padovano, copia­tore. 195.

Junipero (frate) di Catania. 203.

IIdefonso di san Luigi. I 74. Ilicino, Bernardo. 50. ... INNOCENZO III. PAPA (Lotario de conti dl Segm). 4.266. Innocenzo VII. papa (Cosimo Migliorati). 50. lnnocenzo, monaco Inglese. 4. IsAAC (ABATE) DI StRIA. 163. 271. Isaac, rabbi. [34. 204. 208.

Kappio, Giovanni Errardo. 70.

Laderchi, Giovan Batista. 83. Lambecio, Pietro. 163. Lami, Giovanni. 21. 24. 65. 146. della Lana, Jacopo. 115. 116. --~,--- E App. pag. 274. de' Landolfi, J acopo. ] 9 I • Lanfranco da Pavia, arcivescovo Cantuariense. '99, Lanzilago. IS. Latini, Brunetto. 31. 146. Lavagnolo, Gregorio. IS. Leber, C. 3. da. LENDINARA, FRANCESCO. V. Francesco da Lendi-

nara. Lentulo. II6. 172.283. Lenzoni. Carlo. 207.

Leo. 204.

Leopoldo II, Granduca di Toscana. 99, Leucadio. 15. Ligorio. Pirro. 138. Liguori. Sanzio, 0 Sante. 50. dal Lino, Antonio. IS. Lionello d' Este, marchese di Ferrara. V. Este. Lismanini, U guccione di mess. Arturo. 24. Litta, conte Pompeo. 19. Lives, Ba'rtolommeo. 143. LIVIO, (TITO). 146. 294.

E App. pag. 282. Loredano, Federigo di mess. Antonio. 4. ---- Paolo. II I. Lorini, Buonaiuto. 289. Lotario de' conti di Segni. V. Innocenzo iIi papa. LUCA (MAESTRO) DI MATTEO DA FIRENZE. 236. Luca daUa Scarperia, monaco, copiatore. I I 2. Lucano, M. Anneo. 19. uS. 136. do. LUCCA, BERNARDINO. V. Bernardino da Lucca. LucHio. 50. t

LULLO, RAIMONDO. 26. 147. de Lusa, Giovanni. 223. Mabillon, p. don Giovanni. 82. 123. 156. Machiavelli. Niccolo. 50. MADDAI,ENA (SUORA) del Convento di S. Maria Mag-

giore di Venezia. 203.

Maffei, Scipione. IS. 56. de' Maggi, ° Mazi, Giovanni. 102.

Mai, cardinale Angelo. 8I. de'Malatesti. Andrea detto Malatesta. 8 I . --' --- Carlo. 50.

'--- Isabetta. So. ---.---- E App. pag. 267. ---- Isotta. 55. ----- MALATESTA. 50. ------E App. pag. 267. ---- Pandolfo. 50. 288. ---- Sigismondo Pandolfo. 55. 288. Malavolti, Orlaudo. 50. Malerbi, Niccolo, 0 Malermi, Niccolo. 266. Manetti, Giannozzo. 97. MANFREDI, GIROLAMO. 237. ----- Guidantonio. 49. de'MANGABOTTI, ANDREA. V. Andrea di Jacopo da

Barberino. Mangeti, Giovanni Jacopo. 220.

Manni, Domenico Maria. 54.74.132. 152. 16r. 217. Manzi, Guglielmo. 50. 228. Maometto.208. Marchio (prete) copiatol'e. 126. Marescotti, Tideo Calvo. 15. Mariano da Siena. 40. Marini, Gaetano. 19. de' Marini, Cristoforo, di Arona, copiatore. 168. da Marliano, Cristoforo. 191. Marolois, Samuele. 289. Marsand, prof. Antonio. 15.57.68.75.210.

,---.--- E App. pag. 268. di Martino, Piero di Bonaguida. V. Piero di Bona-

guida ec. da MASSA, FRATE FILIPPO. V. Filippo (irate) daMassa. Mattioli, Andrea. 157. 298. Matteucci, caporale Paolo. 62. Mauro, maestro. 220. Mazzinghi, Pierfrancesco del Bianco di Agostino del

Bene. 49. . Bene del Bianco di Agostino del Bene. 49.

Mazzolla, p. don Calisto. 252. 253. Mazzuchelli, Giammaria. 19. 24. 50. 52. 55· 56. 173.

208. 209' Medici, duca Alessandro. 35. -_.- Cosimo (pater patriae). 50. 207.

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309 INDICE GENERALE. :no

Medici. Giuliano di Piero. 23. --- GIULIANO DJ LORENZO. 99. - LORENZO DI PIERO, detto IL MAGNIFICO. 23.

45· 99· --- E App. pag. 270.

de MEDINA, PEDRO. 243. Mehus, Lorenzo. 29. 50. 70. 97. T J 5. 128. MELETA, BEJ.O. V. Moietta, Belo. Melzi, cay. Gaetano de' conti. 42. 102. MENGHINO DA MEZZANO. V. Mezzano. MENODORO, ANCONI'fANO. 15. Mercurio Trismegisto. 207. da MEZZANO, MINGHINO. I IS. MICHELE. T 9. Michele (frate) di maestro Dino di Cagnoli. 166. MICHELI, SA BEI,LO. 17. 32. MILLO, ANTONIO. 274. Minerbetti, Piero di Giovanni. I I 2. Mocenigo, Giova.nni, doge di Venezia.. 263. MOIETTA, BEI,O. 197. MOLETO, GIOSEFO. 145. Molini, Giuseppe. 123. Molossi, Giambatista. 6 I. Molza, Francesco Maria. 36. Monaci, ser Ventura. J I I. --- ser Ventura di ser Niccolo. I J 1. MONDINO (MAESTRO) DEL FRIULI. 157. de' MONGIABOTTI, ANDREA. V. Andrea di Jacopo da

Barberino. MONTE ANDREA DA FIRENZE. 50. da Montefeltro, Federigo, conte di U rbino. 50.

GUIDANTONIO, conte IX. d' Urbino. 50. da MONTICCHIELLO, DOMENICO. II I. di Montrone, Don Giordano de' Bianchi Dottola, mar·

chese·40. MORDENTE, FABRIZIO. 145. Morelli, cay. Jacopo. 5. 70. 137.202.274.

Moreni, can. Domenico. 40. 52. 132. M oro, Cristoforo, doge di Venezia. 185. Morosini, famiglia. 8 I. --- Jeronimo di Lodovico. 10. Moiicke, Francesco. 49. Muratori, Lodovico Antonio. 22. 40. 65.

Nani, Jacopo di mess. Giovanni, copiatore. 64. Nannucci, prof. Vincenzio. 29. 171. 193. NAVAGERO, ANDltEA. 36. del Nero, Piero. 95. 96. 104. 129. 228. de' Neroni. Francesco. 207. Niccoli, Niecolo. 50.

Niccolini (marchese) di Firenze. 24. Niccolo IV. papa. 209.

Niccolo d' Este, marchese di Ferrara. V. Este. NICCOLO DA FERRARA, abate benedittino. 22. NICCOLO (FRATE) DA OSIMO. 162. 168. 182. 225· 299. NICCOLO, MEDICO SALERNITANO. 284. NICODElIlO. 204. 220.

NURSIO, FRANCESCO. IS.

ODDO,O DEGLI ODD!, ANGELO. 139' ONOFRIO, VERONESE. 36. Onorio di Antun. 199. Oppenheim, David. 167. 229. ORDANT, famiglia. 132. Orefici beata Eufrosina. 253. Orietta, Sanese. 50. Origene. 163. ORLANDI, ALBERTO da Fabriano. 50. ---- Pellegrino Ant.o 237. degli Orologi, Francesco. 82. Orsini, Angelo, detto il Tartaglia. V. Tartaglia, Angelo. --- Gaspare, cognominato Broglio. V. Broglio,

Gaspare. da 081MO, FRA NlCCOLO. V. Niccolo, (Irate) da Osimo. Ossinger, fra Gio. Felice. 29. 137. da OTRANTO, GUGLIELMOTTO. V. Guglielmotto da

OtranttJ. OTTAVIANO, AUGUSTO. 22. 50. Oudin, Casimirro. II9. 156. 163. Ovidio. HI. 160.

P. FRANCESCO, rimatore Anconitano, ° della Marco. di Ancona. 55. --------E App. pag. 267.

Pacomio. 254. 264. PAGLlARESI, NERI DI LANDOCCIO. 53. PALATINO, GIO. B. 196. Pammachio. 50. Pandolfini, don Clemente. 193. Pandolfo da Parma. 15. Pandolfo, Partenopeo. 15. Pandoro, Nicostrato. IS. PANORMITA, ANTONIO. V. Beccadelli, Antonio. PANZ1ERA, FRATE UGo. 84.156.299. PAOLO (SANTO) APOSTOLO. 63. P.A RINO di Firenze. 19. Paris, cay. A. Paolino. 3. 26. 29. Passavanti, Jacopo. 148. de' Pasti, Matteo. 55. Pelagio I, papa. 266. 267.

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811 INDICE GENERALE.

Pelli, Giuseppe. 97. Pentadio. 50. 133. Pepi, Francesco. 19. PER_UDO, FRA GUGLIELMO. V. Guglielmo (Ira) da

perault. Perticari, conte Giulio. 40. Peruso, Zuane. V. Petrucio, Giov. PETRARCA, FRANCESCO. 23. 30. 47. 50. 57. 59. 60. 61.

62.64.65.66.67.68.69' 70. 71. 72. 73· 74· 75· 76. 78. 79. 80. 81. 83. 99. I I I. 208. 263. 288. ------E App. pag. 268.

de' PETRUCCI, ANTONIO DI CECCO Rosso. 50. Petrucio, Giovanni. IS. Piccinino, Niccolo. 41. Piccolomini, Enea Silvio. V. Pio II,papa. Piero di Buonaguida di Martino, copiatore. 151. PIEROZZJ, ANTONINO. V. Antonino (santo), al'civescovo

di Fil'enze. Pietro. 50. PIETRO ISPANO. 260. Pio II, papa (Enea Silvio Piccolomini). 50. 185. Pilii, Niccolo, 101.

Pisano, Valerio. IS. --- Vittore, pittore e scultore. 41. da PISTOIA, AGOSTINO. V. Agostino da Pistoia.

Alessandro di Francesco. V. Alessandro di Francesco da Pistoia.

----- CINO. V. Gino da Pistoia. MAESTRO Fu.IPPO. V. Filippo (maestro),

cittadino di Pistoia. Pitti, Buonaccorso. 50. de Podio S ...... 241. Poggi, Francesco. 228. Poggiali, Cristoforo. 176. 191. ---- Gaetano. 6. Polano, Giustino. 263. Polenta, Guido. 109.

POLENTONE, SICCO. 70. 73. Polibio. 16. POLlZIANO, ANGELO. 99.

PONTE, CESARE. 61. da Prato, fl'a Daniello. 247. Prideaux, Giovanni. 4. Prioli, mess. Antonio. 41. Prisciani, Peregrino. 22. PRUDENZIO, GruLIO. 120.

Pucci, marchesse Giuseppe. 186. Pucillo di Antonio di Pucino da Pisa. 50. PUGLIESI, Gherardo di Tura, copiatore. 267. ---- Tura. 267. Pulci, Antonia. 58. Pulci, Bernardo. 58. 40.

Pulci, LUCA. 45. -- LUIGI. 45.

Quadrio, Francesco Saverio. IS. 45. 50. 53. 8 I. 263. Quetif ed Echard (padri). 93. 124. 156. de' Quislerii, Bartolommeo, copiatore. 24.

Radero, Matteo. 155. RAFFAELE (d'ignoto casato). 19.

de'Rambaldi, Benvenuto. V. Benvenuto da [mala. Rangoni, famiglia. 22. da RAVENNA, PIETRO. V. Tomei, Pietro. Razzolini, Luigi. 82. Redi, Francesco. 18. 132. de Regibus, Antonio (prete) copiatore. 122. Riccardi, (marchese) di Firenze. 24. da RIETI, TOMMASO. V. Tommaso da Rieti. da Rimini, Teodoro. V. Teodoro da Rimini. Rinaldi, Odorico. 185. Rinuccini, Filippo. 50.

Andrea. 228. da RIVAI.TO, FRA GIORDANO. V. Giordano (Ira) da

Rivalto. Rivet, don Antonio. 119. RIZARDO DA BOLOGNA. IS. da Rosciate, Alberigo. V. Alherigo da Rosciate. Roscoe, Guglielmo. 45. Rossetti, Domenico. 30. Rossi, Antonio. ,19, de'Rossi, Pino. 87. 89. Rossi, cav. Stefano. 266. de Rubeis, Andrea. 132.

de Sade, abo Jacopo Francesco Paolo Alfonso. 70. Sadoleto, Francesco. 57. Sagredo, san Gherardo. 185. da SALERNO, FRA GIOVANNI. V. Giovanni (ira) da

Salerno. Saliceti, Natale. 49. da SALICETO, GUGLIELMO. 176. Salimbeni, Niccoli). 50. Sallustio, C. Crispo. 125. 136. Salomone. 48. Salomoni, famiglia Veneziana. 72. Salviati, Jacopo, arcivescovo di Pisa. Z3. - Lionardo. 27. 129. 132. 146. 149· 174. Salvini, Bastiano. 134. Salutati, Coluccio. I IS· ------ E App. pag. 273.

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313 INDICE GENERALE. 314

SAMUEL, RABBI. 134. 204. 208. SANDEl, FELINO. 19. Sandro, gesuato, copiatore. 8. SANGUINAZZI, JACOPO. 8J. SANNAZARO, J ACOPO. 6 I. Sansone, Gi'lComo, di ser Gasparino. 133. Sanuto, Marino, copiatore. I) 6. Sasso, Gregorio. 15. SAVIOZZO, SIMONE DI SER DINO, detto II.. V. Forestan'i,

S£mone. Savonarola, fra Girolamo. 19. Sbaraglia, fra Gio. Giacinto. 26. 162. 178. 179. della Scala, Cane. 54. Scardeone, Bernardino. J 73. dalla Scarperia, Luca. V. Luca dalla Scarpe1'ia. SENECA. 50. 272. SERAFINO. 19. Serantoni, Piero, copiatore. 13. Serdonati, Francesco. 86. Sforza, Francesco. 50. . _-- Galeazza Maria, duca di Milano. 185. - Ippolita. 19I. SIDRAC. 147. 234-da SIENA, ALDOBRANDINO. V. Aldobrandino da Siena. SlGIBALDI, CnlD. V. Gino da Pistoia. Sigoli, Simone. 228. Siliprando, Domenico. 70. SIMONE DI SER Dnw DA SIENA. V. Forestani, Si-

mone. SIMONE DA CASSIA. 137.279. Simoni, Alamanno di Simone. 75. SOZZIFANTI, BENEDETTO. 19. SPIRITO (DE' GUALTIEIn) LOItENZO. 4 [. degli STABILI, CECCO. V. Cecco (degli Stabili) il'Ascoli. Staccoli, Agostino, da U rhino. 50. Steno, Michele, Doge di Venezia. 208. STOPPA, }'RA TE. V. BosticM, Irate Stoppa. da STRATA, ZANOHI. ISO. 184. 187. 226. SVETONJO. 136. 153. 294· di SVEVIA, FRATl, GIOVANNI. V. Giovanni tli Srevia. Summonte, Gio. Antonio. 50. SUSONE, ENltlCO. V. Giovanni di Svevia.

1'acoli, conte Niccolo. 269. 1'afuri, Gio. Bernardino. 138. 179. 209. 220. 1'AIOLI, PIETRO. 19. 'rardif, Guglielmo. 2 r. Tartaglia, Angelo Orsini, detto i1. 81. Tavelli, da 'russignano, Giovanni. 8. IS0. 187. Taux.o, Nanni, copiatore. 49.

da TEMPO, mess. ANTONIO. 70. TENSINI, Francesco. 289. 'reodoro da Rimini. 159. Terzi, Terzo, Architetto. 138. TIBALDEO, Antonio. 50. 99. Tideo Calvo. V. Jllarescotti, Tideo Galvo. Tinto, Girolamo, architetto. 138. Timboschi, Girolamo. 19· 22. 45· 53· 70 . 7+ 138. 157·

no. 296. Tolosani, Giovammaria. 74. Tomasini, Jacopo Filippo. 32.70. Tomei, Pietro. 19. TmIlIIAI, PIETRO. V. Tomei, Pietro. TOllIl\fASO (FRATE). 13. To:IIMASO DA RmTI. 50. Toppi, Niccolo. 220. Tornabuoni, Lucrezia. 58. Torti, Cesare . .50. Tosti, don Luigi. 86. Traversari, Ambrogio. 29. 70. I IS. 128. Tresatti, fra Francesco. 159 . Trinci, Ugolino. 37. Trivisani, mess. Stefano. 137. 'rrivisano, Bernardo. 26. Tron, Niccolo, Doge di Venezia. 263' da Tuderano, NiccolO. I IS. da Tussignano, Giovanni. V. Tavelli, Giovanni.

Valerio Massimo. 50. 267. Valbrsi, Domenico. 5. eli Valois, Giovanni. V. Giovanni re di Francia. da V ARAGINE, J ACOpO. V. Jacopo tla Varagine de Varsio, Batista, copiatore. 7 I.

Ubaldini, Fedel'igo. I I I. degli Uberti, Fazio. 208. Vedova, Giuseppe. 40. 81. --- MICHELE. V. Vidua, Michele. Velluti, Donato. I I I.

Ventura, Luigi di Francesco. 75. VEltITA, GIROLAMO. 36. U ghelli, Ferdinando. 152. 209. U GONE DA SAN V ITTORE. 82. da Vicenza, Gello di ser Bonaventura. V. Cello di Ser

Bonaventura. da Vidml, Michele. 263. de'VIGRI, CATERINA. V. Caterina (santa) da Bologna. Villani, Francesco di Giovanni di Villano di Stoldo. 151. --- GIOVANNI. 1. 151. Villa, Angelo Teodoro. 160. di Villarosa, ducll. II5.

S s

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3]5 INDICE GENERALE.

Virgilio. J9.50. 85· 233· 285. rli Virgilio, maestro Giovanni. 97. Visconti, Giovanni, arcivescovo di Milano. 50. ---- Giovan Galeazzo, duca di Milano. 8 I.

--- da Oleggio, Giovanni. 54. Vitelli, Oliviero. 19. VITRUVIO, M. POLLIONE. 138. Vittorino da Feltre. 5. VIVALDO IJI BEL CAZER, 0 DEL BEL CALZER. 24. 131. da VOLTERRA, FRA BERNARDO. V. Bernardo (Irate)

da Volterra. rln. Voragine, Jacopo. V. Varagine. de U zeda, Gonzalo Sanchez. 147.

Waddingo, fra Luca. 26. 162. 178. 179.182. \Veisa, Carlo. IS. Wellesley, dott. Enrico. 40. 55. 58. 169. 189. 21+

Whyte, W. 76. W olfio, Gio. Cristiano. 229.

Ximenez, Alonso, co pia tore. 177.

Zaccaria, Francesco Antonio. 19. Zambelli, nobili Veneziani. 52. de' ZAMOREJ, GABRIO. 50. Zanetti, Guid' Antonio. 55. ZANOBI DA STRATA. V. Strata. Zanotti, abo Paolo. 82. 212. Zeno, Apostolo. 15. 26. 40 . 52. 56. 70. 9~L 124. ZIERABIN. II I.

Zilioli, Alessandro, copiatore. 202. --- Alessandro (il giovane). 202.

--- Vettore. 202. Zinanni, Pietro Paolo. 115.

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