Capitolo 4 I Rischi connessi al territorio di Macerata · 2 1920 09 07 05:55:40 Garfagnana 756 10...

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Comune di Macerata Piano Comunale di Emergenza di Protezione Civile 2015 53 Capitolo 4 I Rischi connessi al territorio di Macerata In questo capitolo verranno analizzate le possibili fonti di pericolo presenti sul territorio comunale, ricostruite sulla base delle risultanze della ricerca storica, delle analisi territoriali degli strumenti di pianificazione di vario livello (Microzonazione Sismica, PAI, PRG, PTC, ecc.), del Programma Provinciale di Protezione Civile, delle informazioni dagli Enti che hanno competenze nella gestione del territorio, delle verifiche dirette di campagna. Il Piano di Emergenza ha tra gli obiettivi fondamentali quello di individuare degli Scenari di Rischio che permettano di prevedere le conseguenze che un determinato evento apporterà sul territorio per poter poi definire le risorse (umane e strumentali) e le procedure d’intervento con cui farvi fronte. Le tipologie di rischio considerate sono: 1. Rischio Sismico; 2. Rischio Idrogeologico-Idraulico e Rischio Dighe; 3. Rischio Incendi Boschivi e d’Interfaccia; 4. Rischio Neve; 5. altri rischi antropici: rischio igienico sanitario, rischio trasporti, rischio interruzioni prolungate di energia elettrica (black out). Queste tipologie di rischio possono essere distinti a loro volta in due categorie: a) rischi prevedibili e quantificabili (idrogeologico ed idraulico, neve, incendi boschivi e d’interfaccia); b) rischi non prevedibili e non quantificabili perché di rapido impatto (terremoti, incidenti industriali, incidenti nei trasporti, black-out). Per ogni tipologia di rischio è stata effettuata un’Analisi della Pericolosità del territorio. Successivamente è stata concentrata l’attenzione sull’Analisi della Vulnerabilità del sistema antropico e naturale rispetto al possibile danno, per comprendere meglio l’estensione e le severità dei potenziali danni e la capacità del sistema di tornare alla normalità. Dalla combinazione di queste informazioni si può ottenere una classificazione del territorio in funzione del rischio e, su questa base, sviluppare le fasi successive della pianificazione. L’analisi dei vari rischi è stata approfondita in modo differente a seconda della severità degli stessi, della loro probabilità e delle informazioni disponibili.

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Comune di Macerata Piano Comunale di Emergenza di Protezione Civile 2015

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Capitolo 4 – I Rischi connessi al territorio di Macerata

In questo capitolo verranno analizzate le possibili fonti di pericolo presenti sul territorio comunale,

ricostruite sulla base delle risultanze della ricerca storica, delle analisi territoriali degli strumenti di

pianificazione di vario livello (Microzonazione Sismica, PAI, PRG, PTC, ecc.), del Programma Provinciale di

Protezione Civile, delle informazioni dagli Enti che hanno competenze nella gestione del territorio, delle

verifiche dirette di campagna.

Il Piano di Emergenza ha tra gli obiettivi fondamentali quello di individuare degli Scenari di Rischio che

permettano di prevedere le conseguenze che un determinato evento apporterà sul territorio per poter poi

definire le risorse (umane e strumentali) e le procedure d’intervento con cui farvi fronte.

Le tipologie di rischio considerate sono:

1. Rischio Sismico;

2. Rischio Idrogeologico-Idraulico e Rischio Dighe;

3. Rischio Incendi Boschivi e d’Interfaccia;

4. Rischio Neve;

5. altri rischi antropici: rischio igienico – sanitario, rischio trasporti, rischio interruzioni prolungate di

energia elettrica (black out).

Queste tipologie di rischio possono essere distinti a loro volta in due categorie:

a) rischi prevedibili e quantificabili (idrogeologico ed idraulico, neve, incendi boschivi e d’interfaccia);

b) rischi non prevedibili e non quantificabili perché di rapido impatto (terremoti, incidenti industriali,

incidenti nei trasporti, black-out).

Per ogni tipologia di rischio è stata effettuata un’Analisi della Pericolosità del territorio. Successivamente è

stata concentrata l’attenzione sull’Analisi della Vulnerabilità del sistema antropico e naturale rispetto al

possibile danno, per comprendere meglio l’estensione e le severità dei potenziali danni e la capacità del

sistema di tornare alla normalità. Dalla combinazione di queste informazioni si può ottenere una

classificazione del territorio in funzione del rischio e, su questa base, sviluppare le fasi successive della

pianificazione.

L’analisi dei vari rischi è stata approfondita in modo differente a seconda della severità degli stessi, della

loro probabilità e delle informazioni disponibili.

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4.1 Rischio Sismico

Per la definizione del rischio sismico, sono state seguite le “Linee guida rischio sismico – Disposizioni

operative per la predisposizione dei piani comunali ed intercomunali di protezione civile per gli eventi di natura

imprevedibile con particolare riferimento al rischio sismico”, Regione Marche, Deliberazione della Giunta

Regionale n. 233 del 30/03/2015.

Il rischio sismico è la stima del valore massimo di danno atteso come conseguenza dei terremoti che

potrebbero verificarsi in una determinata area.

Questa stima risulta dalla combinazione di tre elementi:

la pericolosità sismica dell’area, cioè il massimo scuotimento sismico che è ragionevole attendersi

entro un determinato periodo di tempo;

la vulnerabilità sismica degli edifici e delle infrastrutture, cioè la loro maggiore o minore

propensione ad essere danneggiati dai terremoti;

l’esposizione, cioè il valore attribuito a persone e a cose che potrebbero essere danneggiate

(edifici, infrastrutture, attività economiche, etc.).

La combinazione di questi tre fattori offre diverse possibilità di stima del rischio sismico. Infatti le zone con

una pericolosità sismica molto elevata (alta probabilità di forti terremoti) hanno un rischio nullo se non vi si

trovano costruzioni e persone. Al contrario se in una zona a bassa pericolosità ci sono molti edifici e persone

esposte al pericolo, e/o se gli edifici sono particolarmente malandati, il rischio è alto.

4.1.1 Analisi della Pericolosità sismica

I valori della pericolosità sismica di base del territorio di Macerata espressi in termini di accelerazione

massima del suolo con probabilità di eccedenza del 10% in 50 anni riferita a suoli rigidi (Vs > 800 m/s, cat. A,

punto 3.2.1 DM 14/09/2005), risultano compresi tra 0.175g - 0.200g (Zona 2,

http://zonesismiche.mi.ingv.it/mappa_ps_apr04/marche.html).

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Dall’analisi della sismicità storica del territorio di Macerata (fonti varie), si rilevano sismi con intensità

epicentrale minore o uguale al VII grado MCS:

DATA LOCALITA’ INTENSITA’EPICENTRALE (MCS)

12/05/1626 Macerata est 7

9/05/1805 Macerata 6,5

25/08/1809 Macerata est 7

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STORIA SISMICA DEL TERRITORIO MACERATESE

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Seismic history of Macerata [43.299, 13.452]

Total number of

earthquakes: 77

Effects Earthquake occurred:

I (MCS) Data Ax Np Io Mw

3-4 1672 04 14 15:45 Riminese 92 8 5.61 ±0.21

7 1741 04 24 09:00 FABRIANESE 145 9 6.21 ±0.13

2 1785 05 03 02:30 Alta valle del Chienti 11 7 5.14 ±0.34

6-7 1805 05 09 01:00 MACERATA 3 5-6 4.51 ±0.34

5 1870 02 08 NUMANA 10 7 5.10 ±0.54

6 1873 03 12 20:04 Marche meridionali 196 8 5.95 ±0.10

6 1875 03 17 23:51 Romagna sud-orientale 144

5.93 ±0.16

3 1875 12 06 S.MARCO IN LAMIS 97 8 5.98 ±0.16

F 1887 05 26 JESI 19 5 4.58 ±0.63

3 1889 12 08 APRICENA 122 7 5.69 ±0.13

F 1895 04 14 22:17 Slovenia 296 8 6.23 ±0.08

5 1897 09 21 ADRIATICO CENT. 44 7 5.46 ±0.27

4 1897 12 18 07:24:20

Appennino umbro-

marchigiano 132 7 5.13 ±0.14

3 1898 06 27 23:38 RIETI 186 8 5.49 ±0.12

3 1898 08 25 VISSO 66 7 5.04 ±0.29

3-4 1903 11 02 21:52 Valnerina 33 6 4.89 ±0.26

4-5 1907 01 23 00:20 Adriatico centrale 93

5.06 ±0.15

3 1909 08 25 00:22 MURLO 283 7-8 5.37 ±0.10

F 1910 06 29 13:52 MUCCIAFORA 58 7 4.86 ±0.33

6 1915 01 13 06:52 Avezzano 1041 11 7.00 ±0.09

5 1916 08 16 07:06 Alto Adriatico 257

6.14 ±0.14

5 1916 11 16 06:35 REATINO 40 8 5.53 ±0.22

4 1917 04 26 09:35:59 Valtiberina 134 9-10 5.89 ±0.11

2 1917 05 12 15:34 Ternano 34 7-8 5.10 ±0.27

3-4 1917 11 05 22:47 NUMANA 26 6 5.07 ±0.25

3-4 1919 06 29 15:06:12 Mugello 566 10 6.29 ±0.09

2 1920 09 07 05:55:40 Garfagnana 756 10 6.48 ±0.09

3 1921 08 28 10:45 SARNANO 13 7 4.83 ±0.52

5-6 1922 06 08 07:47 CALDAROLA 52 6 4.89 ±0.19

2 1922 12 29 12:22:10 Bassa Val Roveto 119 6-7 5.19 ±0.12

4 1924 01 02 08:55:08 Medio Adriatico 76 7-8 5.36 ±0.16

2 1926 01 01 18:04:06 Slovenia 63 7-8 5.85 ±0.18

3 1927 08 16 00:53 CASTEL SANT'ANGELO 17 6 4.56 ±0.27

2 1927 10 11 14:45:03 Media Val Roveto 81 7 5.19 ±0.15

RS 1927 10 28 21:49 BEDONIA 51 6 4.88 ±0.21

2 1928 05 30 20:01 Adriatico centrale 17 5 4.88 ±0.28

3 1930 07 23 00:08:43 Irpinia 547 10 6.62 ±0.09

6-7 1930 10 30 07:13:13 SENIGALLIA 263 8 5.81 ±0.09

4 1933 09 26 03:33:29 Maiella 326 9 5.95 ±0.09

3-4 1934 11 30 02:58:19 Alto Adriatico 51

5.34 ±0.17

2 1936 10 18 03:10:12 BOSCO CANSIGLIO 267 9 6.12 ±0.09

3-4 1936 12 09 07:34 CALDAROLA 32 6-7 4.79 ±0.22

3-4 1940 10 16 13:17:35 RADICOFANI 106 7-8 5.26 ±0.14

6 1943 03 25 15:40 OFFIDA 7 6 5.04 ±0.31

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6 1943 10 03 08:28:29 Marche meridionali-Abruzzo 131 8-9 5.83 ±0.14

5 1950 09 05 04:08 GRAN SASSO 386 8 5.68 ±0.07

4 1951 08 08 19:56 Gran Sasso 94 7 5.30 ±0.14

7 1951 09 01 06:56:04 SARNANO 81 7 5.34 ±0.20

NF 1958 06 24 06:07:04 L'Aquila 152 7-8 5.21 ±0.11

3 1962 01 23 17:31 Adriatico 49 5 4.52 ±0.25

5 1963 07 21 11:09:13 AMATRICE 11 7 4.87 ±0.32

F 1964 08 02 10:40:17 PRECI 25 6 5.09 ±0.25

4-5 1971 10 04 16:43:33 NORCIA 43

4.99 ±0.16

4-5 1972 02 04 02:42:19 Medio Adriatico 75

4.86 ±0.29

F 1972 06 14 18:55:46 Medio Adriatico 17

4.62 ±0.47

5 1972 11 26 16:03:08 MONTEFORTINO 73 8 5.38 ±0.18

3 1974 12 02 01:55:16 Valnerina 28 7-8 4.76 ±0.17

5 1979 09 19 21:35:37 Valnerina 694 8-9 5.86 ±0.09

4-5 1980 11 23 18:34:52 Irpinia-Basilicata 1394 10 6.89 ±0.09

NF 1983 11 09 16:29:52 Parmense 850 6-7 5.06 ±0.09

4 1984 04 29 05:02:60 GUBBIO/VALFABBRICA 709 7 5.65 ±0.09

3 1984 05 07 17:49:43 Appennino abruzzese 912 8 5.89 ±0.09

3 1984 05 11 10:41:50 Appennino abruzzese 342

5.50 ±0.09

4 1986 10 13 05:10:01

Appennino umbro-

marchigiano 322 5-6 4.65 ±0.09

4-5 1997 09 03 22:07:30

Appennino umbro-

marchigiano 171 5-6 4.56 ±0.09

5 1997 09 26 00:33:13

Appennino umbro-

marchigiano 760

5.70 ±0.09

5 1997 09 26 09:40:27

Appennino umbro-

marchigiano 869 8-9 6.01 ±0.09

4 1997 10 03 08:55:22

Appennino umbro-

marchigiano 490

5.25 ±0.09

4-5 1997 10 06 23:24:53

Appennino umbro-

marchigiano 437

5.46 ±0.09

4 1997 10 14 15:23:11

Appennino umbro-

marchigiano 786 7-8 5.65 ±0.09

4 1998 03 21 16:45:09

Appennino umbro-

marchigiano 141 6 5.03 ±0.09

4 1998 04 05 15:52:21

Appennino umbro-

marchigiano 395 6 4.81 ±0.09

NF 2003 05 25 17:15:14 Zona Ascoli Piceno 92 5 4.15 ±0.18

NF 2004 12 09 02:44:25 Zona Teramo 224 5-6 4.18 ±0.09

NF 2005 04 12 00:31:52 Maceratese 137 4-5 4.16 ±0.14

3 2005 12 15 13:28:39 Valle del Topino 361 5-6 4.66 ±0.09

4-5 2006 04 10 19:03:36 Maceratese 211 5 4.51 ±0.10

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Il territorio marchigiano è stato sede d’intensa attività sismica, sia per intensità dei terremoti, che per loro

frequenza.

A partire dall’anno 1000 ad oggi, possiamo contare circa una ventina di eventi distruttivi con zona

epicentrale in territorio marchigiano. Questi terremoti hanno prodotto danni non inferiori a quelli di Senigallia

(AN) nel 1930, di Castignano (AP) nel 1943, quelli di Ancona del 1972, fino alle recenti sequenze sismiche

dell’Appennino Umbro-Marchigiano del settembre ottobre 1997.

Oltre ai terremoti che si sono generati nel territorio marchigiano è necessario ricordare quelli con epicentro

nelle regioni limitrofe ma che hanno prodotto danni anche nelle Marche.

Norcia ad esempio è stata colpita il 14 Gennaio 1703 da uno dei terremoti più forti della storia sismica

italiana; l’evento, il primo di una serie, fu risentito con effetti distruttivi anche nel territorio marchigiano. Danni

nelle Marche sono stati prodotti anche dai terremoti originatesi nelle zone di Sansepolcro (AR), di Rimini, del

Forlivese e dell’Aquilano.

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Di seguito vengono presentate alcune schede sintetiche sui principali terremoti dell’Appennino umbro-

marchigiano tratto dagli studi di Microzonazione Sismica di Livello I nel territorio Comunale di Macerata

(M.Consoli, G.Vecchioni, anno 2013)

Il 30 Aprile 1279 l’Appennino umbro-marchigiano fu interessato da un terremoto che precedette di poche

ore un secondo evento distruttivo verificatosi nell’Appennino tosco-emiliano. Alcuni cronisti medievali hanno

descritto questi eventi come un unico fenomeno abbracciante gran parte dell’Italia centrale. L’area di

danneggiamento del terremoto umbro-marchigiano fu comunque ampia. Fonti coeve e attendibili attestano che

due terzi degli edifici di Camerino furono distrutti mentre Cagli, Fabriano, Matelica, San Severino Marche,

Cingoli, Nocera, Foligno e Spello rimasero “diroccate”. Tutti i castelli (ossia insediamenti minori cinti da mura)

nelle montagne tra Nocera e Camerino “patirono molti danni”. Il castello di Serravalle (di Chienti) sarebbe

restato sepolto da una frana, forse innescata dal terremoto. Non si hanno dati attendibili sul numero -

comunque molto elevato - delle vittime né sull’estensione dell’area di risentimento, a parte il fatto che essa

comprese certamente Roma. Le notizie dei terremoti del 1279 ebbero vasta eco nell’Europa centro-

settentrionale: se ne trovano menzioni in cronache austriache, tedesche e polacche.

Studio di riferimento: Monachesi ed. (1987).

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L’area di danneggiamento del terremoto del 1 o forse del 4 Dicembre 1328 comprende Norcia, dove gran

parte degli edifici e le mura crollarono; Preci, Visso, S. Martino, Montesanto, Cerreto e Castel S. Giovanni

subirono danni genericamente gravissimi. L’estensione dell’area di risentimento è imprecisata ma l’evento fu

certamente avvertito a Foligno, Roma e Ripatransone, nelle Marche meridionali. Non si hanno dati attendibili

sul numero - comunque molto elevato - delle vittime. Le repliche potrebbero essere proseguite per un mese.

Studio di riferimento: Monachesi ed. (1987).

L’area di danneggiamento del terremoto del 25 Dicembre 1352 comprese le colline a sud di Monterchi e

l’alta Val Tiberina. La rocca d’Elci crollò uccidendo la guarnigione; l’Abbazia di S. Giovanni di Marzano subì

gravissimi danni. A Sansepolcro parte degli edifici e delle mura crollò, causando alcune vittime. Gli edifici

pubblici di Città di Castello subirono danni gravi, ma riparabili. La notte tra il 31 Dicembre 1352 e il 1 Gennaio

1353 una nuova forte scossa causò ulteriori crolli e un maggior numero di morti a Sansepolcro. Le repliche

potrebbero essersi protratte per un mese. Non si hanno dati attendibili sul numero dei morti, che furono

comunque molti, anche per la presenza a Sansepolcro di truppe mercenarie dei Visconti, acquartierate per

l’inverno. L’estensione dell’area di risentimento è imprecisata; l’evento del 25 Dicembre fu avvertito

probabilmente ad Arezzo e certamente a Bologna.

Studio di riferimento: Castelli et al. (1996).

I danni maggiori del terremoto del 18 Ottobre 1389 si concentrarono nel territorio a nord-est di Città di

Castello dove, oltre a un numero imprecisato di edifici isolati, crollarono i castelli (insediamenti fortificati) di

Castelguelfo, Baciuccheto e Pietragialla, al confine con le Marche. Crolli e danni più o meno gravi e diffusi si

ebbero a Sansepolcro, Città di Castello, Mercatello sul Metauro e Urbania. L’estensione dell’area di

risentimento è imprecisata, anche se l'evento potrebbe essere stato avvertito a Gubbio e forse a Forlì.

L’evento principale fu preceduto da una scossa minore il 16 Ottobre e seguito da repliche fino alla seconda

metà di Novembre 1389.

Studio di riferimento: Castelli et al. (1996).

Il terremoto del 26 Aprile 1458 fu preceduto da parecchie scosse avvertite a Città di Castello il giorno e la

notte precedenti. L’evento principale si verificò tra le 12 e le 13 ora locale, causando crolli e danni gravi a circa

400 edifici di Città di Castello (circa un terzo del totale, secondo stime coeve) e lesionando gli altri. Nel

contado di Città di Castello subirono danni ville (case signorili) e villaggi imprecisati. L’area di danneggiamento

comprese Sansepolcro e Montone. L’estensione dell'area di risentimento è imprecisata; le scosse furono

certamente avvertite a Gubbio e a Perugia, la cui popolazione ai primi di maggio continuava a pernottare

all’aperto. I morti furono da 14 a 25 a Città di Castello e “assai” nel contado. Le repliche proseguirono almeno

fino al 4 Maggio.

Studio di riferimento: Castelli et al. (1996).

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L’evento del 5 Novembre 1599 fu preceduto da lievi scosse avvertite a Cascia dal principio di Ottobre e da

una scossa che lesionò parecchi edifici il 4 Novembre. Nella notte 5-6 Novembre la scossa maggiore causò a

Cascia il crollo di più di quaranta case e danni gravi a tutti gli altri edifici. L’area di massimo danneggiamento

comprese Cascia, Chiavano, Castel S. Giovanni, Roccatamburo, Mucciafora, Colle Giacone, Giappiedi e

Maltignano. Norcia subì danni più lievi. I morti furono 8 a Cascia e 40 nel contado. L’area di risentimento

comprese le Marche, parte della Romagna, Roma e L’Aquila. Numerose repliche forti ma senza danni si

ebbero fino al Gennaio 1600.

Studio di riferimento: GNDT (1994).

Evento del 23 Dicembre 1690 - magnitudo stimata: 5.7 e con un’intensità 8 nella scala Mercalli Cancani

Sieberg (MCS)

area epicentrale: anconetano

morti: poche vittime

I terremoti del Gennaio-Febbraio 1703, localizzati in Umbria e Abruzzo sono per l’Italia centrale una delle

più significative sequenze sismiche dell’ultimo millennio. Gli eventi maggiori si ebbero il 14 e 16 Gennaio e il 2

Febbraio 1703. L’evento del 14 Gennaio interessò con i massimi effetti una vasta area dell’Umbria e del Lazio

all’incirca compresa tra Norcia e Amatrice. Quello del 16 Gennaio è meno ben conosciuto e sembrerebbe

meno significativo. L’evento del 2 Febbraio 1703 causò invece gravissime distruzioni tra Lazio e Abruzzo,

specialmente nell’area compresa tra Antrodoco e L’Aquila e “finì di distruggere” varie località danneggiate

dalle scosse precedenti. Numerosi villaggi completamente distrutti furono abbandonati. Le vittime furono circa

10000. L’estensione dell’area di risentimento non è stata affrontata in maniera sistematica, ma incluse

certamente Milano, Venezia e Napoli.

Studio di riferimento: Monachesi ed. (1987).

La mattina del 27 Giugno 1719 una scossa di terremoto interessò Norcia e Cascia dove si aprirono ampie

fenditure negli edifici nuovi, costruiti dopo i terremoti del 1703. Subirono danni abbastanza gravi l’Abbazia di S.

Eutizio, Preci, Saccovescio, Croce, Castelvecchio e Tuturano. Fonti di seconda mano sostengono che a

Le località maggiormente colpite da questo

terremoto furono Ancona e Sirolo dove crollarono

numerosi edifici; nella città di Ancona si contarono

alcune vittime; danni minori furono registrati

nell’area compresa tra Falconara Marittima,

Osimo, Loreto, Castelfidardo.

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Norcia ci sarebbero state alcune vittime e che l’area di danneggiamento non avrebbe compreso la pur vicina

Visso. L’evento fu avvertito a Spoleto, Foligno, Perugia, Rieti e Roma. Una replica meno forte viene segnalata,

la sera dello stesso giorno, da osservatori di Cascia e Perugia.

Studio di riferimento: GNDT (1994).

Il terremoto del 12 Maggio 1730 interessò con i maggiori effetti il territorio di Norcia, dove i castelli di Onde,

S. Martino, Casciolino, Castell’Innocenzo e Belvedere rimasero “adeguati al suolo”. Crolli e danni abbastanza

gravi si ebbero a Norcia, Campi, Ancarano Cascia. Un danneggiamento meno intenso si ebbe nella confinante

area marchigiana, a Castelsantangelo sul Nera, Ussita, Vallestretta, Vallinfante e Visso. L’evento fu avvertito

in tutto il territorio marchigiano, fino a Pesaro, Senigallia, Macerata e Ascoli Piceno; in Umbria, almeno fino a

Foligno; in Abruzzo a L’Aquila e Vasto; nel Lazio ad Amatrice e Roma. L’evento ricade in un’area interessata

dai violentissimi terremoti del 1703. Per alcune località non è possibile distinguere quanto il danneggiamento

attestato sia imputabile al terremoto del 1730 e quanto alle preesistenti cattive condizioni degli edifici.

Studio di riferimento: Monachesi ed. (1987).

Il terremoto del 24 Aprile 1741 interessò con i maggiori effetti il territorio compreso tra Serra San Quirico e

Fabriano ma ebbe un’area di danneggiamento estremamente estesa (da Pesaro e Urbino a Gubbio e Perugia,

da Macerata a Fermo). Questo terremoto ebbe epicentro lungo il confine tra le provincie di Ancona e Perugia.

Le località di Serra San Quirico, Sasso, Mergo e Fratte Rosa furono rase al suolo, mentre a Fabriano

crollarono 40 case e altri 800 edifici furono gravemente danneggiati; danni più lievi si ebbero in altre 100

località tra Pesaro, Urbino, Gubbio, Perugia, Macerata e Fermo. Si dispone di pochi dati sull’estensione

dell’area di risentimento, che fu comunque vasta (da Udine a Roma, mentre non si hanno dati precisi sul limite

di percettibilità nell’Italia meridionale). Abbastanza stranamente, non si hanno notizie precise in merito a

possibili repliche.

Studio di riferimento: Monachesi ed. (1987).

magnitudo stimata: 6.1

Quello del 17 Aprile 1747 potrebbe essere il principale in una sequenza di eventi verificatisi tra il 26

Gennaio e il 20 Dicembre 1747 in un vasto territorio compreso tra Nocera Umbra e Senigallia. Esso causò

Questo terremoto ebbe epicentro tra le provincie

di Ancona e Perugia. le località di Serra San

Quirico, Sasso, Mergo e Fratte Rosa, furono rase

al suolo; a Fabriano crollarono 40 case e altri 800

edifici furono gravemente danneggiati; danni più

lievi furono registrati in altre 100 località nell’area

compresa tra Pesaro, Urbino, Gubbio, Perugia,

Macerata e Fermo.

Comune di Macerata Piano Comunale di Emergenza di Protezione Civile 2015

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crolli e danni abbastanza gravi nel territorio della diocesi di Nocera Umbra e nel Fabrianese (Nocera Umbra e

località minori del Nocerino, Gualdo Tadino, Sigillo, Belvedere, Campodonico, Fabriano). Dopo repliche

quotidiane durate un mese circa, l’attività si attenuò fino al 20 e 22 Settembre 1747, quando si registrarono

ulteriori danni nel Fabrianese. L’evento del 17 Aprile fu avvertito ad Ancona, Fermo, Senigallia e Roma e

causò almeno una vittima a Belvedere (Fabriano). Il fatto che le scosse interessassero edifici già danneggiati

dal terremoto `fabrianese' del 1741, contribuì certamente ad accentuare la severità degli effetti.

Studio di riferimento: Monachesi ed. (1987).

L’evento del 27 Luglio 1751 è il maggiore in una sequenza di scosse avvertite a partire dal marzo 1751 in

una vasta area dell’Umbria e delle Marche e proseguite forse fino al luglio 1752. Esso causò danni in un’ampia

area, estesa da parte umbra, fino a Città di Castello, Perugia, Assisi, Terni e da parte marchigiana fino a Cagli,

Fabriano, Matelica e Montefano. Il massimo danneggiamento si ebbe in alcuni villaggi poco a sud di Gualdo

Tadino (Broccaro, Busche, Voltole etc.), in cui la maggior parte delle case fu atterrata e il resto rimase

inagibile. Gli estremi noti dell'area di risentimento sono Arezzo, Forlì Ancona e Roma. Il fatto che le scosse

interessassero aree già danneggiate dai terremoti del 1741 e del 1747 terremoto `fabrianese' del 1741,

contribuì probabilmente ad accentuare la severità degli effetti.

Studio di riferimento: Monachesi ed. (1987).

Il terremoto del 3 Giugno 1781 è caratterizzato da due fortissime scosse verificatesi a distanza di circa 10

minuti l’una dall’altra, che interessarono con i maggiori effetti una vasta area dell’Appennino al confine tra

Marche settentrionali, Umbria e Toscana. Il massimo danneggiamento si ebbe nell’area di Piobbico e Cagli.

L’area compresa tra Gubbio e Fabriano fu interessata da effetti relativamente minori (dal VI al VII grado MCS).

Questo terremoto ebbe i suoi massimi effetti nell’area del cagliese dove crollarono molti edifici; danni minori si

ebbero invece nell’area compresa tra Fabriano, Gubbio, Sansepolcro. Molte persone si salvarono perché poco

prima della scossa principale vi fu una scossa moderata che fece fuggire all’aperto gran parte della

popolazione. In totale vi furono 120 morti e centinaia di feriti. Si dispone di pochi dati sull'estensione dell’area

di risentimento, che comprese comunque buona parte della Toscana (da Firenze a Monte Oliveto Maggiore) e

della Romagna (fino a Ravenna).

Studio di riferimento: Monachesi ed. (1987).

L’area maggiormente colpita da questo terremoto

fu il cagliese dove crollarono molti edifici; danni

minori furono registrati nell’area compresa tra

Fabriano, Gubbio e Sansepolcro. Molte persone si

riuscirono a mettersi i n salvo perché poco prima

della scossa principale vi fu una scossa di

moderata intensità facendo uscire all’aperto la

maggior parte della popolazione. In totale vi furono

120 morti e centinaia di feriti. Perugia, Macerata e

Fermo.

Comune di Macerata Piano Comunale di Emergenza di Protezione Civile 2015

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magnitudo stimata: 6.2 area epicentrale: cagliese morti: 120

L’area di massimo danneggiamento del terremoto del 30 Settembre 1789 comprende gli insediamenti rurali

situati nella pianura tra Città di Castello e Sansepolcro, specie sulla riva sinistra del Tevere (Selci, Grumale,

San Giustino etc.). L’area di danneggiamento è delimitata a nord da Sansepolcro a ovest da Anghiari e

Citerna, a sud da Montone. Le più dettagliate descrizioni di effetti riguardano Città di Castello, dove sembra

che la tipologia di danno più grave e diffusa sia stata il crollo dei tetti, con conseguente sfondamento di volte e

solai e perdita di coesione delle pareti. L’area di risentimento comprende buon parte della Toscana (Siena,

Firenze, Cortona, Castiglion Fiorentino) e forse qualche località dell'interno nelle Marche settentrionali.

L’evento principale era stato preceduto di circa 5 ore da una scossa avvertita a Città di Castello e

Sansepolcro. Repliche sono segnalate, da Città di Castello, l’11 Ottobre e nei giorni immediatamente

precedenti il 31 Ottobre 1789.

Studio di riferimento: Castelli et al. (1996).

I danni più gravi causati dal terremoto dell’11 Ottobre 1791 si concentrarono nell’area montuosa ad est di

Foligno, sul versante umbro della strada per Colfiorito. I villaggi di “Scopoli [...] Leggiana, Case Nuove,

Volperino, Serrone, Pale, Morro, Casale, ed altri prossimi luoghi” furono particolarmente colpiti. I testimoni

lasciano peraltro intendere che all’entità complessiva dei danni non furono estranee le preesistenti cattive

condizioni degli edifici (“è caduto quel ch'era cadente, e rovinato, ciò ch'era già rovinoso”). La tipologia del

danneggiamento è in corso di studio sulla base di perizie scoperte di recente. A Foligno, Trevi e Perugia si

ebbero danni più lievi di quelli dei villaggi della montagna (sbilanciamento di muri, fenditure, distacchi di

intonaco). Si dispone di pochi dati sull'estensione dell’area di risentimento, che comprese comunque almeno

Spoleto, Tolentino e Roma.

Studio di riferimento: GNDT (1994).

Terremoto del 28 Luglio 1799, noto come “il Terremoto di Camerino”, di magnitudo Ma pari a 5.93.

L’intensità massima (scala Mercalli) raggiunta da questo terremoto è stata del 10°, nel Comune di

Cessapalombo (più ad ovest rispetto all’attuale zona sismica).

Il Terremoto di Macerata del 9 Maggio 1805 Intensità Max (MCS) VI-VII.

Gli eventi del 13 Gennaio 1832 furono i maggiori in una sequenza di scosse che interessarono l’area di

Foligno a partire dal 27 Ottobre 1831. Il primo evento causò a Foligno danni di media entità (crolli di camini e

volte, crepe) e fu seguito da leggere repliche nei giorni seguenti. Tali danni furono aggravati il 6 Novembre

1831 da una forte scossa seguita da repliche minori. Il 13 Gennaio 1832 due violentissime scosse a distanza

di un quarto d’ora l’una dall’altra causarono danni in un’area compresa tra Assisi, Bevagna, Montefalco, Trevi

e le montagne a est di Foligno. Le località maggiormente colpite furono Budino, Castellaccio e Scafali. I morti

furono tra 40 e 50. Le repliche continuarono nei mesi di Gennaio, Febbraio e Marzo, causando talvolta nuovi

Comune di Macerata Piano Comunale di Emergenza di Protezione Civile 2015

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danni in singole località. In particolare un evento del 13 Marzo causò il crollo del tetto della già lesionata

basilica di S. Maria degli Angeli.

Studio di riferimento: Monachesi ed. (1987).

I danni maggiori (crollo di molti edifici) verificatisi a seguito del terremoto della mattina del 14 Febbraio

1838 si concentrarono nell’area compresa tra Sellano, Acera e Cerreto di Spoleto, e in due località situate

nell'area montuosa ad est di Foligno (Verchiano e Val Lupo). A Foligno e Spoleto alcuni fabbricati in cattive

condizioni subirono danni lievi. L’estensione dell’area di risentimento è sconosciuta. Varie repliche sono

segnalate da Foligno durante la giornata e la notte seguenti e il 17 Febbraio. Non è chiaro se debbano essere

collegate a questo terremoto anche due forti scosse avvertite senza danni a Spoleto il 5 Gennaio 1838.

Studio di riferimento: Conversini et al. (1990).

Il terremoto del 22 Agosto 1859 iniziò con lievi scosse avvertite per alcuni giorni a Norcia senza causare

preoccupazione. L’evento principale si verificò tra le 13.15 e le 13.30 ora locale del 22 Agosto. I danni più

gravi si ebbero a Norcia e nelle vicine Campi, Casali di Serravalle e Capo del Colle. Danni più lievi subirono

Abeto, Todiano, Ancarano, Frascaro e Visso. A Norcia circa metà degli edifici crollò e gli altri subirono danni

gravi e crolli parziali soprattutto nei piani superiori. Furono particolarmente colpiti i rioni posti “sul pendio della

collina verso levante e ponente” e i pochi edifici moderni - generalmente più alti della media di 6/10 m - che

furono “tutti atterrati”. Morirono 101 persone. L’area di risentimento si estese da Roma a Pesaro e Camerino.

Le repliche proseguirono “quasi quotidianamente per circa un anno” e ce ne furono di forti a metà Novembre

1859 e nel Maggio 1860.

Studio di riferimento: GNDT (1994).

L’Alta Valtiberina fu interessata da una serie di scosse la mattina del 26 Aprile 1917. La più violenta - alle

ore 10:36 - rese inabitabili il 90% delle case di Monterchi con la morte di 23 persone; i feriti furono 35. Una

situazione analoga si registrò a Petretolo, Citerna, Lippiano, Lugnano, Monte Santa Maria Tiberina e

Padonchia. Sansepolcro fu danneggiata gravemente mentre danni meno gravi si ebbero a Selci, Anghiari,

Città di Castello, Umbertide, Montone e San Giustino. Morti e feriti furono relativamente pochi, perché la gran

parte della popolazione era all’aperto, allarmata dalle scosse precedenti. L’evento fu avvertito in numerose

località umbre, marchigiane, toscane e romagnole. All’evento principale seguirono numerose repliche, che

seguitarono ad essere avvertite per una decina di giorni. Una di queste, il 27 aprile, produsse nuovi danni agli

edifici già colpiti.

Studio di riferimento: Castelli et al. (1996).

Il terremoto del 30 Ottobre 1930, di magnitudo 5,8 e con un’intensità 8 nella scala Mercalli Cancani Sieberg

(MCS). Questo sisma colpì la zona centro-settentrionale delle Marche e provocò danni soprattutto a

Senigallia, dove i crolli uccisero 14 persone. Quattro persone morirono ad Ancona. Danni alle abitazioni e crolli

ci furono anche in altre 40 località, fra le quali Montemarciano, Mondolfo, san Costanzo, Fano.

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Il terremoto del 3 Ottobre 1943 colpì le Marche meridionali, provocando distruzioni nei comuni di

Castignano e Offida; gravi danni vi furono anche nella provincia di Ascoli Piceno; lievi danni invece

nelle province di Teramo e Macerata. magnitudo: 5.8 area epicentrale: Offida morti: nessun dato.

Il terremoto del 1 Settembre 1951 con Magnitudo 5.3, fortemente interessate le province di Ascoli Piceno e

Macerata. Avvertita anche in Umbria, Lazio e Abruzzo con lievi danni nelle province di Perugia e Teramo.

l'area di massimo danneggiamento fu in una zona montuosa al confine tra le province di Ascoli Piceno e

Macerata. A Cessapalombo la maggior parte degli edifici fu dichiarata inagibile e la gente fu costretta a

trasferirsi in alloggi di fortuna o all’aperto. – (See more at:

http://www.fondazionegiuliani.it/earthquake/terremoti-liste/terremoto-italia)

Il terremoto del 25 Gennaio 1972 , la prima forte scossa avvenne il 25 gennaio 1972. Lo sciame sismico

continuò con nuove forti scosse il 4 e 5 Febbraio ed il 14 Giugno 1974, con magnitudo fra 5,4 e 5,5 sulla scala

Richter; vi furono danni nell’anconetano sopra tutto ad Ancona; ad aggravare ulteriormente la situazione

furono le altre 2 scosse avvenute il giorno 9 e 14 Giungo; le persone sfollate furono migliaia: non vi furono

vittime. magnitudo: 5.2 area epicentrale: Adriatico – Ancona morti: nessuna vittima.

Il terremoto del 19 Settembre 1979 colpì gravemente alcune piccole località montane della Valnerina

(Civita, Chiavano, Castel Santa Maria e Trimezzo). I danni più gravi riguardarono gli edifici di antica o carente

costruzione che subirono lo scollamento di pareti esterne il collasso di pareti interne e fessure alle giunzioni

con il tetto. Gli edifici in cemento armato subirono solo in pochi casi danni lievi. Si ebbero alcuni morti e alcune

decine di feriti. L’area di danno medio grave si estese tra Leonessa, Accumoli, Visso, Sellano e Poggiodomo.

A Norcia si ebbero alcuni crolli parziali e danni a moltissimi edifici; a Cascia molte case furono danneggiate

anche gravemente, e si ebbero alcuni crolli parziali. L’evento fu avvertito in numerose località umbre,

marchigiane, abruzzesi e laziali, e fu seguito da numerose repliche.

Studio di riferimento: Spadea et al. (1981).

Il terremoto del 26 Settembre 1997 Umbria Marche. Magnitudo 5.8 e 6.1; morti: 11 Furono coinvolte le

zone di Colfiorito, Verchiano, Foligno, Sellano, Nocera Umbra, Assisi, Serravalle di Chienti, Camerino.

Distrutte numerose frazioni del comune di Foligno ed altri centri, gravi danni alle città, soprattutto alle bellezze

artistiche. Ad Assisi crolla una vela della volta Basilica superiore di San Francesco. Lo sciame sismico iniziò

nella primavera del 1997. La terra tremò a lungo, per più di un anno. I terremoti di magnitudo maggiore a 5

furono: il 26 Settembre di 5.8 alle ore 2:33 dove due coniugi anziani morirono sotto le macerie della propria

casa, la stessa mattina alle ore 11:42 ci fu una nuova scossa ancora più forte di quella notturna (6.1 Richter)

dove rimasero uccise altre 9 persone, di cui 4 all'interno della Basilica di San Francesco, il 3 Ottobre di

magnitudo 5, il 7 ottobre di magnitudo 5.3, il 12 Ottobre di magnitudo 5.1, il 14 Ottobre di magnitudo 5.5, il 26

Marzo 1998 di magnitudo 5.4. Si contarono 11 vittime, 100 feriti, 32.000 sfollati e oltre 80.000 case

danneggiate. See more at: http://www.fondazionegiuliani.it/earthquake/terremoti-liste/terremoto-italia

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Il terremoto del 6 Aprile 2009. L’Aquila. Magnitudo 6.1. morti: 309. Al momento è il più grave terremoto, per

intensità e conseguenze, del XXI secolo in Italia. Il sisma, preceduto da diverse scosse con lievissimi danni nei

giorni precedenti, e da alcune anche nel forlivese e in Friuli, è stato registrato in tutta la sua violenza alle ore

3:32 della notte tra domenica 5 e lunedì 6 Aprile. La scossa, insieme a quelle che seguirono nei giorni

successivi, anche fortissime seppure di grado inferiore, fu nettamente percepita in tutto il centro sud d’Italia,

soprattutto a Teramo, Rieti e Pescara ma anche a Terni, Roma, Frosinone, Napoli, Foggia, a settentrione,

anche in tutta l’alta valle del Tevere, nelle province di Arezzo, Perugia, Macerata e nell’Appennino Tosco-

Emiliano. La città di L’Aquila è stata evacuata dalla quasi totalità della popolazione. Gravissimi i danni agli

edifici e al patrimonio storico-artistico di L’Aquila, e comuni limitrofi. Sono crollati la sede della Prefettura e

un’ala della “Casa dello Studente” (con dentro diversi giovani, molti dei quali deceduti); seriamente lesionati

l’Ospedale Regionale, le sedi dell’Università e la Questura. Letteralmente scomparsa la frazione aquilana di

Onna, un paesino di soli 300 abitanti dove sono morte 41 persone. Nel complesso sono state accertate 309

vittime, più di mille feriti e circa 65.000 sfollati in tutta la zona. – (See more at:

http://www.fondazionegiuliani.it/earthquake/terremoti-liste/terremoto-italia)

Terremoto del 20/09/2009 con epicentro Montecassianio-Montefano di magnitudo 4,6 Richter.

Il terremoto del 12 Gennaio 2010, Ascoli Piceno, Macerata; Magnitudo 4.1. morti: nessuno. Ore 09.25 e

14.35 locali. Il giorno 12 Gennaio 2010, alle ore 09.25 è avvenuto un sisma di magnitudo Ml 4.0, con epicentro

nella zona tra Macerata e Ascoli Piceno. Le località più vicine all’epicentro sono Colmurano e Gualdo

entrambe in provincia di Macerata. La profondità epicentrale è di 25 km. Nella stessa zona, alle 14.35 (ore

locale) si è verificata un'altra scossa di magnitudo Ml 4.1. Questi terremoti seguono alcuni eventi che si sono

verificati a partire dal 7 Gennaio con magnitudo tra Ml 2.5 e 3.0 e magnitudo massima Ml 3.9 registrata il 10

Gennaio 2010. La sismicità è avvenuta a profondità tra i 15 e i 25 km. Panico nelle scuole, lezioni sospese di

ogni ordine e grado. – (See more at: http://www.fondazionegiuliani.it/earthquake/terremoti-liste/terremoto-

italia)

Terremoto del 22 Agosto 2013 di magnitudo maggiore (4.4) alle 08:44 italiane in Adriatico centro-

settentrionale, circa 15 Km a est della costa marchigiana tra le province di Ancona e Macerata. Questo

terremoto si è verificato nella stessa area dove dal 21 Luglio si sta sviluppando una sequenza sismica iniziata

con un evento di magnitudo 4.9.

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69

4.1.2 Microzonazione sismica del territorio comunale

Lo studio di Microzonazione Sismica di Livello 1, rappresenta un livello propedeutico ai successivi studi di

MS (Livello 2 e Livello 3) e consiste in una raccolta organica e ragionata di dati di natura geologica, geofisica e

geotecnica e delle informazioni preesistenti e/o acquisite appositamente al fine di suddividere il territorio in

microzone qualitativamente omogenee dal punto di vista del comportamento sismico.

Nella pianificazione d’emergenza, sia a livello comunale che provinciale, gli studi di MS consentono una

migliore e consapevole individuazione degli elementi strategici di un Piano di Emergenza ed in generale delle

risorse di Protezione Civile.

La conoscenza dei possibili effetti locali indotti da un evento sismico su un territorio contribuisce a:

- scegliere aree e strutture di emergenza ed edifici strategici in zone stabili;

- individuare, in caso di collasso, i tratti “critici” delle infrastrutture viarie e di servizio e le opere

rilevanti per le quali potrebbero essere necessarie specifiche valutazioni di sicurezza.

Lo studio di Microzonazione Sismica (MS) – Livello 1, ai sensi dell’O.P.C.M. 13 novembre 2010, n. 3907 e

della D.G.R. 05.07.2011, n. 967, promosso dalla Regione Marche Dipartimento per le Politiche Integrate di

Sicurezza e per la Protezione Civile relativamente al territorio comunale di Macerata, è stato effettuato tra i

mesi di Marzo - Settembre 2013.

Le aree di indagine sono state scelte e localizzate in corrispondenza delle aree urbanizzate che il Comune

di Macerata ha individuato, tenendo conto delle zone già antropizzate e di quelle in previsione da P.R.G..

Tuttavia lo studio è stato effettuato anche al di fuori dei limiti individuati dal Comune di Macerata.

Nello specifico la MS individua e caratterizza:

- le zone stabili: sono zone nelle quali non si ipotizzano effetti locali di alcuna natura (litotipi

assimilabili al substrato sismico in affioramento con morfologia pianeggiante o poco inclinata) e

pertanto gli scuotimenti attesi sono equivalenti a quelli forniti dagli studi di pericolosità di base;

- le zone stabili suscettibili di amplificazione sismica: sono le zone in cui il moto sismico viene

modificato a causa delle caratteristiche litostratigrafiche e/o geomorfologiche del territorio;

- le zone suscettibili di instabilità: sono le zone suscettibili di attivazione dei fenomeni di deformazione

permanente del territorio indotti o innescati dal sisma (instabilità di versante, liquefazioni, fagliazione

superficiale).

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70

Sintesi dello studio

La Carta delle Microzone Omogenee in Prospettiva Sismica (MOPS) costituisce il documento principale

della microzonazione sismica di Livello 1. Tale elaborato, ottenuto attraverso le risultanze degli studi effettuati,

indica le aree suscettibili di eventuali problematiche a seguito di un evento sismico e sulle quali sarà

necessario, in fase attuativa, eseguire studi di MS superiori al Livello 1.

Essa è stata ottenuta attraverso le risultanze delle seguenti fasi di studio:

- Acquisizione di tutto il materiale bibliografico disponibile, relativo alla cartografia geologica, ai

fascicoli di indagini geognostiche, geofisiche, geotecniche, edite e non, afferenti sia ad interventi

pubblici che ad opere e progetti privati.

- Elaborazione della Carta delle Indagini a scala 1:10.000 in cui vengono riportate tutte le indagini

reperite e realizzate ex novo che interessano l’area di studio.

- Ricostruzione del modello geologico stratigrafico ed individuazione di problematiche

geomorfologiche del territorio comunale in esame, ottenuta attraverso l’analisi della

documentazione bibliografica ed i controlli eseguiti attraverso il rilevamento geologico e

geomorfologico di campagna; l’elaborato finale è costituito dalla Carta Geologico - Tecnica a scala

1:10.000 e relative Sezioni Geologiche.

- Caratterizzazione qualitativa in chiave litotecnica delle principali unità litostratigrafiche cartografate.

- Esecuzione di misure di microtremore ambientale, basate su tecnica di sismica passiva a stazione

singola (HVSR), da cui è possibile stimare la frequenza di risonanza fondamentale f0 riferita al sito

di misura ed esecuzione di indagini sismiche tipo MASW.

- Elaborazione della Carta delle Microzone Omogenee in Prospettiva Sismica (MOPS) allo scopo di

individuare a scala 1:10.000 le zone le cui condizioni locali possono modificare le caratteristiche del

moto sismico atteso o possono produrre deformazioni permanenti rilevanti per le costruzioni, le

infrastrutture e l’ambiente.

Lo studio di MS nel Comune di Macerata ha permesso l’individuazione delle seguenti zone omogenee:

1. Zone stabili suscettibili di amplificazione sismica in cui il moto sismico è modificato rispetto a quello

atteso in condizioni ideali di suolo, a causa delle caratteristiche litostratigrafiche del terreno e/o

geomorfologiche del territorio.

2. Zone suscettibili di instabilità in cui i terreni sono suscettibili di attivazione di fenomeni di

deformazione permanente del territorio a seguito di un evento sismico.

3. Non sono state individuate zone stabili.

Comune di Macerata Piano Comunale di Emergenza di Protezione Civile 2015

71

ZONE STABILI SUSCETTIBILI DI AMPLIFICAZIONE SISMICA

Comune di Macerata Piano Comunale di Emergenza di Protezione Civile 2015

72

Sono state distinte 13 aree omogenee per le zone stabili suscettibili di amplificazione locale:

- 11 aree sono caratterizzate dalla presenza di terreni di copertura con uno spessore superiore ai 3 m

e con sottostante substrato geologico;

- 2 aree sono relative alle zone contraddistinte dal substrato non rigido con copertura inferiore a 3 m.

Il substrato non rigido (NRS = substrato geologico non rigido, stratificato) è costituito da alternanze di litotipi

stratificati (ALS) e da depositi coesivi sovraconsolidati, stratificati (COS). Nello specifico con la sigla ALS si

intendono alternanze di peliti, argille, argille siltose marnose fossilifere sottilmente stratificate e strati sottili di

sabbie (rapporto sabbia/argilla a favore della facies pelitica - Litofacies pelitico-arenaceo della Formazione

delle Argille Azzurre) e alternanze di strati di arenarie e sabbie con intercalazioni argilloso-limose (rapporto

sabbia/argilla > 1 - Litofacies arenaceo-pelitico della Formazione delle Argille Azzurre). La sigla COS indica

alternanze di strati di peliti, argille, argille marnose ed argille siltose intercalate da rari veli di sabbia fine

(Litofacies pelitica della Formazione delle Argille Azzurre).

I terreni di copertura sono rappresentati da depositi continentali Quaternari, in particolare terreno di riporto,

depositi eluvio-colluviali, depositi alluvionali e depositi di glacies. Tali depositi sono stati distinti sulla base della

loro granulometria e spessore.

ZONE SUSCETTIBILI DI INSTABILITÀ

Le zone suscettibili d’instabilità sono aree nelle quali gli effetti sismici attesi e predominanti sono

riconducibili a deformazioni permanenti del territorio e non sono necessariamente esclusi per queste zone

anche fenomeni di amplificazione del moto.

I principali tipi d’instabilità individuati sono quelli relativi ai fenomeni gravitativi presenti lungo i versanti. La

natura del terreno e la notevole antropizzazione sono le cause principali di tali dissesti.

I fenomeni gravitativi attivi, che maggiormente interessano il territorio, coinvolgono i versanti in cui affiorano

le coltri eluvio-colluviali limoso argillose, soprattutto in corrispondenza di versanti con pendenze elevate e con

scarsa copertura vegetale.

Altre zone suscettibili di instabilità sono quelle poste nelle vicinanze di faglie attive e capaci. Nella porzione

orientale del territorio comunale di Macerata (vedi TAV. 4), in seguito ad una serie di indizi geologici,

geomorfologici e strutturali, è stata ipotizzata la presenza di una faglia attiva e capace (faglia

trascorrente/transtensiva sinistra attiva presunta ad andamento N-S). Per faglia attiva s’intende una faglia che

si è rotta almeno una volta negli ultimi 40.000 anni (limite inferiore certo delle datazioni radiometriche). Una

faglia attiva è detta capace se raggiunge la superficie producendo una frattura del terreno; l’andamento di

questa rottura in superficie è la traccia superficiale della faglia.

Comune di Macerata Piano Comunale di Emergenza di Protezione Civile 2015

73

4.1.3 Analisi della Vulnerabilità del sistema antropico e valutazione del Danno

La vulnerabilità sismica del sistema antropico viene espressa come la probabilità che una struttura di un

certo tipo possa subire un certo livello di danno a fronte di un evento sismico di una determinata intensità.

Essa quindi è una proprietà intrinseca della costruzione poiché dipende dalle caratteristiche strutturali

(geometriche e costruttive) reali della struttura. I possibili danni provocati delle scosse sismiche sul patrimonio

edilizio e sulle infrastrutture non dipendono esclusivamente dalla tipologia costruttiva ma intervengono altri

fattori, tra i quali la risposta sismica dei terreni fondali in base alla loro configurazione geologica e

geomorfologica.

Poiché studi specifici in tal senso sono stati limitati ad un numero ristretto di Comuni, il Dipartimento

Protezione Civile della Regione Marche ha proceduto all’individuazione, almeno in linea di massima, degli

elementi base di riferimento per la predisposizione di Piani di Emergenza di Protezione Civile, ed in particolare

per la quantificazione della popolazione eventualmente coinvolta e per il dimensionamento delle aree di

ricovero in caso di calamità. Pertanto, sulla base degli studi e delle metodologie applicate dalla Regione

Marche, di seguito si è proceduto alla valutazione della vulnerabilità del patrimonio edilizio del Comune di

Macerata.

Nella relazione regionale gli edifici sono stati raggruppati nelle tre classi di vulnerabilità previste dalla

scala MSK (Medvedev-Sponheuer-Karnik) (vedi tabella sotto) con una variazione; la classe C è stata

suddivisa ulteriormente in C1 e C2 per differenziare la muratura di buona qualità dal cemento armato.

Classe di vulnerabilità

Descrizione del tipo di edificio

A Vulnerabilità alta: costruzioni in pietrame non lavorato, case in adobe (mattoni crudi o malta di argilla).

B Vulnerabilità media: costruzioni in muratura comune o in pietra lavorata.

C1 Vulnerabilità bassa: costruzioni in muratura di buona qualità, strutture in legno molto ben costruite.

C2 Vulnerabilità bassa: costruzioni in cemento armato.

La relazione regionale richiede che la quantificazione del danno che tali strutture possono subire venga

fatta sulla base dei Livelli di Danno definititi nella scala d’intensità macrosismica MSK riportati di seguito:

Livello di danno

Descrizione

0 Nessun danno.

1 Danno lieve: sottili fessure e caduta di piccole parti di intonaco.

Comune di Macerata Piano Comunale di Emergenza di Protezione Civile 2015

74

2 Danno medio: piccole fessure nelle pareti, caduta di porzioni consistenti di intonaco, fessure nei camini parte dei quali cadono.

3 Danno forte: formazione di ampie fessure nei muri, caduta dei camini.

4 Distruzione: distacchi fra le pareti, possibile collasso di porzioni di edifici, parti di edificio separate si sconnettono, collasso pareti interne.

5 Danno totale: collasso totale dell’edificio.

La relazione regionale, sulla base dell’esperienza maturata a seguito dei più recenti eventi simici, ritiene

“individuabile a partire dal livello 3 il limite di riferimento per la determinazione del numero di abitanti ai quali

provvedere a dare assistenza in relazione all’abbandono dell’edificio ancorché non inagibile per il timore del

ripetersi dello stesso evento”.

La distribuzione probabilistica del danno viene invece calcolata utilizzando le Matrici di Probabilità di

Danno (MPD) messe a punto negli anni '80 (Braga et al. 1982, 1985) sulla base dei rilevamenti dei danni a

seguito dei terremoti dell’Irpinia del 1980 e quello Abruzzese-Laziale del 1984. I dati sui rilevamenti dei danni e

sul numero di abitanti a cui la Regione Marche ha dato un alloggio provvisorio perchè le loro abitazioni

risultavano inagibili (totalmente o parzialmente) a seguito del terremoto umbro-marchigiano del 1997 mostrano

come la MPD tende (nei limiti del confronto) ad una sovrastima del numero degli abitanti teoricamente esposti.

Questa tendenza è particolarmente evidente per il grado VI d’intensità per cui - nei casi di comuni densamente

abitati - anche le basse percentuali di danno previste per questo valore portano ad una importante sovrastima

del calcolo teorico. Per questo motivo non si è proceduto a stimare la possibile esposizione nei casi di valore

VI d’intensità.

Poiché la metodologia prevista nelle linee guida regionali richiede l’intensità come parametro di input per la

valutazione dello scenario di danno, è stata convertita l’accelerazione in gradi della scala d’intensità

utilizzando la seguente relazione empirica (Faenza e Michelini, 2010):

I = 1,68±0.22 + 2,58±0.14 x Log(PGA)

con PGA accelerazione massima del suolo (vedi http://www.an.ingv.it/ESPO14/2pericolosita.html).

Per ogni diversa classe di vulnerabilità degli edifici e per ogni grado di intensità delle scosse sismiche

previste, le matrici di probabilità del danno forniscono le percentuali di danneggiamento degli edifici.

La matrice di probabilità di danno per livelli di danno ≥3 e per le diverse tipologie di edifici (o classi di

vulnerabilità) è la seguente:

Comune di Macerata Piano Comunale di Emergenza di Protezione Civile 2015

75

Grado d'intensità Tipologia A Tipologia B Tipologia C = (C1+C2)

VI (N.B. - qui non applicato) 14.2 % 4.7 % 0.2 %

VII 35.8% 14.2 % 3.7 %

VIII 87.0 % 50.2 % 21.0 %

IX 98.1 % 86.2 % 40.7 %

X 99.8 % 98.1 % 76.4 %

4.1.4 Valutazione della Popolazione coinvolta sull’intero territorio comunale

La metodologia di calcolo della popolazione potenzialmente coinvolta indicata nella proposta regionale è

così sintetizzabile: dati un valore di intensità sismica attesa in ogni singolo capoluogo comunale, il numero di

abitanti nelle diverse classi di vulnerabilità degli edifici e un livello di danno possibile per le diverse intensità, il

dimensionamento delle aree di accoglienza deve essere calcolato in termini di numero di abitanti residenti

negli edifici che potrebbero aver subito danni gravi.

I dati sulla popolazione sono quelli ricavati dall’elaborazione effettuata dal DPC a partire dai risultati del

Censimento ISTAT del 2001 (Comune di Macerata-Codice ISTAT: 11043023).

Le due tabelle seguenti mostrano il totale dei residenti e il numero di abitazioni nelle diverse classi di

vulnerabilità fornito dalla relazione regionale per il Comune di Macerata:

Numero di Abitanti Classe vulnerabilità

A Classe vulnerabilità

B Classe vulnerabilità

C = (C1+C2)

40560 5796 5135 29629

Numero di Abitazioni Classe vulnerabilità

A Classe vulnerabilità

B Classe vulnerabilità

C = (C1+C2)

18028 3357 2607 12064

Di seguito, vengono riportate le relative percentuali di danno agli abitanti previsti in ognuna delle classi di

vulnerabilità degli edifici considerando grado di intensità sismica pari a VII.

INTERO TERRITORIO COMUNALE – Intensità Sismica VII

Classe di vulnerabilità edifici A B C

Numero di abitanti (anno 2001) 5796 5135 29629

Percentuale di danno (Regione Marche) 35.8% 14.2 % 3.7 %

Numero abitanti coinvolti 2075 729 1096

Comune di Macerata Piano Comunale di Emergenza di Protezione Civile 2015

76

Totale popolazione coinvolta 3900

Il valore del numero di persone potenzialmente coinvolto (3900 abitanti) risulta sottostimato poiché

calcolato sulla base di valori demografici riferiti all’anno 2001 e quindi non connessi alle attuali stime. Sulla

base di queste considerazioni è stato effettuato un calcolo proporzionale in base all’attuale popolazione

residente pari a 42.594 abitanti (dato riferito a Settembre 2015). I risultati ottenuti indicano che la popolazione

potenzialmente coinvolta sull’intero territorio comunale attualmente si aggira attorno alle 4095 unità.

Sono stati inoltre definiti i valori del numero di persone potenzialmente coinvolte, considerando episodi

sismici con grado di intensità pari a VIII - IX - X e valori demografici dell’anno 2001. Di seguito si riportano le

stime ottenute.

INTERO TERRITORIO COMUNALE – Intensità Sismica VIII

Classe di vulnerabilità edifici A B C

Numero di abitanti (anno 2001) 5796 5135 29629

Percentuale di danno (Regione Marche) 87.0 % 50.2 % 21.0 %

Numero abitanti coinvolti 5042 2578 6222

Totale popolazione coinvolta 13842

INTERO TERRITORIO COMUNALE – Intensità Sismica IX

Classe di vulnerabilità edifici A B C

Numero di abitanti (anno 2001) 5796 5135 29629

Percentuale di danno (Regione Marche) 98.1 % 86.2 % 40.7 %

Numero abitanti coinvolti 5686 4426 12059

Totale popolazione coinvolta 22171

INTERO TERRITORIO COMUNALE – Intensità Sismica X

Classe di vulnerabilità edifici A B C

Numero di abitanti (anno 2001) 5796 5135 29629

Percentuale di danno (Regione Marche) 99.8 % 98.1 % 76.4 %

Numero abitanti coinvolti 5784 5037 22637

Totale popolazione coinvolta 33458

Comune di Macerata Piano Comunale di Emergenza di Protezione Civile 2015

77

4.1.5 Valutazione della Popolazione coinvolta in ogni Settore

Si è ritenuto necessario suddividere il territorio comunale in settori, per poter procedere ad una più

accurata analisi dello scenario di rischio sismico all’interno di ognuno di essi e potendo così valutare la

popolazione potenzialmente coinvolta dall’evento.

Nello specifico, è stata eseguita una suddivisione della città in settori in modo che l’assetto toponomastico

e urbanistico degli stessi potesse favorire nel migliore dei modi le procedure di emergenza da mettere in atto

durante gli scenari di Rischio Sismico previsti. Si è giunti ad ottenere un numero complessivo di 14 settori. Fra

questi vi sono 6 settori che risultano costituiti ognuno da una porzione di territorio appartenente al Capoluogo.

I rimanenti 8 settori comprendono frazioni e/o quartieri esterni al Capoluogo.

Tutto questo nell’ottica di prevedere un adeguato numero di Aree di Attesa all’interno di ogni settore,

facilmente e rapidamente raggiungibili anche a piedi al verificarsi dell’evento.

Il numero di abitanti compreso in ogni singolo settore è stato calcolato dall’elaborazione dei seguenti dati

forniti dall’Ufficio Anagrafe (aggiornati a Settembre 2015): Elenco degli abitanti nelle singole vie della città

(ALLEGATO N.1_Tabella n.1), e riportati nella Tabella n. 1 dell’Allegato n. 3 al presente Piano.

Per quanto riguarda la definizione della classe di vulnerabilità degli edifici presenti nei diversi settori, sono

state effettuate, sulla base dei dati ISTAT, opportune interpretazioni dei parametri in chiave di vulnerabilità

sismica del patrimonio abitativo del Comune. Le valutazioni effettuate prescindono, naturalmente, da

specifiche analisi speditive e/o di dettaglio.

Di seguito viene riportata una Tabella riassuntiva di quanto detto.

NUMERO SETTORE

SETTORI CAPOLUOGO N. ABITANTI CLASSE DI

VULNERABILITÀ

1 Centro Storico 3.837 B/C

2 Pace 3.983 A/B/C

3 Montirozzo 4.545 B/C

4 Borgo Cairoli – Santa Lucia 2.838 B/C

5 Fontescodella 4.651 B/C

6 Via dei Velini – Fontezucca 2.448 B/C

Totale 22.302

Comune di Macerata Piano Comunale di Emergenza di Protezione Civile 2015

78

NUMERO SETTORE

SETTORI FRAZIONI E/O QUARTIERI N. ABITANTI CLASSE DI

VULNERABILITÀ

7 Madonna delle Vergini 969 B/C

8 Collevario 2.603 B/C

9 Santa Croce – Montalbano 5.092 A/B/C

10 Corneto 1.195 B/C

11 Montanello 171 B/C

12 Villa Potenza 2.489 B/C

13 Sforzacosta 2.089 B/C

14 Piediripa 2.169 B/C

Totale 16.777

Popolazione residente nei settori 39.079

Successivamente, si è proceduto alla quantificazione delle persone eventualmente coinvolte nell’evento e

bisognose di strutture di ricovero. La valutazione della popolazione coinvolta in ogni settore è stata calcolata

tramite l’applicazione dei modelli elaborati dal Servizio Protezione Civile della Regione Marche; similmente a

quanto effettuato per lo scenario di Rischio Sismico sull’intero territorio comunale, si applicano le Percentuali

di Danno proposte dalla Regione Marche per un evento sismico del VII e classe di danno ≥ 3.

Di seguito vengono riportate le stime ottenute.

CENTRO STORICO – Intensità sismica VII

N. Totale Abitanti (anno 2015) 3837

Classe di vulnerabilità edifici A B C

Numero di abitanti - 3261 576

Percentuale di danno (Regione Marche) 35,8 % 14,2 % 3,7 %

Numero abitanti coinvolti - 463 21

Totale popolazione coinvolta 484

Comune di Macerata Piano Comunale di Emergenza di Protezione Civile 2015

79

PACE – Intensità sismica VII

N. Totali Abitanti (anno 2015) 3983

Classe di vulnerabilità edifici A B C

Numero di abitanti 199 1992 1792

Percentuale di danno (Regione Marche) 35,8 % 14,2 % 3,7 %

Numero abitanti coinvolti 71 283 66

Totale popolazione coinvolta 420

MONTIROZZO – Intensità sismica VII

N. Totali Abitanti (anno 2015) 4545

Classe di vulnerabilità edifici A B C

Numero di abitanti - 909 3636

Percentuale di danno (Regione Marche) 35,8 % 14,2 % 3,7 %

Numero abitanti coinvolti - 129 135

Totale popolazione coinvolta 264

BORGO CAIROLI - SANTA LUCIA – Intensità sismica VII

N. Totali Abitanti (anno 2015) 2838

Classe di vulnerabilità edifici A B C

Numero di abitanti - 1987 851

Percentuale di danno (Regione Marche) 35,8 % 14,2 % 3,7 %

Numero abitanti coinvolti - 282 32

Totale popolazione coinvolta 314

FONTESCODELLA – Intensità sismica VII

N. Totali Abitanti (anno 2015) 4651

Classe di vulnerabilità edifici A B C

Numero di abitanti - 1395 3256

Percentuale di danno (Regione Marche) 35,8 % 14,2 % 3,7 %

Numero abitanti coinvolti - 198 120

Totale popolazione coinvolta 319

Comune di Macerata Piano Comunale di Emergenza di Protezione Civile 2015

80

VIA DEI VELINI - FONTEZZUCCA – Intensità sismica VII

N. Totali Abitanti (anno 2015) 2448

Classe di vulnerabilità edifici A B C

Numero di abitanti - 734 1714

Percentuale di danno (Regione Marche) 35,8 % 14,2 % 3,7 %

Numero abitanti coinvolti - 104 63

Totale popolazione coinvolta 168

MADONNA DELLE VERGINI – Intensità sismica VII

N. Totali Abitanti (anno 2015) 969

Classe di vulnerabilità edifici A B C

Numero di abitanti - 97 872

Percentuale di danno (Regione Marche) 35,8 % 14,2 % 3,7 %

Numero abitanti coinvolti - 14 32

Totale popolazione coinvolta 46

COLLEVARIO – Intensità sismica VII

N. Totali Abitanti (anno 2015) 2603

Classe di vulnerabilità edifici A B C

Numero di abitanti - 260 2343

Percentuale di danno (Regione Marche) 35,8 % 14,2 % 3,7 %

Numero abitanti coinvolti - 37 87

Totale popolazione coinvolta 124

SANTA CROCE - MONTALBANO – Intensità sismica VII

N. Totali Abitanti (anno 2015) 5092

Classe di vulnerabilità edifici A B C

Numero di abitanti 255 1528 3310

Percentuale di danno (Regione Marche) 35,8 % 14,2 % 3,7 %

Numero abitanti coinvolti 91 217 122

Totale popolazione coinvolta 431

Comune di Macerata Piano Comunale di Emergenza di Protezione Civile 2015

81

CORNETO – Intensità sismica VII

N. Totali Abitanti (anno 2015) 1195

Classe di vulnerabilità edifici A B C

Numero di abitanti - 120 1076

Percentuale di danno (Regione Marche) 35,8 % 14,2 % 3,7 %

Numero abitanti coinvolti - 17 40

Totale popolazione coinvolta 57

MONTANELLO – Intensità sismica VII

N. Totali Abitanti (anno 2015) 171

Classe di vulnerabilità edifici A B C

Numero di abitanti - 34 137

Percentuale di danno (Regione Marche) 35,8 % 14,2 % 3,7 %

Numero abitanti coinvolti - 5 5

Totale popolazione coinvolta 10

VILLA POTENZA – Intensità sismica VII

N. Totali Abitanti (anno 2015) 2489

Classe di vulnerabilità edifici A B C

Numero di abitanti - 996 1493

Percentuale di danno (Regione Marche) 35,8 % 14,2 % 3,7 %

Numero abitanti coinvolti - 141 55

Totale popolazione coinvolta 197

SFORZACOSTA – Intensità sismica VII

N. Totali Abitanti (anno 2015) 2089

Classe di vulnerabilità edifici A B C

Numero di abitanti - 418 1671

Percentuale di danno (Regione Marche) 35,8 % 14,2 % 3,7 %

Numero abitanti coinvolti - 59 62

Totale popolazione coinvolta 121

Comune di Macerata Piano Comunale di Emergenza di Protezione Civile 2015

82

PIEDIRIPA – Intensità sismica VII

N. Totali Abitanti (anno 2015) 2169

Classe di vulnerabilità edifici A B C

Numero di abitanti - 217 1952

Percentuale di danno (Regione Marche) 35,8 % 14,2 % 3,7 %

Numero abitanti coinvolti - 31 72

Totale popolazione coinvolta 103

Dall’elaborazione risulta che 3.058 persone, in caso di evento sismico con intensità pari VII, potrebbe

necessitare di una struttura di ricovero a causa dell’inagibilità della propria abitazione, cioè circa l’8%

dell’intera popolazione residente nei 14 settori.

Tuttavia va sottolineato che trattandosi di una procedura semplificata, che include alcune approssimazioni

ed estrapolazioni, i dati così ottenuti dovranno essere considerati come una stima di massima.

Tali dati sono riportati nella Tavola n. 4A NORD e 4B SUD – Carta del Rischio Sismico del presente Piano.

4.1.6 Valutazione della superficie necessaria per il ricovero

In base alla circolare con i criteri guida per la realizzazione di una tendopoli in casi d’emergenza emanata

dalla Direzione Generale della Protezione Civile e dei Servizi Antincendi (“Criteri guida per la realizzazione di

tendopoli”. Ministero dell’Interno – Direzione Generale della Protezione Civile e SS.A. Circolare del

n°2551/02/OR/86 del 22.08.1995) la superficie unitaria da destinare a ciascuna delle persone costrette ad

abbandonare la propria abitazione è di circa 12 mq/ab.

La valutazione della popolazione coinvolta nell’intero territorio comunale, calcolata tramite l’applicazione

dei modelli elaborati dal Servizio Protezione Civile della Regione Marche, indica 3900 persone potenzialmente

costrette ad abbandonare la propria abitazione in seguito al verificarsi di episodi sismici con intensità pari al

VII. Tale calcolo è stato effettuato facendo riferimento a valori demografici riferiti all’anno 2001, per questo

motivo, è stato eseguito un calcolo proporzionale in base all’attuale popolazione residente pari a 42.594

abitanti (dato del Settembre 2015). I risultati ottenuti indicano che la popolazione potenzialmente coinvolta

sull’intero territorio comunale attualmente si aggira attorno alle 4095 unità. In tal caso, è necessario

provvedere quindi all’allestimento di Aree di Ricovero per un totale di superficie pari a circa 50.000 mq.

Considerando invece, la popolazione coinvolta nei 14 settori, similmente a quanto effettuato per lo scenario

di Rischio Sismico sull’intero territorio comunale, si stima che 3.058 persone, in caso di evento sismico con

Comune di Macerata Piano Comunale di Emergenza di Protezione Civile 2015

83

intensità pari al VII, potrebbe necessitare di una struttura di ricovero a causa dell’inagibilità della propria

abitazione. Di conseguenza, risulta necessario l’allestimento di Aree di Ricovero per una superficie di circa

37.000 mq.

Si evidenzia che l’allestimento delle tendopoli e dei moduli abitativi provvisori per il ricovero potrà essere

affiancato dalla sistemazione di parte della popolazione presso familiari e strutture ricettive.

Come in seguito meglio descritto, all’interno del territorio comunale sono state individuate 23 Aree di

Ricovero. La somma della superficie totale prevista per l’intero territorio è di circa 200.000 mq, per cui le aree

di ricovero risultano sufficienti ad ospitare un numero di persone superiore a quelle potenzialmente coinvolte

nello scenario del rischio sismico.

4.1.7 Viabilità in emergenza sismica

Facendo riferimento alla Tavola n. 5 – Carta della Condizione Limite per l’Emergenza Sismica allegata al

presente Piano, si può osservare come al verificarsi di un evento sismico, pur in concomitanza con il verificarsi

di danni fisici e funzionali tali da condurre all’interruzione della quasi totalità delle funzioni urbane presenti,

compresa la residenza, l’insediamento urbano conserva, comunque, nel suo complesso, l’operatività della

maggior parte delle funzioni strategiche per l’emergenza, la loro accessibilità e connessione con il contesto

territoriale.

Tali informazioni sono derivate dall’analisi della Condizione Limite dell’Emergenza (CLE) dell’insediamento

urbano effettuata per il Comune di Macerata nell’anno 2013.

Sono state indicate le infrastrutture stradali di connessione e di accessibilità:

infrastruttura di connessione: si intende la strada, o la sequenza di strade, di collegamento fra un

edificio strategico, o un’area di emergenza, e un altro edificio strategico, o un’altra area di

emergenza;

infrastruttura di accessibilità: si intende la strada, o la sequenza di strade, di collegamento fra il

sistema di gestione dell’emergenza, costituito da edifici strategici, aree di emergenza e infrastrutture

di connessione, e la viabilità principale esterna all’insediamento urbano.

Per area di emergenza, in questo caso specifico, si intendono soltanto le Aree di Ricovero e le Aree di

Ammassamento.

Sono stati inoltre identificati dei “nodi” in corrispondenza dell’accesso principale di ciascun edificio

strategico e di ciascuna area di emergenza, dei punti di intersezioni tra due o più infrastrutture di connessione

e dell’unione fra un’infrastruttura di accessibilità e una di connessione.

Nel Comune di Macerata sono state considerate quattro infrastrutture di accessibilità:

Comune di Macerata Piano Comunale di Emergenza di Protezione Civile 2015

84

- S.P. 77: collegamento con il Comune di Montecassiano – direzione nord-est;

- Strada Cluentina: collegamento con il Comune di Corridonia – direzione est;

- S.P. 34 – Corridoniana: collegamento con il Comune di Corridonia – direzione sud;

- Strada Picena: collegamento con il Comune di Tolentino – direzione sud.

Gli adempimenti dell’amministrazione comunale, riferiti ai vari stati di preallerta, attenzione, preallarme e

allarme, sono contenuti nelle schede relative alle Procedure operative standard nel Capitolo 6 della presente

relazione.

Comune di Macerata Piano Comunale di Emergenza di Protezione Civile 2015

85

4.2 Rischio Idrogeologico-Idraulico e Rischio Dighe

L’idrogeologia è la disciplina delle scienze geologiche che studia le acque sotterranee, anche in rapporto

alle acque superficiali. Nell’accezione comune, il termine dissesto idrogeologico viene invece usato per

definire i fenomeni e i danni reali o potenziali causati dalle acque in generale, siano esse superficiali, in forma

liquida o solida, o sotterranee. Le manifestazioni più tipiche di fenomeni idrogeologici sono frane, alluvioni,

erosioni costiere, subsidenze e valanghe.

Nel sistema di allertamento il rischio è differenziato e definito come di seguito.

Il rischio idrogeologico, che corrisponde agli effetti indotti sul territorio dal superamento dei livelli

pluviometrici critici lungo i versanti, dei livelli idrometrici dei corsi d’acqua della la rete idrografica minore e di

smaltimento delle acque piovane.

Il rischio idraulico, che corrisponde agli effetti indotti sul territorio dal superamento dei livelli idrometrici

critici (possibili eventi alluvionali) lungo i corsi d’acqua principali.

Nello specifico il rischio (R) rappresenta l’entità del danno atteso in una data area ed in un certo intervallo

di tempo, in seguito al verificarsi di un particolare evento calamitoso di una data intensità.

Al fine della definizione del grado di Rischio Idrogeologico-Idraulico e Rischio Dighe nel Comune di

Macerata si è fatto riferimento alle seguenti fonti:

1. PAI - Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico della Regione Marche: definizione delle

aree in frana e delle aree soggette ad esondazione con relativo grado di rischio (R) e pericolosità

(P).

2. Progetto IFFI – Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia.

3. Programma Previsione e Prevenzione di Protezione Civile Provinciale: definizione di aree a rischio

per rottura di dighe ed apertura scarichi dighe.

Il Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico della Regione Marche (P.A.I). è uno strumento

conoscitivo, tecnico-operativo, attraverso il quale vengono pianificate e programmate le azioni e le norme

d’uso del suolo finalizzate alla mitigazione del rischio e alla valorizzazione e salvaguardia del territorio. La

Regione Marche ha adottato da anni il “Piano Stralcio di bacino per l’Assetto Idrogeologico (PAI)”, elaborato

dall’Autorità di Bacino della Regione Marche (DGR n.873 del 17.06.2003) in base alle leggi L.183/89,

L.267/98, L.365/00 riguardanti la difesa dal rischio idrogeologico. Con il P.A.I. si definiscono, per il territorio

comunale, le aree a rischio frana e le aree a rischio esondazione.

Comune di Macerata Piano Comunale di Emergenza di Protezione Civile 2015

86

Il Progetto IFFI costituisce il primo inventario omogeneo e aggiornato dei fenomeni franosi sull’intero

territorio nazionale. Il progetto è stato attuato dal Dipartimento Difesa del Suolo - Servizio Geologico d'Italia

dell’APAT (ora in ISPRA) in collaborazione con le Regioni e le Province Autonome d’Italia.

Il Progetto IFFI ha lo scopo di:

fornire un quadro completo ed aggiornato sulla distribuzione dei fenomeni franosi sull’intero

territorio nazionale secondo procedure standardizzate;

realizzare un Sistema Informativo Territoriale Nazionale contenente tutti i dati sulle frane censite in

Italia;

offrire uno strumento conoscitivo di base per la valutazione della pericolosità e del rischio da frana,

per la programmazione degli interventi di difesa del suolo e per la pianificazione territoriale.

Nel Programma Previsione e Prevenzione di Protezione Civile Provinciale, redatto della Provincia di

Macerata, sono definite le aree a rischio per rottura dighe ed apertura scarichi dighe.

4.2.1 Aree a rischio frana

La maggior parte dei fenomeni franosi presenti nel territorio comunale di Macerata, sono ascrivibili sia a

scorrimenti (rotazionali-traslazionali) che a colamenti (D.J. Varnes 1978). La localizzazione dei principali corpi

di frana è condizionata, oltre che da fattori quali la giacitura degli strati, le litologie presenti e l’azione delle

acque di infiltrazione, anche dall’azione erosiva del retico idrografico minore, azione che tende ad innescare

fenomeni localizzati di scalzamento al piede lungo i principali versanti.

Nelle tavole TAV. 7A e TAV. 7B sono cartografate le aree a rischio frana individuate sia dal PAI, che

dall’IFFI.

Le perimetrazioni delle aree soggette a pericolosità e rischio frana individuate nel PAI, derivano da una

ricognizione delle informazioni specifiche contenute negli strumenti urbanistici, nei PTC provinciali e in altri

studi specifici di settore. Il PAI è un piano dinamico e aperto; studi approfonditi sito specifici sulle singole aree

in dissesto, possono, naturalmente, cambiare le proprietà del fenomeno gravitativo censito.

Il PAI attribuisce, ad ogni area a rischio frana, un indice di pericolosità dipendente dalla tipologia e stato di

attività secondo lo schema seguente.

Comune di Macerata Piano Comunale di Emergenza di Protezione Civile 2015

87

L’attribuzione del Rischio vene stimato dall’incrocio tra il livello preliminare di pericolosità e l’esposizione

dei beni potenzialmente coinvolgibili dal dissesto (edifici, infrastrutture e popolazione).

Il PAI prevede quattro gradi di rischio:

- R1; RISCHIO MODERATO, ossia marginali danni sociali, economici ed al patrimonio ambientale;

- R2; RISCHIO MEDIO, ossia marginali danni minori agli edifici, alle infrastrutture ed al patrimonio

ambientale che non pregiudicano l’incolumità delle persone, l’agibilità degli edifici e la funzionalità

dell’attività economiche;

- R3; RISCHIO ELEVATO, ossia possibili problemi all’incolumità delle persone, danni funzionali agli

edifici ed alle infrastrutture con conseguente inagibilità degli stessi, interruzione delle attività socio-

economiche e danni rilevanti al patrimonio ambientale;

- R4; RISCHIO MOLTO ELEVATO, ossia possibile perdita di vite umane e lesioni gravi alle persone,

danni gravi agli edifici, alle infrastrutture ed al patrimonio ambientale, distruzione di attività socio-

economiche.

Comune di Macerata Piano Comunale di Emergenza di Protezione Civile 2015

88

Nel territorio comunale di Macerata, il PAI individua aree con pericolosità massima P3 e rischio massimo

R2.

Il Progetto IFFI associa alle aree in frana censite lo stato di attività e la tipologia di movimento. La

metodologia di lavoro adottata per il censimento dei fenomeni franosi utilizza la raccolta di dati storici e

d’archivio, l’aerofotointerpretazione e i rilievi sul terreno. Anche in questo caso, il censimento effettuato è di

carattere “speditivo”; all’occorrenza, ogni fenomeno gravitativo individuato andrebbe studiato sia

geomorfologicamente che geotecnicamente.

La dinamica dei versanti è in continua evoluzione e le aree a rischio frana cartografate, sia dal PAI che

dall’IFFI, posso mutare nel tempo e cambiare geometria, tipologia, stato di attività, ecc.. Nuove aree in

dissesto gravitativo possono manifestarsi sul territorio comunale, così come quelle presenti possono cambiare

le loro caratteristiche.

Il territorio comunale di Macerata ricade sia nel bacino idrografico del Fiume Potenza, posto a nord, che nel

bacino idrografico del Fiume Chienti, posto a sud; lo stesso ricade nelle seguenti tavole PAI:

TAV. RI_39b, TAV. RI_45a, TAV. RI_45b, TAV. RI_45c, TAV. RI_46a, TAV. RI_46c, TAV. RI_46d, TAV.

RI_52a, TAV. RI_52c, TAV. RI_52d, TAV. RI_53d.

Comune di Macerata Piano Comunale di Emergenza di Protezione Civile 2015

89

Di seguito vengono riportate le aree a rischio frana individuate dal PAI presenti nel territorio comunale e

cartografate nelle tavole 7A e 7B.

AREE A RISCHIO FRANA (P.A.I.)

BACINO CODICE PERICOLOSITà RISCHIO AREA (mq) SETTORE

POTENZA F-16-0064 P1 R1 12.084

POTENZA F-16-0066 P1 R1 412.508

POTENZA F-16-0067 P3 R1 126.127

POTENZA F-16-0069 P1 R1 13.317

POTENZA F-16-0070 P3 R1 87.831

POTENZA F-16-0072 P3 R1 122.253

POTENZA F-16-0073 P1 R1 10.806

POTENZA F-16-0074 P1 R1 191.349

POTENZA F-16-0076 P2 R1 117.138

POTENZA F-16-0079 P2 R1 249.520

POTENZA F-16-0084 P1 R1 18.115

POTENZA F-16-0086 P1 R1 93.416 Montanello (11)

POTENZA F-16-0095 P1 R1 905.370 Montanello (11) e Villa

Potenza (12)

Comune di Macerata Piano Comunale di Emergenza di Protezione Civile 2015

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POTENZA F-16-0107 P1 R1 46.243 Via dei Velini -

Fontezucca (6) e Santa Croce – Montalbano (9)

POTENZA F-16-0114 P1 R1 79.778 Via dei Velini - Fontezucca (6)

POTENZA F-16-0115 P1 R1 26.615

POTENZA F-16-0123 P3 R2 533.713 Villa Potenza (12)

POTENZA F-16-0124 P1 R1 189.360

POTENZA F-16-0126 P1 R1 290.757 Via dei Velini - Fontezucca (6)

POTENZA F-16-0129 P1 R1 16.362

POTENZA F-16-0130 P3 R1 76.577

POTENZA F-16-0131 P1 R1 16.033

POTENZA F-16-0134 P3 R1 211.801

POTENZA F-16-0137 P3 R1 345.111

POTENZA F-16-0138 P1 R1 69.324

POTENZA F-16-0140 P1 R1 123.083

POTENZA F-16-0143 P1 R1 39.307

POTENZA F-16-0144 P1 R1 15.693

POTENZA F-16-0146 P1 R1 35.562

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POTENZA F-16-0147 P1 R1 44.420

CHIENTI F-19-0415 P1 R1 905.710

CHIENTI F-19-0428 P1 R1 63.804

CHIENTI F-19-0441 P1 R1 84.901

CHIENTI F-19-0447 P1 R1 137.721

CHIENTI F-19-0484 P3 R1 65.399

CHIENTI F-19-0491 P1 R1 242.183

CHIENTI F-19-0494 P1 R1 64.879

CHIENTI F-19-0500 P1 R1 189.832

CHIENTI F-19-0505 P1 R1 39.982

CHIENTI F-19-0511 P1 R1 47.018

CHIENTI F-19-0527 P1 R1 54.235

CHIENTI F-19-0534 P1 R1 22.690

CHIENTI F-19-0537 P3 R1 128.107

CHIENTI F-19-0547 P3 R1 25.723

CHIENTI F-19-0564 P1 R1 17.082

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92

CHIENTI F-19-0568 P1 R1 45.434 Madonna delle Vergini

(7)

CHIENTI F-19-0573 P3 R1 195.751 Madonna delle Vergini

(7)

CHIENTI F-19-0579 P2 R2 269.551 Madonna delle Vergini

(7)

CHIENTI F-19-0581 P3 R1 19.021

CHIENTI F-19-0582 P2 R1 126.182

CHIENTI F-19-0599 P2 R2 77.648

CHIENTI F-19-0602 P1 R1 40.219 Pace (2)

CHIENTI F-19-0609 P1 R1 61.433

CHIENTI F-19-0621 P2 R2 406.246 Pace (2) e Borgo Cairoli

– Santa Lucia (4)

CHIENTI F-19-0624 P2 R2 44.931 Pace (2)

CHIENTI F-19-0637 P1 R1 47.792 Corneto (10)

CHIENTI F-19-0661 P1 R1 94.438

CHIENTI F-19-0663 P1 R1 72.860

CHIENTI F-19-0665 P1 R1 80.099 Centro Storico (1) e

Pace (2)

CHIENTI F-19-0673 P1 R1 59.658 Corneto (10)

CHIENTI F-19-0709 P2 R2 732.398 Via dei Velini - Fontezucca (6)

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CHIENTI F-19-0714 P1 R1 157.299 Corneto (10)

CHIENTI F-19-0734 P2 R2 468.353 Montirozzo (3),

Fontescodella (5) e Collevario (8)

CHIENTI F-19-0736 P3 R1 147.884 Fontescodella (5) e

Collevario (8)

CHIENTI F-19-0743 P3 R1 44.784 Fontescodella (5)

CHIENTI F-19-0752 P1 R1 16.784 Collevario (8)

CHIENTI F-19-0767 P2 R2 825.321 Fontescodella (5),

Collevario (8) e Santa Croce – Montalbano (9)

CHIENTI F-19-0786 P2 R1 226.208

CHIENTI F-19-0837 P1 R1 354.755

CHIENTI F-19-0851 P2 R1 167.577

CHIENTI F-19-0855 P1 R1 131.554

Nelle tavole 7A e 7B sono stati ipotizzati i “cancelli” in emergenza idrogeologica per tutte le aree in frana

PAI con pericolosità P3 (frane attive) e per alcune frane ritenute potenzialmente pericolose per la viabilità.

Sono state ipotizzate strade alternative di traffico consentito alle strade interdette per frana.

4.2.2 Aree a rischio esondazione da piene fluviali delle aste principali

Il PAI identifica le aree soggette a pericolosità e rischio idraulico, quelle aree inondabili da piene fluviali

delle aste principali, assimilabili ad eventi con tempi di ritorno fino a 200 anni. La fascia fluviale è suddivisa in

tronconi distinti in base ai seguenti livelli di rischio.

- R1; RISCHIO MODERATO. AIN_R1 Aree Inondabili a Rischio moderato.

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94

- R2; RISCHIO MEDIO. AIN_R2 Aree Inondabili a Rischio medio.

- R3; RISCHIO ELEVATO. AIN_R3 Aree Inondabili a Rischio elevato.

- R4; RISCHIO MOLTO ELEVATO. AIN_R4 Aree Inondabili a Rischio molto elevato.

A tutte le aree perimetrali è stato associato un unico livello di pericolosità elevata-molto elevata.

Le piene fluviali che possono interessare il territorio comunale di Macerata, sono quelle relative alle aste

principali dei fiumi Potenza e Chienti. Nel territorio comunale, il grado maggiore di rischio idraulico è R4,

attribuito ad un’area appartenente al bacino idrografico del Fiume Chienti sita nella frazione di Piediripa ed

identificata con codice E-19-0007. Tale area, che si trova a cavallo tra il Comune di Macerata e Corridonia,

lambisce in modo marginale il tessuto urbano maceratese.

AREE A RISCHIO ESONDAZIONE (P.A.I.)

BACINO CODICE LOCALITÀ RISCHIO ABITANTI AREA (mq)

Potenza E-16-0002 Sambucheto - A14 R3 0 4.145.047

Potenza E-16-0003 da ponte S.S. 77 (loc. Villa Potenza) R2 0 912.878

Potenza E-16-0004 Passo Treia - Villa Potenza R2 0 1.277.834

Chienti E-19-0007 Piediripa R4 63 726.967

Chienti E-19-0009 Campogiano - Piediripa R2 0 1.063.500

Chienti E-19-0010 P.te Chienti - Campogiano R2 0 211.019

Chienti E-19-0011 P.te Chienti - SW centrale elettrica R3 0 157.634

Chienti E-19-0012 Passo Pollenza - Sforzacosta R2 80 896.440

4.2.3 Aree a rischio alluvionamento/allagamento individuate dall’Ufficio Tecnico di Macerata

Nelle tavole 7A e 7B sono state cartografate delle aree soggette in passato a problemi idraulici di

alluvionamento-allagamento rilevati dall’Ufficio Tecnico di Macerata. Un’area è ubicata nella frazione di Villa

Potenza, mentre un’altra è ubicata nella frazione di Piediripa.

Comune di Macerata Piano Comunale di Emergenza di Protezione Civile 2015

95

4.2.4 Aree a rischio esondazione per rottura dighe ed apertura scarichi dighe

Sono stati utilizzati i dati relativi al Programma Previsione e Prevenzione di Protezione Civile Provinciale

per ciò che riguarda il collasso dighe e l’apertura degli scarichi dighe. Questi dati derivano dai Piani di

emergenza (redatti dall’ENEL su incarico della Prefettura di Macerata) per le aree ubicate a valle dei diversi

sbarramenti fluviali artificiali. Nei Piani sono stati calcolati i tempi di arrivo dell’onda di piena lungo l’asse

fluviale e le conseguenti aree di sommersione nel presupposto di un ipotetico collasso dello sbarramento.

Le cause dell’inondazione possono essere ricondotte al collasso del manufatto della diga, ad eventuali

frane dentro il bacino di accumulo, alle manovre degli organi di scarico, da precipitazioni che possono portare

nel bacino la presenza di una massa d’acqua superiore al volume che può essere contenuto o smaltito.

Le dighe d’interesse nel territorio comunale di Macerata, sono quelle ricadenti nel bacino idrografico del

Fiume Chienti poste a monte idrografico delle frazioni Sforzacosta e Piediripa.

Le stesse sono riferibili a:

la diga del Fiastrone ubicata nel territorio del Comune di Fiastra che intercetta le acque del fiume

Fiastrone, appartenente al bacino idrografico del Chienti;

la diga di Polverina ubicata nel territorio del Comune di Camerino che intercetta le acque del fiume

Chienti, appartenente al bacino idrografico del Chienti;

la diga di Borgiano ubicata nel territorio del Comune di Caldarola che intercetta le acque del fiume

Chienti, appartenente al bacino idrografico del Chienti;

la diga Le Grazie ubicata nel territorio del Comune di Tolentino che intercetta le acque del fiume

Chienti, appartenente al bacino idrografico del Chienti;

Nella tavola 7B sono riportate le aree di esondazione per rottura dighe tratte dagli studi sopra enunciati.

Inoltre, nell’Allegato 12, si riporta la Tavola 8.4 del Piano di Emergenza Provinciale relativa all’apertura

scarichi dighe.

Comune di Macerata Piano Comunale di Emergenza di Protezione Civile 2015

96

4.2.5 Considerazioni sui bacini idrografici minori

Nella TAV. 6, vengono individuati i bacini idrografici minori del territorio comunale di Macerata, a

prescindere da un sistema di ordinamento, così come identificati dalla Regione Marche.

Tale cartografia permette di individuare l’area topografica, delimitata da uno spartiacque topografico, di

raccolta delle acque correnti superficiali confluenti verso un determinato corpo idrico recettore.

I corpi idrici recettori, che nel nostro caso sono riferibili principalmente a Fossi, possono determinare

criticità idrauliche soprattutto quando gli stessi raggiungono le zone abitate nel corso di eventi di piogge di

breve durata e forte intensità. Queste considerazioni prescindono da studi specialistici di dettaglio.

FOSSO BACINO DEL FIUME AREA (kmq)

Fosso di Cascia Potenza 6,98

Fosso Codardo Potenza 13,06

Fosso Menocchietta Potenza 17,53

Fosso Terria Potenza 4,41

Torrente Trodica Chienti 36,72

Fosso Rotacupa e Fosso Cretomacci Potenza 7,97

Fosso Valteia Chienti 8,92

Fosso Vallato Chienti 7,90

Fosso Collatone Chienti 6,73

Fosso Vergini Chienti 3,28

Fosso Carreggiano Potenza 6,69

Fosso Cimarella Potenza 3,17

Fosso Vallelunga Chienti 3,24

Affluente Torrente Trodica Chienti 3,04

Fosso Vallebona Chienti 3,28

Vallone Ricci Chienti 3,11

Fosso Narducci Chienti 4,94

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97

4.2.6 Valutazione della Popolazione coinvolta dal rischio esondazione e/o allagamento

Il valore del numero di persone potenzialmente coinvolto è stato stimato considerando il numero di abitanti

residenti, forniti dall’Ufficio Anagrafe (aggiornati a Settembre 2015) e riportati nell’Elenco degli abitanti nelle

singole vie della città (ALLEGATO N.1_Tabella n.1), nelle aree a rischio allagamento ed esondazione.

In particolare, sono state prese in considerazione le aree soggette in passato a problemi idraulici di

allagamento/alluvionamento, le aree a rischio esondazione PAI e le aree a rischio esondazione per rottura di

dighe.

Di seguito viene riportata una Tabella riassuntiva di quanto detto.

RISCHIO IDROGEOLOGICO-IDRAULICO E RISCHIO DIGHE

Località Tipologia di Rischio Popolazione

residente Popolazione

coinvolta

Villa Potenza Allagamento 2.489 919

Piediripa

Allagamento

2.196

52

Esondazione per Rottura Dighe

361

Esondazione 63

Sforzacosta

Esondazione per Rottura Dighe 2.089

894

Esondazione 80

I risultati ottenuti indicano che la popolazione potenzialmente coinvolta nelle aree di interesse del

territorio comunale attualmente si aggira attorno alle 2.226 unità; in questo calcolo non viene considerata

la popolazione coinvolta relativa alle aree a rischio esondazione. Tale considerazione deriva dal fatto che le

aree a rischio esondazione sono comprese nella loro interezza all’interno di quelle a rischio esondazione per

rottura dighe.

4.2.7 Valutazione della superficie necessaria per il ricovero

La valutazione della popolazione coinvolta nelle aree a rischio esondazione e/o allagamento nel territorio

comunale indica 2.226 persone potenzialmente costrette ad abbandonare la propria abitazione in seguito al

verificarsi di episodi idrogeologici.

Per l’accoglienza della popolazione coinvolta sono state identificate nel territorio comunale delle strutture

temporanee di ricovero coperte (palestre e strutture pubbliche con funzione di ricovero) che possono ospitare

Comune di Macerata Piano Comunale di Emergenza di Protezione Civile 2015

98

le persone evacuate, poiché non sempre situazioni critiche, classificabili nell’ambito delle competenze della

Protezione Civile, necessitano dell’attivazione di vere e proprie tendopoli, spesso si verificano micro-eventi o

situazioni tali che per la loro durata non richiedono l’allestimento di aree di ricovero propriamente dette (tende,

cucine da campo, etc.).

Per tali motivi, il presente Piano prevede il censimento di strutture in grado di ospitare temporaneamente la

popolazione che dovesse necessitare di un provvedimento di evacuazione.

Tali strutture sono riportate nella sottostante tabella.

STRUTTURE DI RICOVERO SUPERFICIE

(mq)

Capannone Campo Fiere Villa Potenza 5737

Palestra Scuola Primaria “Anna Frank” - Villa Potenza 866

Palestra Scuola Primaria “Sandro Pertini” - Piediripa 604

Palestra Scuola Primaria “G. Natali” - Sforzacosta 429

Palestra Scuola Primaria “F.lli Cervi” 1007

Palazzetto dello Sport Fontescodella 2601

L’utilizzo di queste strutture dipenderà dai seguenti parametri:

numero di persone da evacuare;

previsione temporale del periodo di evacuazione;

condizioni fisico-cliniche delle persone evacuate.

Queste strutture sono riportate nelle tavole relative al Rischio Idrogeologico-Idraulico e Rischio Dighe

(Tavola n. 7A NORD e 7B SUD).

4.2.8 Viabilità in emergenza Idrogeologica ed Idraulica

Si ritiene importante esporre i criteri in merito alla percorribilità delle vie in occasione di un evento

calamitoso di tipo idrogeologico ed idraulico. La celere e corretta evacuazione della popolazione coinvolta, la

delocalizzazione dei mezzi ivi presenti e la contemporanea possibilità di accesso dei mezzi di soccorso per gli

interventi in emergenza, è strettamente collegata alla regolare transitabilità, soprattutto per le vie d’accesso

principali.

Pertanto, in tale contesto sono da ritenersi di fondamentale importanza le attività previste nella Funzione 7

Comune di Macerata Piano Comunale di Emergenza di Protezione Civile 2015

99

– Strutture operative locali e Viabilità, nella quale le forze di Polizia Locale hanno il compito di garantire, non

solo in emergenza, il regolare deflusso del traffico.

Al verificarsi di una situazione di emergenza sarà necessario provvedere alla predisposizione di chiusure

del traffico (cancelli) e alla regolamentazione dello stesso definendo vie di comunicazione consentite ed

interdette. A tale scopo, nelle Tavole n. 7A NORD e 7B SUD – Carta del Rischio Idrogeologico-Idraulico e

Rischio Dighe viene evidenziata la viabilità e la disposizione di cancelli in caso di emergenza.

In particolare, sono stati valutati tratti stradali più critici da sottoporre a divieto di circolazione; tali tratti sono

interessati da frane cartografate dal PAI con pericolosità elevata P3 e da fenomeni franosi censiti dal progetto

IFFI. Sono stati evidenziati, inoltre, altri tratti della viabilità considerati critici a causa della presenza di ponti

che, in caso di evento idrogeologico, dovranno essere sottoposti a controlli per verificarne l’integrità e la

percorribilità. La viabilità interdetta è rappresentata in carta con il colore rosso.

Gli eventuali percorsi alternativi da attivare in caso di interruzione di alcune vie di comunicazione, con i

relativi cancelli di traffico consentito, secondo i quali dovrà avvenire il deflusso delle persone, sono indicati

nella cartografia in verde.

In questa cartografia sono state individuate anche le uscite dalla città, cioè le vie che consentono il

collegamento tra Macerata e i Comuni limitrofi.

Gli adempimenti dell’amministrazione comunale, riferiti ai vari stati di preallerta, attenzione, preallarme e

allarme, sono contenuti nelle schede relative alle Procedure operative standard nel Capitolo 6 della presente

relazione.

4.2.9 Presidi

Sono stati individuati dei presidi territoriali comunali relativi a potenziali problematiche di carattere idraulico

nelle Frazioni di Villa Potenza, Piediripa e Sforzacosta (vedi TAV. 7A e 7B).

Gli stessi sono così distribuiti:

N. 2 presidi a Villa Potenza,

N. 3 presidi a Piediripa

N. 6 presidi a Sforzacosta.

Nella fase di Attenzione, il Responsabile della funzione Tecnico-scientifica e di Pianificazione attiva l’invio

nei presidi territoriali.

Comune di Macerata Piano Comunale di Emergenza di Protezione Civile 2015

100

4.3 Rischio Neve

4.3.1 Analisi del Rischio Neve

Il Piano di Emergenza fa principalmente riferimento a situazioni caratterizzate da precipitazioni nevose per

le quali si renda necessario attuare interventi immediati per assicurare i servizi essenziali, evitare gravi disagi

alla popolazione e garantire condizioni di sicurezza per la circolazione stradale.

Di norma le nevicate recano con sé problematiche di carattere ordinario, tuttavia qualora i fenomeni

suddetti, per estensione, impatto o durata possono influire negativamente sulla transitabilità delle strade con

possibile isolamento di centri abitati e interruzione dell’erogazione di servizi essenziali, è necessario un

intervento di Protezione Civile non ordinario con la partecipazione integrata di enti e impiego di risorse

straordinarie.

Nevicate abbondanti possono determinare l’instaurarsi del seguente scenario:

1. problemi di mobilità causati dai rallentamenti della circolazione e dallo svolgimento delle operazioni

di sgombro neve. Le zone più interessate da tali fenomeni sono quelle situate ad altitudine più

elevata, come Montalbano, Centro storico, Madonna del Monte e Montanello;

2. interruzione di fornitura di servizi di energia elettrica, linee telefoniche, rifornimenti idrici, per danni

alle linee aeree di distribuzione dovuti al sovraccarico di neve;

3. isolamento temporaneo di località servite da infrastrutture viarie non principali, ma di tipo locale,

come strade di campagna, etc;

4. cedimento di rami di alberi;

5. cedimento delle coperture di edifici e capannoni.

Il Piano di Emergenza Neve si pone come obiettivo principale quello di garantire la transitabilità veicolare

delle strade comunali con il seguente ordine di priorità:

- strade di collegamento tra il centro urbano ed il resto della rete stradale extraurbana;

- strade di collegamento interquatiere;

- strade interne ai quartieri;

- aree parcheggio a gestione comunale.

Per gli interventi prioritari di rimozione del manto nevoso e spargimento di sostanze fondenti è previsto

l’impiego di tutto il personale operativo e del parco mezzi comunali disponibile (Allegato n. 8); è inoltre prevista

la collaborazione di ditte private che all’occorrenza si occupino dello sgombero neve per le porzioni di territorio

non raggiunte dai mezzi comunali.

L’Amministrazione comunale, per fronteggiare un’eventuale situazione di emergenza, effettuerà controlli

preventivi riguardanti:

Comune di Macerata Piano Comunale di Emergenza di Protezione Civile 2015

101

accertamento della funzionalità e piena efficienza dei mezzi e attrezzature destinate alla rimozione

delle masse nevose su strada e fuori strada;

costituzione delle squadre comunali dei Volontari della Protezione Civile dotate di attrezzature

idonee;

costituzione di scorte di carburanti e oli per autotrazione, combustibili per riscaldamento, sali e/o

altri prodotti da spargere per intervenire sulla viabilità.

Il presidio e il monitoraggio del territorio saranno svolti dal servizio di Polizia Locale con il supporto, se

necessario, delle Associazioni di Volontariato di Protezione Civile.

Per tutti gli eventi di entità straordinaria, che la comunità locale non riuscirà a gestire con normali interventi,

si attueranno le misure di emergenza contenute nel Piano Provinciale Emergenza Neve.

L’attivazione del Piano Neve è disposta ogni volta che l’Amministrazione Comunale rilevi l’insorgere di

eventi climatici significativi (andamento della temperatura, durata della precipitazione, tipologia di neve,

spessore dello strato ecc.) o abbia comunicazione dai bollettini meteo di situazioni tali da prevedere

precipitazioni nevose o gelo.

Gli adempimenti dell’amministrazione comunale, riferiti ai vari stati di preallerta, attenzione, preallarme e

allarme, sono contenuti nelle schede relative alle Procedure operative standard nel Capitolo 6 della presente

relazione.

4.3.2 Analisi di altri rischi meteorologici: nubifragi, grandinate e anomalie termiche

Nubifragi e grandinate sono eventi atmosferici straordinari connessi sostanzialmente al Rischio

Idrogeologico ed Idraulico poiché possono aggravare situazioni di dissesto da frana ed esondazione che

presentano livelli di rischio e indice di pericolosità già elevati.

I nubifragi sono violenti rovesci temporaleschi che, in genere, si manifestano nel periodo estivo o all’inizio

dell’autunno, in concomitanza di situazioni meteorologiche caratterizzate da elevata instabilità. Durante questi

eventi, i problemi maggiori derivano dall’incapacità di smaltimento delle acque meteoriche da parte della rete

scolante, talvolta impedita dalla presenza di ostacoli che possono ridurre la sezione di deflusso. I nubifragi

assumono rilievo a causa dell’esposizione al rischio di danneggiamento per i beni, le merci e gli impianti

tecnologici, che spesso vengono collocati nei seminterrati dei fabbricati. La pericolosità per le persone è

rappresentata dalla rapidità di formazione e deflusso delle piene dei corsi d’acqua minori, dall’allagamento di

tratti di viabilità con possibile sviluppo di incidenti stradali e dalla caduta al suolo di fulmini.

Comune di Macerata Piano Comunale di Emergenza di Protezione Civile 2015

102

Durante la stagione estiva i rovesci temporaleschi possono essere accompagnati da grandinate, talora di

notevole intensità. Tali fenomeni possono essere fonte di grave danneggiamento delle colture, di fabbricati e

veicoli. A seguito di grandinate intense è necessario verificare lo stato delle coperture dei fabbricati, allo scopo

di rimuovere eventuali strutture danneggiate ed evitare infiltrazioni di acqua.

Per quanto riguarda le anomalie termiche, esistono numerose definizioni dell’espressione “ondata di

calore”; secondo l’Organizzazione Meteorologica Mondiale si tratta di “un periodo prolungato di condizioni

meteorologiche estreme caratterizzate da elevate temperature ed in alcuni casi da alti tassi di umidità relativa”.

Durante i mesi caldi, le elevate temperature che si manifestano nelle ore centrali della giornata, unite ad

una condizione di elevato contenuto di umidità nell’aria e ad assenza di ventilazione, possono generare

condizioni afose in cui il calore percepito dal corpo umano è maggiore di quello reale; tali condizioni possono

provocare seri problemi alle persone affette da malattie respiratorie e asma, alle persone oltre i 70 anni ed ai

bambini sotto i 5 anni.

Per quanto riguarda il pericolo ondate di calore, sostanzialmente tutto il territorio comunale risulta

potenzialmente soggetto, in misura maggiore nelle località poste a più basse quote altimetriche. Dal punto di

vista del pericolo per la popolazione le zone più soggette sono i centri abitati maggiori, dove si ha un elevato

numero di persone e dove la concentrazione di edifici e di spazi chiusi aumentano il ristagno d’aria; inoltre il

riverbero del cemento delle costruzioni e dell’asfalto delle strade moltiplicano gli effetti delle ondate di calore.

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103

4.4 Rischio Incendi Boschivi e d’Interfaccia

Il Rischio Incendi Boschivi e d’Interfaccia si può definire come il valore atteso del danno dovuto al

verificarsi di un incendio, in una particolare area e in un determinato periodo di tempo.

Il principale riferimento normativo di livello nazionale in tema di incendi boschivi è rappresentato dalla

Legge Quadro n. 353/2000 in materia di incendi boschivi, finalizzata alla conservazione e alla difesa dagli

incendi del patrimonio boschivo nazionale quale bene insostituibile. Le disposizioni introdotte dal

provvedimento individuano nella Regione il soggetto centrale del sistema, che pertanto ha istituito il proprio

Piano A.I.B. (Piano regionale di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi).

L’art. 2 della Legge Quadro definisce cosa debba intendersi per Incendio Boschivo: “Per incendio boschivo

si intende un fuoco con suscettività ad espandersi su aree boscate, cespugliate o arborate, comprese

eventuali strutture e infrastrutture antropizzate poste all’interno delle predette aree, oppure su terreni coltivati o

incolti e pascoli limitrofi a dette aree”.

Nel caso in cui il fuoco va ad interessare l’ambiente più o meno antropizzato, contiguo a superfici boscate,

si parla di Incendio di Interfaccia. Più propriamente, per interfaccia urbano-rurale si definiscono quelle zone,

aree o fasce, nelle quali l’interconnessione tra strutture antropiche e aree naturali è molto stretta; sono quei

luoghi geografici dove il sistema antropico e quello rurale si incontrano ed interagiscono favorendo la possibile

propagazione di un incendio originato da vegetazione combustibile.

L’Ordinanza n. 3606/2007 ed il relativo “Manuale operativo per la predisposizione di un Piano Comunale o

Intercomunale di Protezione Civile” ha ribadito l’obbligo per tutti i Comuni di prendere in esame il Rischio di

Incendi Boschivi e d’Interfaccia ed ha individuato le procedure operative da attuarsi in caso di emergenza.

In particolare, Il Dipartimento per le Politiche Integrate di Sicurezza e per la Protezione Civile – Attività

Tecniche di Protezione Civile della Regione Marche, in collaborazione con il Corpo Forestale dello Stato ed il

Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, ha elaborato delle Linee Guida Regionali, approvate con Decreto n.

64/PRES del 02/04/2008, per la redazione di un “Piano Comunale di Emergenza per Rischio Incendi Boschivi

e di Interfaccia”.

Nella pianificazione a livello comunale l’attenzione deve essere focalizzata soprattutto sugli incendi

d’interfaccia, per prevedere gli scenari di rischio derivanti da tale tipologia di incendi, il relativo modello

d’intervento atto a fronteggiare l’evento e controllarne le conseguenze sull’integrità della popolazione, dei beni

e delle infrastrutture esposte.

Nella lotta attiva agli incendi il ruolo operativo è demandato esclusivamente agli organi tecnici rappresentati

dal Corpo Forestale dello Stato, dal Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, dalle organizzazioni di volontariato

che operano nel territorio e il ruolo del Comune è soprattutto di supporto.

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104

In entrambe le tipologie di incendio è fondamentale la costituzione del “Punto di Coordinamento Avanzato”

(PCA), da costituire in prossimità dell’incendio. Secondo le indicazioni di cui alla delibera di G.R. n.° 1462

AG/VTA del 02/08/2002 esso è composto dai funzionari del C.F.S. e dei VV.F., con l’eventuale aggiunta dei

rappresentanti del Comune, della Comunità Montana e della Regione ed effettua le scelte tecniche legate alla

lotta attiva dell’incendio, in coordinamento con tutte le altre componenti del sistema che di volta in volta si

riterrà necessario coinvolgere.

A livello comunale è fondamentale il ruolo del Centro Operativo Comunale (COC), quale struttura a

disposizione del Sindaco per l’attuazione delle procedure previste dal Piano e per svolgere quindi il proprio

ruolo di autorità locale di Protezione Civile.

4.4.1 Dati di base: superficie con vegetazione, altimetria

Il Comune di Macerata si estende per circa 92 Km2 tra la vallata del fiume Potenza a nord e quella del

fiume Chienti a sud; la superficie con vegetazione suscettibile di incendio è circa 4 Km2.

L’altimetria dell’intero territorio varia dalla quota inferiore pari a circa 55 m s.l.m. a quella massima di circa

315 m s.l.m..

4.4.2 Definizione e perimetrazione delle Fascia Perimetrale e di Interfaccia

Per valutare le aree a Rischio Incendi Boschivi e d’Interfaccia risulta fondamentale:

- definire e perimetrare la fascia d’interfaccia;

- definire e perimetrare la fascia perimetrale;

- valutare i livelli di pericolosità (alta, media e bassa) delle fasce perimetrali definite;

- suddividere la fascia d’interfaccia in aree omogenee a seconda del livello di rischio (alto, medio e

basso).

La fascia d’interfaccia è individuata all’interno delle aree antropizzate (aggregato abitato, opere pubbliche,

strutture ricettive, ecc) con larghezza indicativa di 50 m.

La fascia perimetrale è una superficie che si estende nelle aree non antropizzate per una larghezza

indicativa di 200 m dal limite esterno della fascia d’interfaccia.

Per definire la fascia di interfaccia è stato necessario perimetrare le aree antropizzate, costituite da

insediamenti ed infrastrutture. A partire dal perimetro delle aree antropizzate sono state cartografate una

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105

fascia perimetrale (sviluppata verso l’esterno per un’ampiezza pari a 200 m) ed una fascia d’interfaccia

(sviluppata verso l’interno per un’ampiezza di 50 m).

Le suddette aggregazioni, nonché l’individuazione della Fascia Perimetrale e della Fascia di Interfaccia,

sono riportate nella Tavola n. 8.1 – Carta del Rischio Incendi Boschivi e d’Interfaccia – FASCIA

PERIMETRALE del presente Piano.

4.4.3 Valutazione dei Livelli di Pericolosità

Per la valutazione dei Livelli di Pericolosità nella Fascia Perimetrale dell’intero territorio comunale sono stati

presi in considerazione diversi fattori, secondo quanto proposto nelle Linee Guida Regionali sopracitate:

pendenza del terreno;

tipo di vegetazione;

densità della vegetazione.

A ciascuno di questi fattori, valutati in base ai dati disponibili sulle zone appartenenti alla Fascia

Perimetrale, sono stati attribuiti dei valori numerici; dalla somma di tali valori scaturisce un “Livello di

Pericolosità”. Si riportano di seguito i criteri adottati per l’attribuzione dei livelli di pericolosità.

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Per quanto riguarda il tipo e la densità della vegetazione, si è partiti dalla Cartografia del P.R.G. comunale

adeguato al P.P.A.R., dove vengono individuate le aree con vegetazione; tali dati sono stati integrati con

informazioni ricevute dal personale dell’Ufficio Tecnico Comunale (Ufficio Ambiente).

Per ciascuna tipologia di vegetazione sono stati attribuiti i valori numerici proposti; nel territorio maceratese

si hanno soltanto coltivi o pascoli e terreni abbandonati.

Per tenere conto del fattore pendenza si è prodotto uno “strato informativo” a partire dal Modello Digitale

del Terreno (DTM) – cella 10m x 10m; tale dato, in formato ascii, è stato elaborato con i software GIS e

trasformato in un dato raster (formato GRID) da cui si è elaborata una modellazione del terreno in TIN

(Triangulated Irregular Network), a ciascuno dei quali si è assegnato il valore di massima pendenza del

terreno. Si è considerato:

- pendenza bassa: valori tra 0 e 8°;

- pendenza media: valori tra 8° e 16,7°;

- pendenza accentuata: valori > 16,7°.

In conclusione, dalla somma dei valori numerici attribuiti a ciascun parametro è stato possibile suddividere

le sotto-aree individuate all’interno della Fascia Perimetrale nei diversi livelli di Pericolosità; nello specifico, nel

Comune di Macerata si hanno soltanto aree a pericolosità media e bassa.

La fascia perimetrale con i relativi livelli di pericolosità è riportata nella Tavola n. 8.1 – Carta del Rischio

Incendi Boschivi e d’Interfaccia – FASCIA PERIMETRALE del presente Piano.

4.4.4 Valutazione del Rischio

Il Rischio nella Fascia d’Interfaccia viene equiparato alla pericolosità della fascia perimetrale in quanto,

considerata la natura del rischio, l’esiguità della profondità della fascia (circa 50 m), l’estrema frammentazione

dei nuclei abitati del Comune e le loro caratteristiche geo-morfologiche, rendono poco significativo un calcolo

di tipo analitico del rischio.

Di conseguenza, il Comune indirizza la propria attenzione e gli obiettivi del modello d’intervento in funzione

dei Livelli di Pericolosità presenti sulla Fascia Perimetrale, tenendo conto che questi insistono sul perimetro

della Fascia d’Interfaccia individuata.

La fascia d’interfaccia con relativo rischio è riportata nella Tavola n. 8.2 – Carta del Rischio Incendi

Boschivi e d’Interfaccia – FASCIA D’INTERFACCIA del presente Piano.

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Gli adempimenti dell’amministrazione comunale, riferiti ai vari stati di preallerta, attenzione, preallarme e

allarme, sono contenuti nelle schede relative alle Procedure operative standard nel Capitolo 6 della presente

relazione.

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4.5 Altri Rischi Antropici

4.5.1 Rischio Igienico Sanitario

In questa tipologia di rischio vengono fatte rientrare le problematiche conseguenti alla trasmissione di

malattie infettive e diffusive nella popolazione umana ed animale.

Per quanto riguarda l’ambito umano, va considerato il rischio dell’insorgenza di epidemie connesse al

circuito oro-fecale (tifo, paratifo, salmonellosi, ecc.), che trovano veicolo di trasmissione nell’acqua e negli

alimenti, in presenza di precarie condizioni igienico sanitarie. In genere queste situazioni si riscontrano nei

Paesi in via di sviluppo, ma possono determinarsi anche sul territorio marchigiano, a seguito di eventi

calamitosi di altra natura (es. eventi alluvionali con deposito di fango). Inoltre, negli ultimi anni il flusso

migratorio dai Paesi del sud del mondo si è notevolmente accentuato e molti immigrati sono sistemati in

strutture fatiscenti. Sia le precarie condizioni igienico-sanitarie, sia la provenienza da zone affette da malattie

non presenti nel nostro Paese, possono essere all’origine di focolai epidemici difficilmente rilevabili in modo

tempestivo.

In considerazione del fatto che sono in costante aumento coloro che per vari motivi (turistici, lavorativi,

volontariato, ecc.) si recano in zone affette da malattie a carattere epidemico, si può realisticamente prevedere

un incremento dei casi di persone presentanti sintomatologie da far ipotizzare un avvenuto contagio.

Per quanto riguarda l’ambito animale, assume rilevanza di Protezione Civile l’ipotesi dell’insorgenza di

focolai epidemici di malattie inserite nella lista “A” dell’Organizzazione Internazionale Epizoozie (afta

epizootica, pesti suine, ecc.), a motivo delle complesse problematiche di tipo igienico-sanitarie ed economico

che ne derivano.

4.5.2 Rischio Industriale

Lo sviluppo tecnologico teso al miglioramento della qualità della vita comporta dei rischi più o meno gravi

che possono incidere negativamente sull’ecosistema.

La presenza sul territorio di stabilimenti industriali espone la popolazione e l’ambiente ad un rischio

determinato dalle attività produttive che si svolgono all’interno di essi con l’utilizzo o lo stoccaggio di sostanze

pericolose. Queste sostanze, nel caso di incidente, contribuiscono a provocare incendi, esplosioni, emissioni

di nubi tossiche o sversamenti di sostanze pericolose per l’ambiente.

Tali eventi hanno caratteristiche di non prevedibilità e di casualità di accadimento sul territorio e gli effetti

possono arrecare danni alla popolazione o all’ambiente.

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Gli effetti che si possono verificare sull’ambiente sono legati alla contaminazione del suolo, dell’acqua,

dell’atmosfera e degli alimenti da parte delle sostanze rilasciate.

Gli effetti che possono verificarsi sulle cose riguardano i danni alle strutture come crollo di edifici o parti di

edifici, rottura di vetri, danneggiamento degli impianti, ecc..

Gli effetti sulla salute umana si dividono in:

- ustioni, intossicazione, danni alle vie respiratorie dovuti al calore ed ai fumi della combustione

provocati da incendi;

- traumatismi dovuti alle onde d’urto provocate da un’esplosione anche con lancio a distanza di

materiale;

- malessere, lacrimazione, nausea, difficoltà respiratorie, perdita di conoscenza e, a seconda della

gravità, anche effetti letali, dovuti a intossicazione acuta procurati da inalazione, ingestione o

contatto con la sostanza presente allo stato gassoso (nube tossica).

È fondamentale che, in caso di pericolo o di incidente, il Gestore dello stabilimento (o chiunque ne venga a

conoscenza) comunichi la notizia con urgenza e direttamente ai Vigili del Fuoco, i quali provvederanno ad

informare tempestivamente le Autorità competenti (Prefetto, Sindaco, Sistema territoriale di emergenza

sanitaria 118, Questura, Area Vasta n.3, ARPAM, SOUP della Regione Marche). In relazione alla gravità

dell’incidente, il Comandante Provinciale dei Vigili del Fuoco (o chi ne fa le veci) deciderà se attivare o meno

l’Unità di Crisi Locale ed è importante che siano comunicate ai Vigili del Fuoco tutte le informazioni possibili,

necessarie a stabilire la gravità dell’evento.

Il Sindaco ha il compito di allertare in modo tempestivo ed efficace la popolazione sull’evento incidentale

avvenuto, comunicare le misure di protezione da far adottare per ridurne le conseguenze, seguire l’evoluzione

della situazione ed informare la popolazione della revoca dello stato di emergenza.

L’allarme ai cittadini può essere dato con mezzi quali altoparlanti posti sui veicoli delle Forze dell’Ordine,

TV e radio.

Le informazioni utili durante un’emergenza devono ricordare in modo sintetico ed immediato i

comportamenti di autoprotezione da adottare in relazione alla tipologia di evento: in caso di nube tossica la

popolazione sarà invitata al rifugio al chiuso, mentre in caso di incendio le Autorità competenti possono

decidere per l’evacuazione spontanea o assistita.

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110

4.5.3 Rischio Trasporti

In questo ambito rientrano gli incidenti derivanti da trasporto su gomma, tratta ferroviaria o rotte aeree in

attraversamento del territorio comunale, che non possono essere affrontati con le normali procedure di

soccorso.

Tali eventi hanno caratteristiche di non prevedibilità e di casualità di accadimento sul territorio; in genere,

essi sono caratterizzati da una serie di fattori che condizionano ulteriormente le modalità di intervento e che

potrebbero, se trascurati, amplificare le criticità, come:

- elevato numero di persone coinvolte;

- difficile accessibilità al luogo dell’incidente da parte dei mezzi di soccorso;

- necessità di impiego di mezzi ed attrezzature speciali;

- presenza sul luogo dell’incidente di un elevato numero di operatori e di non addetti ai lavori;

- possibilità di estensione ridotta della zona interessata dall’incidente, cui corrisponde la massima

concentrazione delle attività finalizzate alla ricerca ed al soccorso di feriti e vittime, alla quale si

contrappone, nella maggior parte dei casi, un’area di ripercussione anche molto ampia, con il

coinvolgimento di un numero elevato di persone che necessitano di assistenza;

- possibile presenza di sorgenti di rischio secondario e derivato.

Di norma la collisione o l’uscita di strada di veicoli comporta l’intervento congiunto di personale sanitario,

Vigili del Fuoco, Forze di Polizia, etc., senza che per questo l’evento rientri nell’ambito della Protezione Civile.

In alcuni casi può accadere che l’incidente abbia caratteristiche tali (ad es. numero di persone o di veicoli

coinvolti, condizioni ambientali, etc.) da rendere necessaria l’attivazione di particolari procedure, proprie del

sistema di Protezione Civile, che possono andare dalla deviazione del traffico su percorsi alternativi,

all’assistenza alle persone bloccate. Di conseguenza nel caso che sul territorio comunale si abbiano a

verificare incidenti stradali di particolare gravità (ad es. tamponamenti a catena, coinvolgimento di autobus con

passeggeri etc.) dovranno essere attivate procedure di emergenza per garantire il soccorso e l’assistenza alle

persone direttamente o indirettamente coinvolte.

Il trasporto di merci pericolose che viaggiano e sostano anche nei centri abitati, con un potenziale pericolo

di incidente rilevante, è soggetto a norme e regolamenti molto dettagliati, formulati in base al tipo di materiale

trasportato e ai mezzi di trasporto utilizzati. Ai sensi dei DD.MM. 25/2/86 e 21/3/86, a seconda della modalità

di trasporto, sulla parte anteriore e posteriore ed eventualmente sui lati degli autocarri o dei carri ferroviari,

sono posti dei pannelli e delle etichette di pericolo che riportano due numeri: il codice di pericolo e il codice

della materia.

Il trasporto aereo è il settore dei trasporti statisticamente più sicuro. Va comunque considerata l’eventualità

che si verifichino incidenti a carico di aeromobili in volo lungo rotte aeree sovrastanti il territorio stesso. Anche

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111

questi eventi, che potrebbero verificarsi in qualsiasi zona del territorio comunale, presentano caratteristiche tali

da rendere necessaria l’attivazione di procedure di Protezione Civile.

4.5.4 Rischio Black out

Una situazione di interruzione dell’energia elettrica potrà verificarsi:

- quale fenomeno indotto da altri eventi calamitosi;

- a causa di incidente alla rete di trasporto o alle centrali di distribuzione;

- per consumi eccezionali di energia;

- per distacchi programmati dal gestore nazionale.

La gravità della situazione che si determina a seguito di interruzioni nella fornitura di energia elettrica

dipende dalla durata del black out, ma le condizioni peggiori si hanno in orario notturno, durante il periodo

invernale, per il possibile mancato funzionamento degli impianti di riscaldamento, ed in corrispondenza delle

ondate di calore estive, per il mancato funzionamento degli impianti di condizionamento.

In caso di black out prolungati è possibile che le reti di telefonia mobili abbiano dei malfunzionamenti, per il

sovraccarico di chiamate oppure smettano di funzionare, a causa della mancanza di alimentazione dei ponti

ripetitori.

Si può ritenere che un’interruzione superiore alle 8 - 10 ore continuative possa dar luogo a situazioni di

emergenza.

Le principali criticità a cui si deve far fronte in caso di black out sono connesse a:

• incidenti stradali in orario notturno per la mancata illuminazione delle reti viarie;

• interruzione del funzionamento di apparecchiature mediche (es. ossigenoterapia);

• problemi nei presidi ospedalieri in caso di malfunzionamento dei generatori di emergenza;

• problemi nei sistemi di telecomunicazioni in caso di malfunzionamento dei generatori di emergenza;

• interruzione del riscaldamento (periodo invernale) o raffreddamento (periodo estivo) di strutture

ospitanti soggetti “deboli” (case di riposo, scuole, ecc.).