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1 Canto Libero Opinioni, approfondimenti, idee da condividere tra amici Grani di sale Il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi, e mai questo adagio popolare si è dimostra- to veritiero come in questi giorni. Solo qualche settimana fa sembrava che i giochi fos- sero fatti. Una proposta di legge in gra- do di equiparare al matrimo- nio le unioni tra persone dello stesso sesso, e quindi di spia- nare la strada alle adozioni ed alla pratica dellutero in affitto. Una maggioranza parlamen- tare schiacciante e trasversa- le, con qualche isolato sena- tore chiamato a formali batta- glie di facciata più che di so- stanza. Un sistema mediatico unilateralmente schierato e sfacciatamente usato per in- dottrinare i cittadini con sub- dole e martellanti campagne, piuttosto che per informarli in un contesto di pluralismo cul- turale. La stessa Cei defilata ed intenta a sognare inesi- stenti tavoli di trattative sotter- ranee per contenere i danni della nuova legge, piuttosto che ad affermare con forza la verità. Insomma, sembrava che il Ddl Cirinnà fosse chiamato ad una rapida passeggiata parla- mentare per divenire legge dello Stato, stante lasserito consenso dellintero Paese. Ma la politica, a differenza della matematica, è unopinio- ne, e gli scenari possono cambiare rapidamente. Dal giorno alla notte. Basta solo che qualcuno ab- bia il coraggio di metterci la faccia. Ed a farlo, esattamen- te come sei mesi fa, non sono stati insigni docenti, indiscussi opinionisti o alti prelati, ma la gente comune. Le famiglie, le mamme ed i papà, i bambini, i nonni, che si sono autoconvo- cati a Roma per dire sempli- cemente una cosa: non condi- vidiamo le vostre menzogne, ed a pensarla come noi sono milioni di cittadini. La maggioranza silenziata Onore a quanti, in vita si ergono a difesa di Termopili. Mai che dal dovere essi recedono. In ogni circostanza giusti e retti, agendo con pietà, con tenerezza. Generosi, se ricchi, generosi, ugualmente quanto possono, se poveri. Conforme ai loro mezzi sempre sovvenendo e sempre veritieri, ma senzastio, verso coloro che mentiscono. E un onore più grande gli è dovuto se prevedono, e molti lo prevedono, che, da ultimo, i Medi finiranno per passare Costantinos Kavafis Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno credu- to. Savvicina il tempo – e per alcuni è già venuto – in cui una vita normale, una vita da one- stuomo, richiederà sforzi da eroe. Quale supremo dono della vita attraverso la morte è questobbligo di essere eroi soltanto per esistere, per re- stare fedeli a una banale linea di vita, che i nostri antenati seguivano così naturalmente come respiravano! G. K. Chesterton

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Canto Libero

Opinioni, approfondimenti, idee da condividere tra amici

Grani di sale

Il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi, e mai questo adagio popolare si è dimostra-to veritiero come in questi giorni. Solo qualche settimana fa sembrava che i giochi fos-sero fatti. Una proposta di legge in gra-do di equiparare al matrimo-nio le unioni tra persone dello stesso sesso, e quindi di spia-nare la strada alle adozioni ed alla pratica dell’utero in affitto. Una maggioranza parlamen-tare schiacciante e trasversa-le, con qualche isolato sena-tore chiamato a formali batta-glie di facciata più che di so-stanza. Un sistema mediatico unilateralmente schierato e sfacciatamente usato per in-dottrinare i cittadini con sub-dole e martellanti campagne, piuttosto che per informarli in un contesto di pluralismo cul-turale. La stessa Cei defilata ed intenta a sognare inesi-stenti tavoli di trattative sotter-ranee per contenere i danni

della nuova legge, piuttosto che ad affermare con forza la verità. Insomma, sembrava che il Ddl Cirinnà fosse chiamato ad una rapida passeggiata parla-mentare per divenire legge dello Stato, stante l’asserito consenso dell’intero Paese. Ma la politica, a differenza della matematica, è un’opinio-ne, e gli scenari possono cambiare rapidamente. Dal giorno alla notte. Basta solo che qualcuno ab-bia il coraggio di metterci la faccia. Ed a farlo, esattamen-te come sei mesi fa, non sono stati insigni docenti, indiscussi opinionisti o alti prelati, ma la gente comune. Le famiglie, le mamme ed i papà, i bambini, i nonni, che si sono autoconvo-cati a Roma per dire sempli-cemente una cosa: non condi-vidiamo le vostre menzogne, ed a pensarla come noi sono milioni di cittadini.

La maggioranza silenziata

Onore a quanti, in vita si ergono a difesa di Termopili. Mai che dal dovere essi recedono. In ogni circostanza giusti e retti, agendo con pietà, con tenerezza. Generosi, se ricchi, generosi, ugualmente quanto possono, se poveri. Conforme ai loro mezzi sempre sovvenendo e sempre veritieri, ma senz’astio, verso coloro che mentiscono. E un onore più grande gli è dovuto se prevedono, e molti lo prevedono, che, da ultimo, i Medi finiranno per passare Costantinos Kavafis

Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno credu-to. S’avvicina il tempo – e per alcuni è già venuto – in cui una vita normale, una vita da one-st’uomo, richiederà sforzi da eroe. Quale supremo dono della vita attraverso la morte è quest’obbligo di essere eroi soltanto per esistere, per re-stare fedeli a una banale linea

di vita, che i nostri antenati seguivano così naturalmente come respiravano!

G. K. Chesterton

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E quando a muoversi è una massa incontrollata, allora ini-ziano a tremare le gambe. A partire dalla Cei, che temendo di vedere ancora una volta le pecore prendere per mano pa-stori impauriti e confusi, ha rot-to gli indugi, e per bocca del suo presidente ha appoggiato il Family Day. Da allora è successo di tutto. Nonostante le pressioni dei media per dipingere i dissidenti del Circo Massimo come igno-ranti rottami del passato, nel Paese la gente comune ha ini-ziato a prendere coraggio, ad informarsi, a cercare di com-prendere ciò che è veramente in gioco. Ha scoperto così, che la Francia laicista, dopo aver approvato il matrimonio gay, sta ora ritornando sui propri passi, facendosi promotrice di una richiesta, presso le istitu-zioni europee, perché la pratica dell’utero in affitto venga consi-derata un crimine contro l’uma-nità. Che in Croazia, dopo l’approva-zione di una legge analoga alla Cirinnà, i cittadini hanno raccol-to le firme necessarie per indire un referendum abrogativo, e lo hanno vinto con percentuali elevatissime, nonostante la contrarietà di giornali e televi-sioni. Che non è affatto vero che que-ste leggi siano unanimemente condivise dalla popolazione, ma da una esigua minoranza che riesce ad imporre la sua volontà al resto del Paese solo perché la maggioranza cade

nella trappola dell’autocensura. E così i ripensamenti del Paese reale si sono ripercossi nell’au-la senatoriale, dove si è consu-mato uno psicodramma. La senatrice Cirinnà, arroccata in difesa di un impianto legislativo viziato di incostituzionalità, per-meato di ideologismo e censu-rabile nel merito, è riuscita, strada facendo, a rompere la compagine governativa perden-do l’appoggio centrista, a divi-dere il suo stesso partito (Pd) perdendo la componente mo-derata, e ad urtare il M5S a causa dell’emendamento can-guro che avrebbe censurato ogni dibattito. Ed alla fine, calata la masche-ra, si è scoperto che i numeri per far approvare la legge non c’erano. Ma se loro non avevano fatto i conti con la politica, noi non li avevamo fatti con i politici, le loro meschinità, le loro ipocrisie ed alchimie, di cui Renzi ed Alfano si sono rivelati maestri impareggiabili. E’ stato suffi-ciente ricorrere al gioco delle tre tavolette per risolvere la situazione: via la stepchild adoption, che verrà più avanti introdotta per via giudiziale, sotto con ritocchi formali per consentire a qualche senatore sedicente cattolico di salvare coscienza e cadrega, avanti con la fiducia per impedire qua-lunque discussione in aula. Era così difficile? In fondo bastava solo un po’ di fantasia ed una notevole dose di faccia tosta, per mascherare di democrazia

quello che sta trasformandosi, giorno dopo giorno, in una regi-me. Perché l’Europa ha sempre lasciato ai singoli Stati la facoltà di disciplinare in modo identico o diverso le unioni gay e il ma-trimonio, con una sola avver-tenza: nel caso in cui segua la prima strada, alle unioni gay non può essere negato nessu-no dei diritti spettanti alla fami-glia, altrimenti si pongono in essere atteggiamenti discrimi-natori. Ed il governo italiano, con una spregiudicatezza che è secon-da solo al disprezzo verso l’in-telligenza dei cittadini, è riuscito a fare questo: ha indotto la poli-tica ad abdicare al proprio ruo-lo, demandando ai giudici il lavoro sporco, che consisterà nel riconoscere adozioni e filia-zioni a colpi di sentenza. Ma a questo punto rimane aperta una domanda. Allora è’ stato tutto inutile? Quei due milioni di persone sono andate a Roma il 30 gennaio per nien-te? Noi crediamo di no, perché, con la nostra testimonianza abbia-mo posto tutti di fronte alla ne-cessità di uscire dalle paludi dell’ambiguità, operando una scelta di campo. A partire da coloro che, in nome di un ma-linteso senso della concordia e dell’unità, hanno perso ogni capacità di giudizio sulla realtà, divenendo così insipidi da risul-tare inutili ed indegni di qualun-que delega. Come chi, in Sena-to, predica bene, ma al momen-to del voto chiaggneffotte.

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Fiocco azzurro in casa Vendola: è nato Tobia Antonio. Ne danno il lieto annuncio papà Niki e papà Ed. Parenti ed ami-ci che vogliano festeggia-re il nascituro potranno farlo donandoe un picco-

lo contributo. Ci sono da pagare le spese per l’ac-quisto di un ovocita e per l’affitto di una madre sur-rogata.

A Milano hanno portato ai seggi centinaia di cine-si, a Napoli hanno soste-nuto economicamente i votanti, a Roma avevano indirizzato al voto mi-gliaia di rom. E poi dico-no che le primarie del PD non sono un esercizio di democrazia. E’ così che si diventa non solo Sin-daci, ma Presidenti del Consiglio.

Ha bombardato i Curdi, smerciato il petrolio dell’I-sis, speculato sui profu-ghi di guerra Siriani. Cos’altro deve fare la Turchia di Erdogan per vedere accolta la propria richiesta di adesione alla Comunità Europea? Semplice, introdurre i matrimoni gay. Queste, ormai, non sono mica cose turche. Sono cose europee.

L’orto delle delizie

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Aiello Piero (Ncd) Albano Donatella (Pd) Amati Silvana (Pd) Amoruso Francesco (Pd) Angioni Ignazio (Pd) Anitori Fabiola (Ncd) Astorre Beuno (Pd) Auricchio Domenico (Ala) Azzolini Antonio (Ncd) Barani Lucio (Ala) Battista Lorenzo (Auton.) Bencini Alessandra (misto) Beger Hans (Auton.) Bertuzzi Maria (Pd) Bianco Amedeo (Pd) Bianconi Laura (Ncd) Bilardi Giovanni (Ncd) Bonaiuti Paolo (Ncd) Bondi Sandro (Ncd) Borioli Daniele (Pd) Broglia Cludio (Pd) Bubbico Filippo (Pd) Buemi Enrico (auton.) Caleo Massimo (Pd) Cantini Laura (Pd) Capacchione Rosaria (Pd) Cardinali Valeria (Pd) Casini Pierferdinando (Ncd) Cassano Massimo (Ncd) Chiavaroli Federiva (Ncd) Chiti Vannino (Pd) Cirinnà Monica (Pd) Cociancich Roberto (Pd) Collina Stefano (Pd) Colucci Francesco (Ncd) Compagnone Giuseppe (Ala) Conte Franco (Ncd) Conti Riccardo (Ala) Corsini Paolo (Pd) Cucca Giuseppe (Pd) Cuomo Vincenzo (Pd) D’Adda Erica (Pd) Dalla Tor Mario (Ncd) Dalla Zuanna Giampiero (Pd) D’Anna Vincenzo (Ala) D’Ascola Nico (Ncd) Davico Michelino (Auton.) De Biasi Emilia (Pd) Del Barba Mauro (Pd) Della Vedova Benedetto (Pd) De Poli Antonio (Ncd) Di Giacomo Ulisse (Ncd) Di Giorgi Rosa (Pd) Dirindin Nerina (Pd) Donghia Angela (Pd) Esposito Stefano (Pd) Fabbri Camilla (Pd)

Falanga Ciro (Pd) Fasiolo Laura (Pd) Fattorini Emma (Pd) Favero Nicoletta (Pd) Fedeli Valeria (Pd) Ferrara Elena (Pd) Filippi Marzo (Pd) Filippin Rosanna (Pd) Finocchiaro Anna (Pd) Fissore Elena (Pd) Fornaro Federico (Pd) Fravezzi Vittorino (Auton.) Ficksia Serenella (misto) Gambaro Adele (Ala) Gatti Maria (Pd) Gentile Antonio (Ncd) Giacobbe Francesco (Pd) Giannini Stefania (Pd) Ginetti Nadia (Pd) Gotor Miguel (Pd) Granaiola Manuela (Pd) Gualdani Marcello (Ncd) Guerra Cecilia (Pd) Guerrieri Paolo (Pd) Ichino Pietro (Pd) Idem Josefa (Pd) Iurlaro Pietro (Ala) Lai Bachisio Silvio (Pd) Langella Pietro (Ala) Laniece Albert (Auton.) Lanzillotta Linda (Pd) Latorre Nicola (Pd) Lepri Stefano (Pd) Logiudice Sergio (Pd) Lo Moro Doris (Pd) Longo Eva (Ala) Longo Fausto (Auton.) Lucherini Carlo (Pd) Lumia Giuseppe (Pd) Manassero Patrizia (Pd) Mancuso Bruno (Ncd) Maran Alessandro (Pd) Marcucci Andrea (Pd) Margiotta Salvatore (Ncd)

Fabrice Hadjadj

Ma che cos’è una famiglia?

Ed. Ares Fino a qualche tempo fa la domanda era talmente ovvia che non si poneva neppure, ma oggi, con la propaganda del matrimonio per tutti, la diffusione delle teorie del gen-der e l’invasione della tecno-logia per produrre individui preselezionati, non c’è nulla di scontato. E’ addirittura più semplice spiegare che l’uomo discenda dalla scimmia, piut-tosto che un figlio da un uomo e una donna. Eppure dalla risposta data a questa domanda dipende il futuro dell’umanità. Luogo nel quale si articolano le differenze dei sessi e delle generazioni, per il filosofo francese la famiglia è innanzi-tutto un fondamento. Non c’è niente da capire, niente da rivelare, ma un dato di cui prendere atto: tutti provenia-mo da essa. Per questo chi vuole de-costruirla, in nome di altre forme di famiglia che non è in grado di definire, in realtà vuole solo distruggerla. Per-ché non è possibile decostrui-re un dato materiale, ma solo costruirgli un simulacro ac-canto.

L’edicola

della cultura

Ecco i voti dei Senatori sul Ddl Cirinnà

Favorevoli

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Mattesini Donatella (Pd)

Maturani Giuseppina (Pd)

Mazzoni Riccardo (Ala)

Micheloni Claudio (Pd)

Migliavacca Maurizio (Pd)

Minniti Marco (Pd)

Mirabelli Franco (Pd)

Monti Mario (Misto)

Morgoni Mario (Pd)

Moscardelli Claudio (Pd)

Mucchetti Massimo (Pd)

Naccarato Paolo (Auton.)

Napolitano Giorgio (Misto)

Olivero Andrea (Auton.)

Orellana Luis (Auton.)

Orrù Pamela (Pd)

Padua Venera (Pd)

Pagano Giuseppe (Ncd)

Pagliari Giorgio (Pd)

Pagnoncelli Lionello (Ala)

Palermo Francesco (Auton.)

Parente Annamaria (Pd)

Pegorer Carlo (Pd)

Pezzopane Stefania (Pd)

Piccinelli Enrico (Ala)

Pignedoli Leana (Pd)

Pinotti Roberta (Pd)

Pizzetti Luciano (Pd)

Puglisi Francesca (Pd)

Puppato Laura (Pd)

Ranucci Raffaele (Pd)

Repetti Manuela (Ala)

Ricchiuti Lucrezia (Pd)

Romani Maurizio (Misto)

Romano Lucio (Auton.)

Rossi Gianluca (Pd)

Rossi Luciano (Ncd)

Russo Francesco (Pd)

Ruta Roberto (Pd)

Ruvolo Giuseppe (Ala)

Saggese Angelica (Pd)

Sangalli Giancarlo (Pd)

Santini Giorgio (Pd)

Scalia Francesco (Pd)

Schifani Renato (Ncd)

Silvestro Annalisa (Pd)

Sollo Pasquale (Pd)

Sonego Lodovico (Pd)

Sposetti Ugo (Pd)

Susta Gianluca (Pd)

Tocci Walter (Pd)

Tonini Giorgio (Pd)

Torrisi Salvatore (Ncd)

Tronti Mario (Pd)

Turano Renato (Pd)

Vaccari Stefano (Pd)

Valdinosi Mara (Pd)

Valentini Daniela (Pd)

Vattuone Vito (Pd)

Verdini Denis (Ala)

Verducci Francesco (Pd)

Vicari Simona (Ncd)

Viceconte Guido (Ncd)

Villari Riccardo (Auton.)

Zanda Luigi (Pd)

Zanoni Magda (Pd)

Zeller Karl Auton.)

Movimento 5 stelle

Albertini Gabriele (Ncd)

Arrigoni Paolo (Ln)

Barozzino Giovanni (Misto Sel)

Bellot Raffaella (Misto Fare)

Basinella Patrizia (Misto Fare)

Boccardi Michele (Fi)

Casson Felice (Pd)

Cattaneo Elena (Auton.)

Ciampi Carlo Aziglio (Auton.)

Compagna Luigi (Cor)

De Pietro Cristina (Misto)

Di Biagio Aldo (Ncd)

Divina Sergio (Ln)

Esposito Giuseppe (Ncd)

Formigoni Roberto (Ncd)

Galimberti Paolo (Fi)

Grasso Pietro (Pd)

Manconi Luigi (Pd)

Marinello Giuseppe (Ncd)

Merloni Maria (Auton.)

Mineo Corradino (Misto)

Molinari Francesco (Misto)

Munerato Emanuela (Misto)

Nencini Riccardo (Auton.)

Panizza Franco (Auton.)

Pepe Bartolomeo (Gal)

Piano Renzo (Auton.)

Piccoli Giovanni (Fi)

Razzi Antonio (Ala)

Rubbia Carlo (Auton.)

Sacconi Maurizio (Ncd)

Scavone Antonio (Ala)

Sciascia Salvatore (Fi)

Scilipoti Domenico (Fi)

Simeoni Ivana (Misto)

Stefano Dario (Misto Sel)

Stucchi Giacomo (Ln)

Tremonti Giulio (Gal)

Uras Luciano (Misto Sel)

Vacciano Giuseppe (Misto)

Zavoli Sergio (Pd)

Zin Claudio (Auton.)

Forza Italia

Lega Nord

Augello Andrea (Misto FdI)

Bignami Laura (Misto)

Bocchino Fabrizio (Misto Sel)

Bonfrisco Anna (Cor)

Bruni Francesco (Cor)

Campanella Francesco (Misto)

Caridi Antonio (Gal)

Casaletto Monica (Gal)

Cervellini Massimo (Misto Sel)

D’Ambrosio Luigi (Cor)

De Cristofaro Peppe (Misto Sel)

De Petris Loredana (Misto Sel)

De Pin Paola (Gal)

Di Maggio Salvatore (Cor)

Ferrara Mario (Gal)

Giovanardi Carlo (Gal)

Liuzzi Pietro (Cor)

Mastrangeli Marino (Misto)

Mauro Giovanni (Gal)

Mauro Mario (Gal)

Milo Antonio (Misto)

Mussini Maria (Misto)

Perrone Luigi (Cor)

Petraglia Alessia (Misto Sel)

Quagliariello Gaetano (Gal)

Rossi Maurizio (Misto)

Tarquinio Lucio (Cor)

Zizza Vittorio (Cor)

Astenuti o assenti

Contrari

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Sgomberiamo innanzi tutto il campo da un equivoco: non stiamo discutendo delle unioni civili, non stiamo discutendo del riconoscimento di diritti di mu-tua assistenza e solidarietà ai conviventi indipendentemente dal loro orientamento sessuale.(…) Usciamo dall’ipocrisia di una legge che introduce un surrogato di matrimonio per le coppie omosessuali dal quale i conviventi eterosessuali vengo-no esclusi, e attribuisce loro il diritto di diventare genitori che forza e contraddice il dato di natura e, andando oltre ciò che per natura è possibile, incorag-gia nei fatti la gestazione surro-gata. E’ la modernità, bellezza!, ci è stato detto. E chi si oppone a questa legge – lo ha ribadito in quest’Aula la senatrice Cirinnà – è retrogrado e oscurantista. Un po’ come quando – cito Pierpaolo Pasolini – “l’essere incondizionatamente abortisti garantiva una patente di razio-nalità, illuminismo, modernità”. Io credo che le cose siano me-no semplici. (…) Perché la sfida che questa contesa parlamentare in qual-che modo incarna, rappresenta in realtà il cuore stesso della grande dicotomia del ventune-simo secolo, tra la laicità più autentica e il falso laicismo del-le elite illuminate. Si inscrive in uno spazio pubblico nel quale il vuoto lasciato dalle ideologie tradizionali rischia di essere occupato da un pensiero unico conformistico e dominante che intellettuali anticonformisti dei quali sentiamo oggi una grande nostalgia, come Pasolini e Del Noce, descrissero come radica-lismo di massa. (…). Oggi in quest’aula non stiamo parlando del progresso contro la conservazione, ma di valori contrapposti. Perché per noi difendere il diritto di un bambi-no ad avere genitori di sesso differente è un valore. Perché per noi opporsi all’utero in affit-

to, che a servirsene siano omo-sessuali o eterosessuali, è un valore. Perché per noi insistere sulla responsabilità personale in luogo della codificazione di diritti positivi è un valore. Alcuni di questi valori, peraltro, sono stati recepiti e scolpiti nella no-stra Costituzione, ed è questa la ragione per la quale il ddl Cirinnà è in insanabile contra-sto con essa. E’ dunque sul terreno dei valori che si fonda l’opposizione a questa legge. A dispetto di ciò che si vorreb-be far credere, il fatto che una persona debba essere libera nelle proprie scelte sessuali, il fatto che da un’affettività che produca una convivenza pro-lungata debbano derivare dei diritti, è un dato che nessuno ha mai messo in discussione. Il dissenso nasce quando da questo terreno si passa alla forzatura dell’elemento naturale tesa alla creazione dell'”uomo nuovo”, fine ultimo di ogni per-fezionismo, radice di ogni totali-tarismo, conseguenza della presunzione fatale di dover rea-lizzare un ordine supremamen-te razionale. Se nel ventesimo secolo que-sta presunzione si esprimeva essenzialmente in campo eco-nomico, oggi il suo terreno di applicazione è soprattutto quel-lo antropologico. Ed è lì che la dimensione della modernità e quella dell’arretratezza vengo-no impropriamente contrappo-ste. Sarebbe “arretrato” tutto ciò che si oppone alla predetermi-nazione forzata della vita e del-la sua imprevedibilità. E sareb-be “moderno” ciò che invece conduce a pianificare la propria esistenza pretendendo che nel suo corso ogni desiderio possa realizzarsi. Non vi è alcuna li-bertà o laicità nella pretesa di forzare ciò che è dato dalla na-tura. Sgomberiamo il campo dalla pretesa di una genitoriali-tà che non può esistere e che

tantomeno può essere oggetto di diritto, sgomberiamo il cam-po da un falso e illiberale laici-smo che impone i desideri degli uni sui diritti dei più deboli, e potremmo discutere laicamente di come assicurare con pienez-za a ogni uomo l’esercizio della propria libertà. Questa falsa contrapposizione tra arretratezza e modernità riflette in realtà due visioni diffe-renti dell’uomo, della sua es-senza e della sua libertà. Ed è una sfida che va raccolta perché incarna drammatica-mente il conflitto di questo nuo-vo secolo. Scriveva sempre Pasolini che nell’Italia repubblicana in realtà una grande destra non è mai esistita. Perché essa nasca, non ci si può esimere dal pro-porre una visione antropologica alternativa a quella dominante, e farlo senza titubanze e senza complessi di inferiorità. E’ questo il terreno sul quale si giocherà il nuovo conflitto politi-co e culturale. Ed è su questo terreno che può nascere un’al-ternativa al radicalismo di mas-sa, in grado di rispettare le opi-nioni dei propri avversari ma anche di contrapporre ad esse una diversa visione del mondo. (…) Il nostro “no” a questa leg-ge, dunque, è un “no” senza compromessi non per radicali-smo e tantomeno per fanati-smo, ma perché nel nostro Paese c’è un disperato bisogno di chi dia corpo e sostanza a una visione più liberale, più cristiana e perciò più scandalo-samente sovversiva rispetto al pensiero unico dominante che questa legge incarna alla “perfezione.

Riportiamo uno stralcio dell’intervento in

aula del Sen. Gaetano Quagliariello

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Renzo contestava a don Ab-bondio l’uso del latinorum qua-le strumento per confondere le idee anziché per chiarirle. Ora la lingua di Virgilio è stata sosti-tuita dall’inglese, ma il risultato non cambia, anche perché, se usassimo l’italiano, potremmo avere qualche problema. Stepchild adoption significa letteralmente “adozione del figliastro”. Proviamo allora ad esprimerci con esempi, per cercare di far chiarezza. Ammettiamo che una persona abbia avuto un figlio con l’ex coniuge e che le sia stato affi-dato dopo la fine del rapporto matrimoniale. Se da vita ad un’unione civile con una perso-na dello stesso sesso quest’ul-tima può adottarlo? Allo stato degli atti la risposta dovrebbe essere no, perché il minore ha già una madre ed un padre naturali, e nessuno può sosti-tuirsi loro. E se il genitore natu-rale che non ne aveva avuto l’affidamento dovesse decede-re? La risposta sarebbe ancora negativa, perché il bambino non è orfano, ha ancora un genitore naturale, e quindi non si trova in uno stato di abban-dono. E’ in questo contesto che si

colloca la ste-pchild adoption,

che consiste nella possibilità, che si vorrebbe riconoscere al partner dello stesso sesso del genitore biologico o adottivo, di adottarne il figlio. La logica che sottende l’istituto sarebbe quel-la di evitare che il minore, in caso di decesso del genitore, si trovi in uno stato di abbandono che consenta alle istituzioni di darlo in adozione a terzi. Oggi la questione, essendo estrema-mente delicata e complessa, viene di volta in volta affrontata e decisa dall’autorità giudiziaria sulla base dell’analisi del singo-lo caso, e vi sono già sentenze che, di fatto, hanno applicato l’istituto, per cui non si com-prende la ragione di un inter-vento legislativo che ne esten-da l’uso in modo automatico e massivo. Ecco che allora la spetchild adoption, se vista con più at-tenzione, nasconde una trap-pola. Nella stragrande maggioranza dei casi, infatti, il minore ha un solo genitore naturale perché è stato “prodotto” all’estero attra-verso il ricorso a tecniche quali l’acquisto di ovociti, di sperma-tozoi o l’affitto di uteri. L’intervento legislativo, quindi, avrebbe solo lo scopo di legitti-mare, a posteriori, pratiche vie-

tate in Italia, o addirittura in procinto di essere considerati crimini. Lo stralcio dal Ddl Cirinnà può allora metterci al riparo da ciò e rappresenta una vittoria, così come sbandierato da alcuni? Purtroppo no. Molti dei limiti sopra indicati sono infatti caduti nel corso degli anni. Nel 1983, infatti, è stata varata la legge n.184 che consente al nuovo coniuge del genitore naturale di adottarne il figlio, purché intervenga il con-senso dell’altro genitore biolo-gico. Ma a due condizioni: la nuova coppia sia sposata, e sia formata da persone dello stes-so sesso. La prima condizione è caduta nel 2007, consentendo l’ado-zione anche alle coppie di fatto. La seconda viene rimessa in discussione dalla giurispruden-za, che di fatto, ha sancito che l’orientamento sessuale del partner non rappresenta un ostacolo all’adozione. Insomma, la dissoluzione della famiglia parte da lontano, e l’introduzione di un simil matri-monio tra persone dello stesso sesso, di fatto, consente di estendere anche a queste ulti-me gli stessi diritti. Per questo era necessario che il Ddl Ci-rinnà venisse bocciato..

Cos’è la stepchild adoption?

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La storia occultata

Abbattere muri e costruire ponti sembra diventata la nuova pa-rola d’ordine alla quale ispirarsi, ma quando si passa dagli slo-gan ai fatti ci si scontra con la realtà, ed i problemi che essa pone sono ben più concreti de-gli slanci ideali. E’ il caso di Cipro, dove, a ven-ticinque anni dalla caduta del muro di Berlino, sopravvive ancora uno degli ultimi muri d’Europa, o forse il primo d’A-sia. Terza isola del mediterra-neo per grandezza, ma prima per bellezza, con i suoi monti ricoperti di foreste, i suoi fiori e le sue miniere di rame, è da sempre stata oggetto di conqui-sta per la sua posizione strate-gica. Abitata fin dall’antichità e dive-nuta una delle prime terre con-vertite alla Parola di Dio grazie alle predicazioni dei Santi Pao-lo e Barnaba, è stata bizantina, crociata, veneziana ed infine ottomana, con l’Islam che vi spadroneggiò per tre secoli, fino al controllo inglese dell’iso-la, assunto nel 1878. In mezzo una popolazione se-gnata da tragedie, ed inevitabil-mente divisa da odi e rivalità che si sono trascinate nei secoli e non si sono sopite neppure dopo la conquista dell’indipen-denza politica nel 1960. Molti dimenticano, infatti, che lo Stato cipriota comprende unica-mente il centro-sud dell’isola, in quanto la zona nord è occupata dalla Repubblica turca di Cipro del Nord, un’unità politico-territoriale che non è ricono-sciuta da alcun Paese al mon-do ad eccezione della Turchia. Due Stati ed una citta (Nicosia)

divisi da una linea verde costituita da barriere di filo spinato, reticolati, muri di cemento ed addirittura

campi minati, realizzata quasi interamente su iniziativa turca a partire dal 1974. Una separa-zione costruita sotto la supervi-sione dalla forza multinazionale di pace dell’Onu, intervenuta sull’isola dieci anni prima per separare le due fazioni in lotta, e poi per contrastare l’invasione turca. Una linea lunga circa 180 km che taglia letteralmente in due l’isola, con soli 7 valichi per attraversare il confine. Del resto non vi era necessità di aprirne altri, visto che, fino al 2003, il passaggio era semplicemente vietato ed ancora oggi ci sono problemi per il soggiorno nella parte nord, dove non esistono rappresentanze diplomatiche di alcun Paese. Due etnie, due culture, due mondi incompatibili tra di loro e portati a guardare naturalmente all’Europa, in un caso, all’Anatolia, nell’altro. Solo logiche politico-militari, infatti, avevano impedito a Ci-pro di seguire il destino della Grecia, divenuta indipendente

nel 1831, coltivando nell’animo degli isolani uno spirito irreden-tista destinato a destarsi ciclica-mente. Così già all’indomani della fine del secondo conflitto mondiale la Grecia appoggiò in sede Onu l’anelito di indipendenza dell’i-sola, incappando nell’opposi-zione turca, che temeva una sua unificazione allo Stato elle-nico. Del resto l’80% della po-polazione era greco ortodossa e premeva in quella direzione, tanto che, attorno alla metà degli anni cinquanta, un forte movimento nazionalista (Eoka), che non disdegnò il ricorso alla violenza, condusse una dura lotta contro gli inglesi per affer-mare l’identità nazionale greca dell’isola. Ma con la nascita della Repub-blica cipriota, avvenuta sotto il patrocinio anglo-greco-turco (trattato di Zurigo) si ebbe una sostanziale ingovernabilità poli-tica, con una situazione di stallo determinata dai sistematici veti posti dalla vicepresidenza della repubblica, affidata, per costitu-zione ad un esponente della

minoranza turco cipriota . Per uscire dall’immobilismo, il presi-dente greco-cipriota Makarios cercò di introdurre modifiche

Cipro

l’ultimo muro d’Europa

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che garantissero il funziona-mento della macchina statale, ma la mossa fu interpretata come il tentativo di violare gli accordi internazionali sui quali si fondavano i delicatissimi equilibri locali, e divenne il pre-testo per violenze di ogni gene-re. I dati ufficiali riportano, a partire

dal 1963, la morte di 193 turco-ciprioti e 133 greco-ciprioti, ma le persone scomparse nel nulla furono molte di più. La pressione di Ankara, a que-sto punto, si fece fortissima arrivando a negare il permesso di residenza a circa 12.000 cit-tadini greci che vivevano ad Istambul, a procedere alla con-fisca delle loro proprietà, ed a dislocare il piccolo distacca-mento del proprio esercito, pre-sente sull’isola a garanzia degli accordi di pace, lungo la princi-pale arteria del Paese, che, di fatto, venne diviso in due. Cipro, a quel punto, poteva es-sere attraversata da nord a sud solo con la scorta di convogli Onu. La situazione precipitò nel lu-glio del 1974, quando i nazio-nalisti greco-ciprioti, spalleggiati dal regime dei colonnelli all’e-poca al potere in Grecia, orga-nizzarono un colpo di stato, deposero il presidente Maka-rios, accusato di inerzia, e ten-tarono la riunificazione con la madrepatria. A quel punto si scatenarono le ire della Turchia, che, con l’o-perazione Attila, dispose l’inva-sione dell’sola. In tre giorni le truppe di Ankara, grazie alla

loro schiacciante superiorità, acquisirono il controllo di un terzo del territorio, costringendo alla fuga verso sud circa 25.000 greco-ciprioti, mentre una situa-zione sostanzialmente analoga si verificò a sud, con la massic-cia fuga verso nord della popo-lazione turco-cipriota. Ma i numeri non riportano i nu-

merosi eccidi di minoranze ri-maste bloccate oltre la linea verde, sui quali è calato da quarant’anni un velo di silenzio. Di certo si sa che, nel nord del Paese, almeno 54 tra chiese e monasteri sono state convertite in moschee ed un’altra cinquanti-na trasformate in stalle, magazzini, ostelli, o sempli-cemente distrut-te. Anticipando di qualche decennio una prassi poi diffusa dall’Isis, numerosissimi reperti archeolo-gici ed opere d’arte cristiano-bizantina furono rubati ed immessi nel mercato clandestino. Nonostan-te l'articolo 49 della Quarta Convenzione di Ginevra proibi-sca a chi occupa un paese di trasferire o deportare parte del-la propria popolazione civile, si calcola che almeno 120.000 coloni turchi siano stati sbarcati in loco, col chiaro intento di alterare gli equilibri demografici dell’isola. Neppure la prospettiva dell’in-gresso in Europa è riuscita a

placare gli animi, tanto che un referendum finalizzato alla riu-nificazione dell’isola, svoltosi nel 2004, è stato bocciato dalla cittadinanza. Curiosamente ad esprimersi in modo negativo è stata soprattutto la popolazione greco cipriota, decisa a non avere più nulla a che spartire con quella minoranza turca che

ha inci-so così profon-

damente sul suo destino. Così, ad entrare a far parte del-la Comunità Europea è stata solo la Repubblica di Cipro, perché il Trattato vale unica-mente per il territorio sottoposto alla sua sovranità. Il nord del

Paese è ancora politicamente e diplomaticamente isolato, sotto-posto a sanzioni economiche ed in grado di sopravvivere solo grazie agli aiuti della Turchia. Quella Turchia che vorrebbe entrare in Europa, pur non avendo nulla in comune con essa, e continua ad occupare parte del territorio di un suo Stato membro.

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NOTIZIE DALLA CONTEA

Qualche mese fa ci siamo sof-fermati sul bando pubblico, in-detto dal Comune di Milano, per l’assegnazione, ad uso gratuito, di spazi non utilizzati del patri-monio edilizio municipale. Tra questi vi erano, infatti, due unità immobiliari, rispettivamen-te di 30 e 90 mq, site in Viale Monza n. 255. Le tempistiche stabilite per la formulazione delle domande di partecipazione, che dovevano essere accompagnate da strin-genti attività burocratiche tutt’al-tro che secondarie, avevano fatto sorgere più di un dubbio sulla trasparenza dell’operazio-ne. Forse che il bando, formal-mente ineccepibile, potesse rappresentare solo l’occasione per incoronare gruppi già in pi-sta da tempo? Occorreva attenderne gli esiti per avere qualche risposta. Orbene, il 23 febbraio il Settore politiche per la casa e Valoriz-zazione sociale spazi, ha pub-blicato la graduatoria per l’asse-gnazione, disponendo, per ra-gioni di carattere organizzativo, l’unificazione di entrambe le unità. Prima classificata, manco a farlo apposta, è l’Associazione culturale “Punto Rosso”, che ha bruciato, sul fil di lana, la “Sinitah”, altra associazione di promozione della cultura africa-na sorta in seno all’Arci. Stacca-te, e fuori dai giochi, invece,

l’Associazione Arci Lesbica “Psus” e l’Asso-ciazione Sindaca-le Lavoratori Im-migrati. Cosa centrino queste realtà con Precot-to e la sua storia rimane un rebus, ma poco importa. Ad ognuno le sue valutazioni.

Precotto non è rimasta estranea al dibattito nazionale sulle unio-ni civili ed alla mobilitazione del-le piazze che ne è seguita. Anche grazie al movimento di opinione generato da Canto Libero si è costituito una unità locale del Comitato “Difendiamo i nostri figli”, che ha coinvolto un’intera comunità nella discus-sione di temi, come la difesa della famiglia ed il riconosci-mento del diritto di ogni bambi-no a crescere con una mamma ed un papà. Banchetti informativi, confronti, volantinaggi hanno determinato una grande adesione al Family

Day del 30.01.16, al quale han-no partecipato alcune decine di cittadini anche grazie al soste-gno economico di molti altri. Insomma una mobilitazione spontanea che evidenzia la pre-senza di una realtà culturale ben radicata nel quartiere, che viene da lontano e costituisce un patrimonio da valorizzare e sviluppare.

Bandi pubblici per soli amici

Anche a Precotto il comitato

Difendiamo i nostri figli