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ODISSEA E MORTE DI UNA GUARDIA DIFINANZA

FAUSTO CANTALINI

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CORREVA L’ANNO

Quando incominciò la storia che sto per raccontarvi

correva l'anno 1941. A quei tempi la guida assoluta

”dell'Impero Romano” ( così avevano la pretesa di

chiamarlo ) era “ l'imperatore ” Benito Mussolini il quale

governava l'Italia “senza se e senza ma”. Eravamo però

quasi alla fine della dittatura “mussoliniana” e l'Italia

fascista allora era ancora alleata con la Germania nazista

di Hitler. I loro eserciti stavano combattendo le ultime

fasi della seconda guerra mondiale. Si tratta di una storia

triste, tristissima perché, alla fine di una serie di

peregrinazioni, Fausto, giovane contadino di Navelli,

arruolato nel corpo della Guardia di Finanza e

protagonista di questa storia, poiché non sapeva nuotare,

affogò nel mare adriatico a causa del naufragio della nave

su cui lo avevano imbarcato gli ex alleati tedeschi. Il

come ed il perché sarà chiaro fra poco. Per ora è utile

sapere chi era Fausto. Lui era un giovane che, all'età di

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diciannove anni, con entusiasmo e buone speranze, lasciò

la sua famiglia per andare incontro a quella che riteneva

fosse per lui una meravigliosa avventura. E fu proprio

con tale certezza che partì da Navelli ed approdò nella

scuola delle Guardie di Finanza di Predazzo. Quando

lasciò la famiglia era il giorno 5 del mese di agosto

dell'anno 1941 e quando arrivò a Predazzo era il giorno 6

dello stesso mese. Dopo un breve periodo di scopa e

ramazza passato in caserma, i suoi superiori lo fecero

partecipare ad un corso per sciatori a Passo Rolle e lì

imparò a sciare. Tornato in caserma a Predazzo vi si

fermò giusto il tempo necessario per recuperare armi e

bagagli personali e partire con tutto il suo plotone alla

volta di Trieste. Lì il suo plotone fu inserito

organicamente in un “battaglione mobilitato” di nuova

formazione. Quella parola di “mobilitato” risuonava

come un sinistro presagio di possibili sciagure e qualche

preoccupazione dovette pur procurargliela a Fausto, ciò

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malgrado però lui, per rassicurarla, così scrisse alla

famiglia: “Mobilitato non significa che dovremo andare

al fronte a combattere”. E così sembrava, infatti il nuovo

battaglione non partì per il fronte ma in treno alla volta di

Bari. Purtroppo Fausto non poteva sapere che in realtà

non era Bari la loro meta finale ma l'isola di CRETA.

Infatti, dopo un lungo soggiorno a Bari il suo battaglione

tornò al nord, giunse a Carie in treno ed il suo plotone fu

alloggiato in caserme situate a Villa del Nevoso in attesa

di riprendere il viaggio da Aurisina per attraversare tutta

la Iugoslavia e la Grecia avendo come meta finale l'isola

di Creta. Il viaggio in treno fu lungo. Fino a Belgrado

viaggiarono su una tradotta per poi proseguire fino al

Pireo su delle comode carrozze con servizio di cucina.

Beata incoscienza! Fausto era felice! Arrivati al Pireo se

la presero comoda perché vi si fermarono a lungo. Quella

sosta permise a Fausto di fare una memorabile visita alla

città di Atene. Alla fine si imbarcarono su di una nave e

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raggiunsero Creta. Quella doveva essere la meta finale e

quella fu. All'inizio la dolce aria di quell'isola sembrò

concedere al nostro battaglione un po di pace, una specie

di “riposo del guerriero viaggiatore” ma presto, con il

passare dei giorni, gli animi divennero inquieti e tristi. I

nostri finanzieri non si sentivano a loro agio, non erano

più in Italia e, malgrado la benedizione e le dolci parole

del cappellano militare, sentivano forte la nostalgia della

loro patria. In attesa di eventi pregavano e partecipavano

alle funzioni religiose con lo sguardo rivolto verso il

cielo chiedendo protezione al buon Dio e sperando in una

vicina e “vittoriosa” fine della guerra esito al quale

Fausto ancora credeva ciecamente. Purtroppo le cose non

andarono così. Con malinconico stato d'animo Fausto

rimase a Creta praticamente ad oziare sino a quando le

cose a Roma cambiarono. Con la firma dell'armistizio fra

le truppe italiane e quelle angloamericane le alleanze

militari furono rovesciate e le truppe tedesche che sino ad

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allora si erano spartito i territori con le truppe italiane, in

forza di quell'armistizio, da alleate che erano,

diventarono subito nemiche e la prima cosa che fecero fu

quella di annullare la capacità di difesa delle truppe

italiane le quali avrebbero voluto reagire in modo

adeguato ma purtroppo fu loro ordinato di non farlo. I

nostri ex alleati tedeschi allora si liberarono degli italiani

sia uccidendo i nostri soldati sia deportandoli nei campi

di sterminio della Germania con delle vere e proprie

carrette di mare. La corrispondenza che Fausto aveva

avuto abitualmente con la famiglia si interruppe dopo il

giorno del 23 agosto 1943 con la sua ultima lettera. Non

ci è dato sapere nulla di quello che in realtà successe in

seguito a Creta e perciò non conosciamo neanche quale

fu il vero percorso di Fausto verso la morte. Del resto,

della sua tragica fine la famiglia ebbe conoscenza solo a

distanza di tempo e senza dovizia di particolari. L'unico

fatto sicuro è che, stipato dai tedeschi su di una “carretta

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di mare” insieme ai suoi commilitoni, Fausto affogò nel

mare adriatico quando la nave sulla quale si trovava

affondò. E qui finisce la ingloriosa avventura di Fausto. A

questo punto però io ho la possibilità di passare alla

descrizione puntuale di tutti gli eventi che lo riguardano

relativi al periodo temporale 1941-1943, servendomi

della corrispondenza che lui ebbe con la famiglia. A

proposito della quale posso dire che quella era una

famiglia di origini contadine e che Fausto come tale era

vissuto a Navelli, suo paese natale. Ed era numerosa la

sua famiglia così come lo erano a quei tempi quasi tutte

le famiglie contadine. I contadini facevano allora molti

figli allo scopo di adoperarli, a tempo debito, come forza

lavoro nelle loro aziende di tipo familiare. La famiglia di

Fausto era composta dai genitori, da ben quattro figli

maschi e da due figlie femmine. Però il capofamiglia,

non sappiamo per quale motivo, affidò la cura dei suoi

terreni ad altri, trasferì tutta la famiglia a Popoli in

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provincia di Pescara e lui divenne operaio in uno

stabilimento chimico di Bussi paese non molto lontano

da Popoli. Però, tale cambiamento non fu utile dal punto

di vista economico perché, con un solo salario mensile in

entrata, la famiglia aveva difficoltà ad arrivare alla fine

del mese. D'altra parte, il rischio maggiore che correvano

i giovani di allora non era tanto quello connesso

all'obbligo del servizio militare ma consisteva nel fatto

che, dopo un breve periodo di addestramento, quasi tutte

le reclute venivano spedite in qualche fronte di guerra a

combattere. Come escamotage, per esorcizzare tale

pericolo, a Fausto e famiglia qualcuno suggerì di non

aspettare la chiamata dall'esercito ma di fare domanda di

ammissione nel corpo delle “Guardie di Finanza”.

L'unica incognita era che, per far parte di quel corpo,

bisognava farne innanzitutto domanda e poi superare una

apposita selezione. Per chi risultava idoneo, e perciò vi

veniva ammesso, i vantaggi rispetto ai militari

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dell'esercito erano due: il primo consisteva nel fatto che

quello delle “Guardie di Finanza” era un corpo

privilegiato, tendenzialmente impiegato solo in patria, il

secondo vantaggio era che gli appartenenti a tale corpo vi

rimanevano sino alla pensione e percepivano uno

stipendio mensile. Per le suddette ragioni Fausto quella

richiesta la fece, l'esito fu positivo e lui ne fu felice e si

ritenne fortunato. Le cose si svolsero così: nel corso

dell'anno 1941, quando lui aveva appena diciannove

anni. Lasciò la sua famiglia a Popoli che si ridusse così ai

suoi genitori ed ai fratelli minori dei quali Francesco era

il più grande, poi via, via, venivano Aldo e Carlo il più

piccolo dei maschi, da ultime le due bambine femmine

Maria e Lucia. Come persona assunta nel corpo delle

Guardie di finanza Fausto aveva due speranze: la prima

quella di avere la possibilità di contribuire ai modesti

bilanci familiari e la seconda quella di fare carriera.

Fausto era un ragazzo generoso, semplice, buono,

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religioso, che amava la patria e la famiglia, che era

volenteroso, ma che di certo era anche fin troppo

credulone e credeva ciecamente alla propaganda di

regime. Purtroppo era anche piuttosto ignorante però

aveva una gran voglia di imparare. Il problema esisteva

per il fatto ché non aveva potuto conseguire un

apprezzabile grado di istruzione in quanto, a quei tempi

nei piccoli paesi contadini l’istruzione era un lusso che

non tutti si potevano permettere. Perciò, non facciamoci

nessuna meraviglia se allora si scriveva male e non si

conosceva né la grammatica e a maggior ragione neanche

la sintassi e, quando si era costretti a scrivere qualcosa ne

veniva fuori una scrittura metà in italiano e metà in

“esperanto”. Partirono per Predazzo in due e lasciarono

rispettivamente le loro famiglie Fausto a Popoli, in via

della Stazione. N. 64 ed Ugo a Navelli in provincia

delll'Aquila.

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LETTERE ALLA FAMIGLIALETTERE ALLA FAMIGLIA

Fausto giunto a Predazzo si presentò nella scuola per

Guardie di Finanza nel pomeriggio del giorno 6 del mese

di agosto dell'anno 1941 ed il giorno 8 di agosto inviò la

sua prima lettera alla famiglia nella quale raccontava:

”Carissimi Genitori …La sera del 5-8 alle ore 17,30

( da Roma ) partimmo per Predazzo. Ho viaggiato tutta

la notte ed alle 14,30 del giorno 6 siamo arrivati a

Predazzo. Il viaggio è stato lunghissimo, passando per

Verona. Di Navelli siamo venuti io ed Ugo, e gli altri due

lo rimandarono a Navelli, causa per l’informazione …”

E già per “l'informazione”, appuriamo prima di tutto

della lentezza dei treni di allora perché per andare da

Roma a Predazzo si impiegavano 21 ore, e poi di quel

vizio congenito ai regimi reazionari che avevano ed

hanno l'abitudine di selezionare le persone in base alle

“informazioni sulla fedeltà al loro regime” le quali allora

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erano di solito richieste al parroco, al podestà ed ai

carabinieri. Non diversamente dalla prassi avveniva per

la selezione degli aspiranti allievi nella Guardia di

Finanza che venivano selezionati a Roma. Era ovvio che

solo gli allievi fisicamente abili che disponevano di

informazioni compatibili con la assoluta fedeltà al regime

fascista “risultavano idonei“, venivano assunti ed inviati

alla scuola Guardie di Finanza di Predazzo. Gli altri

ovviamente “lo rimandarono a Navelli, causa per

l’informazione” I giovani di oggi però forse non lo

sanno, e perciò bisogna dirglielo, che il regime fascista

amava tenere sotto stretto controllo tutto il popolo

italiano perché o si era fedeli al regime ed allora si

avevano tutti i privilegi possibili, o altrimenti si era

“sovversivi” ed allora come tali venivano trattati. La

dissidenza, sia pure solo di pensiero, veniva punita anche

con la galera o con il confino. Era ovvio che per

l’ammissione al Corpo delle Guardie di Finanza

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venissero usati gli stessi criteri. Si capisce quindi perché

Fausto ed il suo compaesano di nome Ugo, avendo buone

referenze (e raccomandazioni) furono ammessi e altri

due, poveri diavoli compaesani, “lo rimandarono

indietro” così come lui scrisse alla famiglia. Invece,

prima di loro, un altro compaesano, di nome Aniceto, era

stato considerato idoneo ed era già da qualche tempo

nella scuola di Predazzo. È illuminante però il fatto che

Aniceto fosse uno dei figli del sacrestano di Navelli per

cui certamente il parroco, il podestà ed i carabinieri lo

avevano corredato delle informazioni giuste. Ma, ciò

detto, leggiamo ciò che da Predazzo, cos'altro scrisse

ancora Fausto nella sua prima lettera inviata alla

famiglia:

…Ad Aniceto gli hanno già dato tutto, gli hanno dato

una valigia e una cassa con tutto il necessario

occorrente. Appena che mi danno anche a me

l’occorrente rimanderò la valigia…

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Dove siamo noi vi è una bella caserma siamo vicinissimo

al paese il quale è a 1016 metri sul livello del mare… nei

dintorni non si vedono che montagne altissime, vi è già

la neve sulle cime dei monti più alti. Si sente un po’

freschetto, e a me fa molto impressione….…io mi trovo

molto bene anche perché c’è Aniceto al quale gli posso

chiedere qualche consiglio, lui ci aiuta ha voluto persino

lavarmi la cavetta il primo giorno che siamo arrivati…

Predazzo-La scuola delle Guardie di Finanza

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La permanenza di Fausto a Predazzo in qualità di Allievo

R. Guardia di Finanza, 7° Compagnia - Scuola Alpina

durò dal 06/08/1941 al 31/12/1941 quindi circa cinque

mesi. E, visto che ci siamo, soffermiamoci per un attimo

a curiosare su qual'era allora la vita di caserma a

Predazzo. Lo scrive lo stesso Fausto che racconta:

Probabilmente ci passeranno ancora una visita dopo

aver fatto però qualche marcia…Sto scrivendo sulla

branda insieme con Aniceto e con Ugo… Domani forse

ci manderanno a fare la prima marcia, ma io me la

caverò perché domani sarò di ramazza...

Visite mediche, marce e ramazze dunque, come sempre,

ed intanto, Fausto, piano piano, si preparava a cambiar

pelle. Era felice perché capiva che era solo all’inizio di

una straordinaria avventura. Era però molto spaesato, non

sapeva come avrebbe dovuto comportarsi e perciò aveva

chiesto aiuto e consigli al suo compaesano Aniceto, il

quale, così come scrive ai genitori “ha voluto persino

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lavarmi la cavetta”. Purtroppo lui ed Ugo, pur essendo

arrivati a Predazzo insieme, dovettero separarsi. Infatti i

nuovi arrivati vennero distribuiti nei plotoni tenendo

conto non dell’ordine di arrivo ma di quello alfabetico

dei loro cognomi. Per questo motivo loro due furono

assegnati a plotoni diversi. Fausto da parte sua ne fu

molto dispiaciuto tanto che scrisse alla famiglia: ...ci

hanno divisi in tre plotoni, e mi dispiace di molto che

Ugo non possa stare al mio plotone però lui dorme in

una camerata vicino alla mia…piccola consolazione.

Dopo di che, quando la vita di caserma era appena agli

inizi, così scrisse alla famiglia:

…le punture al braccio non sono dolorose ed ormai non

mi fanno più paura, siamo alla seconda, la terza fra

quindici giorni…ed ancora:...Per il mangiare sto

benissimo, e sto facendomi una scorpacciata di frutta

che sta a metà prezzo di quando era già a Popoli, e a me

piace molto e non ci faccio caso…

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e per completare la descrizione delle novità aggiunse:

…ci faranno fare il corso sciatori e spero che ci

concedano anche a noi al compimento del suddetto corso

la licenza premio…noi faremo questo corso quando ci

sarà molta neve, che speriamo venisse subito...…Agli

altri della compagnia dove è Aniceto, come pure a lui,

gli volevano dare il permesso di ore 72 ma lui ha

rinunciato perché in casa non ci stava che poche ore e

per il viaggio se ne vanno circa 80 £ire quindi non

conviene…e se ce lo daranno anche a noi il permesso io

non so ancora se tornare oppure no, io non vorrei perché

il viaggio è lungo e sarò a casa per un solo giorno……

Però farò di tutto per venire a Natale con la licenza

premio che probabilmente ci daranno…ci faranno fare il

corso sciatori e spero che ci concedano anche a noi al

compimento del suddetto corso la licenza premio…

Speranza vana, nessuna licenza. Però c'erano altre notizie

importanti da comunicare alla mamma:

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Carissima mamma; …Ieri ci hanno pagato, e ho

ricevuto £ 115,50…Domani 11 novembre genetliaco di

S.M. il Re e Imperatore la compagnia ove io trovami

presterà giuramento… Evviva il Re! (….ed evviva la

paga ) !

…adesso ( Aniceto ) il 1 dicembre mi lascerà per andare

a fare il corso sciatori…

AL CORSO SCIATORI AL CORSO SCIATORI

Dopo quasi cinque mesi di vita in caserma, in data

02/01/1942, Fausto fu mandato anche lui, dopo Aniceto,

a Passo Rolle per partecipare al preannunciato corso di

addestramento per sciatori. Fausto rimase in quel posto

per circa un mese, cioè sino alla fine del corso che

avvenne in data 28/01/1942. In una lettera inviata da

Passo Rolle alla famiglia lui riferì sul tipo di attività

messa in atto in quel posto e dichiarò di essersi divertito

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molto in quei giorni e nello stesso tempo di essere

diventato un bravo sciatore. Finito il corso, finita la

vacanza, finita la vita di caserma, la bella vita era finita

per sempre ed infatti tornò sì a Predazzo, ma vi restò solo

per un paio di giorni perché, in data 31/01/1942 di sera,

insieme al suo plotone dovette partire di nuovo questa

volta per un viaggio lungo e tortuoso e per di più senza

ritorno avente come prima tappa Trieste.

LA SOSTA A TRIESTELA SOSTA A TRIESTE

( Il battaglione mobilitato )

Per Fausto la partenza per Trieste comportò l'addio

definitivo alla scuola di Predazzo, la fine di marce e

ramazze ed il conseguente passaggio dalla noiosa vita di

caserma alla vita militare operativa. Però andiamo con

ordine. Fausto partì da Predazzo alla sera del 31 di

gennaio dell'anno 1942 con tutto il suo plotone, arrivò a

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Trieste il giorno 01 febbraio 1942 alle ore 12,30 e vi

rimase per poco più di un mese ossia fino al giorno 06

del mese di marzo 1942. Per fare che cosa? Per essere

incluso in un battaglione di nuova formazione. Infatti fu a

Trieste che in quel lasso di tempo nacque ex novo il 16°

Battaglione Mobilitato di Guardia di Finanza. Fausto fu

assegnato alla II Compagnia 3° Plotone. Purtroppo quella

parola di “mobilitato” aveva un significato sinistro,

preoccupante, anche se Fausto forse non se ne rese del

tutto conto oppure finse di non rendersene conto per

scacciare i brutti pensieri, e comunque, per rassicurare la

famiglia, così scrisse ai genitori asserendo che:

“mobilitato non voleva dire che sarebbe andato al fronte

a combattere”. E forse che non fosse destinato al fronte

di combattimento era vero, però, poiché era in corso una

brutta guerra, non si poteva mai prevedere come

sarebbero andate a finire le cose. Comunque, al

momento, che il “battaglione mobilitato” avesse in

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programma di partire da Trieste per Bari anziché per il

fronte sicuramente fu per Fausto un evento rassicurante.

Che la destinazione del suo battaglione fosse il “Centro

di Mobilitazione di Bari” a lui sembrò il posto migliore

per fare una piacevole ed oziosa villeggiatura. E perciò

all'ignaro Fausto sembrò che tutto stesse andando

secondo le più ottimistiche previsioni. Altro che fronte,

soggiornare a Bari per lui era come soggiornare a tre

passi da casa sua. Quel viaggio però non fu come lui

l'aveva previsto perché il diavolo ci mise la coda e la

trasferta in treno da Trieste a Bari, oltre che lunga, fu

piena di inaspettati e dolorosi contrattempi. Ma Fausto

non poteva immaginarlo in anticipo perché era eccitato a

causa degli ultimi avvenimenti che a modo suo riferisce

ai genitori nella seguente lettera inviata loro da Trieste

prima di partire per Bari.

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Carissimi genitori:Come vi ho mandato nella mia ultima,

che vi mandavo il mio nuovo indirizzo, vengo perciò con

la presente per darvi anche un’altra notizia, la quale non

appena l’ho saputa, sono diventato tutto gioioso. Vi fo

sapere che la mia Compagnia è stata mobilitata, e di

conseguenza lo sono anch’io. Abbiamo terminato il

corso sciatori il giorno 28 u.s. e il giorno seguente

abbiamo avuto la marcia di trasferimento per Predazzo.

A Predazzo i nostri superiori ci hanno detto che la nostra

Compagnia era stata mobilitata e assegnata al

battaglione mobilitato che si formerà qui a Trieste ove

trovami tuttora. Siamo partiti da Predazzo il 31 sera, e

siamo arrivati qui a Trieste il giorno seguente alle 12,30.

Come vedete ho fatto un altro bel viaggio divertendomi

assai, e a Verona ho inviato una cartolina a voi e una

alla nonna….La cassetta d’ordinanza che contiene tutta

la nostra biancheria c’è l’ha portiamo con noi. Vi fo

sapere ancora che la paga che ho percepito ultimamente

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ammontava alla somma di £ 195. Abbiamo indossato la

fiamma gialla il giorno 30…Ricevuta questa notizia, vi

metterete di sicuro in pensiero, purtroppo invece non

dovete pensarci affatto. Con la parola mobilitata non

dovete intendere che vado a combattere, purtroppo

invece andiamo nelle terre conquistate, e facilmente in

Iugoslavia, a fare i servizi nella nuova Brigata A me

questa notizia mi ha sollevato, perché i mesi che sono

mobilitato, mi contano come se avessi fatto il confine,

per poter concorrere alla Scuola Sottuficiali. Essendo

mobilitati fin dal 1-febbraio da oggi prendiamo la paga

come mobilitati. Perciò vengo a ripetervi di non mettervi

in pensiero, ma di ricordarmi sempre nelle vostre

preghiere e raccomandarmi alla S.S. Vergine - Guardia

Cantalini Fausto - Comando VII Tenenza R. Guardia di

Finanza- Trieste S. Saba.

Non ci dimentichiamo che fra le prospettive che avevano

indotto Fausto ad arruolarsi nel corpo delle guardie di

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finanza c'erano quelle della paga e della carriera, lui

malgrado il suo povero bagaglio culturale, ambiva di

diventare “sottuficiale” della Guardia di Finanza. Se le

cose fossero andate per il giusto verso ci sarebbe

riuscito? Chissà! A suo favore comunque depone il fatto

che lui aveva molta buona volontà ed era disposto a fare

di tutto per ottimizzare il suo grado d'istruzione. Al

momento però era la paga l'incentivo più importante,

purtroppo lui non immaginava di certo in cambio di quali

sacrifici quella paga gli veniva concessa. C'è da supporre

però che lui avesse ormai intuito, magari vagamente, che

la sua avventura aveva raggiunto il punto di non ritorno e

che, trascinato da eventi oscuri ai quali lui non poteva

opporsi, la sua vita era ormai in balia della sorte e dei

suoi superiori. Capiva soprattutto che gli affetti familiari,

la libertà, la pace e la tranquillità di Navelli e di Popoli,

se l'era lasciati alle spalle definitivamente ed ora ne

sentiva la nostalgia. Se così non fosse non si

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spiegherebbe perché nel momento in cui la sua persona

stava per essere proiettata verso un incerto destino aveva

scritto ai suoi genitori:

“... vengo a ripetervi di non mettervi in pensiero, ma di

ricordarmi sempre nelle vostre preghiere e

raccomandarmi alla S.S. Vergine”.

IN TRENO DA TRIESTE A BARIIN TRENO DA TRIESTE A BARI

Con l'ingresso in quel battaglione “mobilitato”, formatosi

ex novo a Trieste, Fausto acquisì il diritto al raddoppio

delle anzianità di servizio che avrebbe maturato da quel

momento in poi (ogni mese gli contava per due ) ed

anche all'aumento della paga. Se non ci fosse stata di

mezzo la guerra Fausto avrebbe avuto quindi buoni

motivi per essere allegro invece allora la sua allegria fu

un tantino guastata da quella inquietante qualifica di

“mobilitato” assegnato al suo battaglione. La cosa gli

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funzionò come un tarlo nella mente e fu per lui la

sorgente di cattivi pensieri che però lui, tutto proteso

com'era verso obiettivi personali di pace, ebbe la capacità

di esorcizzare mettendoli a dormire nel fondo del suo

cervello. Preferiva avere la mente occupata dalla entità

della paga e dalle opportunità della carriera. Fu per

questo motivo che, quando lui ed il suo battaglione

partirono in treno da Trieste diretti al Centro di

Mobilitazione di Bari aveva, turbinanti nella sua mente,

solo buoni motivi per essere felice, la paga aumentata e

l'anzianità di servizio che valeva ormai ”due al posto di

uno” ossia che raddoppiava. Per di più a quei motivi se

ne aggiunse un altro e questo consisteva nel fatto che

stava per intraprendere un lungo viaggio in treno verso il

sud della penisola avente come meta la città di Bari.

L'importanza di quel viaggio consisteva nel fatto che lo

avrebbe portato a transitare attraverso il suo Abruzzo con

sosta nella stazione della città di Pescara. Impensabile

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una occasione migliore di quella per incontrare i suoi

genitori. Era pur vero che loro abitavano a Popoli però

era altrettanto vero che per andare da Popoli a Pescara il

treno impiegava meno di un'ora. Ecco perché lui si

premurò di fissare un incontro con i suoi genitori proprio

nella stazione ferroviaria di Pescara. A volte però fra il

dire ed il fare c'è di mezzo il mare e la malasorte spesso è

in agguato. Il fatto è che i guai, o i contrattempi,

chiamiamoli come vogliamo, a volte arrivano quando

meno uno se li aspetta. E fu proprio quello che accadde a

Fausto quella volta. Perché? Perché lui sbagliò nel

comunicare ai suoi genitori le coordinate temporali della

sosta del treno a Pescara, non sappiamo se per sua

leggerezza o per difetto di conoscenza. Fatto sta che

quando lui si accorse di avere comunicato ai genitori una

data ed un'ora sbagliata lui era già sul treno, la

locomotiva sbuffava e stava per mettersi in moto ed era

ormai troppo tardi per inviare ai suoi genitori un

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telegramma di rettifica. La incresciosa conseguenza fu

che nella stazione di Pescara, Fausto ci arrivò il giorno

07/03/1942 alle ore 7,30 del mattino però, beffato dalla

malasorte, non vi trovò i suoi genitori. Quella fu una vera

disgrazia perché il treno su cui lui viaggiò rimase fermo

in stazione per ben 5 ore. I suoi genitori invece lo

avevano aspettato invano il giorno prima per tutto il

giorno sino alla sera.

FAUSTO A PESCARAFAUSTO A PESCARA

CARISSIMA MAMMA...CARISSIMA MAMMA...

Accoratamente riferisce alla mamma quanto segue:

Carissima mamma…siamo partiti da Trieste la mattina

del giorno 6…non mi è venuto a tempo per farti il

telegramma perché non appena è venuto l’ordine subito

siamo partiti per Bari ...Siamo arrivati a Pescara la

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mattina seguente alle 7,30, …siamo stati fermi 5 ore e

avremmo potuto benissimo rivederci…

dopo di che Fausto si dilungò nell'illustrare alla mamma i

particolari degli incontri occasionali che ebbe durante

quella sosta:

...non appena sceso alla stazione ho sentito chiamare,

subito ho sceso con la speranza che ti avrei trovata

mentre ho visto il padre di un mio compagno…il quale

mi ha detto che tu come il papà avete aspettato fino alla

sera precedente e vedendo che non passavo avete

ritornato a casa.

...Non potete immagginare che dolore e che rancore che

ho sentito in quel momento, ero noioso e mi sentivo

arrabbiato…se sapevo che eravamo fermi fino alle ore

14 vi avrei telefonato senz’altro… ma,...

...Nella stazione incontrai Tonino di Popoli, voi già lo

saprete perché di sicuro sarà passato a casa e ve ne avrà

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parlato. Dal momento in cui m’incontrai e riabbracciai

questo compagno, mi sentivo subito più sollevato. Con

lui sono andato a trovare anche Mario Silvestri……Il

viaggio è andato benissimo…Siamo arrivati qui a Bari il

giorno 8 la mattina, abbiamo viaggiato giusto due notti e

due giorni.

Nelle lettere che Fausto inviò alla famiglia si riscontrano

errori di grammatica e di ortografia errori che sono stati

riportati senza modifiche. Però, sono errori scusabili

perché ai suoi tempi, specialmente nei paesi contadini, si

parlava il dialetto e si scriveva poco e male, la

padronanza della lingua italiana era appannaggio solo dei

più istruiti tenuto conto che il corso normale di studi

finiva, nei paesi, con la licenza elementare. Pur tuttavia,

malgrado queste sue lacune sulla lingua Fausto aspirava a

diventare sottufficiale del corpo di Guardia di Finanza.

Forse ci sarebbe riuscito se gli eventi gli fossero stati

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favorevoli perché deponeva a suo favore la grande voglia

di imparare che aveva e la sua versatilità a farlo.

A BARI CON IL CUGINOA BARI CON IL CUGINO

( Luigi e le venti lire )

Dopo la deludente pausa di Pescara Fausto proseguì il

suo viaggio e giunse a Bari la mattina del giorno 8 Marzo

1942. Era da pochi giorni a Bari quando ricevette la

visita di suo cugino, il maestro Luigi, detto Gigino, il

quale a quell'epoca vestiva la divisa di ufficiale del

“Regio Esercito Italiano” e prestava il servizio militare in

un distaccamento di stanza a Manfredonia che era lì a far

finta di presidiare il territorio. Quell'incontro Fausto lo

descrisse così, leggiamo:

Nel pomeriggio di ieri mi è venuto a trovare il cugino

Luigi, e ci abbiamo riabbracciati affettuosamente…

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(però) :gli ho dovuto prestare 20 lire perché era in

bolletta…

Il cugino Luigi era in realtà uno zio di Fausto e non si

capisce perché Fausto lo riteneva un cugino. Lui

comunque, a differenza di Fausto, non era “mobilitato”

ma era a Manfredonia in pianta stabile e stava lì, servito e

riverito ( da due donne, madre e figlia, e non solo, nella

cui dimora alloggiava godendo di singolari attenzioni sia

della madre che della giovane figlia ). Esibiva la sua

persona con baffetti alla Hitler, capelli neri alla

brillantina, stivali lucidi ai piedi, pantaloni alla zuava e

spada d'ordinanza al fianco. Le preoccupazioni del

Signor Tenente “Luigi Cantalini da Navelli” erano solo

quelle che riguardavano il suo non perfetto stato di

salute. Poverino, soffriva della malattia dei signori ossia

di calcolosi renale. Lui, grazie al suo grado, prendeva una

paga superiore a quella del cugino Fausto però aveva, “le

mani bucate” e questo, bisogna dirlo perché sennò chi

34

legge non capisce perché fosse “in bolletta”. Comunque

il fatto resta, questo cugino Luigi, ufficiale del Regio

Esercito, che da Manfredonia si era recato a Bari per

andare a trovare il cugino Fausto, era in “bolletta”.

Questo ed altro però è quello che apprendiamo leggendo

la lettera che Fausto inviò alla mamma da Bari.

Carissima mamma:…

Mentre sto scrivendo ripenso al passaggio per Pescara,

e il dolore che ho provato che di certo avete provato

anche voi…...

Con la presente vengo a darti un’altra notizia quale è

che l’altro giorno ho visto il comparello Battollommeo

( Bartolomeo), di Navelli il quale si trova vicino a me e

credo che sia anche lui mobilitato…

35

DURANTEDURANTE LA SOSTA A BARILA SOSTA A BARI

( Nella caserma “magna e dormi“)

Nel Centro di Mobilitazione di Bari, Fausto fece vita di

caserma in maniera oziosa, disordinata e con disagi vari,

lo spiega lui stesso alla mamma nella seguente lettera:

Carissima mamma:

…Mentre sto scrivendo ripenso al passaggio per

Pescara, e il dolore che ho provato che di certo avete

provato anche voi…

….Come dormire dormiamo sugli pagliericci è un po’

duro ma si prende infinitamente sonno. Come mangiare

si sta discretamente bene, quasi tutti i giorni a

mezzoggiorno abbiamo il brodo con carne e la sera

abbiamo un buon minestrone.

Fausto era giovane e chi ha l'età che lui aveva dorme

facilmente anche in piedi, come fanno i cavalli, ed allora

36

è comprensibile il fatto che anche sui pagliericci “si

prende infinitamente sonno”! Però, malgrado il dolce

dormire ed i buoni minestroni della sera Fausto non era

in pace con se stesso, aveva tanta nostalgia della sua

famiglia:

…Io avrei desiderio ritornare in famiglia e passare

assieme qualche giorno, ma non so come fare, mi

accontenterei di un piccolo permesso ma non ci firmano

a qualcuno viene firmato ma è conosciuto e

raccomandato.

Ah! Che brutto vizio quello della “raccomandazione”,

vizio endemico del popolo italiano. La cosa era

ovviamente un fatto di costume anche per i comandanti

della Guardia di Finanza di allora. Ma leggiamo quanto

ancora scrisse Fausto:

….Come quando i miei compagni di Predazzo andarono

in licenza, ci andarono in più i raccomandati e qualcuno

fortunato che uscì a sorteggio. Vorrei provare anch’io a

37

qualche permesso ma è difficilmente….Poi si dovrebbe

avere una forte conoscenza con il dottore e con i

Carabinieri perché solo da questi si accerta il

telegramma. Bisognerebbe essere molto prudenti perché

uno si può rovinare tutta la carriera specialmente in

questi giorni…

La raccomandazione dunque era necessaria, ma

bisognava chiederla con prudenza, “con juicio”, per non

compromettere la carriera. Il mondo collassava però

Fausto di che cosa si preoccupava? Solo della carriera. E,

mentre erano questi i pensieri che fibrillavano nella

mente di Fausto, passarono i giorni ed il battaglione li

impiegò bighellonando, nelle strade di Bari, fra lucciole e

lanterne, oziando in caserma sui loro pagliericci sino al

giorno 1 Aprile 1942.

38

BARI:GIORNO DI PAGABARI:GIORNO DI PAGA

APRILE 1942

Ogni volta che Fausto prendeva la tanto desiderata paga

ne comunicava l'entità ai suoi genitori, questa volta

scrisse alla mamma includendo nella busta ben 300 lire:

Cara mamma…Giusto ieri ci hanno fatto la paga, ho

preso £ 723, …In questo mese ho preso un bello

stipendio come vedete…Io adesso questi soldi non ho a

che farne, a me è sufficiente tenere qualche centinaio di

lire, perciò per mezzo della presente vi mando £ 300…

Fausto amava molto la sua famiglia che sapeva essere in

difficoltà economiche e perciò se gli interessava la

“paga” non era solo per se stesso ma anche per la sua

numerosa famiglia. Infatti, sempre in tema di soldi così

scrisse ancora alla mamma:

…Questi soldi non occorre dirtelo se ne avete bisogno

spendeteli pure, se no me li stiperete ma credo che

39

oggigiorno servono, anche per i fratellini, gli faccio a

loro tutti un bel regalo per la S. Pasqua e che loro si

ricordino sempre del suo caro fratello lontano

specialmente in questi di giorni. Cara mamma era

troppo se potevo tornare anch’io a fare la S. Pasqua con

la famiglia?

E no, non era troppo, specialmente se pensiamo che le tre

parole chiave alle quali Fausto credeva ciecamente erano:

Patria, Chiesa, Famiglia. Ma la sua famiglia era

numerosa ed aveva bisogno di aiuto: Francesco,

Romualdo, Carlo, Maria e Luciana erano suoi fratelli e

sorelle. Per fortuna che lui era un ragazzo semplice

buono e generoso, pensava anche al padre e così scrive

ancora alla mamma:

…La roba che ti ho mandata conservala bene, se a papà

necessita qualche cosa la può mettere senz’altro, così

pure le scarpe che ora non si trovano, ma mi

40

raccomando non date via niente la divisa di tela la può

mettere quando va a lavorare se gli abbisogna....

…Un bacione ( ai fratelli ) a Francesco, Romualdo,

Carlo, Maria e Luciana e a te baciandoti caramente ti

lascio…Arrivederci al più presto…tuo figlio Fausto

Cantalini.

LA LICENZA DI TRE GIORNI LA LICENZA DI TRE GIORNI

BARI 18 APRILE 1942

Finalmente arrivò la licenza! La trascorse in parte a

Popoli con parte della sua famiglia ed in parte a Navelli

con i nonni ed altri parenti. Purtroppo quella fu per

Fausto l'ultima occasione che ebbe per riabbracciare i

genitori i parenti gli amici e le persone care. Tornò poi a

Bari per riprendere quel tragico viaggio che era destino

che si concludesse con l'incontro con la morte che lo

41

aspettava “paziente” in fondo al mare adriatico. Allora

però Da Bari così scrisse ai suoi genitori:

…Certo quei tre giorni di licenza sono passati come un

vento e mi è dispiaciuto di molto dovere partire senza

che mi è venuto in tempo di salutare i vicini di casa…

Ancora una volta e questo mi dispiace che ho dovuto

partire senza salutare i fratellini come anche Francesco

e Carlo…Io però ho provato una grande gioia e una sola

distrazione nel rivedervi……Sabato scorso verso le ore

14 mi fece una bella improvvisata lo zio Gigino…mi feci

fare un permesso per stare tutto il pomeriggio insieme

con lui e così rimasi fuori fino all’ora della ritirata

perché lui doveva ripartire alle ore 22..…Non so se

sapete, lui è venuto qui a Bari a passare la visita medica,

è arrivato la mattina alle ore 10 ed è ripartito alle ore 22

Si è incontrato giusto il giorno della festa di S. Nicola

protettore della città di Bari….

42

Purtroppo però, il giorno 04 Agosto 1942 alle ore 17

dovette lasciare a Bari sia “S. Nicola” che il Centro di

Mobilitazione per fare il viaggio inverso al precedente,

ripassando per Pescara e diretto al nord Italia per

intraprendere da lì il suo ultimo viaggio.

FAUSTO A VILLA DEL NEVOSOFAUSTO A VILLA DEL NEVOSO

6 AGOSTO 1942

Dopo cinque mesi di sosta oziosa nel “centro di

mobilitazione” di Bari Fausto ed il suo battaglione

lasciarono quella città il giorno 4 di agosto del 1942 e,

dopo due giorni di viaggio, precisamente il giorno 6 di

agosto 1942 giunsero in treno in una località in provincia

di Fiume chiamata Villa del Nevoso a causa della sua

vicinanza al monte Nevoso. Per problemi di ricettività il

plotone al quale Fausto apparteneva lo fecero separare

dal battaglione e lo fecero alloggiare nella località di

43

Carie, frazione di Villa del Nevoso, in una delle caserme

allora in uso alla Guardia di Frontiera. “Tali località che

allora erano considerate italiane oggi invece

appartengono alla Slovenia.

Villa del Nevoso 18/Agosto 1942

44

Fausto, che puntualmente riferiva alla famiglia quanto

accadeva intorno a lui, non perse tempo neanche questa

volta e due giorni dopo quello dell'arrivo a Carie, ossia il

18 di agosto 1942, scrisse una cartolina alla famiglia

informandola sugli sviluppi della sua ultima migrazione.

Intanto però, mentre lui era a Carie, il suo battaglione che

era il XVI0 battaglione mobilitato, il 17 di agosto 1942

era stato aggregato al 23o CORPO D'ARMATA. Da

notare che nella cartolina prestampata vi era scritto:“Per

la patria si rinunzia al superfluo”! Nessuna meraviglia

perché quelli, per chi non lo sapesse, erano i tempi del:

“Credere, Obbedire, Combattere”.

LA PARTENZA DA CARIELA PARTENZA DA CARIE

21 Settembre 1942

Durante il soggiorno a Carie, durato una ventina di

giorni, Fausto fece l'altalena fra la piccola Carie e Villa

del Nevoso dove andava ogni tanto, si fa per dire, a fare

45

shopping, sino a quando, il giorno 21 di settembre

dell'anno 1942 alle ore 17, il suo plotone fu fatto

sloggiare anche da Carie e fu trasferito a Villa del

Nevoso.

Lì, nella stazione ferroviaria, il plotone prese posto su di

una tradotta con la quale alle ore 2 della mattina seguente

Villa del Nevoso-Monte Nevoso

46

partì diretto ad Aurisina, località in provincia di Trieste,

dove si ricongiunse al resto del battaglione. Il perché lo

spiega bene Fausto nella seguente lettera inviata ai suoi

genitori: Carissimi Genitori…

Vengo con la presente per darvi mie nuove notizie…

Stiamo a prepararci per la partenza e forse partiremo

oggi stesso; dobbiamo raggiungere il nostro Battaglione

che si trova nei pressi di Gorizia; da dove partiremo per

raggiungere la nostra destinazione che credo sia a Creta.

Non sappiamo se andiamo per via mare o per via terra;

se andiamo per via mare forse andremo anche a Bari e

non mancherò a farvi un telegramma magari per la

strada così possiamo incontrarci a Pescara e salutarci.

Io mi trovo benissimo come spero sia anche di voi tutti in

famiglia. Oggi è la festa del Corpo, è la festa del

protettore del Corpo che è S Matteo.

47

Per la cronaca apprendiamo che il giorno 21 di settembre

ricorreva, e forse ancora ricorre, la festa di S. Matteo

protettore del Corpo delle Guardie di Finanza.

ADDIO ITALIA ADDIO ITALIA 22 settembre 1942

Il giorno 22 del mese di settembre, ossia il giorno dopo a

quello in cui aveva festeggiato S. Matteo, il battaglione

delle nostre Guardie di Finanza al completo, sicuro ormai

della protezione dello stesso S. Matteo, prese posto sulla

tradotta e lasciò Aurisina. Addio Italia nostra! Si va a

Creta! E già, perché fu proprio da Aurisina che il

“battaglione mobilitato” iniziò l'ultimo suo lungo

viaggio, purtroppo di sola andata. Attraversata la

Iugoslavia e la Grecia e dopo una sosta nella località

greca del Pireo, a bordo di un traghetto, riuscì a

raggiungere l'isola di Creta.

48

Questa volta però, a differenza di quanto era accaduto

all'inizio del viaggio da Trieste a Bari, Fausto da Aurisina

fece in tempo ad inviare la seguente cartolina postale ai

suoi genitori nella quale, in modo conciso ma con

efficacia e chiarezza, spiegò loro che lui ed il suo

battaglione erano ormai in viaggio per la fatidica isola di

Creta:

Cari genitori:

La stazione di Aurisina

49

Mi trovo in viaggio; invio questa cartolina per mandarvi

tanti e cari bacioni ...allora sarete in attesa di un mio

nuovo scritto dove vi manderò il mio nuovo indirizzo...mi

farete sapere anche se avete ricevuto il vaglia di £ 200 e

se il fratello Aldo è andato a Roma che spero di sì…Non

ho altro, ricordatevi sempre di me nelle vostre quotidiane

preghiere e abbracciandovi caramente invio tanti forti

bacioni aff.mo figlio Fausto.

La missiva termina con il solito immancabile ritornello

delle “preghiere quotidiane” richiesta che la dice lunga

sull'inconscio stato d'animo di Fausto combattuto fra

l'interesse delle novità e la paura del futuro. Però,

evidentemente, era la paura del futuro il sentimento più

forte. Dando uno sguardo alla cartolina che segue si nota

che, prestampata, vi si legge la scritta:

VINCEREMOVINCEREMO

50

Quel “VINCEREMO” lo si poteva leggere in tutte le

cartoline postali dell'epoca, essa era frutto di una

capillare campagna propagandistica del regime fascista

fatta con la scopo di illudere e tranquillizzare il popolo

italiano. Vinceremo? Certo che si! Ed allora coraggio,

“per la patria si fa questo ed altro”! Ma torniamo al

viaggio. La tradotta lasciò dunque Aurisina e la

locomotiva sbuffando, ansimando e sferragliando, si

portò via quel carico di giovani il cui destino, era scritto,

51

era quello di andare a morire a Creta e dintorni. Però,

inconsapevoli dei pericoli ai quali stavano andando

incontro, i nostri Finanzieri erano tranquilli o addirittura

felici, non sapevano che quello era per loro l'ultimo

viaggio prima di dare l'addio alla vita alle loro speranze

ed al loro passato. In particolare, per Fausto fu un addio

a: Predazzo, a Bari, ai genitori, ai fratellini, all'Italia.

Vado a Creta aveva scritto ai suoi genitori! Come se lui ci

stesse andando in villeggiatura! Non vado a morire però

pregate per me! E, felice, con la mente rivolta al futuro,

lasciò Aurisina e l'Italia! Non le avrebbe riviste mai più!

Lasciata l'Italia il viaggio proseguì attraverso la

Iugoslavia, terra straniera che però da poco era stata

conquistata e sottomessa dalle armate dell'asse

nazifascista “Roma-Berlino” insieme alla vicina Grecia.

Però, le varie etnie della popolazione slava, seppur

sconfitte, non avevano intenzione di piegare la testa ed

avevano perciò organizzata una lotta armata partigiana

52

contro gli occupanti italo-fascisti. La loro resistenza si

trasformò in guerriglia e fu fonte di atrocità da parte di

tutti compresi quegli stessi “italiani brava gente” che a

loro volta si macchiarono di atroci delitti. La storia ci

racconta che le truppe italiane in Iugoslavia si

macchiarono di odiosi crimini di guerra nei riguardi delle

popolazioni autoctone, i nazifascisti credevano di essere i

padroni del mondo e non ebbero scrupoli. A fine guerra

infatti gli slavi si vendicarono a modo loro massacrando

gli italiani delle Foibe e non solo. Tuttavia il lungo

viaggio dei nostri Finanzieri non incontrò ostacoli, fu

solo disagiato così come poteva essere un viaggio fatto

per metà in tradotta i cui vagoni erano simili a quelli di

carri bestiame. Ciò malgrado per i nostri ignari

viaggiatori fu persino divertente, parola di Fausto! Alla

fine il XVI0 battaglione, una volta attraversata la

Iugoslavia senza problemi evidenti, attraversò anche la

Grecia e andò ad attestarsi nella località greca del Pireo

53

dove si acquartierò e dove rimase per qualche tempo in

attesa del traghetto per Creta.

CRONISTORIA DEL VIAGGIOCRONISTORIA DEL VIAGGIO

SOSTA BREVE A LUBIANA

A mano a mano che il viaggio andava avanti Fausto inviò

ai suoi genitori una serie di cartoline postali nelle quali

ne descriveva i dettagli. Da quella corrispondenza

apprendiamo che la tradotta fece una prima sosta nella

stazione di Lubiana e che lì si fermarono per un tempo

breve come un respiro. Tanto però bastò a Fausto per

scendere in stazione ed inviare al padre una seconda

cartolina postale dopo la prima già inviata da Aurisina. Vi

si legge che:…Sono in viaggio per raggiungere la nostra

destinazione; andiamo per via terra. …approfitto di

questa breve sosta qui a Lubiana per mandarvi la

presente…

54

Anche questa volta nella cartolina postale prestampata, vi

si trovava la scritta “Vinceremo”. Ma era credibile quella

scritta da parte di chi la leggeva? Chissà! Pochi ci

credevano. Però Fausto ci credeva ciecamente, lui era di

una ingenuità disarmante! Ma torniamo al viaggio e

facciamoci una domanda. Poteva Fausto, pur se

disorientato, intuire già da allora la drammaticità

La tradotta per Belgrado

55

dell'esito di quel viaggio? La risposta è: certo che no! In

fondo non c'era nell'immediato nessun evidente segnale

di pericolo intorno a lui, tutto sembrava tranquillo.

Perciò Fausto, per sua stessa ammissione, in una delle

lettere alla famiglia scrisse che si era divertito molto

durante quel viaggio, quello che andava vedendo era per

lui un mondo sconosciuto, pieno di misteri, novità e

promesse che lo incuriosiva e divertiva nello stesso

tempo. E mentre la giostra girava a lui girava la testa

però nella parte più profonda del suo cervello, latenti ma

preoccupanti, fermentavano i primi oscuri pensieri e, per

la prima volta, la paura. Dice un proverbio: “chi lascia la

strada vecchia per la nuova sa quello che lascia ma non

sa quello che trova” E che l'inconscio di Fausto fosse

pervaso da un senso di disorientamento lo si intuisce dal

fatto che negli ultimi tempi, in quasi tutte le lettere alla

famiglia, si infittirono le esortazioni affinché i genitori

pregassero per lui.

56

BELGRADO BELGRADO 25 SETTEMBRE 1942

Lasciata Lubiana, il giorno 25 settembre 1942 la tradotta

di Fausto arrivò, sferragliando e sbuffando a modo suo,

nella stazione di Belgrado e lì, la locomotiva finì la sua

corsa di andata e verosimilmente tornò indietro. Ma, se

era finita in quel modo la corsa di andata della tradotta,

non era finita quella del XVI0 battaglione perché i nostri

Cambio treno a Belgrado

57

finanzieri, abbandonata la tradotta salirono questa volta

su di un treno vero che, meraviglia, aveva persino un

vagone adibito a cucina. Intanto, poiché la sosta nella

stazione di Belgrado fu più lunga di quella di Lubiana

Fausto ebbe tutto il tempo volle per gironzolare in

stazione ed inviare ai suoi genitori la solita cartolina

postale nella quale scrisse:

Carissimi Genitori:

…scrivo la presente dalla stazione di Belgrado dove ci

siamo fermati per un po di tempo. Durante il viaggio ho

conosciuto tante cose nuove e mi sono divertito un

mondo. Col nostro . treno viene anche una carrozza fa

cucina per farci il rancio durante il viaggio

Non appena arriverò nella mia destinazione vi scriverò

una lunga lettera. …

Non state in pensiero se trascorre qualche giorno senza

che riceviate mie notizie…

58

GERGALIGERGALI

28 SETTEMBRE 1942

Il treno fece la fermata successiva a quella di Belgrado in

una località chiamata Gergali da dove Fausto, molto

divertito, scrisse ai suoi genitori spiegando loro che:

Carissimi Genitori

…Il viaggio continua benissimo; ho conosciuto e

imparato tante cose nuove e mi diverto un mondo. Da

villa del Nevoso fino a Belgrado ho viaggiato su di una

tradotta con carri merci, da Belgrado invece viaggiamo

sulle carrozze e si sta magnificamente bene.... nella

tradotta dove viaggio io c’era anche un militare di

Popoli il quale è stato in licenza di un mese ed ora deve

rientrare al Corpo…

Finalmente, dopo la sosta a Gergali ed un'altra a Scopi,

“ città della Serbia occupata dalla Bulgaria”, arrivarono

nel porto greco del Pireo.

59

LA SOSTA AL PIREOLA SOSTA AL PIREO

1 OTTOBRE 1942

Nove giorni, tanto durò il viaggio di Fausto da Aurisina

al Pireo. Infatti Fausto ed il suo battaglione arrivarono lì

la mattina del 1 ottobre 1942. Chi legge deve sapere che

quella del Pireo era, come Fausto raccontò, una bella

cittadina ed era una delle basi dell'armata italiana in

Grecia dove era di stanza un rilevante presidio militare a

Stazione ferroviaria del Pireo

60

custodia di capannoni che contenevano armi munizioni e

derrate alimentari. L'intero battaglione vi si acquartierò

per molti giorni durante i quali collaborò nel fare servizio

di guardia a quei capannoni e così esaurì i suoi compiti

probabilmente in attesa che fosse pronto l'imbarco per

l'isola di Creta. Quella sosta fu tanto lunga e così poca

impegnativa dal punto di vista del servizio da permettere

a Fausto, pensate un po', di recarsi come un qualsiasi

turista senza pensieri a visitare la città di Atene.

DAL PIREODAL PIREO

02 OTTOBRE 1942

Il giorno 02 di ottobre 1942, Fausto scrisse ai genitori

raccontando che: Amatissimi Genitori …Dopo nove

giorni di viaggio, ieri mattina sono arrivato qui a Pireo

una bella cittadina poco distante da Atene… Qui a Pireo

ci tratterremo per qualche giorno, attendiamo l’imbarco

per raggiungere la nostra destinazione a Creta. Il

61

viaggio mi ha stancato un po’, ma ora mi trovo

benissimo Durante il viaggio vi ho scritto alcune

cartoline …Siamo partiti da Carie il giorno 21 m.d. alle

ore 17, alle ore 2 la mattina del giorno seguente siamo

partiti da Villa con la tradotta ed ad Aurisina in

provincia di Trieste ci siamo incontrati con tutto il

Battaglione.…Da Belgrado dove ci siamo fermati per

poche ore vi ho scritto un’altra cartolina, un’altra l’ho

spedita da Scopi città della Serbia occupata dalla

Bulgaria Come vedete ho fatto un lungo viaggio; ho

visto tante cose nuove e mi sono divertito un mondo…

Finanziere Cantalini Fausto

160 Batt. Mob. II0 Compagnia

Posta Militare 121

62

FAUSTO NEL PORTO DEL PIREOFAUSTO NEL PORTO DEL PIREO

14 OTTOBRE 1942

Porto del Pireo

Per una migliore comprensione delle vicende che sto per

raccontare è utile che io spieghi agli improbabili lettori

qual'era nell'anno 1942 la struttura geo politica dei

luoghi nei quali il destino trascinò Fausto. Incomincio

dalla conquista dell'Albania. Lo faccio perché non sono

sicuro che i giovani di oggi sanno che l'Albania era

allora una provincia italiana che era stata conquistata

63

dalle forze armate dell'Italia fascista con una guerra

lampo iniziata il 7 aprile 1939 e durata appena cinque

giorni. Da allora la corona del “Regno di Albania” di Re

Zog fu assunta dal 1939 al 1943 da Vittorio Emanuele III

Re d'Italia che ne divenne il sovrano. Dopo di allora,

anche se per pochi anni, il “Regno di Albania” entrò a far

parte del già esistente “'Impero Romano” composto dalle

allora “nostre” colonie africane della: Libia, Somalia,

Eritrea ed Abissinia. Però ora attenzione alle date perché

subito dopo l'Albania incominciò la campagna italiana di

conquista della Grecia. A Mussolini non bastava

l'Albania, lui voleva anche la Grecia e la Jugoslavia.

Presto detto e presto fatto, la conquista della Grecia ebbe

inizio il 28 ottobre 1940 quando le truppe del Regio

Esercito Italiano partite dalle proprie basi in Albania

entrarono in territorio ellenico. Però le forze armate

greche riuscirono a contenere a lungo l'offensiva delle

forze italiane. La svolta si ebbe solo quando, nell'aprile

64

del 1941, italiani, tedeschi ed ungheresi insieme

occuparono la Jugoslavia spartendosi poi i territori

occupati. Ormai accerchiata, la Grecia, fu costretta a

capitolare e così il mare Adriatico divenne più che mai

“mare nostrum” ed il porto del Pireo, divenne una base

navale dell'asse Roma-Berlino. Spero così di non avere

annoiato nessuno e di avere però chiarito qual'era, grosso

modo, la configurazione geo politica della regione

quando arrivò al Pireo il XVI0 battaglione. Lì il

battaglione sostò dal 2 ottobre 1942 sino alla fine del

mese di novembre dello stesso anno in attesa

dell'imbarco per Creta. Però, solo il 14 di ottobre, ossia

dodici giorni dopo esserci arrivato, Fausto scrisse una

lettera ai suoi genitori li rassicurò sul suo ottimo stato di

salute e li avvertì che, da figlio buono e generoso quale

lui era, non trascurava di pensare alla famiglia e perciò

l'intero stipendio che stava per prendere lo avrebbe

65

mandato a loro per intero perché “ qua costa tutto caro e

poi non mi manca niente”; parola d Fausto!

Carissimi Genitori…spero abbiate ricevuto tutti i miei

scritti, vengo ad assicurarvi il mio ottimo stato di salute

come spero sia anche di voi tutti. Vi fo sapere che lo

stipendio che prendo lo mando completamente a voi

perché qua non vale la pena spendere i soldi in quanto

costa tutto caro e poi non mi manca niente.

Purtroppo non era il Pireo, ossia la base militare italiana

n.23, la destinazione finale dei nostri Finanzieri, lì il loro

impegno si esaurì solo in turni di guardia a quei

capannoni della base contenenti armi, arnesi militari e

vettovaglie di cui ho già accennato. Null'altro fu loro

richiesto e perciò, se fossero rimasti lì, forse il loro

destino sarebbe stato diverso. Il Pireo si trova in pratica

alla periferia di Atene ed allora quale migliore occasione

di quella avrebbero potuto avere i nostri finanzieri per

66

andare a curiosare in città? Accadde infatti che Fausto

non si fece sfuggire l'occasione e pensò bene di recarvisi

in visita come un turista qualsiasi.

LA VISITA DI FAUSTO AD ATENELA VISITA DI FAUSTO AD ATENE

Quando Fausto, dopo la visita a Atene, tornò al Pireo era

eccitato e stupefatto per quello che aveva visto, forse non

si aspettava tanto. Per rendersene conto basta leggere con

quale entusiasma la descrisse ai suoi genitori nella lettera

che inviò loro nei giorni successivi. Vale la pena leggerla

quella lettera:

67

...La settimana scorsa sono andato ad Atene e mi sono

divertito a vedere la bellezza della città e in particolare

modo l’Acropoli. Nel visitare l’Acropoli sono

meravigliato nel vedere tutti quei tempii antichi, alcuni

dei quali costruiti anche prima della venuta di Gesù

Cristo. È meraviglioso vedere le statue di pietra ben

lavorate le grandi e massime colonne del Tempio di

Giove Olimpico, lo stadio Panatenaico costruito nel 330

a. c. e costruito in marmo nel 1896 e poteva contenere

circa 55.000 spettatori. E poi tante altre opere d’Arte, e

son rimasto meravigliato e contento di avere avuto la

fortuna di conoscere i capii d’opera d’Arte dell’antica

Acropoli...

E bravo Fausto cuore gentile e amante dell'arte! Però,

dopo la parentesi turistica di Atene, una volta recuperati

gli ozi del Pireo, si riaffacciarono nella sua mente i

ricordi delle passate vicende di Bari e, guarda caso, il suo

68

pensiero si fermò sul ricordo di quel biglietto della

lotteria di Merano che vi aveva a suo tempo acquistato.

Desiderava che i suoi genitori si informassero su quale

numero della lotteria fosse “uscito”

.…In quei mesi di permanenza a Bari, acquistai un

biglietto della Lotteria di Merano che porta il seguente

numero: Serie AA N° 43263 e siccome ora non so qualenumero: Serie AA N° 43263 e siccome ora non so quale

numero è uscito, cercate di informarvi…numero è uscito, cercate di informarvi…

Panoramica di Atene

69

Come è naturale il pensiero dei giovani è continuamente

ed in qualsiasi circostanza rivolto al futuro. Ed ecco

perché Fausto, anche se in quel tempo era come un frutto

staccato dal ramo ed era sospeso fra passato e futuro,

pensava sì al futuro però non era capace di abbandonare

al passato i suoi ricordi e le sue speranze. Infatti quel

biglietto della lotteria comprato a Bari di certo lo

conservava nel suo portafogli. Insomma, dentro di lui

c'era più di sempre la mentalità del “fanciullino” in virtù

della quale era propenso a sperare ai regali della Befana.

A furia di credere alla propaganda del regime fascista lui

le atrocità della guerra che si stava combattendo in tutta

l'Europa “non le vedeva” perché il regime gliele

nascondeva e si illudeva perciò che la guerra fosse cosa

che riguardava gli altri e non se stesso. Forse attraverso

un inconscio processo di rimozione dei cattivi pensieri lui

riusciva a convincersi che sarebbe rimasto fuori dalla

mischia e, che fosse così, ce lo dimostra quel: “questo

70

non significa che dovremo andare al fronte a combattere”

che lui scrisse ai suoi genitori da Trieste quando fu

incluso nel battaglione mobilitato. Purtroppo non era

così. Peccato! Va da se però che i suoi, alla sua età, non

potevano essere progetti di morte ma solo progetti di vita

e di amore!

L'IMPOSSIBILE AMORE PER L'IMPOSSIBILE AMORE PER PESETTI ANNAPESETTI ANNA

In merito alle pene amorose di Fausto vi dirò tutto però

tenetevi forte perché sto per raccontarvi qualcosa che

sembra tratto da una favola dal titolo “il militare

innamorato”. Ve la racconto. Dovete sapere che Fausto,

durante la sua permanenza al Pireo, fra un turno di

guardia e l'altro, pensava con nostalgia agli affetti

lontani, a quelli della famiglia ma anche, perché no,

all'amore. Il problema era però che lui si trovava al Pireo

mentre il suo pensiero amoroso era rivolto a una giovane

71

donna che viveva a Popoli in Abruzzo. Lui l'amava però

forse lei non lo sapeva. Ed allora? Poiché lui l'avrebbe

voluta come fidanzata la considerava tale “in pectore”.

Non si trattava solo di uno scherzo del suo cuore ma era

forte in lui la speranza di poterla sposare appena

possibile una volta tornato in patria visto che un lavoro

sicuro ce l'aveva e progetti di carriera anche. La fanciulla

prescelta si chiamava Anna Pesetti studentessa a

Sulmona. Non potendosi dichiarare di persona e

pensando non all'oggi ma al domani credette di potere

agire alla vecchia maniera, quella di quando erano i

genitori a combinare i matrimoni dei loro figli. Perciò li

incaricò di farsi ambasciatori dei suoi sentimenti presso

la famiglia della suddetta fanciulla. Non vi commuovete

per la sua ingenuità e per il modo piuttosto fuori uso di

procedere persino a quei tempi. Ma, ripetiamolo, Fausto

era un “soldato innamorato”ed era di una ingenuità

disarmante, sincero ed innamorato.

72

…Ho serie intenzioni di fidanzarmi ufficialmente con

Pesetti Anna, cioè la sorella di Fulvio quella che veniva

studiare a Sulmona. Magari se volete andrete voi stessi a

casa sua a parlargliene e io sono in attesa di una vostra

sollecita risposta che spero sia affermativa…

PORTO DEL PIREO PORTO DEL PIREO

16 OTTOBRE 1942

Intanto i giorni passavano e il 16 ottobre 1942 Fausto

scrisse al padre la sua ultima cartolina targata Pireo “in

chiaro”. Ma intanto leggiamola la cartolina:...Questa

mattina ho firmato il ruolino della paga la quale

ammonta a £ 486,80…la partenza è prossima, non

appena arriverò a destinazione vi scriverò una lunga

lettera…

73

74

P.M. 23P.M. 23 -

( BASE MILITARE 23 )

(Dal porto del Pireo)

03 NOVEMBRE 1942

Dal giorno 3 novembre 1942 e sino alla fine del mese le

missive di Fausto alla famiglia partirono ancora dal Pireo

ma cambiarono intestazione perché quella che prima era

descritta coma “Pireo” diventò “PM. 23”. “Fate silenzio

che il nemico vi ascolta” così c'era scritto sul frontespizio

di alcune cartoline postali dell'epoca! Il nemico poteva

avere occhi ed orecchi dappertutto specialmente se era

rappresentato dagli oppositori al regime fascista. Ma

torniamo a Fausto. Evidentemente, una volta al Pireo il

XVI0 battaglione si venne a trovare in una situazione

molto più delicata che nel passato. Ciò premesso vi

propongo ora la lettura dell'ultima lettera che Fausto

inviò alla famiglia chiedendo e dando informazioni:

75

Amatissimi Genitori…come vi dicevo nelle mie

precedenti se avevate ricevuto il vaglia da Carie; sì è

quello in cui mandai le £50 al fratellino Aldo..

…questa mattina sono stato in fureria a firmare il ruolo

e prendo per il mese di ottobre £ 685, dunque fra giorni

riceverete il vaglia…

...Anche Livio ( un parente di Navelli ) è partito? Quello

però è della classe 1922 ed era stato revedibile. E il

cugino Serafino come mi dite si trova in Russia…In

quanto allo zio Gigino,…come mi dite che fra giorni

riuscirà dall’ospedale …

Intanto da quell'ultima lettera apprendiamo che la paga

era aumentata rispetto a quella precedente perché da

486,80 lire era diventata di 685 lire, differenza che a quei

tempi era sicuramente notevole. Alla fine della lettera fa

impressione quel riferimento al cugino Serafino che “si

trova in Russia” perché, come sappiamo, la campagna di

Russia si concluse tragicamente per i nostri soldati. I

76

morti si contarono a migliaia specialmente durante la

ritirata avvenuta a piedi in mezzo alla neve, equipaggiati

in maniera non idonea alle condizioni climatiche di quei

luoghi per cui, semi sprofondati in montagne di neve, i

pochi superstiti si lasciarono dietro una scia di morti i cui

cadaveri furono lasciati lì dov'erano morti e furono poi

oggetto della pietà dei russi che dettero loro una degna

sepoltura. Da rimarcare il fatto che i nostri soldati, oltre

che dai russi, dovettero difendersi anche dalla prepotenza

delle soldataglie tedesche che la ritirata la fecero per

conto loro con mezzi più idonei allo scopo. Ma intanto, il

I0 di novembre Fausto, che era anche tutto patria, casa e

chiesa, così riferì alla sua famiglia che:

…Il giorno 1 novembre è stata la commemorazione di

tutti i Santi, io ho ascoltato la S. Messa al Campo; come

pure il 2 novembre ci siamo recati ad ascoltare la S.

Messa e il Cappellano ci ha fatto un bellissimo

discorso…

77

DAL PORTO DEL PIREODAL PORTO DEL PIREO

P.M. 23P.M. 23

11 NOVEMBRE 1942

In data 11 novembre1942 Fausto scrisse ai genitori dal

porto greco del Pireo comunicando loro che: “Io mi trovo

benissimo…:” a parte il fatto che la posta mi arriva in

ritardo!

Carissimi Genitori:Dopo un po di attesa, oggi ho

ricevuto la vostra tanto cara lettera, ci ha messo vari

giorni questa volta forse perché ci avete messo un solo

francobollo senza che ve ne siete accorti . Per via Aerea

ci vuole un bollo Aereo di 60 cent. E uno da 25 cent.

Come avete fatto nelle precedenti ..Di Aniceto non ricevo

notizie da Bari…Io mi trovo benissimo…

Per capire le irregolarità dei flussi postali dell'epoca nei

posti dove si trovava Fausto basta sapere che la posta

arrivava nelle isole dell'egeo per via aerea ed a volte

78

addirittura tramite sommergibili visto che la navigazione

delle nostre navi di superficie era problematica a causa

del controllo aereo dei mari da parte degli inglesi. I

ritardi della posta perciò non dipendevano affatto dai

francobolli come Fausto ipotizzava.

DAL PORTO DEL PIREODAL PORTO DEL PIREO

P.M. 23 P.M. 23

12 NOVEMBRE 1942

Per capire i comportamenti di Fausto occorre capire chi

era Fausto. Lui aveva come punto di riferimento affettivo

soprattutto la sua famiglia e perciò non trascurava

neanche il nonno Pasqualino tanto che, anche se del suo

stipendio Pasqualino non aveva proprio nessun bisogno,

ciò nondimeno lui, si ripromise di mandargliene uno

come regalo.

79

Carissimi Genitori

…dall’ultima vostra lettera ho appreso che avete

ricevuto il vaglia che vi spedii da Carie…Il prossimo

stipendio lo spedirò a nonno Pasqualino e di sicuro

rimarrà sorpreso……Come sarei contento incontrare

qualche mio compagno o paesano probabilmente

qualcuno lo incontrerò e mi divertirò un mondo…Come

servizio facciamo il servizio di guardia nei magazzini

militari e a turno montiamo di guardia al nostro

accantonamento…Come vi ho detto anche

precedentemente, se vi occorrono soldi potete pure

prenderli, anzi io ho anche piacere, non potrò mai

disobbligarmi di ciò che mi avete fatto da piccolo…Ed

ecco svelato il mistero del loro impegno durante la sosta

al Pireo.

80

DAL PORTO DEL PIREODAL PORTO DEL PIREO

P.M.23 P.M.23

13 NOVEMBRE 1942

Nella lettera che segue si intuisce la solitudine e la

tristezza propria di chi non aveva ormai intorno a se

nessun tipo di riferimento affettivo accettabile ed allora si

rifugiava in quello della sua famiglia lontana:

Amatissimi Genitori:… Non solo il giorno ma anche la

notte vi penso ed ho sempre davanti agli occhi la vostra

immagine. Anche voi mi pensate sempre non vi

dimenticherete mai di me e ricordatevene sempre nelle

vostre quotidiane preghiere.

Finanziere Fausto Cantalini

16° Batt.g mob. II Comp.

Base Militare 23

81

Fausto era in forza alla II Compagnia del 16° Battaglione

mobilitato e lui certamente sapeva che in quella c'era

anche un plotone “mitraglieri”. Altro che “non andremo

al fronte a combattere”, se loro si portavano appresso le

mitragliatrici questo voleva dire che non stavano

andando a Creta in villeggiatura. Ecco perché, senza

volerlo confessare era perplesso, confidava nel buon esito

delle preghiere della sua famiglia “non vi dimenticherete

mai di me e ricordatevene sempre nelle vostre quotidiane

preghiere” quindi un po di paura doveva pure avercela.

Finanziere sì ma allora perché le mitragliatrici? Eppure

per lui Creta era solo un'isola e non immaginava di certo

che lì si sarebbe consumato il dramma della sua vita. E la

paura aleggiava nell'interno dell'animo suo malgrado i

calibrati ed inutili incitamenti di Vittorio Emanuele III Re

d'Italia ed Imperatore prestampati sulle cartoline postali

per le forze armate.

82

DAL PORTO DEL PIREODAL PORTO DEL PIREO

P.M. 23 P.M. 23 14 NOVEMBRE 1942

Al Signor Cantalini Rocco Viale della Stazione 64-

Popoli: Vedete di mandarmi una bustina di buste e

foglietti per scrivere e per via aerea possibilmente. Ho

83

ricevuto i francobolli ora ne ho a sufficienza ricevete un

forte abbraccio e infiniti bacioni a tutti infiniti saluti

vostro figlio Fausto16° battaglione mobilitato II

Compagnia base militare 23 posta militare 23.

ULTIMA DAL PORTO DEL PIREOULTIMA DAL PORTO DEL PIREO

P.M. 23P.M. 2325 NOVEMBRE 1942

Quella del 25 novembre 1942, PM. 23, fu l'ultima lettera

spedita da Fausto dal Pireo prima del suo imbarco per

l'isola di Creta. Carissimi genitori…Ho ricevuto il

Biglietto Postale censurato e dove mi parlavi di Favurzi

una riga era coperta di nero dalla censura……Ho anche

ricevuto una lettera da Aniceto in cui mi dice che dovrà

cambiare destinazione…Allora c'era la guerra e perciò

c'era anche la censura del regime sulla corrispondenza e

sulla stampa. Favurzi non lo conosciamo ma di Aniceto

84

ce ne ricordiamo, era quello che a Predazzo “ ha voluto

lavarmi la cavetta” ma che ora era in procinto di

cambiare destinazione.

CRETACRETA

POSTA MILITARE 121POSTA MILITARE 121

11 DICEMBRE 1942

L'anno 1942 volgeva al termine quando finalmente

Fausto giunse nell'isola di Creta, terra bellissima, dal

clima dolce dove si consumò il suo amaro destino.

Indirizzo: posta militare 121. Genitori Carissimi..…Vi

fo sapere che ho subito un altro trasferimento per

raggiungere la destinazione definitiva. Ho provato una

grande emozione nell’attraversare per la prima volta il

mare, durante la traversata mi sono divertito un mondo,

ed ho visto tante cose nuove. Appena arrivati abbiamo

fatto un po’ di strada a piedi; è stata una bella

marcettina mi sono stancato un po’ ma ora mi trovo

85

benissimo. il clima è mite, tanto freddo non si sente e

credo che la neve non ci sarà.

Fausto salì su di una nave per la prima volta con

l'entusiasmo simile a quella di un bambino e navigò in

quello stesso mare che poi lo inghiottì riempiendogli

d'acqua i polmoni. Allora però la traversata che lo

condusse a Creta lo divertì molto. Il XVI0 battaglione

sbarcò nella parte nord orientale di Creta e precisamente

nella baia di Sitia.

Baia di Sitia

Lo sbarco nella Baia di Sitia

86

L'arrivo a piedi a Makrigialos

Il battaglione si insediò invece nella parte sud orientale

dell'isola, nei pressi di Makrigialos, dopo una lunga

“marcettina” di svariati chilometri che aveva “stancato

un po” Fausto perché lo aveva portato, dalla parte nord a

quella sud dell'isola! A piedi! Speriamo almeno che i

nostri finanzieri abbiano avuto le scarpe buone!

87

LO SBARCO ITALIANO A CRETA LO SBARCO ITALIANO A CRETA

*27 maggio 1941**27 maggio 1941*

A questo punto mi si consenta di tornare indietro nel

tempo per raccontarvi come, circa diciotto mesi prima

dell'arrivo di Fausto, sbarcò a Creta il primo contingente

militare italiano. C'è da supporre che Fausto non sapesse

nulla né della storia recente di quell'isola né che lì

insieme agli italiani ci fossero anche i tedeschi ed i

partigiani cretesi. Però ora, quello che Fausto non sapeva

a voi, per sommi capi, cercherò di raccontarlo io. Vi dirò

che a Creta, sino al mese di maggio dell'anno 1941 ci

furono gli inglesi ma poi a decidere di cacciarli via e di

occupare l'isola furono i tedeschi. L'ordine di attacco fu

impartito direttamente da Hitler il 25 aprile 1941.

Appena Mussolini lo seppe, per non essere da meno,

volle anche lui partecipare all'impresa. Ma andiamo con

ordine ed aggiungiamo qualche particolare. Nel

88

Mediterraneo la situazione allora era che, mentre la

Royal-Navy inglese aveva il completo controllo dei

mari, i tedeschi disponevano invece della superiorità

aerea. Tenuto conto di questo i tedeschi decisero di

invadere l'isola di Creta per via aerea servendosi del 70

corpo paracadutisti “Fliegerdivision. Però avevano

programmato di inviare a Creta anche una forza via mare

che doveva salpare dal Pireo. Chiesero all'Italia una

scorta navale di sostegno al loro convoglio e la scorta ci

fu con la partecipazione di tutte le siluranti italiane di

stanza al Pireo e con l'aggiunta di alcuni sommergibili

della base italiana di Lero. Accadde però che, ciò

malgrado, il 21 maggio, il convoglio tedesco composto

da circa 30 caicchi scortati persino dalle torpediniere

italiane Lupo e Sagittario, venne attaccato da un

incrociatore britannico e da varie cacciatorpediniere. Ne

conseguì che numerosi caicchi tedeschi furono colpiti ed

affondati e le perdite furono molto elevate. Ai superstiti

89

convogli non rimase altro da dare se non invertire la rotta

e tornarsene al Pireo. Mentre questo avveniva in mare a

Creta invece 11.000 paracadutisti tedeschi si trovarono

di fronte 40.000 uomini delle forze britanniche in uno

scontro dall'esito incerto. A quel punto il prode

Mussolini volle intervenire in aiuto ai tedeschi e perciò

ordinò di organizzare in fretta e furia un corpo di

spedizione con il compito di invadere Creta. Il corpo di

spedizione che si riuscì ad assemblare si rivelò subito

una specie di “armata Brancaleone”.

Lo sbarco a Creta

90

Esso era composto da: un reggimento della Divisione

“Regina”, due compagnie di marinai, reparti di Camice

Nere e Carabinieri per un totale di circa 2.500 uomini.

L'armamento pesante era antiquato e consisteva in: 46

mitragliatrici FIAT da 8 mm, 6 mortai da 81 mm e 18 da

45 mm, 6 cannoni da 65/17 e da 47/32, da 13 carri

leggeri L3, nove motociclette, un autocarro e 205 muli.

Non ci mancava proprio nulla, visto che c'erano anche i

muli ottime bestie da carico! Anche la flotta usata per

l'occorrenza era inadeguata. Tanto inadeguata che i

militari furono costretti a viaggiare in coperta con i

salvagente indosso e persino senza adeguati servizi

igienici. Insomma si era deciso di procedere ad ogni

costo. Mancava persino una adeguata scorta di benzina e

perciò, per risparmiare carburante, le navi più piccole

furono prese a rimorchio da quelle più grandi. Avete

capito bene: prese a rimorchio! Inoltre, a causa della

mancanza di apparati radio nella flottiglia, i comandi

91

vennero impartiti da alcuni MAS che facevano la spola

tra le navi del convoglio. Ma come li trasmettevano i

comandi con il megafono?. “Dulcis in fundo”, la velocità

media del convoglio era poco più di 7 nodi così che,

quando ad un certo punto la ricognizione aerea segnalò

l'avvistamento di una formazione navale inglese che in

poco tempo avrebbe potuto raggiungere il convoglio ed

annientarlo si decise di forzarne l'andatura al “massimo”

portandola a 8 nodi. Accadde però che le unità più lente

rimasero indietro e furono costrette a deviare verso

l'isola di Kassos, raggiunsero Creta solo il giorno dopo.

Anche se alla spicciolata lo sbarco a Creta ci fu ed

avvenne nella baia di Sitia, nella zona sud orientale

dell'isola dove, per fortuna, non ci fu alcuna opposizione

e le operazioni di sbarco si protrassero per tutta la notte.

Poi, per raggiungere gli obiettivi previsti, i reparti

dovettero fare lunghe marce a piedi, (simili alla

marcettina di quando arrivò Fausto? ) di 60 km in due

92

giorni, sotto il sole rovente, in carenza di acqua e

rifornimenti e con un equipaggiamento inadeguato.

Il tutto questo per che cosa? Per niente! Perché quando

quella sgangherata spedizione italiana arrivò a Creta gli

inglesi se n'erano già andati via. Ma tant'è, visto che

ormai a Creta ci erano arrivati tanto valeva rimanerci e

proprio quelle furono le nostre forze armate che Fausto

ci trovò quando, circa un anno e mezzo dopo arrivò a

Creta anche lui. Purtroppo, a partire dalla data

dell'armistizio, andarono tutti incontro ad un tragico

La baia di Sitia

93

destino perché rimasero intrappolati nell'isola alla mercé

della ferocia delle soldataglie tedesche ben più

organizzate ed agguerrite delle nostre. In parte furono

fatti prigionieri dai dai tedeschi, in parte fucilati ed in

parte braccati persino dai partigiani cretesi. Non andò

meglio neanche ai pochi superstiti perché essi persero la

vita nei naufragi durante la successiva evacuazione

dell'isola. Pare che a Fausto capitò la sorte di questi

ultimi però mi dilungherò nei dettagli in seguito. Fatto

sta che, in sostanza, il nostro corpo di spedizione fu

annientato. Così si svolsero i fatti purtroppo, ma una

domanda rimane ed è: Fausto che fine fece? Dio solo lo

sa? Vedremo, però dovremo lavorare sulle ipotesi. Ci

sono solo quelle. Ora che sapete qualcosa in più per quel

che riguarda l'assetto geo politico dello scacchiere ad est

del mare adriatico così com'era intorno agli anni

quaranta del secolo scorso è tempo che io torni a

raccontarvi dell'approdo di Fausto nell'isola di Creta

94

aggiungendo quei particolari fotografici dell'isola che ci

danno un'idea di come lui probabilmente la vide per la

prima volta quando si affrettò a descriverla ai suoi

genitori.

LA FLORA DI CRETALA FLORA DI CRETA

Le carrube di Creta

95

Un albero di Carrube a CRETA

Cari genitori:... ….qui ci è una florida coltivazione di

olive e di carrube; come pure ci sono molti vigneti e in

96

questi giorni mi sto facendo delle scorpacciate di uva

secca....

Vigneti a CRETA

97

Uliveti a Creta

“Gli ulivi sono ovunque a Creta e su ogni ulivo c’è

almeno una cicala che, insieme ad altre milioni, fa da

colonna sonora a chi in estate sta sull’isola.”

98

...a quanto pare non si sta male, si trova tutto, in special

modo la frutta che come sapete a me piace

tanto….Come mi dite nella vostra lettera che …più

lontani si vive e più e più l’amore e l’affetto verso i suoi

cari si moltiplicasi è vero e sento un grande bisogno di

parlare almeno per mezzo di uno scritto con loro …Ora

ci troviamo più lontani perciò dobbiamo scriverci più

spesso…Come mi dite la piccola Maria si ricorda di

me……dice che aspetta che gli porto il bobò ….chissà

cosa vorrei fargli, ora non posso mi trovo lontano,

speriamo che non passerà molto che potrò

accontentarla, per ora un piccolo regalo che farete da

parte mia in occasione del prossimo S. Natale….

Che cosa rimane da desiderare ad un soldato in zona di

guerra se non gli affetti della famiglia lontana?

Disperatamente Fausto li invoca! Desolatamente!

99

CRETA

P.M. 121P.M. 121

26 DICEMBRE 1942

( L'ULTIMO NATALE )

Carissimi Genitori…Da vari giorni sono privo di vostre

notizie; immagino però che tale ritardo è causato dal

fatto che la posta impiega più giorni…….il giorno del S.

Natale Natale l’ho passato discretamente; non mi è stato

possibile farmi la S Comunione, ma ho pregato lo stesso

il Bambino Gesù per voi e per tutti i miei cari…In quanto

al pacco credo che fra non molto si possono spedire…

Arrivò il Natale e Fausto lo passò “discretamente” ossia

non bene, gli mancava la famiglia ed il calore del

focolare! In casi come il suo le preghiere forse consolano

ma non risolvono! Si sentiva solo ed aspettava

disperatamente notizie e parole di conforto dalla sua

100

famiglia. Non immaginava però che era proprio lui

quello che più avrebbe avuto bisogno della protezione del

buon Dio.

A CRETA NEL 1943

P.M. 121 P.M. 121

16 GENNAIO 1943

Una volta passato malinconicamente il Natale i nostri

soldati, sparsi nelle isole dell'Egeo, rimasero in attesa di

eventi rimasero a Creta ad oziare dal mese di gennaio del

1943 sino al mese di settembre dello stesso anno quando

all'improvviso incominciò per loro l'inizio della fine. Gli

ozi però non erano affatto di conforto per Fausto perché

era triste e l'unica grande gioia la trovava nella

corrispondenza con la sua famiglia.

Cari genitori…Quanta gioia quanto ricevo un vostro

scritto, specialmente in questi giorni che ho ricevuto tre

101

lettere tutte in un giorno dopo vari giorni che ne ero

privo di notizie …Con gioia ho anche ricevuto la

cartolina del fratellino Carlo come pure quella inviatami

dalle sorelline; non potete immaginare come sono

rimasto contento nel vedere il loro scritto, vedo che si

ricordano sempre di me ed è anche mio dovere

ricordarmi di loro. Anche la cartolina di Francesco mi è

arrivata;……La lettera scritta il giorno 25 cioè a Natale

lettera scritta da mia mamma con parole di grande e

dolce affetto ad un figlio che si trova lontano; l’amore

verso i figli è grande ed insuperabile; quanto più grande

è quello del figlio verso i propri cari….…Io mi trovo

benissimo e contento; le feste natalizie le ho passate

discretamente bene, in quel giorno ho pregato il

Bambino Gesù per tutti i miei cari e ho fatto una speciale

preghiera per il fratellino Carlo. In quanto al pacco

informatevi se potete spedirmelo;…vi farò presente ciò

che mi occorre: Un paio di calzettoni forti, due paia di

102

mutande estive, due magliette estive per sotto, un porta-

saponetta una macchinetta da barba….

Calzettoni, mutande, magliette, macchinetta da barba?

Ma come? “Vinceremo!” Ma con quali mezzi il regime

fascista aveva la pretesa di vincere una guerra mondiale

di quella specie se non era capace di fornire ai suoi

soldati neanche le mutande e le lamette da barba? Stando

così le cose con quale diritto e coscienza si inviavano i

nostri soldati a morire in guerre di conquista? Per la

gloria della Patria? Ma per la Patria di chi? Dei vivi o dei

morti? Quello del quale ci stiamo occupando fu invece

l'anno del giudizio universale per i soldati italiani a

Creta! Di chi la colpa? Intanto però, poiché il clima a

Creta è temperato, con estati molto calde e inverni non

eccessivamente freddi lui scrisse ai suoi genitori:“Io mi

trovo benissimo e contento,” Si proprio così, contento!

Ma era vero?

103

L'INVERNO DI CRETAL'INVERNO DI CRETA

P.M. 121P.M. 12102 FEBBRAIO 1943

A partire dal mese di gennaio del 1943 la

posta di Fausto avrebbe dovuto partire ed

arrivare una volta a settimana ma non

sempre fu così perché in realtà negli

ultimi tempi divenne molto irregolare ed

intervallata molto più a lungo che nel

passato, gli arrivi della posta diventarono

imprevedibili e così le ansie di Fausto divennero quasi

patologiche anche se in apparenza scriveva che “mi trovo

benissimo” e che non c'era bisogno di allarmarsi.

…Io scrivo ogni settimana perché la posta parte ogni

settimana; di conseguenza anche scrivendo ogni due

giorni ricevete le lettere insieme come spesse volte mi

capita a me……quando io vi assicuro che mi trovo

benissimo sotto tutti i punti di vista, non c’è bisogno di

104

all’armarsi quando qualche volta che sperate di ricevere

un mio scritto non l’ho ricevete…L’elenco di ciò che mi

dovete mandare ve l’ho mandato nella mia precedente.

Fatemi sapere se avete ricevuto il vaglia N° 68 di £ 661

che da vari giorni è stato spedito. Contento come mi dite

che lo zio Alfonso scrive che si trova bene …Da qualche

giorno è cominciato un freddo intenso con la comparsa

anche di un po’ di neve che ormai è già svanita……Non

state in pensiero, mi trovo benissimo…

Creta è un'isola dal clima mite però poiché vi esistono

alte montagne a volte sulle loro cime, in inverno,

compare la neve mentre in pianura la temperatura si

abbassa un pochino. Ma, a proposito di soldi, chissà se i

genitori di Fausto avranno mai ricevuto il vaglia N° 68 di

£ 661. Chissà! Per la cronaca veniamo a sapere che suo

zio Alfonso Cianchetta di Sulmona che si trovava in

Africa come prigioniero di guerra in un campo di

concentramento inglese, per sua fortuna stava bene.

105

SUI MONTI SI ERA SCIOLTA LA NEVE

P.M. 121P.M. 121

12 FEBBRAIO 1943

…“Cara mamma, immagino, come anche voi mi dite che

il vostro pensiero è sempre rivolto a me; vi prego di stare

tranquilli perché vengo ancora una volta ad assicurarvi

il mio ottimo stato di salute…“Con gioia ho anche

ricevuta la lettera con data del giorno 1-2 u.s.,mi è

arrivata anche quella con data del giorno 29-1 e con la

presente fo risposta a tutte e due…negli ultimi giorni di

gennaio è comparsa un po di neve sulle cime delle

montagne e che è subito andata via...Ho ricevuto una

cartolina dallo zio P. Agostino, una cartolina da Ubaldo

e una dalla nonna Antonina . Non ho altro, invio forti

bacioni ai piccoli, uno particolare a Carlo e a voi un

caro abbraccio…

106

Tre cartoline in una sola volta da Padre Agostino, l'amico

Ubaldo e la nonna Carolina.

PER CARLO DA CRETA

P.M. 121P.M. 121

15 MARZO 1943

Carissimi Genitori: …Contento nel sentire che il

fratellino Carlo ha già imparato la Dottrina, che spesso

va in chiesa, e vorrei anche vederlo ai piedi dell’Altare a

servire la S. Messa Lui mi ricorda e mi ricorderà sempre

nelle sue preghiere quotidiane; che prega Iddio per tutti i

soldati che compiono il proprio dovere, che prega per la

prossima e vicina vittoria delle nostre armi…che prega

per chi giustamente governa e infallibilmente comanda il

popolo…Io mi ricordo di Carlo quando era piccolo

immaggino di vederlo ora fra i ragazzini del Circolo

107

Cattolico, è anche lui un piccolo soldato che partecipa

alla guerra…

Se non si era già capito, dopo la lettura della precedente

lettera, è tutto chiaro su come la pensava Fausto.

Certo però è che quel “chi giustamente governa e

infallibilmente comanda il popolo”.oggi ci fa sorridere.

forse Fausto non sapeva nulla della marcia su Roma e

delle camicie nere, altro che “giustamente”, altro che per

volere divino e poi addirittura quel “ infallibilmente

comanda al popolo” ci dice che Fausto non si rendeva

conto della realtà. Duce! Duce! Duce! A noi alalà!

Evviva “l'uomo della provvidenza”! Ma non era solo al

regime fascista che Fausto consegnava il suo pensiero,

lui metteva in campo anche le sue credenze religiose.

Liturgie, ricorrenze, servizi religiosi, preghiere per i

soldati soprattutto visto che:“è anche lui un piccolo

soldato che partecipa alla guerra…” lui scrisse

riferendosi al suo fratello Carlo. Ma davvero? Fausto,

108

beato lui, credeva e sperava! Perciò era fiducioso ed a

volta era anche contento.

…Fatemi sapere qualche cosa riguardo ai compagni

Bucciarelli e Silvestri che credo siano ancora borghesi…

Anche dallo zio Gigino da vari giorni non ricevo più

notizie…Fatemi sapere qualche cosa di nuovo e ciò che

succede a Popoli…

L'ANELINA PER L'INCHIOSTROL'ANELINA PER L'INCHIOSTRO

P.M. 121P.M. 12115 APRILE 1943

Carissimi Genitori…come mi dite mi avete scritto ogni

due giorni…Immagginavo che Mario Virgilio è sotto le

armi, sarei desideroso scrivergli qualche lettera ma non

ho il suo indirizzo …In quanto alla raccomandata spero

l’avrete già spedita; carta per scrivere ce ne ho ancora a

sufficienza quello che più mi interessa è l’anelina per

fare l’inchiostro In una mia precedente vi mandai a

109

cercare il filo credo me l’avrete mandato a mezzo

raccomandata, altrimenti me lo potete mandare anche

con una lettera ordinaria…

Ma quanto era utile allora l'autarchia se anche l'inchiostro

si riusciva a farlo solo in casa con l'anelina! Altri tempi

erano quelli!

CRETA ED IL TEMPO NOIOSO

P.M. 121

19 APRILE 1943

Miei Cari Genitori…Il tempo diventa per me noioso e

insopportabile quasi, ricevere periodicamente notizie da

casa è per me una delle più grandi soddisfazioni…

magari a volte anche di rado trovo……la forza per

rassegnarmi ma quando passano più giorni o anche

settimane provo un dolore indescrivibile……Anche dallo

110

zio Gigino da molto tempo non ricevo notizie…Ai

fratellini gli farete da parte mia un piccolo regalo in

occasione della S. Pasqua……Miei cari genitori… si

avvicina il giorno della S. Pasqua resurrezione di Gesù

Cristo giorno più bello……In questi santi giorni

dobbiamo pregare Gesù Cristo perché solamente col

sacrificio, colle preghiere e le buone opere Gesù può

esaudire le grazie che noi gli domandiamo io non

dimenticherò mai di pregare, quelle povere preghiere

imparate sulle ginocchia della mia mamma le ripeto

giornalmente ringraziando Gesù di avermi dato così

buoni genitori...…Preghiamo con fervore in questi

giorni; preghiamo per tutti i soldati che combattono,

preghiamo Gesù perché ci conceda la pace e la vittoria

alle nostre armi…

Pregare Gesù perché “che ci conceda la pace” andava

bene, ma anche “ la vittoria alle nostre armi” era un po

111

troppo! Però a questo Fausto e non solo lui neanche ci

pensava.

FAUSTO A CRETA - GIGINO A LECCE

P.M. 12120 APRILE 1943

Carissimi Genitori…Comprendo quale grande gioia e

con che ansia attendevate il mio compagno di Pratola;

purtroppo ora vi comunico che difficilmente tornerà in

licenza come lui mi ha accennato……ho ricevuto anche

un biglietto dallo zio Gigino…mi assicura che trovasi

bene, mi dice che si è incontrato con Ciccillo che trovasi

anche lui nei pressi di Lecce. Mi accenna che avrà una

breve licenza per le prossime feste Pasquali e che con

molta probabilità passerà anche a Popoli…

112

CRETACRETA

DOPO LA PASQUA DOPO LA PASQUA

(25 Aprile 1943)

P.M.12128 Aprile 1943

Miei Cari Genitori …Gradita mi è arrivata la vostra

cara lettera il giorno di Pasqua, insieme alla vostra mi

sono arrivate anche le cartoline dei fratellini …La S.

Pasqua io l’ho passata discretamente bene, come mi

voglio augurare anche di voi . Gesù risorto possa

concedere a tutti la santa pace e possa concedere alle

nostre gloriose armi una prossima e strabiliante vittoria.

E ci risiamo con la: “prossima e strabiliante vittoria”,

che tristezza! Il buon Fausto ci credeva! Però meno male

che questa volta almeno le lamette erano arrivate anche

se il filo verde no.…oggi ho ricevuto anche le lamette; in

quanto al filo grigio-verde non l’ho ricevuto

113

….. le lamette non me le mandate più perché ho a

sufficienza… Nel giorno di Pasqua ho ricevuto anche il

pacco dono inviato dalla Federazione dei Fasci di

Combattimenti a noi militari. Io l’ho ricevuto dalla

Federazione dei Fasci di Savona…ci ho trovato vari

oggetti che mi sono utili. Tutti abbiamo ricevuti il caro

dono che il popolo italiano ha inviato con gentile

pensiero ai combattenti che si trovano lontano. Così i

fascisti di Savona si misero la coscienza a posto, ed

allora: “chi se ne frega della brutta morte”! Un pacco e

via!

CRETACRETA

P.M. 121P.M. 121

18 MAGGIO 1943

Carissimi Genitori…La lettera con data 25 aprile cioè

giorno di Pasqua,mi ha provocato una grande gioia…In

114

quanto al filo che mi avete mandato non l’ho ricevuto…

Constato che il piccolo Carlo ha il piccolo zaino con la

gavetta e la sciabola, immagino di vederlo il piccolo

soldatino nelle file dei figli della Lupa,…

A chi non lo sa occorre spiegare che allora il regime

allevava prima i piccoli ”figli della lupa”! Poi i giovani

“avanguardisti” ed infine i giovani “morituri”!

Naturalmente in guerra! Magari Russia con maglie di

finta lana e scarpe logore ai piedi! “Chi se ne frega della

brutta morte!” Per la gloria della Patria!

CRETA

P.M. 121

10 GIUGNO 1943

Genitori Carissimi…Con grande gioia scrivo la presente

avendo questa mattina fatto la S. Comunione…Ho

115

assistito anche al sacrificio della S. Messa celebrata dal

nostro caro Tenente Cappellano. Il buon Cappellano ci

ha fatto un fervido discorso rivolgendoci condite e

amorose parole……ci ha raccomandato di rivolgere

quotidianamente la preghiera al Signore affinché ci

conceda al più presto una brillante vittoria…Infine

appena terminata la S. Messa, il cappellano ci ha ad

ognuno consacrato al S. Cuore di Gesù…

Ari dagli con la brillante vittoria! E va bene che è “

meglio un giorno da leone che cento da pecora”! Ma

sarebbe meglio da uomini!

…Per il fratellino Carlo il giorno della sua prima

Comunione è prossimo, immagino con che ansia attende

questo fatale e grande giorno…Il 24 p.v. la festa del

Corpus Domini Carlo si presenterà per la prima volta in

piedi dell’altare per ricevere Gesù…Qui già si conosce

la stagione estiva, il caldo giornalmente diventa sempre

116

più soffocante, di queste belle giornate ne approfitto per

prendere bagni di sole sono già abbastanza

abbronzato…

E meno male che torniamo sulla terra con il nostro amico

sole che ci concede i suoi “bagni di sole”!

CRETA

P.M. 121

24 GIUGNO 1943

Carissimi familiari…Il piccolo fratellino Carlo si

accosta oggi i piedi dell’altare per ricevere la sua prima

S. Comunione…mi sento spiritualmente vicino al mio

fratellino Carlo e pregare con lui l’onnipotente Iddio…

…Dio Eucaristico esaudirà i canti dei piccoli pargoletti

e speriamo ci concederà al più presto una brillante

vittoria con una giusta e duratura pace…

117

Mi dispiace per Fausto perché era troppo docile,

ubbidiente, credulone e religioso era cioè “un bravo

ragazzo”, troppo buono. Nella sua incrollabile fede, a

prescindere, Fausto credeva ad occhi chiusi alla brillante

vittoria! Brillante, addirittura! “Vincere e vinceremo”! Le

solite bugie. Delle dittature!

CRETA

P.M. 121

27 GIUGNO 1943

Carissimi Genitori …in questi giorni ricevete

regolarmente la mia corrispondenza, perciò se qualche

volta si verifica un po’ di ritardo non mettetevi in

pensiero non sempre arriva periodicamente….…il filo

118

grigio verde che mi avete inviato a mezzo raccomandata

l’ho ricevuto. Mi è molto dispiaciuto di apprendere la

triste notizia di Achilletto ( morto in guerra ), io l’ho

prevedevo perché avevo il suo indirizzo e lo zio

Berardino mi accennava dove si trovava…

Berardino era uno zio di Fausto residente a Caporciano e

la triste storia di Aghilletto, così come lo chiamavano,

riguardava proprio suo figlio morto tragicamente nella

campagna in Russia. Lo zio Berardino “mi accennava

dove si trovava” e già questo bastava per temere il

peggio.

CRETA

P.M. 121

12 LUGLIO 1943

Carissimi Genitori: Mi è grato rispondere alle vostre due

care lettere con le rispettive date del giorno 26 e 28

119

giugno u. s……Immaginavo che Francesco sarebbe stato

rimandato a ottobre per l’italiano perché conoscevo che

nella suddetta materia zoppicava…

Era il mese di luglio e Francesco, il maggiore dei fratelli

di Fausto, era stato rimandato ad ottobre per l'italiano!

Ormai si era in piena estate quando Fausto scrisse tale

lettera. Tutto andava ancora per il meglio a Creta. Le

cicale sugli ulivi cantavano tranquille e Fausto prendeva

bagni di sole, si abbronzava come non gli era mai

capitato prima. Beh! Però anche lui, Fausto, zoppicava in

italiano, solo che lui non se ne curava perché a Predazzo

nessuno si era preoccupato di bocciarlo! Non ce n'era

stato bisogno. Alla Guardia di Finanza Fausto andava

bene anche così com'era. Del resto era un ragazzo

giudizioso, tanto che, da figlio maggiore, si sentiva in

dovere di dare consigli alla sua famiglia ed ai suoi

fratelli.

120

…per Francesco consiglierei di fargli frequentare le

industriali a Popoli stesso e domani non si dovrà

pentire…Questo sarà anche per ( il fratello ) Aldo se

vuole guardare Francesco……Ora comprendo quanto

vale un titolo di studio; ora che vorrei è già troppo tardi,

debbo riconoscere che la colpa è tutta la mia e adesso

me ne trovo pienamente pentito…

A quei tempi a Navelli o a Popoli il titolo di studio non

era strettamente necessario, pochi potevano vantarsi di

averne uno, però le cose cambiavano per chi si muoveva

in un ambito come quello in cui si era inserito Fausto e

lui evidentemente se ne era accorto. Lui aveva capito

subito di non avere cultura però aveva tanta voglia di

imparare e di ben figurare e la sua confessione ce lo

testimonia.

121

CRETA

P. M. 121

6 AGOSTO 1943

Carissimi Genitori…Con grande gioia ho ricevuto anche

la cara e indimenticabile foto del fratellino Carlo…

…Appena aperta la busta è caduta fuori la fotografia, il

mio sguardo s’è posato sull’occhietto destro e con gran

dispiacere ho dovuto riconoscere che è rimasto alquanto

nascosto…Per capire quel che Fausto osservò guardando

la fotografia del “fratellino Carlo” occorre spiegare che

Carlo era rimasto vittima di un grave incidente domestico

a causa del quale aveva perso l’occhio destro e nella

fotografia si vedeva perché quell'occhio era“alquanto

nascosto”..…mi sono ricordato di quel giorno ormai

lontano quando m’inginocchiai anch’io ai piedi

dell’Altare per ricevere per la prima volta Gesù

Eucaristico…In una vostra prossima mi manderete una

122

bustina di aghi di diversa grandezza e mi fate

possibilmente una raccomandata…

CRETA

P.M. 121

13 AGOSTO1943

….L’altro giorno mi è arrivata una cartolina illustrata di

Aniceto che ho molto gradita. Attraverso la cartolina ho

rivisto la metropoli di Popoli…e speriamo che fra non

molto potrò farvi ritorno.

Purtroppo era forte la speranza di Fausto di rivedere

Popoli ma la sua era una speranza destinata a rimanere

tale perché fra Popoli e Creta c'era di mezzo il mare e

non solo quello, perciò a lui non restò altro se non la

consolazione di rivedere Popoli in cartolina.

123

La cartolina che aveva ricevuta gli era stata inviata dal

suo amico e collega Aniceto di Navelli, quello che a

Predazzo gli aveva lavato la gavetta, il quale compariva e

scompariva a tratti dal suo orizzonte. Ad Aniceto però la

sorte aveva riservato un destino più benevolo rispetto a

quello che stava preparando per lui, basta osservare che,

mentre Fusto si trovava a Creta tormentato dalle sue

tristezze e dalle sue nostalgie, Aniceto invece, anche lui

sfornato dalla scuola per allievi della Guardia di Finanza

di Predappio, passeggiava tranquillamente per le strade di

Popoli (Pe.)

124

Navelli (l'Aq.)

Popoli a due passi dalla sua residenza di Navelli.

Tuttavia poiché a Creta il cielo era ancora sereno e nulla

lasciava presagire il peggio Fausto aspettava impaziente

tempi migliori per tornare. Nell'attesa si sforzava di stare

calmo e passava il suo tempo libero prendendo bagni di

sole. Si abbronzava al bel sole di Creta! Non poteva fare

altro. Oziava!

125

…Ormai sono già due anni che ho lasciato il paese,

ardentemente desidero rivederlo e speriamo che il buon

Gesù conceda questa grande grazia.

Il sole di Creta

Il giorno della Vittoria non è ancora molto lontano,

preghiamo il buon Dio che faccia ancora una volta

trionfare la nostra bella bandiera…

Fausto aspettava, sperava e credeva, chissà perché, che

“il giorno della vittoria non è ancora molto lontano”,

pensava che almeno dopo quel giorno avrebbe potuto

tornare a casa. Il buon Dio però la pensava diversamente!

126

E ci dispiace che il buon Dio non tenne conto delle sue

accorate preghiere rimanendo solo a guardare senza

intervenire. Ci dispiace perché qualche soddisfazione

Fausto l'avrebbe, alla fin fine, pur meritata.

Ho ricevuto una cartolina dal zio Berardino il quale mi

parlava del suo figlio, io già lo sapevo perché me

l’avevate comunicato voi……Inviate ogni tanto un obolo

agli orfanelli di S. Antonio. In attesa di una vostra

prossima invio infiniti saluti forti bacioni con un caro

abbracci vostro figlio Fausto

Il buonismo di Fausto era tale da non trascurare di

esortare i suoi genitori ad inviare “ ogni tanto un obolo

agli orfanelli di S. Antonio”

L’ULTIMA LETTERAP.M. 121

26 AGOSTO 1943

…Come mi informate che questo mese di luglio u.s.,

avete ricevuto solo tre lettere, io invece ne ho inviate

127

qualcuna in più di quanto voi mi numerate.

Probabilmente qualche lettera andrà smarrita…

…Io vi assicuro ancora una volta che mi trovo in un

posto più che sicuro lontano da qualsiasi pericolo

possibile e immagginabbile. Riguardo ad Aniceto non

comprendo il perché non è ritornato dov’era prima;

speriamo che mi arriva subito un suo scritto così potrò

avere sue nuove……In quanto riguarda all’oliva mi

dispiace molto che per quest’anno non c’è ne quasi

niente; certamente non tutti gli anni le piante fruttano,

ogni due o tre anni non germogliano e si riposeranno….

….Mi farete una raccomandata per inviarmi una ventina

di buste e foglietti aerei per scrivere. Possibilmente

anche qualche lametta per barba. Io sto benissimo e

godo ottima salute.

Le osservazioni sulla raccolta “dell'oliva” mettono in

luce la primitiva e consolidata anima contadina di Fausto.

Il destino però a volte è cinico e baro e ci cambia la vita

128

quando noi meno ce lo aspettiamo ed infatti, mentre

Fausto scriveva:…”Io vi assicuro ancora una volta che

mi trovo in un posto più che sicuro lontano da qualsiasi

pericolo possibile e immagginabbile”, nuvole nere di

burrasca stavano invece formandosi all'orizzonte. Una

immane tragedia era già in gestazione tanto è vero che

quella precedente fu l'ultima lettera che Fausto inviò da

Creta alla famiglia scrivendo che: “Io sto benissimo e

godo ottima salute”. Dopo di allora nulla più. Silenzio

assoluto! Che angoscia!

QUEL CHE ACCADDE DOPO

La corrispondenza di Fausto con la famiglia, iniziò in

data 05 Agosto 1941, immediatamente dopo la sua

partenza da Popoli per la scuola delle Guardie di Finanza

di Predazzo e finì il 26 Agosto 1943 quando scrisse la sua

ultima lettera alla famiglia inviata dall’isola Creta. Quel

129

che avvenne dopo è poco certificato dalle fonti ufficiali e

perciò non è per niente chiaro. Spesso coloro che hanno

voluto saperne di più si sono recati di persona nei posti

della tragedia in cerca di informazioni. Chi non lo ha

potuto fare, per disseppellire la verità, si di è dovuto

accontentare di scavare nelle scarne notizie esistenti negli

archivi storici, con molta pazienza e molta fatica.

8 SETTEMBRE 1943

Quel che avvenne dopo è tutto da imputare a quello che

avvenne in Italia in data 8 settembre 1943 mentre la

conquista di Creta era avvenuta prima di quella data. Fu

nel maggio 1941 che scattò a tal fine l'operazione

militare tedesca e subito dopo seguì quella del regime

fascista. Mussolini volle contribuire con un tributo di

sangue italiano perché voleva partecipare anche lui al

bottino. Perciò in fretta e furia fece allestire un corpo di

130

spedizione italiano con 2500 uomini e 150 muli il quale

sempre nell'anno 1941, in maniera rocambolesca, riuscì a

stento a sbarcare nell'isola. Poi, a distanza di tempo, ossia

nel dicembre dell'anno 1942, sbarcò a Creta anche un

altro contingente italiano questa volta costituito dai circa

600 uomini del XVI° battaglione mobilitato della

Guardia di Finanza che si unì al contingente che lo aveva

preceduto. Poiché Italia e Germania erano alleate in virtù

del cosiddetto “patto d'acciaio” dell'asse Roma- Berlino,

le truppe italiane e quelle tedesche si ritrovarono a Creta,

gomito a gomito, disposte sullo stesso fronte. Senonché,

a partire dalla data 8 settembre 1943, in conseguenza

dell'armistizio fra italiani ed anglo-americani, vi fu un

ribaltamento delle alleanze e quindi un repentino

capovolgimento di fronti. Italiani e tedeschi si

ritrovarono inopinatamente su fronti opposti. La

conseguenza fu che mentre gli italiani, frastornati,

rimasero imbambolati non sapendo come comportarsi, i

131

tedeschi invece si dettero da fare e immediatamente

disarmarono senza colpo ferire i nostri militari compresi i

Finanzieri del 16° battaglione mobilitato della divisione

Siena, posta militare 121 e furono tutti internati in un

campo di concentramento nei pressi di Tymbakhion

località cretese situata nella costa meridionale dell'isola.

Il ribaltone però non finì così perché i tedeschi ebbero

l'ordine di Hitler di sbarazzarsi in ogni modo dei

prigionieri italiani anche inviandoli nei campi di

concentramento in Germania a costo di stiparli come

bestie su navi che spesso non erano in grado di reggere il

mare. Per questo motivo accadde quel che doveva

accadere perché molte di quelle navi “carretta” o

vennero silurate ed affondarono oppure naufragarono da

sole per il mare in tempesta. La fretta ed il cinismo dei

tedeschi fu tale che in alcune navi non si curarono

neanche di allestire l'elenco degli imbarcati e questa è

stata anche una delle ragioni per cui molti naufraghi

132

scomparvero poi in mare senza lasciare traccia, e “senza

nome”. Come accadde al povero Fausto. Per questo

motivo, chi ha voluto saperne qualcosa è stato costretto a

basarsi sugli indizi o su quanto riferito

da qualche naufrago superstite. Così

facendo, allo stesso modo di come

viene fuori il pulcino dall'uovo, alla

fine è venuta fuori la verità anche nel

caso di Fausto. Infatti dall'esame

accurato di alcuni indizi ed a furia di cercare conferme,

alla fine è stato chiarito il mistero sia di quando che di

come avvenne il suo affogamento in mare. Ecco come

andarono i fatti: a Creta i tedeschi, pur di disfarsi dei loro

prigionieri non si fecero scrupoli, ne stiparono quanti più

ne poterono a bordo della nave Sinfra e ne predisposero

la partenza. Purtroppo, per disgrazia degli annegati e per

fortuna dei superstiti, tale nave venne silurata da un

sommergibile inglese subito dopo la partenza ed affondò.

133

Il naufragio avvenne nella notte del 18 settembre del

1943 durante la quale, la nave Sinfra, con 2389 persone a

bordo, colò a picco nello stesso mare di Creta e nel

naufragio persero la vita 1850 persone molte delle quali

erano appartenenti al XVI° battaglione mobilitato della

Guardia di Finanza proprio quello di Fausto.

La nave SINFRA

Si salvarono a nuoto 539 persone compreso il loro

cappellano militare. Fausto però non sapeva nuotare!

134

IL CAPPELLANO MILITARE

Era stato il cappellano del XVI° battaglione di stanza a

Creta. Dopo l'armistizio venne catturato dai tedeschi, ma,

durante il siluramento e l'affondamento della nave

SINFRA riusci a fuggire dopo essere rimasto in acqua

con gli altri naufraghi superstiti per più di 14 ore.

Ricaduto nelle mani dell'esercito tedesco convinse i suoi

carcerieri a farlo rimanere assieme ai soldati italiani

ancora internati a Creta. Per il coraggio dimostrato nei

mesi di prigionia, il comandante del campo tedesco lo

propose per la croce di guerra al merito tedesca che però

non fu mai consegnata. Poi però fu Sua Maestà il Re

Umberto II a conferirgli la Gran Croce dei Santi

Maurizio e Lazzaro per la fedeltà dimostrata alla Patria e

per la rettitudine e coerenza al Suo ministero di Ordinario

Militare. Inoltre fu anche insignito della Gran Croce

conventuale del Sovrano Militare Ordine di Malta.”

135

L'AFFONDAMENTO DELLA NAVE PETRELLA

Quello del Sinfra non fu l'unico affondamento di nave

La nave Petrella

carica di prigionieri partita da Creta, ce ne fu almeno un

altro. Anche se non ha nulla a che fare con la fine di

Fausto ve lo voglio descrivere ugualmente perché vi

furono coinvolti molti altri nostri soldati della

guarnigione di Creta anche questi anonimi. Però è da

notare che si trattò proprio della parte rimanente dei

militari della base italiana 121 perché non ce n'erano altri

di nostri soldati a Creta. Era il giorno 8 di febbraio 1944,

136

il cielo era coperto, c'era forte pioggia. La Petrella partì

da Creta insieme alla scorta diretta al Pireo ma, verso le

ore 11 di quello stesso giorno, la nave fu attaccata da un

sommergibile nemico appena fuori da Suda e, colpita da

2 siluri, alle 11.20 incominciò ad affondare Un superstite

di quel naufragio ormai ultranovantenne, “lucidissimo”, è

stato scovato da un cercatore di informazioni ed ha

raccontato per filo e per segno dell'orrore vissuto per

oltre dodici ore di rimanenza in mare, con i superstiti

aggrappati ai cadaveri che ormai già venivano a galla

prima che fossero presi a bordo dai pescatori locali

accorsi per soccorrerli. Non diversamente erano andate le

cose per Fausto nell'affondamento del Sinfra se si fa

eccezione per il fatto che lì i pescatori non c'erano.

137

Cimitero di guerra a Suda

E perciò Fausto invece non si era salvato perché da buon

montanaro aveva imparato a sciare però non sapeva

nuotare ed allora, in un attimo, dovette dire addio ai suoi

sogni e dovette arrendersi ad un amaro destino che fu

quello affondare insieme alla seconda nave sulla quale, in

vita sua, era salito lasciando che il suo corpo si fermasse

a riposare per sempre in fondo al mare adriatico. Per

tener conto di ogni ragionevole dubbio, non essendoci

testimonianze dirette, la conclusione è che Fausto, di

certo, se non annegò con il Sinfra annegò con il Petrella.

138

PERCHE' DOPO L'OTTO DI SETTEMBRE

Breve cronistoria riassuntiva

Perché avvenne tutto dopo l'8 di settembre del 1943?

Vediamolo riprendendo però il racconto da quando la

nostra sfortunata Guardia di Finanza scrisse da Creta la

sua ultima lettera alla famiglia in data 26/08/1943, ossia

alla fine del mese di agosto. Da

quanto lui scrisse ai suoi genitori

si deduce che in quella data lui

godeva ottima salute e,

sconsideratamente, riteneva di

essere in un posto al sicuro da

ogni pericolo, era tranquillo, tanto che si soffermava a

discutere con i genitori, pensate un po’, della raccolta

delle “olive” a Navelli. Da persona semplice, credulona e

generosa non aveva, e per la verità non poteva avere,

nessun sentore di ciò che gli sarebbe capitato di lì a pochi

139

giorni. Ma, a dire il vero, gli avvenimenti che si

susseguirono a partire dall’otto di settembre dell’anno

1943, colsero tutti di sorpresa. All’improvviso ci fu la

fine di un mito, ci fu il crollo del fascismo. Gli italiani

dettero un addio al Duce che venne sfiduciato, spodestato

ed arrestato dai suoi congiurati capeggiati dal generale

Badoglio. Per toglierlo definitivamente di mezzo, fu

trasportato in segreto sul monte Gran Sasso D’Italia. Ma

quello fu il segreto di Pulcinella perché i tedeschi lo

vennero a sapere subito e se lo andarono a riprendere. Se

lo portarono via con un piccolissimo aereo chiamato

“Cicogna”. Una delle prime conseguenze fu che il

generale Badoglio ritenne di dover firmare un armistizio

con gli anglo americani ripudiando l'oscena alleanza con

i tedeschi. Fu questo repentino capovolgimento di fronte

a provocare la catastrofe. Nessuno vi era preparato e

perciò la nazione si disintegrò. Non fu facile girare la

mira dei nostri fucili che prima erano puntati contro gli

140

anglo-americani e poi avrebbero dovuto puntare sui

tedeschi. Nella confusione generale si determinò un

vuoto di potere, un ribaltone che portò tutta la nazione a

saltare da un giorno all’altro da un campo all’altro. E fu

così che i vecchi nemici anglo-americani diventarono

alleati mentre i vecchi alleati nazisti diventarono i nostri

peggiori nemici e per la verità come tali si comportarono,

senza pietà. Si può quindi immaginare quale

disorientamento si verificò anche fra i comandanti delle

nostre truppe a Rodi, a Cefalonia, a Creta, dove insieme

con i soldati italiani coesistevano contingenti tedeschi.

Occorreva capirlo subito che, essendoci stato un

repentino capovolgimento di fronte, sarebbe stato

necessario prendere decisioni fulminee cercando, quando

possibile, di disarmare le truppe tedesche. Ed invece ci fu

una gran confusione che determinò la disfatta del nostro

esercito dentro e fuori ai confini della Patria. Ma i

tedeschi no, loro non ebbero esitazioni furono loro ad

141

intimare agli italiani di arrendersi e tutti quelli che non

vollero ubbidire vennero massacrati pur essendo, a volte,

i nostri soldati numericamente molto superiori a quelli

tedeschi. Tutto questo accadde anche nelle isole

dell'Egeo, dove i nostri soldati dovettero arrendersi ai

soldati tedeschi consegnando loro le armi, magari a denti

stretti, solo perché furono costretti ad ubbidire agli ordini

di resa arrivati inopportunamente da Roma. Le

conseguenze furono tragiche perché, parte degli italiani

vennero fucilati sul posto, molti altri furono imbarcati su

vecchie “carrette del mare” dirette verso la Grecia o

verso la Germania che però o non erano in grado di

reggere il mare oppure furono silurate o bombardate.

Dopo tutto quel caos nulla per lungo tempo si era saputo

delle vicissitudini di Fausto anche perché nessuno era

stato in grado di occuparsene. Sino a quando,

inaspettatamente, in un giorno imprecisato di un anno

imprecisato, quando erano ancora troppo piccole per fare

142

domande, le sorelle di Fausto ricordano che si recò

presso il loro domicilio un abruzzese sopravvissuto

proprio all’affondamento del Sinfra per riferire alla

famiglia ciò che poteva riferire solo lui. In base a quella

testimonianza è stato possibile confermare quello che

prima era solo un sospetto. Il racconto di quello

sconosciuto riguardava proprio il naufragio del Sinfra

durante il quale, ricordiamolo, si salvarono 539 persone

Ma se malgrado ciò il mistero della morte di Fausto

dovesse ancora rimanere tale perché a distanza di tempo i

ricordi delle sorelle sono vaghi, non importa perché,

chiunque sia stato quell'uomo, e comunque sia stato il

suo racconto fu pur sempre quello che riferì di persona ai

genitori di Fausto quello che conta. Lui e Fausto erano

insieme sulla nave quando quella affondò e perciò fu in

grado di riferire alla famiglia anche un penoso particolare

cioè che mentre la nave stava affondando, lui esortò

Fausto a buttarsi in mare prima che quella colasse a picco

143

gridandogli: Buttati, buttati! Fausto! Ma il povero Fausto

non ebbe il coraggio di farlo perché non sapeva nuotare.

Per molti anni dopo i cretesi trovavano ancora resti

umani sulla spiaggia, trasportati dalla corrente. In quella

zona negli anni 90 alcuni italiani hanno fatto porre una

stele a memoria di quei morti

I NUMERI DELLA TRAGEDIA

“Un prezzo altissimo: 11 mila soldati e ufficiali annegati,

stipati come bestie dai tedeschi su navi scassate avviate

al naufragio; 10 mila internati in Germania; 124 caduti

in combattimento; quasi 200 fucilati; 150 morti di

denutrizione nei campi tedeschi sull’isola;“i mercantili

che i tedeschi stiparono di italiani mandandoli

letteralmente a morire nell’Egeo: il “Donizetti”, il 23

settembre, silurato da cacciabombardieri britannici, con

1.825 uomini, tutti annegati; nella notte del 18 settembre

del 1943, la nave Sinfra con 2389 persone a bordo

144

Generali tedeschi a Creta

affondò nello stesso mare di Creta e nel naufragio

persero la vita 1850 persone molte delle quali erano

appartenute al XVI° battaglione mobilitato della

Guardia di Finanza. il “Petrella”, l’8 febbraio 1944,

silurato con 3.173 prigionieri ( perirono in 2.646);

l’”Orion” salpato l’11 febbraio, naufragato con ben

4.000 italiani: si salvarono in 20…”. “ Uno di quei 20 fu

145

il caporale abruzzese Francesco Norcia, Storia pazzesca.

Salvato in mare da un equipaggio tedesco, piantonato in

un campo di concentramento poi fuggito nei boschi di

Alaerma, catturato, torturato, costretto ad assistere alle

fucilazioni di italiani, evaso di nuovo verso un tratto

isolato di costa a Campochiaro, sopravvissuto per tre

mesi nutrendosi di pesci e polpi, ricatturato dalle

Camicie Nere, consegnato ai tedeschi. Una notte Norcia

uccide con la baionetta la sentinella, scappa, si

nasconde di nuovo tra gli scogli dove riesce a

sopravvivere sino a Maggio”.

( da l'ESPRESSO )

In conclusione, furono quasi 5200 i militari della

Guardia di Finanza catturati ed internati nei lager

tedeschi e di essi oltre 230 morirono per fame,

maltrattamenti e malattie.