Case report di ischemia delle dita lunghe in seguito a ... · MASTER DI SECONDO LIVELLO IN...
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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI MODENA E REGGIO EMILIA
MASTER DI SECONDO LIVELLO IN
CHIRURGIA DELLA MANO E MICROCHIRURGIA
________________________________________________________
Case report di ischemia delle dita lunghe in seguito a
reimpianto di pollice per ipoplasia dell’arteria ulnare:
analisi anatomica della vascolarizzazione della mano e
considerazioni tecniche
Relatore: Dott. Norman Della Rosa Masterizzando: Dott. Patrizio Leone
Anno Accademico 2010- 11
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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI MODENA E REGGIO EMILIA
MASTER DI SECONDO LIVELLO IN
CHIRURGIA DELLA MANO E MICROCHIRURGIA
________________________________________________________
Case report di ischemia delle dita lunghe in seguito a
reimpianto di pollice per ipoplasia dell’arteria ulnare:
analisi anatomica della vascolarizzazione della mano e
considerazioni tecniche
Relatore: Dott. Norman Della Rosa Masterizzando: Dott. Patrizio Leone
Anno Accademico 2010- 11
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INDICE
INTRODUZIONE_______________________________________________ 5
ANATOMIA VASCOLARE ______________________________________ 9
Sistema venoso__________________________________________________15
ANOMALIE VASCOLARI ARTERIOSE____________________________17
VALUTAZIONE DEL SISTEMA VASCOLARE PERIFERICO_________20
Test clinici e strumentali___________________________________________20
CASE REPORT_________________________________________________23
DISCUSSIONE_________________________________________________27
CONCLUSIONI ________________________________________________30
BIBLIOGRAFIA________________________________________________31
5
INTRODUZIONE
Il pollice svolge nella mano un ruolo essenziale, grazie alla sua capacità di
opposizione con le altre dita. La peculiarità della sua funzione è quella di
effettuare delle pinze bidigitali , con un’ampia libertà di movimento grazie al
movimento dell’articolazione trapezio-metacarpale. Tale articolazione definita
“a sella” consente al primo dito dei movimenti su piani differenti e quindi
accanto a movimenti di abduzione, adduzione, anteposizione e retro posizione,
riesce a svolgere un movimento di circumduzione e soprattutto un movimento
di prono-supinazione, che permette di volgere il polpastrello a quello delle dita
lunghe4. Tali funzioni permettono alla mano attività di pinching, grasping e
di circonduzione. Queste caratteristiche conferiscono al pollice il 40% delle
funzionalità della mano. Pertanto l’amputazione del primo dito comporta
un’invalidità compresa tra il 40 e 60% con una riduzione significativa della
qualità di vita individuale.
Vi è quindi un consenso diffuso che il reimpianto di pollice dovrebbe essere
sempre tentato anche in condizioni non favorevoli. Non esistono
controindicazioni assolute se non quelle riguardanti l’ impossibilità tecnica per
condizioni locali, per la presenza di alto rischio chirurgico ed alto rischio
anestesiologico. Ogni tipo di lesione del pollice dovrebbe però essere messa in
relazione con le necessità e i desideri del paziente , ma anche con il suo stato
fisico-mentale che potrebbe di per sé controindicare una ricostruzione
complessa e consigliare un trattamento di copertura del moncone12
.
Le tecniche per la ricostruzione del pollice amputato variano in base al livello
ed tipo di lesione ( figura 1).
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In base al livello distinguiamo le amputazioni in distali e prossimali. Il tipo 1
corrisponde all’amputazione trasversale tipo ghigliottina ,ulteriormente
suddivise e classificate da Ishikawa, La zona I corrisponde all’apice del dito,
la zona II va da metà alla base dell’unghia, la zona III va dalla base dell’unghia
sino a metà tra unghia e articolazione, la zona IV arriva all’articolazione IF
(figura 2). Si considerano amputazioni prossimali del pollice dal livello 2-3 al
livello 9.
Fig.1: classificazione dei livelli e dei tipi di amputazione del pollice.
Fig.2: classificazione di Ishikawa delle zone di amputazione distale nelle dita.
Le procedure di reimpianto sono solitamente eseguite con blocco anestetico
ascellare e con laccio ischemico. L’anestesia generale viene presa in
considerazione nel momento in cui il tentativo di reimpianto si prolunghi per
un tempo chirurgico notevole, quindi non più sopportabile per il paziente. Nel
reimpianto distale di pollice la fissazione ossea si esegue con un filo di K di
0,8/ 1 mm nella zona I e II di Ishikawa, mentre si utilizza anche un secondo filo
obliquo per le zone III e IV. Il filo di sutura utilizzato è in relazione al calibro
e dimensione dei vasi, solitamente con filo nylon 10-0 o 11-0. Il versante
venoso può essere riparato con una vena repertata a livello palmare o eseguire
un’anastamosi con le vene dorsali. A volte, per l’assenza di un’arteria utile alla
sutura microchirurgica sul moncone distale si può eseguire una anastomosi
7
artero-venosa. A questo livello di amputazione, se non vi fosse un’ indicazione
al reimpianto, la procedura chirurgica alternativa per evitare un accorciamento
ulteriore della lunghezza del pollice, è rappresentata dai lembi di avanzamento
o peduncolati.
Nel reimpianto in amputazioni prossimali bisogna ricordare che, qualora
l’amputazione avvenga attraverso le articolazioni metacarpo-falangee e
trapezio-metacarpale, queste potrebbero essere artrodesizzate in prima istanza.
Nelle altre zone si considera che un accorciamento osseo di 5-10 mm faciliti la
sutura termino-terminale. L’osteosintesi si esegue solitamente mediante fili di
K, ma tutte le tecniche di sintesi, più o meno stabili, potrebbero essere
utilizzate valutando di volta in volta il tipo di lesione ossea . La sutura dei
tendini estensori si esegue mediante filo 4-0 in poliestere . Il flessore lungo del
pollice viene riparato solitamente con tecnica di Tsuge ( punto a cappio) con un
sopraggitto epitendineo con filo 4-0 o 5-0. Per quanto riguarda la
rivascolarizzazione dovrebbe essere rispettato il criterio di suturare un’arteria
ogni due vene. Se la riparazione diretta delle vene non è possibile si può
eseguire una trasposizione di una vena dal dito indice, o in alternativa si ripara
con un lembo locale “porta vena” se si associa la perdita di cute dorsale a
livello del pollice. Sul versante arterioso la trasposizione di una arteria
collaterale da un dito lungo o eventualmente un innesto di vena omologa
prelevata dal braccio omolaterale sono utilizzati se la sutura microchirurgica
diretta non fosse possibile. In alternativa nelle lesioni oblique talvolta è
possibile realizzare il principio di shifting, consistente nel suturare un vaso
prossimale ulnare ed un vaso distale radiale.
In un reimpianto la rivascolarizzazione rappresenta la fase sicuramente più
importante. Mentre le lesioni a ghigliottina consentono una anastomosi
vascolare relativamente facile e di successo, le avulsioni gravi e le lesioni da
8
schiacciamento sono una condizione difficile per il chirurgo e hanno una
prognosi sfavorevole. Il danno vascolare in questo tipo di lesioni spesso
interessa un lungo segmento che spesso rende impossibile l’anastomosi
termino-terminale. In queste situazioni, quindi, risulta essere una tecnica valida
il bypassare il difetto segmentale vascolare attraverso l’utilizzo di trapianti di
vena autologhi ed il trasferimento di un’arteria collaterale da un dito adiacente
( solitamente l’arteria collaterale ulnare del 3 dito).
Tuttavia bisogna ricordare che le varianti anatomiche dell’asse arterioso che
vascolarizza la mano non sono infrequenti.
Scopo di questo lavoro è quello di presentare un caso di ischemia delle dita
lunghe della mano dopo un reimpianto di pollice a causa di ipoplasia
dell’arteria ulnare; di eseguire una review della letteratura per dimostrare la
rarità di questo evento; valutare le problematiche medico-legali ad esso
correlate, ricordando l’adagio “Primum non nocere”.
9
ANATOMIA VASCOLARE
La vascolarizzazione arteriosa della mano è sostenuta da due arterie, radiale e
ulnare, rami di biforcazione terminale dell’arteria omerale.
L’arteria radiale dalla regione anteriore del gomito si porta lateralmente lungo
il margine del muscolo supinatore. Al polso è contenuta tra il muscolo del
supinatore lungo e medialmente dal tendine del gran palmare. A questo livello
si testa il polso radiale, in quanto l’arteria è ricoperta solo dalla fascia e dalla
cute. Dopo aver circondato la stiloide radiale dall’avanti all’indietro, l’arteria
radiale passa nella tabacchiera anatomica per raggiungere il primo spazio
interosseo e terminare nei piani profondi della ragione palmare. Nel suo
decorso fornisce i seguenti rami collaterali: arteria ricorrente radiale anteriore,
arterie muscolari, arteria trasversa anteriore radiale del carpo (all’altezza della
stiloide radiale decorre trasversalmente e si anastomizza con l’arteria trasversa
anteriore ulnare del carpo), arteria radio-palmare ( costituisce l’arcata palmare
superficiale assieme al ramo terminale dell’arteria ulnare), arteria dorsale
radiale del pollice, arteria trasversa radiale del carpo ( dalla tabacchiera
anatomica si dirige orizzontalmente nella regione posteriore e si unisce con
l’arteria trasversa dorsale ulnare del carpo, l’arteria interossea dorsale del I
spazio che si divide poi in arteria collaterale ulnare dorsale del pollice e arteria
collaterale radiale dorsale dell’indice; il ramo collaterale dell’arteria radiale nei
piani profondi della regione palmare si anastomizza con l’arteria ulno-palmare
e forma l’arcata palmare profonda.
L’arteria ulnare si origina a livello della coronoide dell’ulna e si porta nella
loggia mediale dell’avambraccio per raggiungere il margine radiale del
muscolo flessore ulnare del carpo. Da questo punto l’arteria , insieme al nervo
10
ulnare ed ai vasi venosi e linfatici, discende verticalmente lungo il lato esterno
del muscolo flessore ulnare del carpo, fino a penetrare nella mano nel canale di
Gujon. Fornisce i seguenti rami collaterali: tronco delle ricorrenti ulnari, tronco
delle interossee anteriore e posteriore. L’arteria interossea anteriore discende
sulla superficie volare della membrana interossea assieme al nervo interosseo
anteriore, tra le inserzioni dei muscoli flessori profondi delle dita e del
muscolo flessore lungo del pollice. Nel suo decorso l’arteria lascia numerosi
rami muscolari e l’arteria per il nervo mediano. Discende nel palmo della
mano, passando al di sotto del legamento anulare del carpo e termina formando
l’arcata palmare superficiale. L’arteria interossea anteriore a livello del
muscolo pronatore quadrato, fornisce un ramo collaterale (ramo perforante
dell’AIA) e due terminali. Il ramo perforante si porta posteriormente alla
membrana interossea e si distribuisce alle ossa radiali del carpo e si
anastomizza con rami ascendenti dell’arteria radiale. Un ramo terminale di
piccolo calibro decorre ventralmente alla membrana interossea e termina con
piccoli rami nella rete palmare del carpo. Il ramo terminale posteriore perfora
la membrana interossea e si divide in due branche che vascolarizzano
rispettivamente il lato radiale e ulnare delle ossa del carpo. L’arteria interossea
posteriore discende assieme al ramo profondo del nervo radiale tra i muscoli
estensori dell’avambraccio, termina con piccoli rami a livello del carpo.
L’arteria trasversa posteriore ulnare del carpo prossimalmente alla
radiocarpica, dopo aver circondato il bordo interno dell’ulna, anastomizza con
l’arteria trasversa dorsale del carpo. L’arteria trasversa anteriore ulnare del
carpo a livello del pronatore quadrato anastomizza con l’ arteria trasversa
anteriore radiale del carpo ; l’arteria ulno-palmare crea l’arcata profonda
assieme al ramo terminale della radiale5.
Riassumendo possiamo dire che: alla vascolarizzazione della regione
palmare della mano provvedono quindi: l'arcata palmare profonda, l'arcata
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palmare superficiale, l'arteria principale del pollice e l'arteria radiale dell'indice
(queste ultime sono rami dell'arteria radiale).
L'arcata palmare profonda è situata in corrispondenza dell'estremità pros-
simale delle ossa metacarpali e dei muscoli interossei, sotto il capo obliquo del
muscolo adduttore del pollice e i tendini dei muscoli flessori delle dita. Dalla
sua concavità nascono alcuni rami ricorrenti che si uniscono alla rete palmare
del carpo. Dalla sua convessità originano tre arterie metacarpiche palmari che
decorrono sui muscoli interossei del 2°, 3° e 4° spazio e, all'altezza della testa
delle ossa metacarpali, si gettano nelle corrispondenti arterie digitali palmari
dell'arcata palmare superficiale. Le arterie metacarpiche palmari, poco dopo la
loro origine, forniscono tre rami perforanti che, passando attraverso il 2°, 3° e
4° spazio interosseo sboccano nelle corrispondenti arterie metacarpiche
dorsali.
L'arcata palmare superficiale inizia davanti al retinacolo dei flessori,
lateralmente all'osso pisiforme e si dirige all'esterno, attraversando il palmo
della mano; in un terzo dei casi è formata dalla sola arteria ulnare. L'arcata
palmare superficiale è coperta dal muscolo palmare breve e dall'aponeurosi pal-
mare; riposa sul muscolo flessore breve del mignolo, sui rami del nervo
mediano,sui tendini dei muscoli flessori e sui muscoli lombricali. Dalla sua
convessità nascono quattro arterie digitali palmari che si dirigono verso la
base delle falangi prossimali. La prima, contando dal lato ulnare, è l'arteria
digitale palmare per il lato mediale del mignolo. Le altre tre arterie digitali
palmari comuni decorrono distalmente appoggiate al 2°, 3° e 4° muscolo
lombricale, fra i tendini dei muscoli flessori, accompagnate dai rami digitali
comuni dei nervi ulnare e mediano. Poco sopra l'articolazione metacarpo-
falangea, ognuna di queste arterie riceve lo sbocco della corrispondente arteria
metacarpica palmare e si divide in due arterie digitali palmari proprie che
12
decorrono sui margini contigui dell'indice, del medio, dell'anulare e del
mignolo, dorsalmente ai corrispondenti nervi digitali. Ogni arteria digitale
palmare fornisce due rami dorsali che si distribuiscono alle parti molli della
superficie dorsale delle falangi media e distale delle dita e si anastomizzano
con le arterie digitali dorsali.
L’arteria principale del pollice origina dall' arteria radiale nel palmo della
mano, discende sulla superficie palmare del 1° osso metacarpale e si divide,
alla base della falange prossimale del pollice, nelle due arterie digitali palmari
del pollice; queste, sulla superficie palmare della falange distale, formano
un'arcata dalla quale partono rami per la cute e il sottocutaneo del 1° dito.
Fig. 3: :sistema arterioso della mano vista dal lato volare ( arterie metacarpiche
palmari, digitali palmari, digitali proprie , principale del pollice e radiale
dell’indice).
Fig. 4 : rappresentazione delle arterie digitali palmari, dell’arteria principale del
pollice, dell’arteria radiale dell’indice. Aponeurosi palmare mantenuta in situ.
13
L’arteria radiale dell'indice origina anch'essa, nel palmo della mano,
dall'arteria radiale o, talora, dall'arteria principale del pollice. Decorre sul lato
esterno dell'indice fino alla sua estremità comportandosi come le altre arterie
digitali proprie. Si anastomizza con l'arteria principale del pollice e fornisce un
ramo comunicante all’arcata palmare superficiale. Le arterie principali del
pollice e radiale dell'indice possono nascere da un tronco comune che viene
indicato come 1a arteria metacarpica palmare.
Il dispositivo anastomotico delle arcate palmari (ma anche dorsali) della mano
assicura la distribuzione uniforme del sangue in tutta la mano anche nelle
condizioni di impegno funzionale che comportano regolari compressioni di
tratti vascolari e quindi necessità fisiologiche di supplenza vascolare.
Alla vascolarizzazione della regione dorsale della mano provvedono: l'arcata
dorsale del carpo, la prima arteria metacarpica dorsale e il ramo digitale dorsale
mediale del quinto dito. L’arcata dorsale del carpo si forma per l'anastomosi
del ramo carpico dorsale dell'arteria radiale con il ramo carpico dorsale
dell'arteria ulnare. Vi confluiscono inoltre le due arterie interossee, anteriore e
posteriore, dell'arteria ulnare. Il maggior apporto all'arcata è fornito dal ramo
carpico dell'arteria radiale. Da questa arcata si staccano tre sottili arterie
metacarpiche dorsali che discendono nel 2°, 3° e 4° spazio interosseo dorsale e
in corrispondenza delle estremità distali dei segmenti metacarpali si biforcano
per fornire 6 rami digitali dorsali, uno mediale per l'indice, due per il medio,
due per l'anulare e uno, laterale, per il mignolo che si estendono fino alla prima
articolazione interfalangea. Ogni arteria metacarpica dorsale in prossimità
dell'origine si anastomizza con l'arcata palmare profonda per mezzo in
un'arteria perforante prossimale e, a livello della sua biforcazione, con un
ramo digitale dell'arcata palmare superficiale per mezzo di una arteria
perforante distale. Le arterie digitali dorsali per il pollice e per l'indice
14
(laterale) sono fornite dalla prima arteria metacarpica dorsale, ramo
collaterale dell'arteria radiale che nasce nel polso prima che questa attraversi i
due capi del primo muscolo interosseo dorsale per portarsi nel palmo della
mano. La prima arteria metacarpica dorsale si suddivide nelle due arterie
digitali dorsali per il pollice e per l'indice immediatamente dopo la sua origine.
Come le altre arterie digitali dorsali non si estendono oltre la 1a falange. Il
ramo digitale dorsale mediale del quinto dito proviene dal ramo carpico
dorsale dell'arteria ulnare prima della sua confluenza nell'arcata dorsale del
carpo. Nasce come ramo dorsale che decorre prima lungo il lato ulnare del
quinto osso metacarpale e quindi lungo il margine ulnare della superficie
dorsale del dito mignolo, fino alla prima articolazione interfalangea. Va
sottolineato che tutti i rami digitali dorsali si arrestano alla prima falange; la
restante superficie dorsale delle dita viene vascolarizzata da rami delle arterie
digitali palmari proprie.
Fig.5: sistema arterioso della mano
visto dal lato dorsale, arcata
dorsale del carpo, arterie
metacarpiche dorsali, anastomosi
con le arterie della regione
palmare, arterie digitali dorsali.
15
Il dispositivo anastomotico delle arcate dorsali (e soprattutto palmari) della
mano assicura la distribuzione uniforme del sangue in tutta la mano anche nelle
condizioni di impegno funzionale che comportano regolari compressioni di
tratti vascolari e quindi necessità fisiologiche di supplenza vascolare.
SISTEMA VENOSO
Si distingue un sistema venoso superficiale ed uno profondo. Il sistema
superficiale forma una rete venosa nel sottocute, di piccolo calibro a livello
palmare, di più grosso calibro sul dorso, ma in numero più ridotto a questo
livello. Il sistema profondo segue il decorso delle arterie e prende il nome da
queste ultime. Le vene superficiali del dorso della mano ricevono il sangue
dalla rete venosa dorsale del dito. Quest'ultima è costituita più perifericamente
da una rete venosa capillare sottoungueale, la quale si drena nella vena
periungueale, che sul dorso del dito costituisce la vena mediana.
Figure 6-7 : sistema venoso superficiale e profondo.
16
A livello della prima falange la vena riceve un ramo anastomotico dalla rete
palmare, formando un’arcata venoso digitale. Da due arcate venose digitali che
confluiscono si originano le vene metacarpali. Queste vene a livello del polso
si scaricano nell’arcata venosa dorsale. In tale arcata si scaricano anche la vena
salvatella del mignolo e la vena cefalica del pollice. La rete venosa volare si
scarica nell’arcata palmare superficiale, che affluisce all’arcata venosa dorsale
mediante le vene dorsali, ulnare e radiale.
17
ANOMALIE VASCOLARI ARTERIOSE
Dopo aver eseguito una ricerca bibliografica circa le varianti anatomiche
riguardanti l’apporto vascolare alla mano, possiamo stabilire in accordo con
diversi autori 3-5-13-19
quali sono le anomalie vascolari note.
Fig.8: normale distribuzione anatomica delle
arcate palmare superficiale e profonda con i
loro rami terminali ed anastomotici.
Fig.9:classificazione delle anomalie
vascolari dopo studio arteriografico eseguito
da Strickland e Urquhart nel 196319
.
Di seguito riportiamo le varianti anatomiche.
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Tipo a: normale distribuzione anatomica delle arcate palmare superficiale e
profonda con i loro rami terminali ed anastomotici.
Tipo b: assenza dell’arteria radiale.
Tipo c: assenza dell’arteria ulnare o se presente è di piccolo calibro.
Tipo d: assenza dell’arteria radiale dell’indice o della princeps pollicis vicariata
da un ramo dell’arcata superficiale o da un’arteria palmare superficiale.
Tipo e: assenza dell’arteria radiale dell’indice o della princeps pollicis vicariata
dalla prima arteria digitale dorsale.
Tipo f: assenza dell’arcata palmare superficiale.
Tipo g: arcata palmare superficiale incompleta , poiché le arterie superficiali
terminano nell’eminenza thenar.
Tipo h: l’arteria ulnare finisce nell’arcata palmare profonda con piccole
branche superficiali.
Tipo i: l’arcata palmare superficiale è formata dalle branche dell’arteria radiale
dell’indice , l’arteria ulnare finisce nell’arcata palmare profonda.
Tipo j: l’arcata superficiale è più grande della profonda.
Tipo k: assenza dell’arcata palmare profonda, che viene vicariata da rami
dell’arcata superficiale , dall’arcata carpale anteriore o dai rami perforanti delle
arterie metacarpali dorsali.
Da uno studio morfometrico sulla arcata superficiale palmare (SPA) della
mano condotto da Bilge et al3 nel 2006 su 50 mani da cadavere ( 26 sinistre e
24 destre) sono stati indentificati due tipi di arcata palmare superficiale:
19
completa nell’86% dei casi (43/50 mani) ed incompleta nel 14% dei casi (7/50
mani). Tale studio è in accordo con le percentuali descritte in precedenti studi
basati su dissezioni anatomiche su cadavere o mediante analisi arteriografia
eseguiti da altri autori come Ikeda11
(arteriografia eseguita su 220 mani
evidenzia una SPA completa nel 96 % dei casi ed incompleta nel rimanente
3,6%), Coleman e Anson6( SPA completa in 78,5%, incompleta in 21,5%),
Gellman8 (Completa in 84,4%, incompleta 15,5% in uno studio su 45 mani). La
SPA si considera completa quando irrora tutte le dita lunghe e il lato ulnare del
pollice; è incompleta quando l’arteria ulnare vascolarizza solo le ultime 3 dita.
Merito di Bilge e coll è quello di aver diviso i due tipi rispettivamente in
quattro e tre sottogruppi. Sono stati analizzati anche i diametri dei vasi e si è
stabilito che l’arteria ulnare è il vaso dominante nella mano.
Le più comuni variazioni dell’ arcata palmare superficiale sono dovute
all’arteria radiale, mentre l’arteria ulnare negli studi sopra citati è quasi sempre
presente. Il diametro delle arterie digitali palmari comuni non differisce a
seconda che si abbia una arcata palmare superficiale completa o incompleta.
20
VALUTAZIONE DEL SISTEMA VASCOLARE PERIFERICO
TEST CLINICI E STRUMENTALI
Riteniamo che ogni chirurgo che si appresta ad eseguire un intervento in
urgenza-emergenza di chirurgia della mano, quale può essere un reimpianto di
pollice con possibili danni alle strutture vascolari debba avere una conoscenza
di base sulla anatomia e fisiologia vascolare della mano e dell’arto superiore in
toto. Deve essere in grado di poter riconoscere le inusuali varianti ( anomalie)
anatomiche del sistema vascolare. In una ferita aperta i danni vascolari, anche
se con difficoltà, possono essere valutati e riparati, ma danni chiusi o anomalie
vascolari richiedono una valutazione clinica accurata , che risulta essere molto
difficile e non sempre eseguibile. In generale l’esame semiologico vascolare
della mano viene condotto attraverso anamnesi,ispezione, palpazione e la
somministrazione di test.
Dall’anamnesi possono emergere patologie concomitanti, mentre l’ispezione
è utile per evidenziare segni di sofferenza del circolo, danni vascolari.
Importanti segni clinici di un’ischemia tissutale sono la diminuzione della
temperatura, l’assenza di polso, la presenza di parestesie, l’ assenza di
riempimento capillare, il dolore.
Palpazione: le arterie radiale e ulnare vengono palpate nel loro decorso distale
a livello del polso; la palpazione delle arterie succlavia e ascellare si esegue
con il paziente supino, mentre quella brachiale, radiale e ulnare sono esaminate
in posizione seduta. Il riempimento capillare nelle dita si verifica applicando
una pressione sul polpastrello del dito interessato e registrando il tempo
necessario per tornare al colore originale dopo aver rilasciato la pressione. Un
tempo inferiore a due secondi è considerato normale. Se la temperatura
21
dell’avambraccio supera di 4 gradi quella della punta delle dita si può
sospettare una compressione del circolo periferico.
TEST CLINICI
Misurazione seriale della pressione arteriosa.
Una differenza tra un arto superiore ed il contro laterale maggiore o uguale a 5
mmHg viene considerata patologica e indicativa di una possibile ostruzione
prossimale.
Test di Allen18
Serve a testare la pervietà delle arcate palmari. Si effettua facendo tenere al
paziente la mano in alto ( spalla abdotta a 90° e gomito flesso a 90°) mentre
l’operatore pone due dita rispettivamente in corrispondenza delle arterie radiale
e ulnare. Al soggetto viene chiesto di chiudere il pugno in modo da sbiancare la
mano, mentre l’operatore occlude entrambe le arterie. Dopo circa un minuto, il
paziente estende velocemente ( ma non completamente) le dita e l’operatore
rilascia la pressione da una delle due arterie. Se le arcate palmari sono integre
si osserverà una rapida ripresa del colorito della mano sul lato volare, dapprima
molto intenso e via via decrescente verso la normalità. Il test è negativo se ciò
si verifica entro sei secondi. L’esame viene ripetuto specularmente per l’arteria
opposta. Il test può essere riprodotto anche per le singole dita con modalità
analoghe.
Fig.10: test di Allen
22
Ecodoppler
In situazioni di emergenza la valutazione clinica dovrebbe essere supportata
dall’utilizzo di un ecodoppler. Piccoli vasi come l’arcata palmare superficiale e
le arterie digitali sono facilmente valutabili con questo strumento, che tuttavia
richiede per il suo utilizzo una adeguata abilità ed esperienza. C’e da dire però
che nell’arto superiore buoni segnali ultrasonografici non sempre escludono
importanti lesioni arteriose e che tali segnali ultrasonici potrebbero essere
assenti negli spasmi arteriosi, senza alcuna lesione a carico dell’arteria13
.
Arteriografia
L’arteriografia è un inestimabile metodo diagnostico, ma è una tecnica
invasiva che richiede la somministrazione intra-arteriale di mezzo di contrasto.
Un arteriografia in emergenza è indicata se il segnale della lesione arteriosa è
dubbio, se la natura e la localizzazione della ferita fa pensare
all’interessamento di un vaso principale, se si sospetta una lesione vascolare a
più livelli, se una lesione chiusa con fratture o lussazioni o severe compressioni
e trazioni possono suggerire concomitanti lesioni vascolari13
.
Diversi autori ritengono comunque che in tutti i casi dubbi, anche se la
sopravvivenza dell’arto non è a rischio, vale la pena eseguire questo esame, che
rimane il miglior indicatore per pianificare una ricostruzione vascolare.
23
CASE REPORT
Un uomo di 39 anni con grave trauma da schiacciamento e da strappo della
mano sinistra, causato da una macchina a rulli, giunge presso il pronto soccorso
del policlinico di Modena. Dopo la gestione iniziale del paziente e la
stabilizzazione dei parametri vitali, l'esame clinico ha rivelato una ferita al
terzo distale antero-laterale dell'avambraccio sinistro con perdita di cute che si
estende al pollice sinistro con sguantamento a livello del primo metacarpo ed
esposizione dei due terzi prossimali di questo osso. I tendini flessori ed
estensori del pollice erano intatti. La mano presentava inoltre ferite superficiali
sul lato radiale della falange distale del secondo dito e a livello dell’apice del
quarto dito. Si apprezzava esposizione della falange distale del terzo dito.
Presentava fratture a livello distale del primo metacarpo e a carico della
falange prossimale del secondo dito (figure 11-12).
Figure 11-12: quadro
clinico, trauma da
schiacciamento e strappo
mano sinistra di uomo 39
anni.
24
Circa 4 ore dopo il trauma, il paziente è stato portato in sala operatoria. Sotto
anestesia del plesso brachiale, le fratture sono state ridotte e sintetizzate con
fili di Kirschner. La valutazione microscopica ha evidenziato la lesione totale
delle arterie digitali radiale e ulnare del pollice. La sutura microscopica dei
monconi prossimali e distali di questi vasi non era possibile a causa delle
lesioni segmentali intimali. Si è quindi deciso di prelevare un innesto di vena di
10 centimetri di lunghezza dalla faccia anteriore dell'avambraccio. Con tale
innesto si è potuta eseguire una anastomosi termino-laterale tra il ramo
dorsale dell'arteria radiale e la parte distale dell'arteria collaterale ulnare del
pollice ; ciò ha permesso di ripristinare la vascolarizzazione del pollice (figura
13).
Fig.13 : innesto di vena
di 10 cm prelevato dalla
faccia anteriore
dell’avambraccio usato
per l’anastomosi tra il
ramo dorsale
dell’arteria radiale ed il
ramo collaterale ulnare
del pollice.
La perdita di sostanza cutanea sulla porzione antero-laterale dell’avambraccio è
stata coperta per prima intenzione con la cute sguantata repertata a livello
dell’avambraccio. Le ferite del secondo e quarto dito sono state suturate,
mentre l’esposizione della falange distale del terzo dito è stata coperta con un
lembo di Kutler. Alla fine dell’intervento l’arto è stato tutorato in un gesso
antibrachiometacarpale.
25
In prima giornata post-operatoria il pollice era caldo e rosa.
Le quattro dita lunghe erano pallide e non si apprezzava riempimento
capillare. E’ stata eseguita quindi un’ arteriografia urgente dell’arto superiore
sinistro visto il quadro ischemico riscontrato a livello delle dita lunghe.
L’esame mostrava l’ arteria radiale proveniente dall’ arteria ascellare con
calibro normale, l'arteria brachiale si divideva a livello del gomito con il ramo
principale rappresentato dall’arteria mediana che dava l'apporto di sangue
principale all’arcata palmare che vascolarizzava solo una parte prossimale
della regione palmare e ipotenare. L’arteria ulnare era invece ipoplasica e la
vascolarizzazione di secondo, terzo, quarto e quinto dito era assente (figura14).
Fig.14 : arteriografia che
evidenzia il buon
funzionamento
dell’anastomosi, l’assenza
della arteria ulnare ed
assenza di
vascolarizzazione a carico
di II-III-IV e V dito.
E’ stata proseguita la terapia anticoagulante e la mano è stata mantenuta al
caldo in ogni momento. La vascolarizzazione del pollice era normale. Tuttavia,
nessun miglioramento è stato osservato a livello delle altre dita e il 7 ° giorno
post-operatorio si era demarcata area di necrosi a livello delle falangi
prossimali (figura 15).
26
A nove giorni dal reimpianto, il paziente è stato sottoposto a debridement
dell’ematoma sul lato palmare della mano. Alla fine della 2 ° settimana, la
necrosi era ben marcata a carico di tutte le quattro dita lunghe, ed è stato
necessario eseguire un’amputazione a livello metacarpale distale.
Dopo la guarigione della ferita, il paziente è stato candidato ad una protesi di
mano.
Fig.15: VII gionata post-operatoria; area di necrosi a livello delle falangi
prossimali delle dita lunghe.
27
DISCUSSIONE
Per il reimpianto di pollice , l’innesto venoso è una tecnica utile e con un
rapporto di complicanze basso, soprattutto in caso di lesioni da avulsioni7-16
.
Nel nostro caso, il successo di un reimpianto di pollice ben eseguito è stato
offuscato dalla ischemia inaspettata di tutte le altre dita. E’ noto che la
vascolarizzazione delle dita deriva principalmente dall’arcata palmare
superficiale (SPA)3-19
. Numerosi studi sono stati condotti per dimostrare le
varianti anatomiche che interessano la formazione della SPA3-5-6-11-17-19-20-21
.
E'stato dimostrato che l'arteria radiale è la componente variabile di frequente
mentre il contributo ulnare rimane relativamente immodificato. In casi molto
rari, l'arteria ulnare può essere assente, ma sostituita dall’arteria mediana 3-14-19
.
Nel nostro caso, la ragione di questa complicanza disastrosa è dovuta
all'assenza dell’ arteria ulnare, all'arteria radiale che rappresentava l’unico
apporto di sangue per le dita e dal “furto” di sangue causato dall’anastomosi
effettuata tra la branca dorsale dell’arteria radiale e l’arteria collaterale ulnare
del moncone del pollice con innesto venoso.
Tuttavia, fino ad oggi, in letteratura non sono descritti casi di afflusso di
sangue alle dita garantito solo dall’arteria radiale e non viene tantomeno
descritta una complicanza nel reimpianto di pollice in seguito ad una
anastomosi termino-laterale tra il ramo dorsale dell'arteria radiale e la parte
distale dell'arteria collaterale ulnare del pollice. Ci sono pochi lavori che
segnalano l’ischemia della mano dopo prelievo dell’arteria radiale9-13-15
. In un
paziente si è avuta una complicanza inaspettata dopo il prelievo dell'arteria
radiale per eseguire un bypass aorto-coronarico: i test pre-operatori
dimostravano che c’era una buona perfusione data dai vasi collaterali, ma in
28
realtà l'arteria ulnare era assente e sostituita da una arteria interossea. Dopo il
prelievo dell’arteria radiale si è avuta l'ischemia della mano causata dalla bassa
perfusione a causa di una’aritmia. La circolazione è stata poi ristabilita
mediante un innesto venoso. In 2 pazienti, è stata evidenziata un’ischemia
dovuta alla incompleta formazione della SPA, ciò non ha permesso il flusso
ematico per pollice e indice9. Varley e coll. descrivono lo sviluppo di ischemia
nella mano dopo un prelievo di arteria radiale dall’avambraccio in un paziente
non fumatore, senza vasculopatie periferiche , nel quale il test di Allen e
l’esame ecodoppler pre-operatorio erano negativi per lesioni o patologie
vascolari20
.
Con questo case report vogliamo attirare l’attenzione sull’importanza della fase
pre-operatoria; durante la quale bisognerebbe eseguire, la dove possibile,
un’accurata anamnesi per escludere patologie concomitanti di tipo vascolari,
ricordando che la conoscenza delle anomalie vascolari o varianti anatomiche
arteriose, deve esser parte integrante del bagaglio del chirurgo della mano che
si appresta ad eseguire un intervento di reimpianto in urgenza.
Il test di Allen è un metodo ampiamente utilizzato per valutare la pervietà delle
arcate palmari prima di intraprendere qualsiasi intervento; è un test ad alta
specificità anche se operatore dipendente1-18-10
. Tuttavia, su una mano come
quella descritta nel nostro caso, è impossibile da eseguire; il paziente non è in
grado di chiudere il pugno, mentre l’operatore occlude entrambe le arterie, e
poi di estendere le dita velocemente.
In situazioni di emergenza, la valutazione clinica dovrebbe essere supportata
dall’utilizzo di un ecodoppler. Piccoli vasi come l’arcata palmare superficiale e
le arterie digitali sono facilmente valutabili con questo strumento, che richiede
però per il suo utilizzo una adeguata abilità ed esperienza. C’e da dire
comunque che nell’arto superiore buoni segnali ultrasonografici non sempre
29
escludono importanti lesioni arteriose e che tali segnali ultrasonici potrebbero
essere assenti negli spasmi arteriosi, senza alcuna lesione a carico dell’arteria13
.
Difatti riteniamo che nel nostro caso questo esame non sarebbe stato sufficiente
ad identificare l’assenza del contributo dell’arteria ulnare alla formazione della
SPA.
L’arteriografia rimane il metodo diagnostico più efficace per documentare
l’esatta vascolarizzazione della mano, ma è una tecnica invasiva che richiede la
somministrazione intra-arteriale di mezzo di contrasto e non sempre di facile
esecuzione in emergenza.
Ricordiamo che un arteriografia in emergenza è indicata se il segnale della
lesione arteriosa è dubbio, se la natura e la localizzazione della ferita fa pensare
all’interessamento di un vaso principale, se si sospetta una lesione vascolare a
più livelli, se una lesione chiusa con fratture o lussazioni o severe compressioni
e trazioni possono suggerire concomitanti lesioni vascolari13
.
Diversi autori ritengono comunque che in tutti i casi dubbi, anche se la
sopravvivenza dell’arto non è a rischio, vale la pena eseguire questo esame, che
rimane il miglior indicatore per pianificare una ricostruzione vascolare.
Tuttavia, questo significherebbe anche la perdita di tempo prezioso per
eseguire un intervento di reimpianto2.
30
CONCLUSIONI
Da un simile evento spiacevole e soprattutto inaspettato, anche se raro,
possiamo trarre le seguenti conclusioni.
Ricordando l’adagio “Primum non nocere” , riteniamo che la conoscenza delle
varianti anatomiche arteriose, deve esser parte integrante del bagaglio del
chirurgo della mano che si appresta ad eseguire un intervento di reimpianto in
urgenza; nella fase pre-operatoria deve essere eseguita un’accurata valutazione
clinica e strumentale, supportata da un esame ecodoppler e in tutti i casi dubbi
da un’arteriografia, che rimane il miglior indicatore per pianificare una
ricostruzione vascolare.
In fine, in considerazione degli aspetti medico-legali, va precisato che qualsiasi
atto medico affinché possa esser considerato legalmente valido, deve essere
preceduto da un consenso libero ed informato. E’ obbligo del medico informare
il paziente circa la procedura chirurgica e tutte le complicanze possibili ad essa
correlate. Solo in questo modo si può determinare una ”alleanza terapeutica”
tra medico e malato.
31
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