Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

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S CASTANEDA

Poco pri ma di morire, nel 1998, Carlos Castanedavo llc iiunirc in un unico libro, «da leggere enu-dirarc », i passi centrali delle sue opere prece­lkllll, unificati da un nuovo commento scritto perl'()l LI',i()lll'. TI risultato è una preziosa antologial'l'I:,() Ila le: iIl cui riecheggia la voce inconfondibiledvllfl :,1r.uua no Yaqui don Juan Matus, erede diIIILI 1Lldll,iolll' spirituale che risale agli antichi1'()1'1111lkl I\1l'ssico. Ci accorgeremo ben presto,11111,1\'1,1,1011 la stessa sorpresa che colse l'autoreIIH IIIn l'()rl .rv.t a compimento la sua opera, chek l I1.1Ill11I1l' Il llUOVOcommento assumono unavIl,1 111.1,!Il' IIIkll1l', rome se il libro fosse stato con­I lllJlfl, ',Il ()II fa, dagli stessi sciamani messicani,(()IIH' ',l' l'IIIIIJ;I'I,iolll' di Castaneda, durata tredici;111111,Il''I'()lId(,~,',(';1 un preciso disegno, come se alr uu u . '"(1)',1.1 v it a lc: a ogni frase di don JuanIII" 111.11.1d.tI '>lI()d'')('l'I)()lo, c all'insieme del suoIll''(T,II.IIII' 'III (I, f():",(, Ia st cssa «ruota del tempo».1.;1 "11)( ,1.1.Il I I\IIII'()" ~,un'immagine, o piuttostoIII!.1 I, .tI!.1 l fllIl n 1.1,dvi sistema cognitivo degli',l LIII1.11Il d,I i\11 ','>Il() Ill'r loro ì: possibile, in virtùdr un.i .11',(11'11I1.ll'mf()IIlLtv di una concentrazioneIIll l' ,11.11,11',1111t nr« III movimento quella ruotav ()',',l I \'.111Il 1l1l11)(I III 01;111di rczionc, al di là dellel ()('I( IIIIIIII dI 'I"l'ILI l h(' l i apparc la realtà fisica.1111',1111.1111l 1111lflllll'klo rovesciamento della"ISI()II( Ikllll()lld(): qucl rovesciamento che ognilibro dI (:;ISLIII(,da 11\'1'la l' contribuisce a renderepos~;l'' Ik.

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CARlOS CASTANEDAI LA RUOTA DEL TEMPO I

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In trod uzione

.,Qgesta serie di citazioni è tratta dai primi ottolibri che ho scritto sul mondo degli sciamanidell'antico Messico e derivano direttamente

dalle spiegazioni fornitemi dal mio maestro e mcntoredon Juan Marus, uno sciamano yaqui discendente da unastirpe le cui origini risalgono sino agli sciamani vissuti nel 7Messico antico.

Nella maniera più efficace che si poteva permettere,don Juan mi ha fornito l'accesso al suo mondo che era, na­turalmente, il mondo di quegli sciamani dei tempi passati.Egli ricopriva una posizione chiave: era a conoscenza del­l'esistenza di un altro dominio di realtà, una regione chenon era né illusoria né un prodotto della fantasia. Per lui ei suoi compagni - ce n'erano quindici - il mondo degliantichi sciamani era assolutamente reale e pragmatico.

Qgesta mia opera era in un primo tempo destinata a es­sere un semplice tentativo di raccogliere una serie di rap­presentazioni, motti e idee che pensavo sarebbe stato inte­rcssante leggere e meditare. Ma dopo aver iniziato il lavo­Il>, siverificò un imprevedibile mutamento di rotta: mi re­'.i conto che le citazioni di per sé possedevano una forza'.t raordinaria, e rivelavano una successione nascosta di('l nsieri che fino a quel momento mi era rimasta scono­'" Iuta.Tutte, infatti, puntavano nella stessa direzione in-

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dicata dalle spiegazioni che don J uan mi aveva fornito du­rante i miei tredici anni di apprendistato.

Meglio di ogni concettualizzazione, esse svelavanoun'in sospettata quanto decisa linea d'azione seguita dadon J uan nell'intento di favorire e facilitare ilmio ingressonel suo mondo. Mi convinsi quindi che, se aveva intrapre­so quella strada, doveva trattarsi della stessa su cui eglistesso era stato indirizzato dal suo maestro.

La linea d'azione di don Juan Matus era tesa ad attirarmiin quello che lui definiva un altro sistema cognitivo,dando aquesta espressione il significato che si dà abitualmente alprocesso di apprendimento: «I processi responsabili dellaconsapevolezza del vivere quotidiano, processi che com­prendono le facoltà mnemoniche, l'esperienza, la percezio­ne e l'uso puntuale di qualunque sintassi data». Don Juansosteneva che il sistema cognitivo deglisciamani dell'anticoMessico fossediverso da quello dell'uomo comune.

In base ai percorsi logici accessibili a uno studente diantropologia qual ero io, non potevo che respingere taleasserzione. Più e più volte gli feci notare che certe sue af­fermazioni erano assurde; nella migliore delle ipotesi perme si trattava di aberrazioni mentali.

Furono necessari tredici anni di strenuo impegno daparte di entrambi per decostruire la mia fede nel sistemacognitivo che rende comprensibile all'uomo il mondo incui vive.Mi ritrovai così in una condizione molto partico­lare: una condizione di semisfiducia nei confronti dei pro­cessicognitivi del quotidiano che fino a quel momento mierano parsi accettabili.

Dopo tredici anni di attacchi massicci, arrivai a com­prendere, quasi contro la mia volontà, che don Juan Ma­tus procedeva effettivamente da un punto di vista del tut­to diverso. Gli antichi sciamani, di conseguenza, doveva­no possedere un altro sistema cognitivo. Riconoscerlonon fu facile: mi sembrava di essere una specie di tradito­re, come se stessi dando voce alla più atroce delle eresie.

Qgando sentì di aver travolto le mie resistenze peggio­ri, don Juan sipreoccupò di instillare in me le sue convin­zioni quanto più profondamente poteva e senza riserve,portandomi a riconoscere che nel suo mondo i praticantidello sciamanesimo guardavano alla realtà da posizioniche i nostri strumenti concettuali non erano neppure ingrado di descrivere. Per esempio, percepivano l'energia co­me una forza che fluisce libera nell'universo, svincolata datutti i condizionamenti della socializzazione e della sin­tassi: un'energia pura e vibrante. Definivano questo attopercettivo il vedere.

Il primo obiettivo di don J uan fu quello di aiutarmi apercepire l'energia così come fluisce nell'universo. Nelmondo sciamanico tale percezione è il primo, indispensa­bile passo verso una visione più completa epiù libera di unsistema cognitivo differente. Nell'intento di suscitare inme una reazione visiva, don Juan utilizzò altri elementicognitivi nuovi. Uno dei più importanti di questi era la co­sidctta ricapitolazione, e consisteva in un riesame sistema­tico e capillare della propria esistenza, segmento dopo seg­mento, effettuato non in un'ottica critica bensì nell'inten­to di comprenderla e di modificarne il corso. Secondo don

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Juan, una volta che il praticante ha riesaminato la propriaesistenza con il distacco richiesto dalla ricapitolazione,per lui diventa impossibile tornare alla vita di prima.

Vedere l'energia cosi come fluisce nell'universo equiva­leva per don J uan alla capacità di vedere un essere umanocome un uovo luminoso o una sfera luminosa di energia, e didistinguere in questa sfera luminosa un insieme di caratte­ristiche comuni a tutti gli uomini, come un punto internodi luce più intensa. Per gli sciamani era in quel nucleo di lu­minosità, da loro chiamato punto di unione, che la perce-

IO zione si trasformava in unità. Arrivavano quindi ad am­pliare tale considerazione fino ad asserire che proprio inquel punto veniva a forgiarsi la nostra cognizione delmondo. Per quanto bizzarro potesse apparire, don JuanMatus aveva ragione, perché è proprio questo che accade.La percezione degli sciamani, di conseguenza, era sog­

getta a un processo diverso da quello che sta alla base dellapercezione dell'uomo comune. La percezione diretta del­l'energia, sostenevano, li conduceva a quelli che essi chia­mavano ifatti energetici. Con questa definizione indicava­no una visione ottenuta appunto vedendo direttamente l'e­nergia, e che portava a conclusioni definitive e irriducibili,cioè non inquinate da speculazioni e congetture né da ten­tativi di adattarle al nostro sistema interpretativo co­mune.Don Juan sosteneva che per gli sciamani della sua stirpe

era unfattoenergetico che il mondo intorno anoi sia defini­to dai processi cognitivi, e che tali processi non siano inal­terabili, né codificati una volta per tutte. In realtà sono le-

gati all'esercizio, all'uso e alla praticità. Q!!_estariflessioneportava a un altrofatto energetico:i processi della cognizio­ne comune sono il prodotto della nostra educazione, enient'altro.Don Juan Matus sapeva con assoluta certezza che

quanto mi diceva sul sistema cognitivo degli antichi scia­mani messicani era reale. Inoltre, lui era un nagua/~ossiaun leader naturale, un individuo capace di vedere ifattienergetici senza alcun detrimento per il suo benessere. Eraquindi in grado di guidare gli altri uomini lungo percorsidi pensiero e percezione impossibili a descriversi.Considerando ciò che don Juan mi insegnò tutto del

suo universo conoscitivo, arrivai alla conclusione, che erapoi uguale alla sua, che l'elemento più importante di quelmondo era il concetto di intento. Per gli sciamani dell'anti­co Messico l'intento era una forza che potevano visualizza­re quando vedevano l'energia cosi come fluisce nell'univer­so. Lo definivano una forza pervasiva che interveniva inogni aspetto del tempo e dello spazio. Era la spinta che staalla base di tutto; ma la cosa fondamentale per gli sciama­ni era che quell'intento~ un'astrazione pura, era intima­mente legato all'uomo. L'uomo è sempre in grado di ma­nipolarlo. Compresero che il solo modo per influenzaretale forza risiedeva in un comportamento impeccabile,un'impresa in cui solo gli stregoni maggiormente discipli­nati potevano riuscire.Un altro elemento meraviglioso di questo insolito si­

-tcma cognitivo era la comprensione che gli sciamani ave­vano dei concetti di tempo e di spazio, e l'uso che ne face-

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vano. Per loro, il tempo e lo spazio non erano quei feno­meni che rientrano nella nostra esistenza in quanto parteintegrante del nostro sistema cognitivo normale. Per l'uo­mo comune, la definizione canonica del tempo è «un con­tinuum non spaziale in cui gli eventi si verificano in unasuccessione apparentemente irreversibilc, che dal passatoattraversa il presente e prosegue nel futuro». QQanto allospazio è «l'estensione infinita del campo tridimensionalein cui esistono le stelle e le galassie: l'universo».Secondo gli antichi sciamani il tempo assomigliava più

che altro a un pensiero: un pensiero pensato da qualcosa diun'immensità inconcepibile. Essi ritenevano che l'uomo,in quanto parte di quel pensiero pensato da forze per luiinimmaginabili ne trattenesse una piccola percentuale chepoteva essere recuperata in particolari circostanze di disci­plina rigorosissima.

QQanto allo spazio, per gli sciamani era un dominioastratto di attività. Lo chiamavano infinito, e si riferivanoa esso come alla somma totale degli sforzi di tutte le crea­ture viventi. Lo spazio era per loro più accessibile, qualco­sa di quasi terreno, come se della sua formulazione astrat­ta avessero trattenuto una percentuale maggiore. Secon­do don Juan, gli antichi sciamani, diversamente da noi,non consideravano il tempo e lo spazio come due oscureastrazioni. Benché inesprirnibili, erano comunque parteintegrante dell'uomo.Gli sciamani possedevano un altro elemento cognitivo

chiamato la ruota del tempo e la spiegazione che ne offriva­no era che il tempo assomigliava a un tunnel infinitamen-

te largo e lungo, un tunnel con solchi riflettenti. Tutti isolchi erano infiniti, e altrettanto infinito era il loro nu­mero. La forza stessa della vita imponeva alle creature vi­venti di guardare in un unico solco, e questo significava re­starne intrappolati e vivere esclusivamente in esso.Lo scopo ultimo di un guerriero sta nel concentrare, at­

traverso l'impiego di una disciplina profonda, la sua atten­zione incrollabile sulla ruota del tempo, al fine di farla gira­re. I guerrieri che vi riescono possono guardare in qualsia­si solco e da esso ricavare qualunque cosa desiderino. La li­bertà dalla coercizione a contemplarne uno solo significache si è in grado di guardare in entrambe le direzioni: do­ve il tempo si ritira e dove avanza.

In quest'ottica, la ruota del tempo si traduce in un'in­fluenza soverchiante che abbraccia tutte le vite del guer­riero e le supera, come risulta dalle citazioni riportate inquesto libro. Esse sembrano tese da una molla dotata divita propria che, nell'ambito del sistema cognitivo deglisciarnani, è la ruota del tempo.È stato proprio sotto il suo impatto che questo libro si

l: gradatamente allontanato dallo scopo iniziale. Le cita­zioni sono diventate in sé e per sé il fattore dominante,imponendomi di aderire quanto più possibile allo spiritoche le informava, ossia uno spirito di frugalità e di since­rità estrema.A dispetto deimiei sforzi, non mi è stato possibile orga­

Ilizzare le citazioni in categorie che ne facilitassero la let­Iura. Non c'era modo di stabilire categorie di significatoarbitrarie che definissero una realtà così priva di limiti,

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cosi vasta qual è un mondo cognitivo nella sua globalità.La sola cosa da fare era lasciare che fossero le citazioni

stesse a fornire un quadro del pensiero degli sciamani del­l'antico Messico sulla vita, sulla morte, sull'universo e sul­l'energia. Esse mostrano come quegli antichi stregonicomprendessero non solo l'universo, ma anche i processidella vita e della coesistenza nel nostro mondo. Ma so­prattutto, ci indicano la possibilità di maneggiare contem­poraneamente due sistemi cognitivi senza recare alcundanno al proprio sé.

DA

A scuola dallo stregone

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IL POTERE risiede nel tipo di sapere che

possediamo. Che senso avrebbe conoscere cose

inutili? Esse non ci possono preparare

all'inevitabile incontro con l'ignoto.

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UN U O M O si avvia verso ilsapere come se

andasse in guerra: perfettamente vigile, con

timore, rispetto e assoluta sicurezza. Andare

verso il sapere o in guerra in qualunque altro

modo è un errore, e chi lo commette potrebbe

non vivere abbastanza a lungo per rimpiangerlo.

Qgando un uomo ha soddisfatto questi quattro

requisiti - essere perfettamente vigile, provare

timore, rispetto e un'assoluta sicurezza - non

dovrà rendere conto di nessun errore; quando è

in questa condizione, le sue azioni perdono la

fallibilità delle azioni di uno stupido. Se l'uomo

sbaglia, o subisce una sconfitta, avrà perso

soltanto una battaglia e non dovrà pentirsene

_.'.'bI(~.-"1r~,!f';'

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lt-~.f~~.s,c-'.

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IN Q_UESTO MONDO nulla ci viene regalato.

Tutto ciò che è da imparare va imparato con

fatica.

amaramente.

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SOFFERMARSI TROPPO sull'io causa una ~DO UN UOMO si dispone ad apprendere,

deve impegnarsi quanto più gli è possibile,

e i limiti del suo apprendimento sono determinati

dalla sua stessa natura. Non c'è quindi ragione

di parlare di sapere: la paura della conoscenza

è naturale; la proviamo tutti e non c'è nulla

che si possa fare per evitarla. Ma per quanto

spaventevole possa essere l'apprendimento, ben

più terribile è il pensiero di un uomo senza

sapere.

terribile stanchezza. Un uomo in questa

condizione è sordo e cieco a tutto il resto:

è la stanchezza stessa a fare sì che non veda più

le meraviglie che lo circondano. ti

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1.1.

&RABB IARSI CON gli altri significa dare

importanza alle loro azioni ed è imperativo

porre fine a questo modo di sentire.

Le azioni degli uomini non possono essere

così importanti da mettere in secondo piano

la sola scelta possibile: ilnostro inevitabile

incontro con l'infinito.

C I SONO MILIONI di strade. Un guerriero, di

conseguenza, deve sempre tenere presente che

una strada è soltanto una strada; se sente di non

doverla seguire, per nulla al mondo dovrà

indugiarvi. La decisione di proseguire su di essa

o di abbandonarla dev'essere presa

indipendentemente dalla paura o dall'ambizione.

Un guerriero deve considerare ogni strada con

attenzione e determinazione c c'è una domanda

che non può fare a meno di porsi: questa strada

ha un cuore?

Le strade sono tutte uguali:non portano da nessuna

parte. Ciononostante, una strada senza un cuore

non è mai gradevole. D'altro canto, una strada con

un cuore è facile... un guerriero non deve sforzarsi

per trovarla gradevole, essa rende ilviaggio felice e

finché un uomo la segue, è una cosa sola con essa.

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ESISTE UN MONDO di felicità dove non c'è

differenza tra le cose, perché non c'è nessuno

da interrogare in merito alla differenza. Ma non è

il mondo degli uomini. Alcuni uomini hanno

la vanità di credere di vivere in due mondi, ma

la loro è solo vanità. Per noi c'è un mondo soltanto.

Siamo uomini, e dobbiamo sentirei appagati

di vivere nel mondo degli uomini.

SONO Q_UATTROi nemici naturali dell'uomo: la

paura, la chiarezza, il potere e la vecchiaia. Paura,

chiarezza e potere possono essere vinti, ma non

la vecchiaia. Èpossibile ritardarne gli effetti,

ma non sconfiggerla.

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COMMENTO

Lessenza di tutto ciò che don J uan disse all'ini­zio del mio apprendistato è racchiusa nella na­tura astratta delle citazioni tratte dal mio pri-

mo libro~.Ascuola dallo stregone. In esso, ilnagual parlava alungo di alleati, di piante di potere, diMescalito, del fumi­no, del vento, degli spiriti dei fiumi e delle montagne, del­lo spirito del cbaparraldesertico, e così via. <l!!_andoin unsecondo tempo lo interrogai in merito all'enfasi che davaa quegli elementi, ammise senza vergogna che nella faseiniziale del mio apprendistato aveva fatto ricorso a tuttequelle tiri tere pseudoindiane per ilmio bene.

Ero sbigottito. Come poteva dire certe cose, quando eraevidente che non erano vere?Avevaparlato seriamente e,se c'era un uomo in grado di attestare la veridicità delle sueparole e dei suoi stati d'animo, quello ero io.

«Non farne un dramma», rise don Juan. «Mi ha diver­tito molto dilungarmi in tutte quelle sciocchezze, soprat­tutto perché sapevo di farlo per iltuo bene.»

«Per il mio bene, don Juan? Che razza di aberrazione èmai questa?»

«Per iltuo bene, certo. Ti ho ingannato trattenendo latua attenzione su elementi del tuo mondo che esercitava­no su di te un grande fascino, e tu hai abboccato in pieno.

«Tutto quello di cui avevo bisogno era la tua completaattenzione. Ma come avrei fareo, con uno spirito cosi in­disciplinato come iltuo? Tu stesso mi hai ripetuto più vol-

te che restavi con me perché trovavi affascinante quantoavevo da dire sul mondo. Ciò che non riuscivi a spiegareera che questo fascino si basava su un vago riconoscimen­to, da parte tua, degli clementi di cui io ti parlavo. Pensaviche tale vaghezza fosse sciamanesimo, e poiché anelavi aesso, sei rimasto.»

«Fai così con tutti, don Juan?»«Non con tutti, perché non tutti vengono da me, e so­

prattutto io non sono interessato a tutti. Provavo e provointeresse per te, e per te solo. Il mio maestro, il nagual Ju-lian, mi ingannò in modo analogo, facendo leva sulla mia 1.7sensualità e sulla mia avidità. Mi promise tutte le belledonne che lo circondavano e oro in abbondanza. Mi pro-mise una fortuna, e io abboccai. È da tempo immemora-bile che gli sciamani della mia stirpe vengono ingannati inquesta maniera. Noi non siamo maestri né guru. Non ciimporta un bel niente di insegnare il nostro sapere. Voglia-mo degli eredi per questo sapere, non persone che provanoper esso un vago interesse, spinte da motivazioni razio-nali.»

Don Juan era nel giusto quando diceva che ero cadutoin pieno nella sua trappola. Avevo fermamente creduto diaver trovato in lui una fonte ideale di informazioni di na­tura antropologica. A quell'epoca, sotto i suoi auspici e lasua influenza, redassi diari e collezionai antiche mappeche riportavano le varie ubicazioni delle cittadine yaquinel corso dei secoli, a cominciare dalle cronache compila­te dai gesuiti verso la fine del Settecento. Presi nota diquelle ubicazioni, individuai anche i cambiamenti mini-

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mi, chiedendomi perché quelle città fossero state spostatepiù volte, e i motivi delle lievi differenze nelle loro ridi­sposizioni successive. Ero preda di speculazioni fittizie edi dubbi di ogni sorta, e dalla lettura di testi e cronache ri­cavai migliaia di pagine di appunti. Ero, insomma, il per­fetto studioso di antropologia. Don Juan stimolava la miaimmaginazione in mille modi diversi.«Non ci sono volontari sul sentiero del guerriero», mi

disse un giorno, come se fosse una sorta di spiegazione.«Un uomo deve essere costretto a intraprenderlo controla sua stessa volontà.»«Che cosa devo fare della mole di appunti che mi hai

spinto a prendere con I'inganno?» gli chiesi all'epoca.La sua risposta mi sorprese.«Ricavane un libro! Sono comunque sicuro che se co­

mincerai a scriverlo, non ricorrerai mai a quegli appunti.Non hanno alcuna utilità, ma chi sono io per dirtelo? De­vi scoprirlo da solo. Manon impegnarti a scrivere un librocon velleità letterarie. Affrontalo piuttosto come guerrie-. .ro, come guernero-sciamano.»«Che cosa intendi dire, don Juan?»«Nonio so. Scoprilo tu.»Aveva assolutamente ragione. Non ho mai utilizzato

quegli appunti. Invece, mi trovai a scrivere, senza averneavuto intenzione, delle inimmaginabili possibilità dell'esi­stenza di un altro sistema cognitivo.

DA

Una realtà separata

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UN GUERRIERO SA di essere solo un uomo.

Il suo unico rimpianto è che la brevità della vita

non gli consente di afferrare tutto quello

che vorrebbe, ma per lui questo è solo

un inconveniente, non un problema. 31

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- - . -SENTIRSI IMPORTANTI rende pesanti, l{;T I come campi di energia, gli esseri umani

appaiono sotto forma di fibre luminose,

filamenti sottilissimi simili a ragnatele bianche,

che li avvolgono dalla testa ai piedi.

Di conseguenza, agli occhi di coloro che vedono,

un uomo appare come un uovo di fibre fluttuanti,

e le braccia e le gambe sono raggi di luce

che si dipartono in tutte le direzioni.

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goffi e vani. Per essere un guerriero

un uomo deve essere leggero e fluido.

31.

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COLUI CHE VEDE, oede che ogni uomo è in

contatto con il resto del mondo, non attraverso

le mani ma tramite un fascio di fibre che si

estendono in tutte le direzioni partendo

dal centro dell'addome. Sono queste fibre

a collegarlo all'ambiente circostante; esse

mantengono il suo equilibrio, gli danno stabilità.

~NDO UN GUERRIERO impara a vedere,

cede che ogni uomo è un uovo luminoso, re

o mendicante che sia, e non c'è modo di cambiare

alcunché; o meglio, che cosa si potrebbe

cambiare in quell'uovo luminoso? Che cosa?

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UN GUERRIERO NON si cura delle proprie

paure. Pensa invece alprodigio di vedere il flusso

di energia! Il resto non conta.

SOLO UN PAZZO accetterebbe il compito

di diventare un uomo di sapere. Un uomo dalla

mente lucida deve essere attirato a farlo con

l'inganno. Ci sono eserciti di individui che

si dedicherebbero volentieri a tale missione,

ma essi non contano. Di solito sono pazzi, teste

vuote che esteriormente sembrano a posto, ma

che si tradiscono appena sono messi sotto

pressione, appena sono riempiti d'acqua.

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~DO UN UOMO non si preoccupa di

vedere, ogni volta che guarda il mondo tutto

gli sembra più o meno sempre uguale. Qgando

impara a vedere, invece, tutto è uguale e al tempo

stesso non lo è. Agli occhi di colui che vede,

un uomo appare come un uovo. Ogni volta che

vede, quell'uomo vede un uovo luminoso che

però non è mai lo stesso uovo.

esistevano già prima di noi.

GLI SCIAMANI dell'antico Messico

chiamavano alleati le forze inesplicabili che

agivano su di loro. Qgesto, perché pensavano

di poterle usare a loro piacimento, convinzione

che si rivelò quasi fatale, dato che ciò che

definivano alleati sono esseri incorporei presenti

nell'universo. Gli sciamani contemporanei

li chiamano esseri inorganici.

Chiedere quale sia la funzione degli alleati

equivale a chiedere quale sia quella di noi uomini

nel mondo. Ci siamo, e questo è quanto.

Gli alleati ci sono esattamente come noi; e forse

39

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Qgesta è la via del guerriero.

Il

guerriero. Un guerriero può preoccuparsi e

riflettere prima di prendere una decisione, ma

una volta che l'ha presa, va per la sua strada,

libero da timori e preoccupazioni; sono mille

le decisioni che ancora lo attendono.

il nostro spirito.

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LA MANIERA PIÙ efficace di vivere è vivere da UN GUERRIERO PENSA alla propria morte

quando le cose si fanno nebulose.

L'idea della morte è la sola in grado di temprare

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LA MORTE È ovunque. Può essere come i fari

di un'auto che appaiono su un'altura distante,

che restano visibili per qualche tempo

e quindi scompaiono nell'oscurità, ma solo

per ricomparire su un'altura diversa e poi

sparire di nuovo.

Qgei fari sono le luci sulla testa della morte.

La morte li indossa come fossero un cappello

e poi parte al galoppo, guadagnando terreno su di

noi, facendosi sempre più vicina. A volte spegne

le luci, ma non si ferma mai.

UN GUERRIERO DEVE sapere prima di tutto

che le sue azioni sono inutili e nonostante ciò

deve procedere come se lo ignorasse. Qgesta è

lafollia controllata dello sciamano.

Page 22: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

GLI O CCH I D I un uomo possono svolgere due

funzioni: la prima è vedere l'energia così come

fluisce nell'universo e la seconda è «guardare le

cose di questo mondo». Lunanon è migliore

dell'altra, ma addestrare i propri occhi solamente

a guardare è una rinuncia inutile e disonorevole.

UNGUERRIERO VIVE agendo, non pensando

di agire, e neppure pensando a quello che penserà

quando avrà finito di agire.

45"

Page 23: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

+7

UN GUERRIERO sceglie una strada, qualunque

strada, con ilcuore, e la segue; e poi si rallegra e

ride. Sa, perché vede che la sua vita finirà anche

troppo presto. Vede che non c'è nulla che sia più

importante di tutto ilresto.

UN GUERRIERO NON ha onore né dignità, non

ha famiglia né nome né patria, ma solo vita da

vivere, e per questo il suo solo legame con gli altri

uomini è la sua follia controllata.

Page 24: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

POICHÉ NULLA È più importante di tutto

il resto, un guerriero decide le proprie azioni,

e le compie come seper lui avessero importanza.

La follia controllata lo spinge a dire che ciò che

fa importa, e ad agire come se così fosse, pur

sapendo che così non è. Per questo, dopo aver

agito, si ritira in pace, e che le sue azioni

siano buone o cattive, più o meno efficaci,

non è cosa che lo riguardi.

UN GUERRIERO PUÒ scegliere di restare

completamente impassibile e non agire mai,

e di comportarsi come se tale impassibilità sia

davvero importante per lui; anche in questo

sarebbe del tutto fedele a se stesso, perché

anche questa sarebbe la sua follia controllata.

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No N C'È alcun vuoto nella vita di un

di farsi piacere gli altri o di piacere a sua volta.

A un guerriero piace qualunque cosa, qualunque

cosa o persona che decida di farsi piacere,

e questo è tutto.

UN UOMO COM UNEè troppo preoccupato

guerriero. Tutto è pieno fino all'orlo. Tutto è

pieno fino all'orlo, c tutto è uguale.

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UN GUERRIEROsi assume la responsabilità

delle proprie azioni, anche delle più banali.

Un uomo comune mette in pratica i propri pensieri

e non si assume mai la responsabilità di ciò che fa.

L'UOMo COMUNEvince o perde c, a seconda

dei casi, si fa persecutore o vittima. Qgeste due

condizioni hanno ragione di esistere finché un

uomo non 'Vede.Il'Vedere disperde ogni illusione

di vittoria, sconfitta o sofferenza.yl.

Page 27: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

UN GUERRIERO SA che sta aspettando e che

cosa sta aspettando, e pur aspettando non vuole

nulla, così che ogni piccola cosa che ottiene è più

di quanto gli serva. Se ha bisogno di mangiare,

trova il modo di farlo, perché non ha fame; se

qualcosa ferisce il suo corpo, trova il modo di

arrestare quel qualcosa, perché non soffre.

Un uomo che ha fame o prova dolore non è

un guerriero, e le forze della sua fame e del suo

dolore lo distruggeranno.

NEGARE SE STESSI è un atto d'indulgenza.

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L'indulgenza del negarsi è di gran lunga la

peggiore; ci induce a credere di compiere

grandi cose, quando di fatto siamo

semplicemente fermi nel nostro ego.

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Page 28: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

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LA VOLO NT À non è un pensiero né un oggetto

o un desiderio. La volontà è ciò che permette a un

uomo di riuscire quando la sua mente gli dice che

è sconfitto. Agisce a dispetto dell'indulgenza del

guerriero e lo rende invulnerabile, ed è grazie a

essa che lo sciamano attraversa un muro, o lo

spazio, per giungere all'infinito.

l·l,l'

~NDO UN UOMO intraprende la strada del

guerriero diventa gradatamente consapevole

di essersi lasciato per sempre alle spalle la vita

ordinaria. Ciò significa che la realtà ordinaria

non può più proteggerlo e che per sopravvivere

dovrà adottare un nuovo modo di vita.

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Page 29: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

OGNI FRAMMENTO di sapere che diventa

potere ha nella morte la sua forza primaria.

La morte apporta il tocco supremo, e tutto ciò

che è toccato da essa si trasforma in potere.

r8

di abbandonarsi. Sa che la morte lo aspetta

e che non gli darà il tempo di aggrapparsi

ad alcunché; per questo sperimenta, senza

desiderarla, ogni cosa.

5"9

SOLO L'IDEA DELLAmorte dà a un guerriero

ildistacco necessario a consentirgli

Page 30: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

SIAMO UOMINI, e il nostro destino è quello

di imparare c venire scaraventati in nuovi,

«LA M OR TE È un turbine; la morte è una

nuvola lucente all'orizzonte; la morte sono io

che ti parlo; la morte sei tu ed è il tuo taccuino; la

morte è nulla. Nulla! C'è, eppure non c'è affatto.»

inimmaginabili mondi. Un guerriero che vede

l'energia sa che non c'è limite alle nuove realtà

60 da vedere.

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Page 31: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

alla lotta, e ogni lotta è la sua ultima battaglia

sulla terra. Ecco perché i risultati sono di scarsa

importanza per lui. Nella sua ultima battaglia

sulla terra, un guerriero lascia che ilsuo spirito

fluisca libero e chiaro. E mentre combatte,

consapevole dell'impeccabilità della sua vokntà,

un guerriero ride e ride.

Lo SPIRITO DEL guerriero non tende

all'indulgenza o alla lamentela, non tende

alla vittoria né alla sconfitta. Tende unicamente

PARLIAMO INCESSANTEMENTE anoi stessi

dovrebbe essere. Con questo nostro dialogo lo

rinnoviamo, gli infondiamo vita, lo puntelliamo.

Non solo; è mentre parliamo a noi stessi che

scegliamo le nostre strade. Ripetiamo quindi

le stesse scelte fino al giorno della morte,

perché fino a quel giorno continuiamo a ripeterei

le stesse cose. Un guerriero è consapevole

di questo atteggiamento e si sforza difermare

ilsuo dialogo interiore.

del nostro mondo ed è proprio grazie a questo

nostro dialogo interiore che lo preserviamo, e

ogni qualvolta smettiamo di parlarci di noi e del

nostro mondo, ilmondo rimane sempre come

,l'I

Page 32: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

IL MONDO è tutto ciò che qui è racchiuso: vita,

morte, persone e tutto quello che ci circonda.

Il mondo è incomprensibile. Non lo capiremo

IN NESSUNA CIRCOSTANZA ciò che gli esseri

mai e non penetreremo mai i suoi segreti.

Dobbiamo di conseguenza prenderlo per quello

che è: un mistero insondabile.

umani fanno può essere più importante del

mondo. Un guerriero, quindi, considera

il mondo un mistero infinito e le azioni degli

uomini un'infinita follia.

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Page 33: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

COMMENTO

66

8> Nelle citazioni tratte da Una realtà separata, co­mincia a rivelarsi con straordinaria chiarezza l'at­teggiamento che gli sciamani adottavano in ogni

loro impresa intenzionale. Lo stesso don Juan sottolineòche, per i praticanti moderni, l'aspetto più interessante delloro mondo era la consapevolezza nitida che avevano rag­giunto in merito alla forza universale che essi definivano in­tento. Secondo gli antichi sciamani, il legame tra ognuno diquegli uomini e tale forza era così netto e preciso da con­sentire loro d'influenzare le cose a proprio piacimento.Don Juan disseche l'intento di queglisciarnani, così intensa­mente sviluppato, era l'unico aiuto su cui potevano contareipraticanti delnostro tempo. Usando una terminologia piùconcreta, affermò che, se fossero stati onesti con se stessi,gli sciamani contemporanei avrebbero pagato qualunqueprezzo pur di vivere sotto l'ombrello di un intento simile.

Secondo don Juan, chiunque manifestasse anche il mi­nimo interesse per il mondo degli antichi sciamani, veni­va immediatamente attirato nel cerchio del loro intento af­filatissimo. Esso, sosteneva, era una realtà incommensu­rabile che nessuno di noi potrebbe mai contrastare. Inol­tre, aggiungeva,non c'era alcuna necessità di combatterlo,dato che era l'unica cosa che contasse. Era l'essenza delmondo di quegli antichi sciarnani, il mondo a cui i prati­canti moderni ambivano sopra ogni altra cosa.

Non sono stato io adeterminare secondo un disegnopre-

ciso la struttura delle citazioni tratte da Una realtà separata:è emersa in modo del tutto autonomo rispetto aimiei pro­positi e ai miei desideri; potrei dire addirittura che contra­stava con ciò che avevoin mente. Improvvisamente, la mi­steriosa molla della ruota del tempo nascosta nell'ordito dellibro si era tesa, e fu quella tensione a dirigere i miei sforzi.

Per quanto mi riguarda, all'epoca in cui scrivevo Unarealtà separata, avrei potuto in tutta sincerità affermare diessere felicemente impegnato in una ricerca antropologi­ca sul campo, e lontanissimo dal mondo degli antichi scia-mani. Don Juan la pensava diversamente. Da guerriero 67esperto qual era, sapeva che non sarei mai riuscito a distri-carmi dalla forza di attrazione dell'intento che quegli scia-mani avevano creato. Stavo annegando in esso, benchénon lo desiderassi e neppure ci credessi.

Qgesta situazione mi causò un'ansia subliminale, chenon ero in grado di definire a chiare lettere, e neppure diesserne consapevole. Permeava il mio agire senza che mifosse possibile soffermarmi su essa in maniera conscia, ocercarne una spiegazione. Aposteriori posso solo dire cheavevo una paura mortale, benché non riuscissi a determi­nare da cosa fossi terrorizzato.

Tentai più volte di analizzare questa sensazione, ma lafatica e la noia mi sopraffacevano quasi all'istante. Mi ve­niva istintivo giudicare del tutto superflua quell'indagine ecosì finivo per rinunciare. Mi rivolsi allora a don Juan,perché volevo un suo consiglio, un suo input.

«Hai paura~tutto qui», fu la sua risposta. «Non c'è altro.Non metterti allaricerca di ragioni misteriose per questa tua

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Page 34: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

68

paura. La ragione è proprio davanti a te, assolutamente allatua portata: è l'intento deglisciamani dell'antico Messico.Seialleprese con il loro mondo, e di tanto in tanto esso ti sipa­lesa.Ovviamente, non è una visioneche tu possasopportare,ma questovale anche per me, eper chiunque altro.»

«Stai parlando per enigmi, don juan!»«È certamente così, in questo momento. Ma un giorno

tutto ti sarà chiaro. Attualmente sarebbe da idioti cercaredi parlarne o di spiegare. Nulla di quanto sto tentando diillustrarti avrebbe senso. Ora come ora, qualunque bana­lità ti sembrerebbe mille volte più sensata..

Era davvero così: le mie paure nascevano da banalità as­solute di cui mi vergognai allora come me ne vergognoadesso. Temevo una possessione demoniaca, un timore,questo, che era sorto in me molto precocemente. Tuttociò che era inesplicabile era necessariamente malvagio, e ilsuo solo scopo era la mia distruzione.

Via via che la spiegazione di don Juan assumeva mag­giore significato, cresceva in me la sensazione di dovermiproteggere: non era uno stato che potessi tradurre in paro­le, ma riguardava soprattutto il bisogno di proteggere il sé,la veridicità e l'innegabile valore delmondo in cui viviamonoi uomini. Per me, quello era il solo mondo riconoscibi­le e se qualcosa lo minacciava, la mia reazione era imme­diata, una paura la cui natura mi sarà sempre impossibilespiegare; per comprenderne l'immensità, infatti, bisogna­va provarla. Non era il timore della morte, eneppure dellasofferenza, ed era così profonda che anche uno sciamanopraticante avrebbe difficoltà a tramutarla in un concetto.

«Sei arrivato, attraverso un circolo vizioso, proprio difronte alguerriero», mi disse don Juan.

In quell'occasione si dilungò interminabilmente sulconcetto di guerriero. Ovviamente, specificò, non era pos­sibile ridurlo a un semplice concetto: quello del guerrieroera un modo di vita, l'unico deterrente alla paura, e il solocanale che un praticante potesse usare per consentire alflusso della sua attività di scorrere liberamente. Senza ilconcetto di guerriero era impossibile superare gli ostacolipresenti sulla strada del sapere.

Don Juan definì ilguerriero come il combattente per ec­cellenza. Era, disse. un atteggiamento facilitato dall'inten­to degli antichi sciamani, che ogni uomo poteva fare suo.

«I.Jintento degli sciamani era talmente affilato, talmentepotente. da rinsaldare la struttura delguerriero. e questo an­che senza alcuna consapevolezzadaparte delpraticante.»

In sostanza, per gli sciamani dell'antico Messico ilguerriero era un'unità da combattimento così perfetta­mente sintonizzata con la lotta che si svolgeva intorno alui, e così straordinariamente vigile che, nella sua formapiù alta, non avevabisogno di alcunché di superfluo per so­pravvivere. Non c'era alcuna necessità di fargli doni, né disostenerlo con parole o azioni, e neppure di offrirgliconforto o incentivi. Tutte queste cose erano già presentinella struttura del guerriero stesso. Poiché tale strutturaera determinata dall'intento degli antichi sciamani, essi sierano assicurati che comprendesse tutto quello che potevaessere previsto. Il risultato era un combattente che agivain solitudine, e che, dalle proprie tacite convinzioni, trae- i

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Page 35: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

70

va la spinta necessaria a procedere, senza lamentarsi e sen­za alcuna necessità di elogi.Personalmente, trovavo ilconcetto di guerriero a un tem­

po affascinante e spaventevole. Se lo avessi fatto mio, pensa­vo, mi avrebbe ridotto in schiavitù, senza lasciarmi il temponé la capacità di protestare, reagire o lamentarmi. Qg_elladilamentanni era un'abitudine che mi portavo dietro da sem­pre, e per nulla al mondo avrei voluto rinunciarvi. Credevoche la propensione alla lamentela fosse propria dell'uomosensibile, coraggioso evirtuoso, il quale non teme di afferma­re ciò che glipiace e ciò che non gli piace. Trasformare questoatteggiamento in un organismo combattente, avrebbe signi­ficato rischiare più di quanto potessi permettermi di perdere.Erano questi i miei pensieri più segreti. E tuttavia ambi­

vo alla pace, alla determinazione, all'efficienza proprie delguerriero. Uno degli strumenti principali adottati dagli an­tichi sciamani del Messico nella definizione di questo con­cetto era l'idea di prendere la morte come compagna e ren­derla testimone delle nostre azioni. Don Juan disse che,con l'accettazione di tale premessa, viene gettato un pontesull'abisso che divide il nostro mondo quotidiano da qual­cosa che ci sta davanti manon hanome; qualcosa che si per­de nella nebbia e sembra quasi non esistere. Qgalcosa di tal­mente oscuro che non è possibile usarlo come punto di ri­ferimento, e tuttavia è innegabilmente presente.Don J uan sosteneva che l'unico essere capace di attra­

versare quel ponte era il guerriero; silenzioso nella sua bat­taglia, irraggiungibile perché non ha nulla da perdere, effi­ciente perché ha tutto da guadagnare.

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Viaggio a Ixtlan

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Page 36: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

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GLI UOMINI non capiscono quasi mai I

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che è possibile tagliare fuori qualsiasi cosa

dalla propria vita, in qualunque momento,

con un battito di ciglia.

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Page 37: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

74

NON CI SI dovrebbe preoccupare di scattare

fotografie o effettuare registrazioni. QQeste sono

cose superflue di esistenze immobili.

Ci si dovrebbe invece preoccupare dello spirito,

che è in perenne regresso.

UNGUERRIERO non ha bisogno di una storia

personale. Un giorno scopre che non gli è più

necessaria, e la abbandona.

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Page 38: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

cosa fai, e non c'è potere sulla terra che possa

~DO NULLA È certo, noi ci manteniamo

vigili, attenti. È più eccitante ignorare dietro

quale cespuglio si nasconde il coniglio, che

comportarsi come se sapessimo ogni cosa.

«PRENDERÒ COME esempio tuo padre per

illustrare il mio punto di vista sulla storia

personale. Tuo padre sa tutto di te: sa chi sei e che

fargli cambiare idea sul tuo conto. 77

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Naturalmente, questa intima conoscenza di te è

propria anche di tutti i tuoi amici. Tutti quelli

che ti conoscono hanno un'idea di te, un'idea che

tu continui ad alimentare con le tue azioni. La

storia personale dev'essere rinnovata

incessantemente, riferendo a genitori, amici e

parenti tutto quello che si fa. Ma per il guerriero,

che non ha una storia personale, non ènecessaria

alcuna spiegazione; nessuno rimane ferito o

deluso dalle sue azioni. E soprattutto, nessuno lo

appesantisce con i suoi pensieri e le sue

aspettative.»

Page 39: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

FINCHÉ SI CONSIDE.RA la cosa più importante

del mondo, un uomo è incapace di apprezzare nel

giusto modo la realtà che lo circonda: è come un

cavallo con i paraocchi; tutto ciò che vede è se

stesso, separato dal resto.

LA MoRTE. È la nostra costante compagna. Sta

sempre alla nostra sinistra, non più lontana della

lunghezza di un braccio, ed è l'unico consigliere

saggio del guerriero. Ogni qualvolta sente

che tutto va male, e che sta per essere annientato,

ilguerriero può rivolgersi alla morte e chiederle

se è davvero così. La morte gli risponderà

che si sbaglia, e che al di fuori del suo tocco

nulla ha importanza. Gli dirà: «Non ti ho ancora

79

i'il,

toccato».

Page 40: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

80

~DO UN GUERRIERO decide di fare

qualcosa, deve andare fino in fondo, e assumersi

la responsabilità delle proprie azioni.

Poco importa quello che fa; ma deve sapere perché

lo fa e quindi procedere senza dubbi né rimorsi.

IN UN MONDO dove la morte è il cacciatore,

non c'è tempo per dubbi e rimpianti: c'è solo il

tempo per le decisioni. Poco importa quali siano.

Nulla sarà mai più o meno grave di qualunque

altra cosa. In un mondo dove la morte 81

è il cacciatore, non ci sono decisioni

grandi o piccole. Ci sono solo le decisioni

che un guerriero prende a fronte

dell'in evitabilità della propria morte.

Page 41: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

UN GUERRIERO deve imparare a essere PER UN GUERRIERO, essere inaccessibile

81.

disponibile o indisponibile nell'attimo stesso

in cui la via prende un altro corso. È inutile

mostrarsi riluttanti ma disponibili in ogni

circostanza, come è inutile nascondersi quando

tutti sanno che ci si sta nascondendo.

significa relazionarsi con parsimonia con il

mondo circostante. Soprattutto, un guerriero

evita di esaurire se stesso e gli altri, non usa

né spreme le persone fino a ridurle a niente,

in particolare le persone che ama.

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Page 42: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

NELLA SUA DISPERAZIONE un uomo

angosciato si aggrappa a qualsiasi cosa, e così

facendo si condanna a logorare se stesso oppure

le cose o le persone a cui si aggrappa.

Un guerriero-cacciatore, invece, sa che riuscirà

ad attirare la preda nella sua trappola molte altre

volte ancora, e non dispera. Disperarsi significa

essere accessibili, inconsapevolmente accessibili.

UN GUERRIERO-CACCIATORE ha contatti

stretti con il suo mondo, ma al tempo stesso

a quel mondo è inaccessibile. Lo sfiora appena,

si trattiene il tempo necessario e quindi

si allontana senza quasi lasciare il segno. 8r

Page 43: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

ESSERE UN GUERRIERO-CACCIATORE non IL MONDO È BIZZARRO per l'uomo comune

86

significa solo allestire trappole.

Un guerriero-cacciatore non cattura la preda

grazie alle trappole e neppure perché ne conosce

le abitudini, ma perché lui stesso non ha abitudini.

Èquesto il suo vantaggio. Non è come gli

animali a cui tende agguati, fossilizzati

in routine e capricci prevedibili; è libero,

fluido, imprevedibile.

perché, se non ne è annoiato, è in contrasto con

esso. Per un guerriero, il mondo è bizzarro

perché stupendo, misterioso, insondabile.

Un guerriero deve prendersi la responsabilità

del suo "essere qui", in questo mondo

meraviglioso, in questo tempo meraviglioso.

Page 44: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

88

UN GUERRIERO deve imparare a far si che

ogni sua azione abbia un peso, perché resterà in

questo mondo solo per breve tempo, un tempo

in realtà troppo breve per poterne conoscere

tutte le meraviglie.

LE AZIONI HANNO potere, soprattutto

quando il guerriero che le compie sa che esse

sono la sua ultima battaglia. C'è una strana,

avvolgente felicità nell'agire nella piena

consapevolezza che quanto sta facendo

potrebbe essere la sua ultima azione sulla terra.::1:11

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Page 45: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

UN GUERRIERO deve focalizzare l'attenzione «LA NOSTRAMORTE è in attesa, e proprio

razione che stiamo compiendo potrebbe essere

la nostra ultima battaglia sulla terra. La chiamo

battaglia perché è una lotta. Qgasi tutti gli'l'!I

sul legame che esiste fra sé e la propria morte.

Senza rimorso, tristezza, né preoccupazione,

deve concentrarsi sulla mancanza di tempo e

agire di conseguenza. Deve fare sl che ogni sua

azione sia la sua ultima battaglia sulla terra. Solo

così quelle azioni avranno ilpotere che compete

loro. In caso contrario saranno, per l'intera

durata della sua vita, le azioni di uno sciocco.

uomini passano da un'azione a un'altra senza

lottare né pensare. Un guerriero-cacciatore,

invece, valuta ogni suo gesto e, poiché ha

un'intima conoscenza della propria morte,

procede con criterio, come se ogni azione fosse

la sua ultima battaglia. Solo a uno sciocco sfugge

ilvantaggio che un guerriero-cacciatore ha sugli

altri uomini: un guerriero-cacciatore tributa alla

sua ultima battaglia ilrispetto dovuto. Ènaturale

che la sua ultima azione sulla terra debba essere

I!I

la migliore. In questo modo agire diventa

piacevole, e smussa gli angoli della sua paura.»

Page 46: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

UN GUERRIERO è un cacciatore perfetto che

dà la caccia al potere; non è ubriaco né pazzo e

non ha né il tempo né la propensione a bluffare,

a mentire a se stesso o a fare la mossa sbagliata.

La posta in gioco è troppo alta. La posta in gioco

è la sua vita armoniosa che tanto tempo

ha impiegato a rifinire e a perfezionare.

Non la getterà via per uno stupido errore di

valutazione, scambiando una cosa per un'altra.

UN UOMO, Q_UALSIASI uomo, merita tutto

·1

I

quello che è nel destino degli uomini ... gioia,

dolore, tristezza e lotta. La natura delle sue

azioni è irrilevante finché agisce come guerriero.

Se ilsuo spirito presenta storture, dovrebbe

ripararlo ... purgarlo, renderlo perfetto ... perché

non esiste impresa più degna. Non perfezionare

lo spirito significa cercare la morte, e questo

equivale a non cercare nulla, perché la morte

ci prenderà comunque. Cercare la perfezione

dello spirito è la sola impresa degna della nostra

provvisorietà e della nostra umanità.Ii

f1

Page 47: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

LA COSA PIÙ difficile al mondo è assumere IL GUERRIERO è cacciatore: calcola ogni cosa.

Qgesto è il controllo. Ma una volta fatti i suoi

calcoli, agisce e lascia andare. Qgesto è

l'abbandono. Un guerriero non è una foglia

in balia del vento. Nessuno può costringerlo:

nessuno può forzarlo ad agire contro la sua

volontà o contro il suo giudizio. Un guerriero

è sintonizzato per sopravvivere, e sopravvive

9f

lo stato d'animo del guerriero. Non serve a nulla

provare tristezza, lamentarsi e sentirsi

9+

giustificati nel farlo, credendo che gli altri

ci stiano sempre facendo qualcosa. Nessuno

fa niente a nessuno, tanto meno a un guerriero.IIl'!

nel modo migliore.

Page 48: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

UN GUERRIERO è solo un uomo, un umile

uomo. Non può modificare il progetto della sua

morte. Ma il suo spirito impeccabile, che ha

accumulato potere in seguito a prodigiose

avversità, può sicuramente sospendere la propria

morte per un istante, un istante abbastanza

lungo da permettcrgli di assaporare per l'ultima

volta il ricordo del proprio potere. Potremmo

definirlo un tributo della morte a chi è dotato

di uno spirito impeccabile.

pOCO IMPORTA come si è stati allevati:

a determinare il comportamento è il potere

personale. L'uomo è solo il compendio

del suo potere personale, e tale compendio

determina il modo in cui vive c muore. 97

Page 49: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

IL POTERE PERSONALE è una sensazione, UN GUERRIERO agisce come se sapesse quello

che fa, mentre in effetti non sa nulla. 'II,,I

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simile all'essere fortunati. O forse si potrebbe

definirlo uno stato d'animo. Il potere personale

si acquisisce attraverso una vita di battaglie.

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Page 50: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

UN GUERRIERO non conosce il rimorso FIN DA Q_UANDO nasciamo gli altri ci dicono

che il mondo è in un determinato modo,

e naturalmente noi non abbiamo altra scelta

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perché isolare un'azione come malvagia,

brutta oppure meschina significa attribuire

un'importanza ingiustificata al proprio sé. che accettare che il mondo sia come gli altri

ci hanno detto che sia. 101100 Il trucco sta in quello che decidiamo

di enfatizzare. Possiamo renderei infelici o forti.

L'impegno è lo stesso.

Page 51: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

COMMENTO

L'ARTE DEL GUERRIERO sta ne!bilanciaret'....... Qgando stavo scrivendo Viaggio a Ixt/an, ero

circondato da un'atmosfera di grande mistero.""m.. In quel periodo don Juan Matus applicava crite­ri estremamente pragmatici alla mia condotta quotidiana:aveva tracciato alcune linee d'azione che dovevo seguirecon rigore. Mi aveva affidato tre compiti che si riferivanosolo lontanamente al mio mondo della vita quotidiana co­sl come a qualunque altro mondo. Voleva che nella realtàordinaria mi impegnassi a cancellare con ogni mezzo pos­sibile la mia storia personale; poi voleva che sospendessi lemie abitudini e, infine, che smantellassi il senso che avevodell'importanza del mio sé.«Come riuscirò a fare tutto questo, don Juan?» gli chiesi.«Non ne ho idea», fu la sua risposta. «Nessuno di noi sa

come riuscirei in modo pragmatico ed efficace. Ma, unavolta cominciato il lavoro, lo portiamo a termine senzacapire neppure che cosa è intervenuto ad aiutarci.«Le difficoltà che incontrerai non saranno diverse da

quelle che ho incontrato io stesso», continuò. «Posso assi­curarti che nascono dalla totale assenza nella nostra vitadell'idea capace di spronarci a cambiare. Qgando il miomaestro mi affidò questo compito, tutto quello di cui ave­vo bisogno per portarlo a compimento era l'idea che fossepossibile riuscirei. Una volta fatta mia tale idea, lo portaieffettivamente a compimento, senza sapere come. Ti con­siglio di fare lo stesso.»

il terrore di essere uomo

con lameravigliadi essere uomo.

101.

"!

10~

Page 52: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

Presi a lamentarmi in tutti i modi possibili, sottoli­neando il fatto che, occupandomi di scienze sociali, eroabituato a istruzioni pratiche, concrete, e che non potevoaccontentarmi di vaghi riferimenti a soluzioni magiche.«Di' quello che vuoi», rise don Juan. «Ma quando ti sta­

rai stancato di protestare, dimentica le lamentele e fa'quello che ti ho chiesto.»Aveva ragione. Tutto quello di cui avevo bisogno, o me­

glio, tutto quello di cui una misteriosa e non manifestaparte di me aveva bisogno, era l'idea. L"'id' che avevo co-

104 nosciuto per tutta la vita oltre all'idea necessitava di adde­stramento, di stimoli, di direzione. Impegnarmi nel com­pito di annullare le mie abitudini, liberarmi dell'impor­tanza del mio sé e rinunciare alla mia storia personale, sitramutò in un esercizio di pura gioia.«Ora seiproprio di fronte alla 'Via dei guerrieri», furono

le parole con cui don J uan spiegò il successo che coronò lamia impresa.Lentamente e con metodo, avevaspinto la mia consape­

volezza a focalizzarsi sempre più intensamente su un'elabo­razione astratta del concetto che egli definivala 'Viadei gper­neri, la strada dei gperrieri.Mi spiegòche tale via consistevain una struttura di idee edificata dagli sciamani dell'anticoMessicograzie alla loro abilitànel 'Vedere l'energiacosì comefluisceliberamente nell'universo. Di conseguenza, la via deiguerrieri era un armonioso agglomerato difatti energetici, ve­rità irriducibili determinate esclusivamente dalla direzionedel flussodi energianell'universo.Don Juan affermò catego­ricamente che in questastradanon c'eranulla cheandassemi-

gliorato, nullache andassemodificato. Era una struttura per­fetta in se stessae per se stessa,e chiunque la seguissepotevacontare sufotti energetici che non ammettevano discussioniné speculazionialcune sulleloro funzioni e sul loro valore.Gli antichi sciamani, continuò don Juan, le avevano da­

to quel nome perché la sua struttura comprendeva tutte lepossibilità che un guerriero può incontrare sulla strada delsapere, possibilità che gli sciamani avevano esplorato nelmodo più esauriente e metodico. Secondo don Juan, era­no infatti capaci di includere qualsiasi cosa umanamentepossibile nella loro struttura astratta. Paragonò la via dei 105'

guerrieri a un edificio formato da elementi di sostegno lacui unica funzione era appunto quella di sostenere la psi-che del guerriero nel suo ruolo di iniziato allo sciamanesi-mo, così da renderne più facile e significativo l'agire. Di­chiarò con decisione che questa strada era la costruzioneessenziale in mancanza della quale gli iniziati si sarebberopersi nell'immensità dell'universo.Don Juan definiva la via dei guerrieri la gloria suprema

degli sciamani dell'antico Messico, la considerava ilcon­tributo più alto, l'essenza della loro sobrietà.«La via dei guerrieri è davvero così immensamente im­

portante?» gli domandai un giorno.«"Immensamente importante" è un eufemismo. Essa è

tutto. Èl'epitome della salute fisica e mentale. Non potreispiegarlo in altro modo. Che gli sciamani dell'antico Mes­sico abbiano creato una struttura simile, per me significache erano al culmine del potere, al vertice della felicità, al­l'apice della gioia.»

I.:

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Page 53: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

i'

Sul piano di accettazione o di rifiuto pragmatico in cuipensavo di trovarmi all'epoca, abbracciare in toto e senzariserve la via dei guerrieri mi era assolutamente impossibi­le. Più don Juan si dilungava nelle sue spiegazioni, più cre­sceva in me la sensazione che il suo intento fosse quello discardinare il mio equilibrio.

La guida di Don Juan era quindi nascosta, ma dovevamanifestarsi con una chiarezza meravigliosa nelle citazio­ni tratte da Viaggioal xt/an. Senza che me ne accorgessi,aveva preso possesso di me con terribile rapidità, e im-

106 provvisamente me lo trovai addosso. Più volte mi trovai apensare che, o ero sul punto di accettare nella sua interez­za l'esistenza di un sistema cognitivo diverso, oppure chela mia indifferenza era tale che poco importava se questaaccettazione avesseo non avesse luogo.

Naturalmente c'era sempre la possibilità di fuggire, manon la presi in considerazione. In qualche modo, l'assi­stenza di don Juan, o forse il mio uso massiccio del con­cetto di guerriero, mi aveva temprato al punto da cancel­lare la mia paura. Tutto ciò che sapevo era che sarei rima­sto licon don J uan per tutto il tempo necessario.

DA

Uisola del TonaI

Page 54: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

LA SICUREZZA del guerriero non è quella

dell'uomo comune: l'uomo comune cerca

la certezza negli occhi di chi guarda e la chiama

sicurezza del sé; il guerriero cerca l'impeccabilità

nei propri occhi e la chiama umiltà. L'uomo 1°9

comune dipende dai suoi simili, mentre

il guerriero dipende solo dall'infinito.

J

Page 55: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

CI SONO MOLTE COSE che un guerriero può

fare in un determinato momento e che non

!IO

avrebbe potuto fare anni prima. Non perché

quelle cose siano cambiate; ciò che è cambiata

è l'idea che lui ha di sé.

T , d' ..LUNICO POSSIBILE CORSO azione per un

guerriero risiede nell'agire con coerenza e senza

riserve. Conosce la via dei guerrieri quanto basta

per agire di conseguenza, ma potrebbe scoprirsi

ostacolato da vecchie abitudini. III

Page 56: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

PER IL GUERRIERO ilsuccesso deve arrivare

per gradi, con grande sforzo ma senza tensioni

né ossessioni.

IL DIALOGO INTERIORE è ciò che radica gli

uomini al mondo quotidiano. Il mondo è "in

questo o in quel modo" solo perché diciamo anoi

stessi che è "in questo o in quel modo". L'accesso

al mondo degli sciamani si apre dopo che il

guerriero ha imparato a far tacere il dialogo

interiore.

Hl.IIj

Page 57: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

CAMBIARE l'idea che abbiamo del mondo è il

punto cruciale dello sciamanesimo. E far tacere

il dialogo interiore è l'unico modo per riuscirei.

~NDO UN GUERRIERO impara a far tacere

ildialogo interiore, tutto diventa possibile:

i progetti più azzardati si fanno accessibili.

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J

Page 58: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

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UN GUERRIERO accetta il suo destino, L'u M I LT À di un guerriero non è quella del

mendicante. Il guerriero non china la testaquale che sia, e lo fa in perfetta umiltà.

Accetta in umiltà quello che è, non come motivo

di rammarico ma come una sfida vivente.

davanti a nessuno, ma, al tempo stesso, non

permette a nessuno di chinare la testa davanti

a lui. Il mendicante, invece, si butta in ginocchio

e striscia davanti a chiunque gli sembri più in alto

di lui, ma, al tempo stesso, esige che chi sta più

in basso strisci davanti a lui.

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I.l Il

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Page 59: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

CONFORTO, rifugio, paura, sono tutte parole

che hanno creato stati d'animo che abbiamo

imparato ad accettare senza neppure interrogarci

sul loro valore.

INOSTRI SIMILI sono negrornanti, echiunque stia con loro lo diventa a sua volta.

Pensateci. Forse potete deviare dal sentiero che i

vostri simili hanno tracciato per voi? E se restate

con loro, i vostri pensieri e le vostre azioni

rispetteranno solo le loro condizioni. Qgesta è

schiavitù. Il guerriero, invece, è libero da tutto

questo. La libertà costa, ma il suo prezzo

non è impossibile da pagare. Temete quindi

chi vi cattura, temete i vostri padroni.

Non sprecate il vostro tempo e il vostro potere

avendo paura della libertà.

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I

Page 60: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

11.0

IL LIMITE delle parole è che ci fanno sempre

sentire illuminati, ma quando ci volgiamo

ad affrontare il mondo, esse ci vengono a mancare

e noi finiamo per affrontare la realtà così

come abbiamo sempre fatto, senza alcuna

illuminazione. Per questa ragione, un guerriero

si sforza di agire più che di parlare, e così facendo

conquista una nuova descrizione del mondo ...

una descrizione che non attribuisce troppa

importanza alle parole e dove nuove azioni

hanno nuovi riflessi.

UN GUERRIERO si considera già morto e

quindi non ha nulla da perdere. Il peggio gli è già

accaduto, e lui è lucido e calmo: giudicandolo

dalle sue azioni e dalle sue parole, sarebbe

impossibile sospettare che ha già visto tutto. 11.1

I~

Page 61: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

IL SAPERE è una faccenda molto particolare,

specialmente per un guerriero. Per lui, il sapere

è qualcosa che arriva all'improvviso, lo avviluppa

epassa oltre.

IL SAPERE giunge al guerriero fluttuando come

una miriade di particelle di polvere d'oro,

le stesse che ricoprono le ali delle falene.

Per un guerriero, quindi, il sapere equivale

a fare una doccia, o a farsi inondare

da particelle di polvere d'oro.

Il.j

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J

Page 62: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

11.4

oGN I Q_UALVO L T A il dialogo interiore si

interrompe, il mondo collassa e affiorano aspetti

di noi del tutto straordinari, come se fino a quel

momento fossero stati sorvegliati a vista

dalle nostre parole.

IL M oND o è insondabile. E cosi siamo noi,

e tutti gli esseri viventi che esistono in questo

mondo.

11..1'

J

Page 63: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

IGUER.R.IERI non si aggiudicano la vittoria

battendo la testa contro i muri, ma

oltrepassandoli. I guerrieri saltano al di là dei

muri, non li demoliscono.

UN GUER.RIERO deve coltivare la percezione

di avere tutto ilnecessario per quel bizzarro

viaggio che è la vita. Ciò che conta per un

guerriero è essere vivo. La vita di per sé

è sufficiente e completa e ha in sé

la sua giustificazione.

Di conseguenza si può dire, senza peccare

di presunzione, che l'esperienza di tutte le

esperienze è essere vivi.

11.6

Page 64: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

aB

spiritualità. La verità è che l'uomo comune

è ben lungi dall'essere sensibile. Il suo scarso

senno si trasforma deliberatamente in mostro

NON SI DIVENTA un guerriero solo perché

lo si desidera: è piuttosto una lotta interminabile

che si protrarrà fino all'ultimo istante della vita.

11UOMO comune pensa che indulgere nei

dubbi e nelle affiizioni sia indice di sensibilità e

Nessuno nasce guerriero, proprio come nessuno

nasce uomo comune. Siamo noi a trasformarci

o in santo, ma è davvero troppo scarso per

tramutarsi in un grande mostro o in un grande

nell'uno o nell'altro.

santo.

Page 65: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

UN GUERRIERO non si abbandona alla morte. GLI ESSERI umani non sono oggetti; non

Essa deve combattere per averlo. Un guerriero

non si consegna facilmente alla morte.

hanno solidità alcuna. Sono esseri rotondi e

IjO

luminosi; non sono delimitati. Il mondo degli

oggetti e della solidità è solo una descrizione che

abbiamo creato per aiutarli, per rendere comodo

il loro passaggio sulla terra.

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Page 66: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

LA LORO RAGIONE liinduce a dimenticare GLI ESSERI UMANI sono deipercetrori.rna

che la descrizione è soltanto una descrizione, il mondo che percepiscono è un'illusione:

un'illusione scaturita dalla descrizione chee prima che arrivino a capirlo, gli esseri umani

hanno intrappolato la loro essenza in un circolo

della vita.

hanno ricevuto quando sono nati.

In sostanza, quindi, il mondo che la loro ragione

vuole affermare è il mondo scaturito da una

Irl vizioso da cui emergono 5010 di rado nell'arco

descrizione e dalle sue regole dogmatiche e

inviolabili, che la ragione impara ad accettare

e a difendere.

Page 67: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

I

IL VANTAGGIO segreto degli esseri luminosi sta

nel possesso di qualcosa che non viene mai usato:

la volontà.Lo sciamano non si destreggia

diversamente dall'uomo comune: entrambi

SOLO UN GUERRIERO può resistere sul

sentiero del sapere. Un guerriero non rimpiange

nulla né si lamenta di nulla. La sua vita è una

sfida incessante, e le sfide non sono né buone

dispongono di una descrizione del mondo, né cattive: sono semplicemente sfide.

ma mentre l'uomo comune la sostiene con

la ragione, lo sciamano la sostiene con la volontà.

Entrambe le descrizioni hanno le loro regole,

ma il vantaggio dello sciamano è che la volontà

ha un raggio d'azione più vasto della ragione.

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Page 68: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

o una sciagura.

LA CARTA VINCENTE del guerriero è la

capacità di credere senza credere. Ma è ovvio che

un guerriero non può limitarsi ad affermare

di credere. Sarebbe troppo facile. Credere senza

sforzo lo esonererebbe dal valutare la sua

LA DIFFERENZA fondamentale tra l'uomo

comune e il guerriero è che il guerriero affronta

tutto come una sfida, mentre l'uomo comune

137

prende tutto come una benedizione

situazione. Un guerriero, ogni volta

che si dispone a credere, lo fa per scelta.

Un guerriero non crede, deve credere.

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I

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Page 69: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

LA MORTE È l'ingrediente indispensabile

deldover credere. Senza la consapevolezza

dellamorte, tutto diventa comune, banale.

Il guerriero devecredere che ilmondo è un

mistero insondabile solo perché lamorte lo

attende. 1Jo'IJer credere in questi termini è

l'espressionedellapiù intima predilezione del

guerriero.

IL POTERE garantisce sempre al guerriero

un centimetro cubo di possibilità.

L'arte del guerriero sta nel mantenersi

costantemente fluido cosi dapoterla cogliere.

Page 70: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

del guerriero, invece, è di essere consapevole

LA TOTALITÀ che siamo è una questione

misteriosa. Ce ne serve solo una piccolissima

parte per adempiere ai compiti più complessi.

E tuttavia quando moriamo, moriamo nella

nostra totalità. 14J

L'UOMO comune diventa consapevole solo

quando pensa che dovrebbe farlo; la condizione

ditutto,sempre.

140

Il

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Page 71: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

,EUNA REGOLA empirica del guerriero

prendere ogni decisione con un'oculatezza tale

che nessun risultato può sorprenderlo,

né tanto meno prosciugare il suo potere.

~DO UN GUERRIERO prende la decisione

di agire, deve essere pronto a morire. Se lo è~non

ci saranno trabocchetti, né sorprese sgradite,

né azioni superflue. Tutto si armonizzerà senza

scosse perché lui non si aspetta niente.

Page 72: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

UN GUERRIERO come un maestro, prima

di ogni altra cosa deve insegnare la possibilità

di agire senza credere, senza aspettare

ricompense ... di agire e basta. Il suo successo

come maestro dipende dall'abilità e dall'armonia

con cui saprà dirigere in tal senso i suoi discepoli.

PER AIUTARE il discepolo a cancellare la sua

storia personale, il guerriero-maestro gli

insegna tre tecniche: la rinuncia all'importanza

del sé, l'assunzione della responsabilità

del proprio agire e l'impiego della morte come

consigliere. Senza i benefici effetti di queste

tecniche, cancellare la storia personale

renderebbe la persona ambigua, evasiva

e inutilmente piena di dubbi su se stessa

e sulle proprie azioni.

Page 73: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

I~

NON c'È MODOdi liberarsi per sempre

dell'autocommiserazione: essa ha un posto

definito nella nostra vita, un'apparenza

riconoscibile. Tutte le volte che se ne presenta

l'occasione, l'apparenza dell'autocommiserazione

si attiva. Ha una storia. Ma se si cambia tale

apparenza, se ne modifica anche l'importanza.

Èpossibile modificarla spostando gli elementi

che la compongono. L'autocommiserazione

è utile a chi ne fa uso perché lo fa sentire

importante e meritevole di condizioni migliori,

di un trattamento migliore, oppure perché

è restio ad assumersi la responsabilità delle

azioni che lo hanno messo nella condizione

da cui l'autocommiserazione è scaturita.

MODIFICARE l'apparenza

dell'autocommiserazione significa

semplicemente assegnare un posto secondario

a un elemento che fino ad allora ne occupava uno

preminente. L'autocommiserazione è ancora

un elemento importante, ma adesso è sullo

sfondo, così come un tempo erano sullo sfondo

l'idea della morte incombente, l'idea dell'umiltà

del guerriero, o l'idea della responsabilità

delle proprie azioni, inutilizzate fino al momento

in cui quell'uomo è diventato un guerriero.

Page 74: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

,I

COMMENTO

I4B egliè pieno di gioiaperché si sente umiliato dalla

sua grande fortuna, fiduciosonell'impeccabilità

del suo spirito, e soprattutto pienamente

consapevoledella sua forza. La gioiadel

guerriero nascedall'accettazione del suo destino

e dallavalutazione sincera di ciò che lo attende.

...."'~ L'isola del Tonai segna la mia caduta. All'epoca~~$ degli eventi narrati in questo libro, fui vittima di~#6.'W un grave sconvolgimento emotivo, un vero e

proprio crollo del guerriero. Don Juan abbandonò questomondo, lasciandovi i suoi quattro apprendisti. Ciascunodi loro era stato avvicinato personalmente da lui e a cia­scuno era stato affidato un compito preciso. Ma per mequel compito non era che un pIacebo, del tutto insuffi- 149ciente a compensare la perdita subita.

Nulla avrebbe potuto ripagare l'impossibilità di rivede­re don Juan, e naturalmente mi affrettai a dirgli che vole­vo seguirlo.

«Non sei ancora pronto», mi rispose. «È necessario es­sere realistici.»

«Ma potrei preparami in un batter d'occhio», ribattei.«Non ne dubito. Saresti pronto, ma 110nper me. lo esi­

go un'efficienza perfetta. Esigo una 'Volontà impeccabile,una disciplina impeccabile. Tu non le possiedi ancora. Leavrai, ci stai arrivando, ma hai ancora bisogno di ternpo.»

«Tu hai ilpotere di portarmi con te, don Juan. Rozzo eimperfetto quale sono.»

«Forse potrei, ma non lo farò; sarebbe uno spreco ver­gognoso per te. Credimi, perderesti tutto. Non insistere;l'insistenza non è prevista nel regno dei guerrieri.»

<2!!.ell'affermazionebastò a farmi desistere. Nel mio in­timo, tuttavia, anelavo ad andare con lui, ad avventurarmi

UN GUERRIERO prende atto della sua

sofferenza ma non indulgein essa.Lo stato

d'animo del guerriero che si inoltra nell'ignoto

non è caratterizzato dalla tristezza; al contrario,

l'i',:1I

I

!

Page 75: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

oltre i confini di ciò che conoscevo come reale e normale.Qgando giunse il momento del distacco definitivo, don

J uan si tramutò in una luminosità colorata e vaporosa.Era energia pura che fluiva liberamente nell'universo. Lasensazione di perdita fu così acuta che in quel momentoavrei voluto morire. Dimenticai tutto quello che lui miaveva insegnato e fui sul punto di gettarmi da un precipi­zio. Una volta morto, mi dicevo, don J uan sarebbe statocostretto a prendermi con sé e a salvare qualunque bricio­lo di consapevolezza permanesse in me.

IfO Ma, per motivi che restano inesplicabili sia in un'otticadi cognizione normale, sia in quella degli sciamani, nonmorii. Rimasi solo nel mondo della quotidianità, mentre imiei tre compagni si disperdevano. Ero straniero a mestesso, cosa che rese la mia solitudine più acuta che mai.Mi vedevo come una sorta di agente provocatore, una

spia, che don J uan si era lasciato indietro per chissà qualeoscura ragione. Le citazioni tratte da Racconti del poteremostrano appunto la natura sconosciuta del mondo, nonquello degli sciamani, bensì della realtà ordinaria che, se­condo don J uan, è infinitamente ricca e misteriosa. Tuttoquello di cui abbiamo bisogno per cogliere le meraviglie diquesta realtà è un distacco adeguato e, ancora di più, affet­to e abbandono.«Un guerriero deve amare questo mondo», mi aveva

ammonito don Juan, «se vuole che esso, all'apparenzatanto banale, si spalanchi a mostrare le sue meraviglie.»Qgando don J uan pronunciò queste parole lo scenario

che ci circondava era il deserto di Sonora.

«È sublime», continuò, «stare in questo deserto mera­viglioso, contemplare le scabre vette di,montagne natedalla lava di vulcani da tempo scomparsi. E splendido pen­sare che alcuni di quei nuclei di ossidiana si sono formati atemperature così elevate da conservare ancora il segnodella loro origine. Sono saturi di potere. Vagabondare sen­za meta fra quelle vette e trovare un frammento di quarzoin grado di captare le onde radio è un'esperienza straordi­naria. L'unica pecca è che, per inoltrarsi nelle meravigliedi questo mondo, o di un altro, un uomo deve diventareun guerriero: deve essere calmo, controllato, indifferente, IfI

temprato dalle aggressioni dell'ignoto. Tu non lo sei anco-ra a sufficienza, e di conseguenza il tuo dovere consiste nelprepararti in modo adeguato; solo allora potrai avventu-rarti nell'infinito.»Ho dedicato trentacinque anni della mia vita a cercare

la maturità del guerriero. Sono andato in luoghi che sfida­no ogni descrizione, alla ricerca della sensazione di es~eresufficientemente temprato dagli assalti dell'ignoto. Cl so­no andato in silenzio, non annunciato, e sono tornato in­dietro allo stesso modo. Le opere del guerriero sono mutee solitarie, e quando un guerriero va o torna, lo fa in modocosì poco appariscente che nessuno lo nota. Andare alla ri­cerca della maturità del guerriero in qualunque altro mo­do sarebbe un'ostentazione, ed è quindi inammissibile.Le citazioni da L'isola del Tonai costituirono per me un

efficace memento di come l'intento degli antichi sciama­ni del Messico fosse ancora all'opera. La ruota del tempocontinuava a girare inesorabilmente intorno a me, co-

I,

l'I

Page 76: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

stringendomi a cercare in solchi indefinibili, ma com­prensibili.«Basti dire», affermò un giorno don Juan, «che l'im­

mensità di questo mondo, che si tratti del mondo dellosciamano o dell'uomo comune, è tale che solo un'aberra­zione può impedirci di prenderne atto. Cercare di spiegarea esseri devianti che cosa significa perdersi nei solchi dellaruota del tempo, è la cosa più assurda che un guerriero pos­sa fare. Ecco perché si assicura che i suoi viaggisiano la ca­ratteristica esclusiva della sua condizione.»

1ft. DA

Il secondo anello del potere

Page 77: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

~NDO NON SI ha nulla da perdere, si

diventa coraggiosi. Siamo pavidi solo quando

abbiamo ancora qualcosa a cui aggrapparci.

15'5'

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Page 78: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

UNGUERRIERO non può lasciare nulla al caso.

Influisce in modo determinante sugli eventi

grazie alla forza della sua consapevolezza e del

suo inflessibile intento.

SE UN GUERRIERO vuole ripagare i favori

ricevuti e non dispone di un destinatario

specifico, può rivolgersi allo spirito dell'uomo.

Esso esige sempre molto poco, e qualunque cosa

gli si doni è più che sufficiente. Ir7

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Page 79: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

Dopo AVER. ORGANIZZATO ilmondo nel LA FORMA UMANA è un agglomerato di campi

energetici che esiste nell'universo e che riguarda

solo gli esseri umani. Gli sciamani la chiamano

fonna umana perché quei campi di energia

sono stati piegati e distorti da una vita

di abitudini e abusi.

15"9

modo più bello e illuminato, alle cinque del

pomeriggio lo studioso torna a casa per poter

dimenticare la sua armoniosa organizzazione.

Page 80: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

II

I

160

UNGUERRIERO sa dinon poter cambiare, e

nondimeno si fa carico del tentativo di cambiare.

Non prova mai delusione quando i suoi tentativi

falliscono. <2!!estoè l'unico vantaggio del

guerriero rispetto all'uomo comune.

IGUERRIERI devono essere impeccabili nei

loro sforzi per cambiare. così da spaventare

e allontanare la forma umana. Dopo anni

di impeccabilità. arriva il momento in cui la forma

umana è costretta ad abbandonare il campo.

Cioè arriva il momento in cui i campi energetici

distorti dalle abitudini. vengono raddrizzati.

Èovvio che gli effetti di questa operazione

segnano profondamente il guerriero. che

potrebbe addirittura morire, ma un guerriero

impeccabile sopravvive sempre.

I..

Page 81: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

11U N I CA L I BER T À del guerriero consiste

nel comportarsi in modo impeccabile.

Llimpeccabilità non è soltanto libertà; è anche

l'unica via per raddrizzare la forma umana.

PER FUNZIONARE. qualunque abitudine

ha bisogno che tutte le sue componenti siano

in perfetto ordine. Sene manca qualcuna,

l'abitudine si disintegra.

161.

Page 82: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

,E GIUSTO lottare sulla terra. Siamo creature IL MONDO degli uomini va sù e giù, e gli

165'

umane. Chi può sapere che cosa ci aspetta,

e di quali poteri forse disponiamo?

uomini seguono il suo stesso saliscendi;

i guerrieri non hanno motivo di seguire

gli alti e bassi dei loro simili.

Page 83: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

IL NUCLEO del nostro essere è l'azione SCEGLIAMO una volta soltanto: essere

,II:IlilIl

del percepire, e la magia del nostro essere è la

consapevolezza. Percezione e consapevolezza

sono in una sincronia inestricabile e perfetta.

guerrieri o uomini comuni. Non esiste una

seconda scelta. Non su questa terra.

166

Page 84: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

una vita nuova, e questa vita dev'essere

IGUERRIERI considerano sempre il primo

evento di una serie come la cianografia o la

mappa di ciò che si svilupperà successivamente.

LA VIA DEI GUERRIERI offre a un uomo

totalmente nuova. Egli non può portare in essa

isuoi vecchi errori.

168

Page 85: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

GLI ESSERI UMANI amano sentirsi dire che TUTTI POSSIEDONO abbastanza potere

personale per qualcosa. Per il guerriero il trucco

sta nel distaccare il potere personale dalla

debolezza e indirizzarlo verso scopi da guerriero.

cosa fare, ma amano ancora di più opporsi

e non fare ciò che gli viene detto, e così facendo

si condannano a odiare colui che per primo

glielo ha detto. 171

Page 86: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

COMMENTO

CHIUNQ_UE PUÒ vedere, e tuttavia scegliamo

di non ricordare ciò che vediamo.:IPassarono anni prima che scrivessi Il secondo

anello del potere. Don Juan se n'era andato damolto tempo, e le citazioni tratte da quel libro

sono frammenti dei suoi insegnamenti, ricordi stimolatida una nuova situazione, un nuovo sviluppo. Un'altra figu­ra era entrata nella mia vita, Florinda Matus. Dopo lascomparsa di don J uan, tutti noi apprendisti avevamocompreso che sarebbe toccato a lei portare a termine l'ul- 17~

tima parte del nostro apprendistato.«Non potrai considerarti completo fino a che non sarai

in grado di accettare ordini da una donna senza sentirtisminuito», avevadetto don Juan. «Ma non può trattarsi diuna donna qualsiasi. Dev'essere una donna speciale, dota­ta di potere e di una spietatezza che non ti consentirà di di­ventare il capo che aspiri a essere.»

lo, naturalmente, ridevo di queste sue affermazioni, si­curo che stesse scherzando. Invece non scherzava affatto.Un giorno, Florinda Donner-Grau e TaishaAbelar torna­rono, e insieme andammo in Messico. In un grande ma­gazzino di Guadalajara, incontrammo Florinda Matus, ladonna più bella che avessi mai visto: molto alta, quasi unmetro e ottanta, snella, spigolosa, con un viso splendidoche era vecchio e insieme giovanissimo.

«Ah!Eccovi qui!» esclamò nel vederci. <d tre moschet­tieri! Vi ho cercato dappertutto!»

E in un batter d'occhio prese in mano le redini della si-

171.

Page 87: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

tuazione: Florinda Donner-Grau ne fu prevedibilmentedeliziata, TaishaAbelar reagì con il consueto riserbo; quan­to a me, ero mortificato, quasi furioso. Sapevo che era ungruppo mal assortito. Dopo che ci aveva definiti i tre mo­schettieri, ero più che pronto a incrociare la lama con lei.

Ma risorse inaspettate vennero in mio aiuto, impeden­domi di cedere all'ira e all'irritazione, e finii con l'andareperfettamente d'accordo con Florinda. Lei ci governavacon pugno di ferro, era la regina incontrastata della nostravita. Aveva il potere, il distacco per portare avanti il suo

174 compito di forgiarci nel modo più sottile, enon cipermet­teva di sprofondare nell'autocommiserazione o di lamen­tarci se qualcosa non era di nostro gradimento. Non somi­gliava affatto a don Juan. Le mancava la sua sobrietà, matale mancanza era bilanciata da una prontezza sorpren­dente: le bastava un'occhiata per valutare una situazione eagire nel modo che da lei ci si aspettava.

Uno dei suoi stratagemmi preferiti, e che anch'io ap­prezzavo immensamente, consisteva nel chiedere alleper­sone con cui stava parlando: «Sapete qualcosa della pres­sione e dello spostamento dei gasi» Formulava la doman­da con serietà assoluta, e quando qualcuno rispondeva:«No, non ne sappiamo nulla», diceva: «In questo casopos­so dire quello che mi pare, no]», il che era esattamentequello che faceva, e a volte diceva cose talmente comicheche morivo letteralmente dal ridere.

Un'altra sua domanda tipica era: «Qgalcuno dei presen­ti sa qualcosa della retina degli scimpanzé? Noi», e a quelpunto si profondeva in assurdità sull'argomento. Non mi

ero mai divertito tanto: ero il suo ammiratore e il suo de­votissimo seguace.

Una volta mi venne una fistola sul bacino, conseguenzadi una vecchia caduta. Ero precipitato in un dirupo pienodi cactus. Delle settantacinque spine che mi si erano con­ficcate nel corpo" una non era mai stata espulsa completa­mente o forse aveva lasciato all'interno dei frammenti checol tempo avevano causato la fistola.

«Non è niente», disse il mio medico. «Solo una sacca dipus che va incisa. Èun intervento semplicissimo, ci vorrà5010 qualche minuto per ripulire tutto.» 17r

Mi consultai con Florinda, che dichiarò: «Sei tu il na­gual. O ti curi da solo, o muori. Nessun compromesso,nessuna ambiguità. Se un nagual si fa incidere da un medi­co significa che ha perso il suo potere. Un nagual che muo­re per una fistola? Che vergogna»!

Fatta eccezione per Florinda Donner-Grau e TaishaAbe1ar,gli apprendisti di don Juan non amavano troppoFlorinda. Lei, anzi, costituiva una presenza minacciosa,qualcuno che non avrebbe mai concesso loro la libertà acui sentivano di avere il diritto. Lei non celebrava mai i lo­ro pseudosuccessi sciamanici e li costringeva a interrom­pere le loro pratiche ogni qualvolta si allontanavano dallastrada dei guerrieri.

Ne Il secondoanello del potere, questa lotta tra gli appren­disti èpiù che palese. Erano un gruppo allo sbaraglio, indi­vidui malati di egocentrismo, dove ciascuno faceva il pro­prio gioco, ciascuno si sforzava di affermare il proprio va­lore individuale.

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I

Page 88: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

Da quel momento in poi, tutti gli eventi della nostra vi­ta furono profondamente influenzati da Florinda Matus,che tuttavia non volle mai occupare un pOStOdi primo pia­no. Rimase sempre una figura sullo sfondo, saggia, diver­tente e spietata. Florinda Donner-Grau e io imparammoad amarla come non avevamo mai amato nessuno, e quan­do se ne andò, alla Donner-Grau lasciò il suo nome, i suoigioielli, il suo denaro, la sua grazia e il suo savoir-faire. Daparte mia, pensavo che non avrei mai scritto un libro su dilei; se qualcuno doveva farlo, pensavo, quella era Florinda

176 Donner-Grau, la sua autentica erede. lo ero come Florin­da Matus ... solo una figura sullo sfondo messa Il da donJuan per alleviare la solitudine di un guerriero, e goderedel mio passaggio su questa terra.

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DA

Il dono dell'Aquila

Page 89: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

L'ARTE DI sognare-èla capacità di utilizzare

i sogni comuni e trasformarli in consapevolezza

controllata grazie a una speciale forma

di attenzione detta attenzione sognante.

I

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179

Page 90: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

situazione.

IL CONSIGLIO per il guerriero è dinon

possedere cose materiali su cui concentrare

il proprio potere, ma di focalizzarlo

sullo spirito, sull'autentico volo nell'ignoto,

e non sulle banalità.

III

1,1',1,

I:,1

L'ARTE dell'agguato consiste in una serie

di procedure e atteggiamenti che consentono

al guerriero di trarre il meglio da ogni possibile

ISO 181

Chi vuole intraprendere la strada dei guerrieri

deve liberarsi da ogni atteggiamento compulsivo

verso il possesso e i beni materiali.

1

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Page 91: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

IL VEDERE è una conoscenza corporea. LA PERDITA della forma umana è come una

La prcdominanza in noi del senso della

vista influenza tale conoscenza corporea

e fa sì che sembri connessa all'occhio.

spirale. Dà al guerriero la libertà di ricordare

se stesso sotto forma di campi energetici diritti

e questo lo rende a sua volta ancora più libero.

Page 92: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

UNGUERRIEROsachestaaspettandoesa

cosa sta aspettando, e mentre aspetta si gode

la vista del mondo. L'impresa suprema del

guerriero sta nel godere la gioia dell'infinito.

L'ARco DELDESTINOdi un guerriero è

inalterabile. La sfida consiste in quanto lontano

saprà andare e in quanto riuscirà a essere

impeccabile all'interno di questi rigorosi limiti.Il'I

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Page 93: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

186

LE AZIONI degli uomini non influenzano più

ilguerriero quando questi non nutre più

aspettative di sorta. Una strana pace diventa

la forza dominante della sua vita.

Egli ha assimilato uno dei concetti su cui si fonda

la via del guerriero: ildistacco.

IL DISTACCO non significa automaticamente

saggezza, ma è comunque un vantaggio perché

consente al guerriero di fermarsi a rivalutare

le circostanze, a riconsiderare le posizioni.

Per poter utilizzare in modo corretto e coerente

questa pausa, tuttavia, il guerriero deve lottare

senza sosta per tutta la vita.

Page 94: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

188

E non mi aggrappoad alcunché,

per non avere alcunché da difendere.

'Poichénon hopensieri, vedrò.

'Poichénon temo nulla, ricorderò me stesso.

impeccabile in circostanze normali.

M I SoNo già abbandonato al potere chegoverna

il mio destino.

,EMOLTO PIÙ FACILE per il guerriero agire

bene in condizioni estreme che mantenersi

Distaccato ea mio agio,

sfrecceròoltre l'!Aquila per esserelibero.

Page 95: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

GLI ESSERI UMANI hanno due lati. Il destro

abbraccia tutto ciò che l'intelletto è in grado

di concepire. Il sinistro è il dominio

dell'in descrivibile, un dominio impossibile

da rendere a parole. Il lato sinistro è forse

compreso, se è comprensione ciò che si verifica,

con la totalità del corpo; da ciò deriva

la sua resistenza alle concettualizzazioni.

TUTTE LE FACOLTÀ, le potenzialità

e le imprese dello sciarnanesimo,

l

',,,.

dalla più semplice alla più stupefacente,

sono racchiuse nel corpo umano.

l

Page 96: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

IL POTERE che governa ildestino di tutti gli

esseri viventi è chiamato l'Aquila, non perché sia

effettivamente un'aquila o abbia qualcosa a che

fare con essa, ma perché, agli occhi di colui che

'Vede,appare come un'aquila nera, eretta e protesa

verso l'infinito.

U.A Q_UI LA divora la consapevolezza di tutte le

creature che, vive per un momento sulla terra

e subito dopo morte, hanno fluttuato fino al 'iUO

becco, simili a uno sciame di lucciole, per

incontrare il loro signore, la ragione per cui

hanno avuto vita. L'Aquila districa le minuscole

fiammelle, le distende come un conciatore

fa con le pelli e quindi le consuma; perché

la consapevolezza è il cibo dell'Aquila.

,

I

Page 97: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

194

L'AQ.U ILA, il potere che governa il destino

di tutte le cose viventi, riflette in eguale misura

e contemporaneamente tutte quelle cose viventi.

Non c'è quindi modo per l'uomo di pregare

l'Aquila, di implorare favori, di sperare nella

grazia. La parte umana dell'Aquila è troppo

insignificante per incidere sull'intero.

A OGNI ESSERE VIVENTE è stato concesso

il potere, se così desidera, di cercare un varco

verso la libertà e di attraversarlo. Èevidente

a colui che 'I)(M,così come alle creature

che lo attraversano, che l~quila ha concesso tale

dono allo scopo di perpetuare la consapevolezza.

Page 98: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

ATTRAVERSARE la frontiera verso la libertà IL DONO della libertà da parte dell'Aquila

comunemente data all'eternità, ossia vivere per

non è una concessione, ma la possibilità

di avere una possibilità.

non significa vita eterna nell'accezione

sempre. Significa piuttosto che il guerriero

è in grado di mantenere la consapevolezza che,

di solito, viene abbandonata al momento della

197

r1"

morte. Al momento dell'attraversamento,

ilcorpo nella sua interezza è saturo di conoscenza.

Ogni cellula diviene immediatamente

consapevole di sé nonché della totalità del corpo.

Page 99: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

199

UN GUERRIERO non è mai cinto d'assedio.

Per subire un assedio bisogna possedere qualcosa.

Un guerriero non possiede altro

che la propria impeccabilità, c questa

non può essere minacciata.

IL PRIMO PRINCIPIO dell'arte dell'agguato è

che il guerriero sceglie il proprio campo di

battaglia. Un guerriero non va mai in battaglia

senza conoscere i dintorni.

I

Page 100: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

200 a decidere se ingaggiare o meno battaglia,

perché ogni battaglia è per la vita.

Qg_estoè il terzo principio dell'arte

dell'agguato. Un guerriero dev'essere

pronto e disposto a prendere posizione

"qui e subito". Ma non all'insegna del caos.

non teme nulla. Solo allora il potere che guida gli

esseri umani gli apre la strada e lo sostiene.

Solo allora. Qg_estoè il quarto principio

dell'arte dell'agguato. 201 il'I,

l,

SCARTARE ciò che è superfluo è il secondo

principio dell'arte dell'agguato. Un guerriero

non complica le cose. Mira alla semplicità.

Dedica tutta la sua concentrazione

UN GUERRIERO si rilassa, si abbandona,

'II'Il!!'I

l!

Il'

Page 101: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

'101.

DI FRONTE a circostanze impossibili

da affrontare, ilguerriero si ritira

temporaneamente. Lascia vagare la propria

mente. Si dedica a qualcos'altro, va bene

qualunque cosa. <l!!_estoè ilquinto principio

dell'arte dell'agguato.

IL GUERRIERO comprime iltempo; questo

è il sesto principio dell'arte dell'agguato.

Anche un solo istante conta. In una battaglia

per la sopravvivenza, un secondo è un'eternità,

un'eternità che può decidere l'esito.

Il guerriero mira a riuscire, quindi

comprime il tempo. Non spreca neppure

un istante.

Page 102: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

PER APPLICARE il settimo principio dell'arte

dell'agguato, bisogna applicare gli altri sei: colui

che pratica l'agguatonon si mette mai in mostra.

Osserva da dietro le quinte.

11APPLICAZIONE di questi principi porta

a tre risultati. Il primo è che chi pratica l'arte

dell'agguato impara anon prendersi mai sul serio

e a ridere di se stesso. Se non teme di passare per

sciocco, saprà far passare per sciocco chiunque.

Il secondo è che impara ad avere pazienza

infinita. Non ha mai fretta, non è mai in ansia.

'lOf

Il terzo è che impara a sviluppare una capacità

infinita di improvvisazione.

Page 103: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

'l.O6

IL GUERRIERO fronteggia il tempo che

sopraggiunge. Di solito noi guardiamo il tempo

quando si allontana da noi. Solo il guerriero

può mutare questo atteggiamento e affrontare

il tempo che avanza verso di lui.

IL GUERRIERO ha una cosa sola in mente: la

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sua libertà. Morire ed essere divorati dall'Aquila

non è una sfida. D'altro canto,

aggirare furtivamente PAquila ed essere liberi

è la più grande delle audacie.

Page 104: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

~DO un guerriero parla del tempo,

non si riferisce a un fenomeno misurabile

UNGUERRIERO non può più piangere,

e la sua unica espressione di angoscia è un fremito

che nasce dalle profondità stesse dell'universo.

Ècome se una delle emanazioni dell'Aquila

fosse composta di pura angoscia,

e quando colpisce un guerriero,

ilbrivido di questi è infinito.

108

con l'orologio. Il tempo è l'essenza

dell'attenzione; le emanazioni dell'Aquila

provengono dal tempo; e quando un guerriero

penetra in altri aspetti del sé, acquista familiarità

con iltempo.

Page 105: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

COMMENTO colari di elaborate variazioni di quell'antica tecnica. Flo­rinda, invece, agiva con grande meticolosità. Trascorsemesi interi a convincermi a penetrare aspetti della ricapi­tolazione che a tutt'oggi sono incapace di spiegare.«È la vastità del guerriero che stai sperimentando», mi

diceva. «Le tecniche sono la parte meno importante. Ciòche conta è l'uomo che le utilizza, e il suo desiderio di se­guide fino in fondo.»Ricapitolare donJuan secondo le modalità proposte da

Florinda, sfociò in una visione del mio maestro traboc-cante di particolari e di significati, un'esperienza infinita- arrmente più intensa della comunicazione diretta con lui. Fuil pragmatismo di Florinda a fornirmi intuizioni stupefa-centi circa possibilità concrete che non avevano mai inte­ressato il nagual Juan Matus. Da autentica pragmatista,Florinda non si faceva illusioni su se stessa e non nutrivasogni di gloria. Si definiva un aratro che non poteva per­mettersi di trascurare neppure un solo solco.«Un guerriero deve procedere molto lentamente»,

raccomandava Florinda, «e deve utilizzare tutti gli stru­menti disponibili lungo la strada. Uno degli strumentipiù straordinari è la capacità, che tutti possediamo, di fo­calizzare con forza incrollabile l'attenzione su eventivissuti. Il guerriero è addirittura in grado di focalizzarel'attenzione su persone che non ha mai incontrato. Il ri­sultato di questa intensa messa a fuoco è sempre lo stes­so: la ricostruzione dello scenario. Interi frammenti dicomportamento, dimenticati oppure nuovi di zecca, sirendono allora accessibili al guerriero. Provaci.»

a La lettura delle citazioni tratte dali donodell'!A­quila provocò in me una sensazione straordina­ria. Avvertii immediatamente come il nucleo

ferreo dell'intento degli antichi sciamani fosse ancora all'o­pera più vivo che mai. Compresi allora con assoluta cer­tezza che le citazioni di questo lavoro erano dominate dal­la loro ruota del tempo. E seppi che così era stato per tutto

l.IO quello che avevo fatto in passato, come scrivere lIdono del­l'!Aquila, e per tutto quello che faccio ora, come scriverequesto libro.Poiché non sono in grado di chiarire questo aspetto,

non mi resta che accettarlo in piena umiltà. Gli sciamanidell'antico Messico disponevano di un diverso sistema co­gnitivo, e dalle componenti di quel sistema erano ancorain grado di influenzarmi nel modo più positivo e illumi­nante.Grazie all'impegno di Florinda Matus, che mi aveva

spinto a studiare le variazioni più complesse delle tecni­che ideate dagli antichi sciamani, come la ricapitolaeione,ero in grado di valutare la mia esperienza con don Juancon una profondità fino ad allora inconcepibile. Il donodell'!Aquila è appunto il risultato di questa mia acquisitacapacità.Per don Juan Matus ricapitolare significava rivivere e

ridisporre tutte le esperienze della propria esistenza in uncolpo solo, ma non mi avevamai tormentato con i parti-

Page 106: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

Seguii il suo consiglio e naturalmente mi concentrai sudon J uan, richiamando alla memoria tutto quello che eraaccaduto. Ricordai particolari che non avevo modo di ri­cordare. Grazie al lavoro di Florinda, fui in grado di rico­struire grandi parti della mia attività con don J uan, cosìcome dettagli importantissimi che all'epoca mi eranocompletamente sfuggiti.Lo spirito delle citazioni tratte da Il donodell~quila fu

una vera sorpresa per me, perché rivelavano l'enfasiprofon­da che don Juan avevaposto suivari aspetti del suo mondo,

U1. sullaviadei guerrieri come epitome della realizzazione del­l'uomo. L'impeto era sopravvissuto all'individuo, ed erapiù vivoche mai.Avolte era come sedon Juannon mi aves­se mai lasciato, e arrivai persino a sentire che si muovevaper la casa.Ne parlai con Florinda.

«Oh, non è niente», mi rispose lei. «È solo il vuoto didon Juan che siprotende a toccarti, ovunque si trovi la suaconsapevolezza. »

La sua risposta mi lasciò più perplesso e sconcertatoche mai. Benché Florinda fosse stata la persona più vicinaal nagual J uan Matus, erano sorprendentemente diversi.In comune avevano il vuoto delle loro persone: don JuanMatus non esisteva più come persona, ma di lui continua­va a esistere un insieme di storie, ciascuna riferita alla si­tuazione che lui stava discutendo, storie didascaliche ebattute scherzose che portavano impresso il marchio del­la sua sobrietà e frugalità.

Così era anche per Florinda: aveva una raccolta ster­minata di storie, ma le sue parlavano di individui. Si po-

trebbe dire che erano una forma elevata di pettegolezzo,proprio a causa della sua impersonalità, e dei culmini in­credibili di efficienza e di gioia che le erano propri.

«Voglioche tu studi un uomo che ha una particolare af­finità con te), mi disse un giorno. «Voglioche tu ne facciauna ricapitolazionc, proprio come se lo conoscessi dasempre. È un uomo che ha svolto una funzione trascen­dentale nella formazione della nostra stirpe; il suo nome èElias, il nagual Elias. lo lo chiamo "ilnagual che perse ilcielo".

«Il nagual Elias era stato allevato da un gesuita che 1.13

gli aveva insegnato a leggere, a scrivere e a suonare ilclavicembalo. Gli aveva insegnato anche il latino edElias leggeva le Sacre Scritture in latino come un auten-tico studioso. Il suo destino era di diventare sacerdote,ma era indiano e a quei tempi gli indiani non erano adat-ti al pulpito. Avevano un aspetto troppo inquietante,erano troppo scuri, troppo indiani. I religiosi, infatti,provenivano dalle classi sociali più elevate, erano di­scendenti degli spagnoli, avevano la carnagione chiara egli occhi azzurri, erano di bell'aspetto e assolutamentepresentabili. In confronto a loro, il nagual Elias sem-brava un orso, ma egli lottò a lungo, stimolato dallapromessa del suo rnentore, secondo il quale Dio lo vole-va sacerdote.

«Elias era sagrestano nella chiesa di cui il suo mentoreera parroco, e in quella chiesa un giorno si presentò unastrega. Si chiamava Amalia, e di lei si diceva che fosseun'eccentrica. Comunque fosse, la donna sedusse ilpovero

!'IIl'l''

Page 107: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

sagrestano che se ne innamorò al punto che finì nella ca­panna di un nagual. Col tempo, divenne il nagual Elias, epoiché era un uomo colto e preparato, si trasformò inuna figura di un certo peso. Il ruolo di nagual sembravafatto apposta per lui, garantendogli l'anonimato e il pote­re che gli erano negati nel mondo.

«Elias era un sognatore, così abile nel sognare che,uscendo dal corpo~si recò nei luoghi più reconditi dell'u­niverso. A volte addirittura tornava riportandone ogget­ti che l'avevano attratto, oggetti sconosciuti e incom-

1.14 prensibili. Lui li definiva "invenzioni", e ne aveva un'in­tera collezione.

«Voglio che tu concentri la tua attenzione sulla ricapi­tolazione di quegli oggetti», mi ordinò Florinda. «Voglioche tu arrivi ad avvertirne Iodore, a sentirne la forma nel­la tua mano, e questo benché tu non li abbia mai visti e diessi sappia solo quello che io ti ho detto. Qgesto determi­nerà un punto di riferimento, proprio come succede inun'equazione algebrica dove, per effettuare un calcolo, cisi basa su un terzo fattore. Utilizzando qualcun altro co­me punto di corroborazione, arriverai a vedere il nagualJuan Matus con chiarezza infinita.»

Il corpus diII donodell'!Aquila è una disamina approfon­dita degli insegnamenti che don Juan mi aveva trasmessodurante il suo soggiorno in questo mondo. Le impressioniche ricavai di lui a seguito di quella nuova ricapitolazione- effettuata impiegando ilnagual Elias come punto dicorroborazione - erano più intense di qualsiasi visioneche ebbi quando lui era ancora in vita.

Qgelle impressioni mancavano evidentemente del ca­lore che la vita conferisce, ma possedevano la precisione el'accuratezza che di solito possono essere raggiunte soloosservando oggetti inanimati.

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Page 108: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

DA

Il fuoco dal profondo

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Page 109: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

NON c'È COMPLETEZZA senza tristezza IIId,,'

e anelito, perché senza di essi non c'è gentilezza

né sobrietà. La saggezza priva di gentilezza

e il sapere senza sobrietà sono inutili.

Page 110: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

1,'1I

I1IMPORTANZA del sé è il peggiore nemico

dell'uomo. Lo indebolisce il sentirsi offeso

PER SEGUIRE il cammino del sapere bisogna

essere ricchi d'immaginazione.

1.'l.O

dagli atti e dai misfatti dei suoi simili. Limportaoza

del sé richiede che si passi gran parte della vita

sentendosi offesi da qualcosa o qualcuno.

Su questo cammino nulla è chiaro

come vorremmo che fosse.

i

Page 111: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

SE COLORO che vedono sono capaci di tener

testa a piccoli tiranni ..allora possono certamente

affrontare impunemente l'ignoto, e tollerare

perfino la presenza dell'inconoscibile.

SEMBREREBBE naturale che un guerriero

capace di far fronte all'ignoto sappia tener testa

impunemente a piccoli tiranni. Ma questo

non è necessariamente vero. Fu proprio

una simile presunzione ad annientare

i superbi guerrieri dell'antichità.

Nulla tempra lo spirito di un guerriero

più del dover trattare con persone impossibili

che occupano posizioni di potere.

Solo dopo esserci riuscito ..il guerriero acquista

la sobrietà e la serenità necessarie per reggere

la pressione dell'in conoscibile.

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Page 112: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

L'IGNOTO È CELATO all'uomo, forse velato da NOI PERCEPIAMO. Q!,!estoè un fatto certo.

un contesto terrificante, ma resta nondimeno

alla portata dell'uomo. A tempo debito,

Ma ciò che percepiamo non rientra

nel medesimo ordine di fatti, perché impariamo

che cosa percepire.l'ignoto diventa noto. L'inconoscibile, invece,

è l'indescrivibile, l'inconcepibile.

Èqualcosa che non ci sarà mai noto

e tuttavia esiste, stupefacente

e terrorizzante nella sua vastità.

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Page 113: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

IL GUERRIERO dice che è solo la nostra LA PIÙ GRAVE PECCA del guerriero inesperto

è la sua inclinazione a dimenticare la meraviglia

1.1.6

consapevolezza a farci credere che

fuori di noi ci sia un mondo di oggetti.

Qgello che realmente c'è là fuori

sono le emanazioni dell'Aquila, fluide,

in perenne movimento e tuttavia immutabili

ed eterne.

di ciò che 'lJede. Si fa sopraffare dal fatto stesso

di vedere e crede di potersene attribuire

il merito. Un guerriero esperto deve fungere

da esempio nell'intt'fJto di superare illassismo

proprio della condizione umana.

Ben più importante del vedere è ciò che

il guerriero fa di ciò che vede.

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Page 114: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

UNA DELLE FORZE principali nella vita del

guerriero è la paura, perché lo spinge a imparare.

PE R coL U I che 'Vede,la verità è che tutti gli

esseri viventi lottano per morire.

Èla consapevolezza a fermare la morte.

21.8

Page 115: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

L'IGNOTO È sempre presente, maè estraneo

allepossibilità dellanostra consapevolezza

ordinaria.L'ignoto è laparte superflua

dell'uomo comune, ed è superfluoperché

l'uomo comune non dispone di energia

sufficienteper impadronirsene.

IL MAGGIOR LIMITE degliesseri umani è che

rimangono incollati all'inventario della ragione.

La ragione non si confronta con l'uomo in

quanto esseredi energia.Laragione ha a che fare

con strumenti che creano energia, manon ha

mai seriamente valutato il fatto chenoi siamo

più che strumenti: siamo organismi che creano

energia. Siamo bolle di energia.

1.31

Page 116: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

I

t.p. si fondono con le emanazioni dell'Aquila

e scivolano nell'eternità.

UNA VOLTAraggiunto il silenzio inferiore,

tutto diventa possibile. Per smettere di parlare

con noi stessi non dobbiamo far altro che usare

lo stesso metodo che è stato utilizzato per

insegnarci a parlare con noi stessi; ci è stato

insegnato in modo compulsivo e inflessibile,

e questa è la normalità in cui dobbiamo smettere

di restare: compulsiva e inflessibile.

IGUERRIERI che raggiungono la

consapevolezza totale sono uno spettacolo

incomparabile: ardono di un fuoco interno

che li consuma e, in piena consapevolezza,

~I iI

Page 117: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

UIMPECCABILITÀ comincia con un singolo IL MISTERO della consapevolezza è oscurità.

atto che deve essere deliberato, preciso e

mantenuto nel tempo. Ripetendo questo atto

Gli esseri umani emanano quel mistero,

sufficientemente a lungo, si acquista

un intento inflessibile, che può essere applicato

a tutto il resto. A quel punto la strada

è sgombra. Una cosa conduce a un'altra

fino a che il guerriero prende

pienamente atto del proprio potenziale.

emanano cose inesplicabili. Considerarci

in termini diversi è follia. Ecco perché il

guerriero non svilisce il mistero dell'uomo

sforzandosi di razionalizzarlo.

dl'

Page 118: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

C I SONO due forme di realizzazione. La prima

è fatta solo di chiacchiere, di grandi

esplosioni emotive e null'altro.

L'altra è il prodotto di uno spostamento

del punto di unione; non va di pari passo

con un'esplosione emotiva, ma con

l'azione. Le realizzazioni emotive subentrano

anni dopo che il guerriero ha rafforzato,

attraverso l'utilizzo, la nuova posizione

del punto di unione.

LA COSA PEGG IORE che può accaderci

è di dover morire, e poiché la morte

è già il nostro destino inalterabile,

siamo liberi: chi ha perso tutto

non ha più nulla da temere.

Page 119: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

IL GUERRIERO non si avventura nell'ignoto

spinto dall'avidità. L'avidità ha senso solo

nel mondo della realtà ordinaria. Per IIL GUE RRI ERo pensa solo al mistero della

consapevolezza: il mistero è tutto ciò che conta.

Siamo esseri viventi; dobbiamo morire

e rinunciare alla consapevolezza.

Ma se potessimo modificare anche solo

minimamente questa realtà, quali misteri

ci attenderebbero? Qgali misteri!

2.39

avventurarsi nella solitudine terrificante

dell'ignoto c'è bisogno di qualcosa di più grande.

C'è bisogno di amore, amore per la vita, per

l'intrigo, per il mistero. C'è bisogno di una

curiosità insopprimibile e di coraggio in

abbondanza.

t

i

Page 120: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

COMMENTO l'abisso. lo ti guiderò lungo quello sterminato crepaccio,alla sua destra o alla sua sinistra. Finché non cadrai, vivrai.Non guarirai mai del tutto, ma vivrai.»Il nagual Elias non si aspettava granché dall'attore, che

era pigro, inconcludente, incline all'autocommiserazionee perfino codardo. Rimase quindi molto stupito quando,alle cinque del mattino dopo, lo trovò ad attenderlo alleporte della città. Lo portò con sé fra le montagne e, coltempo, l'attore divenne il nagual J ulian: un tisico che, ben­ché non si fosse mai curato, visse qualcosa come centoset­te anni, sempre camminando sull'orlo dell'abisso.«Naturalmente, è di estrema importanza che tu esami­

ni il percorso seguito dalnagual J ulian lungo l'abisso», midisse Florinda. «Al nagual Juan Matus non importava, loriteneva superfluo. Ma tu non hai il suo talento, e nientepuò essere superfluo per te, come guerriero. Devi lasciareche i pensieri, i sentimenti, le idee degli antichi sciamanimessicani vengano a te libcramente.»Florinda aveva ragione. lo non ho lo splendore delna­

gual J uan Matus e, proprio come lei aveva detto, nulla po­teva essere superfluo per me. Avevo bisogno di tutti i pun­telli, di tutte le indicazioni che potevo trovare. Non pote­vo permettermi di ignorare nessuna delle opinioni e con­cezioni degli antichi sciamani, per quanto inverosimili miapparissero.Studiare il percorso del nagual J ulian lungo l'orlo dell'a­

bisso significava poter ampliare la ricostruzione mnemo­nica fino a comprendere anche i sentimenti che J ulian do­veva aver provato durante la sua stupefacente battaglia per

Il fuoco dal profondo è anch'esso un prodotto del­l'influenza esercitata da Florinda Matus. Inquell'occasione, lei mi portò a concentrarmi sul

maestro di don Juan, il nagual Julian. Florinda e la miaprofonda concentrazione mi rivelarono che il nagual Ju­lian Osorio era stato un attore di un certo valore ... ma so­prattutto, era stato un uomo licenzioso, interessato esclu-

'240 sivamente a sedurre le donne, donne di ogni genere concui entrava in contatto a ogni nuovo spettacolo. Era licen­zioso al punto che la sua salute ne risentì e si ammalò ditubercolosi.Il suo maestro, il nagual Elias, lo trovò un pomeriggio

in un campo alla periferia di Durango, impegnato a sedur­re la figlia di un ricco proprietario terriero. Per lo sforzo,ebbe un'emorragia così massiccia che rischiava di esserglifatale. Secondo Florinda, il nagual Elias vide che non c'eramodo di salvarlo, e l'unica cosa che poté fare in quanto na­gual fu arrestare il flusso di sangue. Poi gli fece una propo­sta.«Domattina alle cinque partirò alla volta delle monta­

gne», disse. «Fatti trovare all'ingresso della città. Nonmancare, altrimenti morirai, e prima di quanto tu creda.La tua sola possibilità di sopravvivenza consiste nel venirecon me. Non potrò curarti, ma potrò deviare la tua inarre­stabile marcia verso l'abisso che segna il termine della vita.Prima o poi, tutti noi esseri umani ci inoltriamo in quel-

141

II,Il

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Page 121: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

la vita. Rimasi profondamente scioccato nello scoprireche lo aveva tenuto impegnato senza sosta, sempre in bili­co tra la sensualità e una pericolosa inclinazione all'au­toindulgenza, e uno strenuo attaccamento alla vita. Lasua era stata quindi una lotta continua, sempre tesa almantenimento di un equilibrio. Qgella marcia sull'orlodell'abisso equivaleva alla battaglia del guerriero enfatiz­zata a un tale punto che ogni secondo poteva essere deter­minante.

Ciononostante, semanteneva lo sguardo, l'enfasi e l'at-141. tenzione su quello che Florinda aveva definito l'orlo del­

l'abisso, lapressione si attenuava, e la sua disperazione eraben lontana da ciò che lo assaliva quando si accorgeva chele vecchie consuetudini tornavano ad assediarlo. In queimomenti, guardando al nagual Julian, mi scoprivo a pen­sare che stavo ricapitolando un uomo del tutto diverso,più distaccato, più calmo, più padrone di sé.

DA

Il potere del silenzio

Page 122: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

IL GUERRIERO nonimparalosciamanesimo

col passare del tempo; piuttosto, col passare

del tempo, impara a risparmiare energia.

Qgest'energia gli permetterà di maneggiare

alcuni dei campi energetici che abitualmente

gli sono inaccessibili. Lo sciamanesimo

è uno stato di consapevolezza, la capacità

di usare campi energetici che

non vengono impiegati nella percezione

della quotidianità che è a noi nota.

IIl"l'.1.

Page 123: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

L'UNIVERSO ospita una forza

incommensurabile e indescrivibileche

GLI SCIAMANI sono fattivamente interessati

è strettamente connesso a esso. Il guerriero

ha cura di discutere, comprendere e utilizzare

tale connessione. Soprattutto, ha cura

di ripulirla daglieffetti ottundenti

generati dallepreoccupazioni del quotidiano.

Aquesto livello, lo sciarnanesimopuò essere

identificato come il processo di purificazione

dellapropria connessione con l'intento.

alpassato, manon alpassato individuale.Pergli

sciamani, ilpassato è ciò che altri sciamani

hanno compiuto in precedenza. Lo consultano

per trame un punto di riferimento. Per loro,

stabilire un punto di riferimento significa

garantirsi la possibilità di valutare l'intento.

gli sciamani chiamano intento,

e tutto ciò che esistenel cosmo

Page 124: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

~cHE L'UOMO COMUNE esamina il passato, Lo SPIRITO si manifesta senza sosta

ma è a quello personale che è interessato,

e per ragioni personali. Si confronta con il

passato, sia quello personale sia quello sulla

conoscenza passata del suo tempo, per trovare

giustificazioni al suo comportamento presente o

futuro, o per crearsi un modello.

al guerriero. Qgesta però non è tutta la verità.

La verità è che lo spirito si rivela a tutti

con la stessa intensità e coerenza, ma solo

il guerriero è costantemente sintonizzato

con tali rivelazioni.

À.

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Page 125: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

IL GUERRIERO parla dello sciamanesimo come

di un misterioso uccello magico che sospende

per un momento il suo volo con Pintento di dare

all'uomo speranza e scopo; il guerriero

vive sotto l'ala dell'uccello, e lo chiama

l'uccellodella saggezza, Puccellodella libertà.

PER UN GUERRIERO lo spirito è un'astrazione

solo perché egli lo conosce senza parole né

pensieri. È un'astrazione perché gli è impossibile

concepirlo. Ciononostante, senza desiderio

né possibilità di comprenderlo, il guerriero

maneggia lo spirito. Lo riconosce, lo chiama,

lo attira, si familiarizza con esso, e lo esprime

nelle sue azioni.

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Page 126: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

LA CONNESSIONE che l'uomo comune ha con IL POTERE dell'uomo è incommensurabile;

l'intento è sostanzialmente morta, e il guerriero

comincia quindi con un legame inutile,

perché non reagisce di sua propria volontà.

Per infondere nuova vita a tale legame,

la morte esiste solo perché ce la prefiggiamo

fin dalla nascita. IJintento di morte può

essere sospeso modificando le posizioni

del punto di unione.

il guerriero ha bisogno di uno scopo

rigoroso, determinato: un particolare stato

della mente detto intento inflessibile.

III .•.

iiiI

Page 127: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

L'A RTE dell'agguato consiste nell'apprendere

tutti i trucchi del camuffamento, e impararli così

bene che nessuno si accorge che si è camuffati.

Per riuscirei ènecessario essere spietati,

LE AZIONI del guerriero hanno uno scopo

recondito che nulla ha a che fare con il suo

l.f+ astuti, pazienti e gentili. La spietatezza non

dovrà essere durezza, l'astuzia non dovrà essere

crudeltà, la pazienza non dovrà essere negligenza

né la gentilezza stupidità.

guadagno personale. L'uomo comune agisce

solo nella speranza di un ritorno; ilguerriero

agisce nel nome dello spirito.

Page 128: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

ATTRAVERSO il 'Vedere,gli sciamani antichi

scoprirono che un comportamento inusuale

producevaun tremito nel punto di unione.

Presto scoprirono che, se ripetuto in maniera

sistematica e indirizzato correttamente, tale

comportamento inusuale costringeva il punto

di unione a spostarsi.

IL SAPERE SILENZIOSO altro non è che il

contatto diretto con l'intento.

'ln

Page 129: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

Un guerriero torna vittorioso allo spirito, dopo

essere disceso negli inferi. E dagli inferi porta

dei trofei: la comprensione è uno dei suoi trofei.

IL GUERRIERO comprende il comportamento

umano alla perfezione, perché è cacciatore.

Comprende, per esempio, che gli esseri umani

sono creature d'inventario. È la conoscenza dei

Lo SCIAMANESIMO è un viaggio di ritorno.

dettagli di un inventario particolare a fare di un

uomo uno studioso o un esperto nel suo campo.

1.5"9

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Page 130: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

260

IL GUERRIERO sa che quando l'inventario

di un uomo è inadeguato, o quell'uomo lo amplia

o il suo mondo di autori flessione si disintegra.

La persona comune è in grado di incorporare

nuove componenti nel suo inventario soltanto

se esse non sono in contrasto con l'ordine

fondamentale. Se invece lo contraddicono,

la sua mente collassa. L'inventario è la mente.

Èsu questo che si basa il guerriero quando cerca

di infrangere lo specchio dell'autoriflessione.

IL GUERRIERO non erige mai un ponte per

unirsi agli abitanti del mondo. Ma se gli uomini

desiderano farlo, dovranno erigere un ponte che

conduca al guerriero.

261

Page 131: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

PERCHÉ i misteri dello sciamanesimo siano NESSUNA particolare procedura è richiesta

accessibili a tutti, lo spirito deve discendere

su chiunque sia interessato. Lo spirito fa sì

che la sua sola presenza sposti in una posizione

specifica il punto di unione dell'uomo.

Tale punto è noto agli sciamani

come illt~ogodella nonpietà.

per lo spostamento del punto di unione

nel luogodella nonpietà. Semplicemente, lo spirito

tocca la persona in questione e il punto

di unione si sposta.

Page 132: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

PER CONSENTIRE alla magia di avere presa

su di noi, non dobbiamo far altro che bandire

ogni dubbio dalla nostra mente. Una volta

eliminati i dubbi, tutto diventa possibile.

LE Po SS I B I L I T À dell'uomo sono talmente

vaste e misteriose che il guerriero, invece

di riflettere su di esse, ha scelto di esplorarle,

pur senza alcuna speranza di arrivare

a comprenderle.

Page 133: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

1.66

TUTTO CIÒ che un guerriero compie, lo

compie come conseguenzadi uno spostamento

del suopunto di unione, e tali spostamenti sono

determinati dalla quantità di energia

che il guerriero può controllare.

~LUNQ_UE movimento delpunto di unione

equivalea un allontanamento dall'eccessiva

focalizzazione sul sé individuale.Gli sciamani

iiII,

credono che sia laposizione delpunto di unione

a fare dell'uomo moderno un irrimediabile

egocentrico, completamente assorbito

dall'immagine di sé.Avendoperso la speranza

di tornare alla fonte di ogni cosa, l'uomo comune

cercaconforto nel proprio egoismo.

Page 134: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

L'AMBIZIONE della via dei guerrieri

è la detronizzazione dell'importanza del sé.

E tutte le azioni che ilguerriero compie sono

dirette a questo obiettivo.

GLI SCIAMANI hanno smascherato

l'importanza del sé e hanno scoperto che non è

altro che autocommiserazione sotto altre vesti.

1.68

Page 135: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

N ELLA REALTÀ ordinaria, parole e decisioni

possono essere facilmente annullate.

La sola irrevocabilità di quel mondo è la morte.

Nel mondo degli sciarnani, invece, è possibile

revocare la morte, ma non la parola dello

sciamano. In questa realtà le decisioni non

possono essere modificate né riviste.

Una volta prese, sono prese per sempre.

UNO DEGLI ASPETTI più drammatici della

condizione umana è la macabra connessione tra

stupidità e riflesso del sé. È la stupidità a indurre

l'uomo comune a scartare tutto quello che

non è conforme alle aspettative del riflesso del sé.

In quanto uomini comuni, per esempio, siamo

ciechi davanti alla più importante

delle conoscenze accessibili agli esseri umani:

l'esistenza del punto di unione e il fatto

che possa spostarsi.

1

Page 136: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

TENENDOSI saldamente aggrappato

all'immagine che ha di sé, l'uomo razionale

conferma la sua ignoranza abissale. Egli ignora

che lo sciamanesimo non significa incantesimi

e formule magiche, bensì la libertà di percepire

non solo il mondo che diamo per scontato,

ma quant'altro è umanamente possibile. L'uomo

rabbrividisce davanti alla prospettiva della

libertà. E la libertà è a un passo da lui.

L'UOMO intuisce le proprie risorse nascoste,

ma non osa utilizzarle. Ecco perché il guerriero

afferma che la condizione dell'uomo è il

contrappunto fra la sua stupidità e la sua

ignoranza. Più che mai ora l'uomo ha bisogno

di apprendere idee nuove che concernono solo

il suo mondo interiore: idee proprie degli"il!

sciamani, non legate alla dimensione sociale,

idee per un uomo che è posto di fronte all'ignoto,

e alla sua stessa morte. Ora, più che di qualunque

altra cosa, egli ha bisogno di apprendere i segreti

del punto di unione.

Page 137: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

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COMMENTO

LO SP I R I T O ascolta solo quando gli siparla

con i gesti.E per gestinon si intendono cenni

o movimenti del corpo, ma atti di assoluto

abbandono, di liberalità, di arguzia.Come gesto

per lo spirito, il guerriero porta alla luce

il meglio di sée in silenzio lo offre all'astratto.

.!l L'ultimo libro che ho scritto su don Juan si inti-• •~.:d..fttola Il poteredel silenzio, titolo scelto dal mio• editore; quello originale era infatti [li Silenzio

interiore].Mentre scrivevo, la visione della realtà degli;sciamani antichi era diventata estremamente astratta.Florinda fecetutto il possibile per distogliermi dal mio as­sorbimento nell'astrattezza e tentò di spostare la mia at­tenzione verso altri aspetti delle antiche tecniche sciama­niche, provando perfino a scioccarmi con un comporta­mento scandaloso. Ma nulla poteva allontanarmi da quel­la che sembrava una direzione inesorabile.

Il poteredel silenzio è una disamina del pensiero deglisciamani dell'antico Messico nella loro dimensione piùastratta. Lavorando da solo al libro, caddi vittima dellostato d'animo degli uomini di cui scrivevo, del loro deside­rio di apprendere maggiormente in un modo quasi razio­nale. Florinda mi spiegò che, alla fine, gli sciamani eranodiventati estremamente freddi e distaccati. Erano intera­mente dediti alla loro ricerca: la loro freddezza mirava aeguagliare la freddezza dell'infinito. Erano riusciti a tra­sformare i loro occhi umani in modo da renderli similiagli occhi gelidi dell'ignoto.

lo stesso intuivo tutto questo, e mi sforzavo disperata­mente di invertire il corso degli eventi. Non ci sono anco­ra riuscito. I miei pensieri sono diventati via via semprepiù simili a quelli che furono i loro pensieri al termine del-

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Page 138: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

la loro ricerca. Con ciò non voglio dire che non so più ride­re. Anzi, la mia è una vita di gioia infinita, ma, allo stessotempo, è anche una ricerca incessante e senza tregua. I1in­finito finirà per inghiottirmi, e voglio essere preparato.Non voglio che mi dissolva nel nulla perché, anche se va­ghi, conservo ancora desideri, affetti, attaccamenti. Desi­dero più di qualunque altra cosa essere come quegli uomi­ni. Non li ho mai conosciuti; gli unici sciamani che ho in­contrato sono don Juan e il suo gruppo, e ciò che esprime­vano non avrebbe potuto essere più lontano dalla freddez-

'2.76 za che intuisco in quegli uomini sconosciuti.Grazic all'influenza esercitata da Florinda sulla mia vi­

ta, ho imparato a concentrarmi totalmente sullo statod'animo di persone che non ho mai conosciuto. Ho foca­lizzato la mia attenzione sullo stato d'animo di queglisciamani e sono rimasto intrappolato in esso senza piùsperanza di potermi districare. Florinda non credevanelladefinitività della mia situazione, mi prendeva in giro e ri­deva apertamente di me.

«Qgesto stato è solo apparentemente definitivo», midiceva, «ma in realtà non è così. Verrà il momento in cuicambierai scena. Forse ti libererai di tutti i pensieri suglisciamani dell'antico Messico. Forse ti libererai anche diquelli sugli sciamani con cui sei stato così intimamente acontatto, come ilnagualJuan Matus. Forse arriverai addi­rittura a respingere la sua essenza. Vedrai: non ci sono li­miti per un guerriero. Il suo senso di improvvisazione ètalmente forte che può costruire sul niente, ma le sue nonsono costruzioni vacue, bensì funzionali e pragmatiche.

Vedrai. Non dico che ti dimenticherai di loro, ma, a uncerto punto, prima di tuffarri nell'abisso, se avrai l'ardiredi camminare lungo il suo orlo, se oserai non allontanartida esso, arriverai alle conclusioni di ordine e stabilità tipi­che del guerriero, a te molto più consone di questa osses­sione sugli sciamani dell'antico Messico.»

Le parole di Florinda suonarono come una profeziapiena di speranza. Forse aveva ragione. Di certo, aveva ra­gione nell'affermare che le risorse del guerriero non han­no limiti. L'unico problema è che, perché io possa co­struirmi una visione diversa del mondo e di me stesso,una visione più consona almio temperamento, devo cam­minare lungo l'orlo dell'abisso, e dubito di avere il corag­gio e la forza necessari per una simile impresa.

Ma, d'altro canto, chi può saperlo?

Page 139: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

Indice generale

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In trod uzione 7DaA scuola dello stregone 15Commento 26

Da una realtà separata 29Commento 66

Da Viaggio a Ixtlen 71Commento 103

Da L'Isola del Totuil 107Commento 149

Da Il secondo anello del potere 153Commento 173

Dan dono dell'Aquila 177Commento 210

Dan fuoco del profondo 217Commento 240

Da Il potere del silenzio 243Commento 275

Page 141: Carlos Castaneda - IT 11 - LA RUOTA DEL TEMPO

CARLOS CASTA NE O A, scomparso nell'aprile1998, è stato ed è uno dei maestri spirituali dcinostro tempo. Le sue opere sono disponibili pres­so Rizzoli, che ne ha avviato la ricdizione completanella collana «I libri di Carlos Castaneda». Il pri­mo titolo è il libro che nel 1968 rese il suo autorecelebre in tutto il mondo, A scuoladallo stregone.

L.Ii\ « SlL\1 ~1A»

DEGLI INSEGNAMENTI

DI UN i\1AESTRO SPIRITUALE

DEL NOSTRO TE\1PO

In copertina:Progetto grafico di Mattco Bologna Design ~Y.

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ISBN 88-17-86214-2

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