CARMINE MANGONE Anche ieri ho dimenticato di morire 2010

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  • 8/9/2019 CARMINE MANGONE Anche ieri ho dimenticato di morire 2010

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    Carmine Mangoneanche ieriho dimenticatodi morire

    M a l d o r o r P r e s s

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    Tumuli01

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    ANCHE IERI HO

    DIMENTICATO DI MORIRE

    Carmine Mangone

    M a l d o r o r P r e s s

    c o n o p e r e v i s u a l i d i

    Lory Ginedumon, Mimmo Padovano, Marco Casagneto,Robero Maarazzo, Piero Scanu, Barhlmy Schwarz,

    Parizia Pralina Diamane, Giada Zenardi, Donaella Viiello,Soukizy Redroom, Alessio Liberai, Roby Phc Ferrari.

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    Anche ieri ho dimenticato di morire

    ebook Maldoror Press: marzo 2010Carmine Mangone

    Prima edizione: TraccEdizioni, Piombino (LI), 1993Seconda edizione (con alcune variani) in: Incasrao ra fuoco e lacrime,Ciy Lighs Ialia, Firenze, 1998

    Per enrare in conato con lauore:[email protected]://maldoror67.splinder.comwww.sellabinaria.blogspo.comhtp://witer.com/mangonewww.facebook.com/carmine.mangone

    In coperina: Big Ears Jack, di Marco CasagnetoIn quara: il disegno di Valenina Cibin per la cover della prima edizione

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    alle donne che ho amao

    alla donna che amo

    car sans oi je suis peine linersice enre les pavsdes prochaines barricades

    BENJAMIN PRET

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    DI ALCUNE COSE SUL FARE POESIA

    Il mondo del lavoro sembra fato su misura per quegli idioi che sisotometono alla necessi di svendere la propria via pur di nonreagire alla piccola more di ogni loro giorno.Se dico che il capialismo ha reificao anche la puzza della merda,non posso che ridere di uto. Ma il mio il riso amaro di chi noncerca alro nella via che il segno di una lacerazione definiiva. Chenon si venga quindi a cercare in me quello che si vorrebbe: ho fatosempre e solo caso a ci che mi sembraa la via. Il reso uto ilreso non che un banale corocircuio di parole.

    Il mondo del lavoro si pu considerare come linsieme delle ativicreaive che son sae ridote al rango di semplici marici nel luogodi produzione del valore. Il creare, il fare qualcosa di eccessivo(che cio eccede il normale caratere delle cose) viene quasi semprericondoto ai conceti di uili e produtivi. Il fare qualcosa divena quindi il fare una cosa per forza di cose. Di conseguenza,nellumanesimo fondao sul valore di scambio, uto ci che produtivo, ossia uto ci da cui pu risulare un uile, finisce invariabilmene per generare merci (il fare poliica, ad esempio, mira allaproduzione della merce consenso e alla razionalizzazione spetacolare della conflituali generaa dal sisema).Il fare poesia, invece, nel conrapporsi al mondo del lavoro, si conosce come spreco, dissipazione, inconcludenza sovrana. Nellambio della poesia, i segni non producono perch rappresenano il

    culmine e la more della dimensione ideologica che riproduce il pensiero e le manifesazioni del pensiero. Poesia, quindi, come il culmine che conosciamo nella dissipazione sovrana del nosro amoreper la via.

    Colui che fa poesia non alra ragione allinfuori della sua mancanzadi ragioni. La ragione quel casello di scuse che resiamo ad ammirare menre ci crolla addosso. Niene, proprio niene pu porarci

    al di l delle cose, se non scavalchiamo il muro di cina di quel7

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    mondo mediocre in cui ci siamo reclusi. La nosra sovrani, il nosro senirci sovrani in un mondo liberao dei fanasmi morali, cideve indurre finalmene alla gioia e alla dissipazione orgiasica dellavia. La srada maesra verso lesremo del possibile saa appenaracciaa. E non possiamo irarci indiero, se vogliamo senire veramene la via. Labisso in cui ci accucceremo sar lepicenro del desiderio. Il reso, uto quello in cui vogliono farci credere e che ha ilvalore della more, non alro che un mercao: il mercao dei luoghicomuni.

    La poesia ha una sua serie, ma solo in ci che le parole non possono dire. Se il silenzio deriva quasi sempre da una mancanza diparole opporune, il parlare e lo scrivere possono risulare, a lorovola, addiritura imporuni. Il fare poesia non va ridoto ad unasemplice cernia di parole. La parola pone il senso di una misura,in quano non eccede mai la sua normali (e, non poendo direuto, dice male leccesso).Il superameno dei significai dellesisene si ha solano nellospreco di ci che li pora. Lo spreco leccesso inconcludene: leccesso voluamene non riducibile ad una logica produtiva.

    Il nosro desiderio di uto e di ogni dove, quando riusciamo veramene a formularlo, rimane sempre male espresso. Vogliamo conoscere la oali delle cose, ma non siamo mai capaci di dirla, almenonon fino in fondo, perch c sempre un puno in cui la ragione vienemeno (e che non uno spiraglio): un puno che pu solo rappresenare loggeto mai vissuo di un qualcosa di sovranamene insensao.

    Ben magra consolazione, il giocare a rimpiatino con le parole,quando non uto il dicibile ci proprio. Laver dao un nome allecose ci aliena la possibili di disruggerle realmene o di farle nosre per sempre. La parola appariene alla soria, menre noi siamocomunicai sopratuto dalla soria delle nosre parole.

    La poesia, se non viene fata conro uti coloro che la osacolano, sirivela ben poca cosa. Essa deve poersi manifesare al di l delle

    scriture; andando olre, molo pi lonano nel rischio, e innanzi

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    Carmine Mangone

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    uto nel pi basso maerialismo dei corpi. Il maerialismo di cuiparlo, il percorso accidenao che ci conduce fino al puno ben preciso in cui la consapevolezza di non esserci che per la more si confonde con una gioia esrema. Queso maerialismo la condivisione,la Comune amorosa dove io non vengo pi parlao da unideologia.

    Tra una parola e lalra ci sono dei vuoi; vuoi che non hanno soria, ma che rappresenano la possibili uleriore che iene il miocorpo duomo. Il fare poesia muove da quesa possibili, da quesoscura possibili che mi va getando nel mondo.Le mie parole, ancora una vola, dicono un qualcosa che non uto.Il senso che cedo alle parole, menre u mi ascoli o leggi le mie cose,non rimane neanche pi il mio: esso, infati, si va sabilendo, conuna cifra semioica, nel mercao dei segni che socialmene indoto.Il senso definiorio e definio delle parole non raggiunge mai la definizione ulima. La parola una cosa che dovrebbe illusrarcialre cose. Tutavia, essendo una cosa deerminaa, ovvero loggetodi una paricolare produzione, la parola finisce per assumere, sullascena capialisica, un valore di scambio che rende quasi sempre viruale il conenuo semanico che essa pora o dovrebbe implicare.

    Il processo di semiosi, per cui ad ogni significane dao si fa corrispondere un significao e non alri, si pu considerare, a uti gli effeti, come la praica di un poere. Il voler dare un nome alle cose,cercando di vincolare uti gli alri al rispeto per le denominazionisauie, sempre sao ra i segni disinivi del pi fore. (Il linguaggio del gruppo sociale dominane rappresena il logos, la legge,il Verbo da cui non si dovrebbe prescindere. Tuto queso, naural

    mene, menre gli esclusi, i sotomessi, gli sfrutai resano senza parole o senza voce).La democrazia rappresenaiva, lulima variane nellorganizzazione sociopoliica della semiosi economica, ha solo reso pi banale e moderaamene diffuso il consumo delle parole. Il linguaggiodelluomo comune, ridoto ai minimi ermini da una semplificazione funzionale del suo corredo segnico, il linguaggio della mediocri democraicamene deliberaa. La poesia il nero che mi

    rende le selle di cero alrove.9

    Anche ieri ho dimenicao di morire

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    [ NOTA DEL MARZO 2010 ]

    Ho scrito i primi esi diAnche ieri ho dimenicao di morire nella primavera del 1991. Avevo venire anni. E le mie influenze dellepocaerano i surrealisi francesi, il punk, Georges Baaille e poco alro. A disanza di quasi venanni, devo ammetere che la crudezza e la speranza di enerezza insie in quei frammeni non sono mai venuemeno. Ancora oggi cerco infati la medesima grazia, scavo nella sessaminiera del desiderio, loto con immuaa proervia soto legida dellamore assoluo. Ecco il moivo per cui ho deciso di rimetere in circolazione le mie parole diallora, pur rischiandolimbarazzo me nerendo cono di una involonaria auosoricizzazione.

    Lebook della MaldororPress presena diverse va

    riani esuali rispeto alleversioni caracee pubblicae negli anni Novana,ma non ho rienuo opporuno appesanirne laletura con un apparao dinoe esplicaive. La riccavese grafica per la

    vera, grande novi dellatuale riedizione. Ringrazio quindi gli amici ele amiche che mi hannopermesso luilizzo delleloro opere visuali, alcunedelle quali sono sae pensae e realizzae apposia

    mene per loccasione.10

    Carmine Mangone

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    accuccii nellabisso

    il cervello soffocaolangoscia nudala merda dellanima

    sfregiare lalbacaturarsi

    morire con dio in culo

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    Anche ieri ho dimenicao di morire

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    insalivai la luna

    misi in ato la moredio ha sempre giocao

    con il fango

    nienepi solenne e paeico

    di un cazzo

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    Carmine Mangone

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    uto il sangue dei melograni

    per surare lanimail uo venre il sanuario

    dove le selle friggono

    e se il cielo chiudela mia rabbia pi rise della

    moliplicazione dei pani e dei pesci

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    Anche ieri ho dimenicao di morire

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    hai il sorriso indelebile

    della noteu che sei risagnodi lacrime

    fra le ue cosceuna sosanza di luce

    lo sesso segreodel solvene universale

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    Carmine Mangone

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    piove anche di note perdo

    un asino rossoun borghese rotobriciole di donna

    e scale che porano allidilliodei pisciaoi

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    Anche ieri ho dimenicao di morire

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    vedi

    anche ieri hodimenicao di morire

    giovani manifesani lanciavanomoloov

    per la gloria dellamorequalche corpo ratoppao dalle carezze

    qualche fica volane

    una bandiera nera

    realizzai che odiare mi avrebbefato veramene bene

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    Carmine Mangone

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    che il cielo rasudi selle o

    idioi sporchi di guerra naaledenro di me piovequi sono uti mori

    je parle aux cons

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    Anche ieri ho dimenicao di morire

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    cucciolo di donna

    piccola roianella filigrana di sangue diqueso calvario elemenare

    il mio cazzo la croce che lavori con la

    ua lingua di ebrea

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    Carmine Mangone

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    posso atendermi solano sollievo

    dal saperi denro la viamolo disani nel dolore

    ho anni che arrugginiscono

    e qualche difficolalla schiusura di ogni nuovo giorno

    mi fa perdere

    senza pi solesenza pi clamori

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    Anche ieri ho dimenicao di morire

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    siamo pi supidi degli angeli

    quando ridiamo del buiopiccola paricella di risezzabanderuola del mio cuore

    dico di apparenermi roppo pervoler lasciare un margine agli

    idioi che sanno

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    Carmine Mangone

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    queso dio gocciolane

    quesi indizi di unumani rappresac del ragicolasciaemi sare

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    Anche ieri ho dimenicao di morire

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    non orner

    a gravare su me sesso gi abbasanza fredda la via nel

    rebus della sera per convivere conquesa assolua mancanza del pensiero

    e giusificarmi vivonel presene

    seduo a

    racconarmi la srana apocalisse chefu

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    Carmine Mangone

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    ravasare il corpo in

    un buco danimaallagare il empomacchiarsi di luce

    mungersiinvenare lirrimediabile

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    Anche ieri ho dimenicao di morire

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    coio degli angeli

    il uo corpopaibolodal muschio nero della mia

    cativi

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    Carmine Mangone

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    il criso ebbe unerezione

    su quel dannao legnoe la soria spu crociae sucrociae

    crociae di papidi cani

    di piccoloborghesi al pascolo conla merda negli occhi

    cuore avariao dun diola volgari finisce in paradisoe noi

    pi soli che mairidiamo ai margini del empo

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    Anche ieri ho dimenicao di morire

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    cani

    pezzeni dellanimacrisi schiodairido di voi di me dei padroni

    merda ulrike merdail cano di una bomba

    lapocalissechi non odia

    viene fotuo fotuo fotuo

    seimila croci lungo la via appia

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    Carmine Mangone

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    il pozzo di sammhein

    grigio vile non luogo della coscienzadove una corda ben insaponaa irisfa lombra sua di violenzae di un amore agliao a fete

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    Anche ieri ho dimenicao di morire

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    scarabeo di sangue

    cordone ombelicale : serpe della viail nulla la polvere noturna dei

    sogni linrigo delle primavere ildisappuno

    che fu freddo alle gambe e bidoni dinosalgia

    liri ineri di nosalgia il mio

    silenzioche non il silenzio di un moron quello del cielo

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    Carmine Mangone

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    per superare il solsizio desae

    e la roppa luceecco un banale incidene del desiderio

    come quando (non sonon voglio sapere

    io meno)di quel dio

    degli alri il mio

    infischiarmene

    ma non degli occhi pieni di lacrime

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    accarezza la more

    piccola manoluna di ghisa dei cinegiornaliper lo scono

    nel metere a nudo la musae incularla

    lo scono del dieci per ceno sulla via

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    Carmine Mangone

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    nessuna prefazione

    vi aiuer a capireil mondo fato a

    riangoli a quadrai amori di fame

    il sole alola gene crepa allulima moda

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    il errorisa rimbaud fa la muffa

    la noia invadegli occhi mi fanno maleun alro luogoun alro graffio

    lo sesso il mio odio arranca

    deto per incisonon c poesia nella merda

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    Carmine Mangone

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    luna

    luna ossidaaverga del sole che raglia

    nel perimero di sudore deicorpi

    e al cenro del soleil pensiero

    non ha che zampe di mosca

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    una more coloraa didiozia

    azzurro vuoobanaleda ridernefino a scoppiare di errore

    anche il cervo ridelupupa macchiaa di bianco

    mia bocca sgualcia

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    Carmine Mangone

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    da mille anni

    la sessa mediocrigli sessi affari

    doveper lacqua

    dove scavarec una piccola note nei

    nosri cuori

    abbasanza noci per linverno

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    volersi nudi

    ciondolani damoreil buco del corpo

    la guerra dei corpigli schizzi orogonali alle cosce di donna

    luomo senzamore puzzapuzza pi di dio

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    Carmine Mangone

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    la ceci del fulmine

    la fossa comune delle parole degli alriin bilico

    sulle mie sesse gambedi cero annienao

    roto inzuppao damore

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    Anche ieri ho dimenicao di morire

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    la via la via dio mio

    e uti a cacare sullamorela luna si spegner

    e il poea sul respolonon sar che unombra

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    Carmine Mangone

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    il sesso beffardo

    o il suo culo caldo come un solemorire di via ulerioremorire dalro

    morire di un nulla dolce come un vinoaffogi nella note

    e con un rilievo di carne che si fa oracolo

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    Carmine Mangone

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    luniverso si sraccia

    quando piangila bocca ira una parola che offendeche rimesa il fondo di un uomo

    e i capelli le labbra la soriail cerchio la soria la cagna

    pianano latimo di un qualche senso

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    Anche ieri ho dimenicao di morire

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    amare significa scegliere

    essere colpii da una scelalamore si sotrae

    scrivo proclami che non hanno empouto nero e risibile note

    il pensiero cade come una slavinala semplici la semplici

    che non avee

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    Carmine Mangone

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    locchio del glande

    un culo di bambinala soria mua delle pari in ombrail culo

    il culo di sanaesenuao dal piacere di pensarmi

    e alle prese con locchioadesco la prima sella della sera

    la luce malaa

    ancora rido di un riso sano

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    Anche ieri ho dimenicao di morire

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    le piere gli scisi

    le rovine viruali del mondoin me crocenero sciso e moderno

    la forza la forza che non hoe lamore che scappa con

    la coda fra le gambeubo brecce piera su piera

    annego nella polvere la polvere

    scivolo sui pensierilo sciso nero la polvereanche oggi la loro

    e il cielo bianco dellesae

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    Carmine Mangone

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    ute le selle allovile

    quando piangoute le selle allovile

    quando mani nemiche saccano la luna

    alrimeni farei roghi fuoco inorno perscovare la via

    (e appeso alla mia esaho ancora un corpo che rumina sangue

    se mio se uo se di uti sar il rumoredel cielo impasao con la erra)

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    Anche ieri ho dimenicao di morire

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    il veno radisce gli uccelli neri

    lidea di un salonellacqua dei miei occhiaccano al muro di cina dellidioa

    accano allinfinio schifo del loro mondo di parolenel mio corpo fa freddo

    nel mio silenzio fa freddonellinfinio schifo fa freddo

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    Carmine Mangone

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    dal uo corpo

    innumerevoli evasioni di farfalle noturneuno spetro danidride

    linsignificanza gialla di alune luci

    senza di e la rivola squitiscee io penso

    mesiere di pochi saper morire per una donna

    lanima lafide che schiacciai

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    Anche ieri ho dimenicao di morire

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    uti gli angeli impiccai uno per uno

    note bulimicala eoria del sesso caldo

    manifesaa paura di un niene

    parole sparaeparole sporche e di provvida anarchia

    maldoror di nuovo in chiesa

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    Carmine Mangone

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    empo che si orni a sparare sugli

    orologi delle pubbliche piazzela paura che rovina sul giorno nonmappariene

    cibo per sellecanali di scolo della via

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    Anche ieri ho dimenicao di morire

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    un po di cosce

    e labisso germogliasiae impossibilifaevi lieviare il cuore

    lo sguardo cuce lorizzoneio i vedo bianca nera adombraa

    e miseriosamene non ho viso che mezzo universoslacciarsi

    e perdere selle

    dalla mia ferioia

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    Carmine Mangone

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    il giorno cade nel mondo

    la sporcizia del cieloil biancoil bianco degli occhi

    la sporcizia dei sognila meafora che ho in bocca diluisce le

    parole

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    Anche ieri ho dimenicao di morire

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    avr cacao anche lanima

    quesalrannoa nord del corpo

    avr messo su la mia faccia migliore

    disilleria di vecchie ideemarchingegno di parole

    a nord del corpoavr ancora un cervellopieno zeppo di spine

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    Carmine Mangone

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    se abbiamo ancora bisogno dei poei

    perch non siamo liberila more occa il fondo delle cose

    raggiunge la soreil capolinea della supidi

    io non sono docileho il pugno soto le diverse parole

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    Anche ieri ho dimenicao di morire

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    ALTRE PUBBLICAZIONI DI CARMINE MANGONE

    Laffrono, con Monica Andreis, s.l., s.d [Carrara, 1990]; AA.VV., Fuori dal cerchio magico. Sirner e lanarchia, a cura di C. Mangone, Cenrolibri, Caania, 1993; Anche ieri ho dimenicao di morire, TraccEdizioni, Piombino, 1993; Incasrao ra fuoco e lacrime, Ciy Lighs Ialia, Firenze, 1998; Benjamin Pre, Les Rouilles Encages/Les Couilles Enrages, a cura di C. Mangone, Ciy Lighs Ialia, Firenze, 1998; In piena via, con 5 foomonaggi di L. Tanzini, Ciy Lighs Ialia, Firenze, 2001; Benjamin Pre, Sparae sempre prima di srisciare, con accompagnameno allaletura di C. Mangone, Nauilus, Torino, 2001;

    Ab imis, con una foo dellauore di Enzo Eric Toccaceli, Edizioni PulcinoElefane, Osnago, 2002; Benjamin Pre, Io non mangio di quel pane, a cura di C. Mangone, Edizioni BiElle, Firenze, 2002;Joyce Mansour, Fioria come la lussuria, a cura di C. Mangone, Nauilus, Torino,2003; Maurice Blancho, La follia del giorno [con due poesie di Georges Baaille e RenChar], a cura di C. Mangone, Edizioni LObliquo, Brescia, 2005; Isidore Ducasse cone di Lauramon, Dieci unghie secche invece di cinque, acura di C. Mangone, Giuni, FirenzeMilano, 2005; Carmine Mangone e Valenina Mosca,Al cenro esato dello supore , PesaNerviPress, San Nicola la Srada (CE), 2007; AA.VV., La nuova carne poeica, vol. I, Della femmina inelligenza, a cura di C.Mangone, PesaNerviPress, San Nicola la Srada (CE), 2008; Carmine Mangone, L dove io mi sar infrano, in: La clessidra, n. 1, AnnoXV, maggio 2009, Edizioni Joker, Novi Ligure (AL); Carmine Mangone,Mai roppo ardi per le fragole, Edizioni LOrecchio di VanGogh, Falconara Maritima (AN), 2009; Carmine Mangone, Cerchi sullacqua, in: AA.VV.,Auroralia, a cura di G. Cen

    ciarelli, Edirice Zona, Civiella in Val di Chiana, (AR), 2009; Andr Breon, Paul luard, Ren Char, Rallenare lavori in corso, a cura di C.Mangone, Edizioni LObliquo, Brescia, 2009; Carmine Mangone, La vivo, come si vive un principio, in: AA.VV., Lunaica, ebook a cura di Paolo Melissi e Francesca Mazzucao, Lulu.com, 2010.

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    Finio di realizzare nel mese di marzo 2010dalla MALDOROR [email protected]

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    (e appeso alla mia esa

    ho ancora un corpo che rumina sangue

    se mio se uo se di uti sar il rumoredel cielo impasao con la erra)