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Uno dei fattori che contribuiscono alla bellezza del legno è senz’altro l’enorme varietà di colori che caratterizza le diver- se essenze. Nelle specie arboree in cui è evidente la distinzione tra durame e alburno, il colore del primo è generalmente più scuro di quello del secondo ed il contra- sto è spesso notevole. Il colore del legno è dovuto al deposi- to di diverse sostanze derivanti dal pro- cesso di crescita, dall’ossidazione e da altre reazioni chimiche 1 . Non tutto il legno dunque è marrone. Il durame del- l’ebano, che proviene dall’India e dallo Sri Lanka, è scurito da un’elevata percen- tuale di tannini a grana finissima; il suo colore, tipicamente nero, presenta le varietà più strane: le screziature longitu- dinali che spesso caratterizzano il mate- riale, possono essere di colore verde, rosso, bruno o grigio e conferiscono al legname il suo famoso pregio. Il legno di Pterocarpus soyauxii, più noto come padouk, un albero che cresce nell’Africa Occidentale, presenta una 119 Capitolo 5 Colorazione del legno Albero di ebano. Legno di ebano. Fusto sezionato di uno Pterocarpus soyauxii. 1 - Comunque, le differenti colorazioni non influenzano in alcun modo le proprietà meccani- che del materiale.

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  • Uno dei fattori che contribuiscono allabellezza del legno è senz’altro l’enormevarietà di colori che caratterizza le diver-se essenze.

    Nelle specie arboree in cui è evidentela distinzione tra durame e alburno, ilcolore del primo è generalmente piùscuro di quello del secondo ed il contra-sto è spesso notevole.

    Il colore del legno è dovuto al deposi-to di diverse sostanze derivanti dal pro-cesso di crescita, dall’ossidazione e daaltre reazioni chimiche1. Non tutto illegno dunque è marrone. Il durame del-

    l’ebano, che proviene dall’India e dalloSri Lanka, è scurito da un’elevata percen-tuale di tannini a grana finissima; il suocolore, tipicamente nero, presenta levarietà più strane: le screziature longitu-dinali che spesso caratterizzano il mate-riale, possono essere di colore verde,rosso, bruno o grigio e conferiscono allegname il suo famoso pregio.

    Il legno di Pterocarpus soyauxii, piùnoto come padouk, un albero che crescenell’Africa Occidentale, presenta una

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    Capitolo 5

    Colorazione del legno

    Albero di ebano.

    Legno di ebano.

    Fusto sezionato di uno Pterocarpus soyauxii.

    1 - Comunque, le differenti colorazioni noninfluenzano in alcun modo le proprietà meccani-che del materiale.

  • colorazione che va dal rosso al violetto,mentre il mogano dell’America Centralee Meridionale è rosso scuro.

    Alcuni legni sono verdi, altri rosa;dall’Alaska proviene il legno giallognolodel cedro giallo, mentre l’acero europeoha un colore ancora più pallido. Il legnopiù chiaro è quello di alberi come il lirio-dendro, cheè quasi completamente bianco.

    Ma nonostante questa enorme varietàdi essenze e colori, spesso si rende neces-sario provvedere alla colorazione dellegno, specialmente quando, per necessi-tà, si impiegano essenze meno pregiate.

    L’arte di tingere il legno era conosciu-ta e praticata già al tempo della civiltàegiziana e di quella persiana, ma i primidocumenti storici che trattano l’argomen-to risalgono all’età greco-romana. Pocoutilizzata durante il Medioevo, fu oggetto

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    Legno di Pterocarpus soyauxii.

    Legno di mogano.

    Legno di brasiletto.

    Pino del Canada.

    Faggio europeo striato. Le striature nere sonodovute alla proliferazione di funghi provocatadalla penetrazione dell’acqua all’interno dellegno morto.

    Legno di Putumuju, originario del Brasile.

  • di grandeinteressenel tardo Quattrocento. La tecnica originaria consiste nel far

    bollire le essenze lignee con liquidi colo-rati con succhi vegetali, ovvero estrattiacquosi naturali. Il tal modo il coloreviene assorbito dal tessuto ligneo, mante-nendo inalterato il disegno delle fibre elasciando visibili nodi e marezzature.

    Oggi esistono differenti tipi di colori-tura che prevedono l’uso di coloranti adolio (coprenti), aniline (penetranti), mor-denti (a reazione chimica).

    La coloritura interessa solamente lostrato superficiale del legno (qualchedecimo di millimetro) e il livello di pene-trazione del colore dipende molto dall’o-rientamento delle fibre legnose e quindidalla capillarità per la quale l’acqua tendea risalire attraverso i tessuti del legno.Ciò comporta una maggiore penetrazionee intensità di colore sulle superfici orto-gonali alla direzione delle fibre.

    5.1 Coloranti naturali

    Tralasciando i moderni metodi dicoloritura del legno, che ricorrono all’usodi sostanze generalmente ottenute attra-verso sintesi petrolchimica, proponiamoun ritorno alla tradizione, con una brevesintesi sui coloranti di origine naturaleimpiegati nel passato e che oggi, alla lucedelle nuove esigenze di sostenibilitàambientale e di una maggiore attenzionealla qualità della vita, sembrano tornare a

    suscitare l’interesse dei consumatori equindi dei produttori, i quali devono farfronte alle richieste di una committenzasempre più attenta eresponsabile.

    Fino all’Ottocento le tinte naturali, diorigine vegetale, animale o minerale,erano le uniche conosciute per la colora-zione del legno e l’arte della loro prepa-razione era un segreto custodito gelosa-mente e tramandato da una generazioneall’altra. Oggi il loro utilizzo è marginalepoiché ormai quasi del tutto sostituite daicoloranti sintetici.

    5.1.1 Tinte vegetali

    Le tinte vegetali si estraggono dalleradici, dalle cortecce, dai fusti e dallefoglie e fiori di piante, arbusti e alberi.Radici, foglie, petali o bacche venivanomacerati in acqua.

    I succhi vegetali con cui si indicavanogenericamente gli estratti vegetali colora-ti, erano ricavati direttamente dalle pian-te senza particolari trattamenti, ad esem-pio, per spremitura.

    Ricette per la preparazione di succhi eper il corretto uso dei colori così ottenutisono presenti in molti trattati di artemedievale: il Cennini2 parla diffusamen-

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    2 - Nel suo Libro dell’Arte (conosciuto anchecome Trattato della pittura), scritto intorno al1390, Cennino Cennini riporta i segreti custoditinelle botteghe del Trecento, inerenti alle tecnichedella pittura e dell’affresco, con consigli e ricetteper la preparazione dei colori.

  • te dei numerosissimi succus o jotta, uti-lizzati dai miniatori medievali. Si riportadi seguito l’elenco di alcuni di questiestratti all’epoca conosciuti.

    Per i Gialli: jotte luze, dalla Reseda luteola, ovverol’arzica; crocusdallo zafferano.

    Per i bruni: jotte concina, estratto di galle di quercia,ricco di tannini.

    Per i verdi: succus gladioli o viride de liliis azurinis,dai fiori di ireos (Iris germanica e Iris fio-rentina); succus caulae, dal cavolo(Brassica oleracea); succus porri , dalcomune porro coltivato (Allium porrum); succo di prugnameroli, dai frutti delRhamnus catharticus, noti come granid’Avignone; succus rute o ruvite, dallaRuta graveolens, pianta tossica come laprecedente; gatetriu, dal succo di caprifo-glio.

    Per i rossi: un succo rosso sangue estratto dal troncodell’edera, non meglio identificato.

    Per i blu: torna-ad-solem, dalla Crozophora tincto-ria a pH basico; succus sambuci, dai frut-ti di Sambucus nigra.

    Per i violetto-porpora: folium, sempre dalla Crozophora tinctoriaa pH neutro; bisetus, sottoprodotto delfolium.

    Gli estratti spesso venivano bolliti epoi filtrati; in alcuni casi era necessarioacidificare o basificare per poter liberare

    il colorante dai tessuti vegetali. Del gran numero di coloranti naturali,

    solo una decina circa è ancora oggi inuso. Tra questi la robbia o rosso diGaranza (attualmente noto chimicamentecome Alizarina), estratto dalle radicidella pianta Rubia tinctorum. La robbia,ricordata da Vitruvio e Plinio, è forse lapiù importante pianta tintoria conosciutafin dall’antichità. È stata coltivata inGrecia, Olanda e Francia.

    Si dice che Alessandro il Grande abbiausato questo colorante per ingannare iPersiani in battaglia. Macchiò le tunichedei suoi soldati con la robbia, inducendoi nemici a credere che l’armata grecafosse debilitata per le ferite riportatedurante il combattimento. Grazie a taleinganno, i Greci presero il sopravventosui Persiani sconfiggendoli.

    Oggi la robbia è quasi del tutto dimen-ticata in Europa, ma nei mercati iraniani e

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    Radici della Rubia tinctorum.

  • marocchini si possono ancora vederegrandi cesti di radici di questa pianta,molto usata per lavori artigianali. Siottengono colori bellissimi che vanno dairossi alle tonalità del mattone, agli aran-cioni, anche se soggetti a leggere varia-zioni di alcalinità e di temperatura.

    L’alizarina è molto simile a un altroantico colorante, l’hennè, da cui si estraeil Rosso Alcanna.

    Il nome botanico della pianta èLawsonia inermis, ma è anche nota conmolti altri nomi di origine araba o india-na. La pianta cresce soprattutto in Egitto,India, Kurdistan, Iran e Siria. Le foglievengono essiccate e poi tritate per ottene-re una polvere bruno-rossastra.

    Le prime civiltà che usarono l’hennèsono quelle dei Babilonesi, Assiri,Sumeri, Semiti, Ugaritici e Canaaniti.

    Dal frutto della Bixa orellana, piantaarbustiva originaria del Sud America, siottiene un colorante rosso commercializ-zato con il nome di oriana o annattoeusato per tingere le stoffe. Il colore cheassumono i tessuti trattati con questa

    sostanza è un rosso aranciato, non moltostabile alla luce. La soluzione oleosa delprincipio colorante contenuto nell’orianaè l’unica sostanza consentita dalla leggeper la colorazione del burro e dei formaggi.

    Il Rosso di chicasi ottiene dalla pian-ta omonima sudamericana. Altre tonalitàdi rosso si estraggono dai petali del papa-vero, da cui si ottiene il Rosso di papave-ro (citato anche da Leonardo), o dall’ipe-rico detto anche “erba di San Giovanni”.

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    Lawsonia inermis.

    I frutti della Bixa orellana all’interno delle cuicapsule è contenuto il succo colorante.

    Fiore di iperico.

  • Questa è una piantina perenne, dai beifiori gialli che sfregati tra le dita emetto-no una sostanza dal colore rosso, dettaSangue di San Giovanni.

    L’indaco è il più antico coloranteconosciuto3; è un pigmento azzurro chesi estrae dai rami e dalle foglie di diversespecie di Indigofera, pianta che crescespecialmente in India, a Giava e in Cina.

    In Europa si estraeva l’indaco dallapianta di guado, (Isatis tinctoria), finchéMarco Polo non portò dall’Oriente laricetta per tingere con la polvere diIndigofera.

    Il guado fa parte delle cosiddette pian-te da blu, insieme al guado cinese e allapersicaria dei tintori. Le foglie del guadovengono raccolte durante il primo anno di

    vita della pianta. L’acqua di fermentazio-ne, nella quale si lasciano macerare lefoglie, si trasforma in una soluzione dalcolore giallo-verde che agitata e ossidataproduce un precipitato (indigotina).

    L’indaco indiano si è diffuso in Europasolo dopo il 1500 ed ancora oggi, inIndia, migliaia di persone lavorano nellacoltivazione e nell’estrazione di questocolorante.

    La produzione del colorante avvenivaper macerazione delle foglie mature incisterne d’acqua, con aggiunta di calce oammoniaca e successiva ossidazioneall’aria. Al termine di una serie di passag-gi di purificazione, il pigmento venivaessicato in appositi stampi e commercia-lizzato in pani. Utilizzato fin dall’antichi-tà è ricordato, tra gli altri, da Plinio ilVecchio e da Cennino Cennini. Di coloreblu intenso simile al blu di Prussia, semi-trasparente e con buon potere colorante,non è molto stabile alla luce ed è insolu-bile in acqua. Oggi viene preparato persintesi e serve soprattutto per colorare i“blu jeans”.

    Dalle foglie della robinia gli indianiricavavano una tintura blu4.

    Il pigmento giallo si ottiene dalla cur-cuma e dallo zafferano.

    La curcuma è una spezia ricavata dalle

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    Esemplare di pianta di Indigofera.

    4- La robinia è originaria dell’America del Nord.Fu importata in Europa nel 1601 da Jean Robin,botanico del re di Francia, dal quale prese ilnome.

    3 - Noto in Asia da più di 4000 anni. In Egitto sisono trovate mummie risalenti al 1500 a.C.,avvolte in teli tinti in azzurro d’indaco.

  • radici della Curcuma longa, una piantaerbacea perenne della famiglia delleZingiberacee, tipica delle zone asiatiche.Ha un caratteristico colore ocra moltopersistente ed è per tale ragione che vieneanche utilizzata come colorante. Le radi-ci vengono bollite e seccate in forno, peressere poi schiacciate fino ad assumere

    una granulometria molto fine, quasiimpalpabile.

    Lo zafferano è un’antichissima spezia,molto aromatica e profumata, coltivata inAsia e nell’area del Mediterraneo. Inrealtà, lo zafferano vero e proprio é ilpistillo del fiore di Crocus sativusche faparte della famiglia delle Iridacee e dalquale si ottiene un pigmento dal vivissi-mo colore giallo. Fiore solitario dal colo-re viola, con foglie lanceolate, fioriscenel periodo autunnale.

    Un’altra tonalità di giallo, Still deGrain, si ottiene dalle bacche degli arbu-sti della specie Rhamnus, dalla quale siestrae anche il cosiddetto verde vescica,conosciuto fin dal XVII secolo.

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    Radici e polvere della Curcuma longa.

    Curcuma longa.

    Foglie di robinia.

  • Dall’Aloe si estraggono pigmenti divaria colorazione, secondo la provenien-za della specie: aloe di Bombaydi colorerosso; aloe del Capo, marrone verdastrocon riflessi verdi; aloe del Natal, di colo-re grigio marrone; aloe di Barbados, dicolore marrone cioccolato.

    I neri vegetali erano preparati daestratti di piante, come il frutto del carru-bo, ricco di tannini.

    Foglie di cardo, the, cicoria, mallo dinoce, cartamo e molti altri ancora fannoparte della grande famiglia dei colorantivegetali.

    Coloranti per il legno si ottengonoanche dalle stesse essenze arboree, perquesto denominate “legni tintori”. Traqueste, il legno di vite, da cui si ricava un

    pigmento nero (nero di vite), o il legnodelle piante appartenenti al genereCaesalpina, conosciute anche comeLegno Rosso, che producono il rosso ver-zino o brasiletto, dalla tonalità rosso-arancio acceso che, a contatto con l’aria,assume un’intensa colorazione bruno-rossiccia (brasileina).

    Le Caesalpinaecrescono in AmericaMeridionale (Caesalpinia echinata, edHaematoxylum brasiletto) e in EstremoOriente (Caesalpinia sappan) e a questeappartiene anche il Pau Brasil, da cui siottiene un bel colore rosso bordeaux,usato fin dal Medioevo.

    Il brasiletto ricavato dalla Caesalpiniasappansi impiegava in Asia già dal IIsecolo a.C. e arrivò in Europa nel X seco-lo d.C., prima ancora della scopertadell’America.

    Quando, nel 1500, i portoghesi sbarca-rono sulle coste dell’odierno Brasile, sco-prirono la presenza di numerose piantesimili a quelle già note in Europa per l’e-strazione del brasiletto il cui nome, pro-babilmente, non ha origine dalla terra delBrasile, ma forse dall’arabo bresil, tra-dotto poi in portoghese brasil, con ilsignificato di “legno fiammeggiante” o“brace”, a causa del suo colore acceso5.

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    5- Fu quindi il portoghese Pedro Alvares deCabral, con i suoi uomini, ad attribuire il nomeBrasile alla terra appena conquistata, proprio perla grande quantità di alberi brasil che crescevanoin quel territorio e che cominciò ad importare inEuropa.

    Fiore di zafferano (Crocus sativius).

  • Il colorante si ricava dalla parte inter-na del tronco. La preparazione avvieneriducendo il legno in segatura che vieneimmersa in acqua bollente.

    L’ossidazione naturale era già nota aitintori medievali, i quali lasciavanoinvecchiare il colorante estratto in modoche si arricchisse di brasileina.

    Il rosso verzino era impiegato nelMedioevo in area mediterranea per pre-parare un inchiostro rosso e, in arte pitto-rica, come lacca alluminata e succo,soprattutto nella miniatura e nella decora-zione delle icone.

    La brasileina era molto usata inEuropa come colorante nell’industria tes-sile e conferiva ai tessuti un colore di otti-ma qualità. Questa peculiarità, unita allosfruttamento industriale del Legno Rosso,determinò una domanda di mercato enor-me e un conseguente devastante disbo-scamento delle foreste brasiliane di PauBrasil.

    Il campeggio è un colorante che siestrae da una leguminosa (Haematoxyloncampechiamun), che vive nell’AmericaCentrale ed è originaria della Baia diCampeche, nella penisola dello Yucatan,da cui prende il nome. È un colorante digrande valore storico ed economico per iPaesi produttori; secondo solo a quellodello zucchero. La sua importanza èampiamente dimostrata dallo stemmariprodotto nella bandiera del Belize cheraffigura due tagliatori di campeggio.

    Questo colorante era in uso presso leciviltà Mesoamericane già prima dell’ar-rivo di Colombo che, nel XVI secolo lo

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    Pau Brasil.

    Bandiera del Belize.

  • introdusse in Europa, dove fu moltoapprezzato per la sua economicità e l’am-pia gamma cromatica. Per far fronte alleenormi richieste, le regioni produttricifurono sottoposte a coltivazione intensi-va, con conseguenze devastanti dal puntodi vista ambientale ed umano.Il principiocolorante del campeggio è il flavonoideematossilina, simile alla brasileina.Anche in questo caso, l’esposizione all’a-ria provoca la formazione di un prodottoossidato, l’emateina, di colore più inten-so. Analogamente al brasiletto, il cam-peggio si ottiene dalla parte interna delfusto che presenta un durame bruno-rossotendente al violaceo. Questo viene ridottoa segatura e bollito in acqua. La gammadi colori ottenibili per mordenzatura (v.par. 5.2), è una delle più ampie tra i colo-ranti vegetali. A seconda delle condizionidi preparazione il colorante può risultarerosso, porpora, lavanda, viola, grigio, blu,ma si tratta di tinte non particolarmentestabili alla luce.

    L’estratto di campeggio è usato pervernici, per inchiostri e, in tintoria, perseta, lana e cotone. Il colore più stabile èil nero che fu molto sfruttato per tingere ivestiti dell’alta società Europea delXVIII-XIX secolo, oltre che come pre-cursore dell’inchiostro6.

    Il principio attivo, l’ematossilina, è dilargo impiego in campo biologico comecolorante istologico e batteriologico.Viene usata come colorante per micro-scopia in quanto si sfrutta la sua affinitàcon le sostanze cellulari che formano icromosomi; questo permette di indivi-duarli e di studiarli.

    Dall’olio di semi estratto dall’alberodi Tung (v. Cap.4), bruciato ed unito aduna resina di lacca, si ottiene l’oil smoke,un tipo di olio nero che dà un risultatosuperiore a quello dell’inchiostro tradi-zionale.

    Il cinabro vegetale o Sangue di dragoè una secrezione resinosa prodotta dallacorteccia e dalle foglie di quattro generibotanici:Pterocarpus, Croton, Daemonoropse Dracaena.Le due specie più note diDracaena da cui estrarre la resina sono laDracaena draco L., che cresce nelle areesubtropicali (Isole Canarie) e laDracaena Cinnabari di Socotra, (isola asud dello Yemen)7.

    La resina, ossidandosi, assume unacolorazione rossastra che risulta piùintensa di quella ottenuta dalle radicidella robbia ma meno brillante del vermi-glio estratto dagli insetti della famigliaKermesidae e meno cupo della porporaestratta dai murici (v. par. 5.1.2).

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    6 - In campo pittorico il campeggio è citato tra icoloranti impiegati dagli Aztechi nell’arte dellaminiatura, mentre in Occidente, nel XVII secolo,era usato come prodotto economico nella tecnicadell’acquerello.

    7 - Gli indigeni delle Canarie e di Socotra usava-no la resina dell’Albero del drago come un rime-dio per ogni problema di carattere medico.

  • Il Sangue di dragoera una tinta moltopreziosa sia per la difficoltà di reperimen-to sia per le caratteristiche di stabilità chene facevano uno dei reagenti più preziosi,annoverato tra le cosiddette “granditinte”. Veniva utilizzato come colorantenegli opifici che producevano stoffe, tes-suti e abiti8.

    Solubile in alcol, la sua stabilità allaluce lo rende un buon colorante per ver-nici. Veniva trasformato in lacca viola pergli imperatori cinesi o in vermiglione pergli emiri persiani ma era anche noto agliantichi romani, che lo impiegavano comecolorante. La resina veniva utilizzataanche per tinture per legno, pigmenticoloranti per cosmetici, per il vetro, ilmarmo e le pietre dure.

    Nel XVIII secolo era utilizzato comemordente per il mogano.

    La gommagutta, conosciuta fin dal-l’antichità, è una gommoresina estratta daalcune piante tropicali del genereGarcinia, in particolare la Garcinia han-buryi. È solubile in alcol, penetra con dif-ficoltà nelle fibre ed è tradizionalmenteusata come colorante, anche in combina-zione con resine propriamente vernician-ti, per il suo splendente colore giallo oro.

    L’estrazione dalla Garcinia avvienepraticando delle incisioni a spirale neltronco di alberi di almeno dieci annid’età; il liquido resinoso che gocciolafuori viene raccolto all’interno di culmidi bambù cavi. Una volta che il liquido siè solidificato, si taglia il culmo e siestraggono grosse bacchette di gomma-gutta grezza.

    Trattando la corteccia dell’acero rossocon sali di ferro e alluminio si ottiene unatintura naturale.

    5.1.2 Tinte di origine animale

    I coloranti di origine animale vengonoprelevati da secrezioni ghiandolari diinsetti e molluschi.

    Tra gli estratti animali ricordiamo ilcarminio di cocciniglia, il kermes, il sep-pia, il porpora.

    Il Rosso carminioè un colorante che siestrae dal corpo, essiccato e ridotto inpolvere, delle femmine di alcune speciedi cocciniglia denominate Dactylopius

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    Esemplare dell’Albero del drago, nell’OrtoBotanico di Palermo.

    8 - I tessuti venivano immersi in una soluzione diacqua e colorante, contenuta in grossi recipienti eriscaldata fino al punto di ebollizione.

  • coccuso Coccus cacti9, in quanto paras-sita di un particolare tipo di cactus,l’ Opuntia (volgarmente chiamato Ficod’India). Questo piccolo insetto è origi-nario del Messico ma i primi ad utilizza-re il colorante ottenuto dalla cocciniglia,furono le popolazioni peruviane, intornoal 700 a.C.

    Seguirono le popolazioni messicanedell’America precolombiana che ne per-fezionarono le tecniche di preparazioneed utilizzo per tingere le stoffe, anche seancora non era loro chiara la natura stes-sa della cocciniglia.

    La scoperta dell’America da partedegli Spagnoli fece conoscere questa tin-tura anche agli europei che la preferironoa quelle fino ad allora utilizzate (kermesorientale, cocciniglia armena dell’AsiaOrientale, cocciniglia polacca e kerriaindiana), per via del suo colore più rossoe per la sua stabilità alla luce, all’aria, alcalore a all’umidità.

    La superiorità della cocciniglia rispet-to al kermes è spiegabile in termini dipercentuale di principio attivo presentenegli insetti. La cocciniglia messicanaessiccata contiene il 10-20% di acido car-minico, mentre il kermes contiene solol’1% di acido kermesico.

    Il tentativo di riprodurre la coccinigliain piantagioni europee fallì miseramente

    e gli spagnoli furono costretti ad importa-re la tintura dai messicani, istituendo unregime di monopolio. Dal XVI secolo ilcolorante diventa uno dei più preziosiprodotti importati dalle Americhe (secon-do solo all’oro e all’argento) e si diffondein Europa suscitando anche una grande

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    Opuntia.

    Pala di Opuntiaattaccata dalla cocciniglia.

    9 - Coccus = granello, dalla forma tondeggiantedell’insetto da cui si estrae il colorante.

  • curiosità nell’ambito del mondo scientifi-co, circa la sua natura animale, vegetale ominerale. Il mistero fu risolto solo nel1694 da uno stu-dioso tedesco,N i c o l a a sH a r t s o e k e r,costruttore dilenti e microsco-pi che, per laprima volta pub-blicò un’illustra-zione dell’inset-to, sfatando ognidubbio sulla pos-sibile naturavegetale dellacocciniglia.

    Oggi sappiamo che le specie da cui siricava il colore sono le Kermes e leDactylopius coccus. Dalla specie Kermesvermilio (Vermiglio della quercia) si rica-va il colorante Grana di Kermes.

    A partire dal XVIII secolo l’alleva-mento degli insetti fu poi introdotto invarie parti del mondo. Piantagioni di cac-tus sono presenti anche in Europa.

    Il pigmento rosso si trova in massimaconcentrazione nelle femmine gravide;per ottenere una tinta di migliore qualitàqueste devono essere raccolte prima chedepongano le uova. Come già descrittonel quarto capitolo di questo volume, gliinsetti vengono uccisi per fumigazionecon aceto o vapore caldo; questi, dopol’essiccazione si presentano con la consi-

    stenza di grani rosso-marrone (gomma-lacca in grani). Per estrarre il colorante,questi grani vengono ridotti in polvere etrattati con ammoniaca o con una solu-zione di carbonato di sodio. La sostanzacosì ottenuta viene filtrata per eliminarela parte solidae lasciareil liquido purifi-cato.

    Per ottenere 150 grammi di colorantevengono impiegati circa 5000 esemplaridi cocciniglia. Oggi il Perù ne producel’85% delle scorte mondiali.

    La cocciniglia è anche impiegata comecolorante nell’industria alimentare ed inquella cosmetica. Denominato con lasigla E120 è presente in bibite, gelati,vino, liquori, dolci, carni, yogurt10. È unpotenziale allergizzante e se ne sconsiglia

    Colorazione del legno 131

    Coltivazione di Opuntia a Lanzarote, IsoleCanarie.

    Stralcio del saggio pub-blicato da NicolaasHartsoeker.

    10 - Tra le applicazioni più famose del rosso coc-ciniglia (sostituito attualmente da coloranti sinte-tici) ricordiamo la tintura delle uniformi delleGuardie di Buckingham Palace e delle uniformidella Royal Mounted Police of Canada, più notecome Giubbe Rosse.

  • l’uso a soggetti asmatici. La causa dellereazioni allergiche, di varia intensità, finoallo choc anafilattico, è il contatto con leproteine del Dactylopius coccus, presentinel colorante. Dal gennaio del 2009, negliStati Uniti, è stata approvata una normache obbliga l’industria alimentare e quel-la cosmetica a specificare, tra gli ingre-dienti, la presenza del colorante. Taleprovvedimento non è ancora attuato inItalia pertanto, non sempre nelle etichettedei prodotti è possibile rilevarne il suoimpiego.

    Dalla secrezione della vescica dellaSepia officinalis si estrae il colore seppiamentre, il colore porpora, già noto aiCretesi, agli Egiziani ed ai Fenici venivaestratto dalle ghiandole ipobranchiali dimolluschi come il Murex brandarise laPurpura haemastoma, che popolano tuttii mari caldi.

    La qualità di porpora piu pregiata è laPorpora di Tiro, che prende il nome dal-l’omonima città portuale, lungo le coste

    meridionali dell’attuale Libano. Le acquedi questo mare sono particolarmente ric-che di questi molluschi.

    La leggenda vuole che il colorantefosse scoperto da un pastore (secondoalcune fonti Ercole), il cui cane si tinse dirosso le fauci addentando uno di questimolluschi arenatosi sulla spiaggia.Quando il suo padrone provò a pulirgli ilmuso, si accorse che il liquido rosso nonera sangue, ma una secrezione prodottada quel mollusco.

    Su molte coste del MediterraneoOrientale si praticava l’estrazione e lalavorazione della porpora, così come èattestato da scavi archeologici che neglianni hanno portato alla luce numerosicumuli di gusci di molluschi spezzati.

    Aristotele, nella sua Historia Animalis(V, 15) e Plinio il Vecchio, nella sua gran-

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    Murex brandaris.

    Sepia officinalis.

  • de enciclopedia, Historia Naturalis (IX,124-142), spiegano le varie fasi del pro-cesso di lavorazione necessario per rica-vare dai molluschi la preziosa tintura.

    Plinio racconta che i molluschi eranoattirati da esche sistemate all’interno dicesti di vimini. Estratta la parte molledella conchiglia, in cui si trova la ghian-dola, questa veniva depositata in cavitàscavate direttamente nel terreno.

    Dopo tre giorni si otteneva una polti-glia dall’odore nauseabondo, dovuto alprocesso di decomposizione. Si procede-va con l’ebollizione all’interno di vasi dipiombo e in acqua salata.

    Dopo dieci giorni si otteneva un liqui-do incolore o giallo pallido che esposto alsole acquistava bellissime ed intensecolorazioni che potevano assumere varietonalità: dal rosa al violetto più scuro, lecui sfumature dipendevano dalla mesco-lanza dei diversi molluschi utilizzati11. Icolori risultanti includevano il rosso, ilblu e il porpora.Tutte le sfuma-ture erano utiliz-zate principal-mente per tinge-re abiti cerimo-niali, ma la tin-tura venivaanche impiegataper la pittura, ladecorazione di edifici e di statue e persi-no come cosmetico.

    La ghiandola dei molluschi da porporaè molto piccola ed occorreva un grannumero di esemplari per ottenere qualchegrammo di colorante: si stima che da12.000 molluschi si potevano ricavaresoltanto 1,4 grammi di rosso porpora. Pertale motivo il suo costo era elevatissimoed era riservato a pochi privilegiati, estre-mamente ricchi e potenti, come sovrani,

    133Colorazione del legno

    11 - Secondo Vitruvio la porpora cambia coloreanche in base ai luoghi di produzione, adeguan-dosi al corso del sole: a nord è piu scura, ad est ead ovest si trova in una sfumatura violetta, men-tre a sud è rossa. (De Architectura, libro VII,cap.XIII).

    Purpura haemastoma.

    Rosso porpora.

  • sacerdoti e membridi classi sociali elevate.Secondo alcune teorie furono i Greci

    ad attribuire ai Fenici la nascita dell’in-dustria della porpora, ma testimonianzearcheologiche attestano che la sua produ-zione era fiorente già molti secoli prima.Recenti scoperte, infatti, datano la produ-zione minoica della porpora al XVIIIsecolo a.C., pertanto, furono i popolimediterranei di Creta e delle isole vicineche hanno dato il via, circa 4000 anni fa,alla produzione di questa preziosa tintura.

    Dai molluschi del genere Purpurapatula pansa Gould(diffuso lungo lecoste dell’Oceano Pacifico) e Purpurapatula Linné, (diffuso lungo le costedell’Atlantico), si ricavava un coloranteporpora chimicamente affine alla porporadi Tiro.

    Un metodo di estrazione usato daipescatori messicani consisteva nel soffia-re sul mollusco in modo da indurne lasecrezione dalla ghiandola purpurigena;

    il mollusco veniva poi ributtato in mare.Questo metodo era senza dubbio menocruento rispetto a quello dei Fenici, cheusavano espiantare il mollusco dalla con-chiglia o anche macinarlo insieme alguscio. Un altro mollusco noto comeLepre di mare, appartenente al genereAplysia linnaeus, secerne una sostanzache veniva impiegata dagli Aztechi comecolorante porpora.

    5.1.3 Tinte minerali

    Le tinture di origine minerale si otten-gono dalle terre coloranti o da miscugli diminerali. I pigmenti naturali inorganici(terrosi), vengono estratti dalle miniere esottoposti a trattamenti di essiccazione,fanghi, macinazione. Il colore che carat-terizza tali sostanze dipende dai metalli inesse contenuti, come, ad esempio l’ossidodi ferro. Le terre, essendo particolarmen-te corpose, sono poco adatte per tingere illegno, in quanto hanno una scarsa pene-trazione.

    Capitolo 5134

    Lepre di mare.

    Conchiglia di mollusco appartenente alla speciePurpura.

  • I colori a base inorganica sono più sta-bili nel tempo rispetto a quelli a baseorganica, che sono facilmente soggetti aprocessi di fotodegradazione.

    La più nota tinta di origine minerale èla Terra di Colonia o Terra di Kassel,comunemente chiamata mordente noce;viene estratta dalla torba provenientedalle zone limitrofe alle città tedesche diColonia e di Kassel. Il suo colore brunoscuro è intenso e caldo.

    Una terra usata nel settore del mobileè la terra d’ombra bruciata, ottenuta dallacalcinazione della terra d’ombra natura-le12. Ha una tonalità calda e sufficientestabilità. Altre tinte sono il grigio ardesia,la grafite, le terre verdi, l’argilla, la terradi Siena naturale e bruciata, il rossoingles, il rosso pompeiano e molte altreancora.

    Il famoso rosso pompeiano si ottieneda un minerale dall’aspetto rossiccio: ilcinabro, già noto ai romani che, attraver-so un delicato processo di lavorazione, neestraevano un rosso costoso e brillante,con una gradazione compresa tra l’aran-cione ed il rosso porpora. Il cinabro con-tiene notevoli quantità di mercurio ed èancora oggi la fonte principale da cui si

    ricava questa sostanza altamente nocivaalla salute.

    Esistono poi sostanze inorganichemolto pericolose come la biacca di piom-bo, il cadmio, il cromo, l’arsenico, il tita-nio, da cui si estraggono numerosi pig-menti utilizzati anche nella colorazionedel legno, ma questi, ovviamente, sonocaldamente sconsigliati, essendo causa didisturbi e patologie spesso molto gravi.

    A complicare la situazione, alle tintenaturali si sono aggiunte, col tempo,sostanze sintetiche organiche, come quel-le derivanti dal catrame di carbon fossi-le13, notoriamente cancerogeno.

    135Colorazione del legno

    Cinabro.

    12 - La terra d’ombra naturale è un composto disilice colorato, di manganese e di ferro. I suoi gia-cimenti si trovano nell’isola di Cipro, nellaTurchia ed anche in Sicilia e in Sardegna. Il suocolore tende al verdastro.

    13 - Il catrame di carbon fossile è una sostanzagrezza ottenuta per distillazione del carbon fossi-le. Oggi gli stessi prodotti possono essere ricava-ti dal petrolio, come sottoprodotti della raffina-zione della benzina, cosicchè molti coloranti sin-tetici sono ancora in uso, anche se non provengo-no più dal catrame del carbon fossile.

  • A dare inizio all’industria dei coloran-ti sintetici, fu il chimico inglese WilliamHenry Perkin che, nel 1856, dalla sintesidell’anilina (sostanza contenuta nel catra-me di carbon fossile), ottenne una solu-zione di colore porpora.

    Il colorante da lui sintetizzato fu deno-minato mauveina. Da allora, l’anilina èstata la materia prima impiegata nellaproduzione di centinaia di sostanze colo-ranti, tra cui la fucsina, la safranina, ilverde malachite, l’indaco sintetico, l’ali-zarina sintetica e molte altre.

    Questi estratti sono tutti comunementenoti con il nome di aniline e sono dispo-nibili in una vasta gamma di colori. Sonosolubili in acqua calda o tiepida o in alcole per facilitarne la penetrazione siaggiungono piccole quantità di ammonia-ca che attacca la lignina dello stratosuperficiale facendo allargare i pori dellegno.

    L’anilina è la più nota delle molecoleamine aromatiche, che sono ritenuteresponsabili dell’aumentata incidenza ditumori alla vescica. Contiene il nitroben-zene, sostanza riconosciuta cancerogenadal Ministero della Sanità.

    I coloranti solubili in alcol etilicohanno un maggiore potere penetrante separagonati ai coloranti solubili in acqua easciugano molto rapidamente, contraria-mente a quanto avviene con i coloranti adolio. Questi ultimi hanno un ottimo livel-lo di penetrazione ma cambiano coloreuna volta asciutti e, con il passare del

    tempo, a causa dell’ossidazione dell’olio(generalmente olio di lino), anneriscono.

    Attualmente esistono oltre 2000 com-posti chimici che danno luogo a coloran-ti e pigmenti organici di sintesi ed i dannibiologici causati da tali sostanze non silimitano solo al cancro, ma determinanoforme patologiche di varia natura e peri-colosità.

    5.2 Mordenzatura

    Un altro metodo utilizzato per tingereil legno è la cosiddetta mordenzatura checonsiste nel far reagire i tannini del legnocon sostanze chimiche che modificano ilcolore delle essenze. Si tratta, general-mente, di sali di metalli pesanti comeallume di rocca, rame, cromo, stagno.

    La mordenzatura in genere è un’opera-zione per sua natura irreversibile in quan-to la reazione chimica che si innesca conle sostanze contenute nel legno generauna sostanza nuova, di colore diverso daquello del legno originario.

    I mordenti pìù usati sono l’allume, ilbicromato di potassio, il permanganato dipotassio, il bicromato di sodio, l’ammo-niaca e i cristalli di bicarbonato di potas-sio. Quest’ultimo non presenta particola-ri problemi dal punto di vista della tossi-cologia umana, al contrario del bicroma-to di potassio che è un composto dallespiccate proprietà ossidanti, ma è ancheestremamente tossico e cancerogeno per

    Capitolo 5136

  • il suo contenuto di cromo esavalente. Il cromo (VI) è soprattutto tossico per

    gli organismi viventi. Gli effetti negatividella forma esavalente sulla pelle posso-no includere ulcere, dermatiti e reazionicutanee allergiche. L’inalazione di com-posti di cromo esavalente può provocareulcerazione e perforazione delle membra-ne mucose del setto nasale, irritazione difaringe e laringe, bronchiti asmatiche,broncospasmi ed edema. I sintomi respi-ratori possono includere tosse e asma,respiro breve e prurito nasale. Può altera-re la struttura genetica e causare il cancro.

    Il bicromato di potassio si presenta incristalli di un bel colore rosso-aranciato,inodore, inalterabili all’aria ed abbastan-za solubili in acqua. Utilizzato a concen-trazioni molto basse, reagisce con i legniricchi di tannino, conferendo colorazionibrune più o meno cariche; applicato suoggetti trattati con soluzioni di legno dicampeggio fornisce delle colorazioninere intense.

    Il permanganato di potassio si presen-ta in forma di cristalli di colore violettoche si dissolvono in acqua. È un ossidan-te molto forte e per tale motivo il suo usoè sconsigliato, se non con le dovute pre-cauzioni. Può essere usato sia per imbru-nire sia per decolorare il legno. Questasostanza, in soluzione dall’1% al 5%,colora il legno di una tonalità intermediadi marrone.

    Il bicromato di sodio si presenta in cri-stalli di colore aranciato-rossastro oppure

    in polvere leggera. Viene spesso impiega-to in sostituzione del bicromato di potas-sio poiché è più economico e permette diraggiungere quasi gli stessi risultati.

    Uno dei mordenti più comuni è l’allu-me14 o allume di rocca, noto fin dall’an-tichità. Nel Medioevo era prodotto prin-cipalmente in Asia Minore dove si trova-no grandi giacimenti di allumite.

    L’ammoniaca viene utilizzata in gene-re in soluzione acquosa per tingere ilrovere poiché reagisce con il tannino con-ferendo al legno un colore marrone scuro.In soluzione più diluita (3-5%) è usataper “invecchiare” il legno nuovo.

    Il mordente, oltre ad essere utilizzatocome colorante, può agire come sostanzaintermedia per l’applicazione di alcunitipi di coloranti che, per essere utilizzatial meglio, necessitano di una sostanzaponte, appunto il mordente, che abbia laproprietà di legarsi alle fibre organichedella materia da colorare ed alla sostanzacolorante, generando un legame tra leparti più intimo e duraturo.

    Il brasiletto, ad esempio, è un coloran-te non molto stabile alla luce e per talemotivo è preferita l’applicazione a mor-

    14 - Solfato doppio di alluminio e potassio, dettocomunemente allume di rocca. Composto impor-tantissimo nell’industria tintoria, sia come mor-dente sia per la concia delle pelli. Usato in medi-cina come emostatico e nella produzione delvetro. Oggi si utilizza anche nella produzionedella carta e nella depurazione delle acque.

    137Colorazione del legno

  • dente. La gamma di colori ottenibili permordenzatura con allume varia dal rossocremisi al rosso arancio. La lacca di bra-siletto alluminata, con tinte dal rosso-viola al rosa, si otteneva estraendo la bra-sileina dal legno con urina fermentata ocon liscivia di cenere e precipitando sugesso o biacca in presenza di allume. Ilsucco era ottenuto in maniera analoga etrattato con allume. La mordenzatura sipuò fare anche con stagno, generando uncolore rosa.

    Anche i colori ricavati da succhi vege-tali di piante come l’arzica, il tornasole,la robbia, ecc. potevano essere regolatiaddizionando un mordente.

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