Canone inverso

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C ome una partitura musicale può esse- re eseguita per “moto contrario” e ge- nerare nuove armonie dalle stesse note, anche la realtà, quando ci spostiamo dal- le rigide angolazioni di una consuetudine culturale divenuta habitus, può essere ri- valutata, indicare nuove prospettive ed offrire nuove visioni dello stesso mondo. Nell’ottica di un discernimento, che diventa strumento di comprensione del reale, e, invertendo i canoni, offre una ri- lettura degli eventi, si propone di focaliz- zare l’attenzione su una particolare condi- zione dell’individuo, che traghetta la co- scienza verso una concezione inedita del- l’esistenza: la sofferenza e il disagio di vi- vere – con particolare riferimento alla malattia – attraverso una visione, che ri- fugge dalla considerazione del malessere esistenziale come forma patologica del vi- vere, per condurre dalla “ermeneutica del limite”, con Jaspers 1 , alla “ulteriorità di significazione” e approdare a una progres- siva “riappropriazione di significato” di matrice frankliana 2 . L’individuo nello stato di malattia, proprio perché dinanzi a un dilemma on- tologico non più differibile, né mistifica- bile, si trova a esperire una condizione di apertura, che gli consente di attribuire si- gnificato a ciò che sembrava spesso non averne e, sulla base di questo “risveglio”, riesce ad acquisire un livello di consape- volezza superiore a chi vive da “sano” la propria esistenza. L’uomo, che è capace di soffrire, come afferma Frankl 3 , è libero “da” ogni condi- zionamento e da ogni influsso ambienta- le, libero “per” dominare interiormente il destino, nonostante gli impedimenti este- riori. Il “risveglio” della coscienza e la consapevolezza, che ne conseguono, orientano il vero sapere, scevro da false il- lusioni, ombre riflesse su pareti, mistifica- zioni e strumentalizzazioni del reale, nel cammino di verità e conoscenza, che por- ta l’individuo a trascendere se stesso e a rivelare l’Uomo. La persona sofferente si trova ad af- frontare il disagio generato dal limite fisi- co, il senso concreto della sua esistenza – passata, presente e futura – l’angoscia di morte e un’avvilente “doppia solitudine”, così come potrebbe essere definita da Anno II - n. 2 – M aggio/A gosto 2014 Pagina 27 Confluenze RIVISTA CULTURALE QUADRIMESTRALE Antropologia & Filosofia CANONE INVERSO Viaggio metaclinico nella sofferenza alla ricerca di valori, significati e scopi di DIVINA LAPPANO 1 K. Jaspers, Il medico nell’età della tecnica, Cortina Editore, Milano, 1991; Cfr. U. Galimberti, Ja- spers, dalla filosofia come sapere al filosofare come ricerca e pratica di vita in La casa di psiche, Dalla psi- coanalisi alla consulenza filosofica, Feltrinelli, Milano, 2008. 2 V. E. Frankl, La sfida del significato. Analisi esistenziale e ricerca di senso, Erickson, Trento, 2005. 3 V. E. Frankl, Homo patiens. Interpretazione umanistica della sofferenza, O.A.R.I. Varese, 1972.

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Viaggio metaclinico nella sofferenza alla ricerca di valori, significati e scopi

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Come una partitura musicale può esse-re eseguita per “moto contrario” e ge-

nerare nuove armonie dalle stesse note,anche la realtà, quando ci spostiamo dal-le rigide angolazioni di una consuetudineculturale divenuta habitus, può essere ri-valutata, indicare nuove prospettive edoffrire nuove visioni dello stesso mondo.

Nell’ottica di un discernimento, chediventa strumento di comprensione delreale, e, invertendo i canoni, offre una ri-lettura degli eventi, si propone di focaliz-zare l’attenzione su una particolare condi-zione dell’individuo, che traghetta la co-scienza verso una concezione inedita del-l’esistenza: la sofferenza e il disagio di vi-vere – con particolare riferimento allamalattia – attraverso una visione, che ri-fugge dalla considerazione del malessereesistenziale come forma patologica del vi-vere, per condurre dalla “ermeneutica dellimite”, con Jaspers1, alla “ulteriorità disignificazione” e approdare a una progres-siva “riappropriazione di significato” dimatrice frankliana2.

L’individuo nello stato di malattia,proprio perché dinanzi a un dilemma on-

tologico non più differibile, né mistifica-bile, si trova a esperire una condizione diapertura, che gli consente di attribuire si-gnificato a ciò che sembrava spesso nonaverne e, sulla base di questo “risveglio”,riesce ad acquisire un livello di consape-volezza superiore a chi vive da “sano” lapropria esistenza.

L’uomo, che è capace di soffrire, comeafferma Frankl3, è libero “da” ogni condi-zionamento e da ogni influsso ambienta-le, libero “per” dominare interiormente ildestino, nonostante gli impedimenti este-riori. Il “risveglio” della coscienza e laconsapevolezza, che ne conseguono,orientano il vero sapere, scevro da false il-lusioni, ombre riflesse su pareti, mistifica-zioni e strumentalizzazioni del reale, nelcammino di verità e conoscenza, che por-ta l’individuo a trascendere se stesso e arivelare l’Uomo.

La persona sofferente si trova ad af-frontare il disagio generato dal limite fisi-co, il senso concreto della sua esistenza –passata, presente e futura – l’angoscia dimorte e un’avvilente “doppia solitudine”,così come potrebbe essere definita da

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CANONE INVERSOViaggio metaclinico nella sofferenza

alla ricerca di valori, significati e scopidi DIVINA LAPPANO

1 K. Jaspers, Il medico nell’età della tecnica, Cortina Editore, Milano, 1991; Cfr. U. Galimberti, Ja-spers, dalla filosofia come sapere al filosofare come ricerca e pratica di vita in La casa di psiche, Dalla psi-coanalisi alla consulenza filosofica, Feltrinelli, Milano, 2008.

2 V. E. Frankl, La sfida del significato. Analisi esistenziale e ricerca di senso, Erickson, Trento, 2005.3 V. E. Frankl, Homo patiens. Interpretazione umanistica della sofferenza, O.A.R.I. Varese, 1972.

Marc Augé4, frutto dell’impossibilità dicondividere il suo dolore e la sua scoper-ta, la conseguente acquisizione di unnuovo significato dell’esistere con coloroche gli sono intorno. Icasticamente talecondizione può essere ravvisata nell’espe-rienza dell’uomo che, liberatosi dal giogodelle catene, riesce a discernere l’oggetti-va visione della realtà, non più frutto diproiezioni – come descrive Platone nelMito della Caverna 5– e, rientrato a libe-rare i suoi compagni, sperimenta il rifiu-to e la resistenza ad accogliere il tentativodi affrancamento dalla prigionia.

La distanza tra il mondo dei “sani” equello dei “malati” è segnata, purtroppo,da barriere culturali che allontanano dal-la considerazione dell’eccezionale mes-saggio etico che coloro che soffrono, pro-prio in virtù del loro “risveglio”, possonointrodurre nella comprensione del grandemistero che la vita rappresenta, della suaunicità e bellezza, delle infinite possibili-tà, che sono date all’uomo che inforca lelenti del patire e vede il mondo con occhinuovi.

Spesso la visione della sofferenza, co-me processo di maturazione e crescitaverso la verità universale, necessita di es-sere acquisita anche da coloro che vivonolo stato di disagio o di malattia, i quali,condizionati e costretti in un habitus cul-turale consolidato nel tempo, sono lonta-ni dalla percezione di essere custodi diuna saggezza celata.

Il processo, che si innesca in seguito a

una condizione di sofferenza, le risorse,che essa è in grado di generare, il disvela-mento dello stesso significato della vita,che ne conseguono, sono tali da imporreuna rivalutazione del patire e di coloroche ne sono afflitti, per orientare il viverecivile verso una nuova etica della soffe-renza e riportare l’ordine dei valori nellagiusta dimensionalità.

Allora, accanto all’Homo Sapiens saràopportuno collocare e custodire l’HomoPatiens, accanto all’esortazione di Orazio,Sapere aude!6, bisognerà collocare il Patiaude!,7 per proseguire in un lavoro co-stante di consapevolezza, che risponde al-le domande: “Chi”, se non io? “Dove”, senon qui? “Quando”, se non adesso? “Perchi”, se non per altro8? Domande chepongono in rilievo l’unicità della persona,l’unicità del momento presente, oltre aindicare l’orientamento verso il mondodei valori e dei compiti, che ciascuno in-dividuo è chiamato a scoprire e a realizza-re.

Sulla base delle considerazioni, fin quiespresse, nasce e si propone l’idea dellacreazione di laboratori esperienziali diespressione emozionale antropologico-esistenziale con l’obiettivo di promuovereil concetto di “Uomo come Opera d’Ar-te”, che si eleva oltre il limite della soffe-renza e della malattia, oltre il dato esterio-re ed estetico, per affermare la dignitàdell’individuo, affermando la sua unicitàed irripetibilità9 e, dunque, la preziositàdella sua esistenza nel recupero di quei

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4 M. Augé - C. Herzlich, Il senso del male. Antropologia, storia e sociologia della malattia, Il Saggiato-re, Milano, 1986.

5 Platone, La Repubblica, Libro VII, in Tutte le opere, Sansoni, Milano, 1993.6 Orazio, Epistole I, 2, 40: Abbi il coraggio di conoscere!7 Abbi il coraggio di soffrire! Cfr. V. E. Frankl, Homo patiens. Soffrire con dignità, Queridiana, Brescia,

1988 e dello stesso autore: Logoterapia. Medicina dell’anima. Gribaudi, Milano, 2001.8 V. E. Frankl, Homo patiens. Soffrire con dignità, op. cit.9 Secondo la visione cara a Kierkegaard.

valori che sono insiti nell’uma-no consorzio e spesso da essomortificati.

Partendo da quella che, tras-lando Binswanger10, si potreb-be definire “esistenza mancata”,a sostituire le categorie di “nor-malità” e “malattia” con la ma-nifestazione di un disagio di vi-vere, cui manca il senso dell’es-sere, essa dovrebbe essere filtra-ta attraverso la lente di unumanesimo integrale, di un’esi-stenza autentica11, come possi-bile progetto di “essere nelmondo”12, oscurando l’alienitàdell’altro da sé ed in sé, al finedi rileggere il concetto di soffe-renza, così come il padre del-l’Antropoanalisi, verso un’ana-lisi dell’esserci o, meglio, un’a-nalisi della presenza (Daseinsa-nalyse), e non solo della psichee del corpo, per superare lakierkegaardiana “malattia mor-tale”13 fino ad erigere un pon-te, come continuum di valoriumani ed etici, che ridona sen-so e pienezza al vivere: dall’alie-nità all’alterità, una “ermeneutica del li-mite” che, per dirla con Jaspers14, dalnaufragio della “metafisica delle cifre” ap-proda alla “ulteriorità di senso”, al signifi-cato dell’esistere, per lasciare che la perso-na si esprima liberamente nel suo infini-

to mondo di possibilità, attraverso un ri-torno al logos, che Viktor E. Frankl15 tra-duce, non a caso, con “senso”.

La sofferenza è un varco, se vogliamouna possibilità, grazie alla quale perde si-gnificato il superfluo e acquista valore

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10 L. Binswanger, Tre forme di esistenza mancata. Esaltazione fissata, stramberia, manierismo, Bompia-ni, Milano, 2001.

11 M. Heidegger, Essere e tempo, Mondadori, Milano, 2011.12 L. Binswanger, Essere nel Mondo, Astrolabio, Roma, 1973.13 S. Kierkegaard, La malattia mortale, Mondadori, 2011.14 Cfr. K. Jaspers, la metafisica delle cifre e la ricerca dell’ulteriorità di senso, in U. Galimberti, La casa

di psiche, Dalla psicoanalisi alla consulenza filosofica, Feltrinelli, Milano, 2008.15 V. E. Frankl, Logoterapia e analisi esistenziale, Morcelliana, Brescia, 2001.

Le opere raffigurate sono dell’artista Assunta Mollo

l’essenza. Allora, è appropriato compierequel cammino di esplorazione cui alludeProust, quando afferma che il vero viag-gio di scoperta consiste nell’avere nuoviocchi, rimanendo nella stessa terra.

Le potenzialità intellettuali, che sfo-ciano in produzioni culturali, immergen-dosi nella realtà profondamente spiritua-le che è connessa all’uomo, vengono riva-lutate e potenziate attraverso un contattotanto più concreto quanto più affondanell’umanità sofferente, verso ciò cheFrankl definisce “monoantropismo”16, acui dare il senso di unità dell’umanità,che ha superato le differenze e le molte-plicità della separazione, del taglio lace-rante generato dal solipsismo in cui è rin-chiuso il pathos.

L’ipotesi progettuale “Canone Inverso”,che nel mese di Maggio è stata presentatapresso l’Università Europea di Roma nelcorso del I Congresso Italiano di Psicotera-pia Esistenziale: Orientamenti Clinici eRapporti con Psicologia, Psichiatria, Coun-seling e Consulenza Filosofica, vuole avvi-cinarsi al mondo della malattia e del disa-gio esistenziale, esplorando quell’afflizio-ne che sfonda le porte del vissuto e sbat-te davanti agli occhi un’abbagliante “con-sapevolezza”, davanti alla quale non ci so-no difese, né rifugi, ma il coraggio di chicombatte ogni giorno da una parte e dal-l’altra della barricata per compiere il“Viaggio”, che tutti ci accomuna, verso ilcapolinea: la morte.

L’immagine antropologica, nella com-plessità multiforme delle espressioniumane, deve imparare a distinguere perpoi, se necessario, integrare e ricucire, co-

sì come Jaspers17, tra ciò che necessita dicure mediche e ciò che, come affermaEpicuro18, necessita di cure dell’anima.

Nel dolore la collisione emotiva divie-ne fonte di creatività. L’espediente e l’artesono da considerarsi le modalità attive at-traverso cui l’umanità ha provveduto a ti-rarsi fuori dalle difficoltà: esse significanola capacità di rinvenire e produrre rimedinelle “situazioni bloccate” dell’esistenza.Lo strumento conoscitivo immediatoconsiste in una capacità di “afferramentospirituale”, che non è solo degli artisti odei poeti e della loro conoscenza intuiti-va, direi “sensitiva”, oltre il comune senti-re, che non è metafisica né mistica, maappartiene anche a coloro che soffrono edisvelano il mondo nella loro essenza, ri-conducendo, finalmente, l’uomo alla suadimensione esistenziale, riproponendo lalettura della soggettività suggerita daHusserl19, nella pluralità dei piani, nel-l’autenticità e nel costituirsi temporaledella storia individuale.

L’obiettivo del progetto “Canone In-verso” è quello di riportare le persone sof-ferenti al centro della scena sociale, in vir-tù del grande contributo che esse posso-no offrire alla comunità, proprio laddovene ha più bisogno: l’“Arte della Vita” ed il“Senso della Vita”. In tale direzione siorienta il modello antropoietico propostocome strumento attraverso il quale tenta-re un recupero della dignità dell’HomoPatiens contemporaneo: allargare gli oriz-zonti per squarciare le nubi dell’incom-prensione e della dissimulazione in cuisono costretti la malattia e il disagio esi-stenziale, concedendo, finalmente, parola

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16 V. E. Frankl, Senso e valori per l’esistenza, Città Nuova, Roma, 1994.17 K. Jaspers, Il medico nell’età della tecnica, op. cit.18 Epicuro, Arr. 247.19 E. Husserl, La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale,Il Saggiatore, Milano, 2008.

e spazio a coloro che dalla sofferenza han-no imparato a conoscersi e a riconoscere.

Nell’attuale visione del mondo e dellecose la sofferenza, i malati, particolar-mente quelli affetti da malattie croniche eterminali, così come gli anziani e i sogget-ti disagiati, vengono emarginati in modoche nel significato e nella realtà, seppurenell’apparenza di una velata accettazionee comprensione, essi sono confinati aimargini del sociale, cui va la commisera-zione e l’impegno dei familiari e dei pro-fessionisti della salute nell’ottica assisten-ziale dell’emergenza-urgenza, che argina econtiene la sofferenza nei limiti del visibi-le destinato alla sopravvivenza e alla com-plessa gestione del dolore, sia esso fisicoe/o morale, garantendo l’aiuto e favoren-done la delega, ma non il suo superamen-to, tantomeno la positiva ricaduta mate-tica ed etica del valore intrinseco al pati-re20.

Il progetto “Canone Inverso” concre-tamente prende le distanze da quelle chesono le iniziative esistenti in tali ambiti,che manifestano, seppure implicitamen-te, una visione del sofferente come porta-tore di un limite fisico o mentale cui of-frire uno spazio, che continua a relegarlonel recinto marginale della malattia e del-la diversità. Esso è strutturato con assolu-ta tenacia nell’intento di collocare l’indi-viduo al di sopra dell’evento malattia-di-sagio, per considerarlo nella sua unicità,quale “fonte inesauribile di senso”21, di

conoscenza, sensibilità artistica e creativa,rivalutando la persona (pares inter pares)la cui preziosa “presenza” non può esseresostituita in alcun modo.

Il tentativo di un’interpretazione me-taclinica della sofferenza si esprime quinel cercare di ampliare le mappe cogniti-ve interne e stimolare l’acquisizione di si-gnificati individuali, sollecitando ciascu-no a “diventare ciò che È”, come suggeri-rebbe Nietzsche22, senza generare formedi dipendenza e passività, che servono aperpetuare la conservazione di quel mo-dello “medico-scientifico” che disumaniz-za l’umano, per tendere verso la “patolo-gizzazione” della condizione esistenzia-le23, e, in particolare, sostenerne i suoicopiosi profitti.

Il sistema di riferimento della sfida eti-ca, la conquista di una “difficile libertà”24

ha come punto di riferimento proprio lariscoperta e l’incontro con l’altro da sé,auspicando che, come suggerito da Nietz-sche25, qualcosa possa nascere dal suocontrario e, quindi, la verità dall’errore ela salute dalla malattia.

Homo Sapiens ed Homo Patiens, ricon-giunti, possono e devono riconoscere ilvalore del patire, attribuendo nuovo as-setto alla dimensione dell’essere, che puòavvantaggiarsi della tecnica senza offen-dere la dignità dell’individuo ed il suogiusto diritto alla sofferenza, alle ragionidel suo dolore, per rendere l’uomo nonsolo capace di soffrire, ma per restituirgli

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20 Cfr. S. Natoli, L’esperienza del dolore. Le forme del patire nella cultura occidentale. Feltrinelli, Milano,2010; F. Di Lernia, Ho perso le parole. Potere e dominio nelle pratiche di cura, La Meridiana, Bari,2008. U. Galimberti, Psiche e techné. L’uomo nell’età della tecnica, Feltrinelli, Milano, 2002 e, dellostesso autore, Il tramonto dell’Occidente nella lettura di Heidegger e Jaspers, Feltrinelli, Milano, 2005.

21 V. E. Frankl, Homo patiens. Soffrire con dignità, op. cit.22 F. Nietzsche, Hecce homo. Come si diventa ciò che si è, Adelphi, Milano, 1969.23 Cfr. U. Galimberti, La casa di psiche. Dalla psicoanalisi alla consulenza filosofica, op. cit.24 E. Lévinas, Difficile libertà, La scuola, Brescia, 1986.25 F. Nietzsche, Umano, troppo umano, Newton Compton, Roma, 2010.

e riconoscergli il suo immenso giacimen-to di spiritualità e portare alla luce l’eccel-lenza della sua natura, l’opera d’arte, cheegli rappresenta e di cui si rende promo-tore ed artefice, generando quella ricchez-za di senso, che sola è capace di “inonda-re di significato”26 l’esistenza.

L’uomo perennemente in camminonecessita dell’acquisizione di significati enon può che confrontarsi con la dolorosainquietudine che avvolge l’esistenza, l’in-quietas cordis agostiniana, con la propriaumanità e con l’umanità che è altro da sé,in una direzione che cambia la visione dise stessi e del mondo e cambia, mutatismutandis, l’approccio alla sofferenza, latusensu, ed alla malattia, strictu sensu.

L’universale messaggio etico ed esteti-co originato dall’esperienza del patire ar-ricchisce la collettività e la crescita inte-riore di ciascuno, consentendo il trasferi-mento di elevati magisteri, preziosi valoriuniversali che insegnano il senso autenti-co della vita e la grande risorsa che la ma-lattia può diventare, quale catarsi e supe-ramento di uno stigma di isolamento edincomprensione dell’essenza delle cose edell’essere, nella direzione delle MedicalHumanities, verso una “umanizzazione

della medicina”27, un recupero collettivodella dignità umana e del valore intrinse-co alla vita stessa.

In questo sistema di valori il modelloantropoietico “Canone Inverso” proponedi fare cultura, prendendosi cura dell’u-manità e in esso il filosofo ritorna al telosoriginario di “funzionario dell’umani-tà”28. In particolare, il counselor filosoficoa orientamento neo-esistenziale29, per lecaratteristiche che contraddistinguono ladisciplina e per la priorità che essa riservanello specifico ai tre capisaldi di deriva-zione frankliana – il senso della sofferen-za, la dignità umana, la consapevolezza diessere responsabile – può mediare il tran-sito verso il riscatto dei Valori fondamen-tali dell’esistenza, nell’ottica nietzscheanadella “Grande Salute”30, cui devono ten-dere gli “Uomini Nuovi”31, per riuscire agodere della vita “fino all’ultimo respi-ro”32.

———————DIVINA LAPPANOConsulente Filosofico e Counselor EsistenzialePresidente ÁNTHRÔPOS - Servizi per la Cultura ei Beni Culturali - COSENZAe-mail: [email protected]

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26 Ibidem.27 Cfr. B.J. Good, Narrare la malattia. Lo sguardo antropologico sul rapporto medico-paziente, Einaudi,

Torino, 2006.28 E. Husserl, La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale, op. cit.29 F. Brancaleone, Logos. Significatività esistenziale e comunicazione terapeutica, Gli Archi, Torino, 1989

e, dello stesso autore: Counseling Esistenziale, OFB Editing, Napoli, 2003; Dia-Logos. Principi e tec-niche di Logoterapia, Logoanalisi e Logodinamica, OFB Editing, Napoli, 2000; Existentia. Rassegnastorico-critica di Antropologia Clinica ad indirizzo Esistenziale, OFB Editing, Napoli, 2004; Logodi-namica Generativo-Trasformazionale. Lineamenti per una propedeutica alla comunicazione terapeuti-ca, OFB Editing, Napoli, 2001. Vedi anche: F. Brancaleone, G. Buffardi, G. Traversa, Helping. Leprofessioni d’aiuto: dall’antropologia esistenziale alla consulenza filosofica, Melagrana, Roma, 2008; FBrancaleone - G. Buffardi, Manuale di Counseling Esistenziale, Seam, Roma, 1999.

30 F. Nietzsche, La Gaia Scienza, Newton Compton, Roma, 2008.31 Ibidem.32 V. E. Frankl, Homo patiens. Soffrire con dignità, op. cit.