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notiziario dell’ASSOCIAZIONE ITALIANA CANYONING > febbraio 2014 30 > spunti di riflessione > il punto di vista polacco > jinbar fall prima discesa assoluta di un mostro d’acqua e verticalità nel nord dell’Etiopia ambiente, incidenti e deviazioni dove e come praticare torrentismo

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Associazione Italiana Canyoning | notiziario "canYoning" n° 30 | febbraio 2014

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notiziario dell’ASSOCIAZIONE ITALIANA CANYONING > febbraio 2014 30

> spunti di riflessione

> il punto di vista polacco

> jinbar fallprima discesa assoluta di un mostro d’acqua e verticalità nel nord dell’Etiopia

ambiente, incidentie deviazioni

dove e come praticare torrentismo

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ASSOCIAZIONE ITALIANA CANYONINGwww.aic-canyoning.it ^ [email protected]

in queste pagineRio Sajont ^ valle Antrona ^ VB ^ foto federico velatiluca dallari ^ presidente AIC

l ’ e d i t o r i a l e

Nell’editoriale del Numero 26 di caNYoNiNg, all’iNizio dello scorso maNdato, si acceNNava all’importaNza del coNfroNto coN altre associazioNi che praticaNo e promuovoNo il torreNtismo, sottoliNeaNdo come l’esperieNza accumulata dall’aic iN questi quiNdici aNNi di vita possa essere uN importaNte puNto di parteNza per coiNvolgere altre realtà NazioNali, puNtaNdo a dare maggiore forza e credibilità al torreNtismo

“amatoriale” agli occhi dei possibili iNterlocutori, ammiNistrazioNi, eNti, legislatori o associazioNi che siaNo.tra queste realtà la più importaNte è sicurameNte il club alpiNo italiaNo che ha fiNalmeNte iNtrapreso uN percorso per far ricoNoscere a livello ceNtrale l’attività del torreNtismo e tutto ciò che Ne deriva. sicurameNte uN percorso complesso che richiede taNto tempo per arrivare a compimeNto ma, a mio parere, uN passo doveroso e, salvo improbabili smeNtite, positivo per la diffusioNe del torreNtismo iN italia. l’obiettivo del gruppo di lavoro è quello di otteNere l’autoNomia della scuola di torreNtismo, apreNdo fiNalmeNte la porta a molti torreNtisti che avrebbero accesso al percorso formativo di istruttore di torreNtismo seNza l’attuale sbarrameNto, iN effetti poco seNsato, che richiede la qualifica di istruttore di speleologia, discipliNa evideNtemeNte diversa ed autoNoma.persoNalmeNte, da socio più che treNteNNale del club alpiNo, riteNgo che lo sdogaNameNto del torreNtismo all’iNterNo del cai possa costituire uN buoN passo avaNti per la sua promozioNe; la diffusioNe delle sedi cai è tale per cui, Nel giro di qualche aNNo, potrebbe esserci uNa Notevole offerta di attività legate al torreNtismo.c’è chi paveNta, coN toNi più o meNo catastrofici, che questo processo possa aNdare a svaNtaggio della Nostra associazioNe che, per sua Natura, NoN ha uguali possibilità di proporsi sul territorio, Né la stessa visibilità.dico subito che NessuNo del direttivo è tra quelli. credo oNestameNte che i futuri corsi cai NoN aNNieNteraNNo la domaNda di corsi sNc, soprattutto ora che da eNtrambe le parti si sta lavoraNdo sulla collaborazioNe ed il ricoNoscimeNto reciproco.ma i corsi sNc soNo solo uNo dei lavori che l’associazioNe porta avaNti, uNica iN italia; progetti ambieNtali o tecNici, come “forre pulite” e “procaNYoN”, NoN possoNo essere ereditati e portati avaNti da NessuN’altra associazioNe NazioNale iN uN futuro prossimo, sia per maNcaNza di coNosceNze specifiche sia per maNcaNza di iNteresse a farlo. ripeto, perlomeNo iN uN futuro prossimo.più avaNti forse sarà Necessario far coNvergere tutte le esperieNze e le competeNze iN uN uNico soggetto, se questo dovesse coNtribuire alla crescita del torreNtismo, a discapito di ogNi possibile campaNilismo.ma questo momeNto NoN è aNcora arrivato; ora è verameNte il momeNto di impegNarsi per l’aic che, per sviluppare o trasmettere tutto il proprio bagaglio, ha bisogNo del lavoro e del coNtributo dei suoi soci.

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indice

contributi jinbar fall expedition 04

contributi gli incidenti 10

ambiente la situazione del caldanello 12

associazione lavori in corso 13

associazione regolamento a san michele a foce 14

contributi polonia torrentistica 16

contributi deviazioni e divagazioni 17

tecnica la calata deviata 18

agenda 360° info 20

mercato news & info 21

calendario il meglio del resto 22

in copertinaGeech Abyss ^ Simien Mountains ^ Etiopia

foto matteo rivadossi

r edaz ioneluca dallari

daniele geunafrancesco michelacci

alice prete

hanno co l laboratomarcello carli

gianni di salvoerwin kob

alessandro lorenzimatteo rivadossi

contatt ic/o daniele geunavia madonnina 5

10065 pinerolo ^ [email protected]

realizzazione graficadallarik >< graphics

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matteo rivadossi ^ intervista di daniele geuna

jinbar fallexpeditionpriMa diSCeSa di Una CaSCata e Una Gola inCredibilinelle SiMien MoUntainS, in etiopia SettentrionaleinterviSta a Matteo rivadoSSi

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non abbiaMo altre parole per deSCrivere jinbar: non Solo Una CaSCata SUperba a qUeSto pUnto Ma Una delle Gole più inCredibili al Mondo, iMMerSa nel paeSaGGio Mozzafiato delle SiMien MoUntainS. Un Canyon CapaCe di inGhiottire Un troU de fer e farlo verGoGnare.

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Matteo, come è nata l’idea di scendere Jinbar?

L’avevo notata in secca nel marzo 1997 durante un trekking con Luca Tanfoglio, Paolo Pezzolato il compianto Giacomo Rossetti. Anni dopo su inter-net trovai alcune immagini della cascata in acqua ed ovviamente scattò il progetto di ritornarvi. L’an-no scorso ci stavamo organizzando quando l’ami-co Giorgio riusciva a rompersi una caviglia, quindi tutto rimandato…

La prima spedizione

Il primo tentativo risale allo scorso ottobre, una vera batosta: oltre al sottoscritto c’erano Giorgio Mauri, Stefano Panizzon, Francesco Vallarino, il francese Lionel Negrel assieme al cameraman Carlo Tonini e l’assistente Matteo Parecchini (tutti mem-bri di Odissea Naturavventura). Un gruppo perfetto ma purtroppo abbiamo dovuto arrenderci dopo 12 giorni di snervante attesa. Prima i difficili permessi poi la coda della stagione delle piogge ed il meteo avverso.

Come è nata la seconda spedizione?

Dopo un mesto rientro ad aggravare il morale la notizia di una spedizione spagnola che a breve sarebbe partita con lo stesso obiettivo. Tornato a casa ho cercato di organizzare un secondo ten-tativo ma senza di fatto riuscire a ricostruire una squadra autosufficiente.Nessuno dico nessuno, ne’ tra gli amici ne’ dei tan-ti torrentisti interpellati a Casola era disponibile. A quel punto a me e Stefano, prima di eroismi e com-petizioni sciocche, non rimaneva altro che chiedere una collaborazione ai ragazzi spagnoli. Dopo una comprensibile valutazione, essi hanno accettato la proposta e quindi via, con una squadra più per-formante in caso di autosoccorso e con il bonus tutt’altro che trascurabile offerto da chi come noi era già stato sul posto.Tornare rappresentava uno stimolante riscatto non esente tuttavia dal rischio di una seconda (e a questo punto devastante) debacle. Ma questa volta tutto è girato bene sin dall’inizio, sembrava addirittura un’altra Etiopia. E così finalmente, dal 15 al 17 novembre, questa improvvisata quanto ag-guerrita squadra italo-spagnola composta da me

e Lillo (Stefano Panizzon, ndr) e da 5 simpaticissi-mi navarresi di Pamplona José Zubikoa, Evaristo Retegui, Ismael Izquierdo, Inigo San Martin e Iker Castel, ha effettuato la prima discesa assoluta di Jinbar Fall percorrendo sia il tratto di canyon supe-riore che la profondissima gola inferiore.

Quali sono le caratteristiche che rendono speciali Jinbar?

Innanzitutto sua maestà Jinbar Fall, una delle ca-scate più spettacolari e alte del mondo con i suoi 500 metri. Non da meno l’incassamento da cui pro-viene ed il baratro titanico in cui si getta: l’insonda-bile Geech Abyss. Una sorta di imbuto infernale tra pareti che arrivano ai 1000 m di altezza. A comple-tare quello che senza troppa fantasia potrebbe es-sere il canyon più bello del mondo, il contesto in cui si apre: le Simien Mountain, un altopiano sempre ol-tre i 3000 con i suoi paesaggi mozzafiato costituiti da ambe, scarpate e campanili, tra i babbuini Gela-da, le Lobelie giganti e gli altri incredibili endemismi.

La logistica, il diario, l’avventura

Jinbar Fall è facilissima da raggiungere. Si trova infatti lungo la prima tappa del trekking dei monti Simien, in Africa secondo per frequentazione solo a quello del Kilimangiaro. Un percorso che da Sanka-ber (3250 m) conduce sulla vetta del Ras Dashen (4533 m).Essendo parco naturale nazionale nonché patri-monio dell’Unesco, presso l’ufficio di Debark è ne-cessario ottenere il permesso. Dell’efficiente il ser-vizio di guide che si prestano all’accompagnamento (consigliate anche come traduttori) obbligatorio per motivi di sicurezza risulta solo il servizio offer-to dagli scout armati.Noi con un permesso speciale eravamo accampati proprio sul bordo del Geech Abyss, a 30 minuti dal torrente Jinbar. Venerdì 15 la prima giornata in allegria dedicata alla parte alta. Poi sabato 16, partiti all’alba, abbiamo sceso la cascata in 7 ore: mentre eravamo tutti e sette appesi a metà circa di quel vuoto magnetico un forte temporale ha trasformato il circo in un im-buto infernale. In un attimo parecchi metri cubi di acqua al secondo hanno spazzato il lontano corri-

qui sopra, foto di gruppo: da sx Stefano, iker, ismael, josé, inigo, evaristo e Matteo.a destra, Matteo rivadossi, sul bordo di Geech abyss, al cospetto della grandiosa jinbar fall.nella pagina a fianco, un momento della discesa della cascata da 500 metri.

la Gola di jinbar ha i nUMeri per eSSere ConSiderata Uno dei Canyon più inCredibili al Mondo Mai SCeSi: ben 1400 Metri di diSlivello Con nel Mezzo Una CaSCata infinita di ben 500 Metri e Un inCaSSaMento titaniCo.

Si tratta di Un’iMpreSa Sportiva di livello Mondiale Ma al teMpo SteSSo di Una vera e propria eSplorazione GeoGrafiCa Che ha avUto CoMe SCopo la deSCrizione e la doCUMentazione di Un lUoGo aSSolUtaMente iMperSCrUtabile dall’eSterno.

nelle due pagine seguenti: l’allestimento della grande cascata da 500m e una cascata da 20m nella parte superiore delle gole.

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poi Sabato 16, partiti all’alba, abbiaMo SCeSo la CaSCata in 7 ore: Mentre eravaMo tUtti e Sette appeSi a Metà CirCa di qUel vUoto MaGnetiCo Un forte teMporale ha traSforMato il CirCo in Un iMbUto infernale. in Un attiMo pareCChi Metri CUbi di aCqUa al SeCondo hanno Spazzato il lontano Corridoio alla baSe.

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parCo nazionale del SiMien

il Parco del Semièn è uno dei parchi nazionali dell’etiopia ed è situato nella regione degli amhara; ha un territorio prevalentemente montuoso che comprende i monti Semien, tra cui il ras dascian, la più alta vetta d’etiopia, nocnhé quarta vetta dell’africa. ospita un gran numero di specie animali e vegetali, molte delle quali endemiche e in pericolo, tra cui il lupo d’abissinia, il babbuino Gelada e lo stambecco del Semièn.nel 1978 il parco nazionale Semièn è stato inserito nell’elenco dei patrimoni dell’umanità dell’UneSCo e nel 1996 nella lista dei patrimoni mondiali in pericolo.Jinbar Falls è una delle cascate più alte d’africa e si trova in uno dei luoghi più drammatici del Simien Mountains, il Geech abyss (Gishe Abbai). il fiume jinbar (Jinbar Wenz), lungo 9 chilometri, raccoglie le precipi-tazioni della parte settentrionale del Simien plateau, terra coperta da un insolita ecosistema: prateria alpina dominata da lobelie giganti mentre, più in profondità, nelle valli cresce una foresta di erica.

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doio alla base.La rapidità del deflusso fortunatamente ci ha consentito di arrivarvi 3 ore dopo (Josè il primo a toccar terra!) senza problemi ma ormai nell’oscurità della sera. Alla luce di una piccola lampada frontale, non senza apprensione, ho attrezzato una successiva cascata da 80m tra la nebulizzazione della grande cascata che continuava a crescere. Alla base un lago tenebroso, spazzato dal vento e dal turbinio d’acqua. Abbiamo deci-so che oltre in quelle condizioni non si sareb-be potuti andare. In meno di 2 ore abbiamo trasformato l’unica piazzola pietrosa in un buon bivacco: un muretto a secco e un telo, il pavimento di corde e sacchi. Nemmeno il tempo per entrarvi che un secondo tempora-le, tuonante tra le altissime pareti come un terremoto, aveva trascinato ancora acqua e pietre proprio sopra di noi. Comprensibile una certa apprensione ma in fondo non ave-vamo nessun posto migliore per consumare una zuppa calda, spogliarci dalle mute gelate e infilarci nei sacchi a pelo.L’alba del 3° giorno è tragica al momento di rinfilarci le mute poi la giornata si riscatta: con una rapidità armai automatica attrez-zammo la parte più incredibile del percorso, trovando il tempo di stupirci e divertirci in quello che probabilmente è l’incassamento più profondo mai sceso. Sono ben 30 ca-late senza respiro poi fuori al sole, le palme all’orizzonte ma con tanta strada ancora da fare… Infinito infatti il tratto di trasferimen-to: eravamo carichi di materiale inzuppato, di centinaia di metri di corde, trapani e mate-riale da bivacco. Per ben 3 volte il canyon si

strinse in profondi budelli costringendoci ad attrezzare ancora parecchio.L’uscita pareva non arrivare mai. Pur muo-vendoci rapidi ci trovammo ancora una volta nell’oscurità, con il materiale che ormai scar-seggiava e senza l’ombra di un’uscita e delle guide che avremmo dovuto incontrare.Io davanti con Stefano ero comunque de-terminato attrezzando senza sosta: ancora l’ennesima calata, sempre più difficile per il getto e la pozza rotante alla base. Poi, in fondo al lungo nero corridoio, finalmente la luce di una torcia! Erano gli scout armati, le nostre guide, commossi più di noi. Urla ab-bracci anche pianti. Siamo fuori, tutto era davvero alle spalle.Mentre aspettavamo gli ultimi compagni ap-prendemmo dalle guide la loro apprensione: ci avevano visto sparire nei flutti della piena il giorno prima. Ora un giorno intero d’attesa trepidanti per il fatto di aver notato anche un leopardo scendere verso il greto. Semmai fossimo sopravvissuti al temporale, bello sapere che potevamo essere prede dell’ani-male più aggressivo dei Simien! Il terzo bivacco fu sotto un enorme albero poco sopra il greto, sotto la luna piena, tran-gugiando le ultime provviste pieni di una gio-ia irreale. Una notte incantata, di quelle che capitano troppo poco spesso nella vita.Poco importava se l’indomani, Lunedì 18, ci aspettava una fatica inenarrabile, un rientro da ben 2500 metri di dislivello con i suoi fa-ticosissimi e pericolosi passaggi esposti di 2° e 3° grado ed alcuni attrezzamenti rudimen-tali piuttosto precari. Ormai sapevamo cosa c’era in fondo alla gola segreta di Jinbar,

sapevamo che sarebbe diventata oggetto di tante ambite ripetizioni. Soprattutto sape-vamo di avere dei fratelli a Pamplona. Sape-vamo di essere vivi.

Il rapporto con il Paese e la popolazione

Alla mia quarta avventura africana (dopo la grotta di Sof Omar, la discesa del fiume Kalambo e la scalata del Cao Grande) pos-so confermare che l’Africa lascia un segno profondo nell’esperienza di un viaggiatore. A maggior ragione se fuori dai percorsi turisti-ci e a contatto con i locali come è capitato a noi. Se non si è mentalmente disposti ad accettare ritmi e contrasti africani, alcune situazioni, alcune sensazioni risultano tal-mente forti da essere insopportabili: durante il primo tentativo, appestati dalla negatività, addirittura tutto per noi era “mal d’Africa”… L’Etiopia è uno dei paesi più interessanti del continente, una terra da sogno per pae-saggi, storia e cultura. Luogo dove lontano dalle città abbiamo trovato uomini capaci di stupirci per la loro empatia, per la forza delle loro gambe lunghe e sottili e gli occhi lucidi mentre aspettavano 7 coglioni persi in una gola…

Ringraziamenti

I ringraziamenti vanno alla nostra guida Me-lese Beza, alla direzione del parco dei Simien, agli scout e ai portatori di Muchila Camp, agli sponsor tecnici Camp e Cassin, Gaibana, Alp Design, Raumer, Amphibius, ai tanti ami-ci, soprattutto ai compagni del primo tenta-tivo senza i quali non avremmo mai potuto raccontare questa bellissima avventura.

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ora jinbar è Un SoGno realizzato. Un SoGno anCor più Grande perChé avveratoSi dopo la diSfatta di ottobre. qUeSta volta tUtto è filato per il verSo GiUSto e in Una Sola inCredibile SettiMana SiaMo riUSCiti ad inCaSellare oGni attiMo di Una Grande avventUra, UMana e teCniCa

la mia avventura è iniziata a dicembre 2012 quando Matteo mi ha chiesto di partecipare alla spedizione, mai mi sarei aspettato di dover affrontare due viaggi verso l'etiopia in un mese. io non avevo mai sentito parlare di jinbar ma cercando su internet ne ho trovato un po' di immagini ed è stato subito chiaro che sarebbe stato qualcosa di grandioso. arrivati sul posto e visionato nella realtà, il canyon, a dispetto della mia capigliatura (non eccessivamente fluente ma indice di ruspante virilità - ndr) mi ha lasciato "spettinato", non solo per la monumentalità del posto ma anche, letteralmente, per la quantità di acqua che precipitava nell'abisso... sotto l'ignoto perché da qualsiasi angolazione non si vedeva il fondo della gola. in forra Matteo ed io eravamo attrezzati in maniera leggera: il minimo indispensabile di attrezzi, pochissimo materiale da bivacco e pochissimo cibo (per fortuna gli amici spagnoli si sono dotati di ogni prelibatezza immaginabile!). il secondo giorno di esplorazione però, il fatto di essere snelli in fatto di materiali e la buona esperienza accumulata negli anni ci hanno aiutato moltissimo. abbiamo concluso l'esplorazione in 12 ore (stiamo parlando del tratto a valle della grande cascata - ndr). del paese che ci ha ospitato così brevemente posso dire solo che merita il viaggio, un posto di contrasti molto forti ma di eccezionale bellezza.

Stefano “Lillo” Panizzon

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Antefatto

Erano i meravigliosi anni ‘90 e si scorrazza-va fra la Liguria e la Provenza sempre alla ricerca di nuove forre per ampliare quel cur-riculum di canyon che negli anni sarebbe di-ventato motivo di vanto e fonte di invidia. In questa corsa dissennata la faceva da padro-ne l’albero del l’orgoglio alimentato dalla linfa malsana della presunzione: la saggezza degli avi ci insegna che la sete dell’albero dell’orgo-glio va ben oltre e, ciclicamente, deve essere integrata dal sangue degli stolti. E così ac-cadde. L’ennesimo tuffo sul filo del rasoio mi costò un “ ammaraggio” di fondoschiena da 7 m in 50cm di acqua! Fu un segnale forte che mi costò la frattura del coccige, schiac-ciamento di due vertebre e 21 giorni di ospeda-le in trazione. Non so come arrivai in ospedale con le mie gambe,ma, quello che ricordo mol-to bene fu quello che pensai nei primi attimi dopo il trauma quando il dolore mi permise un minimo di ragionamento: ero incredulo! Una cosa del genere non poteva essere successa a me. Durante le lunghe giornate in ospedale ebbi modo di riflettere a lungo sull’accaduto e il risultato fu un percorso di follia segnato da discese sempre più veloci, salti sempre più alti e più mirati, equipaggiamenti e materiali di-scutibili…. Da quella esperienza ne uscii non particolarmente migliore o più maturo ma, di certo, consapevole del fatto che gli incidenti possono accadere a tutti.

Il fatto

Ho deciso di scrivere questo articolo dopo l’incidente avvenuto sul Monte Nerone, nelle Marche a fine anno 2012.A dire il vero, l’incidente in se non sarebbe sta-to uno stimolo sufficiente viste le modalità e l’esito benevolo.La molla è scattata a seguito della discus-sione emersa sul forum a posteriori. E’ stato detto tutto e il contrario di tutto,con fazioni a favore e contro le scelte fatte nell’occasio-ne. L’articolo non vuole dare un giudizio tom-bale sull’accaduto ma, bensì, stimolare delle riflessioni. Cercherò di essere schematico procedendo per punti.

1. CertezzeGli incidenti accadono a tutti. L’ho già detto prima e lo ribadisco senza tema di smenti-ta. Gli incidenti non hanno una matrice deri-vante in linea diretta da ciò che stai facendo, come lo stai facendo e dove. Questo per chia-rire che canyon di grande impegno con gran-di difficoltà tecniche e acquatiche non sono sinonimo di grandi e gravi incidenti. Se mai è vero il contrario: le grandi difficoltà sono appannaggio di persone altamente preparate che, per giunta, in quelle occasioni dimostrano qualità di concentrazione e preparazione che riducono drasticamente i rischi. Così come affermo con certezza che i “grandi” salti non sono sinonimo di pericolo ne tanto meno di incidenti. Valgono le stesse considerazioni di sopra. Le statistiche ci dicono con chiarezza che la stragrande maggioranza degli inciden-ti avvengono in forre di difficoltà medio-bas-sa e gli incidenti da salti sono sempre su al-tezze inferiori agli 8m. La vera certezza è che, tanto maggiore sarà la tua frequentazione dell’ambiente forra, e tanto maggiormente sarai esposto al rischio incidenti. Questo fat-to è drasticamente lampante a inizio carriera

quando la grande frequentazione derivante dall’entusiasmo non è compensata da quell’e-sperienza che ti mette al riparo da trappole e trabocchetti. Concludendo, la madre di tutti gli errori è pensare che gli incidenti accadono solo agli altri.

2. Perché?Quando accade un incidente, all’iniziale mo-mento di negazione del fatto (peraltro fisio-logico) subentra quasi sempre quello della negazione delle responsabilità: il famoso e celeberrimo “ma io”. Vorremmo far ricadere la responsabilità dell’accaduto a un fato ma-levolo che si accanisce contro di noi. La re-altà è ben diversa: gli incidenti sono sempre frutto di un errore, anzi, come diceva il buon amico Maurizio, di una sequenza di più erro-ri. Alcuni marcati e altri impercettibili ma che si vanno inesorabilmente a sommare sino al saldo finale che si chiama incidente. Aggiun-go che, la causa di un incidente, non è quasi mai riconducibile a una singola persona ma è sempre una responsabilità di squadra: gli errori avvengono perché il singolo li compie e il resto della squadra non si accorge di nulla ne prima e ne durante. Concludendo, mettia-moci il cuore in pace, anche quando avremo fatto tutto nel migliore dei modi ed avverrà un incidente, non sarà questione di sfortuna. Eravamo nel posto sbagliato nel momento sbagliato e, anche questo, è un errore.

3. VittimeL’incidente è avvenuto, è inutile stare a discu-tere sul perché. Avremmo dovuto pensarci prima di trovarci in mezzo al disastro che abbiamo causato o del quale, nel migliore dei casi siamo complici. I segnali di avvertimento c’erano ma non li abbiamo visti per ignoranza (nel senso di ignorare), per pigrizia, per pre-sunzione e, molto spesso, per pura e semplice stupidità. Alla fine, ciò che traccia la linea di demarcazione fra una discesa finita bene e una tragedia, è il fatto che i primi hanno vi-sto i segnali e hanno avuto il buon senso di fermarsi mentre, i secondi, li hanno ignorati e hanno proseguito. Di fronte a questa ine-sorabile legge, non conta nulla essere bravi o scarsi, prudenti o spericolati, grandi atleti o mezze pippe, infingardi o coraggiosi: la storia del grande alpinismo è illuminante in questo senso. Grandissimi alpinisti sono ancora vivi o sono morti di vecchiaia, altri, altrettan-to grandi sono morti. Nella prima categoria mi vengono alla mente i nomi di Messner, Bo-natti, Cassin, Rebuffat, Desmaison… E nella seconda Buhl, Comici, Kuckuzka, Casarotto, Grassi, Bukreev…. Nel caso di questi gran-di alpinisti, mi piace pensare che i motivi del non essersi fermati prima della tragedia, for-se sono diversi: non posso credere che non avessero visto i pericoli a cui andavano in-contro e li avessero ignorati. Secondo me lo sapevano bene il grande rischio che correva-no ma per loro era impossibile fermarsi… Tor-niamo con i piedi per terra, anzi, nell’acqua.

4. DuranteSu cosa fare nel momento in cui avviene un incidente, è stato scritto moltissimo e, direi, che la trattazione è esaustiva. Sono stati indicati con precisione i protocolli operativi e i presidi di primo intervento, la suddivisio-ne degli incarichi e le strategie, cosa fare e cosa non fare. Purtroppo sono argomenti

gli

inci

den

tinanni pizzorni, di recco, istruttore formatore della Scuola nazionale Canyoning, membro della Scuola na-zionale forre del CnSaS, una vita nel soccorso, tra grotte e canyon.

nanni pizzorni

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che pochi hanno la pazienza di approfondire e, ancora meno sono quelli che si preparano per fronteggiare le emergenze. I motivi sono sempre gli stessi: l’incidente è una ipotesi che non vogliamo prendere in esame. Andia-mo in forra per divertirci e non sta scritto da nessuna parte che dobbiamo abbruttirci con pensieri nefasti.E poi, gli incidenti accadono agli altri…. La vera certezza è che non potremo fare nell’e-mergenza quello che non siamo capaci di fare nella normalità. E tutto questo sem-plicemente perché non ci siamo documen-tati e non abbiamo sperimentato. In tutte le guide e nei manuali di progressione, sia-no di torrentismo, speleologia, alpinismo, è sempre presente un capitolo dedicato alle emergenze. Le informazioni a livello di stra-tegie e di materiali contenute all’interno di queste trattazioni, non sono il frutto di de-liri improvvisati ma, nella maggior parte dei casi, la sintesi di esperienze vissute sul cam-po nella veste di soccorritori. Si è arrivati a determinate conclusioni non per aver sentito dire, ma a seguito di lunghe e faticose spe-rimentazioni che hanno portato a scelte ed esclusioni. Quello che viene indicato e sugge-rito, è il meglio della scienza dell’emergenza sul campo. E’ ovvio che tutto è perfettibile ma è scorretto affermare che un determina-to presidio non serve a nulla semplicemente perché non lo avevamo con noi. E qui vengo al caso del Monte Nerone. Alla squadra coin-volta nell’incidente mancavano molti presidi e talune scelte operative furono decisamente errate. Ma, con quello che avevano a disposi-zione, la squadra che rimase con il ferito fece il meglio che si poteva realisticamente fare. E chi uscì ad allertare i soccorsi fu sicuramen-te più veloce che se fossero stati in due.

5. DopoSiamo tutti a casa sani e salvi. Anche chi è finito all’ospedale se la sta cavando bene. A lui i migliori auguri di pronta guarigione. E’ arrivato il momento di fare sintesi e ragiona-re su quanto è accaduto. Contrariamente a quanto letto sul forum nei giorni seguenti al fatto, il dibattito avrebbe dovuto innescare un processo virtuoso mirato a trarre tutti gli insegnamenti possibili dall’accaduto. L’ap-profondimento e la completa comprensione dei fatti, non dovrebbero essere un morbo-so accanimento ma bensì, il logico processo per arrivare al risultato di fa si che simili in-cidenti non accadano ad altri. Purtroppo la realtà è ben diversa. Le domande vengono lette come accuse, gli approfondimenti come sentenze, le risposte come giustificazioni: In questo clima ognuno si arrocca sulle sue posizioni e non si approda a nulla. Il tragico risultato è che un evento e un dibattito che avrebbero potuto generare cultura e cono-scenza, ci lasciano più poveri e più ignoranti e con la malinconica certezza che gli stessi errori saranno ripetuti.

Come la vedo

È ovvio che alla fine devo esprimere il mio parere sull’accaduto: spero di cuore che ven-ga letto con spirito critico al fine di generare riflessioni e conseguenti stili comportamen-tali. Prima: Quello che so con certezza è che

all’interno della squadra (e ai suoi estremi) abbiamo un componente di grande esperien-za e uno di esperienza (torrentistica) quasi nulla. In questa situazione io non sarei an-dato a riarmare una forra in inverno. So per certo che, nel migliore dei casi, ci sarà da prendere del freddo per le operazioni di riarmo. Come posso sommare a questa con-dizione di lentezza un ulteriore freno dovuto alla fisiologica lentezza di una squadra poco esperta? Per giunta in inverno con giorna-te drasticamente corte? A prescindere da quello che vado a fare in forra (divertimento, esplorazione, riarmo, corsi, soccorso) non transigo mai sul fatto di avere con me il mio bidoncino personale completo di tutte le sue dotazioni (vedi scheda finale) così come non transigo sul fatto di avere la trousse d’armo al seguito (unica eccezione sono le forre del-la mia regione armate Pro Canyon nelle quali so di poter saltare tutto). Da questa impie-tosa analisi ne deriva che il peso maggiore di responsabilità è a carico della persona di maggiore esperienza e tecnicamente più preparata, in altre parole, il leader. Infatti è il leader, grazie al suo bagaglio esperienziale, a dover farsi carico del buon esito dell’impre-sa attraverso una attenta analisi incrociata fra i componenti della squadra, l’azione che si intende compiere e le risorse a disposi-zione. Lo so, è una grande responsabilità, alle volte schiacciante ma di certo inevita-bile. Durante: Come ho detto in precedenza, con le risorse che aveva a disposizione la squadra che ha assistito il ferito ha fatto il meglio di ciò che era umanamente possibile. Allo stesso tempo, sono fermamente convin-to che con i presidi disponibili in un barilotto standard (tenendo conto che ogni compo-nente della squadra ne deve avere uno), si poteva fare molto meglio. Non dimentichia-mo che il capitolo ferito post-incidente, ha avuto una sequenza di accadimenti benevoli che ne hanno condizionato fortemente l’esi-to positivo. L’allertamento dei soccorsi da parte di un singolo elemento, in questo caso il leader, mi trova fortemente critico. Sono d’accordo sul fatto che un singolo, in con-dizioni standard, è sicuramente più veloce di qualsiasi squadra a più elementi. E’ però vero in maniera assoluta, che i rischi a cui si espone un singolo nella progressione (in questo caso mirata all’allertamento dei soc-corsi) sono inaccettabili e sicuramente defi-citari in un rapporto costo-benefici rispetto al guadagno di tempo che si ottiene. A que-sto punto mi fermo poiché sarebbe ingiusto proseguire nell’impietoso elenco. Ma, più che altro mi fermo poiché fare commenti a tavolino, a mente fredda ed avendo il qua-dro completo della situazione, è molto facile. Troppo facile. Ben diverso è fare valutazioni e scelte nel momento dell’emergenza. In quel-le circostanze l’errore è sempre in agguato e, ahimè, l’esperienza si acquisisce sulla pro-pria pelle o su quella degli amici. Lo dico con cognizione di causa. Ho imparato a gestire l’emergenza e, oggi, a 50 anni, posso dire di essere diventato bravo. Ma quanti errori ho commesso in tutti questi anni! E quanti errori commetto ancora!Vi racconto una storia illuminante: Durante

un corso di formazione per Istruttori regio-nali del CNSAS stavamo effettuando una prova di salvataggio nella pozza del grande toboga del Bodengo 3. L’acqua quel giorno era tanta al punto che la corrente ti tirava sotto sulla parete dal lato opposto del lago. La prova consisteva nel raggiungere la mor-ta dal lato opposto della cascata passando-ci dietro. Una volta in posizione si attendeva l’arrivo delle sacche da lancio dai compagni a riva e si veniva recuperati. In qualità di istruttore,una volta spiegata la manovra nei minimi dettagli, mi porto in posizione insie-me a un allievo ed attendo la sacca da lancio. Il primo lancio va male mentre il secondo è perfetto e mi permette di essere recuperato. Tocca all’allievo: vanno male i primi 3 lanci e al quarto l’allievo compie l’errore di spostar-si per raggiungere il cordino. In un attimo è preso dalla corrente e successivamente vie-ne risucchiato sottacqua…. una, due, tre vol-te! Mi butto in acqua per raggiungerlo. Die-tro di me si tuffano anche due allievi legati e con un sacco galleggiante.Se lo avessi raggiunto saremmo morti en-trambi. Se non ci fossero stati i due bra-vi allievi ci sarebbe un tecnico CNSAS in meno. Da quella esperienza di pochi anni fa, ho imparato ancora tantissimo. E si che pen-savo di essere bravo.

Conclusioni

Gli errori si commettono, è nella natura umana. E più si fa e maggiore è il rischio di commetterne. Una volta compreso questo, si può anche pensare che, qualche volta la sfortuna si accanisce contro di noi. Pensia-mo di essere bravi e preparati ma l’impre-visto è dietro l’angolo e sconvolge i nostri piani. La nostra sola ed unica ancora di sal-vezza è quella di essere preparati all’emer-genza per poterla fronteggiare. Ormai sono da quasi 30 anni all’interno del Soccorso Speleologico. In tutti questi anni ho parteci-pato a una media di 4 esercitazioni all’anno per poi partecipare a solo due grandi opera-zioni di Soccorso. (Intendo due incidenti gra-vi e complessi). Quando ero giovane soffrivo questa condizione da �Deserto dei Tartari� nella quale ci si continuava a preparare per combattere un nemico che non arrivava mai. Poi, ormai inaspettato, è arrivato nel mo-mento meno atteso ma, mi ha trovato pron-to. Oggi, con la saggezza dell’età, prego affinché il cellulare non squilli per la fatidica chiamata. Ma intanto continuo ad allenarmi e a sperimentare per essere pronto.Un saluto a tutti.

- 1 telo termico pesante - 1 telo termico leggero - 1 maschera da sub facciale - 4 candele - 2 accendini - 1 kit pronto soccorso - 4 barrette energetiche - 1 lampada frontale stagna 250 lumen - 2 pastiglie combustibile meta - 1 steccobenda

il Mio bidonCino StaGno

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La forra del Caldanello, o gola della Gravina, a Cerchiara (CS) è considerata a ragione una tra le più affascinanti forre italiane e rappresenta uno dei percorsi più suggesti-vi di tutto il sud Italia. Lunga poco meno di quattro chilometri, si snoda nel territorio del Parco Nazionale del Pollino tra le alte pareti calcaree del costone dell’abitato di Cerchiara e del Monte Sellaro, caratterizzandosi da un susseguirsi straordinario di cascate, pozze, laghetti e toboga, unici in Calabria. È costeg-giata a diverse altezze da innumerevoli sen-tieri, compresa una frequentata via ferrata.Da molti decenni, però, la Gravina è un vero e proprio pubblico immondezzaio e rifiuti grandi e piccoli sono sparsi lungo gran parte delle pareti, dal lato di Cerchiara, e depositati nel letto del torrente.

Al già drammatico ruolo di discarica pub-blica assegnato a questo stupendo canyon, si aggiunga che gli unici due depuratori del paese versano direttamente le loro acque di risulta nel letto del torrente. E a giudicare dai pessimi odori e dallo stato putrido dell’ac-qua che vi scorre, è legittimo immaginare che i depuratori non siano pienamente efficienti.Lo stupore quindi per un ambiente dagli scenari straordinari è ben presto con-trastato dall’avvilente contaminazione di rifiuti vecchi e nuovi e dai forti odori poco rassicuranti delle pozze alimentate dai depu-ratori, soprattutto nei mesi più caldi quando la quantità d’acqua nel torrente raggiunge i minimi stagionali.Nasce per questo motivo l’appello a firma di Luca D’Alba, coordinatore regionale AIC

per la Calabria, e sottoscritto da 22 diverse associazioni, indirizzato al Parco del Pollino, al comune di Cerchiara, alla protezione civile calabra, alla Provincia di Cosenza e al Mini-stro dell’Ambiente.L’obiettivo è quello di intraprendere un percorso virtuoso che possa mettere in atto tutte le azioni necessarie per la boni-fica integrale del Caldanello, non solo dai rifiuti presenti, ma soprattutto dai vecchi depuratori, ipotizzandone altra più idonea collocazione.Un doveroso grido d’allarme per preservare un panorama naturale unico nel suo genere ma soprattutto per evitare che il turismo sportivo sia “affossato” dai rifiuti che pro-sperano nel torrente e lungo il canyon del Caldanello.

la gola del Caldanello trasformata in discarica

chiesta la bonifica da 22 associazioni

AssociAzione itAliAnA cAnyoninglegAmbienteitAliA nostrAFondo Ambiente itAliAnoclub Alpino itAliAno sez. cAstrovillAriWWF cAlAbriAcnsAs cAlAbriAAss. itAliAnA guide AmbientAli escursionisticheAssociAzione guide pArco nAzionAle del pollinogruppo escursionistico Avventurieri del sudgruppo speleologico serrA del guFogruppo speleologico spArvieregruppo speleo del pollinogruppo speleologico liocornogruppo Archeologico del pollinoAmici dellA montAgnA cAlAbriAcenro di educAzione AmbientAle pollinoAspromonte Wildgruppo speleologico gioiA del collegruppo grotte grottAgliegruppo speleo ndronicoconsorzio turistico borghi del pollinocentro esperienze rAggio verdeAssociAzione KorA KeKlArionAssociAzione operAtori turistici rotondA

le AssociAzioni che hAnno FirmAto lA richiestA

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coLLaborazione aic - cai

la scuola di torrentismo del Cai sta lavorando per ottenere una (giusta, secondo noi) autonomia all’interno della Commissione nazionale di Speleologia. l’aiC ne segue con interesse gli sviluppi e tramite la Scuola Nazionale Canyoning ha iniziato una collaborazione con la Scuola CAI per ottenere, nel tempo, un ampio riconoscimento reciproco; il primo passo già ufficializzato è stato quello di riconoscere la formazione degli allievi provenienti dai corsi di pari livello organizzati da entrambe le scuole. quindi un allievo che esce da un corso Cai può accedere ad un corso aiC di livello superiore e viceversa. i prossimi passi saranno probabilmente degli stage congiunti tra istruttori delle due scuole e l’organizzazione di eventi comuni.

i corSi di acqua viva a cura deLLa Snc

il 2013 ha visto il successone dei corsi di acqua viva, finalmente entrati a pieno titolo nel palinsesto didattico della scuola. i corsi, svolti presso il Centro rafting le Marmore, nascono dall’idea degli istruttori SnC francesco berti e Umberto Galli (istruttore international rescue 3) di cercare un punto di incontro tra conoscenza fluviale e torrentistica. Sono state quindi definite le linee guida per valutare le condizioni dell’acqua viva all’interno delle gole che si vanno a percorrere durante i due giorni di corso. la scorsa stagione gli istruttori SnC hanno tenuto 4 corsi destinati ai soci aiC, 1 alla formazione degli istruttori SnC, 5 dedicati al Soccorso in forra delle regioni Umbria, trentino, abruzzo e Marche e 1 ad appannaggio dei tecnici Snafor.

Serata “acque SveLate” ad omegna

venerdì 28 marzo, alle 21.30, presso la sede della Sezione CAI di Omegna, si svolgerà una serata a cura del Gruppo de Forra, di Mortara. lo scopo è quello di ripercorrere le tappe del torrentismo in italia e di mostrare quanto offrono attualmente la Scuola nazionale Canyoning di aiC e la Scuola di torrentismo del Cai, grazie agli interventi di luca bianchi ed eric lazarus, rispettivamente istruttori SnC e Cai; l’evento costituisce una prima importante occasione di confronto diretto tra le due scuole. prima della serata, ancora una tappa per la bellissima mostra fotografica Tutto Scorre, a cura di Marcello Carminati, Cr aiC per la lombardia nonché socio del Gruppo de forra.Co

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NUOVO DOMINIO WEB DI AIC

annunciaziò, annunciaziò! il dominio web di aiC è ufficialmente cambiato! WWW.aiC-CanyoninG.it d’ora in poi sarà questo l’indirizzo di riferimento e, di conseguenza, tutte le caselle mail di aiC diventeranno: @AIC-CANYONING.ITCogliamo l’occasione per ringraziare roberto recchioni, socio fondatore e istruttore SnC, che per anni ha messo gratuitamente a disposizione di aiC il dominio canyoning.it.

Si Parte da chiuSaForte Per iL Progetto canyoning in Fvg

lo scorso dicembre, in occasione dell’incontro con adam ondra, testimonial del progetto Gemona città dello sport e del benstare (www.sportebenstare.it), è stato annunciato l’ingresso nel progetto del comune di Chiusaforte come Città del Canyoning.l’idea nasce dall’intenzione del Comune di sviluppare l’offerta turistica e sportiva legata ai diversi percorsi di torrentismo presenti in zona, cercando la collaborazione dell’Associazione Italiana Canyoning, tramite il gruppo locale Canyoneast, oltre che delle Guide alpine. Chiusaforte, che nel 2009 ha ospitato il raduno internazionale aiC di torrentismo, è il comune con la maggiore presenza di percorsi nella regione; per questo il progetto nasce lì ma andrà poi a coinvolgere tutti i comuni che nel canyoning trovano possibilità di sviluppo turistico. ambiti di sviluppo del progetto saranno l’ampliamento delle potenzialità del torrentismo sul territorio, il miglioramento della fruizione e dell’informazione sui percorsi con la creazione di cartellonistica ad hoc per segnalare gli itinerari, l’attrezzamento di nuovi percorsi ed il miglioramento di quelli esistenti, la realizzazione di eventi, convenzioni con strutture di accoglienza e creazione di spazi di sosta dedicati ed infine lo sviluppo dell’informazione turistica.intanto, dal 27 al 29 giugno si svolgerà a Chiusaforte un evento finalizzato alla presentazione del progetto Chiusaforte città del Canyoning, durante il quale le Guide alpine accompagneranno in forra chi vuole provare ed il gruppo Canyoneast farà da portavoce di aiC per far conoscere la realtà del torrentismo in italia e il lavoro che svolge la nostra associazione. questo incontro potrebbe diventare in futuro un appuntamento annuale, itinerante sul territorio friulano, per coinvolgere i vari comuni che aderiranno al progetto e far conoscere i diversi percorsi sparsi sul territorio. buon lavoro dunque al Comune di Chiusaforte e un grosso grazie al gruppo Canyoneast, con l’augurio che progetti e collaborazioni di questo tipo si possano sviluppare in altre aree di italia, a beneficio di una promozione corretta ed efficace dell’attività.

riPreSi i contatti con Parco deLLe doLomiti beLLuneSi

da qualche mese sono ripresi i contatti con il parco delle dolomiti bellunesi, grazie all’interessamento del comune di Ponti nelle Alpi; l’interesse nei confronti del torrentismo e del lavoro svolto dalla nostra associazione stanno infatti contribuendo a mettere le basi per l’organizzazione di alcune manifestazioni sul territorio, nonché un intervento di pulizia della val Maggiore, bellissimo percorso all’interno del territorio comunale. alla base degli incontri c’è l’obiettivo, dichiarato da parte di entrambi, di puntare alla riapertura del Parco alla pratica del canyoning, finalizzata magari all’organizzazione del raduno internazionale di torrentismo

all’interno dei confini del parco stesso. l’amministrazione comunale di ponte nelle alpi, grazie al lavoro dell’assessore allo sport Monica Camuffo, si sta impegnando per avere un incontro con l’amministrazione del parco, con lo scopo di sbloccare l’attuale situazione, in stallo ormai da qualche anno.

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gianni di salvo

Sappiamo tutti che il canyoning, anche se ormai praticato da migliaia di persone, in crescita anno dopo anno, resta pur sem-pre un’attività non ben definita, se non sconosciuta, per la maggior parte degli italiani e viene confuso spesso e volentie-ri con rafting, canoa, ecc…Ovviamente nelle regioni in cui il turismo sportivo è più praticato c’è una maggio-re conoscenza e considerazione verso il torrentismo ed i suoi praticanti, rispetto a realtà dove il “fare turismo sportivo” è ancora visto con sospetto e dove gli

sportivi sono semplicemente coloro che non hanno niente da fare, se non girare l’Italia senza contribuire in alcun modo allo sviluppo economico dei luoghi visitati.Questa, purtroppo, era proprio la situa-zione del Molise fino a poco tempo fa. Nella nostra regione, infatti, il turismo in generale non decollava ed il turismo spor-tivo in particolare, almeno ufficialmente, era pressoché inesistente. Fortunata-mente negli ultimi anni, soprattutto gra-zie alla lungimiranza di amministratori e dirigenti di Enti e Comuni e all’impegno ed

al sacrificio degli appassionati di talune discipline sportive qualcosa sta cam-biando. Il canyoning, del tutto (o quasi) sconosciuto fino a qualche anno fa, sem-bra ora invece aver preso piede in Molise, anche se le statistiche non lo dimostrano (ma i dati forse risultano falsati anche a causa della scarsa popolazione di questa piccola regione). In quest’ottica, comun-que, si è dato nuovo impulso per armare i percorsi esistenti secondo i protocolli del progetto ProCanyon portato avanti dall’Associazione Italiana Canyoning.

San MiChele a foCeUn ottiMo eSeMpio di effiCaCe Collaborazione tra parChi e aSSoCiazioni per proMUovere il torrentiSMo

pietro torellini

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Anche la forra di San Michele a

foce, nel Comune di Castel San Vincenzo (IS), è stata presentata come candidata per es-sere riarmata. L’Associazione Campo Base Onlus, promotrice del progetto, ha subito riscontrato un enorme ostacolo che avrebbe potuto impedire la realizzazione di tali lavo-ri, costituito dal divieto assoluto, imposto dall’Ente Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, di percorrere la forra in questione.San Michele a Foce, infatti, si sviluppa in-teramente nel territorio di competenza del parco che, cercando di salvaguardare l’am-biente circostante incontaminato e non an-tropizzato e forse anche non conoscendo l’esatto significato e svolgimento dell’attivi-tà di torrentismo, aveva dichiarato inacces-sibile l’alveo del torrente.Campo Base aveva già avuto rapporti colla-borativi con l’Ente Parco aderendo, tra l’altro, a varie iniziative che avevano come scopo quello di proteggere il territorio e valorizza-re l’ambiente montano, non dimenticando le positive ricadute sulla micro economia locale. Importantissime sicuramente in quest’ottica sono state le campagne “Forre Pulite”, svol-te in occasione dell’evento internazionale

“Clean up the World”, finalizzate alla pulizia della forra e dei sentieri intorno ad essa.

Confortato da queste operazioni e da intera-zioni personali con i dirigenti del Parco, c’è stato un lungo lavoro tendente a dimostra-re che la pratica del torrentismo non sia più invasiva di un trekking o di una scalata in montagna, attività peraltro consentite all’in-terno delle aree protette.Con questi presupposti si è partiti con un progetto di più ampio respiro compren-dente la stesura di un regolamento per la pratica del canyoning, affiancato alla rea-lizzazione del riarmo della forra secondo il progetto ProCanyon, per far in modo che la regolamentazione avesse anche lo scopo di salvaguardare l’ambiente, evitando le pro-fanazioni della roccia che chiunque avrebbe potuto causare con l’installazione di anco-raggi, ogni qualvolta un gruppo avesse deci-so di percorrere la forra.Finalmente, dopo svariati sopralluoghi, in-contri, lettere e telefonate tra i membri di Campo Base e l’Ente Parco, il 16 luglio del 2012 è stata concessa l’autorizzazione per l’attività di torrentismo nella forra di San Michele a foce e, al contempo, è stato appro-vato sia il regolamento che la convenzione tra l’Ente Parco e Campo Base, nella quale il primo da mandato al secondo di ricevere le richieste di discesa della forra e di tenerne il numerico annuale.

A seguito di questo risultato sono partiti i la-vori per l’attrezzamento ProCanyon, conclu-si l’anno scorso, che hanno chiuso l’impegno di Campo Base per riportare questa forra ad essere percorsa dai torrentisti.Il regolamento e il modulo di richiesta per percorrere San Michele sono ora a dispo-sizione presso l’AIC e presso l’Associazione Onlus Campo Base. Ricordiamo, brevemente, che per scendere la forra bisogna richiedere gli accrediti, con i quali si accetta integral-mente il regolamento, con almeno una setti-mana di anticipo, a Campo Base Onlus.Mi preme sottolineare l’importanza di questo risultato che concretizza uno dei rari esempi di collaborazione fattiva tra un Parco Nazio-nale ed un’associazione, per lo sviluppo della pratica del canyoning in Italia, che dimostra che cooperazioni simili possono e devono esistere, sia per tutelare l’ambiente sia per aumentare la pratica del torrentismo.

Si ringraziano per tale risultato tutti i mem-bri di Campo Base Onlus che, a vario titolo, hanno contribuito al successo del progetto,, ovviamente la Dirigenza del Parco Nazionale e, per ultimi (non per importanza) l’AIC che ci ha sostenuti per il progetto ProCanyon ed Alex De Simoni, istruttore SNC, per l’impe-gno nell’opera di riarmo.

<<< San MiChele a foCe

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In un paese senza forre avere 30-40 torrentisti attivi è un buon risultato. La Polo-nia ha circa 40 milioni di abitanti e noi siamo fieri di questo risultato. Molti provengono da gruppi speleologici, altri in piccola percen-tuale, sono canoisti o kayakisti, ogni anno diverse persone iniziano l’attività senza al-cun background “acquatico”.In Polonia il canyoning si pratica sostanzial-mente in piccoli gruppi di persone che già si conoscono e già si frequentavano, tutti pro-venienti dalla stessa zona.Attualmente sono operativi 6 diversi gruppi: il V7A7.pl il nostro gruppo, un’associazione informale di ragazzi e ragazze della zona di Cracovia e della regione della Slesia, il TSK Tatra Canyoning Association, l’unico grup-po ufficiale, il gruppo AKSU di Cracovia ed altri gruppi legati alle città di appartenenza dei loro membri: D�browa Górnicza, Wroclav, Bielsko-Biala e Szczecin. È di quest’anno la notizia che entro il 2013 verrà formalizzata la nascita di un’Associazione Polacca che si occuperà di canyoning, il Canyoning Comitee della PZA, l’Associazione Polacca di Alpini-smo.A chi si chiede se e dove si possa praticare il torrentismo in Polonia, possiamo risponde-re che sì, si può ma è estremamente difficile,

ad essere onesti è quasi impossibile!L’unico posto dove sarebbe stato possibile è stato esplorato in lungo e in largo, i Monti Tatra dove l’unica forra esistente è la Wodo-grzmoty Mickiewicza v3 a3 II, che è stata percorsa ed esplorata a monte e a valle. Si tratta di una discesa da 45 minuti che, a causa della sua collocazione, all’interno di un’area protetta è stata recentemente inter-detta! Anche la natura sembra prendersela con i torrentisti polacchi...A causa delle grandi distanze che ci separa-no dalle forre a noi più prossime (10-12 ore di macchina), per esercitarci nelle manovre d’acqua utilizziamo i tratti canoistici dei fiu-mi, naturalmente con un po’ di sforzo, andia-mo in forra il più possibile.I più determinati partono dalle 6 alle 8 volte all’anno per “raid torrentistici” arrivando a percorrere 50-60 canyon diversi all’anno. La stagionalità dell’attività si è un tantino espansa: andiamo da marzo a dicembre (se date un’occhiata alle temperature medie in Polonia, si capisce che il freddo non è un loro problema… ndr).Quindi per praticare un po’ di torrentismo come si deve, ci tocca viaggiare. Unico limi-te la fantasia: siamo stati sulle Alpi, natu-ralmente, in Svizzera, in Francia, Slovenia,

Corsica, Maiorca, nelle isole greche; mete un po’ meno frequentate la Sierra de Guara, la Grecia continentale, il Montenegro. Una meta quasi d’obbligo è il raduno annuale dell’AIC, ogni anno sempre più polacchi par-tecipano a quest’evento; un dato interessan-te: alcuni di noi si sono conosciuti e si fre-quentano solo al raduno AIC! Sui diversi siti (alcuni links a fondo pagina, ndr) troverete i nostri resoconti sotto forma di filmati, foto e testi.Non esiste un modo polacco di andare in forra, le tecniche sono più o meno standar-dizzate in tutta Europa, facciamo le stesse manovre degli altri e le comunicazioni (fischi e mimica ndr) sono del tutto identici. Come in tutte le realtà minimamente complesse con-vivono diversi livelli di preparazione: si va dal principiante a torrentisti che praticano quest’attività da 16 anni. Non c’è una scuola strutturata, così impariamo l’uno dall’altro.A causa o di conseguenza al sempre cre-scente numero di praticanti, l’anno scorso abbiamo organizzato il Primo Incontro Po-lacco di Canyoning il ”Cap Corse 2012” che ha visto più di 50 partecipanti provenienti da tutta Europa, solo in quell’occasione sono stati presentati 21 diversi filmati inediti.Collaboriamo spesso con torrentisti italiani e svizzeri, cogliamo quest’occasione per sa-lutare e ringraziare i nostri amici Pasqualino e Giuliana della Trattoria Dunadiv; Franco e Stefano del gruppo Alpi Giulie per il loro sup-porto. In futuro? Beh per fortuna l’attività inizia ad andarci stretta in Europa, iniziamo a rivolgere l’attenzione a mete ancora più lontane, nel contempo alcuni di noi si stan-no appassionando allo Speed, altri all’Ice-canyoning.Infine, vi invitiamo a partecipare al prossimo Raduno Polacco!

Kanioningin Polonia

joanna jedrysolo dobrzanski

traduzionedaniele geuna

Gli aUtori

appartengono entrambi al gruppo v7a7.pl, fondato da olo - per il quale il torrentismo è quasi un’ossessione - nel 2010. Sono entrambi di estrazione speleologica, oltre al torrentismo olo (diminutivo di Alessandro, ndt) pratica la scalata su cascate di ghiaccio, lo streetludge (lo slittino da strada, ndt) ed è istruttore di volo su ultraleggeri. joanna, detta ruda (per il colore dei capelli - beata lei! - ndt) pratica l’arrampicata sportiva e fa la mamma!ecco alcuni siti polacchi di interesse torrentistico: www.v7a7.pl | www.canyoning.wroclaw.pl | www.kaniony.pl

per i più curiosi un breve abstract in lingua originale:KaNioNiNg w polsceW Polsce działa aktywnie w kanioningu ok.30-40 osób. Są one skupione w kilku głównych gru-pach: v7a7.pl – nieformalna grupa zrzeszająca osoby ze Śląska i z Krakowa, TSK Tatrzańskie Stowarzyszenie Kanioningowe – jedyna grupa formalna, AKSU – grupa przyjaciół z Krakowa oraz grupy związane z ośrodkami: Dąbrowa Górnicza, Wrocław, Bielsko-Biała i Szczecin.

qui a fianco 2 foto scattate nella parte alta dell’unico kaniony polacco, il Wodogrzmoty Mickiewicza.

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Metti una sera una festa ben riuscita, gente simpatica, chiacchiere e sana socializzazione. Solitamente nel conoscere gli sconosciuti si fa la rassegna degli interessi condivisi e condivisibili; persone, libri, film, videogiochi, viaggi, hobbies etc. Così alle volte capita di scoprire insospettabili appassionati delle più disparate attività di nicchia. Come quando un torrentista e un’aspirante dominatrice si ritrovano a confrontare eventuali aspetti in comune tra canyoning e bondage...

La sicurezza. Fondamentale in entrambe le discipline per evitare danni; da semplici abrasioni cutanee a tragiche privazioni d’ossigeno.

L’esperienza. Maggior esperienza solitamente si traduce in maggior sicurezza, minor numero di contrattempi e miglior godimento dell’attività.

La fiducia. Nei materiali impiegati, nelle tecniche implementate per appendersi dall’alto, ma soprattutto nei compagni a cui ci affidiamo.

I segnali convenuti. L’utilizzo di segnali e parole chiave, prestabiliti, imprescindibili e chiari a tutti.

La corda e materiali vari. Uhm... tipi e lunghezze variano... eppoi: carrucole, fettucce, fibbie, cinghie. Fantasia e gusti personali a guidare la scelta della miglior carta da giocare. Possibilmente con ordine, disciplina e senso estetico.

I nodi. Eh! Se ci son corde... mezzo barcaiolo, barcaiolo, bandiera, otto ripassato, bocca di lupo, nodo d’amore. Possono bastarne pochi, ben fatti, al posto giusto, al momento giusto.

In finis non tralasciamo di menzionare il look unico e intrinseco dei praticanti, latex o neoprene che sia. Che dire del sudare e soffrire fasciati in materiale sintetico unicamente per questioni di piacere? Qui finisce il gioco delle similarità, nato dalla dialettica scorrevole durante un party. Ciononostante esistono delle differenze basilari, per esempio: una disciplina è prevalentemente praticata indoor mentre l’altra è più soggetta alle previsioni meteo. Anche se restano le affinità elettive e l’obiettivo finale dei partecipanti: godimento spassionato. Legati da un insolito destino.

“Trahit sua quemque voluptas” di Otto Bachmann

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tecnica

calata deviatacon corda guida

Non sempre queste problematiche sono evi-denti dall’ancoraggio, per cui sarà il primo che scende a rendersi conto della situazione.Ecco che allora, giunti alla base della calata, la prima cosa che dovrebbe venire in mente è quella di approntare una teleferica. Ma ciò non è sempre possibile. Si pensi a spazi mol-to ristretti, dove la teleferica sarebbe troppo inclinata, vanificando l’effetto che si vorreb-be ottenere.Per risolvere il problema, diventa molto più pratico deviare semplicemente la calata, uti-lizzando la corda di recupero come “corda guida”.Di fatto, si avrà un effetto simile alla telefe-rica, con angoli però prossimi alla verticale, tra i 45° e i 90°, e con la possibilità di ope-rare anche ponendosi di fianco alla parete e non solo frontalmente.

Tecnica d’esecuzione:

1. Il primo della squadra scende utilizzando la tecnica più appropriata alla situazione; giunto a valle, valuta il contesto e comu-nica l’eventuale necessità di usare una corda guida

2. L’operatore alla sosta costruisce un nodo tampone a monte dell’anello d’ancoraggio nel quale è infilata la corda di discesa

3. Se la corda di discesa fosse troppo cor-ta, è necessario giuntarla con una corda di recupero immediatamente a monte del nodo tampone; per fare questo, si deve lasciare almeno un metro di lunghezza del capocorda in uscita dal nodo tampo-ne. Il capocorda si giunta con la corda di recupero facendo un nodo galleggiante, posizionato il più vicino possibile al nodo tampone.

4. Si lancia quindi il kit-boule con la corda di recupero al primo della squadra, a valle della calata

5. Il primo inserisce la corda di recupero (ora

corda “guida”) nel proprio discensore e si posiziona in modo da stabilire la tra-iettoria più sicura per chi scende; trova-to il punto ideale, si mette in una posi-zione stabile e tende la corda guida nel discensore. Nella ricerca della traiettoria più sicura, bisogna considerare i rischi che hanno portato alla scelta di usare questa tecnica e quindi posizionarsi in modo che chi scenda stia al di fuori del-la cascata, spostato rispetto alla linea di caduta di pietre, ecc.

6. Il secondo che scende, dopo essersi assi-curato alla sosta con le longe, inserisce la corda di calata nel discensore e, dopo che si è messo in posizione d’attesa e aver ve-rificato che sia tutto a posto, sgancia le longe e incomincia la discesa, rimanendo a portata della corda guida

7. Non appena si trova sulla verticale, con la corda guida al di sopra di sé, aggan-cia alla corda guida prima la longe corta e successivamente la longe lunga. È im-portante che tutte e due le longe siano ag-ganciate alla corda guida e che le ghiere siano chiuse!

8. Colui che è sceso precedentemente per primo e che ha deciso di far scendere i suo compagni deviando la calata, prima che il secondo incominci la discesa, do-vrà mettere in tensione la corda guida, in modo da spostare la traiettoria del suo compagno

9. Il secondo procede quindi con la discesa fino in fondo, sfruttando la deviazione dalla verticale

10. Raggiunta la base della calata, sfila la corda dal discensore e sgancia le longe dalla corda guida

Normalmente sarà il primo che scenderà a valutare l’effettiva necessità di deviare la calata; ciò non toglie che, prevedendo di

usare una calata deviata sin dall’inizio, sia opportuno mettersi d’accordo già prima di iniziare la discesa sull’eventuale tecnica da utilizzare e accordarsi quindi sui segnali per comunicare.Bisogna sempre e comunque ricordarsi che la calata deviata si utilizza quando l’angolo della corda guida è prossimo alla verticale, ovvero con un’inclinazione compresa tra 45° e 90°; in caso contrario, andrà invece allesti-ta una teleferica. Se si provasse a scendere con questa tecnica con un’inclinazione infe-riore ai 45°, scendendo ci si troverà a dover dare corda nel discensore, senza riuscire a calarsi, a causa degli attriti generati sulla corda guida; per proseguire, si renderà di conseguenza necessario togliere la tensione alla corda guida, rilasciandola, con la con-seguenza che la traiettoria non sarebbe più deviata e ci si ritroverebbe nella situazione che si voleva invece evitare.Balza subito all’occhio che vi è una diffe-renza sostanziale rispetto alla costruzione di una teleferica: nella teleferica, la corda di calata, dopo che è sceso il primo, diventa la corda portante, bloccandola con un nodo tampone costruito a monte dell’anello di an-coraggio. Questo perché la corda portante deve essere ben tensionata, visto che l’ango-lo della calata è inferiore ai 45°, arrivando tendenzialmente ad una condizione vicina all’orizzontalità. Più la corda portante vie-ne tensionata e più si garantisce l’efficacia della teleferica. Ecco che allora, nella telefe-rica, il nodo tampone viene a trovarsi sulla corda di calata. Viceversa, nella tecnica della calata deviata, il nodo tampone viene fatto comunque a monte dell’anello di ancorag-gio, ma sulla corda guida stessa (in pratica, sulla corda “portante” alla quale agganciare le longe); sarà quindi il peso del torrentista che scende a garantire la giusta traiettoria. Non serve infatti che vi siano grandi tensioni della corda guida, ma è sufficiente caricarla

vi sArà probAbilmente già cApitAto di trovArvi su unA cAlAtA, per scendere lA quAle sArebbe stAto consigliAbile usAre unA teleFericA. È il cAso dell’Arrivo in pozze problemAtiche, con corrente, o con lA lineA di cAlAtA sotto il getto d’AcquA; oppure perché vi sono Forti AbrAsioni dellA cordA sullA rocciA o il pericolo reAle di cAdutA sAssi.

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quel tanto che basti a spostare la traiettoria di chi deve scendere, consentendo un rapido recupero della corda al termine della mano-vra.

Pericoli nella realizzazione o utilizzo, possibi-li errori di esecuzione:

- Attenzione: non usare la tecnica della calata deviata se la corda guida, con un’inclinazione vicina a 45°, attraversa il getto potente di una cascata; c’è la con-creta possibilità che chi scenda rischi il ribaltamento o una rotazione sulla longe, rimanendo bloccato sotto la cascata.

- Analogamente alla teleferica, le longe vanno agganciate alla corda guida solo quando si è al di sotto di questa e facen-do in modo che stiano a monte di chi sta scendendo. Facendo diversamente, cioè agganciando le longe già al momento del distacco dalla sosta, ci si potrebbe ritro-vare con le due longe incrociate pericolo-samente attorno alla corda di calata.

- Bisogna considerare che non sempre la corda di calata sarà necessariamente a misura, cioè sopra il pelo d’acqua; va in-fatti valutata bene la traiettoria per rima-nere fuori dalla zona di pericolo. Su calate con angoli prossimi a 45°, vi è il rischio per chi scende di vedersi sfilare la corda

di calata dal discensore, prima ancora di aver raggiunto la base della cascata. Inoltre, una volta scaricato il peso dalla corda di calata, non vi sarebbe più la ten-sione sulla corda guida, cosa che farebbe precipitare immediatamente all’indietro il torrentista a valle che stava tensionando la corda! Ecco che allora, se la traiettoria rimane sicuramente fuori dalla zona di pericolo, la corda di calata (possibilmen-te con il relativo kit-boule) va portata di-rettamente a chi tensiona la corda guida.

Per evitare di perdere tensione sulla corda guida, in seguito alla situazione appena de-scritta, cioè quando la corda di calata è trop-po corta e chi scende si vede sfilare la corda dal discensore facendo cadere colui che gli stava tenendo in carico la corda guida, è consigliabile usare una tecnica alternativa, altrettanto veloce da eseguirsi. La situazio-ne ideale si ha quando si dispone di una cor-da che sia lunga almeno il doppio della calata, ovvero quando non è necessario giuntare in-sieme due corde diverse.Invece che fare un nodo tampone sulla cor-da guida a monte dell’anello d’ancoraggio, si bloccano entrambi i rami della corda con un discensore ad otto su foro grande. Per fare questo, dopo che si è infilata la corda nell’a-

nello d’ancoraggio, si aggancia allo stesso un moschettone HMS con ghiera, al quale si collega un discensore ad otto (o una qualsi-asi delle sue varianti evolute, quali, ad esem-pio, l’Oka della Kong). Si infila quindi la cor-da di calata nel foro grande del discensore, incappucciandola intorno alla testa del foro piccolo; quindi, si ripete l’operazione con la corda guida, prestando bene attenzione che le due corde non si incrocino. I vantaggi ot-tenuti sono molteplici, perché oltre ad evitare di perdere tensione sulla corda guida, garan-tendo quindi la traiettoria di calata, in caso di necessità si può sbloccare la corda dall’alto, calando eventualmente chi sta scendendo. Lo stesso sistema si può comunque utilizza-re anche con due corde giuntate, a condizio-ne che il nodo di giunzione sia fatto sul ramo di calata, subito a valle dell’otto foro grande (risulta evidente che in caso contrario sareb-be impossibile calare chi è rimasto bloccato sulla corda).Nel caso di utilizzo dell’otto su foro grande, l’ultimo che scende dovrà ricordarsi (!) di smontare dalla sosta l’otto e il moschetto-ne di collegamento all’anello dell’ancoraggio, per cambiare la configurazione della corda guida, permettendo quindi la sua discesa in sicurezza ed il successivo recupero della corda.

realizzazione della tecnica della corda guida, con corda di discesa bloccata su nodo tampone e sul foro grande di un discensore a otto

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aGenda > info a 360°

rIC 2014 BAlEArIk

l’incontro internazionale di canyoning riC 2014 si terrà a port de Sóller, Maiorca, dal 9 al 15 marzo. Workshops, conferenze, proiezioni e visita a aziende locali. per info: ricbalearik.wordpress.com

ElEttO Il VICE DIrEttOrE DEllA SNC

finalmente la Scuola nazionale Canyoning ha un vice direttore, nanni piz zorni. istruttore formatore SnC, membro Snafor e torrentista da sempre, si affianca a erwin Kob, confermato alla guida della Scuola.in bocca al lupo!

tOrrENtE VIONE, NUOVA INtErDIzIONE

Con un ordinanza quanto meno discutibile, il Comune di tignale ha deciso di assecondare le richieste dei pescatori e di dedicare il torrente vione all’attività di ripopolamento ittico, con conseguente interdizione del torrentismo. ne prendiamo atto, senza condividere in alcun modo

IN FOrrA CON AMOrE

Gruppo zompafossi Montefranco e Sezione Cai di terni invitano all’evento In forra con amore 2014, dal 28 febbraio al 2 marzo a Montefranco (tr). Si inizia venerdì con la mostra fotografica “tutto scorre” di Marcello Carminati, si prosegue sabato con la discesa della forra di pale e alle 18 con l’assemblea dei Soci aiC. domenica infine discesa della Cascata delle Marmore. possibilità di prenotare cena e pernotto di sabato, tutte le info sul forum infoCanyon by aiC.

NUOVI COOrDINAtOrI rEGIONAlI AIC

diversi cambiamenti tra le fila dei Cr: luca d’alba è il nuovo coordinatore per la Calabria, davide Monopoli lo è in basilicata, Giacomo orologio in Umbria; quote rosa con alice palazzo in liguria e Simona lucherini che va ad affiancare luca politi in toscana.

SPElAION 2014

la 19° edizione di Spelaion si svol-gerà dal 30 maggio al 2 giugno a villa Castelli (br) e sarà occasione di incontro per speleologi e non solo; si parlerà anche di torrentismo e di aiC, grazie alla presenza del Gruppo Grotte Grottaglie, promoto-re dell’evento, in linea con il tema del raduno “acqua, pietra e verti-gini ”, perfetto connubio tra natura, emozione ed attività fisica.

Rio Volarja ^ Tolmin ^ Primorska ^ Slovenia ^ foto michele zanin

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CrOll PEtzl 2013dopo le polemiche derivate dai test svolti presso il CraSC, il centro ricerche di Costacciaro, dove il gruppo di lavoro SnS Cai ha rilevato problemi con il nuovo bloccante ventrale della petzl, la casa francese nell’area news del proprio sito ha pubblicato un video che spiega perché, secondo petzl, “il nuovo CROLL può essere utilizzato in totale sicurezza. L’insieme dei test effettuati nel corso dello sviluppo e della certificazione hanno convalidato le scelte tecniche del nuovo Croll. L’assenza del sistema antiribaltamento del ferma corda e la riduzione dello spessore del lamierino non ne alterano la sicurezza; l’alleggerimento e la sua compattezza non sono stati realizzati a scapito della sicurezza dell’utilizzatore! Inoltre, il risparmio di peso è un progresso, fattore di rapidità e quindi di sicurezza in attività impegnative come la speleologia.”

JEAN-FrANçOIS DElhOM, canyonSNelle viscere della terra si aprono profondi canyon, un universo poco conosciuto. Stranezze minerali. Delicatezza dei graniti levigati da milioni d’anni d’erosione. Cascate che sembrano delicate trine proprio quando si attendeva il furore. Vasche di smeraldo d’irreale trasparenza... E qui talvolta, appare l’umano. Non un superuomo trionfale bensì un allegro folletto, un esploratore meravigliato.rivisitazione del canyoning in chiave umanista quella che nel libro Canyons viene fatta da jean-françois delhom, autore con esperienza fatta di studi d’arte, filosofia e sport: istruttore di speleologia e di canyoning, esploratore e viaggiatore, dal 2001 immortala bellezze minerali attraversate da cascate.testi in italiano, francese e tedesco, interamente a colori, 30x30 cm, 144 pagine, sconto ai soci aiC del 33% per un totale, inclusa spedizione, di 23.45 euro, anziché 35.

tUrBOChESt, Il BlOCCANtE VENtrAlE SECONDO CAMPlo scorso novembre CaMp ha presentato alla fiera a+a di düsseldorf l’innovativa gamma di bloccanti turboChest e turboFoot: design, materiali e trattamenti particolari ma la caratteristica più evidente consiste nell’essere dotati di pulegge nei punti di attrito - e quindi di usura. questa soluzione brevettata è pensata per risolvere definitivamente l’annoso problema che affligge questo tipo di dispositivo, sottoposto a grande usura durante la progressione in grotta. attrito volvente che annulla quello radente: il turbochest ha stupito chi ha avuto la fortuna di provarlo in anteprima per il suo rendimento sia su corda fissa verticale che sui pendoli, dove l’attrezzo addirittura scorre come una carrucola annullando l’usuale tendenza a fuoriuscire. le pulegge inoltre scongiurano il pericolo derivante dalle guance usurate, a volte affilate come taglia-sagole. Ultima chicca: il recupero della corda a valle, che normalmente avviene tirandola verso il basso con la mano sinistra, con questo bloccante può essere effettuato carrucolandosi verso l’alto con efficacia.non è ancora in commercio ma decisamente non vediamo l’ora di provarlo in azione.

in ambito torrentistico, la novità più rilevante presentata nel 2013 è stata senz’altro il nuovo discensore della kong OkA, presentato e fatto provare in prima assoluta per l’italia durante il raduno internazionale aiC ossola 2013. questo nuovo discensore specifico per il canyoning, secondo Kong “è concepito non solo per la progressione su corda ma anche per l’utilizzo in situazioni di emergenza, recupero e soccorso difficilmente gestibili con altri dispositivi. l’utilizzo è rapido, sicuro ed efficace in ogni condizione.la facilità di manovra, la modularità di progressione su corde di diverso diametro e la molteplicità di posizioni di frenaggio sono caratteristiche ottenute grazie allo sviluppo congiunto con i tecnici del soccorso.” l’impressione di chi ha potuto testarlo durante tutta il raduno è che l’Oka vada a migliorare i pochi difetti del Pirana, risultando un ottimo attrezzo non solo per la discesa personale ma anche per la gestione della discesa dei compagni.prezzo intorno ai 19 euro.

caratteristiche tecnicherealizzato in lega di alluminioadatto a corde da 7,8 a 12,7 mm di Ødimensioni max 94 x 141 mmpeso 95 gcertificazione EN 15151-2

è KonG oKa la novità più iMportante del 2013

SnC SvilUppa la nUova SaCCa da lanCio di alp deSiGnrealizzata in collaborazione con la Scuola Nazionale Canyoning dell’aiC, la nuova sacca da lancio ideata per il torrentismo si chiama Marmore ed è prodotta, in italia, da alp design.è contenuta in un marsupio in pvc, con cinta estraibile, in modo da poterla sistemare dove si vuole, sull’imbrago, sullo spallaccio o la cintura ventrale dello zaino, etc...la sacca interna vera e propria è in cordura, dotata di nastro rifrangente, e si chiude grazie a due nastri in velcro; inoltre l’ampia gerla permette un comodo insaccamento della corda.le sue caratteristiche la rendono adattissima all’utilizzo in forra, come

“pilotino” per un’ancora galleggiante o per operazioni di soccorso, ma ovviamente è ideale anche per soccorso e salvamento fluviale.

caratteristiche tecnichecorda in polipropilene stabilizzata UV (anima e calza)carico di rottura di circa 550 kg, Ø 8 mm, lunghezza 15,5 m

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caLendario 2014 cos’Altro c’erA

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GUido_arMaroliMiChele_di_bellapaolo_GiannelliSUSanna_GiUdiCifederiCo_MaGGiani

patrizia_palMaSfranCeSCo_radiCChiMirCo_roSSiroberto_SChenoneChriStian_viSentin

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Associazione Italiana CanyoningScuola Nazionale Canyoning “Federico Tietz”

> riferimentiSegreteria ^ Paolo Giannelli, via Enrico Pazzi 95, 48121 Ravenna ^ [email protected] +39 338 9480672 ^ fax +39 0744 1921423 ^ c.f. 93074220422www.facebook.com/AssociazioneItalianaCanyoning ^ www.youtube.com/italiacanyoning ^ www.issuu.com

> assicurazioneCon l’iscrizione all’Associazione Italiana Canyoning si viene automaticamente tesserati anche alla UISP e si gode da subito di una copertura assi-curativa base che copre le attività associative Oltre a questa è possibile stipulare una copertura integrativa che copra ogni attività, incluse quelle non calendarizzate AIC. Tutte le info sono disponibili sul sito dell’AIC, www.aic-canyoning.it. Per richieste scrivere a [email protected]

La responsabilità dei contenuti degli articoli è dei rispettivi autori che non sempre esprimono la linea di pensiero dell’Associazione Italiana Canyoning e della redazione di canYoning.Chiunque individui all’interno di canYoning articoli coperti da copyright è pregato di contattare la redazione indicando le fonti originali dei lavori. Per collaborare scrivere a [email protected].

> corsi SNC Sul sito internet dell’Associazione Italiana Canyoning è disponibile il calendario dei corsi della Scuola Nazionale Canyoning, con-tinuativi o articolati su più weekend, in programma per il 2014. Per info scrivere a [email protected]

> www.aic.canyoning.it

> [email protected]

Parco dell’AvetoParco del Beigua Parco di Portofino

gruppi e associazioni localiAcquaterra di Escursionismo asd Catania ^ [email protected] ^ 336 611336Associazione Aqua Tradate (VA) ^ www.euforione.altervista.org ^ [email protected] Banda Bauscia Milano ^ [email protected] ^ 349 1835818CAI Sezione Sanremo - Alpi Liguri Sanremo (IM) ^ [email protected] Base Isernia ^ campobaseonlus.spaces.live.com ^ [email protected] Udine ^ [email protected] ^ 348 6965069Club CAI Perugia Etruskanyoning Corciano (PG) ^ [email protected] Canyoning CAI Pinerolo Pinerolo (TO) ^ [email protected] ^ 0121 202711Eddyline Campertogno (VC) ^ www.eddyline.it ^ [email protected] Canyoning Giarre (CT) ^ www.etnaadventure.it ^ [email protected] ^ 329 9188187Forraditesta Orvieto (TR) ^ [email protected]. CAI Sezione Varallo Varallo Sesia (VC) ^ www.caivarallo.it ^ [email protected] Canyoning Genova ^ www.cailiguregenova.it ^ www.facebook.com/goa.canyoningGrigue Canyoning Recco (GE) ^ www.griguecanyoning.org ^ [email protected] Gruppo de Forra Mortara Mortara (PV) ^ [email protected] ^ 328 2920011Gruppo Grotte Grottaglie ASD Grottaglie (TA) ^ www.gruppogrottegrottaglie.it ^ [email protected] ^ 329 7225928Gruppo React Spello (PG) ^ [email protected] ^ 393 4363923Gruppo Speleoforristico Besenello Besenello (TN) ^ www.speleocanyon.it ^ 349 4442044Gruppo Speleologico CAI Malo Malo (VI) ^ www.speleomalo.it ^ [email protected] Speleologico Leccese ’Ndronico Lecce ^ www.ndronico.it ^ [email protected] Speleologico Urbinate Urbino ^ www.gsurbinospeleo.it ^ [email protected] Zompafossi Montefranco Montefranco (TR) ^ [email protected] ^ 392 5259385H2Otto Adventure asd Cesenatico (FC) ^ [email protected] ^ 347 9186715M&N - Movimento e Natura asd Volpiano (TO) ^ www.movimentoenatura.it ^ [email protected] Canyoning Balmuccia (VC) ^ www.monrosarafting.it ^ [email protected] Naturavventura Nave (BS) ^ www.odisseanaturavventura.it ^ [email protected] Canyoning Rivoli (TO) ^ [email protected] Canyoning Cagliari ^ [email protected] ^ 320 0336593Scout dell’Alcantara Motta Camastra (CT) ^ www.golealcantara.it ^ [email protected] Adventures Sommacampagna (VR) ^ www.sercantadventures.it ^ [email protected] 17 San Gregorio di Catania (CT) ^ [email protected] ^ 349 1660782Spaccaforra Sardegna Canyoning Sassari ^ [email protected] ^ 329 6111324Tiahuanaco Bolzano ^ www.tiahuanaco.it ^ [email protected] ^ 335 6600550Vertical Park asd Roma ^ [email protected] ^ 335 1905115

Associazione Italiana Canyoningpresidente Luca Dallari ([email protected])vice presidente Guido Armaroli ([email protected])consiglieri Luca Bianchi ^ Paolo Giannelli ^ Francesco Radicchi ^ Gabriella Russosegretario Paolo Giannelli ([email protected])tesoriere Luca Bianchi ([email protected])commissione catasto Paolo Bolis ^ Roberto Sivori ([email protected])commissione scientifica [email protected] stampa Christian Roccati ^ Alice Prete ([email protected])ufficio editoria [email protected] aziende Francesco Berti ([email protected])ufficio assicurazioni Sara Morando ([email protected])contatti internazionali Rosemarie Siegl ([email protected])ambiente ed ecologia [email protected] coord. regionali Francesco Radicchi ([email protected])redazione notiziario [email protected] sito web Paolo Giannelli ^ Gabriella Russo ([email protected]) Scuola Nazionale Canyoning

istruttori formatoriErwin Kob (Direttore) ^ Giovanni Pizzorni (vice Direttore) ^ Marco Biasioni ^ Roberto Coppo ^ Roberto Recchioniistruttori operativiFrancesco Berti ^ Luca Bianchi ^ Guido Biavati ^ Sebastiano Broili ^ Silvia Carlarino ^ Marcello Carli ̂ Jvan Chemello ̂ Marco Cipriani ̂ Luca Dallari ̂ Alessandro De Simoni ̂ Damiano Federti ^ Umberto Galli ^ Carlo Gatti ^ Mirco Lazzari ^ Diego Leonardi ^ Maria Franca Lepre ^ Uberto Liuzzo ^ Roberto Locatelli ^ Andrea Mantovani ^ Cristiano Massoli ^ Francesco Michelacci ^ Juri Montese ̂ Mattia Pilato ̂ Salvatore Ribichesu ̂ Gabriella Russo ̂ Marco Saccardo ̂ Giorgio Santi ^ Roberto Schenone ^ Romy Siegl ^ Paolo Spreafico

iscrizioniQuote associative per l’anno sociale 2014Le quote sociali per l’anno in corso si possono vedere sul sito web di AIC, alla voce “ASSOCIAZIO-NE / DIVENTARE SOCI”. Il pagamento può essere effettuato nei seguenti modi:1. CCB (bonifico bancario) > versare l’importo dovuto sul conto BancoPosta, IBAN: IT95 M 07601 02600 000011855608 – SWIFT: BPPIITRRXXX presso BancoPosta Ufficio Genova Centro Via Dante 4B/N, intestato ad Associazione Italiana Canyoning, specificando nell’ordine di bonifico la causa-le “quota sociale 2014” ed inviare via mail alla Segreteria la ricevuta dell’avvenuto pagamento.2. CCP (bollettino postale) > versare l’importo sul CCP n. 11855608 intestato ad Associazione Ita-liana Canyoning, specificando la causale “quota sociale 2014” ed inviare via mail alla Segreteria la ricevuta dell’avvenuto pagamento.3. pagamento online > si può accedere direttamente al sistema sicuro di pagamento online e pagare con Paypal, VISA, MASTERCARD, POSTEPAY all’indirizzo: www.aic-canyoning.itI rinnovi andranno notificati dal socio o dal coordinatore di ciascun gruppo alla Segreteria, alle-gando copia della ricevuta di pagamento, via mail all’indirizzo [email protected] o a mezzo fax al +39 0744 1921423.Si rammenta che i pagamenti paypal comportano onerose commissioni per l’Associazione, si auspica pertanto l’impiego delle altre due modalità in fase di rinnovo.

coordinatori regionali AICle persone a cui rivolgersi per avere informazioni, organizzare incontri, promuovere eventi. Per ognuno di loro è attivo un indirizzo e-mail del tipo: [email protected] Davide Monopoli ^ tel 329 3162971Calabria Luca d’Alba ^ tel 329 6573757Emilia Alessandro Marchi ^ tel 328 7576453Romagna Francesco Michelacci ^ tel 347 9186715Friuli Venezia Giulia Sebastiano Broili ^ tel 348 6965069lazio Mirco Rossi ^ tel 349 4466536Lombardia Marcello Carminati ^ tel 333 1007081Liguria Alice Palazzo ^ tel 340 8372564Marche Gabriele Nocciolino ^ 347 7175700molise Gianni Di Salvo ^ tel 333 9056966Piemonte - TO, CN, Canavese, Monferrato Bruno Camoletto ^ 347 0657920Piemonte - Val Sesia, VC, NO, VB Paolo Testa ^ tel 347 0436933Puglia Fausto Meleleo tel ^ 333 3464460Sardegna Milena Argiolas ^ 329 6443463sicilia Diego Leonardi ^ tel 329 9188187Toscana Simona Lucherini ^ tel 348 8425584Trentino Alto Adige Marcello Carli ^ tel 338 5293554Umbria Giacomo Orologio ^ tel 347 3827193Valle d’Aosta Andrea Mantovani ^ tel 335 5431143