Capitolo 14 - Le Selezioni

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446 Capitolo 14 Le selezioni ornati al numero dodici di Grimmauld Place, Harry e Ron decisero di chiedere consiglio a Kreacher su quale posto sareb- be stato più adatto per esercitarsi dentro Grim- mauld Place. « Peccato non avere anche qui una Stanza delle Necessità » commentò amaramente Har- ry, mentre seguivano l'elfo, diretti in soffitta. Purtroppo, però, notarono subito che questa non poteva essere utilizzata perchè contene- va le teste degli avi di Kreacher, e quindi scese- ro a controllare se la cantina poteva essere più adatta. Appena entrati, notarono che era tutto lindo e pulito. « Come hai fatto a pulire tutto così bene? Anche la cantina è splendente! » esclamò Har- ry, rivolgendo all'elfo un profondo sorriso. « In effetti » rispose l'elfo con tono soddisfat- to « Kreacher e Drindyl hanno passato molto T

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Capitolo 14

Le selezioni

ornati al numero dodici di Grimmauld Place, Harry e Ron decisero di chiedere consiglio a Kreacher su quale posto sareb-

be stato più adatto per esercitarsi dentro Grim-mauld Place. « Peccato non avere anche qui una Stanza delle Necessità » commentò amaramente Har-ry, mentre seguivano l'elfo, diretti in soffitta. Purtroppo, però, notarono subito che questa non poteva essere utilizzata perchè contene-va le teste degli avi di Kreacher, e quindi scese-ro a controllare se la cantina poteva essere più adatta. Appena entrati, notarono che era tutto lindo e pulito. « Come hai fatto a pulire tutto così bene? Anche la cantina è splendente! » esclamò Har-ry, rivolgendo all'elfo un profondo sorriso. « In effetti » rispose l'elfo con tono soddisfat-to « Kreacher e Drindyl hanno passato molto

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tempo a riordinare e sistemare la casa per il vo-stro arrivo, padron Harry » « Drindyl? Chi è Drindyl? » chiese subito Harry. Con un movimento meccanico, Kreacher si fiondò verso la parete più vicina e iniziò a sbat-tervi contro con più impeto possibile, mugu-gnando a tratti frasi come "Kreacher non lo do-veva dire!" e "Drindyl aveva chiesto a Kreacher di non nominarla!". Quasi senza riflettere Harry mosse veloce-mente la bacchetta e lo immobilizzò, impeden-dogli di continuare a torturarsi.L'elfo lo guardò con i suoi occhi acquosi e riprese, con un sus-surro. « Spero non le dispiaccia, padrone, se un al-tro elfo domestico ha aiutato Kreacher » « Possiamo sapere chi era? » « Drindyl è la fidanzata di Kreacher » ag-giunse subito l'elfo, vedendo che i due lo fissa-vano per saperne di più « Kreacher l'ha cono-sciuta ad Hogwarts, questa estate » « Pensavo fossi troppo vecchio ormai per queste cose! » commentò Ron, evidentemente

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divertito dalla situazione. « Oh, no signore! Kreacher è ancora in for-ma! » continuò, l'elfo, enormemente compia-ciuto. « Non importa chi inviti in questa casa, Kreacher » asserì Harry con espressione seria « Basta che tu me lo chieda prima » « Ma è stata Drindyl ad offrirsi, quando ha saputo che Kreacher veniva qui a sistemare la casa » cercò di scagionarsi l'elfo « Ma se così vuole il Padrone, così sarà fatto da Kreacher » Subito dopo che l'elfo ebbe lasciato la stanza, Harry e Ron iniziarono a lanciare incantesimi per rendere la stanza più resistente ai colpi di bacchetta che avrebbero lanciato. La mattina dopo, quando Harry e Ron scesero in cucina per la colazione, trovarono tre buste posizionate in bella mostra di fianco ad un piat-to di frittelle. Mentre le prime due provenivavo dal Ministero, notò Harry, la terza era stata in-dirizzata ad entrambi. Rivolgendo uno sguardo compiaciuto all'ami-co, quindi, aprì la busta inviata da Hermione e Ginny; le ragazze avevano scarabocchiato ve-

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locemente qualche aneddoto sulla Cena di Benvenuto,e si erano nuovamente raccomanda-te di impegnarsi a fondo negli allenamenti. Senza indugiare oltre, poi, entrambi iniziaro-no ad aprire le missive del Ministero, una per ciascuno. Harry lesse la sua con estrema velo-cità; sapeva già cosa gli dovevano comunicare. Egregio Signor Potter, Le confermiamo che la sua richiesta di parte-cipazione al Corso per Auror è stata accolta. Come stabilito dal Collegio degli Auror, do-vrà presentarsi all'Ufficio degli Auror alle ore 8.00 del giorno 16 settembre per prendere par-te ad una Prova di Ammissione obbligatoria per chiunque non sia in possesso dei M.A.G.O. solitamente richiesti per la partecipazione al suddetto Corso. Cordiali saluti,

Ernest Van Pride

Capo del Dipartimento Auror

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« Ora è davvero ufficiale » commentò Harry appena ebbe finito di leggere. Davanti a lui, notò, Ron sembrava più deciso che mai a impegnarsi per ottenere il posto che gli spettava. Si diressero,quindi, nel seminterrato per alle-narsi. Appena tornati da King's Cross, infatti, aveva-no cercato di adattare una stanza della casa per potersi esercitare liberamente. Pensando imme-diatamente alla soffitta, avevano purtroppo no-tato che questa non poteva essere utilizzata perchè conteneva le teste degli avi di Kreacher, e quindi erano scesi a controllare se la cantina poteva essere più adatta. Appena entrati, nota-rono che era tutto lindo e pulito. Ad un certo punto la porta si aprì con un botto, causando la misera scomparsa del Patronus ap-pena evocato da Ron. « Ragazzi! Vi sono mancata? » esclamò la si-gnora Weasley, stritolandoli in uno dei suoi so-liti abbracci. « Dovresti rinnovare l'Incanto Fidelius, Harry » disse la signora Weasley appena li ebbe la-

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sciati andare « Tutti i membri dell'Ordine po-trebbero bussarti alla porta senza problemi » « Cosa ci fai qui, mamma? » le chiese Ron, infastidito da quell'improvvisa irruzione. « Non avrai creduto che me ne sarei rimasta alla Tana da sola quando voi due dovete prepa-rarvi decentemente per quella Prova di Ammi-sione! Sono qui per aiutarvi! » Harry intravide l'espressione allarmata di Ron, così cercò di tornare sul discorso di aper-tura. « Credo che lo annullerò definitivamente » disse « L'Incanto Fidelius, intendo » « Non scherzare! » gli urlò contro la signora Weasley « Cosa credi che penseranno i vicini se vedranno ricomparire magicamente il nume-ro 12 dopo decenni in cui si sono chiesti perché non esisteva? » Harry non poté darle torto. « Allora credo che non lo modificherò. In fondo mi fido di tutti i membri dell'Ordine » Il discorso non proseguì oltre. « Pensavo foste messi peggio » commentò la donna, abbastanza soddisfatta « Credevo di

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trovare mezza casa sottosopra! Ed è tutto molto pulito! » « Allora » continuò, subito dopo essersi ap-postata contro la parete di fondo della cantina « Non credo proprio che il Ministero permetterà che vi facciate del male durante la Prova. Quindi direi di evitare certi incantesimi... » « In poche parole, niente Sectumsempra, Har-ry » ridacchiò Ron. Ma Harry non ci trovava niente da ridere. Aveva imparato che anche la persona più man-sueta poteva trasformarsi in un nemico, e ciò non lo faceva sentire affatto al sicuro. In quell'istante, la signora Weasley lanciò una fattura gialla verso le gambe di Ron, che pron-tamente utilizzò un Incantesimo Scudo per evi-tare di essere colpito. « Bravo! » si congratulò lei, dando il via all'esercitazione. Rimasero in cantina per circa tre ore, improvvi-sando duelli pacifici prima uno contro l'altro, poi due contro uno. La signora Weasley non poté niente quando si trovò a fronteggiare Har-

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ry e Ron insieme, durante gli ultimi minuti. La loro intesa era eccezionale. « Petrificus Totalus! » urlò, infine, Ron verso la madre, ma lei, che si era appena liberata dalll'Incanto della Pastoia di Harry, glielo ri-spedì abilmente indietro, così che Ron si irrigi-dì di colpò e stramazzò al suolo. « Credo che possiamo terminare qui » disse allora, riponendo la bacchetta e avvicinandosi al figlio pietrificato, sorridendo sorniona « Ogni tanto qualcuno della nostra famiglia verrà a farvi visita. E, badate, sono tutti più bravi di me a duellare » « Neanche lei se la cava male » commentò Harry, intento a far tornare normale Ron « In-fatti... » Si bloccò di colpo. Pensandoci meglio, non era opportuno nominare la morte di Bellatrix Le-strange. La madre di Ron sembrò accorgersi di quel pensiero, e così si affrettò a risalire le scale per riprendere la propria roba. « Domani sera vi voglio a cena alla Tana » disse « E non trovate scuse »

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Poi, quando fu ormai con un piede fuori dalla porta, sembrò aver dimenticato qualcosa. « E tu, Ronald Weasley, non pensare di rima-nere qui a vita! Dopo la Prova te ne torni di fi-lato a casa, e lasci Harry un po' in pace! » « Non si preoccupi » intervenne allora Harry, vedendo l'espressione corrucciata di Ron « Mi fa piacere se rimane... » « Non se ne parla nemmeno! Ron ha una casa e tu ora hai la tua! » Detto questo, si Smaterializzò dal pianerottolo appena fuori la porta d'ingresso. Osservando prima Ron, la cui espressione fac-ciale faceva intuire quanto la visita della madre lo avesse infastidito, e poi il punto in cui la si-gnora Weasley era appena sparita, Harry si non riuscì a non chiedersi se l'ultima frase celasse una punizione peggiore per Ron o per lui.

*** I giorni trascorsero velocemente, tra gli alle-namenti propedeutici e le varie visite dei Wea-sley. Prima fu la volta di George, con cui, più

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che allenarsi, scherzarono tutto il tempo; poi Bill e Fleur, che insieme diedero loro parecchio filo da torcere; infine il signor Weasley, che aveva preso due giorni di ferie per aiutarli al meglio. Ogni tanto la sera tardi arrivava un gufo da Hogwarts che portava loro lettere di Hermione e Ginny. Il problema era che, mentre la seconda de-scriveva la vita a scuola, Hermione si limitava a inviare consigli sugli incantesimi da ripassare o sulle prove che avrebbero dovuto affrontare. La sera prima della Prova di Ammissione, mentre Harry e Ron stavano terminando lo squisito dolce preparato da Kreacher, un gufo bianco becchettò sulla finestra dell'ingresso. « Edvige! » urlò Harry, alzandosi di scatto dalla sedia e facendola rovesciare. Purtroppo, però, non impiegò molto tempo prima di accorgersi che non si trattava della sua civetta bianca, ma di un allocco di Hogwarts che portava una pergamena arrotolata legata ad una zampa.

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Tornò a sedersi al suo posto con la tristezza nel cuore e aprì la busta tirando fuori il foglio per leggere cosa vi era scritto. « E' di Hermione » disse a Ron, poco prima di iniziare a leggere ad alta voce. Cari Harry e Ron, non potete neanche immaginare quanto sia stupefacente il lavoro che hanno eseguito al Castello durante quest'estate. Tutto è tornato come nuovo! L'unico cambiamento sembra essere una gros-sa pedana disposta sulla riva del lago opposta alla tomba di Silente, ma per ora nessuno sa cosa sia e a cosa serva. Non vi dico quanto sia difficile fare la Capo-scuola con due primi anni in giro per il castel-lo! Non credo che noi fossimo così indiscipli-nati alla loro età! Corrono ovunque, urlano persino in biblioteca! Non ho ancora tolto punti a nessuno perché spero si calmino un pò, ma se non faccio niente ho paura che penseranno di potersene appro-fittare.

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Vi porto i saluti di Ginny e Hagrid, che se la cava benissimo come Direttore di Grifondoro! Lui, però, mi ha proibito di dirvi qualsiasi cosa interessi la sua professione, perché vuole rac-contarvi tutto quando verrete per la prima vol-ta a Hogsmeade o al Castello. Le cattedre rimaste vuote erano quattro: Di-fesa Contro le Arti Oscure, Babbanologia, Tra-sfigurazione (in quanto Preside, la McGranitt non insegna più) e Pozioni. Lumacorno non ne ha voluto sapere di tornare, sebbene sia stato dimesso dal San Mungo qualche settimana fa. La sua sostituta è una ragazza bionda abba-stanza giovane e carina, che purtroppo non è assolutamente all'altezza dei suoi predecessori. Spero che migliori con il tempo, perché sembra molto intimidita da noi degli ultimi anni... Il professore di Difesa, invece, è una persona estremamente seria. Sembra un po' strano, ma penso sia dovuto al fatto che ha lavorato molti anni ad Azkaban come Guardia Umana... Infine il professore di Trasfigurazione è un uomo estremamente colto e affascinante. Si ve-ste quasi sempre con saio, mantello e sandali,

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ma per il resto quando parla sembra quasi di sentire le spiegazioni della McGranitt. Riguardo al nuovo insegnante di Babbanolo-gia, so solo che si chiama Perkins, lo vedo ogni tanto in Sala Grande ma mai per i corri-doi. Vi auguro buona fortuna per la Prova di do-mani! Ginny e io vi penseremo tutto il giorno! A presto,

Vostra Hermione

« Il nuovo insegnante di Babbanologia è un ex collega di mio padre » disse Ron in tono ri-soluto. Harry si ricordava di lui; l'aveva incontrato la mattina in cui era andato per la prima volta al Ministero, per l'Udienza che l'avrebbe espulso da Hogwarts a causa del Patronus prodotto per proteggere lui e suo cugino Dudley dall'im-provviso attacco di due Dissennatori a Little Whinging.

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Ciò che stupì Harry ancora di più della noti-zia del nuovo insegnante di Babbanologia fu la breve descrizione fatta da Hermione sul profes-sore di Trasfigurazione. Non molti maghi ve-stivano con saio e sandali, e ciò gli riportava inevitabilmente alla mente lo strano personag-gio incrociato prima al Ghirigoro e poi sul bi-nario nove e tre quarti. Possibile che non fosse lì per salutare qualcuno, ma che fosse salito sull'Espresso per Hogwarts? « Certo, però, che Hogwarts ha subito grandi cambiamenti » commentò Harry, scorrendo an-cora una volta la lettera « Rinnovare così tanti insegnanti in un anno... » « Perché, cambiare ogni volta professore di Difesa Contro le Arti Oscure era meglio? » iro-nizzò Ron, ma subito dopo tornò ad avere un'e-spressione triste sul volto. « Cosa c'è? » gli chiese d'impulso Harry, ipo-tizzando però quale fosse la causa. « Hermione ha ripreso a scrivere a entram-bi...» sospirò l'amico, fissando il pavimento « Spero non ricominci a far finta di niente come quest'estate! »

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« Vedrai che non sarà così. Questa volta sei stato tu a fare la seconda prima mossa, e lei si sentirà in dovere di dimostrarti qualcosa » Ci fu un momento di silenzio, durante il qua-le Ron non sembrò essersi risollevato. « Perché l'hai fatta tu la seconda prima mos-sa, vero? » « Certo » disse l'altro, alzando finalmente lo sguardo « Altrimenti non mi avrebbe mica per-donato! » « In tal caso » riprese Harry, mostrando a Ron il fronte della lettera « Quella freccia in basso porta a qualcosa per te » Detto questo, lesse ad alta voce le poche righe che Hermione aveva scritto sul retro della per-gamena. P.S. Ho scritto una lettera a parte per Ron, dando il compito all'allocco bianco di conse-gnarla direttamente nella sua stanza. Appena Harry ebbe finito di leggere, Ron gli strappò di mano la pergamena, la scorse con lo

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sguardo e poi salì le scale facendo un rumore tremendo, ma con espressione entusiasta. Non vide Ron fino alla mattina seguente, quando scese in cucina e lo trovò intento a con-sumare la sua solita abbondante colazione. « Non mi sono mai sentito così pronto per un esame! » lo salutò, ingoiando un morso di pane con la marmellata d'arance « Credo di avere buone possibilità di superare qualsiasi tipo di prova... Abbiamo tentato ogni tipo di esercizio in questi giorni! » Probabilmente, pensò Harry, la lettera ricevu-ta da Hermione gli aveva infuso un'insperato ottimismo. « Stai attento a non essere troppo sicuro di te» lo avvertì, sedendosi a tavola di fronte a lui e salutando Kreacher, che stava pulendo i for-nelli, con un cenno della mano « Devi imparare ad essere più realista » Ron non parve minimamente toccato da quell'osservazione, e a niente servì l'avverti-mento portato da Erroll, che atterrò in cucina con una lettera in cui la signora Weasley augu-rava buona fortuna a entrambi, dicendo a Ron

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di non presentarsi alla Tana se non avesse avu-to la certezza di essere passato. « In ogni caso ci guadagno » commentò iro-nicamente l'amico « Se entro al Corso saranno tutti felici per me, ma se non passo la Prova almeno non avrò più mia madre tra i piedi! » Harry non poté che ridere, mentre osservava Ron alzarsi e uscire dalla cucina con l'intenzio-ne di prepararsi; tuttavia si domandava come avesse potuto la signora Weasley scrivere una cosa del genere al figlio. La risposta arrivò pochi istanti dopo; Leotor-do, il piccolo gufo di Ron, planò lentamente sulla sua colazione, schioccando col becco nel-la speranza di avere qualche pezzo di pane to-stato. Harry lo accontentò, prima di prendere la pic-cola pergamena che aveva il compito di conse-gnare. All'interno, scarabocchiate velocemente, vi era scritto: Non credete ad una sola parola di quanto George ha scritto a mio nome poco fa.

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In bocca al lupo per tutto. Molly

Si chiese come aveva fatto a non capirlo subi-to. Sentendo i rumorosi passi di Ron scendere le scale, si affrettò a nascondere il piccolo foglio e a rispedire Leotordo fuori dalla finestra. Probabilmente, pensò, la paura di non poter più tornare a casa propria avrebbe spinto Ron ad impegnarsi ancora di più.

*** Quella mattina l'Atrio del Ministero sembra-va insolitamente calmo. Quando Harry e Ron sbucarono dai camini po-sti intorno alla statua centrale, pochi impiegati aspettavano di entrare negli ascensori che por-tavano ai vari Livelli, e altrettante poche perso-ne riempivano l'ampia stanza. Il Dipartimento degli Auror si trovava al Se-condo Livello, uno dei più vicini alla superfi-cie. Appena furono usciti dall'ascensore semi-

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vuoto, Harry e Ron vennero accolti da una strega molto anziana e dalla corporatura estre-mamente sottile. « Siete qui per la Prova di Ammissione? » chiese, scrutandoli attraverso gli occhiali squa-drati « Seguitemi » Imboccò il corridoio che si apriva alla loro de-stra con una velocità notevole per l'età che di-mostrava. Mentre camminava, con i due alle calcagna, Harry notò che assomigliava tremen-damente alla professoressa McGranitt; l'unica vera differenza, oltre all'abbigliamento molto più Babbano (indossava un tailleur beige), era-no i fluenti capelli argentati. « Per di qua » disse loro, quando ebbero rag-giunto circa la metà del corridoio « Il vostro Esaminatore vi sta aspettando » Harry e Ron la ringraziarono con tono incerto, e oltrepassarono la porta che la strega teneva loro aperta, sempre scrutandoli con espressione tremendamente seria. Si ritrovarono in un'ampia stanza ovale, com-pletamente spoglia e dalle mura di mattoni scu-ri. La luce proveniva da un'unica fonte posta

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all'estrema distanza del soffitto, e per questo motivo la penombra regnava ovunque. Sparsi per la stanza vi erano cinque o sei ra-gazzi, tutti in piedi con le spalle rivolte verso la porta; Harry riconobbe subito Dean Thomas, suo compagno di Dormitorio, e Ernie McMil-lan, Tassorosso suo coetaneo. Stranamente, pe-rò, nessuno dei due si voltò per salutarlo. « Il suo nome? » chiese un mago che né Har-ry né Ron avevano notato, nella semioscurità della stanza. Harry lo riconobbe come uno degli Auror che facevano da scorta a Kingsley il primo settem-bre. « Ronald Weasley » disse Ron, che era entra-to poco prima di Harry. Senza più dire una parola, l'Auror fece cenno a Harry di aspettare lì e scortò Ron nella parte destra dell'ovale, dove anche lui si dispose esat-tamente come le persone già presenti. « E lei? » domandò nuovamente, questa volta rivolto a Harry, dopo essere tornato vicino alla porta.

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Dopo avergli detto il suo nome, l’Auror lo scortò al centro della stanza; in una porzione di pavimento vi era un cerchio incantato legger-mente illuminato. A mezz’aria, si trovavano un foglio di pergamena, con scritto “Harry James Potter”, e una specie di grosso bottone verde, con incise le sue iniziali “H.J.P.”; Harry si girò per vedere se vi erano altre postazioni come la sua, ma il resto della stanza era scarno così come pareva dalla soglia. A circa tre metri di distanza, Ron osservava nella sua direzione, ma sembrava non riuscire a muoversi. Harry notò che impugnava una specie di fiore metallico nella mano sinistra. Con un cenno della mano, l’Auror fece segno a Harry di entrare dentro il cerchio. Lui eseguì. Non appena ebbe messo il primo piede nel cono di luce che portava il suo nome, la pergamena si incendiò e il bottone verde le-vitò verso la sua mano sinistra, che lo afferrò meccanicamente. Harry si sentì come risucchiato in un vortice: si trovò rigido come tutti gli altri presenti, con le

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braccia distese lungo i fianchi e il bottone ver-de saldamente impugnato. Non riuscì a capire per quanto rimase in quel-la posizione. Sapeva solo che ogni tanto vedeva qualche ragazzo o ragazza aggiungersi al grup-po dei partecipanti alla prova. Dopo quella che gli parve un’eternità, però, sentì il rimbombo improvviso di una campana; immediatamente apparve una figura slanciata e andò a posizionarsi davanti a tutti i partecipanti Pietrificati. Era vestito con un'uniforme grigio scuro che gli scendeva fino quasi alle caviglie. Con postura rigida, li osservò uno per uno, ri-volgendo a Harry uno sguardo piuttosto dub-bioso. Portava lunghi baffi neri e corti capelli a spazzola. « La Prova di oggi » iniziò, poi, con tono grave « Serve a testare non solo le vostre capa-cità magiche, ma anche le vostre qualità inte-riori » Fece una pausa. Poi ricominciò a parlare, muovendosi tra i partecipanti. « Non tutti i maghi presentano le giuste carat-teristiche per diventare Auror. La facilità di

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produzione delle Fatture purtroppo non basta; occorre avere coraggio, prontezza di spirito e, soprattutto, spirito di sacrificio » Un’altra pausa. « Queste tre qualità verranno testate oggi su ognuno di voi, in una Prova personalmente ideata da me. Una novità per questo tipo di Se-lezioni di cui mi prendo sia merito sia discredi-to » Una terza pausa. Questa volta l’Auror passò davanti a Harry; era cieco da un occhio. « Non voglio neanche immaginare le idee che vi siete fatti su questa Prova » riprese « ma suppongo che nessuno di voi sarà veramente pronto per ciò che oggi andrete ad affrontare. Dovrete scontrarvi con una delle situazioni più terribili che un Auror potrebbe mai incontrare sul suo cammino. Dovrete eliminarvi l’un l’altro » A Harry balzò il cuore in gola. Cosa intende-va con il termine “eliminare”? « Immagino che tutti vi stiate chiedendo se dovrete uccidervi » continuò l’Auror, che si trovava ormai fuori dalla visuale di Harry «

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Che cosa stupida. Vi sarà vietato l’utilizzo di qualsiasi incantesimo che comporti una ferita sanguinea, un dolore profondo o la morte dell’individuo. Pena l’esclusione dalla Selezio-ne » Ora si trovava esattamente dietro Harry. « Dovrete cercarvi, trovarvi, sfidarvi » Silenzio. « Quelli che avete tra le mani sono Oggetti estremamente personali. Dovrete proteggerli ad ogni costo. Il compito di ognuno di voi sarà quello di rubare gli Oggetti altrui e di distrug-gerli. Appena l’Oggetto di uno di voi sarà di-strutto, il proprietario verrà immediatamente portato indietro » Harry non riusciva ancora a capire. Cosa si-gnificava “portato indietro”? « I candidati presenti sono ventisei » riprese l’Auror, che riapparve nella visuale di Harry, e si dirigeva lentamente alla sua posizione di partenza « I posti ancora liberi: undici » All’improvviso Harry comprese, ma preferì non averlo fatto. Non si sarebbe mai aspettato una situazione del genere.

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« La Prova si riterrà terminata solamente quando undici di voi saranno rimasti in posses-so del proprio Oggetto. Non ci sono altre limi-tazioni temporali » Ora l’Auror si trovava di nuovo di fronte a tutti. « Sarete uno contro l’altro. Non potrete fidar-vi di nessuno, nemmeno dei vostri amici o compagni di Scuola » Fece l’ennesima pausa, scrutando ognuno di loro con sguardo torvo. « Quando la Prova sarà terminata, io, Ernest Van Pride, sarò qui ad attendervi. Buona fortu-na » Detto questo, schioccò le dita con entrambe le mani, e Harry sentì un inatteso strappo all’ombelico. In pochi secondi, si sentì cadere su un manto di foglie umide. Il sole illuminava a tratti il suo volto. Si alzò velocemente, il bottone verde saldo tra le mani, e si guardò intorno. Si trovava in un bosco dall’aspetto quasi au-tunnale, ed era solo. Girò su se stesso più volte, ma non vide anima viva; solo alberi e foglie.

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Osservò il bottone verde che gli avevano consegnato: doveva essere una Passaporta. Lo ripose con cautela all’interno del giubbotto di jeans che indossava ed estrasse la bacchetta. Se era vero ciò che aveva detto l’Auror, nelle vicinanze vi erano venticinque potenziali nemi-ci pronti almeno a Disarmarlo per potergli ru-bare il Bottone-Passaporta. Decise quindi di avanzare, la bacchetta pron-ta a colpire, verso la parte di bosco che gli sembrava più illuminata. Camminò per qualche minuto, scrutando at-tentamente ogni angolo di foresta. Dalle fronde degli alberi, ogni tanto proveniva qualche suo-no della natura: il fischio di un uccellino, lo sbattere di un paio d'ali, il ronzio di un insetto. Poi, dal nulla, un fruscio. E si fece tutto si-lenzio, un silenzio che gravava su di lui come una morsa. Si fermò di colpo, la bacchetta tesa nella di-rezione del rumore: due grandi tassi si fecero largo tra le foglie, leggermente illuminati dalla luce che penetrava tra i rami.

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Con il cuore in gola, riprese a camminare, ma cambiò direzione. Utilizzò più volte l'Incanto dei Quattro Punti, per capire in quale direzione stava procedendo. Aveva appena terminato di constatare che l'est si trovava alla sua sinistra, quando un tonfo catturò la sua attenzione. Si mise in posizione, pronto ad attaccare o a proteggersi. Gli vennero in mente le sue avven-ture all’interno della Foresta Proibita. Possibile che si trovasse all’interno del Parco di Hogwarts? Infine, eccolo. Il bagliore rosso di un incante-simo di Disarmo. « Protego! » Il Sortilegio Scudo sortì il suo effetto. In lontananza, qualcosa si mosse. « Homenum Revelio » sussurrò quasi tra sé, e immediatamente riuscì a capire che il suo ne-mico si stava nascondendo dietro un grande tronco di quercia. « Accio Passaporta » mormorò poi, nella speranza che quello fosse il modo più semplice per ottenere ciò che desiderava. Nulla si mosse.

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« Fatti vedere! » urlò, allora « So che sei na-scosto dietro la quercia! » Immediatamente un fiotto di luce apparve da dietro l’albero, seguito a ruota da chi lo aveva prodotto: era Padma Patil, la gemella Corvone-ro. Ne seguì un breve scambio di fatture, che anda-rono a scontrarsi al suolo o su qualche albero, finché Harry non si trovò faccia a faccia con la ragazza, le bacchette puntate l’uno contro l’altra. « Possiamo scontrarci finché uno di noi viene eliminato » disse, in modo concitato « o riman-dare il duello e cercare di evitarlo » « E’ proprio quello che volevo sentirti dire » commentò Padma, abbassando la bacchetta « Nessuno di noi due vuole uscire dal gioco dopo appena dieci minuti » Detto questo, si voltò e fece qualche passo nella direzione opposta a quella di Harry. Poi si voltò velocemente. « Stupeficium! »

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Prontamente Harry alzò la bacchetta e respin-se lo Schiantesimo con tanta forza da farlo tor-nare indietro. Padma lo schivò, ma perse l’equilibrio, ve-nendo colpita improvvisamente da un terzo in-cantesimo proveniente dalla sua sinistra. Harry rimase basito. Dopo pochi istanti vide una sagoma apparire dal nulla; questa volta, pe-rò, si trattava certamente di un ragazzo. « Una in meno » disse la voce di Cormac McLaggen, mentre si accucciava vicino a Pad-ma per prendere la sua Passaporta « Vuoi esse-re il prossimo, Potter? » Harry rifletté un attimo: come aveva fatto McLaggen ad avvicinarsi senza essere visto? Poi capì ed agì, sperando che il tutto funzionas-se. « Vedo che non sei stupido, Potter! » com-mentò infine il ragazzo, non appena si fu allon-tanato dal corpo Pietrificato di Padma Patil do-po averle distrutto l’Oggetto-Passaporta « Ti sei Disilluso! Vediamo dove puoi essere fini-to… »

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Harry sperò che non usasse l’Incantesimo Rintraccia-Persone, e decise di allontanarsi nel-la direzione da cui McLaggen era arrivato. Dopo circa un minuto, quando si fu allontanato abbastanza, lo sentì parlare di nuovo. « Vorrà dire che rinvieremo il nostro duello, Potter! » Qualunque altra cosa avesse detto, però, Har-ry non la sentì. Davanti a sé vi era un piccolo lago. Non era ghiacciato, ma lo riconobbe all’istante. Pochi mesi prima vi aveva trovato la Spada di Godric Grifondoro. Si trovava nella Foresta di Dean. All’improvviso tornò con la mente ai ricordi che aveva di quel luogo. Rivide il punto preciso in cui Ron aveva distrutto il medaglione di Serpeverde, la Cerva che lo aveva condotto fi-no a lì, e quasi senza accorgersene si ritrovò là dove lui e Hermione avevano piantato la tenda in cui dormivano. Ma, al posto della tenda, c'erano le sagome di due persone.

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Erano ferme, sembravano in attesa; non si chiese neanche se riuscissero a vederlo, alzò la bacchetta e attaccò, così come fecero loro due. Cercò di avvicinarsi di più per capire chi fos-sero, ma in quella parte della Foresta la luce scarseggiava. Cercò di farsi valere, ma sembravano entrambi abbastanza bravi con le bacchette. Lanciò nu-merosi Schiantesimi, ma nessuno andò a buon fine. Ad un certo punto, venne colpito al volto da una fattura che sembrò lasciarlo indenne; pochi secondi dopo, però, sentì gli occhi bruciargli come non mai. Si portò una mano sull’occhio destro; avrebbe voluto curarsi con la bacchetta, ma preferì continuare ad attaccare i due scono-sciuti e soprattutto a difendersi! Dopo qualche secondo, però, una luce bianca proveniente dalle sue spalle lo superò e colpì uno dei suoi avversari. Harry ebbe appena il tempo per puntarsi la bacchetta al volto e bisbigliare “Finitus” che scorse due persone alle sue spalle. Si voltò all’istante e ne colpì una con uno Schiantesimo.

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Questa cadde rovinosamente all’indietro e non si mosse più. La seconda, invece, si portò fino al livello di Harry, che poté vederla in faccia: era Katie Bell, l’ex Cacciatrice di Grifondoro. Con un rapido gesto d’intesa, entrambi iniziarono a sferrare incantesimi verso i due sconosciuti. « Confundus! » gridò ad un certo punto Ka-tie, avvicinandosi pericolosamente al punto in cui si trovava uno dei due; Harry, nel frattem-po, cercava di difendere entrambi dall’attacco del secondo nemico. Poi si diedero il cambio. Harry Disarmò velo-cemente il personaggio Confuso e gli sottrasse l’Oggetto-Passaporta, abilmente nascosto nella tasca posteriore dei jeans. Quando si rialzò, notò che il secondo nemico era scappato. « Terribile questa prova » commentò Katie, con il fiatone. « Quasi da veri Auror » le fece eco Harry, os-servando il quadrifoglio di bronzo che aveva sfilato dai pantaloni del nemico « Ora vediamo chi è! »

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Entrambi si avvicinarono al volto del ragazzo Confuso, le punte delle bacchette accese. Era Seamus Finnigan, con un braccio gonfio e la mano destra leggermente ustionata. « Avete vinto » disse, con voce annacquata dall’incantesimo appena subito « Quella codar-da mi ha mollato » Emanò un leggero risolino stridulo. « Ci dispiace, Seamus » commentò amara-mente Katie « Ma qui è così che si gioca » Lui fece un leggero cenno con la testa. Poi Harry mostrò a Katie la Passaporta, la gettò tra le foglie e la fece esplodere. All’istante, Seamus scomparve alla vista. « Sono felice di rivederti, Katie » disse allora, Harry, che ancora fissava il punto in cui fino a un attimo prima Seamus era sdraiato. « Anche io » sorrise lei « Ora, però, è meglio se ci… » Non ebbe nemmeno il tempo di finire la frase, perché il fruscio di numerose foglie che veni-vano spostate li costrinse ad alzare nuovamente le bacchette.

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Dopo pochi secondi, Harry li trovò. Quattro profili neri si stagliavano contro la luce della mattina sullo sfondo. Probabilmente erano stati attirati dalle punte luminose delle bacchette, che ancora risplendevano nella semioscurità. « Meglio dileguarsi » sussurrò Katie, deglu-tendo rumorosamente « Non ce la faremo mai contro tutti e quattro » Così, senza più neanche guardarsi negli oc-chi, entrambi iniziarono a correre in direzioni diverse. Harry decise di tornare per la strada da cui era venuto, in modo da cercare di ritrova-re punti di riferimento conosciuti. Non aveva percorso molta strada, però, che inciampò in qualcosa di estremamente morbi-do. Si guardò indietro e notò che la persona da lui Schiantata prima dell’arrivo di Katie giaces-se ancora svenuta tra le foglie. Pensò per un istante a cosa fare; quando sentì dei passi correre verso di lui, però, si trascinò fino ad un albero non molto lontano, vi si ac-covacciò dietro e si Disilluse nuovamente.

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I suoi inseguitori non ci impiegarono molto a notare il corpo Schiantato. Da dietro l’albero, Harry li sentì bisbigliare tra loro. « Avrà ancora il suo oggetto? » chiese una voce profonda ma femminile. « Cerchiamolo, per sicurezza » disse, allora, la seconda persona, con un timbro più acuto della prima. Harry si sporse leggermente da dietro il tron-co per cercare di capire chi aveva di fronte. Erano due ragazze, una molto alta e robusta, la seconda abbastanza bassa e magra come un chiodo. Fu la prima a trovare l'Oggetto della persona Schiantata e a distruggerla, producen-do un piccolo rumore metallico. Come era stato per Seamus, anche quest’ultimo sconfitto scomparve nel nulla all’istante. Per un momento Harry fu colpito da un dub-bio atroce. E se fosse stato Ron? Cercò di non pensarci; in tal caso, sarebbe stato lui la causa della sua eliminazione. Poi la ragazza più bassa scrutò intorno a sé e mormorò "Homenum Revelio".

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A quelle due parole, Harry si alzò di scatto e corse più veloce che poteva, lanciando dietro di sé una nube di fumo nero per depistare le due inseguitrici. Corse a lungo, non si rese conto per to, cambiando continuamente direzione e lan-ciando spesso Fatture Fumogene alle sue spal-le, nel tentativo di far perdere le sue tracce il prima possibile. Ad un certo punto notò che riusciva a vedersi i piedi, così si fermò e si nascose tra le fronde di un cespuglio lì vicino, la bacchetta alzata, le orecchie pronte a captare qualsiasi suono. Per parecchi minuti non accadde nulla; poi, poco lontano, apparve l’ennesima sagoma, par-zialmente illuminata dalla luce del sole che fil-trava attraverso i rami. Era un Folletto. Sperando di non commettere passi falsi, Harry sbucò fuori dal suo nascondiglio. « Petrificus Totalus! » L'ignara creatura venne colpita istantaneamente e cadde a terra producendo un leggero tonfo. Respirando profondamente, Harry cercò di avvicinarglisi, ma non aveva ancora compiuto

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il terzo passo, quando provò un profondo dolo-re alla schiena e cadde a terra, il volto comple-tamente immerso nelle foglie umide del sotto-bosco. Qualcuno gli aveva ricambiato il favore.