Cannibal holocaust

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Paper 1 Fenomenologia dei Media Di Elisabetta Pernici Accademia Santa Giulia

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scena donna impalata

Transcript of Cannibal holocaust

Paper 1Fenomenologia dei Media

Di Elisabetta PerniciAccademia Santa Giulia

Regia: Ruggero Deodato.

Soggetto e sceneggiatura: Gianfranco Clerici.

Direttore della fotografia: Sergio D’Offizi.

Montaggio: Vincenzo Tomassi.

Interpreti principali: Robert Kerman, Francesca Ciardi, Perry Pirkanen, Luca Barbareschi, Salvatore Basile, Ricardo Fuentes, Gabriel Yorke, Paolo Paoloni, Lionello Pio Di Savoia, Luigina Rocchi, Lucia Costantini.

Scenografia: Massimo Antonello Geleng.

Musica originale: Riz Ortolani.

Produzione: Alda Pia per F.P. Cinematografica.

Origine: Italia, 1979.

Durata:  95 minuti.

TramaQuattro giovani reporter incaricati dal'emittente televisiva BBC di girare un documentario sulle tribù cannibali dell'Amazzonia, non danno notizie da più di un mese.

Il professor Harold Monroe, a capo della spedizione militare inviata per trovare i dispersi, si reca nella foresta insieme ad una guida. Dopo diverse disavventure scoprono che i ragazzi sono stati uccisi dai selvaggi, ma riescono a recuperare il materale girato.

Tornato a New York negli studi BBC, il professore visiona le pellicole insieme ai responsabili della rete televisiva che decideranno di eliminarle per non far venire a galla l'agghiacciante storia.

Il film nonostante le controversie e le censure in diversi paesi, è considerato un'interessante e cruda analisi della società contemporanea, e nel dettaglio una precisa riflessione sulla prassi dei mondo movies, nonché un lucido atto d'accusa contro i mass media e lo spettacolo che essi cotruiscono sull'informazione.

Cannibal Holocaust con il suo eccesso di violenza insopportabile per molti, infrange parecchi tabù cinematografici ma è in realtà una pellicola d'accusa verso il processo di civilizzazione, la società contemporanea e i suoi falsi miti.

I veri selvaggiGià dalle prime sequenza, Deodato fa capire quali siano nella sua visione i veri selvaggi (mentre un reporter alla tv parla delle tribù cannibali, le immagini mostrano scene di vita in una città moderna quale New York). Il titolo infatti preannuncia già tutta l'ambiguità del film: Cannibal, associazione mentale istantanea negativa e che si riferisce ai selvaggi, e Holocaust, sterminio di innocenti. Eppure per noi i cannibali non sono innocenti, quindi l'espressione suona di primo acchito come un incomprensibile ossimoro.

Centrale è il contrasto volutamente esagerato tra la natura incontaminata, le popolazioni indigene e i cosidetti civilizzati, che alla fine del film appariranno

molto meno credibili delle popolazioni autoctone.

LA SCENA“..Bisogna stare attenti perchè si tratta di selvaggi famosi

per la loro violenza e crudeltà”

I minuti presi in considerazione rappresentano la scena simbolo di tutto il film, quella con cui è universalmente conosciuto. Rappresenta l'apice dell'idea trattata: i reporter dopo aver distrutto il villaggio degli Yakumo, raggiungono la parte di foresta in cui vivono gli Yanamurus, il popolo degli alberi. Qui una giovane donna indigena viene inseguita, stuprata sotto gli occhi della telecamera, ed impalata sulla riva di un fiume dagli stessi reporter.

“Allora pronti? Si gira, come se la trovassimo adesso”.

I giornalisti riprendono la scena della finta scoperta del cadavere, in cui si avvicinano al punto del massacro fingendosi stupiti del terribile ritrovamento, commentando il fatto e sottolineando il comportamento barbaro degli indigeni, come se il terribile gesto fosse stato opera loro.

“ Oh santo cielo! È inimmaginabile... è orribile... non riusciamo a capire il perché di questa spietata punizione. Probabilmente è legata a qualche oscuro rito sessuale. Ma noi non possiamo accettare gli aspetti primitivi di questa... giustizia “

L'accusa allo strapotere delle televisioni e della cultura occidentali è portata all'esasperazione attraverso un linguaggio visivo in cui non viene risparmiato nulla: morte, violenza, lapidazioni, stupri, impalamenti, uccisioni, disumanità.

Le immagini sono un'alternanza di riprese alla maniera classica con inquadrature da fermo, alla handly cam (16 millimetri), che all'epoca consisteva soltanto in una camera portata in spalla, per dare l’effetto movimento della seconda parte del film.

La resa è del tutto realistica e soprattutto la parte del finto documentario gioca con l'espediente tecnico della pellicola graffiata e dell'immagine sovra o sottoesposta o addirittura parti bruciate per dare la sensazione del vero filmato non professionale. Tutto questo contribuisce a creare un notevole impatto emotivo nello spettatore, tanto che al tempo insuinuò il sospetto dello snuff movie e portò Deodato a fare i conti con la giustizia.

In realtà la scena madre fu realizzata facendo sedere la ragazza su di un sellino legato al palo e la sensazione che il legno avesse trapassato tutto il corpo fu resa possibile mettendole un piccolo paletto appuntito in bocca.

Il film è dalla parte dei nativi che reagiscono soltanto perché tormentati e aggrediti. I veri selvaggi siamo noi che non abbiamo rispetto per chi è diverso e perché usiamo i più deboli e indifesi soltanto per i nostri scopi. Cannibal Holocaust è un film che vuol sconcertare e far pensare allo scempio che la civiltà ha prodotto e continua a produrre ai danni della natura incontaminata e delle popolazioni primitive dell’Amazzonia. Lo spettatore esce dalla sala e non può scordare niente di quel che ha visto. Soprattutto si sente dalla parte di quei cannibali che divorandosi la troupe diabolica hanno fatto soltanto giustizia.

I giornalisti propinano indisturbati notiziari infarciti di persone crivellate dai proiettili o dilaniate dalle bombe e persino i bambini sono esposti a tali spettacoli. Cannibal Holocaust è solo un’esplicita denuncia al mestiere di giornalista così come viene concepito nell’epoca moderna.

Finale

Il film termina a New York là dove è cominciato: con la decisione dei responsabili del network di non mostrare i filmati al mondo. Il professore esce dagli studi perplesso e scioccato, commentando: «Mi chiedo chi siano i veri cannibali».