Carmelo Alberti Il personaggio di...

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Scaffale della critica 2 VOLUME 1 Carlo Goldoni F. Il Settecento D alla recente monografia dedicata a Goldoni estraiamo le pagine in cui Carmelo Alberti offre una penetrante lettura della Locandiera. Il critico mostra come Goldoni trasformi il carattere fisso della servetta Corallina in quello della locan- diera Mirandolina, guadagnando autonomia di giudizio e di comportamento al punto da sembrare sfuggire di mano al suo autore, preludio di una completa autonomia del personaggio a cui il dram- maturgo dovrà rimettersi. Punti chiave: La locanda come metafora teatrale del mondo Il confronto fra «prototipi estremi dei due sessi» La complicità locandiera-spettatore L’autonomia del personaggio di Mirandolina Il trionfo di Corallina 1 si realizza compiendo un passo successivo lungo il tracciato già sperimentato, tramutandosi in Mirandolina e innalzandosi a maestra di vita, pur man- tenendo la caratteristica del proprio ruolo. La dimostrazione che la servetta, divenuta locandiera, offre sul palcoscenico del mondo supera persino le raffinatezze della finzio- ne teatrale, valorizzando una semplice commedia come «la più morale, la più utile, la più istruttiva». «Mirandolina fa altrui vedere come s’innamorano gli uomini», sembra l’enunciato di un esperimento che inizia per burla, ma le cui conseguenze rischiano di sconvolgere gli equilibri della moralità: Sembrerà ciò un paradosso a chi soltanto vorrà fermarsi a considerare il carattere della Locandiera, e dirà anzi non aver io dipinto altrove una donna più lusinghiera, più pe- ricolosa di questa. Ma chi rifletterà al carattere e agli avvenimenti del cavaliere, troverà un esempio vivissimo della presunzione avvilita, ed una scuola che insegna a fuggire i pericoli, per non soccombere alle cadute. Sono parole chiare con cui il commediografo assegna alla servetta il compito di soste- nere una lezione sull’innamoramento, una dimostrazione sul rispetto che si deve alla passione d’amore, a discapito di chi si dichiari un irriducibile spregiatore delle donne. Il Settecento è il secolo in cui la conoscenza si raggiunge anche attraverso l’indagine sui sentimenti e l’attenzione che si deve al versante femminile; è l’età nella quale in Euro- pa, in Francia, a Venezia dilagano i salotti culturali animati da donne-guida. Occorre aggiungere un ulteriore livello di lettura: Goldoni sembra volere utilizzare, più che in 5 10 15 20 Carmelo Alberti Il personaggio di Mirandolina Opera: Goldoni 1. Corallina: nome caratteristico del- la maschera della servetta. Ai tempi di Goldoni, una famosa Corallina era l’at- trice Maddalena Marliani Raffi, della compagnia di Girolamo Medebach. Gol- doni scrisse per lei alcune commedie. Nato nel 1947, Carmelo Alberti insegna discipline dello spettacolo all’università di Venezia. Oggetto dei suoi studi sono le forme della scena moderna e contemporanea, con particolare attenzione all’ambiente veneto (La scena veneziana nella età di Goldoni, 1990) e, soprattutto, a Car- lo Gozzi (Carlo Gozzi scrittore di teatro, 1996) e a Carlo Goldoni, sul quale ha pubblicato una completa monografia (Goldoni, 2004). L’AUTORE CARMELO ALBERTI G. Langella, P. Frare, P. Gresti, U. Motta letteratura it Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori Tutti i diritti riservati © Pearson Italia S.p.A.

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Scaffale della critica 2VOLUME

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Carlo GoldoniF. Il Settecento

Dalla recente monografia dedicata a Goldoni estraiamo le pagine in cui Carmelo Alberti

offre una penetrante lettura della Locandiera. Il critico mostra come Goldoni trasformi il carattere fisso della servetta Corallina in quello della locan-

diera Mirandolina, guadagnando autonomia di giudizio e di comportamento al punto da sembrare sfuggire di mano al suo autore, preludio di una completa autonomia del personaggio a cui il dram-maturgo dovrà rimettersi.

Punti chiave: La locanda come metafora teatrale del mondo Il confronto fra «prototipi estremi dei due sessi» La complicità locandiera-spettatore L’autonomia del personaggio di Mirandolina

Il trionfo di Corallina1 si realizza compiendo un passo successivo lungo il tracciato già sperimentato, tramutandosi in Mirandolina e innalzandosi a maestra di vita, pur man-tenendo la caratteristica del proprio ruolo. La dimostrazione che la servetta, divenuta locandiera, offre sul palcoscenico del mondo supera persino le raffinatezze della finzio-ne teatrale, valorizzando una semplice commedia come «la più morale, la più utile, la più istruttiva». «Mirandolina fa altrui vedere come s’innamorano gli uomini», sembra l’enunciato di un esperimento che inizia per burla, ma le cui conseguenze rischiano di sconvolgere gli equilibri della moralità:

Sembrerà ciò un paradosso a chi soltanto vorrà fermarsi a considerare il carattere della Locandiera, e dirà anzi non aver io dipinto altrove una donna più lusinghiera, più pe-ricolosa di questa. Ma chi rifletterà al carattere e agli avvenimenti del cavaliere, troverà un esempio vivissimo della presunzione avvilita, ed una scuola che insegna a fuggire i pericoli, per non soccombere alle cadute.

Sono parole chiare con cui il commediografo assegna alla servetta il compito di soste-nere una lezione sull’innamoramento, una dimostrazione sul rispetto che si deve alla passione d’amore, a discapito di chi si dichiari un irriducibile spregiatore delle donne. Il Settecento è il secolo in cui la conoscenza si raggiunge anche attraverso l’indagine sui sentimenti e l’attenzione che si deve al versante femminile; è l’età nella quale in Euro-pa, in Francia, a Venezia dilagano i salotti culturali animati da donne-guida. Occorre aggiungere un ulteriore livello di lettura: Goldoni sembra volere utilizzare, più che in

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Carmelo Alberti

Il personaggio di MirandolinaOpera: Goldoni

1. Corallina: nome caratteristico del-la maschera della servetta. Ai tempi di

Goldoni, una famosa Corallina era l’at-trice Maddalena Marliani Raffi, della

compagnia di Girolamo Medebach. Gol-doni scrisse per lei alcune commedie.

Nato nel 1947, Carmelo Alberti insegna discipline dello spettacolo all’università di Venezia. Oggetto dei suoi studi sono le forme della scena moderna e contemporanea, con particolare attenzione all’ambiente veneto (La scena

veneziana nella età di Goldoni, 1990) e, soprattutto, a Car-lo Gozzi (Carlo Gozzi scrittore di teatro, 1996) e a Carlo Goldoni, sul quale ha pubblicato una completa monografia (Goldoni, 2004).

L’AUTORE CARMELO ALBERTI

G. Langella, P. Frare, P. Gresti, U. Mottaletteratura it Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori Tutti i diritti riservati © Pearson Italia S.p.A.

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altre occasioni, il procedimento teatrale non solo per rappresentare una vicenda, ma per modificare nel corso della recita i meccanismi del teatro, facendo leva sull’esuberanza espressiva di un’interprete. La locanda-salotto, metafora del mondo, è un interno collo-cato in modo significativo a Firenze, connotato come un luogo fisico e linguistico ben riconoscibile; è una zona franca2 che agevola il contatto tra uomini abituati a vivere in movimento e in libertà; nello stesso tempo è un punto d’osservazione privilegiato per studiare il comportamento dei singoli soggetti.Nella locanda di Mirandolina staziona un nucleo composito3 di nobili frequentatori, in-tenti a competere sulla preziosità dell’amore per la locandiera, sulla qualità della nobiltà e sul valore del denaro; ma i loro dialoghi possono dirsi una disputa sul significato e sul-la funzione dell’aristocrazia e degli altri ceti sociali, quello dei piccoli imprenditori e dei servitori. È un confronto a tutto campo fra le tipologie dell’umanità, che si sviluppa in margine alla disavventura del nobile Cavaliere di Ripafratta, nemico delle donne: costui è un titolato che vive in modo dinamico, si diletta con la caccia, viaggia, amministra i suoi beni, non esibisce il suo grado, pur senza rinunciare all’autorevolezza. Dispiegando per intero la sua autonomia economica e personale, Mirandolina usa la seduzione per umiliare l’avversario; al di là del garbo e delle convenienze, nella locanda si combatte una battaglia d’inaudita energia. Si fronteggiano prototipi estremi dei due sessi, che sono caratterizzati dal disprezzo maschile verso le donne e dalla «barbara crudeltà» femmini-le. Quando la locandiera si introduce la prima volta nella camera del Cavaliere, recan-dogli la più fine biancheria in dotazione, percorre la strada della cortesia professionale, dell’attenzione che è dovuta ad un avventore; insiste sul tasto dell’interesse d’impresa, che significa trattare bene tutti gli ospiti della locanda, ma anche saper distinguere tra chi ha merito e chi non ne possiede. E il Cavaliere le presta attenzione, quanto basta per spostarsi sul terreno più avanzato della filosofia del giudizio e del comportamento.I personaggi evolvono mentre procede il confronto, mentre si scioglie la vicenda sotto lo sguardo dell’autore. E già alla fine del secondo atto l’operazione può dirsi conclusa; il terzo imbocca una strada differente, sospesa tra la zona del romanzesco e l’apertura a ulteriori soluzioni, mentre all’interno dell’albergo la commedia si conclude in modo convenzionale con l’unione fra i due attori che ricoprono il ruolo di servi, Corallina e Brighella4. Nel duplice percorso tra mondo e teatro neppure la macchina scenica è ri-sparmiata dalla turbinosa sfida della locandiera. Accade quando Ortensia e Dejanira, le due commedianti che simulano di essere nobildonne, entrano nello spazio d’azione di Mirandolina; non solo costei scopre immediatamente quella finzione che esse stentano a reggere, in quanto la loro recita ha luogo fuori dalla scena, ma le degrada persino al rango di pelarine, di raggiratrici. Una competizione, che interessa direttamente il ver-sante femminile, decreta il declassamento delle due amorose rispetto alla serva che ha preso in mano l’andamento della rappresentazione, fino a sovvertire la gerarchia della Compagnia e a guadagnarsi persino il coinvolgimento degli spettatori.Mirandolina sorprende financo il suo autore; sembra incutergli timore, perché sa gover-nare le azioni degli altri personaggi, piegandoli al suo disegno, alla stregua di un deus ex machina5, di un regista ante litteram6. Possiede una conoscenza attiva e alchemica7, cono-sce la tecnica della manipolazione del cibo, gioca con l’ambiguità delle piccole occupa-

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2. franca: libera da vincoli.3. composito: eterogeneo, vario.4. Brighella: celebre maschera della Commedia dell’arte, era il servo intri-gante e tuttofare. Con Goldoni Brighella diventa il tipo del servitore fedele e di-sinteressato. Nella Locandiera Brighel-la evolve in Fabrizio, servitore di Miran-dolina ma anche suo pretendente.

5. deus ex machina: locuzione latina che significa letteralmente “il dio dalla macchina”; nella tragedia classica indi-cava l’apparizione della divinità, calata dall’alto con un congegno meccanico, che interveniva a risolvere situazioni complicate o addirittura insolubili. Oggi viene usata per significare una soluzione inattesa e di comodo.

6. ante litteram: “avanti lettera” (in la-tino); l’espressione si usa per indicare un fenomeno la cui nascita e denomi-nazione avvengono più tardi: Mirando-lina è una regista ante litteram perché la parola “regista” (e lo stesso ruolo del regista) nasceranno solo nel XX secolo.7. alchemica: che riguarda l’alchimia, cioè la capacità di manipolare i metalli.

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Carlo Goldoni Carmelo AlbertiF. Il Settecento

zioni quotidiane; nei soliloqui, poi, fa sapere al pubblico quali siano le sue intenzioni e i suoi propositi. Dopo che il Cavaliere ha perduto il distacco e l’equilibrio, giungendo ad umiliarsi, con un guizzo di astuzia popolaresca la locandiera ripristina l’ordine socia-le e sceglie di sposare Fabrizio, come una definitiva affermazione della propria libertà. La doppiezza e la falsità di Mirandolina per lo spettatore non sussistono perché è stato informato apertamente, e passo dopo passo, sull’intenzione di fingere, di recitare per innamorare il Cavaliere.L’equilibrio testuale poggia sulla modificazione dei rapporti interni alla pièce, visto che prevale un asse di complicità locandiera-spettatore a discapito degli altri personaggi. Goldoni ha saputo creare una sintesi fra la descrizione della realtà e l’affermazione della verità, dalla quale tende a sfuggire l’intera umanità. I tratti di un’autentica serva-padrona della scena goldoniana evidenziano come il poeta, nel 1753, mentre sta per abbandona-re il gruppo di teatranti con cui ha sostenuto le ragioni di una teatralità attiva, s’avvii a disarticolare in maniera irreversibile – già con La serva amorosa – la struttura rigida della compagnia e la scala di corrispondenza gerarchica dei ruoli, per guardare all’autonomia del personaggio. Anche per questa ragione Mirandolina spiazza le intenzioni dramma-turgiche del suo autore; il laboratorio dei caratteri ha dato esiti imprevisti allo stesso Goldoni.

C. Alberti, Goldoni, Salerno Editrice, Roma 2004.

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