Cap 4- Mercato Perfetto

13
Capitolo quarto Equilibrio in un mercato perfetto 4.1. Obiettivo dell’impresa L’impresa persegue la massimizzazione del profitto, da un lato con scelte relative alla tecnologia da adottare e dall’altro lato mediante la definizione del livello di output da produrre, ovvero la quantità di bene da offrire sul mercato. Per offerta infatti si intende la quantità di un certo bene che l’impresa (o l’intero settore industriale) è disposta a cedere ad un dato prezzo e in un dato istante. In questo capitolo la curva di offerta è ricavata dal comportamento ottimizzante dell’impresa, che opera in un mercato concorrenziale, a partire dalla sua funzione di costo. Sono poi analizzati congiuntamente il comportamento del consumatore e quello dell’impresa per studiare l’equilibrio delle loro interazioni nel mercato. 4.2. Il mercato Con il termine mercato può intendersi "l'insieme delle contrattazioni, e dei rapporti economici in genere, che si instaurano tra coloro che desiderano acquistare una data merce (compratori) e tra chi, invece, è disposto a cederla ad essi in cambio di un altro bene o servizio (venditori)". Tale definizione, come appare evidente, prescinde dal profilo "spaziale" del mercato. Ciò trova giustificazione nel fatto che raramente i beni vengono compravenduti in luoghi specifici (ad esempio le azioni contrattate in Borsa), mentre più spesso non risulta univocamente individuabile la connotazione territoriale del mercato (si pensi, ad esempio, al mercato del grano, del petrolio, ecc.). Prof- Benedetto Manganelli – Università della Basilica

description

Mercato Perfetto

Transcript of Cap 4- Mercato Perfetto

Capitolo quarto

Equilibrio in un mercato perfetto

4.1. Obiettivo dell’impresa

L’impresa persegue la massimizzazione del profitto, da un lato con scelte relative alla tecnologia da adottare e dall’altro lato mediante la definizione del livello di output da produrre, ovvero la quantità di bene da offrire sul mercato. Per offerta infatti si intende la quantità di un certo bene che l’impresa (o l’intero settore industriale) è disposta a cedere ad un dato prezzo e in un dato istante.

In questo capitolo la curva di offerta è ricavata dal comportamento ottimizzante dell’impresa, che opera in un mercato concorrenziale, a partire dalla sua funzione di costo. Sono poi analizzati congiuntamente il comportamento del consumatore e quello dell’impresa per studiare l’equilibrio delle loro interazioni nel mercato.

4.2. Il mercato

Con il termine mercato può intendersi "l'insieme delle contrattazioni, e dei rapporti economici in genere, che si instaurano tra coloro che desiderano acquistare una data merce (compratori) e tra chi, invece, è disposto a cederla ad essi in cambio di un altro bene o servizio (venditori)".

Tale definizione, come appare evidente, prescinde dal profilo "spaziale" del mercato. Ciò trova giustificazione nel fatto che raramente i beni vengono compravenduti in luoghi specifici (ad esempio le azioni contrattate in Borsa), mentre più spesso non risulta univocamente individuabile la connotazione territoriale del mercato (si pensi, ad esempio, al mercato del grano, del petrolio, ecc.).

Prof- Benedetto Manganelli – Università della Basilica

Equilibrio in un mercato perfetto

4.3. La concorrenza perfetta

Cosa significa “concorrenza”? Nella teoria economica la concorrenza perfetta rappresenta la più semplice forma di mercato. L’espressione “forma di mercato” è utilizzata per descrivere diverse classificazioni del mercato in relazione sia alle condizioni che regolano le contrattazioni, sia ai comportamenti dei soggetti operatori e alle caratteristiche dei beni compravenduti. Tali caratteri condizionano le scelte di un’impresa concernenti la quantità da produrre e il prezzo da praticare. Se l’obiettivo dell’impresa è la massimizzazione del profitto, tale traguardo è raggiungibile se sono noti gli ambiti di azione possibile, ovvero i vincoli tecnologici, rappresentati dalla funzione costo, e i vincoli di mercato costituiti dalla domanda.

Il modello di concorrenza perfetta è connotato dalle seguenti caratteristiche: - polverizzazione delle unità decisionali, ovvero esistenza di un numero molto

elevato di operatori economici (consumatori e produttori), tale che una variazione della quantità di bene richiesta o venduta da ciascuno singolarmente, non è in grado di influire sulla formazione del prezzo del bene medesimo;

- omogeneità dei beni compravenduti; - libertà dei singoli soggetti nell'acquistare e nel vendere la quantità di bene più

opportuna; - trasparenza delle condizioni alle quali avvengono le compravendite. In presenza delle suddette caratteristiche di mercato, il prezzo di equilibrio è

univocamente determinato e coincide con il prezzo per cui la quantità di bene complessivamente offerta risulta pari alla quantità complessivamente richiesta dello stesso bene.

4.3.1. L’equilibrio nel breve periodo

Attese le caratteristiche del regime di libera concorrenza, il prezzo dei beni è stabilito dal libero interagire delle forze economiche. Ne deriva che il singolo soggetto produttore non ha facoltà di operare alcuna "politica di prezzo" per giungere alla massimizzazione del profitto imprenditoriale; tuttavia può individuare il livello di produzione che gli consente di conseguire tale obiettivo.

Allo scopo, ipotizziamo che all'imprenditore siano note le curve dei costi medi totali e dei costi marginali di produzione: siano esse, ad esempio, le curve Cm e Cma descritte sul piano cartesiano di figura 21. Poniamo, altresì, che il prezzo di vendita del bene sia individuato dal segmento OP riportato sull'asse delle ordinate del piano di figura 21.

2

Microeconomia

P RM

CmCma

B D L

RPr

ezzo P

quantità

C

A

M' M'' M

TU

S

0

Figura 21. L’equilibrio economico dell’imprenditore concorrenziale

La retta PRM, passante per il punto P e parallela all'asse delle ascisse (asse delle quantità), rappresenta la domanda dei beni prodotti dall'impresa (domanda infinitamente elastica). La retta medesima, inoltre, fornisce l'andamento del ricavo marginale (incremento di ricavo totale dovuto alla vendita di un'unità addizionale di bene) nonché quello del ricavo medio, essendo costante il prezzo di vendita del bene al variare del livello di produzione.

Tanto premesso, la quantità di prodotto OM', corrispondente al punto di minimo della curva del costo medio, individua il cosiddetto ottimo tecnico di produzione: si tratta, infatti, della quantità di bene la cui produzione richiede il minimo dispendio di risorse. E' evidente, per questo, che la vendita della stessa quantità OM' consente all'imprenditore di massimizzare il profitto o tornaconto unitario. Tuttavia l'imprenditore tende, come ovvio, a massimizzare il profitto totale e non quello unitario. In ragione di ciò, egli non si limita a produrre la quantità OM', bensì spinge la produzione sino alla quantità OM, sin quando cioè la curva dei costi marginali non interseca la retta dei ricavi marginali.

In effetti, se inizialmente l'imprenditore realizza la quantità OM" minore di OM, egli trova senz'altro conveniente aumentare la produzione; ciò per il fatto stesso che la vendita di un'unità addizionale di prodotto gli procura un incremento di profitto totale, risultante dalla differenza tra il ricavo marginale (M"D = OP) ed il costo marginale (M"C = OS) relativi, appunto, alla detta unità addizionale di prodotto. Per motivi analoghi, l'imprenditore tende sempre più ad aumentare la quantità prodotta fin quando il costo marginale di produzione non uguaglia il corrispondente ricavo marginale. La quantità di bene per cui tale uguaglianza si verifica, è denominata ottimo economico di produzione. Essa rappresenta, per

3 Prof- Benedetto Manganelli – Università della Basilicata

Equilibrio in un mercato perfetto

quanto detto, il volume di produzione che rende massimo l’ammontare del profitto imprenditoriale totale.

È possibile quindi costruire la curva di offerta di breve periodo di un’impresa concorrenziale derivandola dai punti di intersezione della curva del costo marginale con differenti curve della domanda. Un’impresa che opera in un mercato di concorrenza perfetta sceglie infatti il livello di output (offerta) in corrispondenza del quale il costo marginale uguaglia il ricavo marginale. La curva del costo marginale finisce così per coincidere con la curva di offerta (figura 22) per il suo tratto crescente (lungo il ramo decrescente quando anch’esso interseca la curva di domanda, un aumento dell’output comporta sempre un incremento di profitto) e a partire dal punto di minimo della curva dei costi medi variabili (al di sotto di questa curva l’impresa è costretta ad interrompere la produzione in quanto, per prezzi inferiori, i ricavi derivanti dalla vendita non riescono a coprire neanche i costi variabili, in pratica l’imprenditore può immaginare, nel breve periodo, di avere margini di perdita ma non superiori ai costi fissi).

CVM

C’

CTM

X

PC

P

P’‘

P’CVM

C’

CTM

X

PC

P

P’‘

P’

X

P

P’‘

P’

X

P

P

P’‘

P’

22.a 22.b

Figura 22. La curva di offerta dell'impresa nel breve periodo

4.3.2. L’equilibrio nel lungo periodo

Nel lungo periodo le imprese possono variare i fattori fissi. Modificando la dimensione dell’impianto o la dotazione di capitale, le imprese si spostano dalla iniziale curva dei costi di breve periodo lungo la curva dei costi medi di lungo periodo. Nella nuova situazione l’impresa può realizzare profitti positivi se la curva di domanda è al di sopra del punto di minimo della curva dei costi medi di breve periodo relativi alle mutate condizioni dei fattori fissi. La presenza di extraprofitti (ricordiamo che i profitti normali sono già inclusi nei costi medi di lungo periodo) attira nuove imprese in quel mercato. Ciò comporta da un lato una riduzione del

4

Microeconomia

prezzo conseguente ad una riduzione della domanda relativa alle singole imprese, dall’altro un incremento dei costi medi per effetto dell’aumento dei prezzi dei fattori dovuto all’espansione della produzione. Entrambe le azioni spingono verso la condizione nella quale le imprese producono a costo medio minimo. Tale condizione di equilibrio si realizza cioè in corrispondenza del punto di tangenza tra la curva dei costi medi di lungo periodo e la curva di domanda. D’altra parte se le imprese producono in perdita (la curva della domanda è al di sotto della curva dei costi medi), nel lungo periodo effetti simmetrici a quelli descritti in precedenza – la contrazione del mercato dovuta all’uscita di imprese che operano con costi medi variabili superiori ai prezzi di vendita comporta l’aumento della domanda e la riduzione dei costi medi – riportano le imprese alla condizione di equilibrio. (figura 23)

Da ciò risulta che per un’industria che operi con tecnologia a rendimenti di scala costanti – ovvero l’espansione o la contrazione del settore non provochi mutamenti dei costi medi – la curva di offerta di lungo periodo è una retta orizzontale, parallela all’asse delle quantità passante per il prezzo iniziale. (figura 24)

S

X

P

D‘

P’

P

X

P‘

P

X

PC

S’

Q Q’

Cm CMTlungo periodo

23.a

23.b

Figura 23. Equilibrio nel lungo periodo

5 Prof- Benedetto Manganelli – Università della Basilicata

Equilibrio in un mercato perfetto

S

X

P

D

P’

P

S’ D

D’

D’

D“

D“

S S’ S“

S“

a b c

Figura 24. Offerta di lungo periodo dell’intero settore industriale

4.4. La scheda di offerta

Come per la domanda, anche per l'offerta è possibile predisporre una scheda di offerta relativa alla singola impresa (tabella 5) e una scheda di offerta collettiva (più imprese o l’intero settore industriale) (tabella 6). Da tali schede normalmente si evince che la quantità di un dato bene offerta sul mercato aumenta all'aumentare del prezzo unitario del bene, e viceversa. Quest'ultima rappresenta la legge di offerta, il cui andamento è giustificato dall’aumento progressivo della utilità marginale del bene quando il venditore si priva di esso in quantità sempre maggiori.

La curva di offerta, ottenuta a partire dai dati della scheda corrispondente, si presenta come in figura 25. Anch'essa, come quella di domanda, è una curva "statica", essendo riferita ad un preciso istante. La curva di offerta, inoltre, può presentarsi più o meno elastica a seconda che più o meno accentuata sia la variazione della quantità venduta di bene in conseguenza di assegnate variazioni del rispettivo prezzo unitario. Un indice della elasticità dell'offerta è costituito dal coefficiente di elasticità, dato dal rapporto tra la variazione relativa della quantità del bene e la variazione relativa del suo prezzo unitario. Se tale coefficiente, calcolato puntualmente sulla curva, risulta maggiore dell'unità, l'offerta si dice elastica; in caso contrario si dice rigida.

Prezzo unitario

Quantità offerta

6

Microeconomia

80.000 70.000 60.000 50.000 40.000

5 4 3 2 1

Tabella 5. Scheda di offerta individuale

Prezzi unitari

Quantità

offerta da C

Quantità

offerta da B

Quantità

offerta da A

Scheda

dell’offerta totale

80.000 70.000 60.000 50.000 40.000 30.000 20.000

7 6 5 4 3 2 1

5 4 3 2 1 - -

4 3 2 1 - - -

16 13 10 7 4 2 1

Tabella 6. Scheda di offerta collettiva

0

p1

p2

p3

q1 q2 q3 quantità

prez

z

O

i

Figura 25. Curva dell’offerta

7 Prof- Benedetto Manganelli – Università della Basilicata

Equilibrio in un mercato perfetto

4.5. Il prezzo di equilibrio

La legge di domanda e la legge di offerta influenzano congiuntamente la formazione del prezzo del bene oggetto di scambio.

Dall'esame comparativo della scheda di domanda e di quella dell'offerta (tabella 7) si evince che esiste un prezzo per il quale la domanda uguaglia l'offerta: tale prezzo è denominato prezzo di equilibrio.

Il meccanismo di formazione di tale prezzo è basato su successivi adattamenti della domanda e dell'offerta, per mezzo dei quali si giunge alla posizione di equilibrio del mercato. In effetti, se il prezzo risulta momentaneamente superiore a quello di equilibrio, ciò "allontana" dal mercato i soggetti non disposti ad acquistare a prezzo più elevato e, d'altro canto, proprio questo prezzo induce alla vendita un maggior numero di soggetti. In tal caso, evidentemente, si verifica un ribasso del prezzo unitario del bene. Ciò da un lato “richiama” una parte di domanda precedentemente fuoriuscita dal mercato e dall’altro elimina dal mercato quella parte di offerta proveniente dai soggetti non disposti a vendere al prezzo più basso. Si giunge così a un nuovo prezzo, che se risulta ancora superiore a quello di equilibrio, provoca ulteriori interazioni tra domanda ed offerta le quali, progressivamente, portano il mercato alla posizione di equilibrio.

Prezzo unitario di vendita del bene

Scheda della domanda

globale del bene

Scheda dell’offerta globale del

bene

80.000 70.000 60.000 50.000 40.000 30.000 20.000

1 3 5 7 10 13 16

16 13 10 7 4 2 1

Tabella 7. Esame comparativo della domanda e dell’offerta

4.6. La stabilità del prezzo di equilibrio

In diagramma, il prezzo di equilibrio è rappresentato dal punto di intersezione tra la curva di domanda e quella di offerta (figura 26).

Il prezzo in tal modo individuato, tuttavia, può trovarsi in situazione di equilibrio stabile oppure instabile.

8

Microeconomia

In particolare, il prezzo è in equilibrio stabile quando una variazione ad esso indotta da qualsivoglia causa, viene azzerata dal libero interagire delle forze di mercato (domanda e offerta), che riconducono il prezzo al livello originario. In caso contrario, il prezzo è in equilibrio instabile.

quantità

prez

zi

0

E

D O

Figura 26. Il prezzo di equilibrio

Condizione necessaria e sufficiente affinché il prezzo si trovi in equilibrio stabile è che, nell'intorno del prezzo di equilibrio, l’elasticità della domanda sia superiore alla elasticità dell'offerta (teorema della ragnatela). In tale condizione, infatti, un momentaneo "spostamento" del prezzo dalla posizione di equilibrio, produce una serie di interazioni tra domanda ed offerta che fanno converge il prezzo stesso alla posizione originaria. Per dimostrare questo, riferiamoci al piano cartesiano di figura 27, sul quale sono riportate le curve di domanda e di offerta nell'ipotesi che l'elasticità della prima, nell'intorno del prezzo di equilibrio, sia superiore a quella della seconda.

9 Prof- Benedetto Manganelli – Università della Basilicata

Equilibrio in un mercato perfetto

quantità

prez

zi

0

D

r1s2

r2 s3

r3s4

r4

O

Figura 27. Oscillazioni del prezzo convergenti all’equilibrio

In tale ipotesi, se il prezzo si sposta dalla posizione di equilibrio e varia, ad esempio, in diminuzione (punto r1), i venditori riducono la quantità di bene offerta (punto s2); d'altro canto, alla diminuzione di offerta, la domanda reagisce pagando un prezzo superiore a quello di equilibrio (punto r2). Al lievitare del prezzo di acquisto del bene fa poi riscontro un aumento di offerta (punto s3), che provoca una ulteriore diminuzione di prezzo (punto r3), il quale si attesta ad un livello inferiore a quello di equilibrio. Iterando il ragionamento, si può dimostrare che domanda ed offerta tendono a far convergere il prezzo alla posizione iniziale di equilibrio.

Esattamente opposto è il comportamento del mercato quando la curva di domanda presenta, nell'intorno del prezzo di equilibrio, una elasticità uguale od inferiore a quella della curva di offerta. In tali casi, infatti, un pur minimo scostamento del prezzo dalla posizione iniziale non dà luogo ad interazioni della domanda e della offerta tali da ricondurre il mercato all'equilibrio: il prezzo di equilibrio è perciò instabile (figura 28 e figura 29).

10

Microeconomia

quantità

prez

zi

0

D

Po

P1

P2

Q2

Q3

Qo

O

Figura 28. Oscillazioni continue intorno al prezzo di equilibrio

quantità

prez

0

zi

D

y1x2

y2 x3

y3

x4

xo

O

Figura 29. Oscillazioni del prezzo divergenti dall’equilibrio

L'analisi del prezzo di equilibrio, per altro verso, può essere condotta nell’ipotesi che si verifichino variazioni istantanee della domanda e dell'offerta di mercato (analisi statica comparata). In altri termini, si assume che tanto la domanda quanto l'offerta possano variare nel tempo, dando luogo a trasposizioni (shiftings)

11 Prof- Benedetto Manganelli – Università della Basilicata

Equilibrio in un mercato perfetto

delle corrispondenti curve ed originando, quindi, nuove posizioni del prezzo di equilibrio.

Riferiamoci, ad esempio, al piano cartesiano di figura 30, dove sono riportate le curve di domanda (D1A) e di offerta (OO') relative ad un dato istante iniziale t0; il punto di intersezione delle due curve individua il prezzo di equilibrio P.

Se in un successivo istante t1, ferma restando la curva di offerta, la curva di domanda si sposta nella posizione D2B - cui evidentemente corrisponde un aumento della quantità richiesta di bene - il prezzo di equilibrio aumenta (P'), come pure aumenta la quantità di bene compravenduta (0 x1). Similmente si verifica che una "contrazione" istantanea della domanda provoca una diminuzione del prezzo di equilibrio e della corrispondente quantità di bene.

D1 D2

D3

C

A

BP

P'

P''

x2 x x1 X

Y

0

O

O'

Figura 30. Trasposizioni della curva di domanda

In modo analogo è possibile analizzare le variazioni del prezzo e della quantità compravenduta di bene nel caso di trasposizioni della curva di offerta (figura 31).

12

Microeconomia

S''

S

S'

H

F

G

D'

D

R''

RR'

Z2 Z Z1 X

Y

0

Figura 31. Trasposizioni della curva di offerta

13 Prof- Benedetto Manganelli – Università della Basilicata