CAP. 8 LA SCIENZA - digilander.libero.itdigilander.libero.it/tiz.barberis/Sito Completo...

36
CAP. 8 LA SCIENZA 8.1 INTRODUZIONE E’ cosa recente, soprattutto in Italia, l’espressione “scienze” infermieristiche per indicare il genere di studi che tradizionalmente era coperto dai termini “assistenza e tecniche infermieristiche”. La legge italiana oggi richiede che, per esercitare la professione di infermiere ed ottenere la relativa abilitazione, si seguano dei corsi di laurea in “scienze infermieristiche” presso istituti universitari.Ma il processo di trasformazione dell’assistenza infermieristica tradizionale, basata un pò su nozioni di medicina, un pò sul buon senso e un pò su nozioni derivanti dalle discipline comportamentali, in qualcosa che abbia fondamento o natura “scientifica” è un processo che dura da alcuni decenni.Quindi se vogliamo configurare l’infermieristica come una “disciplina scientifica” prima dobbiamo esplicitare e chiarire cosa è la scienza.Di epistemologia, o meglio, di filosofia della scienza, i filosofi discutono da 2500 anni: gia nel Teeteto (148E) Platone si chiedeva quale fosse la differenza tra semplice opinione personale (doxa) e vera conoscenza (épisteme); e la questione a quanto pare non è stata ancora del tutto risolta neppure alle soglie dell’era post-moderna. Da un punto di vista filosofico la discussione sulla natura della conoscenza scientifica, sui suoi scopi e i suoi metodi continua vivacissimo ancora ai nostri giorni.Ogni attività dell’uomo è caratterizzata dalla conoscenza e da particolari tipologie di “saperi”. Anche la conoscenza che è alla base dell’infermieristica e caratterizzata da un particolare tipo di sapere che tenteremo di esplicitare in modo esauriente.

Transcript of CAP. 8 LA SCIENZA - digilander.libero.itdigilander.libero.it/tiz.barberis/Sito Completo...

CAP. 8 LA SCIENZA 8.1 INTRODUZIONE E’ cosa recente, soprattutto in Italia, l’espressione “scienze” infermieristiche per indicare il genere di studi che tradizionalmente era coperto dai termini “assistenza e tecniche infermieristiche”. La legge italiana oggi richiede che, per esercitare la professione di infermiere ed ottenere la relativa abilitazione, si seguano dei corsi di laurea in “scienze infermieristiche” presso istituti universitari.Ma il processo di trasformazione dell’assistenza infermieristica tradizionale, basata un pò su nozioni di medicina, un pò sul buon senso e un pò su nozioni derivanti dalle discipline comportamentali, in qualcosa che abbia fondamento o natura “scientifica” è un processo che dura da alcuni decenni.Quindi se vogliamo configurare l’infermieristica come una “disciplina scientifica” prima dobbiamo esplicitare e chiarire cosa è la scienza.Di epistemologia, o meglio, di filosofia della scienza, i filosofi discutono da 2500 anni: gia nel Teeteto (148E) Platone si chiedeva quale fosse la differenza tra semplice opinione personale (doxa) e vera conoscenza (épisteme); e la questione a quanto pare non è stata ancora del tutto risolta neppure alle soglie dell’era post-moderna. Da un punto di vista filosofico la discussione sulla natura della conoscenza scientifica, sui suoi scopi e i suoi metodi continua vivacissimo ancora ai nostri giorni.Ogni attività dell’uomo è caratterizzata dalla conoscenza e da particolari tipologie di “saperi”. Anche la conoscenza che è alla base dell’infermieristica e caratterizzata da un particolare tipo di sapere che tenteremo di esplicitare in modo esauriente.

8. 2 LE CONCEZIONI DELLA SCIENZA Uno tra i più noti filosofi della scienza italiani, Evandro Agazzi, scrive: “ Il concetto di scienza non è univoco”, ma “analogico”; esso si applica con sfumature e accenti diversi ai diversi campi del sapere. Infatti i punti di vista concettuali, i metodi e gli strumenti variano da scienza a scienza. Cio che resta costante nelle differenti applicazione, è l’intento conoscitivo e l’aspirazione a raggiungere una conoscenza oggettiva e rigorosa.Le diverse concezioni della scienza si possono distinguere a seconda della validità, della certezza e principalmente delle garanzie.Il significato di scienza sopra definito, inteso come forma di conoscenza particolarmente garantita, ma non eslusivo, è del resto quello più corrente. Sono due gli elementi caratteristici in base ai quali riconosciamo, di solito, carattere scientifico ad un complesso di conoscenze. -Il primo elemento è metodologico: la scienza si basa su esperienze replicabili che autorizzano a fare sensate generalizzazioni e previsioni.-Il secondo elemento è logico-strutturale: una scienza è costituita da un insieme ordinato e coerente di concetti ben definiti, connessi in proposizioni (o ipotesi, o leggi, o relazioni) fondamentali da cui altre sono deducibili secondo regole anch’esse ben definite.La prima caratteristica mette in luce soprattutto la natura empirico-sperimentale della conoscenza scientifica, la seconda da rilievo preminente alla natura ipotetico-deduttivo delle conoscenze inerenti le scienze più mature. Queste due caratteristiche non sono affatto in contrasto fra loro, anzi noi parliamo di scienza con la massima convinzione quando abbiamo a che fare con un corpo di conoscenze che li assomma entrambi in modo spiccato (come è il caso della fisica, della chimica e della biologia). Ma parliamo anche di scienza quando una sola delle due caratteristiche è chiaramente presente, mentre l’altra è assente. Scienze sono la matematica e la logica, che generalmente non necessitano di verifica empirica. Ma scienze si considerano spesso anche corpi di conoscenze che mancano di chiara intelaiatura formale di concetti, cioè di una precisa struttura ipotetico-deduttiva, in quanto sono definite solo dal campo empirico di realtà fattuali di cui si occupano e dal fatto che se ne occupano in modo non aprioristico, ma con il massimo possibile di verifiche empiriche. Esempi di scienze che mancano di una propria struttura ipotetico-deduttiva ben sviluppata ma provviste di definizioni rigorose e di metodologie anche sofisticate sono la demografia, le scienze storiche, ecc. Il loro contenuto concettuale è mutuato in parte dal senso comune in parte da scienze

contigue, ma non costituisce un tutto formalmente coerente, anche se i loro metodi di accertamento empirico dei fatti e di elaborazione sistematica delle rilevazioni possono giungere a livelli di notevole complessità.Non poche fra le discipline umanistiche, comportamentali, sociali, sanitarie e fra queste l’infermieristica, forse per il fatto stesso di essere giovani, presentano questo carattere di scarsa strutturazione concettuale sistematica.Una definizione univoca di scienza è la seguente: La scienza è la conoscenza che include, in modo o misura qualsiasi, una garanzia della propria validità (la specificazione “in modo o misura qualsiasi” è riferito alla scienza attuale, la quale non ha pretese di assoluta certezza).La scienza tradizionale, invece, include una garanzia di certezza.L’opposto della scienza è l’opinione, caratterizzata dalla mancanza di garanzie circa la sua validità e certezza. Queste garanzie sono date attraverso: LA DESCRIZIONE, LA DIMOSTRAZIONE, LA CORREGGIBILITA’. LA DESCRIZIONE è la concezione della scienza che si è venuta formando nel 1600-1700. Il suo fondamento sta nella osservazione della natura: La descrizione consiste nel fare osservazioni, descrizioni e analisi degli elementi, fenomeni, ecc. della natura senza tuttavia modificarli e nel trarre conclusioni generali per mezzo dell’induzione che portano il ricercatore a formulare delle classificazioni di essi, dette tassonomie. Su questa concezione si basavano e si basano principalmente le ricerche descrittive su fatti e fenomeni riguardanti nuovi settori della scienza. Essa è il primo e indispensabile passo da fare per capire i fenomeni della natura e i fatti riguardanti il compotarmento umano. LA DIMOSTRAZIONE è la concezione attraverso la quale la scienza, fino a pochi decenni addietro ha provveduto a garantire la propria validità, dimostrando le proprie affermazioni. Tale dottrina è stata l’ideale classico della scienza. Per Aristotele è conoscenza dimostrabile cio per cui conosce la causa di un fenomeno. La più perfetta realizzazione di questo ideale furono gli elementi di Euclide. Quest’opera ha trasformato la matematica in scienza perfettamente deduttiva, senza necessità dell’esperienza e dell’induzione, basata solo sulla ragione. Galileo, Spinoza e Cartesio erano del parere che la scienza fosse di tipo dimostrativo, a fondamento della quale stavano la matematica, la geometria e la ragione. Kant e Fichte affermavano che alla base della scienza stava la dimostrazione inserita all’interno di

un sistema unitario. L’ideale della scienza non consiste solo nella riproduzione fotografica dei fatti, bensì nel ragionare sui fatti, mettendoli in relazione fra di loro. Infatti, sono le relazioni (dette leggi) fra i fenomeni che determinano i significati e i compiti della scienza. Ormai, anche sulla base della definizione di scienza data all’inizio di questo paragrafo, la concezione di scienza basata sulla dimostrazione, intesa come sistema compiuto di verità necessarie, non può più essere accettato in assoluto. LA CORREGGIBILITA’ è la concezione della scienza contemporanea. Essa muove dall’abbandono di ogni pretesa di garanzia assoluta e di validità della scienza, anche perché muove dallo studio analitico degli strumenti di indagine di cui la scienza dispone. Il presupposto da cui muove questa concezione è IL FALLIBILISMO e IL FALSIFICAZIONISMO di C.Popper. La scienza invita al dubbio, nessuna proposizione è in se assoluta, le conoscenze e i principi del metodo scientifico devono essere considerati provvisori e soggetti ad ulteriori correzioni. Popper ha affermato nel suo libro La logica della scoperta, che le componenti della scienza sono dirette non alla verifica delle teorie, leggi, teoremi, ma alla loro falsificazione.Nel tempo sono due i principi che si sono affermati e sono stati preposti alla demarcazione tra scienza e non scienza: il principio di verificazione e il principio di falsificazione. Il principio di verificazione, di origine galileana e positivista, afferma che gli enunciati scientifici sono portatori di “significato” solo quando essi sono stati “verificati” da un severo controllo empirico, ossia resi “veri” alla prova dei fatti attraverso il metodo induttivo-sperimentale. Tutto il resto è scientificamente “privo di significato”. Tuttavia, bisogna dire che questo principio assoluto si è dimostrato indifendibile del tutto. Infatti “verità scientifiche” che in un certo periodo storico erano sembrate assolute ed eterne, sono state smentite o migliorate da altre affermazione scientifiche. Il principio di falsificazione invece, propone di considerare come criterio di demarcazione scientifica la falsificabilità dell’enunciato, dell’asserto, della teoria che si dicano scientifici, in altre parole quando sono suscettibili di essere smentite dai dati dell’esperienza. Il falsificazionismo non è diretto a difendere le nostre proposizioni, anticipazioni e teorie per provare che sono corrette, ma a confutarle, usando tutte le armi messe a disposizione della filosofia

della scienza, dalla logica, dalla matematica e dalla stessa scienza, per proporre al loro posto delle nuove proposizioni e anticipazioni. Con il falsificazionismo, ormai, è stato ridimensionato l’ideale classico di épisteme. La conoscenza certa e dimostrabile si è rivelata, a volte, illusoria. L’uomo non può conoscere con certezza ma solo congetturare. Il falsificazionismo popperiano è un altro modo per esprimere il concetto di autocorreggibilità. Quindi non vi è alcuna certezza di verità nella scienza, ma solo il desiderio di avvicinarsi progressivamente alla verità scientifica, attraverso congetture teoriche sempre più complete ed approfondite, ma non per questo anche esse provvisorie. Entrambi questi principi hanno trovato difficolta ad essere accettati, infatti è diffusa tra i filosofi della scienza la convinzione che non sempre sia possibile distinguere in modo netto e definitivo tra verità scientiche e verità non scientifiche.Ormai il dibattito tra i filosofi della scienza si è spostato sulla crescita della conoscenza e sulla razionalità o meno del metodo scientifico. 8. 3 CONOSCENZA, RICERCA E LINGUAGGIO

Alla base della scienza stanno:

1- LA CONOSCENZA 2- LA RICERCA 3- IL LINGUAGGIO

1- LA CONOSCENZA è la consapevolezza o la percezione della realtà ottenuta tramite l’osservazione, la ricerca e l’apprendimento, pertanto la scienza è formata da ciò che si conosce del contenuto di un dato settore della realtà di pertinenza di una disciplina. Le discipline scientifiche sono campi strutturati di un dato settore del sapere che ricercano una conoscenza che si vuole massimamente oggettiva e rigorosa. Ogni attività dell’uomo è caratterizzata dalla conoscenza e da particolari tipologie di saperi. Anche l’Infermieristica è un particolare tipo di sapere che ha il merito di aver segnalato un enorme problema che non potrà non riguardare – oltre che i filosofi del diritto, i politici e i sociologi – principalmente i professionisti infermieri che assistono l’uomo: come deve vivere e morire l’uomo nello stato di malattia e/o vecchiaia in un mondo in continua trasformazione, chi se ne deve prendere cura e come. 2- LA RICERCA è definita come la trasformazione controllata o diretta di una situazione indeterminata in un’ altra determinata, facente parte di una totalità unificata, detta conoscenza o contenuto sistematico di una disciplina scientifica. Di questo argomento parleremo più diffusamente nel paragrafo che segue. 3- IL LINGUAGGIO e il contenuto della scienza si formano contemporaneamente alle scoperte scientifiche. Il linguaggio o lessico si forma attraverso definizioni che si danno ai fatti, ai fenomeni, ai concetti; esso nasce in base a convenzioni tra studiosi e ricercatori di una data disciplina. Il linguaggio rappresenta un sistema simbolico di comunicazione che permette a studiosi, ricercatori ed esercenti una data professione di scambiare informazioni, idee, ecc. Gli epistemologi definiscono la tecnicità di questo lessico scientifico come “monosemico”, cioè caratterizzata da un solo significato che non deve lasciare spazio a fraintendimenti; fraintendimenti che qualificano invece le lingue comuni a causa della loro peculiare polisemia. Mentre la lingua è un particolare insieme organizzato di segni intersoggettivi con significati, a volte, polisemici adottato da un corpo sociale per permettere l’esercizio della comunicazione presso i suoi

componenti (lingua storica); i linguaggi artificiali sono dei lessici di un gruppo parlante che si distingue per la competenza professionale in una disciplina, tali sono i cosi detti linguaggi delle discipline scientifiche o professionali (linguaggio matematico, medico, giuridico. fisico, chimico, ecc.). Ogni linguaggio o lessico scientifico specifico usa dei segni intersoggettivi propri di una disciplina; essi permettono la scelta dei segni (parole o termini) con significato monosemico, che formano il dizionario scientifico-professionale. La combinazione di tali segni viene detta sintassi. L’uso adeguato del linguaggio richiede la conoscenza dei tre aspetti fondamentali del discorso: l’aspetto sintattico, semantico e pragmatico. All’interno dell’aspetto semantico del discorso un termine può assumere: significato denotativo o connotativi (su quest’ultimi aspetti vedi il linguaggio dell’infermieristica trattato in seguito). Per quanto riguarda il problema della intersoggettività, abbiamo quattro interpretazioni: -Linguaggio come convenzione- -Linguaggio come natura -Linguaggio come scelta -Linguaggio come caso A questo punto possiamo dire che l’Infermieristica può crescere solo se gli esercenti la professione elaborano un lessico specifico, cosa che può avvenire attraverso la ricerca, dalla quale nascono le conoscenze, le teorie, i concetti, i quali, a loro volta, avranno delle ricadute in termine di crescita scientifica sia sulla disciplina che sulla professione.

8. 4 I METODI GENERALI DELLA SCIENZA Abbiamo visto come la difficile demarcazione tra scienza e non scienza possa esprimersi nel grado di oggettività e di rigorosità metodologica del procedere scientifico.Al fine di comprendere come nascono il sapere scientifico e le teorie è necessario esporre i metodi generali della scienza: -METODO ANALITICO: è il metodo attraverso il quale avviene la descrizione e l’interpretazione di un fenomeno nei suoi elementi più semplici. L’analisi fa vedere come gli effetti dipendano dalle cause e tende a restringere l’indagine ai fatti osservabili e alle relazioni tra fatti e/o fenomeni, eliminando tutto ciò che è indipendente da ogni osservazione e verifica. L’analisi implica, in ogni caso, l’esigenza di indicare il procedimento o metodo, mediante il quale i fatti o i fenomeni possono essere osservati e analizzati. -METODO SINTETICO: è il metodo mediante il quale si va dal semplice al complesso, cioè dal comporre gli elementi più semplici alla combinazione di composti più complessi, di cui si tratta di spiegare la natura (es: metodo architettonico, cartografico,ecc.). Pertanto abbiamo da una parte l’analisi e dall’altra la sintesi: la prima fa vedere come gli effetti derivino dalle loro cause, la seconda dagli effetti si risale alle cause; quindi la sintesi dimostra ciò che è contenuto nelle sue conclusioni. -METODO INDUTTIVO: è il metodo che dal particolare porta agli universali! (Aristotele).Quando un determinato fenomeno ricorre in una certa proporzione nei campioni statistici esaminati, si può assumere che queste proporzioni valgano per tutti gli altri casi identici. E’ questa l’interpretazione probabilistica corretta del metodo induttivo, salvo prova contraria. Pertanto, quando il fenomeno, il fatto, il carattere ricorre in tutti i casi, si ha la circostanza della generalizzazione uniforme. L’induzione è l’unico metodo scientifico che consiste nel raccogliere, analizzare, interpretare e classificare i dati, infatti esso muove da dati e fatti particolari per giungere alla determinazione dei principi generali. Quindi dal punto di vista statistico, è l’unico mezzo per ottenere previsioni e l’unico metodo suscettibile di autocorrezione. -METODO DEDUTTIVO: è il rapporto per il quale una conclusione deriva da una o più premesse; esso si riferisce al sillogismo Aristotelico. “poste alcune cose, alcune altre ne seguono di

necessità, per ciò stesso che esse sono”. Il ragionamento procede da alcune premesse generali per arrivare a delle conclusioni particolari. La differenza tra un buon ragionamento induttivo e uno valido deduttivo consiste nel fatto che quest’ultimo garantisce la validità delle conclusioni, mentre il primo garantisce soltanto un’alta percentuale di probabilità della validità della conclusione.Il procedimento deduttivo descrive le conseguenze necessariamente logiche delle premesse accettate, infatti il ragionamento procede dall’universale al particolare, es: tutti gli uomini sono mortali dunque anch’io sono mortale. -METODO INDUTTIVO-SPERIMENTALE: (utile nelle scienze naturali) il suo significato è quello di esperienza e di osservazione controllata e diretta dall’uomo. C. Bernard chiamava il metodo induttivo-sperimentale esperienza, intendendo con ciò un esperimento voluta allo scopo di far nascere un’idea. Oggi l’esperimento è una prova artificiale su elementi, fatti, fenomeni, ecc., in determinate condizioni, al fine di cogliere le caratteristiche e le relazioni di detti fatti, elementi, fenomeni fra di loro e in relazione alla causa. Questo metodo permette di riprodurre sperimentalmente cio che accade in natura, di raggiungere la garanzia visibile, dimostrabile, osservabile che ciò che si ipotizza sul comportamento di un dato fenomeno o variabile dipendente in relazione ad un’altro fenomeno o variabile indipendente può essere accertato. -METODO FUNZIONALE (utile nelle scienze umane): implica una costante interazione fra costrutti concettuali e dati empirici. Esso dà indicazioni per attività finalizzati a scopi che rendono giustificabile il modello concettuale; le spiegazioni prendono la forma di indicazioni di attività svolte per mantenere o realizzare uno determinato scopo. -METODO SEQUENZIALE (utile nelle scienze storiche): descrive relazioni fra eventi piuttosto che darne spiegazioni; un atto, un evento, un fatto, vengono considerati come evoluti da un fatto precedente.

CAP. 9 COSA E’ UNA TEORIA 9. 1 INTRODUZIONE Se è vero che i metodi scientifici sono indispensabili per analizzare i fatti della realtà è altrettanto vero che i fatti servono poco agli studiosi se non sono correlati fra di loro in un corpus organizzato di conoscenze. L’organizzazione dei fatti può avvenire soltanto attraverso la costruzione di teorie, le quali sono perciò costituite da affermazioni che spiegano le relazione fra più concetti. La scienza ha lo scopo di affrontare problemi, quesiti, ecc. di natura teorica e pratica di difficile soluzione. Per risolvere tali problemi è necessario congetturare e sperimentare ipotesi e teorie sempre più complesse che servono a descrivere, spiegare, predire il fenomeno problematico studiato. Lo studio scientifico di un certo problema implica “necessariamente” l’elaborazione di un quadro teorico, di una “rappresentazione concettuale” della realtà che ci permetta di studiarla rigorosamente. Questa rappresentazione mentale viene denominata “teoria”, che, di norma, ha lo scopo di chiarire e approfondire certe aree di studio di una data realtà disciplinare. Esistono numerose definizioni di teoria, la più accettata è la seguente: un insieme logico e coerente di proposizioni che danno un’immagine sistematica di un o più fenomeni riguardanti una determinata realtà e aventi lo scopo di analizzare, comprendere, spiegare e predire il comportamento degli stessi fenomeni. Una volta che la teoria ha seguito i criteri definiti dall’epistemologia, di cui parleremo subito dopo, e venga accettata dalla comunità degli studiosi e dalla maggioranza dei professionisti di quella data disciplina, allora può essere annoverata fra le teorie scientifiche di quella disciplina (es. La Teoria dell’autoassistenza della D. Orem nell’Infermieristica, la Teoria psicoanalitica di Freud nella Psicologia, la teoria della relatività di Einstein nella Fisica, ecc.).Infine c’è da dire che in una data disciplina tutte le teorie che ne fanno parte devono sempre e comunque far riferimento ai suoi paradigmi.

9. 2 I PARADIGMI DELL’INFERMIERISTICA Al fine di rendere più comprensibili gli argomenti che tratteremo nei prossimi capitoli, da questo momento in poi essi verranno riferiti, per quanto ci è possibile, all’Infermieristica. L’Infermieristica è una disciplina che si occupa della persona con problemi assistenziali e di salute. Per svolgere le attività previste dall’esercizio della professione è necessario che gli infermieri abbiano un quadro concettuale (teoria) di riferimento. Quadro concettuale che di norma, viene formulato attraverso quattro livelli di analisi, che tratteremo più avanti, tenendo necessariamente conto dei concetti base, detti anche paradigmi, insiti nella disciplina, dei quali bisogna tener conto per costruire una teoria infermieristica. I paradigmi dell’infermieristica sono: -salute/malattia -persona -ambiente/adattamento -assistenza infermieristica. I PARADIGMI sono modelli di idee, concetti di base, archetipi ideali, concetti primari di riferimento che servono a elaborare le teorie e a definire i confini entro cui le stesse teorie vengono sviluppate.Il paradigma individua i concetti e le prospettive scientifiche generali, dalle quali derivano le teorie infermieristiche, esso, inoltre, analizza tradizioni scientifiche usate dalle altre discipline per lo sviluppo delle proprie teorie (comportamentali, sistemiche, fenomenologiche, ecc.). Nella formulazione di una teoria infermieristica la filosofia della scienza impone che la teoria abbia le seguenti caratteristiche: i limiti di validità delle conoscenze scientifiche; il linguaggio attraverso il quale viene elaborata una teoria o una disciplina; la metodologia seguita per sviluppare le teorie (a questo punto viene analizzata la natura dell’assistenza infermieristica come scienza);lo scopo e le finalità per le quali è stata costruita una teoria. A questo livello, per sviluppare un quadro concettuale sull’assistenza si rende necessario che l’epistemologia analizzi la natura della teoria; nel nostro caso deve essere analizzata la natura dell’Infermieristica come disciplina, la definizione di cosa dovrebbe fare e l’utilità scientifica dell’assistenza infermieristica. Quindi possiamo dire che per l’assistenza infermieristica l’epistemologia esamina l’orientamento e lo sviluppo delle teorie del Nursing per analizzare, comprendere, spiegare, predire i fenomeni relativi all’Infermieristica.

9. 3 PROCESSO DI SVILUPPO DELLE TEORIE I fatti relativi ai fenomeni dell’Infermieristica comprendono le conoscenze della disciplina stessa; i fatti non correlati tra loro servono poco agli studiosi, pertanto, i fatti devono essere osservati, descritti, analizzati, correlati, organizzati e classificati in un corpus detto disciplina. Questo permetterà di spiegare eventi passati, di capire meglio quelli presenti, di prevedere anche quelli futuri e fornire i mezzi per poter controllare i fenomeni. L’intervento infermieristico si attua attraverso la capacità di prevedere e controllare i fenomeni legati alla salute e all’assistenza. L’ordinamento dei fatti e dei fenomeni può avvenire soltanto attraverso la costruzione di teorie. Le teorie sono modelli di fenomeni empirici che identificano gli elementi dei fenomeni e le relazioni esistenti fra loro. Quindi le teorie sono costituite da affermazioni che spiegano le relazioni esistenti fra fenomeni. La teoria è un insieme di concetti, definizioni e proposizioni che forniscono un’idea sistematica dei fenomeni, predisponendo interrelazioni specifiche tra concetti, con lo scopo di descrivere, spiegare, prevedere e controllare i fenomeni.La teoria può essere composta da un’ipotesi o più ipotesi, il cui carattere è la sufficienza per determinare a priori le conseguenze che sono già date.Una teoria scientifica non è un’aggiunta interpretativa al corpo di una disciplina scientifica, ma è lo schema di questo corpo. In questo senso la teoria condiziona sia l’osservazione dei fenomeni, sia gli strumenti di osservazione nel loro uso.Una teoria scientifica contiene, oltre la sua parte ipotetica, un apparato che consente la sua verifica o conferma, il quale non è definibile con un criterio unitario. Ovviamente, la verità di una teoria psicologica o economica richiede apparati di prova completamente diversi di quelli di una teoria fisica, perché le tecniche di verifica sono diverse e anche i gradi di conferma. Inoltre, ogni apparato di prova esige la limitazione delle ipotesi e delle componenti contenute nella teoria (rasoio di Ockham); una teoria non è sempre una spiegazione dei fatti cui si riferisce, ma uno strumento di classificazione e previsione. Una teoria è una rappresentazione soddisfacente di un insieme di leggi sperimentali.Le funzioni di una teoria scientifica sono:-costituire uno schema di unificazione sistematica per conoscenze diverse;-alto grado di comprensibilità;-offrire un complesso di mezzi di rappresentazione concettuale e simbolica dei dati di osservazione;-costruire un insieme di

regole inferenziali che consentono la previsione dei dati di fatto.Quindi la capacità di previsione di una teoria scientifica è il criterio fondamentale.

9.4 RAGIONAMENTI LOGICI NELLA FORMULAZIONE DI UNA TEORIA. (Alcuni contenuti di questo paragrafo, riveduti e rielaborati, sono tratti da: A. Marriner, I teorici del nursing e le loro teorie, MacGraw-Hill editore, Milano, 1996). Si può valutare una teoria usando dei criteri logici. Ciò richiede che lo sviluppo della serie di affermazioni teoriche seguano una forma logica di ragionamento, cioè che le premesse giustifichino le conclusioni. La logica è il ramo della filosofia che si occupa dell’analisi delle inferenze. Un’inferenza implica derivazione di una conclusione in base a delle prove. Gli strumenti della logica permettono l’analisi del ragionamento dalle premesse fino alle conclusioni.Le teorie possono essere sviluppate e verificate attraverso le seguenti forme di ragionamento logico: -deduttivo, -induttivo, -retroduttivo. Questi approcci sono procedimenti sistematici per generare teorie. E’ tuttavia importante affermare le differenze di base esistenti tra queste tre forme di ragionamento logico per costruire una teoria:

- Ragionamento deduttivo. Una teoria deduttiva parte da certe premesse per arrivare a delle conclusioni logiche. Esempio: tutti gli uomini sono mortali, quindi, Socrate è mortale. Le teorie riguardanti la matematica, la geometria, la logica, ecc., sono di tipo deduttivo.

- -Ragionamento induttivo. Le teorie induttive sono costituite da affermazioni descrittive che, nella loro globalità, conducono a leggi generalizzate. Cioè, partendo dall’analisi, descrizioni e classificazioni di alcuni fattori o fenomeni che si presentano ripetutamente e sistematicamente, si arriva a formulare leggi generalizzate o delle teorie.Esempi classici di teorie induttive sono: la teoria psicanalitica di Freud e la teoria del lutto di Kubler-Ross;

- Ragionamento retroduttivo. Esso causa e produce idee; inoltre è un ragionamento logico che usa l’analogia come metodo per creare teorie. Una volta individuato qualche fenomeno di interesse della scienza, nel quale viene identificato un punto di vista che permette la spiegazione del fatto osservato, può

essere usato il ragionamento logico e deduttivo per sviluppare la spiegazione stessa.

Pertanto usando questo ragionamento avremo in successione: -deduzione > analogia > induzione. Sulla base di questa sequenza, il ragionamento retroduttivo ha la funzione di produrre idee partendo da una teoria di provenienza da una disciplina per creare una nuova teoria per un’altra disciplina. Praticamente avviene che il teorico rileva che una teoria di una data disciplina ha la capacità di spiegare determinati fenomeni che sono somiglianti ad alcuni fenomeni riscontrabili in campo infermieristico. A questo punto per analogia si elabora un modello teorico assistenziale tenendo conto della peculiarità dell’inferm.ca, in tal modo avremo il seguente schema: teoria 1 > nuovo modello teorico > teoria 2. Chiaramente la fase finale del ragionamento retroduttivo sarà di tipo induttivo e consiste nel quadrare l’ipotesi teorica formulata con l’esperienza. Abbiamo visto come attraverso la selezione di idee provenienti dalla teoria 1 si forma un modello di teoria che si rivelerà da struttura portante per sviluppare un secondo modello di teoria. Questo procedimento è stato usato sovente in molti campi scientifici e potrebbe essere utile per sviluppare teorie in campo infermieristico. E’ chiaro che i modelli o le strutture teoriche presi a prestito da altre discipline devono essere contestualizzate alla propria disciplina, nel nostro caso all’Infermieristica. 9. 5 I DUE COMPONENTI DI BASE DELLE TEORIE

La teoria contribuisce allo sviluppo della conoscenza per migliorare la pratica professionale, spiegando, prevedendo e controllando i fenomeni riguardanti l’assistenza infermieristica. La conoscenza teorica aumenta il potere degli infermieri, poiché i metodi sviluppati sistematicamente hanno più probabilità di avere successo. Inoltre, l’infermiere se mette in dubbio il suo operato professionale ne diventa maggiormente consapevole. Lo studio della teoria aiuta a sviluppare le abilità analitiche, a sfidare il pensiero, a chiarire i valori e i presupposti e a determinare gli scopi dell’esercizio della professione, della formazione, della gestione dell’assistenza e della ricerca infermieristica. Tutti questi vantaggi sono dati dalle molteplici funzioni della teoria, vantaggi che sono: -capacità di riassumere le varie conoscenze;-spiegare i fenomeni relativi all’assistenza;-fornire i mezzi per prevedere e controllare i fenomeni infermieristici.Riassumendo, si può definire una teoria come un insieme logico e coerente di proposizioni che danno una spiegazione e un’immagine sistematica di più fenomeni inerenti un dato campo della realtà. Una proposizione è formata dagli elementi di un fenomeno e dalle relazioni esistenti fra di essi. Gli elementi di un fenomeno sono i concetti necessari per capire quel fenomeno.I termini relativi alla teoria e al suo sviluppo sono stati spesso usati in modo contraddittorio da parte della letterature infermieristica; questa parte del lavoro ha lo scopo di definire e chiarire il significato dei componenti, nonché i termini che compongono la teoria. Le definizioni che verranno proposte sono quelle accettate dal Consesso Scientifico Internazionale. Ora, al fine di salvaguardare la professione, i principali esponenti e studiosi dell’Infermieristica hanno stabilito che questa disciplina debba possedere un preciso corpus di conoscenze, che possa far da guida all’esercizio della professione.Il primo elemento della teoria ad essere analizzato è quello più elementare: -Fatto o fenomeno. Esso è uno stato, un avvenimento, una situazione, un elemento, una molecola, ecc. ( di qualsiasi grandezza che può andare dall’atomo, all’uomo; dal quark alle galassie) che accade in natura, nell’ambiente sociale, in una situazione individuale o collettiva, se sono vissuti comunemente dalle persone, sono detti fatti comuni (qualsiasi) se interessano il ricercatore diventano fatti di pertinenza scientifica. Per Antiseri, “ in maniera indiretta sono i problemi a

strappare dal limbo dei fatti qualsiasi (comuni) i fatti rilevanti; ma in via diretta sono le teorie a possedere il potere “taumaturgico” di trasformare un fatto comune in un fatto rilevante”. Il fatto interessa la ricerca quando consente, in generale, una possibilità oggettiva di verifica, di accertamento o di controllo e, inoltre, di descrizione o previsione oggettiva, nel senso che ognuno può farlo proprio nelle condizione adatte e controllabili. Il fatto può essere considerato l’elemento di base da cui parte la ricerca o, meglio, il mattone della ricerca. Il fatto è una nozione moderna in ambito scientifico, più ristretta e specifica che non quella di realtà ed è nata soprattutto per indicare gli oggetti della ricerca scientifica, che devono poter essere riconosciuti da qualsiasi ricercatore. Il fatto, quanto alla sua validità, si presenta indipendente da opinioni, pregiudizi e anche da giudizi e valutazioni, che non siano quelli all’uso degli strumenti adatti per accertarlo.Il fatto si presenta, cosi, fornito di due caratteristiche: -Il riferimento a un metodo appropriato di accertamento e di controllo; -L’indipendenza dalle credenze soggettive o personali di chi adopera il metodo stesso per studiarlo. Ora, sulla base di queste caratteristiche, la capacità di guardare i fatti e di tener conto o di accertare i fatti per quelli che sono è, oggi, considerato come uno dei requisiti fondamentali dello scienziato e, in generale, del ricercatore. L’analisi contemporanea del fatto come nozione ignora l’antitesi tra fatti e ragione, in quanto quest’ultima è limitata nelle scelte razionali dei fatti. In un campo determinato il fatto è ogni possibile oggetto di osservazione, infatti ogni stato o situazione o elemento della materia può essere accertato e controllato con gli strumenti di cui dispone la disciplina. Per concludere, la scienza è composta di fatti rilevanti riguardanti fenomeni di interesse di una data disciplina e, quindi, sono delle “verità” confermate da dimostrazioni empiriche. Nella scienza contemporanea, ormai, il fatto e il fenomeno si sovrappongono anzi, vengono considerati la stessa cosa; con essi si designa ogni oggetto possibile della conoscenza umana, direttamente percepibile dai sensi anche per mezzo di strumenti tecnologici. Il fatto è realtà basata su ciò che esiste nel mondo reale, conosciuto attraverso i sensi, piuttosto che tramite il pensiero o l’intuizione. Il fenomeno può essere considerato un fatto o un evento rilevante di interesse scientifico, che può essere spiegato e descritto scientificamente. Ai fini della costruzione e comprensione di una teoria, i

fatti o i fenomeni rappresentano gli elementi essenziali dai quali iniziare a elaborare, capire e usare le altre componenti della teoria. -Il concetto. Esso rappresenta sicuramente la componente più significativa della teoria, che permette da un lato di capire i fatti e i fenomeni, dall’altro di costruire in modo più razionale una teoria. Il concetto può essere considerato, in generale, un procedimento mentale che renda possibile la descrizione, classificazione, interpretezione, e la previsione dei fatti e degli oggetti conoscibili. Il concetto è un’immagine mentale, una generalizzazione formata e sviluppata nella mente. Per quanto il concetto sia normalmente indicato da un nome esso non è il nome, ma l’idea che il nome rappresenta. Inoltre, il concetto non si riferisce neppure necessariamente a cose o fatti reali, giacché ci possono essere concetti di cose inesistenti o passate, la cui esistenza non è verificabile. La funzione prima e fondamentale del concetto è il carattere di universalità soggettiva, di validità intersoggettiva e la sua comunicabilità. La nozione di concetto da origine a due problemi: 1-Il problema della natura del concetto, il quale ha avuto due soluzioni fondamentali: la prima, il concetto è l’essenza delle cose e, precisamente la loro essenza necessaria, ciò per cui non può essere in modo diverso da ciò che è; la seconda, il concetto è un segno di tipo semantico-linguistico; 2- Il problema della funzione del concetto può essere concepito in due modi fondamentali: il primo è detto funzione finale, la quale attribuisce al concetto la capacità di esprimere l’essenza e la sostanza delle cose (la funzione, in tal caso, si identifica con la natura del concetto); il secondo è la funzione simbolica ed operativa del concetto, la quale descrive gli oggetti dell’esperienza per consentirne il riconoscimento. A sua volta la funzione simbolica è composta da: -funzione economica, che consente di classificare e quantificare i fenomeni; -funzione organizzativa dei dati dell’esperienza, in modo tale da stabilire tra essi connessioni di natura logica; -funzione di previsione o anticipazione dell’esperienza futura alla luce dell’esperienza passata. Oggi, i tipi fondamentali di concetti scientifici, legati alle funzioni di organizzazione e di previsione dei fenomeni sono:

- modelli concettuali; - concetti matematici;

- costrutti concettuali. I primi sono semplificazioni o idealizzazioni dell’esperienza;i secondi sono procedimenti di calcolo e, in questo senso, sono strumenti di previsione; gli ultimi sono entità che non sono date nell’esperienza. Inoltre al punto di vista della formulazione mentale, il concetto si suddivide in: -astratto, il quale è indipendente dal tempo e dallo spazio; -concreto, il quale è in relazione al tempo e al luogo. Come abbiamo detto, i concetti costituiscono la struttura della teoria. Essi sono rappresentazioni simboliche delle cose, degli eventi, dei fatti e dei fenomeni. I concetti rappresentano un qualche aspetto della realtà, che può essere quantificata. concetti sommariamente si dividono almeno in cinque gruppi: -concetti enumerativi (es. età); -concetti statistici (es. pressione media); -concetti associativi (es. reddito, malnutrizione, malattia); -concetti relazionali (es. età, vecchiaia, longevità); -concetti sommativi (es. i quattro concetti dell’Inferm.ca: persona, saluta/malattia, ambiente, assistenza infermieristica). Definizione del significato di concetto. Esso esplicita il significato di un’idea sulla base dell’uso che può essere fatto in un dato ambito scientifico o contesto.Esistono due classi di definizioni concettuale: la prima si riferisce a una esperienza soggettiva; la seconda si riferisce a situazione empiriche misurabile, es. scala analogica da zero a dieci, che definisce il riferimento empirico del dolore soggettivo. Il punteggio è, quindi, la definizione operativa del sintomo del dolore. Inoltre, esistono altri tipi di definizione: -denotative. Esse definiscono il concetto per quello che è o per ciò che rappresenta (es. padre = genitore maschio); -connotative. Esse rappresentano un’associazione di idee o atributi del concetto (es. padre = forte, disciplina, provvede ai bisogni, ecc.); -teoriche. Esse illustrano il significato generale di un concetto, in coerenza con la teoria, e ne individuano gli indicatori empirici. Per terminare è corretto dire che nella gran massa degli infermieri italiani, purtroppo, vi è una scarsa e non diffusa conoscenza degli asserti teorici riquardanti le componenti basilari della scienza. CAP. 10 STRUTTURA E CLASSIFICAZIONE DELLE TEORIE

10. 1 AFFERMAZIONI DI RELAZIONI.(alcuni contenuti di questo paragrafo, riveduti e rielaborati, sono tratti da: A. Marriner, I teorici del nursing e le loro teorie, MacGraw-Hill editore,Milano,1996). I concetti e i fenomeni da soli non creano teorie. Le teorie sussistono solo quando le relazioni specifiche tra concetti sono espresse in affermazioni di relazioni. Essi sono:-Assiomi. Sono punti di partenza assunti come veri ma non dimostrati e hanno lo scopo di collegare più concetti, inoltre gli studiosi che elaborano una teoria li danno come dati.-Proposizioni. Sono valori di verità di un enunciato o asserzioni di senso compiuto presentate sottoforma di affermazione. -Ipotesi, generalizzazione empirica e leggi. Indicano l’astrattezza dei concetti e la quantità di supporto empirico che ne deriva, attraverso la verifica della relazione proposta tra concetti. I concetti contenuti in queste affermazioni rappresentano cose o eventi osservabili nel mondo reale e, pertanto, sono indicatori validi del concetto. Quando un’ipotesi viene confermata più volte diventa, dapprima, una generalizzazione empirica e poi una legge. Le generalizzazioni empiriche e le leggi si trovano soprattutto in discipline quali la fisica, la chimica, ecc., che si occupano di fenomeni direttamente osservabili e misurabili. Invece le ipotesi sono delle relazioni che si trovano in tutte le discipline. -Teoremi. Sono affermazioni di relazione che comprendono concetti astratti (immagini mentali di entità non direttamente osservabili); sono le teorie inerenti le scienze sociali che contengono, oltre alle ipotesi, anche assiomi e teoremi. Un teorema indica una gamma specifica di relazioni tra concetti (es. bassi livelli di ansia sono in rapporto ad un alto grado di informazione su un procedimento diagnostico). Nelle scienze sociali e comportamentali le affermazioni di relazioni diventano assiomi e teoremi mediante il meccanismo del supporto empirico, il quale di norma deve essere reso osservabile e misurabile direttamente. Infatti, per essere osservabile e misurabili, i concetti astratti devono essere resi operativi, per fornire ad essi un referente empirico (es. scala visiva analogica per misurare il dolore). Affinché le affermazioni di relazione si possano trasformare in teoremi, si parte dalle ipotesi, le quali sono affermazioni di relazione tra entità concrete e misurabili,

per le quali è stato generato poco supporto empirico. Quindi, le relazioni sono verificate per mezzo di referenti empirici. Tutte queste varie affermazioni di relazione sono finalizzate al rapporto tra concetti e allo sviluppo della teoria. -Supposizioni. Sono convinzioni riguardanti fenomeni che devono essere accettate inizialmente come veri, al fine di accettare temporaneamente come vera una Ipotesi di modello di teoria. Le supposizioni sono convinzioni non verificate, ma si suppone che rappresentino la realtà (es. la supposizione che sia esistito il Big Bang; la supposizione che le bambine a una certa età vivano il complesso di Edipo) secondo il modello di teoria. -Affermazioni associative e causali. Le prime sostengono che i valori di un concetto sono associati ai valori di un altro; le affermazioni associative possono essere lineari e curvilinee. Le affermazioni causali sostengono che un concetto è la causa di un’altro, se si conosce il valore di un fattore si può determinare il valore dello stesso fattore. Dal punto di vista strutturale e funzionale sono indispensabili: le definizioni, i collegamenti e l’ordinamento della teoria -Definizioni. Anche se ritorniamo di nuovo su questa nozione, è necessario dire che i concetti devono essere definiti in modo completo e chiaro, al fine di ridurre l’ambiguità nella comprensione di un dato fatto, fenomeno o concetto riducendo l’incertezza al minimo, dando delle definizioni esplicite e precise. Nello sviluppo di una teoria completa, sia le definizioni teoriche che quelle operative danno il significato al concetto e forniscono, inoltre, una base per la ricerca degli indicatori empirici. Le definizioni teoriche permettono di considerare le relazioni di un dato concetto nei confronti di altri concetti teorici o idee. Non è sufficiente un chiaro significato dei concetti; se si devono verificare le teorie nei confronti della realtà, anche i concetti devono essere misurabili. Infatti, le definizioni operative mettono in relazione i concetti ai fenomeni osservabili attraverso la specificazione degli indicatori empirici (scala analogica per misurare principalmente i concetti astratti). -Collegamento. La messa in atto delle relazioni e dei collegamenti è una parte importante dello sviluppo di una teoria. Sebbene le affermazioni teoriche stabiliscono dei legami tra concetti, comunque si deve sviluppare la giustificazione logica tra questi legami. Lo sviluppo dei collegamenti teorici offre una spiegazione ragionata

su perché le variabili possono essere legate e cioè le motivazioni teoriche per asserire delle interpretazioni particolari. Questa giustificazione logica a base razionale contribuisce a dare plausibilità alla teoria. I collegamenti operativi, d’altro canto, contribuiscono a dare quell’elemento di verificabilità della teoria, specificando in che modo le variabili sono collegate tra loro. Mentre le definizione operative danno la misura dei concetti, i collegamenti operativi danno la verificabilità delle affermazioni; il collegamento contribuisce a dare una prospettiva per capire la natura della relazione tra concetti. -Ordinamento. L’organizzazione della teoria richiede che i concetti siano ordinati assieme alle definizioni, affermazioni, e ai collegamenti. Man mano che la teoria prende corpo e si sviluppano i concetti e le affermazioni teoriche si moltiplicano, nasce l’esigenza di dare una qualche sistemazione logica e un ordinamento alle componenti teoriche e un ordine strutturale alla teoria. Questo procedimento di sistemazione può mettere in evidenza una qualsiasi sovrapposizione non desiderata tra i concetti e le definizioni.Le componenti della teoria, che abbiamo trattato, sono le più importanti e basilari; infatti, senza l’inclusione di una di esse, la teoria diventa incompleta e incomprensibile.Per finire, tutte le componenti trattati in questo paragrafo per poter essere utilizzati devono essere ordinati in un insieme organico detto quadro concettuale. 10. 2 MODELLO CONCETTUALE

Il modello concettuale o modello di teoria, di cui adesso parleremo succintamente, rappresenta un’illustrazione simbolica, in termini logici, di una composizione relativamente semplice che dimostra la struttura di un sistema concettuale originale.Un modello è dunque una rappresentazione concettuale della realtà, non è la realtà stessa, ma una astrazione o una ricostruzione della realtà, allo stesso modo di un modellino di planetario, di corpo umano o di auto, ecc. Tali modelli sono delle astrazioni poichè riproducono -a grandi linee- l’oggetto reale. Un modello può rappresentare le caratteristiche di una teoria o parte di una disciplina e dare una certa direzione ad un insieme di leggi selezionate per formare un sistema teorico. A livello di disciplina infermieristica, già sono stati elaborati vari modelli con lo scopo di identificare le leggi che sottostanno ai fenomeni dell’assistenza infermieristica. Dopo di che, a sua volta, segue la messa a punto dettagliata della teoria.La teoria è un insieme di principi generali, di valore scientifico, che da degli indirizzi per l’azione pratica e serve per spiegare dei fatti osservati. La teoria rappresenta un livello della realtà più profondo del modello, descrive in modo dettagliato il funzionamento del modello. Modello concettuale, quadro concettuale, modello di teoria, essi indicano e significano la stessa cosa, infatti non sono altro che la rappresentazione schematica e provvisoria per tentare di dare una spiegazione plausibile di alcuni aspetti della realtà. I modelli possono essere di tipo teorico o di tipo empirico:i primi rappresentano anche il mondo reale ma sono espressi con simboli linguistici, matematici statistici o della logica; essi rappresentano una realtà che spesso non è direttamente osservabile; i secondi sono delle copie della realtà osservabile. Generalmente, dalla formulazione di un’ipotesi di teoria segue la stesura di modelli concettuali che, di natura più operativa perchè maggiormente orientati alla situazione pratica, devono obbligatoriamente risolvere al loro interno il problema teoria-prassi nel rigoroso rispetto delle comuni regole e principi disciplinari. I modelli sono utili allo sviluppo della teoria, in quanto contribuiscono a selezionare e a rilevare le relazioni esistenti tra concetti. Essi permettono la manipolazione dei concetti sulla carta, prima della verifica nel mondo reale. Inoltre sono di aiuto ai teorici perchè forniscono una spiegazione osservabile delle componenti della teoria, dice loro cosa osservare, su cosa discutere e studiare e fornisce ai

cultori di una certa disciplina un quadro di riferimento.Lo scopo del modello concettuale è quello di mettere a fuoco alcuni aspetti importanti da studiare per quella disciplina specifica, fornendo un indirizzo di pensiero, un’interpretazione, nonchè direttive per la ricerca.Ogni professionista deve avere uno schema di riferimento, un’immagine mentale, una concezione di quello che potrebbe o dovrebbe essere la professione.Un chiaro quadro concettuale di assistenza infermieristica permette agli infermieri di:Precisare il contributo della professione nel realtà sanitaria;Spiegare chiaramente agli altri operatori, all’utenza e alla comunità la natura della disciplina infermieristica; Rivendicare un ruolo e quindi una posizione sociale unica;Conoscere e far conoscere la natura del servizio;Avere riferimenti precisi ad indirizzo dell’azione professioale. Un modello concettuale oltre avere tutte le componenti trattati nel precedente paragrafo, contiene:

1. I postulati: principi sui quali ci si basa per enunciare la propria oncezione e idee sull’assistenza infermieristica. Rappresentano il supporto reorico e scientifico del modello concettuale e sono verificabili sempre. Essi costituiscono il “come” della concezione;

2. I valori: si intendono le credenze dell’autore del modello teorico. Costituiscono il “perchè” del modello, non sono dimostrabili ma devono essere accettati dagli infermieri che vogliono utilizzare il modello. Essi sono sempre in accordo con i valori della società;

3. Gli elementi: fanno riferimento al contenuto del modello e ne precisano le strutture. Rappresentano il “che cosa” della concezione teorica ed animano l’attività degli infermieri che la condividono, in qualsiasi contesto esercitino e in qualunque momento. Essi sono:

-Lo scopo della professione: il fine verso il quale tendono i membri della professione Inferm.ca che è quello di conservare l’indipendenza e la salute dell’utente, affinchè possa da solo soddisfare i suoi bisogni fondamentali. Esso precisa il contributo dell’infermiere alla conservazione, al miglioramento della salute. -Il beneficiario del servizio: Il soggetto (persona o gruppo) verso il quale si rivolge l’attività infermieristica;

-Il ruolo del professionista: designa il ruolo professionale e sociale svolto dall’infermiere dato dalla sua funzione riconosciuta e accettata dalla società; -La fonte di difficoltà: indica l’origine dei problemi rilevati dall’inferm.re circa i bisogni, i problemi assistenziali del cliente. -L’intervento del professionista: corrisponde alla prestazioni e alla competenza professionale dell’infermiere nell’affrontare i bisogni e i problemi assistenziali e di salute dell’utente. -Le conseguenze volute: sono i risultati attesi, desiderati, in accordo con lo scopo da perseguire, Per l’infermiere sono la risoluzione dei problemi assist.li e il miglioramento della salute.Per concludere possiamo dire che un modello concettuale permette agli infermieri di avere una identità professionale.

10.3 CRITERI PER LA VALUTAZIONE DI UNA TEORIA (Alcuni contenuti di questo paragrafo, riveduti e rielaborati, sono tratti da: A. Marriner, I teorici del nursing e le loro teorie, MacGraw-Hill editore,Milano,1996). Sebbene molti autori usino criteri diversi per descrivere i criteri di valutazione della teoria, i problemi più spesso discussi sono chiarezza, semplicità, generalità, precisione empirica e le conseguenze derivabili. -Chiarezza. La costanza e la chiarezza semantica e strutturale sono importanti. Per valutare la chiarezza si dovrebbero identificare i concetti e i sottoconcetti principali e trovare per essi delle definizioni. Le definizioni denotative sono le più chiare e sono da preferire a quelle connotative, quest’ultime sono da usare solo in mancanza delle prime. Si dovrebbero coniare termini nuovi solo se necessari e si dovrebbero definirle attentamente.Talvolta le parole hanno vari possibili significati all’interno delle singole discipline, per cui i termini si dovrebbero prendere a prestito con molta cautela e spiegare attentamente. I diagrammi e gli esempi possono fornire più chiarezza e, quindi, devono essere numerosi. Lo sviluppo logico dovrebbe essere chiaro e i presupposti essere compatibili con gli obiettivi della teoria. -Semplicità. Alcuni studiosi del Nursing, sostengono che, “nell’infermieristica, gli operatori hanno bisogno di una teoria semplice che guidi la pratica”. Altri affermano che una teoria “dovrebbe essere il più esauriente possibile e concreta… servendosi del minor numero di concetti e delle relazioni più semplici tra concetti”. Altri studiosi ancora ritengono che una teoria deve essere complessa per essere significativa. - Generalità. Per poter determinare la generalità di una teoria si

esamina l’ambito dei concetti e degli obiettivi all’interno di una teoria. Più sono limitati i concetti e gli obiettivi, meno generale è la teoria. Ada Jacox afferma che “non esiste un urgente bisogno di sviluppare una grande teoria che comprenda tutte le conoscenze infermieristiche”. Chinn e Jacobs ritengono che le situazioni alle quali la teoria fa riferimento non dovrebbero essere limitate. Ellis sostiene che, “più ampio è l’ambito, maggiore è l’importanza della teoria”. Stevens afferma che sono necessari sia un ambito ampio che uno più ristretto e che

la complessità o la semplicità di una teoria dovrebbero essere determinate dalla complessità della materia.

- -Precisione empirica. La precisione empirica di una teoria è legata alla possibilità di verifica nella realtà pratica e all’uso finale e riguarda “estensione dei concetti definiti nella realtà osservabile”. Hardy afferma che “quanto meglio la prova conferma la teoria tanto più si può parlare di adeguatezza empirica” e concorda che ci dovrebbe essere una corrispondenza tra le affermazioni teoriche e la prova empirica. La validità empirica è legata al fatto che “chiunque deve essere in grado di esaminare la corrispondenza tra una teoria particolare e i dati empirici oggettivi”. Inoltre gli studiosi dovrebbero essere in grado di valutare e verificare i risultati da soli. Walzer e Avant affermano che “se una teoria non è in grado di generare ipotesi non può essere utile agli scienziati e non aggiunge nulla all’insieme delle conoscenze”.

- -Conseguenze derivabili. Chinn e Jacobs affermano che “la teoria infermieristica dovrebbe guidare la ricerca e la pratica, generare nuove idee e differenziare l’ambito del nursing da quello di altre professioni”. Affinché la teoria sia considerata utile, Ellis sostiene che “è essenziale che guidi e sviluppi la pratica… le teorie dovrebbero rivelare che tipo di conoscenza l’infermieristica deve produrre”. Hardy sostiene che la professione infermieristica dovrebbe “usare le teorie esistenti per prevedere certi risultati e controllare eventi in modo che siano ottenuti i risultati desiderati”.

10. 4 FORME E GAMME DI TEORIE (Alcuni contenuti di questo paragrafo, riveduti e rielaborati, sono tratti da: A. Marriner, I teorici del nursing e le loro teorie, MacGraw-Hill editore,Milano,1996). Le teorie possono essere classificate a secondo della loro forma in tre categorie: -Insieme di leggi. Si tratta di un approccio induttivo che cerca modelli nei risultati di ricerca. Risultati di ricerca che vengono selezionati e classificati, in base al grado di supporto empirico, in categorie di leggi, generalizzazioni empiriche e ipotesi. Può essere difficile organizzare e mettere in relazione tra loro queste generalizzazioni. Poiché le affermazioni non sono in relazioni tra di loro, un’affermazione non conferma necessariamente un’altra. Di conseguenza gli sforzi della ricerca devono essere molteplici. -Forma assiomatica. La forma assiomatica è un sistema logico di concetti, definizioni e affermazioni in relazione tra di loro e disposti in ordine gerarchico. Gli assiomi astratti sono all’apice della gerarchia mentre le proposizioni derivate sono alla base. Si richiede una ricerca meno ampia perchè il supporto empirico a un’affermazione di relazione conferma anche la teoria. -Processo causale. Il processo causale aumenta la comprensione attraverso affermazioni di relazione che specificano la causa tra variabili. Anche questa forma richiede concetti, definizioni e affermazioni di relazione e spiega il modo in cui avviene qualcosa. Le teorie si distinguono per complessità e campo di azione lungo un continuum che parte dalle micro teorie per arrivare alle grandi teorie. L’argomento di una teoria può essere molto vasto e includere il tutto, o molto ristretto e limitato. Sulla base di ciò le teorie si suddividono in: - Teorie micro. Sono un “insieme di affermazioni teoriche, di solito ipotesi concettuali, che si occupano di fenomeni descritti in modo specifico”. Esse sono le meno difficili, contengono i concetti meno complessi e si riferiscono a fenomeni specifici e facilmente definibili. Hanno un limitato campo di azione poiché tentano di spiegare un piccolo aspetto della realtà. Sono in larga parte formate da concetti enumerativi e associativi. - Teorie grandi. Le grandi teorie hanno ampi scopi e sono complesse. Nella maggior parte dei casi, le grandi teorie richiedono un’ulteriore specificazione e una suddivisione delle

affermazioni teoriche perché queste possano essere verificate empiricamente e validate teoricamente. I teorici costruiscono le loro teorie al livello più generale di astrazione ed è spesso difficile trovare i collegamenti con la realtà. Le grandi teorie richiedono teorie a minor raggio di azione come le medie e le micro. Le grandi teorie sono le più complesse e hanno un largo campo di azione e tentano di spiegare grandi aspetti della realtà o grandi aree all’interno di una disciplina. Sono formate da concetti sommativi e comprendono molte teorie minori. - Teorie medie. La teoria media ha un fuoco più ristretto della

grande e più ampio della micro. Il campo di azione non è cosi grande da essere inutilizzabile per i concetti sommativi e non è cosi ristretto da non poter essere usato per spiegare situazioni o aspetti della realtà complesse.Le teorie medie o parziali si trovano tra le grandi teoria e le micro teorie. Sono soprattutto composti da concetti relazionali. Il campo di azione non è molto ampio, però sono utili per il teorico come lo sono anche i concetti sommativi. Tuttavia queste teorie rappresentano un aspetto non piccolo della realtà tanto da essere utilizzate nell’ambito della realtà professionale.Le teorie parziali sono teorie in via di sviluppo. In una teoria parziale sono stati identificati alcuni concetti per spiegare un fenomeno e tra questi concetti sono stati identificati alcune relazioni ma la teoria resta incompleta. Un criterio per avere una teoria completa è quella che i concetti e le relazioni debbano essere esaustive, cioè che ogni cosa o evento che costituisce la realtà oggetto della teoria parziale venga rappresentato nella stessa teoria. Le teorie derivate dalle scienze sociali, compresa l’infermieristica, sono probabilmente solo teorie parziali poiché non tutti i fenomeni della realtà assistenziale, oggetto della teoria, sono stati spiegati completamente e totalmente.

10. 5 LIVELLI DI TEORIE Fermo restando che una teoria può essere costruita in maniera induttiva, deduttiva o retroduttiva, il modo più noto di elaborare una teoria rimane quello che partendo dagli elementi più semplici, attraverso una serie di tappe ci porta alla formulazione di una teoria completa di tipo prescrittiva.Al riguardo esistono quattro tappe o livelli di teoria. -Primo Livello: Teorie descrittive o tassonomiche. La prima tappa che ci permette di costruire una teoria è di individuare, osservare, isolare, analizzare, descrivere, sintetizzare e classificare dei fattori o caratteristiche di un dato fenomeno. Descrivere significa verbalizzare delle idee su come interagiscono dei fattori interconnessi fra di loro. Descrivere un fattore significa renderlo verbalizzabile, comprensibile e comunicabile. Quindi descrivere diventa la prima e più importante operazione, almeno in questa fase, per formulare una teoria. Un’altra operazione importante, che fa anch’essa parte di questa prima fase e che segue la descrizione è la classificazione dei fattori in categorie. Per classificazione si intende un procedimento mentale che permette di individuare degli elementi e delle caratteristiche comuni agli oggetti, fatti o fenomeni analizzati. La classificazione è un ordine logico che si da ai fatti, oggetti, fenomeni tenendo conto delle rispettive caratteristiche per le quali vengono stabilite delle categorie che contengono le idee primitive inerenti i fattori descritti. -Secondo e terzo livello: Teorie di relazione. Le teorie di II e III livello si formano mettendo in relazione dei fattori fra di loro: A precede B; e se A esiste, B si verificherà di conseguenza. Prendiamo il caso della piaga da decubito: se A (immobilità e pressione) si produce, B (la piaga da decubito) si verificherà di necessità nella maggior parte dei casi. Da ciò derivano tipi di teorie che si definiscono di promozione o di inibizione. La differenza tra teorie di secondo e terzo livello sta nel fatto che le prime sono teorie di relazione tra concetti, mentre le seconde sono teorie di relazione tra simboli. -Quarto livello: Teorie prescrittive o normative. Secondo la metodologia della scienza la teoria di quarto livello esige: - una concettualizzazione di uno scopo desiderabile; - la concettualizzazione delle prescrizione di azioni da realizzarsi per

raggiungere questo scopo; - il dirigere l’azione verso questo scopo.

Il primo elemento di una teoria di IV livello è la concettualizzazione dello scopo, considerato come qualcosa che si desidera raggiungere.Il secondo elemento è la concettualizzazione di prescrizioni per l’azione, per raggiungere lo scopo desiderabile.Tre sono i punti concernenti ogni prescrizione di azione:-La prescrizione è in un certo senso una direttiva;-La/le direttiva/e dirigono l’azione verso uno scopo definito;-Queste direttive si indirizzano ad uno o più agenti specifici. L’ultimo elemento della teoria di IV livello consiste nel dirigere l’azione verso lo scopo. A questo punto interviene il “giudizio e la valutazione” dell’agente, cioè di colui che compie l’azione.Sia che si tratti di una teoria di sociologia, oppure di medicina, di infermieristica, o di astronomia, l’azione diretta verso lo scopo ha aspetti quanto mai significativi per l’attività pratica alla luce della teoria, la quale deve permettere di valutare se tale scopo è stato raggiunto.Ci sono sei aspetti di questa attività pratica o professionale: -Chi compie questa attività? -Chi è il beneficiario di questa attività? -In quale contesto questa attività ha luogo? -Qual’è lo scopo finale di questa attività? -Qual’è la procedura la tecnica o il metodo che guida questa attività? -Qual’è la fonte di energia che permette questa attività? Per poter elaborare una teoria di IV livello, poter concettualizzare uno scopo desiderabile e prescrivere azioni dirigendoli verso questo scopo, occorre descrivere dei fattori e metterli in relazione. Pertanto una teoria di quanto livello contiene e richiede teorie di primo, di secondo e di terzo livello che corrispondono alle tre tappe che abbiamo prima succintamente descritto.Una teoria di IV livello è anche definita teoria normativa o teoria dei valori ciò per sottolineare il contrasto tra questo tipo di teoria e le teorie di tipo descrittivo dove si descrivono e classificano fattori, elementi, situazioni, ecc., oppure le teorie di relazione dove si mettono in rapporto concetti, fattori, simboli, fatti, fenomeni o situazioni. Infatti lo scopo di una teoria prescrittivi serve da norma per procedere alla valutazione delle attività. Quindi l’attività che serve per avvicinarsi allo scopo può essere considerata buona, utile e valida secondo le indicazioni della teoria normativa e quindi considerata desiderabile.La teoria dei valori, è importante notare, prevede tre punti concernenti ogni prescrizione di azione: -la prescrizione è in un certo senso una direttiva;

-le direttive prescrivono l’azione verso uno scopo definito; -queste direttive vengono indirizzate a uno o più agenti specifici.

Da ciò è intuibile che le prescrizioni sono importanti in una teoria infermieristica. Esse rappresentano in qualche modo delle direttive per l’azione che devono essere chiaramente espresse ed indirizzate agli operatori specifici. Lo scopo potrebbe essere:

- il paziente, da questo momento in poi deve poter essere indipendente nel più breve tempo possibile.

La prescrizione potrebbe essere: -e infermiere agiranno in modo che il pz. torni il più rapidamente possibile ad essere autonomo; - le infermiere incoraggeranno ed informeranno il pz in modo che egli

stesso sia in grado di assumere i farmaci autonomamente; - le infermiere stimoleranno il pz a nutrirsi da solo in tempi brevi.

Più lo scopo è generale, più le prescrizioni per l’azione devono essere dettagliate. In una teoria infermieristica di IV livello le prescrizioni devono essere applicabili agli infermieri ma anche a tutto il personale di assistenza compreso i medici.La teoria infermieristica di IV livello viene utilizzata e serve per: -svolgere l’attività libero professionale o in strutture sanitarie; -svolgere attività di ricerca nel campo infermieristico; -svolgere insegnamento in università e per l’aggiornamento; -svolgere funzioni gestionali dei servizi infermieristici. Inoltre nella teoria prescrittiva bisogna individuare, per le attività su elencate, i fattori significativi in termini di dimensioni, di conoscenze, di risorse:-risorse interiori degli agenti (capacità, abilità, formazione, esperienza, ecc.);-risorse esterne all’agente (istruzione permanente, protezione legale, supporto motivazionale, ecc.);-altre risorse (quantità e qualità di personale, quantità e qualità del materiale, supporti logistici, ecc.). -Evoluzione e classificazione delle teorie infermieristiche. a quanto detto sopra si può comprendere che una teoria infermieristica completa ed esaustiva delle esigenze della professione non può essere che di quarto livello; pur non di meno bisogna dire che elaborare una teoria simile in campo infermieristico non è facile. Alcune infermiere teoriche si sono cimentate in questo compito alcune con scarsi risultati altre con risultati ottimi. Se fino ad oggi non si è riusciti ad elaborare una teoria

soddisfacente di IV livello, ciò non deve scoraggiare o deludere gli infermieri perché in questa situazione non siamo soli. Del resto anche la sociologia, la psicologia, la pedagogia, l’antropologia e perfino la medicina non anno una teoria esaustiva e definitiva, pure esse sono alla ricerca della teoria che soddisfi a pieno le loro esigenze. In confronto alla stragrande maggioranza delle discipline scientifiche, l’infermieristica è ancora molto giovane, neanche 50 anni, durante i quali gli infermieri hanno prodotto una consistente quantità di conoscenze e di teorie di I, II, III e di IV livello che fanno ben sperare. Infine vorrei ricordare che questa ricchezza teorica nel campo del nursing permette all’infermieristica di operare con una certa autonomia sotto l’aspetto concettuale, in quanto c’è sempre una teoria infermieristica, fra quelle elaborate fino ad oggi, che permette di affrontare qualsiasi problema assistenziale che si presenta all’infermiere ell’ambito del proprio sercizio professionale. L’infermieristica come attività professionale esiste da 150 anni e cioè da quando F. Nightingale l’ha fondata, ma lo sviluppo delle teorie infermieristiche ha avuto una evoluzione molto rapida solo negli ultimi 50 anni. La nascita della formazione infermieristica a livello universitario ha certamente costituito il presupposto per lo sviluppo delle teorie infermieristica. Il percorso però è stato lungo e difficile, tanto che la pubblicazione delle prime teorie infermieristiche, dopo le elaborazioni concettuali della Nighingale sull’assistenza infermieristica, avvenne a circa un secolo di distanza (1858 – 1952). Queste elaborazioni concettuali sono state particolarmente sviluppate negli U.S.A e più recentemente in alcuni Stati dell’Europa Occidentale, compresa l’Italia.Le così dette “Teorie del Nursing” rappresentano le elaborazioni mentali di infermieri/e che si sono cimentate nella elaborazione e descrizione della visione della disciplina, e della professione infermieristica, della loro idea di persona, malato, salute/malattia, di bisogno/problema, ambiente/adattamento, medicina, assistenza infermieristica, relazione infermiere-paziente ecc. Ogni teorico/a è stata influenzata nella sua elaborazione concettuale dai propri valori, credenze, formazione, esperienza, nonchè dalle variabili del contesto culturale, politico e filosofico del tempo e del luogo in cui ha operato.Oltre che per la matrice socio-culturale dell’autore, le teorie del nursing si differenziano anche per il grado di sviluppo e di completezza, per il livello di astrattezza-cocretezza e per il livello di generalità-specificità.

A fronte di tale estrema diversificazione culturale ed epistemologica é, tuttavia, possibile reperire nelle teorie del nursing elementi unificanti che corrispondono alle radici professionali più elevate dell’assistenza infermieristica italiana, europea e americana. Essi sono riconoscibili nella: -Visione integrale e globale dell’assistito; -Enfasi nelle cure di base;Attenzione ai bisogni assistenziali del paziente; -Enfasi sulla relazione infermiere-assistito; -Ruolo specifico dell’infermiere nelle strutture sanitarie e non; -Valore sociale dell’assistenza infermieristica; -Utilizzo del metodo scientifico per il processo di assistenza; -Eticità della pratica professionale; -Centralitàdell’assistito; -Personalizzazione dell’assistenza; -Autonomia professionale dell’infermiere. I modelli concettuali e le teorie elaborati fino ad oggi dagli infermieri possono essere così suddivisi: -Concezioni filosofiche; -Grandi teorie di livello intermedio -Filosofie umanistiche del nursing. Negli ultimi tempi, per la comunità scientifica infermieristica si è posto il problema se nella pratica assistenziale sia meglio individuare un singolo modello o una singola teoria da utilizzare, sempre e comunque, in tutte le attività infermieristiche oppure scegliere il modello o la teoria, volta per volta, sulla base della capacità che ogn’una di esse ha di affrontare e risolvere gli specifici problemi assistenziali di ogni assistito che l’infermiere deve risolvere. In ogni caso, l’infermiere non può agire in maniera improvvisata e casuale. Occorre comunque far riferimento ad un modello concettuale o a una teoria che integrandola con le conoscenze disciplinari, l’esperienza, la creatività, l’etica, acconsente di individuare e determinare le modalità operative che meglio permette di trovare la migliore soluzione ai problemi assistenziali del malato.

10.6 CREATIVITA’ E DUBBI NELLA COSTRUZIONE DI UNA TEORIA (Alcuni contenuti di questo paragrafo, riveduti e rielaborati, sono tratti da: A. Marriner, I teorici del nursing e le loro teorie, MacGraw-Hill editore,Milano,1996). Nonostante in letteratura siano state presentate un certo numero di strategie per lo sviluppo delle teorie, il teorico che tenti di approcciarsi alla costruzione di una teoria in modo meccanico, applicando procedimenti strutturati, può avere un successo limitato. Infatti, la costruzione della teoria comprende anche la scoperta e la creatività. Chiaramente una teoria scientifica è “una creazione della mente umana”. Alcuni studiosi paragonano la teoria a un’opera d’arte, dove in entrambi i casi si richiede un alto livello di creatività, immaginazione, oltre che abilità.Sebbene la creatività e l’immaginazione non si possono insegnare, esse possono essere alimentate e incrementate. Il ruolo dello studente, del professionista e dello studioso è di prendere dimestichezza con i processi di costruzione delle teorie e far conoscenza in continuazione con questa esperienzaAlcuni filosofi della scienza manifestano perplessità che gli attuali quadri concettuali dell’infermieristica siano delle vere e proprie teorie. Si è notato che gli infermieri, sebbene identifichino gli enunciati dell’Infermieristica come semplici paradigmi o formulazioni concettuali, non rinunciano a chiamare “ modelli teorici” formulazioni teoriche prese a prestito da altre discipline come la psicologia, la sociologia, ecc. Ciò ha avuto come conseguenza un abbassamento degli sforzi per sistematizzare l’Infermieristica. Molti infermieri partono dal presupposto che non ci sono vere e proprie teorie infermieristiche. E’ chiaro che se si parte da criteri cosi rigorosi per giudicare i costrutti teorici in campo infermieristico, si corre il rischio di annullare tutti gli sforzi fin qui sostenuti dai teorici del nursing, lavoro che tutto sommato si trova nelle prime fasi dello sviluppo, paragonato alle altre discipline scientifiche.Il problema, se le formulazioni teoriche dell’Infermieristica siano da considerarsi teorie, si basa spesso sulla divisione delle teorie in due categorie: teorie, non teorie. Questa è una concezione manichea della suddivisione delle teorie infermieristiche, che porterebbe a collocare tutti i quadri concettuali in una delle due categorie, ma ciò non porterebbe a nessun progresso della conoscenza infermieristica. Infatti, è dovere della professione infermieristica e delle sue agenzie formative (università, istituti di ricerca, collegi, ecc.) preparare una nuova

generazione di infermieri-studiosi, che facciano progredire la disciplina verso la formulazione di teorie sempre più soddisfacenti per l’esercizio della pratica professionali. In realtà, le formulazioni teoriche del nursing devono essere analizzate secondo categorie concettuali, che hanno come schema un continuum di categorie di teorie, ai cui estremi ci saranno, da un lato, le teorie complete e, dall’altro, le non teorie; in mezzo avremmo le teorie incomplete, a loro volta suddivisibili in alte, medie e basse. Le teorie infermieristiche rientrano, sicuramente, fra le categorie medie, gli infermieri non possono accettare che il problema sia posto e risolto in termini dualistici, perchè sottende solo un intento polemico e non è certo con la polemica che si costruisce la scienza infermieristica. Una teoria si costruisce e si analizza con e attraverso gli strumenti epistemologici illustrati nei precedenti capitoli e non con le polemiche. Sicuramente la strada da percorrere è lunga per progredire verso la costruzione di una disciplina infermieristica razionale; anche se ciò non deve esimerci dall’identificare le inadeguatezze nelle attuali teorie infermieristiche, al fine di promuovere un loro ulteriore sviluppo.Per concludere il capitolo si precisa che:- lo sviluppo delle teorie infermieristiche è solo un fenomeno recente nella storia dell’assistenza infermieristica;- lo sviluppo sistematico di modelli teorici è attualmente agli inizi;- criteri rigorosi per la formulazione di teorie infermieristiche non garantiscono l’enunciazione di teorie scientifiche ideali.