Cassandra Clare - Le Cronache Di Magnus Bane Vol. 7 - La Caduta Dell_Hotel Dumort

33

description

lol

Transcript of Cassandra Clare - Le Cronache Di Magnus Bane Vol. 7 - La Caduta Dell_Hotel Dumort

Page 1: Cassandra Clare - Le Cronache Di Magnus Bane Vol. 7 - La Caduta Dell_Hotel Dumort
Page 2: Cassandra Clare - Le Cronache Di Magnus Bane Vol. 7 - La Caduta Dell_Hotel Dumort

Il libro

New York, 1970: sono trascorsi ormai cinquant’anni dal giorno in cui Magnus Bane è stato testimone

della trasformazione dell’Hotel Dumort e ora – nell’epoca scintillante della disco music e del trucco

glamour – di quell’albergo sontuoso non restano che polvere e decadenza. Ma la decadenza

dell'arredamento è l'ultimo dei problemi per i vampiri che abitano nell’hotel…

Il settimo racconto delle Cronache di Magnus Bane ci svela un nuovo segreto nel passato del più

misterioso personaggio della saga Shadowhunters.

Page 3: Cassandra Clare - Le Cronache Di Magnus Bane Vol. 7 - La Caduta Dell_Hotel Dumort

Cassandra ClareMaureen Johnson

Page 4: Cassandra Clare - Le Cronache Di Magnus Bane Vol. 7 - La Caduta Dell_Hotel Dumort

LA CADUTA DELL’HOTEL DUMORT~ 7 ~

Traduzione di Manuela Carozzi

Page 5: Cassandra Clare - Le Cronache Di Magnus Bane Vol. 7 - La Caduta Dell_Hotel Dumort

Le cronache di Magnus Bane7. La caduta dell’Hotel Dumort

Page 6: Cassandra Clare - Le Cronache Di Magnus Bane Vol. 7 - La Caduta Dell_Hotel Dumort

Luglio~ 1977 ~

— E tu che cosa fai? — chiese la donna.— Oh, questo e quello — rispose Magnus.— Ti occupi di moda? Dall’aspetto si direbbe di sì.— No — le disse. — Io sono la moda.Era stata una battuta un po’ presuntuosa, ma alla sua vicina di posto sembrava essere

piaciuta. In effetti l’aveva detta intenzionalmente, era stata una specie di test: quellapasseggera trovava divertente qualsiasi cosa, dallo schienale del sedile di fronte, alle sueunghie, al suo bicchiere, ai suoi capelli, ai capelli di chiunque altro, al sacchetto per ilvomito…

L’aereo era in volo da un’ora appena, ma lei si era alzata per andare in bagno giàquattro volte. E ogni volta era tornata sfregandosi furiosamente il naso e muovendosivisibilmente a scatti. Adesso si era sporta verso di lui, facendo cadere i biondi capellispazzolati all’infuori dentro il bicchiere di champagne e costringendolo ad annusare l’Eaude Guerlain che aveva sul collo. Sotto le narici le erano rimasti incollati dei residui dipolvere bianca.

Magnus avrebbe potuto compiere lo stesso viaggio in pochi secondi con l’aiuto di unportale, ma trovava che l’aeroplano avesse qualcosa di affascinante. Era un mezzoelegante, avvolgente, lento. Offriva l’opportunità di conoscere altra gente. E questo a luipiaceva.

— Ma il completo che indossi? — lo incalzò la donna. — Di chi è?Magnus abbassò lo sguardo sull’abito di vinile rosso e nero scozzese, con vestibilità

morbida, che aveva abbinato a una t-shirt strappata. Era perfettamente alla moda per glistandard della scena punk londinese, ma ancora troppo all’avanguardia per New York.

— Io mi occupo di pubbliche relazioni — riprese lei, che già si era dimenticata diavergli fatto una domanda. — Lavoro per locali e discoteche. I migliori, ovviamente.Guarda qui, guarda.

Cominciò a rovistare dentro una borsa gigantesca – e smise appena tastò le sigarette.Se ne infilò una in bocca, l’accese e riprese a scavare finché non recuperò un piccoloportabiglietti da visita in tartaruga. Lo aprì con uno scatto e ne estrasse un cartoncinorettangolare con la scritta ELECTRICA.

— Vieni a trovarci — gli disse, tamburellando il biglietto con un’unghia rossa affilata. —Davvero, vieni. Lo hanno appena inaugurato, sarà la fine del mondo. Molto meglio delloStudio 54! Oh… Scusa un attimo. Vuoi favorire?

Gli mostrò, sul palmo della mano aperta, un flaconcino.— No, grazie.Un secondo dopo, inquieta, si stava già rialzando dal sedile, sbattendogli la borsa in

faccia per scavalcarlo e tornare alla toilette.

Page 7: Cassandra Clare - Le Cronache Di Magnus Bane Vol. 7 - La Caduta Dell_Hotel Dumort

I mondani avevano ricominciato a nutrire grande interesse per le droghe.Attraversavano fasi cicliche, e ora era il turno della cocaina. Magnus non ne aveva piùvista così tanta dal volgere del secolo, quando veniva usata per tutto: tonici, sciroppi epersino Coca-Cola. Per un po’ aveva pensato che se la fossero lasciata alle spalle, inveceera tornata, e in grande stile.

A lui le droghe non erano mai interessate. Il buon vino, quello sì, senza dubbio, ma peril resto si teneva alla larga da intrugli, polveri e pasticche. Non ci si poteva drogare epretendere di compiere magie. E poi quelli che lo facevano erano sempre così noiosi…Inguaribilmente, implacabilmente noiosi. Le droghe ti rendevano troppo lento o troppoveloce, e finivi per parlare solo di quello. Alla fine l’alternativa era fra smettere – unpercorso atroce – o morire. Non c’erano vie di mezzo.

Come tutte le fasi dei mondani, anche questa si sarebbe conclusa. Presto, speravaMagnus. Chiuse gli occhi e decise di dormire per tutto il tempo della traversatasull’Atlantico. Si era lasciato Londra alle spalle, ed era arrivato il momento di tornare acasa.

Uscendo dall’aeroporto JFK, Magnus ebbe subito l’occasione di ricordarsi il motivo per cui,due anni prima, fosse sostanzialmente fuggito da New York: d’estate faceva troppo,troppo caldo. In quel momento il termometro sfiorava i trentotto gradi, mentre la puzzadi cherosene e di gas di scarico si mescolava alle esalazioni marcescenti cheincombevano su quell’angolo remoto di città. Quell’odore, Magnus lo sapeva, non avrebbefatto che peggiorare.

Sospirò e salì sul primo taxi disponibile.Il veicolo era confortevole quanto qualsiasi altra scatola di metallo esposta a un sole

cocente, e il tassista madido di sudore offriva anche lui un discreto contributo alla qualitàdell’aria.

— Dove ti porto, bello? — gli chiese indugiando con lo sguardo sul suo completo.— All’angolo fra Christopher Street e la Sesta.Il tassista emise una sorta di grugnito, accese il tassametro e si lanciò nel traffico. Il

fumo che gli usciva dal sigaro andava a finire dritto in faccia a Magnus, che decise disollevare un dito e deviarlo magicamente fuori dal finestrino.

La strada che dal JFK portava a Manhattan era strana, si snodava attraverso quartieriresidenziali per famiglie e aeree desolate, oltre cimiteri affollati. Era una tradizionevecchia di secoli: tenere i morti fuori dai confini della città – ma non troppo. Londra, doveera appena stato, era circondata da cimiteri. E Pompei, visitata pochi mesi prima, avevaun’intera via dedicata ai morti, con le tombe che portavano fino alle mura cittadine. Al dilà di tutti quei quartieri e quei cimiteri, in fondo a una trafficata autostrada, all’orizzontebrillava Manhattan, con le sue guglie e le sue cime che cominciavano ad accendersi diluce per la serata. Dalla morte alla vita.

Non avrebbe mai pensato di stare via così a lungo. L’idea era quella di fare unasemplice capatina a Montecarlo… Ma poi gli eventi avevano preso il sopravvento. Unasettimana a Montecarlo si era trasformata in due settimane in Costa Azzurra, che poierano diventate un mese a Parigi e quindi due mesi in Toscana; senza neanche

Page 8: Cassandra Clare - Le Cronache Di Magnus Bane Vol. 7 - La Caduta Dell_Hotel Dumort

accorgersene era finito su una nave diretta in Grecia, era ritornato a Parigi per unastagione e poi aveva fatto un salto a Roma, a cui era seguita Londra…

E così via, finché la vacanza era durata due anni. Cose che succedevano.— Di dove sei? — gli chiese il tassista adocchiandolo dallo specchietto retrovisore.— Oh, un po’ di tutte le parti. Di qui, principalmente.— Sei di qui? Sei stato via? A vederti si direbbe di sì.— Sono stato via un po’.— Sentito degli omicidi?— È diverso tempo che non leggo i giornali — rispose Magnus.— Un pazzo. Si fa chiamare Figlio di Sam, ma gli altri lo definiscono anche “il killer

della calibro quarantaquattro”. Se ne va in giro ad ammazzare le coppiette nei parcheggi,ti rendi conto? Bastardo di un pervertito. Molto pervertito. La polizia non lo ha ancorapreso, non fa un bel niente. Che schifo. E la città è piena di gente come lui! Dai retta ame, non saresti dovuto tornare.

I tassisti di New York – sempre piccoli raggi di sole.

Magnus scese all’angolo fra la Sesta e Christopher Street, un incrocio bordato di alberi nelcuore del West Village. Persino al tramonto il caldo era soffocante, eppure, in quelquartiere, sembrava un incentivo a fare festa. Ricordava il Village come un postointeressante già prima della partenza, ma a quanto pareva la voglia di divertimentoaveva raggiunto livelli di gran lunga superiori: c’erano uomini che giravano per le stradein maschera, caffè all’aperto strapieni di clienti, un’atmosfera carnevalesca che Magnustrovò subito intrigante.

L’appartamento di Magnus era al terzo piano senza ascensore di un palazzo in mattoniche dava direttamente sulla strada. Entrò dal portone e salì leggero le scale, carico dibuonumore… Buonumore che sparì appena giunse sul pianerottolo. La prima cosa chenotò fu, proprio nei pressi della sua porta, un odore sgradevole e pungente – qualcosa dimarcio, mescolato a un tanfo tipo puzzola e ad altre cose che non ci teneva a identificare.Lui non viveva in un appartamento maleodorante. Casa sua profumava di pavimentipuliti, fiori e incenso. Infilò la chiave nella toppa e, quando cercò di aprire la portaspingendola, si accorse che rimaneva bloccata. Dovette darle un forte spintone. La naturadell’ostacolo fu subito chiara: scatole contenenti bottiglie di vino vuote. Vide, con suagrande sorpresa, che la televisione era accesa. Davanti, stravaccati sul divano, quattrovampiri guardavano cartoni animati con sguardo assente.

Li riconobbe senza dubitare. Quella pelle esangue, quella posa languida… Non si eranonemmeno presi la briga di pulirsi il sangue dagli angoli della bocca: l’intera superficie deiloro volti era butterata da grumi rinsecchiti. Un disco girava all’infinito sullo stereo. Avevafinito di suonare ed era rimasto bloccato sulla traccia vuota, sibilando delicatamente lasua disapprovazione.

Solo uno dei vampiri si girò per guardare il nuovo arrivato.— E tu chi sei?— Magnus Bane. Vivo qui.— Ah.

Page 9: Cassandra Clare - Le Cronache Di Magnus Bane Vol. 7 - La Caduta Dell_Hotel Dumort

Come niente fosse, il vampiro tornò a girarsi verso i cartoni animati.Quando Magnus se n’era andato, due anni prima, aveva lasciato casa sua nelle mani di

una governante, la signora Milligan. Tutti i mesi le aveva inviato dei soldi per le bollette eper le pulizie. Le bollette erano state sicuramente pagate, perché la corrente c’era. Ma dicerto non aveva pulito, e probabilmente non aveva nemmeno invitato quei quattrovampiri a vivere lì e a distruggere tutto. Ovunque posasse lo sguardo, infatti, incontravasegni di trascuratezza e distruzione. Una delle sedie della cucina giaceva a pezzi sulpavimento. Le altre erano sovrastate da pile di riviste e quotidiani. I posaceneretraboccavano, così come gli altri oggetti costretti a svolgere la stessa funzione. Era untrionfo generale di fuliggine e mozziconi di sigaretta. Le tende del salotto erano logore estorte. O meglio: tutto era storto, e qualcosa persino sparito. Magnus possedeva diverseopere d’arte, collezionate nel corso degli anni. Si mise alla ricerca di uno dei suoi pezzipreferiti, una porcellana di Sèvres che normalmente teneva su un tavolino all’ingresso.Sparita, ovvio. Insieme al tavolo.

— Non vorrei essere scortese — disse notando un mucchio di rifiuti puzzolentinell’angolo di uno dei suoi migliori tappeti persiani — ma potrei chiedervi come mai vitrovate in casa mia?

Sguardi annebbiati.— Perché ci viviamo — disse la ragazza seduta all’estremità del divano, l’unica audace

in grado di girare la testa.— No — ribatté Magnus. — Credo di avervi appena detto che qui ci vivo io.— Tu non c’eri. E così siamo arrivati noi.— D’accordo, ma ora sono tornato. Quindi dovete trovarvi un’altra sistemazione.Nessuna risposta.— Sarò più esplicito — riprese Magnus mettendosi in piedi di fronte al televisore. Dalle

dita gli uscirono scintille di luce azzurra. — Se siete qui, forse sapete chi sono. Forsesapete anche di cosa sono capace. Magari volete che evochi qualcuno in grado diaiutarvi? Oppure che apra un portale con cui farvi arrivare su ai confini del Bronx? InOhio? In Mongolia? Dove avete voglia di scendere?

I vampiri accasciati sul divano non dissero nulla per un minuto o due. Poi trovarono laforza di scambiarsi qualche sguardo. Ci fu un mugugno, poi un altro, infine tutti sialzarono con fatica indicibile.

— Non preoccupatevi per i vostri effetti personali — li rassicurò Magnus. — Ci penso ioa farveli avere. Hotel Dumort?

Era da molto tempo ormai che i vampiri avevano occupato il vecchio e maledetto HotelDumort, trasformatosi nel quartier generale di tutti i vampiri newyorkesi.

Magnus li osservò più da vicino. Non aveva mai visto dei vampiri così. Sembravano…malati? I vampiri però non si ammalavano. Potevano essere affamati, sì, ma malati no. Epoi quelli avevano anche già mangiato, come testimoniavano i loro volti sporchi. Di tantoin tanto si contorcevano.

Viste le condizioni in cui versava l’appartamento, non erano tipi a cui importasse dellasalute.

— Andiamo — disse uno dei quattro. Lentamente si trascinarono tutti fuori, sul

Page 10: Cassandra Clare - Le Cronache Di Magnus Bane Vol. 7 - La Caduta Dell_Hotel Dumort

pianerottolo, e poi giù dalle scale. Magnus chiuse a chiave la porta e, con un gesto dellamano, le mise davanti un antico mobile da bagno con il ripiano di marmo, in modo dabloccarla dall’interno. Era troppo massiccio e pesante, non avrebbero potuto romperlo ospostarlo. Purtroppo era anche pieno di vestiti sporchi che sembravano coprire qualcosa…Seppe, d’istinto, di non voler guardare oltre.

C’era un odore nauseabondo, e quello era il primo a dover sparire. Un lampo azzurrocrepitò nell’aria, e la puzza venne sostituita da un delicato profumo di gelsomino. Poitolse il disco dallo stereo. I vampiri gli avevano lasciato vinili in quantità: Magnus li passòin rassegna e si fermò quando vide l’ultimo album dei Fleetwood Mac, quello che in quelperiodo mettevano tutti. Gli piacevano: quella musica aveva qualcosa di leggero, dimagico. Sventolò di nuovo la mano nell’aria e a poco a poco l’appartamento ritornò inordine. Come gesto di ringraziamento, spedì l’immondizia e i vari cumuli nauseabondi alDumort. Dopotutto aveva promesso di provvedere lui agli effetti personali.

Nonostante la magia utilizzata per far funzionare l’aria condizionata, nonostante lepulizie, nonostante tutto quello che aveva fatto, l’appartamento continuava a sembrareappiccicoso, sporco e sgradevole. Magnus dormì molto male. Si arrese attorno alle sei delmattino e uscì in cerca di un caffè e qualcosa da mangiare. In fondo era ancora sottol’effetto dell’orario londinese.

Fuori, in strada, qualcuno rincasava dalla sera prima. C’era una donna che saltellava suun tacco solo, l’altro piede nudo. Tre ragazzi ricoperti di glitter e di sudore, avvolti insvolazzanti boa di piume, scendevano da un taxi poco lontano da lui. Si accomodò nelseparé d’angolo di una tavola calda dall’altra parte della strada; era l’unico posto aperto,sorprendentemente pieno. Ancora una volta, la maggior parte della gente sembrava altermine della giornata, non all’inizio, e trangugiava pancake per assorbire l’alcol cheaveva in fondo allo stomaco.

Alla cassa, Magnus aveva acquistato anche un giornale. Il tassista non aveva mentito:le notizie su New York erano sconfortanti. Aveva lasciato una città con dei problemi el’aveva ritrovata letteralmente devastata. Non c’erano soldi. Metà degli edifici del Bronxera andata a fuoco. Sulle strade si accumulava l’immondizia, perché non c’erano i soldiper raccoglierla. Aggressioni, omicidi, furti… e sì, un tale che si faceva chiamare Figlio diSam e si proclamava uomo di Satana se ne andava liberamente in giro con una pistola auccidere gente a caso.

— Lo sapevo che eri tu — disse a un tratto una voce. — Magnus! Dov’eri finito, amico?Un giovane uomo scivolò sul divanetto di fronte al suo. Portava un paio di jeans, un

gilet di pelle senza niente sotto e una catena d’oro al collo. Lo stregone sorrise e ripiegò ilgiornale.

— Greg!Gregory Jensen era un giovane lupo mannaro di straordinaria bellezza, con i capelli

biondi che gli arrivavano fino alle spalle. In realtà il biondo non era la tonalità preferita diMagnus, ma Greg sapeva portarla benissimo. Per un po’ era anche stato invaghito di lui,ma aveva lasciato perdere dopo aver conosciuto sua moglie, Consuela. L’amore fra lupimannari era qualcosa di veramente intenso, impossibile da raggiungere.

— Lascia che te lo dica — esordì Greg estraendo un posacenere da sotto il juke-box da

Page 11: Cassandra Clare - Le Cronache Di Magnus Bane Vol. 7 - La Caduta Dell_Hotel Dumort

tavolo e accendendosi una sigaretta. — In quest’ultimo periodo ci sono stati un sacco dicasini. E sto parlando di casini seri.

— In che senso, scusa?— Mi riferisco ai vampiri. — Greg aspirò una boccata profonda. — C’è qualcosa che non

va.— Ne ho trovato qualcuno in casa, ieri sera, quando sono tornato dall’aeroporto —

spiegò Magnus. — In effetti non mi sembravano tanto normali. Innanzitutto eranoveramente disgustosi. E poi sembravano… malati.

— E lo sono. Si sfamano come dei pazzi. Si sta mettendo male, amico mio. Molto male,fidati…

Si chinò sul tavolo e abbassò la voce.— Fra poco, se i vampiri non si danno una controllata, ci ritroviamo addosso tutti gli

Shadowhunters al completo. In questo momento non sono sicuro che sappiano cosa stasuccedendo. Il tasso di omicidi in città è talmente alto che forse non se ne sono neancheaccorti… Ma non ci metteranno molto.

Magnus si appoggiò all’indietro contro lo schienale.— In genere Camille tiene la situazione sotto controllo.Greg sollevò le spalle e le lasciò ricadere pesantemente. — Posso soltanto dirti che i

vampiri hanno cominciato a frequentare tutti i locali, tutte le discoteche. Si divertono allagrande. Il problema è che hanno cominciato ad attaccare la gente di continuo, sia neilocali che per strada. La polizia di New York pensa che si tratti solo di strane aggressioni,perciò finora non ha fatto scoppiare il caso. Quando però verranno a saperlo gliShadowhunters, vedrai che li avremo alle calcagna. Ogni scusa sarà buona per farci fuori.

— Gli Accordi proibiscono…— Gli Accordi un corno, Magnus! Te lo sto dicendo, vedrai che fra poco cominceranno a

sbattersene anche di quelli. I vampiri stanno infrangendo così tante regole che tutto èpossibile. Fidati, è un gran casino.

Magnus si ritrovò davanti un piatto pieno di pancake. Sia lui che Greg smisero diparlare per un istante. Greg spense la sigaretta, quasi del tutto esaurita.

— Devo andare — annunciò. — Ero di pattuglia per vedere se avevano attaccatoqualcuno, ma poi ti ho riconosciuto dalla vetrina. Ci tenevo a salutarti. È bello rivedertiqui.

Magnus buttò sul tavolo cinque dollari e scostò il piatto.— Vengo con te. Voglio vedere con i miei occhi.Nell’ora circa che Magnus aveva passato dentro la tavola calda, la temperatura esterna

si era ulteriormente alzata e aveva amplificato il fetore della spazzatura – quella chetraboccava fuori dai bidoni di metallo (materiale che, con il calore, contribuiva solo aesacerbare le esalazioni) e quella dentro ai sacchi impilati sul ciglio dei marciapiedi. C’eradell’immondizia gettata direttamente in strada. Magnus camminò sopra cartoni dihamburger, lattine e giornali.

— Le zone fondamentali da pattugliare sono due — gli spiegò Greg. — Una è questa,l’altra è Midtown West. Andiamo strada per strada. Io mi sposto verso ovest da qui. Sulfiume, nel Meatpacking District, ci sono un mucchio di locali.

Page 12: Cassandra Clare - Le Cronache Di Magnus Bane Vol. 7 - La Caduta Dell_Hotel Dumort

— Fa piuttosto caldo…— Bravo, amico mio. Il caldo. Penso che possa essere proprio quello a farli impazzire.

Dà alla testa a tutti.Greg si tolse il gilet. In fondo c’erano cose peggiori che passeggiare fianco a fianco con

un uomo stupendo, a torso nudo, una mattina d’estate. Ora che l’orario si era fatto piùaccettabile, per le strade era comparsa molta gente. Coppie gay che camminavano manonella mano, all’aperto, di giorno. E questa era una novità. Anche se la città sembravaessere in totale declino, qualcosa di buono c’era.

— Lincoln ha parlato con Camille? — chiese a Greg.Max Lincoln era il capo dei lupi mannari. Tutti lo chiamavano semplicemente per

cognome, e in effetti gli si addiceva, con quel fisico asciutto e la barba. Ma soprattuttoera adatto perché anche lui, come il suo più celebre omonimo, era un leader noto peressere calmo e risoluto.

— Non si parlano più — spiegò Greg. — Fine. Camille viene qui soltanto per i locali,niente di più. Lo sai com’è fatta.

Sì, Magnus lo sapeva fin troppo bene. Camille era sempre stata un po’ altezzosa, per lomeno nei confronti di sconosciuti e conoscenze superficiali. Aveva quell’aura regale chemetteva soggezione. Ma la vera Camille, quella della vita di tutti i giorni, era tuttaun’altra cosa.

— Cosa mi dici di Raphael Santiago?— Sparito.— Sparito?— Si vocifera che sia stato cacciato via. L’ho sentito dire da una delle fate, che a loro

volta dicono di averlo carpito dai discorsi di certi vampiri che passeggiavano a CentralPark. Probabilmente Raphael sapeva quello che stava succedendo e ne ha parlato conCamille. Adesso di lui si sono perse le tracce.

La cosa non prometteva bene.Attraversarono il Village, passando accanto a bar e negozi, su verso il Meatpacking

District, con le sue strade di acciottolato e i magazzini abbandonati. Molti erano statitrasformati in locali. Di giorno aleggiava un’atmosfera di desolazione – nient’altro che iresti di qualche festa ormai conclusa e, sotto, il fiume che si trascinava lento. Persino lacorrente sembrava risentire del caldo. Controllarono ovunque: nei vicoli, dietrol’immondizia. Cercarono sotto camion e furgoni.

— Niente — disse Greg sbirciando e smuovendo l’ultimo cumulo di spazzaturadell’ultimo vicolo. — Dev’essere stata una nottata tranquilla. Ormai bisogna rientrare,siamo in ritardo.

La decisione comportava una camminata veloce nel caldo sempre più soffocante. Gregnon era intenzionato a spendere soldi per un taxi né voleva che lo facesse Magnus,dunque lo stregone dovette necessariamente scarpinare fino a Canal Street. Il quartiergenerale dei lupi mannari era nascosto dietro la facciata di una rosticceria di Chinatown.Dietro il bancone, sotto il menu e le immagini di repertorio che illustravano vari tipi dipietanze, c’era una di loro. Alzò lo sguardo su Magnus. Quando Greg le fece un cenno conla testa, lei li lasciò entrare sul retro passando attraverso una tenda di perline.

Page 13: Cassandra Clare - Le Cronache Di Magnus Bane Vol. 7 - La Caduta Dell_Hotel Dumort

Lì dietro non c’era alcuna cucina. Soltanto una porta, che dava su uno spazio molto piùampio: la vecchia centrale del secondo distretto di polizia, il Second Precinct (le celletornavano utili nelle notti di plenilunio). Magnus seguì Greg lungo il corridoio scarsamenteilluminato che conduceva alla stanza principale della centrale, già gremita. Il branco siera radunato e al centro della stanza c’era Lincoln, in piedi ad ascoltare un membro chefaceva rapporto e annuendo con fare austero. Quando vide Magnus, alzò una mano persalutarlo.

— Bene — annunciò Lincoln. — Sembra che ora ci siate tutti. E abbiamo un ospite:molti di voi già conoscono Magnus Bane. È uno stregone, come potete vedere, ed è amicodi questo branco.

Tutti accolsero la notizia con gioia, ci furono gesti di saluto e commenti diapprovazione. Magnus si mise in fondo, appoggiato contro un archivio di metallo, perassistere alla riunione.

— Greg — disse Lincoln. — Sei arrivato per ultimo. Novità?— Nessuna. Tutto regolare.— Bene. Ma purtroppo un incidente c’è stato. Elliot? Vuoi spiegare a tutti?Un altro lupo mannaro si fece avanti.— Abbiamo rinvenuto un corpo — dichiarò. — A Midtown, vicino a Le Jardin. Un attacco

di vampiri, senza dubbio. Segni inequivocabili sul collo. Abbiamo tagliato la gola dellavittima, in modo da nascondere i morsi.

La sala venne percorsa da un mormorio generale.— Almeno terremo le parole “vampiro killer” lontane dai giornali per un po’ — osservò

Lincoln. — Ma non c’è dubbio che la situazione sia peggiorata, e ora una persona è morta.Magnus avvertì diversi commenti sui vampiri pronunciati a bassa voce, e altri a voce

più alta. Tutti erano blasfemi.— D’accordo, d’accordo — disse Lincoln alzando le mani per placare quell’ondata di

indignazione. — Magnus, tu cosa ne pensi di questa situazione?— Non so — ammise lui. — Sono appena tornato.— Hai mai visto qualcosa del genere? Attacchi in massa, casuali?Tutte le teste si girarono nella sua direzione. Si appoggiò più saldamente all’archivio;

non era poi così pronto a tenere una conferenza sui modelli di comportamento deivampiri a quell’ora del mattino…

— Mi è già capitato di assistere a pessimi comportamenti — rispose. — Ci sono tantevariabili in gioco. Sono stato in posti dove non c’erano nei paraggi né la polizia né gliShadowhunters, e in condizioni del genere la situazione può sfuggire di mano. Ma cosecome quelle che stanno succedendo qui non ne ho mai viste, almeno, non in areesviluppate. E soprattutto: non nei pressi di un Istituto.

— Dobbiamo fare qualcosa! — gridò qualcuno.Nella stanza riecheggiarono diverse voci di consenso.— Vieni, andiamo a parlare fuori — propose Lincoln a Magnus.Indicò la porta con un cenno e i lupi mannari si fecero da parte per lasciar passare lo

stregone. Lincoln e Magnus presero due bicchieri di caffè al bar all’angolo e si sedetterosui gradini davanti a uno studio di agopuntura.

Page 14: Cassandra Clare - Le Cronache Di Magnus Bane Vol. 7 - La Caduta Dell_Hotel Dumort

— C’è qualcosa che non va nei vampiri — disse Lincoln. — Di qualsiasi cosa si tratti, hapreso piede in fretta e sta picchiando duro. Se stanno circolando degli esemplari malatiche provocano questo massacro… prima o poi dovremo intervenire, Magnus. Nonpossiamo far finta di nulla. Non possiamo chiudere gli occhi di fronte a questi omicidi enemmeno correre il rischio di attirare qui gli Shadowhunters. Non possiamo permetterci diavere ancora problemi del genere, finirebbe male per tutti noi.

Magnus si mise a osservare una crepa nel gradino sottostante. — Hai contattato ilPraetor Lupus? — domandò.

— Ovviamente. Ma non riusciamo a individuare chi possa essere stato. Non sembraopera di un unico uccellino criminale: sono attacchi multipli in zone multiple. L’unicafortuna per noi è che tutte le vittime erano tossici di vario genere, quindi incapaci dispiegare chiaramente l’accaduto. Se uno di loro avesse detto “è stato un vampiro”, lapolizia avrebbe semplicemente pensato a un’allucinazione dovuta alla droga. Prima o poi,però, con il tempo, la storia comincerà a prendere forma. I giornalisti verranno a saperlo,gli Shadowhunters pure e la situazione andrà fuori controllo in un batter d’occhio.

Lincoln aveva ragione. Se fosse continuata nello stesso modo, i lupi mannari avrebberoavuto tutto il diritto di intervenire. E a quel punto sarebbe stata una carneficina.

— Tu conosci Camille — esordì Lincoln. — Potresti parlarne con lei.— Io conoscevo Camille. A questo punto è probabile che tu la conosca ormai meglio di

me.— Non so come mettermi in contatto con lei. Non è facile avvicinarla. Se avessi saputo

come fare, ci avrei già tentato. E comunque il nostro rapporto non ha niente a che vederecon quello che avevi tu con lei.

— In realtà non andiamo molto d’accordo — fece Magnus. — Non ci parliamo dasvariati decenni.

— Ma lo sanno tutti che voi due…— Quello è successo molto tempo fa. Cento anni, Lincoln.— E per voi due un secolo ha importanza?— Cosa vuoi che le dica? Non è facile presentarsi dal nulla dopo tutto questo tempo e

dire, come se niente fosse, “Smettetela di attaccare le persone. A proposito, come te lasei passata in questi ultimi cento anni?

— Se hanno qualcosa che non va, forse tu puoi aiutarli. Se invece lo fanno solo per ilgusto di rimpinzarsi, allora devono sapere che noi siamo pronti ad agire. E se ti importa dilei, come credo, non pensi che meriti un avvertimento? Ne andrebbe del bene di tutti.

Mise a Magnus una mano sulla spalla.— Per favore — gli disse. — Abbiamo ancora la possibilità di aggiustare le cose. Se

continua così, soffriremo tutti quanti.

Magnus aveva tanti ex, disseminati qua e là nella storia. Gran parte di loro erano solo unricordo, morti da tempo. Alcuni erano molto anziani. Etta, una delle sue ultime amanti,ora viveva in un ospizio e non lo riconosceva nemmeno più. Per lui andarla a trovare eradiventato troppo doloroso.

Camille Belcourt era diversa. Aveva fatto il suo regale ingresso nella vita di Magnus

Page 15: Cassandra Clare - Le Cronache Di Magnus Bane Vol. 7 - La Caduta Dell_Hotel Dumort

alla luce di una lampada a gas. Allora erano a Londra, in un mondo completamentediverso. La loro storia era stata avvolta nella nebbia, vissuta a bordo di carrozze chesobbalzavano sui ciottoli delle strade, sui canapé rivestiti di seta color prugna. Si eranoamati ai tempi dei manichini meccanici, prima delle guerre dei mondani. La sensazione,allora, era che ci fosse più tempo, più tempo da occupare e da consumare. E loro loavevano occupato. E lo avevano consumato.

Ma si erano lasciati male. Quando ami qualcuno con trasporto assoluto ma non seiricambiato allo stesso modo, lasciarsi bene è impossibile.

Camille era arrivata a New York alla fine degli anni Venti, proprio in corrispondenza delgrande crollo finanziario, del declino collettivo. D’altronde andava pazza per i drammi eaveva fiuto per i posti in crisi, bisognosi di una guida. Non ci volle niente perchédiventasse lei il capo dei vampiri. Viveva nel famoso Eldorado, un grattacielo dell’UpperWest Side. Magnus sapeva dove era Camille e Camille sapeva dove era Magnus, manessuno dei due contattava l’altro. Nel corso degli anni si erano incontrati, per puro caso,in diversi locali o in occasione di qualche evento. Si erano scambiati solo un rapido cenno,la loro relazione era un capitolo chiuso. Un filo dell’alta tensione, da non toccare. L’unicatentazione nella vita che Magnus sapeva di dover lasciare perdere.

E ora eccolo lì, a sole ventiquattro ore dal suo arrivo a New York, mentre entravanell’Eldorado. Era uno dei più famosi palazzi art déco di tutta la città, a ovest di CentralPark, con vista sullo specchio d’acqua del reservoir; spiccava per via delle due torrisquadrate che si innalzavano come corna ed era la dimora dei ricchi da più generazioni,delle celebrità, di chi semplicemente poteva. L’usciere in uniforme era stato istruito a nonfare caso alla mise o in generale all’aspetto di chi gli passava davanti, purché avessel’aria di entrare nell’edificio per un legittimo motivo. Per l’occasione, Magnus aveva decisodi accantonare il suo nuovo look. Niente punk, niente vinile né rete. Quella sera sfoggiavauna giacca Halston nera, con baveri larghi di raso bianco. Superò il test e ricevettedall’uscire un cenno e un sorriso affabile. Camille viveva al ventottesimo piano della torrenord. Un ascensore rivestito con pannelli di quercia e rifiniture in ottone salì all’interno diuno degli immobili più cari di tutta Manhattan.

I piani dentro le torri erano molto piccoli e raccolti. Alcuni ospitavano soltanto uno odue inquilini. In quel caso, due: Camille viveva al 28C. Magnus sentiva della musica uscireda sotto la porta. C’era un forte sentore di fumo misto alla scia profumata lasciata dachiunque fosse appena passato da quelle parti. Anche se si capiva che in casa c’erasicuramente qualcuno, Magnus dovette bussare per circa tre minuti prima che andasseroa rispondergli.

Fu sorpreso di riconoscere all’istante la persona che gli aprì. Era un viso di tanto tempoprima. All’epoca la donna portava un caschetto nero corto e un vestito con le frange.Allora era giovane, mentre adesso, pur avendo conservato una freschezza di base (ivampiri non invecchiavano in senso proprio), aveva l’aria vissuta. I capelli biondo platinole si arrotolavano in lunghe ciocche di boccoli pesanti; indossava un vestito color oroaderentissimo, appena sopra al ginocchio, e all’angolo della bocca le penzolava unasigaretta.

— Ma guarda un po’! Lo stregone più amato dell’universo! Non ti ho più visto da

Page 16: Cassandra Clare - Le Cronache Di Magnus Bane Vol. 7 - La Caduta Dell_Hotel Dumort

quando gestivi quel bar clandestino… Ne è passato di tempo.— Già — fece Magnus. — Daisy?— Dolly — lo corresse lei dischiudendo un po’ di più la porta. — Ehi, gente! Guardate

chi c’è!La stanza era piena di vampiri, tutti − doveva ammetterlo − vestiti con grande gusto.

Gli uomini portavano le giacche bianche che andavano tanto di moda quella stagione. Ledonne avevano dei vestiti in stile disco fantastici, quasi tutti bianchi o oro. Quel misto dilacca per capelli, fumo di sigaretta, incenso, colonia e profumo gli tolse il fiato per unattimo.

Odori pungenti a parte, nell’aria c’era una tensione che in realtà non aveva motivo diesistere. Magnus non era un personaggio sconosciuto ai vampiri, eppure quellacompagnia sembrava in allerta. Tutti si scambiavano sguardi. Si muovevano inquieti.Aspettavano qualcosa.

Nessuno invitò Magnus ad accomodarsi.— C’è Camille? — chiese finalmente lo stregone.Dolly appoggiò un fianco contro la porta.— Cosa ti porta qui stasera, Magnus?— Sono appena tornato da una lunga vacanza. Mi sembrava giusto passare a salutare.— Davvero?In sottofondo, qualcuno abbassò il volume dello stereo finché la musica non fu

praticamente impercettibile.— Qualcuno vada a chiamare Camille — ordinò Dolly senza voltarsi. Restava ferma sul

posto, occupando l’ingresso con la sua figura esile. Chiuse un po’ la porta per ridurre lospazio libero. Continuava a sorridere a Magnus in una maniera che lui trovava alquantoseccante.

— Solo un minuto — gli disse.Dietro di lei, qualcuno stava venendo verso l’ingresso.— E questo? — chiese ancora Dolly estraendogli qualcosa dalla tasca. — Electrica? Mai

sentito questo locale.— È nuovo. Sostengono di essere meglio dello Studio 54. Io non sono stato in nessuno

dei due, perciò non ti saprei dire. Una persona mi ha regalato degli ingressi.Magnus se li era messi in tasca prima di uscire di casa. Aveva fatto lo sforzo di vestirsi

a modo, dopotutto: se quella missione fosse finita male come immaginava, sarebbe statopiacevole avere almeno un posto dove andarsi a consolare.

Dolly sistemò gli ingressi a mo’ di ventaglio e iniziò a farsi aria davanti al viso.— Prendili pure — le disse Magnus. Era chiaro che Dolly lo avesse già fatto, senza la

minima intenzione di restituirli, quindi gli era sembrato carino ufficializzare il tutto.Un vampiro sbucò fuori dal corridoio e si mise a confabulare con altri compagni seduti

sul divano o in piedi, disseminati per la stanza. Poi un altro vampiro si presentò sull’uscio.Dolly si nascose per un attimo dietro la porta, richiudendola ancora di più. Magnus avvertìun mormorio. Poi la porta si riaprì, abbastanza da lasciar passare lo stregone.

— È la tua sera fortunata — gli disse Dolly. — Da questa parte.Il tappeto bianco che andava da una parete all’altra era così spesso e peloso che,

Page 17: Cassandra Clare - Le Cronache Di Magnus Bane Vol. 7 - La Caduta Dell_Hotel Dumort

passandoci sopra, Dolly barcollò sui tacchi alti. Era ricoperto di macchie: drink rovesciati,cenere, pozze di quello che secondo Magnus doveva essere sangue. I divani e le sediebianchi erano in condizioni simili. Le numerose piante di grandi dimensioni e le palme invaso erano tutte rinsecchite e cascanti. Alle pareti, diversi quadri appesi storti. Ovunquesi incontravano bottiglie e bicchieri vuoti con dentro un fondo di vino rappreso: era lostesso genere di scompiglio che Magnus aveva riscontrato all’arrivo in casa propria.

Più inquietante era tuttavia il silenzio sceso su tutti i vampiri presenti, che rimasero aosservare Magnus mentre Dolly lo accompagnava lungo il corridoio. Vide un divanoaffollato di umani immobili − soggiogati, senza dubbio, tutti apatici e smarriti, le boccheaperte, i lividi e le ferite che risaltavano disgustosi su collo e braccia. Il tavolo di vetro difronte a loro era abbondantemente ricoperto di polvere bianca accompagnata da qualchelametta. L’unico suono era la musica smorzata e, fuori, l’eco profondo dei tuoni.

Il corridoio era buio, con il pavimento cosparso di scarpe e vestiti; sentì dei gemitisoffocati provenire da dietro le tre porte che si aprivano su di esso. Dolly camminò fino infondo, fermandosi davanti a una porta doppia. Bussò una volta e la aprì.

— Entra pure — disse a Magnus, ancora con quello strano sorrisetto stampato in faccia.In netto contrasto con il bianco di tutto il salotto, quella stanza rappresentava il lato

dark dell’appartamento. Il tappeto era indaco scuro, un mare di notte. Le pareti eranotappezzate di argento intenso. Tutte le lampade erano coperte con scialli e foulard d’oroo anch’essi d’argento. I tavoli erano a specchio e restituivano di ogni immagine il riflessoe il controriflesso. Al centro di tutto, un imponente letto nero laccato con lenzuola dellostesso colore e una pesante coperta dorata. Distesa sopra di esso, Camille, in kimono diseta pesca.

Cento anni sembrarono svanire in un istante. Magnus si scoprì incapace di parlare.Avrebbe potuto essere ancora a Londra, con tutto il Ventesimo secolo accartocciato comeuna palla di carta e buttato in un angolo.

Ma il presente tornò con prepotenza a farsi sentire non appena Camille iniziò astrisciare sgraziatamente verso di lui, scivolando sulle lenzuola di seta.

— Magnus! Magnus! Magnus! Vieni qui! Vieni! Siediti!I lunghi capelli biondo argentato erano sciolti, completamente spettinati. Diede una

pacca sulla coperta, all’estremità del letto, per far segno a Magnus di accomodarsi. Nonera l’accoglienza che si sarebbe aspettato. Non era la Camille che ricordava, e nemmenoquella che aveva incrociato di sfuggita nel corso degli anni.

Quando fece per scavalcare quello che gli era sembrato un cumulo di vestiti, si accorseche in realtà aveva sotto i piedi una persona a faccia in giù. Era una donna, ed era ancoracalda; il collo le pulsava, seppur debolmente.

— Lei è Sarah — gli disse Camille, ricadendo a pancia in giù sul letto e lasciandopenzolare la testa oltre il materasso per guardarla.

— Ti sei nutrita di lei — dedusse Magnus. — Una donatrice volontaria?— Uh, sapessi quanto le piace… Magnus, caro… Stai benissimo, comunque. Giacca di

Halston? Noi stiamo per uscire. E tu verrai con noi.Scivolò giù dal letto e, barcollando, sparì dentro un’immensa cabina armadio. Magnus

sentì il rumore delle grucce che stridevano contro le barre di metallo. Esaminò di nuovo la

Page 18: Cassandra Clare - Le Cronache Di Magnus Bane Vol. 7 - La Caduta Dell_Hotel Dumort

ragazza a terra: aveva il collo pieno di morsi − e in quel preciso istante stava sorridendodebolmente, scostando i capelli per offrire anche a lui il proprio sangue.

— Io non sono un vampiro — le disse, facendole riappoggiare con delicatezza la testasul pavimento. — E tu te ne dovresti andare da qui. Vuoi che ti aiuti?

La ragazza fece un suono fra la risata e il piagnucolio.— Quale dei due? — gli chiese Camille uscendo a passo incerto dalla cabina con in

mano due abiti da sera neri, praticamente identici.— Questa ragazza è debole. Camille, le hai tolto troppo sangue, deve andare in

ospedale.— Sta bene. Lasciala in pace e aiutami a scegliere un vestito.Era tutta sbagliata, quella situazione. Non era così che sarebbe dovuto andare il loro

incontro. Si era aspettato un momento intenso, fatto di pause imbarazzate e sguardiambigui. Invece Camille si stava comportando come se si fossero visti il giorno prima.Come se fossero semplici amici. Se quelle erano le premesse, tanto valeva andare drittial punto.

— Sono qui perché abbiamo un problema, Camille. I tuoi vampiri uccidono la gente eabbandonano i corpi in strada. Stanno esagerando.

— Oh, Magnus! — Camille scosse la testa. — Sarò anche io la responsabile, ma nonposso controllarli. Devi ammettere un certo grado di libertà.

— E questo grado di libertà prevede l’uccisione dei mondani e l’abbandono dei lorocorpi sul marciapiede?

Camille non lo stava più ascoltando. Aveva buttato i vestiti sul letto e si era messa afrugare in mezzo alla pila di orecchini che aveva a disposizione. Nel frattempo, Sarahstava cercando di strisciare verso di lei. Senza nemmeno guardarla, l’altra le mise perterra uno specchietto pieno di polvere bianca. Sarah si buttò a capofitto e cominciò asniffare.

Fu allora che Magnus capì.Anche se le droghe degli umani non facevano granché effetto ai Nascosti, nessuno

sapeva cosa poteva succedere se quelle stesse droghe venivano ingerite con il sanguedopo aver attraversato l’intero sistema circolatorio umano.

Tutto quadrava. Il disordine. Il comportamento sconnesso. Gli assalti sanguinari nellediscoteche. Il fatto che avessero tutti quell’aria malata, quella personalità diversa dalsolito. Lo aveva visto accadere mille volte con i mondani.

Camille ora lo stava osservando con sguardo deciso.— Dai, Magnus. Stasera esci con noi — lo pregò. — Sei un uomo capace di divertirsi. E

io una donna che sa far divertire. Esci con noi, su.— Camille, devi smetterla. Devi renderti conto di quanto è pericoloso questo

comportamento!— Non mi ucciderà, Magnus. È impossibile. E non puoi capire come ci si sente…— La droga non può ucciderti, ma altre cose sì. Se non la pianti, sai benissimo che là

fuori c’è qualcuno che non te la farà passare liscia per aver fatto fuori dei mondani.Qualcuno interverrà.

— Lascia che ci provino — fu la risposta. — Dopo aver preso un po’ di questa roba,

Page 19: Cassandra Clare - Le Cronache Di Magnus Bane Vol. 7 - La Caduta Dell_Hotel Dumort

sono capace di affrontare dieci Shadowhunters alla volta.— Potrebbe non essere…Camille si chinò a terra prima che Magnus finisse la frase e affondò il viso dentro il

collo di Sarah. Lei si agitò per un attimo e gemette, poi divenne muta e immobile.Magnus udì il suono rivoltante del vampiro che beveva, che succhiava. Camille risollevò ilcapo, la bocca incorniciata di sangue che colava fino al mento.

— Allora, vieni o no? — chiese. — Non sai quanto mi piacerebbe portarti allo Studio 54.Tu non hai mai fatto una serata come quelle che facciamo noi!

Magnus doveva sforzarsi, per continuare a guardarla in quello stato.— Lascia che ti aiuti. Qualche ora, qualche giorno… Potrei toglierti questa roba dal

corpo.Camille si passò il dorso della mano sulla bocca, imbrattando così di sangue anche la

guancia.— Se non sei dei nostri, allora fuori dai piedi. Consideralo un avvertimento bonario,

Magnus. Dolly!La ragazza era già sulla porta. — Mi sa che qui non hai più niente da fare — disse allo

stregone.Magnus vide Camille che affondava di nuovo i denti nel collo di Sarah.— Sì — rispose. — Io qui non ho più niente da fare.Fuori c’era il diluvio. L’usciere fece riparo a Magnus con l’ombrello e gli chiamò un taxi.

Il contrasto fra la buona educazione al piano di sotto e quello a cui aveva assistito disopra era…

Bisognava non pensarci. Magnus salì a bordo del taxi, fornì all’autista l’indirizzo didestinazione e chiuse gli occhi. La pioggia tamburellava sulla carrozzeria. Ma lui aveval’impressione che gli stesse martellando direttamente la testa.

Non fu sorpreso di trovare Lincoln seduto sui gradini di casa sua. Con un gesto stanco,gli fece segno di entrare.

— Allora? — chiese il capo dei lupi mannari.— Non ci siamo — gli rispose, togliendosi la giacca inzuppata. — È colpa della droga. I

vampiri si nutrono con il sangue di gente drogata. Il risultato è che hanno sempre piùbisogno di mangiare e non riescono a controllarsi.

— Hai ragione — fece Lincoln. — Non ci siamo proprio. Avevo pensato anche io chepotessero esserci di mezzo le droghe, ma credevo che loro fossero immuni a cose come ladipendenza.

Magnus versò a entrambi un bicchiere di vino e insieme rimasero seduti in silenzio adascoltare il rumore della pioggia.

— Puoi aiutarla? — riprese Lincoln.— Se me lo permette. Ma non puoi guarire un drogato che non vuole farsi curare.— No. L’ho visto io stesso con i nostri. Però capirai che… questo comportamento non

può più essere tollerato.— Lo so, Lincoln.Il lupo mannaro finì il suo vino e depose con garbo il bicchiere.— Mi dispiace, Magnus. Mi dispiace tanto. Ma se succederà ancora, dovrai lasciare

Page 20: Cassandra Clare - Le Cronache Di Magnus Bane Vol. 7 - La Caduta Dell_Hotel Dumort

intervenire noi.Magnus annuì. Lincoln gli strinse una spalla e se ne andò.

Nei giorni seguenti Magnus restò per conto proprio. Fuori c’era un tempo ingrato, sipassava dal caldo estenuante ai temporali violenti. Stava cercando di dimenticare lascena vista in casa di Camille, e il modo migliore per farlo era tenersi occupato. In effettierano circa due anni che non pensava al lavoro: c’erano clienti da chiamare, incantesimida studiare e traduzioni da svolgere. Libri da leggere. Un appartamento da rimodernare.E ancora ristoranti nuovi, bar nuovi e gente nuova…

Ogni volta che si interrompeva, tornava con la mente all’immagine di Camilleaccovacciata sul tappeto, l’altra ragazza floscia tra le sue braccia, lo specchio pieno didroga, il viso ricoperto di sangue. Lo scompiglio. La puzza. L’orrore. Gli sguardi vacui.

Quando perdevi qualcuno per colpa di una dipendenza − e a lui era successo tantevolte − perdevi qualcosa di veramente prezioso. Lo guardavi cadere. Aspettavi chetoccasse il fondo, ed era un’attesa angosciante… Non voleva avere più niente a che farecon quella faccenda: quanto accaduto non era affare suo. Non aveva dubbi che Lincoln e ilupi mannari avrebbero sistemato le cose, e meno sapeva meglio era.

Lo tenevano sveglio la notte. Quella brutta storia, e i tuoni.Dormire da solo era un inferno, perciò decise che da solo non avrebbe dormito più.Eppure continuava a svegliarsi.Era la notte del tredici luglio − tredici, un numero disgraziato a New York. Fuori il

temporale faceva un baccano inaudito, sovrastava il rumore dell’aria condizionata,sovrastava la radio. Mentre era sul punto di finire una traduzione e prepararsi per uscire acena, saltò la corrente. La radio andava e veniva. A un tratto, per pochi istanti, tutto siilluminò di una luce abbagliante. Poi…

Tutto spento. Aria condizionata, luci, radio, tutto. Magnus agitò distrattamente unamano e accese una candela sulla scrivania. I cortocircuiti non erano un evento così raro.Gli ci volle però un istante per rendersi conto che, attorno a lui, si era fatto tutto moltobuio e molto silenzioso, se non fosse stato per delle voci fuori che gridavano. Andò allafinestra e la aprì.

Tutto era al buio. I lampioni, gli edifici. C’erano solo i fari delle auto. Prese la candela escese con prudenza le due rampe di scale che lo separavano dalla strada, dove si unì allamassa di gente in subbuglio. Aveva smesso di piovere, c’erano soltanto echi di tuoni inlontananza.

New York… si era spenta. Buio totale. Il cielo era un tutt’uno con i grattacieli. L’EmpireState Building non brillava più. Tenebre dense, imperscrutabili. E una parola correva dauna finestra all’altra, dalla strada, alle macchine, alle porte…

— BLACKOUT!Si cominciò quasi immediatamente a fare festa. Fu il gelataio all’angolo a iniziare,

svendendo tutto quello che aveva per dieci centesimi al cono, e poi regalandodirettamente il gelato a chiunque si presentasse con in mano una tazza o una ciotola. Poii bar cominciarono a offrire ai passanti cocktail in bicchieri di carta. Tutti si riversarono instrada. Qualcuno aveva appoggiato delle radio a batteria sul davanzale della finestra,

Page 21: Cassandra Clare - Le Cronache Di Magnus Bane Vol. 7 - La Caduta Dell_Hotel Dumort

diffondendo un mix di musica e di notizie. Il blackout era stato causato da un fulmine.Tutta New York era senza corrente. Ci sarebbero volute ore − giorni? − per ritornare auna situazione di normalità.

Magnus tornò in casa, tolse una bottiglia di champagne dal frigorifero e ridiscese suigradini d’ingresso, offrendo da bere anche a chi passava. Faceva troppo caldo per restaredentro, e fuori c’era uno spettacolo troppo interessante per poterselo perdere: la genteaveva cominciato a ballare sul marciapiede, e per un po’ anche lui si era unito allacompagnia. Accettò un martini da un ragazzo molto carino con un sorriso spettacolare.

Poi ci fu un sibilo. Tutti si radunarono attorno a una delle radio, che stavatrasmettendo il telegiornale. Magnus e il suo nuovo amico, David il suo nome, fecero lostesso.

— … incendi in tutti e cinque i distretti. Più di cento roghi segnalati soltanto nell’ultimaora. E ci giungono svariate segnalazioni di saccheggi. Si sono verificate anche dellesparatorie. Se stanotte dovete uscire, vi invitiamo a usare la massima cautela. Anche setutta la polizia è stata richiamata in servizio, non ci sono abbastanza agenti per…

Un’altra radio a qualche metro di distanza, sintonizzata su una diversa stazione, fornì ilmedesimo avviso.

— … centinaia di negozi sono stati saccheggiati. Ci sono notizie di vere e proprie rivoltein alcune aree. Siete vivamente pregati di rimanere chiusi in casa. Se siete impossibilitatia farlo, cercate rifugio in un…

Nel breve istante di silenzio, Magnus sentì delle sirene in lontananza. Il Village era unacomunità molto unita, perciò festeggiava. Ma chiaramente lo stesso non valeva anche pertutto il resto della città.

— Magnus!Quando si voltò, lo stregone vide Greg farsi largo attraverso la folla. Lo prese e lo tirò

in disparte, in un angolo tranquillo fra due macchine parcheggiate.— Mi sembravi proprio tu! Magnus, sta succedendo. Sono impazziti tutti. Il blackout…

C’è un locale dove i vampiri stanno uscendo di testa. Non riesco nemmeno a spiegartelo.È sulla Decima, a un isolato da qui. Non ci sono taxi in circolazione, puoi soltanto correre.

Ora che Magnus stava cercando di raggiungere una meta, si rendeva conto della totalefollia che imperversava nelle strade avvolte dalle tenebre. Dato che i semafori eranospenti, gente comune cercava di far defluire correttamente il traffico. Le macchine eranoferme immobili oppure viaggiavano troppo veloci. Alcune erano parcheggiate con i faririvolti verso i marciapiedi, in modo da illuminare negozi e ristoranti. Erano tutti in strada:l’intero Village si era riversato fuori dagli edifici, nessuno escluso, e non c’era spazio permuoversi.

Magnus e Greg dovettero farsi strada tra la gente e le macchine incespicando al buio.La folla si diradava un po’ via via che ci si avvicinava al fiume. La discoteca era

all’interno di uno dei vecchi magazzini del Meatpacking. La facciata industriale di mattoniera stata ridipinta con vernice color argento, e la scritta ELECTRICA, accompagnata daldisegno di un fulmine, campeggiava sopra le vecchie porte di servizio. Ai lati, due lupimannari con in mano delle torce e Lincoln che aspettava in disparte. Era impegnato inuna conversazione con Consuela, la sua vice. Quando la coppia si accorse di Magnus, lei

Page 22: Cassandra Clare - Le Cronache Di Magnus Bane Vol. 7 - La Caduta Dell_Hotel Dumort

si mise accanto a un furgone in sosta, mentre lui gli andò incontro.— È quello che temevamo — annunciò Lincoln. — Abbiamo aspettato troppo.I lupi mannari di guardia all’ingresso si allontanarono, Lincoln entrò spingendo le porte.

Dentro era buio come la pece, fatta eccezione per i fasci di luce proiettati dalle torce deilupi mannari. Si sentiva un forte odore di vari tipi di alcol mescolati fra loro e rovesciati,unito a qualcosa di pungente e sgradevole.

Magnus sollevò le mani in aria. Le luci al neon tutto attorno alla stanza ronzarono ebrillarono. Quelle da ufficio installate nel soffitto, impietosamente fluorescenti,cominciarono a crepitare. Anche la palla da discoteca riprese vita, ruotando lentamente ecreando mille punti di luce riflessa su tutta la pista, composta da grosse piastrelle diplastica colorata a loro volta illuminate anche da sotto.

La luce non fece che rendere la scena ancora più agghiacciante.Quattro corpi, tre donne e un uomo. Sembrava che tutti avessero cercato diverse vie di

fuga. Avevano la pelle color della cenere, deturpata ovunque da lividi verde-violaceo e dadecine di morsi; la luce che saliva dal basso li illuminava di rosso, giallo e azzurrosgargiante. C’era molto poco sangue, soltanto qualche piccola pozza qua e là. Neanchelontanamente la quantità che avrebbe dovuto esserci.

Magnus notò che una delle donne morte aveva dei lunghi capelli biondi che glirisultavano famigliari… L’ultima volta che l’aveva vista era stato sull’aereo, quando lei gliaveva regalato degli ingressi.

Dovette girarsi immediatamente.— Tutti dissanguati — spiegò Lincoln. — La discoteca non aveva nemmeno aperto!

L’impianto audio aveva iniziato a dare dei problemi già prima del blackout, dentro c’eranosoltanto gli impiegati. Due lì…

Indicò la piattaforma rialzata da DJ con le sue pile di giradischi e di amplificatori. Alcunilupi mannari erano saliti a esaminare la scena.

— Due dietro al bar… — proseguì Lincoln. — E un altro che è scappato e si è nascostoin bagno, ma gli hanno sfondato la porta. E poi questi quattro. Nove in tutto.

Magnus si sedette su una delle sedie vicine e si prese la testa fra le mani per unmomento, nel tentativo di mantenere la calma. Non contava per quanto tempo vivevi: acerte scene non ti abituavi mai. Lincoln gli lasciò un attimo di tregua.

— È colpa mia. Quando sono andato da Camille, una di loro mi ha rubato dalla tascagli ingressi per venire qui.

Lincoln prese una sedia e gli si mise accanto.— Questo non significa che sia colpa tua! Sono stato io a chiederti di andare a parlare

con Camille. E se anche lei fosse venuta qui a causa tua… noi non c’entriamo con questomassacro. Ora però lo vedi anche tu che non si può andare avanti così.

— Che cosa hai in mente di fare? — gli chiese Magnus.— Stasera ci sono dei roghi. In tutta la città. Cogliamo l’occasione: bruciamo l’intero

locale. Penso che i familiari di queste vittime preferirebbero pensare ai loro cari comemorti in un incendio anziché…

Indicò la terribile scena proprio dietro le loro spalle.— Hai ragione — concordò Magnus. — A nessuno può fare bene vedere i propri cari

Page 23: Cassandra Clare - Le Cronache Di Magnus Bane Vol. 7 - La Caduta Dell_Hotel Dumort

ridotti così.— Infatti. E non farebbe bene nemmeno alla polizia. Una notizia del genere getterebbe

la città nel panico più totale, e gli Shadowhunters sarebbero costretti a fare qualcosa.Mettiamo tutto sotto silenzio. Ci pensiamo noi.

— E i vampiri?— Andiamo a prenderli e li chiudiamo qui dentro prima di incendiare tutto. Abbiamo il

permesso del Praetor Lupus. Dovremmo considerare infetto l’intero clan, ma cercheremodi essere giusti e fare delle distinzioni. La prima che prenderemo, però, sarà proprioCamille.

Magnus sospirò lentamente.— Magnus — riprese Lincoln. — Cos’altro possiamo fare? È lei il capoclan. Dobbiamo

mettere fine a questa storia subito, adesso!— Dammi un’ora — gli disse lui. — Un’ora. Se riesco a farli sparire dalle strade in

un’ora…— C’è già una squadra diretta all’appartamento di Camille. Un’altra andrà all’Hotel

Dumort.— Quanto tempo fa sono partiti?— Mezz’ora, circa.— Allora vado subito. — Si alzò di scatto. — Devo tentare di fare qualcosa.— Magnus — lo chiamò Lincoln. — Se ti metti in mezzo, il branco toglierà di mezzo te.

Te ne rendi conto?L’altro annuì.— Ti raggiungerò quando avremo finito qui. Verrò al Dumort. È comunque lì che

finiranno tutti.

Serviva un portale. Data la situazione nelle strade, c’erano buone possibilità che i lupimannari non avessero ancora raggiunto l’appartamento di Camille, sempre che fosseancora lì. Doveva trovarla lui. Ma prima che potesse anche solo cominciare a disegnare lerune, sentì una voce sbucare dal buio.

— Sei qui.Magnus girò sui tacchi e alzò una mano per illuminare il vicolo.Camille gli stava andando incontro, incerta sui suoi passi. Indossava un vestito lungo

nero − o meglio, annerito dall’enorme quantità di sangue che lo inzuppava. Era ancoraumido e pesante, le si incollava alle gambe mentre avanzava.

— Magnus…Aveva la voce impastata. Il viso, le braccia, i capelli biondo argento: tutto sporco di

sangue. Appoggiò una mano contro il muro per sorreggersi nel suo incedere pesante emalfermo.

Magnus le andò incontro lentamente. Non appena le fu abbastanza vicino, leiabbandonò il tentativo di restare in piedi e si arrese, cadendo in avanti. La prese a mezzadistanza da terra.

— Sapevo che saresti venuto — gli disse.— Che cosa hai fatto, Camille?

Page 24: Cassandra Clare - Le Cronache Di Magnus Bane Vol. 7 - La Caduta Dell_Hotel Dumort

— Stavo cercando te… Dolly ha detto che… Che eri qui.Le depose delicatamente la testa a terra.— Camille… Tu sai che cosa è successo? Sai che cosa hai fatto?L’odore che emanava era ributtante. Magnus dovette espirare bruscamente dal naso

per farsi forza.In quel momento, gli occhi di Camille fecero cenno di roteare all’indietro. Le diede uno

scossone.— Mi devi ascoltare! — le disse. — Cerca di rimanere sveglia. Li devi convocare tutti!— Non so dove sono… Sono… dappertutto. Com’è buio… È la nostra notte, Magnus. Per

i miei piccoli. Per noi.— Ti serve la terra di tomba — le ricordò Magnus.Come risposta ottenne un debole cenno del capo.— Ok. Adesso ci procuriamo la terra di tomba e tu la usi per farli venire qui. Dov’è?— Nella cripta.— E dov’è la cripta?— Cimitero di… Green…Wood. A Brooklyn…Magnus si alzò in piedi e si mise a tracciare le rune. Quando ebbe finito e il portale

cominciò ad aprirsi, sollevò Camille da terra e la strinse forte.— Pensaci, adesso — le disse. — Visualizzala con precisione di fronte a te. La cripta.Considerate le condizioni di Camille, la sua era una richiesta azzardata. Tendendosi il

corpo del vampiro ancora più stretto al suo, mentre sentiva il sangue del vestito da serapenetrargli attraverso la maglietta… Magnus superò il varco.

C’erano degli alberi in quel luogo. Alberi e un tenue raggio di luna che fendeva un cielonotturno denso di nuvole. Neanche la minima traccia di presenza umana, di una voce.Soltanto il rombo distante del traffico in coda. E centinaia di lapidi bianche chespuntavano dal terreno. Magnus e Camille erano in piedi di fronte a un mausoleo cherasentava la follia: era costruito per sembrare la facciata di un piccolo tempio colonnato,ricavato direttamente dentro al fianco di una collinetta.

Magnus abbassò gli occhi e vide che Camille aveva trovato la forza, con le sue bracciamagre, di cingergli il collo. Tremava lievemente.

— Camille?Lei alzò il viso. Stava piangendo. Camille non piangeva. Persino in quelle circostanze,

Magnus si sentì commuovere; aveva ancora voglia di consolarla, di prendersi del tempoper rassicurarla e dirle che sarebbe andato tutto bene. Ma a quel punto poteva soltantochiedergli se aveva la chiave.

Camille fece di no con la testa. In effetti le possibilità non erano molte. Magnus posòuna mano sul lucchetto che chiudeva due imponenti porte di metallo, chiuse gli occhi e siconcentrò fino a sentire la luce scoppiettargli sotto la punta delle dita.

La cripta misurava circa sei metri quadri, ed era fatta di cemento. Alle pareti c’eranodelle mensole di legno che andavano dal pavimento al soffitto, e su ognuna di queste unaserie di flaconi contenenti del terriccio. Erano abbastanza diversi l’uno dall’altro: alcunicolor verde bottiglia, altri in vetro giallo soffiato, con le bolle dentro. Alcune boccette

Page 25: Cassandra Clare - Le Cronache Di Magnus Bane Vol. 7 - La Caduta Dell_Hotel Dumort

erano più sottili, altre estremamente piccole, altre ancora minuscole e marroni. Le piùantiche erano chiuse con tappi di sughero o di vetro. Le più recenti avevano il tappo avite. La loro età si poteva dedurre anche dagli strati di polvere, di sporco, dalle ragnateleche correvano dall’una all’altra. Prendere quelle più in fondo non sarebbe nemmeno statopossibile, tanto densi si erano fatti i residui che le incollavano alla mensola. Quel luogoracchiudeva una parte della storia del vampirismo di New York che avrebbe interessatomolti, erano dei cimeli che probabilmente valeva la pena studiare…

Magnus distese le mani e, con un unico grande scoppio di luce azzurra, fece esploderetutti i flaconi: si sollevò un’alta nuvola di polvere e vetri sbriciolati.

— Dove andranno? — chiese a Camille.— Al Dumort.— Giusto — commentò. — Loro come chiunque altro. Ci andremo anche noi e tu farai

quello che ti dirò. Dobbiamo sistemare le cose, Camille. Ci devi provare. Intesi?Camille annuì una volta sola.

Questa volta era Magnus ad avere il controllo sul portale. Riemersero sulla 116esima, nelbel mezzo di quella che aveva tutta l’aria di una rivolta in piena regola. C’erano dei roghi.Echi di urla e vetri infranti rimbombavano da un capo all’altro delle strade. Nessuno fececaso al fatto che Magnus e Camille si fossero improvvisamente materializzati dal nulla.Era tutto troppo buio e, ancora di più, troppo folle. Il calore in quella zona era ancora piùintenso che nel resto della città, tanto che Magnus si sentì ricoprire istantaneamente disudore.

C’erano due furgoni parcheggiati proprio di fronte al Dumort, e si era già formato unassembramento inconfondibile di lupi mannari. Erano armati di catene e mazze dabaseball. Di più non si vedeva, anche se sicuramente c’erano anche dei contenitori diacqua santa. Le fiamme cominciavano a estendersi in ogni direzione.

Magnus invitò Camille ad accovacciarsi con lui dietro una Cadillac parcheggiata a cuiqualcuno aveva già sfasciato tutti i finestrini. Infilò dentro un braccio e riuscì ad aprire laportiera.

— Entra — ordinò a Camille. — E rimani abbassata, ti stanno cercando. Ora vado aparlare con loro.

Mentre Magnus stava facendo il giro attorno alla macchina, Camille trovò la forza distrisciare sopra il sedile anteriore disseminato di vetri rotti per tentare di scivolare fuoridalla portiera del lato guidatore. Quando lo stregone cercò di ributtarla all’internodell’abitacolo, lei lo allontanò con una spinta.

— Togliti dai piedi, Magnus. È me che vogliono.— Ma ti uccideranno, Camille!L’avevano vista. I lupi mannari attraversarono la strada, mazze alla mano. Camille

sollevò una mano. Molti vampiri erano appena arrivati davanti all’hotel; diversi altriavevano già lottato e altri ancora giacevano, immobili, sul marciapiede. Alcuni venivanolegati.

— Entrate nell’hotel! — ordinò Camille.— Ma ci daranno fuoco! — ribatté uno dei vampiri. — Guardali! Guarda che cosa sta

Page 26: Cassandra Clare - Le Cronache Di Magnus Bane Vol. 7 - La Caduta Dell_Hotel Dumort

succedendo!Camille lanciò uno sguardo a Magnus, e lui capì. Stava lasciando il comando a lui.— Entrate — ribadì. — Non è un invito. È un ordine.Uno dopo l’altro, e per diverse ore, ogni singolo vampiro di New York − in qualsiasi

condizione fosse − comparve sui gradini del Dumort. Camille, appoggiata contro le porteper reggersi in piedi, intimava a tutti di entrare. I vampiri passarono, diffidenti, attraversola falange di lupi mannari armati di mazze e catene. Quando comparve l’ultimo gruppo,ormai si era quasi fatta l’alba.

In quel momento si presentò anche Lincoln.— Qualcuno manca — disse Camille quando lo vide scendere dall’auto.— Qualcuno è morto — fu la risposta di lui. — Devi ringraziare Magnus se i morti non

sono stati molti di più.Lei fece un cenno con la testa, poi entrò nell’hotel e chiuse le porte.— E adesso? — chiese Lincoln.— Non puoi curarli se loro non vogliono. Ma puoi disintossicarli. Resteranno bloccati qui

dentro finché non saranno tutti puliti — dichiarò lo stregone.— E se non funzionasse?Magnus guardò la facciata decadente del Dumort. Qualcuno, notò, aveva cambiato la n

in r… Hotel del morto.— Stiamo a vedere cosa succede — disse.Per tre giorni, Magnus tenne l’albergo sotto stretta osservazione. Ci andava più volte al

giorno. I lupi mannari ne pattugliavano il perimetro a tutte le ore, accertandosi chenessuno uscisse. Il terzo giorno, subito dopo il tramonto, Magnus aprì il lucchetto delportone d’ingresso ed entrò, richiudendoselo alle spalle.

Si era chiaramente deciso di procedere in maniera organizzata: i vampiri che nonavevano avuto a che fare con la droga giacevano sparpagliati su tutto il pavimentodell’ingresso, sulle balconate e le scale. Per lo più dormivano. I lupi mannari stavanodando loro il permesso di alzarsi e andarsene.

Con Lincoln e i suoi aiutanti al fianco, Magnus ripercorse i gradini sui quali era giàsalito quasi cinquant’anni prima, verso la sala da ballo del Dumort. Le porte erano ancorasigillate: con una catena, stavolta.

— Vai sul furgone a prendere le tenaglie — ordinò Magnus.Da sotto la porta usciva un tanfo immondo.Ti prego, pensò. Fa che dentro sia vuota.Ovviamente non lo sarebbe stata. Era la semplice, sciocca speranza che tutti gli eventi

degli ultimi tre giorni non fossero accaduti. Perché alla fine non c’era niente di peggio cheassistere alla rovina di qualcuno a cui volevi bene. Sotto un certo punto di vista, erapersino peggio che perdere un amore. Metteva tutto in discussione. Rendeva il passatoamaro e confuso.

Il lupo mannaro tornò con le tenaglie e fece saltare la catena, che cadde sul pavimentoprovocando un clangore sordo. Alcuni fra i vampiri estranei al problema erano rimasti indisparte a osservare, radunati alle spalle dei lupi mannari.

Magnus aprì la porta.

Page 27: Cassandra Clare - Le Cronache Di Magnus Bane Vol. 7 - La Caduta Dell_Hotel Dumort

Il marmo bianco del pavimento della sala da ballo era scheggiato. Erano davveropassati cinquant’anni da quando, in quello stesso posto, Aldous aveva aperto un portaleverso il Vuoto?

C’erano vampiri disseminati ovunque, forse trenta in tutto. Erano quelli malati,versavano tutti in uno stato di profonda sofferenza. Solo l’odore sarebbe bastato a farsoffocare chiunque. Anche i lupi mannari si coprirono il volto con le mani per proteggersi.

I vampiri non fecero una mossa e non diedero cenni. Pochi soltanto sollevarono latesta per controllare cosa stesse succedendo. Magnus si fermò davanti a loro, guardandoliuno per uno. Vide Dolly vicino al centro della stanza, immobile. Trovò Camille distesadietro una delle lunghe tende appese in fondo alla sala. Come gli altri, anche lei eracircondata da tante putride pozze di sangue rigurgitato.

Aveva gli occhi aperti.— Voglio camminare — gli disse. — Aiutami, Magnus. Aiutami a camminare un po’.

Devo mostrarmi forte.C’era fermezza nella sua voce, nonostante fosse troppo debole per mettersi in piedi da

sola. Magnus si chinò e la fece alzare, poi la sorresse per farla camminare, con tutta ladignità di cui lei era capace, sopra i corpi collassati dei membri del suo clan. Uscirono, eMagnus richiuse di nuovo la porta.

— Su — disse Camille. — E in giro. Ho bisogno di camminare. Andiamo al piano disopra.

Magnus percepiva la fatica a ogni passo di lei. In certi momenti doveva letteralmentetrasportarla.

— Ti ricordi? — gli disse. — Il vecchio Aldous che apriva qui il portale… Te lo ricordi?Avevo dovuto avvisarti di quello che stava per fare.

— Me lo ricordo.— Persino i mondani sapevano che era meglio tenersi alla larga da questo posto,

lasciarlo andare in malora… Non mi piace pensare che alcuni dei miei piccoli debbanovivere qui dentro, ma è buio. È sicuro.

Parlare e camminare contemporaneamente era troppo per lei, allora tacque e siappoggiò al petto di lui. Quando raggiunsero il piano superiore, si misero alla balaustraper osservare dall’alto lo scempio di sotto, nella lobby dell’hotel.

— Fra noi non è mai finita realmente, vero? — gli disse. — Non c’è mai davvero statoun altro… Non come te. Anche tu provi lo stesso?

— Camille…— Lo so che non possiamo tornare indietro. Lo so. Però dimmi che non c’è mai stata

un’altra come me.In realtà di altre ce n’erano state, e tante. E per quanto Camille fosse di una categoria

a sé stante, in tutto quel tempo c’era stato molto amore − per lo meno da parte diMagnus. Eppure quella domanda esprimeva cento anni di dolore, e lui dovette chiedersise fosse stato poi così solo nel suo sentimento.

— No — le rispose. — Non c’è mai stata un’altra come te.A quella frase, Camille sembrò riprendere un po’ di forze.— Non sarebbe mai dovuto accadere — gli disse. — C’era un locale, in centro, con dei

Page 28: Cassandra Clare - Le Cronache Di Magnus Bane Vol. 7 - La Caduta Dell_Hotel Dumort

mondani a cui piaceva essere morsi… Avevano in circolo delle droghe. Sono piuttostopotenti, quelle sostanze. Ti prendono e basta. Mi hanno offerto del sangue infetto dabere, come regalo. Non sapevo cosa stavo facendo, pensavo soltanto all’effetto cheavrebbe avuto. Non sapevo che anche noi potevamo diventare dipendenti… Non losapevo.

Magnus osservò il soffitto carbonizzato. Vecchie ferite. Niente se ne andava mai sulserio.

— Darò… darò l’ordine — disse. — Quello che è successo qui non si ripeterà. Ti do lamia parola.

— Non è a me che devi dirlo.— Dillo al Praetor — lo pregò lei. — Dillo agli Shadowhunters, se devi. Non succederà

più. Darei la vita piuttosto di permettere una cosa simile.— È meglio se parli tu con Lincoln.— E allora lo farò.Sulle sue spalle era tornato il mantello della dignità. Nonostante tutto quello che era

accaduto, lei era ancora Camille Belcourt.— Adesso faresti meglio ad andare — gli disse. — Tu non c’entri più.Magnus esitò un istante. C’era qualcosa… C’era qualcosa in lui che voleva restare. Ma

si ritrovò in un attimo a scendere le scale.— Magnus — lo chiamò ancora Camille.Si voltò.— Grazie per avermi mentito. Tu sei sempre stato gentile. Io no. È per questo che non

poteva funzionare, vero?Senza rispondere, Magnus si girò e continuò a scendere le scale. Raphael Santiago gli

passò accanto, diretto in senso opposto.— Mi dispiace — gli disse.— Dove sei stato?— Quando ho capito quello che stava succedendo, ho cercato di fermarli. Camille ha

provato a farmi bere un po’ di quel sangue, voleva che lo facessero tutti quelli a lei piùvicini. Stava male. Avevo già visto quel genere di situazioni e sapevo anche comesarebbe andate a finire, quindi ho preferito allontanarmi. Sono tornato perché si è rotta laboccetta con il terreno della mia tomba.

— Non ti ho visto entrare nell’hotel — gli fece notare Magnus.— Sono passato da una finestra rotta del seminterrato. Avevo pensato che per un po’

sarebbe stato meglio rimanere nascosto. Mi sono preso cura dei vampiri che stavanomale. È stato molto sgradevole, ma…

Alzò lo sguardo, oltre le spalle di Magnus, in direzione di Camille.— Adesso devo andare, mi aspetta molto lavoro. Vai, Magnus. Qui non c’è più niente

per te.Raphael era sempre stato un po’ troppo bravo a capirlo.

Magnus prese la decisione in taxi, sulla strada di ritorno verso casa. Appena entratonell’appartamento, preparò tutto senza esitare, radunando quello che gli sarebbe servito.

Page 29: Cassandra Clare - Le Cronache Di Magnus Bane Vol. 7 - La Caduta Dell_Hotel Dumort

Avrebbe dovuto essere molto preciso. Avrebbe messo tutto per iscritto.Poi chiamò Catarina. Ingannò l’attesa del suo arrivo sorseggiando vino bianco.Catarina era forse la migliore amica di Magnus, la più fidata, eccezion fatta per Ragnor

(e il loro rapporto era spesso in preda all’instabilità). Lei era l’unica ad aver ricevuto da luilettere o telefonate durante quel viaggio lungo due anni. Ancora non le aveva fattosapere, però, di essere tornato a casa.

— Stai scherzando? — gli disse lei appena le aprì la porta. — Due anni, poi torni e nonchiami per due settimane? Però vieni a cercarmi perché hai bisogno di me? Magnus, eri aNew York e neanche mi hai detto di essere tornato!

— Sono tornato — rispose lui sfoggiando il migliore dei suoi sorrisi. Gli costò un certosforzo, ma sperava che il risultato sembrasse autentico.

— Non ci provare nemmeno a fare quella faccia con me. Non sono una delle tueconquiste, Magnus! Sono tua amica e tra noi si fanno cose come uscire a mangiare unapizza, non sconcerie.

— Sconcerie? Ma io…— Piantala — lo ammonì, mettendogli un dito davanti alla faccia. — Dico sul serio. Per

poco non venivo neanche. Solo che al telefono mi hai fatto così tanta pena che, alla fine,ho dovuto.

Magnus si soffermò sulla maglietta arcobaleno e sulla salopette rossa della sua amica.Entrambe contrastavano parecchio con la pelle bluastra, tanto da far male agli occhi.Decise di non esternare commenti su come fosse vestita, anche perché, in fondo, lasalopette rossa andava molto di moda. Soltanto che la maggior parte della gente nonaveva la pelle blu. Così come la maggior parte della gente non incarnava letteralmentel’arcobaleno.

— Perché mi guardi così? No, davvero, Magnus…— Fammi spiegare — la interruppe. — Poi, se vuoi, sgridami pure.E così le raccontò tutto, e lei rimase ad ascoltarlo. Catarina faceva l’infermiera, era

un’ottima ascoltatrice.— Incantesimi della memoria — disse scuotendo il capo. — Non sono esattamente il

mio genere. Io faccio la guaritrice, sei tu a occuparti di quelle cose. Se sbaglio…— Non sbaglierai.— Potrebbe succedere.— Mi fido di te. Tieni.Le consegnò un foglio ripiegato. Sopra c’era una lista di tutte le volte in cui Magnus

aveva visto Camille a New York: ogni singolo incontro nel corso di tutto il Ventesimosecolo. Ricordi che dovevano sparire.

— C’è un motivo, sai, se possiamo ricordare — gli disse lei in tono più dolce.— È molto più facile quando la tua vita ha la data di scadenza.— Per noi potrebbe essere più importante.— Io la amavo — le disse. — Non posso sopportare quello che ho visto.— Magnus…— O lo fai tu, oppure provo a farmelo da solo.Caterina sospirò e annuì. Esaminò la lista per diversi istanti, poi prese Magnus molto

Page 30: Cassandra Clare - Le Cronache Di Magnus Bane Vol. 7 - La Caduta Dell_Hotel Dumort

delicatamente per le tempie.— Te lo ricordi che sei molto fortunato ad avermi, vero? — gli disse.— Sempre.Cinque minuti dopo, Magnus si stupì di trovare Catarina seduta accanto a sé sul

divano.— Catarina? Che cosa…— Stavi dormendo — gli rispose lei. — Hai lasciato la porta aperta e così sono entrata.

Devi sempre chiuderti a chiave, guarda che questa è una città di pazzi! Sarai anche unostregone, ma questo non significa che non possono rubarti lo stereo!

— Di solito lo faccio — si difese Magnus, sfregandosi gli occhi. — Non mi sono neancheaccorto di essermi addormentato. E tu come facevi a sapere che…

— Be’ mi hai chiamato, hai detto che eri tornato in città e che avevi voglia di uscire amangiare una pizza.

— Davvero l’ho fatto? Ma che ore sono?— L’ora della pizza.— Io ti ho chiamato?— Ah-ah. — Catarina si alzò dal divano e gli tese una mano per aiutarlo a fare lo

stesso. — E sei tornato da due settimane, ma mi hai chiamato soltanto stasera, perciò seinei casini. Al telefono sembravi dispiaciuto, ma non abbastanza. Mi servirà altraprosternazione da parte tua.

— Lo so, mi spiace. Ero…Faticò a trovare le parole. Che cosa aveva fatto in quelle due settimane? Aveva

lavorato. Aveva chiamato i clienti. Aveva ballato con degli affascinanti sconosciuti. Avevafatto anche dell’altro, eppure non ricordava proprio. Ma sì, pazienza.

— Pizza — gli ripeté lei issandolo in piedi.— Pizza, certo. Buona idea.— Ehi! — esclamò Catarina mentre Magnus chiudeva a chiave la porta. — Di recente

hai avuto notizie di Camille?— Camille?! Ma se non la vedo da almeno… ottant’anni? Qualcosa del genere? Come

mai mi chiedi di lei?— Oh, così. Mi è venuto in mente il suo nome per caso. Ah… stasera offri tu.

Page 31: Cassandra Clare - Le Cronache Di Magnus Bane Vol. 7 - La Caduta Dell_Hotel Dumort

Solo in ebook tutti i segretisul passato di Magnus Bane

OGNI MESEUN NUOVO EPISODIO

Page 32: Cassandra Clare - Le Cronache Di Magnus Bane Vol. 7 - La Caduta Dell_Hotel Dumort

Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito,distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione diquanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistatoo da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzatadi questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce unaviolazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quantoprevisto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquistorateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebooknon potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse allapresente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

www.librimondadori.it

www.mondichrysalide.it

Le cronache di Magnus Bane — 7. La caduta dell’Hotel Dumortdi Cassandra Clare e Maureen Johnson© 2013 Cassandra Claire, LLC.© 2013 Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., Milano, per l’edizione italianaPublished by arrangement with the author, c/o BAROR INTERNATIONAL, INC., Armonk, New York, U.S.A.Titolo dell’opera originaleThe Bane Chronicles – The Fall of the Hotel DumortEbook ISBN 9788852045875

COPERTINA || ART DIRECTOR: FERNANDO AMBROSI | GRAPHIC DESIGNER: STEFANO MORO | IN COPERTINA: ELEMENTI GRAFICI © SHUTTERSTOCK.COM

Page 33: Cassandra Clare - Le Cronache Di Magnus Bane Vol. 7 - La Caduta Dell_Hotel Dumort

Indice

Il libroFrontespizioLe cronache di Magnus Bane — 7. La caduta dell’Hotel Dumort Luglio 1977