CAPITALE UMANO E CAPITALE SOCIALE Laurea Magistrale in Sociologia Serafino Negrelli 2013-14.

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CAPITALE UMANO E CAPITALE SOCIALE

Laurea Magistrale in Sociologia

Serafino Negrelli 2013-14

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Il capitale umano secondo il “modello” economico

Le disparità di reddito spiegate dalle differenti qualità dei lavoratori, ovvero dalle qualità del loro “capitale umano”:

• capacità umane “produttive”;

• qualità umane “prodotte” (spesa/investimento);

• “return to education”, o ritorni del capitale investito: paghe migliori (ma: con presenza del proprietario!);

• deprezzamento del capitale umano…

• “crescita economica” e “capitale umano”: a) benessere fisico; b) istruzione

(Weil, 2005)

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Capitale umano di benessere fisico

La migliore alimentazione contribuisce alla crescita economica:

• ingresso nelle “forze di lavoro”;

• incremento capacità fisica di lavoro

Es. Regno Unito 1780-1980: calorie giornaliere per adulto da 2.944 a 3.701. Secondo Fogel (1997), in UK nel 1780 il 20% più povero degli adulti così malnutrito da essere privo dell’energia necessaria ad un’ora giornaliera di lavoro manuale: la migliore alimentazione in 200 anni avrebbe prodotto poco meno di un terzo della crescita complessiva del reddito.

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Capitale umano di benessere fisico

correlazione tra pil pro-capite e calorie giornaliere:

paesi più ricchi con 3/3.500 calorie; paesi più poveri con meno di 2.000 (considera anche differenze interne ai paesi!); nel mondo 774 milioni malnutriti; (Faostat);

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Capitale umano di benessere fisico

correlazione tra salute e pil pro-capite:

l’aspettativa di vita nei paesi più poveri meno di 60 anni, nei paesi più ricchi 75-80.

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Capitale umano di benessere fisico

La migliore alimentazione contribuisce a, ma è anche il prodotto di, un reddito più elevato: paesi più ricchi con maggiori investimenti in vaccini, igiene, sicurezza sul lavoro...: 2,2 dottori in media ogni mille persone nei paesi Ocse contro 0,8 nei paesi in via di sviluppo e 0,3 nell’Africa sub-sahariana;

Salute e reddito sono “variabili endogene” interattive del modello economico:

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Le nozioni di equilibrio economico e di equilibrio sociale

Per punto di equilibrio si intende uno stato in cui:

• nessuno può migliorare la propria condizione senza che venga peggiorata quella di qualcun altro (ottimo paretiano);• i progetti delle persone sono tra loro coerenti;• non si producono conseguenze non intenzionali.

Nel punto di equilibrio, ciascuna persona ritiene che, considerato come si sono comportate le altre, non avrebbe potuto fare di meglio agendo in modo diverso.

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Perché l'equilibrio è importante?

L'equilibrio è importante per due ordini di ragioni:

1. per una ragione d'ordine teorico: se un sistema tende all'equilibrio siamo in grado di prevedere i suoi comportamenti;

2. per una ragione d'ordine pratico: se un sistema è in o tende all'equilibrio, esso ci appare "ordi-nato", dotato di senso, tale da garantire coeren-za tra i comportamenti individuali e quelli collettivi.

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EQUILIBRI DI CONVENZIONE:NORME SOCIALI ORDINE SOCIALE

È importante avere una regola ma non quale sia:

guidare a destra;

chi richiama se cade la linea telefonica;

norme giuridiche e norme sociali (motivazioni che possono non essere ricondotte alla scelta razionale).

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Gli equilibri stabili

Esistono degli equilibri, detti equilibri delle convenzioniequilibri delle convenzioni, che risultano particolarmente stabili perchè in situazioni siffatte il soggetto:

1. non ha nessun interesse ad agire diversamente;

2. nè vorrebbe che qualcun altro lo facesse.

Giochi di coordinamento semplicicoordinamento semplici:basta l'informazione o un qualche indizio del comportamento altrui.

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Capitale umano di istruzione nei principali paesi Ocse(Education at a Glance 2010, Oecd Indicators)

La spesa per istruzione: 6,2% Pil dei principali paesi Ocse; ma 4,7% Irlanda e 4,5% Italia, mentre 7,1% Danimarca e 7,6% Usa; spesa privata 17,4% di quella pubblica, ma Usa 33,9%, Finlandia 2,5%, Italia 8,9%;

I livelli di istruzione: 72% popolazione in età di lavoro con diploma scuola superiore ; 28% con livelli più alti; Italia: 53% e 14%.

La durata dell’istruzione: tra 6,5 e 9,5 anni; ma Usa 12,5 mentre Portogallo 4,9 ; tra i 7 e i 14 anni in media 6862 ore, più di 8000 in Italia

I risultati sul mercato del lavoro: i salari crescono al crescere del livello di istruzione in tutti i paesi; il salario di un lavoratore senza diploma è il 78% di chi ha un diploma; tasso medio di disoccupazione di chi ha istruzione più alta 3,2%, contro l’8,7% per chi non ha almeno un diploma.

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Capitale umano di istruzione

Livelli di istruzione molto differenti tra i paesi (tab. 6.1);

Dati i livelli iniziali più bassi nei paesi in via di sviluppo, maggior crescita nel periodo recente;

Un investimento costoso, come per il capitale fisico: nel 2000, negli Usa, 443 miliardi di dollari la spesa pubblica e 164 spesa privata (6,2% del Pil); se si considera anche gli “opportunity cost” (che gli studenti pagano sotto forma di salario non guadagnato), il costo totale dell’investimento era doppio: il 12,4% del Pil.

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Istruzione e salari Capitale umano come capitale fisico: ad investimenti per crearlo corrispondono

ritorni economici;

Difficoltà maggiori di misurazione dei ritorni, in quanto il capitale umano è attaccato al suo proprietario: come si fa a tenere distinta la parte relativa all’istruzione dal resto della persona nel considerare la rendita?

Gli economisti risolvono questo problema, calcolando i ritorni del capitale umano in base solo ai dati dei salari. Il fatto che chi possiede livelli più elevati di istruzione guadagni salari più alti costituisce l’evidenza del valore di mercato assegnato al capitale umano: il “ritorno dell’istruzione” è definito quindi come la crescita di salario che un lavoratore riceverebbe da un anno in più di istruzione;

Es.Fig. 6.6.: i ritorni dell’istruzione sono il 13,4% per anno nei primi 4 anni di scuola (1-4); 10,1% per anno per i successivi 4 anni (5-8); e 6,8% per anno dopo l’ottavo anno (Hall, Jones, 1999)

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La quota salariale del capitale umano

2/3 del Pil non vanno al capitale fisico, ma al lavoro;

Quanto di questa quota va al capitale umano in possesso del lavoratore e quanto al lavoro “senza istruzione”?

Tab.6.2 come base dati di calcolo per due gruppi di paesi e 7 livelli di istruzione;

Fig. 6.9 (paesi in via di sviluppo) e fig. 6.10 (paesi avanzati) illustrano come da tale calcolo si possa stimare la quota di salario che costituisce il “ritorno del capitale umano”: 49% per i primi; 65% per i secondi.

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Lavoratori capitalisti?

Si può calcolare quindi la quota di reddito nazionale del capitale umano sulla base della quota salariale del capitale umano: moltiplicando i 2/3 del reddito nazionale dato ai salari per la quota salariale del capitale umano derivano il 33% per i paesi in via di sviluppo (49%x2/3) e il 43% (65%x2/3) per i paesi avanzati;

Ciò significa che nei paesi in via di sviluppo, la quota del reddito nazionale che va al capitale umano è uguale a quella data al capitale fisico; mentre nei paesi più avanzati, tale quota è addirittura superiore: “i lavoratori sono realmente capitalisti”;

Anzi per alcuni economisti, questo mixing tra “lavoratori” e “capitalisti” derivante dalla crescita di importanza del capitale umano sarebbe all’origine del declino delle classi sociali e della lotta di classe a livello globale (Galor, Moav, 2000).

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Quanto delle variazioni di reddito tra paesi è spiegato dal capitale umano?

La correlazione tra anni medi di scuola e livelli di reddito pro capite è forte (fig. 6.11);

Ma si potrebbe anche sostenere che i paesi più ricchi possono investire di più nell’istruzione;

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Una spiegazione solo parziale … Fig. 6.12: i differenti livelli di istruzione

contribuiscono a spiegare in parte, ma non del tutto, i differenti livelli di reddito delle nazioni (il caso di Singapore più ricco del previsto in base all’istruzione; i casi di Nuova Zelanda, Corea del Sud e Polonia più potenzialmente che realmente ricchi!);

Meglio considerare in maniera combinata sia il capitale umano che il capitale fisico nel determinare la ricchezza di un paese.

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Elementi trascurati che complicano il calcolo del capitale umano …

qualità dell’istruzione:

i paesi più ricchi hanno più bassi rapporti studenti/docenti, insegnanti più preparati, testi migliori, minori problemi di salute. I paesi ricchi non solo hanno “maggiore” ma anche “migliore” istruzione (con eccezioni: Usa-Cina test score fig. 6.13);

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Elementi trascurati che complicano il calcolo del capitale umano …

esternalità:

l’istruzione di una persona accresce non solo la sua produttività ma anche quella di chi gli sta attorno (ad esempio gli agricoltori istruiti sono i primi ad adottare tecnologie innovative a livello locale, ma queste innovazioni sono adottate anche dai loro amici o dai vicini; nei paesi più avanzati, è probabile che a cittadini più istruiti corrisponda un sistema politico e di governo più onesto ed efficiente …)

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ESTERNALITA’ ORDINE SOCIALE

Generate dall’azione del singolo.

Atti di cooperazione individuali: ripulire il prato dai rifiuti; ridurre la produzione negli accordi di cartello; votare; pagare le tasse; donare il sangue; ISTRUIRSI.

Ciascun atto di cooperazione produce un piccolo vantaggio per tutti, incluso il cooperatore.

E’ meglio per tutti se tutti (o almeno alcuni) cooperano, piuttosto che nessuno lo faccia.

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Il concetto di "esternalità"

Azione Vantaggio primario intenzionale

Ego

Esternalità Alter

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Capitale umano di istruzione: le teorie di labor economics e del capitale sociale

• Theory of human capital (Becker, 1964): l’istruzione come investimento che consente l’acquisizione di conoscenze e maggiore produttività, che producono un reddito più elevato.

• Theory of signaling (Spence, 1973): il sistema di istruzione svolge un ruolo di filtro, seleziona gli individui sulla base delle loro abilità intrinseche, consentendo loro di segnalare le loro capacità ai potenziali imprenditori.

• La critica di Loury (1977);

• Capitale umano e capitale sociale (Coleman, 1988).

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La teoria del capitale umano (Becker, 1964)

• La ricerca di Becker ha origine dalla constatazione che vi è “un sostanziale livello di crescita economica, non giustificata, anche tenendo esplicitamente in considerazione la crescita del capitale fisico e della forza lavoro”; e dalla funzione rilevante della formazione culturale per lo sviluppo economico., come segnalato da alcuni economisti;

• Fatti: le persone più istruite e qualificate guadagnano più delle altre; la disuguaglianza nella distribuzione dei redditi da lavoro e della ricchezza è in genere positivamente correlata alla disuguaglianza nell’istruzione o in altri elementi di formazione personale; disoccupazione fortemente correlata in maniera inversa all’istruzione (ma correlazione non è causalità);

• Indagine teorica ed empirica sulle informazioni disponibili sui redditi delle persone con diversi livelli di istruzione e sui costi dell’istruzione;

• Ragionamento: se l’istruzione fosse economicamente rilevante, il suo rendimento economico dovrebbe risultare significativo

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Perché “capitale” umano?

• Le spese dedicate a:

– istruzione; – formazione sul lavoro; – salute; – emigrazione; – informazioni su prezzi e redditi disponibili;

• “sono veri e propri investimenti in capitale”, poiché migliorano le condizioni di salute, la propria retribuzione e le virtù civiche; sostenere ciò “risulta pienamente in linea con l’idea in genere condivisa di capitale”.

• Ma questi investimenti producono “capitale umano”, non fisico o finanziario, in quanto “non è possibile separare una persona dalla sua conoscenza, dalla sua competenza tecnica, dalle proprie condizioni di salute o dai suoi valori allo stesso modo in cui è possibile, invece, dislocare il capitale fisico o finanziario detenuto senza venirne direttamente coinvolti” (17)

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La teoria del capitale umano (Becker, 1964)

• Ipotesi: l’istruzione è un investimento che produce reddito futuro; i differenziali salariali sono determinati dalle differenze di produttività individuale, a loro volta determinate dagli investimenti in istruzione e addestramento realizzati dagli individui nel corso della loro vita;

• Costi di formazione:

• A) diretti: spese di studio (tasse scolastiche, di alloggio e vitto, materiali, ecc.); • B) di opportunità (indiretti): perdite potenziali di reddito per il tempo non dedicato ad

attività remunerate; costi psicologici per lo stress e le difficoltà di studio;

• “Ritorni”: gli investimenti in istruzione “pagano” quando producono accumulazione di competenze – “capitale umano” – che consentono remunerazioni più elevate.

• Le scelte individuali relative alla formazione sono socialmente efficienti se i mercati sono perfettamente competitivi.

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La teoria del capitale umano

La durata del tempo speso per l’istruzione è influenzata dalle caratteristiche individuali quali: attitudini, capitale umano ereditato, tasso di sconto, produttività acquisita grazie all’accumulazione di capitale umano; alla base della scelta tra istruirsi o lavorare;

Istruzione e guadagni nel ciclo di vita: in tutti i paesi sviluppati, per tutti i lavori, la relazione tra età e reddito annuo derivante dall’occupazione nel ciclo di vita presenta caratteristiche analoghe. Dopo un periodo iniziale di istruzione durante il quale non ci sono redditi da salario, la curva diventa concava e raggiunge il suo apice negli anni 50-60, per declinare successivamente;

I costi della produttività futura (acquisendo competenze e perfezionando quelle già possedute sul posto di lavoro): valore attribuito al tempo; impegno di chi riceve la formazione; insegnamento fornito da altri; equipaggiamento e materiali impiegati allo scopo. Importo e durata dipendono anche dal tipo di formazione:

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Formazione professionale sul posto di lavoro

• Formazione generica: utile a molte imprese, oltre a quelle che la forniscono (es. meccanico sotto le armi: esternalità positive, spese R&D). In un mdl competitivo, il livello delle retribuzioni crescerebbe allo stesso livello della produttività marginale, le imprese che forniscono tale formazione non sarebbero in grado di appropriarsi del rendimento corrispondente. Perché le imprese che operano razionalmente su mercati competitivi dovrebbero fornire formazione generica senza ritorni economici? Sarebbe fornita solo se non implicasse costi. Per cui, è chi riceve la formazione generica e non l’impresa che deve assumersene il costo.

• Formazione specifica: non ha effetto sulla formazione di chi la riceve, utile presso altre imprese. Le imprese dovrebbero sostenere i costi in quanto nessun lavoratore di tipo razionale pagherebbe per una formazione senza benefici (diseconomie esterne per dipendente e datore di lavoro; incentivi contro il turnover). Teorie: 1) Le imprese pagano ai dipendenti con formazione generica la stessa retribuzione e a quelli con formazione specifica una paga più elevata di quella che potrebbero ottenere altrove; 2) probabilità di licenziamento direttamente collegata alla misura di investimento in formazione specifica.

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La teoria del capitale umano

• Secondo Becker, l’istruzione può essere fonte di redditi futuri se i salari riflettono differenze nella produttività. Ma, anche in un mercato perfettamente competitivo, la maggior produttività acquisita con l’istruzione produce pay off solo in presenza di imprenditori che competono tra loro per tali competenze. Perciò Becker ha distinto:

• General training: migliora la produttività del lavoratore rispetto a tutti i tipi di lavoro; è quindi associata al lavoratore che si assume l’intero costo in quanto unico beneficiario, ma lo rende produttivo in diversi tipi di lavoro, portando gli imprenditori a competere tra loro per ottenere le sue prestazioni. La retribuzione (W) di chi acquisisce tale formazione sarà quindi pari alla produttività marginale (MP) diminuita del costo della formazione (k):

Wo = MPo - k

• Specific training: migliora solo la sua produttività per un tipo particolare di lavoro; una volta formato, non può ottenere incrementi dalla competizione tra imprenditori: l ’imprenditore ha quindi un incentivo a investire in questo tipo di formazione, in quanto il valore attuale del ricavo derivante dalla formazione ottenuto dall’impresa (G) eguaglia la somma dei costi opportunità e dei costi diretti ((MP’o – MPo) + k = C) in parte sostenuti dai lavoratori:

MP’ + G = W + C

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Conferma dei risultati dell’analisi empirica (Intro 1975)

• Rendimento economico medio dell’istruzione universitaria per uomini di origine europea (bianchi in aree urbane): 11-13% (livelli maggiori per istruzione secondaria e ancor più per la primaria); (rendimenti minori per altri gruppi sociali e non residenti in aree urbane)

• Retribuzioni più elevate percepite da laureati rispetto a diplomati solo in parte dovute alla maggiore abilità mostrata, alle condizioni fisiche e ai genitori più istruiti. Critica alla teoria dell’istruzione come modo di selezionare i migliori (Job market signaling): “la significatività dei livelli privati di rendimento dell’istruzione non risulta affatto influenzata, anche se l’istruzione opera in questo senso”

• Domanda di soggetti più istruiti cresciuta dopo il 1940 (a causa del rapido aumento delle spese in R&D e dei settori legati a tecnologia militare e ai servizi) (rendimenti decrescenti)

• Tassi di rendimento economico medio della formazione non uguali per tutti i gruppi sociali : maggiori per uomini bianchi in aree urbane rispetto ai maschi neri in aree rurali; maggiori per donne di colore.

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Riconsiderazione del tema del capitale umano (1989)

• Istruzione, formazione e reddito: differenze nel reddito medio tra laureati e diplomati negli USA ultimi 50 anni: stabili tra 40-50% fino primi anni ’60; crollo negli anni ’70 (il problema dell’”americano troppo istruito”); ai livelli più alti negli anni ’80;

• tendenza degli investimenti in capitale umano a rispondere “razionalmente” ai benefici e ai costi, es.:

• A) andamento delle iscrizioni all’università basato sui “rendimenti attesi” e non sull’andamento demografico; critica alla teoria delle “credenziali” (voti e istruzione offrono informazioni su capacità individuali, determinazione e altri caratteri personali);

• B) variazioni nei livelli di istruzione femminile: dall’insegnamento alle scienze);

• capitale umano e famiglia: numero dei figli e ammontare speso per ciascuno di essi negativamente correlati tra loro; retribuzioni dei genitori e figli positivamente correlate ma non in maniera forte (di più se genitori indigenti);

• capitale umano e sviluppo economico: crescita conoscenza scientifica e tecnica – aumento produttività del lavoro – incremento valore istruzione, formazione tecnica e formazione sul lavoro – crescita duratura del reddito. Quanto pil pro capite causato dall ’istruzione? 25% tra 1929 e 1982 secondo Denison. (ma non in grado di spiegare quanto da salute, formazione sul lavoro o altri tipi di capitale umano).

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Theory of signaling

• La correlazione positiva tra la durata degli studi e il reddito non dimostra l’esistenza di una relazione causale tra le due variabili;

• Spence (1973) avanza l’idea che l’istruzione contribuisca primariamente a selezionare gli individui, senza realmente incidere sulla loro efficienza produttiva futura, che dipende piuttosto da qualità intrinseche e fattori molteplici (milieu familiare, vicende personali, talenti e qualità innate, ecc.);

• Theory of signaling: un individuo si istruisce per segnalare le sue capacità, senza che i suoi studi modifichino realmente le sue capacità; quindi un prolungamento degli anni di studi non incrementa la sua capacità produttiva, ma manda segnali agli imprenditori;

• Contro la teoria del capitale umano, a sostegno della tesi che le decisioni degli individui relative all’istruzione sono socialmente efficienti in presenza di perfetta competizione, Spence dimostra che i lavoratori tendono alla loro iper-istruzione rispetto allo standard della efficienza sociale, se ciò serve a segnalare le loro capacità produttive agli imprenditori.

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Job market signaling (Spence)

• Employer uncertainty: l’imprenditore non conosce le capacità produttive di chi assume;

• Signaling games;

• Hiring = to purchase a lottery (in senso tecnico, secondo la teoria decisionale);

• Assunto: l’imprenditore paga un certo equivalente monetario (wage) della lotteria a chi assume;

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Hiring as investment under uncertainty

• Employer perceptions of the lottery: sono queste percezioni che determinano il salario, sulla base di:

• observable characteristics and attributes of individuals: education, previous work, race, sex, criminal and service records, other data = IMAGE;

• Endogeneous market process (learning process);

• Indices (fixed: race, sex, age) and signals (alterable: education):

• questi sono parametri che cambiano le “conditional probability distributions that define an employer’s beliefs”

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Applicant signaling

• Employer è risk-neutral: per ogni set di segnali e indici con cui si confronta, avrà un prodotto marginale atteso per un individuo in possesso di tali “observable attributes”;

• questo prodotto marginale atteso diventa il salario offerto per il lavoratore con quelle caratteristiche;

• i potenziali dipendenti si confrontano quindi con uno schema di salario offerto i cui contenuti sono indici e segnali;

• I segnali sono alterabili e quindi soggetti a manipolazione da parte dei potenziali dipendenti;

• Assunto: “costi di segnalazione” negativamente correlati alla produttività

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Employer’s conditional probabilistic beliefs

Offered wage scheduleas a function of

signals and indices

Hiring, observation of relationship betweenmarginal product and

signals

Signaling decisions byapplicants; maximization

of return net ofsignaling consts

Signaling costs

Informational feedback in the job market

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A signaling equilibrium

• A set of employer beliefs that generate offered wage schedules, applicant signaling decisions, hiring, and ultimately new market data over time that are consistent with the initial beliefs

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La critica di Loury (1977)

• Contesta la teoria tradizionale del capitale umano secondo la quale i differenziali retributivi dei lavoratori possono essere spiegati in base alle differenze individuali di istruzione e formazione. Tale teoria ignora infatti il “processo” attraverso il quale tali investimenti sono realizzati;

• I teorici del capitale umano possono quindi prevedere in maniera accurata le conseguenze dell’abbandono scolastico sui guadagni individuali, ma non hanno analizzato “perché” un dato livello di spesa pro-capite produce istruzione di qualità inferiore nel ghetto rispetto alle comunità più affluenti di un medesimo distretto scolastico.

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Loury

• Le ipotesi tradizionali correlate alle politiche di eguali opportunità prevedono che se si riduce la discriminazione razziale, si riducono anche le ineguaglianze economiche razziali;

• In realtà, le differenze di reddito per razza persistono in ragione del basso livello di istruzione e di guadagno dei neri nell’odierno mercato del lavoro che riduce la capacità dei loro figli di convertire le loro abilità naturali in skills di valore per le imprese;

• La questione del “processo” attraverso il quale i lavoratori acquisiscono skills: l’effetto di status economico dei genitori sulla opportunità dei figli di acquisire abilità professionali di mercato, “an intergenerational external economy”;

• Questo “fallimento del mercato” può rendere inefficace nel lungo periodo la politica di eguaglianza delle opportunità.

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Loury

• Le teorie supply-side del mercato del lavoro: la qualità inferiore e la quantità limitata di istruzione e formazione sul lavoro producono guadagni più bassi quale risultato di minor investimento nel capitale umano; ma dice Loury: “when the quality and quantity of human capital are controlled, blacks still earn considerably less than whites”!

• Le teorie demand-side: gli economisti ipotizzano che gli imprenditori o i lavoratori bianchi manifestano ciò che Becker (1971) definisce “taste of discrimination” against blacks. Perciò suggeriscono due approcci: proibire le preferenze discriminatorie (civil rights act, 1964; equal opportunities laws); restringere le differenze razziali nell’acquisizione di capitale umano.

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Loury• Mentre gli economisti hanno analizzato l’impatto dell’investimento in

capitale umano, hanno generalmente ignorato il processo socio-economico sottostante la sua acquisizione, ovvero la complessità del problema delle differenze nella acquisizione di caratteristiche di valore per il mercato. Capire questo processo è fondamentale per capire:

• La persistenza delle disuguaglianze razziali: la classe sociale e il contesto razziale di un individuo influenza il processo di acquisizione di marketable skills e le differenze di gruppo nella offerta di caratteristiche market-valued tenderanno a persistere;

• Tali effetti socio-economici si rendono probabilmente evidenti anche in presenza di politiche pubbliche di eguaglianza delle opportunità: la capacità delle leggi di garantire una possibile giustizia economica razziale appare quindi contestabile (social class and racial backgrounds).

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Loury

• Il contributo della letteratura sociologica sulla mobilità occupazionale (Blau, Duncan, 1967; Boudon, 1973; ecc.) ha fatto luce su questo tema;

• Lo sviluppo di “recursive, life-cycle models of individual achievement”:

1. impatto delle variabili di background familiare sul rendimento scolastico (istruzione/occupazione del padre),

2. effetto di background e istruzione sull’occupazione,

3. effetto combinato di background, istruzione e occupazione sul reddito

“Blacks suffer a relative disadvantage in occupational achievement even where their social background is favorable. Moreover, they tend to earn less than whites in the same occupations” (155).

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Loury

• La teoria economica non considera le “conseguenze intertemporali” della discriminazione razziale che originano dagli effetti di status economico dei genitori sulle opportunità disponibili;

• La teoria economica tradizionale è di tipo “individualistico”, ignora cioè i processi di gruppo, concepisce la discriminazione come un’azione perpetrata da un individuo verso un altro. Quindi legge le relazioni razziali in termini individuali piuttosto che come interazioni sociali di gruppo

• La teoria sociologica considera invece i problemi sociali: le limitate risorse materiali e le scarse opportunità educative trasmesse ai figli dal contesto delle condizioni di povertà dei genitori neri; il minor grado di connessione dei giovani lavoratori neri al mercato del lavoro e quindi il minor flusso di informazioni sulle relative opportunità.

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Loury

Variabili rilevanti per l’acquisizione di skills di valore per il mercato:

• Quality of schooling: suburbs/central city;

• Housing segregation based on income and quality of neighborhood schools;

• Absence of a perfect capital market for educational loans;

• Information about career opportunities and job requirements available to young people;

• Informal contacts in the job allocation process

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Loury

• Social relations between racial groups thus have not been explicitly recognized by neoclassical economists. Yet, the social setting in which economic activity takes place has an obvious influence on market processes and outcomes.

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Modello LOURY

parentaleconomicstatus

social relationsbetweenracial groups

individualachievement

racial incomedifferences

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• The empirical results of human capital theory are apparently consistent with the assumption that education per se does not appreciably affect job performance (Thurow, 1969)

• The creation of a skilled work force is a social process…An individual’s social origin has an obvious and important effect on the amount of resources that is ultimately invested in his or her development. It may thus be useful to employ a concept of “social capital” to represent the consequences of social position in facilitating acquisition of the standard human capital characteristics (to consider the extent to which individual earnings are accounted for by social forces outside an individual’s control) (introduce ma non sviluppa il concetto)

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Loury

L’ideale della assoluta eguaglianza di opportunità che non può essere raggiunto:

The merit notion that, in a free society, each individual will rise to the level justified by his or her competence conflicts with the observation that no one travels that road entirely alone. The social context within which individual maturation occurs strongly conditions what otherwise equally competent individual can achieve (1977: 176)

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L’importanza del capitale sociale nella creazione del capitale umano (Coleman, 1988)

• Background familiare: reddito/benessere economico (capitale fisico); capitale umano (istruzione genitori); capitale sociale;

• Il capitale umano posseduto dai genitori può risultare irrilevante per i risultati dei figli se i genitori non costituiscono una parte importante per la vita dei figli

• Il capitale sociale della famiglia è costituito dalle relazioni tra genitori e figli;

• Deve esserci complementarietà tra il capitale umano posseduto dai genitori e il capitale sociale delle relazioni familiari per favorire la performance educativa dei figli.

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Le cause del dropping out scolastico

A) Indicatori di capitale sociale familiare:

1) Presenza fisica degli adulti in famiglia;

2) Attenzione dedicata dagli adulti alla educazione dei figli.

Coleman tab. 1 p. 112

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Le cause del dropping out scolastico

B) Indicatori di capitale sociale extra familiare:

1) Relazioni sociali tra genitori (mobilità territoriale della famiglia);

2) Chiusura della struttura sociale;

3) Relazioni dei genitori con le istituzioni della comunità (scuole pubbliche/ religiose/private).

Coleman tab. 2 p. 115