Capitolo 11 - HP8

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CAPITOLO TROVA TU IL TITOLO ALL’° CAPITOLO! Appena terminata la lettura vai nel forum e posta la tua idea sul titolo adatto a questo capitolo, il titolo più gradito sarà usato per la pubblicazione ufficiale! Harry aprì lentamente gli occhi abbagliato dal sole che entrava prepotentemente dentro la stanza. Sentendo l’odore delle lenzuola pulite del suo letto - il suo letto di Hogwarts - provò quella sensazione di benessere che solo la scuola, che era la sua prima e vera casa, gli poteva dare. Già la sera prima, mentre si dirigeva nella sua stanza, era stato avvolto da quel sentimento, caldo e confortevole come uno dei maglioni della signora Weasley. Le disavventure del viaggio, e tutti gli accadimenti che lo avevano visto all’opera la sera precedente, lo avevano a dir poco scombussolato, ma a fine serata, nonostante la necessi - tà impellente di confidarsi con Hermione, era stato conten- to di poter finalmente riposare serenamente nel suo letto a baldacchino. Aprendo la porta del dormitorio era stato scosso da un’emozione forte, davvero aveva sentito di essere ritornato

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tRoVa tu il titolo all’��° Capitolo! appena terminata la lettura vai nel forum e posta la tua

idea sul titolo adatto a questo capitolo, il titolo più gradito sarà usato per la pubblicazione ufficiale!

Harry aprì lentamente gli occhi abbagliato dal sole che entrava prepotentemente dentro la stanza. Sentendo l’odore delle lenzuola pulite del suo letto - il suo letto di Hogwarts - provò quella sensazione di benessere che solo la scuola, che era la sua prima e vera casa, gli poteva dare.

Già la sera prima, mentre si dirigeva nella sua stanza, era stato avvolto da quel sentimento, caldo e confortevole come uno dei maglioni della signora Weasley.

Le disavventure del viaggio, e tutti gli accadimenti che lo avevano visto all’opera la sera precedente, lo avevano a dir poco scombussolato, ma a fine serata, nonostante la necessi-tà impellente di confidarsi con Hermione, era stato conten-to di poter finalmente riposare serenamente nel suo letto a baldacchino.

Aprendo la porta del dormitorio era stato scosso da un’emozione forte, davvero aveva sentito di essere ritornato

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alla sua cara Hogwarts, splendida come prima dell’ultimo, tragico combattimento.

Si era reso conto, però, che quello sarebbe stato l’ultimo anno che avrebbe passato lì, e questa volta ne era sicuro. Da lì a qualche semestre Hogwarts non sarebbe stata più il suo posto. Ma si sa, tutti hanno bisogno di un luogo sicuro in cui tornare, e lui non faceva certo eccezione. Sarebbe riuscito a trovare un altro letto in cui svegliarsi e provare quella sen-sazione di pace?

I letti a baldacchino - che ora erano sei - le tende scarlatte e i bauli già sistemati ai loro posti, che meraviglia!

Sebbene Harry desiderasse riposare, non aveva potuto fare a meno di restare sveglio con Ron, Dean, Seamus e Ne-ville fino a tarda notte. Avevano molte cose da raccontarsi, ed evitando accuratamente qualsiasi argomento che ripor-tasse alla battaglia di Hogwarts, avevano riso insieme anche delle cose più insignificanti, contenti di trovarsi nuovamente insieme. Quando Neville aveva mostrato il suo baule traboc-cante di piume Auto-correggenti e a Risposta-pronta, Ron e Harry erano caduti dal letto tenendosi la pancia.

«Andiamo Neville, non penserai mica di usarle durante i M.A.G.O, vero? Non lo sai che non è possibile?», aveva detto Dean ridacchiando, mentre uno scoraggiato Neville ri-poneva le piume dentro il baule.

Quando si erano resi conto che era ormai passata l’una, si decisero ad andare a dormire, «Altrimenti» aveva sentenzia-to Ron «domattina non basteranno nemmeno dieci Strillet-tere della mamma a svegliarci!».

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Poco dopo che ognuno si era coricato nel proprio letto, la porta del dormitorio si era aperta ed Harry aveva visto entrare il loro nuovo compagno di stanza: Bryan Hyde. Fi-nalmente, in qualche modo, la Signora Grassa lo aveva fatto entrare...

Bryan!Si ridestò dai ricordi della sera prima e istintivamente ta-

stò sotto al suo cuscino, verificando che le bacchette fossero ancora al loro posto.

Sì tirò a sedere, cercando il nuovo compagno di stanza. Il suo letto era vuoto, le coperte erano già riassettate e il cusci-no ben sprimacciato al suo posto: lui era già sceso.

Meglio così si disse.C’era una sottile linea di eventi che, per quanto potevano

essere spiegati in molti altri modi, lo portavano a dubitare di lui. Il giorno del suo compleanno, a Godric’s Hollow, era sempre più sicuro che fosse proprio Hyde a guardarlo con aria beffarda appoggiato al monumento dei suoi genitori. Certo, poteva benissimo essere stato qualcuno che gli asso-migliasse particolarmente, ma riteneva che questa fosse una possibilità remota. Ma la vera domanda era: perché? Perché era là in quel momento?

Se era là per lui, e questo sembrava abbastanza ovvio, non riusciva a capire il suo comportamento. Se avesse solo volu-to conoscerlo si sarebbe fatto vicino in quell’occasione o più tardi. Ma se non voleva conoscerlo, allora voleva dire che lo stava spiando, ma allora perché si era fatto vedere?

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Quello che lo preoccupava era che la Bacchetta era l’unico obbiettivo per cui qualcuno avesse motivo di seguire le sue mosse. In effetti, ad occhi esterni, il suo viaggio a Godric’s Hollow, da solo, di mattina presto, poteva sembrare un mo-mento utile a nascondere la Bacchetta. E poi il luogo stesso aveva una sua valenza simbolica e quindi poteva sembrare un possibile nascondiglio.

Chissà, forse dopo che aveva lasciato il cimitero qualcuno aveva ispezionato la tomba di Ignotus Peverell o quella dei suoi stessi genitori, per accertarsi che la Stecca della Morte non fosse effettivamente lì. La sera prima, mentre era uscito nel parco, effettivamente intenzionato a nasconderla, Ron aveva giurato che Bryan non era in Sala Grande. Solo una coincidenza? Oppure no? Se le sue congetture catturavano anche solo una briciola di verità, stava condividendo la stan-za con un suo potenziale nemico.

Ma il comportamento del ragazzo era ambiguo, non era coerente con quella sua spiegazione.

Sospirò e guardò Snitch. Affianco al suo letto, come da istruzioni di Ginny, aveva sistemato un piccolo cestino che fungeva da giaciglio per la piccola Puffola che, ora, era un’uniforme palla di pelo giallo, addormentata in un sonno profondo.

Dall’altro lato, naturalmente anche Ron stava ancora dor-mendo sul bordo del materasso, con un braccio a penzoloni sul fianco del letto e la faccia schiacciata contro il cuscino in una posa innaturale. È da anni che mi chiedo come faccia a dormire così… pensò Harry.

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Poi prese la sua bacchetta e, puntandola sul cuscino del-l’amico, disse «Wingardium leviosa», sollevandogli il cusci-no, poi lo strattonò via di colpo facendo rimbalzare la testa di Ron pesantemente sul materasso.

Ron si svegliò di soprassalto imprecando: «Per i calzini puzzolenti di Merlino!!! Ma che cavolo…??».

Si guardò intorno ancora stordito dal sonno poi, vedendo Harry, disse a bocca impastata «Te l’ho già detto quanto ti detesto, Harry?».

«No, oggi è la prima volta» rispose lui con un enorme faccia di bronzo. «Svegliati, non vorrai ritardare già il primo giorno?».

Ron si rigirò e si tirò le coperte sulla testa.«Rischiamo di saltare la colazione!» incalzò.Quell’argomento doveva esser stato più convincente, Ron

uscì dal suo nido.«Comunque ti detesto».Poi come se un bolide lo avesse preso in pieno spalancò

gli occhi rivolto al letto di Bryan: si era ricordato di lui.«Penso sia già sceso... » spiegò Harry.«Odio pensare che dovemmo svegliarci ogni giorno guar-

dando la sua faccia!» mugugnò Ron e prese ad estrarre i vestiti dal baule, sbadigliando sonoramente.

Quando scesero, la Sala Grande era già gremita. La prima cosa che risultò subito chiara era che, oltre agli studenti di Hogwarts, nei tavoli delle quattro case si era aggiunta tutta la truppa americana.

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«Oh miseriaccia... siamo stati invasi dagli yankee!» bor-bottò Ron storcendo platealmente il naso mentre fissava il tavolo di Grifondoro affollato dagli americani finiti lì dopo lo smistamento.

Comunque c’era sempre posto per tutti! Harry sospettò che, per quanta gente fosse entrata in quel salone, nessuno sarebbe mai rimasto in piedi: aveva come l’impressione che ci fossero più posti del solito! Poi si ricordò della magia di Hogwarts e, pensando a cosa avrebbe detto Hermione, sor-rise: “Oh, Harry …ma sono davvero l’unica ad aver letto Storia di Hogwarts?!”.

Gli americani si riconoscevano da lontano, in ogni tavola-ta erano facilmente individuabili, seduti tutti vicini. L’appar-tenenza ad una casa comune stava già smussando le tensio-ni, e, qua e là, i ragazzi più socievoli stavano già cercando di coinvolgere gli stranieri nel loro mondo, indicando le gran-di clessidre, il soffitto, oppure qualche altra meraviglia di quel luogo, probabilmente spiegando le straordinarietà della Sala Grande e del castello. Ribellandosi alla costruzione del quinto dormitorio, Hogwarts, aveva costretto i ragazzi ad integrarsi; e questo avrebbe sicuramente contribuito a far fi-lare liscio l’anno.

Mentre i due amici avanzavano lungo il tavolo del Gri-fondoro, Harry scorse fra gli americani il viso di Bryan. Il ragazzo biondo incrociò il suo guardò per poi girarsi rapida-mente verso i suoi compagni a chiacchierare. Per loro sareb-be stato più difficile raggiungere gli obiettivi della preside penso fra se.

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Camminarono in mezzo ai ragazzi che andavano e veni-vano, raggiungendo le ragazze.

«Ben svegliati!» disse Ginny.«Grazie» rispose Harry sedendole accanto e cingendola a

sé con un braccio.In quel momento la professoressa Sinistra li raggiunse,

in mano portava un disordinato groviglio di foglietti. Aveva un’aria stralunata, i capelli in disordine e aveva perso il sui solito sguardo svagato; in poche parole sembrava una pazza!

«Accidenti ragazzi,» esordì,alzando i grandi occhi azzurri al cielo, «sto facendo una confusione con tutti questi orari. Studenti nuovi, studenti vecchi, studenti che ripetono l’an-no e americani. C’è da strapparsi i capelli!! Le stelle sono più rassicuranti, prevedibili. Con un po’ di studio sai sempre dove trovarle!».

Poi, evidentemente esasperata, lanciò in aria tutto quello che aveva in mano e pronunciò: «Ordinem!». Istantanea-mente i foglietti iniziarono a ricadere in un ordinata pila sul tavolo. «Così va meglio».

E, sistematosi i lunghi capelli castani dietro le orecchie, ini-ziò la distribuzione: «Granger: Trasfigurazioni, Pozioni, Di-fesa Conto le Arti Oscure, Incantesimi, Erbologia, Aritman-zia e Antiche Rune. Ah... che le stelle ti diano la forza!». Poi continuò, «Potter e Weasley, Ron Weasley» precisò, «Trasfi-gurazioni, Pozioni, Difesa Conto le Arti Oscure, Incantesimi, Erbologia e naturalmente come indicato dalla nostra preside su nuove disposizioni del ministero lei signor Potter dovrà frequentare Astronomia cosa che detto fra noi mi rende un

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tantino contenta» disse la Professoressa Sinistra «Bene, con voi ho finito, posso continuare: Paciock: Erbologia, ...».

La professoressa continuò a elencare le materie degli altri compagni proseguendo lungo il tavolo.

«Come Astronomia? Perché devi frequentarla solo tu?» Chiese Ron ad Harry quasi offeso di non frequentare anche lui la materia.

Hermione, stupita da tale affermazione, per poco non si affogava con il bicchiere d’acqua che stava bevendo mentre Harry, dopo averle dato due buffetti sulla schiena, ed essersi ripreso da un attacco di riso, si accinse a spiegare «è stata una idea di Kingsley per facilitare le mie eventuali uscite notturne o occasionali missioni, ma se vuoi fare una lezione in più parlerò con Kingsley... ».

Ron ci penso su e poi, ricordandosi il motivo per cui aves-se rinunciato alla materia, cioè le lunghe sedute notturne, disse «No grazie, passo».

«Mi sembrava… avevo quasi paura di aver sbagliato pia-neta» disse a quel punto Hermione senza rivolgersi a nessu-no in particolare.

Se Ron l’aveva sentita non lo diede a vedere, iniziò a ser-virsi con due fette di tutte le torte presenti sul tavolo, ben at-tento a non farsene sfuggire nessuna. Il suo piatto sembrava una piccola piramide egizia appiccicaticcia.

«Alla prima ora abbiamo Erbologia con la Sprite» lesse Hermione a voce alta «Oh, e subito dopo la prima lezione di Difesa Contro le Arti Oscure con Willis».

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«Lo fapevo, maffagna» bofonchiò Ron, come sempre a bocca piena.

«Pensavo che Willis fosse un tuo idolo, non dovresti esse-re contento di conoscerlo?» chiese Ginny.

«Certo, ad una partita di Quidditch, fuori da uno stadio, mi andrebbe bene un posto qualsiasi ma non un aula di scuola! Sono sicuro che per stasera lo odierò più di Gorgorovich… e dire che per lui la Pluffa era un oggetto non identificato!» rispo-se dopo aver definitivamente mandato giù l’enorme boccone.

Gli altri risero divertiti, Ron non si smentiva mai.Ormai erano quasi alla fine della coalzione, quando Her-

mione, dopo aver letto come al solito la Gazzetta del Pro-feta, si apprestava ad alzarsi per adempire ai suoi doveri, quando senti i discorsi di un gruppo di ragazze americane che le stavano passando a fianco.

«Ma hai letto l’articolo su questo giornale?» disse una ra-gazza slanciata e magra. Era come tutte le ragazze americane, con un aria imbronciata e lo sguardo di chi la sa lunga, due enormi occhi azzurri incorniciati da una folta chioma bionda legata e divisa in due trecce che la facevano sembrare una sba-razzina; la sua bocca leggermente sottile ma con due labbra molto rosse che le davano un aria da Barbie poco cresciuta.

«No Hawaii, di che giornale parli?» rispose una delle altre ragazze che componeva il gruppo. Erano tutte biondissime come quella con le trecce.

«Di questo!», e così dicendo le mostrò una rivista che aveva in mano, «è Il Settimanale delle Streghe. Sai e il più glamour che questi provinciali hanno».

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«E cosa dice il giornale?».Hawaii rispose: «Ooh, niente. Parla solo di un docente di

questa scuola di zotici; a quanto pare era un poco di buono».A quel punto la curiosità prevalse su l’irritazione che Her-

mione provò nei confronti di quelle americane, “Certe vol-te Ron ha proprio ragione” pensò mentre si avvicinava al gruppetto. Poi con fare quasi cerimonioso, le fermò e chiese «Scusate ma questa zotica provinciale vi vorrebbe chiedere se le potreste prestare quel giornale».

Le ragazze sulle prime sembrarono molto irritate dalla presa in giro, ma quando stavano per ribattere notarono la spilla scintillante da Caposcuola sulla divisa di Hermione, quindi, facendo buon viso a cattivo gioco, risposero anche loro tramite la ragazza con le trecce che sembrava la capo cheerleader in tono cerimonioso che sapeva di presa per i fondelli, «Oh!! Sì certamente, nessun problema, tanto non vale neanche la carta con cui e scritto». Così dicendo, la ra-gazza con le trecce glielo porse accennando anche un inchi-no, facendo aumentare l’irritazione di Hermione che, pren-dendo il giornale, sputò uno sgarbato grazie per poi girarle le spalle e ritornare verso il suo posto.

Quando si sedette, Ron, vedendola cosi infuriata, le chiese cosa le era capitato. E questo fu l’errore peggiore che potesse fare visto che lei lo investì con una serie di affermazioni di quelle che nemmeno Ron stesso avrebbe saputo tirar fuori.

Alla fine intervenne Harry «Calmati Hermione qui nes-suno c’è l’ha con te. Ron ti ha solo chiesto cosa avevi... sei atterrata su quel tavolo come un gufo inferocito!» A quel

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punto Hermione, che ormai aveva sbollito con Ron, fece un profondo respiro e racconto cosa le fosse appena accaduto.

«Vedi che avevo ragione io! Puah, le americane! Solo perché sono così carine si credono chissà chi!» sbottò Ron, ammiccando in direzione dell’amico. Hermione gli lanciò un occhiataccia e lui si affrettò ad aggiungere «Stupide bion-dine, senza cervello... » salvandosi con queste ultime parole da un’ennesima sfuriata della ragazza.

«Bene, vediamo questo articolo che le ha agitate tanto!» disse Harry.

Hermione, accondiscendendo quanto espresso da Har-ry, aprì il giornale mettendolo in mezzo. Già leggendo le prime righe, fu come se fossero stati colpiti da una serie di Stupeficium.

Rita SkeeteR aggRedita ad HogwaRtS nell’imminenza dell’uScita del Suo nuovo libRo.

Ieri pomeriggio (1° settembre) una strana vicenda ha visto coinvolta la nota giornalista Rita Skeeter. L’ intrepida reporter è stata brutalmente aggredita da due non meglio identificati individui di cui non possiamo citare i nomi ma che chiameremo A.M. e R.B. (sigle che, ad esempio, potrebbe stare per Augustus Merlin e Regis Bloodhound) spacciatisi per Auror durante una delle sue ricerche per scoprire cosa bolle nel pentolone di Hogwarts. In esclusiva al nostro giornale, la Skee-ter, ha accettato di darci la sua versione.

Carissima Rita, vuoi raccontarci come si sono svol-ti i fatti?

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“Quei due bestioni mi hanno inseguita senza rite-gno ridendo spregevolmente di me, una povera donna indifesa fra le grinfie di due mostri. Io non mi sono persa d’animo ma, dopo una rocambolesca fuga, sono purtroppo finita malamente per colpa di quel mezzo gigante del guardiacaccia, che mi ha ostacolata ponen-domi innanzi dei brutti mostri enormi e artigliati , che, subito, mi hanno aggredito e, se non fosse stata per la mia bravura come fattucchiera, sarei morta. Avete capito bene sarei morta!

Dicevo, dopo la rocambolesca fuga, nella quale mi sono difesa con unghie, denti e pennini, quando ormai non avevo più speranze, mi sono fermata e, forte della mia penna e del mio taccuino, li ho minacciati di rovi-narli se mi avessero toccato, ma i due mostri dicendo-mi che erano Auror - cosa che io dubito grandemente visto che non mi hanno mostrato alcun distintivo - mi hanno strattonato malamente per poi sbattermi fuori della scuola, senza rispettare i mie diritti di giornalista e reporter della verità.

Tutto questo mi pone una serie inquietante di do-mande cosa facevano, se era vero, due Auror ad Ho-gwarts? Cosa combina il ministero? C’entra l’indagi-ne su Piton? Il ministero sta nascondendo troppe cose, cosa c’entrano gli americani? Io, statene sicuri miei assidui lettori, lo scoprirò, a costo di dover scrivere un nuovo libro”.

Queste sono le inquietanti rivelazioni della giorna-lista d’inchiesta per antonomasia.

Le domande che si pone la nostra beneamata Rita Skeeter, sono alimentate da strani fatti, infatti, come già anticipato da lei stessa, pare che presso il Ministe-ro della Magia, si stiano raccogliendo documentazio-ni e testimonianze atte a stabilire chi fosse veramente

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il prof. Severus Piton, defunto, nel corso della ormai leggendaria battaglia di Hogwarts, sembra, per mano di Colui-Che-Non-Deve-essere-Nominato.

Ma allora è per questo che la giornalista è stata ag-gredita? Chiediamolo a lei stessa.

“Ma mi sembra chiaro, no? è ormai prossima la pubblicazione del mio ultimo sforzo editoriale ed è palese che qualcuno cerchi di tapparmi la bocca! I po-teri forti non vogliono che ciò che ho scoperto venga messo a disposizione dell’opinione pubblica perché sanno quanto credito io abbia nei confronti dei miei af-fezionati lettori. Ma io non ci sto! Ed è per questo che voglio già da subito, prima che mi accada qualcosa di peggio, pubblicare su questo giornale che mi ospita (Settimanale delle Streghe N.d.R.), che oramai è uno degli ultimi giornali liberi in circolazione, un piccolo estratto del mio lavoro”.

Ed è con grandissima gioia, cari ed assidui lettori, che, solo per voi in esclusiva, ci presentiamo un primo estratto dal nuovo futuro bestseller dell’accattivante e biondissima Rita Skeeter: “Severus Piton: Santo o Canaglia?”. La celebre giornalista e la sua penna stre-gata si sono subite rimesse a lavoro dopo l’enorme successo e prestigio conseguito con il romanzo “Vita e menzogne di Albus Silente”, libro che ha provocato sconcerto e scalpore in tutto il mondo magico. Quali segreti oscuri, scheletri nell’armadio o sorelle magonò (vedi biografia Silente) sarà riuscita a scovare questa volta l’infallibile Rita? Ebbene lei stessa ci ha rivela-to che si è completamente immersa nella vita dell’ex professore e preside della scuola di magia e stregone-ria di Hogwarts per quasi 5 mesi, con l’intenzione di far luce su questo controverso personaggio.

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“Piton: Santo o canaglia?” di Rita SkeeteR

PrefazioneSe vi dicessi che sul suo naso si potrebbe applicare

il teorema di Pitagora, che il suo peggior nemico è lo shampoo, e che ha tatuato sul braccio sinistro il mar-chio nero, ma che nonostante ciò Albus Silente non ha mai voluto mettere in discussione la sua lealtà, riusci-reste a capire di chi sto parlando? Be’, se dopo tutti questi indizi non si è, all’istante, creata nella vostra mente l’immagine di Severus Piton, dovreste fare una visitina al San Mungo, gente!

Ebbene sì, cari lettori, io, Rita Skeeter, armata sol-tanto della mia penna, della mia determinazione fuori dal comune e della mia curiosità morbosa, ho voluto fare un immenso favore alla comunità magica scri-vendo questo libro. In questo nuovo nuova biografia, infatti, potrete trovare tutte le risposte alle domande che da tempo vi perseguitano. Ma non pensiate che, finito di leggere, resterete indifferenti: Severus Piton ha molti segreti, tanti che non si potrebbero nascon-dere tutti neanche nel suo immenso naso, e non sono tutti segreti innocenti! Ricavare le informazioni qui contenute è stato, lo ammetto, per me estremamente arduo. Piton, infatti, non era certo quello che si dice “un simpaticone”, e per questo non ha molti amici che possano ricordare la sua vita.

Le testimonianze della sua infanzia mi sono per lo più state confidate da Barny Boozle, ex addetto alla manutenzione magica ormai in pensione, attualmen-te ancora residente in Spinner’s end, quartiere in cui abitava una volta il nostro già citato uomo dal profilo

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asimmetrico. Per quanto riguarda gli anni trascor-si a scuola, diciamo che molti di coloro che hanno conosciuto Piton durante i sette anni a Hogwarts, o sono stati rinchiusi ad Azkaban con l’accusa di essere “Mangiamorte”, oppure sono ragazzi che lo ricor-dano principalmente come un “tipo bizzarro” o, per citare le parole di Arthur Snogdrow, “Un pazzo che aveva più forfora che capelli!”

Per ciò che concerne la sua relazione con il potere oscuro, il professor Severus Piton, secondo informa-zioni raccolte da fonti ineccepibili (com’è mia con-suetudine), è stato uno dei primi Maghi Oscuri che giurarono fedeltà a Lord Voldemort (ormai possiamo nominarlo senza paura), noti, appunto, al mondo ma-gico come Mangiamorte, per quanto, almeno secondo testimonianze raccolte da varie fonti (non ultime, le stesse dichiarazioni rese dall’Eroe di Hogwarts, il sig. Harry Potter) sui “giuramenti di fedeltà” di Piton, ci sarebbe molto da discutere.

Infatti, sono talmente tante e contrastanti le testi-monianze relative al doppio gioco di Piton effettuato alternativamente in favore dell’una o dell’altra fazio-ne, che, suppongo, avesse quantomeno bisogno di una “ricordella” per rammentarsi per chi stesse effettiva-mente lavorando in ogni momento della sua ambigua carriera!

Suscita inoltre perplessità, l’accanimento dimo-strato proprio dal Sig. Harry Potter (che più di ogni altro ha subito continue angherie nel corso della sua carriera scolastica), nei confronti del prof. Severus Piton.

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In proposito, il libro che vi sto presentando con questa breve recensione, proseguendo, secondo il mio stile, nell’accanita ricerca della verità - per quanto spiacevole questa possa sembrare - indagherà su pos-sibili ambigui sviluppi nella vicenda, scavando nella vita del giovane Piton.

La mia sorprendente abilità nello scovare le fon-ti più improbabili, mi ha infatti permesso di ottenere dichiarazioni dalla Sig.ra Petunia Evans in Dursley (sorella della madre del sig. Harry Potter). Seguendo tale fonte, ci sarebbe stata una relazione tra “quel-l’orribile ragazzo” (così viene definito da lei il Prof. Severus Piton) e sua sorella Lily Evans.

Ciò ci porta a formulare, ed a raccogliere di con-seguenza le relative prove, delle ipotetiche spiegazioni del diverso atteggiamento del sig. Harry Potter verso il prima tanto odiato e detestato, e poi difeso strenua-mente, professor Severus Piton.

In fondo, come recita un vecchio proverbio latino di origini babbane:

“Mater semper certa est, pater nunquam” (la ma-dre è sempre sicura, il padre, invece no).

Queste sono solo poche righe dello stuzzicante libro della Skeeter, ma chi ha avuto la grandissima fortuna di leggerlo in anteprima, ci assicura che il resto supera di gran lunga le aspettative del lettore! Per questo, se non volete che il giornalismo libero sia imbavagliato, assicuratevi sin d’ora la vostra personale copia di “Pi-ton: Santo o Canaglia?”, compilando il tagliando di prenotazione a pag 12 e inviandolo via gufo al Ghiri-goro, Diagon Alley, Londra.

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«Questa la sigillo a vita in un barattolo, se mi capita a tiro!» esclamò Hermione a denti stretti, osservando Harry, che non riusciva proferire parola, sopraffatto come era dalla rabbia. «Dopo la Battaglia di Hogwarts, persino La Gazzetta del Profeta non la stava più a sentire! E invece lei ha scritto un’altra schifezza di libro!».

«Sarà vero che è stata aggredita?» chiese Ron.«Ma Ron!» lo riprese Ginny «Ti sembra che gli Auror va-

dano in giro a aggredire le vecchiette? E poi ha citato anche Hagrid ...».

«Quello che è sicuro è che ha sfruttato la vicenda per farsi un’immensa pubblicità!» concluse Hermione. «E tu, Harry, cosa ne pensi?».

Harry la guardò, poi, quasi sconsolato scuotendo la testa, affermò «Cosa vuoi che pensi? Piton non ha nessuno che lo difenda, è normale che prima o poi sarebbe uscito qualcu-no che avrebbe approfittato dell’occasione e, detto tra noi, chi è più qualificata di quello scarafaggio della Skeeter, per farlo?» mentre diceva questo, il ragazzo si guardava intor-no quasi che la soluzione si trovasse tra tra le stoviglie sul tavolo.

In realtà non gli importava un fico secco della Skeeter. Quello che gli stava a cuore era Piton. Solo la sera prima aveva scoperto che non c’era il suo ritratto e, ora, un libro gettava ulteriore fango su di lui.

Allora, si rese conto che non aveva ancora avuto modo di raccontare agli amici, ciò che gli era successo la sera pre-

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cedente. Disse loro di come avesse cercato di nascondere la bacchetta e di come il professor Uglick lo avesse fermato.

«Ma Harry,» disse Hermione, «sei stato un pazzo ad agi-re così. Avremmo dovuto preparare un piano, considerare le varia possibilità... E poi come avresti fatto ad aprire la tomba?».

Hermione aveva perfettamente ragione, dopotutto era lei la parte razionale del gruppo.

«Hai ragione, ma mi era sembrata una buona occasione...».

«La prossima volta dovremmo studiare un piano più pre-ciso!» concluse Hermione.

Poi, Harry, racconto dell’assenza del quadro di Piton dal-l’ufficio della preside.

«Caspita!», esclamò Ron.«Ma allora la Sketeer avrà vita facile!» esclamò

Hermione.Harry sapeva che doveva fare qualcosa per risolvere la

faccenda, ma non credeva di dover fare così in fretta. Se la Skeeter riusciva a farsi ulteriore pubblicità nessuno poteva fermarla!! Doveva trovare una soluzione!

Poi Ron, cercando di rissollevare il morale generale, pun-tò la bacchetta su Il Settimanle delle Streghe e lo fece solle-vare in aria. Dopo qualche istante una pioggia di coriandoli bianchi iniziò a cadere sopra le loro teste. Ron sorrise soddi-sfatto: «Intanto il giornale ha avuto ciò che si meritava!» poi sfilò qualche foglio da La Gazzetta del Profeta e se lo aprì davanti. «Mago Sport Oggi, l’inserto sportivo del Profeta:

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queste sono letture interessanti!» disse prima di immergersi nella lettura del Quidditch-mercato.

«Solo stracciando il giornale non è che risolviamo molto» puntualizzò Hermione , «dovremmo fare qualcosa di più».

«Hai ragione» disse Ginny, «solo che... solo che mi suona così strano difendere Piton!».

Harry guardò la ragazza, non poteva darle certo torto. Pi-ton aveva reso la vita di tutti un inferno pur se con nobili intenzioni, poi fu colpito da una delle sue famosi intuizioni, «Ron potresti passarmi un attimo il giornale», disse mentre lo strappava dalle mani di Ron, che ricambiò con un’occhia-taccia piena di proteste.

Hermione lo guardò stranita «Ma… come fai a pensare alle classifiche del Quidditch, mentre parliamo di cose così serie?».

Ma Harry pareva distratto mentre sfogliava rapidamen-te le pagine, «Scusa devo solo controllare una cosa che mi sembra di aver letto tempo fa» Harry sfoglio animosamente il giornale finché non trovò ciò che cercava, «Eccolo! Avevo letto bene... sì mi pareva ...» parlava più a se stesso che ai due compagni. «Adesso possiammo andare a lezione!» dis-se chiudendo il giornale.

«Lo sai che sei strano, vero?» gli chiese ironicamente Hermione ma, prima che Harry potesse intervenire per dare una qualche spiegazione, intervenne Ron «Bah!! Per te sono tutti strani: solo perché uno dà un’occhiata al giornale spor-tivo non deve mica essere ricoverato al San Mungo!».

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«Certo, se sono tutti asini come te, è impossibile curarli!».

A quel punto i due incominciarono una delle loro tediose discussioni! Harry a quel punto rinunciò a spiegare il suo piano. Poi, era meglio non immischiare gli amici, in fin dei conti non sapeva che sviluppi avrebbe portato la sua idea e quali conseguenze. Si alzò in piedi sgranchendosi le gambe e, proprio in quel momento, la professoressa Sinistra, che evidentemente aveva finito la distribuzione degli orari, cam-minò verso di lui.

«Potter, stavo dimenticando una cosa! Come ti ho avvi-sato per iscritto, sei stato nominato capitano della squadra di Grifondoro. Lo so che è inutile che lo dica, ma come mio primo anno da Direttrice non voglio che la squadra faccia brutte figure! Mi raccomando, vedi di mettere insieme un buon gruppo!».

«Non si preoccupi, professoressa», rispose, «vedrà che daremo tutti il massimo!».

«Ci conto» lo congedò la professoressa.«Ragazzi è tardi, dobbiamo andare alla serra sette per la

lezione: siamo già in ritardo», disse Hermione.Harry salutò Ginny con un bacio e poi i tre si diressero

verso l’uscita.Arrivarono alle serre in leggero ritardo, ma la Sprite non

disse niente.«Essere eroi certe volte aiuta!» commentò sarcastico Ron,

cosa che le fece guadagnare una delle solite occhiatacce ge-lide di Hermione.

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«Benvenuti a tutti cari ragazzi» esordì la Sprite sempre con quel suo sorriso radioso che metteva di buon umore, Harry la osservò mentre introduceva la lezione vestita sem-pre con abiti pieni di terra e le unghie perennemente nere e con quel suo capello talmente liso che non si capiva come faceva a stare diritto. Eppure non aveva mai sentito nessuno fare commenti su di lei; per giunta la classe rimaneva sem-pre attenta senza che lei alzasse mai la voce. Era incredibi-le, nonostante la sua discreta mole faceva tutto con estrema leggiadria… era bello che certe cose non fossero cambiate.

Dopo una breve introduzione sull’anno scolastico e sul-l’importanza dei M.A.G.O. e aver chiarito che dai suoi allie-vi si aspettava non meno di un “O”, iniziò la lezione.

«Sapete, quest’anno studieremo cose stupende, parteci-perete a esprimenti mai tentati su questo emisfero e, forse, creeremo una nuova specie», le premesse erano molto in-teressanti e gli studenti parevano assai incuriositi, «Allora, cosa potrei farvi vedere come succoso antipasto di quello che vi aspetta quest’anno ...», la Sprite parve pensarci un po’ su, come se avesse qualche dubbio, anche se a Harry ed Hermione sembrò una mossa studiata per catturare la loro attenzione, poi disse «Ah!! Ecco... ci sono», si girò, traffi-cò dentro uno strano armadio e ne estrasse un vaso con un fiore di un bianco quasi accecante. Intorno al fiore pareva ci fosse una strana aura luminescente, «Ragazzi vi presento la Phalaenopsis affectus-animi o, più volgarmente, “Orchidea delle Emozioni”», a quelle parole tutta la classe all’unisono emise un «Ooooohh!!».

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La professoressa Sprite, compiaciuta, continuò «Sapete, è molto rara, e per ora non si è ancora riusciti a farla ripro-durre in questo emisfero. Ma ovviamente la sua particolarità non è questa. Il fatto straordinario è che, chiunque gli si av-vicina, trasmette involontariamente alla pianta, che lo voglia o no, le sue emozioni, facendola cambiare di colore. In Asia, luogo in cui ha origine, è usata esclusivamente dagli Auror allo stesso modo della macchina della verità dei babbani ma, a differenza di quella, la pianta è infallibile. Non può essere imbrogliata come i Legilimens o alterata con un antidoto come il Veritaserum. Insomma è la perfetta macchina della verità».

«Ma perché studiamo questa pianta se e così prezio-sa da essere usata solo dagli Auror?» domandò Hermione perplessa.

«Ottima domanda, 5 punti per Grifondoro» disse la Spri-te scatenando l’entusiasmo dei componenti di Grifondoro - compresi gli americani che ne facevano parte – per la con-quista dei primi punti dell’anno.

«Dopo molte difficoltà, il ministero è riuscito a mettere mano su alcuni esemplari, e ha deciso di cercare di farla ri-produrre per poter usare le sue fantastiche peculiarità. Così ne è stato dato un esemplare ad ogni luogo in cui fosse pos-sibile uno studio ed eventuale riproduzione, e, come voi sa-pete bene, Hogwarts da sempre e stata all’avanguardia in questo campo e io, come responsabile di questa disciplina ho deciso di farne materia di studio» spiegò soddisfatta.

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«Ora la farò passare tra di voi, così noterete come cam-bierà colore in base all’umore e al carattere di chi gli sarà vicino».

A quel punto tutti i ragazzi, uno a uno, poterono speri-mentarne gli effetti della pianta. Era incredibile passava dal giallo, al rosa o dal verde al rosso così morbidamente che era impossibile rendersi conto quando effettivamente muta-va colore. Era la cosa più spettacolare che gli studenti aves-sero visto ultimamente. Anche gli americani rimasero esta-siati considerando che il profumo del fiore predisponeva la persona vicina ad aprirsi.

Lip Styk, una ragazza americana piena di piercing e con la divisa della scuola visibilmente accorciata, emise dei riso-lini ultrasonici quando la pianta, nelle sue mani, diventò di un rosa shocking quasi fosforescente.

«è un colore troppo glamour! Cosa vuol dire prof?» domandò sistemandosi una ciocca di capelli davanti agli occhi.

«Be’, non conosco tutti i colori a memoria» disse la Spri-te un po’ imbarazzata «Ma mi sembra che il rosa, quando raggiunge quella tonalità, sia segno di eccessiva stupi… frivolezza».

«Oh, fantastico!» disse lei tutta contenta, passando la pianta a Ron che sghignazzava apertamente.

La pianta divenne di un caldo blu con striature rosa pal-lide, quasi gli stessi colori che erano apparsi pochi istanti prima anche a Neville.

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Poi la passò ad Hermone che gli stava accanto, e la pianta divenne invece verde con macchie azzurre. Ma tutti quelli che erano lì vicino avevano strabuzzato gli occhi, special-mente Ron. Infatti, c’era stato un momento, un brevissimo istante, in cui la pianta aveva virato al rosso scarlatto, con sottili venature dorate.

«Come mai è diventata rossa» domandò ancora Lip, ma-sticando una gomma in modo insolente.

«è molto interessante quello che è successo! Prima la pianta era intimamente legata al signor Weasley, ed espri-meva il suo colore, pochi istanti dopo, invece, era espres-sione dell’anima della signorina Granger. Ma c’è stato un momento in cui la pianta è rimasta in bilico tra le due es-senze, ed ha potuto trovare un colore anche per quello stato. Ma questo è risultato possibile solo perché tra le due anime esiste un collegamento».

«Sì, ma perché ha assunto quel colore?» chiese ancora la ragazza americana.

«Be’, signorina, non servirebbe neanche aver letto il ma-nuale per interpretarlo! Insomma il rosso è universalmente riconosciuto come il colore dell’amore, in questo caso indi-ca inequivocabilmente il vero amore».

A quelle parole, Ron iniziò a cambiar colore; in effetti, lui era una sorta di Orchidea delle Emozioni di sé stesso! La classe iniziò a mormorare visibilmente. Le ragazze sospira-rono beate, mentre i ragazzi sorridevano sornioni. Fortuna-tamente per Ron, il brusio venne presto interrotto dal suono della campana, la lezione era finita.

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«Bene ragazzi nella prossima lezione termineremo il giro. Prepariate intanto almeno venti centimetri di pergamena sull’argomento».

I ragazzi uscirono dalla serra commentando positivamen-te la lezione e dirigendosi verso l’aula di Difesa Contro le Arti Oscure. Ron, scuro in volto, fu il primo a scappare per non rischiare di dover incrociare lo sguardo di Hermione. Harry, sorridendo, dovette correre per raggiungerlo.

Quando arrivò davanti l’aula del professor Willis, c’era già un folto gruppo di persone che, parlottando, si accalca-vano fissando un foglio appeso al muro.

A tutti gli studenti.La lezione del 2 settembre di Difesa Contro le Arti Oscure

si svolgerà presso il campo di Quidditch della scuola.Non tardate.

Hudson Willis

«Wow,» fece Ron «forse non sarà così male!».«Penso proprio di no!» escamò Harry.Ma una voce alle loro spalle dissentì. «Non mi sembra un

modo serio di iniziare l’anno» sentenziò Hermione storcen-do il naso.

Il gruppo raggiunse velocemente il campo esterno dove il professor Willis li attendeva.

Era da molto tempo che Harry non ci entrava, si ricordò che presto avrebbe dovuto anche occuparsi della squadra di Quidditch. Le partite sarebbero iniziate di lì a poco e, pro-

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babilmente, già nei giorni successivi avrebbe dovuto fare le selezioni.

«Venite, venite tutti avanti!» li accolse il professore fa-cendo ampi gesti con le mani.

Il gruppo si raccolse intorno a lui. Indossava ancora il disorientante vestito a righe bianche e nere sfarfallanti. In testa teneva calcato il Cilindro Canterino. A vederlo adesso, non si sarebbe mai detto che fosse diverso da qualsiasi altro copricapo; ma solo ora capiva perché il professore non so-stituiva quel vecchio e sgualcito cappello che stonava con il suo abbigliamento sgargiantemente impeccabile.

«Ormai mi conoscete tutti, comunque mi ripresento: io sono il professor Hudson Willis e per quest’anno sarò molto lieto di essere il vostro professore di Difesa Contro le Arti Oscure Qualcuno di voi sa già qualcosa di me?».

Alle domande dei professori, normalmente era Hermione ad alzare la mano pronta a snocciolare una risposta impec-cabile. Questa volta, paradossalmente, fu Ron a farsi notare con le ginocchia che già tremavano e con una strana brama negli occhi.

«Prego signor Weasley».«Be’, lei è una leggenda, i Golden Chocolate hanno vinto

dieci titoli di lega americana consecutivi e in gran parte è merito suo. Detiene il record di velocità su scopa, quello per i maggior punti segnati in una carriera ed è l’unico ad aver eseguito trentacinque giri della morte consecutivi senza vo-mitare!» disse tutto d’un fiato.

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Hermione lo guardò con disapprovazione. «Ah, se stu-diasse con lo stesso impegno con cui si interessa di Quiddi-tch... » sussurrò ad Harry.

«Bene signor Weasley! Però si è dimenticato qualcosa per fare un quadro completo. Hyde?».

Harry sentì la voce del biondino dietro a lui «Ha anche vinto tre premi Scopa d’oro e il prestigioso premio Miglior Giocatore di Quidditch al Mondo per due anni consecuti-vi» disse come se ormai conoscesse quella filastrocca a memoria.

Fino a quel momento Harry non si era minimamente ac-corto che ci fosse anche lui in mezzo agli studenti, aveva il dono di apparire quando meno lo si aspettava. Però, do-potutto, avrebbe dovuto intuire che avrebbe frequentato le lezioni del professore americano.

«Mi pareva di aver dimenticato qualcosa!» disse Ron sottovoce.

Il professore, poi, tese la mano in avanti senza dire niente. Un Manico di Scopa arrivò con un veloce sibilo per fermarsi nella sicura presa del professore. Era un modello vecchio e malandato, di quelli che normalmente ammuffivano nelle cantine della scuola.

Il professore saltò rapido sulla scopa che prese il volo in un batter di ciglia. Si esibì in una successione di rotazioni, giravolte e picchiate. Poi salì in piedi sul manico rimanendo in equilibrio e continuando a volare ad una velocità folle.

Dal gruppo si levarono urla di ammirazione e applausi nei momenti più adrenalinici.

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«è incredibile! E per di più con quella scopa mezza rot-ta... » disse Harry.

Ron era affianco a lui con la bocca spalancata.Solo Hermione sembrava leggermente contrariata, pro-

babilmente non riusciva a credere che la prima lezione di Difesa Contro le Arti Oscure del settimo anno consistesse in un esibizione di volo.

Il professore salì alto nel cielo, poi si fermò un istante, por-tò la scopa perpendicolare al terreno e si lasciò andare verso il basso. Iniziò ad acquistare velocità, sempre di più. Si pote-va sentire il rumore della scopa che viaggiava fulminea.

Non accennava a rallentare anche se era sempre più vici-no a terra.

Una ragazza lanciò un gridolino impaurito.Il professore dava l’impressione di schiantarsi, ormai sta-

va a pochi piedi dal suolo.Harry portò le braccia davanti alla faccia allarmato da

quello che stava succedendo.Improvvisamente, quando già sfiorava i fili d’erba, la sco-

pa si fermò. Fino a quel momento aveva continuato ad acce-lerare ma ora era immobile.

Il Manico di Scopa si inclinò tornando orizzontale. Il pro-fessore scese sistemandosi i vestiti ma non il cilindro. Solo con la magia si poteva spiegare come il cappello fosse ri-masto incollato alla sua testa nonostante tutta quella serie di acrobazie. Poi parlò con voce incredibilmente calma come se fino a quel momento fosse rimasto seduto a leggere.

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«Questo è un campo di Quidditch, e come i vostri compa-gni ci hanno dimostrato all’inizio della lezione, la mia fama in tutto il mondo si basa sui miei meriti sportivi. Adesso vi ho dato una piccola dimostrazione delle mie abilità e spero vi abbia fatto piacere.

«Ebbene, questa e stata la prima e l’ultima volta che mi vedrete volare. Il Quidditch è stato molto importante per me ma non è stato tutta la mia vita. Ho frequentato la celeber-rima Scuola per Maghi e Streghe di Ozward diplomandomi con il massimo dei voti in tutte le discipline e ho sempre continuato a studiare anche mentre giocavo».

Ora era Hermione quella che sembrava più attenta.«Da sempre i miei studi si sono concentrati sulle Arti

Oscure. Da due anni, da quando ho lasciato lo sport, ho gi-rato il mondo continuando a aumentare il mio sapere. Penso, anzi sono sicuro, che per voi non ci sia al mondo un inse-gnante migliore di me in questo momento.

«Allora, adesso possiamo iniziare la lezione». Detto que-sto schiocco le dita e accanto a lui comparve un gigantesco mappamondo magico. «Bene diamo un occhiata a questo planisfero... ».

«Lo sapevo, lo sapevo, sapevo che andava a finire così» disse tra i denti Ron «e non c’è nemmeno un banco su cui appoggiarmi».

«… voi avete conoscenza diretta solo della magia della nostra parte del mondo... ».

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«Non lamentarti, almeno non devi prendere appunti!» gli disse Harry.

«... dovete sapere che, oltre a quella occidentale, di cui indubbiamente Hogwarts è il tempio indiscusso, esistono altre correnti di scuole di magia. E in ogni cultura magica purtroppo si sono sviluppati dei cancri malvagi, quelli che noi chiamiamo magia oscura. Noi, in questo anno, cerchere-mo di studiarle un po’ tutte!!».

«Sempre di meno mi piace questo Houdson Willis!!» so-spirò Ron a bassa voce.

«Noi in America,» continuò, «abbiamo avuto la fortuna di amalgamarci con le popolazioni locali precolombiane e con i maghi di origine africana. Durante le deportazioni degli schiavi, molti maghi africani si sono lasciati deportare nel tentativo - purtroppo vano - di liberarli o, quantomeno, di proteggerli . E così siamo venuti in contatto con altre corren-ti magiche». Mentre parlava segnava con precisione i punti della terra da cui provenivano i vari gruppi di maghi.

«Ma professore,» intervenne Hermione, alzando la mano «se queste forme di magia sono effettivamente più poten-ti e valide della nostra, perché non studiamo direttamente queste?».

«Non è esatto ciò che ha detto, Signorina Granger. An-che se ha posto un’ottima domanda che, tra l’altro, mi for-nisce l’occasione per chiarire un concetto fondamentale,» continuò il professor Willis, «ossia che non esiste un tipo di magia che sia superiore ad un’altro; è giusto, invece, consi-

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derarle complementari: ci sono cose difficili od impossibili da ottenere con la magia tradizionale, che, magari, posso-no essere sbrigate tranquillamente con l’incanto creato da uno stregone degli altopiani o di qualche sperduta isola del Pacifico! Dobbiamo, insomma, avere l’umiltà di ammettere di non essere noi gli unici ed assoluti depositari del sapere magico!».

«Senti chi parla di umiltà!» commentò di nuovo Ron,.«E poi, non tutti i Maghi Oscuri che potreste dover af-

frontare in futuro, provengono da scuole di pensiero Occi-dentale,» continuò il professor Willis «per cui è necessario che vi documentiate opportunamente su tutto ciò che potre-ste trovare, al di là delle mura di Hogwarts! Ci sono persone malvagie che commettono efferatezze in ogni momento e in ogni luogo ...».

«è vero, professore!» intervenne una graziosa ragazza di colore, con una acconciatura a treccine «Dalle mie parti, vi-cino New Orleans si racconta ancora oggi la storia di una famiglia sterminata per rappresaglia da un Mago Oscuro del luogo. Pensate che i due maghi uccisi erano due Auror del-l’MBI.Nello scontro è morta anche la loro figlia più grande mentre del figlio piccolo non si è saputo più nient...!».

«Grazie, grazie, signorina Freebird» incominciò il profes-sor Willis, «ci ha fornito un esempio molto interessante di quello che dicevo, ma non è questa la sede per raccontare questi spiacevoli fatti di cronaca».

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Neville ed Harry, a quel racconto, ebbero un brivido: quanto rassomigliava alla loro, quella storia appena accen-nata dal professor Willis e da Clarice!

In qualche modo, il racconto, aveva indotto Harry a fare delle considerazioni sui nuovi compagni: In fondo, pensò tra sé e sé, questi americani sono come noi, con storie analo-ghe alle nostre: tra loro ci sono buoni e cattivi; l’unica vera differenza è che sono nati dall’altra parte dell’Oceano, ed hanno altre abitudini, a cui ci dovremmo abituare.. . Certo che, se facessero un piccolo sforzo anche loro...!

Casualmente, mentre era assorto in questi pensieri, portò lo sguardo su Bryan Hyde e notò che aveva abbandonato la sua eterna espressione di impassibile ironia: in qualche modo, dopo l’intervento di Clarice, si era incupito. Per un momento ad Harry parve di vedere gli occhi di Hyde farsi lucidi, prima che questi li sfregasse vigorosamente. Proba-bilmente era solo colpa del vento, che in quella giornata era carico del polline degli alberi di Hogwarts.

Subito la voce del prof. Houdson Willis riportò sia lui sia gli altri al presente: «Per concludere l’argomento, vi prean-nuncio sin da ora che le lezioni teoriche saranno intervalla-te da “sedute di duello”, nelle quali, oltre ad esercitarvi su incanti particolari, come avete fatto sino ad ora, verranno effettuati duelli magici a “tema libero”, durante le quali do-vrete affrontare il vostro avversario utilizzando tecniche di vostra scelta, esclusi, ovviamente, gli “anatemi senza per-dono”...» A questo punto il professor Willis fece una breve

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pausa, dopodiché concluse: «A meno che non vogliate ten-tare di liberarvi del vostro insegnante, visto che, almeno per i primi tempi, il vostro avversario sarò io!!».

A questa battuta del professore, una risalta si levò unani-me dalla folla degli studenti.

«Bene ragazzi, per oggi basta. Spero vi siate goduti que-sto bel sole dato che d’ora in poi dovremo rimanere chiusi in aula! Per la prossima lezione vorrei che sceglieste uno degli argomenti trattati oggi e lo approfondiste. Diciamo che un rotolo di pergamena di venti, no venticinque centimetri possa andar bene come prima volta».

Il professore non smetteva mai di stupire, la prima impres-sione era stata pessima: un pallone gonfiato egocentrico. E quello rimaneva un aspetto del suo carattere. Poi sul treno aveva mostrato la sua grande dote magica. Ed oggi era pas-sato dalle acrobazie sulla scopa ad una dettagliata lezione di sulle magie oscure. Sbruffone, potente mago, grande volato-re e bravo professore. Qual era il vero Hudson Willis?

Il mappamondo che stava ancora al suo fianco scoppiò come una bolla di sapone e il professore dichiarò conclusa la lezione.

«Uno dei miei idoli del Quidditch ora è un professore rompiscatole! Ma perché è dovuto succedere?» si domandò retoricamente Ron.

I ragazzi uscirono dal campo di Quiddicth commentando la lezione e dirigendosi verso la Sala Grande.

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Quando arrivarono, il pranzo era già cominciato Harry, Hermione e Ron si diressero verso Ginny, che gli aveva te-nuto il posto, «Sono così affamato che mangerei un ippogri-fo! La lezione mi ha messo fame» disse allegro Ron.

Ginny subito lo punzecchiò «Mah!! E da quando sono nata che a te qualsiasi cosa fai ti mette fame!» subito un’allegra risata si allargò fra i commensali, persino Ron, nonostante fosse punto sul vivo non si fece rovinare il buon umore.