CASSA FORENSE - ordineavvocatifoggia.it Sud, recupero entro settembre ... Canada (Ceta) in corso di...

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Indice dei documenti CASSA FORENSE Cassa forense, legittima l' opzione per il contributivo Da 'Il Sole 24 Ore' del 11/08/2017 - Pagina 19 1

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CASSA FORENSECassa forense, legittima l' opzione per il contributivoDa 'Il Sole 24 Ore' del 11/08/2017 - Pagina 19 1

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ECONOMIAAlimentari, export record Il made in Italy cresce dell' 11% Coldiretti: "Ma attenti al Ceta"Da 'La Stampa' del 11/08/2017 - Pagina 21 1

Calenda: "All' Italia serve un piano industriale La crisi non è alle spalle"Da 'La Repubblica' del 11/08/2017 - Pagina 6 2

Aziende, la ricerca dei dipendenti «Pil verso il rialzo all' 1,3-1,4%»Da 'Corriere della Sera' del 11/08/2017 - Pagina 37 4

Manifatturiero e terziario trainano l' ItaliaDa 'Il Sole 24 Ore' del 11/08/2017 - Pagina 23 5

Tassi bassi? Colpa della demografiaDa 'Il Sole 24 Ore' del 11/08/2017 - Pagina 25 6

Per evitare dumping tra Paesi membri servono regole Ue a tutela di chi segnala illeciti fiscaliDa 'MF' del 11/08/2017 - Pagina 14 7

Nelle borse prende piede l' ansiaDa 'MF' del 11/08/2017 - Pagina 15 9

Ancora negativi i tassi Bot a un annoDa 'MF' del 11/08/2017 - Pagina 15 10

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PREVIDENZAPensioni ossessione d' estateDa 'Corriere della Sera' del 11/08/2017 - Pagina 1 1

«Taglio al cuneo strutturale e con portabilità»Da 'Il Sole 24 Ore' del 11/08/2017 - Pagina 3 2

I tre shock che servonoDa 'Il Sole 24 Ore' del 11/08/2017 - Pagina 8 3

Giovani, il «gap» cresce fino al 2030Da 'Il Sole 24 Ore' del 11/08/2017 - Pagina 3 5

Record europeo sui Neet, ma 3 su 4 cercano lavoroDa 'Il Sole 24 Ore' del 11/08/2017 - Pagina 3 6

Sulle pensioni anche la mina perequazioneDa 'Il Sole 24 Ore' del 11/08/2017 - Pagina 3 7

Micromisure inutili Subito il lavoro, poi piano da 30 miliardiDa 'Il Sole 24 Ore' del 11/08/2017 - Pagina 3 9

Bonus Sud, recupero entro settembreDa 'Il Sole 24 Ore' del 11/08/2017 - Pagina 18 10

Rischio prestazioni occasionaliDa 'Italia Oggi' del 11/08/2017 - Pagina 20 11

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GIUSTIZIAVoto di scambio, basta la promessaDa 'Il Sole 24 Ore' del 11/08/2017 - Pagina 19 1

Omesse ritenute, non serve il fine di evasioneDa 'Il Sole 24 Ore' del 11/08/2017 - Pagina 19 2

No all' attestazione con contenuti troppo «volatili»Da 'Il Sole 24 Ore' del 11/08/2017 - Pagina 19 3

Reati tributari, più spazio al sequestroDa 'Il Sole 24 Ore' del 11/08/2017 - Pagina 15 4

Visto infedele, sanzione al Caf che non dà corso ai controlliDa 'Il Sole 24 Ore' del 11/08/2017 - Pagina 15 5

Edifici, conta l' agibilitàDa 'Italia Oggi' del 11/08/2017 - Pagina 23 6

L' interesse non motivato azzera la cartellaDa 'Italia Oggi' del 11/08/2017 - Pagina 24 7

Stupro di gruppo, reato anche soltanto assistereDa 'Italia Oggi' del 11/08/2017 - Pagina 21 8

Ricorso prolisso, niente speseDa 'Italia Oggi' del 11/08/2017 - Pagina 24 9

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AVVOCATURA«Società tra avvocati, possibile una riflessione»Da 'Il Dubbio' del 11/08/2017 - Pagina 4 1

Non siamo mercanti Anche i penalisti chiamano il ColleDa 'Il Dubbio' del 11/08/2017 - Pagina 3 3

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LIBERE PROFESSIONIVersamenti, il rebus della prorogaDa 'Il Sole 24 Ore' del 11/08/2017 - Pagina 2 1

Partite Iva, a giugno meno 0,7%Da 'Italia Oggi' del 11/08/2017 - Pagina 23 2

Cassa ForenseVenerdì, 11/08/2017 08:54

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Previdenza. Per l' assegno di vecchiaia Cassa forense, legitt ima l ' opzione per i lcontributivo

Ven 11/08/2017 Il Sole 24 Ore Pagina 19

È legittima la scelta della Cassa di previdenza forensedi prevedere l' opzione per la pensione di vecchiaiacalcolata con il metodo contributivo per quantiraggiungono l' età ma non hanno cumulato l' anzianitàcontributiva ordinaria. Il corollario di questa misura èla cancellazione del diritto alla restituzione deicontributi. Il principio è contenuto nella sentenza diCassazione 19981/17, depositata ieri, che haconfermato la sentenza della Corte di appello diGenova. La Corte di cassazione richiama dueprecedenti - sentenze 24202/2009 e 12209/2011 -secondo le quali gli enti privatizzati possono, perassicurare la stabilità delle gestioni e l' equilibrio dibilancio, prevedere l ' opzione per i l sistemacontributivo a condizione di miglior favore per gliiscritti, stabilendo la non restituibilità dei contributi.Questo tipo di intervento è legittimato dall' autonomiache abilita gli enti «a derogare o ad abrogaredisposizioni di legge» (si fa in particolare riferimentoalla legge 570/1980, articolo 21)in funzione dell'obiettivo di assicurare la salute economica finanziariadelle gestioni (beninteso, secondo la Cassazione i tipidi provvedimenti che le Casse possono adottare sonostabiliti dalla legge e vale il principio del pro rata). Laparte del regolamento contestato è relativa allavecchiaia contributiva, che costituisce una chance pergli iscritti che raggiungono l' età anagrafica per l'assegno, ma non l' anzianità contributiva (almeno 30anni), avendo versato almeno cinque anni dicontributi. L' alternativa è continuare a effettuare iversamenti fino a raggiungere il requisito contributivoordinario: in questo caso si avrà una pensione mista,in parte determinata con il sistema retributivo e, prorata, con il calcolo contributivo. In questo senso, laCassazione insiste sul fatto che la misura dellavecchiaia contributiva messa in campo dalla Cassa è«un palese ampliamento dell' area di utilizzabilità afini pensionistici dei contributi versati legittimamente»,cui legittimamente fa da pendant la cancellazionedella restituibilità dei contributi. Per questo, secondo igiudici di legittimità, non c' è lesione dei diritti quesitinella mancata restituzione dei contributi, perché la«lesione presuppone la loro maturazione prima delprovvedimento ablativo» (Corte costituzionale446/2002), né «di legittime aspettative o dell'affidamento nella certezza del diritto e nella sicurezza

giuridica che sembrano costituzionalmente garantiti inp r o s s i m i t à d e l l a l o r o m a t u r a z i o n e » . ©R I P R O D U Z I O N E R I S E R V A T A .

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EconomiaVenerdì, 11/08/2017 08:52

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Germania, Francia e Usa i mercati più importanti Alimentari, export record Il made in Italy crescedell' 11% Coldiretti: "Ma attenti al Ceta"

Ven 11/08/2017 La Stampa Pagina 21

È record storico per il made in Italy alimentare all'estero: nel primo semestre registra una crescita del10,9% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.Il dato è tanto più significativo se si considera che nel2016 l' agroalimentare aveva già raggiunto il massimostorico di 38,4 miliardi. Quasi i due terzi delleesportazioni agroalimentare, spiega la Coldiretti,interessano i Paesi dell' Ue ma gli Stati Uniti sono digran lunga il principale mercato dell nostro exportagroalimentare fuori dai confini dall' Ue, ed il terzo intermini generali dopo Germania e Francia. Il prodottoagroalimentare italiano più esportato all' estero è ilvino seguito dall' ortofrutta fresca. Il vino negli Usasegna +0,7% in quantità (1,29 milioni di ettolitri) e+1,1% in valore (673,6 mil ioni di dollari). L'organizzazione degli agricoltori lancia però l' allarmesui possibili effetti del Trattato di libero scambio con ilCanada (Ceta) in corso di ratifica in Italia: «Per laprima volta nell' Ue - denuncia - si legittima in untrattato internazionale la pirateria alimentare a dannodei prodotti Made in Italy più prestigiosi, accordandoesplicitamente il via libera alle imitazioni che sfruttanoi nomi delle tipicità nazionali, dall' Asiago alla Fontinadal Gorgonzola ai prosciutti di Parma e San Daniele».Considerando gli scambi commerciali nel complesso,secondo i dati Istat a giugno si registra unadiminuzione sia per le importazioni (-2,9%) che per leesportazioni (-1%) rispetto al mese precedente. Lacrescita si mantiene invece sostenuta su base annua,con l' export in progresso dell' 8,2% e le importazionidel 9,9%. [r.e.] BY NC ND ALCUNI DIRITTIRISERVATI.

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L' intervista. "Renzi ha fatto tanto dando l' impressione che i problemi fossero risolti. Ma nonera così" Calenda: "All' Italia serve un piano industriale Lacrisi non è alle spalle"

Ven 11/08/2017 La Repubblica Pagina 6

Dice il ministro dello Sviluppo economico CarloCalenda: «La verità, vuol sapere? La verità è che intrent' anni nessuno ha fatto niente per le imprese diquesto Paese». Chi non ha fatto nulla? «I vari governidella fine della prima e della seconda Repubblica. Sedal 2007 al 2014 l' Italia ha perduto il 25% dellapropria base manifatturiera, la ragione è proprioquesta». E' stata la crisi più violenta della storiarecente, però. «Come una piccola guerra. Con ladifferenza che gli altri qualcosa hanno fatto. Orascopriamo che nei primi sei mesi il nostro export ècresciuto il doppio della Francia e che la produzioneindustriale ha ripreso a correre. Ma il numero delleimprese che innova ed esporta non cresce inproporzione. Noi abbiamo un rapporto fra export eprodotto interno lordo di circa il 30%. E' tanto, ma laGermania arriva al 50. Bisogna recuperare quei 20punti se vogliamo che la crescita coinvolga tutto ilPaese». Cosa le fa pensare che sia possibile? «Leimprese hanno dimostrato di reagire positivamentealle riforme. La crescita economica è anche laconseguenza di alcune misure quali il piano industria4.0, il jobs act, i tagli al' Irap e all' Ires. Industria 4.0prevede incentivi automatici che premiano solo chiinveste. Con l' iperammortamento chi acquista unmacchinario digitale risparmia il 36% di tasse. Unterzo glielo paga lo Stato. E abbiamo abolito gliincentivi che venivano messi a bando: al ministero c'erano per queste voci 10 miliardi non spesi che eranoormai inutilizzabili. Metà li ho già restituiti al Tesoro ».Ottimo. Peccato che tanta euforia non si rifletta sull'occupazione. I giovani senza lavoro sono milioni.«Nessuna euforia, la strada è ancora lunghissima. Mac' è stato un recupero di 800 mila posti del milione e100 mila perduti con la crisi. Il tema dell' occupazionerimane centrale. Per questo nella prossima legge dibilancio lavoreremo su decontribuzione per leassunzioni dei giovani e vareremo un credito d'imposta per la formazione a supporto del leprofessioni a rischio: E poi, insisto, è come sevenissimo fuori da una guerra. Nella quale, pergiunta, nessuno si occupava delle imprese nellapresunzione che tanto se la sarebbero cavata.Dicevano che le banche italiane non avevano iproblemi delle altre, che i ristoranti erano pieni,

ricorda?». Eccome. Infatti la tegola delle banche cicade in testa ora. «Si, ed è stata affrontata e in largaparte risolta da Padoan e Gentiloni. In passato sipensava solo ad aumentare le tasse, far lievitarespaventosamente la burocrazia, e accrescere i costiper le aziende, a cominciare da quelli per l' energia.Ora la politica ha rimesso le imprese al centro. Ma l'Italia ha bisogno di un piano industriale, che punti asviluppare settori cardine come manifattura, "lifescience", turismo e cultura ». Faccio fatica a pensareche una politica tanto debole, incapace perfino di fareuna legge elettorale decente, riesca a concentrarsi suun piano industriale per il Paese. «Non ci sonoalternative. La fine del Quantitative easing imporrà un'agenda seria per la crescita. Intanto Gentiloni si èpreso in carico un sacco di emergenze, dalle bancheall' immigrazione, alla legge sulla concorrenza ». C' èchi dice che è un favore alle lobby. Le assicurazioni,per esempio: si torna al rinnovo tacito delle polizze.«Quello è un errore e l' ho detto. Dopo di che la leggecontiene molti provvedimenti utili dalle professioni all'energia». E la fine della maggior tutela per le bolletteelettriche non è un regalo a Enel e soci? «Nienteaffatto. Le liberalizzazioni portano concorrenza eabbassamento dei prezzi per i consumatori. Mabisogna essere cautissimi sul rischio che si forminodei cartelli e aumentino i prezzi. Per questo bisogneràprevedere una clausola di ritorno alle condizioniiniziali se la riforma non dovesse funzionare».Torniamo a Gentiloni. «Bisogna ringraziarlo. Potreidire che le cose sono ben avviate, ma non affattorisolte. E il rischio di trovarci di fronte a una prossimalegislatura caotica esiste ». Se ne accorgono anchegli altri. Si comporterebbero così i francesi se l' Italianon fosse percepita come instabile? «Vede, lavicenda dei cantieri di Saint-Nazaire è esattamentesovrapponibile a quanto accadde nella campagnaelettorale del 2008 con l' Alitalia. Anche lì c' era unaccordo per vendere ad Air France, che saltò perragioni elettorali. E abbiamo visto com' è finita.Quanto fatto dal governo francese non è segno diforza. E comunque a Macron noi abbiamo detto: nonci muoviamo di un millimetro». Vi voglio vedereadesso a tenere il punto dopo l' offerta francese diuna collaborazione nel settore delle navi militari. «L'

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Ven 11/08/2017 La Repubblica Pagina 6

idea di fare una specie di Airbus dei mari èinteressante. Ma perché ci sia fiducia reciproca sidevono rispettare i patti. Noi sotto il 51% dei cantieriSaint-Nazaire non scendiamo, perché questi erano gliaccordi. E perché è una questione di dignitànazionale. Non risponderemo certo con misureprotezionistiche, ma dobbiamo essere consapevoliche si sta andando verso un mondo nel quale sirafforzano i nazionalismi economici. Per questoabbiamo bisogno di regole serie e di farle rispettare».La minaccia di usare il golden power per bloccare laconquista di Telecom Italia da parte di Vivendi non èforse una ritorsione? «Non c' entra nulla. Vivendidichiara di avere direzione e coordinamento diTelecom il 27 luglio, lo stesso giorno in cui Macronannuncia la nazionalizzazione dei cantieri navali». Hocapito: pura coincidenza. Resta il fatto che è la primavolta che l' Italia ricorre al golden power per tutelare l'interesse nazionale. «In passato abbiamo esitato areagire quando le regole sono state distorte ostravolte. Altro esempio è quello della scalata diVivendi in Mediaset. Credo che se un' azienda italianaavesse aggredito un' impresa francese senzadichiarare le proprie intenzioni, con il risultato dideterminare la paralisi della sua attività, sarebbescoppiato l' inferno. Per questo ho proposto diintrodurre nel nostro ordinamento una normaantiscorrerie. Ovviamente non reatroattiva». Mi pareche gliel' abbiano già bloccata una volta. E proprio dalPd, se non sbaglio. «A settembre torno alla carica.Sto individuando il veicolo più adatto per riproporreuna regola per imporre a chi supera il 5 o il 10 percento di una società quotata l' obbligo di dichiarare leproprie intenzioni. Non è un problema di difesa dell'italianità, ma di respingere modalità d' azione opacheche paralizzano le aziende». Dovrà spiegarlo aifrancesi. «La norma è mutuata dal loro ordinamento.D' altra parte proprio con i francesi e i tedeschiabbiamo sollecitato alla Commissione europea unregolamento che consenta di ampliare il golden powereuropeo per difendere le imprese continentali dallemire di chi vuole spogliarle di tecnologie e knowhow». Una norma europea in pieno rigurgito dibarriere nazionali? «Il momento per l' Europa èdelicatissimo e bisogna fare ogni sforzo permantenerne i valori ma rafforzare le capacità dirisposta. Le relazioni internazionali sono sempre piùdure, l ' Occidente è fratturato, mentre si stadiffondendo ovunque un pericoloso rifiuto dellamodernità, dai vaccini all' innovazione tecnologica,dall' apertura deio mercati alla tolleranza». Vengono ibrividi. «Già. Stiamo attraversando un crocevia dellastoria molto pericoloso. E per l' Italia il vero rischio èche alla fragilità dell' economia che va pian piano

migliorando si aggiunga ora la fragilità di unagovernance debole e poco efficiente. Penso che ilreferendum costituzionale sia stata una grandeoccasione persa». Renzi ci ha messo del suo, noncrede? «Certo, abbiamo sbagliato molto. Il governoRenzi ha fatto per l' economia cose che nessunoaveva fatto prima. Ma ha dato l' impressione che iproblemi fossero ormai alle spalle. Non era e non ècosì». ©RIPRODUZIONE RISERVATA SCALATEOPACHE Spingerò di nuovo una norma: chi supera il5 o il 10% di una società deve dire le sue intenzioniROMA E PARIGI La storia dei cantieri francesi ugualead Alitalia nel 2008. Si è visto come è finita Macron èdebole " Carlo Calenda, ministro dello SviluppoEconomico FOTO: © ANSA/ GIUSEPPE LAMI.

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Aziende, la ricerca dei dipendenti «Pil verso ilrialzo all' 1,3-1,4%» Istat: mai così alto dal 2010 il livello dei posti vacanti in attesa di occupazione

Ven 11/08/2017 Corriere della Sera Pagina 37

ROMA C' è un altro segnale di ripresa per l' economiaitaliana. Nel secondo trimestre di quest' anno leimprese sono tornare a cercare personale. Secondola tabella pubblicata ieri dall' Istat, il tasso dei postivacanti è stato pari allo 0,9%, in aumento di 0,1 puntipercentuali rispetto ai tre mesi precedenti. I postivacanti, nella terminologia dell' Istat, sono quelliretribuiti per i quali le imprese stanno cercando uncandidato esterno. Non sono nuovi posti di lavoro giàcreati. Ma potrebbero diventarlo domani. Comespiega lo stesso istituto di statistica, sono indicatoriche «possono dare segnali anticipatori sul l 'andamento del numero di posizione lavorativeoccupate nel prossimo futuro». E quello del secondotrimestre è il valore più alto registrato da quando l'Istat ha cominciato a registrare questo dato, nel 2010.La rilevazione considera solo le aziende con almeno10 dipendenti, tagliando fuori le piccole imprese. Esegnala come la ricerca di candidati sia cresciuta inparticolare nel comparto dei servizi, dove haraggiunto l' 1%. Mentre è rimasta stabile, allo 0,7%, inquello dell' industria. Qualche giorno fa una ricercacondotta da Unioncamere, l' associazione dellecamere di commercio, e dall' Agenzia nazionale per lepolitiche attive aveva indicato in 200 mila gli annuncidi lavoro destinati a cadere nel vuoto nel periodocompreso fra luglio e settembre di quest' anno. Ilsegno di come, sul mercato del lavoro, domanda eofferta non sempre si incrociano. Nel frattempo ilgoverno sta affinando il meccanismo, da inserire nellaprossima Legge di Bilancio, che dovrebbe spingere l'occupazione giovanile. Il taglio del costo del lavoroper le assunzioni sarà «portabile», cioè legato alsingolo lavoratore, conferma il vice ministro dell'Economia Enrico Morando, intervistato da Sky Tg24Economia. Come funzionerà? Nei primi tre anni dilavoro il costo del lavoro sarà dimezzato, anche seper la soglia d' età massima del dipendente daassumere ci sono in gioco ancora due ipotesi, 29 e 35anni. Mentre negli anni successivi, lo stessolavoratore e la sua azienda, avranno uno sconto suicontributi più contenuto, intorno ai 4 punti percentuali.In questo modo, gradualmente, i lavoratori assunti dal2018 in poi avranno un costo più basso rispetto aquelli che già adesso hanno un posto. E ci sarà un

effetto sostituzione simile a quello già visto con il Jobsact , con i nuovi contratti a tutele crescenti che stannorimpiazzando mano a mano quelli con il vecchioarticolo 18. Morando conferma che la stima delgoverno sulla crescita del Pil potrebbe essere rivistaal rialzo per quest' anno, passando dall' 1,1% all' 1,3o 1,4%. Anche lui avverte che, bloccando l' aumentodell' età pensionabile, si rischia il taglio degli assegni.

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Rapporto Mediobanca. Nel 2016 molto bene il settore auto (+9,5%) - In frenata petrolio edenergia Manifatturiero e terziario trainano l' Italia

Ven 11/08/2017 Il Sole 24 Ore Pagina 23

milano Il macro-cosmo delle imprese italiane iniziafinalmente a mostrare segnali confortanti di risveglio,soprattutto se si guarda al settore manifatturiero e aquello terziario. È quanto emerge dai risultati delrapporto compilato dall' ufficio studi di Mediobancasulla base dei dati cumulativi di bilancio 2016 di 2065società italiane, ovvero tutte le grandi aziende con piùdi 500 dipendenti e il 20% di quelle di mediedimensioni, un insieme che lo scorso anno hagenerato nel paese un giro d' affari di 631 miliardi. Sea livello complessivo le imprese in esame nel 2016hanno perso il 2% del fatturato (la quarta flessioneconsecutiva dal 2013), al netto del comparto energiache ha risentito del drastico calo del petrolio, ilr isultato è decisamente diverso: le impresemanifatturiere italiane hanno infatti registrato unaumento del giro d' affari dell' 1,9%, terzo incrementoconsecutivo, mentre le aziende del comparto terziariohanno visto il giro i ricavi salire dell' 1,4 per cento. All'interno della sola manifattura, da segnalare il solidoandamento delle grandi imprese (+4,4%, quartacrescita consecutiva) e quello regolare delle medieimprese (+1,3%) che hanno cosi allungato a setteanni la loro striscia positiva. Confortanti anche i datisugli investimenti che sono aumentati del 4,9% perquanto riguarda le imprese private con un +7.3% peril solo comparto manifatturiero, il massimo dal 2010.Resta invece ancorato a una modalità da crisi ilsettore terziario che ha registrato un nuovo calo (-13,4%) e ancor di più il settore pubblico dove lacaduta degli investimenti è stata del 26,9%, unaperformance spiegabile tuttavia soprattutto con iminori investimenti del settore energetico. A livello divendite la migliore performance è stata messa asegno dal settore automotive (+9,5%) ma a questorisultato ha contribuito in misura determinante FcaItaly senza il cui effetto traino l' incremento sarebbestato nettamente inferiore, pari al 2,2%. In buonacrescita lo scorso anno anche i settori dell' emittenzaTv (+5,8%, grazie al canone in bolletta), le utilities(+3,9%) e poi alcuni comparti della manifattura tra cuiil vetrario (+3,4%), il farmaceutico (+3,3%) e l'abbigliamento (+2,9%). Tra i settori che invece hannoavuto le peggiori performance si segnalano ilpetrolifero (-19,5%), gli elettrodomestici (-8,1%), l'energia elettrica e gas (-7,1%), le imprese dicostruzione (-5,3%) e la stampa-editoria (-4,8%).

Interessante notare come i lunghi anni della crisihanno indotto le aziende italiane a essere molto piùcaute nella gestione delle loro finanze e nel rapportocon il sistema bancario. Le imprese hanno infattiapprofittato dei tassi ultra-bassi disponibili sul mercatograzie alla politica monetaria ultra-espansiva dellaBce per rimborsare tra il 2014 e il 2016 ben 6,5miliardi di finanziamenti a breve e contrarre al tempostesso prestiti a medio e lungo termine di pariimporto. Dunque un gioco a somma zero che tuttaviapotrebbe anche significare la volontà delle imprese ditornare a fare investimenti in presenza di unrafforzamento della ripresa. Gli investimenti sonoinfatti normalmente spalmati su più anni e dunqueanche il debito tende a replicare il medesimoorizzonte temporale. Nello stesso periodo le impresehanno realizzato aumenti di capitale per 38,3 miliardidi euro. Questo ha permesso di far scendere ilrapporto fra debito e capitale dall' 86,3% del 2014 al74,7% del 2016. Il quadro dipinto dall' ufficio studi diMediobanca appare meno favorevole quando si fa ilrapporto con gli anni pre-crisi. In questo caso ilfatturato è sotto il livello pre-crisi (2008) del 6,4%,soprattutto nel pubblico (-17,8%). In crescita ilterziario (+2,8%) e la manifattura (+0,8%), ancoragrazie alle medie imprese (+6,7%). In spolver o igrandi gruppi manifatturieri (+11,4%), ma senza l'automotive sarebbero sotto il livello pre-crisi del 6,8per cento. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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Studio Bce. La maggiore longevità determina un incremento del tasso di risparmio e un calodi consumi e inflazione Tassi bassi? Colpa della demografia

Ven 11/08/2017 Il Sole 24 Ore Pagina 25

Non solo quantitative easing. A esercitare lapressione al ribasso sui tassi di interesse alla qualestiamo assistendo in questo ultimo decennio (epurtroppo anche a frenare produzione e crescitapotenziale) è anche un altro fattore, che è strutturalee dal punto di vista temporale va quindi ben oltre lemisure cicliche attuate dalle banche centrali. Si trattadelle dinamiche demografiche e della tendenza all'invecchiamento della popolazione, in Europa come ingran parte degli altri Paesi avanzati, e a dirlo è lastessa Bce attraverso uno studio pubblicato nellescorse settimane e curato da alcuni membri dello staffdell' istituto centrale. Il meccanismo in sé è evidente:un tasso di fertilità sempre più ridotto e una maggiorelongevità determina anche un incremento del tasso dirisparmio da parte di una popolazione che invecchiae, a meno che tutto ciò non sia bilanciato da unincremento dell ' età pensionabile, anche unariduzione dei consumi. In più, il fatto che la crescitademografica rallenti implica che in futuro sarannonecessari minori investimenti per mantenere ilrapporto fra capitale e lavoro su un determinato livelloe questo si traduce a sua volta in una riduzione deitassi di interesse reale. Forze simili, che la Bcedefinisce «avverse», sono all' opera in molti Paesieuropei da oltre dieci anni e, ciò che spaventa ancoradi più, potrebbero esercitare pressioni contrarieperfino maggiori nella prossima decade. Temacentrale dell' analisi di Giuseppe Ferrero, MarcoGross e Stefano Neri - autori dello studio - è l' indicedi dipendenza, ovvero il rapporto percentuale tra lapopolazione in età non attiva (0-14 anni e oltre 64anni) e la popolazione attiva (15-64 anni). Questovalore è costantemente aumentato negli ultimi tempi,passando dal 49,5% del periodo 2000-2006 al 54,1%del 2015 e - secondo le proiezioni del rapporto sull'invecchiamento della popolazione pubblicato dallaCommissione europea - è destinato a crescereulteriormente fino al 60,7% da qui al 2025, con effettiappunto significativi su produzione, crescita e tassi.Se si ver i f icasse lo scenario previsto dal laCommissione, spiegano gli analisti Bce, i tassi diinteresse reali a medio-lungo termine salirebbero sìrispetto ai valori attuali, ma per attestarsi a un livellodell' 1,9% inferiore alla media storica, mentre i tassi abreve resterebbero addirittura vicini allo zero. Ancorapiù preoccupanti le dinamiche reali: la produzione

potenziale si attesterebbe su un magro 0,6% cosìcome la crescita del Pil, la disoccupazione resterebbeal 9,9% e l' inflazione annua appena all' 1%, bendistante quindi dagli obiettivi dell' Eurotower. Lasimulazione comprende anche due scenar ipotenzialmente più favorevoli - uno in cui la tendenzademografica resterà quella attuale (cioè nonpeggiorerà, con l' indice di dipendenza al 54,1%) euno intermedio (57,1%) - che si risolvono in unimpat to meno s ign i f i ca t ivo (ma non cer torassicurante) sulle variabili analizzate. Il fattoredemografico e l' invecchiamento della popolazione èun elemento frenante per l' economia europea eanche, come ribadiscono gli analisti, in grado dilimitare gli effetti delle politiche monetarie proprio acausa della presenza di un livello strutturalmente piùridotto dei tassi. L' antidoto contro un «virus» simile èdifficile da sviluppare: «La rapidità con la quale i tassidi interesse reali aumentano dall' attuale livellostoricamente basso potrebbe essere influenzata dainterventi strutturali, politiche fiscali che incoragginoun allungamento dell' età pensionabile e promuovanoinnovazione e investimenti in ricerca e sviluppo»,spiegano Ferrero, Gross e Neri. Il problema è che talimisure, proprio perché strutturali, necessitano ditempi sufficientemente lunghi, anche diversi decenni,per produrre effetti. L' auspicio è che nel frattempo ledinamiche demografiche non si siano deteriorate cosìtanto da rendere inuti le ogni intervento . ©RIPRODUZIONE RISERVATA.

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Per evitare dumping tra Paesi membri servonoregole Ue a tutela di chi segnala illeciti fiscali

Ven 11/08/2017 MF Pagina 14

Si va definendo una normativa Ue della consulenzatributaria. Il fine esplicito è prevenire l' elusione fiscaletramite processi di pianificazione fiscale aggressiva. L'onda è lunga e monta sempre più forte. La crescentesofisticazione delle strategie di arbitraggio tra leimposizioni dei diversi Paesi e i confini di unap i a n i f i c a z i o n e f i s c a l e a c c e t t a b i l e h a n n oprogressivamente spinto i politici dei Paesi Ocse adassicurare che la tassazione avvenga dove si generail valore economico di un' attività e dove la stessa èeffettivamente svolta. Conseguenza inevitabile è cheai consulenti tributari si è attribuita da più parti unaresponsabilità attiva nell' elusione fiscale. Panama-leaks e Luxleaks hanno avuto un risalto mediatico cheha certo aumentato l' attenzione dell' opinionepubblica.Il 21 giugno 2017 la Commissione Ue haproposto una modi f ica del la «Direct ive forAdministration Cooperation» per imporre dall' 1gennaio 2019 agli intermediari e ai consulenti tributaridi informare preventivamente le Autorità Fiscali sullecostruzioni giuridiche e sugli schemi di tassazionecross-border che utilizzino perdite per ridurre lepassività fiscali, ovvero speciali regimi agevolativifiscali, o l ' intermediazione di Paesi che nonapplichino gli standard internazionali della buonagovernance. La professione contabile a livello Ue hacolto la delicatezza di questo tentativo di equipararechi si limita a dare consulenza su specifici aspetti diuna t ransaz ione con ch i , i l con t r i buen temultinazionale, ne beneficia economicamente. Icommercialisti Ue dicono che: 1) senza un' adeguataconsulenza ai contribuenti l ' intero sistema diriscossione dei tributi imploderebbe; 2) occorrestabilire con precisione quali sono gli elementi chequalificano un Aggressive Tax Planning (Atp) comesuscettibile di segnalazione; 3) è necessario un set didefinizioni condivise, si pensi al concetto di«aggressivo», o alla sottile barriera che distingue lapedissequa interpretazione della norma tributaria(legittima) da una pratica di elusione fiscale (legittimae illegittima secondo i casi); 4) servono codici dicondotta in materia di consulenza fiscale commisuratialla realtà dei singoli mercati locali. A riprova che lapolitica europea è mirata anche su aspetti operativialquanto controversi, c' è oggi da registrare l' aperturadi una consultazione in ordine alla protezione delWhistle blowing in campo fiscale, indirizzata agli

esperti tributari e alle associazioni di categoria cheaderiscono alla «Platform for tax good governance». IlWhistle blowing è uno degli istituti di prevenzionedella corruzione adottati in Italia, sull' esperienzaanglosassone, nel lo speci f ico ambi to del larepress ione de l l ' i l l ega l i tà ne l la pubb l i caamministrazione. Significativamente, la scelta dellegislatore fu quella di non creare una normativacompleta e indipendente sul Whistleblowing, optandoper l' inserimento della materia nella normativa dellavoro per il pubblico impiego, fornendo un quadro direlativa protezione al dipendente pubblico che segnaliun illecito lesivo dell' interesse pubblico. Gli ambitiapplicativi sono poi stati meglio definiti con le «Lineeguida in materia di tutela del dipendente pubblico chesegnala illeciti», pubblicata dall' Autorità NazionaleAnticorruzione in Gazzetta Ufficiale nel maggio 2015.Da ultimo, per quanto riguarda la normativa italiana, èin corso di esame al Senato il decreto, approvato allaCamera a gennaio del 2016, che estende la tutela adipendenti e collaboratori del settore privato. Il Taxud(Directorate general for taxation and custom union)sta operando per capire come individuare normecomuni a livello Ue e quali siano i profili critici deimeccanismi d i protez ione nel campo del lasegnalazione dei comportamenti fiscalmente illegali.Acutamente il Taxud osserva che la natura opaca ecomplessa della pratica illegale in campo fiscalerende difficile alle Autorità individuare quelle illegittimee ciò fa del Whist le blowing uno strumentoimportante. Quale è l' effetto di tutto ciò? L' ennesimapossibilità di competizione irregolare tra i Paesieuropei. Se non si crea un identico denominatorecomune tra i Paesi Ue, i gruppi multinazionali sistabiliranno dove la protezione per i Whistle blower èmeno efficace e quindi il rischio di denuncia dall'interno è più basso. Tuttavia la potenziale asimmetriac' è anche in senso opposto: le multinazionali sarannopoco incentivate a stabilirsi in Paesi dove una normapiù stringente può rendere più probabile checomportamenti irregolari siano resi pubblici. Daquanto sopra, si deduce che lasciare temi così delicatial legislatore interno coinvolge la stessa competitivitàdel singolo Paese. Occorre poi riflettere su alcuniaspetti solo in apparenza secondari. Il primo è cheoccorre evitare procedure separate di segnalazionedei diversi reati; non può sussistere una procedura di

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Ven 11/08/2017 MF Pagina 14

tutela per chi segnala i reati fiscali diversa da quellaper i reati ambientali e del lavoro, o del riciclaggio.Occorre un framework orizzontale che copra ognisettore, in modo da consentire agli operatori di dotarsidi procedure unitarie delle segnalazioni. Pensiamoinfatt i che i professionist i , e in pr ima f i la icommercialisti, sono già tutelati da meccanismi diprotezione per il Whistle blowing in materia direvisione e antiriciclaggio. Le procedure devonopotersi sovrapporre e non moltiplicare, creandoduplicazioni di adempimenti. Inoltre occorre difenderecon forza il principio di «pensare prima ai più piccoli»,in linea con quanto già previsto per la IV direttivaantiriciclaggio, che prevede che i soggetti obbligatirealizzino canali di reporting proporzionati alla naturae a l la d imens ione de i sogget t i medes imi .( r i p roduz ione r i se r va ta ) * commerc i a l i s t a ,v i cep res i den te d i Accoun tancy Eu rope .

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Le tensioni tra Stati Uniti e Corea del Nord fanno salire parecchio la volatilità Nelle borse prende piede l' ansia Segni meno consistenti sulle piazze europee e a Wall Street dove l' indice Dj cede lo0,93% e il Nasdaq il 2,1%. A Milano (-0,76%) giù le banche

Ven 11/08/2017 MF Pagina 15

Borse in sofferenza per l' aumentata tensione politicatra Stati Uniti e Corea del Nord. Uno dei primi sintomiè un deciso aumento della volatilità con il Vix, ilcosiddetto indice della paura che misura il grado diinstabilità del mercato delle opzioni al ChicagoExchange, che ha registrato un balzo del 39%toccando livelli che non si vedevano da maggio. Sulfronte europeo la borsa di Londra ha perso l' 1,44%,Madrid l' 1,3%, Francoforte l' 1,15%, Zurigo lo 0,86%,Parigi lo 0,59%. In rosso anche Wall Street dove l'indice Dow Jones ha ceduto lo 0,93%, lo S&P 500circa l' 1,3% e il Nasdaq il 2,13%. Sul listino Apple (-3,1%) è stata citata in giudizio da un gruppo di 28sviluppatori di app cinesi che la accusano di violareleggi antitrust con il suo App Store. Google giù dell'1,5% e Netflix quasi del 4%. Sul fronte macro prezzialla produzione negli Usa in calo dello 0,1% a lugliodeludendo le attese del consenso (+0,2%), il calo faprevedere una diminuzione dell' inflazione e faaumentare l' incertezza sui futuri incrementi dei tassid' interesse. Secondo i future sui fed-funds laprobabilità di un aumento del costo del denaro daparte della Fed entro fine anno è pari al 42% rispettoal 59% del mese scorso. Petrolio in ribasso, Wticonsegna a settembre a 48,59 dollari, in flessione di97 centesimi. La produzione petrolifera dei PaesiOpec in luglio è aumentata dello 0,5% rispetto agiugno, un incremento dovuto principalmente a Libia,Nigeria e Arabia Saudita. A Piazza Affari l' indice FtseMib è sceso dello 0,76% a quota 21.681 con scambiper 1,77 miliardi di euro rispetto ai 2,16 del giornoprima. Sul listino ancora arretramenti sulle banche acominciare da Bper e Ubi scese del 2,2%, Unicreditdel 2%, Banco Bpm dell' 1,1%. Nel risparmio gestitoFineco in discesa dell' 1,8% e dell' 1,1% Azimut, chein luglio ha registrato una raccolta netta positiva per371 milioni. Contrastate le utility con Terna inguadagno dello 0,5% mentre Enel ha perso l' 1%. Nelcomparto energetico Erg in ascesa del 2,2% dopoaver reso noti i conti al 30 giugno (articolo a pagina11), analisti divisi tra ottimisti e prudenti. Su Atlantia(+0,34% a 26,25 euro) Banca Imi ha aggiornato iltarget price a 30,2 euro. Decisamente meglio invecele autostrade del gruppo Gavio (rubrica Il caso). Tragli industriali prese di beneficio su Ferrari (che a Wall

Street in serata ha ampliato le perdite al 2,2%) e Cnh,scesi dell' 1,1%. Rimbalzo del 2% di Campari tra leblue chip, in evidenza poi Prima industrie, che haproseguito con un balzo del 9,7% il rally avviato dopoaver pubblicato la semestrale, e Sogefi, cresciuta dell'8,7% con volumi doppi rispetto alla media delle ultime30 sedute. Balzo dell' 8% di Bim-Banca Intermobiliarein attesa di conoscere le offerte dei pretendenti. Tra ititoli legati all' industria petrolifera strappo del 7,2% diTrevi, mentre Astaldi ha ceduto il 2,7%. Alcuni segnimeno rilevanti all' Aim: Elettra giù dell' 8,6%, Vetryadel 6,1%, Giglio group e Lucisano del 4,3%.(riproduzione riservata)

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reddito fisso Ancora negativi i tassi Bot a un anno

Ven 11/08/2017 MF Pagina 15

Ieri il ministero dell' Economia ha collocato Botannuali, scadenza 14 agosto 2018, per 6,5 miliardi dieuro. La domanda è stata piuttosto sostenuta e hatoccato quota 10,6 miliardi di euro, per una rapportodi coperture (richiesta/offerta) pari a 1,63, seppure inleggero calo rispetto all' 1,65 emerso in occasionedell' asta di luglio. Sono stati quindi collocati tutti i titolio f fe r t i da l Tesoro . I l rend imento lo rdo d iaggiudicazione è stato negativo e pari al -0,337%,che corrisponde a un prezzo di aggiudicazione di100,343. Secondo l' Assiom Forex, supponendo l'applicazione di commissioni massime, il rendimentocomposto netto del Bot annuale è negativo e pari al -0,48%. I rendimenti dei titoli di Stato a brevescadenza si mantengono quindi sensibilmentenegativi, riflettendo, oltre all' effetto del Qe della Bce,anche la preferenza degli investitori per i titoli a piùbreve scadenza, a causa dell' aumentato incertezzadei mercati indotta dall ' acuirsi delle tensionigeopolitiche. Quello dell' asta di ieri è di solo 1,5 puntibase superiore a quello emerso all' asta di luglio (-0,352%). In quell' occasione le richieste erano state11,13 miliardi, su un importo offerto di 6,75 miliardi.(riproduzione riservata)

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PrevidenzaVenerdì, 11/08/2017 08:52

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Voglia di certezze Pensioni ossessione d' estate

Ven 11/08/2017 Corriere della Sera Pagina 1

Due dei raggruppamenti con i quali l' Istat ha pensatodi poter riscrivere la mappa della stratificazionesociale italiana sono costituiti da pensionati e sonostati indicati come «le famiglie degli operai inpensione» e «le pensioni d' argento». Per reddito,condizioni di vita e consumi culturali sono due gruppiassai distanti tra loro ma riguardano nel primo caso5,8 milioni di nuclei familiari e nel secondo 2,4 milioni.Bastano questi numeri a confermare il peso delwelfare previdenziale nella società italiana e, forse, aspiegare perché anche nei giorni del solleone lapolitica e i media discutano di pensioni e più inparticolare di come mettere in relazione positiva l'incremento delle aspettative di vita, l ' età dipensionamento e l' equilibrio della dissestata finanzapubblica. C 'è sicuramente la tendenza al calcoloelettoralistico come pure ha denunciato l' ex ministroElsa Fornero, esiste anche un' obiettiva (e perversa)centralità della legislazione sulle pensioni negliequilibri socio-economici italiani. Basta ricordarecome ogni m ese dopo le rilevazioni Istat si plaudaregolarmente all' incremento dell' occupazione, salvoaccorgersi subito dopo che una quota più chesignificativa del surplus è dovuta al prolungamentodell' età pensionabile deciso proprio dalla leggeFornero. Di conseguenza la condizione degli over 60,di coloro che sembrano candidati a dover rinviare ilproprio ritiro per non compromettere il bilancio statale,appare un po' come una metafora del rapporto tradecisione amministrativa e cittadini, tra societàfortemente individualizzata e una competizionepolitica che guarda ancora agli elettori come grandiaggregati di consenso. Nella vita di tutti i giorni si ha l'impressione che non tutti i 65enni siano sfavorevoli arestare nella pianta organica e ovviamente moltissimodipende dal tipo di lavoro/mansione che svolge ilsingolo. Una cosa è aver passato 40 anni in fabbrica,altra è averli trascorsi in un ufficio. E comunque non èneanche omogeneo il retroterra familiare. Una quotasignificativa dei 65enni di oggi, innanzitutto per lescelte di vita effettuate (figli avuti tardi, separazioni enuovi matrimoni, carriera lenta), guarda con interessealla possibilità di rimanere in azienda o in subordine diuscire e cercare un nuovo impiego. Che consenta lorodi integrare il reddito, sostenere gli studi dei figli,conservare il proprio tenore di vita. Chi guarda a unsecondo lavoro pensa legitt imamente che lecompetenze di cui gode possano avere mercato,

magari accompagnate da forme contrattuali moltoflessibili. È aperta la querelle tra gli addetti ai lavori secosì facendo quelli che sono stati i baby boomersfiniscano per ridurre i già esigui spazi di occupazionea disposizione dei giovani. Gli ottimisti sostengonoche gli under 30 hanno il vantaggio della culturadigitale mentre gli over 60 sono più adatti a gestire lacomplessità. Quale che sia la verità il pensionandochiede alla politica solo di avere input certi, di poterconoscere il proprio destino previdenziale per tempoe programmare le mosse da fare. Non ne fa unaquestione di finanza pubblica. La tradizione però gligioca contro: in Italia la politica - tramite le decisioni dispesa e le norme previdenziali - ha sempre pensatodi poter plasmare i gruppi sociali. Da noi persinopartita Iva è diventato il nome di una professione enon solo di un adempimento fiscale. Oggi purdovendo scontare le ripercussioni della crisidovremmo invece sforzarci di invertire la tendenza epotremmo cominciare proprio togliendo le pensionialla politica e restituendole alla demografia.

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Enrico morando «Taglio al cuneo strutturale e con portabilità»

Ven 11/08/2017 Il Sole 24 Ore Pagina 3

Per favorire le assunzioni dei giovani, con la legge diBilancio è in arrivo un intervento strutturale, un tagliodel 50% dei contributi per i primi due anni: lo haconfermato il viceministro all' Economia, EnricoMorando. Dopo si ipotizza «una riduzione strutturdi 3-4,5 punti con piena portabilità in capo al lavoratore».Vale a dire che se verrà assunto da un' altra impresa,il lavoratore porterà in dote lo sconto contributivo. Pernon penalizzare le pensioni dei giovani è prevista lacopertura figurativa dei contributi a carico dellafiscalità generale.

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cuneo, APPRENDISTATO, SCUOLA I tre shock che servono

Ven 11/08/2017 Il Sole 24 Ore Pagina 8

Finalmente l' agenda della politica mette i giovani alprimo posto. Il secondo Paese più vecchio del mondosi guarda allo specchio e cerca il riscatto. Che nonpuò non passare dal lavoro per le nuove generazioni.L' Italia ha il triste primato europeo di percentuale dipopolazione inattiva (35%) tra quanti abbiano tra 15 e64 anni di età; ha la più alta quota di giovani che nonstudiano e non cercano lavoro (26,9% con il record alSud con il 38,4%); ricopre la terza posizione inEuropa quanto a disoccupazione giovanile (35,4% e56% al Sud). Questi numeri vengono da lontano, ma ilPaese sembra prendere atto solo adesso delle suedevastanti contraddizioni generazionali. Un datotratteggia la situazione di diseguaglianza ormaicronicizzata: ogni anno lo Stato ripiana per circa 100miliardi gli sbilanci del sistema previdenziale, mentreai giovani avrà trasferito, a regime in un quinquennio,una ventina di miliardi come sgravio per le assunzioni.Motivo in più per riflettere su quanto sia anacronistical ' ennesima discussione sul tema del l ' etàpensionabile che invece infiamma la campagnaelettorale permanente. Lo squilibrio di attenzione èevidente ed è anche superiore allo sbilanciamentodemografico, drammatica anomalia italiana. Squilibriotra l' altro accentuato dal fatto che meno del 30% dei"veri" giovani è stato interessato dagli incentivi alleassunzioni che, per la stragrande maggioranza deicasi, sono finiti a disoccupati di mezza età. Ladecontribuzione funziona ed è uno strumento potentein uno dei Paesi che ha il cuneo fiscale tra i più alti trai "soci" Ocse. Ma per destinare gli incentivi davverosolo ai giovani devono essere più vincolati all' età. Edè positivo che il Governo stia studiando una forma diabbattimento del 50% del cuneo per un triennio,tarato solo per chi abbia fino a 29-35 anni (la soglia èancora oggetto di analisi). Ma sarà fondamentale ilmodo con cui questa scelta verrà resa strutturale perevitare che la spinta all' occupazione resti episodica.Tuttavia anche i profili professionali devono esserecorrispondenti a quanto chiedono le imprese. Ognianno almeno 60mila occasioni di lavoro si perdonoperché le aziende non trovano chi le copra. Senzacontare che le stime europee descrivono un futuronon remoto in cui almeno il 35% dei posti di lavorodisponibili avrà bisogno di alte qualifiche e in cuialmeno nel 60% dei lavoro conosciuti il 30% dell'attività sarà affidabile a robot. Già ora l' Italia cerca (enon trova) saldatori qualificati o ingegneri gestionali

solo per citare due esempi ai poli opposti nella scaladell' occupazione. Il mix tra incentivazione delle nuoveassunzioni e creazione delle competenze richieste è ilcuore del le pol i t iche att ive del lavoro, veracenerentola del Paese che fa del lavoro lacaratteristica fondante della Repubblica. Le risorsesono poche e andranno concentrate al meglioaffinché possano dispiegare l' effetto shock di cui c' èbisogno. E forse, nel calcolo di costi e benefici, saràopportuno computare finalmente anche gli onerisociali (ed economici) che rappresentano i 2,2 milionidi Neet (i giovani che non studiano e non cercanolavoro). Quanto costa questo esercito di capitaleumano sprecato e quanto sarebbe in realtà unrisparmio un investimento massiccio per la suaoccupabilità? Una stima Ocse ci avvisa che questosperpero vale una mancata crescita del Pil di almenol' 1,4%. Inoltre, quante risorse spreca un Paese chedestina all' estero un giovane (ad alta formazione)ogni 8 assunti in patria? Il tema lavoro andràaffrontato per fasi e dovrà avere comunque un respirodi legislatura anche se dovrà essere affidato allamanovra d' autunno, l' ultima prima del voto. La primafase dovrà prevedere un vero effetto-shock sulladecontribuzione e più risorse ci sono e meglio è. Laseconda la messa a punto di un sistema duale piùefficiente che consenta l' osmosi ottimale tra scuola elavoro, non solo attraverso i tirocini (che sonodiventati la gran parte della esperienze europea diGaranzia giovani che nasceva con ben altreambizioni) ma tramite un apprendistato più efficientee semplificato. Per renderlo meno distante dalledinamiche aziendali è positiva l' iniziativa dei voucherformativi; puntare tra l' altro sull' attività delle agenziedi somministrazione come agenti formativi può essereuna soluzione positiva perché toglie all' impresa l'inevitabile "onerosità formale" delle pratiche per l'apprendistato. Il sistema delle 80 agenzie gestisceormai una media mensile di oltre 400mila occupati einteressa quasi il 5% del totale dei contratti per igiovani. Ha già maturato esperienze formative tramitel' ente bilaterale FormaTemp che ha concluso nel2016 oltre 33mila progetti formativi destinati a 230milalavoratori. Può fare molto di più perché le risorse nongli mancano. E naturalmente anche gli altri entibilaterali potrebbero trovare nuovi ruoli e nuovefunzioni. La terza fase non può non essere centratasulla creazione di nuovi profili formativi. La cosiddetta

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Ven 11/08/2017 Il Sole 24 Ore Pagina 8

educazione terziaria è carente quanto mai. In Europa,in media, un quarto dei giovani trova lavoro perchéproviene da percorsi formativi professionalizzanti. L'esperienza dei 93 Istituti tecnici superiori triennalicreata dal 2010 è ancora una nicchia, e finora hadiplomato 9mila giovani, l' 80% dei quali ha trovatosubito un impiego. Ciò che manca è l' Università: inItalia non esistono lauree professionalizzanti, cuoredel successo del mercato del lavoro in Germania adesempio, dove esistono 102 Università tradizionali mab e n 1 7 0 a t e n e i d i s c i e n z e a p p l i c a t e eprofessionalizzanti dove studiano 800mila ragazzi. InItalia ci sono 100 Università tradizionali e nessuna discienza applicata. Il nuovo lavoro, nell' orizzonteglobale che brucia le basse qualifiche e appiattisce leretribuzioni, coincide sempre più con l' occupazione dipregio, dalla ricerca dei nuovi materiali alla gestionedei big data, dalle biotecnologie alle professioni legateall' industria 4.0 delle catene di valore globale einterconnesso, dall' innovazione sui processi eco-sostenibili alla gestione industriale dei beni culturali. Eper evitare che i nostri ragazzi finiscano, magari conla loro laurea, su una bicicletta a consegnare pizze osushi forse è arrivato il tempo che anche l' Universitàse ne renda conto. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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Giovani, il «gap» cresce fino al 2030 Lavoro ma anche patrimonio, casa, credito: senza interventi correttivi si amplia ildivario tra generazioni

Ven 11/08/2017 Il Sole 24 Ore Pagina 3

ROMA La crisi ha accentuato il divario generazionalecondannando un' intera generazione, i "giovani", anon potersi emancipare dai propri genitori. C' è unpeggioramento delle condizioni economiche - dallavoro al patrimonio, dalla casa al credito - rispettoalle fasce di popolazione più anziane e, in assenza dicorrettivi pesanti, il gap è destinato ad accentuarsifino al 2030. I rischi sono l' esclusione di interegenerazioni dal mondo del lavoro, un azzeramentopatrimoniale per i nuclei con capofamiglia under 35fino a quando non erediteranno dai loro genitori, una«questione abitativa» che spesso contribuisce arinviare il momento dell' autonomia. La FondazioneBruno Visentini ha misurato il gap generazionale nelRapporto 2017 utilizzando un indicatore composto di27 voci, dal lavoro alla ricchezza, dalla casa all'accesso alle pensioni, dall' educazione al credito,dalla legalità al debito pubblico. Rispetto all' annobase 2004, il gap sarà doppio nel 2020 e triplo nel2030. La Fondazione continua a lavorare al tema, unostudio del curatore scientifico del Rapporto, LucianoMonti, (docente alla Luiss di Politiche europee) saràpubblicato a settembre, nel Rapporto 2018 verràintrodotto un nuovo parametro sull' innovazionetecnologica, e un focus sarà dedicato alle nuoveprofessioni. Prendiamo l' indicatore "reddito ericchezza": il divario generazionale relativo allacomponente "patrimoniale" rischia di aumentare di142 punti tra il 2016 e il 2030 se non verrannoadottate misure di sostegno ai redditi delle famigliegiovani. Queste previsioni vengono fatte alla luce didue sotto-indicatori, quelli del reddito e dellaricchezza. Il rapporto tra il reddito mediano dei giovanie della popolazione totale in Italia rimane su livellicostanti tra il 2016 e il 2030: «I giovani italianipotranno contare un' entrata netta per "sopravvivere"e soddisfare le spese primarie, ma non permetterà dipoter risparmiare ed accumulare ricchezza», sostieneMonti. La previsione è che nel 2030 vi sarà un nettopeggioramento delle condizioni economiche dei nuovinuclei familiari under35. La ricchezza delle famigliegiovani - la somma di attività reali (immobili, aziende eoggetti di valori) e finanziarie (depositi, obbligazioni eazioni) al netto delle passività (mutui ed altri debitigenerati) - sarà 20 volte minore di quella dellefamiglie totali. Nel 2014 il rapporto era di 1 a 7 - il

patrimonio delle famiglie con capofamiglia giovaneera sette volte più basso di quello della media dellefamiglie -, l' aumento di questo divario «non è daattribuire a un aumento generale della ricchezza, maa un progressivo azzeramento dei patrimoni dellefamiglie under35 con il rischio di patrimoni negativi».È uno scenar io «mol to preoccupante» che«impedirebbe ad almeno un' intera generazione diemanciparsi economicamente dai propri genitori eculturalmente dall' appellativo di "bamboccioni"». Sirischia un «effetto trascinamento generazionale dellaricchezza, che si esaurirebbe soltanto con iltrasferimento post mortem del patrimonio da parte deigenitori ai figli». Lo stesso vale per il credit crunch: nel2004 la percentuale dei mutui erogati era distribuitaper il 51,6% agli over 35 enni e per il 48,4% agli under35. Il delta si è progressivamente ampliato, complicela crisi, e nel 2014 il 66,1% dei mutui è andato agliover 35 e il 33,9% agli under 35. È crollata ladomanda dei mutui da parte dei giovani, che a causadel progressivo impoverimento hanno avuto menoricchezza disponibile da investire per l' acquisto dellacasa. I criteri selettivi adottati dalle banche hannopenalizzato i giovani, perchè con i contratti spessoprecari e privi di una solidità patrimoniale, nonfornivano sufficienti garanzie per la concessione deimutui. Anche questo parametro peggiorerà: dall'attuale livello di 180 fino a 300 nel 2030. Tutti iparametri del divario economico-sociale sono correlatia quello del lavoro: è l' assenza di lavoro il motore deldisagio. Lo studio parla di «ritardo generazionale»sottolineando che l' Italia non ha mai conosciuto tassidi disoccupazione giovanile per un periodo cosìprolungato in un contesto che preclude lo sviluppo deipiù giovani. Basta rileggere i dati Istat di giugno con idisoccupati della fascia 15-24 anni al 35,4%, il doppiodella media della Ue (16,7%), e osservare che dallafine del 2011 i giovani senza lavoro viaggianostabilmente sopra il 30% con punte superiori al 40%.Ma anche per la fascia 25-34 anni, il tasso didisoccupazione al 17,4% è di gran lunga superiore altasso generale (11,1%). Senza misure drastiche diriequlibrio, andrà peggio: l' indicatore crescerebbedall' attuale livello 200 fino a 360. © RIPRODUZIONERISERVATA.

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Il caso italiano. Pesa sempre di più il potenziale inespresso dei giovani non inseriti in unpercorso formativo e non ancora entrati nel mondo del lavoro Record europeo sui Neet, ma 3 su 4 cercanolavoro

Ven 11/08/2017 Il Sole 24 Ore Pagina 3

roma Nella corsa a ostacoli verso il futuro delle piùgiovani generazioni le certezze, purtroppo, battono lesperanze. I Millenials, ovvero i nati tra gli anni Ottantae il Duemila già sanno, per esempio, che quandosaranno nel pieno della loro vita lavorativa dovrannosostenere un numero di anziani che sarà pari, nel2040, al 63% della popolazione attiva (era il 29% nel2000). Un onere non da poco se la dinamica dell'economia dovesse rimanere sui ritmi attuali. Per nonparlare della transizione tecnologica che, secondodiverse analisi, nei prossimi vent' anni vedrebbescendere in campo robot e sistemi di intelligenzaartificiale capaci di sostituire tra il 30 e il 40% degliattuali posti di lavoro. Vista in questa prospettiva pesaancor di più il potenziale inespresso dei tanti giovaninon più inseriti in un percorso scolastico o formativo enon ancora entrati nel mondo del lavoro. Sono ifamosi Neet (dall' acronimo «Not in education,employment or training»), soggetto sociale analizzatoormai da anni anche dalla nostra statistica ufficiale. L'ultimo Rapporto Istat sui Neet contiene due buonenotizie e una cattiva. Partiamo dall' ultima: nel 2016 inItalia la quota di giovani tra i 15 e i 29 anni incondizione di Neet era la più elevata tra i paesi dell'Unione, il 24,3%, contro un valore medio del 14,2% enettamente superiore a Germania (8,8%), Francia(14,4%) e Regno Unito (12,3%). Stiamo parlando di2,2 milioni di ragazzi, vuol dire che se si considera l'intera popolazione compresa tra i 15 e i 29 anni unosu quattro è un Neet, mentre gli altri o sono giàoccupati (29,6%) o sono ancora a scuola (46,1%). Lebuone notizie: dopo il forte aumento negli anni dellacrisi ora i Neet sono in calo (-135mila unità; -5,7% sul2015). Inoltre, contrariamente all' opinione comune, lamaggioranza dei Neet vorrebbe lavorare al più presto.Secondo le rilevazioni dell' Istat l' anno scorso il43,6% era in cerca di occupazione e il 32,6% facevaparte delle forze di lavoro potenziali. Dunque, solo unNeet su quattro è inattivo e indisponibile a lavorare. Esu questa componente pesa anche il genere, vistoche tra chi si dichiara indisponibile a un impiego cisono tante giovani madri con figli piccoli che vivono abasso reddito. La lunga crisi ha cambiato anche ilivelli di istruzione dei giovani che si trovano in questacondizione e che, nella nuova classificazione per

gruppi sociali Istat, sono più concentrati nelle famigliemeno benestanti. Se nel 2008 i Neet erano più diffusitra giovani con la licenza media (21,5%) negli annisuccessivi sono cresciuti tra chi ha in tasca un titolo distudio più alto. Nel 2016 l' incidenza e diventatamaggiore tra i diplomati (26,1%) mentre è rimasta piùo meno stabile la quota dei laureati (22,9%). ©RIPRODUZIONE RISERVATA.

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I ricorsi alla Consulta. La decisione della Corte costituzionale attesa per l' autunno Sulle pensioni anche la mina perequazione

Ven 11/08/2017 Il Sole 24 Ore Pagina 3

ROMA Tra le incognite d' autunno che possonocondizionare dimensioni e contenuti della manovranon c' è solo la questione dell' adeguamento o menodei requisiti di pensionamento alla speranza di vita.Sul tavolo c' è anche il nodo dell' indicizzazione dellepensioni all' inflazione, tema in discussione al tavologoverno-sindacati (se ne parlerà giovedì 7 settembre)ma sul quale grava la pesante attesa della Consulta.Il 24 ottobre, infatti, saranno discusse le questioni dicostituzionalità delle regole sulla perequazione messea punto dal governo Renzi con il decreto legge65/2015 in risposta alla bocciatura delle normeprecedenti, arrivata sempre dalla Corte costituzionalecon la famosa sentenza 70/2015. E come nel casodegli adeguamenti automatici, anche la soluzionesulle perequazioni rischia di innescare nuova spesaprevidenziale. Lo stop alle indicizzazioni Per capire laposta in gioco bisogna tornare alla riforma Monti-Fornero (dl 201/2011), quando si decise non solo ildefinitivo passaggio al contributivo per tutti e l'innalzamento dei requisiti ma anche, con una normatransitoria, di bloccare parzialmente l' adeguamentoall' inflazione degli assegni già in pagamento. Nel2012 e nel 2013 venne così r iconosciuto l 'adeguamento pieno solo per le pensioni di importofino a 3 volte il trattamento minimo, mentre nulla èstato pagato per gli importi superiori. Con la sentenza70, la Corte ha dichiarato illegittima questa normainnescando una mina per i conti pubblici, dato che ilcosto di un pieno riconoscimento, a posteriori, dellamancata perequazione venne stimato in 24 miliardi dieuro. Di fronte a questo scenario il governo, nellaprimavera di due anni fa, ha varato il decreto 65/2017,con cui è stato introdotto un nuovo meccanismo diperequazione riferito al biennio 2012-2013 che hastabilito un adeguamento al 100% per gli assegni finoa 3 volte il minimo; del 40% tra 3 e 4 volte; del 20%tra 4 e 5; del 10% tra 5 e 6; nullo per importi oltre seivolte il minimo. Inoltre è stato definito un meccanismodi "consolidamento" parziale degli effetti di tali arretratinegli anni seguenti. Costo dell' operazione "solo" 2,8miliardi di maggiore spesa previdenziale. Ovviamentechi è rimasto escluso ha fatto ricorso in tribunale e indiversi casi sono state poste questioni di legittimitàcost i tuz iona le s ia su l b ienn io d i mancataperequaz ione s ia su l cos iddet to "mancatotrascinamento" sul periodo 2014-2018, ritenutopenalizzante per gli importi più elevati. Il 24 ottobre il

giudice delle leggi dovrà discutere una dozzina diordinanze che puntano, a vario titolo, a smantellare lasoluzione low cost del decreto legge 65/2015. L' esitoè tutt' altro che scontato. Il confronto sindacale L'attuale meccanismo di indicizzazione è oggetto, comesi diceva, della "fase due" del confronto sindacale. L'impegno del governo è di introdurre un sistema diperequazione basato sugli "scaglioni di importo" e nonpiù sulle "fasce di importo" a partire dal 2019, lostesso anno in cui scatterebbe il nuovo adeguamentoalla speranza di vita dei requisiti di pensionamento.Inpratica si tornerebbe al meccanismo previsto dallalegge 388 del 2000. Ma nel protocollo siglato l' annoscorso si parla anche della possibilità di valutare l'u t i l i zzo d i ind ic i d ivers i d i in f laz ione, p iùrappresentativi della spesa dei pensionati, e nonmanca l' ipotesi di un recupero di parte della mancataindicizzazione passata per una rivalutazione "unatantum" del montante del 2019. Spesa per pensioni einflazione L' Italia non è l' unico paese in cui le levedella riduzione o del differimento dell' indicizzazionedelle pensioni sono state utilizzate per mitigare laspesa. Basta uno sguardo agli ultimi rapporti Ocseper scoprire che in almeno altri dieci paesi dell' area,negli ultimi anni, i meccanismi di perequazione sonostati toccati, ridotti o temporaneamente congelati. Laragione è sempre la stessa: tenere bassa la traiettoriadi una spesa in costante crescita. Gli interventi sonostati dei più vari, calibrati tenendo conto sia delleesigenze di sostenibilità finanziaria dei sistemiprevidenziali sia della dovuta protezione del potere diacquisto di pensioni. Vediamo qualche esempiorecente. In Francia nel 2014 l' adeguamento delleprestazioni all' indice dei prezzi è stato spostato dalmese di aprile a ottobre per le pensioni che sonosopra i 1.200 euro al mese, mentre in Grecia ilcongelamento delle indicizzazioni è iniziato nel 2011ed è durato quattro anni. In Giappone nel 2015 èstato chiuso un temporaneo stop delle indicizzazioni,mentre in altri Paesi gli interventi sono stati di piùlungo termine, con la scelta di indicizzare le pensioninon più ai salari ma ai prezzi o a coefficienti checontengono un mix di inflazione e salari. È il caso dell'Ungheria (dal 2012) o della Repubblica di Slovenia(dal 2013 al 2017) mentre in Australia è previsto ilpassaggio all' indicizzazione all' inflazione e non piùagli stipendi a partire dal 2017. In Finlandia nel 2015 l'indicizzazione è stata temperata, passando da un

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Ven 11/08/2017 Il Sole 24 Ore Pagina 3

fattore dell' 1% a uno dello 0,4%, un "fattore diriduzione" degli adeguamenti è stato introdotto anchein Lussemburgo nel 2013 e in Polonia nel 2012mentre meccanismi di riduzione degli adeguamentiper le pensioni di vecchiaia e invalidità sono stativarati nella Repubblica Ceca nel 2012 per una durataprevista fino alla fine del 2015. In Spagna, infine, l'indicizzazione è stata calibrata anche sulla base deicontributi versati ed ogni cinque anni, a partire dal2019, gli assegni saranno adeguati anche sulla basedel l ' aspettat iva di v i ta. © RIPRODUZIONERISERVATA.

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FOCUS. PARLA MONTI (LUISS E FOND. VISENTINI) Micromisure inutili Subito il lavoro, poi piano da 30miliardi

Ven 11/08/2017 Il Sole 24 Ore Pagina 3

Quello che le nostre analisi evidenziano è che lepiccole misure non servono a ridurre i l gapgenerazionale». Luciano Monti, docente di Politicheeuropee alla Luiss, è anche il curatore scientifico delRapporto della Fondazione Visentini che per la primavolta in Italia ha misurato il divario generazionale,avvelendosi di 27 indicatori. Il rapporto 2017 e quellodel prossimo anno su cui già il gruppo di ricerca hacominciato a lavorare - con l' obiettivo di introdurre unnuovo indicatore sull' innovazione tecnologica erealizzare un focus sulle nuove professioni -evidenziano l' assenza di politiche adatte a ridurre lafrattura generazionale che penalizza i Millennials erischia di produrre un aggravamento della lorosituazione fino al 2030. «L' unica misura che negliult imi anni ha prodotto un effetto sul divariogenerazionale - spiega Monti - è la legge Fornero,con la riduzione della spesa pensionistica; mabisogna fare attenzione perché senza un interventospecifico e integrato in favore dei giovani anche quell'intervento produrrà per i Mi l lennials solo l 'allontanamento nel tempo della pensione. Servonosubito misure pesanti: non singoli interventi da pochecentinaia di milioni, ma interventi dell' ordine di varimiliardi. Bene la decontribuzione di cui si parla per igiovani neoassunti se viene coperta finanziariamentedallo Stato: sarebbe un buon inizio. Ma non basta:serve una politica, un "piano giovani" organico che noiproponiamo debba essere dell' ordine dei 30-35miliardi, quanto cioè oggi costano i Neet al sistemasociale ed economico italiano. Penso che questodovrebbe essere il tema al centro della prossimacampagna elettorale». Una campagna elettorale che,viceversa, a guardare le tensioni di questi giorni sulblocco dell' adeguamento automatico dell' etàpensionabile, rischia di avere al centro ancora loscontro per la difesa di interessi della fascia di etàprossima alla pensione. Il male da evitare in questafase è «la dispersione delle risorse», vizio che non èmancato negli anni scorsi. Il bonus da 500 euro ai18enni per comprare libri - dice Monti - «sarà pure un'idea simpatica ma è solo dispersione di risorse, cosìcome il miliardo e mezzo destinato a Garanzia giovaniche non ha prodotto posti di lavoro. Dobbiamoimparare a misurare l' efficacia delle politicheadottate, in termini di impatto generazionale, per

concentrarci su quelle che funzionano». Il «pianoorganico» che propone Fondazione Visentinidovrebbe avere come primo obiettivo «tornare allasituazione ante-crisi». Sono i giovani che hannopagato il costo maggiore della crisi, è questo cheevidenziano i numeri del Rapporto. «E sono i giovani -dice Monti - che rischiano di pagare gli effetti prodottida fenomeni di lungo periodo come l' invecchiamentodella popolazione. La domanda che dobbiamo farci eche la politica deve farsi è se sia giusto che gli effettinegativi prodotti da questi fenomeni debbano esserescaricati tutti sui giovani». La domanda è retorica e larisposta di Monti implicita. Ma quella della politica nonnecessariamente sarà la stessa. «Per questopensiamo a un piano organico che dovrebbe avere unpassaggio parlamentare importante». Bisognacominciare a discutere del gap generazionale. ©RIPRODUZIONE RISERVATA.

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Agevolazioni. L' Inps ha prorogato il termine Bonus Sud, recupero entro settembre

Ven 11/08/2017 Il Sole 24 Ore Pagina 18

Per recuperare gli sgravi contributivi connessi al"bonus assunzioni Sud", i datori di lavoro avranno piùtempo a disposizione. Con il messaggio 3272/2017diffuso ieri, infatti, l' Inps comunica che il conguagliodelle somme riferite al periodo gennaio-giugno 2017,potrà essere utilmente inserito nel flusso contributivo(Uniemens) del mese di agosto 2017 il cui termine perl' inoltro è il 30 settembre 2017. Le nuove istruzioni -che rett i f icano e ampliano l ' arco temporaleindividuato nella circolare 41/2017 e nel messaggio2152/2017- si sono rese necessarie, precisa l' Inps, acausa di alcuni ritardi nell' aggiornamento degli archividell' Anpal concernenti lo stato di disoccupazione deil avo ra to r i e de l conseguen te r i t a rdo ne lriconoscimento dell' incentivo da parte dell' istituto diprevidenza. Ricordiamo che l' incentivo "occupazioneSud" consiste in un esonero contributivo collegato aun' assunzione (o t rasformazione a tempoindeterminato di un contratto a termine) di cuipossono fruire i datori di lavoro che operano in regionidel sud meno sviluppate (Basilicata, Calabria,Campania, Puglia e Sicilia) e in transizione (Abruzzo,Molise e Sardegna). L' incentivo spetta per leassunzioni/trasformazioni - anche a scopo disomministrazione - di disoccupati (di età compresa tra16 anni e 24 anni e 364 giorni) e/o soggetti (dai 25anni in su) che, oltre a essere disoccupati, siano prividi un impiego regolarmente retribuito da almeno 6mesi. Agevolate anche le conferme in servizio deicontratti di apprendistato professionalizzante, nonchégli inserimenti di soci di cooperative (con rapportosubordinato). Semaforo rosso, invece, per il lavoro achiamata, domestico e accessorio. Esclusi anchecoloro che, nei 6 mesi precedenti, hanno giàintrattenuto un rapporto di lavoro con la stessaazienda salvo il caso della trasformazione dacontratto a termine a rapporto a tempo indeterminato.La facilitazione consiste nella riduzione dellacontribuzione datoriale (premio Inail escluso), nellimite di 8.060 euro annui pro capite. L' agevolazioneè subordinata al rispetto del regolamento sugli aiutiminori (de minimis), a meno che l' assunzione nongeneri un incremento occupazionale netto. Il bonusSud - che non è cumulabile con altri incentivi di naturaeconomica o contributiva - è altresì condizionato allaregolarità contributiva e al rispetto della normativa inmateria di lavoro e sicurezza sociale e dei principigenerali in materia di incentivi all' occupazione. ©

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Una circolare dell' Ispettorato nazionale del lavoro illustra il regime sanzionatorio Rischio prestazioni occasionali Famiglie e imprese devono riassumere l' ex dipendente

Ven 11/08/2017 Italia Oggi Pagina 20

Rischiose le prestazioni occasionali con la vecchiacolf (famiglie) o ex dipendenti e co.co.co. (imprese,professionisti e partite Iva). Se il vecchio rapporto ècessato da meno di sei mesi, infatti, c' è la sanzionedella conversione della prestazione occasionale inrapporto dipendente a tempo pieno e indeterminato. Aprevederlo è l' Ispettorato nazionale del lavoro (Inl)nella circolare n. 5/2017, nell' illustrare il regimesanzionatorio delle prestazioni occasionali. Oltre aintrodurre la nuova sanzione, non prevista dallanormativa, l' ispettorato precisa che la trasformazionein rappor to d ipenden te a tempo p ieno eindeterminato, previsto dalla disciplina nelle ipotesi disuperamento del limite economico (2.500 euro) o didurata (280 ore) , scat ta da l momento delsuperamento del limite e si applica anche alle famiglie(sono escluse solo le p.a.). Superamento limitiDiverse le ipotesi analizzate dall' Inl nell' illustrare ilregime sanzionatorio, oltre a quanto detto già dall'Inps con placet del ministero del lavoro (circolare n.1074/2017, si veda ItaliaOggi del 6, 7 e 11 luglio).Una prima ipotesi è il superamento dei limiti fissatidalla legge sull' utilizzo delle nuove prestazionioccasionali, ipotesi per la quale le sanzioni toccanosia il contratto di prestazione occasionale, sia illibretto famiglia. Il superamento del limite economicodi 2.500 euro o del limite di durata di 280 ore nell'arco di un anno civile (nel settore agricolo il limite èdiverso) comporta la trasformazione del rapporto nellatipologia di lavoro a tempo pieno e indeterminato a fardata dal giorno in cui si realizza il superamento. Latrasformazione del rapporto non opera nel caso in cuil' utilizzatore sia una p.a. Assunzione vecchiemaestranze La normativa fa divieto di ricorso aprestazioni occasionali «con soggetti con cui l'utilizzatore abbia in corso o abbia cessato da meno disei mesi un rapporto di lavoro subordinato o dicollaborazione coordinata e continuativa», senzaprevedere sanzioni. Secondo l' Inl, tuttavia, laviolazione del divieto integra un difetto «genetico»della costituzione del rapporto e comporta la suaconversione ex tunc nella tipologia ordinaria: lavoro atempo pieno e indeterminato. La sanzione si applicasia al contratto di prestazione occasionale sia all i b re t to famig l ia , ment re non va le per lasomministrazione. Tracciabilità e altri divieti Sono

ipotesi sanzionate solamente per il contratto diprestazione occasionale. L' Inl spiega che in caso diviolazione dell' obbligo di comunicazione preventivaovvero di violazione di uno dei divieti (divieto per gliutilizzatori che hanno più di cinque dipendenti atempo indeterminato; per le imprese del settoreagricolo; negli appalti ecc.) si applica la sanzione da500 a 2.500 euro senza diffida. La misura dellasanzione ridotta (art. 16 legge n. 689/1981) è pertantopari a 833,33 euro per giornata non tracciata (damoltiplicare per i lavoratori interessati). La sanzionetrova applicazione anche in caso di tardata oincompleta comunicazione. Maxi sanzione lavoronero Anche questa sanzione riguarda solo il contrattodi prestazione occasionale. L' Inl spiega che, nei casidi mancata comunicazione preventiva o di revocadella stessa a fronte di prestazione effettivamentesvolta, la mera registrazione del lavoratore sul sitoInps non basta a escludere che si tratti di un rapportosconosciuto alla p.a. con conseguente possibilità dicontestazione dell' impiego di lavoratori «in nero» eapplicazione della cosiddetta maxi sanzione (da 1.500a 36.000 euro). Tuttavia l' Inl esclude la maxisanzione qualora, fermo restando che le parti risultinoregistrate al sito Inps, ricorrano congiuntamente leseguenti condizioni: a) rispetto dei limiti economici etemporali; b) la prestazione può considerarsioccasionale in virtù della presenza di precedentianaloghe prestazioni correttamente gestite. ©Riproduzione riservata.

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GiustiziaVenerdì, 11/08/2017 08:53

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Diritti politici. La Cassazione ribadisce la soglia di punibilità molto arretrata per leconsultazioni elettorali Voto di scambio, basta la promessa Il reato si realizza anche se non c' è mai stata l' esecuzione dell' accordo

Ven 11/08/2017 Il Sole 24 Ore Pagina 19

milano La corruzione elettorale è un reato di pericoloastratto, di pura condotta e a dolo specifico: non ènecessario pertanto lo scambio dei beni o delleprestazioni, ma solo la promessa o l' accordo tra ledue parti. La Terza sezione penale della Corte dicassazione (sentenza 39064/17) ha reso definitiva lacondanna a 8 mesi di reclusione e a 12mila eurorideterminata dalla Corte d' appello di Napoli neiconfronti di un cittadino elettore. Questi, in concorsocon altri due coimputati - una candidata alle comunalie il fratello - aveva promesso il sostegno in cabinaelettorale non tanto proprio, in quanto residentealtrove, ma di tre familiari abitanti nel piccolo centroall' epoca della consultazione incriminata, nel 2009.Due anni più tardi il fratello dell' imputato, destinatariodella promessa di voto di scambio, era stato assuntoin un' agenzia di sicurezza (peraltro a tempodeterminato e per soli 3 mesi). A fronte dellelamentele contenute nel ricorso, in cui i difensori dell'elettore lamentavano la genericità delle contestazionie - appunto - il riscontro molto scolorito alla promessadella candidata, la Terza penale ribadisce che lastruttura del reato di corruzione elettorale prescindedel tutto, in ogni sua formulazione, dal vero e proprioscambio delle prestazioni e, anzi, anche dallarealizzazione di una sola di esse. Il primo comma (l'articolo è l' 86 della legge 579/1960) punisce ilcandidato (o chi per lui) offre o promette qualunqueutilità a uno o più elettori, anche utilità dissimulate(per esempio rimborsi, vitto alloggio o spese eservizi). La seconda ipotesi punisce l' elettore che, perdare o negare firma o voto, accetta offerte opromesse o riceve denaro o altra utilità. In entrambele fattispecie, annota l' estensore della Terza, siprescinde completamente dalla realizzazione delpactum sceleris, avendo il legislatore del 1960arretrato la soglia di punibilità al momento dell'accordo e/o della promessa. Ciò è reso ben evidentenel caso in cui l' iniziativa spetta al "politico" - o a chiper lui - in cui il reato, che peraltro è a concorsoeventuale e non necessario, si consuma al momentoin cui viene profferita la promessa a vantaggio delterzo. Se poi si realizzerà la promessa, come nel casodi specie e a "scoppio" ritardato, ciò è del tuttoindifferente per far scattare la punibibilità. Ma anche

nell' ipotesi più strutturata del comma 2 - il vero eproprio accordo tra elettore e candidato - il reato siconsuma al momento dell' accettazione dell' offerta odella promessa (e ovviamente anche alla ricezionedel denaro), restando indifferente ogni e ulterioreesecuzione dell' accordo. Tra l' altro la corruzioneelettorale è reato plurioffensivo, perchè presidia sia l'interesse dello Stato a libere e corrette consultazioni,ma anche allo stesso tempo il diritto politico di ognielettore alla libera espressione, e prima ancoradeterminazione del voto. © RIPRODUZIONERISERVATA.

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Mancati versamenti. La scelta di non pagare il dovuto all' Inps prova il dolo anche se non c' èla volontà di violare il precetto Omesse ritenute, non serve il fine di evasione

Ven 11/08/2017 Il Sole 24 Ore Pagina 19

roma Per il reato di omesso versamento delle ritenuteprevidenziali e assistenziali basta la consapevolezzadi non versare all' Inps quanto dovuto, mentre nonserve lo scopo dell' evasione contributiva. E laresponsabilità per il comportamento illecito, ricadesempre sul datore di lavoro che non può "sfilarsi" daisuoi obblighi sulla base di una delega . La Corte dicassazione (sentenza 39072) respinge il ricorso delpresidente del Cda di una società per azioni,condannato per il reato previsto dall' articolo 2 del Dl463 del 1983. Il ricorrente, tra le altre contestazioni,inseriva anche la sottovalutata assenza del dolo vistol' omissione era dovuta a una causa di forzamaggiore: una crisi aveva colpito l' impresa proprionel periodo dei mancati pagamenti. Inoltre, secondo ilvertice del board, i giudici, svalutando del tutto l'elemento soggettivo del reato, avevano "tarato" lasanzione solo sull' entità delle somme non versate,senza considerare che la sua era un' azienda di 500dipendenti e dunque il debito non poteva che esserealto. La Cassazione - come scrivono gli stessi giudici -coglie l' occasione «per sgombrare definitivamente ilcampo da un equivoco di fondo che rischia di alterarela corretta impostazione dogmatica del problema». Igiudici chiariscono che, per il reato preso in esame,non è richiesto il fine di evasione contributiva,«tantomeno l' intima adesione del soggetto allavolontà di violare il precetto». La scelta di non pagareprova il dolo: i motivi della scelta non lo escludono.Nè si può parlare di causa di forza maggiore dovutaalle difficoltà economiche dell' impresa, perchè neireati omissivi la forza maggiore scatta solo con l'assoluta impossibilità e non con la semplice difficoltàad adempiere. Non passa neppure il tentativo discaricare la "colpa" sul consigliere delegato a pagarele ritenute. Un soggetto, non solo privo dellanecessaria autonomia finanziaria, ma comunqueimpossibilitato ad attrarre su di sè una responsabilitàche resta del datore di lavoro, come soggetto attivodel rapporto previdenziale. Il datore, infatti, anchequando delega ad altri il versamento delle ritenute,conserva l' obbligo di vigilare sull' adempimento daparte del terzo. Un onere che incombe su di lui anchese perde la titolarità dell' impresa di cui era a capo altempo dei mancati pagamenti. Inoltre non può essereconsiderato un risarcimento del danno neppure ilpagamento dei contributi effettuato prima del giudizio:

il versamento non è spontaneo e non è integralelasciando fuori gli interessi e le spese eventualmentesostenute dall' Istituto per recuperare il credito. Perfinire la Cassazione chiude negando diritto dicittadinanza, in sede di legittimità, all' affermazionesecondo la quale il ricorrente aveva avuto la"sfortuna" di gestire un elevato numero di lavoratori. ©RIPRODUZIONE RISERVATA.

Riproduzione autorizzata licenza Ars PromoPress 2013-2016 Pagina 2 di 9Giustizia

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Crisi d' impresa. Se l' attivo si fonda sull' esito di cause No all' attestazione con contenuti troppo «volatili»

Ven 11/08/2017 Il Sole 24 Ore Pagina 19

Milano L' attestazione di fattibilità compiuta dalprofessionista nei casi in cui l' attivo, in tutto o inparte, va ricavato dall' esito favorevole di controversienon ancora definite, non può prescindere da un'adeguata rappresentazione del contenuto delladomanda e da una precisa esposizione dellecircostanze che consentono di ipotizzare la vittoria ingiudizio del proponente. Questa la conclusione dellaCorte di cassazione con l' ordinanza della Primasezione civile n. 19928 depositata ieri. Suona comeun r i ch iamo a l la mass ima a t tenz ione de lprofessionista nella redazione dell' attestazione lapronuncia del la Cassazione. In un quadrocomplessivo che vede l' autorità giudiziaria chiamataa verificare, nella fase di controllo dell' ammissibilitàdel concordato preventivo, coerenza, logicità ecompletezza della relazione predisposta dalprofessionista. In questa situazione allora, sottolinea l'ordinanza, non può essere considerato determinanteil rinvio compiuto dall' attestatore al parere di unlegale perchè, «anche a volere ipotizzare l 'ammisibilità di una motivazione della attestazionecompiuta per relationem, occorre che il parere dellegale rechi notizie tanto articolate da consentire l'acquisizione di un quadro della controversia idoneoalla formulazione di un giudizio in chiave di futuraprobabilità». In caso contrario, puntualizza laCassazione, il tribunale non è nella condizione disvolgere il compito che gli è attribuito e cioè quello diassicurare l' adeguatezza dei contenuti informatividella proposta. Un compito preliminare a unavotazione consapevole da parte dei creditori che solodavanti a una rappresentazione competa e coerentepossono esercitare l' indispensabile sindacato diconvenienza. Deve allora essere respinta, su questebasi, una delle tesi principali del ricorso che, invece,puntava a delimitare l' area della valutazione da partedella magistratura. Nell' impugnazione, infatti, sisosteneva che il tribunale avrebbe dovuto valutareesclusivamente la fattibilità giuridica delle azioni incorso ma non invece procedere anche a un esamedelle possibilità di successo delle medesime. Per laCassazione, invece, non avere esposto consufficiente grado di profondità e di probabilità lechances di successo delle cause in corso didefinizione mina alla base la proposta di concordato,per effetto di un troppo elevato tasso di aleatorietà cuiè legata la determinazione dell' attivo. L' ordinanza

ribadisce poi la linea della Cassazione secondo cui lapendenza di una domanda di concordato preventivo,ordinario o con riserva, non rende improcedibile l'istruttoria prefallimentare iniziata su istanza delcreditore o su domanda del pubblico ministero.Semma i , imped i sce t empo raneamen te l adichiarazione di fallimento. © RIPRODUZIONERISERVATA.

Riproduzione autorizzata licenza Ars PromoPress 2013-2016 Pagina 3 di 9Giustizia

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Fisco e giustizia. L' obbligo di confisca nel caso di condanna o patteggiamento deicontribuenti spinge le Procure ad attivarsi anche in via preventiva Reati tributari, più spazio al sequestro Base di intervento i beni disponibili - Possibile chiedere la restituzione delle sommegià versate

Ven 11/08/2017 Il Sole 24 Ore Pagina 15

Sempre più frequenti i sequestri in presenza di reatitributari. L' obbligatorietà della confisca di beni esomme, anche per importo equivalente al l 'ammontare evaso in caso di condanna per un delittofiscale, comporta infatti che le Procure procedanopreventivamente al sequestro di tali beni in previsionedella futura confisca. Con la riforma dei reati tributari(Dlgs 158/2015) è stata prevista una norma ad hoc(articolo 12 bis) all' interno del decreto 74/2000, cheha confermato l' obbligatorietà della confisca nelleipotesi di condanna o di applicazione della pena surichiesta delle parti. La misura riguarda i benicostituenti il profitto o il prezzo del reato tributario, chenon appartengono a persona estranea al reato,ovvero, quando ciò non sia possibile, dei beni di cui ilreo ha la disponibilità, per un valore corrispondente atale prezzo o profitto. Questa norma esisteva nelnostro ordinamento sin dal 2008 ma ora è stataorganicamente inserita nel decreto legislativo74/2000. La conf isca colp isce i l vantaggioconseguente all' evasione fiscale e, quindi, svolgeuna funzione di disincentivo nei confronti deicontribuenti autori dei reati tributari. In tale ambitoessa è normalmente per equivalente, ossia riferita adutilità patrimoniali nella disponibilità del reo, di valorecorrispondente all' evasione commessa. Scatta incaso di condanna o di patteggiamento, ma perassicurare la futura esecuzione all' esito dell'accertamento della responsabilità penale dell'indagato, è possibile sottoporre a vincolo determinatibeni di valore equivalente all' evasione. Ne conseguecosì che dinanzi ad una contestazione di un reatotributario, la Procura può già nelle more delle indagini,dispone il sequestro finalizzato alla successivaconfisca, in caso di mancato pagamento delle sommedovute. La rateazione La confisca non opera per laparte che il contribuente si impegna a versare all'erario anche in presenza di sequestro. Secondo lagiurisprudenza di legittimità se da un lato, nel corsodella rateazione, può escludersi la confisca, dall' altroè legittimo il sequestro preventivo, poiché è volto agarantire i l recupero delle somme qualora i lversamento "promesso" non si verifichi (sentenza35246/2017). In sostanza, il sequestro preventivo non

è obbligatorio, ma può essere legittimamente dispostofin quando i l debito tr ibutario non sia statocompletamente estinto. La Cassazione ha anchechiarito che l' interessato può chiedere la riduzionedel sequestro in misura corrispondente alle rate giàpagate presentando specif ica istanza al Pm(sentenza 35781/2017). Quindi, nell' ipotesi in cuifosse stato ordinato e disposto il sequestro per l'intero debito, senza cioè considerare eventualiversamenti già eseguiti, può esserne chiesta lariduzione, lasciando così sottoposto a tutela solo ilvalore corrispondente a quanto ancora dovuto. Ladisponibilità La confisca va ordinata su beni di cui ilreo ha la disponibilità per un valore corrispondente alprezzo o al profitto del reato. Per "disponibilità" sideve intendere l ' esercizio dei poteri di fattocorrispondenti al diritto di proprietà. Mutuando, quindi,il concetto del "possesso civilistico", si tratta di tuttiquei beni che ricadono nella sfera degli interessieconomici del reo, ancorché il potere dispositivo su diessi sia esercitato per il tramite di terzi. Perciò la"disponibil ità" del bene non necessariamentecorrisponde al suo uso effettivo, che di per sé èneutro (sentenza 6595/2017). Patteggiamento Lanorma prevede che la confisca operi anche inpresenza di patteggiamento. In realtà ben raramenteciò si potrà verificare, perché dal 2011 per accedereall' applicazione della pena su richiesta delle parti èobbligatoria l' estinzione preventiva del debitotributario. Quindi, avendo l' imputato già restituitoquanto dovuto all ' erario, nulla potrà essergliconfiscato © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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Cassazione. Punita la mancanza di riscontri almeno formali Visto infedele, sanzione al Caf che non dà corso aicontrolli

Ven 11/08/2017 Il Sole 24 Ore Pagina 15

Va sanzionato il Caf che rilascia il visto di conformitàin modo infedele senza aver effettuato alcun controlloneppure formale della documentazione prodotta circai dati indicati in dichiarazione dai contribuenti assistiti.A chiarirlo è la Corte di cassazione con la sentenza n.19952 depositata ieri. L' agenzia delle Entrate avevaemesso atto di contestazione nei confronti di un Cafsanzionandolo per l' avvenuto rilascio di infedele vistodi conformità in violazione dell' articolo 35 del Dlgs241/97 stante la contestazione di 626 violazionitributarie. Il Caf aveva impugnato il provvedimento.Mentre la commissione provinciale aveva accolto ilricorso ritenendo il Caf estraneo alle attività dicontrollo poste in essere dall' Agenzia in relazione alledichiarazioni dei contribuenti, il giudice di appelloaveva confermato le sanzioni irrogate dall' ufficio. Inparticolare la Ctr aveva ritenuto sussistente laresponsabi l i tà del Caf che aveva r i lasciatoinfedelmente il visto di conformità senza assolvere l'onere di verificare la corrispondenza dei dati dichiaraticon la documentazione allegata. Il Caf ha presentatoricorso per cassazione ritenendo che la Ctr avesseerroneamente ritenuto sussistente un obbligo dicontrollo sostanziale dei dati forniti dai contribuenti edella documentazione dagli stessi allegata nonprevisto per legge se non successivamente da unanorma non applicabile retroattivamente. I giudici dilegittimità hanno ritenuto infondato il ricorso del Caf.Secondo la Cassazione infatti la Ctr ha fatto correttaapplicazione della normativa vigente al tempo e conaccertamento non contrastato ha rilevato l' infedeltàdel visto di conformità rilasciato dal Centro senza avereffettuato alcun controllo neppure formale delladocumentazione prodotta in ordine ai dati indicati indichiarazione evidenziando al contrario la sussistenzadi discordanze tra quanto dichiarato ed effettivamentedocumentato. A norma dell' articolo 35 del decretolegislativo 241/1997, il responsabile del Caf rilasciaun visto di conformità dei dati delle dichiarazionipredisposte dal centro, alla relativa documentazione ealle risultanze delle scritture contabili, nonchè diqueste ultime alla relativa documentazione contabile.Attualmente, è prevista in capo ai soggetti cherilasciano il visto, ovvero l' asseverazione, infedeleuna sanzione amministrativa da 258 a 2.582 eurosalvo che il fatto costituisca reato e ferma restando l'

irrogazione delle sanzioni per le violazioni di normetributarie. Inoltre il centro di assistenza fiscale per ilquale abbia operato il trasgressore è obbligatosolidalmente con il trasgressore stesso al pagamentodi un importo pari al la sanzione irrogata. ©RIPRODUZIONE RISERVATA.

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Sentenza della Cassazione sui tempi di decorrenza per i capannoni Edifici, conta l' agibilità Ammortamento dalla data di certificazione

Ven 11/08/2017 Italia Oggi Pagina 23

L' ammortamento del capannone decorre dall' annodel rilascio del certificato di agibilità da parte delcomune. Se tale certificato viene rilasciato il 30dicembre l' ammortamento può essere comunquededotto senza doverlo post icipare al l ' annosuccessivo. In un caso del genere è errato l' operatodell' ufficio che contesta la deducibilità della quota giàdall' anno del rilascio dell' agibilità ritenendo l'immobile utilizzabile soltanto dall' anno successivo. Èquesto, in estrema sintesi, quando deciso dalla Cortedi cassazione con la sentenza n. 18082 del 21 luglioscorso in materia di esercizio dal quale decorre ladeducibilità fiscale delle quote di ammortamento di uncapannone industriale. Decisione della Suprema corteche ha totalmente ribaltato il verdetto dei giudici diappello secondo i quali invece l' operato dell' ufficioera da ritenersi corretto poiché «l' imputabilità a costidell' ammortamento del capannone di cui si discute èpossibile dopo che l' amministrazione comunale hariconosciuto l' agibilità dell' immobile. Agibilità cherisulta rilasciata in data 30/12/1983 come dadocumento agli atti. L' ammortamento pertanto non èda ritenersi imputabile a costi nell' esercizio 1983bensì a partire dall' esercizio 1984, eserciziosuccessivo al rilascio del certificato». Seppure ladecisione della Cassazione faccia riferimento allacorretta interpretazione della disposizione contenutanell' articolo 68, primo comma, del dpr 597/1973, lastessa può considerarsi assolutamente attuale stantela pressoché sostanziale equivalenza del suddettotesto normativo con quanto disposto oggi in tema diammortamento dei beni materiali dall' articolo 102,primo comma, del dpr 917/86. Entrambe ledisposizioni sopra ricordate ancorano la decorrenzadelle quote di ammortamento dei beni materiali, equindi anche del capannone industriale ove la societàsvolge la sua attività, all' esercizio o al periodo d'imposta di entrata in funzione o di utilizzazione delbene stesso. Ciò premesso i giudici della sezionequinta della Cassazione hanno ritenuto che taledisposizione non possa essere interpretata se non nelsenso che le quote di ammortamento di che trattasisono deducibili a cominciare dal periodo di impostanel quale, in qualsiasi momento, il bene sia statoutilizzato o avrebbe potuto cominciare a esserlo.Muovendo da questo presupposto logico che, seppur

con alcune sfumature, è comune anche all' attualetesto normativo di cui al citato articolo 102 del Tuir, igiudici della Cassazione focalizzano la loro attenzionesulla data del rilascio del certificato di agibilità dell'immobile che a tutti gli effetti deve essere consideratoquale requisito essenziale ai fini della utilizzabilità delbene. Poiché tale data (30/12/1983) ricade ancoranell' anno d' imposta 1983, conclude la sentenza incommento, non si vede ragione per cui non debbar iconoscers i la deduc ib i l i tà de l la quota d iammortamento a cominciare da esso. La decisionedella suprema corte appare ineccepibile. Del resto lanorma fiscale non pone nessuna rilevanza alla data incui il bene diviene utilizzabile o entra in funzione,limitandosi a stabilire soltanto, in via del tuttoforfettaria, la riduzione alla metà del coefficiente diammortamento per il primo esercizio in cui il processoha inizio. Ciò significa, per dirla con la legislazionevigente, che se l' entrata in funzione del bene è il 30dicembre in quello stesso anno il contribuente hadiritto di dedurre dal proprio reddito d' impresa laprima quota di ammortamento del bene ridotta allametà. © Riproduzione riservata.

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L' interesse non motivato azzera la cartella

Ven 11/08/2017 Italia Oggi Pagina 24

L' omessa indicazione delle modalità di calcolo degliinteressi rende nulla la cartella (per la parte cheriguarda gli interessi) Sono le conclusioni che sileggono nella sentenza n. 4357/2017 emessa dallasezione ventiduesima della Commissione tributariaprovinciale di Milano depositata in segreteria il 26giugno scorso. Il ricorrente si opponeva contro unacartella di pagamento di cui aveva ricevuto notifica amezzo Pec. Tra i motivi di ricorso, il contribuentecontestava la legittimità dell ' atto ricevuto inconsiderazione dell' articolo 7 della legge n. 212/2000(Statuto del contribuente) che integra una carenza dimotivazione. In particolare si opponeva sostenendonei motivi anche la nullità della cartella per «omessaindicazione del calcolo degli interessi». La cartella dipagamento, così come ogni atto emesso dall' enteesattore e dall' amministrazione finanziaria, in quantomanifestazione di una pretesa impositiva, deveriportare una chiara e congrua motivazione, non devemancare degli elementi essenziali, che consentano alcontribuente di verificare se le somme che glivengono richieste siano corrette o meno. È d' obbligo,quindi, per il concessionario motivare adeguatamenteanche in relazione agli interessi addebitati nellecartelle di pagamento, indicando il tasso e il metododi calcolo. La commissione richiamando un principiodella cassazione, ha accolto parzialmente il ricorso edannullato la cartella per la parte relativa agli interessi.Lo stesso principio che si legge (tra le altre) nellasentenza della Suprema corte n. 7056/2014 che cosisi pronuncia «l' obbligo di motivazione della cartella,deve intendersi esteso anche all' indicazione e allacomprensione delle modalità di calcolo degli interessidi cui viene intimato il pagamento, pure nel caso in cuila stessa rappresenti l' atto consequenziale di unprodromico avviso di accertamento». Il recentissimoorientamento della Cassazione, che si legge nellasentenza n. 24933/16 riporta lo stesso principio: lacartella non preceduta da un accertamento, spiega ilcollegio di legittimità, deve essere motivata in modocongruo e intellegibile, secondo le disposizionicontenute nel l ' ar t icolo 7 del lo Statuto delcontribuente, anche in specifico riferimento agliinteressi.

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Coinvolto anche chi ha partecipato aiutando il branco Stupro di gruppo, reato anche soltanto assistere

Ven 11/08/2017 Italia Oggi Pagina 21

Il reato di violenza sessuale di gruppo coinvolge tuttoil branco, a prescindere dai responsabili materialidello stupro. A nulla è servito il ricorso in Cassazionedi un uomo, condannato a 1 anno, 9 mesi e 10 giornidalla Corte di appello di Messina lo scorso anno, peraver partecipato insieme ad altri due complici a unaviolenza sessuale su una ragazza minorenne. Nellasentenza 27092/2017 del 7 agosto l' uomo ha difeso,con motivi di ricorso, la sua «neutra presenza sulposto» chiedendo «l' annullamento della decisione»perché non ha partecipato attivamente alla violenzasebbene facesse parte del branco. Ma i giudici dellaCassazione hanno rilevato che, in punto di diritto e diresponsabilità, il reato di violenza sessuale di gruppo(articolo 609 del codice penale) si estende anche acoloro che non sono perpetratori materiali dellaviolenza ma che partecipano, in maniera logistica efunzionale, alla consumazione dello stupro. La piccolaera stata portata in un casolare di campagna dall'uomo, insieme ai suoi complici, e dopo qualchebicchiere di vino risultò ubriaca e incapace didifendersi. L' uomo, alla fine della violenza, la rilasciòsul litorale per essere recuperata dai genitori.«Condotta abusiva» dell' uomo sentenziano i giudicidi piazza Cavour, che comunque davanti ai motivi diricorso ammettono «l' illogicità della motivazione»,talmente evidente «da risultare percepibile ictu oculi»,cioè a colpo d' occhio. E hanno ribadito che lafattispecie di violenza sessuale di gruppo «richiedeper la sua integrazione, oltre all' accordo delle volontàdei compartecipi, anche la simultanea effettivapresenza di costoro nel luogo e nel momento diconsumazione dell' illecito, in un rapporto causaleinequivocabile. Non è necessario che cioè ciascuno diessi ponga in essere un' attività tipica di violenzasessuale», spiegano i porporati, «né che realizzi l'intera fattispecie nel concorso contestuale dell' altro odegli altri correi, potendo il singolo realizzare soltantouna frazione del fatto tipico ed essendo sufficienteche la violenza o la minaccia provenga anche da unosolo degli agenti». Ed è il capo d' accusa che pendesull' uomo perché «si tratta proprio di quantoavvenuto nel caso di specie, dove risulta provata lapiena partecipazione dell' imputato alla condotta,stante la sua costanza e attiva presenza in tutti imomenti decisivi della vicenda». Così gli ermellinihanno valorizzato le motivazioni delle sentenze dimerito, che «hanno riconosciuto nel caso di specie,

valorizzando la presenza e il suo concreto contributoin tutti i fondamentali momenti della vicenda, da quelliantecedenti e necessariamente strumentali allaviolenza a quelli subito successivi».

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Il principio inedito espresso dalla Commissione tributaria provinciale di Frosinone Ricorso prolisso, niente spese Nonostante la fondatezza scatta la compensazione

Ven 11/08/2017 Italia Oggi Pagina 24

Se il ricorso proposto dal contribuente, seppurfondato, risulta troppo prolisso e infarcito dicontestazioni anche dilatorie, il giudice tributario puòdisporre la compensazione delle spese di giudizio; ciòrappresenta, infatti, una condotta processualemeritevole di censura, che costringe l' organogiudicante ad un' attività valutativa più lunga ecomplessa, meritando una deroga al principio disoccombenza che regola la materia delle speseprocessuali. Sono le inedite conclusioni che sileggono nella sentenza n. 712/02/17 della Ctp diFrosinone (presidente Ferrara, relatore Nuzzi),depositata in segreteria lo scorso 7 agosto. Lapronuncia si conclude con l' accoglimento del ricorso,ma quel che risulta singolare è la statuizione in meritoalle spese di giudizio. A tal proposito, la Ctp hacriticato espressamente l' eccessiva lunghezza delricorso introduttivo, composto di ben 11 motivi dilegittimità, tutti rigettati, mentre l' accoglimento è statodeterminato sulla scorta della ritenuta fondatezzadelle ragioni di merito. Alla luce della condottaprocessuale tenuta dalla parte ricorrente nellapredisposizione dei propri atti difensivi, spiega ilgiudice frusinate, estremamente «prolissi e infarciti dicontestazioni infondate, talune anche meramentedi lator ie», s i deve derogare al pr incipio disoccombenza, secondo cui le spese spetterebberoalla parte vittoriosa, e disporne la compensazione. LaCtp richiama l' orientamento assunto dalla Corte dicassazione secondo cui un ricorso troppo lungo eprolisso deve ritenersi addirittura inammissibile,poiché viola i precetti dettati dall' articolo 366, n.3, delcodice di procedura civile, ove è previsto che l' attointroduttivo debba contenere l' esposizione sommariadei fatti di causa: requisito che non può dirsi rispettatoquanto il ricorso riproduca contenuti superflui eprolissi, in definitiva inutili e ostativi rispetto al compitovalutativo cui è chiamato l' organo giudicante (Cass.n. 20589/2014). Tale norma, precisa il giudicefrusinate, regola soltanto il ricorso per cassazione, percui alla prolissità del ricorso di primo grado non puòcomminarsi analoga sanzione di inammissibilità:tuttavia, la stessa può essere intesa come «condottaprocessuale meritevole di censura e come taledeterminare una deroga al principio di soccombenzache regola la materia delle spese processuali

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AvvocaturaVenerdì, 11/08/2017 08:53

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COSIMO FERRI SOTTOSEGRETARIO ALLA GIUSTIZIA «Società tra avvocati, possibile una riflessione»

Ven 11/08/2017 Il Dubbio Pagina 4

Difesa della scelta di aprire le società tra avvocati asoci non professionali. Ma anche disponibilità a una«ulteriore riflessione» e al «monitoraggio» dellemisure relative alla funzione difensiva contenute nelddl concorrenza, fermamente contestato dall 'avvocatura. È questa la posizione del sottosegretarioalla Giustizia Cosimo Maria Ferri su norme checomunque gli organismi rappresentativi dellaprofessione hanno segnalato al presidente dellaRepubblica come capaci di compromettere la tenutadi principi costituzionali, e per le quali è stata chiestaal Capo dello Stato il rinvio del ddl al Parlamento.Sottosegretario Ferri, perché il Governo ha voluto chein un provvedimento non proprio ascrivibile all' ambitodei diritti inviolabili come il ddl concorrenza trovasseposto una nuova disciplina delle società tra avvocati?Stiamo parlando di un provvedimento complesso cheha avuto una lunghissima gestazione parlamentare,con oltre 130 audizioni e più di 1.700 emendamentipresentati, la cui approvazione ha richiesto quasi dueanni. Si tratta di una legge che ha l' ambizione diincidere su una serie di settori vitali per l' economiadel Paese e per la vi ta del ci t tadino, dal leassicurazioni all' energia, dai trasporti alle farmacie, inmodo da accrescere, in ultima analisi, le garanzie delconsumato re ne l l ' amb i to d i un merca tomaggiormente concorrenziale. D' accordo, ma il dirittodi difesa ha poco a che vedere col mercato. Va tenutopresente un aspetto a mio giudizio molto importante:la crisi degli ultimi anni ha investito anche leprofessioni liberali, che vivono, per questo motivo, unmomento di profonda trasformazione. Ora, io credoche le istituzioni abbiamo il compito, molto delicato, didare risposte adeguate, modernizzando le re- goletradizionali senza snaturare l' autonomia dellaprestazione intellettuale. Ciò ha portato a individuare,nell ' avvocatura, un obiettivo prioritario nellaprogrammazione delle scelte operate in questi annidal ministero della Giustizia. È stata data attuazionealla riforma forense del 2012 con uno sforzo unitario esenza precedenti, che nel segno del dialogo puòconsentire alla professione di raccogliere nuove sfidein un mutato contesto socio- economico. Ma Cnf, Ocfe Ucpi hanno ripetutamente messo in guardia dalpregiudizio che l' ingresso di soci non professionalinelle società tra avvocati avrebbe arrecato all'indipendenza di una funzione decisiva per lademocrazia come la difesa dei diritti. Guardi, io sono

convinto che, nel corso di questo processo dimodernizzazione, l ' attenzione debba esserefocalizzata sulla salvaguardia dell' indipendenza dellaprestazione e della dignità costituzionale dellafunzione dell' avvocato, e posso dire che proprioquesta è la bussola che sta guidando l' azione dellegislatore. Credo che questa sensibil i tà siasaldamente alla base della nuova disciplina dellasocietà tra avvocati che, non dimentichiamolo,costituiva oggetto di un' analitica delega dettata dallalegge di riforma dell' ordinamento forense. Peraltro, ilbisogno di regolare con chiarezza l' esercizio dellaprofessione forense in forma societaria è sentito datempo e risponde all' esigenza, avvertita dalla stessaavvocatura, di adeguare la disciplina generale dellesocietà tra professionisti al rilievo costituzionale dell'attività difensiva. Ma è proprio questo ril ievocostituzionale che gli organismi rappresentativi dell'avvocatura ritengono "tradito". Aspetti. Le previsioniinserite nel ddl concorrenza da una parte rispondonoalla finalità, trasversale a tutto il provvedimento, dimigliorare l' apertura al mercato, ma nello stessotempo giungono a una soluzione a mio avvisoequilibrata se consideriamo che, oltre al limite di unterzo per l' ingresso di soci non professionisti, siribadiscono con fermezza i principi della personalitàdella prestazione e della maggioranza dei membridell' organo di gestione composta da soci avvocati.Sono venuti meno, va detto, i vincoli, previsti dallalegge di riforma forense, secondo cui un avvocatoavrebbe potuto far parte di una sola associazione osocietà. A una domanda di competenze sempre piùampia e qualificata si risponde, insomma, con lacreazione di nuovi modelli di azione e senza maiabdicare alle garanzie di personalità e indipendenzadella professione forense, a tutto vantaggio dellaqualità delle prestazioni. Sottosegretario, riguardo all'indipendenza, solo per citare una delle criticitàsegnalate ora al Capo dello Stato, c' è il fatto chenulla vieta a un socio non professionale di diventareamministratore delegato. È vero, ma le direttivepromanano pur sempre dall' organo di gestione la cuimaggioranza deve essere composta da soci avvocati.Va anche detto che il testo ha subito delle revisioni,nel corso dei diversi passaggi parlamentari: peresempio, con la modifica in base alla quale i socipro fess ion is t i posso r ives t i re la car ica d iamministratori, il che assicura il possesso dei requisiti

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Ven 11/08/2017 Il Dubbio Pagina 4

richiesti per l' iscrizione al relativo albo. A propositodella personalità della prestazione, Cnf e Ocfsegnalano un altro squilibrio: i soci non avvocatigodranno della limitazione patrimoniale di cui godonole società di capitali e i loro meri finanziatori, l'avvocato invece risponde fino in fondo. Il punto è chealla personalità della prestazione fa, da risvolto dellamedaglia, la responsabilità parimenti personale delprofessionista in base ai pr inc ip i general i .Responsabilità professionale che concorre con quella,di natura patrimoniale, della società e dei soci. Vienecontestato anche il fatto che non sia imposto alcunrequisito di onorabilità per i soci non avvocati. Il chenon impedisce che la criminalità organizzata possaaprirsi propri studi. Il tema è delicato e impone diriflettere sulla necessità di una mediazione traapertura al mercato ed impossibilità di rimettere almercato il rispetto delle garanzie di onorabilità ecompetenza in capo a chi esegue la prestazione. Allostato, comunque, il nucleo insopprimibile di talegaranzia è dato dal fatto che l' incarico può esseresvolto soltanto dal socio professionista che posseggai requisiti necessari per la specifica prestazionerichiesta dal cliente. Tra i punti crit icati dall 'avvocatura, in parziale e rapida successione, siricordano le critiche su incertezza dell' inquadramentofiscale, degli aspetti previdenziali, assenza diregolazione delle crisi societarie, mancata ripartizionedel le competenze tra i d iversi ordini a cuiappartengono i soci delle società multidisciplinari.Non c' è dubbio che si tratti di una riforma con unnotevole carattere di novità e che per questo andrànecessariamente monitorata nella sua attuazione eperfezionata nelle eventuali criticità applicative.Riguardo alla previsione della disciplina previdenzialedella categoria, si tratta di un tema da tempo al centrodel dibattito, che va però affrontato, sul pianogenerale, prima di tutto in termini di equità di unsistema che deve considerare, anche con misureassistenziali, le difficoltà di inserimento dei giovaniavvocati nel circuito professionale. Quanto allaregolazione della crisi delle società tra avvocati, vadetto che la legge delega per la riforma del dirittofallimentare, approvata in prima lettura alla Camera ecalendarizzata al Senato alla ripresa dei lavori, dettaprincipi e criteri per uniformare la disciplina eassoggettare ogni categoria di debitore al nuovomodello di accertamento dello stato di crisi edinsolvenza. Lunedì scorso il governo ha varato unprovvedimento che era invece molto atteso dall'avvocatura, il ddl sull' equo compenso. Mi permetta diribaltare anche un po' l' assunto implicito nella suadomanda: con il ddl sull' equo compenso credo siastato rispettato un altro impegno assunto nei confronti

dell' avvocatura, alla quale viene offerto un ulteriorestrumento per salvaguardare la dignità dellaprofessione. Si tratta di un intervento che può essereanche letto in un' ottica complementare rispetto aquella pro concorrenziale, in quanto pone rimedio allepossibili situazioni di squilibrio nei rapporti contrattualitra professionisti e clienti forti, che hanno ricadutenegative sulla quantificazione del compenso spettanteall' avvocato. Vorrei tirare le somme dei discorsi finoraaffrontati. Prego. Le misure adottate nel corso diquesti anni intendono migliorare le condizioni dilavoro della classe forense con norme molto evolute,affinché l' avvocatura possa esprimere al meglio lasua professionalità e porsi come interlocutrice semprepiù qualificata nella costruzione di un servizio giustiziamoderno ed efficiente. Il governo ritiene di essersimosso con coerenza in questa direzione. «È VERO,S U L R I S P E T T O D E L L E G A R A N Z I E D IONORABILITÀ PER I SOCI DI CAPITALE NON CI SIPUÒ AFFIDARE AL MERCATO. SU ASPETTI COMEQUELLI FISCALI E PREVIDENZIALI SERVIRÀ UNMONITORAGGIO E RISPETTO AD ALCUNECRITICITÀ LA NORMATIVA POTRÀ ESSEREPERFEZIONATA »

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Non siamo mercanti Anche i penalisti chiamano ilColle

Ven 11/08/2017 Il Dubbio Pagina 3

«Mercato e concorrenza regolano interessi economiciche non possono mai far prevalere le loro logicherispetto ai diritti inviolabili della libertà personale, penail sovvertimento dei valori su cui si fonda il nostropa t to soc ia le , cos ì come de l inea to da l laCostituzione». È il principio richiamato nella letterache il presidente dell ' Unione Camere penaliBeniamino Migliucci ha trasmesso due giorni fa alCapo dello Stato Sergio Mattarella. Un' esortazioneaffinché il presidente della Repubblica rinvii alleCamere il ddl concorrenza in modo che sia rivista ladisciplina delle società di capitali inserita nelprovvedimento, e applicabile anche agli studi legali. L'iniziativa segue quella assunta da Consiglio nazionaleforense e Organismo congressuale forense, che loscorso 3 agosto, il giorno dopo il via libera definitivodel Senato alla legge, avevano a loro volta trasmessoal Capo dello Stato una lunga lettera, in cui pureauspicavano un rinvio del testo al Parlamento. Èchiaro come la gran parte dell' avvocatura sia unitanel ritenere inaccettabili le "innovazioni" propostesulle società professionali. Nella lunga nota di Cnf eOcf si segnalava innanzitutto come l' ingresso di socidi capitale ponga le società tra avvocati «in unaprospettiva nella quale gli interessi da difendere e iltempo dedicato alla difesa dipendono esclusivamentedalla redditività delle cause». E anche l' UnioneCamere penali segnala i rischi che la presenza dimeri soci investitori potrebbe creare. Lo fa conparticolare attenzione al diritto dei difesa dei piùdeboli in ambito penale. Migliucci muove intanto dallasituazione «di grave crisi» in cui versa la professioneforense, che già di per sé determina la «diminuzionedel livello medio di preparazione» e «ogget- tivedifficoltà economiche per molti professionisti».Condizioni, scrive il presidente dei penalisti, dallequali «può derivare la perdita dell' autonomia e dell'indipendenza dell' Avvocato, che costituiscono laprima garanzia, per l' assistito, di una corretta tutela,anche sotto il profilo deontologico». Se già è questa lasituazione generale, con l' ingresso di meri sociinvestitori nelle società di avvocati si rischia dipeggiorare il quadro. Migliucci ricorda ancora che«autonomia, indipendenza, preparazione, sono valorie garanzie su cui si fonda la funzione difensiva nell'interesse del cittadino che, in particolare in ambitopenale, si trova da solo al cospetto della pretesa

punitiva dello Stato, assistito unicamente dal propriodifensore». E una difesa competente e efficace èindicata dalla Costituzione come diritto «inviolabile» alpari dei «diritti di libertà». Se inviolabili, queste tutelenon possono cedere il passo dinanzi alle esigenze del«mercato e della concorrenza». Perciò, osservaMigliucci nella nota inviata al Quirinale, «con difficoltàsi riesce ad accettare che le norme regolatrici degliassetti professionali siano inserite nella legge sumercato e concorrenza». E a maggior ragione èdifficile comprendere come il legislatore, «al cospettodi una funzione così importante per la tutela dei diritti,s i pref igga i l ' f ine d i garant i re maggioreconcorrenzialità nell' ambito della professioneforense', anziché quello di assicurare che la difesa siaeffettiva, tecnicamente adeguata e non condizionatada interessi di carattere economico». La delegacontenuta nella legge professionale, ricorda l' Ucpi,prevedeva «che solo gli iscritti all' albo potesseroassumere la qualità di soci». E, ancora, che le stesseCamere penali avevano chiaramente espresso algoverno l' opposizione «alla presenza di un socio dicapitali, anche in condizioni minoritarie, perché talepresenza può finire col condizionare le scelte deisingoli professionisti, e questo non solo in contestiambiental i nei qual i può essere più forte l 'i nqu inamento economico de l la c r im ina l i tàorganizzata, ma anche in quelle situazioni nelle qualiforti poteri economici decidano di investire in settorip ro fess iona l i d i no tevo le r i l ievo soc ia le (responsabil i tà medica, reati ambientali, reatieconomici) ». Con l' ingresso di «capitali di rischio» disoggetti estranei alla professione, si introdurrebberodunque «logiche di mero profitto del tutto inconciliabilicon i principi che devono ispirare l' esercizio dellaprofessione forense». E l' avvocato non può essere«parificato ad un mercante che, secondo logiche diprofitto e concorrenza, sia interessato ad assisteresolo chi gl i garant isca i l maggior prof i t to».Osservazioni che fanno, delle norme sulle società dicapitale, uno tra i provvedimenti sulla professione piùcontestati da parte dell' avvocatura. DOPO LALETTERA DI CNF E OCF, ANCHE IL PRESIDENTEDELL' UCPI MIGLIUCCI CHIEDE AL CAPO DELLOSTATO DI RINVIARE ALE CAMERE LA LEGGE CHEAPRE LE SOCIETÀ DI AVVOCATI A MERIINVESTITORI.

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Libere ProfessioniVenerdì, 11/08/2017 08:53

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Versamenti, il rebus della proroga Professionisti e imprese aspettano ancora l' ufficialità dello slittamento al 21 agosto

Ven 11/08/2017 Il Sole 24 Ore Pagina 2

ROMa «Titolari di partita Iva: versamento prima rataIrpef a titolo di primo acconto 2017 e saldo 2016 conla maggiorazione dello 0,40% a titolo di interessecorrispettivo». Al momento lo scadenzario delleEntrate è la sola certezza, oltre al comunicato stampacon cui il 26 luglio scorso il Mef ha annunciato undecreto con cui il termine già differito al 21 luglio 2017è stato ulteriormente prorogato al 21 agosto 2017 (il20 cade di domenica). Ma ieri sera, a poche ore dallachiusura degli studi di professionisti e intermediari perla pausa di agosto, del Dpcm non c' era ancoratraccia. Dal 20 luglio scorso, data in cui a via XXsettembre si è deciso di rivedere il caledario deiversamenti 2017, il decreto sembra essersi perso tra itanti uffici del Mef e di Palazzo Chigi (sul Dpcm l'ultima parola è della Presidenza del Consiglio) cuideve essere sottoposto per il visto si stampi. Un "girodell' oca", a questo punto infinito, con buona pacedella certezza del dir i t to. Un provvedimentoparticolarmente atteso soprattutto dopo il caos che siè venuto a creare tra fine giugno e metà luglio scorsoproprio in tema di proroghe dei termini per l 'autoliquidazione del saldo e degli acconti 2017 e2018. Dopo le proteste dei professionisti, inizialmenteesclusi da qualsiasi differimento dei termini dipagamento, il nuovo Dpcm "fantasma" riscrive dazero le proroghe, consentendo anche ai lavoratoriautonomi la possibilità di poter effettuare i versamentidelle imposte con una lieve maggiorazione, a titolo diinteresse, pari allo 0,40% entro il 21 agosto prossimo.Non solo. Con lo stesso decreto si è corretto anche l'ambito oggettivo dei versamenti differiti prevedendoche i pagamenti interessati dalla nuova scadenzasono quelli che scaturiscono dalla dichiarazione deiredditi, dalla denuncia Irap e dalla dichiarazione Ivasia di imprenditori che di lavoratori autonomi. Eppuresi tratta di un adempimento di quelli "pesanti" sia perle casse dello Stato sia per i potenziali contribuenticoinvolti. Da un lato, infatti, si può stimare un flusso dive rsament i pa r i a c i rca 22 ,6 mi l i a rd i t raautoliquidazione delle imposte dirette su personefisiche (Irpef e addizionali locali) e società (Ires), dell'Irap e i versamenti relativi all' Iva interna e da scambiinternazionali. Una cifra a cui si arriva partendo dalleentrate di agosto dello scorso anno, considerando la"correzione" dell' andamento dei primi sei mesi dell'anno in relazione alle stesse imposte(anche se

manca ancora la contabilizzazione del primo «taxday» del 30 giugno scorso). E in ogni caso bisognaconsiderare che sulla componente dei versamenti Iva(quella con il peso specifico maggiore) qualche effettorispetto alle entrate di agosto potrebbe esseredeterminato dal timing della presentazione delladichiarazione anticipata quest' anno al 28 febbraio.Dall' altro lato va considerato che la chance di pagarecon la maggiorazione dello 0,40% ha riguardato -almeno secondo le indicazioni dei professionisti - unaquota consistente del popolo delle partite Iva checomplessivamente conta più di 5 mi l ioni dicontribuenti tra imprenditori, autonomi e imprese. Chiversa con il differimento vuole esser certo di nonincappare in possibili contestazioni in futuro da partedel Fisco. Lo steso bollettino delle entrate del 5agosto scorso del dipartimento delle Finanze, adesempio, giustificava il calo complessivo dell' Ires (-5,1%) anche con le «variazioni delle scadenze delleimposte autoliquidate». Ecco perché il decreto finorasolo annunciato è così atteso. Tuttavia oggi sulla«Gazzetta Ufficiale», salvo colpi di acceleratore delleultime 24 ore, del Dpcm "fantasma" non dovrebbeesserci traccia e per chi ancora deve chiudere i conticon l' autoliquidazione 2017/2018 non resta che farlo«al buio» fidandosi delle buone intenzioni del Mef e diPalazzo Chigi. L' Economia, dal canto suo, hacomunque provveduto a diffondere - quasi in temporeale tra la firma del ministro Padoan datata 3 agostoe la pubblicazione sulla «Gazzetta Ufficiale» - i duedecreti ministeriali sull' Ace e sui nuovi principicontabili Oic attesi da professionisti e imprese alleprese con gl i adempimenti dichiarat iv i e dipagamento. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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Osservatorio Partite Iva, a giugno meno 0,7%

Ven 11/08/2017 Italia Oggi Pagina 23

Partite Iva in calo rispetto al 2016. Nel mese di giugnosono state aperte 38.466 nuove partite Iva. Inconfronto allo stesso mese dell' anno precedente si èmanifestata una flessione dello 0,7%. I dati sonoforniti dall' osservatorio sulle partite Iva, documentoemanato dal Mef ogni mese che rileva lo stato dell'arte delle partite Iva in Italia. Gli aumenti piùimportanti si sono registrati in Valle d' Aosta (+13,3%rispetto al 2016) e in Liguria (+7,9%) mentre leflessioni maggiori si sono avute in Basilicata (-30,8%)Nel complesso, riguardo alla ripartizione territoriale, il42,3% delle nuove aperture è concentrato al Nord, il22,7% al Centro e il 34,7% al Sud. Dal documentoemanato dal Mef si evince che nel mese in esame14.208 soggetti hanno aderito al regime forfettario(circa il 37% delle nuove aperture) con un aumentodell' 8,3% rispetto al 2016.

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