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CARTA COSTITUTIVA DEL ROTARY CLUB VITERBO

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CARTA COSTITUTIVADEL

ROTARY CLUB VITERBO

SALUTO DEL GOVERNATORE RROOTTAARRYY IINNTTEERRNNAATTIIOONNAALL

DDIISSTTRREETTTTOO 22008800 PIER GIORGIO PODDIGHE

ANNO SOCIALE 2013-2014

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Il Rotary club Viterbo compie 60 anni"Chi non ricorda non vive"

di Mario Moscatelli

La memoria è lo strumento vivo con cui elaboriamo il nostro presente e guardiamo al nostro domani:avere memoria equivale a trasferire il passato nel presente.

Ed è per questo motivo che l’espressione “Chi non ricorda non vive” deve assolvere, come lo specchiettoretrovisore di un veicolo, la funzione di contribuire ad apprestare il patrimonio conoscitivo nel quale indirizzareil nostro cammino.

Nella nostra Associazione questo patrimonio è costituito dagli esempi di disinteressata disponibilità di tantisoci, dalle iniziative intraprese, dai progetti realizzati e dai risultati ottenuti.

Tutto questo, calato nella memoria collettiva del club, diviene un motore di vita che spinge i soci, singolar-mente o insieme agli altri, a progettare e realizzare, sull'esempio del passato, tutte quelle iniziative che costituisconopoi la vita concreta del club.

È il ricordo che muove le menti e spinge all'azione con lo sguardo sempre rivolto alla realtà del momentoper trarne i suggerimenti e le motivazioni al fine di muoversi sempre sul terreno della concretezza e dell’effica-cia.

Il 60°di fondazione del Rotary Club di Viterbo, che si celebra in questa annata 2013/2014, non sfugge aquesta rivisitazione del passato, anzi si impone, sia per guardare con legittimo orgoglio ai traguardi raggiunti siaper trovare le più opportune motivazioni per l’attività futura.

Questa operazione mentale diventa indispensabile quando l’evento, di cui si celebra la ricorrenza, rivesteuna importanza fondamentale per essere un momento di riconsiderazione e di consolidamento di un impegno,già assunto, di cui è indicato l’obiettivo da raggiungere ma si debbono individuare o rinnovare gli strumenti dautilizzare.

L’impegno assunto, per quanto riguarda noi rotariani, è quello di vivere lo spirito del Rotary con tutte le im-plicazioni che questo comporta sul piano personale, professionale e sociale.

L’obiettivo è quello di porsi al servizio della società individuando iniziative e progetti da avviare e realizzareGli strumenti sono quelli che la nostra fantasia e la nostra volontà individuano di volta in volta per rendere concretii programmi d’azione deliberati.

Il nostro Club, al quale mi onoro di appartenere da circa trenta anni, si è sempre più caratterizzato, fin dallasua fondazione, per l’attività di pubblico interesse che, pur non tralasciando di curare le altre finalità indicate nelnostro statuto, è stata ritenuta senz’altro prioritaria dovendosi svolgere in una provincia, come quella di Viterbo,le cui grandi potenzialità di sviluppo stentano ad emergere per alcuni nodi infrastrutturali rimasti da anni irrisolti.

Ed è proprio per sciogliere questi nodi che le linee di azione si sono sviluppate di volta in volta con mani-festazioni, per richiamare l’attenzione della pubblica opinione e degli organismi pubblici competenti, con convegnidi studio per offrire, col contributo di esperti di settore, le soluzioni più idonee ai problemi affrontati e con appositiprogetti o studi, ove è stato possibile farlo.

Uno sguardo al passato conferma questo assunto La carenza di infrastrutture che penalizzava negli anni '80e '90 lo sviluppo della provincia nei confronti dei territori contermini ha visto il protagonismo del club in un ven-taglio di iniziative favorevolmente commentate, come vedremo, dai livelli istituzionali e che hanno avuto granderisalto nella stampa locale.

La necessità della istituzione di una sede universitaria nella nostra città, non soltanto come esigenza di re-distribuzione della popolazione universitaria nella Regione Lazio ma anche, e soprattutto, per rispondere allavocazione culturale del territorio, ha visto il nostro club attivarsi, con una azione pervicace ed appropriata, finoal raggiungimento dell’obiettivo: la nascita dell’Università degli studi della Tuscia che ha registrato il protagoni-smo, in ruoli ed in momenti determinanti, di esemplari figure di rotariani.

La metanizzazione dell'Alto Lazio, l'adeguamento della rete stradale, il collegamento con l'autostrada delsole, la velocizzazione della rete ferroviaria, sono state le problematiche che, come vedremo nella sezione dedicata

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ai grandi temi, hanno visto il nostro club sempre pronto a scendere in campo per fare opinione e per proporre so-luzioni.

Successivamente l'attenzione è stata rivolta alla tutela del patrimonio artistico col restauro di opere d'arteche ha visto la capacità del nostro club di mobilitare risorse finanziarie private e istituzionali da convogliare versoiniziative di pubblica utilità.

Per premiare la particolare dedizione al lavoro nei luoghi dove il cittadino accede per fruire prestazioni pub-bliche è stato realizzato per molti anni il "Premio Viterbo che lavora".

In anni più recenti, e sempre con lo sguardo alla realtà del momento, il club ha raccolto l'esigenza delripristino del concetto di meritocrazia, sopratutto a livello delle giovani generazioni, dando vita al concorso "Pre-mio Viterbo che studia". Con questa iniziativa, giunta nel 2014 alla sua 3° edizione, si è voluto lanciare un mes-saggio, oggi di grande attualità ed importanza per il nostro Paese: “Più giovani meritevoli, più futuro per l’Italia”ed indicare anche le modalità più efficaci per rispondere a questa esigenza: “Stimolare l’impegno, far emergereil merito, premiare il risultato”.

La crisi che da qualche anno investe il nostro Paese ha motivato una riconsiderazione dell’ambito territorialein cui proiettare l’azione del club: il programma d’azione per l’annata sociale 2013-2014 è stato infatti basato suinterventi di interesse sociale ed umanitario c.d. “a chilometro zero”. Sull’esempio di quanto già fatto nel passatosi è iniziato col finanziare (a totale carico del club) l’acquisto, per la Caritas, di un autoveicolo “Ford Transit” perla raccolta quotidiana dei prodotti alimentari donati dai Supermercati e si proseguirà con altri interventi mirati ad“aiutare chi aiuta”, in particolare le Associazioni del c.d. “welfare privato”.

Sono tante altre le iniziative intraprese ed i progetti realizzati di cui si troverà cenno in questa pubblicazionesoprattutto nel ricordo dei Presi-denti che mi hanno preceduto aiquali voglio rivolgere il mio gratoanimo per l’esempio di appassio-nata dedizione alla vita ed allaoperatività del club che hanno la-sciato.

La stampa ha sempre datoampio risalto alle nostre iniziativee le autorità locali non infrequen-temente le hanno sollecitate o sene sono avvalse.

Se non tutte le problemati-che affrontate dal nostro clubhanno trovato un approdo posi-tivo rimane nel nostro patrimoniodi ricordi la grande soddisfazionedi aver saputo interpretare i tempi,segnalando esigenze e indicandosoluzioni e, soprattutto, di averelasciato un seme che, se coltivatoda altri soci, sarà in grado di sol-lecitare e promuovere ulteriori epiù fecondi momenti di vita delnostro club.

Ed è per questo motivo che:

“CHI NON RICORDANON VIVE”

IL ROTARY INTERNATIONAL

L'avvocato Paul P. Harris sperava di riunirsiin compagnia di un gruppo di professionisti

animati da quello stesso spirito di amicizia che avevaprovato nelle piccole città in cui era vissuto da gio-vane. Il 23 febbraio 1905, Harris, Gustavus Loehr,Silvester Schiele e Hiram Shorey si sono riuniti nel-l'ufficio di Loehr, la Stanza 711 dell'Unity Building,nel centro di Chicago. Questa è la prima data uffi-ciale di riunione del Rotary club. Quel giorno, deci-sero di chiamare il nuovo club “Rotary” in seguitoalla decisione di tenere le riunioni in diversi posti, arotazione.

Nel corso dei primi cinque anni, esistevano club sparsi in tutto il territorio statunitense, dall'estall''ovest, da New York a San Francisco.

Nel mese di agosto 1910, i Rotariani hanno organizzato il loro primo congresso a Chicago.Tutti e 16 i club esistenti all'epoca si erano radunati per formare l'Associazione nazionale dei RotaryClub.

Nel 1912, il nome venne cambiato con Associazione internazionale dei Rotary Club per ri-specchiare l'aggiunta di club dall'estero. Il nome Rotary International venne adottato poi nel 1922.

A luglio 1925 il Rotary contava oltre 2.000 club con più di 108.000 soci in sei continenti.La reputazione del Rotary era tale da attrarre tra le sue fila Presidenti, Primi Ministri e una

serie di luminari, tra cui lo scrittore Thomas Mann, il diplomatico Carlos P. Romulo e il compositoreJean Sibelius.

Con la crescita del numero di soci, si è provveduto a convogliare risorse e talenti a beneficiodella propria comunità. La dedizione dell'organizzazione a questo ideale è racchiusa nel motto:Servire al di sopra di ogni interesse personale.

Prova delle quattro domande Nel 1932 il Rotariano Herbert J. Taylor concepì la cosiddetta"Prova delle quattro domande".

La prova, tradotta in oltre 100 lingue, consiste nel porsi quattro quesiti fondamentali in baseai quali stabilire quali azioni intraprendere o meno.

A tutt'oggi questa semplice regola di condotta è rimasta invariata e serve come guida per i Ro-tary club di tutto il mondo.

� Ciò che penso, dico o faccio, risponde a VERITÀ?� È GIUSTO per tutti gli interessati?� Promuoverà BUONA VOLONTÀ e MIGLIORI RAPPORTI D'AMICIZIA?� Sarà VANTAGGIOSO per tutti gli interessati?

Principi guidaQuesti principi sono stati sviluppati nel corso degli anni per fornire ai Rotariani un solido

scopo comune e la guida necessaria. Essi servono a fornire le fondamenta per i nostri rapporti in-terpersonali e le opere da realizzare nel mondo.

Scopo del Rotary Lo Scopo del Rotary è incoraggiare e promuovere l’ideale di servizio comebase delle iniziative benefiche e, in particolare:

PRIMO: sviluppo di rapporti interpersonali da intendere come opportunità di servizio;SECONDO: elevati principi morali nello svolgimento delle attività professionali e nei rapporti

di lavoro; il riconoscimento dell’importanza e del valore di tutte le attività utili; il significato del-

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l’occupazione di ogni Rotariano come opportunità di essere al servizio della società;TERZO: applicazione dell’ideale rotariano in ambito personale, professionale e sociale;QUARTO: comprensione, buona volontà e pace tra i popoli mediante una rete internazionale

di professionisti e imprenditori di entrambi i sessi, accomunati dall’ideale del servire.Cinque vie d'azioneNoi provvediamo a concentrare i nostri sforzi a favore delle opere umanitarie e sociali a livello

locale e all'estero attraverso le cinque Vie d'Azione, che sono alla base delle attività di club.L'Azione interna è focalizzata sul rafforzamento dei club. Il club di successo è fondato su

solidi rapporti e un piano attivo di sviluppo dell'effettivo.L'Azione professionale richiede ad ogni Rotariano di operare con integrità e a mettere a di-

sposizione la sua competenza per rispondere ai problemi e bisogni della società. Per maggiori in-formazioni consultare Introduzione all'Azione professionale e il Codice deontologico del Rotary.

L'Azione di pubblico interesse incoraggia ogni Rotariano a trovare modi per migliorare la qua-lità della vita delle persone in seno alla comunità in cui vive e ad agire a beneficio del pubblico in-teresse. Per maggiori informazioni consultare Comunità all'opera: Come realizzare progetti efficacie la presentazione sull'Azione di pubblico interesse (PPT).

L'Azione internazionale ingloba le azioni intraprese per allargare la portata delle attività uma-nitarie del Rotary e per promuovere la comprensione e la pace tra i popoli. Quest'azione vienemessa in pratica attraverso la sponsorizzazione o volontariato a favore dei progetti internazionali,cercando la collaborazione di partner all'estero e altro ancora.

L'Azione Nuove Generazioni riconosce l'importanza di dare voce e potere ai giovani e giovaniprofessionisti attraverso programmi di sviluppo delle doti di leadership come Rotaract, Interact,RYLA (Rotary Youth Leadership Awards) e Scambio giovani del Rotary.

Aree d'interventoSono state individuate delle cause specifiche in cui coinvolgersi per massimizzare il nostro

impatto a livello locale e globale. Allo stesso tempo, ci rendiamo conto che ogni comunità ha pro-blemi e bisogni particolari.

Attraverso le sovvenzioni globali e altre risorse, noi aiutiamo i club a concentrare i loro sforzinelle seguenti aree.

Promozione della paceOggi, 42 milioni di persone sono attualmente profughi a causa di conflitti armati o persecu-

zioni.Attraverso le nostre partnership con diverse università prestigiose, i borsisti della pace del Ro-

tary sviluppano le doti per rafforzare le iniziative di pace, formare i leader locali a prevenire e me-diare i conflitti e sostenere l'edificazione della pace a lungo termine nelle aree colpite dai conflitti.Ogni anno noi offriamo fino a 100 borse di studio per la pace presso i Centri della pace del Rotary.

Lotta contro le malattieOltre 100 milioni di persone sono spinte nella povertà ogni anno a causa delle spese mediche.

Noi ci sforziamo a migliorare e ad ampliare l'accesso alle cure a basso costo e gratuite nelle areesottosviluppate. I nostri soci provvedono a educare e mobilitare le comunità per aiutare a prevenirela diffusione delle malattie più importanti come la polio, HIV/AIDS e malaria. Molti dei nostri pro-getti assicurano che le sedi della formazione sanitaria siano ubicate in posti facilmente accessibilidalla forza lavoro.

Fornitura di acqua potabileOltre 2,5 milioni di persone non hanno accesso adeguato alle strutture igienico-sanitarie. Al-

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meno 3.000 bambini muoiono ogni giorno a causa di malattie legate alla diarrea causate da acquacontaminata. I nostri progetti danno alle comunità la capacità di sviluppare e rendere sostenibiliimpianti idrici e servizi igienici e finanziare gli studi in materia.

Protezione di madri e bambiniOgni anno, almeno 7 milioni di bambini di età inferiore ai cinque anni muoiono a causa della

malnutrizione, scarsa assistenza medica e condizioni igienico-sanitarie inadeguate. Per aiutare aridurre questo numero, noi forniamo vaccinazioni e antibiotici per i bambini, miglioriamo l'accessoai servizi medici essenziali e sosteniamo la formazione degli operatori sanitari che offriranno laloro assistenza alle madri e ai loro figli. I nostri progetti assicurano la sostenibilità fornendo allacomunità locale i mezzi necessari per poter approntare i programmi di formazione nel campo me-dico-sanitario.

Sostegno dell'istruzione67 milioni di bambini di tutto il mondo non hanno accesso all'istruzione formale ed oltre 775

milioni di persone di età superiore ai 15 anni sono analfabete. Il nostro obiettivo è di rafforzare lacapacità delle comunità di sostenere l'alfabetizzazione e l'istruzione di base, ridurre la disparità trai due sessi nel campo dell'istruzione e incrementare l'alfabetizzazione tra gli adulti.

Sviluppo delle economie localiCirca 1,4 miliardi di persone con un impiego vivono con meno di 1,25 USD al giorno. Noi

realizziamo progetti che mirano ad avanzare lo sviluppo economico e comunitario e a creare le op-portunità per un lavoro decente e produttivo per giovani e meno giovani. Inoltre, noi aiutiamo arafforzare le capacità degli imprenditori locali e leader della comunità, in particolare donne, dellecomunità povere.

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Il Rotary in Italia

Il Rotary nasce in Italia il 19 giugno 1923 a Milano per opera di uno scozzese, James Hen-derson, ma in realtà l'ideatore è l'ingegnere irlandese Leo Giulio Culletton, sollecitato da un

suo parente rotariano di Dublino che lo mette in contatto con la sede centrale di Chicago la qualeautorizza l'operazione.

Il primo incontro avviene il 29/02/1923 presso il ristorante Cova fra alcuni imprenditori italianie stranieri decisi a realizzare anche in Italia gli ideali rotariani.

I soci fondatori sono tutti nomi di grandi imprenditori e di aristocratici e per molti anni ilRotary italiano si caratterizza per censo ed elitarietà.

Nel 1925 si costituisce in Italia il 46° Distretto del Rotary Internazionale, primo nell'Europacontinentale. É così aristocratico, malgrado le critiche dei rotariani americani, che i suoi annuarisono considerati il Gotha dell'Alta Società.

Ma presto sorgono i primi contrasti con il Regime Fascista a causa dei differenti ideali perse-guiti.

Nel 1928 a seguito di un articolo della “Gazzetta di Varsavia'' che denuncia il Rotary comeuna derivazione dell'organizzazione massonica, la stampa fascista inizia una campagna denigratoriaparagonandolo, come la Massoneria, ad una fratellanza di uomini d’affari.

Il Rotary reagisce decisamente ed il governatore di allora, Ginori Conti, invia al Presidentedel Consiglio dei Ministri una relazione per dimostrare l'infondatezza delle accuse e nell’anno suc-cessivo in occasione del Congresso Distrettuale: di Napoli viene stilata la "Dichiarazione dei Prin-cipi'', subito adottata dal Congresso Internazionale di Dallas, che chiarisce che cosa è il Rotary.

Oltre ad esporre le finalità etiche ed umanitarie la “Dichiarazione” afferma che “…il Rotarynon ha alcun carattere politico o religioso e come tale non ha mai inteso ne intende formare alcunpartito o alcuna setta. Potendo far parte del Rotary persone di religioni e nazionalità diverse, essoprofessa il più assoluto rispetto della fede dei suoi membri e del loro sentimento nazionale “.

Dopo questa chiarificazione e per il fatto che i soci rotariani rappresentavano l'elite della na-zione, il Rotary può sopravvivere per alcuni anni anche se sotto il controllo delle Autorità del Re-gime, nell’impossibilità di stabilire un contatto con le autorità governative.

Dopo il 1935 i contrasti si accentuano. Nel ‘36 si scioglie il Rotary in Germania e nel 1938 ilGovernatore del Distretto Italia, Generale Ruggeri-Laderchi, si dimette.

Il nuovo Governatore Attilio Pozzo rifiuta la richiesta governativa di riformare le regole delRotary italiano e delibera lo scioglimento dei clubs italiani.

Nell'ultima riunione del club romano il grande rotariano Omero Ranelleti esprime la certezzache "….tutti i rotariani italiani conserveranno intatto e alimenteranno il patrimonio della reciprocamigliore conoscenza di cui si sono arricchiti in quindici anni di vita in comune.''.

Dopo la chiusura dei clubs molti rotariani continuarono a riunirsi clandestinamente ed a cu-stodire gelosamente i documenti ed i simboli delle loro sedi.

La ricostituzione dei clubs italiani ricomincia durante la seconda guerra mondiale con l'avan-zata delle truppe anglo-americane.

Nel '44 riapre il club di Messina, poi Palermo, quindi Napoli e Firenze, Milano più tardi nel'46 e Roma nel '48.

Tutti hanno dovuto risolvere un problema molto delicato: accertare il comportamento dei socidurante il Regime.

Nel 1946 viene nominato Achille Bossi Commissario Speciale per la ricostituzione del Rotaryin Italia ed a Pallanza viene organizzato il primo Convegno Nazionale presieduto da O. Ranelletti.

In tale Convegno vengono discusse due teorie contrastanti: democratizzare i clubs aprendoall' ammissione di nuove categorie sociali e ad elementi validi, anche se non gli eccellenti, a disca-pito di personalità eminenti ma solo decorative;

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mantenere il criterio di elevata selezione per evitare la presenza di classi molto distanti fraloro; tesi sostenuta dai delegati delle grandi città.

Pur mantenendo i vecchi criteri il Convegno apre l'ingresso ai giovani anche se non esponentidi primo piano nelle loro classifiche ma che abbiano già dimostrato propensione al servizio disin-teressato

Libero da interessi politici il Rotary italiano continua la sua espansione e raggiunge un elevatoprestigio nel consesso mondiale tanto che per l'anno 1956-57 viene eletto per la prima volta Presi-dente del Rotary Internazionale un italiano: Paolo Lang.

Altri avvenimenti dimostrano la considerazione raggiunta dai clubs italiani in particolare: l'or-ganizzazione a Roma del Congresso Regionale dei Paesi Europei e del Mediterraneo nel 1970 edil 70° Congresso del Rotary Internazionale nel giugno del 1979 con la presenza di oltre 10.000 ro-tariani di tutto il mondo.

Fin dal suo nascere il Rotary ha avuto un rapporto difficile con la Chiesa cattolica che stigma-tizzava l'etica laica dell'associazione non ritenendola in sintonia con quella cristiana.

Si deve ad Omero Ranelletti il superamento dei difficili rapporti con la Chiesa che culminacon l'udienza che il Pontefice Giovanni XXIII concede nel 1959 al Presidente del Rotary Interna-zionale.

Successivamente, in occasione del 70° congresso del R.I. nel giugno del 1979, il Papa GiovanniPaolo II celebra una messa in San Pietro per circa 7000 rotariani concludendo la sua omelia conqueste parole: "... possa il Signore sostenere il R.I. nella nobile causa di servire l'umanità nel biso-gno. . .'' Oggi fanno parte del Rotary molti ecclesiastici ed un gesuita è divenuto Governatore delDistretto 211. Negli ultimi trent'anni il Rotary in Italia raggiunge il suo massimo sviluppo passandodai 25 clubs con 1000 soci del 1930 ai 34.000 con 1,2 milioni soci che operano con impegno e spi-rito di servizio per affermare la pace e la giustizia e per realizzare progetti di pubblico interesse.

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Nasce il Rotary Club ViterboI Fondatori

Battaglia Dott. Alessandro Mangani Camilli Avv. EttoreBattaglia Avv. Alfonso Messina Avv. GiuseppeCaporossi Geom. Ezio Micara Comm. FerdinandoCassani Geom. Pietro Paolo Narduzzi Prof. NestoreCecchetti Dott. Bonaventura Patella Dott. DanieleCirenei Dott. Anacleto Pierro Rag. FrancoDobici Dott. Nazzareno Pugliese Cortoni Dott. GeradoFiore Melacrinis Avv. Eugenio Tricomi Ing. NinoLudovisi Prof. Felice Vittori Geom. Aldo

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NESTORE NARDUZZIE IL SUO IDEALE ROTARIANO

Primo Presidente R.C. Viterbo

di Luigi NarduzziPresidente anno sociale 2000 2001

Il 7 Marzo 1954 all'inaugurazione del Rotary Club di Viterbo, Nestore Narduzzi, quale primoPresidente e socio fondatore del novello Club affermava: «l'ideale di servire, di servire la

società e l'interesse generale di raggiungere l'alto livello etico nei rapporti della vita associata; direalizzare la comprensione e la pace internazionale attraverso la concordia degli uomini miglioriper cultura, intelletto, capacità ed attività stretti dal vincolo di quell'ideale, ci richiamano la perenneattualità di verità antiche e nuove come quella sull'amicizia, non ultima - secondo Aristotele - trale virtù morali».

Questi ideali già evidenti nell'attività scientifica di Nestore Narduzzi hanno costituito viaticodel suo operare investendo in pieno anche la sua attività rotariana.

Il senso dell'altruismo e la grande disponibilità verso il «prossimo» hanno sempre caratterizzatole sue azioni in ogni campo nel quale ha operato ed in particolare nell'ambito del Rotary, dove èsempre stato guidato da quel sentimento di amicizia che fin da giovane ha posto a base del suofare, sentimento che gli ha permesso, quale Presidente del Club Viterbese, di creare, su basi solide,un organismo teso a realizzare il fondamentale principio rotariana: amicizia ed operosità.

Amicizia intesa come «affidabilità», amicizia che ha per oggetto il piacere che si prova con laconvivenza nel totale rispetto della solidarietà umana e che si connatura nella carità nonché nellagiustizia che ogni essere umano deve sentire verso i suoi simili.

Questi sono i principi che sempre hanno illuminato l'attività di Nestore Narduzzi nella sua in-tensa opera diretta a realizzare in pieno i principi rotariani, attività che, ancor oggi, si riflette nellavita del Club Viterbese.

E la figura morale ed intellettuale di Nestore Narduzzi che si staglia parallelamente nel camposcientifico, campo che si riflette, e non poco, sull'attività rotariana, è mirabilmente scolpita dal suoallievo, e continuatore del suo magistero economico nella Università di Perugia, Pierluigi Grasselli,il quale ha scritto: «Si sforzò sempre di fare in modo che la valutazione degli aspetti professionalinon soverchiasse quella delle qualità umane delle persone con cui veniva a contatto... ricercò e pra-ticò una collaborazione schietta. Non negò il suo aiuto a quanti lo chiedevano.., e cercò di capire edi aiutare gli altri, fu tollerante, si sforzò sempre di essere giusto, pur nei limiti della condizioneumana».

E qui non si può non ricordare che con i suoi saldi principi morali e le sue chiare impostazioniideologiche e culturali è nato e si è sviluppato un organismo che ha pienamente risposto alle finalitàdel Rotary, un organismo che, operando nel solco da lui tracciato, mira a raggiungere quelle meteche solo l'uomo giusto può perseguire.

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RICORDI DI UNA SERA D'AUTUNNO

di Bonaventura CecchettiSocio Fondatore e Presidente 1968-1969

Millenovecentocinquantadue.Ricordo una sera di autunno convinto, di quelle in cui fa buio presto ed il vento porta già in sè

il primo incalzare dell'inverno, che non tarderà a venire.C'era un caminetto, in quella casa di campagna, al Merlano, di Felice Ludovisi.E intorno al fuoco un gruppo di amici: Ettore Mangani Camilli, Alessandro Battaglia, Pierino

Gassami, Daniele Patella, io e pochi altri.Eravamo noi, ed era bello restare lì; indugiare per l'ultimo sorso di un vino che doveva essere

il più buono, a parlare sottovoce, quasi si avesse il timore di turbare l'intimità di quei momenti.Non lo sapevamo, eppure quella sera - in cui per la prima volta Felice ci parlò del «Rotary» -

noi già eravamo rotariani.Perché quel legame di affetti, di amicizia, di solidarietà, che si era creato fra noi, era già l'an-

nuncio felice del Club che avremmo fondato.E sì che la parola «Rotary» suonò per tutti noi pressoché nuova.Che sarà mai? ci chiedevamo.Ci rivedemmo alcuni giorni dopo, in Via Sacchi, da Nazzareno Dobici e con noi c'erano Franco

Pierro, Gerardo Pugliese Cortoni, Eugenio Fiore Melacrinis, Giusto Frigo, Mario Mostardini e Ne-store Narduzzi.

Dobici sarebbe stato il primo segretario, Narduzzi il primo presidente.Problemi: molti, che con l'entusiasmo dei neofiti e con l'improvvisazione dei pionieri, riu-

scimmo a risolvere.Diffidenza: anch'essa, molta, che con l'andare del tempo riuscimmo a superare.Era necessario fornire un degno esponente per ognuna delle categorie professionali; dopo qual-

che tempo ci riuscimmo: eravamo pronti per avviare definitivamente il nostro progetto.A Viterbo fu il primo Club di Servizio, nonostante il tipo di provincia prettamente agricola, e

nonostante la vicinanza se non l'incombenza di Roma.Già nel 1954 eravamo in 27.Nel '57, con la presidenza di Felice Ludovisi, fu indetto un congresso dei Rotary dell'Alto

Lazio;dopo qualche titubanza anche Roma, che all'epoca contava un unico Club, aderì con nostra

grande soddisfazione.Ci ritrovammo a celebrare quell'avvenimento in Civitavecchia, su di una nave. Era giusto così:perché una nave dava l'idea di quel che stavamo compiendo.Avevamo navigato e avremmo continuato a navigare, verso porti sempre più ambiziosi,verso

mete sempre più lontane. E così è stato.Il sistema degli Interclub ha reso il Rotary una realtà di grande spessore, e di autentico prestigio

in campo nazionale; ma, ancor più, ha offerto ed offre la possibilità ad ogni rotariano di ampliaregli orizzonti delle conoscenze, il patrimonio delle amicizie, il bagaglio delle esperienze.

Val proprio la pena di brindare a questo felice compleanno.All'epoca avevo 30 anni, ora ne ho 35 di più.Possiamo proprio dirlo: questo «Rotary» di Viterbo lo abbiamo visto nascere; lo abbiamo visto

crescere, fino a diventare un Club, quale mai avremmo immaginato potesse diventare.Era un grande auspicio: adesso è una realtà matura, cui molti aspirano e cui relativamente

pochi vengono ammessi ad accedere. È - la nostra - una scelta di servizio che si nobilita attraverso

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l'attività di quanti lo operano, e che, a sua volta, nobilita coloro i quali ne sono destinatari.Leviamo i calici, dunque, a questi «nostri 35 anni»,Attendo con ansia l'evento, che tutti assieme festeggeremo.saremo tanti.ne trarremo gioia.Eppure, io lo so, quel giorno non potrò fare a meno di tornare - col ricordo, col cuore - a quella

sera di autunno inoltrato; a quel caminetto col fuoco che ardeva, a quel vino che ci dava calore,alle nostre parole, ai nostri progetti.

A quel che eravamo, forse.E mi pare tanto lontano, anche se li sento tutti qui davanti a me, intorno ad una stessa tavola,

Ettore, Alessandro, Pierino, Daniele, e poi, via via, tutti gli altri, che non nomino, ma che ricordosempre con immutato affetto.

Rotariani, appunto, ancor prima di sapere cosa mai fosse il Rotary.Tanti auguri, amici di un tempo.Tanti auguri, amici trovati lungo la strada.Tanti auguri a te, caro, vecchio Rotary della mia città.E lunga vita!

INTERVISTA A FELICE LUDOVISI

Felice Ludovisi, pittore di grande fama, è stato - indiscutibilmente - uno degli uomini chepiù fortemente hanno voluto la nascita del Rotary Club di Viterbo.

Ludovisi presiedette il Club nel '56-57 e nel '57-58; trasferitosi successivamente a Roma par-tecipò alla fondazione di altri Club nella Capitale; è stato Socio di Roma-Sud, Club che ha presie-duto nel 1986-87. Ha ricoperto numerosi incarichi di notevole prestigio a livello distrettuale e,come Fondatore, è Socio Onorario del nostro club.

Lo abbiamo incontrato nella sua bella casa romana, dove, sospendendo per qualche attimo illavoro alla sua ultima tela, ha acconsentito gentilmente a rispondere ad alcune domande sulla fon-dazione del nostro Club.

Come è nata l'idea di creare un Rotary Club a Viterbo?Nel lontano 1953, interpellato da un amico Rotariano sull'opportunità di costituire il Rotary a

Viterbo, ebbi il mandato dalla sede di Zurigo di iniziare i primi sondaggi per la sua costituzione.Mi trovavo nella mia casa di campagna e - colta l'occasione di un pomeriggio passato con cari

amici, che mi erano venuti a trovare - lanciai l'idea.Logicamente tale idea era nuova per me e per loro, e fondare un Club di Servizio poteva anche

creare malintesi e difficoltà sia ambientali, sia d'inserimento in una società di provincia che comin-ciava appena a dimenticare il passaggio della 2a guerra mondiale.

Quali furono le difficoltà incontrate?Non nascondo che le difficoltà furono molte, sia di carattere ambientale che di carattere politico

e religioso. Il Club, come ben si sa dal manuale di procedura, è aperto a tutti gli esponenti dellevarie categorie sociali, cosa che ancora oggi, nel 1989, crea ostacoli per la costituzione di un Club,figuriamoci allora, a Viterbo, dove ancora tutto doveva «esplodere» e la stessa città era ristrettanella cerchia delle sue mura. Comunque le difficoltà, con la buona volontà e l'aiuto di tutti gli amiciche si unirono all'idea, furono superate con molto successo.

Quali furono i primi importanti successi del Club?Voglio citare a tale proposito solamente due eventi:1°) L'inaugurazione del Club fu fatta con l'intervento dell'allora Governatore Chiodi (il distretto

- e il Governatore - era uno solo in tutta Italia), S.E. il Vescovo di Viterbo, le autorità locali e i par-lamentari di tutte le tendenze politiche;

2°) l'intervento, all'interclub da noi organizzato su di una nave a Civitavecchia, di tutti i ClubRotariani dell'Alto Lazio, compreso il Club di Roma (allora unico nella capitale) che ritenne ambitala sua partecipazione.

Cosa pensa dell'importanza odierna del Rotary Club di Viterbo e quale futuro ritiene che ilClub possa avere?

Da allora sono passati ben 35 anni e l'attuale Club di Viterbo, per la sua attività e per le sueiniziative è più giovane e più attuale di allora, ed assume sempre maggior rilievo nel contesto deiClub Italiani. Questo inorgoglisce me e penso tutti gli amici che mi furono vicini in quegli annilontani; io allora ero giovane e, quando andavo a sollecitare persone più adulte e più qualificate dime, le vedevo sorridere can scetticismo e incomprensione; oggi tutto ciò è svanito nel tempo e ciconforta, perché possiamo constatare che in fondo avevamo capito l'evoluzione dei tempi.

Ci sono ormai Rotary sparsi per tutta l'Italia e nel mondo, piccoli e grandi, e tutti hanno unloro compito nella società; il futuro del Club di Viterbo sarà sempre più importante, perché si èsempre saputo aggiornare e rinnovare e la presenza dei giovani Rotariani sarà sempre incentivo dimaggiori affermazioni e conquiste.

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1954-2014GLI ORGANI DIRETTIVI

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Annata 2003-2004 Presidente Sergio Giannotti Vice-Presidente Paolo Montaboldi Past President Adolfo Gusman Presidente eletto Luigi Monetti Segretario Giuseppe Bordignon Tesoriere Roberto Ciula Prefetto Giovanni Bruni Consiglieri Paolo Barelli - Tommaso Bocci - Francesco

Maria Capotosti - Igino Clemenzi - Stefano Marini Balestra - Giovanna Scapucci - Maria Teresa Sindona

Annata 2004-2005 Presidente Luigi Monetti Vice-Presidenti Sergio Soletta e Alberto Grazini Past President Sergio Giannotti Presidente eletto Pilerio Spadafora Segretario Giuseppe Bordignon Tesoriere Roberto Ciula Prefetto Giovanni Bruni Consiglieri Giuseppe Ferdinando Chiarini - Enrico

Porceddu - Romeo Gatti - Adolfo Gusman - Fosca Mauri Tasciotti

Annata 2005-2006 Presidente Pilerio Spadafora Vice-Presidente Luigi Monetti Past President Luigi Monetti Presidente eletto Claudio Maria Ernesti Segretario Paolo Maria Lecchini Tesoriere Roberto Ciula Prefetto Giuseppe Pagano Consiglieri Marco Bracaglia - Gioacchino Filippi

Balestra - Romeo Gatti - Lorenzo Grani - Alberto Grazini - Enrico Porceddu - Sergio Soletta

Annata 2006-2007 Presidente Claudio Maria Ernesti Vice-Presidente Giuseppe Ferdinando Chiarini Past President Pilerio Spadafora Presidente eletto Ignazio Maria Tricomi Segretario Lucio Cuppari Tesoriere Roberto Ciula Prefetto Amedeo Rinalducci Consiglieri Marco Bracaglia - Giovanni Cucullo -

Alberto Grazini - Paolo Montaboldi - Giovanna Scapuccci

Annata 2007-2008 Presidente Ignazio Maria Tricomi Vice-Presidente Luigi Monetti Past President Claudio Maria Ernesti Presidente eletto Stefano Marini Balestra Segretario Massimo Bordignon Tesoriere Roberto Ciula Prefetto Giuseppe Pagano Consiglieri Giuseppe Ferdinando Chiarini - Giovanni

Cucullo - Paolo Montaboldi - Sandro Zucchi - Aldo Profili

Annata 2008-2009 Presidente Stefano Marini Balestra Vice-Presidente Luigi Narduzzi Past President Ignazio Maria Tricomi Presidente eletto Alberto Grazini Segretario Massimo Bordignon Tesoriere Andrea Rinalducci Prefetto Fabio Ludovisi Consiglieri Giovanni Bruni - Americo Di Marco -

Vincenzo Gasbarri - Adolfo Gusman - Francesco Menichelli

Annata 2009-2010 Presidente Alberto Grazini Vice-Presidente Giuseppe Ferdinando Chiarini Past President Stefano Marini Balestra Presidente eletto Fosca Mauri Tasciotti Segretario Massimo Bordignon Tesoriere Andrea Rinalducci Prefetto Adolfo Gusman Consiglieri Giuseppe Ferdinando Chiarini - Giovanni

Maria Cucullo - Romeo Gatti - Paolo Lecchini - Paolo Montaboldi

Annata 2010-2011 Presidente Fosca Mauri Tasciotti Vice-Presidente Andrea Stefano Marini Balestra Past President Alberto Grazini Presidente eletto Roberto Ciula Segretario Massimo Bordignon Tesoriere Andrea Rinalducci Prefetto Luigi Orsini Consiglieri Roberta Bernini - Stefano de Spirito -

Lorenzo Grani - Luigi Narduzzi - Giuseppe Pagano

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Annata 2011-2012 Presidente Roberto Ciula Vice-Presidente Pilerio Spadafora Past President Fosca Mauri Tasciotti Presidente eletto Luigi Orsini Segretario Adolfo Gusman Tesoriere Andrea de Simone Prefetto Luigi Orsini Consiglieri Marco Bracaglia - Alberto Grazini - Stefano

Marini Balestra - Mario Moscatelli - Giuseppe Pagano - Pilerio Spadafora

Annata 2012-2013 Presidente Luigi Orsini Vice-Presidente Fosca Mauri Tasciotti Past President Roberto Ciula Presidente eletto Mario Moscatelli Segretario Maria Giuseppina Gimma Tesoriere Andrea de Simone Prefetto Stefano Bianchini Consiglieri Roberta Bernini - Stefano de Spirito -

Romeo Gatti - Paolo Lecchini - Giuseppe Pagano - Enrico Porceddu - Pilerio Spadafora

Annata 2013-2014 Presidente Mario Moscatelli Vice-Presidente Fosca Mauri Tasciotti Past President Luigi Orsini Presidente eletto Stefano de Spirito Segretario Massimo Bordignon Tesoriere Andrea de Simone Prefetto Giovanni Bruni Consiglieri Claudio Maria Ernesti - Romeo Gatti -

Lorenzo Grani - Alberto Grazini - Giuseppe Pagano - Pilerio Spadafora - Vincenzo Turetta

IMMAGINI TRATTE DALLA PUBBLICAZIONE1954 - 1979

35 ANNI DI ROTARY A VITERBO

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INIZIATIVE, PROGETTI, TEMI TRATTATI:I PRESIDENTI ED I SOCI RICORDANO

Avvertenza:I testi riportati nella presente sezione sono stati inseriti nella versione integrale prodotta dagli autori e daglistessi revisionata prima della stampa.

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Silvio AscenziAnno sociale 1980-1981

IL ROTARY CLUB VITERBOMOMENTO DI UNIFICAZIONE

DELLE ASPETTATIVE DELLA TUSCIA

È bello, nel corso di un lungo cammino, fermarsi un momento, tornare con la memoria ai mo-menti significativi del passato, considerarne l'efficacia nel presente, al fine di riprendere l'impegno,forti dell'esperienza e della fiducia nell'eterno rinnovarsi delle energie, in un gruppo di persone conforti ideali, nutrito da un continuo ricambio di uomini e di idee, ambizioso solamente di svolgereun ruolo di servizio alla società, in cui si trova a vivere ed operare.

Del cammino del nostro Club, mi è stata data la ventura di percorrerne un lungo tratto, conesperienze vieppiù significative man mano che la vita mi veniva conducendo a responsabilità socialitali da dimostrare il sommo bene dell'amicizia disinteressata non di un singolo, ma di un gruppo dipersone individualmente qualificate.

La presenza in un contesto sociale di una simile aggregazione conduce spesso, nei momentidifficili, a farle assumere una funzione unificante di utilità collettiva, senza specifiche dichiarazionie forse senza nemmeno una chiara presa di coscienza nelle parti, ma con l'opportunità di trovarsial momento giusto nel ruolo e nel posto giusto.

In una lunga stagione che ha visto le più importanti istituzioni della nostra provincia divise daispirazioni politiche ed ideologiche opposte, pur trovandosi però ad agire in una realtà comune, inmomenti decisivi il club di Viterbo si è trovato ad assumere la funzione di luogo imparziale di in-contro, da cui far partire le istanze comuni, essenziali per il progresso civile ed economico del ter-ritorio, che avrebbero certamente perso efficacia risolutiva in una primogenitura di parte.

Penso all'Incontro della Città con i Militari, prima presa di coscienza dell'importanza nellavita cittadina di una componente così numerosa e qualificata, all'iniziativa per il metanodotto, fe-licemente conclusasi, all'iniziativa in sostegno della creazione dell'Università di Stato, alle ripetuteazioni per l'inserimento del territorio viterbese nel sistema dei trasporti e delle grandi comunica-zioni.

In queste ed in tante altre occasioni il Rotary di Viterbo ha saputo assumere con modestia edumiltà pari all'efficacia ed all'intelligenza della funzione di servizio, un ruolo essenziale ed unifi-cante di posizioni diverse ed apparentemente inconciliabili.

Il nostro impegno deve essere, soprattutto con la preparazione e la scelta accurata di coloroche prenderanno il testimone in una staffetta che non ha traguardi e che trova la sua importanzanella corsa, di continuare in una presenza attiva e fattiva, pronta con grande adattabilità ai momentistorici a cogliere le occasioni di servizio e di amore al territorio ed alle popolazioni, in cui una Vo-lontà Superiore ci ha posto per far fruttare i nostri «talenti».

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Sergio GiannottiAnni sociali 1981-1982 e 2003-2004

La mia vita nel Rotary Club Viterbo

Quando nel lontano 1964 entrai a far parte del Rotary, Presidente immaginifico e fecondo erail Prof. Sandro Battaglia.

Ricordo il mio primo incarico di appena un anno dopo: Organizzare il Rotaract a Viterbo. Essoprese vita prepotentemente grazie ad un intelligente gruppo di giovani diretti dall'allora aspirantemedico Gianni Calisti che ricordo con tanta simpatia ed affetto anche per questo.

Allora i miei figli erano molto giovani. Né avrei mai pensato che Monica sarebbe diventata labrava Rotaractiana che è stata, Organizzatrice, da Presidentessa, di un congresso Distrettuale a Tar-quinia e Collaboratrice preziosa per tanti lavori di routine anche del Rotary.

Né avrei immaginato Maurizio Rappresentante Distrettuale Rotaract, partecipe ed animatoredi iniziative di successo come quella in occasione della decade Mondiale dell'acqua con il progettoofferto al Rotary Club di Latina dal titolo «Acqua sull'Isola di Ponza». Oggi lo ritrovo ottimo pro-fessionista e Rotariano già impegnato nel settore Ambiente del Club di Viterbo.

Ma se ci penso un po', mi accorgo che questo è il vero significato del Rotary, che, attraversovalori sani ed idee che sono insieme forma e sostanza, riunisce padri e figli, giovani e meno giovaniattorno ad uno stile di vita etico professionale espresso al meglio, con gli amici e fra la gente.

Perché noi Rotariani come e più degli altri operiamo nella professione ben sapendo che la qua-lità della vita passa attraverso la coscienza e la conoscenza dei problemi.

Essere Rotariani a Viterbo oltre che regola esistenziale ed impegno di partecipazione, e anchecreatività, espressione di idee, entusiasmo e fede.

Di qui il nostro interesse per la natura e per le cose che contano, il nostro slancio alla ricercadi iniziative, che interpretando correttamente i grandi temi legati alla evoluzione economica tecnicae spirituale della Persona Umana stimolino nella gente le aspirazioni, la solidarietà, la socialità el'Amore.

Con questo sentimento mi ritrovo oggi Rotariano Seniore Attivo, fra amici «antichi» nuovegenerazioni, per esprimere ancora insieme l'impegno della nostra solidarietà e del nostro slanciosociale verso gli altri, fuori della nostra trincea.

E così, attraverso l'Amicizia, l'entusiasmo e la continuità delle idee, portate con razionalità,concretezza e competenza professionale, il Club si rinnova anno dopo anno, giovane, nei suoi 35anni.

Per cui raccontare il Rotary a Viterbo è parlare di Noi.Del resto questi 35 anni di Rotary, coincidono in buona parte con la mia vita.Ma tutto si ridurrebbe ad un elenco di date, quasi ad una cronaca di avvenimenti, se questo

periodo non contenesse rappresentato anche il mio entusiasmo, la mia fede ideale le mie migliorienergie.

Perché tutto quello che ho visto e fatto negli ultimi 25 anni è incastonato anche nella vita delRotary così come lo è nella vita della mia Città.

Ed ecco allora che si riaffacciano come esperienze vissute e sofferte e non come realizzazionistoriche, le battaglie in prima persona sostenute a fianco di tanti amici Rotariani, molti dei qualioggi purtroppo, non ci sono più.

Rivedo Francesco Tedeschi Presidente nel 1971 affrontare con il Rotary le battaglie per l'Uni-versità di Viterbo, in una settimana di manifestazioni che hanno lasciato il segno, in una Città,allora ancora lontana dall'idea, oggi ovvia, di una Viterbo Universitaria, sede di cultura: ispiratoreindimenticabile Onio Della Porta.

E come non menzionare la lunga battaglia per la Viabilità culminata negli anni '70 con l'Inter-

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Club di Civitavecchia promosso dal nostro Club e che vide la partecipazione dell'allora Ministrodell'Industria Onorevole Giulio Andreotti, amico di Viterbo e vicino alle nostre iniziative?!

Lo stesso Onorevole Andreottí che anni dopo ci sostenne quando con un gruppo agguerrito diPersonaggi di primo ordine affrontammo l'ipotesi (perché solo di ipotesi allora si trattava) dellametanizzazione dell'Alto Lazio.

Ideatore trascinatore ed ispiratore l'attivissimo Sergio Soletta con le sue numerose iniziativetutte valide e coinvolgenti.

Ricordo Garinei Presidente rivelatosi sensibile esteta con la sua mostra delle Bolle Papali edei restauri ed acquisizioni al patrimonio artistico Viterbese.

Il «Rotarologo» Mazza, promotore come Presidente di Convegni di grande interesse, fra cuiquello sulla Erosione delle Coste Tirreniche, anche oggi onnipresente Prefetto del Club grande ani-matore ed interprete degli umori dei Soci.

Silvio Ascenzi che si è imposto per il suo pragmatismo e per aver rilanciato da Presidente, conforza e saggezza i valori legati alla Famiglia.

Luigi Mascolo, sempre così disponibile ed attento nello stimolare e sostenere le nostre inizia-tive, animatore ed ospite intelligente di tante manifestazioni Rotariane, nella Sede del suo Istitutodi Credito.

Nino Tricorni organizzatore della prima Assemblea Distrettuale tenutasi a Viterbo, a lungo Se-gretario e fra i fondatori del Club, e gli altri tutti da Pistoletti a C aporossi a Carlini ad Aonzo, aSirnoni, Catteruccia, Feliziani e Nocerino per ricordare solo alcuni dei Presidenti, del mio periodoRotariano, tutti meritevoli insieme ai predecessori, per il meraviglioso slancio dato al nostro Clubche grazie al loro impulso di idee e di servizio ha assunto una posizione di primo piano nella con-siderazione dei Rotariani a livello Distrettuale e Nazionale.

Lasciatemi inoltre ricordare con gioia e con una punta di orgoglio e presunzione, i molti con-vegni sull'Ambiente, sull'inquinamento, sulla salvaguardia dei Laghi, sulle moderne tecnologie ap-plicate alla Agricoltura, ed oggi, con Maurizio, mio figlio, sulla Fitodepurazione, argomenti da meportati alla opinione pubblica con relatori e documenti di alto livello già da qualche anno, quandola sensibilizzazione per queste problematiche era scarsamente sentita e difficilmente comunicabile.

Posso dire di aver vissuto con un nutrito gruppo di altre persone, le sensazioni, le soddisfazioni,gli entusiasmi ed anche le stesse delusioni che hanno fatto il Rotary a Viterbo.

Ho visto con gli altri crescere, maturare le grandi aspirazioni del nostro passato recente, leidee guida, e più limitatamente ho visto concretizzarsi alcune di queste idee con la gioia di averecontribuito insieme agli amici a crearne i presupposti.

L'evoluzione sociale ed il progresso hanno, in questi anni, fatto passi da gigante, anche da noi.Ma non sempre l'educazione e la coerenza dei principi hanno seguito lo slancio evolutivo delle

cose.Di qui un diffuso senso di disagio che è venuto man mano ingigantendosi nelle coscienze fino

a giustificare certa informazione mistificata e persino la malafede.In questi anni di valori contraffatti e distorti, per me il Rotary, sentito e vissuto, è stato un

punto di riferimento che mi ha legato agli altri e mi ha dato, insieme con la forza e la fiducia Cri-stiana, la possibilità di vivere nel modo giusto.

Oggi che i valori della famiglia, della fede, della corretta solidarietà tornano ad occupare illoro spazio in una tendenza di riflusso sofferto ed atteso, ritrovarci insieme è ancora più impor-tante.

La mia più grande soddisfazione è di aver partecipato sempre attivamente con i miei anni diSegreteria, il mio anno di Presidenza e la mia multiforme convinta militanza rotariana fra incarichidi Club e Distrettuali.

E mi piace assaporare tutto questo.Ma mi adagio solo per un momento nel compiacimento di ciò che è stato: non ho tempo per i

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ricordi o spazio per i rimpianti.La risonanza ancora viva della XXXII Assemblea Distrettuale organizzata a Viterbo mi ricorda

che vicino a me, oltre ai vecchi combattenti della mia generazione, ci sono i giovani che incalzanoavendo con diritto, merito e grinta ereditato il nostro entusiasmo e la nostra passione.

Essi sono lì, a ricordarmi, con il loro sorriso amico ed il loro irresistibile slancio, che è sempreora di muoversi avanti per Vivere il Rotary con gioia, insieme.

Grazie Presidente Henrici ed anche a Voi, Michelini, Bocci, Lecchini, Marcoaldi, Berdini eGiovani del Rotaract ed Interact preziosi collaboratori, grazie di cuore.

A te, Amico Marcoccia, Tanti Auguri.

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Nino TricomiAnno sociale 1984-1985

Volendo ricordare la costituzione del nostro Club, mi pare giusto citare, innanzitutto, gli Amiciche formarono il nucleo promotore. - Tra questi, ricordo che i più attivi erano Pietro Salvo, brillantefunzionario della Prefettura, purtroppo trasferito prima dell'atto costitutivo del Club e diventatopoi in breve Prefetto, il Notaio Nazzareno Dobici, Franco Pierro, Felice Ludovisi e Nestore Nar-duzzi.

Il loro compito non fu per niente facile perché a quell'epoca anche avviati professionisti, per-sonalità politiche e cattoliche avevano nei confronti del Rotary, se non proprio dei pregiudizi, serieperplessità.

A questo si aggiunga che si era convenuto che ogni nuova adesione doveva riscuotere l'unanimeconsenso (non il tacito assenso), per cui con l’aumentare del numero dei Soci fondatori ogni nuovocandidato doveva passare attraverso un vaglio che non era in fondo quello richiesto dai principistatutari del Rotary.

Se da una parte, però, questo rigore spianò la strada alla costituzione di Club a noi similari,dall'altro consentì di partire con un Club affiatatissimo e composto da veri amici.

Oggi queste difficoltà esterne ed interne al Club restano solo un ricordo di un certo provincia-lismo, peraltro superato in poco tempo da una migliore informazione ed una moderna concezione.

Questa rapida evoluzione avvenne ed avviene grazie anche alla caratteristica del Rotary Inter-national, il cui regolamento prevede espressamente un rinnovo delle cariche direttive con una certafrequenza ed il passaggio del «testimone» ad altri più giovani e non solo in senso anagrafico.

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F. Pio MarcocciaAnno sociale 1990 -1991

Il Rotary per Viterbo città ideale

Fin dal remoto passato, poeti, filosofi e utopisti, in più o meno palese polemica con le condi-zioni -del loro tempo hanno voluto immaginare un loro tipo di città ideale.

Oggi con i poeti ed i filosofi in tutt'altre faccende affaccendati, con gli architetti sempre piùcondizionati nel loro ruolo professionale è necessario che la cultura di base, quella vera espressadagli ambienti dirigenti e professionali della città proponga un suo progetto per Viterbo anche ri-schiando di fare dell'utopia. Sarebbe comunque di indirizzo e di stimolo per chi deve governare.

Il Rotary di Viterbo che già tante battaglie ha combattuto per la crescita della nostra provinciadovrebbe, a mio modo di vedere, coordinare gli sforzi già fatti e quelli impostati e partecipare conuna sua proposta teorica al disegno futuro, non solo urbanistico, della città.

La città ideale dei Poeti e degli utopisti poteva essere quella del passato, una città mitica in-travista nel fervore e nella fantasia poetica, oppure una città immaginata contemporanea, ma postain contrade fantastiche.

Al primo tipo appartiene la piccola Firenze del XII secolo, nella quale la vita si svolgeva in unclima di patriarcale sobrietà e di operosa pace sociale, la «Fiorenza dentro della cerchia antica»verso cui va lo struggente rimpianto di Dante nei canti XV e XVI del Paradiso.

Dante non è affatto sterile «Laudator Temporis Acti», che effonde la sua nostalgia per un pas-sato ormai scomparso ed irripetibile: il suo è invece l'auspicio di un rinnovamento globale sul pianoetico da attuarsi senza che la città debba rinunciare alla sua nuova fisionomia di grosso centro po-litico, culturale e commerciale: egli ammette anche i benefici della civiltà mercantile, in quantomodo di vivere e di operare, a patto però che ne siano tenute lontane la corruzione e le esplosionidi odio tra persone e gruppi. Anche Viterbo nella grande trasformazione in atto deve progettare ilsuo destino senza perdere la sua specificità.

Un passato importante spesso può produrre in un popolo l'esperienza devastante della deca-denza.

La decadenza è una miscela di superbia e di paura; è il sottrarsi al confronto ed alla competi-zione. Si supera, come dice Alberoni, con la gioia di vivere e la voglia di rischiare e di confron-tarsi.

Per ritornare alla distinzione cui sopra accennavo per il secondo tipo sempre in tema di cittàideale, va citato «Utopia», il celebre libro pubblicato a Lovanio nel 1516 dall'inglese TOMMASOMORO, umanista, pubblicista, cancelliere regio d'Inghilterra, fatto decapitare nel 1535, perché dacattolico fervente, si era rifiutato di riconoscere a Enrico VIII il titolo di capo supremo della Chiesad'Inghilterra.

Nel libro Moro rappresenta la grande isola di Utopia divisa in 54 città tutte uguali per plani-metria e struttura, e unite tra loro da un vincolo federale.

La città ha una uniformità strutturale rigorosa: la sua forma è perfettamente geometrica, ogniedificio ha dietro di sè un esteso giardino che gli abitanti coltivano con molta cura perché sannoquanto le piante giovino alla purezza dell'aria.

Insomma, riprendendo l'idea di un illustre studioso, si può dire che l'ideale di Le Corbusierera già fiorito quattrocento anni prima nella mente del Cancelliere di Enrico VIII e che l'architettura«funzionale» prima che dagli architetti, era stata inventata dai costruttori di utopie. Certo al Moro,come a Dante così come a noi oggi più delle strutture urbanistiche premono le condizioni politicosociali: lo stesso aspetto edilizio della città di utopia, che privilegia l'orizzontalità invece della ver-ticalità architettonica, sembra accordarsi con gli ordinamenti politici e sociali di uno stato imma-ginario che, diversamente dagli Stati Europei dell'epoca, si basa essenzialmente sulla perfetta

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eguaglianza e sulla felicità dei sudditi. Ancora oggi la felicità ed il benessere che poi è anche quellaqualità della vita che tutti cerchiamo, possono informare il nostro progetto; meno d'accordo conMoro sarei sulla orizzontalità formale che abbiamo visto corrispondere ad una perfetta uguaglianzasociale decisamente utopica.

Oggi uno degli aspetti più importanti dell'idea deve essere il recupero nella progettazione ur-bana del concetto di città come sistema di ambiente vivo con una propria struttura, una sua dinamicaed una sua storia.

Di fronte alla fruibilità di sistemi tecnologici via via più complessi, la conservazione, il restauroe lo sviluppo della diversità biologica e culturale della città costituiscono un obiettivo d'importanzavitale per la promozione della qualità della vita urbana.

Per quanto arduo possa sembrare noi siamo chiamati a contribuire per restituire un po' di ar-monia e di bellezza a questa città, essendo anche noi quella che vogliamo che sia, vivendo comevogliamo che viva, presentando in noi l'immagine in cui possa specchiarsi e riconoscere il voltoche anela come suo.

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Paolo Maria LecchiniAnno sociale 1991-1992

Presidente Internazionale Rotary 1991-1992: Rajendra K. Saboo “Guardare al di là di voistessi”.

Nel suo messaggio a tutti i Presidenti di Club, il P.I. incitava i rotariani a guardare alle realtàe ai bisogni del mondo e realizzare un anno costruttivo per l’umanità, un anno di buona volontà,per dimostrare a tutti, nelle scuole, nelle università, nelle professioni, negli affari, che la buona vo-lontà ed il servire sono elementi indispensabile per mantenere e salvaguardare la pace e il progressoindividuale.

Governatore Distretto 2080 Rotary 1991-1992: Giovanni Corda. Giovedì 23 gennaio 1992, inuna gelida giornata di neve e ghiaccio, sferzata da una gelida tramontana, il nostro Governatore,accompagnato dalla sua gentile consorte Margherita, raggiunse la nostra città per la rituale “Visitadel Governatore al Club”. Durante il suo discorso, nella conviviale, elogiò il nostro Club Rotaryper la fama che si era guadagnata nel Distretto per le attività effettuate negli anni dai vari Presidentie dai Soci, stimolando tutti noi a proseguire nei progetti di servizio per la società e amicizia tra noi.

Principali attività svolte durante l’anno rotariano:1. Istituzione del premio “Viterbo che lavora”. Su iniziativa di alcuni rotariani, tra i quali mi

piace ricordare Paolo Montalboldi e Sandro Marcoaldi, si pensò di istituire un’iniziativache desse visibilità del nostro Club nella città, premiando, nel corso di una conviviale a lorodedicata, alcune persone che con il loro lavoro a contatto con il pubblico si fossero partico-larmente distinte per il loro “servire” con competenza, disponibilità e cortesia. La trepida-zione della prima edizione è stata ampliamente ricompensata dal successo e del prestigioche tale premio, celebrato tutti gli anni, ha nella popolazione viterbese.

2. Accoglienza. Nell’ambito della istituzione Rotary “Scambio Gruppi di Studio”, abbiamodato ospitalità a cinque giovani provenienti dal Distretto 3810 – Filippine -, così composto:insieme al rotariano Antonio A. Rufino, past Governor del Distretto 3810 nell’anno 1986/87,rappresentante del Governatore del 3810 Di- stretto, Team Leader, ne facevano parte: Car-men Abesamis, Optometrista, e Rachel Patricia F. Fajardo, Odontotecnica, ospitate dal socioPaolo Maria Lecchini, Reeda Bantung, laureata in Business Management, e Niet A. Gamc,laureata in Economia applicata, ospitate dal socio Adolfo Gusman, Maria Valentina A. San-tana, laureata in Economia, ospitata dal socio Pilerio Spadafora.

I vari ospiti, hanno sostato a Viterbo dal 17 al 21 maggio; oltre a visitare la nostra città e din-torni, effettuarono un’immersone professionale, nelle varie materie, presso vari studi di alcuni nostrisoci. Nella conviviale del 20 maggio i nostri graditissimi ospiti hanno organizzato un piacevolespettacolo con i loro canti, danze e costumi tradizionali della loro terra.

3. Intercub. Durante l’annata rotariana ricordo due interclub. Sono stati presso il nostro Clubil Rotary Club Jesi (Distretto 2090) ed il Rotary Club Napoli Ovest (Distretto 2100) chehanno visto la partecipazione di numerosi soci rotariani accompagnati da familiari ed amici.

4. Conviviali. I relatori di quasi tutte le conviviali dell’annata sono stati soci rotariani, appar-tenenti al nostro Club, o ad altri tra i quali ricordo con piacere i Rotary Club di Siena, Romae Torino. Mi è gradito segnalare che le riunioni conviviali, nel corso dell’anno, hanno sem-pre coinvolto un alto numero di soci:

a) L’Architetto paesaggista Paolo Pirone, presentato al nostro Club dal rimpianto e caro amicorotariano Primo Michelini, ci intrattenne sul tema dell’arredo urbano per rendere più gra-devoli e vivibili le nostre città e della grosse difficoltà che si incontrano per reperire finan-ziamenti per eseguire anche progetti non molto impegnativi.

b) Il Prof. Aldo Rossolini, Direttore della Clinica di Malattie Infettive presso l’Università di

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Siena, ci illustrò le ultime novità nel campo della nuova infezione da Immuno DeficienzaAcquisita (AIDS) che, allora, stava incominciando a mietere le prime vittime nel mondo eche nel corso degli anni avrebbe raggiunto quelle drammatiche dimensioni oggi note.

c) Il compianto socio del nostro Club, il commercialista Dott. Turchetti, in una conviviale pro-trattasi fin oltre la mezzanotte, ci illustrò una nuova legge tributaria, entrata da poco inazione, rispondendo a numerose nostre domande.

d) In una conviviale i Soci Adolfo Gusman e Luigi Narduzzi, presenti i giovani dell’allora Ro-taract, ci illustrarono le nuove Facoltà ed i relativi corsi di laurea che si andavano istituendonella giovane nostra “Università della Tuscia”.

e) Il Dott. Franco D’Amico titolare della ditta “Mercurio”, presentato dal caro amico e sociodel nostro Club Claudio Ernesti, ci parlò dell’importanza del riso come alimento nell’uomo,e del suo cammino dalla semina alla vendita nei negozi.

f) Il Prof. Alfio Cortonesi. Storico medievista, in una piacevolissima conviviale fu relatore diun interessante argomento riguardante la nostra città: la descrizione degli orti e le varie col-tivazioni agra- rie, tra le quali spiccava per qualità e quantità la coltivazione della canapa,che venivano effettuate nel medioevo subito a ridosso e a breve distanza dalle mura dellanostra città e degli ingegnosi sistemi di irrigazione che furono escogitati dai nostri antenativiterbesi.

g) Ho un ricordo particolarmente bello della serata degli scambi per gli auguri per il SantoNatale. Sua Eccellenza Mons. Fiorino Tagliaferri, allora Vescovo di Viterbo, rimase connoi per tutta la serata che fu allietata da numerosi canti natalizi effettuati da un coro di ec-cezione composto da una decina di mogli di rotariani, dirette e accompagnate al pianofortedal Maestro Riva. I giovani del Rotaract, alcuni vestiti da Babbo Natale, collaborarono alladistribuzione dei doni di Natale, e alla fiera di beneficenza effettuata per raccoglier fondiper la Rotaty Foundation e per il progetto Polio Plus.

h) Alcune riunioni furono dedicate all’informazione rotariana e alla vita ed organizzazione delnostro Club. In questi argomenti un vero maestro è stato il compianto rotariano GiulioMazza. Chi ebbe la fortuna di conoscerlo sa che Giulio Mazza fu una persona non comune,un signore d’altri tempi, di uno stampo che si sta perdendo, ricco di umanità e di cordialità,un uomo amabile sempre sorridente, garbato e gentile che ispirava fiducia e di cui mi onorodi averne avuta la completa amicizia.

i) Una serata danzante di carnevale servì a cementare, nella serenità e nell’allegria, le nostreamicizie.

j) Giovedì 25 giugno 1992 fu il giorno del “Passaggio della Campana” dal sottoscritto a Giu-seppe Capotosti, che ci ha recentemente lasciato e di cui rimane la memoria di un rotarianoillustre per i suoi modi signorili e per la completa disponibilità che metteva nei rapporti conle persone.

5. Gite. Nello spirito di rinsaldare la nostra conoscenza ed amicizia sono state organizzate al-cune gite. Ricordo la visita a Tivoli per Villa D’Est e Villa Adriana, e la gita a Roma per as-sistere ad un piacevole spettacolo di Lando Fiorini nel suo locale “Il Puff”, a Trastevere.

6. Fondazione a Viterbo del Club Inner Whel. Con entusiasmo, il nostro Rotary Club ha par-tecipato agli ultimi preparativi istituzionali per la nascita del nuovo Club e con numerosis-simi soci ha partecipato alla cerimonia della consegna della “carta”, e, in segno di stima edaugurio, il nostro Club ha donato, alla Presidente Fondatrice del Club Inner Wheel Viterbo,Maria Teresa Lecchini, “la campana” in segno di stima e di buon augurio per le loro futureattività.

Ricordo quell’anno rotary 1991-1992 con nostalgia, e non solo perché allora ero di vent’annipiù giovane! In quegli anni ero nel pieno della mia attività lavorativa ospedaliera e libero profes-

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sionale. Il tempo è tiranno, lo sanno bene tutti i rotariani impegnati nelle loro attività professionali,ed è solo con l’aiuto e la collaborazione disinteressata e completa degli amici che è possibile rag-giungere, in seno al Club, quei risultati che ci siamo proposti e per l’attuazione dei quali dedi-chiamo con passione parte del nostro tempo. Ho trovato, in quel mio anno di presidenza rotariana,una grande manifestazione di amicizia e collaborazione non solo in seno al Consiglio Direttivoche saggiamente consigliava e migliorava i vari progetti, ma anche da parte di tutti i Soci, e delleloro consorti, che sempre numerosi hanno partecipato alle conviviali e alle varie manifestazioni eappuntamenti.

A tutti gli amici Rotariani il mio ringraziamento per l’amicizia e la fiducia accordatami, ed ègrazie a questi sentimenti che rimarranno sempre nel mio cuore con stima e riconoscenza.

Paolo Maria Lecchini(Presidente anno sociale 1991-1992)

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Giuseppe CapotostiAnno sociale 1992-1993

Le cose principali sulle quali ho puntato il maggiore impegno sono state:� In primo luogo la necessaria sistemazione del bilancio del Club che era in sofferenza.� Poi mi sono impegnato molto per far rinascere nel club il clima di serena amicizia e di ar-

monia tra i soci, cose che si erano andate attenuando.Posso dire con soddisfazione da avere raggiunto i risultati che mi ero proposto.

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Primo MicheliniAnno sociale 1994-1995

La nostra socia Caterina Michelini ci ha ricordato alcune delle attività che hanno caratterizzatol'anno rotariano 1994-95 durante la presidenza di suo marito Primo Michelini.

Grande successo ha ottenuto il convegno sullo sviluppo del comprensorio del lago di Bolsena.Alla presenza di numerose ed importanti autorità rotariane, politiche, dei rappresentanti del

mondo professionale ed imprenditoriale sono stati dibattuti i vasti problemi relativi alla valorizza-zione delle risorse produttive, culturali e turistiche del bacino lacuale impegnando gli Enti localiin un piano di ordinate e concrete prospettive.

Altro avvenimento di grande prestigio per il club è stata la designazione del socio past Presidenting. Sergio Giannotti a Governatore del Distretto 2080 per l'anno 1996-97, persona di grande pre-stigio, conosciuto in tutto il Rotary nazionale per la elevata professionalità e per il costante impegnosociale e rotariano.

Attenzione particolare è stata dedicata allo sviluppo culturale e civile della società viterbesecon lo svolgimento di convegni, seguiti da un vasto pubblico, in locali prestigiosi come la “SalaRegia” del Palazzo dei Priori.

Sono da ricordare : il convegno sul tema “Un Maestro di vita” in onore del grande umanistaprof. Raimondo Pesaresi, relatore principale il prof. Vincenzo Cappelletti, Presidente dell'Istitutodell'Enciclopedia italiana, il Forum Distrettuale sul tema “Quale futuro sullo smaltimento dei ri-fiuti”, argomento di grande importanza e lungimirante vista la attuale emergenza nazionale; le con-ferenze su “Applicazione del nuovo Codice di Procedura Penale” tenuta dal Presidente del Tribunaledi Viterbo dott. Roberto Speranza e “Quale futuro per i nostri risparmi” a cura del Direttore Generaledella Banca d'Italia dott. Cascella.

Lo spirito di amicizia che amalgama e da forza al club nella realizzazione dei programmi èstato mantenuto ad elevato livello facilitando la conoscenza reciproca, l'affiatamento e la parteci-pazione a gioiose ed interessanti manifestazioni come le gite a Siena , in toscana e la visite allaBase elicotteristica dell'Aviazione dell'Esercito.

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Luigi BerdiniAnno sociale 1996-1997

La mia annata presidenziale è stata intensa di avvenimenti basati sui concetti dei valori rota-riani. Oltre alle ordinarie riunioni dedicate a conferenze di carattere culturale è stata una annatadurante la quale si è cercato di impostare programmi di particolare contenuto umanitario e sociale:

L’assegnazione dell’annuale Premio di Viterbo che lavora a tre cittadini viterbesi meritevoliper la disponibilità verso l’utente.

Il generoso aiuto al popolo pigmeo di Bipindi (Camerum) in condizione di grave disagio, alquale furono inviate anche adeguate somme di denaro anche per la scolarizzazione di 85 bambinie la fornitura di una macchina per la torchiatura dell’olio di palma, per una attività produttiva voltaalla realizzazione di risorse per l’esistenza.

Una interessante conferenza studio sulla via Francigena, il famoso tragitto storico del me-dioevo, sul percorso dei pellegrini del nord europeo per raggiungere la capitale della cristianità.

Ricordo le conviviali dedicate ai Motoscafi RIVA ed alla Ferrari che organizzai con l'ausilioe supporto di alcuni Soci e che richiamarono l'attenzione di appassionati che hanno condiviso conme il comune interesse.

Una conferenza studio sul Papa Giovanni XXI (Pietro Hispano unico Papa portoghese elettoal soglio pontificio a Viterbo il 1276 e ivi deceduto nel 1277). Papa di particolare personalità, anchecome scienziato, filosofo, medico, stroncato dall’improvvisa morte.

Porto con me il ricordo della mia presidenza densa di impegno e di soddisfazioni.

FABIO LUDOVISIAnno sociale 1997- 1998

Con emozione ed impegno mi sono accinto a ricoprire il prestigioso incarico di Presidente delRotary Club Viterbo ed ho operato con determinazione per aumentare l'amicizia fra i soci e perse-guire una elevata coesione di intendimenti per il raggiungimento degli scopi istituzionali e per larealizzazione dei progetti programmati.

Abbiamo dato stabilità finanziaria al club automatizzando la riscossione delle quote ed ab-biamo svolto una preziosa azione divulgativa volta alla scoperta ed alla conoscenza del nostro pa-trimonio artistico ed allo sviluppo culturale della città.

Azioni significative sono state le riunioni sulla realizzazione tecnico ed architettonica della“Macchina di Santa Rosa” e sulle opere di restauro in corso ed in programma l'apposizione di pan-nelli illustrativi sui monumenti di Viterbo e la rivalutazione dei poeti dialettali.

Attenzione particolare è stata rivolta ai problemi della viabilità, allo sviluppo del territorio edell'Università, al riconoscimento delle qualità umane e professionali dei lavoratori viterbesi con1’assegnazione del “Premio alla Viterbo che lavora”.

Per rendere vivace, piacevole e numerosa la partecipazione alla vita del club sono state effet-tuate attività particolarmente coinvolgenti come la visita alla Cappella Sistina, guidata da un ecce-zionale cicerone esperto a livello mondiale, che ci ha consentito l'accesso a luoghi riservati.

Da ricordare per il notevole interesse la gita ad Urbino e la visita alla villa Altemps a Roma. Ilpassaggio della campana all'amico dott. Balestri ha chiuso un anno di lavoro e di soddisfazioni chemi ha coinvolto nel vero spirito rotariano e che ha generato vincoli sinceri e duraturi di amicizia.

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Piero Luigi BalestriAnno sociale 1998 - 1999

L’annata da me presieduta si è svolta con la regolarità e secondo i canoni delle disposizionirotariane. Qualche difficoltà iniziale era per me rappresentata dalla necessità di una programma-zione a larga previsione, che tuttavia è stata superata con l’impegno delle commissioni di lavoro.Culturalmente il mio anno ha rivolto molto impegno ai beni storici, artistici e a quelli dell’ambientenaturale ed agricolo con l’organizzazione di conferenze e gite sociali. Molto interesse quindi anchealle manifestazioni legate alle tradizioni locali, come la festa di Santa Rosa col suo straordinariospettacolo del trasporto della famosa “macchina”. Di grande interesse sono state alcune conferenze,con la partecipazione di illustri personaggi che hanno svolto temi di pubblico interesse, come ilservizio forestale svolto nella provincia di Viterbo, quello dei lavori di restauro del Museo dellaCattedrale e temi riguardanti l’ordine pubblico e l’impegno per la conservazione dei beni culturalidella nostra città e della nostra regione. Alcune straordinarie gite hanno coronato il mio lavoro equello del meccanismo rotariano del Club. Un pensiero particolare rivolgo ad una persona che pur-troppo non c’è più, a mia moglie Maria, per il grande aiuto che mi ha dato, nel mio incarico di pre-sidente, con i suoi intelligenti e validissimi consigli !

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Giuseppe Ferdinando ChiariniAnno sociale 1999 - 2000

L'annata 1999/2000 durante la quale ho avuto l'onore di essere il Presidente del Club, è statasenza dubbio densa di attività e di appuntamenti, alcuni dei quali meritano di essere ricordati.

In ordine cronologico la creazione del primo sito internet www.rotary.vt.it, contenente tutte lenotizie utili sul passato ed il presente del Club; successivamente la collaborazione con il Serra Club,tramite l'ing. Soletta, per la realizzazione di un convegno sulla “Via Francigena”, cui parteciparonomolti dei Sindaci dei Comuni posti lungo tale percorso da Canterbury a Roma e al quale seguì lastampa di un prestigioso volume che fu offerto anche a Sua Santità Giovanni Paolo II; il gemellag-gio con il Club di Guimaràes e la visita a Viterbo degli oltre 150 rotariani portoghesi in Italia peril Giubileo, con l'inaugurazione presso il Duomo da parte del Sindaco di Lisbona del monumentosepolcrale di Giovanni XXI, unico Papa portoghese della storia, morto nella nostra città nel 1276;la conviviale con il socio onorario Giulio Andreotti, durante la quale il “Presidente” ci parlò deiPapi a Viterbo; la presentazione del progetto di riforestazione di alcune zone dell'Africa settentrio-nale “small scale plant production” del prof. Giovannozzi Sermanni, in collaborazione con il co-mitato interpaese Italia-Maghreb.

Intensi furono alcuni momenti di affiatamento tra di noi, come il pellegrinaggio a Roma per ilGiubileo dei Rotariani, la visita a Firenze con l'indimenticabile Giulio Mazza a farci da guida agliUffizi, la gita a Napoli, Sorrento, Pompei.

Durante l'anno entrarono sette nuovi Soci ed in particolare per la prima volte due donne: MariaTeresa Sindona e Giovanna Scappucci.

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Giuseppe Pagano2001-2002

Sentimenti di un Incoming ed Anno sociale

Questa volta suona per me; non ci sono dubbi. Dal mese di Marzo in poi, lo confermano av-venimenti straordinari come un Seminario, un Congresso, un’Assemblea, occasioni di conoscenzadi tanti rotariani tutti insieme, insolite, per me, telefonate dal Distretto, lettere un po’ da tutti i Clubvicini, gli ammiccamenti affettuosi degli amici, non ultima l’aria di Luigi, più distesa e serena delsolito. Ma forse il segno più evidente di quel che sta per accadere mi deriva dal senso di panicoche pervade le mie giornate, soprattutto nei momenti in cui i miei occhi, tra una verifica di vincoloidrogeologico e la curva di un sondaggio elettromagnetico si posano, quasi distrattamente, su quellecartelle rosa che da qualche tempo porto con me da casa in studio e dallo studio a casa alla ricerca,forse, di un alibi che taciti la mia coscienza di uomo e di rotariano. Cartelle rosa, due, agenda nera,una, fogli bianchi, tanti; su questi ultimi molti appunti, sintesi di idee e progetti che talvolta stentoa ricostruire, tracce volatili di quelle idee nude che certi amici del Club amano rammentare comei prototipi del fare rotariano. E poi le raccomandazioni di Ruggero e di Antonio, i suggerimentidegli amici, i consigli di Sergio e Paolo; ….”Devi fare rotary e non consumarlo…”Concentrati suun paio di iniziative e poi…”Devi volare alto…..”I rotariani vogliono divertirsi…..”Non riusciraimai ad accontentare tutti….”Vai per la tua strada….

Infine un calendario, una bozza di programma: si ispira agli ideali del Rotary? Sarà sufficiente?Appagherà le aspettative del Club? Riuscirò a realizzarlo come conviene?

- Un omaggio alla pittura viterbese del ‘900, l’avvio di un’Azione per la costituzione di unMuseo delle arti e delle tradizioni popolari a Viterbo, un Forum sul termalismo nell’Etruria allaluce della Legge sul Marchio di qualità termale, il rilancio del progetto di restauro degli affreschidi Matteo Giovanetti attraverso un Contatto con i Club Rotary di Avignone, un contributo alla for-mazione di una cultura ambientale nei giovanissimi attraverso la conoscenza ed il monitoraggiodei Laghi, l’ennesimo contributo al completamento della Superstrada Civitavecchia-Orte.

E poi le serate organizzate dalle Commissioni, sulla riforma universitaria, sulla politica dellosmaltimento dei rifiuti, sull’orientamento professionale dei giovani, sulle nuove professioni, sull’usoe tutela dell’acqua nelle prospettive d’impiego e disponibilità dei prossimi decenni, il completa-mento del progetto di riforestazione di un’area nel Magreb, l’attivazione di un matching grant conil Club di Guimaraes, ecc.

Per la maggior parte, idee che hanno bisogno di essere vestite, per dirla con Sergio, ma possonoessere cambiate, integrate, cancellate; nei momenti di panico mi dico: sono tra amici, avranno com-prensione per me, mi aiuteranno! Un tentativo di traning autogeno? Direi un profondo convinci-mento personale, un pensare che, mi auguro, sia profondamente e sinceramente rotariano. Sono leenormi risorse umane e professionali all’interno del Club che mi fanno guardare con ottimismo aquest’annata che, altrimenti, si profilerebbe come una mera sfida al quieto vivere; quelle risorseche mi proverò a stimolare, coinvolgere, mobilitare nello spirito che ispira da sempre il nostro Club,al servizio della Comunità locale e del suo territorio, ma soprattutto nello spirito della mission ro-tariana, alla luce del motto del Presidente King,…”l’Umanità è il nostro interesse”.

Con lo scorrere di queste righe sotto i miei occhi, mi accorgo che mi sta assalendo una caldavena di entusiasmo: forse è meglio che smetta ora di scrivere, prima che cambi l’umore.

Non c’è più dubbio: la campana suona…, anzi, sta per suonare proprio per me.Il Programma svolto nell’annata Iniziative per la costituzione di un Museo delle Arti e delle

Tradizioni Popolari (Sindaco, Tasciotti, Bracaglia, Marini Prov.Vt, On. Fioroni, Prof. Martini, Sen.Bonatesta, Prof. Galli, Prof.ssa Puccini, prof. Arduini)12/07/01 Conferenza su ”Urcionio: un fiumesotto la città; fra archeologia e sicurezza” il socio Ing. Lucio Cuppari 13/10 Celebrazione Sala

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Regia del Comune del Decennale del Premio alla Viterbo che lavora con partecipazione di tutti ipremiati (Sindaco,Past Presidents, Soletta, V. Ministro Infrastrutture e Trasporti On. Tassone) 6/10Conferenza prof. Marziali su Matteo Giovannetti; progetto di restauro affreschi a S.Maria N. a Vi-terbo–

Programma per un gemellaggio con il Club e la Città di Avignone 18/10Serata sulla tutela del Lago di Bolsena – Conferenza dell’Ing. Piero Bruni (Allegrini, Tasciotti,

Battistoni, Rastrelli, Maffucci, Prof. Mazzini) 27/09Visita alla Scuola Forestale di Cittaducale 10/11Conferenza tra tutti i Club service della Città su “La vocazione al servizio“ Sala del Conclave

15/11Visita Mostra sul Rinascimento italiano alle scuderie papali 29/11Conferenza su “Microorganismi Antartici e vita su Marte” – Prof. S. Onofri 6/12Giornata Mondiale dell’Acqua – Interclub a Civitavecchia con Club Civitavecchia e Ladispoli

17/01Convocazione incontro dei Past Governor italiani a Viterbo 1-2/03Forum a Viterbo su “Tutela e Conservazione dei Beni Culturali minori” (Prof.Strinati,

Gen.Conforti, Prof.Centroni, Govern. Lico, Prof.Martini Distretto, Sindaco Gabbianelli, Marini-Pres.Prov.) con rappresentanti

altri Club del Distretto 9/03Visita impianti di compostaggio e discarica di Viterbo, estesa ai giovani del Rotaract, in pre-

parazione del Forum distrettuale sullo smaltimento dei rifiuti 9/04Partecipazione al Forum Distrettuale di Roma sullo smaltimento dei rifiuti nel Lazio con re-

lazione del Presidente13/04Conferenza su “Il Campus dell’Università della Tuscia” a cura dei soci Marco Mancini e

Gianni Cocullo 18/04Visita Chianciano-Montepulciano – Interclub 20-21/04Interclub a Civitavecchia sul tema “Etruria Termale” con Club Grosseto, Civitavecchia, Cer-

veteri-Ladispoli 11/05Contributo del Club ad un progetto di Aeroporto civile a Viterbo, Conferenza dell’Ass.re M.

Bracaglia con la partecipazione del Progettista Ing. L. Piacentini 23/05Ricambio ospitalità al Club di Guimaraes a Viterbo 30/05-2/06Avviamento di un matcing grant con il Club di Guimaraes per la fornitura di un trattore ad un

gruppo di agricoltori dell’Angola e/o Mozambico.

Adolfo GusmanAnno sociale 2002 -2003

CRONACA DI UN’ANNATA ROTARIANA ENTUSIASMANTE

L’annata Rotariana 2003-2004 è stata caratterizzata da una serie di manifestazioni e incontrie dall’avvio di un progetto di servizio tuttora vigente. Tutto ciò è stato possibile non solo per il no-tevole impegno di collaborazione profuso dai Membri del Consiglio Direttivo, ma anche per l’en-tusiasmo sostegno dei Soci, i quali hanno partecipato numerosi alle diverse iniziative e le hannosorrette con i loro suggerimenti.

L’annata si è articolata in 24 conviviali con le signore, in 3 conviviali senza signore e in 2 in-contri al caminetto, oltre a 3 gite culturali e di affiatamento, così suddivise secondo le Azioni Tipichedel Rotary International:

Azione internazionaleLa prima Conviviale è stata dedicata al grave problema dell’approvvigionamento delle risorse

alimentari.Il prof. Enrico Porceddu ha svolto una conferenza sul tema “La Biodiversità - Una sfida per

contrastare la fame del mondo ed assicurare gli equilibri del pianeta”.Per millenni i popoli hanno coltivato una vasta gamma di specie per stabilizzare la produzione

e diversificare l’alimentazione. Un valore che viene nuovamente apprezzato oggi, quando si stannocercando sistemi produttivi a basso impatto ambientale, ma che consentano di sfamare una popo-lazione in continuo aumento numerico ed in crescente evoluzione per quanto riguarda le preferenzealimentari.

La crescita della popolazione mondiale sta riportando l’attenzione anche su specie che, do-mesticate ed utilizzate da antiche civiltà , sono state in seguito trascurate fino quasi a scomparire.Esse possono ancora fornire alimenti anche in zone ove le specie più diffuse non sembrano in gradodi produrre in modo soddisfacente.

La seconda Conviviale è stata dedicata alla raccolta di fondi per la Rotary Foundation e, inparticolare, per il programma Polio Plus.

Per l’occasione si è potuto contare sulla disponibilità dei Fratelli Biaggi, proprietari di unadelle più antiche e prestigiose gioiellerie di Viterbo, i quali hanno promosso e sostenuto la seratadella Rotary Foundation, durante la quale il Dott. Francesco Foti, ricercatore presso l’Universitàdegli Studi di Napoli, ha tenuto una brillante ed interessante conversazione su: “Diamanti oggi -le nuove frontiere della certificazione”.

Al termine, a tutte le signore è stato offerto dallo sponsor un brillante da 2 grani completo dicertificato di garanzia.

Ogni socio ha versato una quota di almeno € 15,00 ed il gestore del ristorante, il socio RobertoRajata, ha offerto la cena a metà prezzo, donando di fatto un cospicuo contributo economico.

La terza iniziativa è stata una Conviviale con una rappresentanza di Soci del Club di Avignone-Vaucluse, France durante la quale si è discusso sulla possibilità di creare un gemellaggio tra i dueClub.

Vi sono alcuni motivi storici che legano queste due città : ambedue sono state sedi papali, Vi-terbo dal 1254 al 1281 ed Avignone dal 1309 al 1377, due periodi molto vicini ed anche molto tra-vagliati della vita della sede apostolica, anche per la presenza di un Papa ed un Antipapa.

Un secondo motivo è l’esistenza ad Avignone nel Palazzo Papale degli affreschi eseguiti diun grande pittore viterbese, Matteo Giovannetti nel 1344-45

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E proprio in memoria di questo artista che, su iniziativa del Socio Giuseppe Pagano, sono statiiniziati i contatti che, dopo la visita della delegazione francese a Viterbo, porteranno al gemellaggiotra i Club Rotary di Viterbo ed Avignon-Vaucluse.

Azione di Pubblico interesseLa prima Conviviale si è svolta in occasione della Mostra dell’Antiquariato che annualmente

si teneva a Viterbo. Ospiti di uno dei promotori della Mostra, il Socio Luigi Nardini, si sono incon-trati in interclub i Soci di Viterbo, Rieti e Cerveteri Ladispoli.

Al termine della visita, durante la Conviviale, il Prof. Elio Corona ha intrattenuto gli ospiticon una dotta conferenza su “La datazione delle opere d’arte tramite la xilologia”. La datazionedei legni sia nei mobili antichi e sia nelle opere d’arte, specialmente i dipinti su tavola, è partico-larmente importante non solo come supporto per la datazione delle opere e per la loro attribuzione,ma si è rivelata utile per individuare i rimaneggiamenti, le superfetazioni ed anche i falsi.

A maggio il Capo di Stato Maggiore dellaDifesa, Gen. Rolando Mosca Moschini, su in-vito del Club, ha partecipato alla Conviviale“Omaggio alle forze armate”, che a Viterbohanno una valida e lunga presenza.

L’omaggio è iniziato con la Visita dei Socialla Scuola Marescialli dell’Esercito, accoltidal comandante Gen. Angelo Dello Monaco, ilquale ha illustrato in un briefing come sisvolge la formazione militare e culturale deinuovi marescialli, importantissimo anello dicollegamento tra gli ufficiali e le truppe ope-rative.

Durante la Conviviale, a cui hanno parte-cipato tutte le rappresentanze militari presentia Viterbo oltre alle autorità civili, il Gen. Ro-lando Mosca Moschini ha tenuta una approfon-dita conversazione su “Il ruolo delle forzearmate italiane nel sistema sicurezza e stabi-lità internazionale”, illustrando i nuovi impie-ghi in campo internazionale delle forze armate italiane. Impieghi finalizzati a portare la pace e lalibertà a popoli di diverse nazioni del mondo.

Un impiego tutt’altro che facile, perché si opera in scenari di guerra anche molto difficili, cherichiedono professionalità, preparazione tecnica e profonda conoscenza delle popolazioni con cuisi ha a che fare.

A fine annata, durante una Conviviale, è stato presentato per la prima volta il progetto delClub “Viterbo città d’arte”, la cui finalità è quella di riscoprire e valorizzare le numerose opered’arte esistenti a Viterbo e che versano in uno stato di oblio e/o di degrado.

La prof.ssa Simona Rinaldi, docente dell’Università degli Studi della Tuscia, ha tenuto unaconferenza su “I pittori viterbesi dal ’300 al ’600” ed il dott. Tiziano Giannini della Soprintendenzaper i Beni Storici Artistici e Demoetnoantropologici del Lazio ha intrattenuto i convenuti su alcunirecuperi di opere d’arte effettuati nella Tuscia.

In quella occasione è stato presentato il primo progetto di recupero di due opere l’arte: “La

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Crocefissione” di Matteo Giovannetti e “La Gloria di San Lorenzo” di Giovanni Francesco Roma-nelli.

Azione internaUna consistente parte delle attività dell’annata è stata rivolta all’azione interna, tesa ad incre-

mentare l’affiatamento tra i Soci per portare avanti le iniziative del Club con la più grande parte-cipazione. Infatti, sono state organizzate gite:

1. a Cerveteri per partecipare al “Weekend Etrusco”, in Interclub con i Club di Cerveteri La-dispoli, Rieti e Viterbo Ciminia con la visita della necropoli e di alcuni scavi recenti;

2. a Mantova per la visita della Mostra del Mantegna e della città;3. in Puglia, “Sulle orme di Federico II”, con la visita di Castel del Monte, del Castello di

Bari, delle cattedrali di Trani, Bitonto, Bari e della Basilica di san Nicola. Una visita particolare è stata effettuata nella Valle d’Itria e ad Alberobello per ammirare non

solo i trulli ma anche le splendide cittadine che si affacciano su questa spettacolare valle ricca divigneti e di secolari uliveti.

A dicembre, la tradizionale conviviale per lo scambio degli auguri di Natale ha visto la parte-cipazione di oltre 200 persone tra Soci e loro famigliari, Giovani dell’Interact e del Rotaract e rap-presentati dei Club Rotary vincitori.

Una serata in serenità ed armonia conclusasi con una lotteria il cui ricavato, di oltre €. 2.000,è stato devoluto in beneficenza al più povero convento della città:

Il carnevale è stata una occasione per incontrarci insieme ai soci del Lions Club di Viterbo eMontefiascone per una festa danzante in piena allegria.

Azione professionaleAltrettanto intensi sono stati gli incontri che rientrano in questa importante azione del Rotary.La prima,e sicuramente la più importante, è stata la Cerimonia di premiazione del concorso

annuale del Club intitolato “Viterbo che lavora”. Un riconoscimento rivolto a figure di operatoridella città che svolgono funzioni non direttive a contatto continuo col pubblico.

Il premio vuole esprimere stima e gratitudine a questi cittadini che nello svolgimento del pro-prio lavoro dimostrano grande professionalità , piena disponibilità e ottimo rapporto con l’utenza.

Questi operatori, pur non appartenendo alla grande famiglia del Rotary International, agiscononella vita quotidiana interpretando uno dei fondamentali principi rotariani, cioè quello di agire sem-

pre al di sopra dei propri interessi perpromuovere il bene dell’umanità .

E’ giusto che un Club Rotary,sempre sensibile alla promozionesocio-culturale della città , si rivolga aqueste persone e le gratifichi con un ri-conoscimento pieno di significato, checostituisce un traguardo, ma anche unostimolo per il futuro.

Durante la serata sono stati pre-miati tre operatori, ed un premio spe-ciale è andato ad un quarto.

Al termine della cerimonia, gli in-terventi del Sindaco di Viterbo, dott.Giancarlo Gabbianelli, e del Vescovo,

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Mons. Lorenzo Chiarinelli, hanno sottolineato il profondo valore morale dell’iniziativa tesa a va-lorizzare l’uomo nella sua più alta dignità, che è quella che ogni giorno si accresce con il lavoro econ la dedizione al prossimo.

L’olio d’oliva è una delle produzioni di punta e di pregio dell’agricoltura viterbese. Il Club havoluto dedicare una conviviale a questo argomento, invitando un assaggiatore qualificato di olio,il dott. Eutizio Gentili per svelare i segreti per valutare la qualità dell’olio e per meglio scegliernela varietà in funzione dei cibi.

Il prof. Gianni Tomassi dell’Università degli Studi della Tuscia con una bella conferenza su“Il ruolo dell’olio extra vergine d’oliva nell’attuale dieta alimentare” ha fatto una panoramicasulle proprietà dell’olio di oliva, sottolineando il suo alto valore nutritivo e gli effetti benefici sullasalute umana,

In quegli anni cominciava a prendere piede il mondo del web, perciò il Socio Riccardo Chia-rapini, titolare di una ditta d’informatica, ha svelato i segreti del web in una simpatica serata conuna conversazione su “Internet: la grande novità dell’ultimo decennio. Tutti i segreti del web”ha messo in evidenza le grandi potenzialità di questo mezzo, allora ancora poco diffuso e cono-sciuto.

Il prof. Aldo Caporossi ha intrattenuto i Soci durante una conviviale su un argomento di par-ticolare interesse riguardante “Il futuro ed i progressi nel campo delle affezioni oculari”.

La tecnologia, le ricerche scientifiche, i nuovi materiali hanno aperto uno scenario, ai più sco-nosciuto, per risolvere in maniera definitiva alcune affezioni oculari che in un passato non tantoremoto condannavano l’uomo alla cecità .

Le prospettive di progresso, ha sottolineato l’oratore, sono ampie e non è fantascienza ipotiz-zare in un futuro prossimo anche la creazione di un occhio artificiale per ridare la vista all’uomo.

Il Maestro Felice Ludovisi, pittore di chiara fama nonché rotariano e fondatore del Club diViterbo aveva appena finito di dipingere un’opera composita in 6 quadri denominata “Genesi”.

Il Club, in occasione della mostra tenutasi al Palazzo dei Priori a Viterbo, ha voluto dedicareuna Conviviale al Maestro sia per festeggiarlo sia per dimostrare il proprio affetto verso questo Vi-terbese che tanto lustro ha dato e continua a dare alla Città con le sue opere.

E’ intervenuto il prof. Vitaliano Tiberia, Presidente della Pontifica Accademia di Belle Arti eLetteratura dei Virtuosi al Pantheon, che ha tenuto una dotta conferenza dal titolo “Felice Ludovisiovvero della Pittura” nella quale ha interpretato da critico l’opera del Maestro Ludovisi.

Azione a favore dei giovaniUna serata particolare è stata dedicata dal Club ai giovani dell’Interact e Rotaract con la stra-

ordinaria partecipazione del maestro Mogol, noto autore dei testi di moltissime canzoni celebri ita-liane, portate al successo da cantanti del calibro di Lucio Battisti e Mina.

Con una conversazione su “Mezzo secolo di canzoni italiane” ha raccontato in modo semplicee naturale come una canzone nasce dalla sinergia con il musicista, svelando segreti ai più scono-sciuti.

Ma ha anche raccontato numerosi aneddoti sui rapporti cha ha avuto con celebri musicisti ecantanti, incantando gli ascoltatori con un linguaggio semplice ma molto incisivo.

La serata si è conclusa con l’esecuzione da parte di una orchestra di giovani, appartenenti allascuola da lui fondata e sostenuta, di una carrellata dei più grandi successi musicali.

Siamo all’inizio degli anni duemila e il mondo del lavoro è sottoposto ad un cambio di attività

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dovuto alle nuove conoscenze ed ai nuovi mezzi di produzione. Occorrono nuove professionalitàe quelle tradizionali debbono subire un restyling per adeguarle alle nuove esigenze, perciò, il Clubha organizzato una Tavola Rotonda, cui hanno partecipato il Prof. Marco Mancini Rettore dell’Uni-versità degli Studi della Tuscia che ha affrontato il tema “La nuova offerta formativa universitariaitaliana” ed il Dott. Andrea Toma, Ricercatore del Censis con una conversazione su: “I riflessisocio-economici del nuovo sistema universitario italiano”

Sono intervenuti il Prof Enrico Porceddu, membro del C.U.N. ed il dott. Alberto Grazini, Pre-sidente dell’Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali della provincia di Viterbo.

Le problematiche legate alla elaborazione del varo di una riforma universitaria che tende ascardinare i tradizioni schemi, una richiesta del mondo del lavoro molto più articolata e le proble-matiche socio economiche dei giovani e delle famiglie sono stati i temi dibattuti dagli illustri oratorie che hanno sollecitato una discussione molto articolata e profonda.

Questa in grande sintesi l’attività di un’annata finalizzata a realizzare le azioni del Rotary eda rivitalizzare l’interesse e la partecipazione di tutti i Soci alle iniziative del Presidente e del Con-siglio Direttivo del Club.

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Luigi MonettiAnno sociale 2004-2005

La mia annata di presidenze è coincisa con la celebrazione del 50° anniversario della fondazionedel Club e, data l’importanza dell’evento, ho voluto cogliere l’occasione per collaborare a “far me-moria” dell’attività svolta dal Club nei suoi primi cinquant’anni di vita.

Ho quindi ritenuto di citare solo gli avvenimenti più importanti dal punto di vista rotariano eprecisamente il convegno sul tema inerente lo sviluppo socio-economico del territorio e il gemellaggiocon un Rotary Club della città di Avignone, che è stata la sede del papato per molti anni, così comelo fu la nostra città in anni precedenti.

A) “Sistema infrastrutturale e sviluppo socio-economico del territorio”Il Convegno, svoltosi il 3/12/2004 ed al quale hanno preso parte i vertici delle istituzioni pubbli-

che locali e provinciali nonché i rappresentanti dei Ministeri coinvolti, ha rappresentato il momentopropizio per fare il punto non soltanto per delle attività attinenti al tema ma anche degli altri settoriche hanno visto il protagonismo del club.

Ritengo utile pertanto, anche per farne memoria storica, riportare una sintesi dei lavori svolti.In apertura, ho voluto sottolineare che….“l’iniziativa del convegno si pone nel solco di altre, anche analoghe, che il Club ha intrapreso

nel passato per sensibilizzare società ed istituzioni su problemi di pubblico interesse strettamentelegati alla crescita sociale, culturale ed economica della nostra provincia.

Una crescita che stenta ancora a dinamicizzarsi per il perdurare di condizionamenti negativilegati alla collocazione geografica del nostro territorio.

La provincia di Viterbo pur essendo al centro, ed in posizione di protagonista, di una vasta areadi altissima valenza storica, artistica e archeologica, si vede esclusa dai grossi flussi turistici e defilatadalle iniziative produttive per la posizione di subalternità nei confronti del sistema delle comunica-zioni.

Il viterbese infatti si trova in una posizione alquanto insidiosa perché confina con realtà regionalie metropolitane (Toscana-Umbria-Roma ) più dinamiche con le quali però non riesce ad interagire incondizioni di pari possibilità per l’inadeguatezza delle comunicazioni di raccordo con i sistemi viarie ferroviari che corrono ad est ed ovest.

Questi sistemi, concepiti e realizzati in funzione degli interessi delle predette realtà, costituisconoaltrettanti “punti di fuga” dal territorio della nostra provincia.

Occorre quindi rimuovere i condizionamenti negativi e, contemporaneamente, individuare e di-segnare i possibili scenari di sviluppo socio-economico compatibili con le peculiari caratteristichestoriche, economiche ed ambientali del nostro territorio.

In funzione di tali obiettivi il Rotary, nell’organizzare il Convegno, ha individuato rispettivamentenegli organi del governo nazionale, regio-nale e locale e nella Università degli studidella Tuscia e nella Fondazione Carivit isoggetti che potevano, da un lato, dare ri-sposte in merito all’attuale situazione delleinfrastrutture e, dall’altro, indicare linee dipossibile sviluppo del territorio nell’ambitodegli scenari di compatibilità.

In ordine alle “risposte” attese, di par-ticolare interesse è stato l’intervento del di-rettore generale del Ministero delleInfrastrutture dott. Francesco Pelosi il qualeha lodato l’iniziativa del Rotary in quanto,oltreché rispondere ad effettive esigenze

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della realtà viterbese, è in sintonia con la nuova filosofia che sottende la politica del Dicastero delleinfrastrutture. Una politica che, operando un ribaltamento concettuale nell’approccio al problemadella realizzazione delle infrastrutture, privilegia soprattutto il “ritorno economico” rispetto al “costofinanziario” di tali opere.. E’ una filosofia che oramai guida le scelte politiche dell’attuale Governoper cui esprime soddisfazione per il taglio che il Rotary ha voluto dare all’odierno Convegno.

Passando alla realtà viterbese il dott. Pelosi ha condiviso il giudizio espresso in apertura sullaparticolare condizione della nostra provincia e, in ordine al sistema infrastrutturale che interessa l’AltoLazio, ha fornito esaurienti risposte in ordine ai quesiti in precedenza formulati sullo stato della rea-lizzazione delle seguenti infrastrutture:

1) Trasversale Civitavecchia-Viterbo-Orte-Terni-Rieti.2) Adeguamento della SR Cassia nel tratto Monterosi-Viterbo3) Porto di Civitavecchia4) Interporto di Orte5) Aeroporto di ViterboSull’altro aspetto del tema del convegno-lo sviluppo socioeconomico del territorio- hanno svolto

le loro relazioni i docenti della locale Università degli studi prof. Alessandro Sorrentino e prof. Ales-sandro Ruggieri che hanno potuto giovarsi del ricco supporto di dati e valutazioni forniti dal dott.Francesco Monzillo della Camera di Commercio.

Nel corso del Convegno -Il Sindaco di Viterbo, dott. Giancarlo Gabbianelli, ha voluto ricordareuna precedente iniziativa del Rotary, di venti anni addietro, nella quale venne affrontato il problemadell’ammodernamento della Cassia e del completamento della Trasversale Civitavecchia-Viterbo-

Orte, per ribadire l’importanza che icollegamenti viari rivestono per l’eco-nomia della provincia. A questo propo-sito ha ricordato anche ibombardamenti subiti dalla città du-rante il secondo conflitto mondiale pro-prio a causa della sua collocazionegeografica su un nodo stradale di parti-colare importanza. Ha ribadito quindi ilsuo impegno personale e quello di tuttal’Amministrazione sul fronte delle in-frastrutture viarie, ferroviarie e aeropor-tuali. Ha espresso inoltre soddisfazioneper la trasformazione della città che, inquesti ultimi anni, ha assunto una nuovapositiva dimensione tant’è che è riuscita

a scalare molte posizioni nella graduatoria delle città italiane in tema di vivibilità. Ciò è stato resopossibile grazie.

- all’Università degli Studi della Tuscia che è riuscita a moltiplicare le sue attività superando lacifra di diecimila iscritti e che ha saputo espandere la sua presenza nella parte storica della cittàrestituendo vitalità a zone in precedenza neglette ;

- alla presenza delle Forze Armate le quali, lungi dal diminuire la loro consistenza, si accingonoad aumentarla e ad impreziosirla con altre specializzazioni e con l’attivazione di corsi di laurea,in collaborazione con l’Università, in discipline attinenti le attività militari ;

- alla realizzazione di films e sceneggiati per la televisione che hanno veicolato a livello nazionaleuna realtà cittadina appetibile e fruibile ;

- alla realizzazione, dopo venti anni, di un tratto del semianello con positiva ricaduta sulla qualitàdel traffico cittadino che sarà avviato a soluzione con il completamento dell’intero tracciatoentro due anni.

Il presidente della Provincia, Giulio Marini, ha ricordato e sottolineato le “battaglie” condotte

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per la realizzazione dell’Interporto di Orte, che presto diventerà una realtà concreta, e per l’accelera-zione delle procedura relative all’appalto di un altro lotto della “Trasversale Civitavecchia-Viterbo-Orte”che consentirà di arrivare in loc. Cinelli in territorio del comune di Monteromano.

Il Rettore dell’Università degli Studi della Tuscia, prof. Marco Mancini, ha esposto le linee pro-grammatiche dell’Ateneo che è riuscito a moltiplicare le sue attività superando la cifra di diecimilaiscritti ed ha saputo espandere la sua presenza nella parte storica della città restituendo vitalità a zonein precedenza neglette.

Il consigliere regionale, on. Laura Allegrini, è intervenuta in rappresentanza del presidente dellaRegione di cui ha letto un ampia relazione in ordine alle complesse procedure attivate dalla Regioneper avviare a soluzione i problemi infrastrutturali dell’Alto Lazio. In particolare sono stati sottolineatigli interventi volti a dare uno sbocco positivo all’adeguamento della Cassia, al completamento dellaTrasversale, all’avvio dei lavori per la realizzazione dell’Interporto di Orte, al potenziamento del Portodi Civitavecchia.

Il vice Presidente della Camera di Commercio di Viterbo, Roberto Pepponi, si è fatto portavocedegli imprenditori viterbesi i quali lamentano la inadeguatezza dell’intero sistema infrastrutturale for-temente limitativo della capacità competitiva delle aziende ed ha auspicato la realizzazione di piùfunzionali vie di comunicazione per consentire alle aziende produttive e commerciali di raccordarsipiù rapidamente con i territori contermini e con le strutture portuali, aeroportuali e ferroviarie. Conparticolare convinzione ha sottolineato la fattibilità dell’aeroporto di Viterbo di cui ha sostenuto siala convenienza che la sufficienza finanziaria.

Il presidente dell’Autorità Portuale di Civitavecchia, Moscherini, ha fornito dati di grande inte-resse sia in merito all’attività del porto che si avvia ad essere, in tempi molto brevi, il primo scalomarittimo del Mediterraneo nel settore crocieristico-turistico, sia in merito alle strutture portuali che,col concorso delle tre più grandi compagnie di navigazione mondiali, subiranno profonde trasforma-zioni e considerevoli ampliamenti. In questa prospettiva è allo studio la realizzazione di un modernoaeroporto, per aeromobili di media capacità, da costruire in territorio del comune di Tarquinia sull’areadi sedime della vecchia pista militare utilizzata nel corso dell’ultimo conflitto. La realizzazione diquesta opera, anch’essa col concorso delle citate compagnie di navigazione, assicurerebbe ai crocieristiprovenienti da ogni parte del mondo di arrivare, grazie ad una organizzazione plurimodale del tra-sporto, direttamente al porto di Civitavecchia senza soluzione di continuità.

Al termine del Convegno ho tratto le conclusioni :• di notevole soddisfazione per l’ormai certo completamento della Trasversale Civitavecchia-

Viterbo, per lo sviluppo del Porto di Civitavecchia e per l’avvio dei lavori per la realizzazionedell’Interporto di Orte. Con tali opere si realizzerà un’asse infrastrutturale ad alta valenza eco-nomica che potrà costituire un polo di riferimento per tutta una serie di iniziative produttive,commerciali e turistiche ad opera di imprenditori non solo locali ma anche nazionali e interna-zionali;

• di cauta e fiduciosa speranza per l’adeguamento della SR Cassia nel tratto Monterosi-Viterbo.A tal riguardo occorrerà, nell’immediato, un forte impegno di tutte le istituzioni per rappresen-tare, nelle competenti sedi regionali e nazionali, la grande valenza economica e strategica diquesta arteria che, una volta realizzata, costituirà con la trasversale Civitavechia-Viterbo-Orte-Terni-Rieti non solo un sistema linfatico per l’economia di tre Regioni (Lazio-Toscana-Umbria)ma anche una valida alternativa di traffico rispetto al tratto Firenze-Roma dell’Autostrada delsole;

• di necessaria attenta valutazione per la realizzazione dell’aeroporto di Viterbo che non potrànon tenere conto della possibile realizzazione di analoga struttura a Tarquinia. Sarà indispen-sabile ed urgente quindi avviare un tavolo di confronto con tutti i livelli istituzionali interessatial problema per rinvenire sinergie e spazi di coordinamento;

• di inevitabile delusione per il silenzio sui collegamenti ferroviari. E’ paradossale che, dei trediversi collegamenti ferroviari tra Viterbo e Roma, nessuno sia competitivo, quanto a tempi dipercorrenza, col trasporto su gomma. Eppure le ragioni che giustificano il potenziamento di

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uno dei tre collegamenti sono concrete ed evidenti :• il bacino di potenziale utenza (università, enti militari, terme, mondo del lavoro e turismo)

che è di rilevante entità ;• l’alleggerimento del traffico veicolare di accesso e in uscita da Roma per decongestionare quello

all’interno della capitale ;• il risparmio dei costi per il trasporto privato ;• la diminuzione dell’inquinamento in un territorio ancora sufficientemente integro.Ho inoltre ribadito che per avviare a soluzione i problemi ancora irrisolti è indispensabile che

continui e si intensifichi l’impegno delle istituzioni pubbliche locali sia in termini propositivi e di rac-cordo anche con le realtà confinanti (Grosseto Siena Perugia, Terni, Civitavecchia e Roma) sia in ter-mini persuasivi nei confronti dei livelli politici e istituzionali regionali e nazionali.

Ho concluso infine sottolineando che l’impegno delle istituzioni locali sarà più incisivo se sti-molato dal corale consenso delle categorie economiche, del mondo del lavoro, della stampa e di tuttele espressioni della società civile. Tra queste ultime, il Rotary di Viterbo, nell’ambito della sua istitu-zionale attività di pubblico interesse, continuerà nell’opera di sensibilizzazione dei livelli politici eistituzionali al fine di tenere sempre desta l’attenzione sui problemi evidenziati e contribuire a pro-muoverne la soluzione.

Le conclusioni del Convegno sono state inviate a tutti i livelli istituzionali competenti per gli ar-gomenti trattati ed è significativo e confortante registrare che hanno avuto un’eco positiva.

La Regione Lazio infatti, con nota del 15 novembre 2005, ha trasmesso un documento nel qualeviene fatto il punto sui problemi sollevati. Si è costatato che ci sono concrete possibilità per l’avvioa soluzione del completamento della Trasversale Orte-Viterbo-Civitavecchia, buone speranze per ilraddoppio della SR Cassia nel tratto Viterbo-Monterosi ed un parziale potenziamento sulla linea fer-roviaria Viterbo-Cesano-Roma”.

B) “Gemellaggio con il Rotary Club di Avignone Fontaine de Vaucluse”Nei giorni 4, 5, 6 maggio 2005, una numerosa delegazione del Rotary Club di Viterbo, guidata

dal suo Presidente il Generale Luigi Monetti e dal Past President Prof. Giuseppe Pagano, si è recataad Avignone (Francia), per celebrare il gemellaggio con il locale Club Rotary “Avignon Fontaine deVaucluse” alla presenza delle Autorità rotariane e dell’Assessore ai rapporti internazionali di quellaCittà. Nella prestigiosa cornice del Grand Hotel, dopo la firma di una pergamena a suggello del-l’evento, i Presidenti dei due Club si sono scambiati il rispettivo guidoncino, seguito da una serie didoni rappresentativi delle rispettive comunità cittadine. Il Presidente Monetti ha così consegnato alPresidente del Club avignonese una targa commemorativa del grande pittore trecentesco Matteo Gi-

vanetti, viterbese, famosissimo per aver lavorato a lungo per la Corte Papale di Avignone, affrescandocolà il grande palazzo dei Papi e la Certosa di Villeneuve. La targa, recante gli stemmi del RotaryInternational e dei due Club, insieme ad una breve dedica, sarà apposta dalle Autorità rotariane e co-munali di Avignone sulla Piazza che sarà intitolata al pittore viterbese, nel corso si una cerimonia uf-ficiale. Analoga targa, come la precedente realizzata a cura del Rotary Club viterbese, verrà appostasul Largo che l’Amministrazione comunale di Viterbo ha destinato di dedicare al Giovanetti lungo lemura civiche, all’altezza di Porta Romana. Sono seguiti omaggi per gli ospiti francesi costituiti dadolciumi viterbesi, da nocciole e da una bottiglia di olio, prodotti tipici della Tuscia, particolarmentegraditi dai convenuti. E’ stata poi consegnata ai rotariani avignonesi una riproduzione delle moneteconiate nel XIV secolo dalla Zecca di Montefiascone per i Papi Avignonesi Benedetto XII e ClementeV, nonché alcuni “viterbini”, tutte realizzate dal noto gioielliere di Viterbo Renzo Biagi con i conioriginali. La Signora Fosca Tasciotti, Assessore allo Sviluppo Economico del Comune di Viterbo, ro-tariana, in rappresentanza dell’Amministrazione comunale ha fatto dono al rappresentante del Comunedi Avignone di un guidoncino con l’emblema della Città, di un bellissimo libro sul centro storico diViterbo e di una riproduzione della Macchina di Santa Rosa, dono del Sodalizio facchini, invitandoloa partecipare a Viterbo, al “trasporto” del 3 Settembre prossimo.

Il gemellaggio, epilogo dei rapporti intrapresi dal Rotary attraverso il Prof. Pagano fin dal 2001,individua le sue motivazioni nella comune storia medioevale delle due Città, centri, per un breve pe-riodo, della cristianità e del potere temporale, nonché nella vita e nell’opera di Matteo Giovanetti no-tissimo in Avignone, degno di riscoperta a Viterbo, sua città natale, dove il Club Rotary ha giàintrapreso un’azione di promozione culturale con il restauro di un degli affreschi dell’Artista nellaChiesa di Santa Maria Nuova, che culminerà nei prossimi mesi con al realizzazione di una mostravirtuale dell’opera del Pittore, fondatore del “gotico internazionale”, con Simone Martini, della pitturamedioevale verso quella del Rinascimento..

Sullo sfondo di tali realtà storico artistiche, i due Club gemellati attiveranno le iniziative culturalisia proprie, che attraverso le rispettive Università, con la promozione di uno scambio di studenti, dicorsi facoltativi e di borse di studio sull’Arte del Trecento, sul restauro dei beni culturali, sull’appro-fondimento storico e linguistico in generale, che vedrà le due Comunità cittadine consolidare la reci-proca conoscenza, la cultura e l’amicizia in perfetto spirito europeista.

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Pilerio SpadaforaAnno sociale 2005-2006

Eventi rilevanti dell’annata.1. Dal 2 al 7 ottobre, in vari incontri di lavoro con membri del Rotary il Rotary Club di Islamabad

Metropolitan (PK) e in collaborazione con gli amici del Club Viterbo Ciminia e del Club Bolsenae Ducato di Castro, viene elaborato un progetto di intervento umanitario verso il popolo pakistano.La conviviale interclub del 6 ottobre è dedicata alla presentazione di un programma di alfabetiz-zazione.All’incontro partecipa anche il Dirigente Distrettuale della Rotary Foundation PDG, Antonio Lico.

2. 13 ottobre: il cosmonauta Col. Roberto Vittori, ingegnere, medaglia d’oro, orgoglio dell’Aero-nautica Militare Italiana e della nostra Città, entra a far parte del Club di Viterbo come socio ono-rario. Durante la conviviale dedicata all’evento, l’illustre socio suscita grande emozione neipresenti con il racconto del suo recente volo con la nuova Soyus nella seconda missione “Eneide”,e per la sua straordinaria attività di esploratore dello spazio.

3. Dal 20 al 23 ottobre, indimenticabile gita culturale a Torino, con l’eccellente organizzazione deisoci Mario Moscatelli e Sergio Soletta. Visita a Palazzo Reale, Prefettura, Palazzo Carignano eAula del 1° Parlamento Italiano, Museo Egizio, Mole Antonelliana e Museo del Cinema, Museodel Risorgimento, Museo dell’Automobile, il Lingotto (Auditorium Giovanni Agnelli, Pinacoteca,Pista di collaudo autovetture Fiat), alcuni impianti olimpici (Palavela Palazzo del Ghiaccio, Oval:pista per il pattinaggio veloce su ghiaccio), Stupinigi Palazzina di caccia e Parco, e Superga allaBasilica delle Tombe dei Savoia – Sacrario “Caduti del Torino”.

3. 15 dicembre: Festa degli Auguri di Natale. La serata si svolge sullo sfondo di uno straordinario

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Passaggio della campana da Luigi Monetti a Pilerio Spadafora.

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Coro Gospel. Ospite illustre S.E. Il Vescovo di Viterbo, Mons. Lorenzo Chiarinelli, che svolgeun interessante intervento, di carattere religioso e filosofico, sull’affascinante tema “La Porta dellaLuce”.4. 30 marzo 2006: conviviale con approfondimento sull’argomento di attualità degli aspetti scien-tifici, sanitari ed economici dell’influenza aviaria.

5. Dall’11 al 14 maggio 2006: si svolgono a Viterbo il XILX Congresso e l’Assemblea Distrettuale.Tra le numerose e illustri autorità rotariane presenti il Past Presidente Internazione Carlo Ravizza.

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28.06.2006 Con il tradizionale passaggio della Cam-pana, è iniziata la mia annata rotariana improntata almotto “in amicizia servire”.Tenendo fede al mio motto ho cercato di consolidarel’affiatamento e l’amicizia tra i soci del club e far me-glio conoscere sul territorio le prerogative e le finalitàdella nostra associazione, promuovendo anche ini-ziative a favore di varie associazioni benefiche edenti assistenziali locali. Ho svolto azioni di comuneinteresse con i Club limitrofi: Rotary Club Ciminia,Rotary Club Bolsena e Ducato Di Castro, e RotaryClub Flaminia Romana operando in spirito di amici-zia e fattiva collaborazione- Evento fondamentale è avvenuto il 19.09.2006 conl’inaugurazione della nuova sede sociale, in Via S.Egidio n.16 che da lustro e prestigio al ns .club ultracinquantenario. Sede nella quale i soci hanno la pos-sibilità di riunirsi per svolgere tutte le attività con-nesse alla vita sociale del Club e dare altresì la stessapossibilità ai giovani del Rotaract ed Interact. (Foto)- Un evento culturale e mondano avvenuto pressol’Università degli Studi della Tuscia di Viterbo, ViaS. Maria in Gradi, è stata la presentazione dei GIO-IELLI DI CASA BULGARI di inestimabile valorestorico ed artistico, avvalorata anche da un’ ampia edettagliata ricostruzione storica dalla nascita ai nsgiorni della ditta Bulgari che da semplici artigianiorafi sono assurti a fama e risonanza commercialemondiale tenuta da un relatore della casa. La mani-festazione ha suscitato notevole interesse e grandepartecipazione di pubblico è stata realizzata anchegrazie alla collaborazione del nostro socio FrancoMenichelli (Foto)- Nel mese di febbraio, con il patrocinio della Fede-razione Nazionale di Burraco pubblicizzato dallastampa locale , è stato indetto il I Torneo di BurracoRotariano finalizzato alla raccolta fondi a favoredella FISM (Fondazione Italiana Sclerosi Multipla)di Viterbo, con una altissima partecipazione di gio-catori rotariani e non che ha permesso di raccoglieree devolvere una cospicua somma dell’intero ricavatoper l’acquisto di numerose carrozzine per il trasportodei disabili.5.03.2007 – Con una conferenza stampa è stato pre-

CLAUDIO MARIA ERNESTIAnno sociale 2006 – 2007

“In amicizia servire”

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sentato il 1° Concorso di Idee a livello nazionale edinternazionale indetto dal nostro Club per giovani lau-reati in Conservazione dei Beni Culturali avente peroggetto la valorizzazione del patrimonio artistico ePagina 58 culturale presente nella Città di Viterbo e/onel territorio della Tuscia. Detto concorso ha avutouna vasta risonanza a livello locale , nazionale ed in-ternazionale con un larga partecipazione di giovanilaureati che hanno elaborato validi progetti.. Enti edistituzioni locali hanno compreso la validità del pro-

getto ed hanno contribuito con cospicue elargizioni in denaro destinato alla premiazione dei vinci-tori. I progetti pervenuti sono stati analizzati da una apposita commissione composta da: ClaudioMaria Ernesti Presidente Rotary Club Viterbo, Presidente onorario prof. Marco Mancini MagnificoRettore Università della Tuscia, Arch. Livia Soprani docente facoltà Architettura Univ. La Sapienzadi Roma, Dott.ssa Anna Maria Moretti , Sopraintendente beni culturali per l’Etruria Meridionale,prof.ssa Gabriella Ciampi docente facoltà BBC Viterbo, Dott. Daniele Rinalducci rappresentanteRotaract Viterbo, Arch. Giovanni Cucullo amministratore Univ.della Tuscia, Arch. Giovanna Scap-pucci socio Rotary Club Viterbo, Sig. Massimo Bordignon segretario commissione Rotary ClubViterbo. Dopo l’esame dei progetti la commissione ha redatto la relativa graduatoria. Il concorsosi è concluso il giorno 25 maggio 2007 presso L’Aula Magna dell’Universita’ degli Studi della Tu-scia con l’assegnazione dei premi ammontanti a diversi migliaia di euro. Un doveroso ringrazia-mento va espresso da parte del Club ai soci professor Marco Mancini e Arch.Giovanni Cucullo perl’ospitalità concessa.

o Il nostro Club ha fatto in occasione della Santa Pasqua una donazione per l’acquisto di ma-teriale didattico e scolastico per i giovani ospitati nella struttura “Associazione Murialdo”Viterbo che provvede al mantenimento, all’ istruzione ed al loro inserimento nella società.

o Il ns. Club ha attribuito nel corso di una Conviviale la qualifica di socio onorario al noto re-gista cinematografico GIORGIO CAPITANI ( viterbese di adozione ) che con la serie tele-visiva “ il maresciallo Rocca” girato interamente nella ns. città portando sul piccolo schermole immagini che hanno contribuito in maniera proficua a far meglio conoscere Viterbo a li-vello nazionale. (foto) o Il 28.04.2007 un nutrito gruppo di soci è partito per una gita socio-culturale a Berlino. Siamo rimasti incantati e stupefatti dalla rinascita di questa città riunitadal 1989 che ha avuto il coraggio di lasciare vicino alle opere di nuova costruzione, ancoravisibili le vestigie delle epoche passate sia nella zona ovest con i ghetti ebraici del periodohitleriano , sia le squallide abitazioni della zona est del periodo di dominazione sovietica ei resti del muro divisorio.

o All’avvicinarsi della conclusione del mio mandato nella convi-viale dedicata all’amicizia, che ha riunito tutti i soci con le rela-tive famiglie, il Club ha doverosamente devoluto a chiusura dibilancio alla CONFRATERNITA DELLA MISERICORDIA diViterbo Onlus una somma per l’acquisto di un defibrillatore.

28.06.2007 - Si è conclusa la mia annata rotariana con il tradizionalePassaggio della Campana. Mi sento in dovere di ringraziare tutti i mem-bri del Consiglio Direttivo che hanno collaborato, con il massimo im-pegno e dedizione, alla realizzazione di tutti i progetti nel corsodell’annata. Ringrazio, inoltre, tutti i soci ed i loro/le loro rispettivi/econsorti che, con la loro sempre numerosa partecipazione a tutti glieventi, hanno contribuito a determinare il successo della mia annata.

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Ignazio TricomiAnno sociale 2007-2008

L'annata Rotariana di mia competenza si era di-stinta con il motto del Governatore che era lacondivisione atteggiamento che doveva essereportato ad esempio da tutti i soci del club per iprogrammi , amicizie e attività. Il Presidente puòdare una impostazione una guida ma è tutto ilClub che porta avanti la squadra e il risultato nonè mai dovuto ad una sola persona ma all'insiemedelle persone.Su questa onda pertanto si era deciso di fare deiprogrammi sia per Viterbo ma anche con i Clubpiù vicini che durassero almeno tre anni , il che ,avrebbe portato nel tempo il Club di Viterbo adacquisire uno sviluppo e visibilità che in una solaannata non sarebbe stato possibile raggiungere.All'inizio dell'annata Rotariana nel mese di set-tembre insieme con gli altri club della provinciae di alcuni di Roma ci siamo resi disponibili aduna manifestazione in onore del Nostro Caroamico e socio fondatore Felice Ludovisi espo-nendo le sue opere nella meravigliosa residenzadi piazza della rocca palazzo Albornoz presentialla manifestazione oltre alle autorità e al vescovodi Viterbo c'era anche un nutrito gruppo dei sociRotaractiani che con il loro impegno hanno prov-veduto ha dare una presenza costante anche neigiorni successivi all'apertura. A memoria di tuttoquesto abbiamo delle opere donate dal Maestro ein visione presso la nostra sede.A questo programma si sono succedute una seriedi iniziative concordando programmi e serateanche con gli altri Club e focalizzando l'atten-zione al progetto CIRT (Comitato Intesa RotaryTerritoriali) abbiamo garantito una nostra pre-senza corposa in alcune giornate tra le qualiquella di Canino , che si rilevò di importanza stra-tegica nella riuscita, cogliendo così una duplicefunzione aiuto e visibilità dei club più piccolidella provincia di cui Noi peraltro eravamo pa-drini e implementazioni di nuove conoscenze siadi persone che di idee.L'incontro del Governatore a Viterbo ebbe un

grande successo e lo stesso mi fece in dono un orologio in gratitudine di tutto quello che si erapotuto organizzare fino al quel momento purtroppo dopo la cena di natale le mie condizioni disalute non mi hanno più consentito di proseguire nell'organizzazione di altri eventi che avrei dovutogestire personalmente ma la squadra diretta dal mio grande Vice, Generale Monetti , ha portato co-munque a conclusione in maniera egregia tutte serate istituzionali.Nel Giugno al passaggio della Campana ero presente e non avrei comunque rinunciato a quella se-rata nonostante le mie condizioni per dare di persona il collare all'amico "Marini Balestra" chenello spirito del Rotary proseguiva il cammino della ruota.

Andrea Stefano Marini BalestraAnno sociale 2008-2009

L’annata rotariana 2008\2009 è stata l’ultima prima della grande crisi che, pur da tempo latente, siè manifestata in tutto alla fine del 2008.Il programma della mia Annata è stato pertanto programmato pertanto ricco di eventi che hannocomportato impegni finanziari ahimè oggi non più possibili per il Club e per i Soci tutti ormai instato di “revisione spesa”.L’evento più “nuovo” è stato lo sbarco del Cluboltre Atlantico.Siamo andati a New York nel dicembre 2008prima di Natale.In 54 anni di storia del Club molti viaggi sonostati fatti, ma nessuno oltre le Colonne d’Ercole.Un freddo mattino di dicembre una nutrita pat-tuglia di Soci ed amici si è imbarcata in aereoper l’America. Siamo arrivati a New York sottoleggera nevicata.Suggestiva è stata la passeggiata sotto i fiocchia Rockfeller Center.Abbiamo visitato l’ONU, assistito ad una sessione, siamo stati ospitati in conviviale nei locali del-l’Ambasciata della Repubblica Federale di Germania all’ONU e soprattutto partecipato ad una riu-nione nel Rotary Club New York, uno dei clubs più antichi del movimento rotariano.Abbiamo osservato le usanze “americane” dei nostri consoci d’oltreoceano, il loro modo “spiccio”di fare riunioni ad ora di seconda colazione con breve, ma efficace relazione di servizio.Abbiamo poi ripercorso l’itinerario che facevano tutti gli emigranti negli USA visitando Ellis Islanded abbiamo osservato come gli americani del secolo scorso affrontavano con successo i problemidell’integrazione.Nell’annata è stato è stato possibile realizzare un altro sogno.Organizzare ed offrire ai giovani neopatentandi del nostro territorio un Corso gratuito di Guida si-cura.Nel mese di Marzo 2009, in due sessioni, pressol’Autodromo Internazionale di Viterbo. Il Clubha “certificato” oltre 80 ragazzi dell’ultimo annodelle scuole superiori con la collaborazione diistruttori e mezzi specializzati che li hanno stra-pazzati in pista con evoluzioni pratiche di guidain stato di emergenza ed in aula con lezioni teo-riche sul corretto uso di automobili.Sul piano culturale ricordiamo volentieri la Gitasociale a Torre del Lago Puccini per assistereall’opera Turandot nell’ambito del Festival puc-ciniano.Il giorno successivo abbiamo incontrato il Rotary Club di Lucca.Con altri Enti abbiamo collaborato alla pubblicazione di un elegante libro “Inventario del Conventodi Santa Rosa (1727)”. Uno squarcio di vita viterbese nella prima metà del “secolo dei lumi”.Per ricordare il grande scienziato ed illustre matematico viterbese Luigi Fantappiè, nell’ambitodella inesaurita polemica tra Fede e Scienza, il Club ha pubblicato un volumetto “Scienza e Fede”contenente scritti inediti del Fantappiè con la collaborazione della Sua Famiglia che ci ha onoratodella presenza in occasione della serata di presentazione.

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Alberto GraziniAnno sociale 2009-2010

“Il futuro del Rotary è nelle vostre mani”, questoè stato il motto dell’annata rotariana che ho avutol’onore di presiedere e su tale incitamento si ècaratterizzato il programma che unitamente alConsiglio Direttivo ed ai Soci tutti è stato svolto.Si è curato principalmente il ruolo dell’amicizianel Club, ricordando che simbolo e motore del-l’azione rotariana sono le azioni di servizio, col-laborazione con le realtà istituzionali edeconomiche per far emergere leadership, forma-zione, amicizia, solidarietà.Nel corso dell’annata il Club ha svolto un pro-gramma assai intenso.Molti gli eventi e i convegni che si sono susse-guiti nell’arco dell’anno, importanti contributiquali la partecipazione alla ricostruzione del-l’Aquila dopo il terremoto in collaborazione con il Presidente del Club Rotary dell’Aquila, parteci-pazione al Progetto Pluriennale del CIRT (Comitato Intesa Rotary Territoriali) per iniziative discolarizzazione in Senegal, oltre le numerose attività svolte sul territorio con progetti triennali qualiil Progetto “Dal Carcere alla Società” cui si è dedicato con notevole impegno e grande spirito rota-riano Lucio Cuppari, progetti elaborati d’intesa con i Presidenti Incoming ed Eletto Fosca Tasciottie Roberto Ciula.Ci siamo occupati, portando il nostro contributo, in alcune sfide della città di Viterbo ed i suoi im-pegni sociali quali la realizzazione dell’Aeroporto, del Centro Merci di Orte e la venuta a settembre2009 del Santo Pontefice.Nella prima parte dell’annata rotariana sono stati trattate tematiche legate al recupero di patrimonidella città unitamente all’Associazione ArcheoTuscia quali l’attenzione a storia di capolavori perdutiall’interno del Convento di Santa Rosa.Abbiamo dedicato una serata alla Bioarchitettura con un incontro dell’Istituto Nazionale di Bioar-chitettura cui ha partecipato l’Arch. Wittfrida Mitterer, Cofondatrice dell’Istituto, in cui sono stateanalizzate le tematiche relative alle ragioni della Bioarchitettura.Un’importante serata è stata dedicata alla stato dell’arte e prospettive di sviluppo dell’”InterportoCentro Italia Orte”, cui hanno preso parte il Presidente del Consiglio di Amministrazione Dott. Mar-cello Mariani, l’On. Giulio Marini Sindaco di Viterbo e il Dott. Dino Primieri Sindaco di Orte.Notevole impulso è stato dato anche al Festival Barocco, importante appuntamento che annualmenteviene svolto nella città di Viterbo, così come notevole impulso è stato dato alla partecipazione alXIV festival Internazionale del Teatro Amatoriale – Progetto PolioPlus della Rotary Foundation,che annualmente si svolge nella città di Viterbo, con l’assegnazione del Premio “Città di Viterbo” edel Premio “Rotary Giovani”.Una importante serata è stata dedicata all’Olio Extra vergine di qualità D.O.P. della Provincia di Vi-terbo, cui hanno partecipato Giudici Sensoriali che hanno effettuato una prova di assaggio guidatoa tutti i soci; sono intervenute cinque aziende agricole produttrici di olio leader a livello nazionale.Nell’occasione sono state illustrate le caratteristiche di questi straordinari prodotti ed è stata redattaappositamente la Carta degli Oli (all.1).

Nel novembre 2009 è stata realizzata la XVIII Edizione della “Viterbo che Lavora”, prestigioso ri-conoscimento che annualmente il Rotary Club assegna a particolari personalità che si sono distinte

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nel lavoro quotidiano e contatto con il pubblico;mi è gradito ricordare che in questa edizione èstata effettuata una menzione speciale all’Asso-ciazione Famigliari Sostenitori Sofferenti Psichicidelle Tuscia, associazione che ha realizzato im-portanti strutture quali la “Fattoria di Alice” perla coltivazione e vendita di prodotti biologici eper l’inserimento al lavoro di persone con disagiopsichico.È stata dedicata una giornata alla cinofilia ed at-tività venatoria con la partecipazione di esperti egiornalisti di testate nazionali quali la rivista “Inostri Cani” e “Diana”, evidenziando l’impor-tanza dell’ausiliario che sicuramente va aldilàdell’attività venatoria stessa.Per l’attività internazionale il Club ha effettuatonell’aprile 2010 una visita al Club Rotary di Tal-lin nell’ambito di una gita in cui il Club ha visi-tato l’Estonia e la Lettonia ed in modo particolare

le città di Tallin e Riga.Il Club nel marzo 2010 ha voluto dedicare una giornata alla rievocazione storica dell’evento avvenutopresso la Chiesa di San Silvestro il 13 marzo del 1271 relativo alla uccisione di Enrico di Cornova-glia, riportato negli immortali versi di Dante Alighieri (Inferno XII, 120). Rievocazione ed eventodi straordinaria importanza curata dai Soci Adolfo Gusman e Giuseppe Pagano, cui hanno partecipatoillustri studiosi quali relatori come il Prof. Massimo Miglio, la Proff.sa Maria Teresa Ubertini, oltrel’importantissima presenza di S.E. Lorenzo Chiarinelli, Vescovo di Viterbo che ha voluto effettuareuna interessante analisi critica dell’evento. (All.2 e 3)Nell’ambito della collaborazione del CIRT (Comitato Intesa Rotary Territoriali) nel giugno 2010,unitamente al Rotary Club Viterbo Ciminia e Rotary Club Bolsena Ducato di Castro si è realizzatauna conviviale dedicata ai Cavalieri di Maremma presso il Parco di Vulci, Canino (Vt).Per la raccolta fondi a favore della Rotary Foundation è stato realizzato presso l’Auditorium del-l’Università della Tuscia nel maggio 2010 un concerto dedicato alla musica rinascimentale con par-ticolari strumenti dell’epoca. Hanno partecipato artisti di livello internazionale quali il Mastro

Ferdinando Bastianini ed il Mae-stro Stefano Vignati.Nel maggio 2010 il Club ha ospi-tato nell’ambito del GSE (GroupStudy Exchange) un gruppo prove-nienti dall’Oklahoma (USA) Di-stretto 5750, che sono stati ospitidella nostra città ed in modo parti-colare facendo visita alle attivitàimprenditoriali e ai professionistirotariani.Nell’ambito della valorizzazionedel territorio si è trattata una tema-tica di particolare interesse relativa

alla conoscenza delle “Orchidee della Zona Termale di Viterbo”, incontro realizzato presso il Casinodi Caccia di Villa Lante, con la partecipazione di docenti dell’Università della Tuscia e del respon-sabile Tecnico della Banca del Germoplasma presso l’Università stessa.Questo in sintesi il programma svolto nell’annata rotariana 2009/2010.

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Fosca Mauri TasciottiAnno sociale 2010-2011

Quando alcuni amici, in primis il Presidente in carica Stefano Marini Balestra, mi chiesero la di-sponibilità a candidarmi Presidente del nostro Club per l’annata 2010-2011, ebbi un attimo di esi-tazione: ero “giovane” Rotarianamente e sarei stata la prima donna a ricoprire questa carica per ilRotary Club di Viterbo dopo 54 anni. Devo dire che ho sempre interpretato lo spirito del Rotary,prima di tutto come servizio ed amicizia e dopo breve riflessione ho accettato.E’ per me un grande onore scrivere queste poche righe per la pubblicazione del nostro Club, in oc-casione dei suoi “primi” 60 anni e dei 109 del Rotary International. Non farò soltanto una elenca-zione di ciò che ho fatto nella mia annata con il mio splendido Consiglio, perché credo che ogniPresidente lavori per concretizzare quelli che sono i principi Rotariani ed ogni anno è denso di im-pegno, di interesse e di partecipazione, ma cercherò di trasmettere ciò che ho provato ricoprendoquel ruolo difficile ed affascinante nello stesso tempo.Difficile è stato costituire il Consiglio: avrei voluto mettere tutti!Dubbi, timori, idee, ripensamenti, entusiasmi, ma quando l’amico Alberto Grazini mi ha consegnatocollare e campana è cominciato l’impegno profondo e stimolante per raggiungere tutti insieme,nessuno escluso, gli obiettivi del Rotary, tracciati anche dal motto della nostra annata: “impegnia-moci nelle Comunità, uniamo i Continenti”.Il primo obiettivo è stato ristrutturare il Rotaract: grazie a Philipp Bordignon, ad Ignazio Tricomied al fondamentale Delegato giovani Gianni Cucullo, 20 ragazze e ragazzi hanno costituito il nucleodi partenza per un meraviglioso Club, che continua a crescere e a lavorare bene, a dare quadri Di-strettuali e ad essere il futuro insieme e dopo di noi.Abbiamo lavorato molto in Interclub, perché ritengo fondamentale la collaborazione e la cono-scenza fra noi e questo ha portato alla conclusione, prima del previsto, di un progetto Distrettualeper la forestazione in Madagascar; ad una serata indimenticabile per la Rotary Foundation con gliartisti del CET e Mogol, poi diventato nostro Socio onorario; ad un importante Convegno sul“Ruolo dell’Agricoltura nell’economia”, con la partecipazione di Istituzioni, Studiosi e della nostraUniversità della Tuscia che ringrazio ancora per la preziosa e fondamentale collaborazione.Per celebrare i 50 anni dell’Unità d’Italia abbiamo organizzato con l’aiuto di Mario Moscatelli edell’Archivio di Stato, una mostra documentaria “Risorgimento nel Viterbese”, ricerca di storia na-scosta del nostro territorio, conferenze ed accoglienza al maratoneta Rotary della Marcia dell’Unità.Il Progetto defibrillatori per “Viterbo, città più sicura” ci vede a tutt’oggi impegnati con StefanoDe Spirito a diffondere la cultura dell’emergenza, fondamentale per la vita umana.Il Progetto Tevere, presentato da Maurizio Giannotti, e la cultura dell’acqua ci ha dato modo dipartecipare ad Assisi alla Conferenza Internazionale Rotary sull’acqua, riscuotendo lusinghieri ap-prezzamenti.Momenti ancora di cultura, arte e musica, di grande collaborazione distrettuale, di socializzazione(penso al bellissimo viaggio sociale a Vienna e Budapest dove abbiamo incontrato i nostri amiciRotariani) e devo dire di grande partecipazione e di lavoro insieme, mi hanno fatto crescere Rota-rianamente ed apprezzare ad uno ad uno tutti i soci che mi hanno dato sostegno ed amicizia incon-dizionata.Un grazie ancora al mio insostituibile amico e segretario Massimo Bordignon, senza il quale misarei persa sicuramente tra le mille incombenze gestionali da affrontare.Alla fine dell’annata ho pensato che mi sarebbe servito ancora un anno per fare tutte le cose cheavevo in mente, ma con un pizzico di nostalgia ho passato il collare all’amico, Roberto Ciula, conla voglia di continuare a “vivere il Rotary”.Vorrei chiudere con le parole di Madre Teresa di Calcutta: “Noi siamo meri strumenti di servizio,non conta quanto facciamo, ma quanto amore ci mettiamo. Dall’amore nasce il servizio, dal serviziola pace”.

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Roberto CiulaAnno sociale 2011-2012

Amici rotariani, l’occasione rappresentata dalla redazione di questo “libro dei ricordi” realizzato anche con

l’apporto dei presidenti succedutisi nel tempo, in corrispondenza con il compimento dei 60 anni di esi-stenza del club e la cortese richiesta dal nostro presidente Mario Moscatelli di un breve contributo in-centrato sulle attività della annata che mi ha visto dirigere il club, mi ha portato a eseguire un rapido,ma intenso lavoro di recupero di materiale quale scritti, comunicati, foto ed altro che avevo riposto nelcassetto della memoria tra le belle anche se impegnative esperienze di vita.

A distanza di due anni – sembrano molti di più - il rivedere l’attività svolta con l’aiuto di tantiamici mi è veramente gradita, per cui mi accingo a sunteggiare quelle che nelle mie intenzioni sonostate le iniziative che ho giudicato maggiormente significative.

Ricordo la sera del 30 giugno quando, con indosso il peso del collare e lo sguardo di tutti gliamici rotariani in attesa del discorso di inizio mandato, cercavo con notevole imbarazzo di esprimerela gratitudine per la fiducia accordatami, sforzandomi, nel contempo, di non cadere nelle ovvie banalitàdi circostanza; il risultato francamente non sono in grado di ricordarlo, ma con gli occhi della menteho ancora oggi vivide le espressioni estremamente cordiali dei commensali. Forse non era iniziataproprio male.

Da lì in poi è stato un susseguirsi di impegni, iniziative – più o meno riuscite – incontri, avendoavuto in comune tutti, la fattiva e cordiale presenza dei molti amici che hanno avuto la costanza di al-ternarsi nelle varie iniziative, di volta in volta nel corso dell’annata. Debbo onestamente sottolineareche tra i tanti, di cui tra poco ricorderò i nomi, spicca la costante presenza, quasi un tono di fondo, delmio segretario – prof. Adolfo Gusman – che ha fornito quel supporto di esperienza e di confrontosecondo me indispensabile ad un neo-presidente.

Trascuro, per brevità, il primo appuntamento con i soci relativo alla mera illustrazione dei puntisalienti dell’annata, di seguito ricordati, anche perché è stata mia intenzione di individuare in quellacircostanza, un semplice canovaccio (una specie di “fil rouge”) costituito da alcune caratterizzanti ini-ziative e da integrare successivamente, nel corso dello svolgersi del anno rotariano, anche daglieventuali apporti di soci, consiglieri o no.

Ho subito espresso l’intenzione di innovare nella tradizione; cioè di integrare le attività cosiddette“storiche” con aperture ad ambiti di carattere economico, culturale, di apertura al mondo professionaledei giovani che non sempre hanno trovato il giusto riconoscimento nell’ambito delle attività di club.

Perciò, in concomitanza con le feste di S. Rosa e rimanendo nell’ambito dei contatti con i soci delClub di Avignone il due settembre ho organizzato, con il prezioso ausilio di Pino Pagano, una convivialein un locale del quartiere San Pellegrino in cui abbiamo ospitato gli amici di Avignone e, contempora-neamente, avuto la gradita sorpresa di una visita da parte dei dirigenti del Sodalizio dei Facchini diSanta Rosa che, con l’occasione hanno funto da guide a tutti presso la “Macchina”; ricordo il piacerecon cui tutti abbiamo ascoltato un saluto rivoltoci in lingua latina dal Presidente del Club di Avignone;non ricordo se esistano a disposizione della conviviale, ma ho ben presente l’allegria e la cordialitàdella serata.

Successivamente mi è gradito, pur con certo salto logico, ricordare, questa volta nell’ambito dellainnovazione, la manifestazione con relativa conviviale svolta ad Orte il 1 ottobre e finalizzata, nelleintenzioni, ad illustrare ai soci rotariani, congiuntamente con la Società Interporto di Orte s.p.a nellapersona del Presidente Marcello Mariani la realtà dell’iniziativa interportuale, alla quale tengo tuttoramoltissimo, essendo convinto, oggi ancor più di ieri, della determinante importanza che sta assumendoe sempre di più in futuro assumerà per lo sviluppo economico dell’intera provincia di Viterbo.

Ringraziando ancora il sindaco di Orte, Dino Primieri che moltissimo si prodigò per l’aspetto lo-gistico, visitammo dapprima la struttura dell’interporto, sita come tutti sanno tra l’imboccatura dellaautostrada A1 ed l’ansa del fiume Tevere, restando ammirati dalla vastità della superficie impegnata edalla complessità del’intera opera (vedi le foto); il Convegno che ebbe come tema “Interporto CentroItalia una opportunità di Sviluppo Sostenibile”, vide il fattivo e determinante intervento, sia del giàcitato allora Presidente Marcello Mariani, del C.D. Carmelo Cardo che dell’intero Consiglio di Am-

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ministrazione e della struttura dei collaboratori; furono presenti le autorità politiche provinciali eregionali nonché quella del Comune di Orte e di Viterbo e di numerosi comuni della Regione Umbria,in quanto l’area di intervento ed il bacino di utenza travalica i confini regionali ed interessa direttamentele due Regioni limitrofe; l’Ente Porto di Civitavecchia, socio dell’Interporto inviò una attenta equalificata rappresentanza; anche la presenza rotariana distrettuale fu numerosa ed attenta, altrettantoquella del nostro Club e di quello di Orvieto. Venne illustrata ampiamente la situazione attuale delcompletamento dell’opera e i prevedibili sviluppi futuri tra cui la imminente realizzazione del tracciatoferroviario di collegamento con la rete Ferroviaria nord – sud e con quella ovest - est dal Porto di Ci-vitavecchia a quello di Ancona. Concluse la manifestazione una eccellente conviviale collocata inOrte nel portico di un antico e prestigioso palazzo della Curia, che ristorò le membra e gli spiriti deipartecipanti.

Il tempo corre veloce e, in men che non si dica, arrivò il 27 ottobre con la ormai classicapremiazione dell’iniziativa “Viterbo che lavora”; la conviviale che si tenne in un prestigioso complessoresidenziale e vide la premiazione di lavoratori dipendenti, impiegati o operai, che individuati dallaapposita commissione del club, si erano distinti per capacità e cortesia nello svolgimento delle propriemansioni; il club rispose intervenendo come di consueto in modo massiccio e sommamente partecipe;non saprei veramente chi escludere tra coloro che in vario modo collaborarono alla riuscita,; ricordoin particolare tra i soci Pino Pagano, Massimo Bordignon e l’onnipresente segretario Adolfo Gusman,nonché il giovane prefetto Stefano Bianchini, i membri della commissione e, in sintesi, l’intero club.

Saltando a piè pari i diversi adempimentidi carattere amministrativo e ripetitivi ormaiconsuetudinari, anche se non di minore impor-tanza per il funzionamento del club, ma solo inragione della loro comunanza con ogni annata,ci siamo ritrovati il 15 dicembre 2014 alla Con-viviale per gli Auguri; particolarmente graditol’intervento di S. Ecc. il Vescovo Lino Fuma-

galli, da poco inse-diato a Viterbo, cheintrodusse la seratacon acconce paroleche predisposerotutti gli amici pre-senti alla formula-zione degli augurinel giusto spirito diamicizia che con-traddistingue il nostro club. Terminammo atarda sera con l’estrazione dei premi per la be-neficienza come ogni anno.

Iniziò il nuovo anno con la visita dellagentilissima Governatrice del Distretto che il26 gennaio ci gratificò della sua presenza; lasignora Daniela TRANQUILLI FRANCE-SCHETTI, fu a Viterbo con un certo anticipoper cui a fare gli onori di casa provvidero al-cune socie tra cui la sempre ben informata etempestiva Fosca Tasciotti, che provvide asupplire alla figura del sottoscritto per un breveperiodo di tempo; la conviviale si svolse pressoun noto ristorante in località “Il Pallone” che

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fu anche, molto opportunamente, sede delle canoniche riunioni con il presidente,il segretario ed il pre-fetto, i membri del consiglio e delle commissioni relative tutte alla situazione del club circa la frequenza,i rapporti tra i soci e l’attuazione dei diversi programmi.

Si terminò con una conviviale cui parteciparono anche numerosi i membri del Rotaract verso iquali, ricordo, la governatrice mostrò un particolare trasporto ed interesse; anche le vivande furonogradite.

Il 15 marzo si tenne un incontro al caminetto in cui i socio ing. Treta e l’ospite ing. Corsetti, rea-lizzato con l’intento di sensibilizzare le conoscenze e le coscienze sull’attualità e la opportunità del ri-sparmio energetico; i relatori illustrarono agli intervenuti, non molto numerosi in verità, l’argomentoche fu oggetto di interventi e di un interessato ed interessante dibattito sull’argomento ed in particolarecirca, ad esempio, la bontà del posizionamento a terra dei pannelli solari per la produzione di energia.Si cenò in un tipico ristorante di piatti della sardegna, limitrofo la sede sociale.

Trascorsa la S. Pasqua, il 13 aprile si tenne presso l’Aula Magna dell’Università degli Studi dellaTuscia la premiazione dell’iniziativa denominata “Viterbo che Studia”, anch’essa nell’alveo di quellavolontà di rinnovamento, ideata, organizzata e mirabilmente diretta dal socio Mario Moscatelli (fotodell’iniziativa)ed intesa a gratificare gli studenti più meritevoli dell’ultimo anno degli istituti superiori;furono graditissimi ospiti i presidi degli istituti stessi, i parenti degli studenti oltre agli studentipremiandi. Provvidero alla bisogna, oltre il sottoscritto, la signora Prefetto di Viterbo, il Presidentedella Provincia Marcello Meroi, il sindaco del Comune di Viterbo Giulio Marini ed infine il nostrosocio Mario Moscatelli (foto della premiazione); massiccia fu la partecipazione dei rotariani che affol-larono la capiente aula magna, messa a disposizione dal magnifico rettore Marco Mancini, con il de-terminante ausilio del socio Gianni Cucullo a cui va la mia personale gratitudine per la cortese esollecita disponibilità mostrata nelle diverse manifestazioni.

Purtroppo, anche in questa annata ai lieti momenti si sono succeduti quelli decisamente tristi; ilsocio Felice Ludovisi, tra i fondatori del club, nonché eminente figura di artista e entusiasta rotariano,in aprile ci ha lasciato terminando la sua avventura terrena e, credo, proseguendola in altro luogo,dove, come il suo nome indica, sarà senza dubbio “Felice”; il club ha solo potuto organizzare, tramiteme, una giornata – il 26 aprile- nella Sala Regia del Comune di Viterbo, per ricordarlo attraverso lepersone di famiglia, gli amici e tutti i rotariani; ne è scaturito un incontro che personalmente conservotra i ricordi più cari.

Il tempo è tiranno e veloce; salto a piè pari, per non scrivere un trattatello, due conviviali, entrambenella prima metà di maggio e molto importanti per le novità e l’attualità degli argomenti: la nuovaimposta sugli immobili (IMU), con relatori due eminenti colleghi dottori commercialisti dell’Ordine diViterbo, la prima il due di maggio, con cena presso un noto e da noi frequentato locale; il dieci maggiosuccessivo presso un altro agriturismo sui monti Cimini una digressione interessantissima in merito allasituazione ed allo sviluppo dell’agricoltura tenuto dal prof. Pulina dell’università di Sassari che coinvolsetutti i numerosi partecipanti per l’importanza e l’immediatezza delle argomentazioni, opportunamentecorredate da slides esplicative; preziosi e determinanti per la riuscita furono i cari amici prof.EnricoPorceddu e dott. Alberto Grazini a cui va la mia gratitudine per quanto vollero fare.

Il successivo 25 maggio, nell’austera e importante cornice del Palazzo Brugiotti, si è svolto unodegli avvenimenti che, tuttora ritengo, essere pregnanti dell’intera annata. Mi riferisco alla premiazionedei vincitori di una iniziativa che denominammo “Turismo Culturale nella Tuscia” volta stimolare lapresentazione di progetti di sviluppo della città di Viterbo da parte di soggetti neo professionisti;sorvolo sull’intero iter preparatorio dell’iniziativa, che, partendo dal reperimento di fondi, e proseguendocon la individuazione degli ambiti di trattazione dei progetti, per concludersi con la pubblicazione delbando di concorso, vide impegnati in modo continuo e veramente intenso, molti componenti il consigliodirettivo, soci, presidenti di commissioni; si può affermare che molta della struttura direttiva del clubfu attratta e partecipò attivamente alla buona riuscita del tutto; i finanziamenti pervennero anche dallaFondazione CARIVIT il cui Presidente dott. Franco Cordelli intervenne in modo determinante mettendoa disposizione le somme necessarie allo scopo.

Si giunse quindi alla conclusione dell’evento che, con grande meraviglia di molti, fu oggetto diuna partecipazione nutrita e estremamente qualificata, sia per il livello professionale, che per laoriginalità e “cantierabilità” delle iniziative proposte; se non vado errato fu ampliato il numero deipremiati in ragione dei numerosi ex aequo riscontrati dalla commissione.(vedi foto)

Anche nel caso, la partecipazione degli amici rotariani fu veramente importante, attenta e consa-

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pevole. Unico neo, non ascrivibile però al club, fu il constatare l’assoluto disinteresse degli enti a cui,in ultima analisi, era proprio diretta la manifestazione, per cui di tante belle idee, anche del tutto eco-nomicamente sostenibili, nulla ha preso luce; ma questa è l’Italia.

Si concluse comunque con adeguata conviviale presso un noto ristorante storico del centro di Vi-terbo(vedi foto).

Come nella migliore consuetudine del club, dal 2 al 9 giugno ci recammo in quel di Ragusa, peruna visita ai siti del “Barocco Ibleo” a seguito della adesione all’iniziativa del R.C.di Ragusa; una ec-cellente sintesi dello sviluppo è stata realizzata dal socio Mario Moscatelli, a cui chiedo il corteseassenso per la trasposizione dello scritto quale documento di club, ritenendo che migliore ricordodella splendida gita non possa essere effettivamente realizzato. E’ da notare che incontrammo soci diclub di numerosi distretti oltre il nostro con i quali e dei quali ancora nutriamo un graditissimoricordo.(vedi brochure).

L’annata volgeva al termine in un crescendo di impegni la cui realizzazione, a tutt’oggi, misembra impossibile essere riuscito a fare fronte

Il quindici giugno successivo, fu organizzata una giornata dedicata alle Forze Armate nazionali e,specificamente, al riconoscimento dei meriti nei confronti di militari delle diverse armi che nell’ambitodelle diverse operazioni di “Peace Keeping” a cui i diversi contingenti italiani hanno di volta in voltapartecipato nei diversi teatri di operazioni nel mondo, si erano distinti per comportamento, coraggioed abnegazione.

La manifestazione si svolse nella eccezionale location del complesso di S. Carlo al Carmine,ospiti della Università della Tuscia, sempre in virtù dei buoni uffici del Magnifico Rettore Mancini edella indispensabile collaborazione del nostro Gianni (chiedo scusa, ma non riesco a chiamarloGiovanni) Cucullo; la partecipazione dei comandanti delle armi fu compatta e entusiasta, analogamentegli amici del club furono presenti e evidentemente partecipi con interesse. Dopo i saluti di rito ed rin-graziamenti – debbo ricordare in particolare – i nostri soci Luigi Orsini, incoming dell’annata successiva,Luigi Monetti, Vincenzo Turetta e Fulvio Catteruccia che furono determinanti ai fini della realizzazionee buona riuscita del tutto, si procedette alla consegna dei riconoscimenti ai militari da parte deirispettivi comandanti e del sottoscritto.

Grande fu l’impatto emotivo che provai nell’ascoltare le motivazioni di volta in volta enunciate egrande il contrasto con queste e l’età dei militari; anche oggi non mi sembra possibile che ragazzi cosìgiovani abbiano mostrato in azioni così pericolose, una forza d’animo tale da essere riconosciuta sulcampo e giudicata degna di nota.

Fosse stato anche solo per questo, sarebbe valsa la pena di presiedere il club.Si concluse la giornata con una splendida conviviale in una giornata che già preannunciava la

bella estate che seguì.Ulteriormente, il 19 giugno successivo, venne organizzato un concerto presso l’Auditorium del-

l’Università, cui seguì la conviviale nel portico – splendido – della stessa; nell’occasione celebrammol’ingresso del dott. Stefano Tedeschi, all’epoca presidente dell’Ordine dei Dottori Commercialisti diViterbo e carissima persona.

Si giunse infine alla faditica data del 28 giugno, giorno in cui, oltre a celebrare l’ingresso di altrocarissimo amico, il dott. Giovanni Montemari, valentissimo dirigente medico della UOC del S. Ca-millo-Forlanini di Roma, mi fu infine data la possibilità di trasferire oneri (molti) ed onori (scarsi) almio successore generale Luigi Orsini in una serata veramente splendida ed in una cornice del tuttoadeguata alla circostanza.

Termine qui, con un po’ di rimpianto, questa sintesi, che tanto sintetica poi non è stata, dell’annatadella mia presidenza del club di Viterbo; mi sia però concesso, ora per allora e per sempre volgere unricordo ad una persona che, pur non essendo mai stata nominata in precedenza, era in realtà tra noi inogni momento.

Voglio salutarti Philipp Bordignon, allegro e vitalissimo amico, ragazzo che è riuscito a farmi di-ventare fotogenico, cosa degna di nota, e che con la sua simpatia ed allegria – lo ripeto – ha eternatopraticamente tutte le occasioni di incontro; ragazzo che non è più fisicamente tra noi, ma che per me eper tutti rimarrà sempre nel ricordo tra le emozioni più belle.

Ciao Philipp !!!

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Luigi OrsiniAnno sociale 2012-2013

Motto dell'annata: LA PACE ATTRAVERSO IL SERVIZIOHo cercato di svolgere il mio compito di presidente con un grande spirito di democrazia. Ogni

iniziativa è stata sottoposta a tutti i soci, che a volte, chiamati a votare, hanno trovato sulla schedanon un solo nome prescelto ma i nomi di tutti coloro che avevano dato la propria disponibilità.

La prima grande soddisfazione, che mi ha riempito di orgoglio, ancor prima del passaggio dellacampana, ha riguardato il progetto triennale interdistrettuale proposto dal nostro Club, responsabileil nostro socio arch. Maria Giuseppina Gimma, su i Beni Culturali - Concorso per le scuole (locan-dina) che è stato adottato, approvato e finanziato dal nostro distretto.

La cultura e i Beni Culturali uniscono i popoli, perché l'arte non ha confini geografici, politici,ma sono portatori del bello, di amore e di Pace e soprattutto interessano anche i ragazzi portatori dihandicap.

Uno degli obiettivi del progetto, è stato anche quello di far crescere la famiglia rotariana, costi-tuendo un club Interact, e di far conoscere ad un ampio pubblico che cos'è il Rotary partendo anchedai giovani e dalle scuole.

Prima di tutto ci siamo attivati con il responsabile giovani arch. Gianni Cucullo e con un gruppodi soci divenuti poi fondatori Agata Severi, Giulia Pesciallo, Fosca Mauri Tasciotti, Maria GiuseppinaGimma, Giovan Battista Mollicone, Andrea Micci e Francesco Joppolo per costituire l'Interact.

A novembre 2012 il Club era già nato e funzionante. A febbraio 2013 il governatore è tornatonel nostro club per consegnare il Certificate of Organization dell'Interact.

Ci siamo attivati con il sindaco di Viterbo Giulio Marini per intitolare a Paul Harris il giardinosu cui sorge il monumento al Rotary. Abbiamo ricevuto piena disponibilità da parte dell'Ammini-strazione, come da lettera di risposta del sindaco, questo ha facilitato il mio successore per la realiz-zazione dell'Intestazione del parco.

Abbiamo sempre coinvolto in tutte le manifestazioni oltre ai soci del Club anche l'Interact e ilRotaract, è nata veramente una grande famiglia.

Abbiamo realizzato diversi Progetti Interclub.Il club di Orvieto, che partecipa al progetto Beni Culturali ha scelto di occuparsi del Miracolo

del Corpus Domini avvenuto a Bolsena 750 anni or sono e dell'influenza che questo fatto ha avutonell'arte. Abbiamo preso parte al Giubileo straordinario (2013-2014) indetto dal Santo Padre Bene-detto XVI per i 750 anni del Miracolo di Bolsena partecipando anche all'apertura delle porte Santedi Bolsena e di Orvieto.

Abbiamo partecipato con un nostro stand alla fiera del Restauro di Ferrara che ha visto la par-tecipazione di molti club dell'Emilia Romagna, della Lombardia, del Veneto, della Toscana, del Pie-monte, della Liguria e della Valle d’Aosta che hanno dimostrato grande interesse per il progetto.

Naturalmente abbiamo partecipato ad altri progetti distrettuali come quello dell'acqua per lascuola di Mateves, in Tanzania coordinato dal nostro socio prof. Enrico Porceddu.

Il progetto Polio Plus XVII ci ha visti partecipi anche al teatro amatoriale con la vendita di bi-glietti, la partecipazione agli spettacoli e alla Maratona di Roma. Abbiamo ospitato uno dei 3 ECRinterclub che si sono svolti nel nostro territorio e ai quali abbiamo partecipato. “Viterbo che studia“progetto del nostro socio dott. Mario Moscatelli.

Adesione al progetto “Tevere”.Sono stati organizzati 12 caminetti a cui hanno partecipato illustri relatori che hanno parlato

dello Stress, dei costumi viterbesi nel '400, dell'arsenico nell'acqua, della protezione civile in casodi calamità delle opportunità e dei rischi di internet, dei problemi dell'acqua in Tanzania.

10 conviviali che hanno visto la presenza di luminari come il prof. Macino che ci ha parlato

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delle Cellule Staminali o la serata con S.E. Mons. Lino Fumagalli che ci ha intrattenuti su “Il Con-clave: da Viterbo a Papa Francesco”, la dott.ssa Gloria Biondi della Luxottica su “Ridare la luce achi non può acquistare occhiali o non può pagare la visita oculistica” 3 assemblee Con la CroceRossa abbiamo organizzato 3 mostre su “Le vivandiere protagoniste del Risorgimento”, una a Viterboed una a Tuscania, e la “Giornata della prevenzione del diabete, dell'ipertensione arteriosa e del-l'obesità”.

Dopo diversi anni di assenza abbiamo fatto ripartire il Bollettino del Club grazie al lavoro deinostri soci Massimo Bordignon e Stefano De Spirito.

Il nostro Club si è arricchito dell'ingresso di 5 soci.Dopo l'alluvione che ha coinvolto Montalto di Castro abbiamo partecipato alla raccolta fondi

insieme al Rotaract e all'Interact.Che dire dello splendido Concerto della Banda dei Carabinieri chesi è svolto presso l'Auditorium del rettorato dell'Università della Tuscia.

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Mario MoscatelliAnno sociale 2013-2014

Nella lettera inviata ai soci all’inizio della mia presidenza ho delineato le linee programmaticheche intendevo seguire e che possono così sintetizzarsi:A) Attingere alle risorse interne sia per accrescere il nostro patrimonio culturale e sociale sia pertrarne motivo e forza per rendere più ricca l’attività di servizio del club.B) Necessità della testimonianza e visibilità esterna delle attività e dei progetti del Rotary.Sotto il primo aspetto ho chiesto alla spontanea disponibilità di alcuni soci di organizzare serateautogestite di “informazione culturale e conoscitiva”, nei diversi ambiti di rispettiva competenzaprofessionale, che hanno riguardato i seguenti argomenti di grande attualità:- la legge sulla conciliazione giudiziaria (avv. Alessandro Bruni)- l’osteoporosi (dr. Romeo Gatti)- la chirurgia plastica (dr. Giovanni Montemari)- la crisi economica ed il ruolo delle banche nel no-stro paese (dr. Marco Ruggeri). Questa conferenzaha fatto seguito a quella tenuta in precedenza dalProf. Alessandro Ruggieri, Rettore dell’Universitàdegli studi della Tuscia: “Ripresa e prospettive: loscenario socioeconomico”.Sotto il secondo aspetto ho considerato che, in unmomento in cui vasti settori della nostra societàhanno prospettive di quotidiane difficoltà, la nostrarisposta dovesse concretizzarsi, col limite delle ri-sorse finanziarie a disposizione, in progetti, servizied iniziative….“a chilometro zero”, nel senso di in-dirizzare la nostra attenzione al contesto territoriale

in cui vive il club.Abbiamo così deliberato un finanziamento allaCaritas diocesana per l’acquisto di un furgoneFord Transit che quotidianamente si reca neiSupermercati del capoluogo per raccogliere iprodotti alimentari di prossima scadenza do-nati alla Mensa che prepara oltre cento pasti algiorno.Nell’ambito del progetto “Viterbo città d’arte”si è proseguito nell’opera di valorizzazione delpatrimonio artistico della città con il restauro,grazie ad un sostanzioso contributo finanziariodella Banca di Viterbo, di due preziose lunetteall’interno della Chiesa di S. Maria Nuova.

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Sempre col rilevante sostegno finanziario di altro isti-tuto bancario, la Banca di Credito Cooperativo diRoma, abbiamo potuto organizzare la 3° edizione delconcorso “Premio Viterbo che studia”.Anche quest’anno, come nelle prime due edizioni delconcorso, è stato dato un premio di duecentoeuro a ciascuno dei 46 studenti che, nelle altrettantequinte classi dei sei istituti delle scuole secondarie di2° grado (tre licei e tre istituti tecnici), hanno riportatola migliore votazione al primo trimestre dell’anno sco-lastico 2013/2014.Con l’ambita presenza del Governatore e del rappre-sentante del Sindaco di Viterbo, particolarmente signi-ficativa è stata la cerimonia della intitolazione alfondatore del Rotary, Paul Harris, dello spazio pubblicodove è situato il monumento al Rotary International.Per sviluppare la socializzazione e l’affiatamento, èstata organizzata una gita a Trieste nel corso della qualesi è svolto:- un Interclub con gli amici di quella città,- un ricevimento in Prefettura,- una visita al Castello di Duino ed a quello di Miramare con concerto- Abbiamo assistito altresì con i soci del R.C. di Trieste, a bordo di una imbarcazione, allo svolgi-mento della tradizionale gara velica “La Barcolana” cui hanno partecipato circa duemila barche avela.Sull’importante e delicato problema del trattamento e smaltimento dei rifiuti si è tenuto ad Orte unaffollato interclub cui hanno aderito, oltre al nostro, ben 14 R.C. del Lazio e che ha visto la parte-

cipazione del Governatore del Distretto,dell’Assessore regionale alle infrastrut-ture e di alcuni sindaci dei comuni inte-ressati.Altro interclub è stato realizzato con ilR.C. Cremona Po in visita nella nostraProvincia.Abbiamo ospitato, con una simpaticaconviviale, i partecipanti al convegnoScambio giovani E.E.M.A.A sostegno della campagna di scavi in

loc. Sipicciano, dove sono stati rinvenuti i resti di una grande villaromana, abbiamo finanziato la spesa per le opere di recinzione.Una serata particolarmente interessante è stata organizzata, negliambienti del Palazzo Papale, con l’allestimento di un “Processo aDonna Olimpia Pamphili Maidalchini” la cui giuria era compostada soci del nostro club. Per l’occasione la socia Roberta Berniniha presentato ed illu-strato la biografia diDonna Olimpia da leicurata.Una particolare atten-zione è stata rivoltasia per la conserva-

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zione dell’effettivo sia per la sua implementazione.Molto viva è stata la collaborazione con i giovani del Rotaract e dell’Interact che ha visto lo scambiodi partecipazione agli eventi rispettivamente organizzati.Il club ha aderito al concorso distrettuale “Legalità e cultura dell’etica” promuovendo la parteci-

pazione di ben sei istitutiscolastici del capoluogo.Con nostra grande soddisfa-zione il 1° Premio, tra i 270istituti scolastici d’Italia chehanno partecipato, è statovinto dall’Istituto di Istru-zione Superiore “F. Orioli”di Viterbo. Al nostro club èstato conferito, dal Distretto

2080, l’Attestato di Adesione.Il nostro club ha avuto altresì il privilegio di organizzare, per conto della Fondazione Omero Ranel-letti, il “Premio Tullio Fazi” cui hanno aderito ben dodici istituti scolastici del capoluogo: sono statiassegnati sei premi di 1000 euro ciascuno ad altrettantistudenti che hanno riportato, nel corrente anno scola-stico, alte votazioni pur in presenza di difficoltà d’ordinepersonale o familiare.Con l’occasione il club, utilizzando fondi propri ed uncontributo della Banca di Credito Cooperativo di Roma,

ha concesso altri tre premi di 500 euro ciascuno a stu-denti particolarmente meritevoli.Nel bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi ab-biamo organizzato, nella suggestiva cornice del SanCarlo, attuale Aula Magna della Facoltà di giurispru-

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denza dell’Università degli studi della Tuscia, una “Guida all’ascolto del Requiem” a cura dellaprof.ssa Barbara Aniello.Molto interessante è stata la visita al Palazzo del Quirinale a Roma cui hanno partecipato moltisoci e conclusasi con una simpatica conviviale in un ristorante tipico.In prossimità della Pasqua è stata dedicata una serata alla “Sindone” con la proiezione di un DVDche la commenta e di altro DVD (inedito e molto interessante) con le terrificanti immagini dell’in-cendio che, l’11aprile 1997, ha investito la Cappella omonima e del salvataggio della Sindone adopera dei coraggiosi vigili del fuoco.Nella sua opera di servizio alla città il club ha altresì organizzato una interessante serata, con lapresenza del Sindaco di Viterbo, nella quale è stato presentato un progetto di riqualificazione diVia San Lorenzo, redatto dai soci Lorenzo Grani, Sandro D’Alessandro e dal giovane rotaractianiArch. Alessandro Scorza ed una suggestiva proposta di valorizzazione di Piazza Plebiscito.Il club ha inoltre sponsorizzato alcune iniziative di particolare interesse organizzate da organismilocali.Ho potuto constatare, con viva soddisfazione, la partecipazione numerosa dei soci agli eventi realizzatie la disponibilità di molti di loro ad organizzarli o gestirli personalmente.Nella mia lettera di saluto all’inizio dell’annata sollecitavo la vicinanza e la partecipazione alla vitadel club di tutti i soci precisando che la rotta potrà pure essere indicata dagli organi dirigenti ma lanavigazione è garantita soltanto dalla “vigoria” di tutti quelli che si impegnano a “remare” a favore.In prossimità del termine del mio mandato ho potuto registrare che i miei auspici si sono realizzatie che il mio compito è stato facilitato dalla intelligente, operosa e propositiva collaborazione dellaV. Presidente Fosca Mauri Tasciotti, del presidente incoming Stefano de Spirito e degli altricomponenti del Consiglio direttivo nonché dal supporto prezioso del segretario Massimo Bordignonaffiancato dal prefetto Giovanni Bruni e dal tesoriere Andrea De Simone.

L’AZIONE INTERNAZIONALE

I GEMELLAGGI

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I gemellaggi – Lo stato dell’arte

di Giuseppe Pagano

Il Club è gemellato dal 1999 con il Rotary Club di Guimaraes, Città portoghese; l’occasioneè maturata nell’ambito di un progetto del nostro Club di conferire alla sepoltura di Giovanni XXI,portoghese, illustre medico e scienziato, Papa a Viterbo nel XIII° secolo dove morì tragicamentedopo pochi mesi di pontificato, ma già abate a Guimaraes, una degna collocazione nel Duomo cit-tadino. L’iniziativa è perfettamente riuscita, con la partecipazione di Autorità ecclesiastiche. Am-basciatori e cittadini. La conoscenza, poi, con i rotariani di quella Città, di carattere certamentemediterraneo, particolarmente attivi nel sociale, ha fatto spontaneamente nascere in noi l’interesseper stringere rapporti di amicizia, che si sono consolidati con una storica visita del nostro Club inPortogallo e la celebrazione solenne del Gemellaggio a Guimaraes. Il tutto è stato auspicato e fa-vorito dall’allora presidente del Comitato interpaese Italia- Portogallo. Dopo un periodo di vivointeresse, con scambio di visite, i rapporti si sono un po’ raffreddati, in considerazione della diffi-coltà di comunicare in lingua, dell’avvicendarsi dei progetti e delle persone nelle cariche dei ri-spettivi Club. I Soci Chiarini e Lecchini hanno ripreso recentemente a contattare gli amiciportoghesi e contiamo di riattivare i rapporti nel corso della presente annata.

Dal 5 Maggio del 2005 siamo poi gemellati con il Club francese di Avignon Fontaine de Vau-cluse; l’iniziativa è partita da un desiderio di vecchia data che la Città di Viterbo ha sempre coltivato,di riconoscersi fraternamente in questa Cittadina del Sud della Francia, come già Viterbo nel Me-dioevo Sede Papale, cresciuta come Città su questi illustri presupposti, con caratteristiche urbani-stiche del tutto confrontabili con quelle della nostra Viterbo. Una serie di visite scambiate da nostrisoci e da soci di quel Club tra il 2001 ed il 2005 ha condotto, poi, a costruire il gemellaggio intornoad un tema circoscritto, l’opera di Matteo Giovanetti, pittore viterbese che i Papi portarono ad Avi-gnone intorno alla metà del 1300, dove ebbe modo di sviluppare la sua arte affrescando il Palazzopapale, la Certosa di Villeneuve ed altri importanti edifici, creando una espressione artistica notain tutto il mondo come Gotico internazionale. La reciproca conoscenza fra rotariani ha fatto crescerel’interesse in questa direzione, con la partecipazione delle stesse Autorità civiche che hanno con-tribuito agli incontri, rendendosi in qualche misura disponibili a trasferire sul piano civico il ge-mellaggio. Gli impegni attualmente in preparazione sono costituiti:

- dall’allestimento di una mostra virtuale degli affreschi di Matteo a Viterbo, che consenta aiViterbesi di conoscere meglio un concittadino tanto illustre e, tuttavia, poco conosciuto,

- da scambi di giovani attraverso le rispettive Università, con particolare riferimento agli studimedioevali. Nel frattempo gli amici di Avignone, a dimostrazione dei rapporti fraterni e con-tinui che ci uniscono, partecipano con noi ad un progetto di alfabetizzazione nel Pakistan.

Ci rendiamo conto che i gemellaggi debbono essere coltivati perché possano dare frutti; inquesto senso è stata istituita quest’anno una Commissione apposita che lavorerà a sviluppare tuttele iniziative per un felice sviluppo nel tempo di questi rapporti che sanciscono oltretutto la dimen-sione internazionale del Rotary e la sua naturale vocazione all’amicizia fra popoli e nazioni.

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Relazione presentata dal Socio Giuseppe Paganoalla Conferenza su Matteo Giovannetti

presso il Comune di Avignone nel Marzo del 2009

di Giuseppe Pagano

Gentili Signore, gentili signori, amici rotariani, è per me ospite del Comune di Avignone ungrande onore intervenire dopo l’interessantissima relazione della Dottoressa Madame Leonelli.

Ma lo farò brevemente e con molta modestia, per raccontarvi di quel poco che sappiamo suMatteo Giovannetti a Viterbo. E vogliate scusare fin da ora il mio francese.

Non abbiamo dubbi sul fatto che Matteo, nei circa 40 anni dalla sua nascita trascorsi a Viterboabbia contribuito ad affrescare alcune delle numerose chiese che tra Viterbo, Bolsena ed Orvietorappresentano, ancora oggi, scrigni d’arte pittorica medioevale, sotto gli influssi della Scuola senesee di quella umbra, attraverso la sapiente mediazione manifestata dalle opere di Simone Martini, diPietro ed Ambrogio Lorenzetti tra Orvieto ed Assisi.

Poco o nulla sappiamo di quegli anni in cui Giovannetti, nato a Viterbo a cavallo dell’anno1300, certamente ecclesiastico, svolge ruoli per così dire istituzionali: tra il 1322 ed il 1328 è ca-nonico della Chiesa di San Luca e nel 1336 è priore della Chiesa di San Martino a Viterbo, quandoin Città regna l’antipapa NiccoloV. E questo probabilmente fino al Settembre del 1343, quando fuchiamato ad Avignone da Clemente VI. Ma nel 1348 è ancora nominato arciprete di Vercelli.

Gli studiosi che si sono interessati al problema, il Prof. Enrico Castelnuovo già professore diStoria dell’Arte nelle università di Losanna, Torino e presso la Scuola Normale Superiore di Pisa,il Prof. Italo Faldi, insigne studioso di Storia dell’arte già Direttore del Museo Civico di Viterbo,hanno rivolto le loro ricerche alle pitture sicuramente databili nel XIV secolo, che è possibile ritro-vare nelle chiese più antiche della Città; ma il degrado naturale dei supporti e delle pitture di oltre7 secoli, i terremoti, i bombardamenti dell’ultima guerra, rendono la ricerca estremamente difficile,in un contesto ormai lacunoso.

La Chiesa di Santa Maria Nuova edificata fra il X e l’XI secolo (il suo tetto porta la data del1080), è certamente fra le meglio conservate; in essa si ritrova quella Crocifissione che ricorda piùda vicino, per la composizione della scena e per molti tratti del disegno, gli affreschi della cappelladi San Marziale nel palazzo papale di Avignone. Il prof. Castelnuovo e lo stesso Faldi tendono ariconoscere un’opera giovanile del maestro, certamente anteriore al 1344. Un altro grande affrescoè presente sulla parete sinistra della stessa Chiesa, certamente databile alla prima metà del XIV se-colo, purtroppo fortemente danneggiato; esso rappresentava la Madonna in trono fra Angeli e Santi.Gli elementi che secondo il Faldi suggeriscono l’attribuzione a Matteo scaturiscono prevalente-mente dall’osservazione dei ritratti dei personaggi alla base dell’affresco (quello di sinistra è il Car-dinal Raniero Capocci, grande figura di ecclesiastico-soldato strenuo difensore della Città dal poteredell’Imperatore Federico II. Anche un piccolo angelo affrescato su di una cornice in pietra prove-niente da Santa Maria Nuova, oggi presso il Museo Civico, con caratteri che si richiamano anchealla scuola senese di Simone Martini è attribuito da Faldi a Matteo.

La Chiesa di Sant’Andrea, databile all’anno 1148, che doveva contenere in origine non pochiesempi di pittura medioevale, in realtà presenta soltanto i resti di un magnifico affresco sulla facciataesterna, appena protetto da un ampio portico che sottolinea le linee romaniche dell’architettura deltempio. La pittura, molto ammalorata, rappresenta una Madonna in trono che allatta il Bambino,con un Santo sul lato sinistro, forse Sant’Andrea. Ad esso il Faldi si riferisce come ad un possibilelavoro di Matteo, per le linee nettamente Martiniane- Giovannettiane del disegno.

La Chiesa di San Francesco del 1237, con le forme severe delle basiliche cistercensi, doveva

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racchiudere anch’essa numerosi affreschi trecenteschi, accanto alle tombe di alcuni papi comeAdriano IV e Clemente IV. In realtà i bombardamenti dell’ultima guerra mondiale hanno distruttogran parte della Chiesa ed oggi sono visibili solo pochi frammenti di affresco sull’abside. Si trattadi un Giovanni battista le cui sembianze ricordano le fattezze rudi e fiere ad un tempo di quellodella Crocifissione di Santa Maria Nuova. Anche in questo caso l’attribuzione presenta non pocheincertezze, legate alle difficoltà di lettura di un’opera così frammentaria.

Infine la Crocefissione conservata presso la Cassa di Risparmio di Viterbo è forse l’opera chemanifesta i caratteri più autografi di Matteo. La maturità dell’Artista rispetto al contesto delle operesin qui esaminate risulta nettamente evidente: sia il Faldi, che il Castelnuovo pongano l’opera inuna data compresa tra la realizzazione delle cappelle di San Giovanni e di San Marziale in Avi-gnone.

Alla luce degli elementi raccolti, la presenza nelle opere viterbesi della prima metà del 1300di un disegno fluido nel tratto, fortemente umanizzato e francamente popolare nella composizione,elementi tipici del Giovannetti di Avignone, se pure non consente di attribuire con certezza quelleopere alla giovinezza del Maestro, lascia tuttavia pensare quantomeno ad una diffusa conoscenzadella sua pittura nella Città nei primi decenni del XIV secolo, al punto di costituire modello peraltri artisti come ad esempio quel Pietro da Viterbo, già noto in Avignone come aiutante di Matteo.I prodromi, forse, di quella “Scuola viterbese” sviluppatasi fra gli inizi del 1300 e quelli del 1500e che il Berenson riconosce nella successione ideale fra Matteo Giovannetti, Lorenzo da Viterboed Antonio del Massaro detto il Pastura.

Grazie.

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Contributi dei soci su attività, iniziativee progetti del Club

Avvertenza:I testi riportati nella presente sezione sono stati inseriti nella versione integrale prodotta dagli autori e daglistessi revisionata prima della stampa.

L’AZIONE DI PUBBLICO INTERESSENELL’IMPEGNO ROTARIANO DI

SERGIO SOLETTA

Per l’amico Sergio Soletta, cooptato nel Club nel 1961, si dovrebbe adottare l'aforisma concui Giancarlo Pajetta, deputato comunista degli anni ‘70, definì l'ingresso di Enrico Berlinguer nelloro partito: «Enrico Berlinguer si iscrive sin da giovane alla Direzione del Partito…». In effettiSERGIO, dopo pochi anni di militanza rotariana entra a far parte del Direttivo del CLUB, dive-nendone Presidente negli anni 72-73 e 73- 74, celebrandone il ventennale nel 1974 per poi, neilustri successivi, esserne più volte il Vicepresidente - membro del Direttivo - e comunque semprePresidente della “Commissione di Pubblico Interesse”. Solo negli anni ’90, ripristinandosi il giustoconcetto della Rotazione delle Cariche, rientra nei ranghi svolgendo con generosa partecipazioneall'unisono con altri la sua azione Rotariana.

In quel trentennio (’60-’90) il nostro Club passa dalla fase organizzativa ed espositiva delineatadai Soci Fondatori, all'azione propositiva ed alla fase realizzativa/attuativa, con contatti e rapportidi alto livello, spesso quasi in regime di supplenza di quegli organi istituzionali in carenza decisio-nale. E’ proprio quel periodo che vede Sergio Soletta sempre tra i promotori di quegli incontri e diquelle iniziative nel campo del Pubblico Interesse, che hanno fatto crescere l’immagine ed il ruolosociale del Club nella nostra Città. Azioni profondamente rotariane, dedicate a tematiche di altoprofilo e, soprattutto, di grande vicinanza alle attese della Collettività, come :

� “I PROBLEMI DELL'ACQUA” e della sua carenza, con la pubblicazione sul n.10/1968della rivista rotariana “Realtà Nuova” di una brillante relazione tecnico scientifica a firmadi Sergio, dal titolo:Acqua Anno Zero, che prende spunto da una serie di eventi a livellomondiale verificatisi nel 1967, particolarmente significativi per il prezioso fluido;

� “I PIANI DELLO SVILUPPO ECONOMICO” della provincia di Viterbo proposti, delineatie dibattuti presso la Camera di Commercio;

� “LE RELAZIONI ED I CONVEGNI” sugli assi stradali (“assi cartesiani” per Statale Cassiae per Trasversale Civitavecchia-Viterbo-Orte-Terni-Rieti);

� L’AZIONE DI SOSTEGNO AL PROVVEDITORATO AGLI STUDI CON L’OFFERTA ELA CONSEGNA DI UNO SCUOLABUS” - per consentire ai giovanissimi studenti del su-burbio di raggiungere la scuola nel centro della città di Viterbo (anno 74);

� “L’OMAGGIO AI MILITARI”, grande convegno al Teatro dell'Unione per esaltare il ruolodi Viterbo - Città Militare per eccellenza in Italia;

� IL GRANDE CONVEGNO a Viterbo SUL “METANO NELL’ALTO LAZIO” alla presenzadel ministro Giulio Andreotti;

� IL PRESTIGIOSO “CONVEGNO SULLA VIA FRANCIGENA” la grande strada di Fede,nel Palazzo Papale di Viterbo, in parallelo alla iniziativa del Serra Club di Viterbo, con oltre600 presenze da tutta Europa;

� VARIE INIZIATIVE nel campo culturale come quella a sostegno della “UNIVERSITÀ LI-BERA DELLA TUSCIA” poi divenuta “Università di Stato”); e ancora:

� nel campo termale� nel campo ambientale� nel campo turistico� “I CONTATTI” con vertici del Governo come la Regione Lazio e con Istituti Bancari, da

cui provennero contributi di notevole importo finanziario a favore di iniziative di pubblicointeresse a Viterbo;

� “L’INCONTRO” con il Santo Padre Giovanni Paolo II a Roma e con varie autorità prefet-tizie della Santa Sede. Un impegno costante e vissuto con tenacia e sincera partecipazione,

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quello di Sergio uomo e rotariano per il Pubblico interesse, che ha segnato con molta evi-denza una delle vie di Azione più sentite e vissute dal Club: Anche se la progressiva tra-sformazione della Società attuale verso forme di egoismo laico sempre più invadenti, ilproliferare degli interessi ed il prevalere di quelli dei singoli, la crisi evidente dell’associa-zionismo creeranno steccati sempre più alti a quello Spirito di servizio che anima da sempreil Rotary, nel recente ricordo di quanto si è riusciti ad incidere nella crescita della nostra re-altà locale e con l’auspicio di un fattivo contributo dei nuovi Soci, il Club procederà certa-mente il suo cammino nella stessa direzione.

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UN'AZIONE DI PRESTIGIO

di Santino ClementiPresidente Fondazione Carivit

Parallelamente alle iniziative degli Enti Locali viterbesi, l'attività del Rotary in questi ultimianni, è stata particolatamente ricca di iniziative interessanti rivolte soprattutto al turismo ed al sog-giorno nella terra di Tuscia.

Una costante che è sempre emersa nell'attività del Rotary di Viterbo, è stata quella tesa allo svi-luppo socio-ambientale e culturale della nostra provincia. Propedeutico ad ogni concetto di sviluppoturistico, è il discorso rivolto alla esistenza o alla realizzazione di un adeguato sistema di comuni-cazioni; riguardo è il problema di mettere a disposizione della zona, adeguate infrastrutture stradaliche consentono di raggiungere la Tuscia sempre più rapidamente da qualsiasi parte.

Soprattutto da Roma dove registrano notevoli affluenze turistiche. Oltre che da questa parte sideve favorire il flusso turistico proveniente dalle coste marine e dalle regioni interne. Il nostro com-prensorio deve essere strutturato in modo che si possano consentire agli operatori del turismo, rapiditrasferimenti degli ospiti da una località all'altra. Molte e di notevole valore sono infatti le mete chepropone la Tuscia: da quelle prettamente culturali ed artistiche, a quelle di carattere più «vacanziero».Le due cose si possono facilmente sposare in modo da offrire al turista una varietà di itinerari chevanno a soddisfare ogni esigenza.

La realtà dell'azione volontaristica del Rotary Club Viterbo è stata per lo più intesa a favorire igrandi congressi pubblici, azione che è stata svolta nei vari anni, in diverse sedi istituzionali con ri-sultati sempre apprezzabili e positivi. Non trascurabile è stato l'impegno che il Rotary ha posto perle realizzazioni del raddoppio della S.S. Cassia da Roma a Siena e della superstrada Civitavecchia-Viterbo-OrteTerni-Rieti. Due opere di importanza primaria sulle quali si basa l'intero sistema viariodella provincia di Viterbo e, naturalmente, il turismo: In particolare per quanto riguarda la S.S. Cassia,fu una questione che anche io all'epoca in cui ero sindaco di Viterbo, affrontai a Roma in una riunioneche stabili i principi da seguire per raddoppiare questa: importante arteria viaria della nostra provin-cia. Raddoppio che tutti i convenuti, i maggiori responsabili del progetto, collegarono strettamenteallo sviluppo economico della Tuscia.

Molto inoltre è stato fatto dal Rotary Club di Viterbo in favore dell'Università locale, per il suoriconoscimento ufficiale, per il suo sviluppo interno ed esterno, per il consolidamento e lo sviluppodelle infrastrutture che potessero garantire un regolare svolgimento dei corsi di laurea. Il nostro im-pegno è stato sempre costante in armonia con il pensiero del Rettore Gian Tommaso Scarascia Mu-gnozza e dell'intero corpo Accademico. Inoltre opportuno ricordare gli incenviti legati alla MostraNazionale dell'Antiquariato, i convegni di Bolsena sulla valorizzazione e la salvaguardia del lago edel comprensorio circostante, i convegni con le rappresentanze diplomatiche di Svezia e Francia sulla.valorizzazione dei nostri centri di archeologia etrusca; la partecipazione ai vari Forum» interdistrettualidella fascia costiera liguretosco-laziale che ha visto convenire a Viterbo autorevoli presenze.

L'azione del Rotary non si è fermata comunque entro i confini nazionali, ma si è rivolta ancheall'estero. Ospiti a Viterbo molte delegazioni straniere che sicuramente sono state ottime ambasciatricidella cultura, dell'arte e delle tradizioni di Tuscia.

L'azione rotariana, sempre proiettata verso le problematiche connesse al turismo, ha intrapresouna grande attività di promozione e sensibilizzazione della pubblica opinione nella Capitale. Folteschiere di rotariani e non, sono stati condotti ed ospitati nella nostra città dove hanno avuto modo diapprezzare le bellezze paesaggistiche naturali oltre che gli immensi tesori artistico-culturali chefanno della «Città dei Papi» uno dei centri più importanti e di attrazione per ciò che riguarda i grandicircuiti turistici nazionali.

Non dimentichiamo i lunghi soggiorni in questi luoghi, del Re Gustavo di Svezia e la sua ec-cezionale partecipazione agli scavi etruschi.

Ricordiamo anche con piacere le iniziative con il Sovrano Ordine di Malta che hanno portatoal prezioso recupero della Chiesa della Madonna della Carbonara ed il reincoronamento della Sacraimmagine tanto cara ai viterbesi, della Madonna di Costantinopoli.

Insomma un'azione sempre costante, attenta e precisa quella del Rotary Club che è stato validostrumento di supporto per le strutture istituzionali locali.

VITERBO, CITTÀ DA PRIMATO, E IL ROTARY

di Rosato RosatiSindaco di Viterbo

Viterbo non nasconde il suo compiacimento, ed anzi ostenta legittimo orgoglio, per trovarsiinclusa, in posizione di assoluta preminenza, nella graduatoria redatta da un quotidiano di indiscussaserietà che ha cercato di identificare le città capoluogo che si distinguono per aver realizzato emesso a disposizione dei cittadini servizi che, per quantità e per caratteristiche, concorrono a mi-gliorare la qualità della vita.

Si può anche discutere sui criteri e i parametri usati, e qualche irriducibile critico non si è la-sciato scappare l'occasione per farlo.

Sta di fatto, in ogni caso, che Viterbo è considerata ed è, al di là di ogni riserva mentale e ogniclassifica, una delle città più vivibili del nostro Paese.

E ciò, non tanto per orgoglio di campanile o per semplice attributo di cui tutti cercano di fre-giarsi per far fronte al regime di concorrenza che oggi caratterizza le dispute tra le «cento città»d'Italia, ma soprattutto per le testimonianze univoche che provengono da inoppugnabili fontiesterne: dai giudizi e dalle opinioni di chi fa turismo di tutti i tipi (arte, cultura, tempo libero); daimprenditori e uomini d'affari; da tutti coloro che per qualsiasi motivo hanno l'occasione di un con-tatto, un incontro, una esperienza con il capoluogo della Tuscía e il suo territorio; dai concittadiniche le vicende della vita umana hanno trapiantato altrove, i quali scandiscono il passar del tempoin attesa di ritorni periodici nella città natale; dai giovani provenienti da tante parti d'Italia chehanno eletto Viterbo come terra d'adozione, scegliendo l'Università della Tuscia quale sede per ilcoronamento dei loro studi.

Tutto quanto è stato possibile e rappresenta un patrimonio da non disperdere, bensì da custodiree coltivare con scrupolo, anche per gli anni a venire in quanto è il risultato dell'impegno fattivodella cooperazione e del laborioso intersecarsi di tutte le componenti civili, sociali, politiche, am-ministrative, economiche, volontaristiche, laiche e religiose, che operano sul territorio. Ad essedeve aggiungersi il ruolo primario espresso in questi anni dal Rotary, il cui spirito di servizio si èdispiegato in tutta la sua potenzialità nelle occasioni e negli appuntamenti cittadini più importantie che) hanno maggiormente contraddistinto i momenti salienti di questi trentacinque anni, con par-ticolare riguardo a quelle problematiche che hanno rappresentato una tappa fondamentale, capacedi offrire prospettive di sviluppo alla città e al suo territorio e speranze future di vita alle giovanigenerazioni.

Si tratta ora, nel solco della tradizione che ha individuato nel Club un punto di riferimento co-stante, forse unico, per capacità, esperienze, professionalità, di ritrovare lo slancio necessario persvolgere nuovamente un ruolo insostituibile di coagulo e di sintesi, ma anche di stimolo e di me-diazione tra le variegate componenti della società civile viterbese, per cimentarsi con possibilità disuccesso, con le sfide che ci riserva il prossimo decennio.

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IL PREMIO ALLA VITERBO CHELAVORA

di Giuseppe PaganoPresidente anno rotariano 2001 – 2002

Il “Premio alla Viterbo che lavora”, assegnato annualmente a cittadini viterbesi distintisi, nelloro settore di attività, per dedizione al lavoro, disponibilità e cortesia verso il Pubblico, per quellospirito di servizio che costituisce il presupposto dell’Azione rotariana, è stato voluto fortementedal nostro Club fin dal 1992, sentito come doverosa testimonianza dell’impegno del Rotary versola Comunità cittadina. Le segnalazioni raccolte e vagliate dalla specifica commissione di Club, ge-neralmente da tre a quattro, esaminate e deliberate dal Consiglio Direttivo dell’Annata, hanno ri-guardato le più disparate categorie di lavoratori, dall’agricoltore all’impiegato pubblico, dalcommesso all’artigiano, dal vigilante alla segretaria, dall’infermiere alla ostetrica, dalla Cassieraall’operatore di sportello bancario; tutte accomunate da quel felicissimo connubio fra competenza,passione per il proprio lavoro, rispetto e cortesia verso il pubblico, al di fuori e, piuttosto, al disopra dei doveri meramente professionali.

Nelle 20 edizioni celebrate tra il 1992-‘93 ed il 2011-‘12, sono stati premiati così 60 viterbesi,chiamati alla cerimonia presso il Club con i loro familiari e con le Autorità dello specifico settoreoperativo, alla presenza del Sindaco, del Prefetto e, talora, del Governatore del Distretto per ricevereuna pergamena in cui Sergio Soletta prima e Pino Pagano poi, in questi venti anni hanno sintetizzatole doti professionali e le virtù umane di ciascuno, in un attestato di apprezzamento e riconoscenzache la Comunità cittadina rivolge loro attraverso l’Azione del Rotary. Accanto alla pergamena, ipremiati hanno sempre ricevuto anche una medaglia celebrativa, che per molti anni è stata coniatadal socio, orafo, Francesco Capotosti.

In due annate distinte sono state poi premiate anche 3 istituzioni: il Comitato Provinciale dellaCroce Rossa, il Sodalizio dei Facchini di Santa Rosa, l’Associazione Amici dei monumenti, perl’instancabile opera svolta a tutela dei bisognosi, della tradizione popolare, del patrimonio culturaledella Città.

Il 6 Ottobre del 2001 poi, ricorrendo il Decennale del Premio, il Club ha voluto solennizzarela Cerimonia invitando tutti i premiati delle trascorse Pagina 94 edizioni nella Sala Regia del Co-mune di Viterbo, alla presenza del Sindaco e delle massime Autorità Cittadine.

Oggi il Club, alla luce delle difficoltà che segnano profondamente l’economia del nostro Paese,sente la necessità di rivisitare il Premio e di rivolgere la propria azione di riconoscimento e promo-zione sociale a tutte quelle iniziative che generano lavoro ed occupazione nel nostro territorio, conlo scopo di renderle oltretutto visibili alla Comunità cittadina come fattori di traino dello sviluppoe di emulazione della imprenditorialità. I prossimi anni vedranno pertanto prender forma nel nostroClub una nuova istituzione rotariana, che potrebbe intitolarsi Premio alla “Viterbo per il lavoro”.

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CONVIVIALE IN OMAGGIOAL MAESTRO E SOCIO ONORARIO

FELICE LUDOVISIin occasione della presentazione dell’opera “GENESI”

di Adolfo Gusman

Il 24 Aprile 2003, sotto l'egida della Città di Viterbo Assessorato Grandi Eventi, si è tenuta, inanteprima, nella splendida cornice della Cappella Palatina del Palazzo dei Priori, la presentazionedella " GENESI " del Maestro Felice Ludovisi.

L'opera composta da un polittico piramidale di otto tele è stata commentata dal Dott. VitalianoTiberia, che con la sua sensibilità ha saputo magistralmente illustrarla sia dal punto di vista artisticoe cromatico sia dal punto di vista del profondo messaggio filosofico e teologico che il Maestro Lu-dovisi ha voluto trasmettere.

Non meno interessante per il visitatore l'esposizione, nella sala adiacente la Cappella Palatina,dei disegni preparatori all'opera, che hanno fattivamente contribuito a comprendere l'evoluzione crea-tiva per la realizzazione della stessa.

La serata è piacevolmente proseguita con un interclub tra il Rotary Club Roma Sud, di cui faparte il Maestro Ludovisi, ed il Rotary Club di Viterbo.

Presso il Grand Hotel Salus di Viterbo, il Rag. Alberto Astolfi ed il Prof. Adolfo Gusman hannonuovamente elogiato l'opera del Maestro che, sensibilmente commosso ha ringraziato tutti i parteci-panti a questo importante evento.

Il Prof. VITALIANO TIBERIA, Presidente della Pontificia Insigne Accademia di Belle Arti eLettere dei Virtuosi al Pantheon, ha tenuto la seguente dotta conversazione dal titolo: “Felice Ludovisiovvero della Pittura”.

La pittura di Felice Ludovisi intuisce, sintetizza la realtà e la sublima. Il suo codice si fonda sullasequenza tradizionale colore-luce-volume-linee. Nel suo processo creativo Ludovisi non si arrestasulla soglia della ripresa del dato reale; non fa come il fotografo o come fanno certi pittori comoda-mente prigionieri della committenza, la cui produzione, che è scrittura colorata di inutili brandelli direaltà, rientra nella circoscrizione seriale derivata ancora dal repertorio minore della pittura del tardoCinquecento. Per Ludovisi il dato reale che, di volta in volta, è un uomo, una donna, un cavallo, unoggetto, il sole, non ha valore moralisticamente semiotico; serve alla formulazione di un'immagine,non necessariamente antropomorfa, nel senso che il prelievo dalla realtà è spogliato del vissuto esi-stenziale e per così dire, trascende se stesso. Come Ludovisi dice, parlando di fiabe orientali, che haillustrato, il suo fare pittura porta fuori dal tempo e dallo spazio "in bilico fra riflessione in un mondofantastico" e realtà. Non casualmente egli parla di riflessione e non di contemplazione, per non dareluogo a strumentali equivoci retorico-devozionalistici.

Ludovisi riflette da uomo sulla vita degli uomini, sulle passioni che procurano, sono sue parole,"calore e sensualità, misteri di dolcezza, di libertà, di voluttà"; passioni che si provano frequentandola gente "nella preghiera, nella tragedia, nella bestemmia, nel peccato". E in questo senso, Ludovisiè un antico cristiano e un antico romano. Bene gli si adatta il noto verso di Terenzio Homo sum nihilhumani a me alienum puto, ma è cristiano, ricco di echi platonici e di convinzioni agostiniane, quandoafferma che "II filo conduttore è comunque rappresentato dalla speranza del mistero, da una ingenuitàdi base che ha sempre contraddistinto l'uomo desideroso di recidere i vincoli del peso della realtà edi cercare una rispondenza alle idee".

Un pittore colto, dunque, che ha riflettuto su Morandi, Picasso, De Chirico, Braque, Guttuso,Mafai, formando una creatività personale fondata su una solida e generosa cultura vissuta anche at-traverso la verifica quotidiana che l'insegnamento e la consuetudine con la materia nelle sue varieforme (Ludovisi è stato anche ceramista e scultore) può dare. Ludovisi, infatti, è stato Maestro nel

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vero senso della parola, insegnando nelle Accademie d'arte di Roma, Foggia e Frosinone. Non poteva,pertanto, attirare l'attenzione degli acrobati della critica d'arte contemporanea, mentre ha ricevuto l'ap-prezzamento di intellettuali come Ferrucci Ulivi, Giorgio Petrocchi, Bonaventura Tecchi, Vito Apuleo.Ma Ludovisi è soprattutto pittore. Per lui la pittura è sublime finzione animata dalla relazione luce-colore, che raccoglie l'infinito in pochi metri o, come accade nella miniatura, in pochi centimetri qua-drati. Il piano del contenuto che Ludovisi le riserva è ricco di riferimenti alla realtà sublimata maanche di visioni e di simboli tratti dal mito e dalle Sacre Scritture. Perché la pittura ludovisiana o,ancor meglio, l'arte, lo dice egli stesso, è "il pane", quindi il viatico per gli uomini disseminati nellastoria, che, aggiunge Ludovisi, "rimane nel tempo e nello spazio grazie agli artisti e non ai politici";ma ancor prima grazie alla fede, che, per sua esplicita ammissione, si coltiva con la cultura. Una con-vinzione, questa, che lo dispone in uno dei più raffinati indirizzi intellettuali contemporanei provenientid'oltralpe, che vanta i riferimenti più significativi in Jean Guitton e nel cardinale Paul Poupard.

Tutto nella pittura ludovisiana testimonia della profonda fede del suo autore che si riassume nellasua ultima opera. Genesi. Quando pone come didascalia di una sua opera la frase "Verso il sole.

Verso il tempo" egli non fa altro che recitare un atto di fede. Il sole, infatti, non è una creaturache mantiene in vita il ciclo biologico? E il tempo non è Vextensio in cui Dio ha creato l'uomo? Misteriche Ludovisi illumina con la sua pittura, legando il tempo alla vita, e popolando di forme luminose ecolorate gli archetipici deserti dell'essere contemporaneo. Se c'è, infatti, il tempo, c'è la realtà fatta dipassato, presente e futuro, dimensione naturale della vita dell'uomo. In questa riflessione, dunque,non c'è la melliflua complicità di molta parte degli intellettuali del nostro tempo con il virtualismoglobalistico contemporaneo proteso ad annullare il passato per costruire un mondo funzionale al mer-cato, in cui l'uomo, autocondannatosi ad essere sempre "buono e felice", finirà per diventare il tragicosoggetto di un rinnovato ritratto di Dorian Gray!

Determinismi, etichette, spettacolarizzazioni fatue, neopaganesimi senza la distillata cultura deipagani antichi, tragicomiche improvvisazioni culturali, mercato tout court, sono riferimenti estraneia Felice Ludo visi. La chiave per capire la sua pittura è nell'uso dell’ Analogia e del Simbolo. Simbolonell'accezione greca del termine sùmbolon (la tessera ospitale); un mezzo cioè per riconoscersi e farsì che anche i discendenti si riconoscano nel corso dei secoli futuri. Simbolo nel senso storico, di ap-partenenza alla meravigliosa avventura dell'arte in cui fede e cultura hanno sempre occupato seggieletti.

E basterà citare una creatura reale che diviene simbolo costante nell'arte di Ludovisi, che ha ispi-rato artisti, poeti e filosofi, che ha accompagnato la vita dell'uomo dalla notte dei tempi fino a ieri: ilcavallo, che è utilità e bellezza e che nella pittura ludovisiana trova spazio per attualizzare sia i pre-cedenti mitologici (i cavalli del sole, la biga alata platonica) sia le visioni scritturistiche (i cavalli del-l'Apocalisse), sia la quotidianità naturalistica di una crocefissione della metà degli anni settanta.

Il cavallo, dunque, come simbolo di duplice valore etico ma anche come elemento di un codicesemantico che è esclusivamente figurativo.

Tutto questo in una pittura assoluta, in cui il disegno individua con precisione il suo spazio de-sunto dalla realtà senza essere reale, si impreziosisce fino a diventare miniatura se non arabesco, e ilcolore è davvero invenzione dell'anima, ineffabile ma comprensibile, da cui si forma l'armonia che,non certo con intenzionalità moralistiche, addita la misura della vita. Il colore, condensatore e gene-ratore di luce, sempre ricco di varianti, non è solo sostanza dell'espressione ma contenuto di gradoforte; ed è il colore, quello di Ludovisi, che gli proviene non solo dalla pittura, ma anche dall'archi-tettura e dalla scultura antiche.

Ecco allora che l'arte ludovisiana riassume ogni aspetto della creatività, del lavoro dell'uomo;non scade mai nel linguaggio, perché non è banale comunicazione di ciò che si può capire anchesenza l'intervento demiurgico dell'artista. Questa pittura è pura espressione di sé, non obbedisce aschematismi alfabetici rigidi, come capitò a gran parte della pittura bizantina prigioniera appunto diun rigido alfabeto delle figurazioni e come avvenne in certa pittura minore prodotta dalla riforma cat-tolica alla fine del XVI secolo. L'arte ludovisiana è continua inventio e non certo elocutio.

Non casualmente infinite sono le possibilità cromatiche che sgorgano dalla tavolozza di Ludovisi,

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ma ogni tonalità, ogni campo pittorico, ogni linea è il frutto di meditazione intensa sia sulla relazioneluce-colore, che è strutturale dell'arte italiana, sia sulla funzionalità del disegno che delimita e ad untempo attrae figure e colori all'infinito.

I quadri di Ludovisi non si racchiudono, pertanto, in uno spazio concluso; sono opere in perennegerminazione oltre i confini delle comici. Sono finestre da cui è dato vedere il mondo, da oriente adoccidente, nella luce e nelle tenebre, nella caduta e nella salvazione, ma soprattutto da cui è possibilepercepire nello spazio e nel tempo la grandezza sublimata della realtà fin nelle sue ottimistiche e co-lorate differenze, nonché la bellezza del lavoro dell'uomo, che è poi il sale della vita.

E' difficile definire con espressioni sintetiche o con aggettivazioni appropriate l'arte ludovisiana,che come egli stesso dice, ha 1500 anni e spera di viverne altri 2000. Se proprio lo si deve fare, credoche si debba dire così:

Felice Ludovisi o della pittura!

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…..la torre di Babele ….il peccato originale

.. tutto è silenzio…….il silenzio della paura da la GENESI Viterbo Cappella Palatina – Palazzo dei Priori 24 aprile – 31 maggio 2003

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….senza inizio e senza fine….

…in principio …. fu la luce…..

….e furono le tenebre e l’acqua……

…..e fu creato l’uomo….. ….la creazione della donna

"Istituzione della Università degli Studi della Tuscia"

di Mario Moscatelli

L’istituzione di un Ateneo nella nostra città ha visto il coinvolgimento del nostro club nel so-stenerne la necessità e in particolare, come vedremo, l’impegno personale di alcuni soci che si sonopositivamente impegnati in ragione della carica da loro ricoperta.

Negli anni sessanta, in coincidenza con il grande sviluppo dell’economia del nostro Paese, ilproblema assume carattere di priorità perché appare chiara la necessità, per il viterbese, di rinnovarele caratteristiche della sua economia, rimasta statica nella sua quasi esclusiva vocazione agricola,per potersi agganciare dinamicamente al processo di sviluppo dell’area metropolitana romana edelle regioni confinanti.

Legittimano la candidatura di Viterbo a sede universitaria le tradizioni culturali della città,sede nel ‘500 e nell’’800 di scuole universitarie, la necessità di dislocare, nella regione, altri poliuniversitari per decongestionare quello romano e le caratteristiche economiche e storico-culturalidel territorio favorevoli alla residenzialità ed alla ricerca. In questo contesto il nostro club assumeconcrete iniziative che, attraverso manifestazioni e convegni, contribuiscono a tenere alto l’interessedi pubblica opinione e livelli istituzionali.

Non è una coincidenza quindi se alcuni, tra i protagonisti del faticoso iter realizzativo del-l’Università viterbese, siano stati e sono rotariani. Il tema mi sollecita anche una irruenza di ricordiin quanto, per circostanze legate alla mia carriera, ho partecipato in maniera intensa a tutte le vi-cende dell’Università fin dalla sua nascita, vicende che meritano di essere conosciute per alcunesingolarità interessanti e perché sintomatiche del clima di fattiva collaborazione che si registrò tratutte le istituzioni, amministrative e politiche.

È il 1969 quando il movimento di opinione e le iniziative degli enti locali imboccano il per-corso della concretezza per creare a Viterbo una Università degli studi.

Allora l'ordinamento prevedeva che si potesse procedere, in via amministrativa, con il ricono-scimento governativo ma era già nell'aria un orientamento che avrebbe cambiato questo quadrogiuridico ed avrebbe imposto l’istituzione per legge delle Università.

Bisognava quindi fare in fretta ed in tal modo si mossero gli Enti Locali raccogliendo questaaspirazione comune.

Furono l'Amministrazione Provinciale, il Comune capoluogo e la Camera di Commercio chedeliberarono la costituzione del “Consorzio per la istituzione ed il mantenimento di una Universitàa Viterbo” con l’adesione della Cassa di Risparmio della Provincia di Viterbo e, successivamente,della Banca del Cimino.

Le deliberazioni arrivarono in Prefettura il 12. 10. 1969 ed il Prefetto dell'epoca, abbastanzadeciso e perentorio, mi “ordinò” di preparare immediatamente il decreto di costituzione del Con-sorzio; era una materia, per me nuova, che mi costrinse a diverse ore di studio.

La mattina del giorno successivo il prefetto firmò gli atti di nascita del nuovo ente: il decreton° 1517- 2/2 del 13.10.1969, con il quale veniva costituito il Consorzio ed approvato lo statuto edil decreto n° 1173/ Gab. in data 13.10.1969 con il quale veniva nominato commissario prefettizioper la gestione del Consorzio il prof. Gilberto Pietrella.

Il primo provvedimento del Commissario prefettizio fu la istituzione della “Libera Universitàdella Tuscia” (L.U.T.) con tre facoltà : Magistero, Economia e Commercio e Scienze Politiche.

Debbo ricordare che ci fu subito una dura presa di posizione del Ministero della Pubblica Istru-zione che imputava al prefetto di “aver istituito una università” senza consultare il Ministero.

Fu facile rispondere che l’Università era stata istituita dal Consorzio e non dal prefetto il qualesi era limitato a costituire, con il decreto n° 1173, soltanto il nuovo ente.

Il primo rettore della L.U.T. fu il viterbese prof. Nestore Narduzzi, rotariano ed uno dei fon-datori del nostro club. Il primo anno accademico fu aperto il 15.12.1969.

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La L.U.T., oltre a sviluppare una meritevole attività accademica, ha costituito, con la sua pre-senza, il punto di riferimento dell'azione decisiva degli Enti e delle istituzioni locali per raggiungerel’obiettivo della istituzione dell’Ateneo statale.

Nel 1977, per dissensi politici venne a mancare una parte dei finanziamenti ed il Consorzionon riuscì ad approvare il bilancio di previsione per l’anno 1977. Il prefetto si trovò nella necessitàdi dover sciogliere l’amministrazione e, con decreto n° 654 del 27.9.1977, mi nominò commissariostraordinario del Consorzio.

I problemi che si presentarono a quel momento furono molto pressanti e difficili perché si trat-tava di risolvere la difficile situazione finanziaria dell'Ente, che presentava un passivo di circa 300milioni (per mancato pagamento dei compensi ai docenti) e, soprattutto, di recuperare il consensopolitico per riprendere il percorso interrotto. Mi adoperai per recuperare la collaborazione tra glienti consorziati i quali mi assicurarono i mezzi finanziari (150 milioni) per proporre una transazioneal 50% ai docenti che, con encomiabile comprensione, l’accettarono.

Nel frattempo era venuta meno la possibilità di ottenere per la L.U.T. il riconoscimento conatto amministrativo; in base alla nuova normativa occorreva infatti uno specifico provvedimentodi legge per la istituzione di nuove sedi universitarie.

Il governo presentò quindi un primo disegno di legge per l’istituzione di tre sedi universitarienel Lazio, tra cui quella di Viterbo, che decadde però per l’anticipato scioglimento del Parlamento.Analoga sorte ebbe il secondo d.d.l.. Si deve arrivare al terzo d.d.l. che divenne la legge n° 122 del3 aprile 1979 istitutiva delle Università di Roma-Tor Vergata, Cassino e Viterbo; quest’ultima conla denominazione di “Università degli Studi della Tuscia”.

L’avvio dell’Ateneo statale non fu semplice perché non esisteva una sede e, purtroppo, nellalegge istitutiva mancava l’indicazione di chi dovesse convocare i componenti, già designati, ed in-sediare il Comitato Tecnico Amministrativo che era l’organo di governo della Università da crearedal nulla perché la legge non prevedeva alcun legame con la L.U.T..

Con la disponibilità dei componenti del Comitato presi l’iniziativa, senza averne il potere, diconvocarli. Nacque l’organo di governo del nuovo Ateneo in favore del quale feci la cessione delcontratto di affitto dei locali occupati dalla L.U.T.

Delle tre Università previste dalla legge 122/79, quella di Viterbo fu la prima ad essere attivata.La prima Facoltà ad iniziare i corsi il 17 gennaio 1981 fu quella di Agraria ed Il 7 luglio 1981, conuna solenne cerimonia nella Sala Regia di Palazzo dei Priori, si inaugurò ufficialmente il primoanno accademico 1980-1981

Raggiunti gli scopi statutari, si esaurì la mia gestione straordinaria del Consorzio che vennemesso in liquidazione nel 1984 e sciolto nel 1987: la situazione finanziaria, che all’inizio della ge-stione straordinaria aveva un passivo di 300 milioni, presentava, al termine della liquidazione, unavanzo di amministrazione di oltre 40 milioni che, versati all’Università statale, vennero utilizzatiper la realizzazione della prima Aula Magna dell’Ateneo, intitolata a Giovanni Mendel.

Nell’avvio del non facile cammino dell’Università statale essenziale fu l’impegno dei sindacidella città Silvio Ascenzi e Pio Marcoccia entrambi rotariani.

Il primo rettore fu il rotariano prof. Giantommaso Scarascia Mugnozza eletto nel 1982 che siadoperò con grande impegno per la crescita delle facoltà e dei corsi di laurea, nonché per l’acqui-sizione del complesso di S. Maria in Gradi il cui passaggio all’Università fu deciso in una serie diincontri, da me promossi nella qualità di prefetto della città, con il direttore generale del Demaniodott. Del Gizzo ed il direttore generale dei Beni Culturali prof. Sisinni.

Negli anni più recenti notevole è stato il contributo del Direttore amministrativo, il rotarianoGiovanni Cucullo.

Nel solco delle esperienze passate l’Ateneo viterbese, che ha il pregio di rispondere con il suoimpianto disciplinare alle specifiche vocazioni del territorio, ha conferito a Viterbo il suggello dicittà di cultura vocata a rappresentare la saldatura tra un passato ricco di storia e di arte ed un futuroche, conservando tali beni, potrà vedere la città svilupparsi nel rispetto dell'uomo con le sue prezioseopere e della natura che così prodiga e benefica ci accoglie in questa terra di Tuscia.

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Inizi di un Club

di Ferdinando Chiarini

Dopo l'anno da presidente la mia “carriera rotariana” è proseguita, tra il 2002 e il 2007 sonostato per tre volte “assistente del Governatore”, ho avuto l'incarico di “conference chairman” delXLIX Congresso che si è svolto a Viterbo nel 2006, ho ricoperto i più disparati incarichi nelle variesquadre distrettuali di quel periodo, ma la più gratificante delle esperienze rotariane rimane senzaalcun dubbio quella di fondare un nuovo club.

Ho avuto questa possibilità per ben due volte con Viterbo Ciminia e con Bolsena Ducato diCastro, dei quali ancora oggi ho l'onore di essere considerato socio.

Furono momenti di indimenticabile intensità, vissuti insieme a Fulvio Catteruccia ed ai tanticarissimi amici che avemmo la fortuna di conoscere, che ci confermarono la validità della teoriache rotariani spesso si è senza saperlo e quanto sia ancora attuale, a distanza di oltre un secolo,l'idea di Paul Harris.

Dopo la fondazione di Viterbo Ciminia scrissi un breve articolo per uno dei nostri bollettini elo ripropongo di seguito.

Inizi di un Club. Già da qualche anno era nelle intenzioni del nostro club di patrocinare la na-scita di una nuova realtà rotariana

in provincia. Qualche timido approccio era stato tentato a Civita Castellana ed a Tarquinia macon scarsi risultati, forse a causa dei tempi non ancora maturi. Il rischio reale era quello di doverdividerci per consentire una campagna di espansione che prevedeva un club per Viterbo ed il Norded uno per Viterbo ed il Sud. Per evitare una simile eventualità, abbiamo cominciato a riunirci coni membri dell’apposita Commissione, individuando nell’area che comprende i Monti Cimini quellache avrebbe potuto ospitare un nuovo Rotary.

La popolazione dei molti Comuni interessati, più che sufficiente per un futuro aumento delnumero dei Soci, l’omogeneità del territorio, con interessi simili sia in campo agricolo (nocciole)che turisitico-ricettivo, la vicinanza con Roma, che ha favorito la creazione di molti insediamentiresidenziali, le molte strutture amministrative pubbliche, con tutte le professionalità indispensabilial buon andamento della vita sociale, la storia e le tradizioni comuni, ci hanno fatto pensare di averebuone probabilità di successo in questa operazione.

Abbiamo allora cercato al nostro interno persone che potessero aiutarci ad individuare alcunipossibili futuri candidati rotariani: Piero Balestri, Giuseppe Laurenti, Mario Moscatelli e molti altrihanno immediatamente risposto indicando alcuni professionisti locali. Di conseguenza ci siamomobilitati per constatare le eventuali disponibilità a far parte del nuovo club ed abbiamo cominciatoa ricevere i primi segnali incoraggianti.

La parola magica “Rotary” aveva cominciato ad avere i suoi effetti ben noti a noi “vecchi”soci.

Queste persone, anche se digiune di “servizio”, di fronte alla storia e, soprattutto, alla realtàplanetaria del Rotary International, hanno immediatamente mostrato, nella quasi totalità, un grandeinteresse per le nostre attività.

Nel frattempo un legame “golfistico” con l’Istruttore distrettuale Maurizio Pozzi, stava dandoottimi frutti, nel senso che all’interno del “Golf Club Le Querce” di Sutri, abbiamo trovato alcunigiovani potenziali neosoci.

Le prime riunioni, organizzate in collaborazione con l’insostituibile Fulvio Catteruccia e conla partecipazione di Sergio Giannotti, di Pino Pagano e di Adolfo Gusman, sono state animate dagrande fervore e voglia di fare.

Il gruppo è man mano aumentato consolidandosi al suo interno ed aggregando altri amici agli

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amici, attratti ed incuriositi per la nuova “creatura” che stava prendendo vita. Qualcuno meno di-sponibile al servire si è dapprima avvicinato e poi allontanato, ma il nucleo principale è rimasto afar da traino: prima dieci, poi quindici, e così via fino a ventuno, quota dove abbiamo deciso difermarci per fare il gran passo della richiesta della carta e della definitiva nascita.

Con il neoeletto Presidente Adriano Antinelli, mi sono dunque recato dall’amico GovernatoreTony Lico per gli adempimenti necessari.

12 Giugno 2002: la comunicazione ufficiale e la data di nascita di “VITERBO CIMINIA”.Nel corso di alcune precedenti riunioni ci eravamo posti il problema della scelta del nome:

Ronciglione-Sutri, Viterbo Sud, Viterbo Lago di Vico, Viterbo Monti Cimini, erano alcune ipotesi,fino a che Pino Pagano non ha proposto un nome di recente riscoperta, riferito alla strada che col-legava Roma con il Nord del Lazio, appunto la Via Ciminia; tutti hanno optato con entusiasmo perla nuova idea anche in virtù dell’originalità del nome.

Le tappe successive sono state velocissime, l’elezione del Consiglio Direttivo, la composizionedelle Commissioni, la bozza dei primi programmi, la scelta della sede: è cominciata la vita rotarianadel club.

Durante una conviviale di fine Giugno il Club di Viterbo, rappresentato dal Presidente Pino,da Sergio, da Fulvio e da me, ha ufficialmente consegnato i doni che tradizionalmente spettano ai“padrini”, lo stendardo, la campana, i distintivi.

Quando Tony mi comunicò che ero il suo rappresentante speciale per la creazione di un nuovoRotary Club, mi consegnò anche il manuale per l’espansione, contenente tutti i necessari passi dacompiere.

All’inizio c’è un’introduzione che dice pressappoco così: “State per intraprendere un avventuratra le più difficili per un Rotariano, ma senza dubbio tra le più gratificanti, che vi riempirà di grandesoddisfazione”.

E’ assolutamente vero.Giuseppe F. Chiarini

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IL ROTARY PER L’ARTEPROGETTO “VITERBO CITTA’ D’ARTE”

di Adolfo Gusman

La città di Viterbo ha la fortuna di avere un patrimonio inestimabile di opere d’arte che copronoun arco di tempo che va dalla civiltà etrusca fino alla metà dell’800.

Ma è soprattutto il periodo compreso tra il 1200 ed il 1800 quello più ricco, per via della intimaconnessione della sua storia con quella dello Stato della Chiesa e dei suoi Pontefici.

Il colle di San Lorenzo, dove oggi sorge il Duomo della città, e dove esisteva un primo inse-diamento sin dall’epoca etrusca, fu donato nel 729 da Liutprando alla Chiesa Cattolica (donazionedi Sutri).

E’ dell'852 un documento papale che riconosce il Castrum Viterbii come parte delle terre diSan Pietro (Patrimonio di San Pietro).

I Pontefici, inoltre, sin dal XII secolo si rifugiavano nella città di Viterbo quando dovevanosfuggire alle lotte con la nobiltà romana. Nel 1257 Alessandro IV trasferì la curia papale a Viterbo,

che divenne così sede apostolica fino al 1281. Nel periodi successivi il legame tra i Papi e lacittà di Viterbo fu quasi sempre molto vivo e questo portò notevoli benefici. Infine, non bisognadimenticare che nella provincia ebbe origine una delle più grandi casate italiane, la famiglia Farnese,che per diversi secoli fu protagonista della vita politica europea, a cominciare dal papa Paolo IIIper confluire nella la casata Borbone nel XVIII sec. per mancanza di eredi maschili.

Questa ricca storia giustifica la presenza nella città e nella sua provincia di numerosissimi beniculturali sia architettonici sia pittorici che, assieme ad un paesaggio e ad una natura particolarmentegenerosa, creano un insieme di bellezze unico ed irripetibile.

Purtroppo a fronte di questa ricchezza accumulatisi in un lungo arco di tempo, non vi è statauna adeguata attenzione nella conservazione e valorizzazione di queste risorse che, invece, potreb-bero diventare una risorsa economica importante ed una efficace salvaguardia del territorio.

In questi anni di crisi economica del nostro Paese, anche le poche risorse destinate almenoalla semplice protezione di questi beni sono venute meno, aggravando la situazione.

Il Rotary Club di Viterbo, che sin dalla sua fondazione nel 1954 è sempre stato sensibile aiproblemi del territorio ed alla valorizzazione delle sue risorse, nell’ormai lontano anno rotariano2002-2003 – Presidente Adolfo Gusman - avviò un progetto con un nome, forse un po’ ambizioso:

VITERBO CITTA’ D’ARTEil cui fine era quello di sollecitare un percorso di iniziative concrete per creare le condizioni

affinché la città di Viterbo e la sua provincia potessero diventare un polo di attrazione culturale siaitaliano sia internazionale ed un punto di riferimento dell’arte, attraverso la valorizzazione del pro-prio patrimonio artistico.

Il Rotary, da solo, può lanciare idee, fare critiche, dare suggerimenti, ma tutto ciò nella grandemaggioranza dei casi lascia il tempo che trova, anche per la nota insensibilità delle istituzioni pub-bliche verso questi problemi.

Il fine di questo progetto del Club non è solo quello di programmare gli interventi di recuperoe valorizzazione di beni culturali, ma anche quello di coagulare le sinergie tra Enti pubblici ed ope-ratori privati per raccogliere le risorse economiche necessarie per i lavori.

La prima iniziativa intrapresa è stata quella di recuperare l’unico affresco esistente a Viterboattribuito ad un pittore viterbese, Matteo Giovannetti, vissuto nel tra la fine del 1200 e la primametà del 1300, cresciuto alla scuola di Simone Martini ed affermatosi in ambienti esterni alla città.

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In particolare, Matteo Giovan-netti è stato il pittore della curia pa-pale durante il soggiorno avignonesee come tale ha affrescato alcunestanze del palazzo papale e delleCappelle di San Giovanni e di SanMarziale.

Attualmente si può ancora am-mirare la Capella di San Marzialerecentemente, restituita al suo origi-nale splendore.

A Viterbo nella Chiesa di SantaMaria Nuova è presente un affrescoa lui attribuito da Italo Faldi.

L’affresco, che orna una cap-pella funeraria ad arcosolio, raffi-gura la Crocifissione con ai piedi laMadonna, San Giovanni, San Gia-como e la Maddalena. Sui lati della

nicchia e sull’intradosso dell’arcosolio sono rappresentati figure di santi.Versava in uno stato di conservazione pre-

cario per via di vecchi trasudamenti di acqua edel fumo delle candele.

Attraverso una sinergia tra FondazioneCARIVIT, Università degli Studi della Tuscia,Banca d’Italia e Enerpetroli s.r.l. Viterbo delSocio Aldo Malè e sollecitata dal Club Rotaryè stato possibile eseguire il completo restauroad opera del prof. Giorgio Capriotti.

Il restauro ha consentito non solo di recu-perare la pellicola pittorica, ma ha restituito adessa anche la vivacità dei colori, mettendo nlrisalto la plasticità delle figure rappresentate.

Dice Italo Faldi a proposito di questo af-fresco “Una norma compositiva più bilan-ciata, una chiarezza di impostazione e dinarrazione più aperta sembrano marcare, nel-l'affresco di Santa Maria Nuova, la prima ma-turità di Matteo alla fine del quarto decennioche è il tempo di esecuzione che ci appare ilpiù probabile, mentre la sua cultura di originetra Simone Martini e Ambrogio Lorenzetti èesposta nitidamente nelle sensibilissime figuredi Sante nei tondi del sottarco”.

Un secondo intervento è stato effettuato,sempre nell’anno 2002-2003, su una pala d’al-tare di grandi dimensioni raffigurante S. Lo-renzo in Gloria, ultima opera di GiovanniFrancesco Romanelli, detto il Viterbese o il Ra-

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Matteo Giovannetti - Crocifissione.

Romanelli - La gloria di San Lorenzo.

effaellino, noto artista viterbese del periodo barocco, il quale con questo dipinto sembra anticiparei caratteri della pittura del ‘700.

Questo dipinto, attualmente ubicato nella cappella retrostante l’abside della Cattedrale di Vi-terbo, fu gravemente danneggiato dal bombardamento ad opera delle forze angloamericane durantela seconda guerra mondiale e fu riparato in modo affrettato negli anni del dopoguerra con i pochimezzi a disposizione.

E’ stato eseguito un accurato lavoro di restauro da parte dei Restauratori del Laboratorio Pro-vinciale del Restauro guidati

dal prof. Giorgio Capriotti, reso difficoltoso dalla impossibilità di rimuovere il dipinto a causadelle piccole dimensioni degli accessi alla Cappella.

L’impresa Eurocostruzioni del Socio arch. Lorenzo Grani, si è accollato l’onere di realizzarein più riprese un ponteggio a norma per consentire ai restauratori di eseguire le opere per recuperareintegralmente l’opera attraverso la ripulitura della pellicola pittorica, l’eliminazione delle sovrap-posizioni eseguite durante i precedenti restauri ed il rinforzo della tela.

Il Club ha sostenuto solo le modestissime spese dei materiali.Tutta la bellezza dei ricchi colori e della plasticità del disegno, in cui emerge la maturità stili-

stica del Romanelli, sono stati restituiti alla fruizione dei visitatori.In ordine di tempo, il Club ha dato il patrocinio ed il sostegno al Museo del Colle di Viterbo

per l’allestimento della Mostra su Giovanni Francesco Romanelli nel 2003 e che tanto successo ri-scontrò e servì, soprattutto, per riscoprire questogrande pittore caduto un po’ nell’oblio.

Nel 2004 il Club, sempre nell’ambito delprogetto “Viterbo città d’arte”, volle promuovereuna iniziativa per dotare di porte in bronzo la Cat-tedrale di Viterbo.

Le porte esistenti erano di semplice fatturaed in legno corrente ed erano state realizzate infretta subito dopo il sopracitato bombardamentoper cercare di dare una chiusura alla chiesa.

Dal punto di vista artistico non erano all’al-tezza della cinquecentesca facciata della Catte-drale e da un punto di vista storico erano del tuttoinsignificanti.

Fu dato l’incarico allo scultore viterbese Ro-berto Joppolo, poi divenuto Socio del Club Ro-tary di Viterbo, che preparò il bozzetto della portacentrale (la più imponente), ispirato alla storiadella Chiesa in Viterbo ed ai misteri gaudiosi echiamata Porte della Luce.

Si trattò di trovare il finanziamento per rea-lizzare concretamente l’opera. Il Club coalizzòl’interesse degli altri Club Service della città(Lyons, Panathlon e Serra) ed insieme interessa-

rono Istituzioni pubbliche e private che finanziarono per intero le spese di fusione e messa in operadella porta centrale.

L’originalità dell’iniziativa del Club è stata proprio quella di rendersi promotore e capofila diuna sinergia di forze sociali, pubbliche, private ed economiche che hanno portato ad arricchire lacittà di un’opera d’arte.

Il giorno 26 novembre 2005, alla presenza di Mons. Mauro Piacenza, oggi Cardinale e allora

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Ioppolo - Porta della Luce.

Presidente della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, la porta fu solennementeinaugurata. L’effetto di questa iniziativa spinse due anni dopo la Curia di Viterbo a completarel’opera con la realizzazione delle altre due porte di dimensioni molto più piccole, site ai lati diquella grande centrale, dando alla facciata del Duomo un aspetto solenne ed artisticamente valido.

In occasione dei 60 anni di fondazione del Club Rotary di Viterbo – annata 2013 2014 Presi-dente Mario Moscatelli - si è voluto dato avvio ad un ambizioso progetto di restauro, che da alcunianni era in fase di elaborazione, riguardante il recupero dei dipinti murali di due adiacenti cappellefunebri ad arcosolio siti nella Chiesa di Santa Maria Nuova.

Questa Chiesa è una delle più antiche della città, perché la sua fondazione, stando alla perga-mena dell’atto di donazione da parte del prete Biterbo al vescovo Giselberto di Toscanella, risaleall’anno 1080.

Prese il nome di Santa Maria Nuova perché dedicata alla Vergine Maria, ma l’aggettivo“Nuova” lascia presumere che sul posto vi fosse una chiesa preesistente. La presenza di una cripta,che dalle fattezze sembra antecedente alla sovrastante Chiesa, sembra avvalorare questa presun-zione.

I sondaggi, effettuati anche in epoca recentis-sima in occasione di altri lavori di restauro, nonhanno messo in risalto l’esistenza di un tempio nellostesso sedime della Chiesa attuale.

La Chiesa assunse sin dall’inizio una impor-tanza soprattutto civile oltre che religiosa. Era, in-fatti, luogo delle assemblee di maggior rilievo delComune, almeno fino a quando non fu edificato ilPalazzo dei Priori, ed era adibita anche alla conser-vazione del tesoro e dell’archivio cittadino. Lachiesa era inoltre sede dell’Arte dei Bifolchi e se-poltura di nobili casate.

E’ quindi naturale che sia la Chiesa più ricca diopere d’arte, non solo del periodo medioevale e rinascimentale, ma anche del novecento.

Le due cappelle, sicuramente funerarie ad arcosolio, site sul lato sinistro della Chiesa, sonostrettamente adiacenti e, anche se realizzate a circa un secolo di distanza l’una dall’altra, costitui-scono un unicum abbastanzararo, affascinante ed armonioso.

Le condizioni di conserva-zione erano piuttosto precarie,non solo per l’età ma anche pergli effetti di numerose infiltra-zioni di acqua piovana dalla co-pertura.

Inoltre, per circa un secoloqueste cappelle erano rimastemurate, perché la Chiesa subìprofonde trasformazioni internetra il XVII ed il XIX sec. conaggiunta di volte, chiusure,stucchi, ecc. che alterarono lapurezza dello stile romanico -lombardo.

Questa chiusura, da un lato

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Chiesa di Santa Maria Nuova.

Chiesa di Santa Maria Nuova Santa Maria Nuova - Cappelle funebri adarcosolio.

ha permesso un isola-mento dalle azioni an-tropiche, ma dall’altroha creato un ambienteumido, che ha provo-cato estese alterazioniin alcune parti dellapellicola pittorica.

La prima cappellaè stata realizzata nel1294 da un ignoto pit-tore di scuola toscanaed apparteneva con cer-tezza alla famiglia For-tiguerra, come si rilevada un avanzo di iscri-zione posto nella partebassa del dipinto, ma in

parte rovinata dalla successivacostruzione di un altare.

L’iscrizione “Hic requiescitd.nus monaldus fortiguerra deViter. sub a.d. MCCLXXXXIIIM. Ag. d. X” ci offre due preciseindicazioni: la prima è il nomedel defunto Monaldo Fortiguerradi Viterbo e la seconda la data-zione della pittura, 1293.

Sulla tavola frontale è rap-presentata una Crocifissione conai lati la Madonna, San Giovanni,San Nicola di Bari e Santa Bar-bara. Ai piedi della Croce si trovauna figura in ginocchio di minoridimensioni e che dal suo son-tuoso abito si può ragionevol-

mente desumere sia colui al quale è dedicata la cappella.La Santa Barbara, dipinta su uno strato di intonaco sovrapposto, è posteriore al resto della pit-

tura e risale alla fine del XIV sec.Nei pilastri laterali sono chiaramente visibili gli stemmi della famiglia Fortiguerra sulla destra

guardando il dipinto ed a sinistra la figura di San Lorenzo (patrono di Viterbo).Nel sottoarco a sinistra è visibile un vaso in maiolica con decorazioni arabe, da cui parte un

ricco stelo con fogliame che raggiunge l’estremità opposta. Non è l’unico esempio dell’influenzaclassica della Roma antica che si riscontra nel dipinto: anche gli angeli che circondano la Crocehanno visi classicheggianti.

Italo Faldi affermò che in questa pittura si possono riscontrare le uniche testimonianze presentia Viterbo delle innovazioni stilistiche apportate dalla rivoluzione estetica avviata da Cimabue,Giotto e Cavallini. Si tratta, infatti, di una crocifissione di chiara impronta cimabuesca.

Il dipinto presenta una particolare singolarità: la forma della croce con i bracci ad Y, che non

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Prima cappella prima e dopo il restauro.

Particolare del corpo del Cristo prima e dopo l’intervento.

si ritrovano nelle altre pitture murarie della Chiesa.Durante i lavori di restauro, finanziati in buona parte dalla Banca di Credito Cooperativo di

Viterbo, dalla Soc. Enerpetroli s.r.l. del Socio Aldo Malè e da altri Soci, ed eseguiti dalla ditta ArtNovae del dott. Emanuele Joppolo, è stata scoperta una singolare affinità tra questi dipinti e quellidella cripta del Duomo di Siena, recentemente scoperti e restaurati.

Rimosso il sottile strato di “sporco”, si è potuta apprezzare tutta una vivacità cromatica, para-gonabile solo al ciclo di pitture rinvenuto recentemente sotto al Duomo di Siena. Questi ultimi di-pinti furono eseguiti durante gli anni 70-80 del XIII secolo e, quindi, coevi di quelli oggetto delrestauro. Come a Siena, anche nella chiesa di Santa Maria Nuova la tavolozza usata dalle mae-stranze presenta colori preziosi e sgargianti, quali l’azzurrite per il cielo e per la veste della Vergine,il verde malachite, il cinabro, il minio e molti altri pigmenti.

Anche da un punto di vista tecnico-esecutivo tra le pitture di Viterbo e quelle di Siena vi sonodelle affinità: in ambedue i casi non ci troviamo di fronte a dipinti eseguiti a “buon fresco” (affre-sco), ma ad opere realizzate, almeno per gli incarnati, con la tecnica “a secco”, cioè con il riportodei colori su intonaco asciutto.

Per questo motivo la pellicola pittorica in molte zone nella Crocifissione di Santa Maria Nuovarisulta essere molto fragile e a rischio di caduta.

Ma altri elementi avvicinano la cappella dipinta di Viterbo con il ciclo pittorico senese, adesempio l’inconsueta croce a “Y”, oppure gli apparati architettonici scialbati con un sottile stratod’intonaco e dipinti a finto marmo, dai colori spiccatamente luminosi.

Ulteriori studi, anche con l’ausilio dell’Università degli Studi della Tuscia, saranno eseguitisull’opera recuperata per cercare di individuare con maggior certezza l’autore o almeno la scuoladi questo notevole dipinto murario che rischiava la distruzione.

Adiacente a questa cappella ve ne è una seconda dipinta da un pittore viterbese, Francescod’Antonio Zacchi detto il Balletta nel XVI secolo.

Vi è rappresentata una Crocifissione tra lefigure della Madonna e di S. Giovanni, disfattedal dolore che è espresso nei volti fortementecontratti e nei movimenti delle loro mani.

Sul lato destro vi è un santo che sembraessere Sant’Antonio Abate, mentre sul lato si-nistro della pittura si scorge S. Ambrogio cheraccomanda un personaggio in costume dichierico.

Nel sottarco ci sono medaglioni con raffi-gurati i santi Lorenzo, Paolo, Giovanni Batti-sta, Michele Arcangelo, Pietro, Luca. Al centrovi è il medaglione del Redentore benedicente.

Sui due pilastri sono dipinte Santa Cate-rina da Siena e Santa Caterina di Alessandria.

La cappella è attribuibile alla famiglia Il-dobrandini ed il defunto dovrebbe essere NinoIldobrandini, che nel suo testamento avevachiesto di essere sepolto nella Chiesa di SantaMaria Nuova in una cappella da edificarsi ac-canto a quella della Madonna e San Nicola (Pe-drocchi, 1970).

La decorazione a fresco di questa cappellaè, forse, l'opera migliore di Francesco d’Anto-

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Balletta - Seconda Cappella funebre.

nio Zacchi detto il Bal-letta. Qui si compon-gono in modo piùconvincente che inprecedenza l'eleganzadella costruzione li-neare e l'accentuatoespressionismo deivolti, le cui originisono da rintracciarenegli sviluppi provin-ciali della pittura go-tica e nell'opera dipittori attivi nelle Mar-che e a Viterbo, come iSalimbeni (Corbo,1977).

Anche in questocaso lo stato di conser-vazione è abbastanzaprecario per cui, conl’intervento ancora incorso, si sta non solo

bloccando l’avanzare del degrado, ma si sta cercando di restituire ai colori la loro naturale vivacità,mettendo in risalto la plasticità delle figure.

Il Club Rotary con questi interventi sta cercando di sollecitare un maggior interesse delle isti-tuzioni pubbliche e private verso il patrimonio artistico della città, affinché si vengano a creare lecondizioni per eventi culturali, che sarebbero per Viterbo un’occasione irripetibile per entrare didiritto nei circuiti turistici e culturali internazionali.

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Particolare della Crocifissione prima e dopo l’intervento.

Le due cappelle dopo l’intervento.

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Enrico di CornovagliaAlberto Grazini

Presidente anno rotariano 2010-2011

Colui fesse in grembo a Dio lo cor che 'n suTamisi ancor sì cola

Negli immortali versi di Dante la memoria di un crudele assassinioavvenuto nella Chiesa di S. Silvestro il

13 marzo 1271

Era un venerdì di quaresima il 13 marzo del 1271 e nella chiesadi S. Silvestro a Viterbo si celebrava la messa del mattino. Tra i fedelisedeva Enrico di Cornovaglia, figlio di Riccardo di Cornovaglia, Redei Romani e nipote del Re Enrico III d'Inghilterra, che si trovava aViterbo perché mandato in Sicilia a pacificare la regione in preda aduna sorta di anarchia.

A Viterbo era in corso il più lungo conclave della storia ed i car-dinali non riuscivano a trovare un accordo per la nomina del papa.

L’atmosfera tranquilla e raccolta nell’adorazione del rinnovo delsacrificio di Cristo viene sconvolta da un grido quasi disumano «voceterribili comminans dentibus suis infremuit»: Guido di Montfort apo-strofò Enrico: “Enrico d' Alemagna, traditore, non uscirai vivo!».

Il terrore e lo spavento prendono il sopravvento. Enrico cerca ri-paro e protezione sull’altare abbracciando il celebrante, sicuro chemai un sacro luogo verrà profanato.

Come una furia Guido di Montfort, insieme al cugino Simone si precipita nell’interno e col-pisce a colpi di spada Enrico, uccidendolo insieme ad un chierico, che invano aveva cercato di pro-teggerlo. Il sacro sito era stato orrendamente profanato.

Non contento, Guido, su sollecitazione di un compagno d’armi, che gli ricorda l’umiliazione su-bita dal padre, "Comant? Votre pere fu trainé", prende Enrico orami morente e lo trascina per i capellisull’antistante piazza del mercato, centro civile di Viterbo, tra lo sbigottimento e la paura dei presenti.

Guido e Simone di Montfort lasciano indisturbati la scena, malgrado la presenza di Carlo Id’Angiò e di Filippo III re di Francia e raggiungono Soana in Toscana nella contea degli Albobran-deschi.

Perché tanta ferocia?Perché nessun rispetto del luogo sacro?Perché un delitto così efferato è rimasto praticamente impunito?Chi era Enrico di Cornovaglia e chi era Guido di Montfort?Perché proprio a Viterbo si svolse questo crudele episodio?Perché ancora oggi questo episodio, molto grave dal punto di vista morale, ma di quasi nessun

effetto sul piano degli equilibri politici ed economici dell’epoca, suscita curiosità ed anche orrore?Sicuramente questo cruento episodio, non tanto diverso da quelli che in quel turbolento periodo

storico ricco di lotte tra casate, sarebbe stato dai più dimenticato.A tenere in vita il ricordo ha pensato Dante Alighieri che nella xxxx terzina del XII canto del-

l’Inferno scolpisce con tre versi la figura di Guido di Montfort ed il suo efferato delitto:Mostrocci l'ombra da l'un canto sola,dicendo: «Colui fesse in grembo a Diolo cor che 'n su Tamisi ancor sì cola".

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Il Rotary Club di Viterbo, nell’ambito del progetto culturale dell’annata 2009-10 avviato dalpresidente dott. Alberto Grazini, ha organizzato un incontro svoltosi proprio nella Chiesa di S. Sil-vestro, ora Chiesa del Gesù, il 24 marzo u.s. per cercare di dare una risposta alle domande poste,alla luce degli studi più recenti.

L’incontro è stato aperto dal Presidente che ha evidenziato come la città di Viterbo sia stataper un periodo del medio evo un centro nevralgico della politica europea e che numerosi avveni-menti si sono svolti in questa città. Con questa iniziativa si intende richiamare il ricordo di un par-ticolare avvenimento storico che coinvolse molti personaggi dell’epoca e che si svolse proprio nellaChiesa in cui questo incontro culturale ha luogo.

Il Sindaco di Viterbo, on. Giulio Marini, nel porgere il saluto suo e dell’Amministrazione co-munale, si è vivamente complimentato per l’iniziativa culturale tesa anche alla valorizzazione delterritorio e della sua secolare storia.

Il primo relatore, prof Massimo Miglio, ordinario di storia medioevale presso l’Universitàdegli Studi della Tuscia di Viterbo e presidente dell’I.S.I.M.E.1, ha magistralmente inquadrato dalpunto di vista storico il truce episodio nell’epoca in cui si svolse, contraddistinta da numerose lottee tensioni tra i vari casati per il predominio e quando ancora il Papato di Roma non aveva conseguitoquel potere che per secoli ha guidato e condizionato le sorti dell’Europa.

Non bisogna dimenticare che proprio in quegli anni la sede romana del papato si era stata tra-sferita a Viterbo da Roma ed i cardinali impiegarono ben tre anni per eleggere un nuovo pontefice,Gregorio X, dopo la morte di papa Clemente IV.

L’episodio, ricorda il prof Miglio, è la conseguenza dell’esito della “seconda guerra dei baroni”contro Enrico III re d’Inghilterra, capeggiata dal padre di Guido, Simone di Montfort, che vennesconfitto 1 Istituto Storico Italiano per il Medio Evo - Roma nella battaglia di Evesham nel 1265.Egli fu ucciso ed il corpo orrendamente vilipeso contro ogni regola cavalleresca.

La vendetta del figlio Guido, soggetto dall’animo complesso e fondamentalmente violento,covata nell’odio viscerale per l’affronto subito dal padre durante l’esilio in Francia e, successiva-mente, in Italia, esplode in maniera inconsueta anche per l’epoca.

L’oratore, dopo aver inquadrato l’episodio nell’epoca storica, ha disegnato con sapienza la fi-gura e la vita del protagonista, unico personaggio dell’episodio, che la storia ricorda per le gesta,spesso tracotanti e violente della sua tormentata vita.

Dopo il delitto, ma con ritardo, il Papa Gregorio X condannò Guido di Monfort, scomunican-dolo e privandolo dei titoli nobiliari e dei beni. Ma non trascorse molto tempo prima che, anchegrazie all’aiuto di Carlo I d’Angiò, di cui era un fedelissimo conte, non solo ricevette il perdonodel Papa, ma gli furono assegnati incarichi importanti, come la nomina a capitano generale dellemilizie pontificie, con il riconoscimento da parte del Papa della sua «strenuitatìs virtutem, et arduismultotìens approbatam ..fidelitatis constantìam»..

Guido era un Guelfo convinto e come tale si comportò fino alla sua fine in carcere, dopo esserestato preso prigioniero nella battaglia navale di Castellamare nel 1287, quando gli Aragonesi scon-fissero la flotta angioina per la quale combatteva.

Fu rinchiuso nel carcere di Messina, dove la sua non lunga ma avventurosissima vita avrà ter-mine nel 1291 all’età di 48 anni.

Come morì quest’uomo che si era macchiato, oltre che di quell’empio delitto, anche di altreatrocità, come la decapitazione dei figli di Farinata degli Uberti – famoso ghibellino fiorentino- ela strage di Poggio Santa Cecilia vicino a Siena nel 1286?

La risposta è una sorpresa, considerando l’uomo pieno di vigore e tanto violento.Secondo il prof. Miglio, morirà d’amore.Come mai colui che non aveva mai avuto pietà e carità verso gli avversari, è condannato a

1 Istituto Storico Italiano per il Medio Evo - Roma

morire proprio di quel sentimento - l’amore - che lui non aveva mai dimostrato di conoscere?E’ forse travolto dal rimorso delle terribili gesta compiute?Certamente la solitudine nel carcere di Messina gli deve aver fatto ricordare tutto il sangue

versato da coloro che ebbero la sventura di incrociare il suo spavaldo cammino. Però è poco cre-dibile che un uomo duro d’animo, vissuto in un’epoca in cui la violenza era una regola di vita, abi-tuato alle vendette più atroci, potesse soccombere per ricordi sia pure così crudi.

Vi sono due ragioni, secondo il prof. Miglio: la prima, l’amarezza di essere stato abbandonatodai Guelfi e da tutti gli amici e conoscenti, che non furono in grado di raccogliere la somma per ilsuo riscatto (40.000 fiorini d’oro testimoniano dell’importanza del personaggio) e la seconda, cer-tamente più romantica, l’abbandono della moglie Margherita e il disgregamento della famiglia.

Il prof Miglio dice testualmente “….Cadde malato «dum esset in vinculis in aegretudinem in-cedit». Solo l’amore avrebbe potuto salvarlo, cosi dissero i medici, «asserentibus medicis non nisibeneficio Veneris curabatur». Scelse di morire d'amore, «mortem sibi volontariam praeelegit».Dolcissima leggenda cortese. Morì per non tradire Margherita – sua moglie - che per quattro voltetradì poi la sua memoria”.

Margherita Aldobrandeschi era figlia del conte Ildebrandino di Pitigliano, detto il Rosso, si-gnore di una vasta contea situata in posizione strategica al sud della Toscana e l’intenzione di Guidodi Montfort e di Carlo I d’Angiò era quello di acquisire il dominio di questa area vitale nella partesud della Toscana.

Margherita si consola molto rapidamente con ben cinque uomini. Uno di questi è Nello deiPannocchieschi, suo compagno d’armi di guido, che, per sposare Margherita non esite a far ucciderela propria moglie, Pia dei Tolomei, che ritroviamo ancora nei celebri versi di Dante:

Ricordati di me, che son la Pia;Siena mi fé, disfecemi Maremma:salsi colui che 'nnanellata pria

disposando m'avea con la sua gemma". »(Purgatorio V, 130-136)”

E’ ancora Dante, il divino cantore di eventi storici interpretati conun forte rigore morale, a rendere perenne il ricordo di eventi che iltempo certamente avrebbe, se non cancellato, almeno nascosto.

Non poteva, perciò, a questa profonda rievocazione storica del-l’evento, fatta da uno dei più valenti studiosi del medioevo italiano, nonseguire un commento interpretativo dei versi del canto XII dell’Infernodella Divina Commedia che ricordano il fatto.

Il commento storico, letterario e filosofico è stato affidato alla pro-fessoressa Maria Teresa Ubertini, già docente di lettere classiche e pre-side del prestigioso liceo classico A. Buratti di Viterbo.

Dante, innanzitutto, ha il merito con i suoi versi di tenere in vitanon solo lo spregevole episodio ma anche personaggi che nella storiaeuropea non occupano posizioni di primo piano.

Un delitto orribile, compiuto mentre a Viterbo è in corso un memorabile lungo consesso dicardinali per eleggere il successore di Pietro (per il protrarsi del quale i Viterbesi chiusero sottochiave i cardinali e da allora tale consesso prese il nome di conclave da “cum clave”, cioè chiusicon chiave), che all’epoca dovette certamente scuotere le coscienze di tutti per il sacrilegio compiutoe Dante, secondo la professoressa Ubertini, dipinge con pochissimi versi la scena e i personaggi edemette la sua severa condanna morale.

La scena: un fiume di sangue bollente (ricordava forse la calda sorgente di acqua sulfurea delBullicame di Viterbo citata nei versi del canto XIV dell’Inferno) il Flegetonte – orribile fiume di

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sangue (dal greco = brucio) – in cui gli uomini che in vita si erano ricoperti di delittibestiali erano immersi ad una

profondità variabile in funzione del delitto commesso. Guido di Montfort era immerso finoalla gola!

Le anime dannate sono sorvegliate dai centauri, esseri mitologici che la leggenda antica raffi-gurava estremamente feroci e violenti, dato che all’eccezionale forza fisica associavano intelligenzaquasi umana.

Secondo l’oratrice è naturale che “…..se siamo di fronte ai violenti contro il prossimo, al pec-cato della ferocia umana che “imbestia” l’uomo, è naturale che a custodi siano eretti quei mostri….”

L’oratrice, inoltre, cita il pensiero Erich Auerbach, studioso del pensiero e dell’opera di Dante:“Le pene che Dante assegna non sono prodotti arbitrari di una fantasia sfrenata che cerchi di ac-cumulare scene orrende, ma opera di un severo esame dell’intelletto, che ha scelto per ogni peccatociò che gli compete, e che dalla coscienza della giustizia della sua scelta e dalla conformità conl’ordine divino trae la forza di conferire alla parole e alle immagini evidenza grandiosa e mira-bile”.

Le anime presenti in questo girone si sono comportate in vita come dei centauri e non potevanoche essere custodite da essere simili.

Virgilio e Dante sono semplici spettatori, quasi in disparte, distaccati da tanto orrore. Sonoguidati dal centauro Nesso “che morì per la bella Deianira” e che indica loro l’ombra di un per-sonaggio solitario immerso nel sangue bollente;

Mostrocci l'ombra da l'un canto sola, E’ Guido di Montfort. E’ solo in un aristocratico isola-mento, che gli si deve per le sue nobili origini; ma è un’ombra, quasi a non esser degno di conser-vare l’aspetto di un corpo umano per la bestialità degli atti commessi in vita.

La condanna morale di Dante verso questo personaggio schizza forte, se si ricordano anche iversi con cui descrive un personaggio famoso, suo avversario politico, quale è Farinata degli Uberti:

Volgiti! Che fai?Vedi là Farinata che s'è dritto:

da la cintola in su tutto 'l vedrai »Io avea già il mio viso nel suo fitto;

ed el s'ergea col petto e con la frontecom'avesse l'inferno a gran dispitto

a cui riconosce dignità e rispetto.Ritornando ai versi riguardanti Guido di Montfort:

“……….Colui fesse in grembo a Diolo cor che ‘n su Tamisi anco si cola”

l’oratrice osserva che emergono “due soggetti e due azioni, che si imprimono nella nostra im-maginazione: “Colui fesse”, azione compiuta da Guido e resa realisticamente da Dante con“fesse”(dal verbo latino fendere, ossia spaccare) e l’immagine che improvvisa insorge è quella diun cuore spaccato che sanguina, quasi ad antecorrere il verso successivo e l’azione conseguente“lo cor che ‘n su Tamisi ancor si cola”, il cuore che miracolosamente, come sanguinò sull’altare,continua a grondare sangue sul Tamigi.

Le cronache narrano, infatti, che il cuore di Enrico venne collocato “in una coppa d’oro….. suuna colonna del ponte di Londra sul fiume Tamigi”. Così riferisce Giovanni Villani, mentre il Ben-venuto parla di una statua d’oro, la cui mano reggeva un calice contenente il cuore di Enrico.”

Un particolare viene sottolineato dalla prof.ssa Ubertini ed è il verbo “si cola”, che dovrebbeessere inteso come “si venera”, dal verbo latino colere = venerare, onorare oppure dal verbo latinocolare = colare, purificare, che suggerisce un’immagine più potente nella sua crudezza, anche adindicare che

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l’assassinio era rimasto invendicato.Ma la parola chiave tra le due forme verbali del fendere e del colare rimane visivamente un

oggetto - soggetto (intendasi la doppia funzione grammaticale): è l’immagine del cuore spaccatoche domina e, come già per i classici, diviene l’elemento propulsore delle grandi passioni, sianoesse le più nobili o le più ferine e bestiali.

Ci piace chiudere queste note ancora con le parole della prof.ssa Ubertini “In conclusione lalettura di questi versi che testimoniano come la poesia o meglio il canto poetico (da intendersi“canto” nell’accezione leopardiana) possano rendere eterno, indimenticabile, un eccidio orroroso,una vendetta incommensurabile. Forse ce lo possiamo chiedere: quanti se non storici e studiosi delMedioevo e appassionati di storia locale avrebbero potuto conoscere l’evento accaduto in Viterboe i suoi attori, se Dante non li avesse resi immortali in questi tre versi con la sua realistica ed insiemepoetica visione?”.

Al termine dell’incontro è intervenuto il Vescovo di Viterbo, mons. Lorenzo Chiarinelli cheha espresso il suo vivo apprezzamento per queste iniziative finalizzate a mantenere alto il livelloculturale della città ed a non far cadere nell’oblio fatti ed avvenimenti che ancora oggi meritano diessere esplorati con accuratezza per trarre anche insegnamenti e farne buona esperienza.

I lavori sono stati chiusi dal Presidente, dott. Alberto Grazini, che oltre a ringraziare e congra-tularsi con i relatori per il loro impegno e per le dotte parole che hanno fatto rivivere l’eventostorico, ha ricordato che questo è il primo di un programma culturale pluriennale che il Club Rotarydi Viterbo vuol attuare per richiamare avvenimenti legati alla storia dei monumenti della città.

Adolfo GusmanRotary Club Viterbo

132 Rotary Club Viterbo

17 marzo 2011Serata dedicata alla celebrazione del150° Anniversario dell'Unità d'Italia

di Mario Moscatelli

Il nostro club intendepartecipare alle celebrazionidel 150° dell’Unità d’Italiacon l’organizzazione di unamostra e con l’adesione e par-tecipazione ad una iniziativadel Serra Club di Viterbo. Lanostra mostra, allestita e cu-rata dall’Archivio di Stato edal Consorzio delle Bibliote-che di Viterbo, si intitola “IlRisorgimento nel Viterbese” esarà inaugurata nei locali diPalazzo Santoro il 15 aprileprossimo.

L’iniziativa del Serra ri-guarda l’indizione di un con-corso sul tema dell’Unitàd’Italia (svoltosi il 7 febbraioscorso) al quale hanno parte-cipato 1372 studenti delleScuole superiori statali di Vi-terbo. Sono stati individuati i12 studenti che hanno svolto i

migliori temi a ciascuno dei quali sarà consegnato un libretto di risparmio dell’importo di 1.000euro messi a disposizione dalla Banca di Credito Cooperativo Roma.

La ricorrenza odierna ci invita a conoscere il nostro passato di nazione culminato nel Risorgi-mento e fare una attenta e necessaria riflessione sul suo significato e sul suo valore. Ed allora vi in-vito a fare con me una veloce carrellata della nostra storia.

Nella formazione degli stati nazionali l’Italia è giunta molto tardi rispetto alle altre potenzeeuropee come Francia, Spagna e Gran Bretagna.

Il processo unitario era impedito infatti dall’esistenza, sul nostro territorio, di sette Stati preu-nitari ognuno dei quali gravitava nell’orbita o soggiaceva alla protezione delle Grandi potenze eu-ropee: Francia, Spagna e Austria.

Il movimento risorgimentale guidato da uno di questi Stati preunitari, il Regno di Sardegna,ha dovuto quindi rompere equilibri europei e sconvolgere all’interno della penisola gli interessipolitici, economici e sociali di grandi dinastie che in forma di monarchia assoluta, principato ogranducato governavano da tempo gli altri sei Stati.

In questo quadro, il Risorgimento ha sempre suscitato sentimenti contrastanti per le modalitàcon cui si è prodotto che si sono accentuati nel presente e proprio in queste giornate anche per l’ef-fetto di strumentalizzazioni politiche.

Il Risorgimento, come abbiamo visto, non piace ai leghisti che con le loro esibizioni fanno

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della disunità d’Italia la loro bandiera.Non ha mai riscosso il favore dei comunisti perché non è stato considerato un movimento di

popolo né una rivoluzione di rivendicazione sociale ma un movimento elitario che, secondo loro,aveva escluso il popolo.

Non è mai piaciuto neppure ai cattolici dal momento che il papa difese strenuamente il suopotere temporale fino all’intervento dei bersaglieri all’alba del 20 settembre del 1870. Bisogna ar-rivare infatti a Giovanni Paolo II per definire Porta Pia una provvidenza divina ed al Card. Bagnascoche si è recato davanti alla storica Porta, il 20 settembre 2010, per partecipare alla celebrazionedell’avvenimento.

Proprio in occasione delle celebrazioni dei 150 anni di Unità è fiorita una letteratura che, en-fatizzando momenti ed episodi sicuramente dolorosi del faticoso percorso risorgimentale, ha cercatodi gettare una luce ambigua su quel periodo della nostra storia. Un periodo peraltro già danneggiato,riconosciamolo francamente, dalla altrettanto enfatizzata retorica patriottica dei nostri testi scolasticie della letteratura del ‘900.

Di recente un autore di best seller ha scritto che il Risorgimento “fu una bellissima idea rovinatadai piemontesi” che con il loro esercito si macchiarono di gravi fatti di sangue, peraltro già noti,come quelli di Bronte e l’assedio di Gaeta. E’ stato pubblicato un saggio intitolato ”L’assedio checondannò l’Italia all’Unità”.

La vincitrice del Premio Campiello dell’anno scorso ha sfruttato la notorietà del momento perinvocare l’indipendenza della Sardegna.

Ci sono intellettuali napoletani che rimpiangono i Borboni. Forse non hanno letto il bel librodi Enzo Striano “Il resto di niente” . Altro luogo comune è quello che riduce il Risorgimento aopera di “quattro gatti liberali”. Si dimentica che nel 1861 gli analfabeti in Italia superavano l’80%e che, come sempre avviene nei rivolgimenti sociali, sono gli uomini illuminati, gli uomini di pen-siero e d’azione, a trascinare il popolo.

Promotori del nostro Risorgimento furono infatti pensatori e politici della statura di Gioberti,Rosmini, Mazzini, Cattaneo, Balbo, D’Azeglio e Cavour, uomini d’azione come Garibaldi e lostesso Vittorio Emanuele II convinto assertore dell’Unità d’Italia che alla vigilia della secondaguerra di indipendenza così scrisse a Costantino Nigra: “Parto domattina con l’Esercito….Vi sonoal Museo quattro bandiere austriache prese dalle nostre truppe nella campagna del 1848 e là deposteda mio padre (Carlo Alberto). Questi sono i trofei della sua gloria. Abbandonate tutto al bisogno:valori, gioie, archivi, collezioni, tutto ciò che contiene questo palazzo, ma mettete in salvo quellebandiere . Che io le ritrovi intatte e salve come i miei figli. Ecco tutto quello che chiedo: il restonon conta” ed aggiungeva ”Tra un anno sarò re d’Italia o il sig. Savoia”.

Ricordiamo anche Giuseppe Garibaldi che in momento critico della decisiva battaglia di Ca-latafimi, dopo la sbarco dei Mille a Marsala, disse a Nino Bixio che proponeva la ritirata “Qui sifa l’Italia o si muore”. Era partito da Quarto con 1089 volontari e con questi e qualche altro migliaiounitosi dopo lo sbarco, sbaragliò l’esercito borbonico a Calatafimi ed in altri vittoriosi scontri,smantellò il Regno delle Due Sicilie che, a Teano, consegnò a Vittorio Emanuele II. Dopo aver ri-fiutato prestigiosi e lucrosi incarichi, se ne tornò a Caprera con un sacco di sementi e fave e conuna cassa di baccalà.

Ed ancora il Conte di Cavour che confessò di aver fatto un sogno all’età di 22 anni, e quindinel 1832, in cui si vedeva primo ministro del Regno d’Italia. Quando morì, Cavour era meno riccodi quando iniziò a far politica.

Ricordiamoli questi nomi a quanti vogliono definire il nostro Paese “Italietta” ripiegata sullalogica del campanile.

E’ questa una Italia immeritatamente maltrattata ed è una caricatura di quella meravigliosa ric-chezza che è invece il nostro essere una realtà multiforme storicamente inserita in un tessuto capacedi contenere tutte le diversità.

E’ una falsa immagine dell’Italia che è frutto di uno scetticismo di maniera, di ostentata indif-ferenza, di patetica ignoranza e di vanitosa ricerca dello scoop per un momentaneo predellino di

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notorietà. Il nostro è un Paese, non dimentichiamolo mai anzi andiamone orgogliosi, che ha diffuso su

tutto il pianeta, grazie anche alla Chiesa di Roma che ha saputo salvarne il patrimonio culturale,l’eredità del mondo classico greco-romano fondata sul rispetto della dignità e della libertà dell’in-dividuo, sulla responsabilità del sua agire, sulla solidarietà, sulla giustizia e sulla pace tra i popoli.A tutti i detrattori dell’identità italiana vorrei dire, con Indro Montanelli, che “Il Paese che ignorail suo ieri non può avere un domani”.

Ed allora andiamo a vedere quale è stato il nostro “ieri”. L’Italia è stata nel tempo un nome,un’idea, un concetto, un forte sentimento, una nazione ed infine uno Stato.

Quella dell’Italia può essere definita, parafrasando il titolo di un fortunato romanzo di GabrielGarcia Marquez, la “Cronaca di una nascita annunciata”.

Ed infatti l’Italia, geograficamente, è sempre esistita fin dal Big Bang che determinò la for-mazione del nostro pianeta: una striscia di terra, saldamente ancorata con le Alpi al continente eu-ropeo. Una striscia di terra che si distende, invitante come un ponte, nel Mar Mediterraneo.

Inizialmente l’Italia è quindi un territorio geograficamente ben individuato in cerca di un po-polo. Successivamente è un popolo in cerca di un sentimento comune di nazionalità.

Infine è una nazione in cerca di uno Stato.Con questi tre passaggi che si dispiegano per circa tre millenni, tanti sono quelli dell’ origina-

lissima storia del nostro Paese, arriviamo alla prima metà dell’800 quando si avvertì l’esigenza el’urgenza di creare uno stato indipendente su un territorio già da tempo preparato e pronto ad ac-coglierlo.

Su questo territorio si erano incrociati popoli di diversa provenienza e cultura ognuno dei qualiaveva depositato segni importanti e inconfondibili della sua civiltà.

Il crogiolo di etnie e culture diverse dette vita ad entità demografiche che cominciarono a per-cepire il forte legame che le legava al territorio come embrione di un destino comune. Ed eccoallora la “Lega italica” che nel primo sec. a.c. vide i popoli dell’Italia centrale accordarsi per com-battere l’egemonia di Roma, quella Roma che ad un certo punto del suo sviluppo imperiale rico-nosce e istituisce, tra quelle dell’Impero, la provincia Italia.

Questa multiforme entità demografica comincia a percepire la vocazione storica cui è chiamatasotto la spinta di due irresistibili forze quali furono l’Impero romano ed il Cristianesimo.

E’ un sentire comune che sfocia nel medio evo nel sentimento di italianità.Nasce quindi la nazione italiana ma senza uno stato indipendente che però viene vagheggiato

e invocato.In un codice del ‘500, esposto in una mostra in questi giorni a Roma, si parla già dell’Italia

come “nazione culturale” che si era formata nei secoli precedenti.Ed ecco infatti il grido di Dante nel VI canto del Purgatorio:

“Ahi serva Italia di dolore ostelloNave senza nocchiero in gran tempestaNon donna di province ma bordello”

Ed ancora il Petrarca che nel Canzoniere immagina, per la prima volta, l’Italia unita dalle Alpialla Sicilia

“Italia mia benché il parlar sia indarno……..Ben provvide natura il nostro Statoquando de l’Alpe schermopose tra noi e la tedesca rabbia”

Ed ancora Leopardi

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“O Patria mia, vedo le mura e gli archie le colonne e i simulacri e l’ermetorri degli avi nostri.Ma la gloria non vedo”

Ed inoltre Ugo Foscolo con le sue appassionate invocazioni per un’Italia libera da servaggiostraniero e Vincenzo Monti

“Bella Italia, amate sponde.Oh Italia, oh donna sonnolenta ed orba”

Ed infine Alessandro Manzoni nell’Ode “Marzo 1821”

“O stranieri, nel proprio retaggiotorna Italia e il suo suolo riprende”……

Ed ancora Manzoni che, con “I Promessi Sposi”, dette un forte contributo alla diffusione dellalingua italiana.

Nei primi decenni dell’800 infatti la maggior parte degli italiani parlava il dialetto; l’italianoera la lingua scritta dei documenti ufficiali e delle opere letterarie.

Manzoni percepì che l’Italia non poteva esistere come Paese senza una cultura nazionale chepotesse esprimersi in una lingua conosciuta e parlata da tutto il popolo.

Ed investì sulla lingua italiana col suo grande romanzo che è la storia, di facile ed avvincentelettura, della gente umile del ‘600 perseguitata da personaggi prepotenti che popolavano anchel’800.

“I Promessi Sposi”, 70 edizioni e 250 mila copie stampate dal 1827 al 1870, fu il primo granderomanzo italiano. Divenne quasi subito il testo della lingua unitaria con il quale imparare a leggeree scrivere.

Per secoli l’Italia è stata sognata e invocata dalle migliori menti di quei tempi e, nell’immagi-nario collettivo, divenne un ideale da raggiungere.

Il processo unitario iniziatosi nella prima metà del 1800 e conclusosi 150 anni fa rispose quindiad una diffusa esigenza di un popolo che, già costituitosi come nazione culturale, avvertiva la ne-cessità storica di darsi un assetto politico unitario.

L’unità raggiunta divenne un motore di sviluppo sociale ed economico, purtroppo non per tuttoil territorio come possiamo ancor oggi constatare: all’inizio del ‘900 l’Italia era già la terza econo-mia d’Europa. Alla fine del ‘900 era diventata la quinta economia mondiale.

Nel bel romanzo “Le strade di polvere” Rosetta Loi descrive molto bene questa modernizza-zione nell’800 della società italiana laddove mostra che il percorso unitario funzionò anche da“ascensore” sociale: all’inizio dell’800 in una famiglia contadina i figli potevano fare solo i conta-dini; all’inizio del ‘900 il figlio di una famiglia contadina diviene un alto magistrato a Torino.

La convulsa storia preunitaria ha lasciato il segno sull’identità italiana che rivela una peculiaritàche non trova riscontro in nessuna altra parte del mondo civilizzato. Ed infatti il ritardo del percorsounitario lungi dall’esserle stato pregiudizievole è servito a corredarla ed arricchirla di un peculiareed originale patrimonio genetico multiforme.

La specificità e la peculiarità di alcune sue parti, che oggi registriamo, sono la conseguenzadegli apporti, come ho detto, di civiltà diverse che, lungi dal rappresentare un fatto negativo, deb-bono però considerarsi una risorsa preziosa nel momento in cui possono patrimonializzare il valoreaggiunto derivante dal concetto unitario del nostro paese.

Scrive Prezzolini a questo proposito: “L’Italia è sempre stato un Paese plurale, talvolta scom-posto, però malgrado l’innato individualismo e la fatica a fare sistema abbiamo sempre sentito un

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destino comune”.Come recita uno spot, che in questi giorni appare sui nostri teleschermi, l’Italia è nata per

unire. Massimo D’Azeglio disse “Fatta l’Italia bisogna fare gli Italiani”.Aveva ragione nel senso che non bastava la consapevolezza della comune appartenenza etnica

ad uno Stato ma occorreva anche una condivisione di valori e, soprattutto, di fini da perseguiretutti insieme. Gli italiani, invece, si sono fatti, com’è noto, da soli e se ne vantano.

Ma nell’immagine corrente e mediaticamente rappresentata sembra che… non siano riuscitimolto bene. Spesso gli italiani non appaiono interessati a riconoscere la loro italianità eppure nonmancano momenti in cui rivendicano con orgoglio il loro senso di appartenenza alla comunità na-zionale. Lo registriamo nei momenti di crisi, nello sventolio del tricolore nelle manifestazioni spor-tive, quando ci indigniamo di fronte a stranieri che parlano male di noi ed in situazioni in cui è ingioco la dignità nazionale.

E’ il cantautore Francesco De Gregori a sottolinearlo nella prefazione al bel libro “Viva l’Ita-lia!” di Aldo Cazzullo. Scrive De Gregori: “ Nel film La Grande Guerra due improbabili eroi (Gas-sman e Sordi) che per tutta la durata della pellicola sembrano spalmati sui peggiori stereotipidell’italiano furbo e un po’ vigliacco, si fanno fucilare dagli austriaci pur di non tradire il loropaese”. Cita poi l’eroico comportamento di Fabrizio Quattrocchi (un civile impegnato con le forzeUSA nella recente guerra in Iraq) il quale, prima di essere giustiziato da un gruppo terroristico,grida la frase: “Adesso vi faccio vedere come muore un italiano”.

Questa è l’Italia, a volte un po’ distratta, che deve però avere la forte consapevolezza dellaricchezza del suo passato. Andiamone fieri ed orgogliosi e cogliamo la solenne occasione del-l’odierna ricorrenza per costruire e rinsaldare un comune sentire nella convinzione che le ragioniche ci uniscono sono molte di più di quelle che ci possono separare e dividere.

In questo mondo globalizzato così turbolento e minaccioso abbiamo tanto bisogno di essereuniti e legati da un condiviso sentimento nazionale pur nel riconoscimento, col Federalismo incorso di attuazione, delle c.d. piccole patrie (le regioni) che possono però sommare alla loro spe-cificità il valore aggiunto della appartenenza alla nazione italiana.

Il successo delle nostre esportazioni è ottenuto con i marchi: “Made in Italy” e “Italian Style”e non con le etichette paesane. Se non sentissimo profondamente ed orgogliosamente questo sen-timento di appartenenza che ci deve vedere uniti pur nella diversità, offenderemmo la memoria dimigliaia di patrioti volontariamente immolatisi a San Martino, Solferino ed in tante altre battagliedelle guerre di indipendenza e nella spedizione dei Mille.

Tradiremmo il sacrificio di 725.000 caduti, nella prima Guerra mondiale, per completare l’unitàterritoriale del nostro paese. Perderemmo la fiducia di 26 milioni di americani che stamani, tramiteun loro rappresentante, hanno consegnato al Presidente Giorgio Napoletano un tricolore con sopraimpresso in lettere d’oro: “Orgogliosi di essere oriundi italiani”.

Sorprenderemmo il Presidente Obama che in un messaggio alla nazione ha ieri invitato tuttigli americani a festeggiare anche negli Stati Uniti la nostra ricorrenza ed a prendere esempio dallastoria d’Italia.

Tradiremmo il cromatismo simbolico della bandiera italiana che con il bianco indica la nevedelle Alpi, con il verde il colore delle nostre valli e con il rosso il fuoco dei nostri vulcani. E forseanche San Francesco da lassù si dimetterebbe da Patrono d’Italia.

Forti di questa consapevolezza e gettando lo sguardo al di sopra delle polemiche e delle stru-mentalizzazioni politiche o di comodo, guardiamo con fiducia il nostro futuro e costruiamolo degnodel nostro orgoglioso passato perché, come ha detto ieri sera il Presidente Napolitano agli italianidi ogni idea politica: “Senza il Risorgimento saremmo stati spazzati via dalla storia” aggiungendoche “Se saremo uniti potremo vincere tutte le difficoltà” Soltanto con questa fiducia e con tantadeterminata volontà possiamo augurare al nostro Paese “Buon compleanno” ed orgogliosamentegridare: “Viva l’Italia”.

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Concorso "Viterbo che studia"

di Mario MoscatelliIl Premio “Viterbo che studia” è una iniziativa che prende le mosse da quella che è la caratteristica

principale del Rotary e che si riassume nel motto “Above Service Self” che significa “Servire al di sopra diogni interesse personale”.

Con questi principi e finalità ogni club deve impostare la propria azione di servizio tenendo ben presentiil contesto sociale in cui opera ed il momento storico che lo caratterizza.

Il particolare momento che sta attraversando il nostro Paese travagliato da una crisi non soltanto eco-nomico- finanziaria ma anche socio-culturale richiede, per affrontarla e superarla, la mobilitazione e larisposta delle strutture e dei soggetti della società civile che siano in grado, responsabilmente e proficuamente,di affiancare le istituzioni pubbliche.

In questo delicato contesto sono i giovani, cui spetta di garantire il futuro del nostro Paese, ad essereindicati come i soggetti verso i quali indirizzare le attenzioni più concrete per assicurare loro orizzonti escenari meno problematici di quelli che si profilano nell’attuale momento storico.

“Più giovani meritevoli, più futuro per l’Italia” è quindi la formula che dobbiamo riscoprire se vogliamoarrestare il declino del nostro Paese e restituirgli nuove prospettive di sviluppo.

Uno sviluppo non solo socio-economico ma anche, e soprattutto, culturale che potrà essere conseguitoinvestendo sul mondo della scuola, luogo privilegiato per la formazione delle future classi dirigenti dell’Ita-lia.

E’ quindi un dovere di tutti adoperarsi perché l’istruzione pubblica possa fornire alle giovani generazioniuna formazione che, sfruttando la preziosa eredità del nostro passato, sia all’altezza dei tempi.

Ai giovani si chiede però anche il loro massimo impegno a cominciare da quella delicata fase di for-mazione che ricevono dalla Scuola.

Occorre quindi fin da subito: “Stimolare l’impegno - Far emergere il merito - Premiare il risultato”.Sono queste le motivazioni che hanno indotto il Rotary club di Viterbo a dare vita, dall’anno scolastico2011/2012, al concorso:

PREMIO “VITERBO CHE STUDIA”L’istituzione del premio è stata resa possibile dallasensibile ed encomiabile disponibilità della Bancadi Credito Cooperativo di Roma che ha messo a di-sposizione le risorse finanziarie per la concessionedei premi e dalla adesione convinta dei Presidi degliIstituti scolastici coinvolti.

Il Ministro dell’Istruzione, con sua lettera per-sonale, ha voluto sottolineare l’importanza del Pre-mio.

L’iniziativa, giunta oramai alla 3° Edizione, siconcretizza con l’assegnazione di un premio in da-naro di 300 euro allo studente che, in ciascuna delle46 quinte classi delle Scuole secondarie pubblichedi 2° grado del capoluogo (tre Licei e tre Istituti tec-nici) consegue, agli scrutini del 1° quadrimestre (otrimestre) dell’anno scolastico, la migliore vota-zione con una media di almeno 7/10.

La cerimonia di consegna dei premi ai 46 vin-citori si svolge nell’Aula Magna della locale Uni-versità degli Studi della Tuscia alla presenza dellemassime autorità civili, religiose e militari dellaprovincia e di quelle scolastiche del capoluogo.

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2013 - EEMA nella Tuscia

di Massimo Bordignon

Magistralmente organizzato dai tre club della Tuscia e, so-prattutto, dalle PP.PP. Agata Severi e Fosca Mauri Tasciotti edal prefetto del R.C. Bolsena e Ducato di Castro: Rosario Sa-raconi, il “Post Conference B” del 61° Congresso EEMA ha vi-sitato un “estratto” di Tuscia.

Dopo la visita a Tarquinia e Tuscania, i Rotariani, si sonotrasferiti a Viterbo, dove hanno visitato Villa Lante a Bagnaia

ed il “Parco dei Mostri”di Bomarzo.

Qui nella struttura ricettiva del “Parco dei Mostri” i pro-prietari, famiglia Bettini, hanno offerto un pranzo tipico du-rante il quale è stata apprezzata anche la maestria da chef (perhobby) del rotaractiano Marco Bettini.

Dopo i festeggiamenti per l’anniversario di matrimoniodel vice-presidente EEMA e Chairman della 61ma Confe-renza, PDG Luciano Di Martino, gli ospiti si sono trasferitia Viterbo dove hanno visitato la città medioevale dove visi-

tando la sala del Conclave nel Palazzo dei Papi, hanno colto l’occasione per ammirare la mostra“Arte e Fede” del Socio di Viterbo Roberto Joppolo.

Trasferitisi in albergo, Hotel Salus Terme, ha avuto ini-zio la conviviale Interclub.

Presenti i due Presidenti Giuseppe Natali di di Bolsenae Ducato di Castro e Francesco Lo Nobile di Viterbo Cimi-nia ed il VicePresidente di Viterbo Fosca Mauri Tasciotti,che, delegata dal Presidente Mario Moscatelli fuori sede,ha svolto le funzioni di “Padrona di Casa” suonando lacampana di inizio e di fine serata.

Molti gli indirizzi disaluto tra i quali ricor-diamo quello del PDG Luciano di Martino, fautore e

regista del Tour e quello della Presidente Vivi-Anne Åsell;durante la serata anche un “mini-concerto” di una delegata di Tai-wan, con una splendida voce, che ci ha deliziato con una romanzain onore dell’Italia ed una in onore dei festeggiamenti per l’anni-versario di matrimonio di Luciano.

Fine conviviale con scambio rituale di doni e guidoncini e poi…. brindisi e musica a bordo piscina.Terzo giorno con visita, nella mattinata di sabato, a palazzo

Farnese di Caprarola dove sono stati accolti dallo staff dirigenzialedi Viterbo Ciminia: Presidente Francesco Lo Nobile, PresidenteEletto Enrico Cruciani e Segretario Tommaso Valeri; ed accompa-gnati dal Sindaco di Caprarola Eugenio Stelliferi che dopo i salutidi rito e dopo aver ricordato il legame del territorio con il Rotary,ha donato al PDG Luciano di Martino una splendida pubblicazionesu Caprarola e Palazzo Farnese.

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Recupero Villa e Vasca Romana del I secolo A.C.di Massimo Bordignon

Il R.C.Viterbo ed il R.C.Pitigliano MancianoSorano hanno messo in cantiere un progetto disupporto al recupero di una villa e di una vasca ro-mana del I secolo a.c. rinvenute a Sipicciano (VT),edificate su un impianto residenziale (?) prece-dente, databile tra la fine del IV e gli inizi del IIIsec. A.C.

La vasca, circolare come il nostro simbolo, è una delle più grandi sinoraconosciute. Individuata nel 2009, quando si è proceduto anche a mettere in luceil piano pavimentale di una parte della villa, nel corso del 2011 è stata oggettodi un intervento di scavo insieme ad un complesso costituito da due pozzi traloro comunicanti attraverso una ampia ( 2x1,5 m ) galleria con funzione di ci-sterna che assicurava l’approvvigionamento idrico alla parte residenziale.

Nella vasca, usata come “getto” dopo la perdita del suo fine primario (itti-coltura o piscina ), si sovrappongono di-versi strati di depositi, che evidenziano ilciclico urbanizzare e ritornare alla campa-gna nei secoli; infatti i vari piani alternano segni di vita attiva (cocci, resti di focolare ecc.), a periodi di abbandono con terrariportata dalle piogge.

In questo invaso di terra meno compatta si sono trovatiresti di scavi per interrare palizzate e, recentissimo ritrova-

mento, una tomba con copertura di tegoledi ancora incerta datazione. Accanto a que-sta struttura una villa di quasi 1000mq, an-cora quasi completamente da scoprire;manca anche il ritrovamento delle condut-ture che trasportavano l’acqua dalle sor-genti o dal pozzo alla vasca, mentre è evidente l’imbocco della canalizzazione di scarico, in piombo.

Tra i cocci è stato rinvenuto, anche questo da pochissimo, un frammento ( 1 cm2) di buccheroetrusco. Tutto questo lavoro potrebbe finire ricoperto di terra e, probabilmente, dimenticato.

Oltre alla cronica mancanza di fondi, la vasca è profonda circa tre metri ed è in piena campagna,è evidente che il primo timore consiste nella paura che qualcuno possa cadervi dentro.

Il primo impegno dei due Club sarà quello di finanziare la recinzione dell’area.Successivo onere sarebbe quello di coinvolgere altri Club della Tuscia e della valle del Tevere

per il recupero totale della villa e per l’approntamento di una tettoia per la vasca.Nell’area urbana di Sipicciano è stato predisposto un Eco-museo, dove saranno esposti i ritro-

vamenti degli scavi.I lavoro nel sito è eseguito dai volontari del Gruppo Archeologico Sipicciano sotto la direzione

scientifica della Dottoressa M.L. Arancio della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'EtruriaMeridionale, che ha “adottato” l’area e che ci ha mostrato il coccio di bucchero con la stessa ammi-razione che si ritroverebbe nei soggetti colpiti dalla sindrome di Stendhal.

Le foto:1. La vasca2. La conduttura di scarico in piombo - 3. Livello zero di una zona delle fondamenta4. La tomba in fase di ripulitura

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Il Rotary club per la città di ViterboRiqualificazione di via San Lorenzo e valorizzazione di

Piazza Plebiscitodi Mario Moscatelli

L’ultimo service dell’annata sociale 2013-2014 è stata la presentazione, la sera del 3 giugno,di un progetto, elaborato dai soci arch. Lorenzo Grani e arch. Sandro D’Alessandro coadiuvati dalsocio del Rotaract arch. Alessandro Scorza, che prevede la riqualificazione di Via San Lorenzo edun’ipotesi di valorizzazione di Piazza Plebiscito.

L’illustrazione del progetto è stata fatta alla presenza del Sindaco di Viterbo ing. Leonardo Mi-chelini e dell’Assessore ai LL.PP. arch. Raffaela Saraconi i quali, a loro volta, hanno colto l’occasioneper presentare un piano di interventi nel centro storico programmati dall’Amministrazione comunalecon l’utilizzazione di fondi comunitari europei tra i quali è prevista la realizzazione di due ascensoriper collegare il parcheggio della valle di Faul con il Colle del Duomo e con la piazza del Sacrario.

L’ing. Michelini ha vivamente apprezzato il contributo del club principalmente per quanto ri-guarda l’individuazione di un passaggio pedonale sotto il Palazzo della Prefettura, finora pressochésconosciuto, che è in grado di mettere in comunicazione, attraverso un breve tratto di scala mobilesu via del Ganfione, il parcheggio della valle di Faul con la Piazza del Plebiscito.

L’originale soluzione indicata nel nostro progetto può costituire, con una diversa destinazione deilocali attualmente destinati ad uffici comunali, una pregevole valorizzazione di Piazza del Plebiscito.

Per tali motivi il progetto sarà acquisito dal Comune per una attenta valutazione ed una con-seguente possibile utilizzazione.

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Il Rotary per la valorizzazione di Viterbo

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Il territorio del Rotary Club Viterbo Ciminia

di Domenico Apolloni

Cantato anche da Virgilio, nell’Eneide, il comprensorio sul quale agisce il Club si estende sui21 Comuni della Tuscia meridionale; è caratterizzato dai Monti Cimini, ricchi di faggi e di funghie dalla presenza di un Lago (di Vico) dai colori suggestivi, specie al tramonto. L’altitudine massimadella zona sfiora i mille metri nella parte delle “Faggeta”: un bosco tuttora incantato che difese ilatini dalla penetrazione degli Etruschi e permise, agli antichi romani, di fabbricare barche resistentiper le guerre puniche; in quello che resta del bosco di un tempo, c’è ancora il Sasso Naticarello, unmasso preistorico dondolante nonostante la sue enorme mole.

Oggi, il territorio è conosciuto per la buona cucina e per le sue vestigia monumentali, per ilclima temperato e il verde intenso dei suoi castagneti e noccioleti; vale proprio la pena di notarealmeno quattro tra i suoi vanti.

il palazzo Farnese di CaprarolaGià nel 1525, il Cardinale Alessandro (futuro Papa Paolo III)

aveva commissionato al Sangallo il rifacimento della rocca di Ca-prarola (passata di mano alla sua famiglia); ma fu suo nipote – il se-condo

Alessandro della dinastia – a volerla trasformare in Palazzo Re-sidenziale. Si affidò al Vignola e dette inizio ai lavori subito dopo il1550; l’opera fu considerata compiuta solo nel 1600 e la viabilitàattorno al palazzo venne definita dal Cardinale Odoardo dopo il 1610. Rimase disabitato dal 1626in avanti e – nel 1735 – Carlo di Borbone lo svuotò quasi degli arredi (il prelievo sarà terminatodal Re di Napoli Francesco II, nel 1860). Dopo la presa di Porta Pia (1870) passò allo Stato Italiano.Dal 1948 al 1955 ospitò il Presidente della Repubblica, per le vacanze estive. Dal 1973 è sotto laSoprintendenza dei Beni Culturali.

il Lago di VicoDi origine vulcanica, con due milioni d’anni, conserva gelosa-

mente la sua nascita leggendaria e posteriore (voluta da un colpo diclava sferrato dal mitico Ercole). Circondato da una strada asfaltata chepermette di

percorrere l’intero suo perimetro (meno di 20 km), è inserito in una Riserva Naturale ricca diuccelli e piante perenni, con cinghiali, volpi e tassi.

Intorno ci sono ristoranti e alberghi, perfettamente inseriti nell’ambiente,che vale la pena di conoscere.

l’Anfiteatro di SutriScavato interamente nel tufo, è arrivato ai nostri giorni grazie al fatto di

essere rimasto nascosto e interrato fino ai primi dell’ottocento. È uno dei mo-numenti più interessanti dell’antichità.

la Chiesa di Sant’Eusebio a RonciglionePosizionata su una delle ramificazioni dell’antica Via Francigena, ma

precedente alla stessa, conserva ancora al suo interno affreschi di valore(restaurati in parte dal Club Rotary nel 2005).

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Ranieri Orlandi

Primo presidente del Rotary Club Bolsenae Ducato di Castro

Paul Harris docet: amicizia, servizio, tolleranza, etica.Era la primavera del 2004: Tommaso Bocci, Fulvio Catteruccia, Giuseppe Chiarini, i tutor del

Rotary club Viterbo incaricati di far nascere un nuovo club nella Tuscia, furono molto chiari: perdiventare rotariani bisognava avere questi principi nel Dna.

Eravamo quaranta – la maggior parte non si conosceva -nella sala del palazzo Farnese di Va-lentano, ma gli ideali di Paul Harris conquistarono tutti.

Alla seconda riunione fu scelto il nome: Rotary Club Bolsena e Ducato di Castro perché ve-nivamo dai vari paesi che facevano parte del Ducato istituito da Papa Paolo III (Alessandro Farnese)per il figlio Pierluigi.

Ricordo l’emozione che provai quando Il governatore Antonio Arcese mi consegnò la Carta,il collare e la campana.

Entravamo nella più importante organizzazione mondiale al servizio dell’umanità.Quest’anno il Rotary club Bolsena e Ducato di Castro compie 10 anni e può affermare con or-

goglio di avere sempre perseguito e realizzato gli obiettivi indicati da Paul Harris.Abbiamo vaccinato in Burkina Faso 300 bambini contro la meningite, costruito un pozzo nel

Mali, una scuola nel Senegal con il maestro per 6 anni, pannelli per la luce elettrica in uno sperdutovillaggio.

Organizzato convegni sui centri storici, conferenze di carattere sanitario (diabete, malattie car-diache) finanziato borse di studio.

E come recita la preghiera del rotariano ci siamo sforzati di: “offrire un sorriso,suscitare unafede, arrecare un aiuto. E soprattutto di: “allontanare da noi le tristi ombre dell’indifferenza, del ci-nismo, dell’ egoismo, della ripulsa, della falsità”. Il Rotary club Bolsena e Ducato di Castro è unasquadra di amici sempre pronti a servire al di sopra di ogni interesse personale ma l’anima è statail socio fondatore Silvio Camilli: presidente, vice presidente, membro di numerose commissionianche a livello distrettuale, segretario per 5 anni.

Non a caso il più titolato del club:PHF con tre zaffiri.Silvio è mancato improvvisamente il 30 aprile scorso ma sarà sempre un punto di riferimento

per noi.E sarà sempre nei nostri cuori.

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Correva l’anno 2012 e l’Interact Club di Viterbo iniziavanuovamente la sua avventura!

di Elio CuculloPresidente Interact 2012-2013

RD Interact 2014- 2015

2012... il 6 ottobre 2012, per la precisione! Proprio in quella data il generale Luigi Orsini, presidenteRotary di quell’annata, a cui sono profondamente grato, mi propose di collaborare al fine di rico-stituire l’Interact club che, dagli anni ’90, era, purtroppo, uscito dalla famiglia Rotary.Con un gruppo di amici, compagni di liceo, amici rotaractiani, rotariani e genitori, iniziammo agettare le basi per riproporre l’ l’Interact Club di Viterbo.Ci trovammo in un mondo nuovo, di cui, da subito, ci sentimmo protagonisti. Ricordo i primi in-contri, le telefonate, le difficoltà che incontravamo, ma che superammo, senza sentirne il peso, gra-zie alla fattiva collaborazione di rotariani e rotaractiani, i quali, da “bravi fratelli maggiori”, cihanno sempre dato ottimi consigli!Fu così che il 26 ottobre organizzammo la nostra prima riunione e, approvato il regolamento, pro-cedemmo con l’elezione del consiglio direttivo, di cui fui eletto presidente.Mancava solo una cosa... la “carta di ricostituzione del club”! Dopo numerosi contatti con la dele-gata distrettuale per l’Interact, prof.ssa Giulia Pesciallo e l’R.D Rotary 2012/2013, dott. Silvio Pic-cioni, l’ Interact club di Viterbo, il 9 febbraio, la ottenne, alla presenza del governatore distrettualeRotary 2080 e diverse altre autorità.Era datata Novembre 2012.Diverse sono state le attività di club intraprese.Avevamo già partecipato, nel dicembre 2012, prima della formale “consegna della carta”, alla cenadegli auguri di Natale del Rotary, della quale ricordiamo con vero piacere gli auguri fatti a tutti noida parte di S.E Monts Lino Fumagalli, Vescovo di Viterbo.Insieme con il Rotaract abbiamo contribuito al Progetto “Vicini a Montalto”, progetto promossodai rotaractiani di Viterbo, in occasione dell’alluvione che colpì Montalto. Ogni interactiano con-tribuì a vendere dolci tipici viterbesi (“tozzetti”), il cui ricavato fu, appunto, destinato alla raccoltafondi per l’acquisto di un gommone, importante per la protezione civile, ai fini dei soccorsi.Sempre sullo sfondo sociale, durante le vacanze natalizie 2012/2013, abbiamo voluto donare unsorriso ai ragazzi della casa famiglia del Murialdo. Abbiamo composto per loro cesti natalizi, ma,soprattutto, abbiamo donato loro un po’ di allegria, perché non dobbiamo mai dimenticarci di quantosiamo fortunati e di quanto sia importante condividere, con persone che lo siano meno di noi.Tra le attività culturali che abbiamo promosso, insieme con il Rotaract e il Rotary, vi è quella di“adottare un monumento” nella nostra città.Cosa significa “adottare”? Significa prendersene cura! Significa individuarlo, fotografarlo, catalo-garlo e fare in modo che sia conosciuto dai più e , infine, cercare di avere sostegni per riqualifi-carlo.Significa dare un peso alla “memoria”, perché è dal passato che si costruisce il futuro, significadare un valore al bene culturale. Tale progetto ci è stato proposto ed illustrato dal socio RotarianoArch.Giusy Gimma, che aveva già avuto tale esperienza in altri distretti Rotary.Restando sul tema della cultura, l’Interact ha avuto l’onore e il piacere di ospitare il Maestro MarcoMuller, direttore di grandi festival cinematografici, come quello di Berlino, di Cannes, Venezia e,ora, Roma. Il Maestro ha voluto condividere con noi la sua esperienza e ci ha anche dato la gioiadi accettare la nostra proposta di diventare nostro socio onorario.

Tra le diverse attività con gli altri club, abbiamo partecipato a numerose conviviali Rotaract e, per-sonalmente, ho avuto l’opportunità di conoscere interactiani di diversi club del distretto 2080,come, ad esempio è avvenuto, durante il “congresso dell’ amicizia”, tenutosi a Sperlonga.

Nel mese di maggio 2013, ci sono state le elezioni del nuovo presidente Interact e del nuovoconsiglio direttivo, per l’anno sociale 2013/2014. Nuovo presidente è Margherita Pantano e il pas-saggio delle consegne è avvenuto l’undici giugno 2013, presso il Gran Caffè Schenardi.

Il 31 agosto, in qualità di delegato zona Lazio per l’Interact, ho portato il saluto di noi giovaniinteractiani del distretto 2080, alla presenza del R.D Rotary, Past Governor Rotary, autorità rotarianee rotaractiane e di giovani provenienti da più Paesi del mondo, nella giornata proposta dall’EEMA, tenutasi a Roma. Sarà proprio l’importanza dell’internazionalizzazione, mediante progetti e scambicon l’estero, uno dei principali temi su cui mi attiverò, durante l’anno sociale 2014/2015, in qualitàdi Rappresentante Distrettuale Interact 2080.

Margherita sta proseguendo quest’anno sociale con varie attività di club. Tra le più importanti,ricordo la raccolta fondi realizzata a seguito della sfilata di moda, che ha avuto luogo nella Casa-Museo Joppolo.

Si prosegue con il progetto “adotta un monumento”.Siamo un bel gruppo, ci frequentiamo assiduamente.Al momento siamo trenta soci effettivi, 3 soci onorari: Luigi Orsini, Silvio Piccioni e Marco

Muller, e otto soci fondatori: Agata Severi, Giulia Pesciallo, Fosca Mauri Tasciotti, Giusy Gimma,Gianni Cucullo, Giovan Battista Mollicone, Andrea Micci e Francesco Joppolo. Auspichiamo chele nostre attività, progetti e “sogni” possano accrescere, ogni giorno, la fiducia che voi Rotarianiavete sempre dimostrato nutrire nei nostri confronti.

Un pensiero affettuoso lo dedichiamo a chi è stato e sarà sempre vicino a noi giovani: ciaoPhilipp, sarai sempre nei nostri cuori.

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Rotaract club Viterbo, la rinascita del volontariato in amiciziaUn calendario ricco di iniziative culturali e umanistiche

Potrebbe sembrare esagerato o distante paragonare il mito della rinascita della Fenice con lariorganizzazione di un Club Service, ma ad un’attenta osservazione e con un minimo di leggerezzai punti in comune sorprenderanno anche i più scettici.

Infatti, così come il mitologico animale risorge ogni cinquecento anni dalle proprie ceneri, il“neonato” Rotaract Club Viterbo è risorto dopo cinque anni dalle “ceneri” della propria riorganiz-zazione e come la Fenice diffondeva lo spirito della vita attraverso i suoi estasianti profumi, così iventisei ragazzi di questo club si adopereranno per diffondere gli ideali rotaractiani attraverso i rariprofumi della solidarietà, della cultura, della formazione personale e professionale, del rispetto edella condivisione di una comune visione della società intesa come il fine verso il quale destinarei loro sforzi e il collante per saldare la loro amicizia.

Nell’ottica di questi principi, il Presidente Andrea Micci, con il prezioso supporto del RotaryClub Viterbo, club padrino e coadiuvato da un eterogeneo e brillante Consiglio Direttivo, ha pia-nificato un anno rotariano ricco di appuntamenti dall’alto profilo umanistico: primo su tutti l’orga-nizzazione del “Caffé Cultura del Rotaract”, un appuntamento con lo sconfinato e caleidoscopicomondo della cultura che, con tappe itineranti, cercherà di contribuire alla crescita e personale e so-ciale di una provincia, devota alla qualità della vita, come quella viterbese.

Il primo evento di questa serie, in programma per il 28 ottobre alle ore 18,00 presso il GranCaffé Schenardi, ha visto ospite il dott. Ranieri Orlandi il quale, oltre a essere stato una nota “firma”del Corriere della Sera, con numerosi articoli su terrorismo, sequestri di persona, criminalità orga-nizzata, i giovani e la droga, ha ricoperto la carica di Presidente dell’ordine nazionale dei giornalistie membro del Collegio giudicante presso il Tribunale di Milano contro le decisioni dell’Ordine na-zionale dei giornalisti. Una personalità e un incontro di alto valore culturale ed esperienziale cheha rappresentato il primo batter d’ali di questa moderna fenice.

L’attività è proseguita con entusiasmo e partecipazione negli anni successivi.

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IL MONUMENTO AL ROTARY INTERNATIONAL

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Intitolazione “Parco Paul Harris”di Massimo Bordignon

In occasione della visita del Governatore al Club di Viterbo, è stato intitolato il “Parco PaulHarris”.

Nel giardino dove è stato posto nel 2004 il monumento a PaulHarris, in occasione dei 50 anni del Club, la Giunta comunale diViterbo ha accettato la richiesta di dedicare al fondatore del Ro-tary tutta l’area.

Nel 2004 il Presidente in carica, ilPDG Sergio Giannotti, aveva deciso la co-struzione del monumento per onorare i cin-quant’anni di attività del Club, il Vice

Presidente e Presidente Incoming Luigi Monetti, subentrato per la malattia delPDG, ha portato a termine l’opera con il valido aiuto di altri Soci rotariani:

• Il Socio Fondatore PP Felice Ludovisi, rinomato artista viterbese, hadisegnato il monumento.

• Il Socio Lorenzo Grani, architetto e titolare di una azienda di costru-zioni, ha guidato la cordata di aziende cha hanno fisicamente costruito e po-sizionato il monumento.

• La Socia Fosca Mauri Tasciotti, al tempo Assessore al Comune di Viterbo, ha seguito tuttele pratiche amministrative.

alla presenza del Governatore in carica: Antonio ARCESE, è stata inaugurato.A 10 anni di distanza, per i sessanta anni del Club, un altro Governatore Pier Giorgio Poddighe

effettua l’intitolazione dell’area.Anche in questo caso i Soci che si sono attivati sono stati numerosi:

• Il PP Luigi Orsini ha ideato, predisposto ed inoltrato la ri-chiesta al Comune.

• Il Sindaco Leonardo Michelini e l’assessore Raffaela Sa-raconi, entrambi rotariani, hanno deliberato come primo atto dellaneo-giunta comunale la richiesta di intitolazione del Parco.

• Il Socio Alfredo Fioramanti, dirigente del Comune, ha se-guito tutte le pratiche amministrative.

Il Presidente in carica Mario Moscatelli ha concluso l’iter edne ha predisposto da cerimonia di intitolazione in concomitanza della visita del Governatore.

Presente una nutrita delegazione di rotariani, l’Assessore ai Lavori Pubblici Raffaela Saraconiha portato il saluto del Sindaco di Viterbo e dopo le parole del Presidente Mario Moscatelli e delGovernatore Pier Giorgio Poddighe è stata scoperta la targa.

Foto di gruppo intorno al monumento e partenza per la visita della Città, durante la quale èstato presentato al Governatore,

• dal Prof. Alfredo Gusman, il sito oggetto di restauro ad opera del Club: la chiesa Santa MariaNuova

• dagli architetti Lorenzo Grani ed Alessandro D’Alessandrouno studio per la riqualificazione di via San Lorenzo

• dall’artista Roberto Joppolo, nella sala del Concilio del Pa-lazzo dei Papi a Viterbo, la mostra delle sue opere “Arte eFede” .

Terminata la parte ufficiale si è passati alla prassi rotarianacon incontri, commissioni e conviviale.

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LA NUOVA SEDE

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Mantova

Ragusa

Trieste

Lucca

IL ROTARY CLUB VITERBO... CONTINUA

di Stefano De SpiritoPresidente eletto anno sociale 2014 – 2015

Ricordo con piacere il giorno in cui, incontrando casualmente l’ingegnere Giannotti, che co-noscevo fin da bambino, lui mi chiese di entrare nel Rotary.

Non ci pensai un attimo e risposi di getto che mi avrebbe fatto tanto piacere.Oltretutto ne avevo sentito parlare da molti amici che già ne facevano parte.L’ingegnere, per tutti Sergio Giannotti è sempre stato “l’ingegnere”, mi disse: “bene allora ci

vediamo nel pomeriggio nel mio studio ”. Una volta al suo studio mi chiese a bruciapelo cosa sa-pessi e pensassi del Rotary: biascicai qualche risposta che avevo letto poco prima su internet, manon lo convinsi assolutamente. Scuotendo la testa mi allungò due libroni e mi disse: “studia chepoi ne riparliamo”.

E fu così che mi ritrovai una sera, durante la festa degli auguri, a essere presentato da Giovan-nino Bruni, alla presenza del vescovo Chiarinelli, presidente Gigi Monetti, (l’ingegnere purtroppoper problemi di salute non era presente) a una platea di Rotariani. Da qui è iniziata la mia avventuranel Rotary.

Da allora sono passati solo 10 anni, ma, essendo ben presto entrato nel consiglio direttivo e/onelle varie commissioni, sono stati anni di intensa attività vissuti a diretto contatto con il Club e lesue iniziative. Devo dire, non so se per mia impressione, che il club è cambiato molto in questi ul-timi tempi e sta ancora cambiando grazie ai molti progetti.

Entrare a far di un club service così dinamico è stato per uno come me che viene dal mondodel volontariato, 12 anni passati come medico della comunità per tossicodipendenti CEIS e consi-glio direttivo della Caritas, un ulteriore motivo di crescita.

Sfogliando i resoconti dei presidenti degli anni trascorsi vedo un fioccare di progetti e iniziativetutte di grande valore e rilevanza; ogni annata è ricca di idee e di spunti. Devo onestamente rico-noscere che ogni presidente ha cercato di dare e lasciare una sua impronta.

Iniziando dalla prima riunione in casa dell’amico Ludovisi al caldo di un caminetto in una se-rata di autunno del lontano 1954 splendidamente raccontata dall’amico Cecchetti e che vi invito arileggere, tanti anni sono passati, tutti entusiasmanti sotto molti aspetti. Il club è cambiato rima-nendo fedele a se stesso, fattivo e vitale. Vorrei ricordare due cose per tutte: la rinascita del Rotaracte la fondazione dell’Interact, vivaio di giovani e fucina di iniziative e di entusiasmo per stimolaree dare ancora più slancio al nostro club.

Vorrei terminare con una frase bellissima di Ignazio Raimondo PDG, che ben riassume le ca-ratteristiche del Rotary: “Cultura,partecipazione, solidarietà, service, idealismo, pragmatismo, ami-cizia, invenzioni e progetti: il Rotary è tutto ciò. Chi non lo ha ancora capito non conosce appienogli scopi, gli ideali, il senso, la storia, il presente e la dinamica dell’associazione fondata da PaulHarris nel 1905”.

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SALUTO DEL GOVERNATORE ELETTORROOTTAARRYY IINNTTEERRNNAATTIIOONNAALL

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ANNO SOCIALE 2014-2015

Cari amici del Rotary Club Viterbo,

mi fa molto piacere che il vostro 60° anniversario cada nel mio anno di governatorato ancheper alcune circostanze, personali oltre che rotariane, che mi legano al vostro ormai “storico” Club.

Mi riferisco alla grande amicizia che mi legava al Vostro Socio Sergio Giannotti. Ci siamo co-nosciuti per motivi di lavoro negli anni 80 perchè ambedue interessati alle problematiche ambientali,in particolare al Ciclo Integrato del Trattamento dei Rifiuti Urbani.

Ci siamo poi ritrovati nel Rotary ai primi anni 90, lui rotariano da tanti anni io da poco.Mi coinvolse subito in un FORUM sul tema “Quale futuro per lo smaltimento dei Rifiuti?”

organizzato dal R.C. Vterbo, Presidente Primo Michelini, in collaborazione con i R.C. del LazioNord: Cerveteri Ladispoli, Civitavecchia, Guidonia Montecelio, Rieti, Sabina Tevere, Subiaco eTivoli. Il Forum si tenne il 18 marzo 1995 nella Sala Regia di Palazzo dei Priori ed ebbe un grandesuccesso, Mi colpi moltissimo la sua capacità di organizzatore e il suo modo simpatico e concretodi coinvolgere i rotariani e gli altri Club e ne apprezzai le alte qualità rotariane. Al Forum partecipòil Governatore Cesare Longo e il PDG Vais Viti oggi Decano dei PDG del Distretto. Fui molto con-tento quando Sergio fu chiamato a svolgere il ruolo di Governatore nell’anno 1996-97.

Prima dell’inizio del suo anno mi chiamò e mi disse: Carlo, hai tutte le caratteristiche per di-ventare un buon rotariano, potrei darti un incarico in una Commissione ma credo sia meglio cheprima tu faccia i tuoi passaggi all’interno del tuo Club, avrai poi tutto il tempo di dedicarti al Di-stretto. Il

consiglio di Sergio e il suo sprone hanno certamente avuto un ruolo non secondario nel mioimpegno nel Rotary.

Non posso infine dimenticare il contributo che molti Soci del R.C. Viterbo hanno dato e con-tinuano a dare alle attività distrettuali. Voglio ricordarne alcuni, e mi scuso per le involontarie omis-sioni,:

Massimo Bordignon, Alessandro Bruni, Fosca Mauri Tasciotti, Adolfo Gusman, Giovanni Cu-cullo, M. Giuseppina Gimma Beraldo, il Rotaractiano Andrea Micci, e l’attuale RD dell’InteractElio Cucullo.

Auguro al Rotary Club Viterbo e ai suoi attuali e futuri dirigenti di continuare a tenere alto ilnome di un Club che rappresenta certamente un pilastro del Distretto per i meriti accumulati inquesti lunghi anni di attività e per quello che potrà ancora dare all’insegna dell’amicizia, della pro-gettualità e del Servizio.

Carlo Noto La DiegaGovernatore 2014 – 15

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Stampa Agnesotti - ViterboGiugno 2014