Casa - Residenza - Politiche Sociali - Immigrazione ... pdf/2006/novembre 06.pdf · Capriotti,...
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C a s a - R e s i d e n z a - P o l i t i c h e S o c i a l i - I m m i g r a z i o n e - D i r i t t i - D a l 1 9 9 3 , i l g i o r n a l e d i s t r a d a d i B o l o g n a f o n d a t o d a i s e n z a f i s s a d i m o r a
PRODURRE QUESTO GIORNALE COSTA 0,52 EURO • QUELLO CHE DATE IN PIU’ E’ IL GUADAGNO DEL DIFFUSORE
QUALSIASI RICHIESTA DI SOLDI AL DI LA’ DELL’OFFERTA LIBERA NON E’ AUTORIZZATA
Poste Italiane Spa Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L27/02/2004 N.46)ART.1 comma 2 DCB - Bo (Num. 9 per Poste Spa)
Un gradino più in basso
Nemmeno sedici anni, atteggiamentoda uomo fatto, vestiti griffati, parlaun italiano meticcio e ha alle spalleun'esperienza migratoria recente. Èun ritratto possibile di un minorennebolognese medio. In strada e tra ibanchi di scuola la zeta sibilantebolognese si mescola ad altri accentie altre l ingue. Ancora una voltaaffrontare una questione sociale aBologna, come quella dei minori, vuoldire parlare d'immigrazione
Alcuni dati presi dal sito del Comunedi Bologna danno un'idea dei cambia-menti demografici e degli scenarisociali che ci attendono.
Il 16% dei residenti a Bologna, diun'età compresa tra i 15 e i 19 anni,è rappresentato da stranieri (se siconsiderano solo le zone periferichela percentuale è del 16,2%). Gli stra-nieri tra i 0 e 14 anni sono il 12%.Tra i cognomi più diffusi nel 2005Chen (189 presenze) precedeAldrovandi (185), mentre Hossain(176) stacca in classifica Zanardi(170). Inltre, dall 'OsservatorioProvinciale sull'Immigrazione sappia-mo che nel Comune di Bologna lapercentuale di nati stranieri sul totaledei nati ha raggiunto il 14,6% nel2004, mentre sono oltre 7mila glistranieri nati in Italia, residenti inprovincia di Bologna.
Il primo contatto tra i minorenni stra-nieri e la società italiana avviene ascuola. Alcuni istituti, solitamentequelli che richiedono un minore impe-gno per l'apprendimento teorico,stanno diventando veri e propri luo-ghi di frontiera, dove mondi diversi siincontrano e si scontrano. Un casoesemplare è quello dell 'IstitutoProfessionale Fioravanti, dove oltre astudenti italiani ci sono ragazzi pro-venienti da 26 Paesi diversi, ma que-sta è la tendenza che interesseràtutte le scuole di Bologna. E se chiamministra l'istruzione a tutti i livelli,dai docenti, ai presidi, ai governanti,non si pone il problema di ripensarealla presunta universalità della scuolaitaliana, i conflitti sono destinati adaumentare. - Segue a pag 2
storie minori
piazza GGrande
Giornale di strada di Bolognafondato dai senza fissa dimora
“Tendere un giornale è meglioche tendere una mano”
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ProprietàAssociazione Amici
di Piazza Grande Onlus
Direttore ResponsabileLeonardo Tancredi
CaporedattoreJacopo Fiorentino
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R e d a z i o n e :via Libia, 69 40138 Bologna
Tel. 051 342 328Fax. 051 3370669
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www.piazzagrande.it
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DistribuzioneAntonino Palaia
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Idea Grafica:Jacopo Fiorentino
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In Redazione:Mauro Picciaiola, Carlotta Zarattini,Mariella Libergoli, Gabriella Penna,Gaetano Massa, Laura Caretto,Viviana Melchiorre.
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Hanno collaborato a questonumero:Vincenzo Conte, Andrea Pignolo,Mimmo Perrotta, Tango, IsabellaCapriotti, Casandra Cristea,Francesca, Claudia e i ragazzidell’Isola che non c’è.
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ImmaginiLa foto in prima pagina è diEmiliano Facchinelli.
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Edizioni OnlineJacopo Fiorentino
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Bologna01.11.2006
Anno XIII - Numero 7 16 pagine
Tipografia Nuova Cesat Firenze
Registrato presso il Tribunaledi Bologna il 15/09/1995 n°6474
Il 20 Novembre di quest’anno sicelebra la Giornata Mondiale deiDiritti dell’Infanzia.
Per questo motivo Piazza Grandeha realizzato un inchiesta suiminori stranieri non accompa-gnati, che, in numero semprecrescente, si trovano a vivere inItalia
Nell’inchiesta, intitolata “storieminori”, abbiamo raccolto nume-rosi racconti di vita di minorirumeni che vivono a Bologna neicampi rom.
A pagina 6 pubblichiamo un’intervi-
sta a Emma Collina, responsabile del
Servizio Emergenza Minori del
Comune di Bologna, che da anni si
occupano di un fenomeno sempre in
mutamento.
A pagina 7 raccontiamo la storia di
Katun, un gruppo informale punto di
riferimento per ragazzi del Pilastro
provenienti da varie zone del
mondo.
A pag 8 trovate un’intervista alprofessore Domenico Altamura,
preside dell’Istituto Professionale
Fioravanti di Bologna, dove studiano
ragazzi originari di 26 paesi diversi.
Concludono l’inchiesta un articolo di
commento sull’ultimo rapporto di
Amnesty International sui minori
migranti, e la recensione di “Città di
Dio”, il libro che racconta le storie di
alcuni giovani delle favelas brasilia-
ne.
La giornata del 20 novembre èstata stabilita in ricordo del gior-no del 1989 in cui fu firmata laConvenzione ONU sui diritti del-l’infanzia.
Sono passati ormai 17 anni daquella data, ma le cose, permolti bambini, non vanno ancoracosì bene. Come potete leggerenelle pagine seguenti, purtroppoanche in Italia molti bambini nongodono ancora dei diritti più ele-mentari: la famiglia, la salute,l’istruzione, il rispetto, l’incolu-mità fisica e psicologica.Buona lettura!
Ai lettori
2 piazza grande • n°129 • 11.06
- Un gradino più in bassopag 1
- Ai lettoripag 2
- Accade davveropag 3
- L’inchiesta del mese pag 4, 5, 6, 7, 8, 9
- La cultura è nelle stradepag 10
- Voci di sottofondopag 11
La città migrantepag 12
Dal basso verso l’altopag 13
- Le pagine dell’Associazionepag 14 e 15
- Indirizzi utilipag 16
Sommario
Segue da pag 1
Esiste però, anche in questa città,un grado più basso d'integrazionesociale dei minori stranieri, sonoquei ragazzi che non conosconoaffatto l'esperienza scolastica o chela attraversano solo temporanea-mente. Centinaia di ragazzini sonoarrivati a Bologna negli ultimi annisenza genitori e parenti, oppuresono stati rimasti soli in città dopola migrazione.
Quest’anno il Servizio EmergenzaMinori del Comune ha segnalato570 presenze di ragazzi e ragazzestranieri non accompagnati sul ter-ritorio bolognese. Per alcuni di lorosi sono aperte le porte delle comu-nità d'accoglienza e si sono attivatipercorsi educativi e formativi, ma
molti dopo il primo contatto con iservizi hanno scelto di tornare instrada. Se ripercorriamo a ritroso ilviaggio che porta in Italia questiragazzi, soprattutto dalla Romania(i minori rumeni accolti in comunitàa Bologna dal 2001 al 2005 sonopassati da 18 a 523), si capisce unpo' meglio il motivo di questa scel-ta. In strada possono ancora spe-rare di compiere il loro progettomigratorio, di realizzare il "sognoitaliano" fare soldi e tornare inRomania da ricchi. In strada c'è lasofferenza dello sfruttamento dellaprostituzione, ma anche il rischio el'avventura della vita da gang, ilcui fascino non può paragonarsi aun modello classico di educazione eistruzione.
Il nostro Paese ci consente di scen-
dere ancora un gradino più inbasso.
L'indagine condotta da AmnestyInternational tra il 2002 e il 2005rivela che 890 minorenni migrantie richiedenti asilo sono stati rin-chiusi nei vari centri polifunzionalisparsi per l'Italia. L'articolo 37della Convenzione Onu sui dirittidell'infanzia proibisce la reclusionedei minori, a questo si aggiungonodirettive, linee guida e raccoman-dazioni dell'Onu, dell'Unhcr, e delConsigli d'Europa, tutte tese agarantire ai minori migranti stan-dard di vita adeguati al Paese in cuisi trovano. L'Italia continua a nonrispettarle.
di Leonardo Tancredi
Saint Marie de la mer 2006. Foto di SK
27.09.06Immigrati protestano contro imass media italiani
Milano (04-10-06).- I cittadiniimmigrati di Milano, in occasionedella Terza GiornataInternazionale per i Diritti degliImmigrati, hanno organizzato unpresidio davanti al Palazzodell’Informazione in PiazzaCavour sabato 7 Ottobre alle ore15 per manifestare contro queimass media italiani, che hannodanneggiato l’immagine dei lavo-ratori immigrati diffamandoli ealimentando un’idea discrimina-toria e xenofoba nell’opinionepubblica, non solo di questi lavo-ratori ma anche delle loro fami-glie.
Il comunicato
Questa iniziativa nasce dallestesse associazioni di immigrati,che da tanto tempo hanno dovu-to sopportare le manipolazionipolitiche attraverso i massmedia, utilizzando l’immagine dellavoratore immigrato in base ailoro propri interessi, criminaliz-zando con i fatti di cronaca, met-tendo in difficoltà il processo diintegrazione in questo Paese,contrariarmente alle risoluzionidel Parlamento Europeo sull’inte-grazione degli immigratinell’Unione Europea.
I rappresentanti delle associazio-ni di immigrati chiedono ai diver-si mass media di poter incontrarei loro direttori responsabili perfar loro capire che non devonocontinuare a utilizzare la formulaimmigrazione = delinquenza, eche le piccole cronache delin-quenziali non possono arrivare alcittadino comune come unoscoop giornalistico, ignorando ilgrande apporto positivo deinuovi cittadini immigrati, dalpunto di vista sociale, culturale esoprattutto economico.
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17.10.06A Roma convegno nazionale"Forme di difesa pubblica"
Il 17 ottobre 2006 alle ore10.00, a Roma, si è tenuto ilconvegno:‘Diritto alla difesa etutela dei meno abbienti: l’espe-rienza della Defensoria publicaargentina e le prospettive diriforma in Italia’."
Il convegno, promossodall'Associazione Antigone con ilpatrocinio della Camera deideputati, del Ministero dellaGiustizia e della Provincia diRoma, si è tenuto presso laCamera dei deputati, Sala delrefettorio, Palazzo del Seminario,Via del Seminario, 76, Roma.
Antonio Mumolo, fondatore ecoordinatore di Avvocato diStrada, tra i relatori del
Convegno, è stato invitato perrappresentare il progetto che sista espandendo in tutto il territo-rio nazionale.
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19.10.06Numero Verde 800981800“Emergenza cantieri” a dispo-sizione di tutti
Parte il 1° ottobre il NUMEROVERDE (800981800) gratuito peraccogliere le denunce dei lavora-tori, cercare di prevenire il conti-nuo ripetersi di infortuni mortalie promuovere la regolarizzazionenei cantieri edili.
E’ la nuova iniziativa lanciatadalla Fillea Cgil, il sindacato dellecostruzioni, contro il lavoro neroe gli infortuni in edilizia.
Al Numero Verde (800981800)risponderà un Call Center cheprovvederà a far dare risposterapide e ad intervenire nel modopiù opportuno.
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30.10.06La Russia è campione delmondo di calcio di strada.
La squadra dei senza tetto russisi è laureata campione delmondo di calcio di strada agliHomeless World Cup che si sonosvolti in Sudafrica. In finale, il 30settembre i russi hanno battutouno a zero la rappresentativa delKazakhstan.
La squadra Russa succedeall’Italia, che aveva vinto le scor-se due edizioni del mondiale.
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20.09.06Sokos cerca medici volontari
Sokos, l'associazione di mediciche da anni a Bologna garantisceassistenza gratuita ai senza tettoe agli stranieri senza permesso disoggiorno cerca medici volontari.Negli ultimi anni le richieste diaiuto si sono moltiplicate, e percontinuare a fornire un servizioadeguato servono nuove forze.
Piazza Grande, che da anniammira il lavoro svolto dai medi-ci di Sokos, sempre al fianco dichi non ha accesso al sistemasanitario nazionale, è lieta dipubblicare il comunicato inviatoda Sokos.
Il comunicato
L'Associazione Sokos dal 1993 aBologna si occupa essenzialmen-te delle emergenze sanitarie cheinteressano persone immigrate
presenti sul nostro territorio enon in possesso di regolare per-messo di soggiorno, e i senzafissa dimora. Attualmente lastruttura di Sokos è composta daun gruppo di medici ed operatoriprovenienti da esperienze diver-se e differenti realtà lavorative. Ilpersonale medico, e gli operatoridell'accoglienza svolgono le loroattività presso gli ambulatoridell'Associazione in modo com-pletamente volontario, senzascopo di lucro. Considerata lacontinua crescita delle richiestepresso i nostri ambulatori, e percontinuare a fornire un servizioadeguato alle aspettative e aibisogni di chi si rivolge a Sokos,l'associazione ha bisogno dinuovi medici volontari. Oltre aimedici attualmente in attività,possono rivolgersi a Sokos anchemedici che sono in pensione, mache hanno ancora volontà di con-tinuare a svolgere attività volon-taria nel settore medico, checondividano i principi di Sokos, eche siano supportate da adegua-te motivazioni. Sokos, inoltre,necessita di personale operativoaddetto all'accoglienza delle per-sone che vengano in ambulato-rio, un'attività per cui non serveessere medici.
Per qualsiasi informazione,chiunque voglia dare un propriocontributo, può fare riferimentoal Dott. Romeo Zendron,Presidente dell'AssociazioneSokos, al Tel 3356084777
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28.10.06Brescia, 500 euro al vigile che«cattura» un clandestino
Ad Adro, Paese nel bresciano, ilcomune guidato da una giuntaleghista, ha istituito un bonus di500 euro per i vigili urbani che,dopo aver accertato l’avvenutaviolazione della legge Bossi-Fini,accompagnano un immigrato inquestura.
L’ iniziativa , ha raccontato il sin-daco Oscar Lancini è maturata aseguito di un caso in cui dueagenti della municipale hannoimpiegato due giorni e una notteper bloccare un irregolare e sbri-gare tutte le pratiche. A seguitodi ciò occorreva trovare un modoper ripagare gli agenti dell’impe-gno profuso. È bene chiarire chei vigili di Adro non stanno perdiventare ricchi: i piani in que-stione prevedono stanziamentibassissimi. Solo 2 mila euro, adesempio, per la «caccia» al clan-destino, solo 1.500 per quelloche prevede un bonus da 50euro per ogni accertamento inbase al regolamento di igiene delComune nei confronti degli«extracomunitari non residentinel territorio adrense».
La cgl comunque non accettatutto ciò e il segretario dellacamera del lavoro di Brescia,Dino Greco, denuncia lo scandalo
sostenendo che è stata messauna taglia sulla testa degli immi-grati . Per il momento il sindaconon si ferma e non viene pernulla colpito dall’ipotesi che allabase della sua scelta ci sia unprofondo razzismo. In ultimabattuta il segretario della funzio-ne pubblica di Brescia, LucianoPetrazzani, dichiara di essere difronte ad una ossessione del sin-daco, il quale vuole liberare ilpaese dagli extracomunitari;dichiara inoltre che tutto ciò va aledere alla professionalità delvigile urbano il quale dovrebbeintervenire in presenza di reatosenza il bisogno di avere deibonus.
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28.10.06Negli Usa è tempo del BuyNothing Day
Il Buy Nothing Day corrispondealla giornata del non acquisto; èuna iniziativa nata molti anni fanel Nord America e poi esportatain parecchi Paesi del mondo, gra-zie ad associazioni di attivistilocali, con l’obbiettivo di provo-care maggiore sensibilizzazioneriguardo al sistema consumisticonel quale viviamo. Non è un casoche questa giornata avvenga afine novembre in quanto, cadealla vigilia del thanks giving dayla “ giornata del ringraziamen-to”che negli Usa a livello consu-mistico corrisponde al nostroNatale.
Non è difficile aderire a questainiziativa, in quanto è sufficienteastenersi per una intera giornatadallo shopping; è un gesto signi-ficativo che oltre a darci la possi-bilità di opporci al consumismosenza limiti che pervade lenostre vite ci aiuta a riappro-priarci di una parte del nostrotempo che passiamo nei negozi eche potrebbe essere impiegato inaltri modi più significativi.
È una giornata in cui si comme-morano le vittime delle politicheorientate alla massimizzazionedei consumi: dalle popolazionidel Sud del mondo, deboli difronte alla globalizzazione deimercati, all'ambiente deturpatoda rifiuti e inquinamento, allacolonizzazione dell'immaginario aopera di pubblicitari che propon-gono modelli di vita irrealizzabiliper la maggior parte della popo-lazione del mondo..
È un invito alla sobrietà e gra-tuità come componenti attive diun’economia sostenibile.
a cura di Jacopo Fiorentino redazione @piazzagrande.it
Dal nostro s i to , una rubr ica che par la d i casa, nuove povertà, d i r i t t i , immigrazione. A Bologna e non solo
Accaded@vvero
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A Bologna vive un numero sempre
maggiore di minori stranieri non
accompagnati. Molti di questi arriva-
no dalla Romania. In queste pagine
pubblichiamo alcune storie che li
riguardano
Romania, estate 2006
Per una volta decidiamo di "sacrificare"
l'estate e fare un viaggio attraverso le
città della Moldavia rumena, nel sud-est
del paese, là dove finisce la zona dei
famosi monasteri ortodossi dipinti all'e-
sterno. Botosani, Pascani, Roman,
Bacau, sono alcuni dei nomi di città che
"esportano" in Italia un numero conside-
revole di cosiddetti "minori non accom-
pagnati". Dovunque ci fermiamo, il pae-
saggio è lo stesso, dopo 15 anni della
caduta del regime comunista l'atmosfera
che si respira è cambiata poco. Ci sono
più bar, è vero, in uno si vende pure il
caffè "Lavazza", ma del resto si vedono
ancora i negozi tristi con le vetrine piene
di polvere con qualche pianta ormai
secca…come se i 15 anni di transizione
non fossero mai passati, mai arrivati da
queste parti, come se la povertà spaven-
tosa che c'era durante il regime fosse
rimasta pietrificata, la città insieme agli
abitanti.
Fermiamo la macchina su un strada
alberata, l'unica un pò più larga rispetto
alle altre. Intorno è pieno di palazzi di
cemento, i "blok", i famosi palazzi-ghetto
di Ceausescu, in una città nata dal nulla
intorno ad una grande fabbrica di tende.
Chiediamo ad un passante dov'è il cen-
tro, e lui ci risponde che nel centro ci
siamo già. Perplessità. Oltre i palazzi fitti
fitti, come delle scatole di fiammiferi, ci
sono solo due-tre negozi di vestiti cinesi
e un bar dove entriamo per un caffè. Il
proprietario prende l'acqua da mettere
nel bricco da un secchio accanto al
banco, e ci dice, scusandosi, che il rubi-
netto è rotto.
Se le città sono così, gli innumerevoli vil-
laggi intorno a loro danno ancora di più
l'impressione di un deserto, di una zona
dove è appena passata una guerra,
rimasta indietro di 100 anni. La gente
prova a cercare lavoro in città per gua-
dagnare circa ottanta euro al mese, o
sopravvive da un giorno all'altro in cam-
pagna, spesso contando sui 10 euro di
sussidio mensile che lo stato dà alle
famiglie per ogni figlio fino all'età di 14
anni.
In Italia
I minori rumeni che arrivano in Italia
arrivano da qui, purtroppo la Romania
offre tuttora tanti quadri simili.
"Questo è il mio stile di vita,
Pago ma sto in prima fila.
Spendo molto ma produco tanto
Mi rispettano dovunque vado.
Cuore di pietra, cuore di leone,
Lo ammettono tutti
che sono sempre un campione."
E' Romulus che canta, seduto sul bordo
della strada. Nonostante i suoi 16 anni
ha una voce da uomo maturo. Insieme
ad altri suoi amici che fanno a gara per
cantare abita in uno dei tanti cosiddetti
"campi nomadi" di Bologna. Nel loro
gruppo vengono tutti dalla Moldavia
rumena, da Pascani, Bacau, Roman,
Galati, Braila…e le condizioni in cui si
trovano a vivere qui fa sì che i rom
rumeni - "tzigani", come lo dicono loro
senza nessun problema, si siano
mischiati ai "rumeni- rumeni", cosa che
in Romania non sarebbe mai successo.
Quello che accomuna tutti, ragazzi
rumeni o rumeni rom, sono i vestiti Nike
che indossano sempre. Nel loro paese
non avevano nemmeno mai sognato di
poterli avere. Per loro significa essere
"vestito bene, in tiro", ma la sporcizia di
quei vestiti tradisce la vita che fanno. I
vestiti, che vengono rubati nei negozi,
dovrebbero nascondere l'origine povera
dei ragazzi, e invece diventano un mar-
chio di riconoscimento. Le storie si
mischiano tra di loro, sembra che nessu-
no abbia nessun progetto migratorio
chiaro. Tutti spesso fanno i "pendolari"
tra la Romania e l'Italia: quando scade il
permesso di soggiorno turistico si torna
in Romania, e poi, appena si può, si fa
ritorno.
Per qualcuno invece il progetto c'è, come
ci racconta Ionut, che va in giro per i
mercati di Bologna a chiedere l'elemosi-
na. Come tanti dei suoi compagni, Ionut
è rimasto a Bologna "affidato" non legal-
mente al resto della famiglia. E' arrivato
in Italia 3 anni fa insieme alla madre,
con lo scopo chiaro di chiedere insieme
l'elemosina. Sono passati per le baracche
dei campi nomadi, per l'ex-Ferrotel, per
Villa Salus, finche circa due anni fa,
quando Ionut aveva 14 anni, la mamma
è stata fermata e, in quanto clandestina,
è stata "messa sull'aereo", e rimandata
in Romania. Essendo minorenne, Ionut
ha potuto "scegliere" se seguire o meno
la mamma, e lui ha deciso di rimanere a
Bologna. "Ma tua madre cosa dice, non
ha paura per te, che sei rimasto qui da
solo?" "Come da solo", interviene
Gabriel, un altro ragazzo dl campo, "qui
è con sua zia, con i suoi cugini e col
padrino…" Adesso Ionut ha 16 anni ma è
ancora un bambinone, cerca di farsi la
barba che però non vuole ancora cresce-
re. E' un ragazzo dolce ma spesso irasci-
bile, cresciuto in fretta, racconta di gua-
dagnare circa 30 euro al giorno grazie
all'elemosina. Alcuni di questi soldi li
manda in Romania alla madre, altri li usa
per comprare insieme agli altri della
carne da friggere e la benzina per il
generatore della luce. Vorrebbe rimanere
in Italia per fare più soldi e poi un giorno
poter comprare una casa vera in
Romania, nel villaggio dov'è nato. Nei
giorni successivi al nostro primo incon-
tro, la Polizia arresta anche il padrino di
Ionut, che ha 16 anni ed è già padre di
una bambina di 2 mesi. Ionut indossa la
sua giacca di pelle ed è molto triste. Dice
di essere stato fermato tante volte dalle
Forze dell'ordine e portato in una comu-
nità di pronta accoglienza, dove avrebbe
la possibilità di essere inserito in un pro-
getto di alfabettizzazione (quasi tutti i
ragazzi del gruppo sono analfabeti) e poi
lavorativo, ma lui non vuole saperne
nulla di questa alternativa. "Ho paura
che là dentro mi annoio"…e in effetti è
questa la risposta che danno anche gli
altri, passati parecchie volte per le
comunità di accoglienza.
L’inchiesta del mese
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Soli e mal accompagnatiStorie di minori rumeni a Bologna
Bambini rumeni in un campo nomadi. Foto di Gaetano Massa
L’inchiesta del mese
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E’ meglio rubare o lavare i vetri?
Spesso litigano sull'argomento: "Cos'è
meglio, rubare o lavare i vetri ai semafo-
ri?" e il gruppo si divide, si vantano tutti
dei soldi che guadagnano, che in realtà
non sono mai così tanti come dicono loro.
Ai semafori vengono cacciati via dalle
forze dell'ordine, in inverno fa freddo, i
furti vanno bene un giorno si e un giorno
no, l'elemosina conviene solo perché è in
euro, non in moneta rumena ormai sva-
lutata. E poi a casa, nelle baracche, nelle
roulottes o negli edifici abbandonati dove
sono accampati ci sono anche tante altre
bocche che aspettano di essere sfamate.
Spesso gli adulti infatti, clandestini senza
permesso di soggiorno, preferiscono
mandare per le strade di Bologna i figli, i
nipoti, o i figliocci, invece di esporsi e di
rischiare in prima persona.
Vista la situazione dall'esterno, questi
minori vengono senza dubbio sfruttati. In
primo luogo vengono mandati a lavorare
in condizioni poco adatte all'età che
hanno. I ragazzi non usano mai la parola
"lavorare", dicono sempre "produrre",
che in rumeno è il temine in gergo per
dire "prostituirsi". Invece la percezione
che emerge dai loro racconti è quella di
una grande fortuna. I ragazzi sono felici
di essere in Italia, e soprattutto di poter
fare quest'esperienza insieme ad altri
ragazzi della loro età, con cui dividono il
"lavoro" e gli altri "divertimenti", come li
chiamano loro. Lo stare insieme, il cre-
scere come il padrino, sono degli aspetti
per loro più importanti della nostalgia per
i genitori, del dover "produrre", del dover
scappare dalla Polizia.
Raccontato quasi tutti di essere arrivati in
Italia con una delega falsa, un documen-
to in cui i genitori dichiarano di essere
d'accordo con la partenza di un minore
all'estero. "Costa 100 euro un documento
del genere", dice Cristi, un ragazzetto di
13 anni imbranato, venuto a Bologna per
raggiungere il fratello che ormai di anni
ne ha 18. "Sono abituato a girare da
solo, conosco bene tutte le città rumene,
in Romania chiedevo l'elemosina sui
treni"…Cristi è uno dei tantissimi bambi-
ni-adolescenti che s'incontrano sui treni
rumeni. Aprono la porta, fanno la parte
del muto, ma non sempre, raccolgono un
pò di soldi, poi scendono dal treno e ne
prendono un'altro, e così via. Non tutti
quelli che fanno così sono rom, come si
potrebbe pensare, ma di certo sono tutti
poveri.
Ilie è arrivato a Bologna un anno fa,
anche lui con una delega falsa, procurata
dal uomo che gli ha assicurato anche il
trasporto fino a qui con uno dei tanti pul-
mini privati che sono diventati una vera e
propria rete di trafficanti dalla Romania
verso l'Italia. Ilie ha 16 anni, è biondo,
minuto, con una piccola gobba, con un
bel viso. Gli altri lo hanno soprannomina-
to "Iliescu" non solo per l'assomiglianza
col suo nome, ma per il sorriso "da
volpe" che ricorda in una maniera
impressionante l'ex presidente rumeno
Iliescu, al potere in Romania fino al
2005. Lui è qui con il fratello maggioren-
ne, che avendo già ricevuto il foglio di via
dai Carabinieri rimane tutto il giorno al
campo. La loro madre, dice Ilie, ha inca-
ricato lui, il più piccolo, di fare dei soldi
per poter pagare il viaggio di ritorno del
fratello, e di garantire alla famiglia non
solo la sopravvivenza in Romania, ma
anche un pò di soldi per poi emigrare
tutti insieme in Portogallo. Ilie lava i vetri
ai semafori in via Corticella, ma vorrebbe
imparare a fare il vetraio, come faceva
suo padre in Romania. Loro sono di un
villaggio poverissimo, e per contribuire
alle entrate della famiglia fin da piccolo
Ilie andava ad aiutare il padre, spostava i
vetri dalle scatole. Oggi Ilie si compra i
vestiti da solo, ma sbaglia sempre le
misure. Alle domande su eventuali
approccio omosessuali, tutti evitano una
risposta chiara, abbassando gli occhi:
"Certo che chi non produce con i furti,
con l'elemosina e non ha la pagnotta
nello stomaco, deve andare con i finoc-
chi. Chi lo fa lo fa per soldi, ma noi no…"
"Cosa fai tutt'il giorno al campo?
Cosa faccio? Niente…"
In realtà nelle ore in cui non sono in giro
per la città, di solito nel pomeriggio e la
sera, i ragazzi stanno insieme e giocano
a carte. Questo ormai è diventato "lo
sport nazionale dei rumeni". Ogni tanto si
lavano nel ruscello dietro le baracche e là
vanno anche a pesca. C'invitano spesso
alle loro feste, mi chiedono di preparare
dei cibi rumeni di cui hanno tanta
voglia…ma non lo faccio mai. Vado al
campo in una giornata di caldo tremendo,
quando le baracche sono sommerse dai
fiori volanti dei pioppi. Volano dappertut-
to e fanno sembrare il posto ancora più
surreale. Ho subito la sensazione di esse-
re in uno di quei villaggi dell'est della
Romania, con i bambini che giocano per
terra davanti alle "case", le donne che
cucinano fuori, la musica alta, gli uomini
seduti davanti ad alcune baracche per
giocare a carte mentre bevono la birra e
mangiano i semi di girasole sputando le
bucce per terra.
Passano altri giorni e il padrino di Ionut
viene rilasciato. Mi accompagna lui ad
uno dei bar ambulanti del campo e mi
offre una Coca Cola.
Il "bar" è gestito da una signora con i
suoi tre figli minorenni. Lei,a scanso di
equivoci, mi dice subito che non è rom,
ma che però devono fare la stessa vita,
che non hanno lavoro…che in Romania
non hanno più una casa perché è stata
portata via dalle acque. A sentire i loro
racconti sembra che tutta la Romania sia
stata portata via dalle alluvioni di que-
st'anno. Il figlio più grande, vestito di
bianco, tutto rigorosamente firmato Nike,
ammette che lui sa "arrangiarsi", lo dice
come per scusarsi.
Colmare i vuoti e le distanze
In mezzo a questa Macondo decadente
c'è anche Luna, esce da un baracca e
dice, prima di poter salutarla: "Sai che
adesso va tutto bene?" E' vestita in un
modo volgare, tutte e due sappiamo dove
va a fare le sue passeggiate. Con Luna ci
siamo incontrati in strada, in uno dei luo-
ghi famosi della prostituzione a Bologna.
Si notava subito che era molto giovane,
piangeva e ci ha chiesto aiuto. Aveva una
minigonna uscita di moda ed era sporca,
sporca, aveva appena litigato con il
"fidanzato" che era passato al "posto" in
strada per chiederle dei soldi. Eravamo
rimaste per tutta la notte a parlare, dopo
mezz'ora aveva deciso che non riusciva a
vivere senza il suo uomo, anche se lui
aveva un'altra famiglia in Romania e lei
aveva solo 15 anni. "Lui mi ha aiutata a
scappare dal mio magnaccia e mi ha
offerto una casa" (e cioè una baracca in
un campo nomadi). Lui è clandestino e
non riesce a trovare nessun tipo di lavo-
ro, Luna si sente in dovere di mantener-
lo, vista la sua "generosità" verso di lei.
Quando parla di se stessa fa racconti
irreali, sulla mamma che è venuta in
Italia da lei per prostituirsi nei momenti
di grande bisogno di soldi, sulla sua vita
nel campo, sui suoi sogni di sposare que-
sto suo uomo quando lui lascerà l'altra
famiglia. Ogni tanto la mattina arriva la
telefonata della madre che dalla Romania
le dice di andare subito a spedire i soldi
promessi, che lei è già davanti allo spor-
tello della Western Union che aspetta. La
mamma di Luna di sicuro sa da dove arri-
vavano i soldi, conosce il mondo squallido
in cui vive sua figlia.
Come Luna ci sono altre decine di mino-
renni sulle strade di Bologna, di giorno e
di notte "producono"…e le storie sono
sempre uguali: grande miseria in
Romania, mancanza di istruzione e di
ogni prospettiva lavorativa ed abitativa,
famiglie distrutte, amori traditi, promesse
di un matrimonio o di un lavoro all'este-
ro, il bisogno di illudersi che tutto questo
sia vero per poter colmare i vuoti, le
mancanze, la violenza subita ripetuta-
mente, per poter giustificare la vita che
fanno e gli uomini di cui sono dipendenti,
fisicamente e, soprattutto, mentalmente.
Purtroppo queste non sono delle teleno-
vele, ma delle realtà di ragazzi e ragazze
che per motivi e contesti di costrizione di
vari tipi rifiutano i percorsi verso la lega-
lità e vivono per strada, con quello che
passa la strada. Ma "che fantastica storia
è la vita..."…
(Gli incontri con questi ragazzi sono stati
possibili grazie alle attività di volontariato
dell'Associazione Albero di Cirene di
Bologna, a cui va un ringraziamento par-
ticolare)
di Casandra Cristea
Giochi in un campo rom. Foto di Gaetano Massa
Sono circa 570 i minori stranierinon accompagnati attualmentepresenti sul territorio bologne-se. Questo flusso migratoriointeressa l'Italia con un numeroabbastanza consistente di mino-ri ( circa 7000 le presenze moni-torate a livello nazionale,segnalate dagli enti locali alComitato Minori Stranieri consede a Roma) provenienti per lopiù dalla Romania, dal Marocco,dal Maghreb, dall'Albania e,recentemente, anche dall'Afghanistan.
E' un fenomeno particolarmentecomplesso che coinvolge tutte leprincipali città del centro-nord(Milano, Torino, Genova,Venezia, Bologna fino a Firenzee a Roma). Ne abbiamo parlatocon Emma Collina, responsabiledel servizio Pronto Intervento,articolazione del Servizio Minorie Famiglie del Comune diBologna, che nello specifico sioccupa del collocamento inemergenza in strutture di acco-glienza e della presa in caricodei minori stranieri non accom-pagnati.
"Molto spesso, spiega la dott.ssaCollina, si tratta di minori che giun-gono nel nostro paese mossi da unpreciso mandato familiare, chehanno quindi accettato dai proprigenitori il compito della migrazione.Non hanno in Italia riferimenti adultisignificativi e vivono di espedienti,spesso in condizioni di clandestinità.Diverse le storie al femminile, lamaggior parte delle minori arrivadai paesi dell'Est europeo ed è coin-volta in vicende di tratta e sfrutta-
mento sessuale."
Per far fronte ai nuovi bisogni emer-genti, l'Amministrazione Comunaledi Bologna ha istituito nel 2001l'Area Emergenza Minori, poi rino-minata Pronto Intervento Minori, alfine di tutelare e proteggere i minoriin difficoltà. La presa in carico delminore straniero non accompagnatoavviene in stretta collaborazionecon le comunità d'accoglienza e inrete con le altre istituzioni coinvolte.
"E' particolarmente difficile capire ledimensioni reali del fenomeno. Difatto molti minori non accedono aiservizi e diffici lmente vengonomonitorati. I minori vengono solita-mente segnalati all'Area emergenzaMinori dalle Forze dell'Ordine, cheintercettano i ragazzi in seguito asituazioni come controllo documen-ti, furti, risse o consegna sponta-nea."
Il minore rintracciato sul territoriodel Comune viene, quindi, accom-pagnato dalle Forze dell'Ordinepresso la comunità di prima acco-glienza "Il Ponte", fino ad esauri-mento posti. I minori che arrivanoin comunità hanno un'età che variadai 14 ai 18 anni: "Nei primi giornifa testo l'età che essi dichiarano diavere, a pochi giorni dall'ingressoviene però richiesta, solitamentealla famiglia d'origine, la documen-tazione necessaria a dimostrare lostatus di minorenne. In seguito,attraverso i Consolati, viene portataa termine la pratica di identificazio-ne del minore."
Una volta ottenuto il documento diidentità del minore e dopo che il
Giudice Tutelare ha assegnato latutela del minore all'Assessore aiServizi Sociali del Comune, si pro-cede alla regolarizzazione e siavviano le pratiche per ottenere,come previsto dalla legge, un per-messo di soggiorno per minore etàrilasciato dalla Questura. Questopermesso ha la durata di 6 mesi edè rinnovabile fino alla maggiore età.
"Il minore può decidere di restare incomunità o di allontanarsi. - spiegaEmma Collina - Molti sono i minori,specialmente di nazionalità rumenao marocchina, che si allontananodalla comunità, salvo poi essere fer-mati ancora dalle Forze dell'Ordine.In questo caso si tratta di minoriche hanno un altro luogo di richia-mo, spesso sono coinvolti nelmondo dello spaccio e tornano dadove provengono. Se il minorerimane in comunità, invece, si avviaun progetto educativo individualiz-zato, volto a coinvolgere il più pos-sibile i ragazzi all'interno della vitacomunitaria. Parte, quindi, un per-corso scolastico/formativo per iminori tra i 13 e i 15 anni e una for-mazione professionale per i ragazzidi età superiore ai 15 anni, general-mente tramite borse lavoro e stageformativi presso aziende convenzio-nate."
"Riguardo alle minorenni femmine,nel primo semestre del 2006 sonostate segnalate 105 presenze dalleForze dell'Ordine su un flusso di 188ragazze: molto spesso, infatti, lestesse ragazze transitano dallacomunità più volte. Si tratta per lopiù di ragazze provenienti dallaRomania e dalla Moldavia, vittimedella tratta legata alla prostituzione,
e di ragazzine rom fermate perfurto. Da marzo 2006 è attiva unaconvenzione per la pronta acco-glienza femminile con la societàDolce, per una disponibilità di 6posti."Al compimento della maggiore età ilragazzo passa dallo status di mino-re protetto alla condizione di stra-niero. "Il minore che ha seguito ilpercorso socio-educativo e di rego-larizzazione, afferma la dott.ssaCollina, è in possesso dei requisitirichiesti dalla Questura, quindi di unregolare contratto di apprendistatoe di un permesso di soggiorno, cheperò scade al compimento dellamaggiore età. A questo punto inter-viene il Servizio Sociale Adulti cheoffre al neo maggiorenne un'assi-stenza legata al lavoro e un aiutonella ricerca di un alloggio, spessonei Centri di accoglienza per adulti."
La Bossi-Fini consentirebbe di rego-lazzirare soltanto i minori stranierinon accompagnati che dimostranodi avere 3 anni di permanenza inItalia; il Testo Unico per l'immigra-zione prevede che i minori possanoconvertire il permesso di soggiornoper motivi di lavoro.
La Questura di Bologna sembra nonvincoli il rilascio del rinnovo del per-messo di soggiorno al periodo dipermanenza del minore e concede ilpermesso di soggiorno per motivi dilavoro o per attesa occupazioneall'ex minore straniero non accom-pagnato.
di Laura [email protected]
L’inchiesta del mese
6 piazza grande • n°129 • 11.06
Archivio Fotografico di Piazza Grande
Minori nonaccompagnati.
A Bologna.Intervista a Emma Collina, responsabile del
Servizio Emergenza Minori del Comune di Bologna
Bologna, Quartiere Pilastro
l progetto Katun nasce tre
anni fa nel cuore del quartiere
Pilastro come punto di ritrovo
alternativo per i giovani adolescenti
della zona.
Affiancati da due educatori, i ragazzi
hanno la possibilità di incontrarsi in
un luogo chiuso, al riparo dalle ten-
tazioni della vita di strada, e di
riscoprire le loro passioni attraverso
le varie attività a cui partecipano.
"Ogni primo lunedì del mese - mi
racconta Silvia, la giovane educatri-
ce che da due anni segue il gruppo -
facciamo un'assemblea con i ragazzi
in cui viene deciso il programma del
mese in base agli interessi e al bud-
get a disposizione. Il nostro non è
un gruppo "chiuso", non siamo noi
che dall'alto imponiamo le attività da
seguire; noi siamo solo un punto di
riferimento adulto, ma lo scopo è
quello di spingere i ragazzi all'auto-
gestione, quindi è seguendo e
rispettando gli interessi del gruppo
che definiamo ogni volta i nostri pro-
grammi."
E lo si capisce subito, arrivando in
via Deledda, che l'idea alla base di
questo piccolo grande progetto fun-
ziona. Quando mi affaccio per la
prima volta alla vetrata del centro i
ragazzi si stanno esercitando sulle
note di una famosa canzone hip hop,
mentre le ragazze, appoggiate al
muro, li guardano ridendo. Mi viene
incontro Antonio, l'altro educatore,
le maniche tirate su e l'agitazione di
ogni vigil ia. "Sabato si va a
Castelmaggiore, ci hanno invitati per
uno spettacolo di ballo. Manca anco-
ra qualche dettaglio, bisogna lavora-
re un pò con le ragazze, ma è quasi
tutto pronto. Poi, con i soldi che
guadagniamo, domenica andiamo
tutti a Genova a vedere l'acqua-
rio...".
A costituire il nucleo fondamentale
del Katun sono 15 ragazzi di età
compresa tra i 14 e i 17 anni. Sono
soprattutto giovani rom, qualche
nordafricano, un ragazzo del Congo,
e uno italiano. Le ragazze sono
quattro, di cui tre italiane, mentre è
ancora difficile coinvolgere ragazze
rom o arabe, che tendono a rimane-
re in casa, com'è tradizione della
loro cultura.
Si ritrovano tre volte alla settimana
in uno spazio aperto che si affaccia
sul parco del quartiere, e ballano,
cantano, dipingono, cercando di
coinvolgere, quando possono, anche
gli amici più grandi. Come è succes-
so per il cineforum, una della attività
meglio riuscite l'anno scorso, intera-
mente seguita dai ragazzi e aperta a
tutti i giovani del quartiere, con
tanto di musica, balli e merenda.
"Inizialmente il gruppo non era
molto ben visto dalla gente della
zona. Dicevano che eravamo dei
ragazzi problematici che creavano
solo casini, ma grazie a queste atti-
vità si sono ricreduti e hanno iniziato
ad apprezzare il nostro lavoro e a
chiamarci per partecipare ad alcune
iniziative pubbliche."
"Entrando in contatto con le varie
associazioni presenti sul territorio -
continua Antonio - i giovani impara-
no a relazionarsi con la società in un
modo diverso, capiscono che sono in
grado di farsi rispettare e di conse-
guenza lasciano da parte l'aggressi-
vità che di solito usano per difender-
si dalle ingiustizie."
Perché vivere al Pilastro certo non
dev'essere facile.
Il quartiere, nato negli anni '60 per
accogliere le famiglie immigrate dal
Sud in cerca di lavoro, è oggi un
grande mescolarsi di storie e culture
diverse in cui l'integrazione è diffici-
le, soprattutto tra gli adulti, che ten-
dono a rimanere divisi in gruppi in
base alla loro provenienza, alla loro
religione, (tenendo vivi quei conflitti
che troppo spesso hanno generato
guerre). assecondando spesso quel-
l'odio verso i popoli vicini contro cui
hanno fatto le guerre. Ed è proprio
questo uno dei punti più importanti
su cui lavorano gli educatori: evitare
che anche tra i giovani si creino clan
chiusi, figli di pregiudizi inutili,
soprattutto in una realtà così com-
plessa come quella di periferia. Per i
ragazzi sicuramente incontrarsi è più
facile, le occasioni sono maggiori e i
loro ricordi della guerra sono molto
meno nitidi. "Le differenze servono
per crescere, non devono essere
ignorate, ma devono servire come
punto di partenza per costituire ogni
singola identità. Il pregiudizio non
serve, è solo un modo per semplifi-
care le cose, per motivare la violen-
za. Ma i ragazzi devono capire che il
dialogo è sempre la soluzione
migliore", mi dice Tirso, educatore
del gruppo fino all'anno scorso. "Noi
speriamo che un giorno questi
ragazzi possano essere d'esempio
per i più piccoli, che possano inse-
gnare, con il loro comportamento,
un'alternativa allo sfogo violento
della rabbia". Rabbia repressa, quel-
la che si porta dietro ogni ragazzo di
periferia cresciuto troppo in fretta in
un ambiente spesso ostile con cui fin
da bambino deve fare i conti.
Emarginato, in una periferia che lo
isola, che non lo ascolta, ai bordi di
una città che diventa sempre più dif-
ficile da penetrare, da incontrare.
"Come quando in stazione devi cam-
biare 50 euro e non lo fai perché sai
che tanto non te li cambiano, perché
di te non si fidano, perché tu sei un
immigrato" ricorda Antonio. Ferite
assorbite in silenzio, lacrime ributta-
te indietro veloci. E la violenza che
diventa l'unico valore con cui ti puoi
misurare, quello più semplice e velo-
ce per farti rispettare.
"All'interno delle varie attività abbia-
mo sempre cercato di affrontare i
problemi che i giovani incontrano
nella loro vita: l'alcol, la droga, la
stessa violenza, oltre ai rapporti ses-
suali non protetti. Abbiamo organiz-
zato vari incontri con esperti, abbia-
mo girato due video e partecipato,
seppur a fatica, ad un percorso
organizzato dal teatro dell'ascolto."
Sensibilizzare i ragazzi in modo ori-
ginale, dando voce alle loro storie.
Perché, come si dice nel video "Non
facciamo tante storie" realizzato dai
ragazzi nell'autunno del 2005, "non
sei del tutto fregato finché hai una
storia da raccontare". E le storie
vivono dietro alla rabbia, ma anche
dietro ad ogni risata, ad ogni attimo
di gioia.
Come a Castelmaggiore, quando l'e-
nergia che si respira appena i ragaz-
zi salgono sul palco mi ricorda ciò
che mi hanno appena detto per spie-
garmi il significato del nome Katun:
"...è il nome della montagna russa
che c'è a Mirabilandia, adrenalina
pura, ma noi abbiamo ancora più
energia."
Poi, finito lo spettacolo, mi avvicino
a Besart, uno dei ragazzi più grandi
del gruppo. "L'altra sera, quando
non riuscivo a dormire, mi sono
messo a pensare a che cosa vuol
dire per me ballare e ho capito che
io ho iniziato a ballare per sfogarmi.
Quand'ero piu' piccolo e non stavo
tanto bene perché avevo mille ten-
sioni e problemi, allora mi chiudevo
in camera, alzavo la musica a tutto
volume e ballavo, e mentre ballavo
piangevo, e mi sfogavo, scaricavo la
rabbia, la tensione. Oggi lo faccio
ancora, ballo quasi sempre da solo,
quando sono talmente incazzato che
picchierei qualcuno. Ballo, e mi
lascio andare."
di Carlotta Zarattini
Lo striscione dei ragazzi di Katun. Foto di Davide Venturi
L’inchiesta del mese
piazza grande • n°129 • 11.06 7
Da due anni a Bologna, quar-
tiere Pilastro, esiste un gruppo
informale, punto di riferimento
per ragazzi di ogni provenien-
za. Questa è la loro storia.
I
Adrenalina puraKatun, la storia di un gruppo
informale di ragazzi del Pilastro.
8 piazza grande • n°129 • 11.06
Definire problematica una scuola
con un alto tasso di alunni immi-
grati è un errore. Una scuola di
questo tipo invece insegna la
convivenza, e diventa una ric-
chezza per la società. La scuola è
del mondo e i minori ne sono
cittadini, per loro non esistono
permessi di soggiorno. Questo è
il punto di vista del professor
Domenico Altamura, preside
dell'Istituto Professionale
Fioravanti di Bologna, etichetta-
to come "scuola difficile" in
seguito a episodi di bullismo che
hanno avuto molto risalto negli
ultimi mesi sulla stampa locale.
Nel momento in cui la presunta
universalità della scuola italiana
è travolta da polemiche sterili
pro e contro simboli religiosi in
aula, quello che succede in una
scuola di "frontiera" può essere
utile a capire la realtà della
scuola italiana multietnica.
Ai banchi del Fioravanti siedono 606
studenti (compresi quelli dei corsi
serali). Di questi 216 sono stranieri
provenienti da 26 nazionalità diver-
se, con una netta maggioranza di
marocchini (70), seguiti dai filippini
(29) e da dodici albanesi. Le ragazze
sono in tutto solo cinque. Gli studen-
ti stranieri sono in media poco più
del 30%, ma la media si alza a 40-
45% se si considerano solo i primi
due anni di corso (in una delle prime
su 25 alunni gli italiani sono solo 6),
poiché dopo il terzo anno, consegui-
ta la qualifica, il tasso di dispersione
scolastica tra gli stranieri è molto
alto. Arrivano a conseguire il diplo-
ma il 15-20 % mentre raggiungono
la qualifica professionale dopo i primi
3 anni il 50-60% degli iscritti.
"Si tratta comunque di una disper-
sione positiva, precisa il preside,
nella mia scuola non viene il figlio
del medico che abbandona perché
non ne ha più voglia. I nostri stu-
denti, stranieri e non, spesso hanno
alle spalle famiglie poco agiate, e
questo lo capiamo dalle richieste di
rimborso per l'acquisto dei libri,
quindi per loro lavorare è una neces-
sità. É anche vero che in determina-
te culturale, quella maghrebina
soprattutto, la scelta lavorativa è più
frequente. Ad ogni modo non violia-
mo la legge, perché questi ragazzi
spesso hanno anni di ritardo, per
bocciature risalenti alle medie, quin-
di arrivano in terza che hanno già
16-18 anni. L'attuale governo vuole
portare l'obbligo scolastico a 16
anni, attualmente esiste un diritto-
dovere alla formazione, non all'istru-
zione, ciò vuol dire che un ragazzo
può compiere una parte della forma-
zione in azienda. E posso garantire
che le richieste di assunzione per i
nostri studenti non mancano."
I numeri del Fioravanti parlano di
una situazione potenzialmente
esplosiva e negli ultimi anni i conflitti
non sono mancati. Oltre che di bulli-
smo, a scuola si è parlato anche di
spaccio. La migrazione è uno dei
fenomeni preminenti da indagare per
provare a ricomporre queste frattu-
re. Gli studenti stranieri dell'Ipsia di
via don Minzoni sono freschi di
migrazione, a volte sono in Italia da
poche settimane, con comprensibili
problemi linguistici. I loro compagni
italiani provengono in buona parte
da famiglie emigrate dal Sud Italia, e
se meno gravati da handicap lingui-
stici, condividono con gli stranieri il
trauma dello sradicamento dal loro
contesto di relazioni amicali e fami-
liari.
"Abbiamo registrato contrasti non
solo fra italiani e stranieri, ma anche
tra gruppi etnici diversi. Devo dire
che abbiamo un corpo docente ecce-
zionale, che cerca giorno per giorno
di monitorare la situazione e mettere
in atto strategie educative, più che
didattiche, per mitigare i conflitti che
ci sono stati negli anni passati, per-
ché attenuando l'intolleranza miglio-
ra anche la didattica. Alcuni docenti
mi hanno raccontato che un nostro
alunno indiano, di un'etnia in contra-
sto con quella pakistana, si è sposa-
to pochi giorni fa. In classe c'è stata
una festa e le mamme dei ragazzi
pakistano hanno preparato il cibo da
offrire al ragazzo indiano. Sembra
una sciocchezza, però è significati-
vo...sono esperienze che non si pos-
sono vivere in altre scuole."
Le strategie messe in campo dal pre-
side e dal corpo docenti si compon-
gono di un progetto stabile e di
interventi d'emergenza per far fronte
ad esempio a nuovi arrivi improvvisi.
Nel piano di offerta formativa figura-
no corsi di alfabetizzazione di primo
e secondo grado, la presenza di
mediatori culturali, iniziative educa-
tive di socializzazione anche di tipo
ludico soprattutto nelle classi di
primo e secondo anno. Inoltre, la
scuola ha provato a stringere i rap-
porti con le famiglie, organizzando
incontri divisi per Paese d'origine,
alla presenza dei rappresentanti
della comunità. "In questi incontri,
prosegue il professor Altamura,
abbiamo cercato di spiegare le rego-
le di convivenza tra studenti e tra
loro e i professori e il personale non
docente. È servito a stemperare i
conflitti e fare capire meglio la mis-
sion della scuola. Un altro passo
importante è stato prendere contatti
col Consolato del Marocco visto che
sono ben 70 le famiglie marocchine
con le quali ci relazioniamo."
La forte multietnicità del Fioravanti
ha fatto sì che Comune, Provincia e
Regione, inseme all 'Asl, alla
Fondazione Minguzzi, alla
Cooperativa Carovane e alcuni enti
di formazione come l'Enaip e il Cefal
dessero vita a un tavolo interistitu-
zionale che affrontasse il "caso
Fioravanti". Il costo del progetto è di
oltre 100.000 euro, durerà due anni
e verrà valutato da personale della
Provincia (maggior finanziatore) non
coinvolto direttamente nei lavori.
Significativo l'apporto dell'Asl che
mette a disposizione dell'Istituto uno
sportello di neuropsichiatria per i
ragazzi e per gli insegnati, oltre a
garantire la presenza di un neuropsi-
chiatra nei consigli di classe.
Secondo il preside Altamura i risulta-
ti sono confortanti: le ore di sospen-
sione sono passate da 600 dell'anno
scolastico 2004-05 a 380 dell'anno
passato e i fenomeni di spaccio sono
apparentemente scomparsi. "Quella
è stata la mia prima battaglia,
ammette il Preside, e non ho esitato
a mettere in atto rigide misure di
prevenzione. Più volte la polizia,
anche in borghese e munita di cani
anti-droga, ha visitato la scuola.
Alcuni genitori hanno ricevuto avvisi
di garanzia e dei ragazzi sono stati
allontanati. Oggi c'è sicuramente
qualcuno che porta sostanze a scuo-
la e ne fa uso (parliamo di droghe
leggere), io gradirei che non succe-
desse, ma non posso ignorare che il
problema è generalizzato. Se oggi i
ragazzi tra i 14 e i 18 hanno questo
problema è normale che ci sia anche
a scuola. Del resto la scuola è nella
società e guai se non fosse così."
di Leonardo Tancredi
L’inchiesta del mese
Una scuola difrontiera
Intervista al professoreDomenico Altamura, presidedell’Istituto ProfessionaleFioravanti di Bologna
Tra i banchi di una scuola in Romania. Foto di Mauro Picciaiola
piazza grande • n°129 • 11.06 9
Secondo l'ultimo rapporto diAmnesty International, tra ilgennaio 2002 e l'agosto 2005,più di 890 minori migranti erichiedenti asilo sono stati dete-nuti nei diversi centri polifunzio-nali italiani, in spregio dei lorodiritti. Pubblicato il 23 febbraio 2006, ilrapporto Invisibil i - I dirittiumani dei minori migranti erichiedenti asilo detenuti all'arri-vo alla frontiera marittima italia-na parte da un concetto chiavemolto semplice e altrettantoignorato: i minori migranti erichiedenti asilo, accompagnati enon, non dovrebbero esseredetenuti. E lo ripete spesso nelle62 pagine di studio in cui analiz-za il caso italiano, denuncia e siappella alle autorità affinchèvengano rispettati i diritti deiminori che, arrivati dal mare,vengono confinati in questestrutture per lunghi periodi. La raccomandazione a non tene-re i minori reclusi si richiamaall'art. 37 della Convenzionedelle Nazioni Unite sui diritti del-l'infanzia, ma a quel documento,pure ratif icato dall 'Italia, siaggiungono una serie di altreconvenzioni, direttive, racco-mandazioni e linee guida fissatedall 'Onu, dall 'UNHCR, dalConsiglio d'Europa, che partonodagli anni '50 e arrivano al 2005,a cui l'Italia è vincolata, e che seapplicate garantirebbero aiminori migranti e richiedentiasilo adeguati standard di vitanel nostro Paese. Il problema,oltrechè nella mancata firma e/oratifica di alcuni di questi docu-menti da parte dell'Italia, stanella generalizzazione del princi-pio di emergenza che ha mono-polizzato da alcuni anni a questaparte la discussione sull'immi-grazione, permettendo l'attua-zione in senso restrittivo delTesto Unico sull'immigrazione ela sua modifica, con la leggeBossi - Fini, ed estendendo inmaniera indiscriminata l'applica-zione della misura detentiva percontenere gli arrivi via mare. Nella stragrande maggioranzadei casi segnalati ad AI, che purerappresentano una minima partedei minori detenuti nei centri ita-liani, c'è stata scarsa attenzioneal rispetto dei più fondamentalidiritti. A partire dal fatto che moltiminori vengono identificati comemaggiorenni, sulla base di verifi-che medico-legali che gli stessitecnici definiscono inappropriate.Spesso, inoltre, i minori, soprat-tutto quelli non accompagnati,non vengono separati dagli adul-ti, prassi che incide sul rischioche rimangano vittime di abusi emaltrattamenti di vario genere.
Alcuni dei ragazzi intervistati daAI non hanno, poi, ricevuto ade-guate cure mediche durante illoro soggiorno forzato, pur aven-do manifesti segni di malattie. E,ovviamente, vivendo da reclusiall'interno di queste strutture,non hanno avuto accesso almondo esterno, condizione che liha privati del diritto all'assisten-za legale. Non essendoci ancora una legi-slazione ad hoc sui rifugiati edisponendo di norme vaghe suidiritti dei minori stranieri, biso-gna far riferimento al TestoUnico, che prevede tra le altrecose il diritto all'istruzione pertutti i minori migranti e il divietoall'espulsione e alla detenzioneapplicate in forma arbitraria. Tutto questo non avviene ancoraa causa di quel principio di emer-genza che ha permesso chenascessero non luoghi come icentri di accoglienza (CDA), icentri di permanenza tempora-nea e assistenza (CPTA), i centridi identificazione (CDI); che inqueste strutture venissero rac-colti senza distinzione migrantiirregolari e richiedenti asilo,adulti e minori; che fosse com-plicato per chiunque, anche perorganizzazioni riconosciute comeAI o UNHCR, visitarli; che nonfosse istituito un organismo dimonitoraggio indipendente deiluoghi di detenzione, come pre-visto dal Protocollo opzionale fir-mato, ma non ratif icato,dall'Italia nel 2002 sulla basedella Convenzione delle NazioniUnite contro la tortura; che que-sti centri rimanessero al di fuoridi qualunque giurisdizione,appunto dei non luoghi.
di Mariella [email protected]
L’inchiesta del mese
Minorimigranti.Il rapporto di
Amnesty International
Intervallo a scuola. Foto di Mauro Picciaiola
Attraverso la storia di tre "banditi" mino-renni Paulo Lins ci offre la possibilità diaddentrarci all'interno di territori socialisconosciuti e inaccessibili dal nostro privi-legiato osservatorio occidentale: lapovertà di una grande metropoli sudame-ricana. Lins, grazie al suo talento, non haalcuna difficoltà nel tradurre in un'operadi altissimo spessore letterario l'esperien-za di una vita spesa all'interno della fave-la di "Citade de Deus" a Rio de Janeiro.
Con stile moderno ed asciutto vediamoriapparire gli stessi personaggi disperatipresenti nelle opere di Jorge Amado,grande totem della letteratura brasiliana,ripuliti però da quel velo di poeticoromanticismo tanto caro allo scrittorebahiano. Banditi, prostitute, truffatori,giocatori, alcolizzati, etc. agiscono in uncontesto nuovo, forse solo lontanamentesfiorato da Amado: la favela metropolita-na. A differenza di Salvador de Bahia,città di Amado, Rio de Janeiro già a parti-re dagli anni ‘60 comincia ad affermarsicome una delle più grandi metropoli delSud-America. Il libro di Lins prende quindile mosse dall'inizio di quegli anni perabbracciarne i successivi 20-25.Attraverso le storie di Cabeleira, Benè eZe Pequeno, Lins descrive la nascita deiformicai umani arroccati sulle colline diRio e il dilagare del traffico di stupefacen-ti.
Anno dopo anno Città di Dio vede l'avvi-cendarsi di diversi banditi, il dilagare delladroga e le continue e sanguinose guerreper il controllo dello "spaccio". Al postodelle caramelle, i ragazzini della favelagirano armati di revolver e fucili. La mag-gior parte di loro vengono da famigliedisastrate se non da rapporti occasionali.Sono bambini di strada, gli stessi che ver-ranno assassinati negli anni 80 daglisquadroni della morte al soldo della bor-ghesia. I minori di Lins, però, non hannola prerogativa di vivere così a lungo:moriranno prima, come mosche, giornoper giorno, negli scontri tra bande o fred-
dati dalla polizia. Nella favela nessunopuò sentirsi al sicuro. La violenza scorrecome un fiume in piena, senza argini,pronta a coinvolgere chiunque in qualsiasimomento sotto varie forme: pallottolevaganti, stupri, assassinii, omicidi passio-nali, faide, vendette, pazzia!
Nessuno può dichiararsene al riparo,anche se posto dietro un'onesta condottadi vita. In questo ci viene in soccorso lastoria di Manè Gallinha, da pacato control-lore di autobus a feroce bandito per ven-dicare lo stupro della sua ragazza. Lebande sono formate al 90% da minori,con adepti anche sotto i dieci anni, men-tre i più anziani, pochissimi, superano dipoco la ventina! Questi ragazzi divengonole prime e principali vittime del degradosociale ed umano presente nella favela.Figli della povertà e della prostituzionecrescono in un crescente marasma diquotidiana violenza.
Alla mercè di se stessi fin da piccoli, siaperché abbandonati e sia perché congenitori impegnati a lavorare da altreparti della metropoli, la loro crescita nonpuò che ricalcare ciò che li circonda, senon ancora più estrema, acuita dal conti-nuo consumo di droghe. Le vendette,anche per una parola sbagliata, si molti-plicano all'infinito, gli omicidi si compionoper compiacere il leader ed averne l'at-tenzione, mentre la crudeltà diviene ilmezzo per incutere paura ed ottenere l'a-gognato… "rispetto"!
In tutto ciò si incastona la sottopagata eviolentissima polizia carioca, pronta a giu-stiziare i ragazzi sul posto, e a intascaredroga e mazzette per risparmiar loro lavita. Braccio armato delle lobby politicheed economiche che, a seconda delle pres-sioni della stampa, spingono o meno peruna maggiore o minore repressione deitraffici di Citade de Deus. La Rio deJaneiro delle spiagge di Copacabana edIpanema è lontanissima per questi ragaz-zi: la prima viene nominata un paio divolte, la seconda… mai!
di Andrea Pignolo
...
Città di Dio di Lins Paulo€ 8,40 p.517Mondadori 2006
Dal libro è stato tratto l’omonimo film diFernando Meirelles
Città di DioQuesto mese Piazza Grande
recensisce il libro di Paulo Lins
che racconta storie di minori delle
favelas brasiliane.
10 piazza grande • n°129 • 11.06
Venerdì 24 novembre alle 21
l'Istituto Penale Minorile di via
del Pratello ospiterà il debutto di
“Lezioni di vita da Giganti”, uno
spettacolo teatrale liberamente
ispirato a Gargantua e
Pantagruele di Francois
Rabelais. Lo spettacolo è una
produzione del Centro Teatrale
Interculturale Adolescenti e giu-
stizia Minorile/Teatro del
Pratello, diretto e gestito
dall'Associazione Bloom.
La realizzazione dello spettacolo
è affidata alla Compagnia del
Pratello, formata dai ragazzi
detenuti dall'Istituto, grazie al
Centro di Giustizia Minorile
Emilia Romagna, alla Provincia e
al Comune di Bologna con il con-
tributo della Fondazione Carisbo
e della Manutecoop. La dramma-
turgia è di Valentina Fulginiti e
di Paolo Billi che ne cura anche
la regia. Piazza Grande ha
incontrato il regista Paolo Billi
Lo spettacolo non è solo il punto di
approdo di un percorso che ha coin-
volto quotidianamente per quattro
mesi ragazzi di diverse nazionalità,
ospiti dell'Istituto Penale Minorile di
Bologna, e un ragazzo del Teatro
Tredici di Pianoro. Lezioni da
Giganti, infatti, è anche parte di un
percorso umano più ampio che si
avvale delle possibilità espressive
offerte dal connubio tra il lavoro
teatrale e il carcere minorile. Con
una inedita e forse inaspettata pre-
cisazione: questo connubio non per-
segue alcun fine pedagogico. E' lo
stesso Paolo Billi a sottolinearlo: "Il
teatro non è uno strumento educati-
vo ma un veicolo attraverso cui fare
e proporre prima di tutto un'espe-
rienza creativa e artistica". E anco-
ra: "Spesso basta un quarto d'ora
per lasciare fuori dalla porta le quo-
tidianità. E' il far teatro che permet-
te ai ragazzi di lasciare fuori dal tea-
tro le scarpe sporche! Non lavoro
mai direttamente sull'autobiografia
dei partecipanti, ma attraverso le
storie che propongo loro, offro la
possibilità di esprimersi. In un luogo
dove si giocano continuamente
tante e diverse finzioni, il teatro
diventa un luogo di verità".
Confrontarsi con le pratiche teatrali
assume un rilievo particolare in un
contesto, come quello dell'Istituto
Penale Minorile, che lo stesso Billi
non esita a definire "complesso, dif-
ficile, conflittuale e proprio per que-
sto molto ricco e vivo". E aggiunge:
"Un carcere è luogo di conflitti
dichiarati e celati. In questo intrec-
cio, a volte inestricabile, è preferibi-
le non avere la presunzione di saper
risolvere situazioni complesse, con
semplificazioni e compromessi,
bensì cercare senza pregiudizi, di
affrontare le conflittualità dando loro
modo di manifestarsi attraverso …
metafore, non in termini di pathos
melodrammatico, ma come un gioco
sia tragico sia gioioso. Il teatro è
conflitto, per questo motivo è vitale!
L'assenza di conflitto è la peggior
cosa". In uno spazio attraversato da
correnti così diverse e contrastanti
"il lavoro teatrale è importante per-
ché i ragazzi impegnano il proprio
tempo facendo qualcosa che li grati-
fica e che li responsabilizza attraver-
so il confronto con se stessi e con gli
altri". Ma se questo è ciò che i
ragazzi ricevono dall'esperienza tea-
trale, c'è un secondo aspetto forse
più inesplorato, ovvero ciò che il
teatro riceve dai ragazzi de La com-
pagnia del Pratello. Vi è infatti reci-
procità nel rapporto che si instaura
tra i giovani attori e l'esperienza
teatrale. Ancora Paolo Billi: " Il tea-
tro riceve la loro capacità di com-
promettersi, di giocare seriamente,
di mettersi in discussione". Giocare
seriamente: un ossimoro solo in
apparenza. Infatti, oltre all' aspetto
ludico, c'è anche il confronto con le
regole attraverso quello che Billi
chiama un "rigore gentile": "Quando
lavoro, difficilmente mi accontento.
Mi è stato fatto notare più volte che
pretendo troppo da ragazzi che non
hanno autonomamente scelto di
fare teatro, ma che si ritrovano
casualmente a farlo. Richiedo preci-
sione nella ripetizione, perché teatro
è saper ripetere puntualmente come
se fosse la prima volta; non si tratta
di ripetitività meccanica senza vita,
al contrario: saper ricreare la vita
ogni volta che si ripete. Spesso mi
infuoco e lotto con i ragazzi perché
una cosa possa accadere. Il mio
rigore, in un luogo come il carcere,
non può essere autoritario, nè può
essere neppure mielato, anzi è
aspro e vive di rispetto".
Ai riconoscimenti e all'approvazione
che la Compagnia del Pratello incon-
tra, non sempre seguono impegni
concreti: è il caso del mancato con-
tributo della Fondazione del Monte
che Paolo Billi non esita a considera-
re "una sconfitta" anche perché sin-
tomo di un clima più generale e dif-
fuso. Un clima di placido disinteres-
se che distingue Bologna da altre
città, come Milano e Palermo, dove,
sottolinea il regista, le iniziative tea-
trali all'interno delle carceri minorili
registrano "maggiore partecipazione
da parte di tutta la città e non solo
delle istituzioni". Eppure, il Pratello
ospita un microcosmo che anticipa
molte dinamiche che attraversano la
società fuori dal carcere: " Il carcere
minorile è come un concentrato
anticipatore. La consistenza e i cam-
biamenti dei flussi migratori li abbia-
mo visti prima qui con i minori non
accompagnati". Segno che occuparsi
del carcere, significa, in fondo,
occuparsi anche di noi.
di Viviana Melchiorre
Info
Per prenotare i biglietti:
Tel e Fax 051.551211
La cultura è nelle strade
Lezioni divita dagiganti.
Il nuovo spettacolodella compagnia delPratello.
La Compagnia del Pratello. Foto tratta dal sito http://www.teatrodelpratello.it/
piazza grande • n°129 • 11.06 11
C'era una volta l'Isola che adessonon c'è più. Il Comune di Bologna,con un'ordinanza del 12 ottobre, hadeciso di porre fine all'esperienzadell'Isola che non c'è, uno spazioattrezzato con container pensato perl'accoglienza di giovani senza fissadimora accompagnati da cani,meglio noti come punkabbestia. Gliultimi container del villaggio sonostati sgomberati il 30 ottobre, nelleore in cui stiamo chiudendo questogiornale.L'Isola, un progetto unico in Italia,era nata nel 2001 per far fronte allacrescente presenza di punkabestiain città, fenomeno percepito comeuna vera e propria emergenza dallaGiunta Guazzaloca e da una partedei cittadini bolognesi. Nell'otticasecuritaria della Giunta l'Isola dove-va essere un espediente per ripulireil centro storico da "presenze sco-mode", e restituirlo ai cittadini resi-denti. I sette container infatti eranostati posti in via dell'Industria, all'e-strema periferia di Bologna e rap-presentavano una sorta di ghetto,che malgrado tutto aveva dato untetto e servizi igienici a molti ragazziche altrimenti avrebbero vissuto instrada.
Con l'avvicendamento a PalazzoD'Accursio il progetto era rimasto inpiedi (anche se il finanziamento erasceso da 100.000 a 80.000 euroannui), ma da più di due anni nonsi vedevano operai del Comune perla manutenzione dei container. Iservizi igienici erano diventati fati-scenti, l'acqua calda è mancata perlunghi periodi, i tubi perdevanocreando pozze paradisiache per lezanzare tigre, e non era stata fattala necessaria derattizzazione.Dove sorgeva l'Isola è previsto uncantiere della Tav, e un tralicciodell'Enel sembrerebbe rendere l'areanon abitabile, anche se il traliccio c'èsempre stato, anche al momentodella costruzione del centro. Questecomunque le motivazioni ufficiali,ma per ospiti e operatori dellaCooperativa La Rupe, che insiemealla Cooperativa La Strada gestisco-no la struttura, è chiara la mancan-za di fiducia nel progetto da partedel Comune.
Al momento della chiusura eranosolamente 14 gli ospiti dell'Isola.L'autunno è stato particolarmentecaldo finora a Bologna, e le presen-ze nei ripari per senza tetto cresco-no abitualmente d'inverno. Nei cin-que anni di vita dell'Isola la mediadelle presenze giornaliere è stata di30-40 persone (36,7 nel 2004, 29nel 2005), e la permanenza medianella struttura è stata di 140 giorni.Il numero totale delle persone ospi-tate nei 5 anni è stato 354, con unaparabola discendente che dalle 110persone dei primi 6 mesi di aperturaarriva alle 25 dell'ultimo anno.
Questi dati rivelano una caratteristi-ca importante dell'Isola: a differenzadei dormitori "normali" dove la cro-nicizzazione è frequente, in via
dell'Industria il turn over è piùintenso. Il progetto messo in piedidalle due cooperative va ben oltre leintenzioni di chi l'aveva finanziato enon solo perché dà un riparo a unacategoria particolare di senza dimo-ra. Il clima dell'Isola è sempre statodi autogestione, e la presenza dioperatori serviva a guidare gli ospitiche ne manifestassero la volontà inun percorso di recupero dalla tossi-codipendenza e di reinserimentolavorativo.
"Più che di riduzione del danno, pre-ferisco parlare di potenziamentodelle scelte individuali, ci diceFrancesca, operatrice della Rupe, tufai la tua vita e le tue scelte, l'im-portante è che ne sia consapevole,poi se hai bisogno di aiuto noi cisiamo. Con la chiusura dell'Isola sipone fine a questo approccio."
Per gli operatori la fine dell'espe-rienza "isolana" è una frustrazioneprofessionale, ma non economicaperché continueranno a lavorare inaltre strutture di accoglienza, ma icontainer di via dell'Industria man-cheranno molto a chi ci abitava.Perché era necessaria l 'Isola?Perché l'alternativa dei normali dor-mitori avanzata dal Comune non èsoddisfacente? Prova a spiegarceloOscar (nome di fantasia come tuttiquelli degli ospiti in questo articolo)che all'Isola ha passato gli ultimidue anni della sua vita.
"Senza l'Isola mancherà una strut-tura adatta a un certo tipo di perso-ne che in un dormitorio non possonostarci, perché non vogliono avereorari fissi, perché hanno un cane evivono in coppia. L'Isola era unposto che ti dava la possibilità direinserirti gradualmente, poi qualcu-no ci è riuscito altri no. Io sono riu-scito a fare quello che dovevo: hofatto un percorso di recupero dall'al-col, ho lavorato all'interno comeoperatore alla pari, ho messo qual-
che soldo da parte. Adesso ho unlavoro e ho trovato una stanza inaffitto, quando lascerò l'Isola sapròdove andare, ma gli altri?"
I ragazzi di via dell'Industria hannoconosciuto la struttura più grazie alpassa parola che non ai normalicanali dei servizi sociali. L'accesso èdi bassa soglia, basta presentarsi alcancello e chiedere se c'è posto, poivengono i colloqui con gli operatori.Il dialogo è stato lo strumento piùusato dagli operatori dell'Isola perconoscere le esigenze degli ospiti,capire la volontà di affrontare i pro-pri problemi e aiutarli a farlo. Permolti si è trattato solo di ritornare inpossesso dei documenti, altri hannoprovato a liberarsi dal peso delladipendenza da alcol e sostanze, altriancora si sono messi a lavorare,hanno trovato casa e una volta usci-ti dall'Isola non sono più tornati instrada (per 20 persone almeno èandata così). Per tutti è stata l'unicapossibilità di essere accolti insiemeal proprio cane e dividere il tetto colpartner.
Per chi sta in strada condividere lavita con un'altra persona è fonda-mentale, ti dà più sicurezza non solose sei una donna. Quando si entra indormitorio la separazione invece èquasi sempre inevitabile. Mary eNicola alla notizia dello sgomberoimminente dell'Isola hanno dovutodarsi da fare per poter continuare avivere insieme. I servizi sociali delComune hanno offerto un posto indormitorio a lei, mentre per lui solouna lista d'attesa. Entrambi lavora-no e non vogliono tornare a viverein strada, sarebbe un netto passoindietro, così come tanti fuori sededi Bologna si sono messi in cerca diuna stanza in affitto. Michele invece,durante il periodo trascorso nei con-tainer ha trovato lavoro al canilemunicipale, e coi soldi messi daparte è riuscito a comprare un fur-gone. Vivrà lì, a lui piace sentirsi in
movimento.
Le preoccupazioni dei ragazzidell'Isola s'intrecciano con la parti-colare situazione politica e socialebolognese. Non c'è da risolvere solol'annosa questione abitativa cheattanaglia buona parte del foltissimoesercito dei fuorisede. Chi rischia difinire in strada deve fare i conti conil rischio di perdere la residenza el'ordinanza anti-bivacco, che nonsmette di somministrare fogli di via. " Nel nostro progetto era previstoche gli ospiti dell'Isola potesseroprendere la residenza in viadell'Industria, ricorda Francesca,all'inizio c'è stata resistenza, si vole-va dare solo a chi dimostrasse diessere stanziale, poi siamo riusciti afarla avere a chiunque la chiedesse."A livello personale mi piacerebbeessere tutelato dice Oscar - io hopreso la residenza all'Isola, non vor-rei trovarmi col culo per terra. Nelmomento in cui la struttura verràchiusa che succederà alla mia resi-denza? Avrò ancora dei documentivalidi o risulterò di nuovo senzafissa dimora? Nel momento in cuiuna persona ricomincia a lavorare esi becca prima un foglio di via e poiuna denuncia, rischia di perderetutto."
L'Isola era un ghetto ed era diventa-ta ormai fatiscente, tanto che avolte erano gli stessi punkabbestia arifiutarla, ma per le sue caratteristi-che restava comunque un progettovalido. "Quello che rimarrà è unsupporto di tipo assistenziale, con-clude Francesca, dove prevale il rap-porto impersonale e l'importante èche la struttura sia sempre piena. Achi invece ha prodotto emancipazio-ne e integrazione non viene ricono-sciuto alcun merito. Non mi pareuna coerente politica di sinistra.
di Leonardo [email protected]
Voci di sottofondo
L’isolache non c’è.Più.
Un cucciolo dell’isola.La foto è stata scattata durante uno dei laboratori di scrittura tenuti da Piazza Grande all’interno dell’Isola che non c’è.
12 piazza grande • n°129 • 11.06
Nelle ultime settimane a
Bologna si sono verificati nume-
rosi infortuni sul lavoro di stra-
nieri senza permesso di soggior-
no. Negli incidenti più gravi
hanno perso la vita due operai
rumeni.
oiano, 22 settembre 2006:
un operaio edile rumeno di
35 anni muore cadendo da un
ponteggio. Sala Bolognese, 30 set-
tembre: un operaio edile rumeno di
29 anni muore cadendo dal tetto del
capannone sul quale lavorava.
Entrambi in nero. Secondo i dati
Inail, in provincia di Bologna vi sono
stati 2.803 infortuni sul lavoro in
edilizia nel 2005; nel 2001erano
2.653. Nel 2004, 20 incidenti morta-
li. L'8% degli edil i passati per
Bologna hanno incidenti sul lavoro.
Il problema è drammatico per tutti,
ma a fare maggiormente le spese di
questa situazione fuori controllo
sono i lavoratori immigrati senza
permesso di soggiorno. La questione
della sicurezza è l'aspetto più visibi-
le di un'assoluta mancanza di diritti
sul lavoro.
Certo, le condizioni cambiano sensi-
bilmente se si è impiegati in un can-
tiere e in un'impresa di medie o
grandi dimensioni oppure in piccoli
cantieri o ciappini con un'impresa
individuale. Nel primo caso, il lavoro
dura più a lungo, il salario è di solito
più alto e pagato regolarmente, la
presenza di lavoratori garantiti è di
supporto anche per gli irregolari, si
fa più attenzione alla sicurezza, si
lavora generalmente ad un ritmo
sostenibile. Nel secondo caso, il
lavoratore irregolare è spesso solo
con il proprio padrone, il cantiere
finisce in pochi giorni, il rischio di
licenziamento e di non percepire il
salario è elevato, i ritmi di lavoro
sono più alti, l'attenzione alla sicu-
rezza è minore, si segnalano casi di
minacce fisiche.
In ogni caso, un immigrato irregola-
re può lavorare solo in nero e non
ha la garanzia di alcun diritto. Per
cercare lavoro egli non può rivolger-
si a canali formali, ma deve affidarsi
a conoscenze oppure esporre il pro-
prio corpo nei pressi dell'EdilCam, a
Borgo Panigale, in attesa di essere
caricato su qualche furgoncino. In
secondo luogo il livello salariale,
generalmente più basso rispetto a
quello dei lavoratori regolari. A
Bologna la retribuzione giornaliera
varia, in casi "normali", dai 30-40
euro per un manovale ai 60-70 per i
muratori o carpentieri specializzati.
In alcuni casi di estremo sfrutta-
mento, però, si va anche sotto i 30
euro. Ma il rischio è quello di non
percepire del tutto il salario pattuito,
o di percepirlo solo in parte, in
quanto semplicemente il datore di
lavoro non paga e il lavoratore non
ha mezzi per rivalersi. Poi la sicu-
rezza: chi lavora in nero è più a
rischio di infortuni, anche mortali.
Gli incidenti spesso non vengono
denunciati, né il lavoratore percepi-
sce un rimborso di qualche tipo. E
ancora: ad un lavoratore irregolare
non viene riconosciuta la mansione
svolta in cantiere; non vengono
pagate le ferie e la tredicesima, le
giornate di lavoro nelle quali si resta
a casa per motivi ambientali, il trat-
tamento di fine rapporto. Tutte
garanzie normali per i lavoratori ita-
liani, che i lavoratori immigrati con
permesso di soggiorno ottengono
con fatica e a cui gli irregolari sem-
plicemente non hanno accesso.
Vi sono poi i due rischi più grandi.
In caso di un'ispezione in cantiere,
ma anche di un normale controllo
per strada, magari andando a lavo-
ro, l'immigrato senza permesso di
soggiorno rischia il rimpatrio. Il
datore di lavoro al massimo una
multa. E il rischio del licenziamento,
che, per quanti sono in Italia per
costruire una vita dignitosa per sé e
per le proprie famiglie, è un rischio
quasi pari a quello del rimpatrio. Un
lavoratore senza permesso di sog-
giorno può essere licenziato in qual-
siasi momento, per qualsiasi moti-
vazione, senza nessuna spiegazione.
A fronte di migliaia di cantieri aperti,
d'altra parte, gli ispettori del lavoro
nel bolognese sono soltanto una
trentina. Ci sono i sindacati, è vero.
Ma hanno rapporti soprattutto con
gli immigrati regolari, sia perché gli
irregolari hanno spesso paura di
rivolgersi al sindacato, proprio per i
rischi di licenziamento o di espulsio-
ne, sia perché gli stessi sindacati
affermano di non avere grossi stru-
menti di difesa degli immigrati irre-
golari.
Un immigrato senza permesso di
soggiorno che arriva a Bologna è
preso in una morsa da cui è difficile
uscire: da un lato, una legislazione
sull'immigrazione che gli impedisce
di regolarizzare la propria posizione
sul territorio italiano, anche se lavo-
ra; dall'altro lato, il sistema dell'edi-
lizia bolognese, settore trainante e
dominato dal subappalto, per cui gli
immigrati senza permesso di sog-
giorno sono l'ultimo anello di una
catena lunga e spesso difficile da
ricostruire. Sono proprio questi
immigrati, ricattabili, licenziabili,
mal pagati, che consentono all'inte-
ro sistema di abbassare i costi, che
si tratti di un appalto pubblico, di un
grande cantiere privato o della
ristrutturazione di un piccolo appar-
tamento. Non c'è a Bologna un
sistema strutturato di caporalato in
edilizia. Vi sono, certo, casi singoli,
nonché lavoratori che vendono posti
di lavoro ai propri connazionali. Ma
a svolgere le funzioni dei caporali, a
Bologna, sembra essere l'intero
sistema del subappalto.
Pochi i punti di resistenza a tutto
ciò. A porre per la prima volta con
forza la questione sono stati i lavo-
ratori rumeni che risiedevano allo
Scalo Internazionale Migranti. A
partire da febbraio 2005, un'ottanti-
na di loro si era detta disponibile a
denunciare le ditte che li facevano
lavorare in nero, a patto che si atti-
vassero percorsi di regolarizzazione.
Fu consegnato un dossier al
Comune di Bologna.
L'atteggiamento del Sindaco (ma
anche quello dei sindacati) di fronte
a quella proposta fu quantomeno
ambiguo, anche se per nulla ambi-
gui sono stati i continui sgomberi
delle baracche sul Reno, nelle quali
abitano molti lavoratori edili in nero,
e i rimpatri forzati.
Da quella proposta dal basso nacque
qualcosa. Dal dossier fu aperta
un'inchiesta della procura, vennero
poste delle telecamere all'EdilCam.
E Cofferati ha spesso invitato i lavo-
ratori in nero a denunciare i propri
sfruttatori, dichiarandosi disponibile
a fare da garante. La denuncia da
parte di quattordici moldavi portò lo
scorso maggio all'arresto di due
imprenditori; i moldavi ottennero un
permesso di soggiorno per motivi di
giustizia. Lo stesso ministro Ferrero
rilascia sovente dichiarazioni sull'i-
stituzione, per legge, di percorsi di
questo tipo. Resta il fatto che quello
che era un percorso di denuncia col-
lettivo e dal basso è stato "neutra-
lizzato" chiedendo ai lavoratori di
fare denunce individuali.
Certo, c'è il recente sciopero degli
edili, del 23 ottobre, per denunciare
gli ultimi infortuni mortali e proporre
l'utilizzo dei vigili urbani nelle ispe-
zioni sui cantieri. Senza una mobili-
tazione forte contro la Legge Bossi
Fini, però, denunce e proposte
rimarranno assolutamente inefficaci.
di Mimmo Perrotta
La città migrante
Immigrazione,edilizia,lavoro nero
Foto di Davide Venturi
L
piazza grande • n°129 • 11.06 13
In questa pagina pubblichia-mo un post apparso suAsfalto, il blog dei senzafissa dimora di via del Porto,Bologna:ww.viadelporto.splinder.com
Questo post è dedicato a chicrede che vivendo in strada emangiando ciò che si trova siperda l'abitudine al buon gusto ealla buona cucina. Più che altroci si dimentica spesso che unpanino con il prosciutto, con lamortadella, o con qualsiasi affet-tato a piacere costa circa unquindicesimo di una busta diroba o di coca, che una pizzaprosciutto e gorgonzola ne costacirca un decimo di meno e cosìvia, una busta costa circa 30euro, un panino in certi postidue euro, a voi i calcoli....stessodiscorso si potrebbe applicareall'alcool dove una latta di birrafatta colle graspe e i bullonicosta circa 30 centesimi e uncartone di piscio d'uva si aggiraintorno ai 75 cent. Sulla basedelle mie convinzioni posso tran-quillamente affermare che oggicome oggi, visto che il medioevotipo il nome della rosa ce lo èlasciato alle spalle da un pezzo,a Bologna sia assai improbabilemorire di fame, altrettanto con-vinto sono del fatto che tuttiabbiano in tasca quattro euro, ilpiù è decidere in cosa investirli,e dal momento che esiste via delPorto, dove un panino o due sitrovano sempre, è facile chequesta scelta sia veicolata sualtro che non sia il cibo. E quientriamo in scena noi.
Però, si sa, un pezzo di panevuoto così da sè fa abbastanzascrauso, e se non hai un buono,ciccia, nel senso non che tidanno della carne, ma che non tidanno altro da mangiare. Però cisono i condimenti che sono allaportata di tutti, così come zuc-chero o caffè ed ecco che allorascatta il manuale del gourmet distrada, un vero e proprio mondovariopinto di gusti e sapori, unviaggio in quello che potremmodefinire il menù dell'arrangio. Lavarietà di cose che si possonofare con un pò d'olio, di sale, dipepe, di zucchero o di peperon-cino e un pezzo di pane è sor-prendente.
Non hai fatto colazione? Nientepaura. Perlomeno niente paurase hai un panino. Infatti chiede-re un caffè al centro diurnocosta poco, anzi zero; si tagliaun panino in due e ci si versadentro un bel bicchiere di caffè.La versione per ipoglicemici pre-vede anche una bella spolveratadi zucchero al suo interno. Qui si va oltre al toccino dellabrioscia, qui assistiamo a unavera e propria fusione fra la
brioscia (in questo caso rappre-sentata dal panino) ed il caffè,dove il caffè fa da ripieno allabrioscia. Geniale. Naturalmentepuoi variare il gusto della tuabrioscia improvvisata con delloyoghurt spalmato sopra (giuroche l'ho visto fare).
Arriva l'ora di pranzo. Non hai ilbuono. Non hai salumi, che li haispesi tutti come sopra. Cazzofare? Ma naturalmente la versio-ne classica del panino di strada,anzi LA versione originale delpanino di strada. Cosa c'è dimeglio che un bel panino d'olio esale? Il procedimento è il mede-simo di quello al caffè ma cam-biano gli ingredienti.
Naturalmente si può rendere iltutto più sfizioso con una bellafarcitura di peperoncino, chenormalmente va via il triplorispetto a tutti gli altri condi-menti. Cristo, mi sono chiesto,ma che bucio di culo infiammatodevono avere tutti quanti? Lavariazione più snob, per fighettidirei, è il panino al grana, cioè alpanino d'olio si aggiungono unpar di bustine di grana ed iltutto assume un contenuto piùpatinato, raffinato, oserei dire ead alto valore nutrizionale,essendo il grana un energeticonaturale....
Certe volte mi chiedo rabbrivi-dendo cosa potrebbe fare questa
gente con delle uova crude. Se però il panino all'olio potreb-be rappresentare in qualchemodo la pietanza, cosa fare perla minestra? Ci volevano gliarabi per spiegarcelo. Una bellazuppa d'olio, carica di aceto,pepe, sale, peperoncino e qual-che bustina di grana.
L'aspetto di questa pappona haun che di vagamente artistico,essendo l'aceto non liposolubilequesta pappa forma delle gra-ziose emulsioni di aceto galleg-gianti sullo strato d'olio, peròvengono poi prontamente coper-te da una crosta di pepe e lacosa finisce con l'assomigliare dipiù a una specie di cartavetroliquida. La zuppetta viene poiriempita di pezzi di mollica, avolte anche con la crosta, anchese dalla crosta potrebbe comun-que partire la base per una bellabruschetta. Sempre che ti ritroviuna scatoletta di pelati o che turiesca a scroccare un pò di sugo.Per il dolce bisogna reperire unsucco di frutta, dopodichè sisvuota l'onnipresente panino diun pò della sua mollica (abbia-mo visto in precedenza dove lamollica può venire impiegata) esi rovescia il succhino dentro albuco formatosi.
E se fosse finito il caffè, chefare? I più coraggiosi, tipo i resi-duati dagli elfi, abituati da sem-pre al contatto con la natura ed i
suoi frutti allo stato più grezzochiedono un bel bicchiere d'ac-qua bollente dentro alla qualebutteranno poi un cucchiaio dicaffè. I più fighetti chiedono uncolino e filtrano. Altri buttanogiù credendo che il caffè sidepositi; niente di più erratogiacchè il peso specifico delcaffè rende impossibile il suodeposito.
Che il caffè a dispo poi non siadi quello solubile non importa uncazzo, quello che conta è che cisia quantomeno una parvenza disapore di caffè.
Con accorgimenti come questisarà praticamente impossibilemorire di fame a bologna, e nelcontempo si potrà continuare adestinare gli euro a disposizioneper usi più ludici che non per ilmero ed inutile nutrimento.Non c'entra un cazzo ma unavolta uno mi chiese dell'acidomuriatico, alchè alla domandasu cosa volesse farci o su chivolesse sfregiare mi rispose chegli serviva per spruzzarne un pòsu una carie che gli doleva.Naturalmente spiegargli che l'a-cido muriatico, essendo compo-sto da acido cloridrico, reagiscecon il calcio dei denti scioglien-doli e sviluppando anidride car-bonica era assai difficoltoso...Al prossimo post, guida al pron-to soccorso di strada. Yo.
Dal basso verso l’alto
Il manuale delle giovanimarmotte di strada. Cap 1:
Il gourmethomeless
Godot
lo spettacolo che presentiamo, cilega al discorso dell'esclusione socia-le e per i suoi personaggi, così mera-vigliosamente tratteggiati da SamuelBeckett e per la possibilità di inserirequegli elementi di attualità cheriguardano da vicino il disagio socia-le.
Lo spettacolo da un punto di vistadrammaturgico devia leggermente lastrada del teatro dell'assurdo perprivilegiare una visione surreale -accompagnata da musiche al pia-noforte suonate dal vivo - più conso-na al nostro bagaglio culturale;drammatico e comico vengonointrecciati e sovrapposti alla ricercadi una cifra stilistica grottesca in cuisono stati calati i personaggi diBeckett figli di una eterna miseriamateriale e spirituale. L'accenno all'i-dentità di Godot nel testo originalequi viene caricato ulteriormente, nonsi sviluppa però il tema della speran-za, in questo fedeli al grande scritto-re del '900.
Lo spettacolo vede protagonisti inscena e dietro le quinte diverse per-sone provenienti dall'area di disagioed eclusione sociale di cui si occupal'Ass. Amici di Piazza Grande.
Personaggi - interpretiEstragone - Marco VenturiVladimiro - Massimo Macchiavellie gli allievi della Scuola di TeatroLouis JouvetRegia - Massimo MacchiavelliBigliettiInteri- Euro 15Ridotti-Euro 10(Agis,Arci, Endas, Cral, Circoli)AbbonamentiInteri- Euro 32Soci Coop Adriatica- Euro 22Studenti Universitari- Euro 10
14 piazza grande • n°128 • 10.06
Questo mesePiazza Grande
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SABATO 18 e DOMENICA 19 NOVEMBRE 2006la Fraternal Compagnia di Piazza Grande
presenta
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ASSOCIAZIONE AMICI DI PIAZZA GRANDE ONLUS: Le attività
L'Associazione Amici di Piazza Grande Onlus è il luogo in cui i cittadini svantaggiati si organizzano per risolvere i propri problemi, per mettereassieme capacità e idee, per costruire occasioni di reddito, per affrontare il problema della abitazione, per migliorare le prestazione dei servizidella città e per autogestirsi. L’Associazione, in oltre dieci anni di vita ha dato impulso ad una progettualità ricca di iniziative. Attualmente tra leattività di Piazza Grande ci sono il giornale, il BiciCentro, la Sartoria, il Servizio Mobile di Sostegno e lo Sportello di Avvocato di Strada.
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Servizi di pulizia e custodia - servizi di accoglienza, orientamento eaccompagnamento di persone disagiate
Via Antonio Di Vincenzo 26/F (BO) Tel e Fax
051 372 223 - 051 4158 361Sito web: www.cooplastrada.it
Mail: [email protected]
In via del Gomito 22, il terzo giovedì del mese, dalle ore 20 alle 21
Riprendono le attività della Coopetativa sociale Fare Mondi che affonda
le radici nel percorso associativodegli aderenti all’Associazione
Amici di Piazza Grande Onlus
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Abbonati a Piazza GrandePer abbonarsi e ricevere ogni mese il giornale a casa propria, basta un versamento sul c/c postale n.
54400320, intestato all'Associazione Amici di Piazza Grande Onlus. Causale: "Abbonamento giornale".Potete anche telefonare allo 051 342328 dalle 9.00 alle 13.00 alla Redazione del giornale. Per i privati la
quota indicativa di sottoscrizione è di 31 euro annue. Per enti, biblioteche e associazioni 51 euro
Informazioni e punti di ascolto1. Comune di Bologna, Servizio Sociale Adulti Per tutti gli adulti in difficoltà, dai 18 ai 65 anni. ViaSabatucci, 2. Tel. 051/245156. Aperto lun, merc, ven esab, h.9-13 e mart e giov, h.14-17
2. Associazione Posto d’Ascolto ed Indirizzo Cittàdi Bologna. Informazioni relative a dormitori, mense,docce. 1° binario Stazione Centrale - Piazza MedaglieD’Oro, Tel. 051/244044. Dal lun al ven, h.9-12, 15-18,sab h.9-12
1. Lista per entrare nei dormitori. Per le persone chevogliono essere inserite nella lista unica per l’accessoalle strutture di accoglienza notturna. Lun-Sab, h.10 -13, presso Il Servizio Sociale Adulti di via Sabatucci n.2
4. Centro di Ascolto Italiani della Caritas Adulti ita-liani in difficoltà, assistenza, informazioni e percorsi direinserimento sociale. Via S. Caterina 8/A. Tel.051/6448186. Lun, Mart, Ven, h.9.15-11.30. Giov,h9.15-11.30, h.14- 15.30 (senza appuntamento).
5. Centro di Ascolto Immigrati della CaritasDiocesana Ascolto, informazioni e assistenza per per-sone straniere. Via Rialto, 7/2. Tel. 051/235358. Lun,giov, h.9-11, mart, h.15- 17
6. Servizi per gli Immigrati del Comune di BolognaCittadini stranieri con permesso di soggiorno o in attesadi regolarizzazione. Informazioni e orientamento. Via leVicini 20, Tel. 051/2195500. Lun h.9-13, mart e giovh.15-18, sab, h.9-13
7. Associazione L’Arca Ascolto e informazione pertutte le persone disagiate. Via Zago, 14, Tel.051/6390192. Dal lun al ven h.15-19
8. Ufficio Casa Comune di Bologna Informazioni subandi per la assegnazione della casa. Viale Vicini, 20Tel. 051/2194332. Lun- ven, h.8,30-13, mart e giov,h.14.30-17
-----------------------------------------------------Aiuto e assistenza legale
9. Avvocato di Strada Consulenza e assistenza legalegratuita per le persone senza fissa dimora. Via Libia, 69presso Associazione Amici di Piazza Grande Onlus.Tel
051/397971. Lun-Ven, h.9.30-13
8. Servizi per gli Immigrati del Comune di BolognaConsulenza ai cittadini stranieri. Via Drapperie, 6. Tel.051/6564611. Aperto tutti i giorni, escluso il ven, h.9-13-----------------------------------------------------Unità di strada
Unità di Aiuto del Comune di Bologna Intervento distrada con camper attrezzato. Tel. 051204308 Fax051203799. Il servizio viene svolto tutti i giorni. Punti disosta del camper: Piazza Puntoni, h.17-18, Via BoviCampeggi, h.18-19
9. Servizio Mobile di Sostegno Associazione Amici diPiazza Grande Onlus. Informazioni, generi alimentari,abiti, panni o coperte alle persone che dimorano in stra-da. Tel.051/342328. Servizio attivo lun, merc e ven,h.21-24. Il giov h.9-12-----------------------------------------------------Assistenza medica gratuita
10. Poliambulatorio Biavati Visite mediche gratuiteper persone non assistite dal Servizio SanitarioNazionale e persone in stato di grave indigenza. StradaMaggiore, 13. Tel. 051/226310. Aperto tutti i giornih.17.30 - 19 (senza appuntamento).
11. Croce Rossa Italiana Somministrazione farmaci,attrezzatura ortopedica e occhiali. Via del Cane, 9. Tel.051/581858. Lun, Merc, Ven, h.8-14. Mart, Giov, h.8-17
12. Sokos Visite mediche gratuite per immigrati privi diassistenza sanitaria, persone senza fissa dimora e tossi-codipendenti. Si prescrivono visite specialistiche, farmacied esami. Via de' Castagnoli 10, Tel. 0512750109. Lunh.17-19. Merc, h.16-19, sab, h.9-12
13. Centro per la salute delle donne straniere e deiloro bambini Vengono erogate prestazioni a donne ebambini stranieri. Poliambulatorio Zanolini, Via Zanolini,2. Tel. 051/4211511. Lun, h.12-18. Mart, h.15-19. Giov,h.12-19. Ven, h.10.30-14
Urgenze odontoiatriche14. Istituto Beretta Via XXI Aprile 15,Tel.051/6162211 Distribuzione numeri, dal lun al ven,h.8-9 e h. 14. Sab soltanto al mattino. Domenica prontosoccorso odontoiatrico h.8-13
15. Poliambulatorio AUSL Via Tiarini 10/12Tel.051/706345. Dal lun al ven. Dalle ore 7.30 vengonodistribuiti 12 numeri.
-----------------------------------------------------Pasti gratuiti
7. Associazione L'Arca Via Zago, 14. Tel.051/6390192. Dal lun al ven, h.15.30-19
3. Centro Diurno Comune di Bologna Distribuiscepasti caldi su segnalazione dei Servizi Sociali. Via delPorto, 15/C. Tel. 051/521704. Tutti i giorni dell'annoh.12.30 - 18.
1. Centro Beltrame Comune di Bologna Distribuiscepasti caldi agli ospiti del centro stesso - Via F. Sabatucci,2. Tel. 051/245073.
16. Oratorio di San Donato Tutte le domeniche matti-na alle ore 10.10 colazione. Via Zamboni, 10. Tel.051/226310
17. Mensa dell'Antoniano Distribuisce pasti caldi. ViaGuinizelli, 3. Tel. 051/3940211. Tutti i giorni h.11.30-12.Per accedere al servizio occorre un buono che vienedistribuito alle h. 10.45.
4. Mensa della Fraternità Caritas DiocesanaFornisce pasti caldi. Via Santa Caterina, 8/A. Tel.051/6448015. Tutti i giorni mensa h.18-19.
18. Punto d'incontro della Venenta Distribuisce ali-menti. Via Serlio, 25. Aperto Mart e Giov, h.10-12
19. Parrocchia Cuore Immacolato di MariaDistribuzione di cibo da cucinare. Via Mameli, 5Tel. 051/400201. Mart, h.10-12, Ven, h.15.30- 17.30
20. Parrocchia S. Cuore Distribuzione viveri. ViaMatteotti, 25. Tel. 051/4151760. Dal lun al sab, h.11-12
21. Parrocchia S. Maria della MisericordiaDistribuisce razioni di generi alimentari. P.zza PortaCastiglione, 4. Tel. 051/332755. La distribuzione avvieneal sabato munendosi alle ore 8.00 di un numero con cuisi prenota il ritiro che avviene dalle h.9.30 alle 11.
22. Parrocchia S. Maria Maddalena Offre alimenti.Via Zamboni, 47. Tel.051/244060. Merc, h.10-12
23. Parrocchia S.S. Angeli Custodi Distribuzione generi alimentari. Via Lombardi 37, Tel.051/356798. Lun, h.14.30- 17, mart, giov e ven, h.9-12, merc, h.10.30- 12.30-----------------------------------------------------Bagni e docce calde
4. Centro S. Petronio Caritas Diocesana Serviziodocce Via S. Caterina 8/A Bus 20-21 Tel. 051/6448015. Prenotazione alla mattina h.9-11.30.Gli stranieri debbono prenotare il Mart mattino per usu-fruire dei servizi il Mart e il Merc dalle 14 alle 15. Gli ita-liani debbono prenotare il Ven mattino o Lun mattino perusufruire dei servizi il Lun dalle 14 alle 15. Le donne, ita-liane e straniere, usufruiscono del servizio il Giov, dalle14 alle 15.
24. Bagni pubblici Toilette e servizio gratuito di lavan-deria, con lava-asciuga, per persone senza fissa dimora.Piazza IV Novembre Tel. 051/372223. Aperto sempreh.9-20
25. Rifugio notturno della solidarietà Servizio docceper persone senza fissa dimora. Via del Gomito 22/2.Tel. 051/324285. Il servizio è attivo il Mart h.15-18 pergli uomini. Il Ven, h.15-18 per le donne.-----------------------------------------------------Distribuzione abiti
17. Antoniano Fornisce vestiario. Via Guinizelli, 13. Tel.051/3940211. Merc e Ven, h.9.30-11.30. Tel.051/244044
7. Associazione L'Arca Fornisce vestiario a chi si pre-senta direttamente. Via Zago, 14. Bus 38, Tel.
051/6390192. Dal lun al ven, h.15.30- 19
26. Opera San Domenico Distribuisce vestiario a max25 persone ogni giorno. Piazza San Domenico, 5/2 Tel.051/226170. Lun e giov, h.8-10
19. Parrocchia Cuore Immacolato di MariaDistribuzione vestiario. Via Mameli, 5. Tel. 051/400201.Tutti i Merc, h.9-11
27. Parrocchia S. Egidio Distribuzione vestiario. Via S.Donato, 36. Tel. 051/244090. Dal Lun al Ven, h.16-17.30
28. Parrocchia S. Giuseppe Cottolengo Distribuisceindumenti, Via Don Orione 1, Tel. 051/435119. A giovedìalterni, h.16-18
29. Parrocchia S. Giuseppe Lavoratore Distribuisceindumenti in genere. Via Marziale, 7, Tel.051/322288. Ilprimo e terzo mercoledì di ogni mese, h.15-17
23. Parrocchia S.S. Angeli Custodi Distribuzioneabbigliamento. Via Lombardi, 37. Tel.051/356798. Tutti i merc, h.9-10.-----------------------------------------------------Dove dormire
1. Centro Beltrame Offre 115 posti letto. Via F.Sabatucci, 2. Tel. 051/245073. Si accede tramite loSportello Sociale di Via Del Porto, 15/B.
30. Casa del Riposo Notturno M.Zaccarelli Offre 80 posti letto. Via Carracci, 69. Aperto h.19-8. Siaccede attraverso lo Sportello Sociale di via del Porto,15/b.
31. Opera di Padre Marella Offre 60 posti letto. Viadel Lavoro, 13. Tel. 051/244345. Aperto h.8-17
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Disagio psichico 39. Percorso vita Informazioni e assistenza a persone con disagio mentalee alle loro famiglie, attività culturali e ricreative, gruppidi auto-aiuto. Via Polese, 23. Tel/Fax 051/273644
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Carcere 40. A.VO.C. Associazione volontari carcere Attività in carcere, sostegno psicologico e sociale a dete-nuti ed ex-detenuti. Piazza del Baraccano, 2. Tel.051/392680
41. Gruppo carcere del Centro Poggeschi Attività di animazione e lavoratori all'interno del carceree progetti di inclusione sociale. Via Guerrazzi 14.Tel.051/220435
Tossicodipendenze
1. Drop In. Spazio dedicato all’accoglienza delle perso-ne con problemi di tossicodipendenza. Lun - sab, h.11-16 presso il Drop In di via Paolo Fabbri (cancello verde)
42. Il Pettirosso Comunità di accoglienza per tossicodipendenti e auto-aiuto per familiari. Via dei Mattuiani, 1. Tel. 051/330239
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AidsTelefono verde Aids della Ausl Bologna:800 856 080
43. C.A.S.A. Centro Attività Servizi della USL Bologna Informazioni e servizi sanitari a persone affette da HIV esieropositive. Via S. Isaia, 90. Tel. 0516494521. Dal lunal ven, h.8-14.
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