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1999-2009 Dieci anni nella nuova sede di Via Matteotti Casa di riposo, Casa di vita.

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1999-2009Dieci anni nella nuova sede di Via Matteotti

Casa di riposo, Casa di vita.

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Casa di Riposo, Casa di vita.

1999-2009Dieci anni nella nuova sede di Via Matteotti

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Si ringraziano per il contributo:

Adige Grandi Impianti Srl / Cat Grim Sas / Costruzioni Edili Fasol Snc / Chromagen Italia Srl / Detersol Srl / Eurochef Italia SrlHalifax 2020 Srl / Idea Grandi Impianti Sas / il Petalo blu erboristeria e sanitaria / Jolly Frutta Snc / Leoni Impianti SrlQuadrifoglio e C. Snc / Pizzeghella e Stevan Srl / Società Cooperativa “la Risposta” / Svai SpA / Tola & C. Srl

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La Casa di Riposo “Gian Antonio Campostrini” è una delle istituzioni più radicate nella storia di

Sommacampagna e più amate dalla gente del nostro Comune. Oggi tutti noi conosciamo il valore del servizio che la Casa di Riposo è in grado di offrire, la qualità dell’assistenza agli ospiti, le capaci-tà del personale, l’efficienza della struttura e l’avanguardia delle dotazioni, tuttavia è anche importante essere consapevoli che questo livello di eccellenza è frutto della tradizione dell’accoglienza e della solidarietà che conta ormai quasi un secolo di storia, concretizzatasi prima attraverso l’esperienza dell’Asilo Inabili e poi – è storia recente – con l’atti-vità della moderna Casa di Riposo.

Ecco dunque il motivo per cui saluto con particolare

Gianluigi Soardi Sindaco di Sommacampagna

piacere le iniziative che commemorano il decennale della realizzazione dell’attuale Centro Servizi ed in particolare la pubblicazione di questo volume storico che, ripercorrendo le vicende degli ultimi dieci anni dell’Istituto e l’impegno di quanti si sono adoperati per la sua realizzazione, è in grado di mettere nella giusta luce, di far meglio comprendere ed apprezzare, il valore di un servizio modello su cui la nostra Comu-nità ha la fortuna di poter contare.

A quanti hanno operato per la migliore riuscita di questa iniziativa, ed a quanti ogni giorno si impegna-no per far sentire i nostri anziani come parte di una nuova famiglia - offrendo loro molto più che un sem-plice servizio sociale - va dunque il più sentito ringra-ziamento da parte dell’Amministrazione Comunale e l’augurio di un buon lavoro.

Saluto del Sindaco

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Avv. Tomas Chiaramonte Segretario-Direttore della Casa di Riposo

te raccolte per fermare la storia di questa Casa, una storia impegnativa, fatta di uomini e donne che hanno saputo costruire.

Costruire una realtà che è cresciuta negli anni e che è destinata a diventare sempre più una “cittadella per l’anziano”, pronta a rispondere con professionalità ed umanità ai bisogni delle persone anziane e delle loro famiglie.Tanti sono i servizi offerti oggi dalla Casa di Riposo e tante le novità in cantiere. Ma perché questa Casa sia viva ha bisogno di tutti: i nostri ospiti, il personale, i volontari, i famigliari, ma anche quelle persone che hanno saputo e sapranno mettere la loro professiona-lità al servizio di questa Struttura rendendola efficien-te, accogliente, responsabile ed umana.

Un grazie sincero va quindi a chi, negli anni, ha sapu-to dare a questa Casa occhi e mani per incontrare le storie che in questo luogo hanno trovato sostegno e consolazione.

A loro è dedicato questo volume, a loro tutta la nostra gratitudine.

“Nelle fatiche ci deve infondere serenità il poter pensare che, al di là della riconoscenza umana, abbiamo piantato insieme il seme di un albero

alla cui ombra gli ultimi troveranno ristoro.”

Spesso i sognatori sono stati identificati come per-sone che non hanno il senso della realtà.

Leggendo le bozze di questo prezioso volume si è raf-forzata in me la convinzione che chi sogna ha forse un senso della realtà ancor più vero, così da pensare che con la tenacia e la passione qualcosa possa accadere, che qualcosa possa cambiare.Il sogno allora, il più gratuito tra i doni, diventa un atto di responsabilità nei confronti della nostra Comunità e del mondo. Sognare è dare inizio ad un progetto, è spargere un seme che prima o poi germoglierà.

Questo volume racconta di un sogno lungo più di die-ci anni; un sogno che ha saputo diventare realtà, una realtà fatta non solo di mattoni ma di idee, impegno, fatica e persone.Sono scritti che custodiscono una memoria, una me-moria che con questo volume si vuole celebrare e ren-dere salda per ringraziare e per lasciare traccia della strada fin qui percorsa. Questa Casa custodisce in essa alcuni degli ideali più nobili della nostra società: il prendersi cura dell’altro, il rispetto, il mettersi al ser-vizio del prossimo, della sua fragilità. Troverete tutto ciò nelle testimonianze che sono sta-

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Mi unisco volentieri alle voci e testimonianze che intendono valorizzare il 10° anniversario della

nostra “Casa di Riposo Campostrini”, a pochi giorni dal mio trasferimento presso la parrocchia del Beato Andrea da Peschiera.

Quando, nel settembre del 1999, sono arrivato come parroco, non mi sono reso subito conto dell’importanza e della validità che una struttura del genere poteva of-frire alle famiglie e agli anziani non più autosufficienti. Ero vagamente al corrente, per sentito dire, delle di-scussioni, anche molto accese e vivaci, che si erano aperte sulla necessità o meno di avere una nuova Casa di Riposo in paese... Valutando a distanza i risultati del servizio offerto agli anziani in questi anni, non c’è alcun dubbio che questa struttura aveva risposto e sta rispondendo in questo momento alle necessità di as-sistenza e di cura di cui gli ospiti hanno assoluto bi-sogno.Molte nostre famiglie, finchè possono, si pren-dono cura a casa in modo ammirevole degli anziani, delle loro necessità concrete, del loro bisogno di un sostegno umano e affettivo.

Ad un certo punto, tuttavia, le esigenze di assisten-za sono così impegnative che i familiari non sono più in grado di provvedere da soli ai bisogni richiesti, no-nostante l’aiuto degli operatori di assistenza che le strutture pubbliche mettono a disposizione. In queste condizioni allora, la Casa di Riposo diventa l’ambien-te nel quale le persone ospitate possono ricevere l’adeguata cura e l’assistenza medica e psicologica. Mi pare che, in questi anni, nonostante le inevitabili carenze che fanno parte dei limiti delle persone e di

ogni istituzione, sia stato fatto uno sforzo generoso, da parte degli amministratori e degli operatori, di non confinare la Casa di Riposo in uno spazio quasi isolato dalla vita del paese. Infatti per la sensibilità di tan-ti volontari, anche delle parrocchie vicine, gli anziani possono sentire la presenza di persone amiche che li fanno sentire meno soli e rendono più accettabile il distacco dall’ambiente familiare.

Anche il Centro Diurno, che era partito all’inizio con una presenza molto ridotta, è cresciuto nel numero ed è diventato un momento di incontro e di aggregazione molto utile per gli anziani stessi e per le famiglie che si sentono sostenute nel loro compito.Per quanto riguarda l’assistenza religiosa, abbiamo offerto costantemente la possibilità della Messa do-menicale nel sabato pre-festivo e, come preti, (anche in collaborazione con gli altri della Vicaria) abbiamo sostenuto momenti di preghiera comune che, per gli anziani, è sempre motivo di conforto e di serenità spi-rituale.

Il Signore incoraggi tutti gli sforzi per continuare in questo lavoro e migliorare ancora l’assistenza in tutti i suoi aspetti. È anche un compito che si ispira al Vangelo e all’esempio che ci ha offerto il Signore Gesù, amico dei poveri e degli amma-lati. Tanti auguri!

Don Attilio Bonato Parroco di Sommacampagna e membro di diritto del C.d.A.

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- La necessità di rispondere a nuove esigenze che si sta-vano manifestando in maniera pressante: mentre fino a quel momento molti ospiti erano au-tosufficienti, le entrate in Casa di Riposo erano sempre più rivolte verso le persone non autosuffi-cienti.

Queste ed altre valutazioni hanno indotto l’allora Amministrazio-ne Comunale a fare una scelta diversa da quella iniziale, anche perché nel frattempo attraverso la lottizzazione “Oppi” il Comune era venuto in possesso gratuita-mente dell’area di circa 5000 mq in via Matteotti.In accordo con il Presidente della Casa di Riposo venne dato l’in-carico all’ing. Franceschini per la progettazione di massima di una nuova Casa di Riposo da edificarsi in via Matteotti.Questo progetto sarebbe poi servito anche per la richiesta in Regione di un contributo a fondo perduto previsto dalla legge n°67/ 88 art.20.Venne costruito anche un plastico che presentammo a tutte le forze politiche e, in una riunione particolare anche ai tre parroci, dai quali ebbi subito l’approvazione incondizionata, con il plauso dei parroci di Caselle e di Custoza. Ci fu poi un ripensamento da parte del parroco di Sommacampagna che fece nascere, attraverso le pagine del bollettino parrocchia-le, una forte diatriba, che venne sposata anche da alcune frange della minoranza. Tutto ciò portò a gravi difficol-tà nel prosieguo dell’iter per la costruzione, ma la grande determinazione di alcuni membri dell’Ammi-nistrazione Comunale e del Presidente della Casa di Riposo fece si che queste difficoltà venissero supe-

Ripercorrere con il solo aiuto della memoria il lungo cam-mino che ha portato alla edificazione della nuova Casa

di Riposo non è cosa semplice, anche perché ormai, dall’ini-zio della vicenda, sono passati quasi 30 anni e perché tante e articolate sono state le tappe che hanno permesso il rag-giungimento di questo prestigioso obiettivo.La prima volta che si parlò in Amministrazione Comunale della necessità di intervenire su un adeguamento delle strutture della Casa di Riposo alle nuove e future neces-sità, fu nei primi anni ‘80 quando venne elaborato il piano particolareggiato del centro storico del Capoluogo. Con l’ufficio anagrafe del comune venne fatta una proiezione demografica sull’invecchiamento della popolazione locale tenendo anche conto della trasformazione in atto dei nuclei familiari. Si incaricò allora l’architetto Zeno Rotta per la stesura di un progetto di massima che doveva prevedere la ristruttu-razione e l’ampliamento in loco per un totale di circa 40 posti letto.Nel frattempo, per venire incontro alle esigenze immediate, si diede corso al piccolo ampliamento della vecchia struttu-ra con la costruzione della nuova sala per mensa e diurno.L’Amministrazione Comunale successiva dopo una analisi più approfondita della situazione e confortata da una ricer-ca scientifica fatta dal dott. Dani, scelse la strada di una nuova edificazione per la seguenti motivazioni: - l’area a disposizione in via Pontaron era troppo piccola, poco più di 2000 mq; - la vecchia costruzione era stata fatta in economia, con mattoni di calcestruzzo e doveva essere completamente abbattuta, anche per il fatto che la parte dove abitavano le suore era praticamente senza fondamenta; - C’era la necessità di sistemare, durante i lavori, i 27 ospiti presenti in quel momento presso altre strutture; - L’area pur essendo in una posizione favorevole dal punto di vista panoramico, presentava notevoli carenze dal punto di vista logistico e dei servizi ( pensiamo solo alla difficoltà di parcheggio per i famigliari, alla difficoltà di de-ambulazione per gli ospiti su di un terreno scosceso, ecc)

1985-1999 cap 1.1 La storia pubblica

della Casa di Riposo di via Matteotti

Pietro Sambugaro Sindaco del Comune di Sommacampagna dal 1980 al 1995

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rate.Venne allora stesa una convenzione tra Comune e Casa di Riposo che prevedeva, dopo stima giurata sul valore degli immobili, il passaggio al comune dell’area e del fabbricato siti in via Pontaron, con l’obbligo di non alienazione e con il vincolo perpetuo di destinazione dell’immobile ad attività sociali; in cambio il comune cedeva i circa 5000 mq di via Matteotti riconoscendo all’Ente Pubblico Casa di Riposo un conguaglio di 700 milioni e contribuendo al pagamento di un mutuo contratto per la costruzione dell’edificio di via Matteotti per un totale di 800 milioni da pagarsi in 10 anni.Il progetto iniziale della nuova Casa di Riposo era previsto per 41 posti letto, perché erano sufficienti per sopperire alle previste necessità momentanee.In sede di discussione del progetto in Regione, la stessa, in base alla pianificazione programmata ed adducendo che una moderna Casa di Riposo per una razionale gestione dei servizi doveva avere minimo 66 posti letto, ci fece adeguare il progetto ai 66 posti richiesti, condizionando il contributo a fondo perduto di 1.950 milioni, che ci era stato assegnato, all’accettazione di queste condizioni.La comunicazione definitiva del contributo avvenne con specifica lettera della Regione Veneto in data 28/11/1995.Non vi sto a raccontare poi tutte le altre peripezie e dif-ficoltà che si sono via via presentate, in alcuni casi veri e propri “macigni” messi appositamente per intralciare il cammino, ma la determinazione e la lungimiranza alla fine hanno prevalso ed ora la nostra Comunità può godere di un prestigioso servizio, di alta qualità, rivolto ai nostri anziani. Nel contempo può attraverso i progetti in corso di realizza-zione e quelli programmati, guardare al futuro con fiducia e con un pò di orgoglio per i traguardi raggiunti e per quelli programmati.

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vamente legati, non era più adatta a fornire un’assistenza di qualità agli anziani ospiti, ed inoltre, come ci era stato preannunciato dai NAS, la stessa sarebbe stata di lì a poco a chiusa da parte delle Autorità Sanitarie, in quanto non più rispondente ai nuovi requisiti di legge. Oltre che dal sottoscritto, quel Consiglio di Amministrazione risultava composto dai consiglieri Giorgio Carletti, Cesarino Corradi, dott. Livio Libardi, dott Fabrizio Montagna e Franca Pedrini, a cui deve andare la riconoscenza mia personale e della nostra Comunità, per aver guardato con senso di uma-nità al bisogno dei più deboli e per averlo affrontato con coerenza e determinazione, oltre che con grande coraggio.Un ruolo determinante nella realizzazione della nuova Casa di Riposo va qui riconosciuto al compianto Don Dario Mo-randini, che era nel frattempo diventato Parroco di Som-macampagna, il quale, con la fede e l’umiltà che lo distin-guevano, ha posto fin da subito il progetto nelle mani della Provvidenza, per farlo diventare espressione della carità cristiana e del senso di fratellanza all’interno della Comuni-tà. Non ricordo un passaggio della costruzione della nuova Casa di Riposo in cui Don Dario non ci abbia invitati a cele-brazioni di preghiera o di ringraziamento, con l’invito a star sempre sereni e a guardare con fiducia alla Provvidenza. Altra figura fondamentale per la realizzazione della nuova struttura socio-sanitaria è stata quella del Segretario e Di-rettore dell’Ente, Rag. Walter Perina che, con la sua com-petenza nel disbrigo delle pratiche burocratiche e le sue introduzioni nel mondo amministrativo, ha curato i rapporti con la Regione per l’integrale rielaborazione dell’originario progetto, fino a vederlo finanziato ed accreditato come uno dei più avanzati interventi di Residenza Sanitaria Assistita all’interno del territorio regionale stesso.Per quanto riguarda la parte politica, do atto al sindaco Pie-tro Sambugaro, ma soprattutto a mio figlio Gianluca, che gli è subentrato, di aver creduto nella lungimiranza dell’o-pera fin dal suo inizio e di aver saputo battere i pugni sul

Ho ricoperto l’incarico di presidente della Casa di Riposo “G.A. Campostrini” nel periodo compreso

tra il 1987 ed il 1999, e più precisamente in quell’arco di tempo in cui, tra un mare di polemiche, l’idea di costruire una nuova struttura per gli anziani del nostro territorio è fa-ticosamente passata dallo sterile mondo delle chiacchiere alla più concreta fase realizzativa.Un primo progetto dell’opera, finalizzato all’ottenimento di eventuali contributi nazionali e regionali, era già stato commissionato dall’assessore ai servizi sociali del nostro comune, il Sig. Francesco Bertolaso che, al termine del quinquennio amministrativo ‘80/’85 lo aveva trasmesso al suo successore, il Dott. Ezio Recchia, perché ne prose-guisse l’approfondimento. Nonostante la buona volontà dei predetti assessori, l’idea di realizzare la nuova Casa di Riposo dovette essere tuttavia abbandonata, poiché parte dell’Amministrazione Comunale in carica si era allora oppo-sta all’intervento, rendendosi interprete di una forte ostilità emersa nell’ambito parrocchiale di Sommacampagna, oltre che tra la maggior parte dei residenti dello stesso capoluo-go, che in quel periodo lamentavano, in maniera forse stru-mentale, l’eccessiva vicinanza del nuovo edificio al cimitero e l’eccessivo dimensionamento della struttura rispetto a quello che, con scarsa lungimiranza, veniva allora ritenuto l’effettivo bisogno del territorio comunale.La fortuna ha voluto che nei primi anni ‘90, durante il pe-riodo in cui il sottoscritto svolgeva le funzioni di presidente della Casa di Riposo, entrasse a far parte del Consiglio di Amministrazione della “G. A. Campostrini” un gruppo di persone di grande sensibilità umana e sociale, che animato da un disinteressato senso di servizio per la comunità, ha trovato il coraggio di porsi al di sopra di ogni polemica e di ogni strumentalizzazione, per rendersi semplicemente interprete di un bisogno che era ormai diventato ineludibi-le: dopo quasi cinquant’anni di onorato servizio, la vecchia Casa di Riposo di via Pontaron, cui eravamo tutti affetti-

Guido Mengalli Presidente della Casa di Riposo dal 1987 al 1999

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tavolo quando è stato il momento di difenderla dalle stru-mentalizzazioni e dalle cattiverie da più parti alimentate. Agli stessi riconosco inoltre di aver puntualmente onorato le convenzioni e gli accordi patrimoniali sottoscritti con la Casa di Riposo, senza i quali, va riconosciuto con franchez-za, non si sarebbe potuto far fronte alle ingentissime spese necessarie alla edificazione della struttura ed al suo iniziale funzionamento. Ricordo a questo punto che la nuova Casa di Riposo è stata realizzata nel pieno rispetto dei tempi e dei modi concor-dati con gli Organi Regionali, per cui, dalla posa della pri-ma pietra, avvenuta il primo ottobre 1997, fino al momento della consegna dell’edificio, effettuata il trenta maggio 1999, sono trascorsi esattamente i 560 giorni inizialmente previsti. Per un costo complessivo di circa otto miliardi e mezzo delle vecchie lire, il tutto è stato portato a compi-mento senza che si verificassero i classici aumenti di spesa in corso d’opera. Anzi, alla fine dell’intervento, grazie al ri-basso d’asta dell’11,80% effettuato dalla ditta costruttrice, abbiamo avuto l’insperata sorpresa di trovare nelle casse dell’Ente i soldi occorrenti per l’acquisto degli arredi di tutti i piani dell’edificio, oltre che della cucina e della lavande-ria. Le difficoltà tecniche e burocratiche emerse in corso di realizzazione della struttura sono state superate con senso di responsabilità e spirito di squadra da parte di tutti com-ponenti del Consiglio di Amministrazione in carica. Ancor oggi ricordo la gioia ed il senso di liberazione che ci han-no pervasi il giorno in cui gli Ispettori inviati dalla Regione Veneto, dopo aver firmato il certificato di collaudo, si sono sentiti in dovere di congratularsi con noi e di esprimerci il loro compiacimento per il lavoro svolto.Va qui rivolto un pensiero riconoscente anche alle Suore, al Personale Dipendente della struttura, con particolare men-zione per le prime due coordinatrici, Renata Perina e Mar-tina Caliari, oltre che ai preziosissimi volontari dell’epoca,

che hanno tutti fattivamente e generosamente concorso a superare le molte difficoltà di quel momento, specialmente di quelle emerse nel corso del trasferimento degli anziani ospiti dalla vecchia alla nuova struttura, nonché di quelle conseguenti all’informativa da parte della Regione Vene-to che, proprio in quei giorni, ci comunicava l’impossibilità di garantire le rette con le quali far fronte all’ampliamento dell’organico e alla gestione della nuova struttura, frattanto attivata a pieno regime. Purtroppo, le logiche spesso contorte della politica hanno voluto che, pochissimi mesi dopo l’attivazione della nuova Casa di Riposo, tutto il Consiglio di Amministrazione in ca-rica, compresi il sottoscritto ed il Segretario-Direttore, ve-nissero “gentilmente invitati” ad abbandonare il loro posto e nessuno fosse confermato in carica. Tutto ciò, in un’ottica che ancor oggi considero incomprensibile e un tantino umi-liante, di opportunità e di trasparenza amministrativa. Non nascondo la profonda amarezza di quel momento, special-mente in considerazione del fatto che tale dispiacere mi veniva inferto da una politica dimostratasi, fino a quel mo-mento, e salvo rare eccezioni, distratta e poco interessata alle difficoltà della Casa di Riposo.Oggi, comunque, conservo di quella decennale espe-rienza un ricordo entusiasmante, che definirei persino fondamentale nel bilancio della mia vita, e mi dà serenità il pensiero di aver concorso alla realizzazione di un’opera che, ne sono certo, rimarrà a lungo significativa per la nostra Comunità. Se mi è infine permesso di trovare una morale in questa lunga ed impegnativa esperienza, credo di doverla indivi-duare nella necessità che tutte le opere di rilevanza socia-le trovino nei Cittadini, più che nella politica, i primi e più convinti sostenitori, a tal punto da diventarne essi stessi l’anima vitale, oltre che l’espressione più autentica di una solidarietà e di una fratellanza vissuta come valore condi-viso. Per lo stesso motivo ritengo che debba essere compiuto ogni sforzo affinché la nuova struttura di cui la comunità si è dotata non debba mai diventare una semplice “istituzione di servizio”, o “un luogo di professionalità fredde”, ma conservi invece quelle ca-ratteristiche che ne avevano accompagnato l’origine di via Pontaron, ovvero, una attenzione al prossimo fatta di tanta qualità, ma anche di tanta sensibilità, pazienza ed umanità.Dalla politica, invece, mi permetto di sperare che la nuova RSA non abbia mai a diventare il luogo delle affermazioni personali o dell’esercizio del potere, ma continui a rappre-sentare un contesto nel quale, persone innamorate della loro Gente, si impegnano con passione per vedere affermati i principi del rispetto umano e della dignità sociale, oltre che i valori evangelici della Carità e della Pietà Cristiana, a cui ci invitavano con fermezza gli stessi fondatori della “G.A. Campostrini”.

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senza la cui instancabile azione ed il cui prezioso contributo non sarebbe stato possibile, credo, realizzare l’opera per quello che essa è oggi. Altre figure che ricordo con simpatia sono quelle dei ge-ometri di cantiere Sandro Presante dell’impresa Chiodi e Valter Cordioli dell’impresa Bonizzato, precisi ed attenti co-ordinatori sul campo di tutte le aziende che hanno lavorato alla costruzione della Casa.

L’opera fu ultimata il 13 luglio 1999, entro il tempo pre-visto e senza maggiori spese rispetto a quelle preventivate. Il mio rapporto con la Casa è poi continuato in questi ultimi anni con la realizzazione, entro gli spazi già costruiti, del Centro Diurno ed il potenziamento delle cucine, e continua anche oggi con la parziale copertura del vallo, l’allargamen-to del giardino interno e lo studio svolto con l’arch. Massi-mo Fornalè per il nuovo Diurno e le residenze protette.Non posso quindi che ringraziare, a più di venti anni dal mio coinvolgimento con la Casa Campostrini, la sua attua-le presidente signora Franca Pedrini con il direttore Tomas Chiaramonte, per la grande fiducia sempre accordatami e per il clima di fattiva collaborazione instaurato, che ha reso e rende il lavoro più fruttuoso e ricco di soddisfazione.

L’inizio del mio coinvolgimento nella vicenda della co-struzione della nuova Casa di Riposo risale alla fine de-

gli anni ’80, quando, sollecitato dal mio amico Francesco Bertolaso, allora giovane assessore ai Servizi Sociali nella Giunta con Pietro Sambugaro sindaco, cominciai a tratteg-giare insieme all’amico architetto Paolo Rossettini quella che sarà l’idea base del progetto definitivo.È di quell’epoca il plastico che realizzammo e che dovrebbe ancora essere conservato in qualche magazzino del Comu-ne. Ricordo di allora la grande passione con cui mi accinge-vo a progettare l’opera per me più importante che, fino ad allora, mi fosse stata commissionata. Passione che senz’al-tro mi accomunava a quella del Sindaco e dell’Assessore già citati, oltre che della sig.ra Elsa Cosma Vianello allora credo incaricata di occuparsi delle problematiche degli an-ziani. Numerosi furono allora gli incontri sia per conoscere esperienze e strutture significative, che per chiarirci le idee su ciò che si voleva andare a costruire.È solo con gli anni ‘90 che però si concretizza la possibilità di realizzare il progetto passando alla fase esecutiva. L’ap-provazione del progetto è della fine del 1994 e l’inizio dei lavori della fine del 1997. E qui devo ricordare con grande simpatia ed affetto il Presidente della Casa Guido Mengalli,

Ing. Francesco Franceschini Progettista e direttore lavori

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1999-2004 cap 1.2 / La storia pubblica

della Casa di Riposo di via Matteotti

tutti come un’opera di grandissima rilevanza sociale, testi-monianza viva della nostra capacità di “farsi prossimo” e di andare incontro alla necessità delle Persone.Non nascondo che le “battaglie” di quel tempo hanno avuto per me un costo particolarmente elevato, che ho pagato sia in termini di rapporti personali che di mediazione politica. Oggi, comunque, anche per indole personale, ho davvero dimenticato tutte le amarezze di quei momenti e mi sco-pro contento nell’osservare che la nuova Casa di Riposo è davvero diventata quel luogo di promozione della dignità umana, cui tutti, in fondo, sia pure da punti di vista diversi, aspiravamo.

A quanti avranno in futuro il privilegio di prestare la loro attività all’interno della “G.A. Campostrini”, auguro la ca-pacità di saper leggere con largo anticipo i segni dei tempi, per fare in modo che la struttura sia sempre in grado di far fronte ai rinnovati bisogni degli Anziani e delle loro Fami-glie, senza peraltro smarrire il filo conduttore suggeritoci dallo stesso Ispiratore del messaggio evangelico, per la cui Provvidenza, io credo, la Casa di Riposo è stata allora edi-ficata e oggi vive.

Tra le opere che sono state realizzate durante il mio mandato di sindaco, credo che la nuova Casa

di Riposo “G.A. Campostrini” sia quella che maggior-mente esprime la mia idea di Comunità Solidale.

Va subito riconosciuto che i meriti di una così lungimirante realizzazione sono da attribuirsi principalmente alle perso-ne che, nel corso degli anni ‘90, costituivano il Consiglio di Amministrazione dell’Ente, ed in particolare a mio pa-dre, che a quei tempi ne era l’appassionato ed infaticabile Presidente. Non va inoltre dimenticato che, all’epoca, parte rilevante della politica si era opposta all’intervento e che la stessa cittadinanza, nonostante i mille tentativi di coinvol-gimento, non aveva manifestato un grande entusiasmo per l’iniziativa e si era anzi smarrita in qualche malignità poco edificante.

In un clima civico scarsamente favorevole, il mio compito di sindaco è stato pertanto quello di difendere l’iniziativa dalle polemiche e dalle strumentalizzazioni ovunque alimentate, per arrivare alla faticosa approvazione degli atti necessari all’ottenimento di quel risultato che oggi è sotto gli occhi di

Gianluca Mengalli Sindaco di Sommacampagna dal 1995 al 2004

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za adeguata .Oltre agli aspetti organizzativi, che sicuramente sono stati impegnativi, ricordo con piacere l’esperienza vissuta dal punto di vista umano: il contatto con le persone, con gli ospiti, con i parenti, con le realtà diverse, con la sofferenza sono sempre momenti di crescita interiore.I ricordi di storie vissute, di problemi antichi mi hanno dato la possibilità di percepire sensibilità diverse, modi e metodi di affrontare le varie situazioni complesse che si trovano sulla strada della nostra vita.Vedere la serenità di un ospite che si trova a suo agio nella struttura, un sorriso di sollievo in un parente impossibili-tato a seguire il congiunto a casa, la soluzione di piccoli e grandi problemi della vita comunitaria hanno ripagato della fatica e delle difficoltà che l’impegno di presidente spesso richiede.

Colgo l’occasione per ringraziare tutte le persone che han-no lavorato con me in quegli anni e formulo un augurio di buon proseguimento a coloro che a vario titolo si stanno impegnando e si impegneranno in futuro nella complessa struttura della Casa di Riposo.

Sono stata presidente della Casa di Riposo dall’ottobre 1999 al settembre 2004, proprio nel momento di tra-

sferimento dalla struttura di via Pontaron alla nuova di via Matteotti .Tantissimi i problemi da risolvere: da una realtà piccola a “conduzione familiare”, ne stava nascendo una più grande, con caratteristiche e connotazioni sicuramente diverse.A far da cornice alla nuova riorganizzazione c’era l’aspetto economico, pesante come un macigno de-rivante dal fatto che la Regione Veneto pur avendo finanziato la struttura per 66 posti continuava ad ac-creditarne solamente 25. Quanti consigli di amministrazione sono stati fatti, quante riunioni per cercare di trovare soluzioni, metodi, strategie per poter proporre una retta accessibile alla portata degli anziani che richiedevano assistenza sempre più di stampo medico/ infermieristica…L’impegno di tutto il consiglio di amministrazione è sempre stato proteso al mantenimento di una retta accessibile alla portata dei richiedenti, pur cercando di mantenere un ser-vizio adeguato.Anche il personale tutto si è impegnato a far sì che la strut-tura potesse offrire un servizio decoroso e secondo le ri-chieste dell’utenza. A fine mandato è stato avviato anche il servizio diurno che vista la novità è partito inizialmente un pò in sordina, ma poi ha avuto successivamente un’affluen-

Cristina Ceriani Presidente della Casa di Riposo dal 1999 al 2004

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Dott.ssa AnnaMaria Belligoli Medico convenzionato Ulss22 in struttura dal 1999

Sorrido fra me ricordando le lacrime di Bruno di 105 anni che alla festa del suo compleanno cercava di suonare il violino.Mi giunge ancora all’orecchio la voce argentina da sopra-no di Emma che in corridoio cantava “O bella ciao. Bella ciao….”Rivedo la compostezza e la dignità di quelle mamme che già si preparavano ad affrontare la propria morte ed invece erano costrette a sopportare quella dei propri figli.Era bello ascoltare Carolina di 103 anni che, quando le chie-devo come stava, con aria serena mi intonava una vecchia cantilena “Più de veci no se diventa….”Rivedo oggi come allora quegli occhi persi, dove le funzio-ni cerebrali sono devastate dalla malattia, che cercano un contatto, che avvertono una presenza, la nostra presenza.Sono vivi in me i visi sofferenti dei parenti dinnanzi alla perdita del congiunto ed il mesto sorriso di chi consapevole dell’inevitabilità dell’evento si consola contento che il tra-passo sia avvenuto dolcemente e serenamente.Mi rallegro pensando alla gioia che si legge nei loro sguardi nei momenti di animazione quando con impegno disegna-no o costruiscono le cose più impensate. In quelle attività traspare dal loro modo di essere la voglia di vivere questa loro vita intensamente e fino all’ultimo istante, ben consci della sua unicità.

Non so se in questi anni ho dato o ricevuto di più; ma una cosa è certa, ho avuto tanto, da Tutti.

Sono seduta alla scrivania, sto riordinando le cartelle cli-niche dei miei pazienti ed ospiti della Casa di Riposo

“G. Campostrini” di Sommacampagna, dalla finestra aperta giungono voci concitate, mi affaccio, sono gli operai che stanno iniziando i lavori di ampliamento della casa, sorrido con soddisfazione.

Sono trascorsi dieci anni da quel giorno in cui, un po’ in sordina, sono entrata in questa casa con l’in-carico della Ussl di assistere gli ospiti ivi residenti. Avevo una buona esperienza sia della medicina ospedaliera che del territorio, ma qui l’incarico andava oltre la funzione di medico. Ho dimenticato le difficoltà iniziali, ma ho ben presente lo sforzo e la tenacia profusa nell’affinare la mia esperienza e nell’approfondire le varie tematiche. Via via che il tempo passava, grazie alla collaborazione ed allo sforzo di tutti, i primi risultati non tardarono a venire: l’in-cremento dei letti convenzionati, la Guardia Medica all’in-terno della struttura, l’Infermiere di notte, tutto contribuiva ad ottimizzare l’assistenza sanitaria.Guardo il prato verde del giardino e quelle palme, che al mio arrivo erano solo timidi cespugli verdi, oggi già assumono aspetto di alberi robusti e forti e mi affiora alla memoria un susseguirsi di ricordi sempre più incalzanti.Ricordo Maria che ricoverai in ospedale, non potendolo evitare, e che dopo alcuni giorni mi inviò i suoi parenti per chiedermi di fare qualcosa per farla tornare a casa, perché voleva morire a casa sua e casa sua non era una qualche villetta sparsa nel territorio di Sommacampagna, ma era questa Casa, questa Struttura, eravamo Noi.

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Dott.ssa AnnaMaria Belligoli Medico convenzionato Ulss22 in struttura dal 1999

2004-2009 cap 1.3 / La storia pubblica

della Casa di Riposo di via Matteotti

da struttura che ospitava persone per la maggior parte au-tosufficienti a Casa di Riposo per ospiti di media gravità e a centro di servizi.Alla maggior disponibilità di posti letto, passata da 25 a 66, si è affiancata ben presto la nascita del nuovo servizio di Centro Diurno pensato e progettato in collaborazione con l’assistente sociale del Comune. Sono stati anni non facili per i bilanci della Casa di Riposo che poteva contare sui contributi regionali solo per 25 ospi-ti. In quella fase sono stati fondamentali la determinazione e il coraggio degli amministratori in carica e il prezioso con-tributo del dott. Stefani ed il sostegno dell’amministrazione comunale.Anche infermieri e operatori hanno contribuito, con senso di responsabilità, a gestire, quasi in emergenza, la Casa di Riposo , fino a gennaio 2007, quando, finalmente, la regione ha riconosciuto le rimanenti quote.Ma la struttura che quest’anno compie 10 anni ospita e gestisce anche altri servizi. Quando un gruppo di medici di base, riuniti in associazione, ha chiesto in affitto alcu-ni spazi per poter esercitare in maniera coordinata la loro professione la cdr ha ritenuto di accogliere la richiesta con una convenzione che garantisce una importante presenza sanitaria agli ospiti della Casa di Riposo. Analoga conside-razione è stata fatta per quanto riguarda il servizio di Guar-dia Medica, ora ospitato a fianco degli ambulatori medici.La Casa di Riposo in questi anni ha saputo anche allarga-re i propri orizzonti: oggi prepara, consegna e distribuisce i pasti ai ragazzi delle scuole elementari e medie con un sensibile miglioramento della qualità delle nostre mense scolastiche .È un modo per valorizzare le strutture della Casa di Riposo, mettendole a servizio della comunità.C’è un aspetto della vita della Casa di Riposo che va evi-denziato come indice di generosità della nostra comunità .È la costante presenza di numerosi volontari che portano le loro preziose energie e la loro carica di umanità. Fanno percepire, ai nostri anziani, un’attenzione del mondo ester-no nei loro confronti.

Quando, in una calda domenica di inizio luglio 1999, vie-ne inaugurata la nuova struttura della Casa di Riposo

Campostrini si trasferisce al suo interno un patrimonio so-ciale e assistenziale che appartiene alla storia del nostro paese.

È la storia dell’assistenza agli anziani ospitati nella casa di via Pontaron che ha visto per lungo tempo la presenza delle Suore della Misericordia, il generoso impegno di presidenti e consiglieri e di figure quasi mitiche come la Nilde e la Pie-rina. Ma un servizio socio – assistenziale è adeguato, quan-do, nel tempo, sa intercettare i bisogni della comunità in cui opera e organizzare risposte adeguate, con un costante dinamismo che segue i mutamenti sociali. In questo senso va quindi riconosciuta la lungimiranza degli amministra-tori dell’epoca, sia della Casa di Riposo, che del Comune, nell’aver pensato alla realizzazione di una moderna struttu-ra più ampia e polifunzionale in previsione del fatto che con il tempo sarebbero aumentate le richieste di inserimento in Casa di Riposo ma anche che si sarebbe reso necessario un sistema organico di servizi per gli anziani. Ho seguito per 14 anni come amministratore del Co-mune di Sommacampagna l’evoluzione della nostra Casa di Riposo: dall’anno di inaugurazione della nuo-va struttura al 2004 come assessore ai servizi socia-li e successivamente, dal 2004 al 2009, in qualità di Sindaco.

Sono stati anni in cui la Casa di Riposo ha trasformato la sua organizzazione per poter far fronte alle nuove dimensio-ni e alle nuove esigenze degli ospiti. Servizi e attività socio-assistenziali sono a servizio delle persone e quindi l’aspetto organizzativo deve avere sempre un’anima costituita da una forte attenzione alle persone. Era fondamentale infatti che il nuovo impianto organizzati-vo mettesse sempre al centro l’aspetto umano e le relazioni tra le persone. Ed è questo lo spirito che ho visto animare chi, in questi 15 anni, a vario titolo, ha portato il suo contri-buto alla trasformazione della Casa di Riposo Campostrini

Graziella Manzato Sindaco del Comune di Sommacampagna dal 2004 al 2009

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La festa mensile dei compleanni, la S. Messa del sabato pomeriggio e altre iniziative sono momenti che facilitano la comunicazione e il collegamento con il mondo esterno, si-curamente favorito anche dalla collocazione della struttura Campostrini nella zona centrale del paese.La Casa di Riposo Campostrini è oggi una realtà viva, di-namica, trasparente, aperta alla realtà esterna e, in essa, pienamente inserita.E, mentre gestisce con passione e competenza l’oggi, an-cora una volta guarda avanti pensando al domani ed, in particolare, ad un ampliamento della struttura che vada ad arricchire il ventaglio dei servizi per anziani di cui il nostro comune è dotato.Ringrazio la Presidente Franca Pedrini e l’intero consiglio per il grande lavoro di questi 5 anni.Il loro generoso impegno ha saputo costruire una realtà di cui Sommacampagna può essere orgogliosa.

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nomiche risolutive a favore della Casa di Riposo, portate avanti dai vari C.d.A congiuntamente con gli allora Sindaci presso i Funzionari regionali e gli Assessori ai servizi sociali della Regione Veneto non portarono ad alcun risultato.Solo nel 2007 a seguito una pianificazione regionale dei posti letto assegnati alle singole U.L.S.S., si ottennero fi-nalmente le previste quote regionali, che gradualmente in modo cadenzato vennero trasmesse tramite l’U.L.S.S. nell’arco degli anni successivi.Nel periodo 1999-2007 l’accordo raggiunto con il perso-nale favorito anche dal sindacato, risulta fondamentale per la gestione della casa e l’organizzazione delle attività, riuscendo così a garantire l’essenziale trattamento assi-stenziale pur contenendo la retta alberghiera a carico degli ospiti. Un altro grande aiuto è offerto dal folto gruppo di volontari e dai familiari in supporto alle attività della casa.Al termine dell’anno 2007, quando finalmente si può conta-re sull’introito economico degli ulteriori posti letto, il C.d.A diminuisce il costo della retta alberghiera a carico dell’o-spite, favorisce l’aumento del numero degli operatori ad-detti all’assistenza, l’inserimento notturno dell’infermiere professionale, l’aumento delle ore di presenza delle varie figure professionali quali: psicologo, logopedista, fisiotera-pista e l’inserimento dell’animatrice. Si implementa il ser-vizio amministrativo con l’assunzione di nuovi impiegati e di un segretario direttore per permettere un’organizzazione e un controllo di gestione di qualità che prima non esisteva. Si organizzano corsi di aggiornamento per il personale, convegni rivolti ai familiari, ai volontari e a tutta la cittadi-nanza. Inoltre si ottiene dall’U.L.S.S. la presenza in Casa di Riposo di un secondo medico per l’assistenza agli ospiti, si accoglie la richiesta dalla stessa U.L.S.S di favorire in strut-tura il Servizio di Guardia Medica, garantendo il tal modo la copertura medica anche di notte e nei giorni festivi. In questi ultimi anni si è dovuto investire anche sulla ma-nutenzione ordinaria e straordinaria dello stabile, oltre che degli impianti tecnici in funzione presso lo stesso. Tali in-terventi sono stati possibili anche grazie all’ottenimento di contributi da parte della fondazione Cariverona e da parte della Regione Veneto.Nel corso degli ultimi tre anni sono stati acquistati nuovi letti automatici di ultima generazione e il nucleo azzurro è stato inoltre dotato di testaletto comprese di impianto gas medicale, unico nucleo della struttura che ne era sprovvi-sto. Si è provveduto all’installazione di un impianto solare termico e di un impianto fotovoltaico, i quali permettono e permetteranno di produrre energia pulita oltre che di rispar-miare circa € 20.000,00 all’anno sul costo dell’energia.È stata riorganizzata la cucina per poter far fronte alla ri-chiesta dei pasti a domicilio, dei pasti del Centro Diurno e dei pasti delle mense scolastiche.È stato predisposto un servizio di fisiokinesiterapia che appena ottenuta l’autorizzazione sarà disponibile per tutta

Dieci anni sono trascorsi dal quel 11 luglio 1999, giorno di grande trepidazione, di grande emozione, giorno in

cui si inaugurava finalmente la nuova Casa di Riposo di via Matteotti 3, e il giorno dopo entrava in funzione con tutte le sue attività. Il Consiglio di Amministrazione (C.d.A.) ha ritenuto opportuno ricordare i primi frenetici 10 anni di storia della casa con que-sta semplice ma intensa pubblicazione intessuta di storie, fatti, notizie, testimonianze. Ha ritenuto condividere il ricordo di questi 10 anni con la cittadinanza, con una breve cerimonia in un giorno di festa, con la celebrazione della S. Messa e nella preghiera ringra-ziare per quanto abbiamo potuto realizzare in questi anni, per quanto ci è stato donato. È l’occasione anche per salu-tare e ringraziare il nostro Parroco don Attilio. Dopo 10 anni di intenso apostolato presso la nostra Parrocchia, e presso la Casa di Riposo anche in qualità di componente del Con-siglio di Amministrazione, è stato chiamato dal Vescovo a svolgere il mandato di Parroco presso la Parrocchia “Beato Andrea“ di Peschiera. Accoglieremo don Domenico Gaioni come Cappellano della Casa di Riposo, il nuovo parroco Don Tarcisio Soldà e il sacerdote don Giancarlo Piattelli, nuovo aiuto in parrocchia. A partire da quel 11 luglio 1999 vennero accolti 25 ospiti che già abitavano la casa di via Pontaron. Nella primavera del 2000 già la nuova casa ospitava 66 ospiti.La nuova struttura fu voluta e costruita secondo moderne concezioni per dare sempre più qualità al servizio offerto agli ospiti: la casa di Via Pontaron non rispondeva ai re-quisiti strutturali, organizzativi e assistenziali richiesti dalle normative regionali e nazionali per la cura delle persone anziane non più autosufficienti. La necessità di una nuova costruzione oltre che dettata da un reale bisogno struttu-rale, si poneva in linea con un’indagine conoscitiva che fu redatta nel 1986 dal dott. Dani, incaricato dal Comune di Sommacampagna sui servizi da predisporre nel futuro a favore della popolazione anziana del territorio di Somma-campagna. La ferma volontà, la caparbietà, la lungimiranza dell’allora Presidente della Casa di Riposo Guido Mengalli e del Sindaco pro tempore del Comune di Sommacampagna Pietro Sambugaro, furono risolutive per stabilire la decisio-ne politica per l’edificazione di questa nuova Casa. Le difficoltà non mancarono: nella definizione del progetto, per il luogo di ubicazione, per la ricerca dei finanziamenti, ma nonostante tutto a luglio 1999 la nuova Casa iniziava la propria attività.I problemi non erano terminati. La Regione Veneto non rico-nosceva le quote sanitarie relative ai nuovi 41 posti letto, che imposti nella progettazione da parametri regionali, si riteneva aspettassero di diritto. Il C.d.A, si trovava quindi a dover far fronte ad una grande sofferenza economica nella gestione della casa. I solleciti, gli incontri, per la definizione di proposte eco-

Franca Pedrini Presidente della Casa di Riposo

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ne e di ciò si è grati. Si è ritenuto opportuno per aiutare i Sacerdoti nel servizio svolto presso la Casa, richiedere alla Curia Vescovile la presenza di un Cappellano. Tale richiesta è stata esaudita e avremo qui con noi prossimamente Don Domenico Gaioni che si ringrazia per la sua disponibilità.La storia di questi dieci anni che sinteticamente ho descrit-to, non è esaustiva ma è certamente completata da ogni persona che ha donato il proprio contributo scrivendo la propria esperienza vissuta per e in questa casa, e ad ognu-no va il mio sentito grazie.Ma ancora, la storia della Casa è stata definita in que-sti dieci anni dalle storie di vita degli ospiti che l’hanno abitata, dai loro familiari. Ogni persona anche se malata, demente, carica di problemi, di aspettative, è portatrice di storie intensamente vissute che spesso sono attraversate da sofferenze ma anche da ricordi di scelte importanti e di spazi di vita felici. E per ogni ospite e per ogni familiare si potrebbero raccogliere queste storie e scriverne tanti libri.Inoltre hanno contribuito alla costruzione della storia della casa:- Il Personale: con responsabilità ha saputo cogliere e gesti-re i vari passaggi da struttura familiare-piccola a struttura nuova, molto più grande quasi aziendale con tutti i proble-mi che la caratterizzano compresi i nuovi servizi del Cen-tro Diurno, di adeguamento della cucina, della lavanderia, della squadra di pulizie, del servizio amministrativo; sotto la guida attenta e decisa dei vari segretari direttori che si sono avvicendati. - I Volontari: da sempre impegnati nella casa di Via Pon-taron, hanno continuato sempre più numerosi a garantire il loro contributo presso la nuova struttura nelle molteplici attività della casa.- Il Comitato familiari: interagendo con l’Amministrazione ha favorito il bene degli ospiti- I nostri Sacerdoti, gli Accoliti, i Ministri della Comunione: con la loro significativa presenza nelle celebrazioni religio-se e a sostegno spirituale degli ospiti.- I Gruppi di Giovani, Ragazzi, Bambini, i Cori di Adulti: presenti nelle varie celebrazioni religiose e negli intratte-nimenti ricreativi e di animazione.- I Bambini delle scuola Materna Statale: tramite le loro Insegnanti, hanno regalato momenti di serenità ai Nonni della Casa di Riposo.- Il Sindacato: nel proprio ruolo ha saputo mediare per il buon andamento della casa e ha sostenuto a livello regio-nale la risoluzione delle quote sanitarie.- Le varie forze politiche: hanno condiviso le problematiche della casa e che hanno contribuito a risolverle. - Le Amministrazioni della Casa di Riposo e le Amministra-zioni Comunali: insieme in questi anni hanno lavorato, col-laborato, e creduto in questo grande servizio. Insieme han-no mediato con Enti superiori U.L.S.S. e Regione ottenendo risultati evidenti.

la popolazione. Dal 2004 funziona il Centro Diurno “Villa S.Giuseppe”, un servizio che già aveva voluto il precedente C.d.A, e che, partito in sordina, ora funziona a pieno regi-me. Si è sempre più convinti della bontà del servizio che il Centro Diurno offre, in quanto garantisce la possibilità alla persona anziana parzialmente autosufficiente di rimanere presso la propria casa o la propria famiglia il più a lungo possibile, fornendo quel sostegno necessario per essere accudita durante il giorno oltre che il trasporto da casa al Centro Diurno, allontanando così sempre di più l’evento in-serimento in Casa di Riposo. Vorrei ora porre l’attenzione su un aspetto che sempre di più contraddistingue la realtà Casa di Riposo. Quando nel 1995 cominciai ad occuparmi del servizio Casa di Riposo, gli ospiti che abitavano la casa erano per lo più persone che vivevano sole, spesso senza legami parentali, con disagi sociali importanti, quasi tutte parzialmente autosufficienti.Ora la persona che abbisogna del servizio Casa di Riposo è persona non autosufficiente, spesso malata, demente, con familiari che sono stremati da una gestione domicilia-re faticosa e che scelgono l’inserimento in Casa di Riposo come ultima ratio. Oppure è persona sola, malata che vive con grossi disagi sociali o psicologici. La Casa di Riposo in questi frangenti assume un ruolo rilevante in quanto deve saper accogliere, saper assistere, saper prendersi cura dell’ospite, ma anche accompagnare il familiare nella difficile scelta di inserimento del congiunto in struttura, os-sia durante la permanenza ed anche quando il proprio caro passa a miglior vita. Questo delicato sistema di attenzioni e cura, è assicurato dalla preparazione e dall’aggiornamento costante del personale addetto all’assistenza e di tutte le figure professionali presenti in struttura. Una considerazione particolare va posta anche all’assisten-za spirituale agli ospiti e di riflesso per chi a vario titolo vive la casa. È certamente stata garantita in questi anni dai nostri Sacerdoti, dagli Accoliti, dai Ministri della Comunio-

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na degli indicatori di qualità individuati. Alla luce del com-plesso lavoro di cui al paragrafo che precede si è giunti, ol-tre che alla individuazione di specifici processi organizzativi per il cambiamento anche alla razionale individuazione dei servizi interni da convenzionare a strutture esterne.[...]Oltre ad una serie di vantaggi gestionali ricadenti sulla qualità della cura dei residenti il Centro Servizi nonché sulla sostenibilità del sistema organizzativo, i cambiamenti sopra evidenziati potranno costituire, negli anni, anche un vantaggio economico. Per quanto concerne l’attività inerente alla contrattazione decentrata nel corso del 2008 si è addivenuti ad un ap-profondita e precisa revisione della parte costitutiva del fondo del trattamento accessorio, come peraltro richiesto dal recente D.L. 112/2008 “c.d. Decreto Brunetta”. Questo lavoro, eseguito nel costante confronto con i rappresentan-ti sindacali territoriali, ha portato all’elaborazione di una proposta triennale (anno 2007/2008/2009) con l’intento di conseguire l’obiettivo di predeterminare le somme spettan-ti ai lavoratori rispetto alla loro erogazione, offrendo così maggiori certezze sul loro futuro trattamento economico. Sembra opportuno, inoltre, sottolineare l’attivazione a co-sto zero di un sito internet dedicato alla Casa di Riposo che fornisce un’ampia gamma di servizi rivolti alla massima trasparenza gestionale, nonché alla semplificazione delle

Di seguito di riporta un estratto della relazione mora-le al bilancio di previsione 2009.

A seguito della deliberazione G.R. n.1887 del 13 giugno 2006 e del conseguente Decreto attuativo del Dirigente Regionale dei Servizi Sociali n.172 del 28 giugno 2006 con il quale sono state riconosciute alla Casa di Riposo “G.A. Campostrini” di Sommacampagna n. 38 nuove quote per prestazioni di rilievo sanitario, il bilancio dell’anno 2009 registra uno stanziamento di entrata per contributo regio-nale relativo a quote di rilievo sanitario riconosciute dalla Regione Veneto (in totale n. 63) pari ad € 1.045.000,00. [...]A tale finanziamento di natura derivata si aggiunge la pre-visione di un’entrata pari ad € 101.500,00 concernente la contribuzione regionale per il funzionamento del Centro Diurno. [...]A seguito del consolidamento dell’aumento dei cespiti di entrata derivanti da finanziamenti regionali, l’Amministra-zione della Casa di Riposo ha ritenuto come l’anno prece-dente, di non operare alcun ritocco alla misura delle rette vigenti dal 2007, comprese quelle concernenti il servizio di Centro Diurno.Si tratta di una scelta basata sulla convinzione che la qualità e la quantità dei servizi offerti dalla struttura sia in grado di mantenere inalterata la potenzialità e capacità ricettiva della Casa di Riposo, idonea ad indurre i potenzia-li fruitori del servizio a rivolgersi, con la stessa continuità registrata nel 2008, alla Casa di Riposo, garantendo in tal modo all’ente, anche in relazione al nuovo sistema regio-nale fondato sulle impegnative di residenzialità e su criteri concorrenziali nella gestione delle strutture residenziali convenzionate, le entrate necessarie che, sommate ad altre concrete iniziative per reperire risorse ed economizzare sul-le spese, consentano di assicurare la gestione in pareggio dell’esercizio 2009. [...] Nel corso del 2008, individuata la necessità di riprogetta-re con realismo organizzativo alcuni processi di offerta del servizio socio sanitario del Centro Servizi, tra cui in partico-lare il servizio di assistenza ed il servizio infermieristico, è stato intrapreso un percorso di analisi dettagliata finalizza-to alla verifica, alla revisione e al miglioramento dei piani di lavoro, delle modalità di cura degli ospiti, nonché del modello di turnazione e di gestione del personale. Il proget-to anzidetto, individuato con l’acronimo Ve.Re.Mi. è stato concordemente scadenzato in quattro fasi realizzative: “fase 1”: raccolta dati e osservazione diretta presso i nuclei; “fase 2”: verifica, alla luce delle risultanze della fase 1 incrociando i dati su malattie, cambi turno, report delle sedute di formazione, segnalazioni di familiari ed ospiti; “fase 3”: individuazione degli indicatori di qualità del servizio; “fase 4”: verifica periodica della realizzazione quotidia-

Dott. Nicola Rinaldi Segretario dal 2005 al 2008 e attualmente consulente C.d.A.Avv. Tomas Chiaramonte Segretario-Direttore della Casa di Riposo

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ni di coordinamento); n.6 addetti al servizio cucina, di cui n.1 con funzioni di coordinamento; n.2 dipendenti addetti ai servizi amministrativi dell’ente; n.1 dipendente in qualità di Segretario Direttore dell’Ente. [...]I servizi di pulizia interna, lavanderia e stireria erano peral-tro già da tempo affidati ad una cooperativa sociale, che distaccava allo scopo n. 4 operatori a tempo pieno.A seguito dell’assunzione a tempo indeterminato a decor-rere dal 1° luglio 2008 di un Istruttore Direttivo incaricato delle funzioni di Segretario Direttore, si è in grado nel corso dell’anno 2009 di assicurare all’interno della Casa di Riposo la presenza continua, assidua e permanente di una figura professionale di alta specializzazione che costituisca punto di riferimento per la soluzione dei problemi amministrativi ed organizzativi, che quotidianamente si manifestano nella struttura e che garantisca il necessario coordinamento e la puntuale direzione delle risorse umane impiegate nei diver-si servizi erogati.In termini percentuali, le entrate derivanti dalle rette a ca-rico degli ospiti della Casa di Riposo e del Centro Diurno rappresentano il 46,59% dell’intero ammontare delle entra-te correnti, mentre la contribuzione regionale rappresenta il 39,55% del medesimo ammontare. Per quanto concerne le spese correnti, il costo del personale e dei collaboratori rappresenta il 69,27% della spesa. I consumi ordinari sono pari al 13,25 % della spesa corrente, gli oneri patrimoniali (ammortamento dei mutui contratti) equivalgono all’6,30% e le spese di amministrazione al 7,10% del totale delle spe-se correnti .

operazioni di ingresso, di richiesta chiarimenti e di presen-tazione reclami. Nel corso dell’anno 2008 è stata inoltre attuata un’impor-tante iniziativa consistente nella realizzazione di un impian-to foto-voltaico della potenza di 19,8 Kw per il quale la Casa di Riposo ha ottenuto il riconoscimento delle agevolazioni governative a seguito di domanda presentata nel corso del 2006. In virtù di tali agevolazioni il bilancio 2009 risente de-gli effetti vantaggiosi di questa iniziativa che comporta un risparmio della spesa complessiva di consumo di energia elettrica pari a circa € 4.000,00 annue ed un’entrata men-sile rapportata alla produzione di energia superiore alle esi-genze interne quantificabile in presunti € 900,00 mensili.Altro intervento diretto a migliorare e valorizzare la strut-tura e le dotazioni della Casa di Riposo, che l’Amministra-zione intende realizzare nel corso del 2009 tramite l’utilizzo dell’avanzo di bilancio 2008, è quello che prevede la co-struzione di tre garages per gli automezzi, di un locale da adibire a magazzino e di una conseguente tettoia a verde che consentirà l’ampliamento del giardino retrostante, li-berando spazio a favore del servizio di Centro Diurno. Tale intervento costituisce il primo stralcio di un ampliamento che coinvolgerà la parte retrostante del lotto di pertinenza della struttura esistente e che porterà alla realizzazione, nei prossimi anni, di alloggi protetti per anziani autosufficienti, di un Centro Diurno Alzheimer, di un Centro Diurno generico a piano terra, di studi medici, nonché di uno spazio adibito a segretariato sociale. [...]Oltre a quanto detto, anche in attuazione dell’art.23 del De-creto Legge n. 185/2008, convertito con legge n.2 del 2009, nel corso del 2009 l’Amministrazione intende realizzare un ampliamento delle zone comuni della Casa di Riposo, inte-ramente finanziato dalla donazione di un soggetto privato, che permetterà di rispondere all’esigenza di maggiore spa-zio manifestatasi negli ultimi anche a causa del progressivo aggravamento dei residenti di strutture socio sanitarie. Si tenga conto inoltre che nella gestione contabile dell’an-no 2009 continueranno a manifestarsi gli effetti dell’affida-mento triennale del servizio di preparazione e distribuzione dei pasti delle mense scolastiche del Comune di Somma-campagna assegnato alla Casa di Riposo con convenzione approvata con deliberazione C.d.A. n.35 del 08/09/2008, nonché l’affidamento del servizio di scodellamento e pulizia con lavaggio piatti e stoviglie presso le scuole del Comune di Sommacampagna. È stato inoltre rinnovato anche il ser-vizio di preparazione dei pasti domiciliari agli anziani del Comune di Sommacampagna.Il personale alle dipendenze della Casa di Riposo è previ-sto in totali n. 44 dipendenti, così ripartito: n. 1 operatore socio-sanitario specializzato, n. 32 operatori addetti all’as-sistenza, tra i quali n.3 incaricati di svolgere funzioni di coordinamento e n. 3 operatori utilizzati presso il Centro Diurno; n. 2 infermieri professionali ( di cui n. 1 con funzio-

SITUAZIONE ENTRATE BILANCIO PREVISIONE 2009

SITUAZIONE SPESE BILANCIO PREVISIONE 2009

RETTE OSPITI CASA DI RIPOSO E CENTRO DIURNO

CONTRIBUTO REGIONALE

ALTRE ENTRATE

SPESA PER PERSONALEE COLLABORATORI

CONSUMI ORDINARI

ONERI PATRIMONIALI

SPESE DI AMMINISTRAZIONE

ALTRE SPESE

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sono tre disperate, oberate ed occupatissime segretarie.

I cambiamenti sono nati e stimolati anche dalla presa vi-sione di altre esperienze, non solo nazionali, ma anche in-ternazionali, attraverso viaggi e scambi culturali con altre realtà europee.Si è cercato sempre di operare in termini di efficacia ed appropriatezza nelle risposte ai bisogni dell’ospite e di continua innovazione organizzativa, gestionale ed operati-va, cercando di approntare strumenti di verifica del lavoro svolto attraverso indicatori di processo e di risultato: è un metodo di lavoro da poco intrapreso ma è una strada obbli-gata dalla quale non si torna indietro.Tutto dovrà seguire un percorso ( fin dall’arrivo ed accoglien-za dell’ospite) definito da protocolli operativi ben definiti.Protocolli definiti e condivisi tra tutte le figure professionali coinvolte nelle specifiche e rispettive competenze.Tutto questo richiede la presenza di figure di coordinamento competenti e motivate.Si cerca e si favorisce una sempre maggiore attenzione e partecipazione dei famigliari alla cura e alle decisioni ( an-che cliniche)che vengono prese riguardo all’ospite.Si è passati da una scheda clinica cartacea molto sintetica, ad una cartella clinica informatizzata e strutturata , chiara , rapidamente consultabile e disponibile per le urgenze e gli invii per consulenze.Le risposte dei referti strumentali e di laboratorio arrivano in tempo reale per e-mail. Si iniziano a predisporre proto-colli di gestione delle principali e più frequenti patologie.Notevole è l’impegno quotidiano con i problemi clinici e re-lazionali di pazienti portatori di pluri-patologie e patologie molto impegnative nella gestione clinica ed infermieristica, spesso non autosufficienti, spesso con demenza di vario grado.

Le sfide future che ci poniamo riguardano l’accompagna-mento e la gestione della terminalità secondo modelli cli-nici ed etici condivisi facendo riferimento alle normative di legge ed ai protocolli della buona pratica clinica.I bisogni e le aspettative dei pazienti e dei loro fami-gliari , la necessità di fornire qualità e continuità delle cure,richiedono da parte dei medici e del personale di assi-stenza sempre più conoscenze e competenze che solo una formazione continua centrata sul lavoro in equipe può ga-rantire. La motivazione e l’entusiasmo per portare avanti questa esperienza iniziata due anni fa nasce da tutto quanto ap-pena detto, ma grande merito e sincera riconoscenza alle persone che durante questo periodo hanno condiviso con umiltà, passione e competenza questo percorso.

Sono appena due anni che opero in questa struttura, ma quante cose sono cambiate!

Questa piccola comunità di vegliardi, per la maggioranza non autosufficienti, è riuscita a creare intorno a sé crescen-te interesse ed attenzioni.

Grande merito a chi ha gestito questa realtà con attenzione e passione, ma anche a tutta la comunità di professionisti che non si sono mai fermati ai risultati raggiunti, ma hanno continuato e continuano a guardare avanti in una continua ricerca per rispondere al meglio ai bisogni del cittadino an-ziano.Dietro a tutto questo c’è anche una cultura ed una etica sociale che vede e sente riconoscenza e rispetto verso la persona anziana.Agli ospiti permanenti si è aggiunto poi il diurno, servizio sempre più apprezzato ed utilizzato. In questo servizio la presenza del medico è richiesta sia in fase di valutazione ed accettazione, ma anche per consulenze cliniche per pro-blemi che spesso richiedono una risposta immediata che solo la presenza del medico in struttura riesce a garantire.

Cambiamenti nel personale di assistenza: infermieri ed operatori anche extracomunitari, la cooperativa che inte-gra i servizi, con evidenti vantaggi ma anche qualche ovvio problema di integrazione e coordinamento ancora non com-pletamente risolto.Quando sono arrivato, in segreteria era presente una sola disperata oberata ed occupatissima segretaria; adesso ci

Moreno Leoncini Medico convenzionato Ulss22 in struttura dal 2007

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Èquipe SIL/SIT Servizio di Integrazione lavorativa e territorale ulss 22

ogni inserimento interviene direttamente sull’organizzazio-ne dell’attività lavorativa all’interno del contesto aziendale. Non si limita, quindi, all’assegnazione di una o più man-sioni ma coinvolge l’intero gruppo di lavoro, la sua orga-nizzazione e gestione, poiché la persona disabile ne entra a far parte in maniera integrante. Non va poi trascurato il fatto che nel corso di queste esperienze di integrazione si debbano affrontare anche momenti particolarmente difficili e delicati nella gestione delle relazioni e delle autonomie delle persone disabili. In queste situazioni la capacità di accoglienza e la potenzialità educativa del contesto d’inse-rimento diventano fondamentali nel determinare la riuscita dell’intervento stesso. L’obiettivo principale diventa, quindi, la realizzazione di una rete di relazioni positive e condivi-se che coinvolga tutti gli ambiti della vita delle persone da integrare – e tra questi l’esperienza lavorativa diventa fon-damentale – in modo da sostenerle e “proteggerle” in un difficile e complesso percorso di autonomia.È in ragione di questi elementi – ma non solo – che è facile affermare quanto la Casa di Riposo “G. Campostrini” sia di-ventata per l’equipe SIL/SIT un solido punto d’appoggio ed un importante collaboratore nelle politiche di integrazione socio-lavorative delle persone disabili.A testimonianza del forte legame di collaborazione e con-divisione sono i diversi percorsi di integrazione sviluppati all’interno della struttura stessa. In particolare, l’esperien-za vissuta con A. rappresenta sicuramente quello che può essere definito un modello di perfetta integrazione socio-lavorativa. Infatti, dopo un viaggio lungo più di 9 anni, ca-ratterizzato da innumerevoli momenti di difficoltà e di crisi ma anche di gioia ed affetto affrontati con piena compe-tenza educativa ed infinito senso di accoglienza, si è giunti al meritato e condiviso traguardo di una presenza stabile, produttiva e pienamente integrata all’interno del personale della Casa di Riposo.L’esperienza di A. non è tuttavia l’unica e sono tuttora attivi altri progetti formativi di collaborazione tra il Servizio Inte-grazione Lavorativa e la Casa di Riposo “G. Campostrini” che la pongono ad esempio nella realizzazione delle poli-tiche di integrazione sul territorio dell’intera ULSS n. 22 e non solo.

L’occasione della celebrazione del decennale della Casa di Riposo di Via Matteotti ci offre, così, l’occasione per ringra-ziare la direzione, il consiglio d’amministrazione e tutto lo staff operativo della struttura per la disponibilità e l’aper-tura sempre dimostrate nei confronti della realtà dell’inte-grazione lavorativa delle persone in situazione di disabilità e le finalità perseguite dall’équipe SIL/SIT. Ci auguriamo, inoltre, di poter perseguire il più a lungo possibile questa collaborazione al fine di realizzare altri percorsi d’integra-zione sociale e lavorativa.

SIL (Servizio Integrazione Lavorativa) fa parte dell’Unità Operativa Complessa Disabiltà dell’Azienda ULSS n.22

di Bussolengo Verona. Dal 1988 il SIL promuove e sostiene l’inserimento al lavoro dei disabili e delle persone svantaggiate, mediando tra le caratteristiche soggettive delle persone e le esigenze del sistema produttivo. L’attività svolta dal Servizio Integrazio-ne Lavorativa rappresenta, quindi, un importante elemento di sviluppo dell’integrazione sociale e lavorativa di persone in situazione di disabilità. L’inserimento lavorativo dei di-sabili è caratterizzato da una precisa finalità: permettere alle persone con un’invalidità civile superiore al 45% di vivere un’esperienza di integrazione e di assunzione di ruo-lo, molte volte preclusa. Allo stesso tempo, però, l’attività di mediazione svolta dal SIL rappresenta un’occasione di inclusione sociale e di realizzazione anche per le aziende e gli enti che con esso collaborano. Ed è proprio la capa-cità collaborativa, unita all’apertura ed alla disponibilità ad accogliere la diversità e la complessità che distingue alcuni contesti d’inserimento rendendoli ciò che nel mondo dell’integrazione socio-lavorativa viene definita “azienda virtuosa”.Nel corso della ormai ventennale esperienza sul territorio dell’ULSS n. 22 (comprendente 37 comuni ed una popola-zione di circa 280000 abitanti) il Servizio Integrazione La-vorativa ha sviluppato diverse forme di intervento e pro-gettualità. Si è inoltre dato vita ad un ulteriore équipe di lavoro, interna al SIL stesso, denominata SIT (Servizio Inte-grazione Territoriale). Il SIT propone l’attivazione di progetti di integrazione socio-lavorativa in contesti lavorativi acco-glienti e di piccole dimensioni per persone le cui disabilità siano tali da non permettere obiettivi occupazionali al fine di favorirne una migliore qualità della vita sociale all’inter-no della propria comunità di appartenenza.Nell’ottica della ricerca di “partner” aziendali e di collabo-ratori nello sviluppo di progetti di integrazione socio-lavo-rativa, la Casa di Riposo “G. Campostrini” rappresenta per il SIL/SIT un importante punto di riferimento e di appoggio nel territorio del Comune di Sommacampagna.La collaborazione tra i due enti dura ormai da quasi 9 anni durante i quali sono state diverse le dimostrazioni di di-sponibilità ad accogliere le proposte di intervento del SIL/SIT e numerosi i momenti di dialogo e confronto sull’anda-mento dei progetti di integrazione socio-lavorativa attivati. Nell’arco di tempo che va dall’inizio del 2001 ad oggi l’e-lemento costante che ha caratterizzato il rapporto tra SIL/SIT e Casa di Riposo è stata la condivisone degli obiettivi di integrazione ed inclusione sia a livello sociale che lavorati-vo delle persone in situazione di disabilità.Può risultare facile pensare che un ente che si propone di accogliere e curare gli anziani sia naturalmente portato a abbracciare anche proposte di questo genere ma, in realtà, non è per nulla scontato. Innanzitutto va considerato come

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Èquipe SIL/SIT Servizio di Integrazione lavorativa e territorale ulss 22

evacuazione degli ospiti e di tutto il personale, nella malau-gurata ipotesi si fossero verificate situazioni che ponevano a rischio l’incolumità dei presenti presso il Centro Diurno.Partito in sordina il 15 marzo, inaugurato il 22 maggio con la partecipazione di tutta la struttura, il consiglio comunale, la cittadinanza e il nastro tagliato da un emozionato Antonio Carletti primo ospite, il Centro Diurno partiva per un percor-so nuovo e in salita. Nei mesi successivi vi era la presenza di un operatrice e di soli quattro ospiti. Non vi era stata in-formazione sufficiente nei confronti della popolazione, ma soprattutto per gli assistenti sociali, che non conoscevano appieno questa realtà e soprattutto i servizi svolti.

Vi era la necessità di attivare un servizio di trasporto, fino a quel punto non considerato. Tra novembre e dicembre dello stesso anno gli ospiti erano 6; nel frattempo era arrivato anche il primo ospite proveniente da Bussolengo.Da qui il via con i trasporti, aiutati dal Segretario diretto-re che credette fin dall’inizio in questo genere di utenza e servizio. L’ automezzo, non del tutto adeguato, una Alfa 33 nera, detta il “Panteron”, era l’unica risorsa del momento, si dovevano effettuare più giri in andata e in ritorno. L’aiuto dei familiari, l’arrivo di un nutrito gruppo di volontari, fece si che in questo frangente i disagi fossero ridotti al minimo.Il gruppo dei volontari, costituita da 7/8 persone organiz-zate in veri e propri turni di lavoro mattino e pomeriggio,

2004: Nasce il Centro Diurno “Villa San Giuseppe”

Nel gennaio 2004, apre i battenti il Centro Diurno, ideato e messo in cantiere durante i 2 anni precedenti

con il completamento del piano seminterrato della Casa di Riposo (che era rimasto al grezzo), per volontà dell’allora consiglio d’amministrazione che aveva opportunamente attivato appositi finanziamenti regionali (sia per la realiz-zazione delle opere murarie che per l’acquisto dell’arreda-mento del centro) ed aveva contratto un mutuo per la quota di spesa non coperta dalla contribuzione della Regione. I lavori ebbero inizio nel dicembre del 2002 e si conclusero nel maggio del 2003. L’allora Segretario Direttore seguì, nella veste di responsabile unico del procedimento, tutte le fasi di progettazione, appalto ed esecuzione dei lavori, che furono poi definitivamente approvati dalla Regione Veneto con la conferma dei contributi promessi.

Durante l’esecuzione dei lavori, il Consiglio di Amministra-zione si dedicò alla elaborazione di un regolamento per disciplinare l’attività del Centro Diurno, che venne appro-vato nell’ottobre del 2003, assieme ad un piano economi-co-finanziario che fornì indicazioni importanti ai fini della quantificazione delle rette di accoglimento giornaliero degli ospiti. Venne anche elaborato un piano di emergenza ed

Martina Caliari Responsabile Centro DiurnoDott. Felice Stefani Segretario Direttore dal 1999 al 2005

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Il modello organizzativo del Centro Diurno è stato impronta-to da subito a criteri di estrema flessibilità sia nell’orario di apertura che durante tutto l’arco della giornata.Il Centro Diurno, denominato “Villa S.Giuseppe”, si confi-gura come un presidio socio assistenziale aperto, inserito nella rete dei servizi rivolti alla persona anziana, in grado di favorire la permanenza a domicilio di persone parzialmente autosufficienti e non.Il servizio si è posto come ausilio e supporto ai familiari nell’assistenza a persone anziane e come punto di riferi-mento stabile per informazione e sostegno.Il Centro Diurno accoglie persone anziane parzialmente autosufficienti e consente alle stesse di trascorrere le ore diurne in un luogo capace di offrire le risposte adeguate alle loro concrete esigenze attraverso la socializzazione, la riattivazione e il mantenimento delle loro capacità moto-rie e cognitive. Nel progetto riabilitativo, resta ovviamente centrale il coinvolgimento della famiglia, che costituisce una preziosa risorsa da sostenere con azioni adeguate, eventualmente anche di tipo psicologico.Vista la tipologia dell’utenza del Centro Diurno, agli ope-ratori viene richiesto un costante aggiornamento, volto all’approfondimento delle tematiche relative alla gestione degli aspetti relazionali nell’ambito del triangolo utente-familiare-operatore.

Tutto questo al fine di aumentare la professionalità degli operatori, attraverso l’uso di strumenti di lettura dei bisogni ed una costante ricerca ed approfondimento delle soluzioni più moderne e all’avanguardia nel trattamento degli ospiti del Centro Diurno.

si è rivelato col tempo una grande risorsa. La loro grande disponibilità ha messo in luce una solidarietà ed una carica di umanità, che ha colpito positivamente non solo gli ope-ratori e gli ospiti, ma anche gli stessi familiari, con i quali si sono affermati sentimenti di fiducia e di sicurezza nel rag-giungimento di un unico obiettivo, il benessere dell’ospite durante il tragitto.Nel febbraio 2006, grazie ad un importante finanziamento giunto dalla Fondazione Cariverona e al contributo di molte associazioni di volontariato del territorio, è stato acquistato un pulmino che ha facilitato il trasporto degli ospiti, uti-lizzato non solo dal Centro Diurno, ma anche della stessa Casa di Riposo. Attualmente gli ospiti iscritti al Centro sono 41, che si ruo-tano con una presenza giornaliera di 19/20 al giorno. La loro provenienza spazia nel territorio nei comuni di Sommacam-pagna, Pescantina,Villafranca, Bussolengo, Dossobuono.Le impegnative regionali sono passate da 4 del 2006 a 20 nel 2008.Dopo un periodo sperimentale, nel 2007, il Centro Diurno ha rinnovato la modalità gestionale potenziando il personale e le risorse investite.

Media presenza ospiti aprile 2007: 13,6- nuovi protocolli d’ingresso- differenziazione competenze (rinnovo modalità gestionale)- rafforzamento canali conoscitivi attraverso il convegno ”al Centro Diurno per...rimanere a casa” e flussi informativi pe-riodici ad assistenti sociali, medici di base, associazioni di volontariato parrocchie e cittadinanza.Media presenza ospiti gennaio 2009: 19,2

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La cucina cresce...

Mi sembra ieri quando con la frase di “incitamento” Sambugaro mi diceva: “stai tranquilla Carlotta, ce la

possiamo fare!”. E io, terrorizzata, chiedevo consigli a de-stra e a manca.....Nel giro di 30 giorni o poco più mi sono vista rovesciare la cucina come un calzino!Eravamo eccitati ma al tempo stesso spaventati per il gran-de cambiamento che si stava avvicinando, per certi versi ci sentivamo inadeguati. Nessuno di noi, al tempo, aveva mai gestito un numero così elevato di pasti!Vedevamo il geometra che con il metro continuava a gira-re in mezzo a quel cumulo di macerie che un tempo era la nostra cucina, parlava e scriveva di misure, di spostare, di allargare, di togliere....E i muratori avanti e indietro con carriole di malta, mattoni, mattonelle e giù muretti per poi allargare con pareti ancora più alte!Fornitori che andavano e venivano proponendo e poi por-tando attrezzature ancora più grandi di quelle che già era-vamo abituati ad utilizzare.E poi gli assessori del comune, Sambugaro assieme a Ca-stagnaro che si destreggiavano in mezzo a quella confusio-ne totale armati di carta e penna consapevoli ormai che il momento di partire con il nuovo servizio era imminente e le somme erano da tirare!E io che continuavo a ripetere: “impossibile che sia pron-ta in tempo”... E invece verso la fine di settembre 2006 la nostra cucina è stata ampliata e modificata per adattarla maggiormente al servizio che offriamo a tutt’oggi!

Il lavoro è notevolmente aumentato; mi sento di dire però che a distanza di tre anni abbiamo ingranato davvero bene! In cucina c’è un bel gruppo di lavoro e una bella armonia e questo ci ha permesso di lavorare bene; e per noi essere passati, per fare un esempio, dal “panare” 70 cotolette a prepararne 600 non che non si noti la differenza (ovviamen-te tempi e carico sono aumentati), ma quando un gruppo di lavoro è consolidato e ha avuto e ha tutt’oggi il riscontro positivo da parte degli utenti che usufruiscono del nostro servizio per noi viene gestito tutto con più semplicità e gra-tificazione.Ovviamente anche noi, non considerandoci dei cyborg, ver-so la fine dell’anno scolastico (aprile/maggio) cominciamo a dare le prime occhiate al calendario... e pensiamo alle nostre ferie!! Carlotta e il gruppo di cucina (Michele Guarnati, Laura Cam-marata, Luigi Martini, Enrico Recchia, Luciana Calpuno, Iri-na Scafaru, Alessandra Crivellaro)

Carlotta Altobello Responsabile servizio cucina

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Ho sentito che in cucinaanche i cuochi hanno la mano

sopraffina...van di fretta inverno-estate

con le diete programmate.Al mattino, di buonora,

ogni tavolo si colora:verde e bianca l’insalata

coi pomodori va in sfilata.La zucchina si vuol truccare...

e la cipolla va a chiamare...mentre intanto,spezzettato,il minestrone si è preparato.Ma che festa..., che allegria!

In cucina c’è magia..!Ogni pentola emette un suonoe un profumo che sa di buono!

Arriva Laura col tegamino..,e prepara un buon budino.

Concentrata, perchè scotta,ecco arriva la Carlotta..,

corre e versa lo spezzatinocon l’aiuto di Valentino.

Fra l’orchestra del pentolamec’è chi affetta del salame:

è Luigi, il cuoco fineche cura e segue le nonnine!

Nel frattempo va Michele,mette al forno pere e mele.

Dolci , morbide,saporitea pranzo e cena son servite.

La cucina, per chi non sa,regala brìo, serenità.

Ogni pietanza con l’amore,acquista sempre più sapore.

Evviva dunque..e GRAZIE ai cuochi,ci vorrebbero dei fuochi..!!?Ma ci basta il cuor sinceroa ringraziarli per davvero.

Riconoscenti alla storiaper un passato di memoria,

vogliamo resti e dia speranza,regali vita ed esultanza...

e scriva in cielo, tra il sereno,un “GRAZIE” immenso nell’arcobaleno!

Noemi Girelli

Ai cuochi

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e felici.

Sono arrivati tanti nuovi colleghi, dopo qualche anno è sta-to attivato anche il Centro Diurno, un servizio molto utile, rivolto soprattutto al mantenimento dell’autonomia nelle persone che ancora riescono in qualche modo ad essere gestite in famiglia.

Si sono susseguite due amministrazioni che si sono pro-digate per il buon andamento e miglioramento dei servizi rivolti agli ospiti anche quando c’erano delle difficoltà eco-nomiche, per il mancato riconoscimento delle quote.Dobbiamo ringraziare un nutrito gruppo di volontari che ci dà una mano in tanti piccoli ma grandi servizi rivolti ai no-stri ospiti.

L’impegno costante e attento di tutti sta portando a degli ottimi risultati di qualità, senza peccare di esagerazione, ricevo tanti complimenti da parte di chi ci chiama per l’ in-serimento in struttura di qualche loro familiare.

Cosa dire? Dalla vecchia Casa di Riposo alla nuova strut-tura c’era un abisso, l’una vissuta, piena di tanti ricordi,

come una grande famiglia , l’altra un sogno e un’incognita.Sono passati ormai dieci anni, sembra ieri, ricordo i forse e i ma… ci si chiedeva come poteva essere la nuova struttura e il dubbio di qualche ospite di non esserci più una volta terminata, per loro era un sogno… forse irraggiungibile.Il Presidente Guido Mengalli era sempre presente, sempre indaffarato, disponibile e attento anche sul cantiere per il controllo nell’avanzamento della nuova struttura.

Dopo lunga attesa, arriva finalmente il tempo del trasferi-mento. Una giornata intensa, tanti lavori da fare e subito, le stanze di due nuclei erano già pronte, mancava un intero reparto, c’erano i letti e gli armadi da smontare per siste-marli nel nucleo mancante, quei letti in cui erano abituati a dormire gli ospiti. Loro, molto disorientati, ma attenti e un pò presi da tut-to quel trambusto, in quanto abituati a una vita tranquilla, come in famiglia solo un pò più numerosa.Una nostra ospite, Maria Sona, teneva in ordine il refetto-rio, aveva sempre in mano la straccetta e la scopa; dovere abbandonare le vecchie abitudini è stato per lei un dramma.È arrivato anche l’11 luglio, la gioia, l’emozione e la novità dell’avvenimento, una festa.La partenza a piedi da via Pontaron, tanta gente, l’inaugu-razione, il taglio del nastro delle nostre 2 centenarie alla presenza del sindaco e delle autorità, ora quello che rac-contavamo agli ospiti era lì davanti a noi, erano emozionati

Renata Perina Impiegata “storica” della Casa di Riposo

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Cesarina Tinelli e Sabina Franchini Responsabili di Nucleo

vizi è stato un pò traumatico, tenendo conto anche che lo spostamento di tutto il materiale dalla vecchia alla nuova struttura aveva creato montagne di scatoloni ed il materiale a volte era introvabile.

Con il tempo questa situazione di confusione è rientrata ed è stato necessario riorganizzare il lavoro. Questa nuova struttura ha dovuto da subito organizzarsi per l’accoglienza di numerosi nuovi ospiti, assumendo nuovo personale e organizzando in modo più tecnico le loro fun-zioni.In questo passaggio il compito dei responsabili è stato im-portante per la stesura dei nuovi protocolli e regolamenti di organizzazione del lavoro degli operatori.Sono stati anni difficili per il mancato conferimento delle quote regionali poiché creavano un aggravio di lavoro sui dipendenti e apprensione per il futuro loro e della Casa di Riposo.Il continuo miglioramento del lavoro ed il grado di orga-nizzazione raggiunto ha dato risultati molto soddisfacenti, caso pratico è stata la visita dei NAS di controllo che ha trovato la struttura in perfetto ordine. Il merito del miglioramento costante di tutta la nostra casa è da attribuire a tutti coloro che la frequentano: un’Ammini-strazione presente, attenta e sensibile; il gruppo di lavoro, i familiari degli ospiti e il prezioso aiuto del numeroso gruppo di volontariato.

A distanza di 10 anni dal trasferimento dalla vecchia alla nuova Casa di Riposo si possono fare alcune considera-

zioni di carattere generale.

La vecchia struttura, pur nella sua piccola ma elegante e familiare costruzione, locata in una vecchia villa, non man-cava di quelle comodità essenziali per la cura delle persone anziane. Il problema più rilevante era il trasferimento degli ospiti tra i due piani; passaggio laborioso che avveniva per mezzo del servo-scale movimentando una sola persona per volta.Il rapporto personale tra gli addetti ai lavori, essendo poche persone, era molto cordiale, familiare e anche di grande amicizia.La presenza di un orto funzionante, seguito dai volontari, era sicuramente un mezzo di sfogo e di visita per i pazienti meno gravi e più autosufficienti.La stessa costruzione, come menzionato prima, dava anche un senso di familiarità agli ospiti che vedevano in essa un ambiente più consono a loro.Altra cosa molto rilevante, anche se forse di secondaria im-portanza, era la disponibilità degli operatori a prestarsi a compiti diversi, come il far da mangiare, stirare, lavar piatti, sempre con un sistema a rotazione che investiva un pò tutti.La nuova struttura era indispensabile per poter accogliere più ospiti, necessità molto sentita nel nostro territorio.La nuova Casa di Riposo è dotata di servizi più moderni, con spazi notevolmente più ampi: sono state costruite sale da pranzo e sale di intrattenimento grandi e luminose. All’inizio l’adeguamento ai ruoli e allo svolgimento dei ser-

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cap 2.1 / La storia privata della Casa di Riposo di via Matteotti

i volontari

Volontari Testimonianze

Si riportano di seguito alcune testimonianze di volon-tari singoli e di gruppi di volontariato impegnati all’in-terno della Casa.

Gruppo Amici dell’ Ammalato e dell’Anziano - Unitalsi

Da tanti anni un gruppo di volontari, appartenenti agli Amici dell’Ammalato e dell’Anziano Unitalsi è stato in-

vitato a rallegrare con chiacchiere canti e piccoli giochi, gli ospiti della nostra Casa di Riposo.È stato per noi bello poter conoscere ad una ad una le varie persone che sono vissute, chi più chi meno, in questa gran-de famiglia. Ognuno presentava e presenta caratteristiche diverse ma sono sempre pronti ad accoglierci.In questo ultimo periodo siamo diventati “quelli della tom-bola di Sommacampagna”. Fedelissimi una volta al mese passiamo un’oretta al Centro Diurno e un’altra volta con gli ospiti del piano superiore.È simpatico notare come nelle vincite (terno quaterna ecc) tutti diventino un pò bambini e non sempre gradiscano il premio assegnato perché vorrebbero quello migliore. Allora facciamo in modo, se possibile, di accontentare tutti.Alcuni di noi sono sempre presenti ai compleanni del mese, altri cercano di far compagnia a chi è più solo.A volte, dopo il nostro servizio, si ritorna a casa più tristi perché vediamo persone peggiorare, altre volte invece si ritorna soddisfatti perché abbiamo donato un sorriso so-prattutto abbiamo donato tanto amore.La nostra presenza è viva anche nelle cerimonie importanti, negli incontri, e in certe scadenze. Come sempre abbiamo imparato che è bello donare ma che è ancora più bello ciò che si impara da tutti i vari “inquilini” di questa casa: c’è in ognuno sofferenza, ma anche saggez-za , coraggio, delle impazienze ma desiderio di vivere per raggiungere le vette più alte della vita.È importante che questo semplice servizio di solidarietà si mantenga vivo e continui nel tempo per rallegrare i nostri anziani.

Elsa Vianello

Sono una volontaria assieme a tante altre persone che si adoperano per alleviare la sofferenza o solitudine in

Casa di Riposo, luogo di serenità e di dolore il tutto accet-tato con tanta fede dagli ospiti e famigliari.A me il compito della recita del Rosario, una volta la setti-mana e a maggio e ottobre tutti i giorni.Il vedere i visi degli Ospiti così contenti per questi momenti di preghiera vissuti non come un peso ma come gioia con-divisa. Al Centro Diurno si va di persona come segno di ami-cizia, anche se gli ospiti dello stesso potrebbero ascoltare il Rosario attraverso un altoparlante quando lo si recita ai piani superiori. Il salutarli chiamandoli per nome, una ca-rezza, un ciao anche a chi putroppo non può vedere ma co-nosce la mia voce è motivo per me e per loro di serenità. Il Signore è buono e vicino a tutti, specialmente a coloro che soffrono. Grazie per questo incarico, dopo che Gemma Castioni l’ha svolto da sempre con tanto amore. Grazie Gemma da tutti noi.

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Volontari Testimonianze

I Volontari del Gruppo Carità di Caselle

Qualche anno fa, come Gruppo Carità di Caselle, abbia-mo risposto con piacere alla richiesta di aiuto rivoltaci

dalla “Nostra Casa di Riposo Campostrini” di Sommacam-pagna.Serviva qualche persona per aiutare gli ospiti non autosuf-ficienti nel momento dei pasti, per pulire i rasoi e, qualcuno per far passare qualche ora, delle loro lunghe giornate, in compagnia.Per il pranzo e la cena nove di noi si alternano quattro volte la settimana, inoltre sempre uno di noi, cura la pulitura e la manutenzione dei rasoi elettrici degli ospiti.Come attività, per la socializzazione, abbiamo pensato al “gioco della tombola” che facciamo il lunedì pomeriggio. Dopo una diffidenza iniziale da parte degli ospiti, è diventa-to un momento molto atteso. I “giocatori” infatti da 10 – 12 sono arrivati a 25 – 30 tra autosufficienti e non autosuffi-cienti. Il gioco della tombola si è rivelato in breve tempo un mezzo molto efficace per conoscerci e creare relazioni con loro.

La nostra presenza è fatta di piccoli gesti: un sorriso, una parola, una passeggiata in giardino; abbiamo capito l’im-portanza di fermarsi ad ascoltare scoprendo quanto deside-rio hanno di raccontarsi.Quante storie, le più diverse – quanta ricchezza e saggez-za sanno ancora trasmettere e ciò che a noi sembrava un “dare” si è rivelato ancora una volta un “ricevere”.Gli anziani cadono spesso nella tristezza, ma basta anche poco per riempirli di gioia.Vorremmo che la nostra esperienza del “dare” fosse vissuta anche da altre persone, per sperimentare la gioia che si prova nel “Donare un po’ del proprio tempo” a coloro che adesso hanno bisogno di noi, ricordandoci che il nostro at-tuale “Vivere meglio” è stato costruito anche da coloro che adesso chiedono a noi come “Segno di Riconoscenza” di non dimenticarci di loro.

Ivana Melchiori

Non è facile condensare in poche righe la personale esperienza che ho vissuto e tuttora vivo a contatto con

la realtà della presenza significativa di tante persone an-ziane.Le vie della provvidenza sono veramente infinite, spesso ritorno con il pensiero al mio primo incontro con Sergio, tutt’ora ospite della Casa, da più di dieci anni. Io ero angosciata per un lutto, Sergio come capita alcune volte agli ospiti nei primi mesi faticava ad inserirsi. È stata simpatia a prima vista. Nei miei ricordi si rincorrono tanti volti dolci, segnati dalle rughe incorniciati dai capelli bianchi. Alcune di queste persone sono ritornate alla Casa del Padre.Basta poco, superato il primo impatto un pò difficile quando non si frequenta spesso la Casa di Riposo (sperando che non venga mai più chiamata “Ricovero”) per sentirsi come in una grande famiglia.Basta poco: un sorriso che tutti possono donare, due paro-le di conforto per sentire il cuore colmo di gratitudine per questa esperienza che ti dà molto di più di quello che tu doni e offri.Significativi sono anche i rapporti, impregnati di simpatia e condivisione di uno stesso cammino, che si instaurano con i famigliari degli ospiti, con le operatrici e con tutte quelle persone e sono tante che con la loro dedizione e disponibili-tà permettono alla nostra Casa e ai suoi inquilini (parole del Versovo mons. Zenti) di migliorare sempre di più.

Lucia e Graziella - Gruppo Missionario

Il gruppo missionario di Sommacampagna iniziò la sua collaborazione con la Casa di Riposo “G. A. Campostrini”

circa vent’anni fa. Inizialmente alcune signore del gruppo coinvolgevano gli ospiti facendo fare piccoli lavoretti da vendere durante la mostra missionaria e si animava una domenica al mese una messa.Con il trasferimento della Casa di Riposo nella nuova sede l’impegno dell’Associazione Missionaria Sommacampagna continuò attraverso l’animazione del gioco della tombola il terzo mercoledì del mese, coinvolgendo anche gli ospiti del Centro Diurno quando iniziò questo nuovo servizio.Ogni mese inoltre l’associazione s’incarica di preparare i regali per il giorno in cui sono festeggiati coloro che com-piono gli anni.In questi anni si sono alternate varie persone del gruppo in questi servizi, ma in tutte è rimasto un bellissimo ricor-do: i sorrisi di ringraziamento per il bel regalo, la risata per la battuta improvvisa, il canto di qualcuno, il proverbio, le chiacchiere prima e dopo la tombola e anche il broncio di chi non vince.Rimane sempre dentro di noi il segno lasciato dagli ospiti

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Volontari Testimonianze

che non ci sono più. Questa esperienza arricchisce tutti co-loro che decidono di dare un pò del proprio tempo per far passare anche solo un’ora serena agli ospiti della Casa di Riposo.

Norma Perazzolo

Da circa otto anni frequento come volontaria la Casa di Riposo, la motivazione precisa che mi ha spinto a fre-

quentarla e dare un pò del mio tempo non saprei definirla.Forse è stato per dare continuità al mio modo di vivere, quando avevo accudito prima i miei genitori e poi mia suo-cera per molti anni; credo che quella sia stata la spinta per intraprendere un cammino verso chi ne aveva bisogno.Nel dare la mia disponibilità, mi venne chiesto se potevo andare ad aiutare il personale nel dar da mangiare , alla sera, a quelle perone sole che non erano in grado di farlo da sole.Questo impegno giornaliero ha coinvolto anche il marito Adelio, il quale quando si avvicina l’ora serale mi ricorda “guarda che è l’ora di andare”. Qualcuno degli ospiti che vado ad imboccare, al termine della cena mi sorride e rin-grazia dolcemente, questo è un regalo giornaliero che mi riempie il cuore, e mi arricchisce più di tanto denaro.Molto spesso di giorno nel portare a passeggio i miei nipo-tini, entro a salutare gli ospiti della Casa, (loro li chiamano nonnini), essi quando vedono i bambini hanno sempre un sorriso radioso che illumina i loro volti segnati dal tempo e dall’infermità, credo che i miei nipotini, pur essendo bambi-ni sappiano capire la dolcezza di quegli sguardi.

Trio per caso

È questo il nome del gruppo musicale formatosi in questi anni presso la Casa di Riposo “G. A. Campostrini”.

Lo scopo di questo gruppo è quello di intrattenere gli ospiti e i parenti nelle occasioni delle varie feste di Compleanno con scadenza mensile.Io, che scrivo, sono Paolo Castioni (EL CASTER), e mi sento di dire anche a nome di Bigi del Coto e Cesare (gli altri due suonatori che con me formano il “TRIO PER CASO”) che la nostra musica ha sempre funzionato.Una cosa funziona quando colui che la riceve, manifesta soddisfazione… allegria e ne riceve a tal punto, da tra-smettere a sua volta la stessa soddisfazione ed allegria a colui che l’ha precedentemente proposta. Per essere chiari: noi suonatori proponiamo le varie can-zoni, ma il nostro divertimento non sta solo nell’eseguirla, sta anche nel vedere i sorrisi e la serenità reciproca che si instaura magicamente con gli ospiti ogni qualvolta parte una canzone. Credo fortemente nella musico-terapia, credo anche nelle persone che mettono a disposizione il loro tempo libero per questi “nostri” anziani. Colgo l’occasione per salutare tutti e ringrazio a nome del TRIO PER CASO i vari festeggiamenti di questi bellissimi 10 anni.Viva la musica!

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cap 2.3 / La storia privata della Casa di Riposo di via Matteotti

i familiari

Familiari Testimonianze

Si riportano di seguito alcune testimonianze di fami-liari di persone che sono state o sono ospiti della Casa.

AMORE SENZA TRAMONTI

Il mio cristoè inchiodato alla croce un’altra volta.

Il mio cristooggi,

ha gli occhi stanchie il viso pallido

come fosse l’ultimo giorno di permanenzasu questa terra.

Il mio cristoè irrequieto

per le troppe spineche gli trafiggono il cuore…

Il mio cristochiede aiuto:

gli darò i miei piedi per camminare…gli darò la mia forza per resistere…

gli darò la mia voce per gridaree le mie braccia per sentirsi a casa…

Il mio cristo…Il mio cristo oggi

ha messo nella valigia l’ultima speranza ,e l’ultima preghiera ,

l’ultima traccia di coraggio e un’infinita capacità di abbandono

indispensabili per un amore senza tramonti.

gabri, 30/04/2001(Aspettando mia madre dalla sala operatoria)

Sono Gabriella Sterzi, figlia di una donna meravigliosa che purtroppo non ha mai potuto godere di ottima salu-

te ma non per questo considerata meno importante di tutte le altre madri.Quando mi chiesero di raccontare la mia esperienza e l’ap-proccio con la Casa di Riposo non esitai ad acconsentire ed ora, mi sento emozionata e onorata di poterlo fare anche se non è facile tradurre su un foglio di carta sentimenti, prese di coscienza, sofferenze e apparenti sconfitte. Lo farò col cuore in mano profondamente coinvolto in quella che per me è stata l’esperienza più importante, sconvolgente, sofferta e accolta nella mia vita…Per farlo, ho bisogno di aprire una parentesi per fare una sintesi di ciò che accadde prima di approdare alla Casa di Riposo.Tutto iniziò nell’attesa, un’attesa che non finiva mai e che mi portava ai pensieri più strani dove incertezza e speranza potevano darsi la mano. La frattura del femore fu per mia madre, già disabile da tanto tempo, un drammatico viaggio pieno di complicazioni e incertezze. Un’operazione andata non tanto bene e la degenerazione graduale del suo stato fisico le procurarono una necrosi alla testa del femore che in seguito, l’avrebbero costretta a vivere per il resto dei suoi giorni su una sedia a rotelle. Ma non fu l’aspetto clinico in se che sconvolse la mia e la sua vita, ma tutto il processo riabilitativo e gli incontri di luoghi e persone non casuali.L’approd o voluto dal cielo, credo, alla R.s.a di Cologna Ve-neta per un programma riabilitativo, fu la prima porta ad aprirsi su un’orizzonte nel quale, mai avrei pensato sarebbe diventato un primo passo verso quello che sarebbe succes-so in seguito. Ci rimase 3 mesi nella speranza di poter tor-nare a casa con le proprie gambe…Ma purtroppo non fu così; la gravità del suo stato femorale interruppe il processo riabilitativo e a malincuore arrivò il verdetto clinico dal quale risultava l’impossibilità di conti-nuare con l’insistenza a voler metterla in piedi a tutti i costi. Arrivò quindi il momento di affrontare la sedia a rotelle e di immaginare il futuro…Per me significava aver perso una battaglia nella quale mi ci ero buttata a capofitto spenden-do tempo, pianti, e notti insonni per salvare e garantire il

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Familiari Testimonianze

massimo alla persona più cara che la vita mi aveva data in prestito. Il tempo vissuto in quella struttura assistita mi ha permesso di incontrare una realtà che non conoscevo e di conoscere persone straordinarie dai pazienti a tutto il per-sonale medico e paramedico, dalle O.T.A. alle cuoche, dal cappellano al portinaio etc. Solo adesso mi rendo conto di quanto bene mi ha voluto il cielo riservandomi una parente-si di vita e che solo in seguito capii quanto era stata prepa-ratoria per approdare ad un’altra spiaggia ovvero, all’ultima spiaggia sulla quale mia madre avrebbe vissuto il resto dei suoi giorni senza mai più tornare a casa.Una sera, rientrando a casa dopo averle fatto visita come ero solita fare tutti i giorni, io fui vittima di un bruttissimo incidente stradale dal quale riportai la frattura del piatto tibiale. Da questo momento in poi ho vissuto le emozioni più drammatiche e più sofferte in quanto la vita mi chiede-va un prezzo molto alto, quello della costrizione a fermarmi (e la frattura ad una gamba era l’unico modo per farlo) e di riflettere. Non sapevo come fare per gestire la vita di mia madre che dal momento che i suoi presupposti riabilitativi erano venuti meno, sarebbe stata dimessa a breve; dovevo quindi trovare una soluzione per garantirle il meglio ed ero consapevole che il meglio nello stato in cui mi trovavo e si trovava, non era certo quello di tornare a casa. Ricordo per-fettamente le notti insonni in ospedale nell’attesa questa volta, del mio intervento e ricordo il pianto versato sulle pagine di una bibbia tascabile che mi ero portata appresso nel tentativo di trovare una risposta a tanti perché e tra questi, ai perché di ancora così tanta sofferenza. Ricordo quanto mi costò aspettare di poter appoggiare il piede pri-ma di tornare a farle visita, e ricordo la tenerezza e la gio-ia di poterla riabbracciare anche se potevo muovermi solo con le stampelle. Ero diventata il suo punto di riferimento e l’unica sicurezza. Purtroppo, la sua malattia precedente, le aveva cancellato quasi completamente la memoria recente (era stata operata da un tumore al cervello) e anche se la maggior parte delle persone la consideravano “persa” dai discordi sconnessi che faceva, per me conservava una dose di saggezza incredibile.Vi chiederete cosa centra la Casa di Riposo con tutta que-sta premessa…Ebbene, vi dico che centra, eccome se cen-tra! Niente succedeva a caso.Si avvicinava il tempo della dimissione dalla riabilitazione e bisognava trovare una sistemazione momentanea ma non avevo alcuna idea e tanto meno nessuna voglia di orientare i pensieri ad una Casa di Riposo. Non avendone mai vista una da vicino avevo solo pregiudizi a riguardo..Non faceva parte della mia cultura e non era nei miei programmi men-tali perché appartenevo a quelle persone restie a parlare dei “ricoveri” considerati luoghi inutili e comunque ultime, ma proprio ultime “spiagge” destinate a “VECCHI” lasciati allo sbaraglio.Ebbene, dovetti ricredermi e rimangiarmi tutti i pensieri e

tutti i pregiudizi che serbavo dentro….Non avrei mai vo-luto che arrivasse il giorno della decisione e non avrei mai voluto trovare un posto libero. Ricordo infatti di aver preso in rassegna tutte le case di riposo presenti sull’elenco tele-fonico e alla domanda se c’era un posto disponibile speravo con tutte le mie forze che dall’altra parte la risposta fos-se:- “No, non abbiamo posto”, deve aspettare…! Fu così infatti per la maggior parte delle domande. Ma il tempo stringeva, bisognava trovare velocemente una soluzione e a casa era impensabile una gestione. E allora?...pianti si-lenziosi, preghiere mescolate all’angoscia e una domanda alla vita e a Dio che da credente ho osato ripetutamente rivolgere:” Signore, cosa ne sarà di lei, cosa succederà, cosa devo fare…” Ero continuamente in conflitto e credo di aver vissuto un’inferno interiore talmente grande che in seguito mi fece cambiare modo di pensare e di agire. Non aveva importanza cosa sarebbe successo alla mia persona ma quale fosse in quel momento il bene più grande e ne-cessario per mia madre. Credo di aver sconvolto il cuore di Dio tanto era la mia preoccupazione e la paura di sbagliare. Gradualmente mi avvicinai alla Casa di Riposo chiedendo una permanenza temporanea o in altre parole, un periodo di sollievo, un tempo necessario a me per recuperare la funzionalità della mia gamba e un “parcheggio” provvisorio per mia madre che, secondo i miei pensieri, poi sarebbe ritornata a casa dove avrei continuato ad occuparmene io. Maturata questa scelta, chiesi la disponibilità del posto in Casa di Riposo G.Campostrini villa S.Giuseppe di Somma-campaga, l’unica rimasta da contattare ma anche l’unica che mi aprì le porte della speranza riservandomi un posto per il sollievo che fatalmente si era liberato il giorno pri-ma. Dovevo comunque vedere la struttura, dovevo rendermi conto di che cosa era realmente una Casa di Riposo e chi erano le persone che la abitavano e come funzionava la loro gestione…Mi feci accompagnare da uno dei miei familiari per prendere i vari accordi e definire i tempi di permanenza. La prima impressione fu quella di una bella casa ordinata e comunque un luogo sano e dignitoso per persone che vi-vono insieme non necessariamente malate. Ricordo anco-ra la prima persona che mi venne incontro quando si aprì automaticamente la porta d’ingresso. Si chiamava Emma ed era una delle tante ospiti che viveva in quella casa già da qualche anno e aveva un grandissimo attaccamento alle sigarette o per meglio dire, era una fumatrice incalli-ta. Poco dopo arrivò Renata, la responsabile di turno che con molta discrezione e accoglienza mi spiegò bene tutto l’iter burocratico e logistico per l’ingresso. Ebbi subito una buonissima impressione di come sarebbero stati i rapporti umani una volta entrata a far parte di quel nuovo mondo. Mi accompagnò per una breve visita a tutta la casa. Rimasi piacevolmente colpita. Tornai a casa più serena di quando ero arrivata ma speravo comunque di risolvere tutto nel giro di qualche mese.

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Familiari Testimonianze

Dopo un lungo penare, il 10 ottobre 2001 mia madre ap-prodava temporaneamente alla Casa di Riposo. Vi eravamo giunte in ambulanza lei seduta su una sedia a rotelle ed io che mi reggevo sulle stampelle.La sua sistemazione era al piano superiore della casa e la sua stanza era contraddistinta dal numero 457 che scompo-sto poteva sembrare un numero biblico: 4 = gli evangelisti, 5= i precetti, 7= i doni dello spirito santo. Da quel momento in poi la mia considerazione sulla Casa di Riposo cambiava giorno dopo giorno e anche se inizialmente l’impatto con gli ospiti non è stato facile, provavo nei loro confronti sen-timenti di compassione, tristezza ma anche di tanta carità.Li sentivo persone diverse per la storia che avevano sulle spalle ma uguali da un punto di vista gestionale; tutti ave-vano bisogno delle stesse cose ma soprattutto di un po’ di calore umano. Percepivo i loro pensieri dallo sguardo dei loro occhi anche se qualcuno era capace solamente di ripe-tere sempre le stesse cose. È ancora vivo il ricordo di quel-la frase: Pane e latte voglio, datemi da mangiare perché ho fame….erano le parole di Silvio abbastanza avanti con l’età, infermo su una sedia a rotelle e cieco già da qualche tempo. Poi ricordo l’Adriana che quando vedeva qualche estraneo passarle accanto gridava: signorina, signorina…signorina e poi ancora la Elena Baldi sempre pronta a torna-re a casa già col cappotto verde indossato e con la borsetta in mano che imperterrita chiamava il nome del figlio (Rodol-fo, Rodolfo, Rodolfo, venlo mia a torme, ven mia, ven mia Rodolfo torme…toca star chi…mi voi mia star chi…, ven mia Rodofo, ven mia,… ven mia ). Ricordo poi Concetta che si muoveva con un girello appeso al quale penzolava una sportina di nylon dentro la quale custodiva tutto il suo mon-do: dai fazzoletti di carta, ai santini, a qualche altra cianfru-saglia mescolata alle caramelle uscite dalla confezione a furia di portarsele dietro.E come non ricordare Silvia (Saad mi sembra facesse di co-gnome) alla quale regalai l’omonima poesia del Leopardi trascritta per lei a caratteri cubitali di cui conservo ancora la gioia per quel piccolo gesto che la rese felice. Chi può dimenticare la Emma, compagna di stanza di mia mamma, la quale dopo dieci minuti che era messa a letto, per attirare l’attenzione gridava a squarcia gola :” Butèle, butèleeee…vegnì chi parchè mòro, o Dio mòro…me stòfe-gooo…” Mi si stringeva il cuore ogni volta che osservavo queste povere creature implorare carità umana… Mi chie-devo se mia madre si rendeva conto di essere finita in una Casa di Riposo a condividere tempo e giorni sempre uguali e apparentemente vuoti. Credo che la vita sia stata così delicata e così attenta da darle comunque una serenità di fondo che mi insegnò molte cose e delle quali ora do testi-monianza. Era ormai trascorso qualche mese e si avvicina-va la scadenza del periodo di sollievo; la mia gamba aveva recuperato quasi totalmente la funzionalità motoria ma non era certo così per il quadro clinico di mia madre che giorno

dopo giorno, presentava la necessità di accertamenti più approfonditi con spostamenti saltuari in ospedale.Mi trovavo di nuovo alle strette e ancora una volta costret-ta a decidere cosa fare. Mi venne proposta la possibilità della permanenza definitiva in Casa di Riposo ma la scelta del “per sempre” mi creava ansia, paura e disagio perché non faceva parte dei miei programmi. Valutai, piansi ama-ramente per la sconfitta alle mie idee ma tutto sommato, mi rendevo conto che l’ambiente che avevo imparato a conoscere mi stava diventando familiare e amico e quindi accettai.Accettai con il pianto negli occhi e nel cuore come una sfi-da a me stessa ponendo tutta la fiducia nelle braccia della provvidenza che non fu poca a venirmi incontro.Avevo bisogno di diventare parte integrante di quella strut-tura, aiuto e non ombra per gli amici operatori, una parente comprensiva e senza pretese, un piccolo aiuto che garantis-se una presenza continua per far sentire mia madre sempre di più a casa sua. Eravamo in prossimità delle feste nata-lizie e ricordo molto bene quel particolare Natale, il primo trascorso in una Casa di Riposo nel quale ho vissuto senti-menti e stati d’animo veramente molto profondi e dai quali, trovai la forza di immortalarli in una poesia che lascio a tutti come testimonianza di quel “Gelido Natale”…

UN GELIDO NATALE

L’albero di natalevisto da lontano…

Le statuine nel presepe…Gesù bambino… e cento occhi

che aspettano qualcuno.Poi, la cena,

la solita minestrae la medicina…

Se ne va cosìil tuo nataletra un letto,

una sedia a rotelle,una camicia da notte

e la preghiera della sera.Buon Natale lo stesso,

anche se a tavolaè rimasto il tuo posto vuoto;

Buon Nataleper i giorni che ti resteranno da vivere…

Buon Nataleanche se questo gelido inverno

mi spezza il cuore.

gabri, 25/12/2001(A mia madre in Casa di Riposo)

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Familiari Testimonianze

Per capire fino in fondo la realtà di quella casa ho dovuto fare un passaggio interiore molto forte che mi permise di sentirmi a casa con gli ospiti e con tutto il personale che prestava servizio. Avevo bisogno di capire lo stato d’animo degli operatori e le motivazioni che li portavano a lavorare in quel luogo. Si instaurò ben presto un bellissimo clima di collaborazione, di comprensione e con qualcuna/o di loro, anche di amicizia. Dovevo darmi da fare e fare qualcosa di buono, dovevo comunque trovare il modo di non vivere pas-sivamente quell’esperienza e tirare fuori dagli ospiti una parte di loro ancora viva; ero mossa dalla convinzione che fin tanto che c’è un cuore che batte, tutto può sempre suc-cedere. Così, dopo cena, finito il servizio di aiuto ad imboc-care chi non poteva mangiare da solo, pensai che sarebbe stato bello provare a fare un po’ di comunità con un breve momento di ricreazione canora prima di andare a letto.Mi rendevo conto che il cantare insieme allietava i loro ani-mi spronandoli a partecipare secondo le proprie capacità e con il proprio timbro di voce. In questo contesto ricordo perfettamente la Teresa e la Giuseppina….due personaggi che in gioventù avevano vissuto la realtà delle mondine nel-le risaie figuratevi, quindi, quali ricordi e quali canti torna-vano alla loro mente…insomma, era uno dei momenti più belli della giornata, momenti nei quali tutti, credo, si sono sentiti un po’ importanti. Con mia madre invece, quando era possibile, giocavo a car-te e per gioco, intendo aiutarla a riconoscere le figure delle carte di “briscola” (per mantenerle viva la memoria antica visto che quella recente gli era stata tolta…) e al gioco delle tabelline come facevo quando era ancora a casa.Tempo permettendo, la spingevo sulla sedia a rotelle nel parco, dietro la struttura, cercando di raccontare e scavare dentro di lei tutto quello che poteva farla sentire a casa.Ricordo una domanda tra le tante che ero solita farle per capire il suo stato d’animo e se si stava preparando…per l’ultimo viaggio. Mamma, le chiedevo, ma tu hai paura di morire? No, rispondeva senza tanti giri di parole; quello che dovevo fare nella vita l’ho fatto; anche se me ne vado avrei finito di farti “tribolare”… Non mi ero mai accorta di quanto mi volesse bene…!!! Rimasi in silenzio ma avevo capito…lei si era preparata; la sua storia di donna e di ma-dre fuori e dentro dagli ospedali fin da quando ero piccola, si stava proiettando verso quel grande mare d’argento che prima o poi dovremo attraversare tutti.. Purtroppo questo evento arrivò gradualmente per complicazioni sempre più evidenti verso luglio del 2002 e nelle prime ore del 16 ago-sto tutto si era compiuto. A 75 anni se ne andava da questa vita una donna meravigliosa, una madre che non ha mai potuto darmi affetto e premure come avrei voluto ma che ho ritrovato in pieno durante questo percorso non a caso riservato proprio a me. La sua storia, tra un ospedale e un altro, compresa la Casa di Riposo, era durata come gli anni di Cristo: 33 anni, 7 mesi, 15 giorni, un’ora e 45 minuti con-

cludendosi non appena trascorso il giorno dell’Assunta, una ricorrenza, alla quale ci teneva da sempre e non a caso, alla fine di quel giorno la Madonna venne a riprendersela. Cosa dire di fronte a questa esperienza…Posso solo ringraziare la vita per avermi cambiata dentro e per avermi aperto l’orizzonte su una realtà che non cono-scevo. Posso solo testimoniare di aver incontrato esempi di Vangelo vivente, momenti in cui la carità ha il sapore dell’accoglienza incarnata in braccia che sorreggono e aiu-tano a passare verso l’altra sponda.Infine, posso solo chinare il capo e chiedere umilmente, alle persone che rivestono cariche importanti nella nostra società, di trovare tempo, passione, idee e forme adeguate per mettere in piedi strutture come questa dove l’anziano o comunque il disabile può ancora sentirsi a casa.Provo solo tanta riconoscenza e rispetto per tutte le perso-ne che ho incontrato soprattutto in questa ultima fase della vita di mia madre; persone alle quali va tutta la mia stima e gratitudine per scegliere quotidianamente un lavoro rivolto agli “ultimi”, a quelli che la società vorrebbe eliminare per-ché considerati inutili. Se io, oggi posso raccontarvi la mia esperienza, è grazie a loro e alla possibilità che mi è stata data di vivere in mezzo a loro e come una di loro. Ogni volta che ho dato una mano ad imboccare qualcuno mi sono ve-nute in mente le parole del Vangelo: “avevo fame e mi hai dato da mangiare, sete e mi hai dato da bere, ero nudo e mi hai vestito, malato e mi hai curato…etc . Ogni volta che avete fatto questo a uno dei più piccoli, l’avete fatto a me.Queste parole, risuonano ancora nella mente ogni volta che ritorno a far visita e portare un piccolo saluto prima di tutto agli operatori che abbraccio con tutto il cuore e a qualche ospite ancora vivo che conobbi sette anni fa.Sono quindi riconoscente a mia madre, alla vita e a quel “fa-tidico incidente” che mi costrinse ad approdare al lido della Casa di Riposo dandomi la possibilità di incontrare persone formidabili come Franca, Sabina, Grazia, Simonetta, Maria Pia, Nadia, Martina, Lorella, Paolo, Gianfranco,Betty, Tere-sa, Palmira, Renata, Rachele, Carla, Michela, Mirko, Vale-ria, Laura, Tiziana, Adelino e chiedo scusa se salto qualcuno di cui non ricordo il nome. Vorrei che questa mia storia fosse di aiuto a quanti si tro-vano nella mia stessa condizione a dover fare una scelta forzata e non sanno cosa fare. Non abbiate paura, è un’e-sperienza che va fatta con gli occhi sì di un familiare ma prima di tutto con gli occhi della fede. Dio sa, e predispone ogni bene nel cuore di chi sa fidarsi…se vi capita, lasciate fare a lui e non rimarrete delusi.Ho vissuto da parente stretta e come tale, spero di non aver dato fastidio qualche volta con la mia involontaria iper-pro-tezione; ho vissuto da “madre” tanto era la preoccupazione rivolta a una creatura indifesa quale era mia mamma, ma ho vissuto da figlia e l’ho capito due ore prima che lei spic-casse l’ultimo volo. Sì, capire cosa significa veramente es-

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Familiari Testimonianze

sere figli è un dono grande perché hai la presa di coscienza che niente ti appartiene e che ogni cosa avuta in prestito ha la pretesa di essere restituita. Io ho dovuto restituire mia madre.Voglio dunque dedicare a tutti gli ospiti della Casa di Ri-poso e a tutte le persone che si prestano per farla funzio-nare al meglio e quindi: ai responsabili, agli operatori ma soprattutto agli ospiti, una poesia che qualche tempo fa è nata proprio lì in mezzo a loro con il proposito di portare a tutti una briciola di speranza e un piccolo contributo di solidarietà umana.

TU, LA MIA STORIA

Sei comeun album di ricordi ricuciti

e con cento solchi disegnati sul visomi racconti le tue tante primavere…

Stai con le mani aperteper raccogliere ancora raggi di sole

che ti illuminano il viso.Un bastone ti è diventato amico

per sorreggere la voglia di vivere;Quattro ruote sono diventati i tuoi piedi per recarti ancora davanti alla finestra

a guardare la vita che passa e si consuma sotto il cielo.Con qualche coriandolo di fantasia

disegni i tuoi giorni con il battito del cuorestanco, forse

ma carico di emozioni che ti prendono per mano in ogni momento.E la Voce ?

forse un po’ tremolantepoco chiara forse,

ma sincera e senza censure.Sei come un libro preziosonel quale ognuno vorrebbe

ritrovare un po’ di più se stesso.Sei un mare di vita vissuta

che riempie il vuoto e le frivolezze del superfluosprigionando i colori che cambiano come le stagioni del

cuore.Sei l’orizzonte

che mi aspetterà a braccia aperte anche solo un momentoquando…

venendoti incontro,ti dirò grazie per aver fatto parte della mia storia.

gabri, 19/05/05 (A tutti gli ospiti della Casa di Riposo)

Grazie di cuore a tutti.

Dimenticavo...,mia mamma si chiamava Elena Bellorio nata l’8 maggio 1927 ed ora che vive in cielo, da lassù saprà come ripagarvi per tutto quello che avete dato a me e fatto per lei.

Benedizione del capitello donato alla Casa di Riposo da Gabriella Sterzi.

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Gianluca Bighelli

Colgo l’occasione, congiuntamente alla mia famiglia di ringraziare  il personale tutto ed in particolar modo il

Direttore Chiaramonte, Il Consiglio di Amministrazione, la Sig.ra Renata, la Sig.ra Andreina, per l’affetto dimostrato al  caro Adelino durante tutto il periodo in cui è rimasto ospite presso la Casa. Un sentito ringraziamento anche al Personale tutto del Centro Diurno per l’attenzione e la cura profusa. Un grazie di cuore,

Gianluca, Marina, Giulia, Emma, Gianmarco Bighelli ed Edera Grizzi.

Famiglia Albertini

Era il 23 Luglio 2003 quando Campostrini Maria entrò nella Casa di Riposo “G. A. Campostrini” di Sommacam-

pagna.Sono passati sei anni da allora e l’arzilla nonnina compirà tra poco 101 anni. In questo tempo è stata amorevolmente assistita dai 5 figli, dai 13 nipoti e 17 pronipoti, ma soprat-tutto dagli operatori della Casa di Riposo. Il personale tutto si è prodigato nell’accudire nonna Maria oltre che con la dovuta professionalità con tanta passione e soprattutto con tanto amore, cosa che per gli anziani è di fondamentale im-portanza, forse più che terapie e medicine varie.La nonna ancora oggi sta bene all’interno della struttura, si sente sicura, protetta, accudita come fosse a casa sua e per questo da parte di noi figli, nipoti e pronipoti, va un ringraziamento davvero sincero a tutto il personale dei vari reparti della Casa di Riposo, che giorno per giorno seguono amorevolmente nonna Maria.

Maria Frigo Crepaldi

Sono la moglie di Bruno Crepaldi, degente nella vostra struttura dall’ottobre 2008.

Inizialmente ho dovuto superare dei problemi personali no-tevoli, legati principalmente al pensiero di lasciarlo solo, mi sembrava infatti di abbandonarlo, ma, con il passare del tempo mi sono resa conto che mio marito si è tranquillizza-to, mangia regolarmente, è sempre pulito e tenuto perfet-tamente in ordine nel vestire.Con questa mia, voglio semplicemente ringraziarvi di cuore per come vi adoperate quotidianamente per cercare di mi-gliorare il soggiorno di tutti gli ospiti e in particolar modo per come seguite mio marito.Per questo vi sarò sempre riconoscente.Un sentito ringraziamento alla Sig.ra Franca Pedrini, all’Avv. Tomas Chiaramonte, e a tutto il personale.

Federica Foletto (nipote di Dolci Aldina)

Dopo trent’anni vissuti con una persona speciale come mia nonna è stato difficile, sia per me che per i miei

genitori, prendere la decisione di affidarla alle cure di terzi.Ora, dopo un mese di permanenza presso il vostro Istituto, posso dire che abbiamo preso la decisione giusta. Mia non-na, ora, è amata non solo da noi, ma anche da tutto il per-sonale che con grande professionalità e umanità si prende cura di lei e delle sue esigenze.Mia nonna è serena, sempre in ordine, profumata e tutto questo grazie alle persone meravigliose che lavorano pres-so il vostro Istituto e che vivono la loro professione come una vere a propria missione e questo traspare non solo dai loro volti ma anche dai piccoli gesti di conforto che accom-pagnano il loro operato.Ho scritto questa lettera poiché mi sembra doveroso ringra-ziare tutto il personale della Casa di Riposo: coordinatrici, tutto il personale medico, infermieristico e tutto il persona-le adibito all’assistenza dei degenti.Prima di concludere, vorrei esprimere la mia profonda gra-titudine anche nei confronti di tutti gli operatori del Centro Diurno, che hanno accolto mia nonna per alcuni mesi prima del suo ingresso nell’Istituto, è stato grazie a loro se ab-biamo conosciuto la vostra struttura, assaporando l’aria di profonda serenità e umanità presente nel vostro Istituto e se poi abbiamo deciso di affidarvela.Il Signore saprà ricompensare tanto amore e tanta dedi-zione!

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Franco Semolini (figlio di Linda Fusini)

È con sincero sentimento, che rinnovo il mio ringraziamen-to a tutto il personale di questo Istituto, per l’assistenza,

l’aiuto fatto anche di sentimenti umani, che una persona a me cara ha ricevuto per tutto il tempo passato in questa Casa di Riposo.Questo ringraziamento, non è frutto di un momento di emo-zione, ma di una esperienza personale nel constatare come questa assistenza, non era solo un dovere di lavoro, ma era frutto anche di valori umani.Colgo l’occasione di rinnovare il mio ringraziamento, unito a quello delle persone, che con me, hanno vissuto questa esperienza.Grazie di cuorel

Andrea Buonadonna* (figlio di Maria Luisa Tappeiner)

Mia madre ha cominciato a manifestare lievi cambia-menti ad alcuni tratti del carattere intorno alla pri-

mavera del 1999. Il ricordo è vivido: in quel periodo stavo comperando casa, e i miei genitori mi stavano in qualche modo consigliando nel migliore dei modi.Ricordo di aver avuto la sensazione che il consiglio o la pa-rola di mia madre mi convincesse meno del solito.Sono cominciate le prime visite specialistiche negli ospe-dali della zona, e molti pareri concordavano sull’elevato scompenso ormonale derivato dalla menopausa.La situazione però, non ha tardato a peggiorare, soprattutto nelle relazioni con gli altri, amici, parenti vicini. È aumen-tata la frequenza degli incidenti automobilistici, seppure di lieve entità, fino all’ultimo, dove il rischio di conseguenze ben più gravi e peggiori è stato scongiurato davvero per poco. Siamo nell’inverno 2000/2001. Mio padre a quel punto decide di prendere un provvedimento assolutamen-te indispensabile per l’incolumità di mia madre e (in senso esteso) del “prossimo”, facendole annullare la patente di guida. Tutti eravamo consapevoli del grande cambiamento che questo può comportare nella vita di un individuo. An-che a noi stessi: era il primo gesto concreto che ammetteva la presenza di un problema che cominciava a farsi sentire concretamente, le conseguenze del quale avremo dovuto affrontare da li in avanti.Contemporaneamente a questi episodi e a fronte di queste decisioni difficili, continuano le visite presso i più prestigio-si specialisti neurologici.Alcuni specialisti restano dell’idea che il problema sia or-monale, ma i più audaci cominciano ad azzardare ipotesi nuove e probabilmente più attendibili, per quanto tristi. La progressiva morte delle cellule parietali del cervello.Il tempo e i fatti dimostrano che l’audacia degli specialisti era fondata. Una delle molte varianti del morbo di Alzhei-

mer ha colpito mia madre, in età precoce. Le emozioni sono annullate e l’eta cerebrale sta regredendo, la parola sem-pre più assente. Sono anni difficili, fatti di turni tra mio mio padre, me e l’unica amica di mia madre che è le è rimasta vicina, nonostante tutto. Gli impegni di mio padre e i miei rendono indispensabile un provvedimento immediato. Mia madre non può stare da sola in casa, se non per breve tem-po, durante il quale si corrono comunque dei rischi , so-prattutto per la sua persona. Siamo tutti molto a disagio, è molto difficile accompagnare mia madre fuori di casa per le commissioni quotidiane, per andare a cena dai parenti, in pizzeria, al supermercato… vede le cose e le prende,

l’antitaccheggio suona… le persone le parlano e lei non risponde e continua a fissarle, imbarazzi pesanti.È attaccata con morbosità a pochi piccoli oggetti: un film, un cuscino, e poco altro, il resto non importa. Nessuna percezione di freddo, caldo, reazioni lentissime al dolore, e dopo l’acquisizione del dolore segue un pianto fanciulle-sco. Nessuna emozione, nessun sorriso. Forse la parte più difficile da capire e accettare. Come un bambino deve fare di nuovo tutte le esperienze, ma non basta: dopo qualche minuto non le ricorda più e non utilizza l’esperienza per im-parare di nuovo. È pura recessione psico-fisica. Queste ed altre considerazioni hanno portato al ricovero pomeridiano presso il Centro Diurno della Casa di Riposo di Lugagnano, dove il rapido decorso della malattia impo-ne un ricovero permanente, per persone non autosufficienti presso l’Ipab di Bussolengo. In quel periodo smette comple-tamente di parlare.Da li il declino è esponenziale: deperimento fisico, perdita dell’appetito e di peso, emozioni e reazioni ridotte al mini-mo sostentamento.Per motivi pratici dopo due anni di ricovero riusciamo a tra-

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sferirla nel comune di Sommacampagna, all’ IPAB Campo-strini, dove risiediamo.La compagine, il contesto, la struttura e tutti gli operatori che le stanno al fianco riescono a farci sopportare con mag-giore serenità la consapevolezza del destino di Luisa. Nel luglio-agosto 2007 è colpita da un grave incidente cardia-co, probabilmente neanche attribuibile all’Alzheimer, quindi una sfortuna nella sfortuna. È ricoverata all’ospedale di Bussolengo, dove viene curata al meglio e tenuta in vita da un respiratore, pur cosciente. Torniamo a sentire un po’ la sua voce, o perlomeno il suo timbro, dovuto però a lamen-tele e gemiti. Lottiamo giornalmente con le piaghe da de-cupito, acquisiamo una triste confidenza con le procedure e gli ambiti delle strutture ospedaliere.Le vengono riscontrate delle cellule tumorali nel pericardio, la sacca che contiene il miocardio (cuore). Una persona di media costituzione potrebbe subire un pesante intervento ed affrontare un lungo periodo di prognosi e riabilitazione, ma mia madre queste cose non se le può permettere, non sopravvivrebbe, e le sofferenze si sarebbero trasformate da “rischio” a “certezza”. Per la maggior parte del corso della giornata mia madre è sotto morfina, per alleviare il dolore, questo però peggiora la sua condizione cardiaca, già ab-bondantemente insufficiente.Viene dimessa alla fine dell’estate del 2007, in condizioni precarie e gravi. Ricordo che io e mio padre eravamo felici e ci raccontavamo con entusiasmo quando riusciva a comple-tare un pasto fatto di passato di verdura e purea di frutta. La situazione si aggrava sempre di più, e ci prepariamo al peggio, sapendo comunque che non saremmo mai stati pronti. Si addormenta un giovedì sera, verso fine Ottobre. Io e mio padre la vegliamo di continuo con serenità, ma nonostante questo il lunedì successivo non si sarebbe sve-gliata mai più.Ricordo davvero con serenità e gratitudine il lavoro degli operatori e dei responsabili della Casa di Riposo G.A. Cam-postrini, che ci hanno aiutato in modo fortissimo, nessuno

escluso. Abbiamo attinto a piene mani della loro professio-nalità, cortesia e partecipazione, aiutandoci a portare parte del nostro dolore.Hanno ridato dignità ad una persona che l’aveva persa, hanno dato conforto a chi credeva di non averne bisogno, e hanno contribuito a conservare il ricordo di una persona che non aveva più memoria.

Hanno preso per mano mia madre e l’hanno accompagnata nell’ultimo periodo, il più difficile, e quello sul quale, di get-to, la mia mente si posa ogni giorno.

* Andrea Buonadonna è colui che ha proposto, ideato e re-alizzato gratuitamente con il gruppo di fotografia F/4, l’al-lestimento di foto che arricchisce di colori i corridoi della nostra Casa.

Gabriella Zenatti

La mia mamma è ospite in questa Casa di Riposo dal 14 febbraio 2006.

La decisione di portarla in questa Struttura non è stata fa-cile da prendere, ci si arriva sempre per motivi gravi, con tanta sofferenza e anche con qualche senso di colpa.Frequentando questa casa quasi quotidianamente ho avuto modo di conoscere tutti: infermieri, ope ratori, e tanti ospiti, ai quali poi ci si affeziona.Con alcuni familiari ho instaurato un rapporto di amicizia, perché si condividono tutte le stesse preoccupazioni per quanto riguarda la salute e per come vengono accuditi i nostri cari.Trovo anche molto importante la collaborazione che c’è tra il Consiglio di Amministrazione e i familiari, perché insieme si lavora per cercare nuove soluzioni affinché i nostri an-ziani vivano in un ambiente sereno, dove vengono accolti e curati nel miglior modo possibile.

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E la storia continua, non si ferma...

L’attuale C.d.A. ha predisposto un progetto globale riorga-nizzativo del Centro Servizi Casa di Riposo chiamandolo “Cittadella dell’anziano” dove sono previsti una serie di servizi a favore delle persone anziane ma anche rivolti a tutta la cittadinanza (segretariato sociale, diurno alzhaimer, monolocali , fisioterapia per l’esterno). Un primo stralcio dei lavori è già iniziato con la costruzione di garages e di locali adibiti a magazzino coperti da una terrazza a verde che prolungherà l’attuale giardino esterno portandosi verso il vallo di fronte alla cucina. Obiettivo di questo primo stralcio è, oltre a quello di creare spazi coperti a protezione degli automezzi, anche quello di creare un ul-teriore spazio verde per le attività ricreative a favore degli ospiti, garantendo nel contempo un ambiente accogliente anche per i piccoli nipoti e i familiari.

Si sta lavorando per la definizione di un’operazione che prevede un’importante donazione di un privato che permet-terà di ampliare le sale comuni attraverso la realizzazione di un giardino d’inverno interno, di spazi di accoglienza con la presenza di una fontana che si prolungherà anche verso l’esterno quasi a dare continuazione della casa nel paese. Obiettivo di questa donazione eccezionale: dare la possi-bilità agli ospiti in particolare a chi soffre di demenze, di vivere a contatto con la natura se pur in ambiente protetto per poter favorire una migliore risposta alle terapie e una miglior vivibilità in struttura. A tal fine sono già iniziati i contatti con la neurologia dell’Ospedale Maggiore di Borgo Trento per un progetto comune di ricerca e cura.

Ed ora voglio ringraziare quanti con decisione, fermezza e con grande senso di responsabilità lungo gli anni, a vario titolo, secondo il ruolo svolto, le proprie disponibilità, ca-pacità e risorse, hanno contribuito affinché questa meravi-gliosa storia ricca di testimonianze, carica di sensibilità, di umanità, di attenzione, verso chi ha tracciato la storia prima

di noi e che ora abbisogna di cure e di servizi adeguati, potesse realizzarsi.Grazie anche a chi attraverso risorse economiche, dona-zioni, contribuisce al buon andamento della casa, ed agli sponsor di questa pubblicazione.Grazie ai Sindaci: Pietro Sambugaro, Gianluca Mengalli, Graziella Manzato perchè nell’ambito delle loro competen-ze e durante il loro mandato amministrativo hanno sempre saputo perorare con fermezza la causa Casa di Riposo.Grazie ai Presidenti che mi hanno preceduto nell’ammini-strare prima la Casa di Via Pontaron e poi la nuova Casa di Matteotti e in particolare a coloro con i quali ho condiviso percorsi amministrativi.A Guido Mengalli, per me grande maestro di vita, al quale va tutta la mia riconoscenza e stima per aver saputo essere incisivo e risoluto nel realizzare un servizio così prezioso per gli anziani e le loro famiglie.A Cristina Ceriani che ha saputo amministrare la casa per cinque anni di intensa difficoltà economica pur garantendo i servizi essenziali.Grazie ai Segretari Direttori Rag. Walter Perina, Dott. Ste-fani Felice, Dott.ssa Marina Bosi, Dott. Francesco Corsaro, Dott. Nicola Rinaldi, Avv. Tomas Chiaramonte, perchè attra-verso le loro competenze e specifiche professionalità hanno saputo consigliare e guidare i vari C.d.A in ambiziose scelte sfidando periodi di grandi difficoltà gestionali.Esprimo la mia profonda gratitudine a tutti i componenti dell’attuale C.d. A, perchè insieme abbiamo lavorato nella reciproca fiducia con l’obiettivo di realizzare un centro ser-vizi sempre più adeguato alle necessità dei nostri anziani e delle loro famiglie, grazie anche al confronto con realtà di Case di Riposo in paesi esteri.Grazie a Pietro Sambugaro Vicepresidente che, esprimendo idee sempre nuove nell’organizzazione di servizi a favore della persona anziana ha dato un qualificato contributo per la definizione dei nuovi progetti di investimento e di amplia-mento del Centro Servizi Casa di Riposo, che con una punta di orgoglio ci sentiamo di chiamare “La Cittadella dell’An-ziano”. Garante della sua grande esperienza amministrativa

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ha sempre saputo infondere fiducia e certezza nelle scelte che in ogni seduta amministrativa si andavano a prendere.Grazie a Giuseppe Gino Castagnaro, le sue doti professio-nali e competenze amministrative hanno permesso di resti-tuire alla Casa un bilancio in attivo e in grado di far fronte alle scelte che si ponevano in atto nonostante le grosse difficoltà economiche del primo periodo amministrativo.Grazie a Michele Albertini, pur alla sua prima esperienza con una realtà così impegnativa ha portato il proprio contri-buto con serietà e con la freschezza di persona giovane che vuole essere a servizio della propria comunità.Grazie a Rita Miglioranza, per la sua presenza motivata e incisiva nel C.d.A e a contatto con i volontari della Casa. Ha dovuto purtroppo far conto con la salute precaria dei genitori e infine sua personale. Costretta a dimettersi per queste problematiche in primavera ‘09 è stata sostituita da Alberta Bighelli in Luglio ’09.Grazie a Don Attilio per il sostegno dato alle scelte che in continuazione si proponevano dando un supporto positivo a tutto il C.d. A., grazie anche per la collaborazione data nell’organizzazione delle celebrazioni religiose settimana-li ma anche per le occasioni particolari e importanti come la visita di Sua Eccellenza il Vescovo Monsignor Giuseppe Zenti.Grazie ai medici: Dott.ssa Belligoli e Dott.Leoncini, a tutti i professionisti che esercitano presso la casa, alle coordi-natrici, al personale infermieristico, agli operatori e ope-ratrici d’assistenza, al personale amministrativo, di cucina, di lavanderia, e di pulizie, ai volontari, ai familiari perchè tutti insieme in questi anni abbiamo cercato di lavorare per un unico obiettivo: il bene dell’ospite... e spesso ci siamo riusciti.

Un grazie ancora a quanti hanno vissuto la storia di questa casa e con la loro testimonianza hanno contribuito alla ste-sura di questa pubblicazione.

Franca Pedrini - Presidente

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Curatore della pubblicazioneTomas Chiaramonte

grafica+impaginazioneMarco Ceschi ([email protected])

Finito di stampare nel mese di Settembre 2009

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Casa di riposo “Gian Antonio Campostrini”Via G. Matteotti, 3 – Sommacampagna (Verona) - Tel. 045/8961380 - Fax 045/8978354

mail: [email protected]