CAMPANIA: I finanziamenti vanno assegnati agli …...De Magistris è sindaco di Napoli dal 30 maggio...

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INDICE Casa dolce casa 04/04/12 Il Resto del Carlino Ravenna 2 Pubblico impiego, nuovo round sindacale 04/04/12 Il Sole 24 Ore 3 Nella Pa la riforma pesa di più 04/04/12 Il Sole 24 Ore 4 CAMPANIA: I finanziamenti vanno assegnati agli enti locali 04/04/12 Il Sole 24 Ore 5 CAMPANIA: Un fondo di garanzia per la coesione 04/04/12 Il Sole 24 Ore 6 IMU AL NODO DEI DECRETI ATTUATIVI 04/04/12 Il Sole 24 Ore 8 Un’imposta che va rifondata 04/04/12 Il Sole 24 Ore 9 Competitività delle imprese a rischio 04/04/12 Il Sole 24 Ore 10 ALIQUOTE INCERTE FINO AL 10 DICEMBRE 04/04/12 Il Sole 24 Ore 11 INCENTIVI, RESTA IL NODO REGIONI 04/04/12 Il Sole 24 Ore 13 Pezza sull’acconto mai problemi restano 04/04/12 Il Sole 24 Ore 14 Gestione dei rifiuti urbani, al debutto le gare separate 04/04/12 Il Sole 24 Ore 15 UN FONDO PER IL RECUPERO CREDITI 04/04/12 Il Sole 24 Ore 16 «PIANO CITTà ENTRO GIUGNO» 04/04/12 Il Sole 24 Ore 18 SUL RIUSO ALLEANZA ARCHITETTI-COSTRUTTORI 04/04/12 Il Sole 24 Ore 19 Errani strappa il contratto con S&P 04/04/12 Italia Oggi 20 Pagamenti pa, soluzione vicina 04/04/12 Italia Oggi 22 Contratti di locazione da salvare 04/04/12 Italia Oggi 23 Dichiarazioni Imu solo per pochi 04/04/12 Italia Oggi 24 Maggiori agevolazioni per gli agricoltori 04/04/12 Italia Oggi 25 Se il comune è silente la Scia va in tribunale 04/04/12 Italia Oggi 26 Appalti pubblici, ancora un anno nero 04/04/12 Italia Oggi 27 Pagina 1 di 27

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INDICE

Casa dolce casa04/04/12 Il Resto del Carlino Ravenna 2

Pubblico impiego, nuovo round sindacale04/04/12 Il Sole 24 Ore 3

Nella Pa la riforma pesa di più04/04/12 Il Sole 24 Ore 4

CAMPANIA: I finanziamenti vanno assegnati agli enti locali04/04/12 Il Sole 24 Ore 5

CAMPANIA: Un fondo di garanzia per la coesione04/04/12 Il Sole 24 Ore 6

IMU AL NODO DEI DECRETI ATTUATIVI04/04/12 Il Sole 24 Ore 8

Un’imposta che va rifondata04/04/12 Il Sole 24 Ore 9

Competitività delle imprese a rischio04/04/12 Il Sole 24 Ore 10

ALIQUOTE INCERTE FINO AL 10 DICEMBRE04/04/12 Il Sole 24 Ore 11

INCENTIVI, RESTA IL NODO REGIONI04/04/12 Il Sole 24 Ore 13

Pezza sull’acconto mai problemi restano04/04/12 Il Sole 24 Ore 14

Gestione dei rifiuti urbani, al debutto le gare separate04/04/12 Il Sole 24 Ore 15

UN FONDO PER IL RECUPERO CREDITI04/04/12 Il Sole 24 Ore 16

«PIANO CITTà ENTRO GIUGNO»04/04/12 Il Sole 24 Ore 18

SUL RIUSO ALLEANZA ARCHITETTI-COSTRUTTORI04/04/12 Il Sole 24 Ore 19

Errani strappa il contratto con S&P04/04/12 Italia Oggi 20

Pagamenti pa, soluzione vicina04/04/12 Italia Oggi 22

Contratti di locazione da salvare04/04/12 Italia Oggi 23

Dichiarazioni Imu solo per pochi04/04/12 Italia Oggi 24

Maggiori agevolazioni per gli agricoltori04/04/12 Italia Oggi 25

Se il comune è silente la Scia va in tribunale04/04/12 Italia Oggi 26

Appalti pubblici, ancora un anno nero04/04/12 Italia Oggi 27

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CON E OMMERCIO RUSSE « L ministrazione di Russi ha litustre §teRe Seepifergi, Cordcgmmercie ,,. «Le pre

soppertabite, chiediamo La revisione da l

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preSSLinE

il Resto del Carlino 04/04/2012 Ravenna

LE GIUNTE NEI TRE MAGGIORI COMUNI DELLA PROVINCIA SONO STATI ELABORATI I BILANCI DI PREVISIONE ED È POSSIBILE UNA PRIMA SIMULAZIONE

LA FOTOGRAFIA L'ASPPL BASANDOSI SU ALCUNE TIPOLOGIE DI IMMOBILI HA IPOTIZZATO COSTI E AUMENTI LEGATI ALLA VARIAZIONE DELL'IMU

L'IMPOSTA COMUNE PER COMUNE (10,2x1.000) con contratto ordinario (1 0,6x1.000) con contratto ordinario

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eno .í coorffimmeffio flforma Fornero Oggi il quarto incontro a palazzo Vidoni

Pubblico impiego, nuovo round sindacale ROMA

In attesa del testo del Ddl di riforma del mercato del lavoro, oggi al Dipartimento della Fun-zione pubblica è convocato il quarto incontro con le organiz-zazioni sindacali. Le parti riflet-teranno sulle modalità di ade-guamento delle nuove regole che verranno interpretate come «principi direttivi» con cui coor-dinare l'ordinamento del pubbli-co impiego.

Il tema principale non è il nuo-vo articolo i8, ma il riassetto sui contratti in entrata, con il nodo dei contratti a termine. Nella Pa esistono ancora i contratti coor-dinati e continuativi (i vecchi co. co.co) e il primo obiettivo è quel-lo di superare questa anomalia

rispetto al settore privato. Nel corso dell'incontro di og-

gi, basato su un documento mes-so a punto dal Dipartimento, pro-seguirà l'esame delle tipologie di contratti flessibili esistenti (com-presi tempi determinati, interina-li e contratti di lavoro socialmen-te utile) con l'obiettivo di tentar-ne una razionalizzazione. Per al-cune amministrazioni - come i ministeri - l'obiettivo della Fun-zione pubblica è ridurre al mini-mo queste forme di flessibilità che, invece, resterebbero insosti-tuibili per la scuola o la ricerca. Altra ipotesi, come anticipato in occasione dell'ultimo incontro de129 marzo, è quella di chiudere la stagione dei co.co.co. con una norma di raccordo che vincoli la

Pa all'uso dei contratti a progetto nelle forme indicate dalla rifor-ma. Ma sulla flessibilità in entra-ta si ragiona anche sulla possibili-tà di utilizzare l'apprendistato, mentre viene confermata l'idea di rafforzare il canale dei concor-si anche per contratti a tempo de-terminato, ipotesi già studiata in passato e che ora potrebbe esse-re resa strutturale per conciliare le regole di accesso con il dettato

R. VEK.010 LEGISLATWO Il ministro Patroni Griffi indicherà nei prossimi giorni come i nuovi principi direttivi verranno recepiti peri dipendenti pubblici

costituzionale che impone le as-sunzioni per concorso.

Infine la questione dei licen-ziamenti, tutta da coordinare con la procedura, già prevista nella Pa, della «collocazione in disponibilità», per tentare il tra-sferimento del personale in ec-cedenza ad altre amministrazio-ni, con un trattamento economi-co pari all'8o% dell'ultimo sti-pendio per due annualità di so-spensione dall'impiego.

Tutta da definire, infine, la strada che si sceglierà per il coor-dinamento normativo: legge de-lega, Ddl o decreto. Lo deciderà nei prossimi giorni il ministro Fi-lippo Patroni Griffi.

D.CoI. e RIPRODUZIONE RISERVATA

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Resta il nodo copertura fino a 1,7 miliardi l'anno

press LinE 04/04/2012

Il Sole/ /,1

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n. V

di Linda Lanzillotta

davvero stupefacente che sindacati e ministro della Pubblica amministrazione,

con pari convinzione ed energia, si siano affannati in questi giorni a sostenere che l'accordo sul mer- cato del lavoro non si applica al settore pubblico. L'interrogativo lo avevamo già posto nelle setti- mane scorse al ministro di cui non comprendevamo la totale estraneitàdal tavolo dellatrattati- va. Come se fosse stata azzerata la privatizzazione del rapporto di impiego pubblico tante volte ri- vendicata e difesa dal sindacato, come se la questione della gestio- ne del lavoro precario e flessibile nella pubblica amministrazione non fosse ormai esplosiva, come se i processi di ristrutturazione delle organizzazioni pubbliche conle conseguenze che questine- cessariamente determineranno sull'occupazione non fossero una priorità dell'agenda digovemo.

Il ministro Patroni Griffi ha spiegato che per i lavoratori pubblici si applica la stessa di-

sciplina dei privati (articolo 18) in caso di licenziamenti discri-minatori; che per quelli discipli-nari le garanzie dei pubblici so-no ancora più forti per evitare ogni rischio di abuso da parte dei vertici politici delle ammi-nistrazioni; che un diverso regi-me sarebbe previsto per i licen-ziamenti economici, cioè in ca-so di e sub eri e di ristrutturazio-ni organizzative perché in que-sti casi esiste una normativa ad hoc che prevede il trattata men-to economico pari all'80% per due anni. E poi? Il ministro (for-se per evitare effetti ansiogeni o ulteriori tensioni nel rappor-to con i sindacati) omette di ri-cordare che alla fine del bien-nio in caso di mancata ricolloca-zione del dipendente in esube-ro c'è il licenziamento. Dunque il licenziamento per motivi eco-nomici nella pubblica ammini-strazione c'è e non si compren-de perché, in questi casi, non si debba applicare l'articolo 18 ri-formato.

Oggi per il Governo Monti, superata l'emergenza fmanzia-

ria e avviati alcuni interventi per la crescita, le priorità sono la riduzione del debito e l'ab-bassamento della pressione fi-scale nel rispetto del vincolo del pareggio di b ilancio. Si trat-ta quindi di aggredire la spesa pubblica con interventi che non potranno non comportare radicali processi di riorganiz-zazione e coinvolgere anche i dipendenti pubblici. Occorre quindi porsi il problema di que-sto segmento del mercato del lavoro, della gestione della mo-bilità in questo settore, della ri-conversione di interi compar-ti con politiche attive che pre-vedano anche ammortizzatori sociali adeguati. L'idea che ci sia un'area che in ogni caso non è e non sarà toccata dalla crisi è ingiusta perché divide in due il mondo del lavoro ri-producendo quel dualismo che la privatizzazione del rap-porto di lavoro pubblico aveva voluto superare; ma è anche miope perché non precostitui-sce gli strumenti necessari ad affrontare e gestire al meglio

le difficoltà che sono dinanzi a noi e non possono essere ri-mosse solo con il silenzio.

Ma vi è un altro aspetto che non è stato valutato. E cioè l'im-patto fmanziario e organizzati-vo della nuova disciplina dei la-vori flessibili. Quanto costerà alle amministrazioni pubbli-che l'aumento della contribu-zione relativa ai contratti a tem-po determinato? Poiché non è pensabile che i precari pubbli-ci abbiano meno garanzie dei privati (ad esempio l'Aspi), si pone un delicato problema di copertura finanziaria. E anco-ra: come inciderà sull'organiz-zazione pubblica e sull'occupa-zione la più rigorosa disciplina delle forme flessibili che oggi vedono impiegate nel settore pubblico circa 150.000 perso-ne? Si tratta certo di questioni spinose e complesse ma la solu-zione non può essere quella di ricreare artificiosi dualismi tra lavoro pubblico e lavoro priva-to. Se ciò accadesse si precosti-tuirebbe un formidabile osta-colo ai processi di snellimento e di modernizzazione delle pubbliche amministrazioni. E per la spending review sareb-be una vera e propria trappola

Deputato Pd

Nella Pa la riforma pesa di più

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Resta il nodo copertura fino a 1,7 miliardi l'anno

press LinE 04/04/2012

Il Sole12

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«I finanziamenti vanno assegnati agli enti locali» Per il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, l'idea della Regione è una soluzione interessante

Comune di Napoli. Luigi De Magistris è sindaco di Napoli dal 30 maggio 2011. Ha 43 anni ed è laureato in Giurisprudenza. Nel 1993, a 26 anni, ha superato il concorso in magistratura. Dal 2003 al 2008 è stato pm a Catanzaro. Nel 2009 è stato eletto parlamentare europeo come indipendente dell'Italia dei Valori, ottenendo 500mila voti. In Europa ha rivestito il ruolo di presidente della Commissione controllo dei bilanci

MAGOECONOMICA

press LinE 04/04/2012

Il Sole12

di Vera Viola

l blocco dei fondi europei è un'ere- « sia: abbiamo enti locali in ginoc- chio per i tagli ai fmanziamenti del

governo e risorse europee che non si spen-dono per mancanza di cofmanziamento o perché bloccate dal patto di stabilità. Inte-ressante la soluzione proposta dal governa-tore Caldoro di istituire un fondo di garan-zia da porre sotto la regia nazionale, ma p os-sono esserci anche altre soluzioni. Io stes-so ho avanzato una proposta in merito».

Si arrovella sulla questione dei fondi per lo sviluppo il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, da dieci mesi a Palazzo San Giacomo.

Qual è la sua proposta per uscire dall'impasse?

È semplice: perché non assegnare diretta-mente ai comuni le risorse che la regione do-

vrebbe trasferire a essi in quanto soggetti at-tuatori? In questo modo eviteremmo vinco-liburocratici e di bilancio regionale.

E cosa ne è stato della sua proposta? Apprezzata, a quanto sembra, in tutte

le sedi, ma per ora ferma. Con le istitu-zioni campane lavoriamo in sintonia, mossi tutti da uno spirito di intensa col-laborazione. Ma è il governo che deve sciogliere questi nodi. Per ora si è occu-pato dell'emergenza, ora deve invertire la marcia.

A Napoli è stata invertita la marcia? È sotto gli occhi di tutti. In dieci mesi ab-

biamo reso la città più normale: senza rifiu-ti in strada, con una immagine tornata posi-tiva, con progetti avviati su trasporti, inter-venti di riqualificazione, valorizzazione del centro e delle periferie.

Partiamo dai rifiuti, sindaco. È vero che la città è più pulita, ma l' emergen-

CITTÀ CANTIERE In un clima di collaborazione con istituzioni locali e imprese avviati tavoli di lavoro e progetti su numerose aree: presto anche le gare e l'avvio di nuovi lavori

za è sempre in agguato: il sistema re-sta fragile.

Come dimenticare che nove mesi fa era-vamo nel pieno di un dramma che si trasci-nava da quindici anni con grande spreco di risorse? E come non accorgersi che oggi, con pochi soldi, dopo i tagli dei governi (quello attuale e quello precedente) per 350 milioni, abbiamo ripulito Napoli? Ab-biamo due accordi con l'Olanda che giudi-chiamo utili. Abreve bandiremo la gara per l'impianto di compostaggio e dopo quella per un digestore anaerobico. Attendiamo lo sblocco della procedura d'infrazione eu-ropea per destinare altre risorse alla raccol-ta differenziata, che in alcune aree è a livelli record. Diciamo ancora no all'incenerito-re: pensiamo che aree colpite sotto il profi-lo ambientale non debbano pagare più. E poi la Campania ne ha uno e ci basta!

Pensiamo allo sviluppo. Le imprese se-gnalano trai loro primi problemi i ritardi dellapubblica amministrazione neipaga-menti: il comune di Napoli oggi paga an-che con due anni di ritardo.

Stiamo studiando due interventi. Il bi-lancio di previsione farà riferimento a un accordo tra comune e banche per la ces-sione di alcuni crediti a queste, assistiti da garanzia sul patrimonio immobiliare dell'ente. L'altro intervento, proposto dall'Anci, è quello che a livello nazionale dovrebbe coinvolgere la Cassa Depositi e Prestiti per anticipazioni dei pagamenti.

Quali progetti metterete in campo per creare opportunità di business?

Prima di tutto è importante il metodo adottato: anche con le imprese abbiamo instaurato un clima di intensa collabora-zione, grazie al quale abbiamo già lavora-to a progetti come il piano rifiuti oppure la Coppa America ormai alle porte. E con Unione industriali e Associazione costruttori abbiamo avviato numerosis-simi tavoli di lavoro: su Bagnoli, Napoli Est, lo stadio Collana e il nuovo stadio, lo sblocco del Centro direzionale, sull'area del cinodromo. Insomma, Napoli è già un cantiere.

Un cantiere impone controlli di legali-tà, visti gli scandali che scoppiano in tut-ta Italia e vista anche la peculiarità dell'area.

Questa è la priorità. Stiamo molto attenti e dovremo farlo sempre di più. Non è un caso che abbiamo come capo di gabinetto un colonnello dei carabinieri come Attilio Auricchio e un magistrato come Giuseppe Narducci nel ruolo di assessore alla legali-tà. Ci vogliono regole chiare, meno buro-crazia e molta trasparenza.

IG RIPRODUZIONE RISMINATA

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«Un fondo di garanzia per la coesione» Il governatore Stefano Caldoro: concentrare sotto la regia di Roma le risorse bloccate dal Patto di stabilità come riserva di liquidità

di Francesco Benucci

s tretta del credito. Pagamenti della Pa alle imprese che sfiorano an-che i tre anni, crisi di mercato. Ilri-svolto della medaglia è il fermo dell'economia, lo stop a cantieri e

investimenti, licenziamenti. Al Sud come al Nord. In Campania come in Piemonte. Eppure, un tesoretto neanche tanto picco-lo esisterebbe. Chiuso nelle casse degli en-ti pubblici. Che però, causa rispetto del Pat-to di stabilità, non può essere intaccato.

«Il Patto di stabilità è stupido e iniquo. Ma la legge va rispettata», dice Stefano Caldoro, il governatore della Regione Campania che sta faticosamente metten-do ordine in conti e governance di un en-te "ereditato" in stato comatoso. «Nessu-no esclude che una riflessione sul mecca-nismo dei Patti vada fatta», aggiunge. Il ragionamento è semplice: «Istituiamo un fondo di garanzia nazionale in cui con-centrare le risorse congelate per andare poi ad attingere in base a una lista di prio-rità gestita dal governo». Insomma, uno strumento semplice e complesso al con-tempo. Un meccanismo che ricorda mol-to da vicino quello che permise di prende-re i fondi Fas del Mezzogiorno per paga-re le multe degli allevatori del Nord, per intendersi. Una proposta che è stata già calata sul tavolo del premier Mario Mon-ti, ma che incontra, ovviamente, le resi-stenze leghiste.

Governatore Caldoro, a quanto am-monta questo tesoretto?

Abbiamo stimato che sono circa una de-cina i miliardi che sono fermi a causa del

PROPOSTA CONSEGNATA A MONTI Per il presidente della Regione si deve seguire un modello simile a quello che impegnò i fondi Fas deliud per pagare le multe degli allevatori Settentrionali

Patto di stabilità. Rispettarlo significa atte-nersi alla legge, se si sfora la si viola. Ciò produce sanzioni durissime. Le regole vanno dunque rispettate. Ma stiamo assi-stendo al paradosso che le regioni del Sud hanno a disposizione i fondi europei ma

non possono spenderli proprio a causa dei vincoli del Patto. Occorre individuare im-mediate soluzioni. Il governo ha già rispo-sto parzialmente con 2 miliardi fuori Pat-to, nei prossimi tre anni, su spesa Ue. Que-sta situazione danneggia l'economia men-tre le imprese rischiano di chiudere.

E quindi cosa fare? Si istituisca un fondo di garanzia nazio-

nale in cui concentrare, sotto la regia del-lo Stato, tutte le risorse che sono congela-te proprio perché non possono essere in-vestite altrimenti si violerebbe la legge. Si costituirebbe così una riserva di liquidità a cui attingere sulla base di una lista delle priorità, da una parte all'altra del Paese. Sarebbe una risposta concreta del gover-no al Mezzogiorno e ai creditori che atten-dono con ansia un segnale da troppo tem-po. In questo modo potremmo ricucire davvero l'Italia mettendo da parte egoi-smi e interessi particolari. È una iniziativa che si muoverebbe nell'ottica della coe-sione nazionale.

Insomma, stringi stringi, sta dicendo di prendere le risorse dalle regioni più virtuose per sostenere quelle in maggio-re difficoltà: è ovvio che i leghisti alzino gli scudi.

Non credo all'idea delle regioni virtuo-se. Esistono comportamenti virtuosi e non regioni virtuose. Detto questo credo rappresenti un delitto bloccare queste ri-sorse. Non chiediamo di trasferire soldi dal Nord al Sud ma di creare un'unica cen-trale di pagamenti gestita dallo Stato su obbligazioni contratte che producono danni all'erario. Si utilizza la liquidità nei limiti del Patto di stabilità. Le imprese at-tendono di essere pagate in certi casi da L000 giorni e così si rischia il blocco dei cantieri e nuove crisi occupazionali. Tali prelevamenti rappresentano un caratte-re meramente compensativo, non hanno incidenza sui livelli del fabbisogno e non generano un impatto negativo sugli obiet-tivi e sui vincoli di finanza pubblica. Del resto un metodo del genere è già stato adottato con i Fas per la crisi: erano le uni-che risorse a disposizione e, pur essendo destinate al Mezzogiorno sono andate prevalentemente al Settentrione dove c'erano più esigenze.

Restano però le resistenze forti di aree politiche influenti.

L'idea ora è nelle mani del governo.

L'esecutivo ha già previsto questo mecca-nismo a livello di amministrazione centra-le. Va esteso anche a livello locale. Dobbia-mo discuterne. I temi sono equità ed equi-librio. In un momento di difficoltà, come ha detto il presidente del Consiglio Mario Monti e come più volte ha auspicato pre-sidente Napolitano, il Paese deve affronta-re la crisi unito, non dando risposte parzia-li o localistiche. Le risorse dobbiamo spen-derle nel modo giusto e in un'ottica di equilibrio nazionale. È come avere un con-to in banca, ma non potervi attingere per-ché il tetto di spesa è limitato. In questa maniera ci avviamo a consolidare una sta-gione di crisi, con licenziamenti, cantieri che chiudono, disoccupazione in aumen-to, assenza delle condizioni di crescita: non si genera più ricchezza e si cancella-no le spinte alla crescita.

Ci fa un esempio concreto?, Penso, per esempio, ad imprese che

hanno cantieri al Nord e al Sud, ma con la differenza che al Settentrione i pagamen-ti sono regolari al nel Mezzogiorno no. Il risultato è che quell'azienda chiude i can-tieri al Sud e lascia aperti quelli al Nord. Finirà per chiudere dove ha la sua sede le-gale per andare in altre parti del Paese do-ve i pagamenti avvengono in i5o giorni. In passato, le risorse disponibili per il Mezzogiorno sono state spese al Nord. Non chiediamo che vengano restituite, ma solo un sistema di equità.

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Il Sole12

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Che credibilità pensa che il Mezzo-giorno possa avanzare per sostenere questa tesi se poi i numeri e i conti della Pa al Sud raccontano di amministrazio-ni a dir poco incapaci?

Innanzitutto una premessa: solo il Sud può far crescere l'Italia perché ha ampi margini di competitività a partire dai servi-zi pubblici locali e può migliorare notevol-mente le sue performance. Noi abbiamo già iniziato a dimostrarlo ottenendo risul-tati significativi sia sul piano di rientro del-la sanità che sul piano di stabilizzazione fi-nanziaria. Abbiamo riacquistato credibili-tà grazie alle iniziative messe in campo. Eravamo l'unica regione ad aver sforato il Patto di stabilità. Una pesante eredità. Ci siamo messi a lavoro, abbiamo contenuto i costi e riavviato la ripresa.

E poi? L'Italia può farcela, deve credere nella

potenzialità del Mezzogiorno. Il riscatto è possibile anche nella nostra regione che vi-ve più di altri territori gli effetti della crisi ma ha potenzialità straordinarie La no-stra scommessa è dimostrare che esiste un Sud diverso, in grado di affrontare con serietà e responsabilità i problemi risol-vendoli, come sta accadendo.

È una risposta a quelle forze politiche, come la Lega, che fanno dell'antimeri-dionalismo cavallo di battaglia.

Per noi parlano i fatti. Non abbiamo inte-resse a scatenare la guerra fra i territori. Ho in testa un altro approccio. Quando ci siamo insediati tre grandi aziende - Alenia e Fincantieri - avevano annunciato la chiusura dei loro stabilimenti. Oggi, a di-stanza di un paio di anni, le cose sono radi-calmente cambiate e ciò è stato possibile con lo sforzo della Regione e grazie al pre-zioso contributo dei sindacati e degli im-prenditori: a Pomigliano la Fiat ha investi-to 700 milioni di euro realizzando un im-pianto che ci ha reso primi nel mondo in tecnologia; con Alenia abbiamo rilanciato la Campania nel settore dell'aviazione civi-le; Fincantieri, tra mille difficoltà, sta inve-ce ripartendo con le prime commesse. Co-sì, tra diretto e indotto, siamo riusciti a tute-lare 4omila posti di lavoro. È questala stra-da da seguire per cercare di salvaguardare anche le altre realtà che insistono sul no-stro territorio.

Resta il fatto che qui i sacrifici, che si traducono nei massimali al top di impo-sizione tributaria, generati dalla Regio-ne e sommati alle azioni governative so-no più duri che altrove.

Dobbiamo ricordarcil'eredità che ci ha

lasciato la vecchia amministrazione regio-nale e, francamente, dire che il tempo dei sacrifici non è finito. Siamo partiti da un de-ficit della sanità che sfiorava gli 800 milio-ni di euro. Siamo scesi a 25o. Se ci riuscire-mo, e io sono fiducioso che ciò accadrà, po-tremo finalmente ridurre le addizionali Irap e Irpef come promesso. Registriamo un aumento della tassazione anche a cau-sa delle sanzioni che abbiamo subito. E poi stiamo mettendo mano anche alla macchi-na interna dell'ente: con il nuovo ordina-mento della pianta organica della Regio-ne, ci saranno risparmi importanti e mag-giore efficienza Ribadisco: alla fine di que-ta terapia sarà possibile anche agire sulla leva fiscale e attenuarla.

Quando? 112013 saràun anno cruciale. Ripeto, pos-

siamo e dobbiamo farcela. IV RIPRODUZIONE RISERVATA

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press LinE 04/04/2012

Il Sole12

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Imu al nodo dei decreti attuativi Risolto l'acconto, i problemi aperti pesano ancora sui conti dei Comuni Luigi Lovecchio Gianni Trovati

L'ultimo giro di modifiche parlamentari ha risolto le inco-gnite dell'acconto, ma ha prodot-to o lasciato inalterati una serie di nodi destinati a creare più di un problema ulteriore al debutto anticipato dell'Imu.

I più gravi discendono dall'escamotage individuato dal Governo con lo scopo di mettere il gettito già "cifrato" dal decreto di Natale al riparo da eventuali sorprese. In pratica, si stabilisce che uno (o più) Dpcm possano in-tervenire fino al 10 dicembre a correggere detrazioni e aliquote di riferimento, cioè quelle fissate dalla legge statale su cui interven-

gono le maggiorazioni o le ridu-zioni comunali.

Il meccanismo, che offre a tut-ti gli effetti al Governo una dele-ga "in bianco" sulla definizione delle aliquote, senza fissare in an-ticipo per esempio il tetto massi-mo delle richieste, solleva un grosso problema costituzionale, perché la Carta stabilisce che «nessuna prestazione personale

o patrimoniale può essere impo-sta se non inb ase alla legge» (arti-colo 23) e che ogni delega al Go-verno deve essere caratterizzata da «principi e criteri direttivi».I1 doppio passo del calendario sem-bra incespicare anche sul fronte dell'attività comunale: entro il 30 giugno gli enti locali dovranno approvare preventivi 2012 im-prontati alla «veridicità» (lo pre-vede l'articolo 151 del Dlgs 267/2000), ma avranno tempo fi-no al 3o settembre per decidere le aliquote dell'Imu, cioè una vo-ce decisiva per la colonna delle entrate. Gli emendamenti riesu-mano la nozione di «accertamen-to convenzionale» a giugno del-le entrate stimabili in base ai dati

a disposizione per quell'epoca, con un meccanismo (già speri-mentato senza successo per l'Ici dei fabbricati rurali) che viaggia in deroga a parecchi principi chiave della contabilità. Senza contare che, comunque sia, an-che il 3o settembre si rivelerà una data troppo "anticipata" se il Governo deciderà di sfruttare in-teramente i tempi supplementa-ri che si chiudono il 10 dicembre.

Viaggia nella nebbia anche la disciplina della dichiarazione che, in base agli emendamenti, trova la sua prima scadenza al 30 luglio prossimo per gli immobili posseduti al i °gennaio scorso. La norma nulla dice su quali siano i contribuenti obbligati all'adem-

pimento (è presumibile che la norma si rivolga prima di tutto, anche se non solo, ai proprietari di abitazioni principali, "libera-ti" dall'imposta fin dal 2008), né su chi sia il destinatario della di-chiarazione. Tutti questi dubbi andranno chiariti dal decreto mi-nisteriale che deve disegnare an-che il modello di dichiarazione. Con le nuove scadenze fissate dal decreto fiscale nella versione rivista in commissione al Senato, però, la questione è urgente.

Altrettanto urgente è la defini-zione dei modelli di versamento, a partire dall'individuazione del codice tributo. Lo sanno bene i contribuenti che in queste setti-mane si sono recati ai centri di as-

sistenza fiscale e che, alla richie-sta di attivare meccanismi di compensazione con le imposte sui redditi nei modelli 730 di quest'anno, si sono visti "respin-gere" proprio perché manca lo strumento indispensabile a far gi-rare il sistema. «Ma nel frattem-po avevamo già accolto bomila contribuenti che dovremo far tornare indietro» denuncia il dg di Caf Acli, Paolo Conti. Con la stessa ansia attendono questo passaggio i Comuni, che chiedo-no l'attivazione di un doppio co-dice tributo per evitare di sobbar-carsi interamente i rischi di ri-scossione anche sulla quota era-riale dell'imposta.

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Le questioni da affrontare

I punti su cui il Governo dovrebbe intervenire urgentemente

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Uno (o più) Dpcm potranno intervenire fino al10 dicembre a correggere detrazioni e aliquote di riferimento (quelle fissate dalla legge statale su cui intervengono i Comuni). Il meccanismo offre al Governo una delega "in bianco" sulla definizione delle aliquote

Un altro equivoco deriva dall'obbligo per gli enti locali di approvare entro 1130 giugno i preventivi 2012 improntati alla «veridicità». Però avranno tempo fino al 30 settembre per decidere le aliquote dell'Imu, cioè una voce decisiva per la colonna delle entrate

Dubbi sulla dichiarazione da presentare entro il30 luglio 2012 per gli immobili posseduti al 1 °

gennaio 2012. La norma nulla dice su quali siano i contribuenti obbligati né su chi sia ildestinatario della dichiarazione. E tutti aspettano ildecreto ministeria le

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I codici tributi per il modello F24 non ci sono ancora e i contribuenti che in queste settimane si sono recati ai centri di assistenza fiscale, alla richiesta di attivare meccanismi di compensazione con il 730 si sono visti "respingere" dagli sportelli

Il saldo si presenta anch'esso problematico perché le operazioni di accatastamento dei fabbricati rurali si concluderanno il30 novembre e il termine per le aliquote «statali» definitive è stato quindi posticipato ali.° dicembre, solo sei giorni prima delsaido Imu 2012 kew\e~z\ Sono rimaste lettera morta le richieste delle associazioni di proprietari e inquilini perii mantenimento delle agevolazioni sulle case locate, specialmente quelle con canone «concordato»: quest'ultimo strumento è destinato a scomparire rapidamente

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Il Solere /,1

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Un'imposta che va rifondata di Angelo Rughetti

li emendamenti al Dl di „ semplificazione fiscale

in materia di Imu lascia-no tanti dubbi e mettono i co-muni in uno stato di incertezza fino a ottobre.

L'Imu sperimentale è stata introdotta con il decreto "salva Italia". Si tratta di un'imposta complessa che contiene due ti-pologie di prelievo: la vecchia Ici e una patrimoniale. A diffe-renza dell'Imu come configura-ta nel decreto legislativo sul fe-deralismo municipale n. 23, l'Imu sperimentale quindi ha una componente statale molto forte che ne ha snaturato l'idea originaria. Nel decreto 23, infat-ti, l'Imu saldava due imposte (Ici e Irpef sugli immobili) e re-stava tutta nelle casse comuna-li per finanziare una buona par-te delle funzioni dei comuni.

L'introduzione della compo-nente patrimoniale (errata an-che sul piano squisitamente tri-butario) ha complicato note-volmente le cose perché l'Imu è diventata un modo per lo sta-to per fare cassa a scapito dei comuni. Si fa passare attraver-so una decisione comunale un prelievo che per il5o% del getti-to delle case diverse dalla pri-ma andrà direttamente allo sta-to. Se ve ne fosse bisogno la con-ferma di questa affermazione è data dalla modalità di riscossio-ne (F24 e non bollettino comu-nale), dall'impossibilità di adot-tare regolamenti autonomi per i comuni, dall'imponibilità de-gli immobili di proprietà comu-nale (vuol dire che il comune sui suoi beni deve pagare lo sta-to!!) e adesso dal fatto che si fa pagare la prima rata sulla base dell'aliquota stabilita dalla leg-ge e non dal comune.

Gli effetti di queste decisioni sono evidenti e fortemente ri-schiosi. In questo modo i comu-ni dovranno farsi carico di au-mentare la pressione fiscale e alzare le aliquote non per dare

nuovi servizi o migliorare quel-li esistenti ma solo per compen-sare i tagli fatti dal governo e i cui benefici sui conti pubblici sono stati già contabilizzati an-che se non sono certi. Si avrà un'ulteriore crisi di liquidità perché verranno a mancare molte risorse (parliamo di mi-liardi) a causa del taglio del fon-do di riequilibrio, da un lato, e il pagamento dell'aliquota stan-dard, dall'altro. Se i conti di Ifel saranno confermati dai fatti, inoltre, a settembre ci accorge-remo che la coperta è corta: le stime dell'Imu sono state otti-mistiche e di conseguenza i co-muni hanno subito tagli ingiu-sti che andrebbero compensa-ti. Ma il nuovo testo del decre-to legge sembra già dare per scontata questa ipotesi preve-dendo, tuttavia, che non vi sa-ranno nuove risorse anche in caso che gli errori di stima fos-sero confermati.

La confusione regna sovra-na e occorre subito rimettere le mani su tutto l'impianto dell'Imu sperimentale e torna-re all'idea originaria della leg-ge 42, prevedendo che l'impo-sta sia comunale e al massimo si preveda uno scambio fra get-tito e trasferimenti. Nella so-stanza si potrebbe arrivare a un comparto dei comuni che avrebbe un'entrata tributaria totalmente autonoma di circa 22 miliardi ad aliquota stan-dard di cui una parte - in base alle capacità fiscali di ogni co-mune - sarebbe devoluta a un fondo perequativo da distribui-re secondo le capacità fiscali e secondo i fabbisogni standard attraverso un accordo di confe-renza stato-città e autonomie locali. Un sistema chiuso che responsabilizzerebbe tutti i co-muni e che ristabilirebbe un rapporto sano fra cittadino-contribuente e amministrazio-ne locale.

Segretario generale dell'A nci

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Il salasso

Stima del gettito Imu 2012 da imprese produttive Veneto-Padova. Valori in milioni di euro

C3 • Laboratori,per Rendita catasta Le

Rivalutazione

Moltiplicatore

Base imponibile

Aliquota

Gettito

C2 - Magazzini e'Locali Rendita catastale

Rivalutazione

Moltiplicatore

Base imponibile

Aliquota

Gettito

Veneto 20121

arti e'mestieri 28,323

5% 140

4.163,598 0,76%

31,643 di deposito 46,896

5% 160

7.878,616

0,76% 59,877

2011

28,323 5%

100 2.973,998

0,65%

19,330

46,896

5% 100

4.924,135

0,65% 32,006

Padova 2012 1„

4,392 5%

140

645,740 0,76%

4,907

9,658

5% 160

L622,579

0,76% 12,331

.. 2011 ..... D, eccetto D2 -05•

4,392 Rendita catastale

5% Rivalutazione

100 Moltiplicatore

461,243 Base imponibile

0,60% Aliquota Gettito

2,753

----------- ..." height--

Rendita catastale

9,658 Rivalutazione

5% Moltiplicatore

100 Base imponibile

L014,111 Aliquota

0,60% Gettito 6,054

e pensioni

Veneto

2012 opifici e fabbricati

793,338 5% 60

49,980 0,76%

379,850

.. .72,850

107,987 5% 60

6.803,193 0,76%

51,704

2011

793,338 5% 50

41,650 0,65%

107,987 5% 50

5.669,328 0,65%

36,850

a uso produttivo

l Padova 20121

142,740 5% 60

8,992 0,76%

68,344

16,806 5% 60

L058,827 0,76% 8,047

2011

142,740 5% 50

7,493 0,60% 44,738

16,806 5% 50

882,356 0,60% 5,267

Fonte: elaborazione Confindustria Padova su dati Agenzia del Territorio

La deenmda efi Cenfínduafila 'a; "Il gettito nella Regione peserà per164 milioni in più sui fabbricati produttivi

Competitività delle imprese a rischio Luca Pozza

Un conto da 164 milioni in più rispetto alla vecchia Ici per le attività produttive del Veneto. «L'Imu si profila come una stan-gata per le Pmi, già provate dalla crisi» è l'allarme lanciato ieri da Massimo Pavin, presidente di Confindustria Padova, il cui Uffi-cio studi, utilizzando i dati del-l'agenzia del Territorio, ha stima-to l'impatto dell'Imu sul sistema produttivo regionale. Dal con-fronto con lavecchia imposta su-gli immobili, risulta un'esplosio-ne fiscale che ha come detonato-re i coefficienti "moltiplicatori" delle rendite catastali, aumenta-

ti tra il 20 e il 6o per cento. Com-plessivamente l'impatto stimato sulle imprese manifatturiere del Veneto è un gettito di 523 milioni di euro, di cui il 72,6% a carico dei fabbricati produttivi. L'au-mento della tassazione per le im-prese venete sarà del 45,7%, se prima il Governo e poi i Comuni confermeranno l'aliquota base del 7,6 per mille per il saldo di di-cembre. Ma il rischio è che i sin-daci possano decidere di aumen-tare l'aliquota.

«Si tratta - ha precisato Pavin - di una distorsione del federali-smo municipale che ha del para-dossale in un Paese dove la pres-

sione fiscale sugli onesti ha rag-giunto il 54 per cento. Un maci-gno sulla competitività che po-trebbe risultare ancora più pe-sante dopo la decisione finale sulle aliquote».

La situazione ha spinto Pavin a lanciare un appello ai sindaci dei 581 Comuni veneti. «Chiedo di deliberare, dove possibile, l'ali-quota minima ai fini del calcolo dell'imposta complessivamente dovuta per il 2012. La richiesta ri-guarda in particolare i fabbricati strumentali all'attività produtti-va o i laboratori artigianali».

E a proposito di appelli è so-prattutto al Governo Monti che

il presidente di Confindustria Pa-dova si rivolge per «chiudere la stagione dei sacrifici fatti di sole tasse, che contraggono i redditi e i consumi, e ad aprire quella dei tagli alla spesa, ridimensio-nando gli apparati e il pubblico impiego. Solo così si può aprire la strada a riduzioni del carico fi-scale e a una politica industriale, finora latitante, per catturare un po' di crescita. Mi riferisco a in-frastrutture, riforma degli incen-tivi, smobilizzo dei pagamenti al-le imprese, banda larga e misure per riattivare gli investimenti esteri», ha concluso Pavin.

ORIPRODUMMERISERVATA

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Aliquote incerte fino al 10 dicembre Il nuovo termine renderà più difficile il calcolo del saldo con il pericolo di sanzioni e interessi

Saverio Fossati Gianni Trovati

L'Imu 2012 non troverà pa-ce fino al to dicembre. Il testo dei correttivi al decreto fiscale votato ieri in commissione fi-nanze al Senato sposta infatti a quella data il termine entro il quale un Dpcm potrà cambiare le aliquote dell'imposta per ga-rantire (allo Stato) il gettito pre-visto dal decreto «salva-Italia».

Ciò che si prospetta, anche se la norma non lo dice, è in realtà un doppio Dpcm: il primo, relati-vo in particolare ad abitazioni e immobili commerciali e indu-striali, andrà scritto prima del 3o settembre, per dare modo ai Comuni di rivedere le proprie scelte locali su quella base.

Il secondo, dedicato al capi-

L'acconto di giugno dovrà fare riferimento alle percentuali di legge del 4 e 7,6 per mille, anche se così i Comuni incasseranno meno

tolo agricoltura, dovrà invece aspettare ilio novembre, data entro la quale si concluderan-no le operazioni di accatasta-mento dei fabbricati rurali. Il calendario, insomma, assomi-glia sempre più a una maionese impazzita (chi si fosse perso nella pioggia di date può con-sultare la scheda qui sotto) e, ol-tre a più di un dubbio di legitti-mità sul fatto che uno o più Dpcm possano intervenire a fi-ne anno per cambiare aliquote (si veda la pagina a fianco), mo-stra in modo sempre più palese le difficoltà di gestione dell'im-posta dopo il debutto accelera-to deciso a Natale.

I meccanismi di questa gio-stra sempre più articolata na-scono tutti dallo stesso proble-ma: il risultato è già scritto, per-

ché il decreto «salva-Italia» chiede all'Imu di garantire allo Stato 9 miliardi, tramite la «quo-ta erariale» che i Comuni devo-no girare a Roma, ma la strada per arrivarci è tutta da traccia-re perché le tante novità dell'im-posta aprono più di un'incertez-za sul gettito effettivo. Anche perché le regole sono in conti-nua "evoluzione": nel passag-gio in commissione al Senato la disciplina Imu imbarca l'esen-zione totale per i fabbricati ru-rali nei Comuni classificati co-me «montani» (quindi anche sotto i mille metri di altitudine) per i fabbricati «inagibili» e «inabitabili», oltre all'azzera-mento per i fabbricati di Comu-ni, edilizia popolare e coopera-tive a proprietà indivisa che era già contenuto nella prima ver-sione degli emendamenti dei relatori. Bocciato, invece, un emendamento Idv che impone-va il pagamento dell'Imu alle fondazioni bancarie.

In un panorama così movi-mentato, che farà attendere si-no a fine anno per avere un qua-dro stabile delle aliquote, non poteva passare liscia la data del-l'acconto al 18 giugno (il 16 è un sabato), che l'Imu ha ereditato dalla disciplina Ici senza però riuscire a gestirla come la vec-chia imposta che era ormai in-stradata da anni su un tranquillo tran tran. Per superare l'ostaco-lo (si veda «Il Sole 24 Ore» di ie-ri), gli emendamenti hanno rie-sumato una previsione che era già spuntata nelle prime versio-ni del decreto e che chiede di cal-colare l'acconto in base alle ali-

quote «di riferimento» fissate dalla legge (4 per mille per l'abi-tazione principale, 7,6 per gli al-tri immobili tranne quelli stru-mentali all'attività agricola, per i quali è il 2 per mille). Una stra-da praticamente obbligata, con due risultati facilmente prevedi-bili: uno «sconto» temporaneo per i contribuenti, che comun-que si limita a spostare al saldo di dicembre il pieno dispiegarsi dei rincari rispetto all'Ici 2011 e un problema ulteriore di cassa per i Comuni che infatti ieri han-no subito ribattuto per bocca del presidente dell'Anci Grazia-no Delrio che «l'acconto così non basta» e che lo Stato deve «garantire anticipi di cassa».

Le tabelle qui a fianco mostra-no le conseguenze che la nuova disciplina avrà sull'imposta tota-le e sugli acconti per le varie ti-pologie di immobili in base alle aliquote che le Giunte hanno ipotizzato in queste settimane. In generale, comunque, l'ampia maggioranza dei Comuni sta pensando di ritoccare all'insù l'imposta, e l'acconto ad aliquo-te standard produce "sconti" proporzionale all'entità degli au-menti che saranno decisi a livel-lo locale. Prendiamo un immobi-le (non prima casa) con valore catastale ai fini Imu da toomila euro: con aliquota standard del 7,6 per mille, l'acconto è di 38o euro (la metà di 76o), con una ri-duzione del 40% rispetto ai 530 euro pagati con aliquota al 10,6 per mille e del 26% rispetto ai 48o euro chiesti da un'aliquota al 9,6 per mille.

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Aliquote incerte fino al 10 dicembre

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II Scile12 press LinE 04/04/2012

0,0 433,4 77,0 77,0 1 0,0 1 77,0

Gli effetti sulle abitazioni ...

L'imposta dovuta (con gli aumenti rispetto at 2011) e le nuove regole per l'acconto nel caso di abitazione principale o seconda casa concessa in affitto a canoni di mercato

::,)".■ .. , ...... ...,:,

Imposta totale Acconto2012 ........

Ici Imu Differenza Primai Dopo Sconto 2011 J % dell'emendamento l'emendamento temporaneo (.).

....--fii.13[ALE(éifEiiiiiiìií3)iii idiiúiídiiiRii.i...... .... -------- ................._............................................................................................................................................................... Abitazione principale

70,1 1 70,1 i 0,0

Seconda casa

0,0 1 140,1 1

Imposta totale Acconto 2012

Ici Inin Differenza Prima Dopo 2011 2012 % dell'eniendaniento l'emendamento temporaneo (*)

206,11 6330 2072 1 3165 1 2506 1 65,9 1 382,5 372,0 1 816,3 1 119,4 1 408,1 1 323,1 85,0 493,2

TRILOCALE (CATEGORIA Al2) IN ZONA SEMICENTRALE TRILOCALE(CAIEGORIA A/2) IN ZONA SEMICENTRALE Abitazione principale Abitazione principale

0,0 1507,841 - 1 253,92 253,92 1 0,0 1 253,92 0,0 1 383,0 1 - 1 191,5 1 191,5 1 0,0 1 191,5

Seconda casa Seconda casa

553,0 I 698,8 207,2 849,408 1 61.4 177,0 L026,4 637,7 I 399,3 119,4 699,6 1 553,9 1 145,8 845,4

-\\

Imposta totale Saldo

Differenza Prima DoPo Sconto 2012 2011 2012 % dell'emendamento l'emendamento temporaneo()

BI LOCALE (CATEGORIA A/3) IN ZONA SEMICENTRALE

Abitazione principale

0,0 1 154,0

Seconda casa

387,21 938,1 142,3 1 469,1 I 336,3 1 132,8 1 601,8

TRILOCALE (CATEGORIA 4/2) IN ZONA SEMICENTRALE

Abitazione principale

0,0 813,3 - 406,6 1 406,6 0,0 406,6

Seconda casa

1.116,7 2.705,5 142.3 1.352,7 969,9 382,9 1.735,6

Imposta totale Acconto 2012

Ici Imu ^ Differenza Prima - - - • • • Dono Sco

2011

B1LOCALE (CATEGORIA A/3) IN iFINASE01é4liF4ALì --

Abitazione principale

216,7 I 153,4 1 63,3

Seconda casa

5542 1.342,8 142,21 6714 I 4814 1 190,0 I 8614.

Abitazione principale

60 11.29671 - 1 6483 I 4987 1497 I 79. 2.9 .

Seconda casa

1.309,6 3.173.0 I 142.3 1 1.586.5 I 1.137,5 1 449,0 I 2.035,5

280,0

3012 ! % del/ emendamento I

AtTRIIMM

L'imposta dovuta (con gli aumenti rispetto at 2011) e le nuove regole per l'acconto nel caso di immobili commerciali e industriali

Seconda casa

Abitazione principale

0,0 I 63,8 31,9 31,9 1 0,0 319

Icf Differenza I Prima i Dopo ; Sconto 2012 2011 2012 ; dell'emendamento l'emendamento : temporaneo (*)

.---•-•-•,•-..-••••••••-•.-•-•••••.•-•••••••••-••••.•••••-••••••••,.. ••••••••••••••-••••••=•-•••-•-•-•-•••••.•••••.••••••••,------ ••-•••-••••••••••••••.,-----••••-•.- Negozio di 100 metriquadrati in tentr0 a Milano

1049,92 3260,9 210,5 1.630,464 1.290,784 339,68 1.970,144

Laboratorio di 200 Metri quadrati alla Periferia di Firenze

910 1.747,2 92,0 873,6 691,6 182,0 1055,6

Ca pan none industriale da 2rnfla metri quadrati aiorin

15.360 30.105,6 96,0 15.052,8 11673,6 3379,2 18.432

Nota ella sconto ottenuto dal contribuente in sede di acconto viene recuperato con ilsaldo di diceinbi e

IMPoSta totale

Ici Imu Differenza Prima Dopo Sconto 2011 2012 % dell'emendamento l'emendamento temporaneo (*

• • - Ufficio da 300 metri quadrati in zona semicentrale a Roma

5.281,1 :12.795,3: 142,3 : 6.397,7 2.866,9 3.530,8 . . . . . . . .

Dimora storica da 400 metri quadrati a Bologna (abitazione principale)

916,7 1 2.415,2 . 163,4 L207,6 1207,6 . 0,0 = 2.415,2

Dimora storica da 400 metri quadrati a Bologna (concessa in affitto)

1252,56: 6.665,3 432,1 3.332,7 2.389,5 1886,4 8.551,7

Fonte: elaborazione del Sole 24 Ore i n base alte aliquote ipotizzate dai Comuni

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• Incentivi, resta il nodo Regioni Entro giugno il provvedimento sulle norme nazionali poi dialogo con i Governatori

ROMA

Arriverà un taglio drasti-co alle norme nazionali, che potrebbero scendere da 51 a 25, ma per il groviglio degli strumenti regionali occorre-rà soprattutto la concerta-zione. Il provvedimento che il governo sta preparando sugli incentivi, per il varo probabilmente a giugno, è fortemente orientato a privi-legiare gli strumenti per la ri-cerca e innovazione (lavo-rando d'intesa con il ministe-ro di Francesco Profumo) e all'internazionalizzazione, ma non potrà intervenire laddove la competenza è strettamente regionale.

Per questo, bisognerà aspettare per disboscare un complesso di 815 interventi che, nel periodo 2005-201o, hanno finanziato 420.649 iniziative per complessivi 14,5 miliardi di agevolazioni concesse, con erogazioni per 9,7 miliardi (il 67% di

quelle concesse). Il lavoro dunque si con-

centrerà per ora sul quadro nazionale. Il nuovo corso, ol-tre che a un maggior rigore, dovrà ispirarsi anche a una più attenta selezione ex ante e in corso d'opera degli inter-venti da finanziare. Perché le esperienze passate sono piene di interventi poco effi-caci, avanzati in modo non trasparente o oggetto di pra-tiche illecite. Significativo, sotto questo punto di vista, il dato sulle revoche.

Tra il 2005 e il 2008 i proce-dimenti di revoca sono arri-vati a quota 8,4 miliardi (7,6 miliardi per gli interventi na-

QUADRO COMPLESSO

Nel periodo 2005-2010 finanziate a livello locale 420.649 iniziative con erogazioni pari al 67% delle concessioni

zionali, o,8 miliardi per quel-li regionali). Revoche che si sono concentrate principal-mente nel periodo 2004-2008 per la legge 488/92 e per gli interventi della programmazione nego-ziata. In particolare, per il 2010, ultimo anno di rileva-zione disponibile, l'inciden-za delle revoche è stata di cir-ca 1 miliardo (12% del totale generale).

Proprio gli incentivi a pioggia della 488 e la pro-grammazione negoziata so-no considerati ormai stru-menti superati. Il riassetto degli incentivi allo studio dello Sviluppo economico punta invece a confermare i contratti di sviluppo, stru-mento nato con il decreto 112 del 2008 che può articolarsi in uno o più progetti di inve-stimento e, eventualmente, progetti di ricerca industria-le con estensione anche al tu-rismo e al commercio. Per i

contratti di sviluppo si può contare sui fondi Ue gestiti dal ministro Fabrizio Barca, ma per la maggior parte de-gli strumenti in bilico pro-prio l'assenza di risorse ri-schia di fare da tagliola.

Un riscontro diretto di quanto le difficoltà dei con-ti pubblici abbiano frenato il sistema di incentivazio-ne si ottiene analizzando i dati sull'erogazione delle risorse. Dai massimi rag-giunti nel 2008, il calo è sta-to pressoché costante e in particolare, durante la crisi del 2009-201o, nel periodo culminante della crisi, lo Stato, a corto di liquidità, ha immesso nel sistema economico un volume ri-dotto di risorse. Al Centro-Nord si è passati da 1,2 mi-liardi del 2008 a 737 milioni del 2010, al Sud da 1,6 miliar-di a 969 milioni.

C.Fo. RIPRODUZIONE RISERVATA

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Incentivi, resta il nodo Regimi

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PatrITÓRT2 ,P15T kvP

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Il soler /,1

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Il Sole12

Pezza sull'acconto ma i problemi restano

on l'emendamento in extremis sull'acconto ci han- no messo una pezza: almeno il 18 giugno i contri-

„) buenti potranno farsi salassare senza pericolo di sbagliare i conti e vedersi chiedere sanzioni e interessi. All'assurdità di una norma che posticipava la defmizione delle aliquote dopo la data del primo versamento il Gover-no ha così posto rimedio dopo settimane che veniva se-gnalato il problema. Ma ha subito rimandato il problema a dicembre, quando, al momento del saldo, questo sì da calcolare inesorabilmente in base alle aliquote "giuste", il termine scadrà solo sei giorni dopo quello per la relativa delibera comunale. Proviamo a immaginare cosa accadrà quando decine di milioni di contribuenti dovranno infor-marsi sulle decisioni di ottomila Comuni e rifare i calcoli Imu in così pochi giorni.

Per non parlare della questione delle dichiarazioni Imu da presentare entro il 3o luglio. L'incubo della dichiarazio-ne lunare dei terreni e dei fabbricati (1992), che preparava il terreno all'Ici, turba ancora i sonni di molti italiani. A oggi non si sa cosa dovrà essere indicato ma, consideran-do come l'Imu sia diversa dall'Ici, c'è da aspettarsi che sia-no in decine di milioni a doverla compilare. E il relativo Dpcm è ancora nel mondo delle intenzioni.

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Mterh d'mbito, Bandi differenti fra attività di trattamento e servizi di recupero e smaltimento

Paola Ficco

Sui rifiuti urbani debutta-no le gare separate indette dal-le Autorità d'ambito per realiz-zare e gestire gli impianti di trattamento rispetto ai servizi di raccolta e avvio a recupe-ro/smaltimento.

È questo il risultato della novità introdotta dalla modi-fica apportata all'articolo 25, comma 4 del decreto "libera-lizzazioni" (Dl 1/2012) dalla legge di conversione 27/2012 sul servizio di gestione inte-grata dei rifiuti urbani. Ora si attua e garantisce una effetti-va tutela della concorrenza in questo particolarissimo ambi-to e si pongono le basi per rea-lizzare la prima vera riforma

concorrenziale di settore. Il nuovo testo innova rispet-

to al principio della gestione di-retta dell'intero servizio da parte dell'aggiudicatario della gara e crea quello di una gestio-ne che dalla raccolta al tratta-mento finale dei rifiuti (anche in convenzione), garantisce l'erogazione dell'intero servi-zio. Sarà così possibile defini-re tariffe di trattamento "nor-

CLAUSOLA M SALVAGURDIA Mesto impone ai gestori l'obbligo di garantire priorità d'accesso ai rifiuti del territorio di riferimento dell'impianto

malizzate" e soddisfare il fabbi-sogno del territorio servito. L'Autorità d'ambito, infatti, po-trà comprendere (o meno) nell'affidamento del servizio la gestione e la realizzazione degli impianti. Il testo prende atto della realtà di un territo-rio in cui ci sono impianti piani-ficati dalle Regioni e di titolari-tà di privati ma anche più diffu-se aree prive di impianti.

Nel primo caso, ovviamente, va tutelato il diritto del gestore dell'impianto a continuarne la gestione, affinché rientri del ca-pitale investito per realizzarlo.

La facoltà ora concessa all'Autorità d'ambito dibandire gare separate per affidare di-sgiuntamente realizzazione e

gestione degli impianti rispetto alla gestione della raccolta e di avvio a recupero/smaltimento, significa tutelare e garantire la concorrenza suvaripiani. Laga-ra separata per la realizzazione e gestione degli impianti con-sente la competizione di sogget-ti (anche associati) dotati di ido-nea specializzazione tecnica e adeguata capacità d'investi-mento, escludendo i requisiti in genere richiesti per raccolta e trasporto dei rifiuti. Capacità di-verse, gare diverse.

La norma specifica i limiti del servizio pubblico dove, a pieno titolo, rientra l'avvio a recupero (di materia o di energia) dei ri-fiuti urbani raccolti in modo dif-ferenziato.

La novella introduce un'ulte-riore disposizione funzionale a creare un vero mercato. Infatti, prende atto dell'inviolabilità dei diritti acquisiti dai titolari degli impianti realizzati prima della gara, sottopone a regola-zione le tariffe di accesso a tali

Gestione dei rifiuti urbani, al debutto le gare separate

impianti e impone ai relativi ge-stori l'obbligo di garantire prio-rità di accesso ai rifiuti del terri-torio di riferimento.

Ne emerge un quadro positi-vo perché, per la prima volta, la concorrenza nell'ambito del servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani è guardata con obiettività. C'è, però, un problema posto dall'architet-tura legislativa adottata: la nor-ma è a sé stante e non va a inci-dere direttamente sull'artico-lo 201, comma 4, del Dlgs 152/2006 (norma di settore) che ora diventa disarmonico ri-spetto alla nuova norma per-ché rimane vigente fino al 31 di-cembre 2012 (legge 14/2012, "milleproroghe")

Nasce così il problema di qua-le delle due disposizioni preval-ga sull'altra (almeno nel 2012), poiché non c'è alcuna norma volta a far prevalere il nuovo di-spositivo in caso di conflitto con quanto già vigente.

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press LinE 04/04/2012

Il soler /,1

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Un fondo per il recupero crediti Obiettivo dell'accordo è sbloccare almeno un miliardo di liquidità

Giuseppe Chiellino MILANO

Di fronte alo miliardi di cre-diti vantati dalle imprese nei confronti della Pubblica ammi-nistrazione, 500 milioni non so-no risolutivi, ma l'accordo sigla-to ieri tra Unicredit Factoring e Sace Fct «è idea concreta» che vuole innescare «un circolo vir-tuoso» per cominciare a smobil-zzare queste risorse e riaprire i flussi di liquidità per sostenere il capitale circolante delle Pmi. C o-si Roberto Nicasto, dg di Unicre-dit, e Alberto Castellano, a.d. di Sace, hanno presentato ieri la partnership con cui l'istituto di credito mette a disposizione del-la società di factoring che fa ca-po alla Sace una linea di credito di 500 milioni di euro. In pratica, Sace Fct attingerà alla linea di credito per smobilizzare i credi-ti dei fornitori di enti centrali del-la Pa o delle Regioni. «Tra i cre-diti verso le Regioni - ha precisa-to l'ad di Unicredit Factoring, Ferdinando Brandi - consideria-mo anche quelli verso le Asl». Una parte dei 500 milioni potrà essere utilizzata da Sace Fct per finanziare operazioni in pool con Unicredit Factoring. In un contesto in cui spesso l'esposi-zione delle imprese è molto con-centrata, «questo accordo con-sente di distribuire meglio il ri-schio» ha spiegato Castellano il quale ha anche «spezzato una lancia» a favore dei debitori pub-blici, muovendo un rimprovero alle imprese per la «cattiva abitu-dine di continuare a vendere be-ni e servizi a clienti che pagano poco e male. Perché, mi chiedo, lo fanno?».

La partnership unisce «la ca-pillarità della rete e la capacità di funding di Unicredit all'espe-rienza di Sace nello smobilizzo dei crediti nei confronti degli en-ti pubblici». Il plafond messo a disposizione da Unicredit può generare un flusso di liquidità verso le Pmi di «almeno un mi-liardo di euro». Cifra che può «moltiplicarsi se ci saranno pro-

gressi concreti sulla certificazio-ne dei crediti verso la Pa». Non solo. Se i tempi di pagamento si ridurranno sensibilmente, co-me è negli obiettivi del governo, l'operazione potrà beneficiare anche di una rotazione più rapi-da del plafond.

Intanto però «siamo di fron-te ad un cliente che paga sem-pre peggio» come ha sottolinea-to Brandi: «Secondo gli ultimi dati Cribis nell'ultimo anno i tempi si sono allungati del 20

per cento». Quello dei crediti delle impre-

se verso la Pubblica amministra-zione resta un nodo fondamenta-le del credit crunch che ha vissu-to la fase più acuta «tra la fine del 2011 e le prime settimane del 2012» ha spiegato Nicastro.

N WW. STNN MENTI

Secondo le rilevazioni di Cribs, nell'ultimo anno i tempi si sono allungati del 20%; ora il mondo bancario cerca soluzioni

Imprese bloccate dai crediti ::::: Non c'è un numero ufficiale sull'ammontare dei crediti vantati dalle imprese nei confronti di enti pubblici, aziende sanitarie locali e in generale della Pubblica amministrazione. Le stime più ottimistiche indicano 70 miliardi che potrebbero arrivare a 100 considerando anche i crediti fiscali.

Soluzioni difficili Occorre evitare che queste

cifre si aggiungano all'insostenibile debito pubblico che ha raggiunto il 120% del Pil. Nelle prossime settimane Abi, Mef e imprese dovrebbero individuare soluzioni opportune.

«Una fortis sima crisi di liquidità - ha detto il manager di Unicre-dit- che ha coinvolto tutti gli ope-ratori del sistema-Italia». Abi, ministero dell'Economia e asso-ciazioni degli imprenditori sono impegnati in un fitto dialogo per cercare soluzioni. «Ma occorre avere alcune certezze e vedere alcuni fatti» ha avvertito Nica-stro. Ilproblema principale è evi-tare che la certificazione dei de-biti delle amministrazioni pub-bliche produca l'effetto di au-mentare il debito dello Stato. Questo sembra possibile per le scadenze fino a 12 mesi. Per quel-le più lunghe «si può evitare di gonfiare il debito pubblico con la garanzia pro-solvendo» del creditore Infine, secondo Nica-stro, è necessario mettere ordi-ne nella «grande eterogeneità» con cui i vari enti pubblici «af-frontano la certificazione». Un modo per dire che occorre trova-re criteri comuni su tutto il terri-torio nazionale. Nel protocollo per la moratoria sui debiti delle Pmi, c'è l'impegno a trovare una soluzione entro fine aprile.

L'operazione con Sace è uno degli strumenti con cui il siste-ma bancario sta cercando di ri-mettere in moto il sistema del credito. È di poche settimane or-sono il piano di Unicredit da 40 miliardi per le imprese. È la liqui-dità affluita dalla Bce? «Diciamo di sì» ha detto Nicastro. «Ma an-che dell'aumento di capitale» si è affrettato a precisare, mostran-do ottimismo sul futuro: «La no-stra sensazione è che in marzo ci sia stata un po' di svolta e quindi abbiamo davanti a noi settima-ne, mesi di ripresa dei prestiti all'economia». Anche a livello di «congiuntura generale» Nica-stro ritiene che «il secondo se-mestre sarà migliore del pri-mo». Quanto alle banche, «han-no pagato con 20 miliardi di ac-cantonamenti su crediti. Ma sen-za utili bancari è impossibile da-re nuovo credito».

Twitter:@chigiu

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press LinE 04/04/2012

Il Sole12

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Il Sole

DIS press LinE 04/04/2012

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NOI E GLI A

I pagamenti

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011 2009

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Italia

In Italia i tempi più lunghi

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Fonte: CsC Confindustlia

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Il costo del denaro

Tassi di interesse bancari sui prestiti in euro per settore: nuove operazioni. Valori percentuali

Società non finanziarie: fino a 1 mln. euro Società non finanziarie: oltre 1 mln. euro

----- Società non finanziarie (totale)

2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

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Fonte: Banca d'Italia

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• «Piano città entro giugno» Buzzetti: per il rilancio del settore servono strumenti fiscali adeguati

Mauro Salerno ROMA

Piano città entro giugno. Impegno a ripristinare l'Iva su-gli immobili invenduti oltre i cinque anni. Sono le promesse che il ministro per le Infrastrut-ture e lo Sviluppo economico Corrado Passera ha rivolto ai costruttori intervenendo alla presentazione del rapporto An-ce-Censis sulle città nella sede dell'Ance a Roma. «I principi cardine del piano - ha detto Pas-sera -, ispirano anche l'azione del Governo: stop al consumo del suolo, riqualificazione edili-zia, efficienza energetica, hou-sing sociale, rilancio del traspor-to pubblico locale». Ok anche sull'Iva, richiesta che i costrut-tori considerano cruciale, dopo lo stop alla misura inclusa (e poi cancellata) in una prima ver-sione del Dl liberalizzazioni: «Sono d'accordo, speriamo di trovare una soluzione a breve», ha detto il ministro.

Passera ha rivendicato l'im-pegno del Governo sull'edili-zia «settore in grande difficol-tà, ma capace di reagire alla crisi», ricordando i «22,5 mi-liardi di progetti sbloccati dal Cipe», oltre ai 2 miliardi per l'housing sociale e «ai qoo più 150 milioni per le scuole da spendere subito».

Il ministro ha riposto così al-le sollecitazioni avanzate dai co-struttori per bo cca del presiden-te Paolo Buzzetti. «Il piano per le città - ha spiegato Buzzetti - è un'opportunità di crescita e di sviluppo che non va sprecata. Al Governo chiediamo di mette-re in campo strumenti fiscali adeguati e di credere in questo grande piano di rilancio. Serve un cambiamento subito, il rigo-re non basta e il nostro settore è allo stremo». «Abbiamo già al-lo studio un progetto pilota di ri-qualificazione urbana da noi fi-nanziabile da concordare con Regioni e Comuni in un apposi-to tavolo», ha risposto il vicemi-

nistro alle Infrastrutture Mario Ciaccia». L'idea riguarda un progetto sperimentale da realiz-zare in tre città italiane una al Nord, una al centro e un'altra al Sud ed «esce molto rafforzata da questo convegno», ha con-cluso il viceministro.

Tra le proposte formulate dall'Ance il «contratto di riqua-lificazione condivisa», per met-tere insieme proprietà, operato-ri e Pa sui progetti di trasforma-zione, da incentivare con bonus volumetrici e semplificazioni. Buzzetti ha anche chiesto misu-re speciali sul modello francese (mutui a tasso zero totalmente

LAVOM P

Codice appalti: guida alle ultime modifiche

Dal project bond alle semplificazioni tributarie, dal Tribunale delle imprese alle nuove cause di risoluzione dei contratti: guida alle modifiche al Codice introdotte dai decreti sulle liberalizzazioni, le semplificazioni tributarie e la legge 3/2012 in materia penale.

CAN; L AVOg0

La riforma del lavoro penalizza l'edilizia

GANDL 91 GARA

A Trento e Novara opere stradali per 95 milioni

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Solo 187 closing bancari in dieci anni

www.ediliziaeterritorio.

ilsoleNrore.com

scaricabili da parte delle ban-che) per le famiglie alle prese con l'acquisto della prima casa; ripristino del credito a medio-lungo termine, sul modello del credito fondiario, per le impre-se; riordino degli incentivi al re-cupero; dismissione e conte-stuale valorizzazione degli im-mobili pubblici e soprattutto una fiscalità incentivante per le operazioni di trasformazione urbana, «senza le quali qualsia-si piano è destinato a fallire».

Secondo il rapporto Ance-Censis le città italiane devono recuperare uno «spread di abi-tabilità», dovuto a uno «svilup-po disordinato avvenuto se-guendo un modello fondato sull'automobile, che ha determi-nato un ingente spreco di suo-lo» senza dimenticare l'obietti-vo della qualità architettonica e progettuale. «Città più abitabili sono anche più attrattive».

Invece le nostre città sono malate di traffico. Gli sposta-menti urbani che oggi supera-no ii3 milioni di unità al giorno sibasano sull'uso dimezzi indi-viduali. Tanto che ogni anno un automobilista trascorre 2

settimane di vita in auto a cau-sa del traffico e della congestio-ne urbana. Sono 59,1 milioni le abitazioni censite al Catasto per il 91% detenute dalle perso-ne fisiche. Un patrimonio in gran parte obsoleto. Dieci mi-lioni di abitazioni sono state re-alizzate tra il 1946 e il 1971. La quota di edifici con più di 4o an-ni arriva al 50% nelle grandi cit-tà, mentre il 65% degli edifici è stato realizzato prima de11976, data che ha visto l'entrata in vi-gore dei primi provvedimenti sull'efficienza energetica. Co-me dire che che i nostri edifici sono dei veri e propri colabro-di energetici. Un dato su tutti: una struttura con più di 3o anni consuma circa 180-200 kWh per metro quadro all'anno con-tro i 3o-5o di un edificio nuovo realizzato in classe C. Pagina 46

EDILIZIA O N LIN E

pressunE 04/04/2012

Il Sole12

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°e s, Freyrie sottolinea la convergenza con Ance per una politica della qualità

Sul riuso alleanza architetti-costruttori Paola Pierotti ROMA .

:::::::: «La riqualificazione del pa-trimonio immobiliare e la ma-nutenzione urbana come prio-rità per garantire qualità e sicu-rezza ai cittadini, per promuo-vere i valori culturali del terri-torio, e come volano economi-co per il settore delle costruzio-ni, incentivando la ricerca e l'innovazione tecnologica». Sono questi i tre temi su cui fa leva Leopoldo Freyrie, nume-ro uno degli architetti italini, proponendosi insieme ai co-struttori come parte attiva nel-la definizione di strategie mira-te ad una trasformazione soste-nibile delle nostre città. «Vo-gliamo attivare una campagna di sensibilizzazione tra i citta-dini - ha annunciato Freyrie ie-ri in occasione del convegno

Ance sulla città - lo faremo mettendo in moto un sistema che dia la possibilità ai privati di avere informazioni precise e in poco tempo sullo stato di salute delle proprie abitazioni. Illustreremo esempi concreti di eco-quartieri e distretti ener-getici che anche in Italia sono già realtà. Ai professionisti fa-remo capire che il loro ruolo è cambiato e che il loro know how va riorientato in questo nuovo contesto culturale e eco-nomico. Ci faremo parte attiva

CAMEARE uSIUSS Il volano della crescita

sono riqualificazione

del patrimonio,

manutenzione, concorsi,

sicurezza e ricerca

nella promozione di concorsi di architettura, pubblici e pri-vati». L'impegno del Consiglio Nazionale degli Architetti nel-la partita che ha come obietti-vo la trasformazione delle cit-tà e lo sviluppo sostenibile del territorio è a tutto campo. Si confronta con i possibili com-mittenti, le pubbliche ammini-strazioni, i professionisti.

«Il patrimonio edilizio italia-no per 1143% ha più di 5o anni, il 65% più di 40; il 63% è conside-rato potenzialmente a rischio per vetustà o per problemati-che di tipo costruttivo». Con questi numeri il presidente de-gli architetti spiega quando sia importante la campagna di pro-mozione della cultura del pro-getto. Partendo dal basso.

Fermare il consumo del suo-lo, risparmiare energia e acqua,

usare materiali eco-compatibi-li, realizzare infrastrutture digi-tali nelle città e nelle case, aiuta-re il processo di razionalizza-zione del ciclo dei rifiuti e per la mobilità sostenibile, rigene-rare gli spazi pubblici, sono tut-te azioni che secondo gliArchi-tetti vanno inserite in un unico programma. «La parola chiave è "riuso" - dice Freyrie - e biso-gna pensare all'insegna dell'hi-low (inteso come alte perfor-mance a basso impatto ambien-tale e costi contenuti)».

Il social housing, le scuole, il recupero dei beni demania-li sono iniziative specifiche che per gli architetti devono essere inserite in un piano unitario e sintetico che ha bi-sogno anche di una riforma ra-dicale dell'urbanistica in un contesto sempre più comples-

so e complicato dall'assenza di risorse pubbliche.

«Bisogna riconfigurare il mercato perché le opportuni-tà ci sono - ha aggiunto però Lorenzo Bellicini, direttore del Cresme - tra il 2006 e il 2010 sono stati spesi 68 miliar-di di euro per il fotovoltaico: una cifra che conferma che l'energia è un settore trainan-te su cui si può lavorare. Anco-ra, dei 213 miliardi di euro che corrispondono al valore della produzione nelle costruzioni nel 2011, circa 133 (pari a oltre il 60% del totale) - ha aggiunto Bellicini - sono destinati a in-terventi di riqualificazione. Questo dato conferma invece che il tema dei piccoli inter-venti ha già un peso considere-vole per il settore delle costru-zioni». La criticità del momen-to per Bellicini si potrà supera-re investendo sulla tecnolo-gia, imparando a «gestire» i processi e puntando sulle part-nership pubblico-private.

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press LinE 04/04/2012

Il Sole12

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IL governatore e il consiglio emiliano-romagnolo attaccano l'agenzia di rating per il declassamento

Emani strappa il contratto con S&P Non sarà più Standard & Poor's a certificare il bilancio regionale

DI GIORGIO PONZIANO

a Regione Emilia-Romagna dichiara guerra a Standard & Poor's. All'agenzia di ra- ing era stato affidata dal

preidente della giunta regionale, Vasco Erravi, la certificazione dei bilanci. Il contratto sarà ce-stinato come risposta a quelli che sono stati considerati due affronti da parte dell'agenzia: il declas-samento dell'Italia e poi quello dell'Emilia-Romagna. Contro il potere delle agenzie di rating e i loro comportamenti scende in campo, per la prima volta, una Regione. Il j'accuse è bipartisan. La risoluzione anti-agenzie ap-provata dal consiglio regionale dell'Emilia-Romagna è firmata da Marco Lombardi (Pdl), Luciano Vecchi (Pd) e Matteo Riva (Mi-sto). È stata approvata all'unani-mità dall'aula e prevede «di non concedere più alcun incarico ad agenzie di rating».

Nel documento si stigmatiz-za «il recente comportamento di queste agenzie che appare più orientato a fini protezionistici delle lobby finanziarie interna-zionali the alla reale tutela del mercato finanziario che, va ricor-dato, dovrebbe essere al servizio dell'economia reale e non usare l'economia reale per fini mera-mente speculativi».

Va

Di qui anche un invito alla di-sobbedienza lanciato al sistema bancario dell'Emilia-Romagna: «non deve lasciarsi influenzare da valutazioni che hanno più il sapore di una tutela lobbistica di interessi finanziari extra euro-pei, che di una obiettiva analisi economica». Non solo IiEmilia-Romagna chiama alla crociata anche le altre regioni e il gover-no dei tecnici: «vi è la necessità di rivedere immediatamente la normativa in materia di agenzie di rating, ribadendo -311 particolare la mancanza di ogni loro valore giuridico, introducendo sanzioni per evidenti errori di valutazione

n o per reali turbative al mercato. Inoltre va sostenuta, in ogni sede nazionale ed europea, la proposta di istituzione di una agenzia eu-ropea di rating che abbia carat-teristiche di indipendenza e di qualità».

Insomma, Erravi, sostenuto dalla stessa grande coalizione che supporta in sede centrale il governo ha licenziato Standard & Poor's e vestiti i panni di don Chisciotte giura che farà vedere i sorci verdi alle società che danno i voti. Egli ce l'ha in particolare con Standard & Poor's che dopo aver declassato l'Italia, facendo-la scendere il 13 gennaio da A a

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ItaliaOggi

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Er ani strappa il contratto con S&P

BBB+ ha pure ridotto il rating di 13 enti locali: l'Emilia-Romagna è una delle sette regioni colpite e figura accanto al Comune di Bo-logna, a quelli di Roma, Milano, Firenze e Genova e alla Provincia di Roma.

Il declassamento è avvenuto proprio mentre il presidente (che è anche presidente della Con-ferenza delle Regioni) vantava quelli che considerava dei suc-. cessi. E ciò è stato considerato uno smacco. Lo stock di debito regionale emiliano che nel 2011 ammontava a 854 milioni di euro, nel 2012 calerà di 58 milioni, con un debito pro-capite che si atte-sterà a 205 euro.

Chi però a Roma si oppone al governo Monti non sembra del tutto convinto dell'offensiva anti-finanza avviata in Emilia «È vero, ci sono dei cattivi ma il problema principale», dice Franco Grilli-ni (consigliere regionale Idv), «è l'enorme debito pubblico che il go-verno Monti non sta affrontando con tagli adeguati». Mentre per Roberto Sconciaforni ( consi-gliere Fds): «Le società di rating sono espressione della crisi ma non la causa. È il capitalismo che, incapace di vendere ciò che produce, si rifugia nella specu-lazione finanziaria».

Anche il vice-sindaco e asses-sore al Bilancio del Comune di

Bologna ma pure membro del Consiglio d'amministrazione del-la Cir di Carlo De Benedetti, Silvia Giannini, Pd, si smarca: «S&P ha declassato da A+ ad A il rating della Repubblica italia-na e automaticamente questo ha comportato il declassamento delle regioni e dei comuni, ma ciò dipende dal fatto che ancora questo governo non dimostra capacità di riuscire a risolvere i problemi del paese per quanto riguarda la crescita, anzi, le ma-novre che sono state fatte sono recessive, quindi potrebbero far si che non si riescano a raggiun-gere gli equilibri di bilancio pub-blico e di riduzione del debito».

Intanto Standard & Poor's non certificherà più il bilancio dell'Emilia-Romagna: un con-trollo in meno a fronte di 50 mila euro risparmiati «Stan-dard & Poor's è una delle tre sorelle», dice Luciano Vecchi, consigliere Pd, uno dei firmatari della mozione approvata- con-siderate corresponsabili della crisi finanziaria internazionale: è un'ottima scelta quella della Regione, il primo ente territoria-le italiano che decide di fare a meno dei suoi servizi. È l'inizio di un'azione a livello italiano ed europeo per rendere la finanza più trasparente». Riproduzione riservata

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Annuncio del ministro Passera al convegno Ance che ha lanciato il progetto pilota per il piano città

Pagamenti p. a, soluzione vicina In arrivo decreto ministeriale per la cessione del credito

DI SIMONETTA SCARANE ED Emulo GIOVENTÙ

cino alla soluzione il problema dei ritardati pagamenti della pubbli- ca amministrazione alle

imprese che vantano un credito di 100 miliardi complessivi per opere e forniture (30 miliardi per l'industria delle costruzioni). Il ministero di Corrado Passera sta lavorando al decreto ministe-riale che sarà pronto fra poche settimane.

Questo il risultato del tavo-lo tecnico «che sta lavorando alla messa a punto di un nuovo standard di certificazio-ne sempli-ficata con l'obiettivo di velocizzare la certifica-zione della pubblica amministra-zione per la cessione del credito», ha fatto sapere lo staff del ministero. È quanto chie-deva l'Ance, l'associazio-ne nazionale costruttori edili presie-duta da Pao-lo Buzzetti, per «un cam-biamento repentino» perché, ha ricordato Buzzetti, «il rigore non basta e il nostro settore è allo stremo». Da qui, dunque, si può ripartire verso il futuro che per il presidente dell'Ance passa per «un piano per le città», «un'oppor-tunità di crescita e di sviluppo che non va sprecata», presentato ieri, a Roma, al convegno omoni-mo organizzato ad hoc dall'Ance, che ha registrato anche gli inter-venti del ministro dertèviluppo economico e infrastrutture, Cor-rado Passera, e del viceministro Mit Mario Ciaccia. A supporto, il rapporto Censis-Ance illustra-to dal presidente Giuseppe De Rita. I costruttori individuano nella riqualificazione urbana il volano per l'aumento di compe-titività, crescita e innovazione. Il ministro Passera, che ha dichia-rato il «piano per le città essere una super-idea», ha annunciato che prima dell'estate sarà pronta la prima parte di quello che dovrà essere il volano per la ripresa non soltanto del settore dell'edilizia

ma dell'economia. E il suo vice, Ciaccia, favorevole alla rottama- zione edilizia, ha fatto sapere che a fare da apripista, a breve, sarà il progetto pilota per l'ottimizzazio- ne della gestione di sistema per la riqualificazione urbana, casi di studio che vedranno coinvolte tre città, una per Nord, Centro e Sud. Milano, Roma e Napoli? Buzzetti, soddisfatto perché la politica ha accolto e supporterà l'iniziativa per il piano per le cit- tà; ma guardingo perché, dice, al piano serve concretezza, ha sot- tolineato che un ministero delle aree urbane potrebbe servire, sulla base dei successi delle espe-

rienze estere, in particolare fran- cesi. Inoltre, per una crescita vera occorre «una fi- scalità a favore, altrimenti», ha detto, «non si va da nessuna par- te». Così come «sarebbe neces- sario modificare la disciplina Iva delle cessioni e locazioni delle abitazioni», «al- leggerire il costo fiscale dell'in- vestimento», ma soprattutto «scongiurare il previsto au- mento di 2 punti percentuali del- le aliquote Iva

del 21% e del 10% nel trimestre ottobre-dicembre 2012». Insom-

, ma lo sviluppo sarebbe a portata di mano se soltanto tutti faces- sero la loro parte. «Per centrare l'obiettivo serve un segnale con- creto dal governo, cui chiediamo di mettere in campo strumenti fiscali adeguati e di credere in questo grande piano di rilancio». Per il ministro «mettere soldi in questo settore vuol dire portar- sene dietro molti di più, con un miliardo in più di investimenti si potrebbero avere quasi 20 mila occupati in più». Il piano per le città è un cavallo di battaglia dell'Ance che trova ora una spon- da nel governo, almeno a parole. E sul fisco Passera ha sostenu- to che «deve essere orientato al raggiungimento degli obiettivi». E condivide la richiesta dei co- struttori sulla neutralità dell'Iva, perché sugli immobili invenduti costituisce un costo insostenibile per le imprese. «L'Iva», ha detto Passera, «deve essere neutra e non deve diventare un costo». Av-

verte il ministro che ci sono «10 milioni di edifici che stanno rag-giungendo livelli di vetustà» ed è da qui che si deve partire. Soldi? Tracce ce ne sono nei vari inter-venti fatti finora dal governo. Per l'housing sociale, che vuol dire edilizia sociale, ricorda che sono a disposizione «2 miliardi di euro», a favore di abitazioni a canone

moderato o a prezzi di vendita calmierati, assicurati da Cassa depositi e prestiti e fondazioni bancarie. Così come «ci sono circa 550 milioni di euro a disposizione del piano di edilizia scolastica». Per Passera «è passata la parte più critica», ora si può ripartire. Proprio dall'edilizia. Magari pun-tando sull'efficienza energetica,

«uno dei 4 pilastri della strategia energetica nazionale», dice il ti-tolare dei due ministeri coinvol-ti nello sviluppo del piano per le città proposto dall'Ance. Prossi-mo appuntamento, a Milano, il 20-21 aprile, con il convegno sul «Riuso, rigenerazione urbana so-stenibile».

Riproduzione riservata—M

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Pagamen p.a.. solumnne

Corrad o t'asseta

press unE 04/04/2012

ItaliaOggi

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L'appello di Confedilizia: il governo continui il suo sforzo di approfondimento

Contratti di locazione da salvare Gli effetti perversi dell'Imu versione Mario Monti

icola Porro l'ha scritto su il Giornale (9/3/12) con una lucidità esemplare. Sull'Imu, il governo Monti

«ha premuto il grilletto dell'arma carica» e «lo ha fatto mirando al centro della testa»: «La tassa ha un'anima espropriativa. Si paga per il solo fatto di avere in proprie- tà una casa. Un migliaio di euro l'anno per un immobile che sulla carta vale meno di 300 mila euro è roba forte. È come se lo Stato ci dicesse: o continuate a produrre reddito per pagare le tasse sulla casa oppure prima o dopo la dove- te vendere». Lo ha confermato, per altro verso, lo stesso sottosegreta- rio alle infrastrutture Guido Im- prota (Corsera, 13/1/12): «Se non mi sbrigo a vendere un po' di ap- partamenti, rischio di lavorare per pagare le tasse». Per gli immobili locati, poi, la situazione è allo stato, se possibile, ancora peggiore. Luigi Lovecchio ha evidenziato con chia- rezza su 240re (7/3/12) che l'Imu, che ha un'aliquota media più ele- vata dell'Ici, per gli immobili locati si somma alle imposte sui redditi e £he si richiederebbe quindi, per questi immobili, un trattamento da parte degli enti locali, nel fissa- re le aliquote dell'imposta, che di tanto tenesse conto. Invece, si sta andando, da parte dei comuni, nel senso esattamente opposto, anche per effetto del perverso meccani- smo (contro il quale i comuni non si sono peraltro particolarmente spesi) ribadito da Lovecchio: la quota di imposta erariale del 3,8 per mille va infatti sempre allo

Stato, anche se il comune dovesse decidere aliquote ridotte. Ugual-mente, sottolinea sempre Lovec-chio, anche eventuali detrazioni adottate al livello locale pesereb-bero solo sul gettito locale. La si-tuazione che si creerà nel mercato delle locazioni è facile da imma-ginare. E saranno guai grossi, a meno che il governo, come noi ci auguriamo, non riesca, continuan-do il suo sforzo di approfondimen-to, a trovare una soluzione al pro-blema dei contratti di locazione, specie di quelli a canone calmie-rato (che sono quelli più a rischio), assicurandone la sopravvivenza. Ma, in ogni caso, stupisce che, fra tanti sostenitori e «predicatori» della tassazione patrimoniale (che si vorrebbe ora generalizzare ad ogni costo con un catasto ispirato allo stesso criterio), nessuno abbia ancora spiegato come mai in Italia la tassazione degli immobili venga vieppiù concepita come tassazione del loro valore anziché del reddi-to che producono, che molte volte neppure si ha (e proprio questa, anzi, è forse la vera, diabolica ra-gione di chi, con le tasse sugli im-mobili, mira a far cassa, e basta). Da questo equivoco sarebbe ora che si uscisse. Così come sarebbe ora, quando si fanno i paragoni con l'estero, che si chiarisse che, ad esempio in Germania, vale il civile principio che gli immobili, al pari di ogni forma di patrimonio, non possono essere colpiti oltre il reddito a quale danno luogo.

c.s.f

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DECRETO FISCALE/ Ai contribuenti 90 giorni per l'adempimento. Valide 'le denunce Ici

Dichiarazioni Imu solo per pochi Nessun obbligo se il comune possiede già le informazioni

DI MAURIZIO BONAZZI

La dichiarazione Imu dovrà essere presenta-ta entro 90 giorni dalla data del possesso o della

variazione, ma solo se le informa-zioni rilevanti ai fini del calcolo dell'imposta non sono note al co-mune. Sotto tale profilo restano comunque valide le dichiarazioni presentate ai fini Ici, in quanto compatibili. È quanto risulta dagli emendamenti alla legge di conv,rsione del dl 16/2011, in discussione al senato, che demandanó a un decreto mi-nisteriale l'approvazione del modello e precisano che per gli immobili posseduti al 1° gennaio 2012 la dichiarazione dovrà essere presentata entro il 30 luglio 2012. Se ne desume che qualora la norma mante-nesse l'attuale formulazione, relativamente all'acquisto di un'area edificabile avvenuta, per esempio, il 27 gennaio 2012 (si tratta quindi di un immobi-le non posseduto all'1/1/2012) il contribuente dovrebbe presen-tare lé dichiarazione Imu entro il 27 aprile 2012, cioè quando, con ogni probabilità, non saran-

no neppure disponibili modello e istruzioni.

Situazione a regime La dichiarazione Imu dovrà

essere presentata entro 90 giorni dall'acquisizione dell'immobile o dalla data in cui sono interve-nute variazioni rilevanti ai fini dell'imposta. Come precisa la relazione all'emendamento, do-vrebbero restare valide le sem-plificazioni introdotte dall'art. 37, comma 53, del dl 223/2006 (anche se l'emendamento richia-ma, si ritiene, erroneamente il comma 54). Si tratta di quella norma che ha fatto venir meno l'obbligo dichiarativo lei quan-do gli elementi rilevanti ai fini dell'imposta dipendano tla atti per i quali sono applicabili le procedure previste dall'art. 3-bis del dlgs 463/1997 relativo alla disciplina del modello unico informatico (Mui) obbligatoria-mente utilizzato dai notai per tutti gli atti formati o autenti-cati deln/6/2007. Come per l'Ici, la dichiarazione Imu dovrebbe quindi essere presentata per i terreni coltivati da coltivatori diretti o imprenditori agricoli professionali, per i quali è sta-

ta reintrodotta una riduzione dell'imposta sulla falsariga dell'art. 9 del dlgs n. 504/1992, e in tutti quei casi in cui il co-mune non è in possesso delle informazioni necessarie per ve-rificare il corretto adempimento dell'obbligazione tributaria. È il caso, per esempio, dell'acquisto di un'area edificabile, oppure dell'assegnazione dell'immobile al socio della cooperativa a pro-prietà indivisa, o ancora della riunione di usufrutto o degli im-mobili che perdono o acquistano, durante l'anno di riferimento, il diritto all'esenzione o all'esclu-sione dall'Imu. Sarà comunque un decreto del Mef a individua-re tutti i casi in cui dovrà essere presentata la dichiarazione Imu, con probabile esclusione dell'abi-tazione principale, atteso che le stesse possono essere agevol-mente individuate dai comuni sulla base delle informazioni in loro possesso.

Regime transitorio L'emendamento prevede

che per gli immobili possedu-ti all'1/1/2012 la dichiarazione deve essere presentata entro il 30/7/2012. È bene precisare che

la disposizione non pare aver in-trodotto un obbligo generalizzato di presentazione della denuncia. Se così fosse non avrebbe avuto senso riconoscere l'ultrattività delle dichiarazioni Id. La norma sembra, invece, voler concedere più tempo a quei contribuenti che avrebbero dovuto presen-tare il modello entro 90 giorni dall'evento verificatosi nel 2012. Si pensi a un fabbricato che il 2/1/2012 ha perso i requisiti per poter godere dell'esenzione Imu. Senza l'emendamento la dichia-razione avrebbe dovuto essere presentata entro il 1° aprile, cioè prima ancora dell'entrata in vigore della legge. La norma, così strutturata, non garantisce però coloro che sono entrati in possesso dell'immobile dopo l'1/1/2012 e per i quali si sono già verificate le condizioni che generano l'obbligo dichiarativo. In tali casi, infatti, troverebbe applicazione la regola ordina-ria, con la conseguenza che la dichiarazione dovrebbe essere presentata entro 90 giorni e quindi, paradossalmente, ancora prima che moderi» e istruzioni siano approvati.

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TORNA L'ESENZION

PER I FABBRICATI RURALI STRUMENTALI DI MONTAGNA

Maggiori agevolazioni per gli agricoltori Maggiori agevolazioni Imu per fabbricati

e terreni agricoli. Torna l'esenzione per i fabbricati rurali strumentali, ma solo per quelli ubicati in comuni situati al di so-pra dei mille metri di altitudine. Inoltre, coltivatori diretti e imprenditori agrico-li pagano l'Imu sul terreno agricolo con le riduzioni d'imposta rapportate al suo valore. I benefici fiscali spettano non solo alle persone fisiche che hanno la qualifi-ca di agricoltori, ma anche alle società di persone e di capitali. Possono fruire delle agevolazioni anche i fabbricati inagibili o inabitabili e i fabbricati di interesse storico o artistico e non sono soggetti al prelievo gli immobili di proprietà comunale. Sono alcune delle novità sulla nuova imposta locale contenute in un emendamento al decreto sulle semplificazioni fiscali.

Fabbricati rurali. Dopo le restrizioni alle agevolazioni sui fabbricati rurali che erano state introdotte con l'articolo 13 del dl Monti (201/2011), il legislatore ripristina la vecchia esenzione ma limita il beneficio solo agli immobili strumentali ubicati nei comuni montani, che si trovano al di sopra dei mille metri di altitudine. I titolari di questi fabbricati per fruire dell'esenzione sono tenuti a richiedere l'accatastamento nella categoria Dno. È stato infatti pro-rogato al 30 giugno 2012 il termine per la presentazione delle domande di variazione catastale all'Agenzia del territorio. La ri-chiesta non deve essere più presentata per gli immobili adibiti ad abitazione di tipo rurale. I titolari di questi fabbricati sono tenuti al pagamento dell'Imu con applicazione dell'aliquo- ta ordinaria, a meno che non siano destinati ad

abitazione principale.

Terreni agricoli. In seguito alle mo- difiche apportate dall'emendamento al dl fiscale, il valore dei terreni agricoli sulla base del quale calcolare l'imposta è otte- nuto moltiplicando il reddito dominicale risultante in Catasto, vigente al 1° gen- naio dell'anno di imposizione, rivalutato del 25%, per 135 e non più per 130, come previsto prima dell'intervento normativo dall'articolo 13, comma 5. Per i coltivato- ri diretti e gli imprenditori professionali iscritti nella previdenza agricola il molti- plicatore è ridotto a 110. Una delle novità di rilievo contenuta nell'emendamento è che i benefici fiscali sui terreni agricoli non sono più limitati alle persone fisiche, ma si estendono anche alle società agri- cole. Per la qualificazione di coltivatore diretto o imprenditore agricolo professio- nale occorre fare riferimento all'articolo 1 del decreto legislativo 99/2004 e non più, come avveniva per l'Ici, all'articolo 58 del decreto legislativo 446/1997. Quest'ultima norma, infatti, qualificava coltivatori di- retti e imprenditori agricoli solo le persone fisiche iscritte negli elenchi comunali sog- gette alla contribuzione obbligatoria per invalidità, vecchiaia e malattia. Quindi, escludeva le aziende agricole (società di persone, cooperative e di. capitali, anche a scopo consortile). Inoltre, in sede di modifica, il trattamento agevolato per i terreni non è più circoscritto alla finzione giuridica di non edificabilità del suolo, ma

abbraccia anche le ridu- zioni d'imposta. In parti- colare, i terreni agricoli posseduti e condotti da coltivatori diretti o da imprenditori agricoli

sono soggetti all'Imu limitatamente alla parte di valore eccedente 6.000 euro e con le seguenti riduzioni: a) del 70% dell'impo-sta gravante sulla parte di valore ecceden-te i 6.000 euro e fino a 15.500; b) del 50% di quella gravante sulla parte di valore eccedente 15.500 euro e fino a 25.500; c) del 25% sulla parte di valore eccedente 25.500 euro e fino a 32.000.

Immobili comunali. I comuni non sono obbligati a pagare l'Imu per gli immobili di cui sono proprietari o titolari di altri diritti reali di godimento siti sul proprio territo-rio, a prescindere dalla loro destinazione. Nell'emendamento è stabilito che il comu-ne non è più tenuto a versare la quota di imposta riservata allo stato (50%).

Fabbricati inagibili e di interesse storico o artistico. Per i fabbricati di-chiarati inagibili o inabitabili, e di fatto non utilizzati, in sede di conversione del dl fiscale, è prevista una riduzione del 50% della base imponibile, limitatamen-te al periodo dell'anno durante il quale sussistono queste condizioni. Lo stato di precarietà dell'immobile deve essere ac-certato dall'ufficio tecnico comunale con perizia a carico del proprietario, il quale è tenuto ad allegare alla dichiarazione la documentazione comprovante lo stato del fabbricato. In alternativa, il contribuen-te può presentare un'autocertificazione. Viene attribuito ai comuni il potere di disciplinare con regolamento le caratte-ristiche di fatiscenza sopravvenuta del fabbricato, non superabile con interventi di manutenzione. Lo stesso trattamento fiscale l'emendamento riserva ai fabbricati di interesse storico o artistico.

Sergio Trovato

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Se il comune è silente la Scia va in tribunale

Al chi si ritiene leso dagli effetti della Dia (oggi Scia) con-cessa, per esempio, a un vicino di casa, non resta che espe-rire l'azione di cui all'articolo 31 del codice del processo amministrativo in materia di silenzio della pubblica am-ministrazione. È il risultato della manovra di Ferragosto prima e del correttivo al Cpa poi che, recependo solo in parte le indicazioni dell'Adunanza plenaria del Consiglio di stato, hanno di fatto cancellato dall'ordinamento giuri-dico l'azione di annullamento del provvedimento tacito di diniego dei provvedimenti inibitori, introdotta solo per via giurisprudenziale da palazzo Spada. Chi si ritiene danneg-giato dalla Dia-Scia, comunque, potrà agire ben prima della scadenza del termine finale assegnato all'amministrazione per l'esercizio del potere di bloccare l'iniziativa o modi-ficare il titolo. E ciò fin da quando la Scia o la Dia sono presentate e il terzo viene a sapere della loro utilizzazione. Lo precisa la sentenza 298/12, pubblicata il 5 marzo dalla seconda sezione del Thr Veneto.

Unico rimedio L'adunanza plenaria 15/2011 di palazzo Spada ha stabilito che la Dia costituisce una mera dichiarazione del privato rivolta all'amministrazione competente e non un provvedi-mento tacito formatosi per il decorso del termine. In base al nuovo quadro normativo, tuttavia, il legislatore recepisce sì l'indicazione proveniente dal Consiglio di stato rispetto alla Dia-Scia, in quanto atto del privato non immediatamente impugnabile, ma se ne discosta sui rimedi esperibili dal terzo controinteressato, il quale ha ora a disposizione soltanto l'azione prevista dall'articolo 31 Cpa per i casi di silenzio dell'amministrazione. Ma l'azione, più che il silenzio, riguar-derà direttamente l'accertamento dei presupposti di legge per l'esercizio dell'attività oggetto della segnalazione, con i conseguenti effetti conformativi rispetto ai provvedimenti spettanti all'amministrazione. Il rinvio all'istituto del silen-do, insomma, non riduce molto la tutela in favore del terzo: chi si ritiene leso dalla Dia-Scia concessa al vicino di casa potrà sollecitare con una diffida l'esercizio dei poteri san-zionatori e repressivi che spettano all'amministrazione in materia edilizia, oltre che l'esercizio del potere di autotutela. Entro un anno dalla scadenza del termine per l'adempimento si potrà esperire l'azione di cui all'articolo 31 Cpa, richiama-ta dal comma 6-ter dell'articolo 19 della legge 241/90.

Dario Ferrara

Pagina 31 °oso,. oota

Reato l'account con nonne altrui

Controllo a rmai • ' .liggenti • di

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Appalti pubblici, ancora un anno nero 112011 è stato un annus horribilis peri servizi di ingegneria. L'ammontare delle somme riservate ai bandi per progettazione, direzione dei lavori, coordinamento per la sicurezza, è passato, in due anni dal quasi miliardo e 200 milioni del 2009 ai neanche 550 milioni del 2011. È quanto emerge dal monitoragffio realizzato dal Centro studi del Consiglio nazionale degli ingegneri sui bandi di progettazione per l'anno 2011. An-cora peggiore la situazione delle aggiudicazio-ni, che nel 2011 sono state appena 828 contro le 1.264 del 2010, per un importo complessivo che non arriva ai 2 miliardi di euro, quando nel 2010 sfiorava i 6 miliardi e mezzo. Quasi il 54% degli importi destinati ai serviz'a d"

ng" bgnaneri.a e architettura è posto a gara mediante che includono attività di progettazione

e di esecuzione, il 30% circa attraverso bandi per servizi che comprendono la progettazione,

il di

gn 16%geattrav. erso bandi che riguardano i servizi

direzioneelarivtl oriseen:ca.)Perolgoe0tt,6aZiemneedi(:notellacuodin:

corsi di idee e progettazione. I dati esaminati dal Centro studi evidenziano comunque come gli interventi normativi che si sono succeduti negli anni sulla materia dei bandi di

P rogt t„liminaezionelbbiano raggiunto un unico risultateo: l'eliminazione dei Professionisti dal mercato pubblico dei servizi di ingegneria. «L'analisi dei

Iniariatiae,v1fodrteenzmieanastespeal nalizzelliar=teentpee per gli che

itngaleegnsce- ri, è una realtà consolidata»: la fetta di e-

m appannaggiordIi prufession1811 (nelle diverse rso tiPologie:

associati; organizzati in,

forma societaria di soli professionisti. riunitiin Ati o Rti di soli professionisti) si rivenla,inti- Patii, estremamente esigua, tanto che ne è stata pari ad appena lo 0,4% delle 120 11

' messe a gara. Esclude d gare in Pnie r1 4 ser itte

se

Escludendo le :"-- vista anche l'esecuzionede

i -vori, sottolinea infine il Centro studi, la fetta di mercato (in termini monetari)

«affidata» ai

sale al 14,2%, quota comunque assaidi inn dal 58,3% assegnato alle società di capitale. te

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