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Banca Carime 1861 - 2011 150° anniversario Cosenza, 24 Settembre 2011 ANNIVERSARIO DELLA COSTITUZIONE DELLA CASSA DI RISPARMIO DI CALABRIA E DI LUCANIA nell’anno delle Celebrazioni dell’Unità d’Italia

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Brochure per laFondazione della Cassa di Risparmio di Calabria e di lucania

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Banca Carime

1861 - 2011150° anniversario

Cosenza, 24 Settembre 2011

ANNIVERSARIO DELLA COSTITUZIONE DELLACASSA DI RISPARMIO DI CALABRIA E DI LUCANIAnell’anno delle Celebrazioni dell’Unità d’Italia

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Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha conferito a Banca Carime per i 150 anni della costituzione della Cassa di Risparmio di Calabria e di Lucania

una propria medaglia di rappresentanza.

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Le attività per le celebrazioni dei 150 annidella costituzione della Cassa di Risparmio di Calabria e di Lucania sono

promosse da:

in partnership con:

con il patrocinio di:

Comune di Cosenza

Regione Calabria

in collaborazione con:

Si ringrazia per la preziosa collaborazione:la Direzione dell’Archivio di Stato di Cosenza

la Direzione di Confindustria Cosenza

Galleria Nazionale di Cosenza

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Il 18 aprile del 1853, Ferdinando II di Borbone, con un decreto, istituì in Calabria due Casse

di “prestanza agraria”, con sedi a Cosenza e in alcuni centri limitrofi. Con la proclamazione

del Regno d’Italia, al posto delle due originarie Casse fu istituita un’unica Cassa di

Risparmio.

Con una delibera del Consiglio Provinciale di Cosenza del 24 Settembre 1861 nacque la

Cassa di Risparmio ed il 2 Agosto 1862 iniziò l’attività a Cosenza estendendo, negli anni, la

sua attività a gran parte della Calabria e, dagli anni ‘50, nella vicina Lucania.

Nel 1959 assunse la denominazione di Cassa di Risparmio di Calabria e di Lucania.

Nel 1992 a seguito della Legge Amato nacque la Fondazione bancaria Cassa di Risparmio

di Calabria e di Lucania e l’ente propriamente bancario divenne Carical S.p.A., che dal 1998

è confluita in Banca Carime S.p.A.

La storia

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Ricorre quest’anno il 150° anniversario della Cassa di Risparmio di Calabria e Lucania, antica e prestigiosa Istituzione creditizia di cui Banca Carime ha raccolto l’eredità ed ha continuato la storia.Il 18 aprile del 1853, Ferdinando II di Borbone fondò in Calabria, con proprio decreto, due Casse destinate a “prestanze agrarie” con sedi a Cosenza ed in alcuni centri limitrofi.Con la proclamazione del Regno d’Italia si decise di istituire, unificando le due originarie Casse, una Cassa di Risparmio. Più precisamente, con delibera del Consiglio Provinciale di Cosenza del 24 settembre 1861, nacque la Cassa di Risparmio della Calabria, che iniziò l’attività il 2 agosto 1862 dapprima a Cosenza, per poi estendersi pian piano a gran parte della Calabria ed in seguito, dagli anni ’50 del Novecento, anche alla vicina Lucania. Nel 1959, perciò, l’Ente assunse la denominazione di Cassa di Risparmio di Calabria e Lucania. Nel 1992, a seguito della legge Amato, nacque la Fondazione Bancaria Cassa di Risparmio di Calabria e Lucania, mentre l’ente propriamente bancario divenne la Carical S.p.a.Banca Carime, che fa parte del Gruppo Bancario UBI Banca, è “figlia” di Carical e di altre Casse di Risparmio meridionali e desidera celebrare, il prossimo 24 settembre, con il territorio cui appartiene, la significativa ricorrenza appena ricordata, che cade nell’anno in cui si festeggia il 150° anniversario dell’Unità d’Italia.Una storia, perciò, comune.

Banca Carime: una storia suggestiva. Sabato 24 Settembre 2011 la banca festeggia i 150 anni della costituzione dell’originariaCassa di Risparmio di Calabria e di Lucania.

Andrea Pisani Massamormile > Presidente di Banca Carime

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La Cassa di Risparmio di Calabria e di Lucania, oggi Banca Carime, con i suoi 150 anni

di presenza sul territorio, ha contribuito allo sviluppo e alla storia del Mezzogiorno d’Italia.

Banca Carime in continuità ha raccolto la tradizione ed è orgogliosa di festeggiare i suoi 150 anni.

150 anni insieme

Banca Carime

1861 - 2011150° anniversario

nell’anno delle Celebrazioni dell’Unità d’Italia.

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Wouters, “Marte e Venere” - Collezione Quadreria Banca Carime

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150 Anniin Comune.

Banca Carime interpreta il suo ruolo di Banca del Territorio con una presenza capillare in una vasta parte del Mezzogiorno ed un’attività di costante, paziente e tenace costruzione di relazioni con i propri clienti che attraversano spesso più generazioni. Questa attitudine consente, da un lato, di accompagnare e sostenere famiglie e imprese conoscendone da vicino caratteristiche, bisogni, progetti, aspirazioni anche oltre le evidenze dei documenti contabili; dall’altro lato, di garantire un forte presidio dei mercati locali abilitando una sana e prudente gestione del credito. La Banca è parte integrante dell’assetto socio economico locale - impresa tra le imprese - e riesce ad assolvere meglio, perciò, anche la sua funzione etico - sociale: sostenere le iniziative “meritevoli” dei singoli perchè possa, per questa via, aumentare il valore ed il benessere dell’intera comunità. Con il nostro operato nel solco dell’antica tradizione, siamo fieri di contribuire a mantenere vivi i principi ispiratori della Cassa di Risparmio di Calabria e Lucania.

Raffaele Avantaggiato > Direttore Generale di Banca Carime

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Compagno, “Moltiplicazione dei pani e dei pesci” - Collezione Quadreria Banca Carime

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150 Anniin Comune.

Andrea Pisani Massamormile > Presidente di Banca Carime

È giusto celebrare questa ricorrenza: 150 anni di unità istituzionale della nostra Italia, non più solo geografica, ma storia, nazione, valori. Insieme 150 anni della nascita della Cassa di Risparmio di Calabria e di Lucania. Anche Banca Carime, consapevole del proprio ruolo sociale, si associa al festeggiamento con questa iniziativa che inneggia ai sentimenti di libertà che furono la spinta ideologica alla base della “guerra” d’Italia o, meglio dire, la guerra “per” l’Italia. Dalla giornata che segna l’anniversario dei nostri 150 anni, noi trarremo rinnovata fiducia nelle Istituzioni, dimenticando la sensazione di lontananza che talvolta affiora e addolora.Desideriamo rinnovare e ricordare le radici unitarie del meraviglioso popolo della più bella Penisola del mondo, dimenticando l’errore di chi traccia ingiustificate demarcazioni.

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Ignoto, “San Matteo” - Collezione Quadreria Banca Carime

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Cosenza, Sabato 24 Settembre 2011

ANNIVERSARIO DELLA COSTITUZIONE DELLACASSA DI RISPARMIO DI CALABRIA E DI LUCANIA

Ore 17.30 - Teatro Rendano di Cosenza

> La nostra storia compie 150 anni

> Premiazione e consegna borse di studio “Premio N. Calipari”

> Donazione da parte di Banca Carime al Comune di Cosenza della biblioteca storica

Ore 11.30 - Sala Giunta della Provincia di Cosenza

> Conferenza stampa

Ore 13.00 - Galleria Nazionale di Cosenza, Palazzo Arnone

> Visita delle Mostre Tematiche riservate ai giornalisti e agli ospiti

> Mostra tematica sull’Unità d’Italia, cimeli e libri antichi di Banca Carime - ex Carical

> Mostra permanente della Quadreria di Banca Carime

Ore 20.00 - Teatro Rendano di Cosenza

> Concerto dell’Orchestra Sinfonica del Conservatorio di Musica “S. Giacomantonio” di Cosenza

Programma

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Conferenza stampaSabato 24 Settembre 2011 > ore 11.30Provincia di Cosenza - Sala della GiuntaConferenza stampa di presentazione ai giornalisti della celebrazione del 150°Anniversario della costituzione della Cassa di Risparmio di Calabria e di Lucania.

Provincia di Cosenza - Sala della Giunta

Intervengono

Raffaele Avantaggiato > Direttore Generale di Banca CarimeGerardo Mario Oliverio > Presidente della Provincia di CosenzaMario Bozzo > Presidente Fondazione della Cassa di Risparmio di Calabria e di LucaniaSanto De Marco > Presidente Associazione Pensionati ex Carical-Banca CarimeRenato Pastore > Presidente di Confindustria CosenzaGiuseppe Gaglioti > Presidente della CCIAA di CosenzaFabio De Chirico > Soprintendente ai Beni Artistici della CalabriaMario Occhiuto > Sindaco della Città di CosenzaGiuseppe Scopelliti > Presidente della Regione Calabria

Conclude

Andrea Pisani Massamormile > Presidente di Banca Carime

Modera

Attilio Romita > Giornalista e conduttore TG1 RAI

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Bernini, “Ritratto” - Collezione Quadreria Banca Carime

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Galleria Nazionale di CosenzaPalazzo Arnone.Visita delle mostre tematiche riservata ai giornalisti e agli ospitiSabato 24 Settembre 2011 > ore 13.00

Boccioni, “Gisella” - Collezione Quadreria Banca Carime

Galleria Nazionale di Cosenza - Palazzo Arnone

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De Matteis - Collezione Quadreria Banca Carime

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Galleria Nazionale di Cosenza - Palazzo Arnone

> Mostra permanente della Quadreria di Banca Carime.> Mostra tematica sull’Unità d’Italia, cimeli e libri antichidi Banca Carime - ex Carical.curata dalla Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici della Calabria.

Sabato 24 Settembre 2011 - Ore 13.00

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Caracciolo, “Sacra famiglia” - Collezione Quadreria Banca Carime

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Incontro ufficiale per celebrare i 150 anni della costituzionedella Cassa di Risparmio di Calabria e di Lucania,presso il Teatro Rendano di Cosenza.

Sabato 24 Settembre 2011 - Ore 17.30

La nostra storia compie 150 anni Attilio Romita

Intervengono

Raffaele Avantaggiato > Direttore Generale di Banca CarimeGerardo Mario Oliverio > Presidente della Provincia di CosenzaMario Bozzo > Presidente Fondazione della Cassa di Risparmio di Calabria e di LucaniaRenato Pastore > Presidente di Confindustria CosenzaGiuseppe Gaglioti > Presidente della CCIAA di CosenzaMario Occhiuto > Sindaco della Città di CosenzaGiuseppe Scopelliti > Presidente della Regione Calabria

Conclude

Andrea Pisani Massamormile > Presidente di Banca Carime

Modera

Attilio Romita > Giornalista e conduttore TG1 RAI

Teatro Comunale A. Rendano di Cosenza

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Nicola Calipari

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Borse di StudioPremio Calipari

Consegna e premiazione delle borse di studio Banca Carime intitolate a Nicola Calipari.

InterventoSusanna Petruni > Giornalista e conduttrice TG1 RAI

Ermanna Carci > Vice Presidente di Banca Carime ePresidente della Commissione di valutazione per le Borse di Studio “N. Calipari”

Rosa Villecco Calipari > Componente Commissione di valutazione per le Borse di Studio “N. Calipari”

Susanna Petruni

Ermanna Carci Rosa Villeco Calipari

Teatro Comunale A. Rendano di Cosenza

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S. Rosa, “Paesaggio” - Collezione Quadreria Banca Carime

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Renato Pastore, Presidente di Confindustria Cosenza, illustra i risultati del Concorso Nazionale di Confindustria per un’idea-progetto di start-up vinto dall’ITIS “Fermi“ di Castrovillari con la collaborazione di Confindustria Cosenza e di Banca Carime.

A scuola di cultura di impresa:l’esperienza del progetto “La Tua idea d’Impresa”.

InterventoAndrea Pesciarelli > Giornalista TG5

Andrea Pesciarelli

Renato Pastore

Teatro Comunale A. Rendano di Cosenza

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Donazione della Biblioteca storica di Banca Carime, riveniente dalla Cassa di Risparmio di Calabria e di Lucania, alla Città di Cosenza.

Banca Carime dona alla Città di Cosenzala biblioteca storica della Cassa di Risparmiodi Calabria e di Lucania.

Andrea Pisani Massamormile Mario Occhiuto

Andrea Pisani Massamormile > Presidente di Banca CarimeMario Occhiuto > Sindaco della Città di Cosenza

Teatro Comunale A. Rendano di Cosenza

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Concerto dell’Orchestra Sinfonica del Conservatoriodi Musica “S. Giacomantonio” di Cosenza.

Sabato 24 Settembre 2011 - Ore 20.00M° Donato Sivo > Direttore

Musiche di Rossini e Verdi

Teatro Comunale A. Rendano di Cosenza

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Vaccaro, “Salomone” - Collezione Quadreria Banca Carime

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ANDREA PISANI MASSAMORMILE

La storia di Banca Carimeda tre casse di risparmio ad una banca del territorio

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Banca Carime nasce, in quanto tale, il 31 dicembre 1997. In verità, in quella data rinasce, perché aveva già avuto, in precedenza, un’altra vita, anzi tre vite.Non sono questi sintomi di senescenza e non sto parlando di mitologia, ma di storia, anche

se nel nostro affascinante Mezzogiorno storia e mitologia qualche volta si incontrano, dialogano, esplodono in alcune incantevoli ed incantate feste di piazza e si ritrovano negli sguardi della nostra gente.Gli è che, se non temessi di denunziare uno scandalo, dovrei dire che Banca Carime ha avuto tre padri, tutti coniugati con l’evoluzione del concetto di banca e poi con la crisi del sistema bancario meridionale.Poiché, tuttavia, queste mie parole non possono iniziare con l’allarme dello scandalo e magari essere ricordate come inattesa testimonianza del gossip che oggi impera ed opprime, pure quello finanziario o sedicente tale, preferisco dire e ribadire che Banca Carime nasce, appunto, l’ultimo giorno del 1997; e che in quel singolare evento e poi nella sua vita, che tuttora prosegue densa di liete promesse, Banca Carime mostra le tracce di tre precedenti esperienze bancarie che dunque è ora giunto il momento di ricordare.

Se Ferdinando II di Borbone avesse avuto le qualità ed avesse realizzato ciò che da lui ci si attendeva, la storia del Mezzogiorno e di riflesso quella italiana avrebbero potuto incamminarsi verso altre destinazioni. Certo egli si dibatté, alquanto irresoluto, fra importanti innovazioni sociali ed inattese

chiusure politiche. Fu attento od almeno tentò di esserlo in campo amministrativo e forse fu per questo che i suoi consiglieri, preoccupati per le esigenze dell’agricoltura, in particolare di quella calabrese, gli sottoposero in una tiepida mattina della primavera napoletana del 1853, un decreto che segnò, sia pure indirettamente, l’inizio della storia che oggi ci occupa e che anche domani altri continueranno ad interpretare e raccontare.Col decreto del 14 aprile 1853 Ferdinando II istituiva, dunque, due casse di prestanze (così si diceva allora) agrarie, la prima in Cosenza, destinata a servire quel circondario e quelli di Castrovillari e di Paola, la seconda in Rossano.

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Unificata finalmente, pochi anni dopo, l’Italia, molte cose, forse troppe i Piemontesi vollero cancellare e nel nostro Mezzogiorno, in particolare, si accanirono a modificare le istituzioni civili e sociali, forse temendo fenomeni di revanscismo nell’ambito di quello che era stato il più importante Regno della Penisola.

Nell’Italia del Nord, talvolta anche in quella centrale, era diffusa, per esigenze analoghe a quelle cui rispondevano le casse di prestanze agrarie, un’altra figura, quella delle Casse di Risparmio, sicché, adeguandosi senza indugio agli indirizzi dei nuovi sovrani, il Consiglio

Provinciale di Cosenza deliberò il 24 settembre 1861 di istituire sulle ceneri, per così dire, delle due casse di prestanze agrarie, in Cosenza, con filiali a Castrovillari, Paola e Rossano, appunto, una Cassa di Risparmio. Oggi, forse, la chiameremmo trasformazione, ma comunque il nuovo ente iniziò ad operare come tale già l’anno dopo, il 1862.Sarebbe troppo lungo ripercorrere i tanti anni che separano, nella storia italiana ed in quella di Carime, gli eventi appena ricordati da quel fatidico 31 dicembre 1997, in cui anche la Cassa di Risparmio di Calabria e Lucania, che solo nel 1959 aveva assunto questa denominazione ufficiale e tuttavia era nota come Carical, confluì in Carime.Saltiamo dunque, sia pure a malincuore, un secolo intero, saltiamo la seconda metà di un ottocento che altrove assicurava progresso e floridezza, mentre da noi introduceva più o meno consapevolmente un dualismo economico e territoriale che tuttora ci affligge; saltiamo gli anni dell’inizio del Novecento, che apparivano aperti a nuove conquiste sociali, scientifiche, industriali ed invece precipitarono ad un dipresso nella tragedia degli anni ‘15-‘18 e poi nella prima ricostruzione e con essa nelle prime ipocrisie di un intervento straordinario, destinato a trascinarsi per lunghi anni, che veniva fastosamente proposto e salutato e però lasciava dietro di sè vuoti incolmabili e coscienze indebolite; saltiamo ancora, perché ne sarebbe troppo doloroso anche il solo ricordo, un ventennio nero in tutti i sensi e la seconda guerra mondiale, in cui quel ventennio trascinò un’Italia

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impreparata, che si faceva forte delle gloriose, ma troppo antiche insegne di Roma caput mundi per nascondere la propria fragilità; saltiamo tutto ciò e ritroviamoci invece al momento della seconda ricostruzione, agli anni in cui un’Italia umile, lavoratrice ed intelligente si ritrovò finalmente tale e forse per la prima volta nella sua millenaria storia veramente unita.Sono gli anni in cui si comprese che occorreva preparare un futuro diverso per i bambini che nascevano e si posero così le basi di un boom che ancora regge la nostra presenza ai tavoli del G8, ma che poi non abbiamo più saputo ripetere.

I n quegli anni, a poca distanza spaziale e temporale l’una dall’altra, partivano le altre due espe-rienze di cui pure Carime reca in sè i cromosomi.Il 7 luglio 1949 venne fondata, con sede a Bari, la Cassa di Risparmio di Puglia, poi nota come

Caripuglia o addirittura CRP, dal logo di essa che conobbe un certo successo, anche grazie agli indovinati tratti grafici e cromatici; Caripuglia iniziò ad operare l’anno dopo, dapprima in locali presi a prestito e dichiaratamente provvisori, poi in locali centralissimi e di notevole prestigio, in via Roberto da Bari, inaugurati il 30 aprile 1950 in una giornata tuttora ricordata con piacere perché era una splendida domenica e soprattutto per il discorso che tenne Donato Menichella, allora Governatore della Banca d’Italia, che in quell’occasione espresse sentimenti di compiacimento per l’iniziativa e di fiducia per la Cassa e per l’economia pugliese.Quattro anni dopo la costituzione di Caripuglia (tre anni dopo la cerimonia inaugurale appena ricordata), il 4 giugno 1953, si costituì a Salerno la Cassa di Risparmio di Salerno, poi nota come Carisal, che iniziò ad operare pressocchè contestualmente. L’ origine di tutte e tre le Casse è quella tipica e comune del movimento delle Cas-se di Risparmio, un’origine senz’altro meritevole e fortunata dapprima, di dubbia valutazione in seguito, come ambiguo ne fu l’uso che prese a farne una classe politica via via meno affidabile, infine ripudiata tant’è che un po’ precipitosamente, anche le Casse di Risparmio, seguendo la sorte del credito per così dire “pubblico”, vennero ab-bandonate dal legislatore degli anni 80, un legislatore che andava aprendosi agli scenari del diritto comunitario, incompatibili con molte delle nostre tradizioni normative, come poi spero di tornare a dire.

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L’ origine, dunque. Ho già detto che fu un Consiglio Provinciale a volere la nascita di Carical; fu invece lo stesso movimento delle Casse di Risparmio, vale a dire l’Associazione che le riu-niva ed il loro Istituto di Credito Centrale, a patrocinare Caripuglia (nel senso che la vollero

e ne sottoscrissero il capitale). È infine ancora ad una provincia, quella di Salerno, in uno alla locale Camera di Commercio ed all’Ente Provinciale del Turismo, che va ascritta la nascita di Carisal.Nascita e natura di carattere pubblico dunque.Per almeno tre decenni, le tre Casse raccolsero successi, ebbero una significativa crescita dimensionale e giunsero ad avere, nelle rispettive regioni, una fitta rete di sportelli.In quei decenni inoltre le tre casse, coerentemente agli scopi che la legge assegnava loro, mostrarono indubbiamente un’ammirevole sensibilità nel sostegno degli aspetti sociali e culturali dei rispettivi territori di elezione.Molte sarebbero le iniziative culturali da ricordare, gli interventi a sostegno delle innumerevoli espressioni dell’arte e del genio della gente del Mezzogiorno e mi piace in particolare ricordare le iniziative editoriali cui si dedicò con successo Caripuglia: la collana “Civiltà e Cultura in Puglia”, la rivista Delta prima ed il Ma-gazine dopo. D’altra parte era la legge di allora che vietava la distribuzione degli utili ed imponeva invece che parte degli stessi venisse destinata ad opere di pubblica utilità.Non saprei dire, invece, e comunque non tocca a me dire se la razionalità della rete, la solidità interna, la patrimonializzazione, l’evoluzione organizzativa, la qualità e l’innovazione dei ser-vizi e dei prodotti, la formazione dei dipendenti, il cui numero pure cresceva sensibilmente in tutte e tre le casse di cui stiamo parlando, non saprei dire se tutto ciò teneva il passo dell’am-pliamento della rete o se quest’ultimo celava un progressivo disallineamento delle tre casse meridionali rispetto all’evoluzione del sistema bancario ed in particolare di quello del Nord del nostro Paese.Ad un certo punto, tuttavia, il vento della crisi iniziò a spirare forte sull’economia e sulle banche del Mezzogiorno, sino a travolgere, com’è ben noto, il sistema creditizio meridionale e con esso le tre Casse della nostra storia.

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I fattori della crisi del sistema bancario meridionale sono troppo noti e tristi per essere qui ripercorsi, ma essi, soprattutto due fra questi, vale a dire le inefficienze che minarono irrimediabilmente la competitività e la c.d. trappola politica, vennero aggravati dalla natura pubblica delle casse di risparmio

meridionali e dal modo in cui nei fatti questa natura veniva interpretata.Le casse di risparmio nacquero, nell’Italia preunitaria, con attenzione rivolta al risparmio, non al credito, sicché dichiaratamente non erano istituzioni creditizie, ma enti di pubblico interesse, con vocazione previdenziale, voluti dalle realtà locali e spesso dalla Chiesa per tutelare, mercé una remunerazione contenuta ed investimenti sicuri, il risparmio delle classi meno abbienti. Si fortificarono dietro un’organizzazione autonoma che le sottraeva al controllo dello Stato, raccogliendo da ciò si-curi benefici operativi, fino alla prima legge, quella del 1888, che dettò per esse una regola-mentazione compiuta.È vero che in quella legge e poi nel testo unico del 1929 compare in modo più chiaro anche la vocazione territoriale della casse, che ne avrebbe potuto marcare un significativo carattere distintivo e che lo statuto-tipo degli anni ’60 tentò di enfatizzare affermando, nell’art.2, che il risparmio raccolto avrebbe dovuto essere collocato con criteri tali da assicurare il massimo impulso allo sviluppo economico e sociale della zona in cui ciascuna cassa operava. È vero tutto ciò, ma a quegli anni risale anche la via via sempre più nitida affermazione della natura bancaria di questi enti, destinata a convivere con la matrice e la disciplina pubblica degli stessi, e quindi le prime avvisaglie di quelle contraddizioni che molti decenni dopo esplosero e probabilmente decretarono la fine del fenomeno.L’importante legge bancaria del 1936, tecnicamente evoluta e socialmente consapevole, distinse, separò, si dovrebbe dire, le aziende di credito, cui rimise l’esercizio del credito a breve termine, dagli istituti di credito, cui invece affidò il segmento del medio-lungo termine.Fra le aziende di credito inserì, nell’art.5, le casse di risparmio, sostanzialmente parificandole a tutte le altre banche a breve termine; ne soppresse definitivamente l’autonomia faticosamente difesa nel secolo precedente e le sottopose, così come ogni altra azienda di credito, alla penetrante vigilanza delle autorità creditizie.

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Purtroppo la legislazione fascista aggiunse nel 1938 una norma decisamente improvvida, che l’Ita-lia democratica non cancellò e che attribuiva al Capo del Governo (che poi divenne il Ministro del Tesoro) la nomina di presidente e vice presidente delle casse ed aprì così l’ingresso alle logiche della decadente politica italiana, in particolare a quella che è stata definita, con tragica ironia, l’industria della politica meridionale. Ciò proprio quando questi enti, divenuti definitivamente banche ed abbandonata l’ottica previdenziale, avrebbero dovuto coniugare, come ogni altra banca, la raccolta del risparmio con l’esercizio del credito.

La miscela di cui si nutrivano le casse di risparmio e segnatamente quelle meridionali era dunque esplosiva e quando, dopo i ricordati decenni di andamento favorevole, la crisi prese a manifestarsi, esplose con particolare vigore lungo la strada della nostra storia.

Qualcosa oggettivamente non andava e sono ora leciti i dubbi, quanto meno, sull’efficienza delle scelte, sul numero e la qualità delle assunzioni, sull’attenzione riservata al merito creditizio, sull’effettiva emancipazione dalle secche di un’equivoca collocazione sociale.Bisognerebbe leggere i rapporti ispettivi della Banca d’Italia di quegli anni, sia pure attraverso il loro linguaggio asettico, ciò che in essi è detto e ciò che è lasciato comprendere e bisognerebbe riconoscere che tutto si può dire della Vigilanza di quegli anni, ma non che essa non fosse tecnicamente competente e che non abbia saputo gestire al meglio le crisi bancarie, evitandone la propagazione sistemica degli effetti.Da qualche fonte, rumorosa ma poco consistente, si va ora sostenendo che ci fu l’intento, che la Vigilanza avrebbe favorito, di regalare il sistema bancario meridionale alle banche del Nord. Tutte le opinioni sono legittime, ma non vorrei che il nostro Sud mostri così, ancora una volta, di aver timore dell’autocritica, rischiando di perpetuare un atteggiamento psicologico che forse costituisce il vero macigno che ci impedisce di decollare. Peraltro restano oggettivi ed insuperati i dati intollerabili delle sofferenze di quegli anni e del livello troppo basso e decrescente degli indici di produttività.

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Ma non è questa l’occasione per un processo, né certo sarebbe corretto individuare colpe, perché invece in gran parte la situazione precipitò, come si è già accennato e come spero di tornare a dire, per vizi endemici al sistema di allora. Ma torniamo al racconto ed alla

sua cornice tecnico-legislativa.La vocazione europea dell’Italia; la progressiva evoluzione del diritto comunitario e la sua tendenza all’armonizzazione della legislazione degli Stati membri; la acquisita consapevolezza che la costruzio-ne di un effettivo mercato continentale imponeva innanzi tutto l’unificazione degli aspetti tecnici ed innovativi del diritto dei mercati finanziari, conducono l’allora Comunità Economica Europea a varare la direttiva 77/780 del 12 dicembre 1977, relativa al coordinamento delle disposizioni riguardanti l’ac-cesso all’attività degli enti creditizi e l’Italia a darvi attuazione con il d.p.r. 27 giugno 1985 n. 350.L’art. 1, comma 1°, di questo d.p.r. detta una disposizione che ora sembra ovvia, un precetto semplice, ma che pose una pietra miliare, anzi segnò un insuperabile discrimen fra un prima ed un dopo del diritto bancario e del “fare banca” in Italia: “l’attività di raccolta del risparmio fra il pubblico sotto ogni forma e l’esercizio del credito ha carat-tere d’impresa, indipendentemente dalla natura pubblica o privata degli enti che la esercitano”.Si comprese presto che, in punto di fatto, il carattere di impresa, l’esigenza cioè di tendere al profitto, di massimizzare l’efficienza, di contenere i costi, di programmare investimenti tempestivi ed adeguati, erano incompatibili con la natura pubblica dell’ente, con l’assenza di un capitale da remunerare ed il connesso controllo dell’azionista, con l’ambigua oscillazione degli scopi e venne così la riforma Amato del 1990, poi perfezionata con gli ulteriori provvedimenti degli anni successivi.Nello stesso anno, il 1990, fu varata la legge antitrust italiana che pure trasmise un inequivocabile segnale culturale, prima ancora che giuridico, che scosse il sistema creditizio del nostro Paese.Videro così la luce le fondazioni bancarie, mentre le aziende bancarie furono scorporate e conferite a società per azioni appositamente costituite, la macchina organizzativa più efficiente fra quelle inventate dal diritto appunto per l’esercizio dell’impresa.

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Tra il 1991 ed il 1992, dunque, anche Carical, Caripuglia e Carisal si adeguarono alla riforma, danno luogo da un lato a tre distinte società per azioni per l’esercizio delle imprese bancarie, dall’altro alle rispettive fondazioni, proprietarie, in misura più o meno massiccia, del capitale delle tre società.Ma emerse subito, per tutte, in maniera sostanzialmente analoga nelle contingenze e contestuale nei tempi, l’esigenza di patrimonializzazione; emersero, più in generale, le inefficienze, retaggio di un recente passato dipanatosi fra un dato giuridico contraddittorio ed un’incerta esperienza prammatica.Ci si accorse amaramente che occorreva trovare all’esterno le forze per sopravvivere. Vi era in quegli anni una cassa di risparmio che per dimensioni e liquidità distaccava di parecchie spanne tutte le altre, tanto da gareggiare con le grandi banche private ed a proprietà diffusa. Si trattava di Cariplo – Cassa di Risparmio delle Province Lombarde, che costituì poi il volano di quel gigante che diven-ne Banca Intesa, capace di incorporare e cancellare dal panorama bancario addirittura la gloriosa Banca Commerciale Italiana, e di crescere ancora sino a fondersi - ed è cronaca - con il SanPaolo.A Cariplo si ricorreva pressoché costantemente e pressoché da ogni lido per sorreggere le casse di risparmio, divenute società per azioni, nella sfida col mercato e con la nuova fisionomia del sistema. A Cariplo fecero ricorso anche, nel 1994, poco dopo cioè la loro trasformazione in società per azioni, le tre Casse della nostra storia. Furono dunque decisi sostanziosi aumenti di capitale, sottoscritti da Cariplo, che acquistò quote significative di capitale nelle tre Casse meridionali.Probabilmente il progetto era quello di costituire una subholding di Cariplo destinata a controllare le tre Casse meridionali, che dunque avrebbero dovuto mantenere una propria identità, l’autonomia giuridica ed organizzativa e la propria, rispettiva competenza territoriale.Tuttavia anche quelle ripatrimonializzazioni non furono sufficienti, forse perché il bagaglio del passato era più pesante del previsto, forse per altre ragioni sulle quali non è questa la sede per indagare.Certo è che il destino di Carical, Caripuglia e Carisal va incontro da quel momento a numerosi, repentini cambi di indirizzo, qualche volta opachi nelle motivazioni ed incerti negli esiti.

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Dapprima, come ho ricordato in apertura, si attua un nuovo conferimento di azienda, distinto da quelli disposti pochi anni prima in osservanza della legge Amato: viene costituita ex novo una società bancaria, Carime appunto, mercè il mutamento di denominazione ed oggetto di

una preesistente finanziaria, Fincarime. Ad essa, in quel fatidico 31 dicembre 1997, vengono conferite le aziende bancarie di Carical, Caripuglia e Carisal, sicché queste ultime perdono definitivamente, ma in modo fra di esse disomogeneo, carattere bancario ed autonomia giuridica: Carical viene fusa per incorporazione in Cariplo; Caripuglia analogamente viene fusa in Banca Intesa, mentre Carisal cambia denominazione ed oggetto e diviene, col nome di Intesa Gestione Crediti, la bad bank del gruppo Intesa. Sopravvivono le rispettive fondazioni, ormai non più proprietarie di società bancarie, il cui ingente patrimonio viene da allora destinato, secondo le linee fissate dalla legge istitutiva, a numerosi e meritori interventi di carattere sociale. Dal punto di vista bancario le operazioni ricordate dettero dunque luogo, con un percorso singolare nella storia delle concentrazioni bancarie, che meriterebbe uno studio più approfondito di quanto non si sia sin qui fatto, ad un imponente fenomeno di ristrutturazione; nacque appunto ed iniziò ad operare dal 1998, in seguito ad esse, Carime, una banca di grandi dimensioni che delle preesistenti casse di risparmio non aveva più nulla nella fisionomia giuridica: una società per azioni; appartenente ad un gruppo bancario, altra realtà che si andava prepotentemente affermando in sostituzione della c.d. banca universale; un gruppo la cui sede di vertice era a Milano, quindi fuori dal territorio al quale, tuttavia, l’azione della controllata restava ancorata; una società per azioni con un oggetto pienamente bancario; un’impresa destinata a farsi largo nel mercato meridionale del credito secondo le regole della libera concorrenza e quelle della moderna tecnica aziendale. Anche la denominazione di questa banca nata sul crepuscolo del 1997, benché sia la sintesi delle sillabe iniziali di tre parole significative (casse risparmio meridionali), opportunamente cancella il richiamo esplicito a quella tramontata tipologia giuridico-sociale.Nasce dunque una nuova realtà giuridica unificata, ma forse non nasce ancora una compiuta vicenda economico-sociale e neppure, nelle menti di chi aveva il potere di delinearlo, un definitivo progetto per il suo domani.

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Il 31 dicembre 1997, dunque, si chiude una storia ed un’altra si rilancia.Cariplo entra a far parte del Gruppo Intesa e reca in dote Carime; Intesa progetta concretamente e delibera addirittura la fusione per incorporazione della propria controllata Carime e quando

tutto era ormai pronto e tutti erano da tempo tesi a questo esito, ne cede invece il pacchetto di controllo ad un altro gruppo, quello della Banca Popolare Commercio e Industria. Dipendenti, clienti, contesto sociale e zone di elezione, dopo aver vissuto una forzata e forse non gradita unificazione aziendale a cavallo fra adriatico e tirreno, dopo aver digerito i mutamenti ovviamente conseguenti al passaggio da una situazione di autonomia a quella di controllata del Gruppo Cariplo e poi del Gruppo Intesa, devono ora adattarsi ad un altro “padrone”, e scusatemi la crudezza del termine adoperato per una sintesi, forse audace come molte sintesi, ma non troppo peregrina.Comindustria comprende subito che per questa nuova controllata, per Carime, occorre una cura ri-costituente, severa ed immediata, non importa se e quanto gradita. Non sbaglia la diagnosi, ma forse eccede nella terapia ed i fatti attestano comunque che quest’ultima non rispose adeguatamente. Forse gli eventi rapidamente passati in rassegna disorientarono, imposero troppo frequenti oscil-lazioni operative e culturali, dispersero i valori aziendali attorno ai quali ogni compagine dovrebbe invece coagularsi. Né il percorso strutturale di quelle che erano state le tre Casse meridionali si arresta lì: Comindustria si concentra con la Banca Popolare di Bergamo e dà vita ad un nuovo gruppo, Ban-che Popolari Unite, la cui capogruppo assume dunque il controllo anche di Carime. I lineamenti di quest’ultima lentamente prendono a trasformarsi in quelli di una banca rete di un gruppo federale.Conseguono anche da quest’ultimo passaggio, nuovi indispensabili mutamenti, nuovi processi di adattamento, rispondenti - è vero - ad una compiuta e comprensibile strategia imprenditoriale, ma ugualmente di non trascurabile impatto per i singoli, per l’azienda, per la collettività: mutamenti di mentalità, di assetto informatico ed organizzativo, trasferimenti di risorse umane, specie dalle direzioni centrali alla rete, accentramento in capogruppo di numerose funzioni, indispensabile, indifferibile riduzione degli organici, però attuata su basi rigorosamente volontarie, forte affermazione del criterio del merito, ovviamente nella concessione del credito, ma anche nella progressione delle

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carriere, avvio di un processo di razionalizzazione della rete, definitiva ed impenetrabile edificazione di un muro tra l’azienda e le pressioni e le alchimie della politica locale, ma nel contempo apertura al dialogo con la società ed alla comprensione del sostrato culturale della gente.Infine, nel corso di quest’anno, per ora senza scossoni percepibili dalle nostre parti, anche il gruppo Banche Popolari Unite scompare, dopo la fusione col gruppo della Banca Lombarda. Nasce U.B.I., Unione Banche italiane, un vero gigante nel panorama bancario italiano ed anche europeo.Ciò che resta di Carical, Caripuglia, Carisal è ora una banca rete del quarto gruppo bancario italiano, l’U.B.I. E’ l’unica banca meridionale di un gruppo maggiormente presente al Nord. Chi la guida sa che questa è una grande opportunità per Carime, per il territorio in cui opera e per lo stesso grande gruppo di cui è parte. Chi la guida è impegnato a dire ai vertici del gruppo che Carime è il gioiello di cui vantarsi e l’Italia meridionale un territorio da amare ed in cui investire con fiducia.

Ma, allora, cos’è rimasto ora, nel 2007, in U.B.I. - Banca Carime delle tre Casse meridionali da cui la prima ripete la sua storia? Quali tratti quelle tre progenitrici hanno impresso nel d.n.a. della Banca che prosegue, per dirla con Shakespeare, la vecchia strada in un paese

nuovo, in un panorama, cioè, normativo ed ambientale radicalmente mutato? A questo tema mi sembra opportuno dedicare le considerazioni conclusive di questa mia conservazione che, in verità, più si dipanava e più mostrava di riuscire ad indicare soltanto i titoli dei capitoli di un libro ancora tutto da scrivere e che davvero bisognerebbe scrivere.Ma tant’è. Forse un giorno mi riuscirà di ricomporre, in un volume di ricordi e sentimenti, un’esperienza creditizia che, sia pure in minima parte, anch’io ho vissuto.Ora e qui, tuttavia, non posso che affrontare il tema conclusivo appena accennato.In verità, per evitare stereotipati cliché, anziché soffermarsi su cosa questa Banca, che è, si è visto, antica e nuova ad un tempo, possa e debba offrire allo sviluppo dell’economia del Mezzogiorno, sarebbe interessante raccontare, fra memoria e speranza, cosa il Mezzogiorno ha dato e può dare affinchè questa Banca prosegua ad essere ad un tempo antica e nuova, possa cioè coniugare saggezza ed efficienza, pacatezza di scelte e dinamismo di attuazione.

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Mettiamola così. Le banche sono ora necessariamente imprese e Carime vuole esserlo più di ogni altra. In ciò, dunque, la virata rispetto al passato è netta ed irreversibile.Carime tuttavia, vale a dire la proprietà, il management, i dipendenti di essa, ha scelto questo territorio ed in esso vuole fortemente operare, in esso deve attuare la propria strategia imprenditoriale.Ciò che prima era imposto per legge, il sostegno all’economia locale, è ora elemento presupposto ed essenziale del successo della propria linea di azione, perché una banca realizza i profitti attesi se investe in un’accorta, ma coraggiosa politica di erogazione ciò che raccoglie, non se deposita la liquidità sull’interbancario, siano pure le casse della Capogruppo. Ed infatti statistiche inoppugnabili smentiscono lo stanco refrain per cui le banche drenerebbero risparmio al Sud per investirlo al Nord ed addirittura mostrano che erogano credito alle imprese del Sud più le banche con sede al Nord, che quelle c.d. locali.Insomma, per una Banca moderna, dimensione e vocazione territoriali non si traducono necessariamente nella qualifica, che è strutturale, non funzionale, di locale. Banca Carime ha sede nel territorio del Mezzogiorno, la proprietà del capitale è in gran prevalenza allocata al Nord, i clienti - depositanti ed affidati - sono quasi esclusivamente del Sud, i dipendenti sono del Sud, il direttore generale ha natali lombardi ed intelligenza che si ribella ad ogni ristrettezza, il top management è composto in parte da gente del Sud ed in parte del Nord, così come il consiglio di amministrazione; il presidente è del Sud per nascita e convinzione. Non so se tutto ciò, in un’epoca di globalizzazione, in cui si spinge per l’internazionalizzazione delle imprese, si uniformano sistemi giuridici e principi contabili, si omologano i costumi, le tendenze, le scelte, non so se tutto ciò consenta o meno la definizione di locale ed anzi non so se dobbiamo ancora affrontare le strettoie di definizioni come questa, dal sapore scopertamente provinciale.So che Banca Carime, locale o meno che sia, è e vuole essere, per scelta e per vocazione, territoriale, nel senso che vuole coniugare le proprie strategie imp renditoriali con la crescita delle imprese del Sud e le esigenze delle famiglie del Sud; e nel senso, ancora e soprattutto, che rispetta questo territorio e vuole esserne componente essenziale, vorrei dire spontaneamente ricercata e spontaneamente presente.

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Questo, allora, resta del passato, ma ora è perseguito attraverso i necessari profitti di impresa ed è tangibilmente dimostrato dell’orientamento al sociale dell’impresa e dalla dimensione etica delle scelte, come attesta il bilancio sociale che da tre anni

la Banca redige e diffonde come sua trasparente presentazione, per farsi conoscere e se del caso per ricevere, senza timore, critiche e suggerimenti. Ecco che cosa il territorio e la sua gente hanno offerto alla Banca e possono ora dalla sua azione ripetere, in un’osmosi vitale: il senso di appartenenza. La Banca con gli utili prodotti, da un lato investe nella formazione di tutti i propri collaboratori e nella ricerca dei meccanismi produttivi di efficienza, si sforza di offrire prodotti innovativi e consulenza, dall’altro dispone che la propria prestigiosa collezione di quadri non sia mai più gelosamente conservata nei forzieri della Banca od utilizzata per abbellire i suoi salotti, ma sia d’ora in poi costantemente destinata, in mostre ed esposizioni, al territorio, affinché prosegua incessante il dialogo universale che l’arte consente. E’ ancora il senso di appartenenza che ha spinto la Banca ad offire il proprio immenso patrimonio di libri alla collettività ed a sostenere la meritoria iniziativa della Fondazione Nuove Proposte Culturali di dotare scuole e comuni di biblioteche; perciò la Banca ha voluto il restauro del coro ligneo della Cattedrale di Bari e quello dei portali esterni del Duomo di Cosenza; perciò ora - lo si annunzierà ufficialmente fra non molto - curerà (sia con un’elargizione in denaro, sia con il diretto e personale coinvolgimento nell’iniziativa) un intervento triennale di protezione e sistemazione dell’ineguagliabile mosaico della cattedrale di Otranto, carica di ricordi edificanti, ancorché tragici, come poche capaci di coniugare, secondo la tradizione dell’arte sacra, il richiamo della bellezza col messaggio della Verità. Tutto questo ed i molti altri interventi che si potrebbero ricordare significano una cosa fondamentale: voler porre al centro della propria azione e delle proprie considerazioni la persona umana con le sue esigenze, con la cultura di cui è portatrice e di cui anzi, più radicalmente, è immediata espressione.

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Un modo, dunque, di essere territoriale che non esclude ed anzi impone e presuppone l’essere impresa e che, forse, chi opera nel Mezzogiorno può riuscire ad attuare con maggior prontezza, perché chi opera nel Mezzogiorno può ricevere una silenziosa,

quotidiana, umile e luminosa lezione di umanità. Bisogna dunque porsi al servizio ed anzi stimolare lo sviluppo dell’economia di questo territorio, ma, come dice Stiglitz nella sua imponente rilettura critica seppur non distruttiva della globalizzazione, lo sviluppo economico deve presupporre e comportare, per non rivelarsi iniquo, un più generale cambiamento della società e perciò mi piace pensare, per quel che ci riguarda più da vicino, ad un futuro in cui si comprenda finalmente che l’Italia ed anzi l’Europa non possono neppure immaginarsi senza la storia del Mezzogiorno d’Italia; un futuro in cui il Mezzogiorno volentieri e generosamente restituirà all’Italia ed all’Europa molto più di quanto ha ricevuto. Mi potreste dire che è auspicio improbabile ed io combatterei per farVi cambiar idea, ma forse posso più semplicemente convincerVi con le parole dolci e la poesia leggera di uno scrittore scandinavo: sognare qualcosa di improbabile ha un nome, la chiamiamo speranza.

Testo di Andrea Pisani MassamormilePresidente di Banca Carime

dal Volume “Storia del Credito nel Mezzogiorno” (2007)

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trecentosessantunogradi70122 BARI - via De Rossi, 57

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Foto Attilio OnofrioCollezione CARIME Galleria Nazionale Calabria

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Banca Carime

1861 - 2011150° anniversario