Carcinoma polmonare non a piccole cellule T1aN0 ... · incidenza che di mortalità6. Il numero...
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Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale
Dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia
Dipartimento di Patologia Chirurgica, Medica, Molecolare e dell’Area Critica
CORSO DI LAUREA SPECIALISTICA IN MEDICINA E CHIRURGIA
TESI DI LAUREA
Carcinoma polmonare non a piccole cellule T1aN0:
correlazione tra chirurgia e istopatologia
Relatore
Chiar.mo Prof. Alfredo Mussi
Candidato
Carlotta Natali
Anno Accademico 2012/2013
2
Sommario
1.INTRODUZIONE
Storia……………………………………………………………………
Epidemiologia……………………………………………………………
Anatomia Patologica……………………………………………………
Clinica……………………………………………………………………
Diagnosi precoce e screening……………………………………………
Diagnosi e stadiazione…………………………………………………
Terapia…………………………………………………………………
2.MATERIALI E METODI……………………………………………………
Analisi statistica…………………………………………………………
3.RISULTATI…………………………………………………………………
4.DISCUSSIONE………………………………………………………………
5.BIBLIOGRAFIA……………………………………………………………
3
1.INTRODUZIONE
Storia
Il tumore del polmone ha storia relativamente breve. Il primo caso
documentato risale alla metà del settecento quando Giovan Battista Morgagni
definì questa nuova entità patologica “cancrosus”.
Nel diciannovesimo secolo, il tumore del polmone rappresentava una rarità,
tanto che un singolo caso viene riportato nella letteratura scientifica del tempo
da Gottinga che dimostrò la presenza di tale neoplasia in una sola autopsia su
2096, effettuate dal 1852 al 1879 (0.05%).
Ad oggi le cose sono nettamente cambiate. Il tumore del polmone rappresenta
una tra le neoplasie più frequenti e la prima causa di morte per cancro in
entrambi i sessi.
Si stimano circa 1,3 milioni di decessi l'anno solo in Unione europea.
L’attuale pandemia di cancro del polmone è stata causata dall’abitudine al
fumo di sigaretta, nel quale il tabacco viene addizionato ad altre sostanze che
ne aumentano le proprietà cancerogene rappresentando la causa di circa l'85%
di tumori polmonari.
4
Il tabacco era inizialmente fumato in pipe dalle popolazioni native
dell'America. Grazie alla colonizzazione e agli scambi commerciali con il
“Nuovo Mondo”, dalla metà del diciannovesimo secolo, le sigarette furono
introdotte anche in paesi come Francia, Italia, Inghilterra ed Austria anche se
la diffusa opinione popolare era che la sigaretta non avrebbe avuto successo.
Un noto scrittore francese nel 1845 affermava:
“L’esistenza e la gloria della sigaretta non
dureranno più d’un fuoco di paglia. I fumatori
si ricrederanno,.... essi rinunceranno alla
sigaretta. Oh, sigaretta tu sarai portata via dal
vento dell’oblio.... Ma consolati! La tua gloria
non morirà, e fra mille e più anni i nostri
discendenti che leggeranno questo libro sul
tabacco conosceranno e apprezzeranno la
sorte che avesti nel corso di qualche anno del
diciannovesimo secolo, oh sigaretta”.
Negli Stati Uniti l'apparizione nel 1880 di una macchina automatica per la
produzione di queste ne diffuse il consumo; per aumentarne la vendita fu fatto
largo uso di campagne pubblicitarie. Nei pacchetti vennero introdotte delle
5
cartine di personaggi famosi, come attori e cantanti che potevano essere
collezionate in album che si ottenevano solo in cambio di un determinato
numero di pacchetti. Alla fine della seconda guerra mondiale le sigarette si
erano talmente diffuse in tutto il mondo, da relegare a ruoli secondari tutti gli
altri prodotti del tabacco1.
Nel 1948 uno studio inglese di un giovane epidemiologo Richard Doll
dimostrò per la prima volta che l'unica costante e comune a dei pazienti malati
di cancro al polmone era la loro dedizione al vizio del fumo di sigaretta2.
La maggior parte delle persone, per non dire tutti, si dimostrò scettica di fronte
a questo dato che invece colse l'attenzione di Ernst Wynder un giovane
studente di chirurgia che rimase impressionato di fronte alla visione di un
tumore al polmone in un fumatore. Nonostante l’ostilità generale, Wynder
riuscì a condurre un piccolo studio sui pazienti dell’ ”Ospedale di St. Louis”
nel Missouri con dei risultati talmente eclatanti da non lasciare ombra di
dubbio.
Oggi grazie alle numerose campagne anti-fumo nessuno può affermare di non
sapere che il fumo è nocivo, ma forse non molti si rendono conto di quante
morti ne è causa.
Altri agenti cancerogeni possono incrementare il rischio di carcinoma
polmonare indipendentemente dal fumo: l’amianto, le radiazioni,
6
l’inquinamento e diverse sostanze chimiche sono anch’esse responsabili
seppur il numero di casi derivante da tali fattori sia decisamente inferiore.
E’ noto che solo il 15 % dei fumatori sviluppino il cancro al polmone entro i
70 anni e che soggetti con storia familiare positiva per tale malattia siano più
predisposti.
Come per altre malattie tumorali, anche per il tumore del polmone sono stati
individuati dei geni definiti oncogeni che stimolano la proliferazione cellulare,
come ad esempio il K-ras, erb-B, ed altri che la impediscono, oncosoppressori
come p-53. La rottura dell'equilibrio tra l’espressione di questi due gruppi di
geni ha per conseguenza lo sviluppo del tumore. Pertanto lo sviluppo del
carcinoma polmonare rappresenta il risultato dell'accumulo di anomalie
genetiche che, in gran parte, conseguono all'esposizione a fattori mutageni
ambientali ed in parte il rischio di sviluppare questa neoplasia può anche
dipendere da anomalie, trasmesse ereditariamente, di "geni" coinvolti nel
metabolismo dei composti chimici ad attività mutagena e nel controllo della
crescita cellulare.
Negli ultimi anni la cura del tumore del polmone ha fatto numerosi passi
avanti. Il trattamento chirurgico garantisce tassi di sopravvivenza a lungo
termine negli stadi precoci della malattia. Il problema sta nel fatto che il
tumore del polmone oltre a non avere tecniche di screening che consentono
una diagnosi precoce, sviluppa la maggior parte dei sintomi quando la malattia
è avanzata per cui non più aggredibile chirurgicamente. Le terapie
7
complementari alla chirurgia, quali radioterapia e chemioterapia,
rappresentano un importante contributo nella cura del tumore del polmone.
EPIDEMIOLOGIA
Il tumore del polmone è la prima causa di morte negli Stati Uniti e in tutto il
mondo.
È causa di più decessi di quanti il tumore della prostata, della mammella e del
pancreas combinati possono fare (Fig.1).
Figura 1. Stima del numero di decessi per tumore nel 2011.
8
Si stimano circa 228.190 nuovi casi l’anno e circa 159.480 morti/anno in
USA. Il tumore del polmone è il più comune tumore dal 1985 sia in termini di
incidenza che di mortalità6. Il numero stimato di nuovi casi di tumore al
polmone nel mondo è aumentato del 51% dal 1985, 44 % aumentato negli
uomini e 76% nelle donne. È al secondo posto di tutti i nuovi casi di neoplasia
registrati con una stima circa di 118,080 negli uomini (14%) e 110,110 nelle
donne (14%) e al primo posto in entrambe i sessi per decessi (Fig.2).
Figura 2. Stima di insorgenza di nuovi casi di tumore/anno e stima di decessi annui per tumore in USA
(American Cancer Society 2013).
9
Oggi si registra una modesta diminuzione di incidenza negli uomini (in
relazione ad una altrettanto modesta riduzione dell’abitudine al fumo), a
questa tendenza fa purtroppo riscontro un aumento dei nuovi casi tra le donne
(Fig.3).3
Figura 3. Incidenza del tumore del polmone in entrambi i sessi.
Il picco di incidenza si registra tra la quinta e la sesta decade di vita e più
di un terzo dei casi viene diagnosticato in pazienti con età superiore ai 70 anni.
10
Da notare è come la malattia si presenti alla prima osservazione in fase
avanzata nei soggetti di età inferiore ai 50 anni lasciando supporre che questa
sia più aggressiva nel soggetto più giovane.9
Nell’Unione Europea il cancro si presenta con 292.000 nuovi casi l’anno
ed è responsabile del 27% delle cause di decessi per tumore (253.000 decessi
nel 2006). L’ incidenza è di circa 75 nuovi casi su 100.000 individui
maschi/anno e 18 su 100.000 individui femmine /anno. 7
In Italia, tra il 2003 ed il 2005, il tumore del polmone è risultato al secondo
posto (15,4% del totale) tra i tumori più frequenti tra gli uomini dopo il tumore
della prostata, e al terzo posto (5,6%) dopo il tumore della mammella e del
colon retto tra le donne, esclusi gli epiteliomi della cute. Nello stesso periodo,
ha rappresentato la prima causa di morte neoplastica tra gli uomini (28,1%) e
la terza tra le donne, dopo mammella e colon retto.8
Eziologia
L'eziologia dei tumori polmonari è multifattoriale e complessa, e le cause che
contribuiscono allo sviluppo della patologia sono ambientali, occupazionali,
genetiche, spesso sinergiche tra loro.
11
Fumo di sigaretta
Il tabacco è ormai diventato parte della cultura e dell’economia mondiale.
Il fumo di sigaretta è la più importante causa di sviluppo di malattie
bronchitiche croniche oltre che del tumore al polmone. Doll e Peto, in uno
studio pubblicato nel 1981, hanno stimato che, in un paese come gli Stati
Uniti, l’80-90% delle morti per cancro potrebbe essere evitato esercitando
un’azione energica sui fattori di rischio.10
Alcuni studi sulla mortalità in 5
paesi industrializzati (Canada, Inghilterra, Giappone, Svezia e Stati Uniti)
hanno evidenziato che le morti per cancro del polmone attribuibile al fumo di
tabacco oscillano tra l’83% ed il 92% per i maschi e tra il 57% e l’80% per le
femmine.
Sebbene da un lato sia ormai acquisita l’evidenza di un rapporto
dose-relato tra fumo e cancro del polmone, dall’altro lato bisogna tener conto
che il rischio dipende anche da altri fattori tra cui la durata del periodo di
dedizione al fumo, l’età d’inizio ed il modo di fumare (grado di aspirazione,
contenuto di condensato e nicotina, uso di sigarette senza filtro)11
.
Attualmente si considera che un fumatore ha un rischio di sviluppare un
cancro del polmone che va dalle 7 (per fumatori di 15 o meno sigarette) alle
25 volte (per fumatori di 25 o più sigarette) quello dei non fumatori. Dopo 20
anni circa dalla cessazione, la diminuzione di tale rischio sembra raggiungere
12
un plateau per cui resta comunque 1,5-2 volte più elevato rispetto ai non
fumatori4.
Il fumo di tabacco è una miscela eterogenea di sostanze gassose e
corpuscolate originate dal processo di combustione delle foglie confezionate
prevalentemente sotto forma di sigarette e sigari. Quando il tabacco brucia,
nella zona di combustione si raggiungono temperature tra gli 800 e gli 880 °C.
La forza con cui avviene l'aspirazione varia la temperatura di combustione e
modifica la composizione del fumo.
Nella fase corpuscolata e gassosa del fumo di tabacco sono contenuti vari
idrocarburi aromatici policiclici cancerogeni (benzopirene, idrazina maleica e
metilidrazina) ed alcuni componenti dell’arsenico.
I composti vengono distillati nel corso del consumo di una sigaretta, per
pirosintesi. Le dimensioni delle particelle contenute nel fumo di tabacco hanno
un diametro massimo di 0,1 micron: ciò permette la loro penetrazione fin nelle
parti più distali dell’albero respiratorio. Il meccanismo con cui tale sostanze
promuovono la formazione di una neoplasia polmonare non è ancora
intimamente conosciuto12
.
Per quanto riguarda il fumo passivo si intende l’esposizione a prodotti di
combustione del tabacco fumato da altri in ambienti chiusi. E' ormai
ampiamente dimostrato che l'esposizione al fumo di tabacco ambientale
costituisce secondo la Enviromental Protection Agency (EPA) "uno dei più
13
diffusi e pericolosi fattori inquinanti dell'aria degli ambienti confinanti"
ovvero un rischio sanitario significativo per i non fumatori.13
Fattori ambientali e occupazionali
Esistono poi altri cancerogeni chimici come il radon, l’amianto (o asbesto), i
metalli pesanti, il catrame e gli oli minerali, che provocano tumore soprattutto
in quella parte di popolazione che viene a contatto con queste sostanze per
motivi di lavoro: si parla in questo caso di esposizione professionale.
Il radon è un gas inodore ed incolore, generato dai processi di decadimento del
radio, a sua volta prodotto del decadimento dell’uranio, presente diffusamente
nella crosta terrestre (granito e minerali usati per la costruzione delle
abitazioni). E’ un elemento volatile e radioattivo, in grado di indurre
mutazioni a carico del DNA e recenti ricerche hanno indicato il radon come
secondo fattore di rischio per lo sviluppo del tumore al polmone. Gli effetti
sulla salute sono stati studiati in particolare sui minatori esposti ad alte
concentrazioni di radon presente nell’aria delle miniere14; 15
.
L’amianto, un minerale naturale a struttura fibrosa appartenente alla classe
chimica dei silicati, mostra un ruolo sinergico con il fumo di tabacco per lo
sviluppo del carcinoma del polmone16
. In Gran Bretagna è stato stimato che il
2-3% dei casi di carcinoma mortale è causato dall’amianto. In Italia, la
relazione tra esposizione all’asbesto ed il tumore polmonare è stata
14
documentata per la prima volta nel 1955-56. Lo studio ha dimostrato che,
mentre la sola esposizione all’amianto è in grado di aumentare il rischio di 5
volte, l’esposizione combinata di asbesto e fumo di tabacco è in grado di
aumentare il rischio di 95 volte17
.
Anche l’esposizione allo smog e all’inquinamento atmosferico (cancerogeni
derivati dalla combustione dei derivati del petrolio e prodotti delle lavorazioni
che comportano l’uso di metalli particolari come nickel e cromo) è considerata
causa di neoplasia polmonare, soprattutto nei centri urbani. Inoltre, in alcuni
paesi in via di sviluppo, l’esposizione ai fumi delle stufe utilizzate per
cucinare è stata associata al rischio di tumore polmonare18
.
Suscettibilità genetica
Negli ultimi anni, è stato dimostrato che solo una piccola parte dei forti
fumatori sviluppa un tumore polmonare; ciò ha portato a pensare che possano
esistere dei fattori genetici che giocano un ruolo di co-fattori determinanti per
lo sviluppo e la progressione della neoplasia causata dal fumo di sigaretta. Le
più importanti alterazioni genetiche che predispongono alla neoplasia
polmonare sono quelle che avvengono a carico del gene p53 e del gene FHIT
(Fragile HIstidine Triad), che comunque sono causa di un numero molto
ridotto di casi.
15
Inoltre, anche soggetti già affetti da enfisema o bronchite cronica, patologie
che testimoniano la massiva esposizione al fumo di sigaretta, hanno una
probabilità maggiore di sviluppare cancro mortale ai polmoni .
Fattori protettivi
Studi clinici ed epidemiologici hanno dimostrato che un’ aumentata
assunzione nella dieta di frutta fresca e vegetali può ridurre il rischio di
sviluppare il tumore, grazie all’azione antiossidante di sostanze quali
carotenoidi, vitamina C ed E e selenio.
Inoltre rivestirebbero un ruolo nella stimolazione del sistema immunitario
e nella inattivazione del cancerogeno, nell’aumento dei normali processi
differenziativi, nell’inibizione della proliferazione cellulare e nell’alterazione
di alcune vie metaboliche cellulari19
.
Anatomia patologica
La classificazione istologica5 dei tumori polmonari ( WHO 2004) distingue
cinque forme principali: adenocarcinoma, carcinoma squamoso o
epidermoide, carcinoma anaplastico a grandi cellule, carcinoma
adenosquamoso, carcinoma anaplastico a piccole cellule o microcitoma.
16
Il carcinoma polmonare35
viene inoltre distinto non small cell lung cancer
(NSCLC) e small cell lung cancer (SCLC). Tale suddivisione deriva dalle
peculiarità cliniche, istologiche e biologiche del microcitoma (SCLC) rispetto
agli altri istotipi.
Da un punto di vista macroscopico il carcinoma polmonare può essere distinto
in varie forme a seconda della sede di origine dell’albero bronchiale.
Le forme ilari o centrali interessano in prevalenza l’ilo polmonare e le
porzioni mediane-paramediastiniche dei polmoni, originando di solito a livello
dei grossi bronchi (bronchi principali e lobari), ma possono originare anche a
livello della biforcazione tracheale. Generalmente sono forme con tendenza
alla crescita endoluminare provocando ostruzione parziale o completa del
lume bronchiale, infiltrazione peribronchiale a manicotto con distruzione della
parete bronchiale, e nelle forme piu’ avanzate il tumore può presentarsi come
una massa ilare inglobante il bronco, infiltrante il parenchima polmonare e i
tessuti connettivi lassi peribronchiali, assumendo all’ esame radiografico del
torace un aspetto particolare definito a “zampa di gallina”.
Originano da cellule ciliate che subiscono una metaplasia squamosa: l’epitelio
cilindrico ciliato pseudostratificato va incontro a trasformazione diventando
epitelio pavimentoso pluristratificato. Su quest’ultimo si realizza dapprima
una displasia, che può essere di primo, secondo o terzo grado, che precede il
carcinoma in situ per poi svilupparsi il carcinoma invasivo (cancerogenesis
17
multistep). La metaplasia è causata da un'irritazione cronica delle cellule
bronchiali, e l’agente eziologico maggiormente responsabile di tale
trasformazione è il “fumo di sigaretta”. È per questa ragione che i tumori
centrali sono prevalentemente Carcinomi a cellule squamose.
Sono state individuate mutazioni a carico di p53, presenti nel 10-50% delle
displasie di primo e secondo grado e nel 60-90% dei carcinomi in situ,
inattivazione di CDK-inibitore di p16 INK4a
con perdita del suo prodotto
proteico nel 65% dei casi, e molteplici perdite alleliche a carico dei geni
oncosoppressori rilevabili in cellule normali di soggetti fumatori.
EGFR è iperespresso nell'80% di questi carcinomi, ma raramente è mutato,
mentre HER2/neu è iperespresso nel 30% . Meno frequente è l'alterazione di
RB1 (15% dei casi).
Le Medio parenchimali definite anche a palla o a moneta, sono forme che si
sviluppano nelle porzioni più interne del parenchima polmonare, hanno una
crescita espansiva comprimendo il parenchima circostante. Queste forme
vanno molto rapidamente incontro a necrosi centrale e a suppurazione con
formazione del cosiddetto cancro ascesso in quanto la crescita tumorale è
molto rapida e non accompagnata ad una sufficiente vascolarizzazione
centrale. Queste forme originano dalle cellule colonnari.
Le forme periferiche a sviluppo periferico sottomantellare, sono le più
subdole in quanto la sintomatologia spesso insorge tardivamente rispetto alle
18
forme centrali, le quali infatti possono dar segno di se con una sintomatologia
caratterizzata da tosse persistente, emoftoe, ed insorgenza di dispnea, mentre
le forme periferiche di solito si manifestano quando la neoplasia viene
scoperta casualmente, oppure quando invade la superficie pleurica e/o la
parete toracica con sviluppo di versamento pleurico o insorgenza di dolore
toracico.
Le neoplasie polmonari periferiche sono usualmente rappresentate da
Adenocarcinomi. Essi rappresentano la forma istologica più frequente nelle
donne e nei non fumatori. Per quanto riguarda le alterazioni molecolari
mutazioni e inattivazioni sono state riscontrate a carico di p53, RB1 e p16 con
uguale frequenza ai carcinomi squamocellulari.
Amplificazioni e mutazioni di EGFR sono molto frequenti, mentre quelle a
carico di Kras, la cui frequenza è decisamente più alta nei fumatori (30% vs
5% dei non fumatori)20
, si associano ad una prognosi peggiore.
Gli Adenocarcinomi mostrano varie modalità di crescita per cui possiamo
distinguerne quattro varianti: acinosa, papillare, solida e bronchiolo-alveolare
.
La variante bronchiolo-alveolare ha uno sviluppo caratteristico, la crescita
infatti avviene lungo le preesistenti pareti alveolari (crescita lepidica) che
risultano inalterate senza evidenze di invasione stromale e pleurica. Possiamo
distinguere due tipi: mucinoso e non mucinoso. I primi si possono presentare
con formazioni nodulari singole o multiple fino ad interessare un intero lobo
19
polmonare, risultando un quadro simile alla polmonite lobare. Tutto questo
risulta dovuto al fatto che le cellule neoplastiche tendono a diffondersi per via
aerogena sviluppando appunto tumori satelliti: sono difficilmente aggredibili
chirurgicamente. Le neoplasie non mucinose invece si presentano con un
singolo nodulo periferico non presentando difficoltà alla resezione chirurgica.
Un recente lavoro apparso sul Journal of thoracic oncology (vol 6, n°2, Febr.
2011)21
si pone come obiettivo di ridefinire i tipi di adenocarcinoma, in
particolare facendo riferimento al bronchiolo-alveolare. Inoltre vengono
trattate e sottoposte a rivisitazione le varie forme di lesioni preneoplastiche
descritte per l'adenocarcinoma e già riconosciute nella classificazione WHO
2004.
Fra le lesioni pre-invasive è inclusa l’iperplasia adenomatosa atipica (AAH),
che è considerata come il precursore della variante bronchiolo-alveolare non
mucinoso dell’adenocarcinoma. Per quanto riguarda la variante mucinosa,
non è ancora stato chiarito quale sia la lesione pre-invasiva.
L’AAH è definita come una proliferazione localizzata focale o multifocale di
cellule con lievi o moderate atipie che rivestono gli alveoli o i bronchioli
respiratori. Per dimensioni non supera i 5 mm di asse maggiore e non presenta
un contesto interstiziale infiammatorio o fibrosante.
L'evoluzione della AAH è l’ adenocarcinoma in situ (AIS). Si presenta come
una lesione inferiore ai 3 cm con crescita lepidica, assente infiltrazione di
20
strutture stromali vascolari o pleuriche. Presenta le due varianti: mucinoso e
non-mucinoso.
All’adenocarcinoma in situ fa seguito l’adenocarcinoma micro invasivo (MIA)
con dimensioni sempre inferiori ai 3 cm, con predominanza lepidica e con una
invasione stromale < di 5mm. Questa forma, se resecata, garantisce al paziente
una sopravvivenza a cinque anni del 100%.
Infine troviamo il carcinoma invasivo, riscontrato nel 70-80% dei casi resecati.
La seguente tabella (Fig.4) illustra la nuova classificazione
dell’adenocarcinoma proposta da W.D. Trevis et all.
Figura 4.
21
Il carcinoma anaplastico a grandi cellule rappresenta una piccola
percentuale delle forme NSCLC, ed è così definito per la presenza di cellule
con grossi nuclei, nucleoli prominenti e una quota modesta di citoplasma.
Probabilmente rappresentano carcinomi squamocellulari e adenocarcinomi
così sdifferenziati da non essere più riconoscibili al microscopio ottico. Una
variante è il carcinoma a grandi cellule neuroendocrino.
Il carcinoma a piccole cellule del polmone, o microcitoma è un tumore
altamente maligno e molto aggressivo, che spesso esordisce con metastasi a
distanza accompagnato ad una sintomatologia ti tipo neuroendocrino con
sindromi paraneoplastiche (come la sindrome di Cushing e la sindrome da
inappropriata secrezione di ADH).
Il microcitoma ha una forte relazione con il fumo di sigaretta (incidenza solo
dell'1% nei non fumatori). Possono insorgonere sia a livello ilare sia alla
periferia, non è documentata una fase pre-invasiva o carcinoma in situ.
Le caratteristiche principali dei tumori a piccole cellule sono la presenza di
necrosi, spesso molto estesa, e l’elevatissimo numero di mitosi (oltre 10 mitosi
per 10 campi microscopici) .
La positività di tali tumori ai marcatori neuroendocrini come sinaptofisina e
cromogranina, al CD57 nel 75% dei casi, ed il fatto che spesso secernono
22
ormoni e altri prodotti ormonali attivi, dimostra la loro derivazione da cellule
progenitrici del rivestimento dell’albero bronchiale.
L’immunoistochimica evidenzia un’intensa espressione del gene anti-
apoptotico BCL2 nel 90% dei tumori. Inoltre i geni oncosoppressori p53 e Rb
risultano mutati rispettivamente nell’ 80-100% dei casi
I marcatori biologici tumorali
I marcatori biologici sono indicatori, misurabili e valutabili oggettivamente,
sia dei normali processi biologici che della presenza e progressione del tumore
in uno specifico momento e rappresentano, inoltre, uno strumento potente per
monitorare l’andamento del tumore e valutare l’efficacia di un intervento
terapeutico 22
.
I marcatori biologici tumorali sono sostanze prodotte direttamente dalla massa
neoplastica (antigeni tumorali), come ormoni, enzimi o altre proteine,
frammenti proteici o metabolici, correlati o meno con la crescita numerica
delle cellule tumorali, oppure sono sostanze prodotte dall’organismo in
risposta al tumore, come le proteine della fase acuta dell’infiammazione.
Bisogna tenere in considerazione che queste molecole non sempre sono un
prodotto esclusivo del tessuto neoplastico ma possono essere prodotte anche
23
dal corrispettivo tessuto normale. In questo caso, viene cercata una variazione
nelle concentrazioni rilevate.
I marcatori biologici vengono utilizzati come indici di rischio di sviluppare il
tumore (biomarcatori diagnostici), per individuare la dose di agente
farmacologico più opportuna da utilizzare per una terapia personalizzata
(biomarcatori farmacodinamici), per classificare i tumori affinché il paziente
possa ricevere le cure più appropriate (biomarcatori predittivi) e per
monitorare la progressione della neoplasia, la regressione e le recidive
(biomarcatori prognostici).
Il marcatore tumorale qualitativo, cioè quello presente solo nel soggetto con
tumore, attualmente non esiste e la discriminazione effettuata dal biomarcatore
tra soggetto neoplastico e non neoplastico e’ basata sulla definizione di un
valore soglia.
Al momento, nessun marcatore tumorale ha caratteristiche di sensibilità e
specificità tale da essere usato nella diagnosi precoce e/o screening di massa di
una neoplasia22
.
La fase nella quale i marcatori tumorali trovano migliore applicazione e’
l’identificazione precoce di recidive o metastasi nel paziente neoplastico libero
da malattia.
Studi condotti in questi ultimi anni hanno individuato molti biomarcatori che
risultano essere associati alle neoplasie polmonari24;25
. Tra questi abbiamo:
24
-CEA (antigene carcino-embrionale) è una proteina oncofetale che non è
normalmente espressa negli individui adulti. In particolare, nel tumore del
polmone la concentrazione dei livelli di CEA sembra correlare con la risposta
alla terapia.
Tuttavia la proteina non è ne specifica, ne ha un alta sensibilità, tanto che
spesso si trovano valori di concentrazione elevati anche nei forti fumatori
senza neoplasia in atto26
.
-Il CYFRA 21-1 è il frammento 21-1 della citocheratina 19, presente nelle
cellule epiteliali. E’ stato associato al tumore dei tessuti epiteliali, inclusi i
NSCLC a cellule squamose. La sensibilità di questo marcatore per i NSCLC
varia tra il 23% ed il 70%. Inoltre, CYFRA 21-1 potrebbe essere usato insieme
ad altri indicatori per pronosticare e monitorare eventuali recidive .27; 28
- L’SCCA (antigene del carcinoma a cellule squamose) è una proteina
citoplasmatica, la cui concentrazione può essere elevata non solo nel
carcinoma a cellule squamose ma anche nelle malattie della pelle e nelle
malattie infiammatorie del polmone. La sensibilità per i NSCLC varia tra il
15% ed il 55%, con sensibilità maggiore per il carcinoma a cellule
squamose27
.
25
- L’NSE (enolasi neurone specifica) è un enzima glicolitico prodotto dai
neuroni del sistema nervoso centrale e periferico e la sua concentrazione può
essere elevata nei tumori maligni di origine neuroendocrina, nei tumori
midollari della tiroide e nel tumore del polmone a piccole cellule. Gli studi
condotti hanno però rilevato che può essere presente in molte cellule circolanti
e che può aumentare in seguito a malattie infiammatorie. Nonostante ciò,
alcuni autori hanno riportato che la sua sensibilità può superare il 74% e che
elevati livelli potrebbero correlare con una ridotta sopravvivenza28; 29
.
- La PCR (proteina C-reattiva) è aumentata in moltissime condizioni
infiammatorie, incluso il cancro. Anche se non specifica per il cancro al
polmone, i livelli di PCR potrebbero essere utili per una prognosi 30;31
.
-il VEGF (Vascular Endothelial Growth Factor) riveste un ruolo
nell’angiogenesi, nella linfoangiogenesi e nella vasculogenesi.
I risultati preliminari di un recente studio hanno mostrato che le
concentrazioni di VEGF sono aumentate significativamente in pazienti con
NSCLC, rispetto a soggetti fumatori sani e soggetti controllo32
.
-L’EGFR (Epidermal Growth Factor Receptor) è una proteina trasmembrana
glicosilata, membro della famiglia dei recettori tirosin-chinasici ErbB,
coinvolta nei processi di crescita e sviluppo delle cellule tumorali e di varie
neoplasie. Nel NSCLC e’ stata osservata una sovra-espressione del recettore
nel 60% dei casi, associata ad un elevato tasso metastatico, ad un aumento
26
della progressione tumorale e ad una bassa percentuale di differenziazione33;
34.
MicroRNA (MiRNA)
I MicroRNA (MiRna) sono molecole a singolo filamento di RNA, di piccole
dimensioni (17-22 nucleotidi), non codificanti, endogene, che regolano
negativamente l’espressione genica legandosi a sequenze complementari
sull’RNA messaggero.
Recentemente è stato dimostrato che queste molecole sono in grado di
regolare le principali funzioni cellulari, come la proliferazione, la
differenziazione, l’apoptosi, lo sviluppo ed il metabolismo; inoltre giocano un
ruolo chiave nella patogenesi del cancro.
Una riduzione36
dell’espressione di Let-7 è stata correlata con una breve
sopravvivenza post-operatoria in pazienti con NSCLC, inoltre l’espressione
ectopica di Let-7 inibisce la proliferazione cellulare in linee cellulari umane
NSCLC. La famiglia dei Let-7 è stato dimostrata coinvolta nell’agire come
soppressore tumorale ed in grado di inibire diversi regolatori del ciclo
cellulare ed oncogeni come RAS e c-Myc37;38;39
.
Viceversa, un ruolo di oncogene è stato suggerito per mir-21 che subisce delle
alterazioni nel glioblastoma e nel carcinoma polmonare. Una sovraespressione
27
di questo MiRna è considerata come fattore prognostico negativo per la
sopravvivenza globale dei pazienti affetti da NSCLC, inoltre è correlato con la
patogenesi del tumore al polmone nei non fumatori40
. (Fig.5)
Figura 5. Meccanismo d’azione di mir-21
Una sovraespressione di mir-205 invece è stata riscontrata nel tumore non a
piccole cellule di tipo squamocellulare.
28
Clinica
Il tumore del polmone resta silente per la maggior parte del tempo in cui si
sviluppa.41
La predominanza dei paziente al momento della diagnosi si
presenta sintomatica, circa il 10% scopre incidentalmente di essere malato
spesso eseguendo un RX di controllo per tutt’altro motivo.
I sintomi riferibili al tumore del polmone42
si possono suddividere in:
-sintomi respiratori
-sintomi toracici
-sintomi generali
-sindromi paraneoplastiche
I sintomi respiratori sono tosse, dispnea, emoftoe ed espettorato. La tosse è il
sintomo iniziale più frequente presente in circa il 45-75% dei pazienti, e può
essere produttiva in circa il 27% dei casi.
La dispnea è un altro sintomo piuttosto comune presente in circa 1/3 dei
pazienti e può essere dovuta ad ostruzione o compressione delle vie aeree
direttamente da parte del tumore, o per versamento pleurico o pericardico, per
metastasi linfonodali o per paralisi frenica.
L’emoftoe, emissione di sangue con l’espettorato, e l’emottisi, emissione di
sangue con la tosse, presenti in circa il 19-29 % dei casi possono essere il
risultato di ascessualizzazione del tumore (tumor necrosis), erosione da parte
29
del tumore della vascolarizzazione polmonare, ulcerazione della mucosa o
tromboembolismo polmonare.
L’espettorato può presentarsi mucoso o muco-purulento. Compare soprattutto
nei casi di suppurazione della massa tumorale in seguito a infezioni e
cavitazione.
I sintomi toracici si presentano quando abbiamo un coinvolgimento della
pleura della parete toracica o delle strutture circostanti.
Tra i sintomi toracici quello più frequente è il dolore toracico, presente circa
nel 25-50% dei pazienti. Può essere dovuto ad un interessamento della pleura
parietale, unica ad essere dotata di innervazione, presentandosi come un dolore
di tipo puntorio. Se si estende oltre può presentarsi urente, a distribuzione
metamerica per coinvolgimento dei i nervi intercostali, o cupo e trafittivo per
interessamento osseo.
I sintomi generali sono del tutto aspecifici e sono: astenia, anoressia, vomito,
nausea, anemia, febbre e calo ponderale fino alla cachessia neoplastica.
Circa il 10% dei pazienti con cancro polmonare possono presentare sintomi
sistemici legati allo sviluppo di una sindrome paraneoplastica.
Comuni sindromi endocrine comprendono ipercalcemia, sindrome da
inappropriata secrezione dell’ormone antidiuretico, e la sindrome di Cushing.
Le dita a bacchetta di tamburo (Fig.6) e l’osteoartropatia ipertrofica polmonare
sono comuni manifestazioni. Sindromi neurologiche includono la sindrome
30
miastenica di Lambert-Eaton, la neuropatia periferica e la degenerazione della
corteccia cerebellare. La più tipica sindrome paraneoplastica è la Sindrome di
Pierre-Marie, dovuta ad una proliferazione del periostio delle estremità distali
delle ossa lunghe, soprattutto ulna, radio e tibia, dita ippocratiche, facies
acromegalica e tumefazione a carico delle articolazioni.
Figura 6. Dita a bacchetta di tamburo
L’interessamento mediastinico può essere dato direttamente da parte del
tumore ma nella maggioranza dei casi è dovuto a metastasi linfonodali.
Distinguiamo sindromi vascolari, nervose, respiratorie e digestive.
31
Tra le vascolari la più frequente è la sindrome della vena cava superiore per
compressione o infiltrazione da parte del tumore che ostacola il ritorno venoso
in atrio destro con aumento della pressione interna al vaso. I sintomi e segni
tipici sono mal di testa , edema a mantellina, turgore delle vene del collo,
cianosi presenza di circoli collaterali a livello toracico (Fig.7).
Figura 7. Circoli collaterali a livello toracico.
L'ostruzione dei vasi linfatici da parte di emboli neoplastici, può causare
versamento pleurico. L'interessamento del dotto toracico può portare allo
sviluppo della sindrome di Menetrier, caratterizzata da chilotorace recidivante
bilaterale, versamento peritoneale (ascite chilosa), edema dell’arto superiore
sinistro, dell’emitorace sinistro e della metà superiore sinistra del corpo.
32
L’interessamento nervoso si compone di due fasi: irritativa e paralitica.
Possono essere coinvolti:
Nervo Vago F.irritativa Dispnea, tosse abbaiante, dolore in fossa sovraclaveolare, bradicardia e scialorrea
F.paralitica Aumento del tono simpatico, tachicardia.
Nervo Frenico F.irritativa Dispnea, singhiozzo e nevralgie
F.paralitica Innalzamento e paralisi dell’emidiaframma
Nervo Ricorrente F.irritativa Spasmo della glottide
F.paralitica Voce bitonale e disfonia
Simpatico cervicale F.irritativa Sindrome di Parfour de Petit (esoftalmo, midriasi e allargamento della rima palpebrale)
F.paralitica Sindrome di Claude-Bernard- Horner (enoftalmo, miosi e ptosi palpebrale)
Simpatico toracico F.irritativa Tachicardia e vasospasmo cutaneo
F.paralitica Bradicardia, vasoparalisi cutanea e iperidrosi
Plesso brachiale F.iirritativa Nevriti, parestesie della spalla e della mano, nevralgie e dispnea
F.paralitica Sindrome di Pancoast-Ciuffini (dolore all’arto superiore, atrofia muscolare dell’arto superiore e areflessia tendinea.
33
Per quanto riguarda le sindromi respiratorie sono legate alla compressione ed
all'infiltrazione della trachea da parte del tumore stesso o dei linfonodi
metastatici. La clinica della stenosi tracheale consiste in una tosse stizzosa non
produttiva, tirage (rientramento inspiratorio degli spazi intercostali), cornage
(rumore aspro da stenosi), e nei casi più gravi crisi dispnoiche e soffocamento.
Le sindromi digestive sono causate dalla compressione e dall’infiltrazione
dell’esofago, e si manifestano con scialorrea, rigurgito e disfagia.
Il carcinoma polmonare può anche arrivare ad interessare il pericardio e
provocare una pericardite essudativa siero-ematica, mentre solo in stadi molto
avanzati coinvolge il miocardio con alterazioni della cinetica e della
conduzione cardiaca.
Quasi un terzo dei pazienti con un cancro del polmone presentano segni e
sintomi di diffusione extratoracica.
Comuni siti di metastasi sono rappresentati dal polmone contro-laterale, il
sistema osseo, il fegato, le ghiandole surrenali e il sistema nervoso centrale.
Le metastasi ossee spesso si manifestano con dolore, fratture, o elevati livelli
di fosfatasi alcalina e solitamente interessano le ossa lunghe e le vertebre. Il
10% dei pazienti presenta metastasi cerebrali suggerite dal mal di testa,
nausea, vomito, deficit neurologici focali, confusione mentale e cambiamenti
di personalità. Nonostante il coinvolgimento del fegato sia comune,
l’elevazione delle transaminasi è relativamente rara.
34
Diagnosi precoce e screening
Il tumore al polmone è una patologia difficilmente curabile ed una diagnosi
precoce potrebbe risultare molto importante nella lotta contro questa malattia,
in quanto la prognosi dipende largamente dalla tempestività della diagnosi e
da un trattamento immediato prima dell’insorgenza di metastasi. Infatti,
quando il tumore è confinato al polmone (stadio I) o si è diffuso ai linfonodi
vicini o alla sola parete toracica (stadio II), senza evidenze cliniche di
presenza di metastasi, il tasso di sopravvivenza a 5 anni è del 60-50% dopo
intervento chirurgico e, se il tumore è inferiore ai 3 mm, il tasso oscilla tra
l’80% ed il 90% 43; 44
.
Purtroppo, il cancro al polmone allo stadio precoce non presenta un quadro
sintomatico per cui nella maggior parte dei casi è diagnosticato in stadi
avanzati. Quindi è di estrema importanza lo sviluppo di un sistema diagnostico
che possa rilevare il cancro asintomatico.
Negli anni ’70 vennero condotti tre importanti studi per valutare la capacità di
ottenere una diagnosi precoce di questa patologia, sia mediante l’analisi della
citologia del muco, sia con la radiografia al torace su una popolazione di forti
fumatori. I risultati di questi studi furono deludenti.
35
La scarsa visibilità sulle lastre radiografiche nelle neoplasie polmonari agli
stadi precoci è dovuta al fatto che molte di queste sono caratterizzate da un
piccolo nodulo di dimensioni talmente piccole da non poter essere
visualizzabile dalle immagini radiologiche45; 46; 47
.
Negli anni ’80, l’introduzione della Tomografia Assiale Computerizzata
(TAC) ha acceso nuovamente l’interesse della comunità scientifica sulla
possibilità di una diagnosi precoce del cancro polmonare 48
.
Negli ultimi decenni, numerosi lavori hanno documentato l’alta sensibilità
della TAC ed i possibili vantaggi che si potrebbero ottenere con un utilizzo
sistematico dell’analisi del torace per individuare soggetti ad elevato rischio di
sviluppo neoplastico al polmone. In particolare, nel 1999, lo studio promosso
dalla Cornell University di New York ha dimostrato che la TAC ha una
sensibilità e specificità, nell’identificare tumori molto piccoli, superiore
rispetto alla radiografia toracica, con una percentuale di pazienti operabili del
96% ed una frequenza dello stadio I dell’80% .
Non tutti i noduli evidenziati50
sono però riconducibili a tumori polmonari ad
uno stadio precoce, la percentuale globale di falsi positivi è dell’11.5% 49
.
Questi risultati hanno sollevato molti dubbi di ordine etico sull’uso della TAC
spirale nello screening di massa.
36
Marcatori del respiro
L’esalato del respiro può rappresentare un’interessante fonte di marcatori per
l’identificazione precoce di neoplasie polmonari. Infatti, alcuni composti
organici volatili (COV o VOC), soprattutto molecole aromatiche ed alcani,
sono prodotti ed esalati in modo preferenziale da pazienti con cancro ai
polmoni.
Con la dicitura “VOC”, si intendono tutta quella serie di composti organici,
prodotti dalle attività umane o naturali, che si trovano allo stato di gas nelle
condizioni di temperatura e pressione esistenti a livello troposferico. Possono
essere semplici idrocarburi saturi o insaturi a molecola lineare e non, composte
esclusivamente da carbonio e idrogeno, o molecole più complesse contenenti
atomi di azoto, cloro e ossigeno, come chetoni, aldeidi, alcoli, acidi ed esteri.
Diverse ricerche hanno identificato alcuni VOC come nuovi potenziali
marcatori per il cancro al polmone 23
.
37
DIAGNOSI E STADIAZIONE
L'iter diagnostico che porta a diagnosi di carcinoma polmonare può essere
riassunto in tre fasi.
FASE I. In caso di sospetto clinico il primo passo da eseguire è la raccolta
dell’anamnesi, soffermandosi soprattutto sui fattori di rischio (fumo di
sigaretta, esposizione a varie sostanze cancerogene) e sull’insorgenza di nuovi
sintomi. Dopo di che si procede con l’esame obiettivo completo ed accurato.
Successivamente si esegue esame citologico sull’espettorato 51
, se eseguito
correttamente (tre giorni consecutivi a settimana per più settimane
consecutive), ha una sensibilità di circa il 65% (dal 22 al 98%) e RX torace in
due proiezioni (AP e LL) che può mostrare la presenza di anomalie
radiologiche. Quest’ultimo esame però non è attendibile perché non consente
di visualizzare circa l'80% dei noduli tumorali di dimensioni ≤2 cm2.
FASE II. Durante questa fase si completa l’esame radiologico con la TC
torace con mezzo di contrasto che ha una sensibilità del 85% e una specificità
circa del 100%. Inoltre tale esame è utile per una corretta stadiazione
fornendoci informazione sugli eventuali rapporti del tumore con le strutture
circostanti e sull’impegno linfonodale mediastinico.
Altri esami che possiamo effettuare sono:
38
-ENDOSCOPIA BRONCHIALE. Rispetto alle indagini radiologiche
tradizionali, la fibrobroncoscopia ha il vantaggio di esplorare direttamente
l’albero bronchiale definendo l’estensione endoluminale della lesione. Inoltre
consente di eseguire la raccolta delle secrezioni bronchiali e del liquido di
lavaggio bronchiale, il brushing per l’esame citologico, ed eseguire prelievi
bioptici. Grazie all'introduzione della broncoscopia ad autofluorescenza
[LIFE] è ora possibile visualizzare le lesioni displastiche e le neoplasie in situ,
queste appaiono infatti di un colore diverso rispetto al tessuto bronchiale
normale se colpite dalla luce blu o viola.58
-AGOBIOPSIA. Questo esame può essere effettuato sotto-guida ecografcia,
per lesioni periferiche, o tramite l’utilizzo della TC per le lesioni
medioparenchimali.
FASE III. Stadiazione del tumore.
Anche il sistema di stadiazione53
internazionale accettato per il cancro del
polmone si fonda sulla valutazione e sulla definizione di elementi relativi alla
neoplasia primitiva (T), all'interessamento dei linfonodi regionali (N) ed alla
presenza di metastasi (M).
Lo studio clinico della malattia neoplastica primitiva del polmone(cTNM)
può avvalere di diverse indagini strumentali e di imaging. Il parametro T può
essere definito mediante l’utilizzo della TC con mezzo di contrasto che
consente di delimitare l’estensione locale della malattia e i suoi eventuali
39
rapporti con le strutture limitrofe e la presenza di eventuali linfoadenopatie a
livello mediastinico e sopraclaveare ed eventuali metastasi ad altri organi.
Il parametro N può essere valutato inizialmente con la TC con mezzo di
contrasto ed ulteriormente approfondito con la Tomografia ad Emissione di
Positroni (PET).59
Le sedi principali di metastatizzazione del tumore al polmone sono il polmone
controlaterale, il fegato, il surrene, l’encefalo e le ossa. Per lo studio del
parametro M sia la TC (Fig.9) che la PET, come la RMN cerebrale, l’ecografia
addominale (Fig.8) e la scintigrafia ossea, risultano essere utili per definire
questo parametro.64
Figura 8. Ecografia addominale: metastasi epatica.
40
Figura 9. TC addome: metastasi surrenalica destra.
Per il completamento della stadiazione inoltre possiamo avvalerci di altri
esami:
-MEDIASTINOSCOPIA era considerata la metodica gold-standard per la
valutazione dei linfonodi mediastinici. La tecnica prevede un'incisione
orizzontale di 3-4 cm al giugulo (Fig.10).
Oltre a consentire la valutazione dei linfonodi omolaterali, la mediastinoscopia
consente l'analisi delle stazioni linfonodali N3, per questo risulta di
fondamentale importanza nella programmazione terapeutica60
.
41
Figura 10. Mediastinoscopia
-MEDIASTINOTOMIA. Si esegue effettuando un incisione parasternale
trasversa a livello del secondo spazio intercostale (Fig.11). Consente lo studio
delle stazioni linfonodali mediastiniche (Fig. 12) soprattutto la 5 e la 6 63
.
Figura 11. mediastinotomia Figura 12. Stazioni linfonodali.
42
-TORACOSCOPIA La toracoscopia video assistita viene effettuata a paziente
in decubito laterale e in anestesia totale, con ventilazione del solo polmone
controlaterale. La tecnica prevede un'incisione a livello del VI-VII spazio
intercostale sull'ascellare media per l'inserimento del toracoscopio52
(Fig.13).
Figura 13. Toracoscopia
-L’agoaspirato transbronchiale sotto guida ecobroncoscopica (EBUS-TBNA)
permette di raggiungere diverse stazioni linfonodali del mediastino superiore,
la zona sottocarenale e le stazioni ilari.61; 62
44
In base a tali elementi è possibile raggruppare i pazienti in stadi clinici, cioè
categorie omogenee per sopravvivenza che consentono una rapida valutazione
delle implicazioni prognostiche e terapeutiche (Fig.14).
La revisione del sistema di stadiazione codificata da Mountain e
convalidata dall' American Joint Committee on Cancer (AJCC) e dall' Union
Internationale Contre le Cancer (UICC)65
, ha solo parzialmente modificato
quella del 1986: una revisione resa necessaria dall’esigenza di risolvere il
problema dell’eterogeneità dei risultati per i sottogruppi costituenti gli stadi I,
II e IIIa, di raggiungere una maggiore specificità nella classificazione degli
stadi e di meglio definire i noduli polmonari satelliti.
45
STADIO T N M Sopravvivenza
a 5 anni
Tumore occulto TX N0 M0 Non calcolata
0 Tis N0 M0 Non calcolata
IA T1a/b N0 M0 73%
IB T2a N0 M0 58%
IIA T2b
T1a/b; T2a
N0
N1
M0
M0
46%
IIB T2b
T3
N1
N0
M0
M0
36%
IIIA Ogni T1; T2
T3
T4
N2
N1/N2
N0/N1
M0
M0
M0
24%
IIIB T4
Ogni T
N2
N3
M0
M0
9%
IV Ogni T Ogni N M1a/b 2%
Figura 14. Classificazione in stadi (Revisione TNM 2009)
46
Terapia
Una volta diagnosticata la neoplasia e stabilito lo stadio della malattia si può
passare alla pianificazione terapeutica. La resezione chirurgica del tumore,
associata ad accurata linfoadenectomia, rappresenta il gold-standard del
carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC). La terapia
farmacologica e la radioterapia sono complementari alla terapia chirurgica,
rappresentando una valida alternativa per quei pazienti le cui condizioni
generali o l’estensione della malattia controindicano l’intervento chirurgico.
Il trattamento per il tumore polmonare può essere grossolanamente distinto in
tre grandi categorie:
Stadio I e II che possono essere completamente resecati chirurgicamente 66
.
Per i pazienti con una buona riserva funzionale ed un buon performance status
(P.S.) la resezione anatomica (pneumectomia, lobectomia, resezione
segmentaria, etc.) è il gold standard. Le resezioni possono essere effettuate
con un approccio open (toracotomia; Fig.15-15a), oppure con approcci
mininvasivi57; 66
(VATS o tecnica Robot-assistita)71
. Per quei soggetti non in
grado di tollerare una lobectomia (funzione polmonare insufficiente o
comorbilità) è raccomandata una resezione sublobare (segmentectomia).
47
Figura 15-15a. Toracotomia.
Nei pazienti con controindicazioni assolute alla resezione chirurgica, può
essere valutata una terapia farmacologica e/o un trattamento ablativo della
neoplasia con radioterapia stereotassica (SBRT)73
, oppure con ablazione a
radiofrequenza (RFA)74
.
Punto critico del trattamento chirurgico dei pazienti in stadio I è il ruolo della
linfadenectomia 75; 76
. Questa può essere effettuata mediante il“sampling”
linfonodale ovvero l’asportazione di uno o più linfonodi nelle varie stazioni
oppure possiamo effettuare una linfanedectomia sistemica, o radicale, che
consiste l’asportazione dei linfonodi ilo-mediastinici (compresi i sottocarenali,
i periesofagei ed i linfonodi del legamento triangolare). La dissezione
linfonodale estesa include l’asportazione di linfonodi mediastinici bilaterali
per via sternotomica e cervicotomica77;78
.
48
La principale controversia in merito alla linfadenectomia radicale è il ruolo
che questa riveste nel migliorare la sopravvivenza del paziente. Gli studi
effettuati in tal senso mostrano risultati contrastanti: secondo alcuni autori la
linfadenectomia radicale non offre un effettivo beneficio in termini di
sopravvivenza, mentre altri insistono sul valore terapeutico di questa. 79; 80
La presenza di metastasi linfonodali è il più importante fattore prognostico nei
tumori NSCLC localizzati e resecabili.
Nei pazienti con un carcinoma NSCLC operabile la presenza di linfonodi
positivi riduce la sopravvivenza a 5 anni di circa il 50% rispetto a pazienti
privi di coinvolgimento linfonodale. 79
Tuttavia, nonostante gli N0 abbiano una prognosi favorevole, il 20-30% degli
stadi IA recidiva linfonodali nonostante una resezione chirurgica radicale.
Tale dato suggerisce la presenza di micro-metastasi occulte, non identificate
né durante la stadiazione preoperatoria, né durante l’analisi
anatomopatologica, ma tuttavia già presenti al tempo della resezione
chirurgica, a livello dei linfonodi.
Altra causa di recidiva precoce del carcinoma a livello linfonodale sono le
skip-metastasis (salto del linfonodo), cioè la possibilità delle cellule
neoplastiche di bypassare i linfonodi regionali e metastatizzare direttamente a
stazioni linfonodali a distanza.
49
Sono in corso studi sulla tecnica del “linfonodo sentinella”. Come avviene per
il melanoma e per il carcinoma mammario, anche per le neoplasie polmonari
viene posto l’obiettivo di individuare il primo linfonodo di drenaggio del
tumore, ed applicare metodiche più sensibili per individuare le micro-
metastasi occulte83; 84; 85
.
Algoritmi della NCCN Guidelines versione 3-2012
Stadio IIIA e IIIB : comprendono tumori localmente avanzati. Tali carcinomi
sono chirurgicamente aggredibili, ma necessitano di un approccio oncologico
50
integrato perché la sola chirurgia non è in grado di controllare completamente
la malattia;
Il trattamento integrato, nella maggioranza dei casi, prevede una
chemioterapia di induzione, al termine della quale, dopo una ristadiazione
della malattia, a seconda della risposta della neoplasia, si procede con la
chirurgia86;87;88
.
Stadio IV : sono tumori metastatici dove il trattamento chirurgico non è
indicato (in base ai costi/ benefici per il paziente), eccezion fatta per il
trattamento palliativo o nel caso di metastasi encefaliche o surrenaliche
uniche. Tali neoplasie sono, per definizione, incurabili, e in questo stadio lo
scopo della terapia è palliativo, con l’obiettivo di migliorare la qualità di vita
dei pazienti89; 90
.
Prima di sottoporre un paziente alla chirurgia, oltre a considerare lo stadio
della neoplasia, è necessario eseguire una accurata valutazione preoperatoria,
comprendente lo studio della funzionalità respiratoria e una valutazione
cardiologica, rispondente ad identificare i pazienti ad alto rischio sia di
morbilità che di mortalità.
51
2. MATERIALI E METODI
Questo studio è stato condotto su 114 pazienti con diagnosi di Carcinoma
polmonare non a piccole cellule (NSCLC) in stadio T1aN0 sottoposti ad
intervento chirurgico presso l’U.O. di Chirurgia Toracica dell’Azienda
Ospedaliera Universitaria Pisana dal Gennaio 2000 al Dicembre 2010.
La raccolta dei dati è stata effettuata mediante la ricerca delle
informazioni dalle cartelle cliniche e dai registri operatori. In seguito il
follow-up è stato effettuato tramite visita diretta o intervista telefonica.
Il gruppo di pazienti selezionato è risultato composto da 81 maschi
(71%) e 33 femmine (29%), con età media alla diagnosi di 67 anni (±
7,14; con range 49-81aa.).
49 pazienti erano sintomatici (Fig.16), 65 non presentavano sintomi alla
diagnosi.
52
Tosse 10 casi
Dolore toracico 7 casi
Infezioni respiratorie ricorrenti 7 casi
Dispnea 4 casi
Emoftoe 4 casi
Sintomi aspecifici (astenia, nausea, vomito, febbre, etc.) 9 casi
Emoftoe + tosse 3 casi
Infezioni ricorrenti + dispnea 2 casi
Dispnea + tosse 2 casi
Dolore + emoftoe 1 caso
Figura 16. Sintomatologia dei paziente alla diagnosi
In relazione all’abitudine al fumo, 51 erano fumatori/ forti fumatori, 49
avevano cessato l’abitudine al fumo e 14 non avevano mai fumato. È
stata calcolata una media di 52 packyears (± 32,7), range compreso tra 8
e 150 per soggetto.
Per quanto riguarda gli altri possibili fattori di rischio 7 dei pazienti avevano
in anamnesi un’esposizione professionale all’amianto, 4 riferivano un
possibile contatto lavorativo, mentre 103 non avevano mai lavorato in
ambienti contaminati da asbesto.
Analizzando le dimensioni della neoplasia, i pazienti sono stati suddivisi in 2
gruppi; tumori con diametro massimo ≤ 1 cm e un secondo gruppo con
tumori compresi tra 1 e 2 cm di diametro massimo .
53
Altre variabili che abbiamo analizzato per la nostra analisi statistica sono:
La variante istologica
Il grading istologico
La sede
Lo status linfonodale
L’approccio chirurgico
I giorni di degenza
Le complicanze post operatorie.
È stata valutata l’espressione di tre MiRNA (Let-7g, miR-21 e miR-205) i
52 pazienti per stabilire il loro coinvolgimento nella patogenesi del
NSCLC e il loro potenziale valore diagnostico, prognostico e predittivo.
DNA e RNA sono stati isolati usando il QIAamp DNA Mini kit (Qiagen) e
miRNeasy FFPE kit (Qiagen), da sezione di 10 micron di tessuto fissate
in paraffina dopo una dissezione macroscopica manuale del tumore,
secondo le istruzioni del produttore.
L’espressione della quantificazione di Let-7g, mir-21 e mir205 è stata
eseguita nei 114 pazienti NSCLC utilizzando dei test specifici TaqMan
MicroRNA in accordo con le istruzioni del produttore.
54
In breve, 10 ng di RNA totale sono stati retro-trascritti dal kit Taq Man
MicroRNA Reverse Transcription (RT) e 1.3 microlitri di prodotto RT sono
stati analizzati dalla RT-PCR quantitativa (real-time PCR quantitativa) sul
Rotor-Gene 6000. Il ciclo soglia (Threshold cycle, CT) e le linee di base
sono state determinate da impostazioni manuali. L’espressione dei
MiRNA è stata calcolata da quantificazione relativa e i cambiamenti di
espressione sono stati calcolati usando il Data Assist software (applied
biosystems).
Analisi statistica
La sopravvivenza è stata calcolata dal giorno in cui il paziente è stato
sottoposto ad intervento chirurgico fino al momento del decesso o all’ ultimo
follow-up ( eseguito il 10 Giugno 2013) ed è stata espressa in mesi.
I risultati ottenuti sono stati formulati come media e deviazione standard, la
valutazione relativa alla sopravvivenza è stata effettuata con il metodo
attuariale di Kaplan Meier e sono stati considerati statisticamente significativi
solamente i valori che dimostravano una probabilità associativa < 0,05. I
pazienti deceduti e liberi da malattia sono stati considerati usciti vivi dallo
studio (censored).
55
L’analisi della varianza (ANOVA) e il test
x2
sono stati utilizzati per
determinare l’associazione tra l’espressione dei MiRNA ed i differenti
parametri.
56
3.RISULTATI
In questi 114 pazienti con NSCLC, T1aNo, l’esame istologico ha evidenziato
48 carcinomi di tipo squamoso e 66 non squamoso. Nel dettaglio: 64
adenocarcinomi tra i quali 14 carcinomi bronchiolo-alveolari, 1 carcinoma
adeno-squamoso, 1 carcinoma anaplastico a grandi cellule (Fig.17).
Numero pazienti Referto istologico
64 Adenocarcinoma (14 bronchiolo-
alveolari)
1 Adeno-squamoso
1 Anaplastico a grandi cellule
48 Carcinoma squamocellulare
Figura 17.
In relazione all’istotipo, la sopravvivenza è risultata migliore nell’istotipo
squamocellulare, con una sopravvivenza dell’80% rispetto al 70% delle lesioni
non squamose (Fig.18).
57
Figura 18. Sopravvivenza in base al tipo istologico
Le dimensioni del tumore erano comprese tra 0,2 e 2cm come diametro
massimo (media di 1,6 ± 0,4 cm; mediana di 1,7 cm).
55 erano lesioni periferiche e 59 medio-parenchimali. Abbiamo ottenuto una
sopravvivenza migliore nei pazienti con lesioni periferiche rispetto a quelli
con lesioni medio-parenchimali: a 60 mesi il primo gruppo mostrava un tasso
di sopravvivenza attuariale dell’80% ed il secondo gruppo del 70% (Fig.19).
Cumulative Proportion Surviving (Kaplan-Meier)
Complete Censored
0 24 48 72 96 120
Time
0,0
0,2
0,4
0,6
0,8
1,0
Cum
ula
tive P
rop
ortio
n S
urviv
ing
No-Squam
Squam
58
Figura 19. Sopravvivenza in base alla sede della lesione
Analizzando il grading sono risultati: 7 tumori ben differenziati (G1), 76
moderatamente differenziati (G2) e 31 scarsamente differenziati (G3).
Sono state effettuate 90 lobectomie, 11 resezioni segmentarie e 13 resezioni
atipiche (Fig.20). Non abbiamo osservato variazioni in termini di
Cumulative Proportion Surviving (Kaplan-Meier)
Complete Censored
0 24 48 72 96 120
Time
0,0
0,2
0,4
0,6
0,8
1,0
Cu
mula
tive P
rop
ortio
n S
urviv
ing
PERIFERICO
MEDIO-PAR
59
sopravvivenza tra i pazienti che hanno subito lobectomie e pazienti sottoposti
a resezioni sublobari .
LOBECTOMIA (90) RESEZIONE SEGMENTARIA (11) RESEZIONE ATIPICA (13)
LM 2 LSD 39 LSD 4 LSS 24 LSS 1 LSS 2 LID 13 LID 2 LID 3 LIS 12 LIS 1 CULMEN 5 CULMEN 2 LINGULA 3 LINGULA 1
Figura 20. Tipi di intervento chirurgico
La resezione polmonare è sempre stata associata a linfadenectomia. Sono stati
asportati una media di 8 linfonodi a seconda del tipo di intervento, esaminando
in media 3 stazioni linfonodali.
In base al numero di linfonodi prelevati i pazienti sono stati suddivisi in 2
gruppi: pazienti con asportati fino a 8 linfonodi e pazienti con asportati un
numero di linfonodi maggiore di 8 . Questo dato non è risultato essere un
parametro in grado di influenzare la sopravvivenza.
La degenza, considerata dal giorno di ammissione in reparto a quello di
dimissione, è stata in media di 8 giorni (±3.4), con range da 3 a 22 giorni.
La mortalità è stata del 0,88%: un paziente di anni 77, affetto da BPCO, è
morto in quinta giornata post-operatoria per insufficienza respiratoria acuta.
Il decorso post-operatorio è stato regolare per 87 pazienti, complicato in 27
casi. Si sono verificati 4 casi di ingombro bronchiale, 1 caso di chilotorace, 3
60
casi di aritmie, 2 casi di versamento pleurico, 5 casi di anemizzazione, 3 casi
di perdita aerea, 2 crisi ipertensive e 4 infezioni della ferita chirurgica.
Inoltre 1 caso di lacerazione della pars-membranacea della trachea durante
l’intubazione, risolto intraoperatoriamelte; 2 casi di filtrazione della sintesi
bronchiale; un caso di emotorace che ha richiesto una revisione chirurgica
dell’emostasi (Fig.21).
Figura 21. Complicanze intervento chirurgico.
Il follow-up è stato in media di 68 mesi (range 11 e 158 mesi).
Per ogni paziente si è considerata l’eventuale ripresa di malattia, sia come
recidiva locale sia come metastasi a distanza, e la sopravvivenza.
0
1
2
3
4
5
6
Complicanze intervento chirurgico
61
In 52 pazienti è stata studiata l’espressione di tre MiRNA: Let-7g, Mir-21 e
Mir-205. Il MiRNA RNU6B è stato utilizzato come normalizzatore per lo
studio sia sui tessuti neoplastici che sui tessuti sani. L’espressione dei
MiRNA è stata quantificata mediante real-time PCR e resa come “fold-
change” dell’espressione dei MiRNA relativamente ad un pool di tessuti
normali.
In totale sono stati studiati 52 NSCLC ( 24 carcinomi squamocellulari e 28
adenocarcinomi) messi poi a confronto con i corrispettivi campioni di tessuto
polmonare non tumorale.
L’espressione di Let-7g è risultata bassa sia nel tessuto polmonare sano che
tumorale con una mediana di fold-change di 0.334, senza differenze
statisticamente significative, mentre Mir-21 ha evidenziato una de regolazione
maggiore (fold-change mediana di 2,07), e quindi un incremento molto
significativo della sua espressione nei tessuti tumorali rispetto ai controlli sani
(Fig.22).
Figura 22. Espressione di Let-7g and miR-21 in tessuto sano e NSCLC
62
I dati di fold-change sono stati poi messi in correlazione con gli elementi
clinico-patologici. I pazienti sono stati suddivisi in due gruppi in base ai valori
quantitativi di espressione (elevata espressione se superiore alla mediana,
bassa se uguale o inferiore) di Let-7g , Mir-21 e Mir-205. Un primo dato è
fornito correlando l’espressione di tutti e tre i MiRNA al reperto istologico:
possiamo infatti rilevare una sovraregolazione di Mir-21 e Let-7g
statisticamente significativa (p=0,02) nei pazienti con adenocarcinoma
rispetto a quelli con carcinoma a cellule squamose. La correlazione di Mir-205
con l’istologia dei tumori ha invece evidenziato una presenza maggiore e
statisticamente significativa nella variante squamocellulare rispetto
all’adenocarcinoma.
La correlazione con la sopravvivenza a 5 anni non è risultata statisticamente
significativa per nessuno dei MiRNA presi in esame (Fig. 23, 24, 25).
Figura 23. OS/MiRNA Let7. Correlazione tra la sopravvivenza totale e l’espressione di Let-7g
63
Figura 24. Correlazione tra la sopravvivenza totale e l’espressione di mir-21.
Figura 25. Correlazione tra la sopravvivenza totale e l’espressione di mir-205.
64
Alla data dell’ultimo follow-up, effettuato il 10 giugno 2013, 93 pazienti erano
viventi e 21 deceduti. Di questi ultimi 15 sono risultati deceduti per recidiva di
malattia o complicanze correlate con la malattia (ad esempio insorte in seguito
a cicli di chemioterapia), 6 per altre cause (cardiocircolatorie o tumori in altra
sede non attribuibili al primitivo del polmone).
La ripresa di malattia si è verificata 25 volte: 7 volte come recidiva locale
linfonodale e 18 volte come metastasi a distanza; 89 pazienti invece non hanno
avuto recidive fino ad oggi. Dei pazienti che hanno presentato recidiva 10
sono ancora in vita.
La sopravvivenza globale attuariale a 5 anni è stata del 75% (Fig.26).
Figura 26. Sopravvivenza dei 114 pazienti resecati
65
Il grading, il sesso, l’abitudine al fumo e le prove di funzionalità respiratoria
non risultano influenzare la prognosi dei soggetti trattati. La presenza di
sintomi al momento del ricovero e le dimensioni del tumore sono apparsi
essere correlati con la sopravvivenza.
66
4.DISCUSSIONE
Il tumore del polmone è la principale causa di morte per patologie
neoplastiche nel mondo, causando ogni anno oltre 1.300.000 morti6.
È appurato ormai che il fumo di sigaretta sia il principale fattore di rischio del
carcinoma polmonare10
. Il fumo attivo e quello passivo sono responsabili di
circa l’85-90 % dei casi. La riduzione della mortalità per carcinoma polmonare
pertanto richiede politiche sanitarie efficaci per prevenire il vizio al fumo,
come illustrato dalle Treating Tobacco Use and Dependence Guideline
(2008)91
.
Nel nostro studio abbiamo potuto osservare e confermare questo dato: dei 114
pazienti presi in esame, affetti da NSCLC stadio T1aN0, solo 14 non avevano
mai fumato. Per quanto riguarda la sopravvivenza non abbiamo riscontrato
significative differenze tra i due gruppi, come invece dimostrato da altri studi
che associano il fumo ad una prognosi peggiore per le sue capacità di indurre
mutazioni a carico del gene KRAS20
. Tale mutazione è più frequentemente
presente in soggetti con storia di tabagismo e negli adenocarcinomi. Il nostro
dato non può essere confrontato considerando il numero esiguo di pazienti non
fumatori.
Negli ultimi anni l’ incidenza del tumore al polmone nel sesso maschile sta
diminuendo, al contrario nel sesso femminile stiamo assistendo ad un
67
notevole incremento attribuibile al fatto che le donne rispetto ai decenni
passati si sono avvicinate al tabagismo ed ad attività lavorative a rischio7.
Dobbiamo però considerare che questo non è il solo responsabile
dell’aumentata incidenza.
Nel nostro studio la percentuale di donne analizzate è del 29%, inferiore
rispetto a quella degli uomini che è del 71%. Inoltre non abbiamo rilevato
significative differenze di prognosi nei due sessi come documentato da studi
recenti, i quali hanno individuato una sopravvivenza maggiore alla malattia
nella donna indipendentemente dallo stadio di malattia, dal tipo istologico del
tumore e da altri fattori come il fumo di sigaretta91;92
.
Il Tumore del polmone viene distinto in small-cell lung cancer (SCLC o
microcitoma) e non-small-cell lung cancer (NSCLC). La forma più
frequentemente diagnosticata è il NSCLC, che rappresenta circa l’80% dei
casi. Quest’ultimo si differenzia in tre istotipi principali: carcinoma
squamocellulare, adenocarcinoma e carcinoma anaplastico a grandi cellule.
Fino a pochi anni fa il tumore a cellule squamose era il più frequente, mentre
negli ultimi anni si è assistito ad un aumento di casi di adenocarcinoma che è
riuscito a superare per frequenza l’altro. Si presenta nel 37% delle forme
nell’uomo e nel 47% nella donna.
L'interessamento linfonodale è il maggior determinante per quanto riguarda la
prognosi dei tumori polmonari non a piccole cellule, tuttavia la sopravvivenza
68
risulta dipendente anche dall'estensione della lesione (parametro T). L'ultima
revisione apportata al TNM53
del carcinoma polmonare ha introdotto dei nuovi
cut-point, importanti soprattutto per il T1.
Il T1 comprende quei tumori di diametro inferiore ai 3 cm, circondati da
parenchima polmonare o dalla pleura viscerale, il cui interessamento
bronchiale non si estende prossimalmente oltre il bronco lobare. E' stato
ulteriormente suddiviso in T1a, lesioni con dimensione massima ≤ 2cm e T1b,
con diametro maggiore compreso tra 2 e 3 cm. La sopravvivenza a 5 anni dei
pazienti sottoposti ad intervento chirurgico è leggermente superiore per il T1a,
essendo del 77% contro il 71% del T1b. Dal nostro studio, l’analisi del tasso di
sopravvivenza ha mostrato un valore di 75% a 5 anni.
Esaminando il tipo istologico delle neoplasie nella nostra casistica si riscontra
una prevalenza degli adenocarcinomi rispetto alla variante squamocellulare:
64 adenocarcinomi (tra cui 14 carcinomi bronchiolo-alveolari) 48 carcinomi
squamocellulari, 1 carcinoma adeno-squamoso e 1 carcinoma anaplastico a
grandi cellule.
Mettendo in relazione la variabile istologica con la sopravvivenza, i tumori a
cellule squamose hanno una sopravvivenza superiore rispetto agli
adenocarcinomi: a 5 anni 80% vs 70% dei tipi non squamosi. Tale dato è in
contrasto con un recente studio cinese che dimostra una sopravvivenza
maggiore negli adenocarcinomi95.
69
Dal nostro studio non è emersa una significativa variazione della
sopravvivenza in relazione al grading, contrariamente a quanto dimostrato da
Ou et al96
che associa prognosi peggiore a minor grado di differenziazione. La
maggior parte dei nostri pazienti, 76 casi, avevano lesioni moderatamente
differenziate (G2), 7 erano ben differenziati (G1) e 31 scarsamente
differenziati (G3).
In merito alla sede delle lesioni tumorali negli ultimi anni abbiamo osservato
un aumento di lesioni periferiche piuttosto che medio-parenchimali. Questo
dato è dovuto essenzialmente a due fattori: all’aumento di frequenza
dell’adenocarcinoma, che si localizza nella maggior parte dei casi in periferia,
e all'aumento di incidenza delle neoplasie squamocellulari periferiche.
Prendendo in esame la sede del tumore, dalla nostra casistica è emerso che 59
neoplasie avevano una localizzazione medio-parenchimale, mentre 55 erano
periferiche. In rapporto alla sopravvivenza è stata evidenziata una miglior
prognosi per le lesioni periferiche rispetto alle medio-parenchimali: il primo
gruppo mostrava un tasso di sopravvivenza a 60 mesi dell’80% mentre il
secondo gruppo del 70%. Questo dato non risulta confermato in letteratura,
probabilmente il fatto che le lesioni periferiche hanno una minor tendenza ad
invadere precocemente i linfonodi ilo-mediastinici comporta una
sopravvivenza migliore. Infatti per i tumori in stadio T1a periferici oggi non
viene richiesto l’accertamento istologico dei linfonodi mediastinici.
70
La resezione chirurgica con linfadenectomia estesa rimane il gold-standard per
il trattamento del tumore polmonare non a piccole cellule. La radioterapia e la
chemioterapia vengono utilizzate come completamento all'intervento
chirurgico oppure in quei pazienti che a causa delle loro condizioni generali o
per l’estensione della malattia non sono candidati all’approccio chirurgico.
Tutt’ora solamente il 35-40 % dei carcinomi polmonari risultano candidabili
alla chirurgia al momento della diagnosi e la sopravvivenza globale a 5 anni,
comprendendo tutti gli stadi è inferiore del 16%.
Nella maggior parte dei casi la sintomatologia del tumore del polmone
compare tardivamente; più dei 2/3 dei pazienti sintomatici presentano, al
momento della diagnosi, la malattia già in stadio avanzato.
Nella nostra analisi abbiamo osservato un numero di pazienti sintomatici (49
vs 65 asintomatici), congruo con lo studio di Chen et all94
. In tale studio viene
dimostrato come il tumore del polmone negli stadi precoci non sempre è
asintomatico; nonostante la possibilità di sviluppare sintomatologia sia
direttamente proporzionale alle dimensioni della neoplasia, anche lo stadio IA
sembra essere presente una percentuale notevole di pazienti con una clinica
positiva.
La presenza di sintomatologia influisce positivamente sulla prognosi in quanto
spinge i pazienti ad accertamenti e quindi al raggiungimento di una diagnosi
precocemente.
71
Tuttavia secondo la nostra esperienza i 49 pazienti sintomatici al momento del
ricovero (43% dei totali) non ha mostrato un outcome peggiore rispetto ai
pazienti asintomatici.
L'approccio chirurgico di scelta per il trattamento del carcinoma polmonare è
la lobectomia, resezione anatomica di un intero lobo all’interno del quale il
tumore è definito, nei pazienti con una buona riserva funzionale ed un buon
performance status (P.S.)66
. Può essere effettuata o mediante approccio open
(toracotomia) o attraverso approcci meno invasivi come la VATS o la tecnica
Robot-assistita67
. Mettendo a confronto le varie tecniche, la VATS è risultata
avere un’ottima sopravvivenza ed una diminuita morbilità, sembra avere gli
stessi risultati rispetto alla toracotomia ma con una qualità di vita migliore nel
post-operatorio rispetto a quest’ultima68;69;72
.
Per i soggetti invece che non possono essere sottoposti ad interventi di
resezione lobare ( per scarsa funzione respiratoria o per comorbilità) viene
eseguita una resezione sublobare tipica (segmentectomia) o atipica, in modo
tale da risparmiare quanto più parenchima polmonare possibile74
. Per quelli
esclusi da qualsiasi intervento chirurgico si può procedere ad una terapia
stereotassica o ad una termoablazione della lesione tumorale73
.
Dei 144 pazienti da noi esaminati 90 sono stati sottoposti a lobectomia e 23 a
resezioni minori (11 segmentectomie e 13 resezioni atipiche). Dall’analisi di
72
questo dato non è emersa una differenza significativa tra i due gruppi di
pazienti in termini di sopravvivenza.
Nella maggior parte dei casi, 90 pazienti, l'accesso da noi utilizzato è stato di
tipo open (toracotomia); l’approccio robot-assistito, che consente un’adeguata
linfadenectomia (contrariamente a quella ottenibile con la VATS) è stato
applicato a 21 pazienti. La sopravvivenza è stata la medesima nei due gruppi
in esame maggiormente rappresentati (toracotomia/robot-assistita).
Dalla letteratura emerge che nonostante la radicalità dell’approccio chirurgico,
il 20-30% dei pazienti con stadio IA trattati recidivano entro 5 anni
dall’operazione79
.
Il nostro studio risulta concorde con questo dato: abbiamo riscontrato 25
recidive (22%), mentre 89 pazienti non presentavano evidenza di ripresa di
malattia.
La presenza di micro-metastasi linfonodali occulte non evidenziabili
all’istologico, sembra essere la causa della ripresa di malattia. Sono infatti in
corso studi sulla ricerca del linfonodo sentinella per individuare il primo
linfonodo di drenaggio tumorale e applicare metodiche più sensibili per
individuare tali micrometastasi 75;84
.
In riferimento all’asportazione dei linfonodi è tutt’ora aperta una discussione
su che cosa fare: dissezione linfonodale sistematica oppure sampling78
.Anche
nello stadio I le opinioni su quale tecnica adottare sono controverse: alcuni
73
autori ritengono infatti che la dissezione radicale non migliori la prognosi, altri
invece insistono sull’importanza di tale approccio81
.
Nel nostro studio abbiamo suddiviso i pazienti in base al numero di linfonodi
asportati: maggiore e minore di 8. Non abbiamo riscontrato una significativa
differenza di sopravvivenza nei due gruppi di pazienti ; ciò conferma il dubbio
riguardo al valore della linfadenectomia radicale nello stadio iniziale.
Mettendo in relazione il tipo istologico con la sopravvivenza sembra che i
carcinomi squamocellulari siano correlati ad una migliore sopravvivenza. Il
motivo sta nel fatto che questo tipo di neoplasia, presentandosi nella
maggioranza dei casi in prossimità dell'ilo, si manifesta più precocemente
rispetto all’adenocarcinoma, che resta silente per maggior tempo35
.
È di estrema importanza lo sviluppo di un sistema diagnostico che possa
permettere una diagnosi precoce nei pazienti con neoplasia asintomatica.
Fin dagli anni ’70 sono in corso studi sulla ricerca di metodiche per
individuare tali lesioni in stadi precoci e riuscire ad instaurare un programma
di screening come avviene per il tumore della mammella o del carcinoma
colon-rettale. Purtroppo questi studi sono risultati vani anche se il lavoro
promosso dalla Cornell University di New York nel 199950
ha dimostrato che
la TAC ha una sensibilità e specificità nell’identificare tumori molto piccoli
superiore rispetto alla radiografia toracica, con una percentuale di pazienti
74
operabili del 96% ed una frequenza dello stadio I dell’80% .Tuttavia in questi
pazienti la percentuale di falsi positivi è notevole50
.
Recenti studi sono mirati alla ricerca di marcatori rilevabili nel siero e/o
plasma di soggetti ritenuti più a rischio di sviluppare il tumore.
Allo stato attuale i marcatori più promettenti risultano i MiRNA, sono
molecole a singolo filamento di RNA, di piccole dimensioni (17-22
nucleotidi), non codificanti, endogene. Essi sono in grado di modulare
l’espressione genica mediante la degradazione o la repressione di specifiche
molecole target, svolgendo quindi un ruolo determinante anche nella
patogenesi del cancro.
Nello studio di Takamizawa del 2004 è stata correlata una riduzione dei livelli
di espressione di Let-7g ad una ridotta sopravvivenza in pazienti affetti da
NSCLC36
. Nel nostro studio invece la sopravvivenza non evidenzia una
correlazione statisticamente significativa con l’espressione di Let-7g; uno
studio eseguito da Capodanno e collaboratori97
conferma l’assenza di
correlazione tra l’espressione di Let-7g e mir-21 e la sopravvivenza a 5 anni,
ma rileva un’interessante associazione tra l’iperespressione di Let-7g e mir-21
ed una ridotta sopravvivenza a 30 mesi.
Recenti lavori, come quello svolto da Solomides nel 2012, dimostrano come il
il mir-21 e il mir-205 siano maggiormente espressi nei NSCLC rispetto al
tessuto polmonare normale, in particolare per il mir-205 è stata calcolata una
75
maggiore espressione nell’istotipo squamocellulare rispetto
all’adenocarcinoma96
. La nostra esperienza conferma questi risultati in
particolar modo per quanto riguarda l’espressione di mir-205 che si rileva
essere significativamente più presente nei carcinomi a cellule squamose in
linea con la letteratura, proponendosi come nuovo potenziale marcatore di
biologia molecolare.
76
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