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Comune di Macerata Piano Comunale di Emergenza di Protezione Civile 2015
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Capitolo 4 – I Rischi connessi al territorio di Macerata
In questo capitolo verranno analizzate le possibili fonti di pericolo presenti sul territorio comunale,
ricostruite sulla base delle risultanze della ricerca storica, delle analisi territoriali degli strumenti di
pianificazione di vario livello (Microzonazione Sismica, PAI, PRG, PTC, ecc.), del Programma Provinciale di
Protezione Civile, delle informazioni dagli Enti che hanno competenze nella gestione del territorio, delle
verifiche dirette di campagna.
Il Piano di Emergenza ha tra gli obiettivi fondamentali quello di individuare degli Scenari di Rischio che
permettano di prevedere le conseguenze che un determinato evento apporterà sul territorio per poter poi
definire le risorse (umane e strumentali) e le procedure d’intervento con cui farvi fronte.
Le tipologie di rischio considerate sono:
1. Rischio Sismico;
2. Rischio Idrogeologico-Idraulico e Rischio Dighe;
3. Rischio Incendi Boschivi e d’Interfaccia;
4. Rischio Neve;
5. altri rischi antropici: rischio igienico – sanitario, rischio trasporti, rischio interruzioni prolungate di
energia elettrica (black out).
Queste tipologie di rischio possono essere distinti a loro volta in due categorie:
a) rischi prevedibili e quantificabili (idrogeologico ed idraulico, neve, incendi boschivi e d’interfaccia);
b) rischi non prevedibili e non quantificabili perché di rapido impatto (terremoti, incidenti industriali,
incidenti nei trasporti, black-out).
Per ogni tipologia di rischio è stata effettuata un’Analisi della Pericolosità del territorio. Successivamente è
stata concentrata l’attenzione sull’Analisi della Vulnerabilità del sistema antropico e naturale rispetto al
possibile danno, per comprendere meglio l’estensione e le severità dei potenziali danni e la capacità del
sistema di tornare alla normalità. Dalla combinazione di queste informazioni si può ottenere una
classificazione del territorio in funzione del rischio e, su questa base, sviluppare le fasi successive della
pianificazione.
L’analisi dei vari rischi è stata approfondita in modo differente a seconda della severità degli stessi, della
loro probabilità e delle informazioni disponibili.
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4.1 Rischio Sismico
Per la definizione del rischio sismico, sono state seguite le “Linee guida rischio sismico – Disposizioni
operative per la predisposizione dei piani comunali ed intercomunali di protezione civile per gli eventi di natura
imprevedibile con particolare riferimento al rischio sismico”, Regione Marche, Deliberazione della Giunta
Regionale n. 233 del 30/03/2015.
Il rischio sismico è la stima del valore massimo di danno atteso come conseguenza dei terremoti che
potrebbero verificarsi in una determinata area.
Questa stima risulta dalla combinazione di tre elementi:
la pericolosità sismica dell’area, cioè il massimo scuotimento sismico che è ragionevole attendersi
entro un determinato periodo di tempo;
la vulnerabilità sismica degli edifici e delle infrastrutture, cioè la loro maggiore o minore
propensione ad essere danneggiati dai terremoti;
l’esposizione, cioè il valore attribuito a persone e a cose che potrebbero essere danneggiate
(edifici, infrastrutture, attività economiche, etc.).
La combinazione di questi tre fattori offre diverse possibilità di stima del rischio sismico. Infatti le zone con
una pericolosità sismica molto elevata (alta probabilità di forti terremoti) hanno un rischio nullo se non vi si
trovano costruzioni e persone. Al contrario se in una zona a bassa pericolosità ci sono molti edifici e persone
esposte al pericolo, e/o se gli edifici sono particolarmente malandati, il rischio è alto.
4.1.1 Analisi della Pericolosità sismica
I valori della pericolosità sismica di base del territorio di Macerata espressi in termini di accelerazione
massima del suolo con probabilità di eccedenza del 10% in 50 anni riferita a suoli rigidi (Vs > 800 m/s, cat. A,
punto 3.2.1 DM 14/09/2005), risultano compresi tra 0.175g - 0.200g (Zona 2,
http://zonesismiche.mi.ingv.it/mappa_ps_apr04/marche.html).
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Dall’analisi della sismicità storica del territorio di Macerata (fonti varie), si rilevano sismi con intensità
epicentrale minore o uguale al VII grado MCS:
DATA LOCALITA’ INTENSITA’EPICENTRALE (MCS)
12/05/1626 Macerata est 7
9/05/1805 Macerata 6,5
25/08/1809 Macerata est 7
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STORIA SISMICA DEL TERRITORIO MACERATESE
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Seismic history of Macerata [43.299, 13.452]
Total number of
earthquakes: 77
Effects Earthquake occurred:
I (MCS) Data Ax Np Io Mw
3-4 1672 04 14 15:45 Riminese 92 8 5.61 ±0.21
7 1741 04 24 09:00 FABRIANESE 145 9 6.21 ±0.13
2 1785 05 03 02:30 Alta valle del Chienti 11 7 5.14 ±0.34
6-7 1805 05 09 01:00 MACERATA 3 5-6 4.51 ±0.34
5 1870 02 08 NUMANA 10 7 5.10 ±0.54
6 1873 03 12 20:04 Marche meridionali 196 8 5.95 ±0.10
6 1875 03 17 23:51 Romagna sud-orientale 144
5.93 ±0.16
3 1875 12 06 S.MARCO IN LAMIS 97 8 5.98 ±0.16
F 1887 05 26 JESI 19 5 4.58 ±0.63
3 1889 12 08 APRICENA 122 7 5.69 ±0.13
F 1895 04 14 22:17 Slovenia 296 8 6.23 ±0.08
5 1897 09 21 ADRIATICO CENT. 44 7 5.46 ±0.27
4 1897 12 18 07:24:20
Appennino umbro-
marchigiano 132 7 5.13 ±0.14
3 1898 06 27 23:38 RIETI 186 8 5.49 ±0.12
3 1898 08 25 VISSO 66 7 5.04 ±0.29
3-4 1903 11 02 21:52 Valnerina 33 6 4.89 ±0.26
4-5 1907 01 23 00:20 Adriatico centrale 93
5.06 ±0.15
3 1909 08 25 00:22 MURLO 283 7-8 5.37 ±0.10
F 1910 06 29 13:52 MUCCIAFORA 58 7 4.86 ±0.33
6 1915 01 13 06:52 Avezzano 1041 11 7.00 ±0.09
5 1916 08 16 07:06 Alto Adriatico 257
6.14 ±0.14
5 1916 11 16 06:35 REATINO 40 8 5.53 ±0.22
4 1917 04 26 09:35:59 Valtiberina 134 9-10 5.89 ±0.11
2 1917 05 12 15:34 Ternano 34 7-8 5.10 ±0.27
3-4 1917 11 05 22:47 NUMANA 26 6 5.07 ±0.25
3-4 1919 06 29 15:06:12 Mugello 566 10 6.29 ±0.09
2 1920 09 07 05:55:40 Garfagnana 756 10 6.48 ±0.09
3 1921 08 28 10:45 SARNANO 13 7 4.83 ±0.52
5-6 1922 06 08 07:47 CALDAROLA 52 6 4.89 ±0.19
2 1922 12 29 12:22:10 Bassa Val Roveto 119 6-7 5.19 ±0.12
4 1924 01 02 08:55:08 Medio Adriatico 76 7-8 5.36 ±0.16
2 1926 01 01 18:04:06 Slovenia 63 7-8 5.85 ±0.18
3 1927 08 16 00:53 CASTEL SANT'ANGELO 17 6 4.56 ±0.27
2 1927 10 11 14:45:03 Media Val Roveto 81 7 5.19 ±0.15
RS 1927 10 28 21:49 BEDONIA 51 6 4.88 ±0.21
2 1928 05 30 20:01 Adriatico centrale 17 5 4.88 ±0.28
3 1930 07 23 00:08:43 Irpinia 547 10 6.62 ±0.09
6-7 1930 10 30 07:13:13 SENIGALLIA 263 8 5.81 ±0.09
4 1933 09 26 03:33:29 Maiella 326 9 5.95 ±0.09
3-4 1934 11 30 02:58:19 Alto Adriatico 51
5.34 ±0.17
2 1936 10 18 03:10:12 BOSCO CANSIGLIO 267 9 6.12 ±0.09
3-4 1936 12 09 07:34 CALDAROLA 32 6-7 4.79 ±0.22
3-4 1940 10 16 13:17:35 RADICOFANI 106 7-8 5.26 ±0.14
6 1943 03 25 15:40 OFFIDA 7 6 5.04 ±0.31
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6 1943 10 03 08:28:29 Marche meridionali-Abruzzo 131 8-9 5.83 ±0.14
5 1950 09 05 04:08 GRAN SASSO 386 8 5.68 ±0.07
4 1951 08 08 19:56 Gran Sasso 94 7 5.30 ±0.14
7 1951 09 01 06:56:04 SARNANO 81 7 5.34 ±0.20
NF 1958 06 24 06:07:04 L'Aquila 152 7-8 5.21 ±0.11
3 1962 01 23 17:31 Adriatico 49 5 4.52 ±0.25
5 1963 07 21 11:09:13 AMATRICE 11 7 4.87 ±0.32
F 1964 08 02 10:40:17 PRECI 25 6 5.09 ±0.25
4-5 1971 10 04 16:43:33 NORCIA 43
4.99 ±0.16
4-5 1972 02 04 02:42:19 Medio Adriatico 75
4.86 ±0.29
F 1972 06 14 18:55:46 Medio Adriatico 17
4.62 ±0.47
5 1972 11 26 16:03:08 MONTEFORTINO 73 8 5.38 ±0.18
3 1974 12 02 01:55:16 Valnerina 28 7-8 4.76 ±0.17
5 1979 09 19 21:35:37 Valnerina 694 8-9 5.86 ±0.09
4-5 1980 11 23 18:34:52 Irpinia-Basilicata 1394 10 6.89 ±0.09
NF 1983 11 09 16:29:52 Parmense 850 6-7 5.06 ±0.09
4 1984 04 29 05:02:60 GUBBIO/VALFABBRICA 709 7 5.65 ±0.09
3 1984 05 07 17:49:43 Appennino abruzzese 912 8 5.89 ±0.09
3 1984 05 11 10:41:50 Appennino abruzzese 342
5.50 ±0.09
4 1986 10 13 05:10:01
Appennino umbro-
marchigiano 322 5-6 4.65 ±0.09
4-5 1997 09 03 22:07:30
Appennino umbro-
marchigiano 171 5-6 4.56 ±0.09
5 1997 09 26 00:33:13
Appennino umbro-
marchigiano 760
5.70 ±0.09
5 1997 09 26 09:40:27
Appennino umbro-
marchigiano 869 8-9 6.01 ±0.09
4 1997 10 03 08:55:22
Appennino umbro-
marchigiano 490
5.25 ±0.09
4-5 1997 10 06 23:24:53
Appennino umbro-
marchigiano 437
5.46 ±0.09
4 1997 10 14 15:23:11
Appennino umbro-
marchigiano 786 7-8 5.65 ±0.09
4 1998 03 21 16:45:09
Appennino umbro-
marchigiano 141 6 5.03 ±0.09
4 1998 04 05 15:52:21
Appennino umbro-
marchigiano 395 6 4.81 ±0.09
NF 2003 05 25 17:15:14 Zona Ascoli Piceno 92 5 4.15 ±0.18
NF 2004 12 09 02:44:25 Zona Teramo 224 5-6 4.18 ±0.09
NF 2005 04 12 00:31:52 Maceratese 137 4-5 4.16 ±0.14
3 2005 12 15 13:28:39 Valle del Topino 361 5-6 4.66 ±0.09
4-5 2006 04 10 19:03:36 Maceratese 211 5 4.51 ±0.10
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Il territorio marchigiano è stato sede d’intensa attività sismica, sia per intensità dei terremoti, che per loro
frequenza.
A partire dall’anno 1000 ad oggi, possiamo contare circa una ventina di eventi distruttivi con zona
epicentrale in territorio marchigiano. Questi terremoti hanno prodotto danni non inferiori a quelli di Senigallia
(AN) nel 1930, di Castignano (AP) nel 1943, quelli di Ancona del 1972, fino alle recenti sequenze sismiche
dell’Appennino Umbro-Marchigiano del settembre ottobre 1997.
Oltre ai terremoti che si sono generati nel territorio marchigiano è necessario ricordare quelli con epicentro
nelle regioni limitrofe ma che hanno prodotto danni anche nelle Marche.
Norcia ad esempio è stata colpita il 14 Gennaio 1703 da uno dei terremoti più forti della storia sismica
italiana; l’evento, il primo di una serie, fu risentito con effetti distruttivi anche nel territorio marchigiano. Danni
nelle Marche sono stati prodotti anche dai terremoti originatesi nelle zone di Sansepolcro (AR), di Rimini, del
Forlivese e dell’Aquilano.
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Di seguito vengono presentate alcune schede sintetiche sui principali terremoti dell’Appennino umbro-
marchigiano tratto dagli studi di Microzonazione Sismica di Livello I nel territorio Comunale di Macerata
(M.Consoli, G.Vecchioni, anno 2013)
Il 30 Aprile 1279 l’Appennino umbro-marchigiano fu interessato da un terremoto che precedette di poche
ore un secondo evento distruttivo verificatosi nell’Appennino tosco-emiliano. Alcuni cronisti medievali hanno
descritto questi eventi come un unico fenomeno abbracciante gran parte dell’Italia centrale. L’area di
danneggiamento del terremoto umbro-marchigiano fu comunque ampia. Fonti coeve e attendibili attestano che
due terzi degli edifici di Camerino furono distrutti mentre Cagli, Fabriano, Matelica, San Severino Marche,
Cingoli, Nocera, Foligno e Spello rimasero “diroccate”. Tutti i castelli (ossia insediamenti minori cinti da mura)
nelle montagne tra Nocera e Camerino “patirono molti danni”. Il castello di Serravalle (di Chienti) sarebbe
restato sepolto da una frana, forse innescata dal terremoto. Non si hanno dati attendibili sul numero -
comunque molto elevato - delle vittime né sull’estensione dell’area di risentimento, a parte il fatto che essa
comprese certamente Roma. Le notizie dei terremoti del 1279 ebbero vasta eco nell’Europa centro-
settentrionale: se ne trovano menzioni in cronache austriache, tedesche e polacche.
Studio di riferimento: Monachesi ed. (1987).
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L’area di danneggiamento del terremoto del 1 o forse del 4 Dicembre 1328 comprende Norcia, dove gran
parte degli edifici e le mura crollarono; Preci, Visso, S. Martino, Montesanto, Cerreto e Castel S. Giovanni
subirono danni genericamente gravissimi. L’estensione dell’area di risentimento è imprecisata ma l’evento fu
certamente avvertito a Foligno, Roma e Ripatransone, nelle Marche meridionali. Non si hanno dati attendibili
sul numero - comunque molto elevato - delle vittime. Le repliche potrebbero essere proseguite per un mese.
Studio di riferimento: Monachesi ed. (1987).
L’area di danneggiamento del terremoto del 25 Dicembre 1352 comprese le colline a sud di Monterchi e
l’alta Val Tiberina. La rocca d’Elci crollò uccidendo la guarnigione; l’Abbazia di S. Giovanni di Marzano subì
gravissimi danni. A Sansepolcro parte degli edifici e delle mura crollò, causando alcune vittime. Gli edifici
pubblici di Città di Castello subirono danni gravi, ma riparabili. La notte tra il 31 Dicembre 1352 e il 1 Gennaio
1353 una nuova forte scossa causò ulteriori crolli e un maggior numero di morti a Sansepolcro. Le repliche
potrebbero essersi protratte per un mese. Non si hanno dati attendibili sul numero dei morti, che furono
comunque molti, anche per la presenza a Sansepolcro di truppe mercenarie dei Visconti, acquartierate per
l’inverno. L’estensione dell’area di risentimento è imprecisata; l’evento del 25 Dicembre fu avvertito
probabilmente ad Arezzo e certamente a Bologna.
Studio di riferimento: Castelli et al. (1996).
I danni maggiori del terremoto del 18 Ottobre 1389 si concentrarono nel territorio a nord-est di Città di
Castello dove, oltre a un numero imprecisato di edifici isolati, crollarono i castelli (insediamenti fortificati) di
Castelguelfo, Baciuccheto e Pietragialla, al confine con le Marche. Crolli e danni più o meno gravi e diffusi si
ebbero a Sansepolcro, Città di Castello, Mercatello sul Metauro e Urbania. L’estensione dell’area di
risentimento è imprecisata, anche se l'evento potrebbe essere stato avvertito a Gubbio e forse a Forlì.
L’evento principale fu preceduto da una scossa minore il 16 Ottobre e seguito da repliche fino alla seconda
metà di Novembre 1389.
Studio di riferimento: Castelli et al. (1996).
Il terremoto del 26 Aprile 1458 fu preceduto da parecchie scosse avvertite a Città di Castello il giorno e la
notte precedenti. L’evento principale si verificò tra le 12 e le 13 ora locale, causando crolli e danni gravi a circa
400 edifici di Città di Castello (circa un terzo del totale, secondo stime coeve) e lesionando gli altri. Nel
contado di Città di Castello subirono danni ville (case signorili) e villaggi imprecisati. L’area di danneggiamento
comprese Sansepolcro e Montone. L’estensione dell'area di risentimento è imprecisata; le scosse furono
certamente avvertite a Gubbio e a Perugia, la cui popolazione ai primi di maggio continuava a pernottare
all’aperto. I morti furono da 14 a 25 a Città di Castello e “assai” nel contado. Le repliche proseguirono almeno
fino al 4 Maggio.
Studio di riferimento: Castelli et al. (1996).
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L’evento del 5 Novembre 1599 fu preceduto da lievi scosse avvertite a Cascia dal principio di Ottobre e da
una scossa che lesionò parecchi edifici il 4 Novembre. Nella notte 5-6 Novembre la scossa maggiore causò a
Cascia il crollo di più di quaranta case e danni gravi a tutti gli altri edifici. L’area di massimo danneggiamento
comprese Cascia, Chiavano, Castel S. Giovanni, Roccatamburo, Mucciafora, Colle Giacone, Giappiedi e
Maltignano. Norcia subì danni più lievi. I morti furono 8 a Cascia e 40 nel contado. L’area di risentimento
comprese le Marche, parte della Romagna, Roma e L’Aquila. Numerose repliche forti ma senza danni si
ebbero fino al Gennaio 1600.
Studio di riferimento: GNDT (1994).
Evento del 23 Dicembre 1690 - magnitudo stimata: 5.7 e con un’intensità 8 nella scala Mercalli Cancani
Sieberg (MCS)
area epicentrale: anconetano
morti: poche vittime
I terremoti del Gennaio-Febbraio 1703, localizzati in Umbria e Abruzzo sono per l’Italia centrale una delle
più significative sequenze sismiche dell’ultimo millennio. Gli eventi maggiori si ebbero il 14 e 16 Gennaio e il 2
Febbraio 1703. L’evento del 14 Gennaio interessò con i massimi effetti una vasta area dell’Umbria e del Lazio
all’incirca compresa tra Norcia e Amatrice. Quello del 16 Gennaio è meno ben conosciuto e sembrerebbe
meno significativo. L’evento del 2 Febbraio 1703 causò invece gravissime distruzioni tra Lazio e Abruzzo,
specialmente nell’area compresa tra Antrodoco e L’Aquila e “finì di distruggere” varie località danneggiate
dalle scosse precedenti. Numerosi villaggi completamente distrutti furono abbandonati. Le vittime furono circa
10000. L’estensione dell’area di risentimento non è stata affrontata in maniera sistematica, ma incluse
certamente Milano, Venezia e Napoli.
Studio di riferimento: Monachesi ed. (1987).
La mattina del 27 Giugno 1719 una scossa di terremoto interessò Norcia e Cascia dove si aprirono ampie
fenditure negli edifici nuovi, costruiti dopo i terremoti del 1703. Subirono danni abbastanza gravi l’Abbazia di S.
Eutizio, Preci, Saccovescio, Croce, Castelvecchio e Tuturano. Fonti di seconda mano sostengono che a
Le località maggiormente colpite da questo
terremoto furono Ancona e Sirolo dove crollarono
numerosi edifici; nella città di Ancona si contarono
alcune vittime; danni minori furono registrati
nell’area compresa tra Falconara Marittima,
Osimo, Loreto, Castelfidardo.
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Norcia ci sarebbero state alcune vittime e che l’area di danneggiamento non avrebbe compreso la pur vicina
Visso. L’evento fu avvertito a Spoleto, Foligno, Perugia, Rieti e Roma. Una replica meno forte viene segnalata,
la sera dello stesso giorno, da osservatori di Cascia e Perugia.
Studio di riferimento: GNDT (1994).
Il terremoto del 12 Maggio 1730 interessò con i maggiori effetti il territorio di Norcia, dove i castelli di Onde,
S. Martino, Casciolino, Castell’Innocenzo e Belvedere rimasero “adeguati al suolo”. Crolli e danni abbastanza
gravi si ebbero a Norcia, Campi, Ancarano Cascia. Un danneggiamento meno intenso si ebbe nella confinante
area marchigiana, a Castelsantangelo sul Nera, Ussita, Vallestretta, Vallinfante e Visso. L’evento fu avvertito
in tutto il territorio marchigiano, fino a Pesaro, Senigallia, Macerata e Ascoli Piceno; in Umbria, almeno fino a
Foligno; in Abruzzo a L’Aquila e Vasto; nel Lazio ad Amatrice e Roma. L’evento ricade in un’area interessata
dai violentissimi terremoti del 1703. Per alcune località non è possibile distinguere quanto il danneggiamento
attestato sia imputabile al terremoto del 1730 e quanto alle preesistenti cattive condizioni degli edifici.
Studio di riferimento: Monachesi ed. (1987).
Il terremoto del 24 Aprile 1741 interessò con i maggiori effetti il territorio compreso tra Serra San Quirico e
Fabriano ma ebbe un’area di danneggiamento estremamente estesa (da Pesaro e Urbino a Gubbio e Perugia,
da Macerata a Fermo). Questo terremoto ebbe epicentro lungo il confine tra le provincie di Ancona e Perugia.
Le località di Serra San Quirico, Sasso, Mergo e Fratte Rosa furono rase al suolo, mentre a Fabriano
crollarono 40 case e altri 800 edifici furono gravemente danneggiati; danni più lievi si ebbero in altre 100
località tra Pesaro, Urbino, Gubbio, Perugia, Macerata e Fermo. Si dispone di pochi dati sull’estensione
dell’area di risentimento, che fu comunque vasta (da Udine a Roma, mentre non si hanno dati precisi sul limite
di percettibilità nell’Italia meridionale). Abbastanza stranamente, non si hanno notizie precise in merito a
possibili repliche.
Studio di riferimento: Monachesi ed. (1987).
magnitudo stimata: 6.1
Quello del 17 Aprile 1747 potrebbe essere il principale in una sequenza di eventi verificatisi tra il 26
Gennaio e il 20 Dicembre 1747 in un vasto territorio compreso tra Nocera Umbra e Senigallia. Esso causò
Questo terremoto ebbe epicentro tra le provincie
di Ancona e Perugia. le località di Serra San
Quirico, Sasso, Mergo e Fratte Rosa, furono rase
al suolo; a Fabriano crollarono 40 case e altri 800
edifici furono gravemente danneggiati; danni più
lievi furono registrati in altre 100 località nell’area
compresa tra Pesaro, Urbino, Gubbio, Perugia,
Macerata e Fermo.
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crolli e danni abbastanza gravi nel territorio della diocesi di Nocera Umbra e nel Fabrianese (Nocera Umbra e
località minori del Nocerino, Gualdo Tadino, Sigillo, Belvedere, Campodonico, Fabriano). Dopo repliche
quotidiane durate un mese circa, l’attività si attenuò fino al 20 e 22 Settembre 1747, quando si registrarono
ulteriori danni nel Fabrianese. L’evento del 17 Aprile fu avvertito ad Ancona, Fermo, Senigallia e Roma e
causò almeno una vittima a Belvedere (Fabriano). Il fatto che le scosse interessassero edifici già danneggiati
dal terremoto `fabrianese' del 1741, contribuì certamente ad accentuare la severità degli effetti.
Studio di riferimento: Monachesi ed. (1987).
L’evento del 27 Luglio 1751 è il maggiore in una sequenza di scosse avvertite a partire dal marzo 1751 in
una vasta area dell’Umbria e delle Marche e proseguite forse fino al luglio 1752. Esso causò danni in un’ampia
area, estesa da parte umbra, fino a Città di Castello, Perugia, Assisi, Terni e da parte marchigiana fino a Cagli,
Fabriano, Matelica e Montefano. Il massimo danneggiamento si ebbe in alcuni villaggi poco a sud di Gualdo
Tadino (Broccaro, Busche, Voltole etc.), in cui la maggior parte delle case fu atterrata e il resto rimase
inagibile. Gli estremi noti dell'area di risentimento sono Arezzo, Forlì Ancona e Roma. Il fatto che le scosse
interessassero aree già danneggiate dai terremoti del 1741 e del 1747 terremoto `fabrianese' del 1741,
contribuì probabilmente ad accentuare la severità degli effetti.
Studio di riferimento: Monachesi ed. (1987).
Il terremoto del 3 Giugno 1781 è caratterizzato da due fortissime scosse verificatesi a distanza di circa 10
minuti l’una dall’altra, che interessarono con i maggiori effetti una vasta area dell’Appennino al confine tra
Marche settentrionali, Umbria e Toscana. Il massimo danneggiamento si ebbe nell’area di Piobbico e Cagli.
L’area compresa tra Gubbio e Fabriano fu interessata da effetti relativamente minori (dal VI al VII grado MCS).
Questo terremoto ebbe i suoi massimi effetti nell’area del cagliese dove crollarono molti edifici; danni minori si
ebbero invece nell’area compresa tra Fabriano, Gubbio, Sansepolcro. Molte persone si salvarono perché poco
prima della scossa principale vi fu una scossa moderata che fece fuggire all’aperto gran parte della
popolazione. In totale vi furono 120 morti e centinaia di feriti. Si dispone di pochi dati sull'estensione dell’area
di risentimento, che comprese comunque buona parte della Toscana (da Firenze a Monte Oliveto Maggiore) e
della Romagna (fino a Ravenna).
Studio di riferimento: Monachesi ed. (1987).
L’area maggiormente colpita da questo terremoto
fu il cagliese dove crollarono molti edifici; danni
minori furono registrati nell’area compresa tra
Fabriano, Gubbio e Sansepolcro. Molte persone si
riuscirono a mettersi i n salvo perché poco prima
della scossa principale vi fu una scossa di
moderata intensità facendo uscire all’aperto la
maggior parte della popolazione. In totale vi furono
120 morti e centinaia di feriti. Perugia, Macerata e
Fermo.
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magnitudo stimata: 6.2 area epicentrale: cagliese morti: 120
L’area di massimo danneggiamento del terremoto del 30 Settembre 1789 comprende gli insediamenti rurali
situati nella pianura tra Città di Castello e Sansepolcro, specie sulla riva sinistra del Tevere (Selci, Grumale,
San Giustino etc.). L’area di danneggiamento è delimitata a nord da Sansepolcro a ovest da Anghiari e
Citerna, a sud da Montone. Le più dettagliate descrizioni di effetti riguardano Città di Castello, dove sembra
che la tipologia di danno più grave e diffusa sia stata il crollo dei tetti, con conseguente sfondamento di volte e
solai e perdita di coesione delle pareti. L’area di risentimento comprende buon parte della Toscana (Siena,
Firenze, Cortona, Castiglion Fiorentino) e forse qualche località dell'interno nelle Marche settentrionali.
L’evento principale era stato preceduto di circa 5 ore da una scossa avvertita a Città di Castello e
Sansepolcro. Repliche sono segnalate, da Città di Castello, l’11 Ottobre e nei giorni immediatamente
precedenti il 31 Ottobre 1789.
Studio di riferimento: Castelli et al. (1996).
I danni più gravi causati dal terremoto dell’11 Ottobre 1791 si concentrarono nell’area montuosa ad est di
Foligno, sul versante umbro della strada per Colfiorito. I villaggi di “Scopoli [...] Leggiana, Case Nuove,
Volperino, Serrone, Pale, Morro, Casale, ed altri prossimi luoghi” furono particolarmente colpiti. I testimoni
lasciano peraltro intendere che all’entità complessiva dei danni non furono estranee le preesistenti cattive
condizioni degli edifici (“è caduto quel ch'era cadente, e rovinato, ciò ch'era già rovinoso”). La tipologia del
danneggiamento è in corso di studio sulla base di perizie scoperte di recente. A Foligno, Trevi e Perugia si
ebbero danni più lievi di quelli dei villaggi della montagna (sbilanciamento di muri, fenditure, distacchi di
intonaco). Si dispone di pochi dati sull'estensione dell’area di risentimento, che comprese comunque almeno
Spoleto, Tolentino e Roma.
Studio di riferimento: GNDT (1994).
Terremoto del 28 Luglio 1799, noto come “il Terremoto di Camerino”, di magnitudo Ma pari a 5.93.
L’intensità massima (scala Mercalli) raggiunta da questo terremoto è stata del 10°, nel Comune di
Cessapalombo (più ad ovest rispetto all’attuale zona sismica).
Il Terremoto di Macerata del 9 Maggio 1805 Intensità Max (MCS) VI-VII.
Gli eventi del 13 Gennaio 1832 furono i maggiori in una sequenza di scosse che interessarono l’area di
Foligno a partire dal 27 Ottobre 1831. Il primo evento causò a Foligno danni di media entità (crolli di camini e
volte, crepe) e fu seguito da leggere repliche nei giorni seguenti. Tali danni furono aggravati il 6 Novembre
1831 da una forte scossa seguita da repliche minori. Il 13 Gennaio 1832 due violentissime scosse a distanza
di un quarto d’ora l’una dall’altra causarono danni in un’area compresa tra Assisi, Bevagna, Montefalco, Trevi
e le montagne a est di Foligno. Le località maggiormente colpite furono Budino, Castellaccio e Scafali. I morti
furono tra 40 e 50. Le repliche continuarono nei mesi di Gennaio, Febbraio e Marzo, causando talvolta nuovi
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danni in singole località. In particolare un evento del 13 Marzo causò il crollo del tetto della già lesionata
basilica di S. Maria degli Angeli.
Studio di riferimento: Monachesi ed. (1987).
I danni maggiori (crollo di molti edifici) verificatisi a seguito del terremoto della mattina del 14 Febbraio
1838 si concentrarono nell’area compresa tra Sellano, Acera e Cerreto di Spoleto, e in due località situate
nell'area montuosa ad est di Foligno (Verchiano e Val Lupo). A Foligno e Spoleto alcuni fabbricati in cattive
condizioni subirono danni lievi. L’estensione dell’area di risentimento è sconosciuta. Varie repliche sono
segnalate da Foligno durante la giornata e la notte seguenti e il 17 Febbraio. Non è chiaro se debbano essere
collegate a questo terremoto anche due forti scosse avvertite senza danni a Spoleto il 5 Gennaio 1838.
Studio di riferimento: Conversini et al. (1990).
Il terremoto del 22 Agosto 1859 iniziò con lievi scosse avvertite per alcuni giorni a Norcia senza causare
preoccupazione. L’evento principale si verificò tra le 13.15 e le 13.30 ora locale del 22 Agosto. I danni più
gravi si ebbero a Norcia e nelle vicine Campi, Casali di Serravalle e Capo del Colle. Danni più lievi subirono
Abeto, Todiano, Ancarano, Frascaro e Visso. A Norcia circa metà degli edifici crollò e gli altri subirono danni
gravi e crolli parziali soprattutto nei piani superiori. Furono particolarmente colpiti i rioni posti “sul pendio della
collina verso levante e ponente” e i pochi edifici moderni - generalmente più alti della media di 6/10 m - che
furono “tutti atterrati”. Morirono 101 persone. L’area di risentimento si estese da Roma a Pesaro e Camerino.
Le repliche proseguirono “quasi quotidianamente per circa un anno” e ce ne furono di forti a metà Novembre
1859 e nel Maggio 1860.
Studio di riferimento: GNDT (1994).
L’Alta Valtiberina fu interessata da una serie di scosse la mattina del 26 Aprile 1917. La più violenta - alle
ore 10:36 - rese inabitabili il 90% delle case di Monterchi con la morte di 23 persone; i feriti furono 35. Una
situazione analoga si registrò a Petretolo, Citerna, Lippiano, Lugnano, Monte Santa Maria Tiberina e
Padonchia. Sansepolcro fu danneggiata gravemente mentre danni meno gravi si ebbero a Selci, Anghiari,
Città di Castello, Umbertide, Montone e San Giustino. Morti e feriti furono relativamente pochi, perché la gran
parte della popolazione era all’aperto, allarmata dalle scosse precedenti. L’evento fu avvertito in numerose
località umbre, marchigiane, toscane e romagnole. All’evento principale seguirono numerose repliche, che
seguitarono ad essere avvertite per una decina di giorni. Una di queste, il 27 aprile, produsse nuovi danni agli
edifici già colpiti.
Studio di riferimento: Castelli et al. (1996).
Il terremoto del 30 Ottobre 1930, di magnitudo 5,8 e con un’intensità 8 nella scala Mercalli Cancani Sieberg
(MCS). Questo sisma colpì la zona centro-settentrionale delle Marche e provocò danni soprattutto a
Senigallia, dove i crolli uccisero 14 persone. Quattro persone morirono ad Ancona. Danni alle abitazioni e crolli
ci furono anche in altre 40 località, fra le quali Montemarciano, Mondolfo, san Costanzo, Fano.
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Il terremoto del 3 Ottobre 1943 colpì le Marche meridionali, provocando distruzioni nei comuni di
Castignano e Offida; gravi danni vi furono anche nella provincia di Ascoli Piceno; lievi danni invece
nelle province di Teramo e Macerata. magnitudo: 5.8 area epicentrale: Offida morti: nessun dato.
Il terremoto del 1 Settembre 1951 con Magnitudo 5.3, fortemente interessate le province di Ascoli Piceno e
Macerata. Avvertita anche in Umbria, Lazio e Abruzzo con lievi danni nelle province di Perugia e Teramo.
l'area di massimo danneggiamento fu in una zona montuosa al confine tra le province di Ascoli Piceno e
Macerata. A Cessapalombo la maggior parte degli edifici fu dichiarata inagibile e la gente fu costretta a
trasferirsi in alloggi di fortuna o all’aperto. – (See more at:
http://www.fondazionegiuliani.it/earthquake/terremoti-liste/terremoto-italia)
Il terremoto del 25 Gennaio 1972 , la prima forte scossa avvenne il 25 gennaio 1972. Lo sciame sismico
continuò con nuove forti scosse il 4 e 5 Febbraio ed il 14 Giugno 1974, con magnitudo fra 5,4 e 5,5 sulla scala
Richter; vi furono danni nell’anconetano sopra tutto ad Ancona; ad aggravare ulteriormente la situazione
furono le altre 2 scosse avvenute il giorno 9 e 14 Giungo; le persone sfollate furono migliaia: non vi furono
vittime. magnitudo: 5.2 area epicentrale: Adriatico – Ancona morti: nessuna vittima.
Il terremoto del 19 Settembre 1979 colpì gravemente alcune piccole località montane della Valnerina
(Civita, Chiavano, Castel Santa Maria e Trimezzo). I danni più gravi riguardarono gli edifici di antica o carente
costruzione che subirono lo scollamento di pareti esterne il collasso di pareti interne e fessure alle giunzioni
con il tetto. Gli edifici in cemento armato subirono solo in pochi casi danni lievi. Si ebbero alcuni morti e alcune
decine di feriti. L’area di danno medio grave si estese tra Leonessa, Accumoli, Visso, Sellano e Poggiodomo.
A Norcia si ebbero alcuni crolli parziali e danni a moltissimi edifici; a Cascia molte case furono danneggiate
anche gravemente, e si ebbero alcuni crolli parziali. L’evento fu avvertito in numerose località umbre,
marchigiane, abruzzesi e laziali, e fu seguito da numerose repliche.
Studio di riferimento: Spadea et al. (1981).
Il terremoto del 26 Settembre 1997 Umbria Marche. Magnitudo 5.8 e 6.1; morti: 11 Furono coinvolte le
zone di Colfiorito, Verchiano, Foligno, Sellano, Nocera Umbra, Assisi, Serravalle di Chienti, Camerino.
Distrutte numerose frazioni del comune di Foligno ed altri centri, gravi danni alle città, soprattutto alle bellezze
artistiche. Ad Assisi crolla una vela della volta Basilica superiore di San Francesco. Lo sciame sismico iniziò
nella primavera del 1997. La terra tremò a lungo, per più di un anno. I terremoti di magnitudo maggiore a 5
furono: il 26 Settembre di 5.8 alle ore 2:33 dove due coniugi anziani morirono sotto le macerie della propria
casa, la stessa mattina alle ore 11:42 ci fu una nuova scossa ancora più forte di quella notturna (6.1 Richter)
dove rimasero uccise altre 9 persone, di cui 4 all'interno della Basilica di San Francesco, il 3 Ottobre di
magnitudo 5, il 7 ottobre di magnitudo 5.3, il 12 Ottobre di magnitudo 5.1, il 14 Ottobre di magnitudo 5.5, il 26
Marzo 1998 di magnitudo 5.4. Si contarono 11 vittime, 100 feriti, 32.000 sfollati e oltre 80.000 case
danneggiate. See more at: http://www.fondazionegiuliani.it/earthquake/terremoti-liste/terremoto-italia
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Il terremoto del 6 Aprile 2009. L’Aquila. Magnitudo 6.1. morti: 309. Al momento è il più grave terremoto, per
intensità e conseguenze, del XXI secolo in Italia. Il sisma, preceduto da diverse scosse con lievissimi danni nei
giorni precedenti, e da alcune anche nel forlivese e in Friuli, è stato registrato in tutta la sua violenza alle ore
3:32 della notte tra domenica 5 e lunedì 6 Aprile. La scossa, insieme a quelle che seguirono nei giorni
successivi, anche fortissime seppure di grado inferiore, fu nettamente percepita in tutto il centro sud d’Italia,
soprattutto a Teramo, Rieti e Pescara ma anche a Terni, Roma, Frosinone, Napoli, Foggia, a settentrione,
anche in tutta l’alta valle del Tevere, nelle province di Arezzo, Perugia, Macerata e nell’Appennino Tosco-
Emiliano. La città di L’Aquila è stata evacuata dalla quasi totalità della popolazione. Gravissimi i danni agli
edifici e al patrimonio storico-artistico di L’Aquila, e comuni limitrofi. Sono crollati la sede della Prefettura e
un’ala della “Casa dello Studente” (con dentro diversi giovani, molti dei quali deceduti); seriamente lesionati
l’Ospedale Regionale, le sedi dell’Università e la Questura. Letteralmente scomparsa la frazione aquilana di
Onna, un paesino di soli 300 abitanti dove sono morte 41 persone. Nel complesso sono state accertate 309
vittime, più di mille feriti e circa 65.000 sfollati in tutta la zona. – (See more at:
http://www.fondazionegiuliani.it/earthquake/terremoti-liste/terremoto-italia)
Terremoto del 20/09/2009 con epicentro Montecassianio-Montefano di magnitudo 4,6 Richter.
Il terremoto del 12 Gennaio 2010, Ascoli Piceno, Macerata; Magnitudo 4.1. morti: nessuno. Ore 09.25 e
14.35 locali. Il giorno 12 Gennaio 2010, alle ore 09.25 è avvenuto un sisma di magnitudo Ml 4.0, con epicentro
nella zona tra Macerata e Ascoli Piceno. Le località più vicine all’epicentro sono Colmurano e Gualdo
entrambe in provincia di Macerata. La profondità epicentrale è di 25 km. Nella stessa zona, alle 14.35 (ore
locale) si è verificata un'altra scossa di magnitudo Ml 4.1. Questi terremoti seguono alcuni eventi che si sono
verificati a partire dal 7 Gennaio con magnitudo tra Ml 2.5 e 3.0 e magnitudo massima Ml 3.9 registrata il 10
Gennaio 2010. La sismicità è avvenuta a profondità tra i 15 e i 25 km. Panico nelle scuole, lezioni sospese di
ogni ordine e grado. – (See more at: http://www.fondazionegiuliani.it/earthquake/terremoti-liste/terremoto-
italia)
Terremoto del 22 Agosto 2013 di magnitudo maggiore (4.4) alle 08:44 italiane in Adriatico centro-
settentrionale, circa 15 Km a est della costa marchigiana tra le province di Ancona e Macerata. Questo
terremoto si è verificato nella stessa area dove dal 21 Luglio si sta sviluppando una sequenza sismica iniziata
con un evento di magnitudo 4.9.
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69
4.1.2 Microzonazione sismica del territorio comunale
Lo studio di Microzonazione Sismica di Livello 1, rappresenta un livello propedeutico ai successivi studi di
MS (Livello 2 e Livello 3) e consiste in una raccolta organica e ragionata di dati di natura geologica, geofisica e
geotecnica e delle informazioni preesistenti e/o acquisite appositamente al fine di suddividere il territorio in
microzone qualitativamente omogenee dal punto di vista del comportamento sismico.
Nella pianificazione d’emergenza, sia a livello comunale che provinciale, gli studi di MS consentono una
migliore e consapevole individuazione degli elementi strategici di un Piano di Emergenza ed in generale delle
risorse di Protezione Civile.
La conoscenza dei possibili effetti locali indotti da un evento sismico su un territorio contribuisce a:
- scegliere aree e strutture di emergenza ed edifici strategici in zone stabili;
- individuare, in caso di collasso, i tratti “critici” delle infrastrutture viarie e di servizio e le opere
rilevanti per le quali potrebbero essere necessarie specifiche valutazioni di sicurezza.
Lo studio di Microzonazione Sismica (MS) – Livello 1, ai sensi dell’O.P.C.M. 13 novembre 2010, n. 3907 e
della D.G.R. 05.07.2011, n. 967, promosso dalla Regione Marche Dipartimento per le Politiche Integrate di
Sicurezza e per la Protezione Civile relativamente al territorio comunale di Macerata, è stato effettuato tra i
mesi di Marzo - Settembre 2013.
Le aree di indagine sono state scelte e localizzate in corrispondenza delle aree urbanizzate che il Comune
di Macerata ha individuato, tenendo conto delle zone già antropizzate e di quelle in previsione da P.R.G..
Tuttavia lo studio è stato effettuato anche al di fuori dei limiti individuati dal Comune di Macerata.
Nello specifico la MS individua e caratterizza:
- le zone stabili: sono zone nelle quali non si ipotizzano effetti locali di alcuna natura (litotipi
assimilabili al substrato sismico in affioramento con morfologia pianeggiante o poco inclinata) e
pertanto gli scuotimenti attesi sono equivalenti a quelli forniti dagli studi di pericolosità di base;
- le zone stabili suscettibili di amplificazione sismica: sono le zone in cui il moto sismico viene
modificato a causa delle caratteristiche litostratigrafiche e/o geomorfologiche del territorio;
- le zone suscettibili di instabilità: sono le zone suscettibili di attivazione dei fenomeni di deformazione
permanente del territorio indotti o innescati dal sisma (instabilità di versante, liquefazioni, fagliazione
superficiale).
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Sintesi dello studio
La Carta delle Microzone Omogenee in Prospettiva Sismica (MOPS) costituisce il documento principale
della microzonazione sismica di Livello 1. Tale elaborato, ottenuto attraverso le risultanze degli studi effettuati,
indica le aree suscettibili di eventuali problematiche a seguito di un evento sismico e sulle quali sarà
necessario, in fase attuativa, eseguire studi di MS superiori al Livello 1.
Essa è stata ottenuta attraverso le risultanze delle seguenti fasi di studio:
- Acquisizione di tutto il materiale bibliografico disponibile, relativo alla cartografia geologica, ai
fascicoli di indagini geognostiche, geofisiche, geotecniche, edite e non, afferenti sia ad interventi
pubblici che ad opere e progetti privati.
- Elaborazione della Carta delle Indagini a scala 1:10.000 in cui vengono riportate tutte le indagini
reperite e realizzate ex novo che interessano l’area di studio.
- Ricostruzione del modello geologico stratigrafico ed individuazione di problematiche
geomorfologiche del territorio comunale in esame, ottenuta attraverso l’analisi della
documentazione bibliografica ed i controlli eseguiti attraverso il rilevamento geologico e
geomorfologico di campagna; l’elaborato finale è costituito dalla Carta Geologico - Tecnica a scala
1:10.000 e relative Sezioni Geologiche.
- Caratterizzazione qualitativa in chiave litotecnica delle principali unità litostratigrafiche cartografate.
- Esecuzione di misure di microtremore ambientale, basate su tecnica di sismica passiva a stazione
singola (HVSR), da cui è possibile stimare la frequenza di risonanza fondamentale f0 riferita al sito
di misura ed esecuzione di indagini sismiche tipo MASW.
- Elaborazione della Carta delle Microzone Omogenee in Prospettiva Sismica (MOPS) allo scopo di
individuare a scala 1:10.000 le zone le cui condizioni locali possono modificare le caratteristiche del
moto sismico atteso o possono produrre deformazioni permanenti rilevanti per le costruzioni, le
infrastrutture e l’ambiente.
Lo studio di MS nel Comune di Macerata ha permesso l’individuazione delle seguenti zone omogenee:
1. Zone stabili suscettibili di amplificazione sismica in cui il moto sismico è modificato rispetto a quello
atteso in condizioni ideali di suolo, a causa delle caratteristiche litostratigrafiche del terreno e/o
geomorfologiche del territorio.
2. Zone suscettibili di instabilità in cui i terreni sono suscettibili di attivazione di fenomeni di
deformazione permanente del territorio a seguito di un evento sismico.
3. Non sono state individuate zone stabili.
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ZONE STABILI SUSCETTIBILI DI AMPLIFICAZIONE SISMICA
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Sono state distinte 13 aree omogenee per le zone stabili suscettibili di amplificazione locale:
- 11 aree sono caratterizzate dalla presenza di terreni di copertura con uno spessore superiore ai 3 m
e con sottostante substrato geologico;
- 2 aree sono relative alle zone contraddistinte dal substrato non rigido con copertura inferiore a 3 m.
Il substrato non rigido (NRS = substrato geologico non rigido, stratificato) è costituito da alternanze di litotipi
stratificati (ALS) e da depositi coesivi sovraconsolidati, stratificati (COS). Nello specifico con la sigla ALS si
intendono alternanze di peliti, argille, argille siltose marnose fossilifere sottilmente stratificate e strati sottili di
sabbie (rapporto sabbia/argilla a favore della facies pelitica - Litofacies pelitico-arenaceo della Formazione
delle Argille Azzurre) e alternanze di strati di arenarie e sabbie con intercalazioni argilloso-limose (rapporto
sabbia/argilla > 1 - Litofacies arenaceo-pelitico della Formazione delle Argille Azzurre). La sigla COS indica
alternanze di strati di peliti, argille, argille marnose ed argille siltose intercalate da rari veli di sabbia fine
(Litofacies pelitica della Formazione delle Argille Azzurre).
I terreni di copertura sono rappresentati da depositi continentali Quaternari, in particolare terreno di riporto,
depositi eluvio-colluviali, depositi alluvionali e depositi di glacies. Tali depositi sono stati distinti sulla base della
loro granulometria e spessore.
ZONE SUSCETTIBILI DI INSTABILITÀ
Le zone suscettibili d’instabilità sono aree nelle quali gli effetti sismici attesi e predominanti sono
riconducibili a deformazioni permanenti del territorio e non sono necessariamente esclusi per queste zone
anche fenomeni di amplificazione del moto.
I principali tipi d’instabilità individuati sono quelli relativi ai fenomeni gravitativi presenti lungo i versanti. La
natura del terreno e la notevole antropizzazione sono le cause principali di tali dissesti.
I fenomeni gravitativi attivi, che maggiormente interessano il territorio, coinvolgono i versanti in cui affiorano
le coltri eluvio-colluviali limoso argillose, soprattutto in corrispondenza di versanti con pendenze elevate e con
scarsa copertura vegetale.
Altre zone suscettibili di instabilità sono quelle poste nelle vicinanze di faglie attive e capaci. Nella porzione
orientale del territorio comunale di Macerata (vedi TAV. 4), in seguito ad una serie di indizi geologici,
geomorfologici e strutturali, è stata ipotizzata la presenza di una faglia attiva e capace (faglia
trascorrente/transtensiva sinistra attiva presunta ad andamento N-S). Per faglia attiva s’intende una faglia che
si è rotta almeno una volta negli ultimi 40.000 anni (limite inferiore certo delle datazioni radiometriche). Una
faglia attiva è detta capace se raggiunge la superficie producendo una frattura del terreno; l’andamento di
questa rottura in superficie è la traccia superficiale della faglia.
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4.1.3 Analisi della Vulnerabilità del sistema antropico e valutazione del Danno
La vulnerabilità sismica del sistema antropico viene espressa come la probabilità che una struttura di un
certo tipo possa subire un certo livello di danno a fronte di un evento sismico di una determinata intensità.
Essa quindi è una proprietà intrinseca della costruzione poiché dipende dalle caratteristiche strutturali
(geometriche e costruttive) reali della struttura. I possibili danni provocati delle scosse sismiche sul patrimonio
edilizio e sulle infrastrutture non dipendono esclusivamente dalla tipologia costruttiva ma intervengono altri
fattori, tra i quali la risposta sismica dei terreni fondali in base alla loro configurazione geologica e
geomorfologica.
Poiché studi specifici in tal senso sono stati limitati ad un numero ristretto di Comuni, il Dipartimento
Protezione Civile della Regione Marche ha proceduto all’individuazione, almeno in linea di massima, degli
elementi base di riferimento per la predisposizione di Piani di Emergenza di Protezione Civile, ed in particolare
per la quantificazione della popolazione eventualmente coinvolta e per il dimensionamento delle aree di
ricovero in caso di calamità. Pertanto, sulla base degli studi e delle metodologie applicate dalla Regione
Marche, di seguito si è proceduto alla valutazione della vulnerabilità del patrimonio edilizio del Comune di
Macerata.
Nella relazione regionale gli edifici sono stati raggruppati nelle tre classi di vulnerabilità previste dalla
scala MSK (Medvedev-Sponheuer-Karnik) (vedi tabella sotto) con una variazione; la classe C è stata
suddivisa ulteriormente in C1 e C2 per differenziare la muratura di buona qualità dal cemento armato.
Classe di vulnerabilità
Descrizione del tipo di edificio
A Vulnerabilità alta: costruzioni in pietrame non lavorato, case in adobe (mattoni crudi o malta di argilla).
B Vulnerabilità media: costruzioni in muratura comune o in pietra lavorata.
C1 Vulnerabilità bassa: costruzioni in muratura di buona qualità, strutture in legno molto ben costruite.
C2 Vulnerabilità bassa: costruzioni in cemento armato.
La relazione regionale richiede che la quantificazione del danno che tali strutture possono subire venga
fatta sulla base dei Livelli di Danno definititi nella scala d’intensità macrosismica MSK riportati di seguito:
Livello di danno
Descrizione
0 Nessun danno.
1 Danno lieve: sottili fessure e caduta di piccole parti di intonaco.
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2 Danno medio: piccole fessure nelle pareti, caduta di porzioni consistenti di intonaco, fessure nei camini parte dei quali cadono.
3 Danno forte: formazione di ampie fessure nei muri, caduta dei camini.
4 Distruzione: distacchi fra le pareti, possibile collasso di porzioni di edifici, parti di edificio separate si sconnettono, collasso pareti interne.
5 Danno totale: collasso totale dell’edificio.
La relazione regionale, sulla base dell’esperienza maturata a seguito dei più recenti eventi simici, ritiene
“individuabile a partire dal livello 3 il limite di riferimento per la determinazione del numero di abitanti ai quali
provvedere a dare assistenza in relazione all’abbandono dell’edificio ancorché non inagibile per il timore del
ripetersi dello stesso evento”.
La distribuzione probabilistica del danno viene invece calcolata utilizzando le Matrici di Probabilità di
Danno (MPD) messe a punto negli anni '80 (Braga et al. 1982, 1985) sulla base dei rilevamenti dei danni a
seguito dei terremoti dell’Irpinia del 1980 e quello Abruzzese-Laziale del 1984. I dati sui rilevamenti dei danni e
sul numero di abitanti a cui la Regione Marche ha dato un alloggio provvisorio perchè le loro abitazioni
risultavano inagibili (totalmente o parzialmente) a seguito del terremoto umbro-marchigiano del 1997 mostrano
come la MPD tende (nei limiti del confronto) ad una sovrastima del numero degli abitanti teoricamente esposti.
Questa tendenza è particolarmente evidente per il grado VI d’intensità per cui - nei casi di comuni densamente
abitati - anche le basse percentuali di danno previste per questo valore portano ad una importante sovrastima
del calcolo teorico. Per questo motivo non si è proceduto a stimare la possibile esposizione nei casi di valore
VI d’intensità.
Poiché la metodologia prevista nelle linee guida regionali richiede l’intensità come parametro di input per la
valutazione dello scenario di danno, è stata convertita l’accelerazione in gradi della scala d’intensità
utilizzando la seguente relazione empirica (Faenza e Michelini, 2010):
I = 1,68±0.22 + 2,58±0.14 x Log(PGA)
con PGA accelerazione massima del suolo (vedi http://www.an.ingv.it/ESPO14/2pericolosita.html).
Per ogni diversa classe di vulnerabilità degli edifici e per ogni grado di intensità delle scosse sismiche
previste, le matrici di probabilità del danno forniscono le percentuali di danneggiamento degli edifici.
La matrice di probabilità di danno per livelli di danno ≥3 e per le diverse tipologie di edifici (o classi di
vulnerabilità) è la seguente:
Comune di Macerata Piano Comunale di Emergenza di Protezione Civile 2015
75
Grado d'intensità Tipologia A Tipologia B Tipologia C = (C1+C2)
VI (N.B. - qui non applicato) 14.2 % 4.7 % 0.2 %
VII 35.8% 14.2 % 3.7 %
VIII 87.0 % 50.2 % 21.0 %
IX 98.1 % 86.2 % 40.7 %
X 99.8 % 98.1 % 76.4 %
4.1.4 Valutazione della Popolazione coinvolta sull’intero territorio comunale
La metodologia di calcolo della popolazione potenzialmente coinvolta indicata nella proposta regionale è
così sintetizzabile: dati un valore di intensità sismica attesa in ogni singolo capoluogo comunale, il numero di
abitanti nelle diverse classi di vulnerabilità degli edifici e un livello di danno possibile per le diverse intensità, il
dimensionamento delle aree di accoglienza deve essere calcolato in termini di numero di abitanti residenti
negli edifici che potrebbero aver subito danni gravi.
I dati sulla popolazione sono quelli ricavati dall’elaborazione effettuata dal DPC a partire dai risultati del
Censimento ISTAT del 2001 (Comune di Macerata-Codice ISTAT: 11043023).
Le due tabelle seguenti mostrano il totale dei residenti e il numero di abitazioni nelle diverse classi di
vulnerabilità fornito dalla relazione regionale per il Comune di Macerata:
Numero di Abitanti Classe vulnerabilità
A Classe vulnerabilità
B Classe vulnerabilità
C = (C1+C2)
40560 5796 5135 29629
Numero di Abitazioni Classe vulnerabilità
A Classe vulnerabilità
B Classe vulnerabilità
C = (C1+C2)
18028 3357 2607 12064
Di seguito, vengono riportate le relative percentuali di danno agli abitanti previsti in ognuna delle classi di
vulnerabilità degli edifici considerando grado di intensità sismica pari a VII.
INTERO TERRITORIO COMUNALE – Intensità Sismica VII
Classe di vulnerabilità edifici A B C
Numero di abitanti (anno 2001) 5796 5135 29629
Percentuale di danno (Regione Marche) 35.8% 14.2 % 3.7 %
Numero abitanti coinvolti 2075 729 1096
Comune di Macerata Piano Comunale di Emergenza di Protezione Civile 2015
76
Totale popolazione coinvolta 3900
Il valore del numero di persone potenzialmente coinvolto (3900 abitanti) risulta sottostimato poiché
calcolato sulla base di valori demografici riferiti all’anno 2001 e quindi non connessi alle attuali stime. Sulla
base di queste considerazioni è stato effettuato un calcolo proporzionale in base all’attuale popolazione
residente pari a 42.594 abitanti (dato riferito a Settembre 2015). I risultati ottenuti indicano che la popolazione
potenzialmente coinvolta sull’intero territorio comunale attualmente si aggira attorno alle 4095 unità.
Sono stati inoltre definiti i valori del numero di persone potenzialmente coinvolte, considerando episodi
sismici con grado di intensità pari a VIII - IX - X e valori demografici dell’anno 2001. Di seguito si riportano le
stime ottenute.
INTERO TERRITORIO COMUNALE – Intensità Sismica VIII
Classe di vulnerabilità edifici A B C
Numero di abitanti (anno 2001) 5796 5135 29629
Percentuale di danno (Regione Marche) 87.0 % 50.2 % 21.0 %
Numero abitanti coinvolti 5042 2578 6222
Totale popolazione coinvolta 13842
INTERO TERRITORIO COMUNALE – Intensità Sismica IX
Classe di vulnerabilità edifici A B C
Numero di abitanti (anno 2001) 5796 5135 29629
Percentuale di danno (Regione Marche) 98.1 % 86.2 % 40.7 %
Numero abitanti coinvolti 5686 4426 12059
Totale popolazione coinvolta 22171
INTERO TERRITORIO COMUNALE – Intensità Sismica X
Classe di vulnerabilità edifici A B C
Numero di abitanti (anno 2001) 5796 5135 29629
Percentuale di danno (Regione Marche) 99.8 % 98.1 % 76.4 %
Numero abitanti coinvolti 5784 5037 22637
Totale popolazione coinvolta 33458
Comune di Macerata Piano Comunale di Emergenza di Protezione Civile 2015
77
4.1.5 Valutazione della Popolazione coinvolta in ogni Settore
Si è ritenuto necessario suddividere il territorio comunale in settori, per poter procedere ad una più
accurata analisi dello scenario di rischio sismico all’interno di ognuno di essi e potendo così valutare la
popolazione potenzialmente coinvolta dall’evento.
Nello specifico, è stata eseguita una suddivisione della città in settori in modo che l’assetto toponomastico
e urbanistico degli stessi potesse favorire nel migliore dei modi le procedure di emergenza da mettere in atto
durante gli scenari di Rischio Sismico previsti. Si è giunti ad ottenere un numero complessivo di 14 settori. Fra
questi vi sono 6 settori che risultano costituiti ognuno da una porzione di territorio appartenente al Capoluogo.
I rimanenti 8 settori comprendono frazioni e/o quartieri esterni al Capoluogo.
Tutto questo nell’ottica di prevedere un adeguato numero di Aree di Attesa all’interno di ogni settore,
facilmente e rapidamente raggiungibili anche a piedi al verificarsi dell’evento.
Il numero di abitanti compreso in ogni singolo settore è stato calcolato dall’elaborazione dei seguenti dati
forniti dall’Ufficio Anagrafe (aggiornati a Settembre 2015): Elenco degli abitanti nelle singole vie della città
(ALLEGATO N.1_Tabella n.1), e riportati nella Tabella n. 1 dell’Allegato n. 3 al presente Piano.
Per quanto riguarda la definizione della classe di vulnerabilità degli edifici presenti nei diversi settori, sono
state effettuate, sulla base dei dati ISTAT, opportune interpretazioni dei parametri in chiave di vulnerabilità
sismica del patrimonio abitativo del Comune. Le valutazioni effettuate prescindono, naturalmente, da
specifiche analisi speditive e/o di dettaglio.
Di seguito viene riportata una Tabella riassuntiva di quanto detto.
NUMERO SETTORE
SETTORI CAPOLUOGO N. ABITANTI CLASSE DI
VULNERABILITÀ
1 Centro Storico 3.837 B/C
2 Pace 3.983 A/B/C
3 Montirozzo 4.545 B/C
4 Borgo Cairoli – Santa Lucia 2.838 B/C
5 Fontescodella 4.651 B/C
6 Via dei Velini – Fontezucca 2.448 B/C
Totale 22.302
Comune di Macerata Piano Comunale di Emergenza di Protezione Civile 2015
78
NUMERO SETTORE
SETTORI FRAZIONI E/O QUARTIERI N. ABITANTI CLASSE DI
VULNERABILITÀ
7 Madonna delle Vergini 969 B/C
8 Collevario 2.603 B/C
9 Santa Croce – Montalbano 5.092 A/B/C
10 Corneto 1.195 B/C
11 Montanello 171 B/C
12 Villa Potenza 2.489 B/C
13 Sforzacosta 2.089 B/C
14 Piediripa 2.169 B/C
Totale 16.777
Popolazione residente nei settori 39.079
Successivamente, si è proceduto alla quantificazione delle persone eventualmente coinvolte nell’evento e
bisognose di strutture di ricovero. La valutazione della popolazione coinvolta in ogni settore è stata calcolata
tramite l’applicazione dei modelli elaborati dal Servizio Protezione Civile della Regione Marche; similmente a
quanto effettuato per lo scenario di Rischio Sismico sull’intero territorio comunale, si applicano le Percentuali
di Danno proposte dalla Regione Marche per un evento sismico del VII e classe di danno ≥ 3.
Di seguito vengono riportate le stime ottenute.
CENTRO STORICO – Intensità sismica VII
N. Totale Abitanti (anno 2015) 3837
Classe di vulnerabilità edifici A B C
Numero di abitanti - 3261 576
Percentuale di danno (Regione Marche) 35,8 % 14,2 % 3,7 %
Numero abitanti coinvolti - 463 21
Totale popolazione coinvolta 484
Comune di Macerata Piano Comunale di Emergenza di Protezione Civile 2015
79
PACE – Intensità sismica VII
N. Totali Abitanti (anno 2015) 3983
Classe di vulnerabilità edifici A B C
Numero di abitanti 199 1992 1792
Percentuale di danno (Regione Marche) 35,8 % 14,2 % 3,7 %
Numero abitanti coinvolti 71 283 66
Totale popolazione coinvolta 420
MONTIROZZO – Intensità sismica VII
N. Totali Abitanti (anno 2015) 4545
Classe di vulnerabilità edifici A B C
Numero di abitanti - 909 3636
Percentuale di danno (Regione Marche) 35,8 % 14,2 % 3,7 %
Numero abitanti coinvolti - 129 135
Totale popolazione coinvolta 264
BORGO CAIROLI - SANTA LUCIA – Intensità sismica VII
N. Totali Abitanti (anno 2015) 2838
Classe di vulnerabilità edifici A B C
Numero di abitanti - 1987 851
Percentuale di danno (Regione Marche) 35,8 % 14,2 % 3,7 %
Numero abitanti coinvolti - 282 32
Totale popolazione coinvolta 314
FONTESCODELLA – Intensità sismica VII
N. Totali Abitanti (anno 2015) 4651
Classe di vulnerabilità edifici A B C
Numero di abitanti - 1395 3256
Percentuale di danno (Regione Marche) 35,8 % 14,2 % 3,7 %
Numero abitanti coinvolti - 198 120
Totale popolazione coinvolta 319
Comune di Macerata Piano Comunale di Emergenza di Protezione Civile 2015
80
VIA DEI VELINI - FONTEZZUCCA – Intensità sismica VII
N. Totali Abitanti (anno 2015) 2448
Classe di vulnerabilità edifici A B C
Numero di abitanti - 734 1714
Percentuale di danno (Regione Marche) 35,8 % 14,2 % 3,7 %
Numero abitanti coinvolti - 104 63
Totale popolazione coinvolta 168
MADONNA DELLE VERGINI – Intensità sismica VII
N. Totali Abitanti (anno 2015) 969
Classe di vulnerabilità edifici A B C
Numero di abitanti - 97 872
Percentuale di danno (Regione Marche) 35,8 % 14,2 % 3,7 %
Numero abitanti coinvolti - 14 32
Totale popolazione coinvolta 46
COLLEVARIO – Intensità sismica VII
N. Totali Abitanti (anno 2015) 2603
Classe di vulnerabilità edifici A B C
Numero di abitanti - 260 2343
Percentuale di danno (Regione Marche) 35,8 % 14,2 % 3,7 %
Numero abitanti coinvolti - 37 87
Totale popolazione coinvolta 124
SANTA CROCE - MONTALBANO – Intensità sismica VII
N. Totali Abitanti (anno 2015) 5092
Classe di vulnerabilità edifici A B C
Numero di abitanti 255 1528 3310
Percentuale di danno (Regione Marche) 35,8 % 14,2 % 3,7 %
Numero abitanti coinvolti 91 217 122
Totale popolazione coinvolta 431
Comune di Macerata Piano Comunale di Emergenza di Protezione Civile 2015
81
CORNETO – Intensità sismica VII
N. Totali Abitanti (anno 2015) 1195
Classe di vulnerabilità edifici A B C
Numero di abitanti - 120 1076
Percentuale di danno (Regione Marche) 35,8 % 14,2 % 3,7 %
Numero abitanti coinvolti - 17 40
Totale popolazione coinvolta 57
MONTANELLO – Intensità sismica VII
N. Totali Abitanti (anno 2015) 171
Classe di vulnerabilità edifici A B C
Numero di abitanti - 34 137
Percentuale di danno (Regione Marche) 35,8 % 14,2 % 3,7 %
Numero abitanti coinvolti - 5 5
Totale popolazione coinvolta 10
VILLA POTENZA – Intensità sismica VII
N. Totali Abitanti (anno 2015) 2489
Classe di vulnerabilità edifici A B C
Numero di abitanti - 996 1493
Percentuale di danno (Regione Marche) 35,8 % 14,2 % 3,7 %
Numero abitanti coinvolti - 141 55
Totale popolazione coinvolta 197
SFORZACOSTA – Intensità sismica VII
N. Totali Abitanti (anno 2015) 2089
Classe di vulnerabilità edifici A B C
Numero di abitanti - 418 1671
Percentuale di danno (Regione Marche) 35,8 % 14,2 % 3,7 %
Numero abitanti coinvolti - 59 62
Totale popolazione coinvolta 121
Comune di Macerata Piano Comunale di Emergenza di Protezione Civile 2015
82
PIEDIRIPA – Intensità sismica VII
N. Totali Abitanti (anno 2015) 2169
Classe di vulnerabilità edifici A B C
Numero di abitanti - 217 1952
Percentuale di danno (Regione Marche) 35,8 % 14,2 % 3,7 %
Numero abitanti coinvolti - 31 72
Totale popolazione coinvolta 103
Dall’elaborazione risulta che 3.058 persone, in caso di evento sismico con intensità pari VII, potrebbe
necessitare di una struttura di ricovero a causa dell’inagibilità della propria abitazione, cioè circa l’8%
dell’intera popolazione residente nei 14 settori.
Tuttavia va sottolineato che trattandosi di una procedura semplificata, che include alcune approssimazioni
ed estrapolazioni, i dati così ottenuti dovranno essere considerati come una stima di massima.
Tali dati sono riportati nella Tavola n. 4A NORD e 4B SUD – Carta del Rischio Sismico del presente Piano.
4.1.6 Valutazione della superficie necessaria per il ricovero
In base alla circolare con i criteri guida per la realizzazione di una tendopoli in casi d’emergenza emanata
dalla Direzione Generale della Protezione Civile e dei Servizi Antincendi (“Criteri guida per la realizzazione di
tendopoli”. Ministero dell’Interno – Direzione Generale della Protezione Civile e SS.A. Circolare del
n°2551/02/OR/86 del 22.08.1995) la superficie unitaria da destinare a ciascuna delle persone costrette ad
abbandonare la propria abitazione è di circa 12 mq/ab.
La valutazione della popolazione coinvolta nell’intero territorio comunale, calcolata tramite l’applicazione
dei modelli elaborati dal Servizio Protezione Civile della Regione Marche, indica 3900 persone potenzialmente
costrette ad abbandonare la propria abitazione in seguito al verificarsi di episodi sismici con intensità pari al
VII. Tale calcolo è stato effettuato facendo riferimento a valori demografici riferiti all’anno 2001, per questo
motivo, è stato eseguito un calcolo proporzionale in base all’attuale popolazione residente pari a 42.594
abitanti (dato del Settembre 2015). I risultati ottenuti indicano che la popolazione potenzialmente coinvolta
sull’intero territorio comunale attualmente si aggira attorno alle 4095 unità. In tal caso, è necessario
provvedere quindi all’allestimento di Aree di Ricovero per un totale di superficie pari a circa 50.000 mq.
Considerando invece, la popolazione coinvolta nei 14 settori, similmente a quanto effettuato per lo scenario
di Rischio Sismico sull’intero territorio comunale, si stima che 3.058 persone, in caso di evento sismico con
Comune di Macerata Piano Comunale di Emergenza di Protezione Civile 2015
83
intensità pari al VII, potrebbe necessitare di una struttura di ricovero a causa dell’inagibilità della propria
abitazione. Di conseguenza, risulta necessario l’allestimento di Aree di Ricovero per una superficie di circa
37.000 mq.
Si evidenzia che l’allestimento delle tendopoli e dei moduli abitativi provvisori per il ricovero potrà essere
affiancato dalla sistemazione di parte della popolazione presso familiari e strutture ricettive.
Come in seguito meglio descritto, all’interno del territorio comunale sono state individuate 23 Aree di
Ricovero. La somma della superficie totale prevista per l’intero territorio è di circa 200.000 mq, per cui le aree
di ricovero risultano sufficienti ad ospitare un numero di persone superiore a quelle potenzialmente coinvolte
nello scenario del rischio sismico.
4.1.7 Viabilità in emergenza sismica
Facendo riferimento alla Tavola n. 5 – Carta della Condizione Limite per l’Emergenza Sismica allegata al
presente Piano, si può osservare come al verificarsi di un evento sismico, pur in concomitanza con il verificarsi
di danni fisici e funzionali tali da condurre all’interruzione della quasi totalità delle funzioni urbane presenti,
compresa la residenza, l’insediamento urbano conserva, comunque, nel suo complesso, l’operatività della
maggior parte delle funzioni strategiche per l’emergenza, la loro accessibilità e connessione con il contesto
territoriale.
Tali informazioni sono derivate dall’analisi della Condizione Limite dell’Emergenza (CLE) dell’insediamento
urbano effettuata per il Comune di Macerata nell’anno 2013.
Sono state indicate le infrastrutture stradali di connessione e di accessibilità:
infrastruttura di connessione: si intende la strada, o la sequenza di strade, di collegamento fra un
edificio strategico, o un’area di emergenza, e un altro edificio strategico, o un’altra area di
emergenza;
infrastruttura di accessibilità: si intende la strada, o la sequenza di strade, di collegamento fra il
sistema di gestione dell’emergenza, costituito da edifici strategici, aree di emergenza e infrastrutture
di connessione, e la viabilità principale esterna all’insediamento urbano.
Per area di emergenza, in questo caso specifico, si intendono soltanto le Aree di Ricovero e le Aree di
Ammassamento.
Sono stati inoltre identificati dei “nodi” in corrispondenza dell’accesso principale di ciascun edificio
strategico e di ciascuna area di emergenza, dei punti di intersezioni tra due o più infrastrutture di connessione
e dell’unione fra un’infrastruttura di accessibilità e una di connessione.
Nel Comune di Macerata sono state considerate quattro infrastrutture di accessibilità:
Comune di Macerata Piano Comunale di Emergenza di Protezione Civile 2015
84
- S.P. 77: collegamento con il Comune di Montecassiano – direzione nord-est;
- Strada Cluentina: collegamento con il Comune di Corridonia – direzione est;
- S.P. 34 – Corridoniana: collegamento con il Comune di Corridonia – direzione sud;
- Strada Picena: collegamento con il Comune di Tolentino – direzione sud.
Gli adempimenti dell’amministrazione comunale, riferiti ai vari stati di preallerta, attenzione, preallarme e
allarme, sono contenuti nelle schede relative alle Procedure operative standard nel Capitolo 6 della presente
relazione.
Comune di Macerata Piano Comunale di Emergenza di Protezione Civile 2015
85
4.2 Rischio Idrogeologico-Idraulico e Rischio Dighe
L’idrogeologia è la disciplina delle scienze geologiche che studia le acque sotterranee, anche in rapporto
alle acque superficiali. Nell’accezione comune, il termine dissesto idrogeologico viene invece usato per
definire i fenomeni e i danni reali o potenziali causati dalle acque in generale, siano esse superficiali, in forma
liquida o solida, o sotterranee. Le manifestazioni più tipiche di fenomeni idrogeologici sono frane, alluvioni,
erosioni costiere, subsidenze e valanghe.
Nel sistema di allertamento il rischio è differenziato e definito come di seguito.
Il rischio idrogeologico, che corrisponde agli effetti indotti sul territorio dal superamento dei livelli
pluviometrici critici lungo i versanti, dei livelli idrometrici dei corsi d’acqua della la rete idrografica minore e di
smaltimento delle acque piovane.
Il rischio idraulico, che corrisponde agli effetti indotti sul territorio dal superamento dei livelli idrometrici
critici (possibili eventi alluvionali) lungo i corsi d’acqua principali.
Nello specifico il rischio (R) rappresenta l’entità del danno atteso in una data area ed in un certo intervallo
di tempo, in seguito al verificarsi di un particolare evento calamitoso di una data intensità.
Al fine della definizione del grado di Rischio Idrogeologico-Idraulico e Rischio Dighe nel Comune di
Macerata si è fatto riferimento alle seguenti fonti:
1. PAI - Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico della Regione Marche: definizione delle
aree in frana e delle aree soggette ad esondazione con relativo grado di rischio (R) e pericolosità
(P).
2. Progetto IFFI – Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia.
3. Programma Previsione e Prevenzione di Protezione Civile Provinciale: definizione di aree a rischio
per rottura di dighe ed apertura scarichi dighe.
Il Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico della Regione Marche (P.A.I). è uno strumento
conoscitivo, tecnico-operativo, attraverso il quale vengono pianificate e programmate le azioni e le norme
d’uso del suolo finalizzate alla mitigazione del rischio e alla valorizzazione e salvaguardia del territorio. La
Regione Marche ha adottato da anni il “Piano Stralcio di bacino per l’Assetto Idrogeologico (PAI)”, elaborato
dall’Autorità di Bacino della Regione Marche (DGR n.873 del 17.06.2003) in base alle leggi L.183/89,
L.267/98, L.365/00 riguardanti la difesa dal rischio idrogeologico. Con il P.A.I. si definiscono, per il territorio
comunale, le aree a rischio frana e le aree a rischio esondazione.
Comune di Macerata Piano Comunale di Emergenza di Protezione Civile 2015
86
Il Progetto IFFI costituisce il primo inventario omogeneo e aggiornato dei fenomeni franosi sull’intero
territorio nazionale. Il progetto è stato attuato dal Dipartimento Difesa del Suolo - Servizio Geologico d'Italia
dell’APAT (ora in ISPRA) in collaborazione con le Regioni e le Province Autonome d’Italia.
Il Progetto IFFI ha lo scopo di:
fornire un quadro completo ed aggiornato sulla distribuzione dei fenomeni franosi sull’intero
territorio nazionale secondo procedure standardizzate;
realizzare un Sistema Informativo Territoriale Nazionale contenente tutti i dati sulle frane censite in
Italia;
offrire uno strumento conoscitivo di base per la valutazione della pericolosità e del rischio da frana,
per la programmazione degli interventi di difesa del suolo e per la pianificazione territoriale.
Nel Programma Previsione e Prevenzione di Protezione Civile Provinciale, redatto della Provincia di
Macerata, sono definite le aree a rischio per rottura dighe ed apertura scarichi dighe.
4.2.1 Aree a rischio frana
La maggior parte dei fenomeni franosi presenti nel territorio comunale di Macerata, sono ascrivibili sia a
scorrimenti (rotazionali-traslazionali) che a colamenti (D.J. Varnes 1978). La localizzazione dei principali corpi
di frana è condizionata, oltre che da fattori quali la giacitura degli strati, le litologie presenti e l’azione delle
acque di infiltrazione, anche dall’azione erosiva del retico idrografico minore, azione che tende ad innescare
fenomeni localizzati di scalzamento al piede lungo i principali versanti.
Nelle tavole TAV. 7A e TAV. 7B sono cartografate le aree a rischio frana individuate sia dal PAI, che
dall’IFFI.
Le perimetrazioni delle aree soggette a pericolosità e rischio frana individuate nel PAI, derivano da una
ricognizione delle informazioni specifiche contenute negli strumenti urbanistici, nei PTC provinciali e in altri
studi specifici di settore. Il PAI è un piano dinamico e aperto; studi approfonditi sito specifici sulle singole aree
in dissesto, possono, naturalmente, cambiare le proprietà del fenomeno gravitativo censito.
Il PAI attribuisce, ad ogni area a rischio frana, un indice di pericolosità dipendente dalla tipologia e stato di
attività secondo lo schema seguente.
Comune di Macerata Piano Comunale di Emergenza di Protezione Civile 2015
87
L’attribuzione del Rischio vene stimato dall’incrocio tra il livello preliminare di pericolosità e l’esposizione
dei beni potenzialmente coinvolgibili dal dissesto (edifici, infrastrutture e popolazione).
Il PAI prevede quattro gradi di rischio:
- R1; RISCHIO MODERATO, ossia marginali danni sociali, economici ed al patrimonio ambientale;
- R2; RISCHIO MEDIO, ossia marginali danni minori agli edifici, alle infrastrutture ed al patrimonio
ambientale che non pregiudicano l’incolumità delle persone, l’agibilità degli edifici e la funzionalità
dell’attività economiche;
- R3; RISCHIO ELEVATO, ossia possibili problemi all’incolumità delle persone, danni funzionali agli
edifici ed alle infrastrutture con conseguente inagibilità degli stessi, interruzione delle attività socio-
economiche e danni rilevanti al patrimonio ambientale;
- R4; RISCHIO MOLTO ELEVATO, ossia possibile perdita di vite umane e lesioni gravi alle persone,
danni gravi agli edifici, alle infrastrutture ed al patrimonio ambientale, distruzione di attività socio-
economiche.
Comune di Macerata Piano Comunale di Emergenza di Protezione Civile 2015
88
Nel territorio comunale di Macerata, il PAI individua aree con pericolosità massima P3 e rischio massimo
R2.
Il Progetto IFFI associa alle aree in frana censite lo stato di attività e la tipologia di movimento. La
metodologia di lavoro adottata per il censimento dei fenomeni franosi utilizza la raccolta di dati storici e
d’archivio, l’aerofotointerpretazione e i rilievi sul terreno. Anche in questo caso, il censimento effettuato è di
carattere “speditivo”; all’occorrenza, ogni fenomeno gravitativo individuato andrebbe studiato sia
geomorfologicamente che geotecnicamente.
La dinamica dei versanti è in continua evoluzione e le aree a rischio frana cartografate, sia dal PAI che
dall’IFFI, posso mutare nel tempo e cambiare geometria, tipologia, stato di attività, ecc.. Nuove aree in
dissesto gravitativo possono manifestarsi sul territorio comunale, così come quelle presenti possono cambiare
le loro caratteristiche.
Il territorio comunale di Macerata ricade sia nel bacino idrografico del Fiume Potenza, posto a nord, che nel
bacino idrografico del Fiume Chienti, posto a sud; lo stesso ricade nelle seguenti tavole PAI:
TAV. RI_39b, TAV. RI_45a, TAV. RI_45b, TAV. RI_45c, TAV. RI_46a, TAV. RI_46c, TAV. RI_46d, TAV.
RI_52a, TAV. RI_52c, TAV. RI_52d, TAV. RI_53d.
Comune di Macerata Piano Comunale di Emergenza di Protezione Civile 2015
89
Di seguito vengono riportate le aree a rischio frana individuate dal PAI presenti nel territorio comunale e
cartografate nelle tavole 7A e 7B.
AREE A RISCHIO FRANA (P.A.I.)
BACINO CODICE PERICOLOSITà RISCHIO AREA (mq) SETTORE
POTENZA F-16-0064 P1 R1 12.084
POTENZA F-16-0066 P1 R1 412.508
POTENZA F-16-0067 P3 R1 126.127
POTENZA F-16-0069 P1 R1 13.317
POTENZA F-16-0070 P3 R1 87.831
POTENZA F-16-0072 P3 R1 122.253
POTENZA F-16-0073 P1 R1 10.806
POTENZA F-16-0074 P1 R1 191.349
POTENZA F-16-0076 P2 R1 117.138
POTENZA F-16-0079 P2 R1 249.520
POTENZA F-16-0084 P1 R1 18.115
POTENZA F-16-0086 P1 R1 93.416 Montanello (11)
POTENZA F-16-0095 P1 R1 905.370 Montanello (11) e Villa
Potenza (12)
Comune di Macerata Piano Comunale di Emergenza di Protezione Civile 2015
90
POTENZA F-16-0107 P1 R1 46.243 Via dei Velini -
Fontezucca (6) e Santa Croce – Montalbano (9)
POTENZA F-16-0114 P1 R1 79.778 Via dei Velini - Fontezucca (6)
POTENZA F-16-0115 P1 R1 26.615
POTENZA F-16-0123 P3 R2 533.713 Villa Potenza (12)
POTENZA F-16-0124 P1 R1 189.360
POTENZA F-16-0126 P1 R1 290.757 Via dei Velini - Fontezucca (6)
POTENZA F-16-0129 P1 R1 16.362
POTENZA F-16-0130 P3 R1 76.577
POTENZA F-16-0131 P1 R1 16.033
POTENZA F-16-0134 P3 R1 211.801
POTENZA F-16-0137 P3 R1 345.111
POTENZA F-16-0138 P1 R1 69.324
POTENZA F-16-0140 P1 R1 123.083
POTENZA F-16-0143 P1 R1 39.307
POTENZA F-16-0144 P1 R1 15.693
POTENZA F-16-0146 P1 R1 35.562
Comune di Macerata Piano Comunale di Emergenza di Protezione Civile 2015
91
POTENZA F-16-0147 P1 R1 44.420
CHIENTI F-19-0415 P1 R1 905.710
CHIENTI F-19-0428 P1 R1 63.804
CHIENTI F-19-0441 P1 R1 84.901
CHIENTI F-19-0447 P1 R1 137.721
CHIENTI F-19-0484 P3 R1 65.399
CHIENTI F-19-0491 P1 R1 242.183
CHIENTI F-19-0494 P1 R1 64.879
CHIENTI F-19-0500 P1 R1 189.832
CHIENTI F-19-0505 P1 R1 39.982
CHIENTI F-19-0511 P1 R1 47.018
CHIENTI F-19-0527 P1 R1 54.235
CHIENTI F-19-0534 P1 R1 22.690
CHIENTI F-19-0537 P3 R1 128.107
CHIENTI F-19-0547 P3 R1 25.723
CHIENTI F-19-0564 P1 R1 17.082
Comune di Macerata Piano Comunale di Emergenza di Protezione Civile 2015
92
CHIENTI F-19-0568 P1 R1 45.434 Madonna delle Vergini
(7)
CHIENTI F-19-0573 P3 R1 195.751 Madonna delle Vergini
(7)
CHIENTI F-19-0579 P2 R2 269.551 Madonna delle Vergini
(7)
CHIENTI F-19-0581 P3 R1 19.021
CHIENTI F-19-0582 P2 R1 126.182
CHIENTI F-19-0599 P2 R2 77.648
CHIENTI F-19-0602 P1 R1 40.219 Pace (2)
CHIENTI F-19-0609 P1 R1 61.433
CHIENTI F-19-0621 P2 R2 406.246 Pace (2) e Borgo Cairoli
– Santa Lucia (4)
CHIENTI F-19-0624 P2 R2 44.931 Pace (2)
CHIENTI F-19-0637 P1 R1 47.792 Corneto (10)
CHIENTI F-19-0661 P1 R1 94.438
CHIENTI F-19-0663 P1 R1 72.860
CHIENTI F-19-0665 P1 R1 80.099 Centro Storico (1) e
Pace (2)
CHIENTI F-19-0673 P1 R1 59.658 Corneto (10)
CHIENTI F-19-0709 P2 R2 732.398 Via dei Velini - Fontezucca (6)
Comune di Macerata Piano Comunale di Emergenza di Protezione Civile 2015
93
CHIENTI F-19-0714 P1 R1 157.299 Corneto (10)
CHIENTI F-19-0734 P2 R2 468.353 Montirozzo (3),
Fontescodella (5) e Collevario (8)
CHIENTI F-19-0736 P3 R1 147.884 Fontescodella (5) e
Collevario (8)
CHIENTI F-19-0743 P3 R1 44.784 Fontescodella (5)
CHIENTI F-19-0752 P1 R1 16.784 Collevario (8)
CHIENTI F-19-0767 P2 R2 825.321 Fontescodella (5),
Collevario (8) e Santa Croce – Montalbano (9)
CHIENTI F-19-0786 P2 R1 226.208
CHIENTI F-19-0837 P1 R1 354.755
CHIENTI F-19-0851 P2 R1 167.577
CHIENTI F-19-0855 P1 R1 131.554
Nelle tavole 7A e 7B sono stati ipotizzati i “cancelli” in emergenza idrogeologica per tutte le aree in frana
PAI con pericolosità P3 (frane attive) e per alcune frane ritenute potenzialmente pericolose per la viabilità.
Sono state ipotizzate strade alternative di traffico consentito alle strade interdette per frana.
4.2.2 Aree a rischio esondazione da piene fluviali delle aste principali
Il PAI identifica le aree soggette a pericolosità e rischio idraulico, quelle aree inondabili da piene fluviali
delle aste principali, assimilabili ad eventi con tempi di ritorno fino a 200 anni. La fascia fluviale è suddivisa in
tronconi distinti in base ai seguenti livelli di rischio.
- R1; RISCHIO MODERATO. AIN_R1 Aree Inondabili a Rischio moderato.
Comune di Macerata Piano Comunale di Emergenza di Protezione Civile 2015
94
- R2; RISCHIO MEDIO. AIN_R2 Aree Inondabili a Rischio medio.
- R3; RISCHIO ELEVATO. AIN_R3 Aree Inondabili a Rischio elevato.
- R4; RISCHIO MOLTO ELEVATO. AIN_R4 Aree Inondabili a Rischio molto elevato.
A tutte le aree perimetrali è stato associato un unico livello di pericolosità elevata-molto elevata.
Le piene fluviali che possono interessare il territorio comunale di Macerata, sono quelle relative alle aste
principali dei fiumi Potenza e Chienti. Nel territorio comunale, il grado maggiore di rischio idraulico è R4,
attribuito ad un’area appartenente al bacino idrografico del Fiume Chienti sita nella frazione di Piediripa ed
identificata con codice E-19-0007. Tale area, che si trova a cavallo tra il Comune di Macerata e Corridonia,
lambisce in modo marginale il tessuto urbano maceratese.
AREE A RISCHIO ESONDAZIONE (P.A.I.)
BACINO CODICE LOCALITÀ RISCHIO ABITANTI AREA (mq)
Potenza E-16-0002 Sambucheto - A14 R3 0 4.145.047
Potenza E-16-0003 da ponte S.S. 77 (loc. Villa Potenza) R2 0 912.878
Potenza E-16-0004 Passo Treia - Villa Potenza R2 0 1.277.834
Chienti E-19-0007 Piediripa R4 63 726.967
Chienti E-19-0009 Campogiano - Piediripa R2 0 1.063.500
Chienti E-19-0010 P.te Chienti - Campogiano R2 0 211.019
Chienti E-19-0011 P.te Chienti - SW centrale elettrica R3 0 157.634
Chienti E-19-0012 Passo Pollenza - Sforzacosta R2 80 896.440
4.2.3 Aree a rischio alluvionamento/allagamento individuate dall’Ufficio Tecnico di Macerata
Nelle tavole 7A e 7B sono state cartografate delle aree soggette in passato a problemi idraulici di
alluvionamento-allagamento rilevati dall’Ufficio Tecnico di Macerata. Un’area è ubicata nella frazione di Villa
Potenza, mentre un’altra è ubicata nella frazione di Piediripa.
Comune di Macerata Piano Comunale di Emergenza di Protezione Civile 2015
95
4.2.4 Aree a rischio esondazione per rottura dighe ed apertura scarichi dighe
Sono stati utilizzati i dati relativi al Programma Previsione e Prevenzione di Protezione Civile Provinciale
per ciò che riguarda il collasso dighe e l’apertura degli scarichi dighe. Questi dati derivano dai Piani di
emergenza (redatti dall’ENEL su incarico della Prefettura di Macerata) per le aree ubicate a valle dei diversi
sbarramenti fluviali artificiali. Nei Piani sono stati calcolati i tempi di arrivo dell’onda di piena lungo l’asse
fluviale e le conseguenti aree di sommersione nel presupposto di un ipotetico collasso dello sbarramento.
Le cause dell’inondazione possono essere ricondotte al collasso del manufatto della diga, ad eventuali
frane dentro il bacino di accumulo, alle manovre degli organi di scarico, da precipitazioni che possono portare
nel bacino la presenza di una massa d’acqua superiore al volume che può essere contenuto o smaltito.
Le dighe d’interesse nel territorio comunale di Macerata, sono quelle ricadenti nel bacino idrografico del
Fiume Chienti poste a monte idrografico delle frazioni Sforzacosta e Piediripa.
Le stesse sono riferibili a:
la diga del Fiastrone ubicata nel territorio del Comune di Fiastra che intercetta le acque del fiume
Fiastrone, appartenente al bacino idrografico del Chienti;
la diga di Polverina ubicata nel territorio del Comune di Camerino che intercetta le acque del fiume
Chienti, appartenente al bacino idrografico del Chienti;
la diga di Borgiano ubicata nel territorio del Comune di Caldarola che intercetta le acque del fiume
Chienti, appartenente al bacino idrografico del Chienti;
la diga Le Grazie ubicata nel territorio del Comune di Tolentino che intercetta le acque del fiume
Chienti, appartenente al bacino idrografico del Chienti;
Nella tavola 7B sono riportate le aree di esondazione per rottura dighe tratte dagli studi sopra enunciati.
Inoltre, nell’Allegato 12, si riporta la Tavola 8.4 del Piano di Emergenza Provinciale relativa all’apertura
scarichi dighe.
Comune di Macerata Piano Comunale di Emergenza di Protezione Civile 2015
96
4.2.5 Considerazioni sui bacini idrografici minori
Nella TAV. 6, vengono individuati i bacini idrografici minori del territorio comunale di Macerata, a
prescindere da un sistema di ordinamento, così come identificati dalla Regione Marche.
Tale cartografia permette di individuare l’area topografica, delimitata da uno spartiacque topografico, di
raccolta delle acque correnti superficiali confluenti verso un determinato corpo idrico recettore.
I corpi idrici recettori, che nel nostro caso sono riferibili principalmente a Fossi, possono determinare
criticità idrauliche soprattutto quando gli stessi raggiungono le zone abitate nel corso di eventi di piogge di
breve durata e forte intensità. Queste considerazioni prescindono da studi specialistici di dettaglio.
FOSSO BACINO DEL FIUME AREA (kmq)
Fosso di Cascia Potenza 6,98
Fosso Codardo Potenza 13,06
Fosso Menocchietta Potenza 17,53
Fosso Terria Potenza 4,41
Torrente Trodica Chienti 36,72
Fosso Rotacupa e Fosso Cretomacci Potenza 7,97
Fosso Valteia Chienti 8,92
Fosso Vallato Chienti 7,90
Fosso Collatone Chienti 6,73
Fosso Vergini Chienti 3,28
Fosso Carreggiano Potenza 6,69
Fosso Cimarella Potenza 3,17
Fosso Vallelunga Chienti 3,24
Affluente Torrente Trodica Chienti 3,04
Fosso Vallebona Chienti 3,28
Vallone Ricci Chienti 3,11
Fosso Narducci Chienti 4,94
Comune di Macerata Piano Comunale di Emergenza di Protezione Civile 2015
97
4.2.6 Valutazione della Popolazione coinvolta dal rischio esondazione e/o allagamento
Il valore del numero di persone potenzialmente coinvolto è stato stimato considerando il numero di abitanti
residenti, forniti dall’Ufficio Anagrafe (aggiornati a Settembre 2015) e riportati nell’Elenco degli abitanti nelle
singole vie della città (ALLEGATO N.1_Tabella n.1), nelle aree a rischio allagamento ed esondazione.
In particolare, sono state prese in considerazione le aree soggette in passato a problemi idraulici di
allagamento/alluvionamento, le aree a rischio esondazione PAI e le aree a rischio esondazione per rottura di
dighe.
Di seguito viene riportata una Tabella riassuntiva di quanto detto.
RISCHIO IDROGEOLOGICO-IDRAULICO E RISCHIO DIGHE
Località Tipologia di Rischio Popolazione
residente Popolazione
coinvolta
Villa Potenza Allagamento 2.489 919
Piediripa
Allagamento
2.196
52
Esondazione per Rottura Dighe
361
Esondazione 63
Sforzacosta
Esondazione per Rottura Dighe 2.089
894
Esondazione 80
I risultati ottenuti indicano che la popolazione potenzialmente coinvolta nelle aree di interesse del
territorio comunale attualmente si aggira attorno alle 2.226 unità; in questo calcolo non viene considerata
la popolazione coinvolta relativa alle aree a rischio esondazione. Tale considerazione deriva dal fatto che le
aree a rischio esondazione sono comprese nella loro interezza all’interno di quelle a rischio esondazione per
rottura dighe.
4.2.7 Valutazione della superficie necessaria per il ricovero
La valutazione della popolazione coinvolta nelle aree a rischio esondazione e/o allagamento nel territorio
comunale indica 2.226 persone potenzialmente costrette ad abbandonare la propria abitazione in seguito al
verificarsi di episodi idrogeologici.
Per l’accoglienza della popolazione coinvolta sono state identificate nel territorio comunale delle strutture
temporanee di ricovero coperte (palestre e strutture pubbliche con funzione di ricovero) che possono ospitare
Comune di Macerata Piano Comunale di Emergenza di Protezione Civile 2015
98
le persone evacuate, poiché non sempre situazioni critiche, classificabili nell’ambito delle competenze della
Protezione Civile, necessitano dell’attivazione di vere e proprie tendopoli, spesso si verificano micro-eventi o
situazioni tali che per la loro durata non richiedono l’allestimento di aree di ricovero propriamente dette (tende,
cucine da campo, etc.).
Per tali motivi, il presente Piano prevede il censimento di strutture in grado di ospitare temporaneamente la
popolazione che dovesse necessitare di un provvedimento di evacuazione.
Tali strutture sono riportate nella sottostante tabella.
STRUTTURE DI RICOVERO SUPERFICIE
(mq)
Capannone Campo Fiere Villa Potenza 5737
Palestra Scuola Primaria “Anna Frank” - Villa Potenza 866
Palestra Scuola Primaria “Sandro Pertini” - Piediripa 604
Palestra Scuola Primaria “G. Natali” - Sforzacosta 429
Palestra Scuola Primaria “F.lli Cervi” 1007
Palazzetto dello Sport Fontescodella 2601
L’utilizzo di queste strutture dipenderà dai seguenti parametri:
numero di persone da evacuare;
previsione temporale del periodo di evacuazione;
condizioni fisico-cliniche delle persone evacuate.
Queste strutture sono riportate nelle tavole relative al Rischio Idrogeologico-Idraulico e Rischio Dighe
(Tavola n. 7A NORD e 7B SUD).
4.2.8 Viabilità in emergenza Idrogeologica ed Idraulica
Si ritiene importante esporre i criteri in merito alla percorribilità delle vie in occasione di un evento
calamitoso di tipo idrogeologico ed idraulico. La celere e corretta evacuazione della popolazione coinvolta, la
delocalizzazione dei mezzi ivi presenti e la contemporanea possibilità di accesso dei mezzi di soccorso per gli
interventi in emergenza, è strettamente collegata alla regolare transitabilità, soprattutto per le vie d’accesso
principali.
Pertanto, in tale contesto sono da ritenersi di fondamentale importanza le attività previste nella Funzione 7
Comune di Macerata Piano Comunale di Emergenza di Protezione Civile 2015
99
– Strutture operative locali e Viabilità, nella quale le forze di Polizia Locale hanno il compito di garantire, non
solo in emergenza, il regolare deflusso del traffico.
Al verificarsi di una situazione di emergenza sarà necessario provvedere alla predisposizione di chiusure
del traffico (cancelli) e alla regolamentazione dello stesso definendo vie di comunicazione consentite ed
interdette. A tale scopo, nelle Tavole n. 7A NORD e 7B SUD – Carta del Rischio Idrogeologico-Idraulico e
Rischio Dighe viene evidenziata la viabilità e la disposizione di cancelli in caso di emergenza.
In particolare, sono stati valutati tratti stradali più critici da sottoporre a divieto di circolazione; tali tratti sono
interessati da frane cartografate dal PAI con pericolosità elevata P3 e da fenomeni franosi censiti dal progetto
IFFI. Sono stati evidenziati, inoltre, altri tratti della viabilità considerati critici a causa della presenza di ponti
che, in caso di evento idrogeologico, dovranno essere sottoposti a controlli per verificarne l’integrità e la
percorribilità. La viabilità interdetta è rappresentata in carta con il colore rosso.
Gli eventuali percorsi alternativi da attivare in caso di interruzione di alcune vie di comunicazione, con i
relativi cancelli di traffico consentito, secondo i quali dovrà avvenire il deflusso delle persone, sono indicati
nella cartografia in verde.
In questa cartografia sono state individuate anche le uscite dalla città, cioè le vie che consentono il
collegamento tra Macerata e i Comuni limitrofi.
Gli adempimenti dell’amministrazione comunale, riferiti ai vari stati di preallerta, attenzione, preallarme e
allarme, sono contenuti nelle schede relative alle Procedure operative standard nel Capitolo 6 della presente
relazione.
4.2.9 Presidi
Sono stati individuati dei presidi territoriali comunali relativi a potenziali problematiche di carattere idraulico
nelle Frazioni di Villa Potenza, Piediripa e Sforzacosta (vedi TAV. 7A e 7B).
Gli stessi sono così distribuiti:
N. 2 presidi a Villa Potenza,
N. 3 presidi a Piediripa
N. 6 presidi a Sforzacosta.
Nella fase di Attenzione, il Responsabile della funzione Tecnico-scientifica e di Pianificazione attiva l’invio
nei presidi territoriali.
Comune di Macerata Piano Comunale di Emergenza di Protezione Civile 2015
100
4.3 Rischio Neve
4.3.1 Analisi del Rischio Neve
Il Piano di Emergenza fa principalmente riferimento a situazioni caratterizzate da precipitazioni nevose per
le quali si renda necessario attuare interventi immediati per assicurare i servizi essenziali, evitare gravi disagi
alla popolazione e garantire condizioni di sicurezza per la circolazione stradale.
Di norma le nevicate recano con sé problematiche di carattere ordinario, tuttavia qualora i fenomeni
suddetti, per estensione, impatto o durata possono influire negativamente sulla transitabilità delle strade con
possibile isolamento di centri abitati e interruzione dell’erogazione di servizi essenziali, è necessario un
intervento di Protezione Civile non ordinario con la partecipazione integrata di enti e impiego di risorse
straordinarie.
Nevicate abbondanti possono determinare l’instaurarsi del seguente scenario:
1. problemi di mobilità causati dai rallentamenti della circolazione e dallo svolgimento delle operazioni
di sgombro neve. Le zone più interessate da tali fenomeni sono quelle situate ad altitudine più
elevata, come Montalbano, Centro storico, Madonna del Monte e Montanello;
2. interruzione di fornitura di servizi di energia elettrica, linee telefoniche, rifornimenti idrici, per danni
alle linee aeree di distribuzione dovuti al sovraccarico di neve;
3. isolamento temporaneo di località servite da infrastrutture viarie non principali, ma di tipo locale,
come strade di campagna, etc;
4. cedimento di rami di alberi;
5. cedimento delle coperture di edifici e capannoni.
Il Piano di Emergenza Neve si pone come obiettivo principale quello di garantire la transitabilità veicolare
delle strade comunali con il seguente ordine di priorità:
- strade di collegamento tra il centro urbano ed il resto della rete stradale extraurbana;
- strade di collegamento interquatiere;
- strade interne ai quartieri;
- aree parcheggio a gestione comunale.
Per gli interventi prioritari di rimozione del manto nevoso e spargimento di sostanze fondenti è previsto
l’impiego di tutto il personale operativo e del parco mezzi comunali disponibile (Allegato n. 8); è inoltre prevista
la collaborazione di ditte private che all’occorrenza si occupino dello sgombero neve per le porzioni di territorio
non raggiunte dai mezzi comunali.
L’Amministrazione comunale, per fronteggiare un’eventuale situazione di emergenza, effettuerà controlli
preventivi riguardanti:
Comune di Macerata Piano Comunale di Emergenza di Protezione Civile 2015
101
accertamento della funzionalità e piena efficienza dei mezzi e attrezzature destinate alla rimozione
delle masse nevose su strada e fuori strada;
costituzione delle squadre comunali dei Volontari della Protezione Civile dotate di attrezzature
idonee;
costituzione di scorte di carburanti e oli per autotrazione, combustibili per riscaldamento, sali e/o
altri prodotti da spargere per intervenire sulla viabilità.
Il presidio e il monitoraggio del territorio saranno svolti dal servizio di Polizia Locale con il supporto, se
necessario, delle Associazioni di Volontariato di Protezione Civile.
Per tutti gli eventi di entità straordinaria, che la comunità locale non riuscirà a gestire con normali interventi,
si attueranno le misure di emergenza contenute nel Piano Provinciale Emergenza Neve.
L’attivazione del Piano Neve è disposta ogni volta che l’Amministrazione Comunale rilevi l’insorgere di
eventi climatici significativi (andamento della temperatura, durata della precipitazione, tipologia di neve,
spessore dello strato ecc.) o abbia comunicazione dai bollettini meteo di situazioni tali da prevedere
precipitazioni nevose o gelo.
Gli adempimenti dell’amministrazione comunale, riferiti ai vari stati di preallerta, attenzione, preallarme e
allarme, sono contenuti nelle schede relative alle Procedure operative standard nel Capitolo 6 della presente
relazione.
4.3.2 Analisi di altri rischi meteorologici: nubifragi, grandinate e anomalie termiche
Nubifragi e grandinate sono eventi atmosferici straordinari connessi sostanzialmente al Rischio
Idrogeologico ed Idraulico poiché possono aggravare situazioni di dissesto da frana ed esondazione che
presentano livelli di rischio e indice di pericolosità già elevati.
I nubifragi sono violenti rovesci temporaleschi che, in genere, si manifestano nel periodo estivo o all’inizio
dell’autunno, in concomitanza di situazioni meteorologiche caratterizzate da elevata instabilità. Durante questi
eventi, i problemi maggiori derivano dall’incapacità di smaltimento delle acque meteoriche da parte della rete
scolante, talvolta impedita dalla presenza di ostacoli che possono ridurre la sezione di deflusso. I nubifragi
assumono rilievo a causa dell’esposizione al rischio di danneggiamento per i beni, le merci e gli impianti
tecnologici, che spesso vengono collocati nei seminterrati dei fabbricati. La pericolosità per le persone è
rappresentata dalla rapidità di formazione e deflusso delle piene dei corsi d’acqua minori, dall’allagamento di
tratti di viabilità con possibile sviluppo di incidenti stradali e dalla caduta al suolo di fulmini.
Comune di Macerata Piano Comunale di Emergenza di Protezione Civile 2015
102
Durante la stagione estiva i rovesci temporaleschi possono essere accompagnati da grandinate, talora di
notevole intensità. Tali fenomeni possono essere fonte di grave danneggiamento delle colture, di fabbricati e
veicoli. A seguito di grandinate intense è necessario verificare lo stato delle coperture dei fabbricati, allo scopo
di rimuovere eventuali strutture danneggiate ed evitare infiltrazioni di acqua.
Per quanto riguarda le anomalie termiche, esistono numerose definizioni dell’espressione “ondata di
calore”; secondo l’Organizzazione Meteorologica Mondiale si tratta di “un periodo prolungato di condizioni
meteorologiche estreme caratterizzate da elevate temperature ed in alcuni casi da alti tassi di umidità relativa”.
Durante i mesi caldi, le elevate temperature che si manifestano nelle ore centrali della giornata, unite ad
una condizione di elevato contenuto di umidità nell’aria e ad assenza di ventilazione, possono generare
condizioni afose in cui il calore percepito dal corpo umano è maggiore di quello reale; tali condizioni possono
provocare seri problemi alle persone affette da malattie respiratorie e asma, alle persone oltre i 70 anni ed ai
bambini sotto i 5 anni.
Per quanto riguarda il pericolo ondate di calore, sostanzialmente tutto il territorio comunale risulta
potenzialmente soggetto, in misura maggiore nelle località poste a più basse quote altimetriche. Dal punto di
vista del pericolo per la popolazione le zone più soggette sono i centri abitati maggiori, dove si ha un elevato
numero di persone e dove la concentrazione di edifici e di spazi chiusi aumentano il ristagno d’aria; inoltre il
riverbero del cemento delle costruzioni e dell’asfalto delle strade moltiplicano gli effetti delle ondate di calore.
Comune di Macerata Piano Comunale di Emergenza di Protezione Civile 2015
103
4.4 Rischio Incendi Boschivi e d’Interfaccia
Il Rischio Incendi Boschivi e d’Interfaccia si può definire come il valore atteso del danno dovuto al
verificarsi di un incendio, in una particolare area e in un determinato periodo di tempo.
Il principale riferimento normativo di livello nazionale in tema di incendi boschivi è rappresentato dalla
Legge Quadro n. 353/2000 in materia di incendi boschivi, finalizzata alla conservazione e alla difesa dagli
incendi del patrimonio boschivo nazionale quale bene insostituibile. Le disposizioni introdotte dal
provvedimento individuano nella Regione il soggetto centrale del sistema, che pertanto ha istituito il proprio
Piano A.I.B. (Piano regionale di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi).
L’art. 2 della Legge Quadro definisce cosa debba intendersi per Incendio Boschivo: “Per incendio boschivo
si intende un fuoco con suscettività ad espandersi su aree boscate, cespugliate o arborate, comprese
eventuali strutture e infrastrutture antropizzate poste all’interno delle predette aree, oppure su terreni coltivati o
incolti e pascoli limitrofi a dette aree”.
Nel caso in cui il fuoco va ad interessare l’ambiente più o meno antropizzato, contiguo a superfici boscate,
si parla di Incendio di Interfaccia. Più propriamente, per interfaccia urbano-rurale si definiscono quelle zone,
aree o fasce, nelle quali l’interconnessione tra strutture antropiche e aree naturali è molto stretta; sono quei
luoghi geografici dove il sistema antropico e quello rurale si incontrano ed interagiscono favorendo la possibile
propagazione di un incendio originato da vegetazione combustibile.
L’Ordinanza n. 3606/2007 ed il relativo “Manuale operativo per la predisposizione di un Piano Comunale o
Intercomunale di Protezione Civile” ha ribadito l’obbligo per tutti i Comuni di prendere in esame il Rischio di
Incendi Boschivi e d’Interfaccia ed ha individuato le procedure operative da attuarsi in caso di emergenza.
In particolare, Il Dipartimento per le Politiche Integrate di Sicurezza e per la Protezione Civile – Attività
Tecniche di Protezione Civile della Regione Marche, in collaborazione con il Corpo Forestale dello Stato ed il
Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, ha elaborato delle Linee Guida Regionali, approvate con Decreto n.
64/PRES del 02/04/2008, per la redazione di un “Piano Comunale di Emergenza per Rischio Incendi Boschivi
e di Interfaccia”.
Nella pianificazione a livello comunale l’attenzione deve essere focalizzata soprattutto sugli incendi
d’interfaccia, per prevedere gli scenari di rischio derivanti da tale tipologia di incendi, il relativo modello
d’intervento atto a fronteggiare l’evento e controllarne le conseguenze sull’integrità della popolazione, dei beni
e delle infrastrutture esposte.
Nella lotta attiva agli incendi il ruolo operativo è demandato esclusivamente agli organi tecnici rappresentati
dal Corpo Forestale dello Stato, dal Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, dalle organizzazioni di volontariato
che operano nel territorio e il ruolo del Comune è soprattutto di supporto.
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In entrambe le tipologie di incendio è fondamentale la costituzione del “Punto di Coordinamento Avanzato”
(PCA), da costituire in prossimità dell’incendio. Secondo le indicazioni di cui alla delibera di G.R. n.° 1462
AG/VTA del 02/08/2002 esso è composto dai funzionari del C.F.S. e dei VV.F., con l’eventuale aggiunta dei
rappresentanti del Comune, della Comunità Montana e della Regione ed effettua le scelte tecniche legate alla
lotta attiva dell’incendio, in coordinamento con tutte le altre componenti del sistema che di volta in volta si
riterrà necessario coinvolgere.
A livello comunale è fondamentale il ruolo del Centro Operativo Comunale (COC), quale struttura a
disposizione del Sindaco per l’attuazione delle procedure previste dal Piano e per svolgere quindi il proprio
ruolo di autorità locale di Protezione Civile.
4.4.1 Dati di base: superficie con vegetazione, altimetria
Il Comune di Macerata si estende per circa 92 Km2 tra la vallata del fiume Potenza a nord e quella del
fiume Chienti a sud; la superficie con vegetazione suscettibile di incendio è circa 4 Km2.
L’altimetria dell’intero territorio varia dalla quota inferiore pari a circa 55 m s.l.m. a quella massima di circa
315 m s.l.m..
4.4.2 Definizione e perimetrazione delle Fascia Perimetrale e di Interfaccia
Per valutare le aree a Rischio Incendi Boschivi e d’Interfaccia risulta fondamentale:
- definire e perimetrare la fascia d’interfaccia;
- definire e perimetrare la fascia perimetrale;
- valutare i livelli di pericolosità (alta, media e bassa) delle fasce perimetrali definite;
- suddividere la fascia d’interfaccia in aree omogenee a seconda del livello di rischio (alto, medio e
basso).
La fascia d’interfaccia è individuata all’interno delle aree antropizzate (aggregato abitato, opere pubbliche,
strutture ricettive, ecc) con larghezza indicativa di 50 m.
La fascia perimetrale è una superficie che si estende nelle aree non antropizzate per una larghezza
indicativa di 200 m dal limite esterno della fascia d’interfaccia.
Per definire la fascia di interfaccia è stato necessario perimetrare le aree antropizzate, costituite da
insediamenti ed infrastrutture. A partire dal perimetro delle aree antropizzate sono state cartografate una
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fascia perimetrale (sviluppata verso l’esterno per un’ampiezza pari a 200 m) ed una fascia d’interfaccia
(sviluppata verso l’interno per un’ampiezza di 50 m).
Le suddette aggregazioni, nonché l’individuazione della Fascia Perimetrale e della Fascia di Interfaccia,
sono riportate nella Tavola n. 8.1 – Carta del Rischio Incendi Boschivi e d’Interfaccia – FASCIA
PERIMETRALE del presente Piano.
4.4.3 Valutazione dei Livelli di Pericolosità
Per la valutazione dei Livelli di Pericolosità nella Fascia Perimetrale dell’intero territorio comunale sono stati
presi in considerazione diversi fattori, secondo quanto proposto nelle Linee Guida Regionali sopracitate:
pendenza del terreno;
tipo di vegetazione;
densità della vegetazione.
A ciascuno di questi fattori, valutati in base ai dati disponibili sulle zone appartenenti alla Fascia
Perimetrale, sono stati attribuiti dei valori numerici; dalla somma di tali valori scaturisce un “Livello di
Pericolosità”. Si riportano di seguito i criteri adottati per l’attribuzione dei livelli di pericolosità.
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Per quanto riguarda il tipo e la densità della vegetazione, si è partiti dalla Cartografia del P.R.G. comunale
adeguato al P.P.A.R., dove vengono individuate le aree con vegetazione; tali dati sono stati integrati con
informazioni ricevute dal personale dell’Ufficio Tecnico Comunale (Ufficio Ambiente).
Per ciascuna tipologia di vegetazione sono stati attribuiti i valori numerici proposti; nel territorio maceratese
si hanno soltanto coltivi o pascoli e terreni abbandonati.
Per tenere conto del fattore pendenza si è prodotto uno “strato informativo” a partire dal Modello Digitale
del Terreno (DTM) – cella 10m x 10m; tale dato, in formato ascii, è stato elaborato con i software GIS e
trasformato in un dato raster (formato GRID) da cui si è elaborata una modellazione del terreno in TIN
(Triangulated Irregular Network), a ciascuno dei quali si è assegnato il valore di massima pendenza del
terreno. Si è considerato:
- pendenza bassa: valori tra 0 e 8°;
- pendenza media: valori tra 8° e 16,7°;
- pendenza accentuata: valori > 16,7°.
In conclusione, dalla somma dei valori numerici attribuiti a ciascun parametro è stato possibile suddividere
le sotto-aree individuate all’interno della Fascia Perimetrale nei diversi livelli di Pericolosità; nello specifico, nel
Comune di Macerata si hanno soltanto aree a pericolosità media e bassa.
La fascia perimetrale con i relativi livelli di pericolosità è riportata nella Tavola n. 8.1 – Carta del Rischio
Incendi Boschivi e d’Interfaccia – FASCIA PERIMETRALE del presente Piano.
4.4.4 Valutazione del Rischio
Il Rischio nella Fascia d’Interfaccia viene equiparato alla pericolosità della fascia perimetrale in quanto,
considerata la natura del rischio, l’esiguità della profondità della fascia (circa 50 m), l’estrema frammentazione
dei nuclei abitati del Comune e le loro caratteristiche geo-morfologiche, rendono poco significativo un calcolo
di tipo analitico del rischio.
Di conseguenza, il Comune indirizza la propria attenzione e gli obiettivi del modello d’intervento in funzione
dei Livelli di Pericolosità presenti sulla Fascia Perimetrale, tenendo conto che questi insistono sul perimetro
della Fascia d’Interfaccia individuata.
La fascia d’interfaccia con relativo rischio è riportata nella Tavola n. 8.2 – Carta del Rischio Incendi
Boschivi e d’Interfaccia – FASCIA D’INTERFACCIA del presente Piano.
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Gli adempimenti dell’amministrazione comunale, riferiti ai vari stati di preallerta, attenzione, preallarme e
allarme, sono contenuti nelle schede relative alle Procedure operative standard nel Capitolo 6 della presente
relazione.
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4.5 Altri Rischi Antropici
4.5.1 Rischio Igienico Sanitario
In questa tipologia di rischio vengono fatte rientrare le problematiche conseguenti alla trasmissione di
malattie infettive e diffusive nella popolazione umana ed animale.
Per quanto riguarda l’ambito umano, va considerato il rischio dell’insorgenza di epidemie connesse al
circuito oro-fecale (tifo, paratifo, salmonellosi, ecc.), che trovano veicolo di trasmissione nell’acqua e negli
alimenti, in presenza di precarie condizioni igienico sanitarie. In genere queste situazioni si riscontrano nei
Paesi in via di sviluppo, ma possono determinarsi anche sul territorio marchigiano, a seguito di eventi
calamitosi di altra natura (es. eventi alluvionali con deposito di fango). Inoltre, negli ultimi anni il flusso
migratorio dai Paesi del sud del mondo si è notevolmente accentuato e molti immigrati sono sistemati in
strutture fatiscenti. Sia le precarie condizioni igienico-sanitarie, sia la provenienza da zone affette da malattie
non presenti nel nostro Paese, possono essere all’origine di focolai epidemici difficilmente rilevabili in modo
tempestivo.
In considerazione del fatto che sono in costante aumento coloro che per vari motivi (turistici, lavorativi,
volontariato, ecc.) si recano in zone affette da malattie a carattere epidemico, si può realisticamente prevedere
un incremento dei casi di persone presentanti sintomatologie da far ipotizzare un avvenuto contagio.
Per quanto riguarda l’ambito animale, assume rilevanza di Protezione Civile l’ipotesi dell’insorgenza di
focolai epidemici di malattie inserite nella lista “A” dell’Organizzazione Internazionale Epizoozie (afta
epizootica, pesti suine, ecc.), a motivo delle complesse problematiche di tipo igienico-sanitarie ed economico
che ne derivano.
4.5.2 Rischio Industriale
Lo sviluppo tecnologico teso al miglioramento della qualità della vita comporta dei rischi più o meno gravi
che possono incidere negativamente sull’ecosistema.
La presenza sul territorio di stabilimenti industriali espone la popolazione e l’ambiente ad un rischio
determinato dalle attività produttive che si svolgono all’interno di essi con l’utilizzo o lo stoccaggio di sostanze
pericolose. Queste sostanze, nel caso di incidente, contribuiscono a provocare incendi, esplosioni, emissioni
di nubi tossiche o sversamenti di sostanze pericolose per l’ambiente.
Tali eventi hanno caratteristiche di non prevedibilità e di casualità di accadimento sul territorio e gli effetti
possono arrecare danni alla popolazione o all’ambiente.
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Gli effetti che si possono verificare sull’ambiente sono legati alla contaminazione del suolo, dell’acqua,
dell’atmosfera e degli alimenti da parte delle sostanze rilasciate.
Gli effetti che possono verificarsi sulle cose riguardano i danni alle strutture come crollo di edifici o parti di
edifici, rottura di vetri, danneggiamento degli impianti, ecc..
Gli effetti sulla salute umana si dividono in:
- ustioni, intossicazione, danni alle vie respiratorie dovuti al calore ed ai fumi della combustione
provocati da incendi;
- traumatismi dovuti alle onde d’urto provocate da un’esplosione anche con lancio a distanza di
materiale;
- malessere, lacrimazione, nausea, difficoltà respiratorie, perdita di conoscenza e, a seconda della
gravità, anche effetti letali, dovuti a intossicazione acuta procurati da inalazione, ingestione o
contatto con la sostanza presente allo stato gassoso (nube tossica).
È fondamentale che, in caso di pericolo o di incidente, il Gestore dello stabilimento (o chiunque ne venga a
conoscenza) comunichi la notizia con urgenza e direttamente ai Vigili del Fuoco, i quali provvederanno ad
informare tempestivamente le Autorità competenti (Prefetto, Sindaco, Sistema territoriale di emergenza
sanitaria 118, Questura, Area Vasta n.3, ARPAM, SOUP della Regione Marche). In relazione alla gravità
dell’incidente, il Comandante Provinciale dei Vigili del Fuoco (o chi ne fa le veci) deciderà se attivare o meno
l’Unità di Crisi Locale ed è importante che siano comunicate ai Vigili del Fuoco tutte le informazioni possibili,
necessarie a stabilire la gravità dell’evento.
Il Sindaco ha il compito di allertare in modo tempestivo ed efficace la popolazione sull’evento incidentale
avvenuto, comunicare le misure di protezione da far adottare per ridurne le conseguenze, seguire l’evoluzione
della situazione ed informare la popolazione della revoca dello stato di emergenza.
L’allarme ai cittadini può essere dato con mezzi quali altoparlanti posti sui veicoli delle Forze dell’Ordine,
TV e radio.
Le informazioni utili durante un’emergenza devono ricordare in modo sintetico ed immediato i
comportamenti di autoprotezione da adottare in relazione alla tipologia di evento: in caso di nube tossica la
popolazione sarà invitata al rifugio al chiuso, mentre in caso di incendio le Autorità competenti possono
decidere per l’evacuazione spontanea o assistita.
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4.5.3 Rischio Trasporti
In questo ambito rientrano gli incidenti derivanti da trasporto su gomma, tratta ferroviaria o rotte aeree in
attraversamento del territorio comunale, che non possono essere affrontati con le normali procedure di
soccorso.
Tali eventi hanno caratteristiche di non prevedibilità e di casualità di accadimento sul territorio; in genere,
essi sono caratterizzati da una serie di fattori che condizionano ulteriormente le modalità di intervento e che
potrebbero, se trascurati, amplificare le criticità, come:
- elevato numero di persone coinvolte;
- difficile accessibilità al luogo dell’incidente da parte dei mezzi di soccorso;
- necessità di impiego di mezzi ed attrezzature speciali;
- presenza sul luogo dell’incidente di un elevato numero di operatori e di non addetti ai lavori;
- possibilità di estensione ridotta della zona interessata dall’incidente, cui corrisponde la massima
concentrazione delle attività finalizzate alla ricerca ed al soccorso di feriti e vittime, alla quale si
contrappone, nella maggior parte dei casi, un’area di ripercussione anche molto ampia, con il
coinvolgimento di un numero elevato di persone che necessitano di assistenza;
- possibile presenza di sorgenti di rischio secondario e derivato.
Di norma la collisione o l’uscita di strada di veicoli comporta l’intervento congiunto di personale sanitario,
Vigili del Fuoco, Forze di Polizia, etc., senza che per questo l’evento rientri nell’ambito della Protezione Civile.
In alcuni casi può accadere che l’incidente abbia caratteristiche tali (ad es. numero di persone o di veicoli
coinvolti, condizioni ambientali, etc.) da rendere necessaria l’attivazione di particolari procedure, proprie del
sistema di Protezione Civile, che possono andare dalla deviazione del traffico su percorsi alternativi,
all’assistenza alle persone bloccate. Di conseguenza nel caso che sul territorio comunale si abbiano a
verificare incidenti stradali di particolare gravità (ad es. tamponamenti a catena, coinvolgimento di autobus con
passeggeri etc.) dovranno essere attivate procedure di emergenza per garantire il soccorso e l’assistenza alle
persone direttamente o indirettamente coinvolte.
Il trasporto di merci pericolose che viaggiano e sostano anche nei centri abitati, con un potenziale pericolo
di incidente rilevante, è soggetto a norme e regolamenti molto dettagliati, formulati in base al tipo di materiale
trasportato e ai mezzi di trasporto utilizzati. Ai sensi dei DD.MM. 25/2/86 e 21/3/86, a seconda della modalità
di trasporto, sulla parte anteriore e posteriore ed eventualmente sui lati degli autocarri o dei carri ferroviari,
sono posti dei pannelli e delle etichette di pericolo che riportano due numeri: il codice di pericolo e il codice
della materia.
Il trasporto aereo è il settore dei trasporti statisticamente più sicuro. Va comunque considerata l’eventualità
che si verifichino incidenti a carico di aeromobili in volo lungo rotte aeree sovrastanti il territorio stesso. Anche
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questi eventi, che potrebbero verificarsi in qualsiasi zona del territorio comunale, presentano caratteristiche tali
da rendere necessaria l’attivazione di procedure di Protezione Civile.
4.5.4 Rischio Black out
Una situazione di interruzione dell’energia elettrica potrà verificarsi:
- quale fenomeno indotto da altri eventi calamitosi;
- a causa di incidente alla rete di trasporto o alle centrali di distribuzione;
- per consumi eccezionali di energia;
- per distacchi programmati dal gestore nazionale.
La gravità della situazione che si determina a seguito di interruzioni nella fornitura di energia elettrica
dipende dalla durata del black out, ma le condizioni peggiori si hanno in orario notturno, durante il periodo
invernale, per il possibile mancato funzionamento degli impianti di riscaldamento, ed in corrispondenza delle
ondate di calore estive, per il mancato funzionamento degli impianti di condizionamento.
In caso di black out prolungati è possibile che le reti di telefonia mobili abbiano dei malfunzionamenti, per il
sovraccarico di chiamate oppure smettano di funzionare, a causa della mancanza di alimentazione dei ponti
ripetitori.
Si può ritenere che un’interruzione superiore alle 8 - 10 ore continuative possa dar luogo a situazioni di
emergenza.
Le principali criticità a cui si deve far fronte in caso di black out sono connesse a:
• incidenti stradali in orario notturno per la mancata illuminazione delle reti viarie;
• interruzione del funzionamento di apparecchiature mediche (es. ossigenoterapia);
• problemi nei presidi ospedalieri in caso di malfunzionamento dei generatori di emergenza;
• problemi nei sistemi di telecomunicazioni in caso di malfunzionamento dei generatori di emergenza;
• interruzione del riscaldamento (periodo invernale) o raffreddamento (periodo estivo) di strutture
ospitanti soggetti “deboli” (case di riposo, scuole, ecc.).