Casa - Residenza - Politiche Sociali - Immigrazione ... pdf/2006/novembre 06.pdf · Capriotti,...

16
Casa - Residenza - Politiche Sociali - Immigrazione - Diritti - Dal 1993, il giornale di strada di Bologna fondato dai senza fissa dimora PRODURRE QUESTO GIORNALE COSTA 0,52 EURO • QUELLO CHE DATE IN PIU’ E’ IL GUADAGNO DEL DIFFUSORE QUALSIASI RICHIESTA DI SOLDI AL DI LA’ DELL’OFFERTA LIBERA NON E’ AUTORIZZATA Poste Italiane Spa Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L27/02/2004 N.46)ART.1 comma 2 DCB - Bo (Num. 9 per Poste Spa) Un gradino più in basso Nemmeno sedici anni, atteggiamento da uomo fatto, vestiti griffati, parla un italiano meticcio e ha alle spalle un'esperienza migratoria recente. È un ritratto possibile di un minorenne bolognese medio. In strada e tra i banchi di scuola la zeta sibilante bolognese si mescola ad altri accenti e altre lingue. Ancora una volta affrontare una questione sociale a Bologna, come quella dei minori, vuol dire parlare d'immigrazione Alcuni dati presi dal sito del Comune di Bologna danno un'idea dei cambia- menti demografici e degli scenari sociali che ci attendono. Il 16% dei residenti a Bologna, di un'età compresa tra i 15 e i 19 anni, è rappresentato da stranieri (se si considerano solo le zone periferiche la percentuale è del 16,2%). Gli stra- nieri tra i 0 e 14 anni sono il 12%. Tra i cognomi più diffusi nel 2005 Chen (189 presenze) precede Aldrovandi (185), mentre Hossain (176) stacca in classifica Zanardi (170). Inltre, dall'Osservatorio Provinciale sull'Immigrazione sappia- mo che nel Comune di Bologna la percentuale di nati stranieri sul totale dei nati ha raggiunto il 14,6% nel 2004, mentre sono oltre 7mila gli stranieri nati in Italia, residenti in provincia di Bologna. Il primo contatto tra i minorenni stra- nieri e la società italiana avviene a scuola. Alcuni istituti, solitamente quelli che richiedono un minore impe- gno per l'apprendimento teorico, stanno diventando veri e propri luo- ghi di frontiera, dove mondi diversi si incontrano e si scontrano. Un caso esemplare è quello dell'Istituto Professionale Fioravanti, dove oltre a studenti italiani ci sono ragazzi pro- venienti da 26 Paesi diversi, ma que- sta è la tendenza che interesserà tutte le scuole di Bologna. E se chi amministra l'istruzione a tutti i livelli, dai docenti, ai presidi, ai governanti, non si pone il problema di ripensare alla presunta universalità della scuola italiana, i conflitti sono destinati ad aumentare. - Segue a pag 2 storie minori

Transcript of Casa - Residenza - Politiche Sociali - Immigrazione ... pdf/2006/novembre 06.pdf · Capriotti,...

Page 1: Casa - Residenza - Politiche Sociali - Immigrazione ... pdf/2006/novembre 06.pdf · Capriotti, Casandra Cristea, Francesca, Claudia e i ragazzi dell’Isola che non c’è. * * *

C a s a - R e s i d e n z a - P o l i t i c h e S o c i a l i - I m m i g r a z i o n e - D i r i t t i - D a l 1 9 9 3 , i l g i o r n a l e d i s t r a d a d i B o l o g n a f o n d a t o d a i s e n z a f i s s a d i m o r a

PRODURRE QUESTO GIORNALE COSTA 0,52 EURO • QUELLO CHE DATE IN PIU’ E’ IL GUADAGNO DEL DIFFUSORE

QUALSIASI RICHIESTA DI SOLDI AL DI LA’ DELL’OFFERTA LIBERA NON E’ AUTORIZZATA

Poste Italiane Spa Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L27/02/2004 N.46)ART.1 comma 2 DCB - Bo (Num. 9 per Poste Spa)

Un gradino più in basso

Nemmeno sedici anni, atteggiamentoda uomo fatto, vestiti griffati, parlaun italiano meticcio e ha alle spalleun'esperienza migratoria recente. Èun ritratto possibile di un minorennebolognese medio. In strada e tra ibanchi di scuola la zeta sibilantebolognese si mescola ad altri accentie altre l ingue. Ancora una voltaaffrontare una questione sociale aBologna, come quella dei minori, vuoldire parlare d'immigrazione

Alcuni dati presi dal sito del Comunedi Bologna danno un'idea dei cambia-menti demografici e degli scenarisociali che ci attendono.

Il 16% dei residenti a Bologna, diun'età compresa tra i 15 e i 19 anni,è rappresentato da stranieri (se siconsiderano solo le zone periferichela percentuale è del 16,2%). Gli stra-nieri tra i 0 e 14 anni sono il 12%.Tra i cognomi più diffusi nel 2005Chen (189 presenze) precedeAldrovandi (185), mentre Hossain(176) stacca in classifica Zanardi(170). Inltre, dall 'OsservatorioProvinciale sull'Immigrazione sappia-mo che nel Comune di Bologna lapercentuale di nati stranieri sul totaledei nati ha raggiunto il 14,6% nel2004, mentre sono oltre 7mila glistranieri nati in Italia, residenti inprovincia di Bologna.

Il primo contatto tra i minorenni stra-nieri e la società italiana avviene ascuola. Alcuni istituti, solitamentequelli che richiedono un minore impe-gno per l'apprendimento teorico,stanno diventando veri e propri luo-ghi di frontiera, dove mondi diversi siincontrano e si scontrano. Un casoesemplare è quello dell 'IstitutoProfessionale Fioravanti, dove oltre astudenti italiani ci sono ragazzi pro-venienti da 26 Paesi diversi, ma que-sta è la tendenza che interesseràtutte le scuole di Bologna. E se chiamministra l'istruzione a tutti i livelli,dai docenti, ai presidi, ai governanti,non si pone il problema di ripensarealla presunta universalità della scuolaitaliana, i conflitti sono destinati adaumentare. - Segue a pag 2

storie minori

Page 2: Casa - Residenza - Politiche Sociali - Immigrazione ... pdf/2006/novembre 06.pdf · Capriotti, Casandra Cristea, Francesca, Claudia e i ragazzi dell’Isola che non c’è. * * *

piazza GGrande

Giornale di strada di Bolognafondato dai senza fissa dimora

“Tendere un giornale è meglioche tendere una mano”

* * *

ProprietàAssociazione Amici

di Piazza Grande Onlus

Direttore ResponsabileLeonardo Tancredi

CaporedattoreJacopo Fiorentino

* * *

R e d a z i o n e :via Libia, 69 40138 Bologna

Tel. 051 342 328Fax. 051 3370669

* * *

www.piazzagrande.it

[email protected]

* * *

DistribuzioneAntonino Palaia

* * *

Idea Grafica:Jacopo Fiorentino

* * *

In Redazione:Mauro Picciaiola, Carlotta Zarattini,Mariella Libergoli, Gabriella Penna,Gaetano Massa, Laura Caretto,Viviana Melchiorre.

* * *

Hanno collaborato a questonumero:Vincenzo Conte, Andrea Pignolo,Mimmo Perrotta, Tango, IsabellaCapriotti, Casandra Cristea,Francesca, Claudia e i ragazzidell’Isola che non c’è.

* * *

ImmaginiLa foto in prima pagina è diEmiliano Facchinelli.

* * *

Edizioni OnlineJacopo Fiorentino

* * *

Bologna01.11.2006

Anno XIII - Numero 7 16 pagine

Tipografia Nuova Cesat Firenze

Registrato presso il Tribunaledi Bologna il 15/09/1995 n°6474

Il 20 Novembre di quest’anno sicelebra la Giornata Mondiale deiDiritti dell’Infanzia.

Per questo motivo Piazza Grandeha realizzato un inchiesta suiminori stranieri non accompa-gnati, che, in numero semprecrescente, si trovano a vivere inItalia

Nell’inchiesta, intitolata “storieminori”, abbiamo raccolto nume-rosi racconti di vita di minorirumeni che vivono a Bologna neicampi rom.

A pagina 6 pubblichiamo un’intervi-

sta a Emma Collina, responsabile del

Servizio Emergenza Minori del

Comune di Bologna, che da anni si

occupano di un fenomeno sempre in

mutamento.

A pagina 7 raccontiamo la storia di

Katun, un gruppo informale punto di

riferimento per ragazzi del Pilastro

provenienti da varie zone del

mondo.

A pag 8 trovate un’intervista alprofessore Domenico Altamura,

preside dell’Istituto Professionale

Fioravanti di Bologna, dove studiano

ragazzi originari di 26 paesi diversi.

Concludono l’inchiesta un articolo di

commento sull’ultimo rapporto di

Amnesty International sui minori

migranti, e la recensione di “Città di

Dio”, il libro che racconta le storie di

alcuni giovani delle favelas brasilia-

ne.

La giornata del 20 novembre èstata stabilita in ricordo del gior-no del 1989 in cui fu firmata laConvenzione ONU sui diritti del-l’infanzia.

Sono passati ormai 17 anni daquella data, ma le cose, permolti bambini, non vanno ancoracosì bene. Come potete leggerenelle pagine seguenti, purtroppoanche in Italia molti bambini nongodono ancora dei diritti più ele-mentari: la famiglia, la salute,l’istruzione, il rispetto, l’incolu-mità fisica e psicologica.Buona lettura!

Ai lettori

2 piazza grande • n°129 • 11.06

- Un gradino più in bassopag 1

- Ai lettoripag 2

- Accade davveropag 3

- L’inchiesta del mese pag 4, 5, 6, 7, 8, 9

- La cultura è nelle stradepag 10

- Voci di sottofondopag 11

La città migrantepag 12

Dal basso verso l’altopag 13

- Le pagine dell’Associazionepag 14 e 15

- Indirizzi utilipag 16

Sommario

Segue da pag 1

Esiste però, anche in questa città,un grado più basso d'integrazionesociale dei minori stranieri, sonoquei ragazzi che non conosconoaffatto l'esperienza scolastica o chela attraversano solo temporanea-mente. Centinaia di ragazzini sonoarrivati a Bologna negli ultimi annisenza genitori e parenti, oppuresono stati rimasti soli in città dopola migrazione.

Quest’anno il Servizio EmergenzaMinori del Comune ha segnalato570 presenze di ragazzi e ragazzestranieri non accompagnati sul ter-ritorio bolognese. Per alcuni di lorosi sono aperte le porte delle comu-nità d'accoglienza e si sono attivatipercorsi educativi e formativi, ma

molti dopo il primo contatto con iservizi hanno scelto di tornare instrada. Se ripercorriamo a ritroso ilviaggio che porta in Italia questiragazzi, soprattutto dalla Romania(i minori rumeni accolti in comunitàa Bologna dal 2001 al 2005 sonopassati da 18 a 523), si capisce unpo' meglio il motivo di questa scel-ta. In strada possono ancora spe-rare di compiere il loro progettomigratorio, di realizzare il "sognoitaliano" fare soldi e tornare inRomania da ricchi. In strada c'è lasofferenza dello sfruttamento dellaprostituzione, ma anche il rischio el'avventura della vita da gang, ilcui fascino non può paragonarsi aun modello classico di educazione eistruzione.

Il nostro Paese ci consente di scen-

dere ancora un gradino più inbasso.

L'indagine condotta da AmnestyInternational tra il 2002 e il 2005rivela che 890 minorenni migrantie richiedenti asilo sono stati rin-chiusi nei vari centri polifunzionalisparsi per l'Italia. L'articolo 37della Convenzione Onu sui dirittidell'infanzia proibisce la reclusionedei minori, a questo si aggiungonodirettive, linee guida e raccoman-dazioni dell'Onu, dell'Unhcr, e delConsigli d'Europa, tutte tese agarantire ai minori migranti stan-dard di vita adeguati al Paese in cuisi trovano. L'Italia continua a nonrispettarle.

di Leonardo Tancredi

[email protected]

Saint Marie de la mer 2006. Foto di SK

Page 3: Casa - Residenza - Politiche Sociali - Immigrazione ... pdf/2006/novembre 06.pdf · Capriotti, Casandra Cristea, Francesca, Claudia e i ragazzi dell’Isola che non c’è. * * *

27.09.06Immigrati protestano contro imass media italiani

Milano (04-10-06).- I cittadiniimmigrati di Milano, in occasionedella Terza GiornataInternazionale per i Diritti degliImmigrati, hanno organizzato unpresidio davanti al Palazzodell’Informazione in PiazzaCavour sabato 7 Ottobre alle ore15 per manifestare contro queimass media italiani, che hannodanneggiato l’immagine dei lavo-ratori immigrati diffamandoli ealimentando un’idea discrimina-toria e xenofoba nell’opinionepubblica, non solo di questi lavo-ratori ma anche delle loro fami-glie.

Il comunicato

Questa iniziativa nasce dallestesse associazioni di immigrati,che da tanto tempo hanno dovu-to sopportare le manipolazionipolitiche attraverso i massmedia, utilizzando l’immagine dellavoratore immigrato in base ailoro propri interessi, criminaliz-zando con i fatti di cronaca, met-tendo in difficoltà il processo diintegrazione in questo Paese,contrariarmente alle risoluzionidel Parlamento Europeo sull’inte-grazione degli immigratinell’Unione Europea.

I rappresentanti delle associazio-ni di immigrati chiedono ai diver-si mass media di poter incontrarei loro direttori responsabili perfar loro capire che non devonocontinuare a utilizzare la formulaimmigrazione = delinquenza, eche le piccole cronache delin-quenziali non possono arrivare alcittadino comune come unoscoop giornalistico, ignorando ilgrande apporto positivo deinuovi cittadini immigrati, dalpunto di vista sociale, culturale esoprattutto economico.

@@@

17.10.06A Roma convegno nazionale"Forme di difesa pubblica"

Il 17 ottobre 2006 alle ore10.00, a Roma, si è tenuto ilconvegno:‘Diritto alla difesa etutela dei meno abbienti: l’espe-rienza della Defensoria publicaargentina e le prospettive diriforma in Italia’."

Il convegno, promossodall'Associazione Antigone con ilpatrocinio della Camera deideputati, del Ministero dellaGiustizia e della Provincia diRoma, si è tenuto presso laCamera dei deputati, Sala delrefettorio, Palazzo del Seminario,Via del Seminario, 76, Roma.

Antonio Mumolo, fondatore ecoordinatore di Avvocato diStrada, tra i relatori del

Convegno, è stato invitato perrappresentare il progetto che sista espandendo in tutto il territo-rio nazionale.

@@@

19.10.06Numero Verde 800981800“Emergenza cantieri” a dispo-sizione di tutti

Parte il 1° ottobre il NUMEROVERDE (800981800) gratuito peraccogliere le denunce dei lavora-tori, cercare di prevenire il conti-nuo ripetersi di infortuni mortalie promuovere la regolarizzazionenei cantieri edili.

E’ la nuova iniziativa lanciatadalla Fillea Cgil, il sindacato dellecostruzioni, contro il lavoro neroe gli infortuni in edilizia.

Al Numero Verde (800981800)risponderà un Call Center cheprovvederà a far dare risposterapide e ad intervenire nel modopiù opportuno.

@@@

30.10.06La Russia è campione delmondo di calcio di strada.

La squadra dei senza tetto russisi è laureata campione delmondo di calcio di strada agliHomeless World Cup che si sonosvolti in Sudafrica. In finale, il 30settembre i russi hanno battutouno a zero la rappresentativa delKazakhstan.

La squadra Russa succedeall’Italia, che aveva vinto le scor-se due edizioni del mondiale.

@@@

20.09.06Sokos cerca medici volontari

Sokos, l'associazione di mediciche da anni a Bologna garantisceassistenza gratuita ai senza tettoe agli stranieri senza permesso disoggiorno cerca medici volontari.Negli ultimi anni le richieste diaiuto si sono moltiplicate, e percontinuare a fornire un servizioadeguato servono nuove forze.

Piazza Grande, che da anniammira il lavoro svolto dai medi-ci di Sokos, sempre al fianco dichi non ha accesso al sistemasanitario nazionale, è lieta dipubblicare il comunicato inviatoda Sokos.

Il comunicato

L'Associazione Sokos dal 1993 aBologna si occupa essenzialmen-te delle emergenze sanitarie cheinteressano persone immigrate

presenti sul nostro territorio enon in possesso di regolare per-messo di soggiorno, e i senzafissa dimora. Attualmente lastruttura di Sokos è composta daun gruppo di medici ed operatoriprovenienti da esperienze diver-se e differenti realtà lavorative. Ilpersonale medico, e gli operatoridell'accoglienza svolgono le loroattività presso gli ambulatoridell'Associazione in modo com-pletamente volontario, senzascopo di lucro. Considerata lacontinua crescita delle richiestepresso i nostri ambulatori, e percontinuare a fornire un servizioadeguato alle aspettative e aibisogni di chi si rivolge a Sokos,l'associazione ha bisogno dinuovi medici volontari. Oltre aimedici attualmente in attività,possono rivolgersi a Sokos anchemedici che sono in pensione, mache hanno ancora volontà di con-tinuare a svolgere attività volon-taria nel settore medico, checondividano i principi di Sokos, eche siano supportate da adegua-te motivazioni. Sokos, inoltre,necessita di personale operativoaddetto all'accoglienza delle per-sone che vengano in ambulato-rio, un'attività per cui non serveessere medici.

Per qualsiasi informazione,chiunque voglia dare un propriocontributo, può fare riferimentoal Dott. Romeo Zendron,Presidente dell'AssociazioneSokos, al Tel 3356084777

@@@

28.10.06Brescia, 500 euro al vigile che«cattura» un clandestino

Ad Adro, Paese nel bresciano, ilcomune guidato da una giuntaleghista, ha istituito un bonus di500 euro per i vigili urbani che,dopo aver accertato l’avvenutaviolazione della legge Bossi-Fini,accompagnano un immigrato inquestura.

L’ iniziativa , ha raccontato il sin-daco Oscar Lancini è maturata aseguito di un caso in cui dueagenti della municipale hannoimpiegato due giorni e una notteper bloccare un irregolare e sbri-gare tutte le pratiche. A seguitodi ciò occorreva trovare un modoper ripagare gli agenti dell’impe-gno profuso. È bene chiarire chei vigili di Adro non stanno perdiventare ricchi: i piani in que-stione prevedono stanziamentibassissimi. Solo 2 mila euro, adesempio, per la «caccia» al clan-destino, solo 1.500 per quelloche prevede un bonus da 50euro per ogni accertamento inbase al regolamento di igiene delComune nei confronti degli«extracomunitari non residentinel territorio adrense».

La cgl comunque non accettatutto ciò e il segretario dellacamera del lavoro di Brescia,Dino Greco, denuncia lo scandalo

sostenendo che è stata messauna taglia sulla testa degli immi-grati . Per il momento il sindaconon si ferma e non viene pernulla colpito dall’ipotesi che allabase della sua scelta ci sia unprofondo razzismo. In ultimabattuta il segretario della funzio-ne pubblica di Brescia, LucianoPetrazzani, dichiara di essere difronte ad una ossessione del sin-daco, il quale vuole liberare ilpaese dagli extracomunitari;dichiara inoltre che tutto ciò va aledere alla professionalità delvigile urbano il quale dovrebbeintervenire in presenza di reatosenza il bisogno di avere deibonus.

@@@

28.10.06Negli Usa è tempo del BuyNothing Day

Il Buy Nothing Day corrispondealla giornata del non acquisto; èuna iniziativa nata molti anni fanel Nord America e poi esportatain parecchi Paesi del mondo, gra-zie ad associazioni di attivistilocali, con l’obbiettivo di provo-care maggiore sensibilizzazioneriguardo al sistema consumisticonel quale viviamo. Non è un casoche questa giornata avvenga afine novembre in quanto, cadealla vigilia del thanks giving dayla “ giornata del ringraziamen-to”che negli Usa a livello consu-mistico corrisponde al nostroNatale.

Non è difficile aderire a questainiziativa, in quanto è sufficienteastenersi per una intera giornatadallo shopping; è un gesto signi-ficativo che oltre a darci la possi-bilità di opporci al consumismosenza limiti che pervade lenostre vite ci aiuta a riappro-priarci di una parte del nostrotempo che passiamo nei negozi eche potrebbe essere impiegato inaltri modi più significativi.

È una giornata in cui si comme-morano le vittime delle politicheorientate alla massimizzazionedei consumi: dalle popolazionidel Sud del mondo, deboli difronte alla globalizzazione deimercati, all'ambiente deturpatoda rifiuti e inquinamento, allacolonizzazione dell'immaginario aopera di pubblicitari che propon-gono modelli di vita irrealizzabiliper la maggior parte della popo-lazione del mondo..

È un invito alla sobrietà e gra-tuità come componenti attive diun’economia sostenibile.

a cura di Jacopo Fiorentino redazione @piazzagrande.it

Dal nostro s i to , una rubr ica che par la d i casa, nuove povertà, d i r i t t i , immigrazione. A Bologna e non solo

Accaded@vvero

piazza grande • n°129 • 11.06 3

Page 4: Casa - Residenza - Politiche Sociali - Immigrazione ... pdf/2006/novembre 06.pdf · Capriotti, Casandra Cristea, Francesca, Claudia e i ragazzi dell’Isola che non c’è. * * *

A Bologna vive un numero sempre

maggiore di minori stranieri non

accompagnati. Molti di questi arriva-

no dalla Romania. In queste pagine

pubblichiamo alcune storie che li

riguardano

Romania, estate 2006

Per una volta decidiamo di "sacrificare"

l'estate e fare un viaggio attraverso le

città della Moldavia rumena, nel sud-est

del paese, là dove finisce la zona dei

famosi monasteri ortodossi dipinti all'e-

sterno. Botosani, Pascani, Roman,

Bacau, sono alcuni dei nomi di città che

"esportano" in Italia un numero conside-

revole di cosiddetti "minori non accom-

pagnati". Dovunque ci fermiamo, il pae-

saggio è lo stesso, dopo 15 anni della

caduta del regime comunista l'atmosfera

che si respira è cambiata poco. Ci sono

più bar, è vero, in uno si vende pure il

caffè "Lavazza", ma del resto si vedono

ancora i negozi tristi con le vetrine piene

di polvere con qualche pianta ormai

secca…come se i 15 anni di transizione

non fossero mai passati, mai arrivati da

queste parti, come se la povertà spaven-

tosa che c'era durante il regime fosse

rimasta pietrificata, la città insieme agli

abitanti.

Fermiamo la macchina su un strada

alberata, l'unica un pò più larga rispetto

alle altre. Intorno è pieno di palazzi di

cemento, i "blok", i famosi palazzi-ghetto

di Ceausescu, in una città nata dal nulla

intorno ad una grande fabbrica di tende.

Chiediamo ad un passante dov'è il cen-

tro, e lui ci risponde che nel centro ci

siamo già. Perplessità. Oltre i palazzi fitti

fitti, come delle scatole di fiammiferi, ci

sono solo due-tre negozi di vestiti cinesi

e un bar dove entriamo per un caffè. Il

proprietario prende l'acqua da mettere

nel bricco da un secchio accanto al

banco, e ci dice, scusandosi, che il rubi-

netto è rotto.

Se le città sono così, gli innumerevoli vil-

laggi intorno a loro danno ancora di più

l'impressione di un deserto, di una zona

dove è appena passata una guerra,

rimasta indietro di 100 anni. La gente

prova a cercare lavoro in città per gua-

dagnare circa ottanta euro al mese, o

sopravvive da un giorno all'altro in cam-

pagna, spesso contando sui 10 euro di

sussidio mensile che lo stato dà alle

famiglie per ogni figlio fino all'età di 14

anni.

In Italia

I minori rumeni che arrivano in Italia

arrivano da qui, purtroppo la Romania

offre tuttora tanti quadri simili.

"Questo è il mio stile di vita,

Pago ma sto in prima fila.

Spendo molto ma produco tanto

Mi rispettano dovunque vado.

Cuore di pietra, cuore di leone,

Lo ammettono tutti

che sono sempre un campione."

E' Romulus che canta, seduto sul bordo

della strada. Nonostante i suoi 16 anni

ha una voce da uomo maturo. Insieme

ad altri suoi amici che fanno a gara per

cantare abita in uno dei tanti cosiddetti

"campi nomadi" di Bologna. Nel loro

gruppo vengono tutti dalla Moldavia

rumena, da Pascani, Bacau, Roman,

Galati, Braila…e le condizioni in cui si

trovano a vivere qui fa sì che i rom

rumeni - "tzigani", come lo dicono loro

senza nessun problema, si siano

mischiati ai "rumeni- rumeni", cosa che

in Romania non sarebbe mai successo.

Quello che accomuna tutti, ragazzi

rumeni o rumeni rom, sono i vestiti Nike

che indossano sempre. Nel loro paese

non avevano nemmeno mai sognato di

poterli avere. Per loro significa essere

"vestito bene, in tiro", ma la sporcizia di

quei vestiti tradisce la vita che fanno. I

vestiti, che vengono rubati nei negozi,

dovrebbero nascondere l'origine povera

dei ragazzi, e invece diventano un mar-

chio di riconoscimento. Le storie si

mischiano tra di loro, sembra che nessu-

no abbia nessun progetto migratorio

chiaro. Tutti spesso fanno i "pendolari"

tra la Romania e l'Italia: quando scade il

permesso di soggiorno turistico si torna

in Romania, e poi, appena si può, si fa

ritorno.

Per qualcuno invece il progetto c'è, come

ci racconta Ionut, che va in giro per i

mercati di Bologna a chiedere l'elemosi-

na. Come tanti dei suoi compagni, Ionut

è rimasto a Bologna "affidato" non legal-

mente al resto della famiglia. E' arrivato

in Italia 3 anni fa insieme alla madre,

con lo scopo chiaro di chiedere insieme

l'elemosina. Sono passati per le baracche

dei campi nomadi, per l'ex-Ferrotel, per

Villa Salus, finche circa due anni fa,

quando Ionut aveva 14 anni, la mamma

è stata fermata e, in quanto clandestina,

è stata "messa sull'aereo", e rimandata

in Romania. Essendo minorenne, Ionut

ha potuto "scegliere" se seguire o meno

la mamma, e lui ha deciso di rimanere a

Bologna. "Ma tua madre cosa dice, non

ha paura per te, che sei rimasto qui da

solo?" "Come da solo", interviene

Gabriel, un altro ragazzo dl campo, "qui

è con sua zia, con i suoi cugini e col

padrino…" Adesso Ionut ha 16 anni ma è

ancora un bambinone, cerca di farsi la

barba che però non vuole ancora cresce-

re. E' un ragazzo dolce ma spesso irasci-

bile, cresciuto in fretta, racconta di gua-

dagnare circa 30 euro al giorno grazie

all'elemosina. Alcuni di questi soldi li

manda in Romania alla madre, altri li usa

per comprare insieme agli altri della

carne da friggere e la benzina per il

generatore della luce. Vorrebbe rimanere

in Italia per fare più soldi e poi un giorno

poter comprare una casa vera in

Romania, nel villaggio dov'è nato. Nei

giorni successivi al nostro primo incon-

tro, la Polizia arresta anche il padrino di

Ionut, che ha 16 anni ed è già padre di

una bambina di 2 mesi. Ionut indossa la

sua giacca di pelle ed è molto triste. Dice

di essere stato fermato tante volte dalle

Forze dell'ordine e portato in una comu-

nità di pronta accoglienza, dove avrebbe

la possibilità di essere inserito in un pro-

getto di alfabettizzazione (quasi tutti i

ragazzi del gruppo sono analfabeti) e poi

lavorativo, ma lui non vuole saperne

nulla di questa alternativa. "Ho paura

che là dentro mi annoio"…e in effetti è

questa la risposta che danno anche gli

altri, passati parecchie volte per le

comunità di accoglienza.

L’inchiesta del mese

4 piazza grande • n°129 • 11.06

Soli e mal accompagnatiStorie di minori rumeni a Bologna

Bambini rumeni in un campo nomadi. Foto di Gaetano Massa

Page 5: Casa - Residenza - Politiche Sociali - Immigrazione ... pdf/2006/novembre 06.pdf · Capriotti, Casandra Cristea, Francesca, Claudia e i ragazzi dell’Isola che non c’è. * * *

L’inchiesta del mese

piazza grande • n°129 • 11.06 5

E’ meglio rubare o lavare i vetri?

Spesso litigano sull'argomento: "Cos'è

meglio, rubare o lavare i vetri ai semafo-

ri?" e il gruppo si divide, si vantano tutti

dei soldi che guadagnano, che in realtà

non sono mai così tanti come dicono loro.

Ai semafori vengono cacciati via dalle

forze dell'ordine, in inverno fa freddo, i

furti vanno bene un giorno si e un giorno

no, l'elemosina conviene solo perché è in

euro, non in moneta rumena ormai sva-

lutata. E poi a casa, nelle baracche, nelle

roulottes o negli edifici abbandonati dove

sono accampati ci sono anche tante altre

bocche che aspettano di essere sfamate.

Spesso gli adulti infatti, clandestini senza

permesso di soggiorno, preferiscono

mandare per le strade di Bologna i figli, i

nipoti, o i figliocci, invece di esporsi e di

rischiare in prima persona.

Vista la situazione dall'esterno, questi

minori vengono senza dubbio sfruttati. In

primo luogo vengono mandati a lavorare

in condizioni poco adatte all'età che

hanno. I ragazzi non usano mai la parola

"lavorare", dicono sempre "produrre",

che in rumeno è il temine in gergo per

dire "prostituirsi". Invece la percezione

che emerge dai loro racconti è quella di

una grande fortuna. I ragazzi sono felici

di essere in Italia, e soprattutto di poter

fare quest'esperienza insieme ad altri

ragazzi della loro età, con cui dividono il

"lavoro" e gli altri "divertimenti", come li

chiamano loro. Lo stare insieme, il cre-

scere come il padrino, sono degli aspetti

per loro più importanti della nostalgia per

i genitori, del dover "produrre", del dover

scappare dalla Polizia.

Raccontato quasi tutti di essere arrivati in

Italia con una delega falsa, un documen-

to in cui i genitori dichiarano di essere

d'accordo con la partenza di un minore

all'estero. "Costa 100 euro un documento

del genere", dice Cristi, un ragazzetto di

13 anni imbranato, venuto a Bologna per

raggiungere il fratello che ormai di anni

ne ha 18. "Sono abituato a girare da

solo, conosco bene tutte le città rumene,

in Romania chiedevo l'elemosina sui

treni"…Cristi è uno dei tantissimi bambi-

ni-adolescenti che s'incontrano sui treni

rumeni. Aprono la porta, fanno la parte

del muto, ma non sempre, raccolgono un

pò di soldi, poi scendono dal treno e ne

prendono un'altro, e così via. Non tutti

quelli che fanno così sono rom, come si

potrebbe pensare, ma di certo sono tutti

poveri.

Ilie è arrivato a Bologna un anno fa,

anche lui con una delega falsa, procurata

dal uomo che gli ha assicurato anche il

trasporto fino a qui con uno dei tanti pul-

mini privati che sono diventati una vera e

propria rete di trafficanti dalla Romania

verso l'Italia. Ilie ha 16 anni, è biondo,

minuto, con una piccola gobba, con un

bel viso. Gli altri lo hanno soprannomina-

to "Iliescu" non solo per l'assomiglianza

col suo nome, ma per il sorriso "da

volpe" che ricorda in una maniera

impressionante l'ex presidente rumeno

Iliescu, al potere in Romania fino al

2005. Lui è qui con il fratello maggioren-

ne, che avendo già ricevuto il foglio di via

dai Carabinieri rimane tutto il giorno al

campo. La loro madre, dice Ilie, ha inca-

ricato lui, il più piccolo, di fare dei soldi

per poter pagare il viaggio di ritorno del

fratello, e di garantire alla famiglia non

solo la sopravvivenza in Romania, ma

anche un pò di soldi per poi emigrare

tutti insieme in Portogallo. Ilie lava i vetri

ai semafori in via Corticella, ma vorrebbe

imparare a fare il vetraio, come faceva

suo padre in Romania. Loro sono di un

villaggio poverissimo, e per contribuire

alle entrate della famiglia fin da piccolo

Ilie andava ad aiutare il padre, spostava i

vetri dalle scatole. Oggi Ilie si compra i

vestiti da solo, ma sbaglia sempre le

misure. Alle domande su eventuali

approccio omosessuali, tutti evitano una

risposta chiara, abbassando gli occhi:

"Certo che chi non produce con i furti,

con l'elemosina e non ha la pagnotta

nello stomaco, deve andare con i finoc-

chi. Chi lo fa lo fa per soldi, ma noi no…"

"Cosa fai tutt'il giorno al campo?

Cosa faccio? Niente…"

In realtà nelle ore in cui non sono in giro

per la città, di solito nel pomeriggio e la

sera, i ragazzi stanno insieme e giocano

a carte. Questo ormai è diventato "lo

sport nazionale dei rumeni". Ogni tanto si

lavano nel ruscello dietro le baracche e là

vanno anche a pesca. C'invitano spesso

alle loro feste, mi chiedono di preparare

dei cibi rumeni di cui hanno tanta

voglia…ma non lo faccio mai. Vado al

campo in una giornata di caldo tremendo,

quando le baracche sono sommerse dai

fiori volanti dei pioppi. Volano dappertut-

to e fanno sembrare il posto ancora più

surreale. Ho subito la sensazione di esse-

re in uno di quei villaggi dell'est della

Romania, con i bambini che giocano per

terra davanti alle "case", le donne che

cucinano fuori, la musica alta, gli uomini

seduti davanti ad alcune baracche per

giocare a carte mentre bevono la birra e

mangiano i semi di girasole sputando le

bucce per terra.

Passano altri giorni e il padrino di Ionut

viene rilasciato. Mi accompagna lui ad

uno dei bar ambulanti del campo e mi

offre una Coca Cola.

Il "bar" è gestito da una signora con i

suoi tre figli minorenni. Lei,a scanso di

equivoci, mi dice subito che non è rom,

ma che però devono fare la stessa vita,

che non hanno lavoro…che in Romania

non hanno più una casa perché è stata

portata via dalle acque. A sentire i loro

racconti sembra che tutta la Romania sia

stata portata via dalle alluvioni di que-

st'anno. Il figlio più grande, vestito di

bianco, tutto rigorosamente firmato Nike,

ammette che lui sa "arrangiarsi", lo dice

come per scusarsi.

Colmare i vuoti e le distanze

In mezzo a questa Macondo decadente

c'è anche Luna, esce da un baracca e

dice, prima di poter salutarla: "Sai che

adesso va tutto bene?" E' vestita in un

modo volgare, tutte e due sappiamo dove

va a fare le sue passeggiate. Con Luna ci

siamo incontrati in strada, in uno dei luo-

ghi famosi della prostituzione a Bologna.

Si notava subito che era molto giovane,

piangeva e ci ha chiesto aiuto. Aveva una

minigonna uscita di moda ed era sporca,

sporca, aveva appena litigato con il

"fidanzato" che era passato al "posto" in

strada per chiederle dei soldi. Eravamo

rimaste per tutta la notte a parlare, dopo

mezz'ora aveva deciso che non riusciva a

vivere senza il suo uomo, anche se lui

aveva un'altra famiglia in Romania e lei

aveva solo 15 anni. "Lui mi ha aiutata a

scappare dal mio magnaccia e mi ha

offerto una casa" (e cioè una baracca in

un campo nomadi). Lui è clandestino e

non riesce a trovare nessun tipo di lavo-

ro, Luna si sente in dovere di mantener-

lo, vista la sua "generosità" verso di lei.

Quando parla di se stessa fa racconti

irreali, sulla mamma che è venuta in

Italia da lei per prostituirsi nei momenti

di grande bisogno di soldi, sulla sua vita

nel campo, sui suoi sogni di sposare que-

sto suo uomo quando lui lascerà l'altra

famiglia. Ogni tanto la mattina arriva la

telefonata della madre che dalla Romania

le dice di andare subito a spedire i soldi

promessi, che lei è già davanti allo spor-

tello della Western Union che aspetta. La

mamma di Luna di sicuro sa da dove arri-

vavano i soldi, conosce il mondo squallido

in cui vive sua figlia.

Come Luna ci sono altre decine di mino-

renni sulle strade di Bologna, di giorno e

di notte "producono"…e le storie sono

sempre uguali: grande miseria in

Romania, mancanza di istruzione e di

ogni prospettiva lavorativa ed abitativa,

famiglie distrutte, amori traditi, promesse

di un matrimonio o di un lavoro all'este-

ro, il bisogno di illudersi che tutto questo

sia vero per poter colmare i vuoti, le

mancanze, la violenza subita ripetuta-

mente, per poter giustificare la vita che

fanno e gli uomini di cui sono dipendenti,

fisicamente e, soprattutto, mentalmente.

Purtroppo queste non sono delle teleno-

vele, ma delle realtà di ragazzi e ragazze

che per motivi e contesti di costrizione di

vari tipi rifiutano i percorsi verso la lega-

lità e vivono per strada, con quello che

passa la strada. Ma "che fantastica storia

è la vita..."…

(Gli incontri con questi ragazzi sono stati

possibili grazie alle attività di volontariato

dell'Associazione Albero di Cirene di

Bologna, a cui va un ringraziamento par-

ticolare)

di Casandra Cristea

Giochi in un campo rom. Foto di Gaetano Massa

Page 6: Casa - Residenza - Politiche Sociali - Immigrazione ... pdf/2006/novembre 06.pdf · Capriotti, Casandra Cristea, Francesca, Claudia e i ragazzi dell’Isola che non c’è. * * *

Sono circa 570 i minori stranierinon accompagnati attualmentepresenti sul territorio bologne-se. Questo flusso migratoriointeressa l'Italia con un numeroabbastanza consistente di mino-ri ( circa 7000 le presenze moni-torate a livello nazionale,segnalate dagli enti locali alComitato Minori Stranieri consede a Roma) provenienti per lopiù dalla Romania, dal Marocco,dal Maghreb, dall'Albania e,recentemente, anche dall'Afghanistan.

E' un fenomeno particolarmentecomplesso che coinvolge tutte leprincipali città del centro-nord(Milano, Torino, Genova,Venezia, Bologna fino a Firenzee a Roma). Ne abbiamo parlatocon Emma Collina, responsabiledel servizio Pronto Intervento,articolazione del Servizio Minorie Famiglie del Comune diBologna, che nello specifico sioccupa del collocamento inemergenza in strutture di acco-glienza e della presa in caricodei minori stranieri non accom-pagnati.

"Molto spesso, spiega la dott.ssaCollina, si tratta di minori che giun-gono nel nostro paese mossi da unpreciso mandato familiare, chehanno quindi accettato dai proprigenitori il compito della migrazione.Non hanno in Italia riferimenti adultisignificativi e vivono di espedienti,spesso in condizioni di clandestinità.Diverse le storie al femminile, lamaggior parte delle minori arrivadai paesi dell'Est europeo ed è coin-volta in vicende di tratta e sfrutta-

mento sessuale."

Per far fronte ai nuovi bisogni emer-genti, l'Amministrazione Comunaledi Bologna ha istituito nel 2001l'Area Emergenza Minori, poi rino-minata Pronto Intervento Minori, alfine di tutelare e proteggere i minoriin difficoltà. La presa in carico delminore straniero non accompagnatoavviene in stretta collaborazionecon le comunità d'accoglienza e inrete con le altre istituzioni coinvolte.

"E' particolarmente difficile capire ledimensioni reali del fenomeno. Difatto molti minori non accedono aiservizi e diffici lmente vengonomonitorati. I minori vengono solita-mente segnalati all'Area emergenzaMinori dalle Forze dell'Ordine, cheintercettano i ragazzi in seguito asituazioni come controllo documen-ti, furti, risse o consegna sponta-nea."

Il minore rintracciato sul territoriodel Comune viene, quindi, accom-pagnato dalle Forze dell'Ordinepresso la comunità di prima acco-glienza "Il Ponte", fino ad esauri-mento posti. I minori che arrivanoin comunità hanno un'età che variadai 14 ai 18 anni: "Nei primi giornifa testo l'età che essi dichiarano diavere, a pochi giorni dall'ingressoviene però richiesta, solitamentealla famiglia d'origine, la documen-tazione necessaria a dimostrare lostatus di minorenne. In seguito,attraverso i Consolati, viene portataa termine la pratica di identificazio-ne del minore."

Una volta ottenuto il documento diidentità del minore e dopo che il

Giudice Tutelare ha assegnato latutela del minore all'Assessore aiServizi Sociali del Comune, si pro-cede alla regolarizzazione e siavviano le pratiche per ottenere,come previsto dalla legge, un per-messo di soggiorno per minore etàrilasciato dalla Questura. Questopermesso ha la durata di 6 mesi edè rinnovabile fino alla maggiore età.

"Il minore può decidere di restare incomunità o di allontanarsi. - spiegaEmma Collina - Molti sono i minori,specialmente di nazionalità rumenao marocchina, che si allontananodalla comunità, salvo poi essere fer-mati ancora dalle Forze dell'Ordine.In questo caso si tratta di minoriche hanno un altro luogo di richia-mo, spesso sono coinvolti nelmondo dello spaccio e tornano dadove provengono. Se il minorerimane in comunità, invece, si avviaun progetto educativo individualiz-zato, volto a coinvolgere il più pos-sibile i ragazzi all'interno della vitacomunitaria. Parte, quindi, un per-corso scolastico/formativo per iminori tra i 13 e i 15 anni e una for-mazione professionale per i ragazzidi età superiore ai 15 anni, general-mente tramite borse lavoro e stageformativi presso aziende convenzio-nate."

"Riguardo alle minorenni femmine,nel primo semestre del 2006 sonostate segnalate 105 presenze dalleForze dell'Ordine su un flusso di 188ragazze: molto spesso, infatti, lestesse ragazze transitano dallacomunità più volte. Si tratta per lopiù di ragazze provenienti dallaRomania e dalla Moldavia, vittimedella tratta legata alla prostituzione,

e di ragazzine rom fermate perfurto. Da marzo 2006 è attiva unaconvenzione per la pronta acco-glienza femminile con la societàDolce, per una disponibilità di 6posti."Al compimento della maggiore età ilragazzo passa dallo status di mino-re protetto alla condizione di stra-niero. "Il minore che ha seguito ilpercorso socio-educativo e di rego-larizzazione, afferma la dott.ssaCollina, è in possesso dei requisitirichiesti dalla Questura, quindi di unregolare contratto di apprendistatoe di un permesso di soggiorno, cheperò scade al compimento dellamaggiore età. A questo punto inter-viene il Servizio Sociale Adulti cheoffre al neo maggiorenne un'assi-stenza legata al lavoro e un aiutonella ricerca di un alloggio, spessonei Centri di accoglienza per adulti."

La Bossi-Fini consentirebbe di rego-lazzirare soltanto i minori stranierinon accompagnati che dimostranodi avere 3 anni di permanenza inItalia; il Testo Unico per l'immigra-zione prevede che i minori possanoconvertire il permesso di soggiornoper motivi di lavoro.

La Questura di Bologna sembra nonvincoli il rilascio del rinnovo del per-messo di soggiorno al periodo dipermanenza del minore e concede ilpermesso di soggiorno per motivi dilavoro o per attesa occupazioneall'ex minore straniero non accom-pagnato.

di Laura [email protected]

L’inchiesta del mese

6 piazza grande • n°129 • 11.06

Archivio Fotografico di Piazza Grande

Minori nonaccompagnati.

A Bologna.Intervista a Emma Collina, responsabile del

Servizio Emergenza Minori del Comune di Bologna

Page 7: Casa - Residenza - Politiche Sociali - Immigrazione ... pdf/2006/novembre 06.pdf · Capriotti, Casandra Cristea, Francesca, Claudia e i ragazzi dell’Isola che non c’è. * * *

Bologna, Quartiere Pilastro

l progetto Katun nasce tre

anni fa nel cuore del quartiere

Pilastro come punto di ritrovo

alternativo per i giovani adolescenti

della zona.

Affiancati da due educatori, i ragazzi

hanno la possibilità di incontrarsi in

un luogo chiuso, al riparo dalle ten-

tazioni della vita di strada, e di

riscoprire le loro passioni attraverso

le varie attività a cui partecipano.

"Ogni primo lunedì del mese - mi

racconta Silvia, la giovane educatri-

ce che da due anni segue il gruppo -

facciamo un'assemblea con i ragazzi

in cui viene deciso il programma del

mese in base agli interessi e al bud-

get a disposizione. Il nostro non è

un gruppo "chiuso", non siamo noi

che dall'alto imponiamo le attività da

seguire; noi siamo solo un punto di

riferimento adulto, ma lo scopo è

quello di spingere i ragazzi all'auto-

gestione, quindi è seguendo e

rispettando gli interessi del gruppo

che definiamo ogni volta i nostri pro-

grammi."

E lo si capisce subito, arrivando in

via Deledda, che l'idea alla base di

questo piccolo grande progetto fun-

ziona. Quando mi affaccio per la

prima volta alla vetrata del centro i

ragazzi si stanno esercitando sulle

note di una famosa canzone hip hop,

mentre le ragazze, appoggiate al

muro, li guardano ridendo. Mi viene

incontro Antonio, l'altro educatore,

le maniche tirate su e l'agitazione di

ogni vigil ia. "Sabato si va a

Castelmaggiore, ci hanno invitati per

uno spettacolo di ballo. Manca anco-

ra qualche dettaglio, bisogna lavora-

re un pò con le ragazze, ma è quasi

tutto pronto. Poi, con i soldi che

guadagniamo, domenica andiamo

tutti a Genova a vedere l'acqua-

rio...".

A costituire il nucleo fondamentale

del Katun sono 15 ragazzi di età

compresa tra i 14 e i 17 anni. Sono

soprattutto giovani rom, qualche

nordafricano, un ragazzo del Congo,

e uno italiano. Le ragazze sono

quattro, di cui tre italiane, mentre è

ancora difficile coinvolgere ragazze

rom o arabe, che tendono a rimane-

re in casa, com'è tradizione della

loro cultura.

Si ritrovano tre volte alla settimana

in uno spazio aperto che si affaccia

sul parco del quartiere, e ballano,

cantano, dipingono, cercando di

coinvolgere, quando possono, anche

gli amici più grandi. Come è succes-

so per il cineforum, una della attività

meglio riuscite l'anno scorso, intera-

mente seguita dai ragazzi e aperta a

tutti i giovani del quartiere, con

tanto di musica, balli e merenda.

"Inizialmente il gruppo non era

molto ben visto dalla gente della

zona. Dicevano che eravamo dei

ragazzi problematici che creavano

solo casini, ma grazie a queste atti-

vità si sono ricreduti e hanno iniziato

ad apprezzare il nostro lavoro e a

chiamarci per partecipare ad alcune

iniziative pubbliche."

"Entrando in contatto con le varie

associazioni presenti sul territorio -

continua Antonio - i giovani impara-

no a relazionarsi con la società in un

modo diverso, capiscono che sono in

grado di farsi rispettare e di conse-

guenza lasciano da parte l'aggressi-

vità che di solito usano per difender-

si dalle ingiustizie."

Perché vivere al Pilastro certo non

dev'essere facile.

Il quartiere, nato negli anni '60 per

accogliere le famiglie immigrate dal

Sud in cerca di lavoro, è oggi un

grande mescolarsi di storie e culture

diverse in cui l'integrazione è diffici-

le, soprattutto tra gli adulti, che ten-

dono a rimanere divisi in gruppi in

base alla loro provenienza, alla loro

religione, (tenendo vivi quei conflitti

che troppo spesso hanno generato

guerre). assecondando spesso quel-

l'odio verso i popoli vicini contro cui

hanno fatto le guerre. Ed è proprio

questo uno dei punti più importanti

su cui lavorano gli educatori: evitare

che anche tra i giovani si creino clan

chiusi, figli di pregiudizi inutili,

soprattutto in una realtà così com-

plessa come quella di periferia. Per i

ragazzi sicuramente incontrarsi è più

facile, le occasioni sono maggiori e i

loro ricordi della guerra sono molto

meno nitidi. "Le differenze servono

per crescere, non devono essere

ignorate, ma devono servire come

punto di partenza per costituire ogni

singola identità. Il pregiudizio non

serve, è solo un modo per semplifi-

care le cose, per motivare la violen-

za. Ma i ragazzi devono capire che il

dialogo è sempre la soluzione

migliore", mi dice Tirso, educatore

del gruppo fino all'anno scorso. "Noi

speriamo che un giorno questi

ragazzi possano essere d'esempio

per i più piccoli, che possano inse-

gnare, con il loro comportamento,

un'alternativa allo sfogo violento

della rabbia". Rabbia repressa, quel-

la che si porta dietro ogni ragazzo di

periferia cresciuto troppo in fretta in

un ambiente spesso ostile con cui fin

da bambino deve fare i conti.

Emarginato, in una periferia che lo

isola, che non lo ascolta, ai bordi di

una città che diventa sempre più dif-

ficile da penetrare, da incontrare.

"Come quando in stazione devi cam-

biare 50 euro e non lo fai perché sai

che tanto non te li cambiano, perché

di te non si fidano, perché tu sei un

immigrato" ricorda Antonio. Ferite

assorbite in silenzio, lacrime ributta-

te indietro veloci. E la violenza che

diventa l'unico valore con cui ti puoi

misurare, quello più semplice e velo-

ce per farti rispettare.

"All'interno delle varie attività abbia-

mo sempre cercato di affrontare i

problemi che i giovani incontrano

nella loro vita: l'alcol, la droga, la

stessa violenza, oltre ai rapporti ses-

suali non protetti. Abbiamo organiz-

zato vari incontri con esperti, abbia-

mo girato due video e partecipato,

seppur a fatica, ad un percorso

organizzato dal teatro dell'ascolto."

Sensibilizzare i ragazzi in modo ori-

ginale, dando voce alle loro storie.

Perché, come si dice nel video "Non

facciamo tante storie" realizzato dai

ragazzi nell'autunno del 2005, "non

sei del tutto fregato finché hai una

storia da raccontare". E le storie

vivono dietro alla rabbia, ma anche

dietro ad ogni risata, ad ogni attimo

di gioia.

Come a Castelmaggiore, quando l'e-

nergia che si respira appena i ragaz-

zi salgono sul palco mi ricorda ciò

che mi hanno appena detto per spie-

garmi il significato del nome Katun:

"...è il nome della montagna russa

che c'è a Mirabilandia, adrenalina

pura, ma noi abbiamo ancora più

energia."

Poi, finito lo spettacolo, mi avvicino

a Besart, uno dei ragazzi più grandi

del gruppo. "L'altra sera, quando

non riuscivo a dormire, mi sono

messo a pensare a che cosa vuol

dire per me ballare e ho capito che

io ho iniziato a ballare per sfogarmi.

Quand'ero piu' piccolo e non stavo

tanto bene perché avevo mille ten-

sioni e problemi, allora mi chiudevo

in camera, alzavo la musica a tutto

volume e ballavo, e mentre ballavo

piangevo, e mi sfogavo, scaricavo la

rabbia, la tensione. Oggi lo faccio

ancora, ballo quasi sempre da solo,

quando sono talmente incazzato che

picchierei qualcuno. Ballo, e mi

lascio andare."

di Carlotta Zarattini

[email protected]

Lo striscione dei ragazzi di Katun. Foto di Davide Venturi

L’inchiesta del mese

piazza grande • n°129 • 11.06 7

Da due anni a Bologna, quar-

tiere Pilastro, esiste un gruppo

informale, punto di riferimento

per ragazzi di ogni provenien-

za. Questa è la loro storia.

I

Adrenalina puraKatun, la storia di un gruppo

informale di ragazzi del Pilastro.

Page 8: Casa - Residenza - Politiche Sociali - Immigrazione ... pdf/2006/novembre 06.pdf · Capriotti, Casandra Cristea, Francesca, Claudia e i ragazzi dell’Isola che non c’è. * * *

8 piazza grande • n°129 • 11.06

Definire problematica una scuola

con un alto tasso di alunni immi-

grati è un errore. Una scuola di

questo tipo invece insegna la

convivenza, e diventa una ric-

chezza per la società. La scuola è

del mondo e i minori ne sono

cittadini, per loro non esistono

permessi di soggiorno. Questo è

il punto di vista del professor

Domenico Altamura, preside

dell'Istituto Professionale

Fioravanti di Bologna, etichetta-

to come "scuola difficile" in

seguito a episodi di bullismo che

hanno avuto molto risalto negli

ultimi mesi sulla stampa locale.

Nel momento in cui la presunta

universalità della scuola italiana

è travolta da polemiche sterili

pro e contro simboli religiosi in

aula, quello che succede in una

scuola di "frontiera" può essere

utile a capire la realtà della

scuola italiana multietnica.

Ai banchi del Fioravanti siedono 606

studenti (compresi quelli dei corsi

serali). Di questi 216 sono stranieri

provenienti da 26 nazionalità diver-

se, con una netta maggioranza di

marocchini (70), seguiti dai filippini

(29) e da dodici albanesi. Le ragazze

sono in tutto solo cinque. Gli studen-

ti stranieri sono in media poco più

del 30%, ma la media si alza a 40-

45% se si considerano solo i primi

due anni di corso (in una delle prime

su 25 alunni gli italiani sono solo 6),

poiché dopo il terzo anno, consegui-

ta la qualifica, il tasso di dispersione

scolastica tra gli stranieri è molto

alto. Arrivano a conseguire il diplo-

ma il 15-20 % mentre raggiungono

la qualifica professionale dopo i primi

3 anni il 50-60% degli iscritti.

"Si tratta comunque di una disper-

sione positiva, precisa il preside,

nella mia scuola non viene il figlio

del medico che abbandona perché

non ne ha più voglia. I nostri stu-

denti, stranieri e non, spesso hanno

alle spalle famiglie poco agiate, e

questo lo capiamo dalle richieste di

rimborso per l'acquisto dei libri,

quindi per loro lavorare è una neces-

sità. É anche vero che in determina-

te culturale, quella maghrebina

soprattutto, la scelta lavorativa è più

frequente. Ad ogni modo non violia-

mo la legge, perché questi ragazzi

spesso hanno anni di ritardo, per

bocciature risalenti alle medie, quin-

di arrivano in terza che hanno già

16-18 anni. L'attuale governo vuole

portare l'obbligo scolastico a 16

anni, attualmente esiste un diritto-

dovere alla formazione, non all'istru-

zione, ciò vuol dire che un ragazzo

può compiere una parte della forma-

zione in azienda. E posso garantire

che le richieste di assunzione per i

nostri studenti non mancano."

I numeri del Fioravanti parlano di

una situazione potenzialmente

esplosiva e negli ultimi anni i conflitti

non sono mancati. Oltre che di bulli-

smo, a scuola si è parlato anche di

spaccio. La migrazione è uno dei

fenomeni preminenti da indagare per

provare a ricomporre queste frattu-

re. Gli studenti stranieri dell'Ipsia di

via don Minzoni sono freschi di

migrazione, a volte sono in Italia da

poche settimane, con comprensibili

problemi linguistici. I loro compagni

italiani provengono in buona parte

da famiglie emigrate dal Sud Italia, e

se meno gravati da handicap lingui-

stici, condividono con gli stranieri il

trauma dello sradicamento dal loro

contesto di relazioni amicali e fami-

liari.

"Abbiamo registrato contrasti non

solo fra italiani e stranieri, ma anche

tra gruppi etnici diversi. Devo dire

che abbiamo un corpo docente ecce-

zionale, che cerca giorno per giorno

di monitorare la situazione e mettere

in atto strategie educative, più che

didattiche, per mitigare i conflitti che

ci sono stati negli anni passati, per-

ché attenuando l'intolleranza miglio-

ra anche la didattica. Alcuni docenti

mi hanno raccontato che un nostro

alunno indiano, di un'etnia in contra-

sto con quella pakistana, si è sposa-

to pochi giorni fa. In classe c'è stata

una festa e le mamme dei ragazzi

pakistano hanno preparato il cibo da

offrire al ragazzo indiano. Sembra

una sciocchezza, però è significati-

vo...sono esperienze che non si pos-

sono vivere in altre scuole."

Le strategie messe in campo dal pre-

side e dal corpo docenti si compon-

gono di un progetto stabile e di

interventi d'emergenza per far fronte

ad esempio a nuovi arrivi improvvisi.

Nel piano di offerta formativa figura-

no corsi di alfabetizzazione di primo

e secondo grado, la presenza di

mediatori culturali, iniziative educa-

tive di socializzazione anche di tipo

ludico soprattutto nelle classi di

primo e secondo anno. Inoltre, la

scuola ha provato a stringere i rap-

porti con le famiglie, organizzando

incontri divisi per Paese d'origine,

alla presenza dei rappresentanti

della comunità. "In questi incontri,

prosegue il professor Altamura,

abbiamo cercato di spiegare le rego-

le di convivenza tra studenti e tra

loro e i professori e il personale non

docente. È servito a stemperare i

conflitti e fare capire meglio la mis-

sion della scuola. Un altro passo

importante è stato prendere contatti

col Consolato del Marocco visto che

sono ben 70 le famiglie marocchine

con le quali ci relazioniamo."

La forte multietnicità del Fioravanti

ha fatto sì che Comune, Provincia e

Regione, inseme all 'Asl, alla

Fondazione Minguzzi, alla

Cooperativa Carovane e alcuni enti

di formazione come l'Enaip e il Cefal

dessero vita a un tavolo interistitu-

zionale che affrontasse il "caso

Fioravanti". Il costo del progetto è di

oltre 100.000 euro, durerà due anni

e verrà valutato da personale della

Provincia (maggior finanziatore) non

coinvolto direttamente nei lavori.

Significativo l'apporto dell'Asl che

mette a disposizione dell'Istituto uno

sportello di neuropsichiatria per i

ragazzi e per gli insegnati, oltre a

garantire la presenza di un neuropsi-

chiatra nei consigli di classe.

Secondo il preside Altamura i risulta-

ti sono confortanti: le ore di sospen-

sione sono passate da 600 dell'anno

scolastico 2004-05 a 380 dell'anno

passato e i fenomeni di spaccio sono

apparentemente scomparsi. "Quella

è stata la mia prima battaglia,

ammette il Preside, e non ho esitato

a mettere in atto rigide misure di

prevenzione. Più volte la polizia,

anche in borghese e munita di cani

anti-droga, ha visitato la scuola.

Alcuni genitori hanno ricevuto avvisi

di garanzia e dei ragazzi sono stati

allontanati. Oggi c'è sicuramente

qualcuno che porta sostanze a scuo-

la e ne fa uso (parliamo di droghe

leggere), io gradirei che non succe-

desse, ma non posso ignorare che il

problema è generalizzato. Se oggi i

ragazzi tra i 14 e i 18 hanno questo

problema è normale che ci sia anche

a scuola. Del resto la scuola è nella

società e guai se non fosse così."

di Leonardo Tancredi

[email protected]

L’inchiesta del mese

Una scuola difrontiera

Intervista al professoreDomenico Altamura, presidedell’Istituto ProfessionaleFioravanti di Bologna

Tra i banchi di una scuola in Romania. Foto di Mauro Picciaiola

Page 9: Casa - Residenza - Politiche Sociali - Immigrazione ... pdf/2006/novembre 06.pdf · Capriotti, Casandra Cristea, Francesca, Claudia e i ragazzi dell’Isola che non c’è. * * *

piazza grande • n°129 • 11.06 9

Secondo l'ultimo rapporto diAmnesty International, tra ilgennaio 2002 e l'agosto 2005,più di 890 minori migranti erichiedenti asilo sono stati dete-nuti nei diversi centri polifunzio-nali italiani, in spregio dei lorodiritti. Pubblicato il 23 febbraio 2006, ilrapporto Invisibil i - I dirittiumani dei minori migranti erichiedenti asilo detenuti all'arri-vo alla frontiera marittima italia-na parte da un concetto chiavemolto semplice e altrettantoignorato: i minori migranti erichiedenti asilo, accompagnati enon, non dovrebbero esseredetenuti. E lo ripete spesso nelle62 pagine di studio in cui analiz-za il caso italiano, denuncia e siappella alle autorità affinchèvengano rispettati i diritti deiminori che, arrivati dal mare,vengono confinati in questestrutture per lunghi periodi. La raccomandazione a non tene-re i minori reclusi si richiamaall'art. 37 della Convenzionedelle Nazioni Unite sui diritti del-l'infanzia, ma a quel documento,pure ratif icato dall 'Italia, siaggiungono una serie di altreconvenzioni, direttive, racco-mandazioni e linee guida fissatedall 'Onu, dall 'UNHCR, dalConsiglio d'Europa, che partonodagli anni '50 e arrivano al 2005,a cui l'Italia è vincolata, e che seapplicate garantirebbero aiminori migranti e richiedentiasilo adeguati standard di vitanel nostro Paese. Il problema,oltrechè nella mancata firma e/oratifica di alcuni di questi docu-menti da parte dell'Italia, stanella generalizzazione del princi-pio di emergenza che ha mono-polizzato da alcuni anni a questaparte la discussione sull'immi-grazione, permettendo l'attua-zione in senso restrittivo delTesto Unico sull'immigrazione ela sua modifica, con la leggeBossi - Fini, ed estendendo inmaniera indiscriminata l'applica-zione della misura detentiva percontenere gli arrivi via mare. Nella stragrande maggioranzadei casi segnalati ad AI, che purerappresentano una minima partedei minori detenuti nei centri ita-liani, c'è stata scarsa attenzioneal rispetto dei più fondamentalidiritti. A partire dal fatto che moltiminori vengono identificati comemaggiorenni, sulla base di verifi-che medico-legali che gli stessitecnici definiscono inappropriate.Spesso, inoltre, i minori, soprat-tutto quelli non accompagnati,non vengono separati dagli adul-ti, prassi che incide sul rischioche rimangano vittime di abusi emaltrattamenti di vario genere.

Alcuni dei ragazzi intervistati daAI non hanno, poi, ricevuto ade-guate cure mediche durante illoro soggiorno forzato, pur aven-do manifesti segni di malattie. E,ovviamente, vivendo da reclusiall'interno di queste strutture,non hanno avuto accesso almondo esterno, condizione che liha privati del diritto all'assisten-za legale. Non essendoci ancora una legi-slazione ad hoc sui rifugiati edisponendo di norme vaghe suidiritti dei minori stranieri, biso-gna far riferimento al TestoUnico, che prevede tra le altrecose il diritto all'istruzione pertutti i minori migranti e il divietoall'espulsione e alla detenzioneapplicate in forma arbitraria. Tutto questo non avviene ancoraa causa di quel principio di emer-genza che ha permesso chenascessero non luoghi come icentri di accoglienza (CDA), icentri di permanenza tempora-nea e assistenza (CPTA), i centridi identificazione (CDI); che inqueste strutture venissero rac-colti senza distinzione migrantiirregolari e richiedenti asilo,adulti e minori; che fosse com-plicato per chiunque, anche perorganizzazioni riconosciute comeAI o UNHCR, visitarli; che nonfosse istituito un organismo dimonitoraggio indipendente deiluoghi di detenzione, come pre-visto dal Protocollo opzionale fir-mato, ma non ratif icato,dall'Italia nel 2002 sulla basedella Convenzione delle NazioniUnite contro la tortura; che que-sti centri rimanessero al di fuoridi qualunque giurisdizione,appunto dei non luoghi.

di Mariella [email protected]

L’inchiesta del mese

Minorimigranti.Il rapporto di

Amnesty International

Intervallo a scuola. Foto di Mauro Picciaiola

Attraverso la storia di tre "banditi" mino-renni Paulo Lins ci offre la possibilità diaddentrarci all'interno di territori socialisconosciuti e inaccessibili dal nostro privi-legiato osservatorio occidentale: lapovertà di una grande metropoli sudame-ricana. Lins, grazie al suo talento, non haalcuna difficoltà nel tradurre in un'operadi altissimo spessore letterario l'esperien-za di una vita spesa all'interno della fave-la di "Citade de Deus" a Rio de Janeiro.

Con stile moderno ed asciutto vediamoriapparire gli stessi personaggi disperatipresenti nelle opere di Jorge Amado,grande totem della letteratura brasiliana,ripuliti però da quel velo di poeticoromanticismo tanto caro allo scrittorebahiano. Banditi, prostitute, truffatori,giocatori, alcolizzati, etc. agiscono in uncontesto nuovo, forse solo lontanamentesfiorato da Amado: la favela metropolita-na. A differenza di Salvador de Bahia,città di Amado, Rio de Janeiro già a parti-re dagli anni ‘60 comincia ad affermarsicome una delle più grandi metropoli delSud-America. Il libro di Lins prende quindile mosse dall'inizio di quegli anni perabbracciarne i successivi 20-25.Attraverso le storie di Cabeleira, Benè eZe Pequeno, Lins descrive la nascita deiformicai umani arroccati sulle colline diRio e il dilagare del traffico di stupefacen-ti.

Anno dopo anno Città di Dio vede l'avvi-cendarsi di diversi banditi, il dilagare delladroga e le continue e sanguinose guerreper il controllo dello "spaccio". Al postodelle caramelle, i ragazzini della favelagirano armati di revolver e fucili. La mag-gior parte di loro vengono da famigliedisastrate se non da rapporti occasionali.Sono bambini di strada, gli stessi che ver-ranno assassinati negli anni 80 daglisquadroni della morte al soldo della bor-ghesia. I minori di Lins, però, non hannola prerogativa di vivere così a lungo:moriranno prima, come mosche, giornoper giorno, negli scontri tra bande o fred-

dati dalla polizia. Nella favela nessunopuò sentirsi al sicuro. La violenza scorrecome un fiume in piena, senza argini,pronta a coinvolgere chiunque in qualsiasimomento sotto varie forme: pallottolevaganti, stupri, assassinii, omicidi passio-nali, faide, vendette, pazzia!

Nessuno può dichiararsene al riparo,anche se posto dietro un'onesta condottadi vita. In questo ci viene in soccorso lastoria di Manè Gallinha, da pacato control-lore di autobus a feroce bandito per ven-dicare lo stupro della sua ragazza. Lebande sono formate al 90% da minori,con adepti anche sotto i dieci anni, men-tre i più anziani, pochissimi, superano dipoco la ventina! Questi ragazzi divengonole prime e principali vittime del degradosociale ed umano presente nella favela.Figli della povertà e della prostituzionecrescono in un crescente marasma diquotidiana violenza.

Alla mercè di se stessi fin da piccoli, siaperché abbandonati e sia perché congenitori impegnati a lavorare da altreparti della metropoli, la loro crescita nonpuò che ricalcare ciò che li circonda, senon ancora più estrema, acuita dal conti-nuo consumo di droghe. Le vendette,anche per una parola sbagliata, si molti-plicano all'infinito, gli omicidi si compionoper compiacere il leader ed averne l'at-tenzione, mentre la crudeltà diviene ilmezzo per incutere paura ed ottenere l'a-gognato… "rispetto"!

In tutto ciò si incastona la sottopagata eviolentissima polizia carioca, pronta a giu-stiziare i ragazzi sul posto, e a intascaredroga e mazzette per risparmiar loro lavita. Braccio armato delle lobby politicheed economiche che, a seconda delle pres-sioni della stampa, spingono o meno peruna maggiore o minore repressione deitraffici di Citade de Deus. La Rio deJaneiro delle spiagge di Copacabana edIpanema è lontanissima per questi ragaz-zi: la prima viene nominata un paio divolte, la seconda… mai!

di Andrea Pignolo

...

Città di Dio di Lins Paulo€ 8,40 p.517Mondadori 2006

Dal libro è stato tratto l’omonimo film diFernando Meirelles

Città di DioQuesto mese Piazza Grande

recensisce il libro di Paulo Lins

che racconta storie di minori delle

favelas brasiliane.

Page 10: Casa - Residenza - Politiche Sociali - Immigrazione ... pdf/2006/novembre 06.pdf · Capriotti, Casandra Cristea, Francesca, Claudia e i ragazzi dell’Isola che non c’è. * * *

10 piazza grande • n°129 • 11.06

Venerdì 24 novembre alle 21

l'Istituto Penale Minorile di via

del Pratello ospiterà il debutto di

“Lezioni di vita da Giganti”, uno

spettacolo teatrale liberamente

ispirato a Gargantua e

Pantagruele di Francois

Rabelais. Lo spettacolo è una

produzione del Centro Teatrale

Interculturale Adolescenti e giu-

stizia Minorile/Teatro del

Pratello, diretto e gestito

dall'Associazione Bloom.

La realizzazione dello spettacolo

è affidata alla Compagnia del

Pratello, formata dai ragazzi

detenuti dall'Istituto, grazie al

Centro di Giustizia Minorile

Emilia Romagna, alla Provincia e

al Comune di Bologna con il con-

tributo della Fondazione Carisbo

e della Manutecoop. La dramma-

turgia è di Valentina Fulginiti e

di Paolo Billi che ne cura anche

la regia. Piazza Grande ha

incontrato il regista Paolo Billi

Lo spettacolo non è solo il punto di

approdo di un percorso che ha coin-

volto quotidianamente per quattro

mesi ragazzi di diverse nazionalità,

ospiti dell'Istituto Penale Minorile di

Bologna, e un ragazzo del Teatro

Tredici di Pianoro. Lezioni da

Giganti, infatti, è anche parte di un

percorso umano più ampio che si

avvale delle possibilità espressive

offerte dal connubio tra il lavoro

teatrale e il carcere minorile. Con

una inedita e forse inaspettata pre-

cisazione: questo connubio non per-

segue alcun fine pedagogico. E' lo

stesso Paolo Billi a sottolinearlo: "Il

teatro non è uno strumento educati-

vo ma un veicolo attraverso cui fare

e proporre prima di tutto un'espe-

rienza creativa e artistica". E anco-

ra: "Spesso basta un quarto d'ora

per lasciare fuori dalla porta le quo-

tidianità. E' il far teatro che permet-

te ai ragazzi di lasciare fuori dal tea-

tro le scarpe sporche! Non lavoro

mai direttamente sull'autobiografia

dei partecipanti, ma attraverso le

storie che propongo loro, offro la

possibilità di esprimersi. In un luogo

dove si giocano continuamente

tante e diverse finzioni, il teatro

diventa un luogo di verità".

Confrontarsi con le pratiche teatrali

assume un rilievo particolare in un

contesto, come quello dell'Istituto

Penale Minorile, che lo stesso Billi

non esita a definire "complesso, dif-

ficile, conflittuale e proprio per que-

sto molto ricco e vivo". E aggiunge:

"Un carcere è luogo di conflitti

dichiarati e celati. In questo intrec-

cio, a volte inestricabile, è preferibi-

le non avere la presunzione di saper

risolvere situazioni complesse, con

semplificazioni e compromessi,

bensì cercare senza pregiudizi, di

affrontare le conflittualità dando loro

modo di manifestarsi attraverso …

metafore, non in termini di pathos

melodrammatico, ma come un gioco

sia tragico sia gioioso. Il teatro è

conflitto, per questo motivo è vitale!

L'assenza di conflitto è la peggior

cosa". In uno spazio attraversato da

correnti così diverse e contrastanti

"il lavoro teatrale è importante per-

ché i ragazzi impegnano il proprio

tempo facendo qualcosa che li grati-

fica e che li responsabilizza attraver-

so il confronto con se stessi e con gli

altri". Ma se questo è ciò che i

ragazzi ricevono dall'esperienza tea-

trale, c'è un secondo aspetto forse

più inesplorato, ovvero ciò che il

teatro riceve dai ragazzi de La com-

pagnia del Pratello. Vi è infatti reci-

procità nel rapporto che si instaura

tra i giovani attori e l'esperienza

teatrale. Ancora Paolo Billi: " Il tea-

tro riceve la loro capacità di com-

promettersi, di giocare seriamente,

di mettersi in discussione". Giocare

seriamente: un ossimoro solo in

apparenza. Infatti, oltre all' aspetto

ludico, c'è anche il confronto con le

regole attraverso quello che Billi

chiama un "rigore gentile": "Quando

lavoro, difficilmente mi accontento.

Mi è stato fatto notare più volte che

pretendo troppo da ragazzi che non

hanno autonomamente scelto di

fare teatro, ma che si ritrovano

casualmente a farlo. Richiedo preci-

sione nella ripetizione, perché teatro

è saper ripetere puntualmente come

se fosse la prima volta; non si tratta

di ripetitività meccanica senza vita,

al contrario: saper ricreare la vita

ogni volta che si ripete. Spesso mi

infuoco e lotto con i ragazzi perché

una cosa possa accadere. Il mio

rigore, in un luogo come il carcere,

non può essere autoritario, nè può

essere neppure mielato, anzi è

aspro e vive di rispetto".

Ai riconoscimenti e all'approvazione

che la Compagnia del Pratello incon-

tra, non sempre seguono impegni

concreti: è il caso del mancato con-

tributo della Fondazione del Monte

che Paolo Billi non esita a considera-

re "una sconfitta" anche perché sin-

tomo di un clima più generale e dif-

fuso. Un clima di placido disinteres-

se che distingue Bologna da altre

città, come Milano e Palermo, dove,

sottolinea il regista, le iniziative tea-

trali all'interno delle carceri minorili

registrano "maggiore partecipazione

da parte di tutta la città e non solo

delle istituzioni". Eppure, il Pratello

ospita un microcosmo che anticipa

molte dinamiche che attraversano la

società fuori dal carcere: " Il carcere

minorile è come un concentrato

anticipatore. La consistenza e i cam-

biamenti dei flussi migratori li abbia-

mo visti prima qui con i minori non

accompagnati". Segno che occuparsi

del carcere, significa, in fondo,

occuparsi anche di noi.

di Viviana Melchiorre

[email protected]

Info

Per prenotare i biglietti:

Tel e Fax 051.551211

[email protected]

La cultura è nelle strade

Lezioni divita dagiganti.

Il nuovo spettacolodella compagnia delPratello.

La Compagnia del Pratello. Foto tratta dal sito http://www.teatrodelpratello.it/

Page 11: Casa - Residenza - Politiche Sociali - Immigrazione ... pdf/2006/novembre 06.pdf · Capriotti, Casandra Cristea, Francesca, Claudia e i ragazzi dell’Isola che non c’è. * * *

piazza grande • n°129 • 11.06 11

C'era una volta l'Isola che adessonon c'è più. Il Comune di Bologna,con un'ordinanza del 12 ottobre, hadeciso di porre fine all'esperienzadell'Isola che non c'è, uno spazioattrezzato con container pensato perl'accoglienza di giovani senza fissadimora accompagnati da cani,meglio noti come punkabbestia. Gliultimi container del villaggio sonostati sgomberati il 30 ottobre, nelleore in cui stiamo chiudendo questogiornale.L'Isola, un progetto unico in Italia,era nata nel 2001 per far fronte allacrescente presenza di punkabestiain città, fenomeno percepito comeuna vera e propria emergenza dallaGiunta Guazzaloca e da una partedei cittadini bolognesi. Nell'otticasecuritaria della Giunta l'Isola dove-va essere un espediente per ripulireil centro storico da "presenze sco-mode", e restituirlo ai cittadini resi-denti. I sette container infatti eranostati posti in via dell'Industria, all'e-strema periferia di Bologna e rap-presentavano una sorta di ghetto,che malgrado tutto aveva dato untetto e servizi igienici a molti ragazziche altrimenti avrebbero vissuto instrada.

Con l'avvicendamento a PalazzoD'Accursio il progetto era rimasto inpiedi (anche se il finanziamento erasceso da 100.000 a 80.000 euroannui), ma da più di due anni nonsi vedevano operai del Comune perla manutenzione dei container. Iservizi igienici erano diventati fati-scenti, l'acqua calda è mancata perlunghi periodi, i tubi perdevanocreando pozze paradisiache per lezanzare tigre, e non era stata fattala necessaria derattizzazione.Dove sorgeva l'Isola è previsto uncantiere della Tav, e un tralicciodell'Enel sembrerebbe rendere l'areanon abitabile, anche se il traliccio c'èsempre stato, anche al momentodella costruzione del centro. Questecomunque le motivazioni ufficiali,ma per ospiti e operatori dellaCooperativa La Rupe, che insiemealla Cooperativa La Strada gestisco-no la struttura, è chiara la mancan-za di fiducia nel progetto da partedel Comune.

Al momento della chiusura eranosolamente 14 gli ospiti dell'Isola.L'autunno è stato particolarmentecaldo finora a Bologna, e le presen-ze nei ripari per senza tetto cresco-no abitualmente d'inverno. Nei cin-que anni di vita dell'Isola la mediadelle presenze giornaliere è stata di30-40 persone (36,7 nel 2004, 29nel 2005), e la permanenza medianella struttura è stata di 140 giorni.Il numero totale delle persone ospi-tate nei 5 anni è stato 354, con unaparabola discendente che dalle 110persone dei primi 6 mesi di aperturaarriva alle 25 dell'ultimo anno.

Questi dati rivelano una caratteristi-ca importante dell'Isola: a differenzadei dormitori "normali" dove la cro-nicizzazione è frequente, in via

dell'Industria il turn over è piùintenso. Il progetto messo in piedidalle due cooperative va ben oltre leintenzioni di chi l'aveva finanziato enon solo perché dà un riparo a unacategoria particolare di senza dimo-ra. Il clima dell'Isola è sempre statodi autogestione, e la presenza dioperatori serviva a guidare gli ospitiche ne manifestassero la volontà inun percorso di recupero dalla tossi-codipendenza e di reinserimentolavorativo.

"Più che di riduzione del danno, pre-ferisco parlare di potenziamentodelle scelte individuali, ci diceFrancesca, operatrice della Rupe, tufai la tua vita e le tue scelte, l'im-portante è che ne sia consapevole,poi se hai bisogno di aiuto noi cisiamo. Con la chiusura dell'Isola sipone fine a questo approccio."

Per gli operatori la fine dell'espe-rienza "isolana" è una frustrazioneprofessionale, ma non economicaperché continueranno a lavorare inaltre strutture di accoglienza, ma icontainer di via dell'Industria man-cheranno molto a chi ci abitava.Perché era necessaria l 'Isola?Perché l'alternativa dei normali dor-mitori avanzata dal Comune non èsoddisfacente? Prova a spiegarceloOscar (nome di fantasia come tuttiquelli degli ospiti in questo articolo)che all'Isola ha passato gli ultimidue anni della sua vita.

"Senza l'Isola mancherà una strut-tura adatta a un certo tipo di perso-ne che in un dormitorio non possonostarci, perché non vogliono avereorari fissi, perché hanno un cane evivono in coppia. L'Isola era unposto che ti dava la possibilità direinserirti gradualmente, poi qualcu-no ci è riuscito altri no. Io sono riu-scito a fare quello che dovevo: hofatto un percorso di recupero dall'al-col, ho lavorato all'interno comeoperatore alla pari, ho messo qual-

che soldo da parte. Adesso ho unlavoro e ho trovato una stanza inaffitto, quando lascerò l'Isola sapròdove andare, ma gli altri?"

I ragazzi di via dell'Industria hannoconosciuto la struttura più grazie alpassa parola che non ai normalicanali dei servizi sociali. L'accesso èdi bassa soglia, basta presentarsi alcancello e chiedere se c'è posto, poivengono i colloqui con gli operatori.Il dialogo è stato lo strumento piùusato dagli operatori dell'Isola perconoscere le esigenze degli ospiti,capire la volontà di affrontare i pro-pri problemi e aiutarli a farlo. Permolti si è trattato solo di ritornare inpossesso dei documenti, altri hannoprovato a liberarsi dal peso delladipendenza da alcol e sostanze, altriancora si sono messi a lavorare,hanno trovato casa e una volta usci-ti dall'Isola non sono più tornati instrada (per 20 persone almeno èandata così). Per tutti è stata l'unicapossibilità di essere accolti insiemeal proprio cane e dividere il tetto colpartner.

Per chi sta in strada condividere lavita con un'altra persona è fonda-mentale, ti dà più sicurezza non solose sei una donna. Quando si entra indormitorio la separazione invece èquasi sempre inevitabile. Mary eNicola alla notizia dello sgomberoimminente dell'Isola hanno dovutodarsi da fare per poter continuare avivere insieme. I servizi sociali delComune hanno offerto un posto indormitorio a lei, mentre per lui solouna lista d'attesa. Entrambi lavora-no e non vogliono tornare a viverein strada, sarebbe un netto passoindietro, così come tanti fuori sededi Bologna si sono messi in cerca diuna stanza in affitto. Michele invece,durante il periodo trascorso nei con-tainer ha trovato lavoro al canilemunicipale, e coi soldi messi daparte è riuscito a comprare un fur-gone. Vivrà lì, a lui piace sentirsi in

movimento.

Le preoccupazioni dei ragazzidell'Isola s'intrecciano con la parti-colare situazione politica e socialebolognese. Non c'è da risolvere solol'annosa questione abitativa cheattanaglia buona parte del foltissimoesercito dei fuorisede. Chi rischia difinire in strada deve fare i conti conil rischio di perdere la residenza el'ordinanza anti-bivacco, che nonsmette di somministrare fogli di via. " Nel nostro progetto era previstoche gli ospiti dell'Isola potesseroprendere la residenza in viadell'Industria, ricorda Francesca,all'inizio c'è stata resistenza, si vole-va dare solo a chi dimostrasse diessere stanziale, poi siamo riusciti afarla avere a chiunque la chiedesse."A livello personale mi piacerebbeessere tutelato dice Oscar - io hopreso la residenza all'Isola, non vor-rei trovarmi col culo per terra. Nelmomento in cui la struttura verràchiusa che succederà alla mia resi-denza? Avrò ancora dei documentivalidi o risulterò di nuovo senzafissa dimora? Nel momento in cuiuna persona ricomincia a lavorare esi becca prima un foglio di via e poiuna denuncia, rischia di perderetutto."

L'Isola era un ghetto ed era diventa-ta ormai fatiscente, tanto che avolte erano gli stessi punkabbestia arifiutarla, ma per le sue caratteristi-che restava comunque un progettovalido. "Quello che rimarrà è unsupporto di tipo assistenziale, con-clude Francesca, dove prevale il rap-porto impersonale e l'importante èche la struttura sia sempre piena. Achi invece ha prodotto emancipazio-ne e integrazione non viene ricono-sciuto alcun merito. Non mi pareuna coerente politica di sinistra.

di Leonardo [email protected]

Voci di sottofondo

L’isolache non c’è.Più.

Un cucciolo dell’isola.La foto è stata scattata durante uno dei laboratori di scrittura tenuti da Piazza Grande all’interno dell’Isola che non c’è.

Page 12: Casa - Residenza - Politiche Sociali - Immigrazione ... pdf/2006/novembre 06.pdf · Capriotti, Casandra Cristea, Francesca, Claudia e i ragazzi dell’Isola che non c’è. * * *

12 piazza grande • n°129 • 11.06

Nelle ultime settimane a

Bologna si sono verificati nume-

rosi infortuni sul lavoro di stra-

nieri senza permesso di soggior-

no. Negli incidenti più gravi

hanno perso la vita due operai

rumeni.

oiano, 22 settembre 2006:

un operaio edile rumeno di

35 anni muore cadendo da un

ponteggio. Sala Bolognese, 30 set-

tembre: un operaio edile rumeno di

29 anni muore cadendo dal tetto del

capannone sul quale lavorava.

Entrambi in nero. Secondo i dati

Inail, in provincia di Bologna vi sono

stati 2.803 infortuni sul lavoro in

edilizia nel 2005; nel 2001erano

2.653. Nel 2004, 20 incidenti morta-

li. L'8% degli edil i passati per

Bologna hanno incidenti sul lavoro.

Il problema è drammatico per tutti,

ma a fare maggiormente le spese di

questa situazione fuori controllo

sono i lavoratori immigrati senza

permesso di soggiorno. La questione

della sicurezza è l'aspetto più visibi-

le di un'assoluta mancanza di diritti

sul lavoro.

Certo, le condizioni cambiano sensi-

bilmente se si è impiegati in un can-

tiere e in un'impresa di medie o

grandi dimensioni oppure in piccoli

cantieri o ciappini con un'impresa

individuale. Nel primo caso, il lavoro

dura più a lungo, il salario è di solito

più alto e pagato regolarmente, la

presenza di lavoratori garantiti è di

supporto anche per gli irregolari, si

fa più attenzione alla sicurezza, si

lavora generalmente ad un ritmo

sostenibile. Nel secondo caso, il

lavoratore irregolare è spesso solo

con il proprio padrone, il cantiere

finisce in pochi giorni, il rischio di

licenziamento e di non percepire il

salario è elevato, i ritmi di lavoro

sono più alti, l'attenzione alla sicu-

rezza è minore, si segnalano casi di

minacce fisiche.

In ogni caso, un immigrato irregola-

re può lavorare solo in nero e non

ha la garanzia di alcun diritto. Per

cercare lavoro egli non può rivolger-

si a canali formali, ma deve affidarsi

a conoscenze oppure esporre il pro-

prio corpo nei pressi dell'EdilCam, a

Borgo Panigale, in attesa di essere

caricato su qualche furgoncino. In

secondo luogo il livello salariale,

generalmente più basso rispetto a

quello dei lavoratori regolari. A

Bologna la retribuzione giornaliera

varia, in casi "normali", dai 30-40

euro per un manovale ai 60-70 per i

muratori o carpentieri specializzati.

In alcuni casi di estremo sfrutta-

mento, però, si va anche sotto i 30

euro. Ma il rischio è quello di non

percepire del tutto il salario pattuito,

o di percepirlo solo in parte, in

quanto semplicemente il datore di

lavoro non paga e il lavoratore non

ha mezzi per rivalersi. Poi la sicu-

rezza: chi lavora in nero è più a

rischio di infortuni, anche mortali.

Gli incidenti spesso non vengono

denunciati, né il lavoratore percepi-

sce un rimborso di qualche tipo. E

ancora: ad un lavoratore irregolare

non viene riconosciuta la mansione

svolta in cantiere; non vengono

pagate le ferie e la tredicesima, le

giornate di lavoro nelle quali si resta

a casa per motivi ambientali, il trat-

tamento di fine rapporto. Tutte

garanzie normali per i lavoratori ita-

liani, che i lavoratori immigrati con

permesso di soggiorno ottengono

con fatica e a cui gli irregolari sem-

plicemente non hanno accesso.

Vi sono poi i due rischi più grandi.

In caso di un'ispezione in cantiere,

ma anche di un normale controllo

per strada, magari andando a lavo-

ro, l'immigrato senza permesso di

soggiorno rischia il rimpatrio. Il

datore di lavoro al massimo una

multa. E il rischio del licenziamento,

che, per quanti sono in Italia per

costruire una vita dignitosa per sé e

per le proprie famiglie, è un rischio

quasi pari a quello del rimpatrio. Un

lavoratore senza permesso di sog-

giorno può essere licenziato in qual-

siasi momento, per qualsiasi moti-

vazione, senza nessuna spiegazione.

A fronte di migliaia di cantieri aperti,

d'altra parte, gli ispettori del lavoro

nel bolognese sono soltanto una

trentina. Ci sono i sindacati, è vero.

Ma hanno rapporti soprattutto con

gli immigrati regolari, sia perché gli

irregolari hanno spesso paura di

rivolgersi al sindacato, proprio per i

rischi di licenziamento o di espulsio-

ne, sia perché gli stessi sindacati

affermano di non avere grossi stru-

menti di difesa degli immigrati irre-

golari.

Un immigrato senza permesso di

soggiorno che arriva a Bologna è

preso in una morsa da cui è difficile

uscire: da un lato, una legislazione

sull'immigrazione che gli impedisce

di regolarizzare la propria posizione

sul territorio italiano, anche se lavo-

ra; dall'altro lato, il sistema dell'edi-

lizia bolognese, settore trainante e

dominato dal subappalto, per cui gli

immigrati senza permesso di sog-

giorno sono l'ultimo anello di una

catena lunga e spesso difficile da

ricostruire. Sono proprio questi

immigrati, ricattabili, licenziabili,

mal pagati, che consentono all'inte-

ro sistema di abbassare i costi, che

si tratti di un appalto pubblico, di un

grande cantiere privato o della

ristrutturazione di un piccolo appar-

tamento. Non c'è a Bologna un

sistema strutturato di caporalato in

edilizia. Vi sono, certo, casi singoli,

nonché lavoratori che vendono posti

di lavoro ai propri connazionali. Ma

a svolgere le funzioni dei caporali, a

Bologna, sembra essere l'intero

sistema del subappalto.

Pochi i punti di resistenza a tutto

ciò. A porre per la prima volta con

forza la questione sono stati i lavo-

ratori rumeni che risiedevano allo

Scalo Internazionale Migranti. A

partire da febbraio 2005, un'ottanti-

na di loro si era detta disponibile a

denunciare le ditte che li facevano

lavorare in nero, a patto che si atti-

vassero percorsi di regolarizzazione.

Fu consegnato un dossier al

Comune di Bologna.

L'atteggiamento del Sindaco (ma

anche quello dei sindacati) di fronte

a quella proposta fu quantomeno

ambiguo, anche se per nulla ambi-

gui sono stati i continui sgomberi

delle baracche sul Reno, nelle quali

abitano molti lavoratori edili in nero,

e i rimpatri forzati.

Da quella proposta dal basso nacque

qualcosa. Dal dossier fu aperta

un'inchiesta della procura, vennero

poste delle telecamere all'EdilCam.

E Cofferati ha spesso invitato i lavo-

ratori in nero a denunciare i propri

sfruttatori, dichiarandosi disponibile

a fare da garante. La denuncia da

parte di quattordici moldavi portò lo

scorso maggio all'arresto di due

imprenditori; i moldavi ottennero un

permesso di soggiorno per motivi di

giustizia. Lo stesso ministro Ferrero

rilascia sovente dichiarazioni sull'i-

stituzione, per legge, di percorsi di

questo tipo. Resta il fatto che quello

che era un percorso di denuncia col-

lettivo e dal basso è stato "neutra-

lizzato" chiedendo ai lavoratori di

fare denunce individuali.

Certo, c'è il recente sciopero degli

edili, del 23 ottobre, per denunciare

gli ultimi infortuni mortali e proporre

l'utilizzo dei vigili urbani nelle ispe-

zioni sui cantieri. Senza una mobili-

tazione forte contro la Legge Bossi

Fini, però, denunce e proposte

rimarranno assolutamente inefficaci.

di Mimmo Perrotta

La città migrante

Immigrazione,edilizia,lavoro nero

Foto di Davide Venturi

L

Page 13: Casa - Residenza - Politiche Sociali - Immigrazione ... pdf/2006/novembre 06.pdf · Capriotti, Casandra Cristea, Francesca, Claudia e i ragazzi dell’Isola che non c’è. * * *

piazza grande • n°129 • 11.06 13

In questa pagina pubblichia-mo un post apparso suAsfalto, il blog dei senzafissa dimora di via del Porto,Bologna:ww.viadelporto.splinder.com

Questo post è dedicato a chicrede che vivendo in strada emangiando ciò che si trova siperda l'abitudine al buon gusto ealla buona cucina. Più che altroci si dimentica spesso che unpanino con il prosciutto, con lamortadella, o con qualsiasi affet-tato a piacere costa circa unquindicesimo di una busta diroba o di coca, che una pizzaprosciutto e gorgonzola ne costacirca un decimo di meno e cosìvia, una busta costa circa 30euro, un panino in certi postidue euro, a voi i calcoli....stessodiscorso si potrebbe applicareall'alcool dove una latta di birrafatta colle graspe e i bullonicosta circa 30 centesimi e uncartone di piscio d'uva si aggiraintorno ai 75 cent. Sulla basedelle mie convinzioni posso tran-quillamente affermare che oggicome oggi, visto che il medioevotipo il nome della rosa ce lo èlasciato alle spalle da un pezzo,a Bologna sia assai improbabilemorire di fame, altrettanto con-vinto sono del fatto che tuttiabbiano in tasca quattro euro, ilpiù è decidere in cosa investirli,e dal momento che esiste via delPorto, dove un panino o due sitrovano sempre, è facile chequesta scelta sia veicolata sualtro che non sia il cibo. E quientriamo in scena noi.

Però, si sa, un pezzo di panevuoto così da sè fa abbastanzascrauso, e se non hai un buono,ciccia, nel senso non che tidanno della carne, ma che non tidanno altro da mangiare. Però cisono i condimenti che sono allaportata di tutti, così come zuc-chero o caffè ed ecco che allorascatta il manuale del gourmet distrada, un vero e proprio mondovariopinto di gusti e sapori, unviaggio in quello che potremmodefinire il menù dell'arrangio. Lavarietà di cose che si possonofare con un pò d'olio, di sale, dipepe, di zucchero o di peperon-cino e un pezzo di pane è sor-prendente.

Non hai fatto colazione? Nientepaura. Perlomeno niente paurase hai un panino. Infatti chiede-re un caffè al centro diurnocosta poco, anzi zero; si tagliaun panino in due e ci si versadentro un bel bicchiere di caffè.La versione per ipoglicemici pre-vede anche una bella spolveratadi zucchero al suo interno. Qui si va oltre al toccino dellabrioscia, qui assistiamo a unavera e propria fusione fra la

brioscia (in questo caso rappre-sentata dal panino) ed il caffè,dove il caffè fa da ripieno allabrioscia. Geniale. Naturalmentepuoi variare il gusto della tuabrioscia improvvisata con delloyoghurt spalmato sopra (giuroche l'ho visto fare).

Arriva l'ora di pranzo. Non hai ilbuono. Non hai salumi, che li haispesi tutti come sopra. Cazzofare? Ma naturalmente la versio-ne classica del panino di strada,anzi LA versione originale delpanino di strada. Cosa c'è dimeglio che un bel panino d'olio esale? Il procedimento è il mede-simo di quello al caffè ma cam-biano gli ingredienti.

Naturalmente si può rendere iltutto più sfizioso con una bellafarcitura di peperoncino, chenormalmente va via il triplorispetto a tutti gli altri condi-menti. Cristo, mi sono chiesto,ma che bucio di culo infiammatodevono avere tutti quanti? Lavariazione più snob, per fighettidirei, è il panino al grana, cioè alpanino d'olio si aggiungono unpar di bustine di grana ed iltutto assume un contenuto piùpatinato, raffinato, oserei dire ead alto valore nutrizionale,essendo il grana un energeticonaturale....

Certe volte mi chiedo rabbrivi-dendo cosa potrebbe fare questa

gente con delle uova crude. Se però il panino all'olio potreb-be rappresentare in qualchemodo la pietanza, cosa fare perla minestra? Ci volevano gliarabi per spiegarcelo. Una bellazuppa d'olio, carica di aceto,pepe, sale, peperoncino e qual-che bustina di grana.

L'aspetto di questa pappona haun che di vagamente artistico,essendo l'aceto non liposolubilequesta pappa forma delle gra-ziose emulsioni di aceto galleg-gianti sullo strato d'olio, peròvengono poi prontamente coper-te da una crosta di pepe e lacosa finisce con l'assomigliare dipiù a una specie di cartavetroliquida. La zuppetta viene poiriempita di pezzi di mollica, avolte anche con la crosta, anchese dalla crosta potrebbe comun-que partire la base per una bellabruschetta. Sempre che ti ritroviuna scatoletta di pelati o che turiesca a scroccare un pò di sugo.Per il dolce bisogna reperire unsucco di frutta, dopodichè sisvuota l'onnipresente panino diun pò della sua mollica (abbia-mo visto in precedenza dove lamollica può venire impiegata) esi rovescia il succhino dentro albuco formatosi.

E se fosse finito il caffè, chefare? I più coraggiosi, tipo i resi-duati dagli elfi, abituati da sem-pre al contatto con la natura ed i

suoi frutti allo stato più grezzochiedono un bel bicchiere d'ac-qua bollente dentro alla qualebutteranno poi un cucchiaio dicaffè. I più fighetti chiedono uncolino e filtrano. Altri buttanogiù credendo che il caffè sidepositi; niente di più erratogiacchè il peso specifico delcaffè rende impossibile il suodeposito.

Che il caffè a dispo poi non siadi quello solubile non importa uncazzo, quello che conta è che cisia quantomeno una parvenza disapore di caffè.

Con accorgimenti come questisarà praticamente impossibilemorire di fame a bologna, e nelcontempo si potrà continuare adestinare gli euro a disposizioneper usi più ludici che non per ilmero ed inutile nutrimento.Non c'entra un cazzo ma unavolta uno mi chiese dell'acidomuriatico, alchè alla domandasu cosa volesse farci o su chivolesse sfregiare mi rispose chegli serviva per spruzzarne un pòsu una carie che gli doleva.Naturalmente spiegargli che l'a-cido muriatico, essendo compo-sto da acido cloridrico, reagiscecon il calcio dei denti scioglien-doli e sviluppando anidride car-bonica era assai difficoltoso...Al prossimo post, guida al pron-to soccorso di strada. Yo.

Dal basso verso l’alto

Il manuale delle giovanimarmotte di strada. Cap 1:

Il gourmethomeless

Page 14: Casa - Residenza - Politiche Sociali - Immigrazione ... pdf/2006/novembre 06.pdf · Capriotti, Casandra Cristea, Francesca, Claudia e i ragazzi dell’Isola che non c’è. * * *

Godot

lo spettacolo che presentiamo, cilega al discorso dell'esclusione socia-le e per i suoi personaggi, così mera-vigliosamente tratteggiati da SamuelBeckett e per la possibilità di inserirequegli elementi di attualità cheriguardano da vicino il disagio socia-le.

Lo spettacolo da un punto di vistadrammaturgico devia leggermente lastrada del teatro dell'assurdo perprivilegiare una visione surreale -accompagnata da musiche al pia-noforte suonate dal vivo - più conso-na al nostro bagaglio culturale;drammatico e comico vengonointrecciati e sovrapposti alla ricercadi una cifra stilistica grottesca in cuisono stati calati i personaggi diBeckett figli di una eterna miseriamateriale e spirituale. L'accenno all'i-dentità di Godot nel testo originalequi viene caricato ulteriormente, nonsi sviluppa però il tema della speran-za, in questo fedeli al grande scritto-re del '900.

Lo spettacolo vede protagonisti inscena e dietro le quinte diverse per-sone provenienti dall'area di disagioed eclusione sociale di cui si occupal'Ass. Amici di Piazza Grande.

Personaggi - interpretiEstragone - Marco VenturiVladimiro - Massimo Macchiavellie gli allievi della Scuola di TeatroLouis JouvetRegia - Massimo MacchiavelliBigliettiInteri- Euro 15Ridotti-Euro 10(Agis,Arci, Endas, Cral, Circoli)AbbonamentiInteri- Euro 32Soci Coop Adriatica- Euro 22Studenti Universitari- Euro 10

14 piazza grande • n°128 • 10.06

Questo mesePiazza Grande

ringrazia

Il forno

“panificio pastificio

F.lli Romano S.N.C.",

via Alessandro Tiarini, 4

Tutte le settimane il forno regala

al Servizio Mobile di

Piazza Grande vari prodotti

che vengono distribuiti in strada.

....

Chi volesse donare generi ali-

mentari a Piazza Grande può

rivolgersi a Gabriella, Tel.

051342328

La sartoria di Piazza Grande da quest’anno ha un nuovolaboratorio di riparazione

abiti

...

Gonne da stringere? Pantaloni da accorciare?

Strappi da cucire?

...

Il laboratorio di sartoria diPiazza Grande è attivo in

via del Borgo di S. Pietro 52a Bologna (campanello

SIID), nel cuore del centrostorico di Bologna.

Fiorella, Micaela,Yasmin,insieme alle ex allieve del

laboratorio pre-professiona-lizzante del progetto SIID,vi aspettano dal lunedì alvenerdì dalle 09.30 alle

13.30.

Chiamaci per accordi allo 051.4222046

SABATO 18 e DOMENICA 19 NOVEMBRE 2006la Fraternal Compagnia di Piazza Grande

presenta

GodotTeatro Dehon

Via Libia 59

Page 15: Casa - Residenza - Politiche Sociali - Immigrazione ... pdf/2006/novembre 06.pdf · Capriotti, Casandra Cristea, Francesca, Claudia e i ragazzi dell’Isola che non c’è. * * *

ASSOCIAZIONE AMICI DI PIAZZA GRANDE ONLUS: Le attività

L'Associazione Amici di Piazza Grande Onlus è il luogo in cui i cittadini svantaggiati si organizzano per risolvere i propri problemi, per mettereassieme capacità e idee, per costruire occasioni di reddito, per affrontare il problema della abitazione, per migliorare le prestazione dei servizidella città e per autogestirsi. L’Associazione, in oltre dieci anni di vita ha dato impulso ad una progettualità ricca di iniziative. Attualmente tra leattività di Piazza Grande ci sono il giornale, il BiciCentro, la Sartoria, il Servizio Mobile di Sostegno e lo Sportello di Avvocato di Strada.

piazza grande • n°128 • 10.06 15

Servizi di pulizia e custodia - servizi di accoglienza, orientamento eaccompagnamento di persone disagiate

Via Antonio Di Vincenzo 26/F (BO) Tel e Fax

051 372 223 - 051 4158 361Sito web: www.cooplastrada.it

Mail: [email protected]

[email protected]

In via del Gomito 22, il terzo giovedì del mese, dalle ore 20 alle 21

Riprendono le attività della Coopetativa sociale Fare Mondi che affonda

le radici nel percorso associativodegli aderenti all’Associazione

Amici di Piazza Grande Onlus

PICCOLI TRASPORTI PER PRIVATIE AZIENDE A BOLOGNA E PROVINCIA

PICCOLI SGOMBERIo SMALTIMENTO IN DISCARICA

TELEFONARE PER APPUNTAMENTIE PREVENTIVI PERSONALIZZATI

Telefono 388 1128748mail: [email protected]

Abbonati a Piazza GrandePer abbonarsi e ricevere ogni mese il giornale a casa propria, basta un versamento sul c/c postale n.

54400320, intestato all'Associazione Amici di Piazza Grande Onlus. Causale: "Abbonamento giornale".Potete anche telefonare allo 051 342328 dalle 9.00 alle 13.00 alla Redazione del giornale. Per i privati la

quota indicativa di sottoscrizione è di 31 euro annue. Per enti, biblioteche e associazioni 51 euro

Page 16: Casa - Residenza - Politiche Sociali - Immigrazione ... pdf/2006/novembre 06.pdf · Capriotti, Casandra Cristea, Francesca, Claudia e i ragazzi dell’Isola che non c’è. * * *

Informazioni e punti di ascolto1. Comune di Bologna, Servizio Sociale Adulti Per tutti gli adulti in difficoltà, dai 18 ai 65 anni. ViaSabatucci, 2. Tel. 051/245156. Aperto lun, merc, ven esab, h.9-13 e mart e giov, h.14-17

2. Associazione Posto d’Ascolto ed Indirizzo Cittàdi Bologna. Informazioni relative a dormitori, mense,docce. 1° binario Stazione Centrale - Piazza MedaglieD’Oro, Tel. 051/244044. Dal lun al ven, h.9-12, 15-18,sab h.9-12

1. Lista per entrare nei dormitori. Per le persone chevogliono essere inserite nella lista unica per l’accessoalle strutture di accoglienza notturna. Lun-Sab, h.10 -13, presso Il Servizio Sociale Adulti di via Sabatucci n.2

4. Centro di Ascolto Italiani della Caritas Adulti ita-liani in difficoltà, assistenza, informazioni e percorsi direinserimento sociale. Via S. Caterina 8/A. Tel.051/6448186. Lun, Mart, Ven, h.9.15-11.30. Giov,h9.15-11.30, h.14- 15.30 (senza appuntamento).

5. Centro di Ascolto Immigrati della CaritasDiocesana Ascolto, informazioni e assistenza per per-sone straniere. Via Rialto, 7/2. Tel. 051/235358. Lun,giov, h.9-11, mart, h.15- 17

6. Servizi per gli Immigrati del Comune di BolognaCittadini stranieri con permesso di soggiorno o in attesadi regolarizzazione. Informazioni e orientamento. Via leVicini 20, Tel. 051/2195500. Lun h.9-13, mart e giovh.15-18, sab, h.9-13

7. Associazione L’Arca Ascolto e informazione pertutte le persone disagiate. Via Zago, 14, Tel.051/6390192. Dal lun al ven h.15-19

8. Ufficio Casa Comune di Bologna Informazioni subandi per la assegnazione della casa. Viale Vicini, 20Tel. 051/2194332. Lun- ven, h.8,30-13, mart e giov,h.14.30-17

-----------------------------------------------------Aiuto e assistenza legale

9. Avvocato di Strada Consulenza e assistenza legalegratuita per le persone senza fissa dimora. Via Libia, 69presso Associazione Amici di Piazza Grande Onlus.Tel

051/397971. Lun-Ven, h.9.30-13

8. Servizi per gli Immigrati del Comune di BolognaConsulenza ai cittadini stranieri. Via Drapperie, 6. Tel.051/6564611. Aperto tutti i giorni, escluso il ven, h.9-13-----------------------------------------------------Unità di strada

Unità di Aiuto del Comune di Bologna Intervento distrada con camper attrezzato. Tel. 051204308 Fax051203799. Il servizio viene svolto tutti i giorni. Punti disosta del camper: Piazza Puntoni, h.17-18, Via BoviCampeggi, h.18-19

9. Servizio Mobile di Sostegno Associazione Amici diPiazza Grande Onlus. Informazioni, generi alimentari,abiti, panni o coperte alle persone che dimorano in stra-da. Tel.051/342328. Servizio attivo lun, merc e ven,h.21-24. Il giov h.9-12-----------------------------------------------------Assistenza medica gratuita

10. Poliambulatorio Biavati Visite mediche gratuiteper persone non assistite dal Servizio SanitarioNazionale e persone in stato di grave indigenza. StradaMaggiore, 13. Tel. 051/226310. Aperto tutti i giornih.17.30 - 19 (senza appuntamento).

11. Croce Rossa Italiana Somministrazione farmaci,attrezzatura ortopedica e occhiali. Via del Cane, 9. Tel.051/581858. Lun, Merc, Ven, h.8-14. Mart, Giov, h.8-17

12. Sokos Visite mediche gratuite per immigrati privi diassistenza sanitaria, persone senza fissa dimora e tossi-codipendenti. Si prescrivono visite specialistiche, farmacied esami. Via de' Castagnoli 10, Tel. 0512750109. Lunh.17-19. Merc, h.16-19, sab, h.9-12

13. Centro per la salute delle donne straniere e deiloro bambini Vengono erogate prestazioni a donne ebambini stranieri. Poliambulatorio Zanolini, Via Zanolini,2. Tel. 051/4211511. Lun, h.12-18. Mart, h.15-19. Giov,h.12-19. Ven, h.10.30-14

Urgenze odontoiatriche14. Istituto Beretta Via XXI Aprile 15,Tel.051/6162211 Distribuzione numeri, dal lun al ven,h.8-9 e h. 14. Sab soltanto al mattino. Domenica prontosoccorso odontoiatrico h.8-13

15. Poliambulatorio AUSL Via Tiarini 10/12Tel.051/706345. Dal lun al ven. Dalle ore 7.30 vengonodistribuiti 12 numeri.

-----------------------------------------------------Pasti gratuiti

7. Associazione L'Arca Via Zago, 14. Tel.051/6390192. Dal lun al ven, h.15.30-19

3. Centro Diurno Comune di Bologna Distribuiscepasti caldi su segnalazione dei Servizi Sociali. Via delPorto, 15/C. Tel. 051/521704. Tutti i giorni dell'annoh.12.30 - 18.

1. Centro Beltrame Comune di Bologna Distribuiscepasti caldi agli ospiti del centro stesso - Via F. Sabatucci,2. Tel. 051/245073.

16. Oratorio di San Donato Tutte le domeniche matti-na alle ore 10.10 colazione. Via Zamboni, 10. Tel.051/226310

17. Mensa dell'Antoniano Distribuisce pasti caldi. ViaGuinizelli, 3. Tel. 051/3940211. Tutti i giorni h.11.30-12.Per accedere al servizio occorre un buono che vienedistribuito alle h. 10.45.

4. Mensa della Fraternità Caritas DiocesanaFornisce pasti caldi. Via Santa Caterina, 8/A. Tel.051/6448015. Tutti i giorni mensa h.18-19.

18. Punto d'incontro della Venenta Distribuisce ali-menti. Via Serlio, 25. Aperto Mart e Giov, h.10-12

19. Parrocchia Cuore Immacolato di MariaDistribuzione di cibo da cucinare. Via Mameli, 5Tel. 051/400201. Mart, h.10-12, Ven, h.15.30- 17.30

20. Parrocchia S. Cuore Distribuzione viveri. ViaMatteotti, 25. Tel. 051/4151760. Dal lun al sab, h.11-12

21. Parrocchia S. Maria della MisericordiaDistribuisce razioni di generi alimentari. P.zza PortaCastiglione, 4. Tel. 051/332755. La distribuzione avvieneal sabato munendosi alle ore 8.00 di un numero con cuisi prenota il ritiro che avviene dalle h.9.30 alle 11.

22. Parrocchia S. Maria Maddalena Offre alimenti.Via Zamboni, 47. Tel.051/244060. Merc, h.10-12

23. Parrocchia S.S. Angeli Custodi Distribuzione generi alimentari. Via Lombardi 37, Tel.051/356798. Lun, h.14.30- 17, mart, giov e ven, h.9-12, merc, h.10.30- 12.30-----------------------------------------------------Bagni e docce calde

4. Centro S. Petronio Caritas Diocesana Serviziodocce Via S. Caterina 8/A Bus 20-21 Tel. 051/6448015. Prenotazione alla mattina h.9-11.30.Gli stranieri debbono prenotare il Mart mattino per usu-fruire dei servizi il Mart e il Merc dalle 14 alle 15. Gli ita-liani debbono prenotare il Ven mattino o Lun mattino perusufruire dei servizi il Lun dalle 14 alle 15. Le donne, ita-liane e straniere, usufruiscono del servizio il Giov, dalle14 alle 15.

24. Bagni pubblici Toilette e servizio gratuito di lavan-deria, con lava-asciuga, per persone senza fissa dimora.Piazza IV Novembre Tel. 051/372223. Aperto sempreh.9-20

25. Rifugio notturno della solidarietà Servizio docceper persone senza fissa dimora. Via del Gomito 22/2.Tel. 051/324285. Il servizio è attivo il Mart h.15-18 pergli uomini. Il Ven, h.15-18 per le donne.-----------------------------------------------------Distribuzione abiti

17. Antoniano Fornisce vestiario. Via Guinizelli, 13. Tel.051/3940211. Merc e Ven, h.9.30-11.30. Tel.051/244044

7. Associazione L'Arca Fornisce vestiario a chi si pre-senta direttamente. Via Zago, 14. Bus 38, Tel.

051/6390192. Dal lun al ven, h.15.30- 19

26. Opera San Domenico Distribuisce vestiario a max25 persone ogni giorno. Piazza San Domenico, 5/2 Tel.051/226170. Lun e giov, h.8-10

19. Parrocchia Cuore Immacolato di MariaDistribuzione vestiario. Via Mameli, 5. Tel. 051/400201.Tutti i Merc, h.9-11

27. Parrocchia S. Egidio Distribuzione vestiario. Via S.Donato, 36. Tel. 051/244090. Dal Lun al Ven, h.16-17.30

28. Parrocchia S. Giuseppe Cottolengo Distribuisceindumenti, Via Don Orione 1, Tel. 051/435119. A giovedìalterni, h.16-18

29. Parrocchia S. Giuseppe Lavoratore Distribuisceindumenti in genere. Via Marziale, 7, Tel.051/322288. Ilprimo e terzo mercoledì di ogni mese, h.15-17

23. Parrocchia S.S. Angeli Custodi Distribuzioneabbigliamento. Via Lombardi, 37. Tel.051/356798. Tutti i merc, h.9-10.-----------------------------------------------------Dove dormire

1. Centro Beltrame Offre 115 posti letto. Via F.Sabatucci, 2. Tel. 051/245073. Si accede tramite loSportello Sociale di Via Del Porto, 15/B.

30. Casa del Riposo Notturno M.Zaccarelli Offre 80 posti letto. Via Carracci, 69. Aperto h.19-8. Siaccede attraverso lo Sportello Sociale di via del Porto,15/b.

31. Opera di Padre Marella Offre 60 posti letto. Viadel Lavoro, 13. Tel. 051/244345. Aperto h.8-17

25. Rifugio Notturno della Solidarietà Offre 30 postiletto a persone tossicodipendenti senza dimora. Via delGomito, 22/2. Tel.051/324285 Aperto h.19-9.30.

32. Casa del Riposo Notturno Offre 32 posti letto peradulti italiani e immigrati con permesso di soggiorno erifugiati politici. Via Lombardia, 36. Tel.051/493923.Aperto h.19-9. Si accede attraverso la segnalazione dello

Sportello Sociale di Via del Porto, 15/B.

33. Struttura Madre Teresa di Calcutta Offre 19 postiletto per adulti italiani e immigrati con permesso di sog-giorno e rifugiati politici. Viale Lenin, 20.Tel.051/531742. Aperto h.19-9. Si accede attraverso lasegnalazione di tutti i servizi sociali del territorio.

34. L'isola che non c'è Struttura dedicata ai punkabe-stia. Offre 35 posti letto con punto cucina, punto docce eaccoglie persone con animali, per le quali è previsto unservizio veterinario. Via Dell'Industria, 2. Si accededirettamente dalla strada nei limiti di posti disponibili.-----------------------------------------------------Un servizio per i tuoi problemi

9. Associazione Amici di Piazza Grande OnlusAssistenza e percorsi di recupero per senza fissa dimora.Via Libia, 69, Bologna. Tel. 051/342328. Lun-ven, h.9-12, h.14.30-18.

3. Centro Diurno Comune di Bologna Accoglienza,relazione d'aiuto e ascolto, attività per il tempo libero elaboratoriali. Via del Porto, 15/C. Tel. 051/521704. Tuttii giorni h.12.30- 18.

Centro accoglienza La RupePromozione sociale e progetti di inserimento lavorativoper persone con problemi di marginalità. Via Rupe, 9.Sasso Marconi. Tel. 051/841206.

35. Laboratorio Abba-Stanza Destinato a personesenza fissa dimora e individui con gravi disagi sociali. ViaDella Dozza, 5/2. Tel/Fax 051/6386000.

Cittadini StranieriNUMERO VERDE SERVIZIO SANITARIO Servizi pluri-lingue di informazione e mediazione culturale - 800663366

36. Ufficio Stranieri della CGIL. Via GuglielmoMarconi 69 - Tel 0516087190 Fax 051251062. Lun-ven,h.9-13, 15-18. Il sab, h.9-13

Maternità

37. SAV, Servizio Accoglienza alla VitaVia Irma Bandiera, 22. Tel. 051/433473. Dal lun al giov,h.9.30-12.30 e h.15.30-17.30

Comunità S.Maria della Venenta Onlus Accoglienzain comunità e in case famiglia di ragazze madri. Viadella Venenta, 42/44/46. Argelato (Bo) Tel.051/6637200. Aperta tutto l'anno

Donne che hanno subito abusi e violenze38. Casa della Donna per non subire violenza Ascolto, assistenza psicologica e legale, ospitalità tempo-ranea, gruppi di auto-aiuto e sostegno. Via Dell'Oro, 3.Tel. 051/333173. Lun-ven, h.9-18

S.O.S. Donna NUMERO VERDE 800 453009Linea telefonica contro la violenza, fornisce informazioni,aiuto, consulenza ed assistenza psicologica e legale. Tel.051/434345 fax 051/434972. Lun, mart e ven, h. 20-23,giov, h.15-17.30

Disagio relazionaleA.S.P.I.C. Associazione per lo Sviluppo Psicologicodell'Individuo e della ComunitàServizio psico-socio-assistenziale. Via De' Gombruti 18 Tel / Fax 0516440848. Il centro è aperto (previo appun-tamento) dal lunedì al venerdi.

Disagio psichico 39. Percorso vita Informazioni e assistenza a persone con disagio mentalee alle loro famiglie, attività culturali e ricreative, gruppidi auto-aiuto. Via Polese, 23. Tel/Fax 051/273644

Alcool Alcolisti Anonimi Gruppi di auto-aiuto. Tel. 335/8202228

Acath.9 - 19, Cell. 3491744897

Carcere 40. A.VO.C. Associazione volontari carcere Attività in carcere, sostegno psicologico e sociale a dete-nuti ed ex-detenuti. Piazza del Baraccano, 2. Tel.051/392680

41. Gruppo carcere del Centro Poggeschi Attività di animazione e lavoratori all'interno del carceree progetti di inclusione sociale. Via Guerrazzi 14.Tel.051/220435

Tossicodipendenze

1. Drop In. Spazio dedicato all’accoglienza delle perso-ne con problemi di tossicodipendenza. Lun - sab, h.11-16 presso il Drop In di via Paolo Fabbri (cancello verde)

42. Il Pettirosso Comunità di accoglienza per tossicodipendenti e auto-aiuto per familiari. Via dei Mattuiani, 1. Tel. 051/330239

S.A.T.Servizio Accoglienza Tossicodipendenti. Presso CasaGianni, Via Rodolfo Mondolfo, 8. Tel. 051/453895.Aperto tutti i giorni previo appuntamento.

AidsTelefono verde Aids della Ausl Bologna:800 856 080

43. C.A.S.A. Centro Attività Servizi della USL Bologna Informazioni e servizi sanitari a persone affette da HIV esieropositive. Via S. Isaia, 90. Tel. 0516494521. Dal lunal ven, h.8-14.

44. ANLAIDS Gestisce una Casa Alloggio, un centrodiurno per persone con Hiv e sieropositive ed una lineatelefonica per informazioni e supporto con esperti.Organizza gruppi di auto-aiuto e laboratori artigianaligratuiti. Via Irnerio, 53. Tel. 051/6390727. Per informa-zioni e aiuto sulla malattia 051/4210817 - La linea fun-ziona lun, mart e giov, h.16-20. La sede è aperta dal lunal ven, h.9-13

45. IDA Iniziativa Donne Aids Informazione, preven-zione e tutela dei diritti per persone con Hiv, AIDS e per-sone detenute. Via San Mamolo, 55. Bus 29-30 Tel/Fax 051/581373. Cell. 339/8711149

46. LILALega Italiana per la Lotta contro l' AIDS. Ascolto, acco-glienza, informazioni, assistenza, centro di documenta-zione e consulenza legale e previdenziale. Via Agucchi,290/A. Tel. 051/6347644 - 051/6347646. Info:051/6350025 (lun, merc, ven, h.18.30-20)

Doveandare per...

dormire,mangiare,lavarsi,curarsi,lavorare.A Bologna