Capitolo 4 IL MUSEO - sito di diego gulizia · ... dunque, molto suggestiva, ma che cosa si intende...

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L’origine del termine La parola museo ha un origine molto antica e fu usata forse per la prima volta ad Alessandria d’E- gitto, per indicare quella parte del palazzo reale di Tolomeo I (323-282 a.C.) che ospitava la celebre biblio- teca, l’osservatorio astronomico, il giardino botanico e zoologico e l’istituto anatomico. Un vero e proprio cen- tro culturale pubblico, dove un gruppo di uomini di scienza e di lettere viveva con il sostegno dalla comu- nità, dedicato alle Muse – le nove figlie di Zeus che nel- la mitologia classica erano le divinità protettrici delle arti e della poesia – e denominato, appunto, Museion. Un’origine, dunque, molto suggestiva, ma che cosa si intende oggi con il termine museo? La sua definizio- ne ufficiale è quella formulata dall’Icom (International Council of Museums), l’organismo internazionale non governativo con sede presso l’Unesco di Parigi che dal 1946 coordina i musei di tutto il mondo. Secondo quanto espresso dall’Icom, «il museo è un’istituzione senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo, aperta al pubblico, che ha come obiettivo l’acquisizione, la conservazione, la ricerca, la comuni- cazione e l’esposizione per scopi di studio, di educa- zione e di diletto, delle testimonianze materiali dell’u- manità e dell’ambiente». Una definizione che trova un adeguato riscontro anche nella legge italiana, così co- me indicato anche nel Codice dei beni culturali e del paesaggio (cfr. pp. 2-5). Dalle collezioni antiche al museo moderno Nono- stante le antiche origini del suo nome, il museo come lo intendiamo oggi è un’istituzione relativamente re- cente. Per molti secoli la raccolta e la conservazione delle opere d’arte fu affidata ai grandi collezionisti, re, papi e colti aristocratici, che riempirono i propri palaz- zi con le opere dei più celebri artisti o con preziosi ri- trovamenti, cercando di mantenere in tal modo eleva- to il proprio prestigio. Le collezioni, che venivano visitate da un pubblico selezionatissimo, seguivano talvolta nell’esposizione un ordinamento rigoroso, ma spesso non rispettava- no alcun criterio specifico, se non quello di raccoglie- re e mostrare oggetti antichi e preziosi [Ë53], o di ra- ra curiosità. Gli ambienti destinati a ospitare questo tipo di oggetti prendevano il nome di studioli, gabi- netti, o stanze delle meraviglie. Il patrimonio culturale e ambientale 28 Capitolo 4 IL MUSEO Il museo: la definizione, la storia, le discipline BERNINI-ROTA © 2011, GIUS. LATERZA & FIGLI, ROMA-BARI È 51 Veduta della Robert and Renée Belfer Court, The Metropolitan Museum, New York Í 52 Soane’s Museum, la Galleria, 1808-24, Londra Molto rigoroso dal punto di vista espositivo, l’allestimento delle collezioni di arte antica del Metropolitan Museum di New York, in spazi rinnovati nel 1996, riesce a creare un’ambientazione suggestiva grazie alla disposizione delle vetrine e all’illuminazione di una luce particolarmente bassa e calda. Molto diverso è l’effetto ricercato da John Soane agli inizi dell’Ottocento nella sua abitazione privata. Nell’apposita stanza che ospita la sua raccolta di opere antiche, infatti, appaiono evidenti l’intento di ricreare un’ambientazione di atmosfera, attenta alle suggestioni emotive, e la logica espositiva che tiene conto più della quantità dei pezzi esposti che delle esigenze conservative.

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L’origine del termineLa parola museo ha unorigine molto antica e fuusata forse per la primavolta ad Alessandria d’E-gitto, per indicare quellaparte del palazzo reale di

Tolomeo I (323-282 a.C.) che ospitava la celebre biblio-teca, l’osservatorio astronomico, il giardino botanico ezoologico e l’istituto anatomico. Un vero e proprio cen-tro culturale pubblico, dove un gruppo di uomini discienza e di lettere viveva con il sostegno dalla comu-nità, dedicato alle Muse – le nove figlie di Zeus che nel-la mitologia classica erano le divinità protettrici dellearti e della poesia – e denominato, appunto, Museion.Un’origine, dunque, molto suggestiva, ma che cosa siintende oggi con il termine museo? La sua definizio-ne ufficiale è quella formulata dall’Icom (InternationalCouncil of Museums), l’organismo internazionale nongovernativo con sede presso l’Unesco di Parigi che dal1946 coordina i musei di tutto il mondo. Secondoquanto espresso dall’Icom, «il museo è un’istituzionesenza scopo di lucro, al servizio della società e del suosviluppo, aperta al pubblico, che ha come obiettivol’acquisizione, la conservazione, la ricerca, la comuni-cazione e l’esposizione per scopi di studio, di educa-zione e di diletto, delle testimonianze materiali dell’u-manità e dell’ambiente». Una definizione che trova unadeguato riscontro anche nella legge italiana, così co-me indicato anche nel Codice dei beni culturali e delpaesaggio (cfr. pp. 2-5).

Dalle collezioni antiche al museo moderno Nono-stante le antiche origini del suo nome, il museo comelo intendiamo oggi è un’istituzione relativamente re-cente. Per molti secoli la raccolta e la conservazionedelle opere d’arte fu affidata ai grandi collezionisti, re,papi e colti aristocratici, che riempirono i propri palaz-zi con le opere dei più celebri artisti o con preziosi ri-trovamenti, cercando di mantenere in tal modo eleva-to il proprio prestigio.Le collezioni, che venivano visitate da un pubblicoselezionatissimo, seguivano talvolta nell’esposizioneun ordinamento rigoroso, ma spesso non rispettava-no alcun criterio specifico, se non quello di raccoglie-re e mostrare oggetti antichi e preziosi [Ë53], o di ra-ra curiosità. Gli ambienti destinati a ospitare questotipo di oggetti prendevano il nome di studioli, gabi-netti, o stanze delle meraviglie.Il pa

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Capitolo 4IL MUSEO

Il museo: la definizione,

la storia, le discipline

BERNINI-ROTA • © 2011, GIUS. LATERZA & FIGLI, ROMA-BARI

È 51 Veduta della Robert and Renée Belfer Court, TheMetropolitan Museum, New York

Í 52 Soane’s Museum, la Galleria, 1808-24, Londra

Molto rigoroso dal punto di vista espositivo, l’allestimentodelle collezioni di arte antica del Metropolitan Museum diNew York, in spazi rinnovati nel 1996, riesce a creareun’ambientazione suggestiva grazie alla disposizione dellevetrine e all’illuminazione di una luce particolarmente bassa ecalda. Molto diverso è l’effetto ricercato da John Soane agliinizi dell’Ottocento nella sua abitazione privata. Nell’appositastanza che ospita la sua raccolta di opere antiche, infatti,appaiono evidenti l’intento di ricreare un’ambientazione diatmosfera, attenta alle suggestioni emotive, e la logicaespositiva che tiene conto più della quantità dei pezzi espostiche delle esigenze conservative.

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Fu solo nella seconda metà del Settecento, con lo svi-luppo della cultura illuministica, che l’arte cominciò aessere considerata espressione e patrimonio dell’inte-ra collettività, con una funzione di utilità pubblica le-gata all’educazione e al godimento dei cittadini; è pro-prio in quest’epoca che alcune raccolte private, già or-ganizzate e stratificatesi nel tempo, furono donate al-lo Stato e destinate a una fruizione pubblica, dandoluogo alla nascita dei primi musei. Si deve al testa-mento di sir Hans Sloane, redatto a Londra nel 1749,con cui egli cedeva al Parlamento inglese la sua impor-tantissima collezione di scienze naturali e antichità, lanascita nel 1753, del primo museo pubblico moderno,il British Museum, collocato in un edificio acquistatoappositamente dallo Stato per consentire non solo acuriosi e appassionati ma anche a un pubblico moltopiù ampio, la visione dei pezzi esposti.All’inizio dell’Ottocento si compì un ulteriore passag-gio, con la definizione di una specifica tipologia archi-tettonica e la costruzione di spazi appositamente pro-gettati per ospitare esposizioni di oggetti e opere d’ar-te. Il primo esempio di questo tipo è la Glyptothek(gliptoteca), progettata da Leo Von Klenze a Monaconel 1830 per Ludovico I di Baviera e destinata ad acco-gliere la raccolta di scultura antica del sovrano, a cui fe-ce seguito nel 1834 l’Alte Pinakothek (pinacoteca diquadri antichi), improntata a criteri museografici chediverranno fondamentali per tutte le pinacoteche ot-tocentesche.Oggi l’istituzione museale è oggetto di riflessionecontinua; la sua progettazione risponde a necessitàsempre più diversificate, non solo per la varietà e ladiversità delle opere esposte [Ë54], ma anche per le

funzioni e i servizi offerti al pubblico, che richiedonospazi e ambienti sempre più specifici e che trasforma-no il museo in un vero e proprio centro di formazio-ne culturale.

I compiti del museo: conservare, valorizzare e cono-scere Guerre, furti, calamità naturali, oltre che ven-dite e passaggi di proprietà, hanno determinato nelcorso dei secoli una grande dispersione di beni, pro-vocando la perdita di importanti testimonianze cul-turali del nostro passato e della nostra identità stori-ca; compito primario del museo è, dunque, quello diconservare il patrimonio storico-artistico per traman-darlo il più intatto possibile alle generazioni future.La conservazione è una funzione complessa, che com-porta non solo il trasferimento e la collocazione delleopere in una struttura protetta ma anche la loro curaquotidiana, attraverso una corretta scelta espositivache ne garantisca la comprensibilità [Ë51], il controllodelle condizioni di luce, temperatura e umidità relati-va degli ambienti, la pulizia e gli eventuali interventi direstauro, i criteri utilizzati in caso di spostamento de-gli oggetti, la vigilanza e le misure preventive adottateper la sicurezza dei beni. Talvolta bisogna occuparsi,soprattutto se si tratta di dimore storiche, anche dellaconservazione del «contenitore-museo» e non solodegli oggetti che qui vi sono raccolti, come nel casodella collezione di antichità che l’architetto John Soa-ne [Ë52] aveva allestito in un ambiente appositamen-te progettato all’interno della sua abitazione. Pur es-sendo divenuta di proprietà pubblica la raccolta è sta-ta mantenuta nella sede originaria, rispecchiando nel-l’esposizione l’ordine voluto dal collezionista.

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Á 53 Johan Zoffany, «La tribuna degli Uffizi»,1772-78, Royal Collection,Castello di Windsor,InghilterraIl dipinto mostra l’anticoallestimento della cosiddetta«tribuna degli Uffizi», oggicompletamente perduta, conla mensola che correva sullepareti, tutt’intorno allastanza, ospitandol’esposizione di sculture,bronzetti e vasi. Una serie dicassetti servivano allaconservazione di oggetti diminori dimensioni, mentre lepareti erano dedicateall’esposizione dei dipinti,con un effetto disovraffollamento tipico dellecollezioni più antiche.

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Il museo non è, però, solo un «contenitore» per gli og-getti che vi sono conservati, ma è anche una strutturaculturale. Esso fornisce un servizio destinato alla co-munità, con una funzione sociale importante, che nonconsiste solo nell’esporre le raccolte, ma anche nel ga-rantirne l’accesso e la fruibilità, al fine di favorire l’ar-ricchimento e la crescita culturale della comunità. Siconserva, quindi, per far conoscere, anche attraversolo studio e la catalogazione scientifica dei materialiesposti, attraverso le mostre temporanee e le altre at-tività di divulgazione attuate dai funzionari del mu-seo, che costituiscono un importante strumento diinformazione e di educazione del pubblico di ogni etàe provenienza. Fra i compiti del museo, vi è dunqueanche quello di individuare strategie didattiche e dicomunicazione per i suoi visitatori, favorendone il go-dimento estetico e la crescita culturale.

Le discipline che studiano i musei La riflessione co-stante sul museo, imposta dalla necessità di far fronteal mutare dei suoi scopi sociali e delle sue esigenze fun-zionali, richiede il supporto di una disciplina teoricache possa costituire un valido punto di riferimento perchi opera nel settore, indicando una serie di criteriscientifici e metodologici, al fine di garantire la miglio-re conservazione dei beni e la loro ottimale fruibilità.

Le discipline che studiano il museo sono essenzial-mente la museografia e la museologia, entrambeindispensabili per la gestione della struttura musea-le, ma caratterizzate da un diverso approccio meto-dologico.La museografia, nata nel Settecento insieme ai primimusei pubblici, si occupa principalmente della strut-tura architettonica, dell’organizzazione e dell’allesti-mento degli spazi espositivi, dell’ordinamento delleraccolte secondo criteri funzionali. Si occupa anchedegli aspetti più tecnici relativi al museo, come adesempio l’illuminazione o la segnaletica di percorso. La museologia è una scienza molto recente, nata allametà del Novecento come una costola della già strut-turata museografia, che si occupa di studiare il museonelle sue funzioni essenziali: conservativa, scientifica,didattica; si occupa quindi del museo come istituzio-ne, definendone la natura specifica e analizzandone lastoria, la struttura interna e il funzionamento.

Dal punto di vista istitu-zionale vi sono quindialcuni soggetti respon-sabili cui spetta l’obbligodi provvedere alla ge-stione e alla conserva-zione dei beni del mu-seo, di cui sono per leggeproprietari. Indistintamente dallo status del museo,pubblico o privato, i beni in esso contenuto sono tute-lati dallo Stato e quindi soggetti a determinati vincolistabiliti per legge.A seconda della proprietà, i musei si possono classi-ficare come segue:

1. Musei di proprietà pubblica I musei pubblicipossono essere di proprietà dello Stato o degli entiterritoriali locali (regioni, province e comuni). In Ita-lia, rispetto ad altre nazioni europee o agli Stati Uni-ti, i musei e le collezioni sono in larga parte di questotipo; in base al Codice civile appartengono al dema-nio pubblico e sono perciò inalienabili.I musei nazionali sono quelli di proprietà dello Sta-to, mentre appartengono a regioni, province, comunie altri enti istituzionali territoriali i musei civici, re-gionali, provinciali o comunali. I primi nascono,nella maggior parte dei casi, dalle grandi raccolte prin-cipesche degli Stati preunitari e dalle opere prove-nienti dagli enti ecclesiastici soppressi fra Sette e Ot-tocento, che dopo l’Unità d’Italia sono confluiti nelpatrimonio demaniale; solitamente, invece, gli altrimusei, di ambito locale, possiedono beni che proven-gono per lo più dall’area geografica e dal territorio sucui si trovano. Questi ultimi assumono grande impor-tanza per la documentazione e la conoscenza storico-artistica di un luogo circoscritto; ciononostante nonIl

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La proprietà dei Musei

È 54 Veduta della Sala di Leon Levy e Shelby White, TheMetropolitan Museum, New YorkLa nuova sistemazione delle collezioni di arte greco-romanadel Metropolitan Museum di New York, realizzata a partire dal1990, ha completamente rinnovato l’esposizione, dandomaggior respiro alle opere e consentendo la presentazione dimolti pezzi, prima conservati nei depositi del museo. Adesempio, l’area della sala Leon Levy e Shelby White, che inprecedenza ospitava gli uffici e il ristorante, evoca oggi ilperistìlio di un’antica villa romana, con eleganti pavimenti inmarmo colorato e colonne scanalate tutt’intorno alla stanza,dominata al centro da una gigantesca statua di Ercole.

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vanno sottovalutati, infatti, espongono spesso operedi altissimo livello qualitativo. Appartengono a questa categoria anche i musei ge-stiti da istituzioni pubbliche, come ad esempio i mu-sei universitari, che hanno solitamente un caratterescientifico o etnoantropologico e finalità essenzial-mente didattiche.

2. Musei di proprietà ecclesiastica Particolar mentenumerosi in Italia, dove il patrimonio della Chiesa èconsiderevole non solo per quantità ma anche perqualità, i musei degli enti ecclesiastici sono sorti inun primo momento grazie al tentativo di preservareoggetti di grande valore artistico, ma per la loro spe-cifica funzione liturgica legati anche a un uso quoti-diano, e di evitarne la dispersione, a seguito di modi-ficate esigenze di culto o trasformazioni architettoni-che degli edifici religiosi. Sono solitamente annessi achiese e monasteri e hanno come scopo non solo laraccolta e la valorizzazione dei beni religiosi, ma an-che la «conoscenza, valorizzazione e divulgazionedella storia della pietà ecclesiastica».

3. Musei di proprietà privata I musei privati ap-partengono solitamente a fondazioni culturali o ban-carie, a enti morali o a semplici privati. Rispetto ad al-tre nazioni europee o agli Stati Uniti, dove la rete delsistema museale ha un carattere spiccatamente pri-vatistico, in Italia questa categoria ha un peso menorilevante in confronto alle altre. Le motivazioni chespingono un privato, ente o singolo che sia, ad alle-stire un museo sono molteplici; è facile individuare

però una leva primaria nelle ragioni di prestigio so-ciale che la trasformazione di una collezione artisticaprivata in museo aperto al pubblico può dare, nonchénel rendimento di tipo economico che una tale ope-razione può comportare. Tutti i musei privati, anchequelli collocati nei castelli, nelle residenze o nei pa-lazzi storici privati, devono rispondere alle condizio-ni di visita stabilite dall’Icom.

A seconda del materiale checonservano, i musei posso-no essere di vari tipi. Esisto-no, infatti, tanti musei quan-te sono le discipline dellaconoscenza umana: museiantropologici, storici, del-l’industria e della tecnica,della civiltà contadina, di anatomia, di botanica, discienze naturali, ecc. Il Gunma Insect World [Ë57], adesempio è un museo interamente dedicato agli inset-ti; progettato dal celebre architetto Tadao Ando all’in-terno di un grande parco naturale a Gunma in Giap-pone, è costituito da una gigantesca cupola di vetro eacciaio che richiama nella forma il muso di una moscae organizza al suo interno numerose funzioni: sale perla consultazione con le scatole di insetti alle pareti, ilgiardino delle farfalle e i terrari, laboratori, spazi per laricerca, un cinema, una biblioteca, un negozio e un ri-storante.Genericamente è possibile individuare quattro gran-di categorie di musei: i musei archeologici, dedicati

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È 55 Veduta di una sala del Museo de Arte Abstracto Español,Cuenca, Spagna

Ë 56 Veduta di una sala della National Gallery, Londra

Tipologie museali

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al mondo antico; i musei a carattere scientifico, cheprendono in considerazione le scienze naturali, la de-mo-antropologia e la tecnica; i musei storici, il cui te-ma conduttore è una particolare epoca o un personag-gio storico; infine i musei di arti minori e di arti ap-plicate, che raccolgono oggetti di artigianato artisticoo di design industriale caratterizzati da una particola-re ricerca estetica e formale.Esistono, ovviamente, anche i musei storico-artisti-ci, suddivisi in categorie cui corrisponde una denomi-nazione specifica, che, indicativa della natura del nu-cleo principale della raccolta, ne individua con chia-rezza la tipologia:

• Galleria: indica generalmente una raccolta in cuiprevalgono opere di pittura e di scultura. Il termine de-riva da quegli ambienti delle antiche dimore nobiliariche, a partire dalla fine del Cinquecento, erano desti-nati all’esposizione studiata con moderni criteri espo-sitivi dei ritratti e delle collezioni di famiglia. Erano so-litamente concepite come lunghe sale spaziose di for-ma rettangolare, dove oltre ad ammirare le collezioniartistiche di famiglia si poteva passeggiare e fare con-versazione;• Pinacoteca: è il luogo destinato a ospitare una rac-colta composta esclusivamente di opere pittoriche. Iltermine deriva dal greco pinaks-akos (quadro) e tèke(deposito);• Quadreria: coincide generalmente con la pinacote-ca, differenziandosene, tuttavia, dal punto di vistamuseografico. Con questo termine si indica, infatti,un’antica raccolta di dipinti di un collezionista priva-to giunta integra fino a noi, che ripropone nell’esposi-zione l’ordinamento e la disposizione data dal suoproprietario originario;• Gliptoteca: indica generalmente il luogo in cui so-

no conservate le gemme e le pietre dure lavorate e in-cise. Poiché in passato le gliptoteche ospitavano tal-volta anche pezzi di scultura antica, il termine vieneusato anche per indicare, in modo più ampio, collezio-ni di opere plastiche. Il termine deriva dal greco glyptós(inciso) e tèke (deposito);• Gipsoteca: è il luogo che ospita opere in gesso (dalgreco gypsos, «gesso»), che consistono solitamente incalchi tratti da marmi e sculture antiche, copie di scul-ture di altre epoche o matrici, sempre in gesso, utiliz-zate dagli artisti per realizzare una fusione in bronzo.Uno dei più celebri esempi di questo particolare mu-seo è costituito dalla Gipsoteca di Antonio Canova aPossagno [Ë58], sua città natale, dove dopo la suamorte furono riuniti i bozzetti e i lavori in gesso che sitrovavano nello studio romano dell’artista, che costi-tuiscono un importante documento del processocreativo e dell’operato dell’artista. Il museo è concepi-to come una grande aula absidata in forma di tempio,Il

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È 57 Tadao Ando, Museo degli Insetti, Gunma, Giappone

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È 58 Veduta dell’interno della Gipsoteca di Antonio Canova,Possagno, Treviso

Í 59 Veduta della stanza del Boudoir, Le Musée Jacquemart-André, Parigi

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in cui le opere sono disposte secondo un ordinamen-to di tipo estetico e non cronologico;• Accademia: indica generalmente un luogo destina-to in origine a ospitare un’istituzione di tipo didatticoper l’insegnamento delle arti, successivamente tra-sformata in museo;• Antiquarium: consiste in una piccola raccolta diopere a carattere antiquariale, formata da epìgrafi, cip-pi e altri frammenti di epoca greco-romana. Solita-mente è annesso a un complesso di scavi archeologici,a un palazzo privato o a un museo le cui raccolte nonabbiano un carattere esclusivamente archeologico;• Gabinetto: ospita solitamente raccolte di opere spe-cialistiche, come, per esempio, le monete antiche (ga-binetto numismatico), le stampe e i disegni (gabi-netto di grafica), gemme e pietre preziose (gabinet-to di glìttica). Il termine deriva dal francese cabinet chesignifica camera intima e appartata. Per questioni con-servative, queste raccolte non sono sempre esposte alpubblico, anche se i gabinetti fanno spesso parte del-la struttura di musei di maggiori dimensioni;• Musei etnografici: sono quelli legati alla diverseespressioni della cultura materiale di un territorio o diuna specifica attività di produzione economica comead esempio l’agricoltura o l’industria, ma anche diaspetti e tradizioni connesse con il folklore e la vitaquotidiana. Gli oggetti esposti non hanno di solito unvalore dichiaratamente artistico, ma documentano l’e-volversi di una particolare tradizione culturale e pro-duttiva, illustrandone la storia. Costituisce un esempiodi questa tipologia di oggetti il teatro delle Marionette[Ë61] conservato nella sezione dell’Arte del MondoPopolare dei Musei Civici di San Benedetto Po (Man-tova), che costituisce un’interessante testimonianzadel teatro di figura in Italia. I musei etnografici sono tal-

volta legati a un prodotto o a un oggetto specifico co-me ad esempio il museo del vino, del formaggio, delmerletto, dei giocattoli, della scarpa ma anche a beniimmateriali come musiche e feste tradizionali;• Palazzo-museo: indica generalmente la raccolta ar-tistica contenuta all’interno di un palazzo storico, do-ve ha avuto origine come collezione privata della fa-miglia che dell’edificio fu la proprietaria. Costituisco-no un esempio di questa tipologia i palazzi reali o ledimore di grandi famiglie patrizie che ospitavano inpassato gallerie, oggi destinate alla fruizione pubbli-ca. Un caso piuttosto curioso di palazzo-museo èquello rappresentato dal Museo Jacquemart-André aParigi [Ë59]; in origine (nel 1875) un hotel, fu poi tra-sformato in museo pubblico nel 1913, rispettando ladisposizione degli arredi originari arricchiti da unapreziosa collezione d’arte voluta dai proprietari, chedecorava anche gli appartamenti privati, come quellodella signora Jacquemart (nella foto);• Casa-museo: indica quel luogo che raccoglie ope-re, testimonianze e documenti relativi a un ambienteculturale o è stata l’abitazione di un determinato per-sonaggio storico, magari un artista, illustrandone lavita e l’operato come è avvenuto per l’abitazione diSalvador Dalí a Portliggat [Ë60], dove l’ambientazio-ne delle stanze, mantenendosi fedele all’ispirazionesurrealista dell’artista, risulta ricca di sorprese e con-trasti decorativi, che evocano suggestioni simboliche,come quelle suggerite dagli oggetti conservati nellostudio dell’artista che richiamano alla memoria il la-boratorio di un alchimista moderno;• Museo-atelier: si tratta solitamente dell’atelier odello studio di un artista, trasformato in un piccolomuseo monografico. In Italia sono piuttosto rari, men-tre numerosi sono gli esempi di questa tipologia inFrancia.

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33BERNINI-ROTA • © 2011, GIUS. LATERZA & FIGLI, ROMA-BARI

È 60 Lo studio-atelier di Salvador Dalí, nella sua Casa-museo,Portliggat, Spagna

È 61 Il teatro delle Marionette, Sezione dell’Arte del MondoPopolare, Musei Civici Polironiani, San Benedetto Po, Mantova

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L’architettura del museotra riutilizzo e nuove co-struzioni Ogni museoha bisogno di una sedeadeguata ai materiali chevuole esporre, che si trat-ti di un edificio o della si-

stemazione di un sito all’aperto, come nel caso di par-chi o aree archeologiche. Lasciando per ora a partequesti particolari «musei all’aperto», di cui si parleràpiù specificatamente nelle sezioni seguenti, concen-triamoci, invece, sull’edificio museale, architettonica-mente definito. Si possono innanzitutto individuaredue tipi di strutture principali, che pongono diversi or-dini di problemi: i musei che hanno come sede palaz-zi e dimore storiche, recuperate e riadattate a una nuo-va funzionalità e gli edifici di nuova costruzione, ap-positamente progettati per ospitare le collezioni.Nel primo caso il museografo si troverà innanzituttoad affrontare un problema di compatibilità estetica efunzionale tra contenuto e contenitore, reso più faci-le qualora tra i due esista già un rapporto storicizza-to nel tempo; è il caso di molte raccolte private chesono state successivamente aperte al pubblico insie-me al palazzo che le ospitava, come è avvenuto adesempio alla Galleria degli Uffizi di Firenze, dove sitrovano le collezioni della famiglia Medici.Diverso è, invece, il caso del riutilizzo di una struttu-ra architettonica destinata in passato ad altri usi, cheviene trasformata, talvolta con notevoli complessitàtecniche, in modo da creare un contesto adeguato al-l’esposizione delle opere. Un esempio molto sugge-stivo è rappresentato dal Museo di Arte Astratta Spa-gnola di Cuenca [Ë62], aperto al pubblico nel 1966.All’interno di alcune abitazioni di origine medioeva-le, le Case Colgadas, situate nella parte alta della cittàe opportunamente restaurate, trova sede una colle-zione di circa centodieci opere tra pittura e scultura di

artisti astratti spagnoli, in un moderno allestimentodove l’essenzialità dei volumi dell’arte contempora-nea si sposa perfettamente con il candore delle pare-ti e le grandi travi in legno del soffitto antico, con unpuntuale accento sulle reciproche differenze.Talvolta si tratta invece di recuperare architetture oaree industriali dismesse, cadute in disuso con l’evol-versi dei tempi. È il caso del Musée d’Orsay [Ë63] diParigi realizzato tra il 1983 e il 1986 dagli architettiGae Aulenti e Italo Rota all’interno di una stazioneferroviaria, la Gare d’Orsay, costruita all’inizio delNovecento sulla riva sinistra della Senna e chiusa in-torno al 1940. La struttura in acciaio, vetro e ghisa, re-staurata ad hoc e lasciata volutamente a vista dai pro-gettisti, ospita oggi una ricchissima collezione di pit-tura, scultura, progetti di architettura e arti applicate,in una suggestiva continuità tra le opere esposte el’architettura della stazione ferroviaria. Il vecchio edi-ficio, inizialmente destinato al decadimento, ha con-quistato in questo modo una nuova centralità urba-nistica in qualità di polo culturale.Molti tra i più celebri architetti del Novecento si sonoconfrontati con il tema della progettazione museale,sperimentando soluzioni davvero straordinarie e in-novative nel tentativo di fondere la funzione espositi-va con quella didattico-culturale, cercando di daresempre maggior evidenza, anche attraverso l’architet-tura e l’allestimento degli spazi, alla valenza pubblica esociale del museo, che diviene talvolta oggetto d’arteesso stesso, qualificando l’ambiente circostante in mo-do fortemente simbolico. Esemplare in tal senso è l’e-dificio progettato da Tadao Ando a Neuss-Holzheim,Il

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Lo spazio del museo

BERNINI-ROTA • © 2011, GIUS. LATERZA & FIGLI, ROMA-BARI

È 62 Veduta di una sale del Museo de Arte Abstracto Español,Cuenca, SpagnaË 63 Il Musée d’Orsay, 1983-86, Parigi

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in Germania [Ë64], per ospitare la collezione di artegiapponese di Marianne e Viktor Langen, inauguratonel 2004. Concepito inizialmente come una sculturadestinata a un altro luogo, il museo è costituito da unparallelepipedo in cemento bianco racchiuso all’inter-no di uno scrigno in vetro e acciaio che si riflette nel-l’acqua dello stagno artificiale che bagna uno dei latidell’edificio, per il resto circondato da prati verdi e al-beri di ciliegio. Una scatola perfetta dai volumi essen-ziali e rigorosi che si impone sul paesaggio circostantecome un oggetto assoluto, senza condizionarlo, ma inarmonica continuità. Molto diversa è invece la soluzione adottata da Mas-similiano Fuksas per il Museo dei Graffiti di Niaux inFrancia [Ë65], progettato tra il 1988 e il 1993 per valo-rizzare i graffiti preistorici conservati nelle grotte vici-no Foix, sui Pirenei orientali, in un luogo di ecceziona-le bellezza panoramica. Fuksas ha trasformato il mu-seo in un grande animale preistorico in legno, chesembra uscire dalle grotte, accogliendo i visitatori e in-vitandoli al suo interno con due grandi ali che poggia-no su sottili strutture metalliche, protese sulla vallatasottostante. La struttura è perfettamente adeguata al-la sua funzione, quella di ospitare il pubblico in attesadi entrare nelle grotte, dove per ragioni conservativel’accesso è consentito solo a piccoli gruppi, ma assu-me a tutti gli effetti il valore di un’opera d’arte, ponen-dosi nel paesaggio come una grande scultura zoomòr-fa che sembra voler affermare la propria appartenen-za all’ambiente naturale e al territorio circostante.

L’esposizione e i suoi spazi Se il contenitore è im-portante per qualificare il ruolo del museo e stabilireun primo rapporto con il pubblico, spetta all’esposi-zione il compito di esplicare pienamente quella fun-zione di conoscenza e informazione del pubblico,sancita anche nella definizione dell’Icom, che si rea-lizza attraverso due distinti piani operativi: l’ordina-mento delle opere e il loro allestimento.L’ordinamento riguarda innanzitutto la scelta dei

materiali da esporre e la definizione dei criteri in ba-se ai quali viene organizzata l’esposizione, la qualedeve dare visibilità alle proprie raccolte e valorizzar-ne la specificità, rispettandone al contempo le esi-genze conservative. Non esiste un criterio assoluto:l’ordinamento delle opere può essere, infatti, di tipocronologico, per tipologie o classi di materiali, perambiti storico-culturali, per provenienza geografica,può illustrare una personalità artistica o storica illu-stre o riflettere il gusto e le scelte di un particolare col-lezionista. Ogni soluzione è accettabile purché seguacriteri scientificamente corretti, in grado di orientarecon chiarezza il visitatore durante il suo percorso.L’allestimento riguarda, invece, la presentazionedelle opere, che deve valorizzare gli oggetti esposti,favorirne la comprensibilità e assicurarne la conser-vazione, e deve rendere più piacevole e accogliente lavisita al museo, anche tramite opportuni supporti vi-sivi, come una corretta segnaletica, didascalie e pan-nelli esplicativi. Anche l’allestimento può determina-re una grande varietà di soluzioni, a seconda dei ma-teriali da esporre e del contenitore che li ospita; di-versi sono infatti i problemi che il museografo deveaffrontare se si tratta di allestire un museo in una di-mora storica, dove è necessario attuare un compro-messo tra struttura originaria e le esigenze del pre-sente, per accogliere il pubblico con sicurezza e co-modità o se, invece, spazi e ambienti sono concepitiex novo appositamente per contenere delle opered’arte. In passato era molto diffusa la tendenza adambientare le opere con allestimenti «di atmosfera»che evocassero la provenienza e l’origine storica delpezzo esposto, una tendenza oggi quasi completa-mente superata a favore di soluzioni architettonichee arredi meno invasivi, che non disturbino il visitato-re, concentrando tutta l’attenzione sui valori espres-sivi dei materiali. La tecnologia moderna offre, ovvia-mente, un supporto fondamentale al museo, non so-lo per quello che riguarda l’aspetto conservativo, maanche quello della comunicazione.

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35BERNINI-ROTA • © 2011, GIUS. LATERZA & FIGLI, ROMA-BARI

È 64 Tadao Ando, Padiglione della Langen Foundation, 2004,Neuss-Holzheim, Germania

È 65 Massimiliano Fuksas, Museo dei Graffiti, 1988-1993,Niaux, Francia

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Un esperimento particolarmente originale in tal sen-so è quello condotto dal Museo di Arti applicate diVienna, che ha affidato l’allestimento del museo ad al-cuni artisti contemporanei i quali hanno elaborato di-verse soluzioni, giocando con il colore, con il tipo disupporti, con installazioni elettroniche e luminose, of-frendo una prospettiva di visione del tutto nuova aglioggetti, ordinati secondo un percorso cronologico. Inuna delle sale dedicate al periodo Jugendstil, ad esem-pio, l’artista Barbara Bloom ha deciso di proiettare sul-le pareti le immagini delle celebri sedie in legno incur-vato di Michael Thonet [Ë66], presentando al visitato-re un’ampia panoramica della produzione in seriedella ditta senza tuttavia mostrare materialmente al-cuna sedia. L’allestimento ottiene tuttavia un triplicerisultato: mostrare la sobria raffinatezza e l’alta qualitàdel design progettuale delle seggiole Thonet, richia-mare l’idea della produzione in serie e le strategie divendita della ditta che pubblicizzava i propri prodottiattraverso cataloghi a stampa. Il tutto con un risultatodavvero molto suggestivo.Nonostante la varietà di soluzioni possibili, esistono,tuttavia, alcuni princìpi generali cui il museografo do-vrebbe sempre attenersi per realizzare un corretto al-lestimento espositivo. In primo luogo si deve compie-re una selezione sui materiali da esporre per evitare unsovraffollamento eccessivo delle sale, che compro-metterebbe la visione stessa delle singole opere. Sel’accostamento di diversi oggetti, legati tra loro da untema comune, attira maggiormente l’attenzione delvisitatore, l’isolamento di un singolo pezzo, opportu-namente collocato, acquista un significato simbolicoparticolarmente rilevante, aumentandone l’interesse.Gli spazi interni devono avere una struttura semplicee razionale, con elementi mobili e supporti adattabilia diverse necessità espositive, che diano il giusto risal-

to ai pezzi. Anche le vetrine per l’esposizione degli og-getti devono rispondere ai medesimi criteri.La scelta cromatica si rivela assolutamente fonda-mentale per la comunicazione col pubblico: prevaleoggi la tendenza all’utilizzo di un colore molto chiarosulle pareti, in modo da esaltare i volumi dell’edificioe i valori cromatici delle opere esposte, giocando tal-volta con il contrasto del pavimento in legno o in pie-tra di tonalità più scura. Alcuni musei hanno però ab-bandonato il valore neutro del muro bianco in favoredi colorazioni più decise o di tappezzerie che presen-tano maggiore affinità cromatica con i pezzi esposti. Èil caso, per esempio, del Teatre-Museu Dalí, a Figueres[Ë67], che Salvador Dalí ha realizzato nel 1974 recu-perando l’antico teatro municipale della sua città d’o-rigine e trasformandolo in un oggetto surrealista as-soluto: qui nonostante l’allestimento rigoroso ed es-senziale, con i dipinti ben distanziati tra loro e appesialle pareti tramite sottili fili metallici, il colore delle pa-reti (rosso per la stanza fotografata), accompagnato daun’opportuna illuminazione, è funzionale a evocarenel visitatore sensazioni intense e contraddittorie.L’allestimento di un museo deve sempre confrontarsicon il problema dell’illuminazione, sia delle stanzein generale che del singolo oggetto, e del rapporto traluce naturale e luce artificiale, in larga parte dettateanche da esigenze di conservazione, soprattutto perquei materiali che, come i disegni e le stampe, hannoun supporto particolarmente sensibile alla luce. Latendenza generalmente diffusa nei musei moderni èquella di creare un’ambientazione con luce naturalediffusa e zenitale, attraverso lucernari sul soffitto op-portunamente schermati, in modo da evitare riflessitroppo diretti che possano danneggiare l’opera o in-terferire con la sua corretta leggibilità. La luce, soprat-tutto quella artificiale, se sapientemente utilizzata,può essere però un utile strumento di comunicazioneIl

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36BERNINI-ROTA • © 2011, GIUS. LATERZA & FIGLI, ROMA-BARI

Á 66 Veduta di unadelle sale del Mak(Museo di arteapplicata econtemporanea),Vienna

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visiva per dare più evidenza all’esposizione, qualifi-candone alcuni elementi specifici.Un altro aspetto fondamentale nell’allestimento delmuseo è quello che riguarda la protezione e la salva-guardia dei beni, non solo da eventuali danni materia-li, ma anche da furti e asportazioni; è pertanto impor-tante che l’architetto preveda un impianto d’allarmein grado di tutelare adeguatamente le opere senza in-terferire con la normale fruizione del visitatore.Oltre alle sale espositive, la progettazione di un museodeve prevedere anche un’area di vendita del merchan-dising (termine inglese che indica gli oggetti di designispirati alle opere del museo), un guardaroba custodi-to, servizi igienici in quantità e numero adeguato allagrandezza del museo, e aree di sosta per rendere piùcomoda e gradevole la visita, non solo all’interno del-l’esposizione ma anche nei locali annessi.L’organizzazione del museo deve inoltre comprende-re una serie di spazi di servizio a uso del personaleinterno, uffici amministrativi per la gestione, labora-tori, depositi per le opere temporaneamente nonesposte, magazzini, locali per l’impiantistica, e quan-to altro possa essere necessario per il corretto funzio-namento di un organismo così complesso.

Nuove questioni: i visitatori diversamente abili Seuno degli scopi fondamentali dell’allestimento mu-seale è quello di favorire una partecipazione più atti-va e consapevole del visitatore, che si sente talvoltainadeguato all’incontro con l’arte, la questione di-venta ancora più importante e urgente se ci troviamodi fronte un pubblico svantaggiato dal punto di vistafisico, psichico o sociale.Molti sforzi sono stati compiuti in questi anni da tuttii musei europei per rimuovere quelle barriere, non so-lo architettoniche, che ostacolano la fruizione di unpatrimonio culturale comune da parte di categoriespeciali di pubblico, in modo da consentire a tutti, sen-za alcuna distinzione di età, razza, livello di istruzione,condizioni fisiche o psichiche, la possibilità di accede-re liberamente alla vita culturale della comunità, attra-verso l’incontro con l’opera d’arte e il museo.Ciò comporta, ovviamente, la definizione di nuovicriteri di visita e la ricerca di nuovi metodi operativi,con un approccio differenziato in modo da individua-re di volta in volta gli strumenti più adeguati a pub-blici non attrezzati a priori per una visita al museoconcepita in modo tradizionale. Da un lato è neces-sario integrare i diversi modelli di comunicazione: ladescrizione orale, le strategie di lettura tattile, l’esplo-razione sensoriale, il linguaggio dei gesti; dall’altrobisogna eliminare le barriere architettoniche e man-tenere un costante dialogo con le strutture sanitarie.Numerose sono le iniziative destinate a persone condisagi sensoriali. In Italia gli esperimenti condotti intal senso hanno condotto, ad esempio, alla creazionedi due musei tattili, il Museo Anteros di Bologna e il

Museo Omero di Ancona, con un percorso di visitaspecificatamente dedicato a persone con disabilità vi-sive. Molti altri sono i musei che includono nei loroservizi la possibilità di percorsi olfattivi, di strumentiper la lettura in braille, di guide foniche o modelli tri-dimensionali per l’esplorazione tattile. Frequenti so-no inoltre anche i casi di collaborazioni con ospedali ecentri di salute mentale, o ancora con carceri e istitutigiudiziari, con progetti specifici in cui l’arte svolge unafunzione terapica e il museo funge da luogo per lareintegrazione sociale.Si tratta, tuttavia, di un settore molto complesso dellaprogettazione museale, ancora in via di sviluppo, chenecessita di ampie risorse finanziarie e richiede l’au-silio di personale specializzato in grado di mettere incampo opportune strategie di mediazione culturale.

I musei virtuali L’utilizzo della rete internet haaperto nuove possibilità alla conoscenza e alla frui-zione delle opere d’arte, offrendo a chiunque l’op-portunità di visitare i più famosi musei del mondosenza muoversi dalla propria casa. Molti importantimusei hanno ormai messo on line sul loro sito ufficia-le il database delle proprie collezioni, con la riprodu-zione e le schede conoscitive delle singole opere, rea-lizzando talvolta delle vere e proprie visite virtualiche consentono di percorrere le sale del museo comese ci trovassimo sul posto, offrendoci una panorami-ca a 360° delle stanze con ricostruzioni in 3D. Va ri-cordato però che la visita virtuale non può in alcunmodo sostituire le sensazioni e le emozioni che soloil contatto diretto con l’opera d’arte può suscitare.I siti on line dei musei hanno anche una grande uti-lità pratica, offrono infatti informazioni logistiche suindirizzi, orari di visita, prezzo del biglietto di ingres-so, eventuali mostre temporanee o altre iniziative.Consultati preventivamente possono risultare fonda-mentali per programmare una visita soddisfacente almuseo.

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37BERNINI-ROTA • © 2011, GIUS. LATERZA & FIGLI, ROMA-BARI

È 67 Veduta di una delle sale del Teatre-Museu Dalí, Figueres(Catalogna), Spagna

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Educare al bello Se in un passato non troppo recente lafunzione del museo era principalmente quella di raccoglie-re e conservare e la sua frequentazione era prerogativa diun pubblico ristretto, oggi la politica di gestione dei museitende invece a coinvolgere un pubblico sempre più ampioe diversificato adempiendo a una fondamentale funzioneeducativa. Attraverso l’offerta di nuovi servizi e opportunitàeducative, gli enti museali ricercano una partecipazionesempre più attiva e consapevole del pubblico, in un costan-te rapporto di interazione tra istituzione culturale e società.

L’accoglienza e l’assistenza al pubblico L’accoglienzacomprende molti aspetti, tra cui, innanzitutto, gli orari e igiorni di apertura al pubblico, che devono essere prestabi-liti e indicati chiaramente all’ingresso del museo, nel luogofisico dove il visitatore viene effettivamente accolto [Ë68];luogo dove devono essere esposte in evidenza le indicazio-ni dei diversi servizi offerti e che può servire anche per unmomento di sosta prima e dopo la visita.Nell’area d’ingresso si trova anche la biglietteria, che deveessere ben segnalata e riportare con chiarezza le varie pos-sibilità di bigliettazione a cui il pubblico ha diritto, compre-se le eventuali riduzioni e gratuità. Il biglietto di ingresso[Ë69] reca di solito stampato il logo del museo e/o un’im-magine particolarmente rappresentativa delle collezioni,accompagnata talvolta dai giorni e dagli orari di apertura alpubblico. In molti grandi musei è possibile acquistare il bi-glietto tramite il servizio di prenotazione e biglietteria tele-matica on line.La zona di accoglienza ospita di solito alcuni servizi fonda-mentali per garantire condizioni di visita ottimali: il guarda-roba per il deposito di borse, cappotti e ombrelli; il puntoinformazioni per la distribuzione di materiali utili alla visi-ta, come piante del museo, depliant illustrativi e schedesulle collezioni; il banco per il noleggio di guide o audio-guide.

I supporti e gli strumenti per la visita al museo Molti so -no i servizi offerti al visitatore per accompagnarlo più age-

volmente nella visita e per fornirgli un adeguato supportoalla comprensione e al godimento delle opere esposte. Frai diversi strumenti possibili si possono segnalare innanzi-tutto mappe e piantine dell’edificio, che consentono di co-noscere la dislocazione delle opere nelle sale espositive. Cisono poi opuscoli e sistemi di riproduzione audio che illu-strano il carattere della raccolta e le sue opere più significa-tive, individuando eventuali percorsi o itinerari specifici.All’interno delle sale ogni singola opera deve essere ac -compagnata da brevi didascalie recanti le informazionistrettamente necessarie, tra cui il nome e le date di nascitae morte dell’autore, il titolo, la data di produzione, la tecni-ca utilizzata e le misure dell’opera. Particolarmente utili ri-sultano inoltre i pannelli esplicativi posti all’ingresso dellediverse sale, che introducono alla visione delle opere lì con-servate e forniscono alcune indicazioni per la comprensio-ne del percorso espositivo.Grande diffusione hanno avuto di recente anche gli stru-menti informatici multimediali, che consentono al visitato-re di acquisire informazioni più dettagliate, grazie a unacontestualizzazione più puntale delle opere esposte. Di so-lito questo tipo di apparecchiature è posto all’ingresso delmuseo o di una singola stanza. Un altro apparato didatticofornito dal museo per guidare meglio il pubblico e stimolar-lo nella comprensione delle opere è costituito dai totem,colonne dotate di schermi interattivi che forniscono infor-mazioni sui vari pezzi esposti.Un caso a parte è costituito dai cataloghi, volumi a stampain cui sono riprodotte le opere di tutta la collezione del mu-Il

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Il museo come serviziovi

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È68 Veduta dell’ingresso del portico nord, British Museum,Londra

ÈÏ69a-b Biglietto di ingresso del KunstHaus di ViennaAnche il biglietto d’ingresso al museo può avere un suointrinseco valore. Nel caso della KunstHaus di Vienna, ilbiglietto rappresenta un mezzo per esprimere la principalecaratteristica di questo museo: una casa che ospita operedell’artista-architetto Hundertwasser e altre esposizionitemporanee, un luogo lontano dai cliché tradizionali delmuseo, il cui scopo non è solo quello di esporre, ma anche dicreare un’atmosfera che sia da stimolo creativo per ilpubblico.

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seo, o solo di una sua parte, accompagnate da una schedascientifica compilata solitamente dai funzionari storici del-l’arte dell’istituzione. Questo strumento, che non viene for-nito gratuitamente dal museo, può costituire un momentodi approfondimento successivo o precedente alla visita.Tutto il sistema informativo-didattico risponde a una poli-tica unitaria: alla grafica e a un’immagine coordinata è de-mandata l’efficacia del messaggio che connota l’intero pro-getto museale.

I servizi culturali ed educativi I servizi educativi integra-no la funzione propriamente espositiva del museo con unaofferta di attività culturali destinate a specifiche tipologie dipubblico (ad esempio i bambini) o organizzate attorno aspeciali temi o eventi. L’offerta variegata mira a stabilire undialogo più diretto con la società civile e a trasformare il mu-seo in un vero e proprio centro polifunzionale, di incontro edi arricchimento culturale personale.Tra le molte iniziative organizzate periodicamente dai mu-sei e rivolte al pubblico di tutte le età vi sono cicli di confe-renze, visite guidate a tema, incontri di approfondimento elaboratori, concerti e attività teatrali; iniziative che necessi-tano di spazi appositi all’interno della struttura museale:sale per conferenze, auditorium, biblioteche specialistiche[Ë70], videoteche e mediateche per la conservazione e laproiezione di audiovisivi.Strettamente connesse con l’attività educativa del museosono le esposizioni temporanee che i maggiori musei pro-pongono periodicamente quale utile strumento per l’ap-profondimento e la valorizzazione di determinate scuolepittoriche o personalità artistiche le cui opere sono conser-vate nelle proprie collezioni, avvalendosi anche di prestitida altri musei. Le mostre costituiscono un’occasione parti-colarmente intensa di incontro con il pubblico, che negli ul-timi anni, grazie anche agli investimenti nel settore pubbli-citario, ha riscosso grande successo, richiamando un nu-mero sempre crescente di visitatori.La sezione didattica propriamente detta svolge attività

edu cative particolarmente importanti perché rivolte al pub-blico di età scolare. Rilevante in questo caso è l’utilizzo dimetodologie e di linguaggi adeguati al pubblico più giova-ne, che stimolino curiosità e interesse, sensibilizzando lenuove generazioni alle questioni della tutela e della conser-vazione del patrimonio culturale. L’attività didattica, orga-nizzata con esplicito riferimento ai curricula scolastici, com-prende laboratori di animazione culturale e di sperimenta-zione sui materiali, svolgimento di percorsi tematici e cro-nologici condotti da operatori esperti con il coinvolgimentodiretto dei ragazzi e la predisposizione di materiali e sup-porti specifici. A supporto di un ulteriore lavoro da svolge-re in classe con l’aiuto dell’insegnante, vengono solitamen-te forniti anche strumenti per la verifica dei risultati didatti-ci raggiunti e la rielaborazione delle esperienze fatte al mu-seo.

I servizi aggiuntivi Per facilitare la visita e rendere leore passate all’interno della propria struttura più piacevoli,nonché per contribuire a un migliore «uso» della struttura,il museo deve offrire al pubblico una serie di altri servizi ac-cessori, detti, appunto servizi aggiuntivi. Questi vanno dal-la ristorazione alla vendita delle pubblicazioni e del mer-chandising, dalla concessione di spazi per iniziative ester-ne alla riproduzione a pagamento di opere della collezioneper scopi editoriali e no. Tra gli spazi del museo il visitatoredeve quindi poter trovare luoghi destinati alla sosta e al re-lax, bar, ristoranti e caffetterie [Ë72], di cui usufruire sia du-rante la visita sia in altri momenti. Non deve poi mancare ilcosiddetto book-shop [Ë71], dove poter acquistare guide ecataloghi del museo o pubblicazioni di carattere più gene-rale legate alla storia dell’arte e alle collezioni esposte, non-ché cartoline, poster, cd-rom, materiale vario di cancelleriae una vasta gamma di gadgets ispirati all’immagine coordi-nata e alla linea grafica del museo.Oltre che un’occasione utile e piacevole per il pubblico, iservizi aggiuntivi possono costituire anche un’importantefonte di reddito per il sostentamento del museo.

Il museo com

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vistidavicino

BERNINI-ROTA • © 2011, GIUS. LATERZA & FIGLI, ROMA-BARI

È 70 Sala di lettura della Biblioteca,Mak (Museo di arti applicate), Vienna

È 71 Veduta del Mak Design Shop, Mak(Museo di arti applicate), Vienna

È 72 Bar-caffetteria, Tate Gallery ofModern Art, Londra

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