Canto Canto finale -...

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co Padre e destinatari dell’unica salvezza. Preghiamo. Per gli ammalati e per quanti soffrono nel corpo e nello spirito, perché non si sentano soli, ma uniti a Cristo, medico delle anime e dei corpi, go- dano della consolazione promessa agli afflitti. Preghiamo. Per tutti noi che abbiamo conosciuto la gioia del suo perdono e della co- munione con lui, perché possiamo diffondere sulle strade del nostro vive- re quotidiano, un messaggio di riconciliazione e di pace. Preghiamo. Padre Nostro Canto Preghiamo Signore Gesù Cristo, che nel mirabile sacramento dell'Eucaristia ci hai lasciato il memoriale della tua Pasqua, fa' che adoriamo con viva fede il santo mistero del tuo corpo e del tuo sangue, per sentire sempre in noi i benefici della redenzione. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Il sacerdote congeda l’assemblea con le seguenti parole: Benediciamo il Signore. Rendiamo grazie a Dio. Canto finale DIOCESI DI NARDÒ-GALLIPOLI ...sul petto di Gesù VEGLIA DI PREGHIERA PER IL GIOVEDÌ SANTO 2017 a cura dei seminaristi teologi della Diocesi

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co Padre e destinatari dell’unica salvezza. Preghiamo. Per gli ammalati e per quanti soffrono nel corpo e nello spirito, perché non si sentano soli, ma uniti a Cristo, medico delle anime e dei corpi, go-dano della consolazione promessa agli afflitti. Preghiamo. Per tutti noi che abbiamo conosciuto la gioia del suo perdono e della co-munione con lui, perché possiamo diffondere sulle strade del nostro vive-re quotidiano, un messaggio di riconciliazione e di pace. Preghiamo. Padre Nostro Canto Preghiamo Signore Gesù Cristo, che nel mirabile sacramento dell'Eucaristia ci hai lasciato il memoriale della tua Pasqua, fa' che adoriamo con viva fede il santo mistero del tuo corpo e del tuo sangue, per sentire sempre in noi i benefici della redenzione. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Il sacerdote congeda l’assemblea con le seguenti parole:

Benediciamo il Signore. Rendiamo grazie a Dio. Canto finale

DIOCESI DI NARDÒ-GALLIPOLI

...sul petto di Gesù

VEGLIA DI PREGHIERA PER IL GIOVEDÌ SANTO 2017

a cura dei seminaristi teologi della Diocesi

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All’ora stabilita la comunità si ritrova dinanzi al repositorio. Prima del canto iniziale la gui-da introduce la veglia con le seguenti parole:

Guida_ “Quando il Cristo ti domanda: «Per te chi sono io?» gli risponde-rai: «Gesù Cristo, Tu sei Colui che mi ama fino alla vita eterna. T’aspetti da me non qualche briciola, ma tutta la mia vita. Sei colui che di giorno e di notte preghi in me. I miei balbettii sono preghiera: chiamarti con il solo nome di Gesù il Cristo riempie i vuoti del mio cuore. Sei colui che ogni mattina mi mette al dito l’anello del figliol prodigo, l’anello della festa»”. Ecco, noi iniziamo a rivivere le azioni e le parole di Gesù, ascoltan-dole, accogliendole nel cuore e meditandole, perché solo questo possia-mo fare qui e ora, insieme. Siamo tutti intenti a bere alla fonte del miste-ro, perché sostenuti da quest’acqua zampillante. Siamo convenuti ciascuno con il proprio gravame sulle spalle e sul cuore: sì, con il nostro cuore appesantito dal peso del duro mestiere del vivere, appesantito dai nostri peccati, che altro non sono che contraddi-zioni all’amore, appesantito dalla consapevolezza della nostra incapacità sempre più grande di essere conseguenti a quello che abbiamo imparato e che continuiamo a conoscere da Cristo stesso. Guardiamo la scena che il Vangelo ci presenta questa sera: un uomo, Gesù, che cerca di “amare fino all’estremo, fino alla fine...”.

(Taizé-E.Bianchi) Canto di introduzione Sac. La pace, la carità e la fede da parte di Dio Padre e del Signore no-

stro Gesù Cristo sia con tutti voi. E con il tuo spirito

Sac. Fratelli e sorelle, il Signore Gesù, nel Suo Vangelo, ci ha invitato a

restare con Lui e a vegliare (cfr. Mt 26,38). Vegliare e pregare è proprio quello che stasera vogliamo fare dinanzi a Gesù Eucare-stia, culmine dell’amore di Dio per noi. Apriamo il nostro cuore alle parole e ai gesti compiuti dal Signore alla vigilia della Sua Passio-ne, affinché anche la nostra vita si converta all’adorazione del Pa-ne Eucaristico, fonte di consolazione e di sicura speranza e al ser-vizio incondizionato dei fratelli.

pane e del vino perché attestino l' avvenuta redenzione del mondo. L' Eucaristia è, al tempo stesso, preannunzio della tua seconda venuta, il segno dell' Avvento definitivo e insieme l' attesa di tutta la Chiesa. Desideriamo ogni giorno e ogni ora adorare te, spogliato sotto il segno del pane e del vino, per rinnovare la speranza della "chiamata alla glo-ria". Amen. (Giovanni Paolo II) Lett. 9: Ad ogni acclamazione ripetiamo: Noi Ti adoriamo. -Banchetto delle Nozze dell'Agnello -Pane vivo disceso dal Cielo -Manna nascosta piena di dolcezza -Vero Agnello pasquale -Diadema dei Sacerdoti -Tesoro dei fedeli Il sacerdote continua con la seguente orazione:

Preghiamo O Signore, che ci hai nutriti alla tua mensa, fa' che questo sacramento ci rafforzi nel tuo amore e ci spinga a servirti nei nostri fratelli.

Per Cristo nostro Signore.

A questo punto della veglia il sacerdote può tenere un breve pensiero

Silenzio celebrante Fratelli e sorelle nella liturgia che stiamo celebrando, il Padre ci fa cono-scere la grandezza del suo amore per noi mediante il sacrificio del Figlio. Con fiducia presentiamo a lui ogni nostra preghiera e apriamoci alla sua Misericordia. Diciamo insieme: Ascoltaci, o Signore. Per il papa Francesco e il nostro vescovo Fernando e tutti i sacerdoti, perché ricolmi dello Spirito Santo siano ministri della misericordia, spa-lancando il cuore della Chiesa a quanti si sono da essa allontanati. Pre-ghiamo. Per tutti i cristiani, guardando al Cristo che istituisce il sacramento dell’ Eucaristia, possano ritrovare l’ unità del corpo mistico come figli dell’ uni-

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essere offerti come ferri del mestiere a coloro che, terminate le loro litur-gie, escono nel mondo. No. Non c’è Eucarestia dentro e lavanda dei pie-di fuori. L’una e l’altra sono operazioni complementari da esprimere am-bedue negli spazi dove i discepoli di Cristo si radunano e vivono. Fuori semmai c’è da portare la logica di quei doni: frutti che maturano in pie-nezza solo al calore della serra evangelica. In conclusione, brocca, cati-no e asciugatoio devono divenire arredi da risistemare al centro di ogni esperienza comunitaria. Con la speranza che non rimangano suppellettili semplicemente ornamentali.

Lett. 8:

Canone: O adoramus Te, Domine O adoramus Te, Domine.

oppure

Rit: Com’è bello che i fratelli vivano insieme.

Ecco, com'è bello e com'è dolce che i fratelli vivano insieme! Rit.

È come olio prezioso versato sul capo, che scende sulla barba, la barba di Aronne, che scende sull'orlo della sua veste. Rit.

È come la rugiada dell'Ermon, che scende sui monti di Sion. Perché là il Signore manda la benedizione, la vita per sempre. Rit. Silenzio

Tutti insieme: Signore, resta con noi. Resta con noi oggi, e resta, d' ora in poi, tutti i giorni. Resta! Affinché noi possiamo incontrarci con te nella preghiera di Adorazione e di ringraziamento, nella preghiera di espiazione e di domanda. Resta! Tu che sei contemporaneamente velato nel mistero eucaristico e svelato sotto le specie del pane e del vino che hai assunto in questo Sacramen-to. Resta! Affinché si riconfermi incessantemente la tua presenza nelle chiese, e tutti coloro che vi entrano avvertano che sono la tua casa, "la dimora di Dio con gli uomini". L' Eucaristia è la testimonianza sacramentale della tua prima venuta. Ci hai lasciato, o Signore, il tuo Corpo e il tuo Sangue sotto le specie del

La guida introduce il primo momento leggendo il titolo.

Guida_ Póemen, un Padre del deserto, dice: “non è possibile trovare amore più grande di questo, che qualcuno ponga la sua anima per il suo prossimo”.

Il sacerdote che presiede proclama il Vangelo.

+Dal vangelo secondo Giovanni (13,1) «Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine».

Silenzio

Lett. 1

Da un’omelia sul Vangelo di Giovanni di S.Agostino d’Ippona, Vescovo. Cristo stesso è il fine: non in senso di arresto ma di compimento: fine in senso di meta, non in senso di morte. E così Cristo, che si è immolato, è la nostra Pasqua, perché in lui si compie il nostro “passaggio”. Dunque, sapendo Gesù che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. Sì, li amò perché anch’essi, da questo mondo dove si trovava-no, passassero, in virtù del suo amore, al loro Capo che da qui era pas-sato. Che significa infatti sino alla fine se non fino a Cristo? Cristo - dice l’Apostolo - è il fine di tutta la legge, a giustizia di ognuno che crede (Rm 10,4). Cristo è il fine che perfeziona, non la fine che consuma; è il fine che dobbiamo raggiungere, non la fine che corrisponde alla morte. E’ in questo senso che bisogna intendere l’affermazione dell’Apostolo: La no-stra Pasqua è Cristo che è stato immolato (1Cor 5,7). Egli è il nostro fine, e in lui si compie il nostro passaggio. Mi rendo conto che questa frase del Vangelo può anche essere interpretata in senso umano, nel senso cioè che Cristo amò i suoi fino alla morte, credendo che questo sia il si-gnificato dell’espressione: li amò sino alla fine. Questa è un’opinione u-mana, non divina: non si può dire infatti che ci amò solo fino a questo punto colui che ci ama sempre e senza fine. Lungi da noi pensare che con la morte abbia finito di amarci colui che non è finito con la morte. Se perfino quel ricco superbo ed empio anche dopo la morte continuò ad amare i suoi cinque fratelli (cfr. Lc 16,27-28), si potrà pensare che Cristo

I Momento: “...li amò fino alla fine”.

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ci abbia amato soltanto fino alla morte? No, o carissimi, non sarebbe, col suo amore, arrivato fino alla morte, se poi con la morte fosse finito il suo amore per noi. Forse l’espressione li amò sino alla fine va intesa nel sen-so che li amò tanto da morire per loro, secondo la sua stessa dichiarazio-ne: Non c’è amore più grande, che dare la vita per i propri amici (Gv 15,13). L’espressione dunque li amò sino alla fine, può avere questo senso: fu proprio l’amore a condurlo alla morte.

Silenzio prolungato

Lett. 2: Canone: Questa notte non è più notte, davanti a te il buio come luce risplende!

oppure

Rit: Benedici il Signore anima mia Benedici il Signore, anima mia, quanto è in me benedica il suo santo nome. Benedici il Signore, anima mia, non dimenticare tanti suoi benefici. Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue malattie; salva dalla fossa la tua vita, ti corona di grazia e di misericordia; Rit.

egli sazia di beni i tuoi giorni e tu rinnovi come aquila la tua giovinezza. Il Signore agisce con giustizia e con diritto verso tutti gli oppressi. Ha rivelato a Mosè le sue vie, ai figli d’Israele le sue opere. Buono e pietoso è il Signore, lento all’ira e grande nell’amore. Rit.

Egli non continua a contestare e non conserva per sempre il suo sdegno. Non ci tratta secondo i nostri peccati, non ci ripaga secondo le nostre colpe. Come il cielo è alto sulla terra, così è grande la sua misericordia su quanti lo temono; come dista l’oriente dall’occidente, così allontana da noi le nostre colpe. Rit.

Il sacerdote che presiede proclama il Vangelo.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (13,12-15)

Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Mae-stro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».

Lett. 7:

Dal libro “Dalla testa ai piedi” di don Tonino Bello, Vescovo.

Carissimi, ve lo confesso: è stata una sorpresa anche per me. Non avevo mai dato troppo peso, infatti, a questa espressione pronunciata da Gesù dopo che ebbe finito di lavare i piedi ai discepoli: “anche voi dovete lavar-vi i piedi gli uni gli altri”. Gli uni gli altri, a vicenda, cioè. Scambievolmen-te. Questo vuol dire che la prima attenzione, non tanto in ordine di tempo quanto in ordine di logica, dobbiamo esprimerla all’interno delle nostre comunità, servendo i fratelli e lasciandoci servire da loro. Spendersi per i poveri, va bene. Abilitarsi come Chiesa a lavare i piedi di coloro che sono esclusi da ogni sistema di sicurezza e che sono emarginati da tutti i ban-chetti della vita va meglio. Ma prima ancora dei marocchini, degli handi-cappati, dei barboni, degli oppressi, di coloro che ordinariamente stazio-nano fuori del cenacolo, ci sono coloro che condividono con noi la casa, la mensa, il tempio. Solo quando hanno asciugato le caviglie dei fratelli, le nostre mani potranno fare miracoli sui polpacci degli altri senza graf-fiarli. E solo quando sono stati lavati da una mano amica, i nostri calca-gni potranno muoversi alla ricerca degli ultimi senza stancarsi. Della la-vanda dei piedi in altri termini, dobbiamo recuperare il valore della reci-procità. Che è l’insegnamento più forte nascosto in quel gesto di Gesù. Finora forse ne abbiamo fatto un po’ troppo un esercizio eroico di conqui-sta. L’abbiamo scambiato per uno stile di accaparramento di benevolen-ze mondane. L’abbiamo inteso come un espediente missionario, capace se non di provocare la fede, almeno di vincolare le emozioni dei cosid-detti lontani. Un bel gesto insomma. Di quelli che fanno immagine. So-prattutto per quel gioco di contrasti. Perché quanto più Gesù sprofonda fino a terra, tanto più emerge l’altezza del suo messaggio. Invece, con quella frase “gli uni gli altri”, espressa nel testo greco da un inequivocabi-le pronome reciproco, siamo chiamati a concludere che brocca, catino e asciugatoio, prima che essere articoli di esportazione, vanno adoperati all’interno del cenacolo. Non vanno collocati fuori dalla chiesa, quasi per

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Ti invito nella mia vita e ti accetto come Signore e salvatore: guariscimi, trasformami e rafforzami. Vieni, Signore Gesù, immergimi nel tuo prezio-sissimo Sangue e riempimi del tuo Santo Spirito. Aiutami a non voltarmi indietro, a non desiderare nient' altro che te. Fammi sentire il tepore del tuo amore e la potenza del tuo santo Corpo. Rendimi cosciente della grandezza del tuo essere "davanti" a me, misera creatura, e rendimi la gioia di essere salvato per vivere un giorno con te per sempre in paradi-so. Amen.

Lett. 6:

Ad ogni acclamazione ripetiamo: Noi Ti adoriamo.

-Sacramento della nuova ed eterna alleanza -Memoriale della morte e risurrezione del Signore -Memoriale della nostra salvezza -Sacrificio di lode e di ringraziamento -Sacrificio d'espiazione e di propiziazione -Dimora di Dio con gli uomini

Il sacerdote continua con la seguente orazione:

Preghiamo

Infondi in noi, o Dio, lo Spirito del tuo amore, perché nutriti con l'unico pane di vita formiamo un cuor solo e un'anima sola. Per Cristo nostro Signore.

Canto

La guida introduce il terzo momento leggendo il titolo.

Guida_ Antonio il Grande, un Padre del deserto, disse: «è dal prossimo che ci vengono la vita e la morte. Perché, se guadagniamo il fratello è Dio che guadagniamo; e se scandalizziamo il fratello è contro Cristo che pecchiamo».

III Momento: “vi ho dato un esempio”.

Come un padre ha pietà dei suoi figli, così il Signore ha pietà di quanti lo temono. Perché egli sa di che siamo plasmati, ricorda che noi siamo polvere. Come l’erba sono i giorni dell’uomo, come il fiore del campo, così egli fiorisce. Lo investe il vento e più non esiste e il suo posto non lo riconosce. Rit.

Ma la grazia del Signore è da sempre, dura in eterno per quanti lo temono; la sua giustizia per i figli dei figli, per quanti custodiscono la sua alleanza e ricordano di osservare i suoi precetti. Il Signore ha stabilito nel cielo il suo trono e il suo regno abbraccia l’universo. (Salmo 102)Rit.

Tutti insieme: O Gesù, Pastore buono, Pane vero, guardaci! Noi ti adoriamo nel miste-ro del tuo nascondimento e veniamo vicini a Te per conoscere la Tua Volontà. O buon Pastore, non vogliamo allontanarci dal Tuo ovile; o Pa-ne vivo, non vogliamo morire. Siamo qui, davanti a Te, presente nel Sa-cramento dell’Altare, per rinnovare la nostra adorazione, la nostra ricono-scenza, la nostra preghiera. Dimentica Signore, i nostri peccati, i nostri errori: rinnoviamo, ora, la nostra fedeltà, pronti, con il Tuo aiuto, ad ab-bracciare giornalmente la croce. Aiutaci Tu, Pastore buono, Pane vero. Amen.

Lett. 3: Ad ogni acclamazione ripetiamo: Noi Ti adoriamo. -Dono Ineffabile del Padre -Segno dell'amore supremo del Figlio -Prodigio di carità dello Spirito Santo -Frutto benedetto della Vergine Maria -Sacramento del Corpo e del Sangue di Cristo -Sacramento che perpetua il sacrificio della Croce

Il sacerdote continua con la seguente orazione:

Preghiamo Donaci, o Padre, la luce della fede e la fiamma del tuo amore, perché adoriamo in spirito e verità il nostro Dio e Signore, Cristo Gesù, presente in questo santo sacramento. Egli vive e regna nei secoli dei secoli. Canto

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La guida introduce il secondo momento leggendo il titolo.

Guida_ Un fratello interrogò Sísoes, un Padre del deserto, e gli disse: «vedo che il ricordo di Dio rimane in me». L’anziano gli disse: «non è gran cosa se il tuo pensiero è con Dio. È cosa grande invece vedere sé stessi al di sotto di ogni creatura. Infatti questo e la fatica del corpo con-ducono all’umiltà».

Il sacerdote che presiede proclama il Vangelo.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (13,2-11) Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli ave-va dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Si-mon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».

Silenzio

Lett. 4: Da un’omelia di Papa Francesco E poi, fa questo che i discepoli non capivano: lavare i piedi. In quel tem-po, era uso, questo, era una consuetudine, perché la gente quando arri-vava in una casa, aveva i piedi sporchi della polvere della strada; non c’erano i sampietrini, a quel tempo… C’era la polvere della strada. E all’entrata della casa, si lavavano loro i piedi. Ma questo non lo faceva il padrone di casa, lo facevano gli schiavi. Era un lavoro da schiavi. E Ge-sù lava come schiavo i nostri piedi, i piedi dei discepoli, e per questo di-ce: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci – dice a Pietro –, lo capirai dopo» (Gv 13,7). Gesù, è tanto il suo amore che si è fatto schiavo per servirci, per guarirci, per pulirci.

II Momento: “...cominciò a lavare i piedi”.

Nel nostro cuore dobbiamo avere la certezza, dobbiamo essere sicuri che il Signore, quando ci lava i piedi, ci lava tutto, ci purifica, ci fa sentire un’altra volta il suo amore. Nella Bibbia c’è una frase, nel profeta Isaia, tanto bella; dice: “Può una mamma dimenticarsi del suo figlio? Ma se u-na mamma si dimenticasse del suo figlio, io mai mi dimenticherò di te” (cfr 49,15). Così è l’amore di Dio per noi.

Silenzio prolungato

Lett. 5: Canone: Ubi caritas et amor, ubi caritas Deus ibi est.

oppure

Rit: Dov’è carità e amore, qui c’è Dio. Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. Rit.

E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le mon-tagne, ma non avessi la carità, non sono nulla. Rit.

E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per es-ser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova. Rit.

La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità. Rit.

Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno; il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà. La nostra conoscenza è imperfetta e imperfetta la no-stra profezia. Rit. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la cari-

tà; ma di tutte più grande è la carità! Rit. (1Cor 13)

Silenzio

Tutti insieme: Signore Gesù, sono davanti a te con tutte le mie miserie. So che non mi respingerai perche tu mi ami così come sono. Mi pento dei miei peccati e perdono tutti per quanto hanno fatto contro di me. Rinuncio a satana e ai suoi spiriti, ti dono tutto il mio essere, ora e sempre.