Campagna di vero ascolto "La buona suola"

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Cosa pensano le scuole italiane del progetto "La buona scuola" di Renzi, Giannini, Aprea. Raccolta di delibere provenienti da Gollegi dei Docenti di tutta Italia

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l’I.I.S. “P. Scalcerle” di Padova dicono NO alla buona scuola di Renzi e ribadiscono: #megliolaLIP

I sottoscritti Docenti dell’I.I.S. “Pietro Scalcerle”di Padova, in risposta all’invito del Governo, del MIUR e dell’USR (nota MIUR prot. n° 3043 del 2/10/2014; circolare USR prot. n° 25529 del 3/10/2014), a discutere sulla proposta di riforma “La buona scuola”, dopo un’attenta analisi esprimono profondo disagio e grande preoccupazione, in particolare relativamente ai seguenti aspetti:

1) Il piano “La buona scuola” interviene su una serie di questioni che dovrebbero invece essere oggetto del CCNL o della Contrattazione Nazionale di II livello: progressioni stipendiali, mobilità del personale della scuola a livello regionale o locale, attribuzione incarichi aggiuntivi. Per contro, il nostro contratto di lavoro – contrattato da Aran e Rappresentanze Sindacali, rimarrà bloccato fino al 31 dicembre 2015.

2) La riforma non prevede investimenti nella scuola pubblica, tranne che per la stabilizzazione dei precari in realtà già prevista dalla normativa europea, secondo la quale i lavoratori dopo tre anni di precariato devono essere immessi in ruolo. Se ciò non accadesse, la multa comminata all’Italia sarebbe maggiore della spesa per l’assunzione dei precari stessi.

3) L’abolizione degli scatti di anzianità costituisce un fatto unico in Europa ed è tanto più grave in un momento di crisi come quello che stiamo vivendo, dove lo scatto stipendiale serve a malapena a coprire l’aumento del costo della vita. Chiediamo quindi che gli scaloni stipendiali siano mantenuti.

4) L’accesso alle progressioni per il solo 66% del personale è – a nostro avviso- anticostituzionale perché non garantisce a tutti gli stessi diritti e le stesse opportunità; stabilire, a priori, una soglia di meritevoli è lesivo delle nostra dignità professionale ed esula da qualsiasi procedimento logico, senza contare la problematica legata all’individuazione di criteri di definizione di tale “merito”.

5) Gli “scatti di competenza”, introdurranno una forte competizione tra docenti, mineranno la cooperazione e la collaborazione che sono invece fondamentali per stimolare la didattica e la creazione di un ambiente di lavoro coeso e positivo. I docenti, infatti, per essere compresi nel 66% dei “meritevoli”, saranno spinti ad accumulare “crediti”, e quindi oneri, oppure a chiedere il trasferimento in altra scuola, a danno della qualità dell’insegnamento e della continuità didattica.

6) La proposta di riforma interviene sugli organi collegiali, riducendo il ruolo dei lavoratori e rafforzando quello del Dirigente Scolastico e dei soggetti privati, di cui è previsto l’ingresso anche nel Nucleo di Valutazione.

7) L’istituzione dell’organico funzionale per reti di scuole rischia di trasformare una parte dei docenti, che oggi lavorano nelle scuole con contratti fino al termine delle attività didattiche, in “sostituti” del personale assente; la maggioranza delle nuove assunzioni non aggiungerà cattedre all’organico di diritto, mentre si creeranno bacini di docenti a disposizione di più scuole.

8) La dichiarazione di impossibilità da parte dello Stato di garantire i finanziamenti alla scuola pubblica e la definizione di forme di collaborazione con enti privati appare gravemente in contrasto con il mandato istituzionale. La scuola non è solo un centro di addestramento al lavoro, ma deve formare persone, cittadini, che

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saranno anche lavoratori. Quindi è giusto che si considerino anche le competenze richieste nel mondo del lavoro, ma non devono essere il fulcro dell’istruzione.Sicuramente suscita molta preoccupazione in tal senso che si dica che le imprese e le scuole co-progettano i percorsi. In ogni caso occorrerebbe cancellare la disciplina dell’apprendistato a 15 anni se si vuole veramente puntare sull’istruzione e non sull’addestramento professionale.

9) I riferimenti alla possibilità della chiamata diretta da parte per il Dirigente per creare la propria squadra con i docenti più adatti sono molto preoccupanti, in quanto implicano un rafforzamento del ruolo e delle prerogative del Dirigente Scolastico nel reclutamento del personale e nell’utilizzo delle risorse professionali.

10) Mancano quasi del tutto riferimenti precisi al personale ATA: assistenti amministrativi e tecnici, ma anche collaboratori scolastici che non vengono mai nemmeno nominati se non per l’accenno alla digitalizzazione e a un eventuale taglio.

11) Viene introdotto il concetto di una curiosa banca delle ore: curiosa perché il personale ci perde soltanto, poiché si prevede la restituzione alla scuola di ore non svolte nei periodi di sospensione delle attività didattiche, cioè gli eventuali giorni di vacanza deliberati dalle singole scuole (al netto dell’obbligo di svolgere 200 giorni di lezione). In sostanza parte delle supplenze le fanno gratis i docenti già in servizio.

Alla luce delle sovraesposte considerazioni,

i sottofirmati docenti dell’I.I.S. “Pietro Scalcerle” di Padova esprimono un parere negativo relativamente al Piano Scuola proposto dal Governo.

Si ritiene inoltre che per rilanciare e riqualificare l’istruzione pubblica statale occorrono risorse economiche aggiuntive, sottratte in questi ultimi anni da tutti i governi, per riportare la spesa dell’Italia in istruzione, formazione e ricerca ai livelli della media europea, cioè al 6%, come è espressamente richiesto dalla legge di iniziativa popolare “Per una buona scuola per la Repubblica”, attualmente in discussione in Parlamento.

Padova, 4 novembre 2014

Documento sottoscritto da oltre trenta docenti e tuttora posto in firma

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Mozione Collegio dei Docenti dell’I.S.I.S. Galilei – Firenze

Il Collegio dei Docenti dell’ISIS Galileo Galilei di Firenze in risposta all’invito del Governo, del MIUR e dell’USR (nota MIUR prot. n° 3043 del 2/10/2014; circolare USR prot. n° 001264 del 9/10/2014), a discutere sulla proposta di riforma “La buona scuola”, dopo attenta lettura e discussione perviene alle seguenti considerazioni:

1) ritiene apprezzabile il progetto di assunzione del personale precario, che da anni copre il fabbisogno reale della scuola italiana con contratto a tempo determinato, e l’istituzione di un organico funzionale adeguato a detto fabbisogno, la cui “funzionalità” va ben oltre la mera sostituzione di colleghi temporaneamente assenti, ma piuttosto si esplica a pieno in interventi necessari contro la dispersione scolastica e per la valorizzazione della scuola come reale luogo di promozione sociale, obiettivi che si raggiungono attraverso l’ampliamento dell’offerta formativa ed un adeguato rapporto numerico docenti/alunni.Tuttavia esprime perplessità e chiede chiarimenti sulle modalità di attuazione del piano di tale progetto, in particolare:a) sulle risorse necessarie, che non possono provenire da tagli di altri capitoli della spesa per l’istruzione (taglio FIS, blocco contratti, scatti stipendiali, etc.)b) sull’utilizzo dell’organico funzionale, che per un’offerta formativa di qualità deve avere come fondamento il rispetto del lavoro e dei lavoratori, non pedine da spostare alla bisogna ma personale legato a progetti specifici dei singoli istituti.c) Vista la situazione attuale esprime, inoltre, forte perplessità sulla indizione di un concorso per l’accesso all’insegnamento nel 2015.

2) esprime perplessità sul meccanismo premiante il “merito”:a) perché basato sul binomio premio-punizione, con quote fisse predeterminate di “bravi” e “non bravi”, che a nostro avviso scatena, per come concepito, un clima di competizione e disunione tra colleghi, che dovrebbero lavorare invece in un clima collaborativo positivo e stimolante per l’obiettivo comune del successo formativo degli studenti loro affidati;b) perché, per come descritto, non valorizza il lavoro dell’insegnante in classe e per la classe, cuore dell’insegnamento (preparazione, svolgimento e valutazione di attività, materiali e verifiche; cura della relazione educativa etc.), ma piuttosto pare incentivare la “corsa agli incarichi” e all’acquisto dei titoli.c) perché non accenna a riconoscere il lavoro che gli insegnanti svolgono, che va ben oltre le ore in presenza in classe e senza il quale non si può sostenere una lezione, una verifica, una qualsivoglia attività didattica, in particolar modo nella complessità in cui oggi operiamo.3) Propone che, piuttosto che di merito degli insegnanti, si parli di “qualità” dell’insegnamento e “valorizzazione” della professionalità, che si ottengono principalmente attraverso i seguenti strumenti1. risorse2. seria formazione iniziale ed in itinere3. riduzione del rapporto alunni/insegnanti4. riconoscimento, anche economico, dell’esperienza maturata

5. critica il documento laddove propone un impianto gerarchico delle componenti che agiscono nella scuola, aumentando i poteri dirigenziali e diminuendo l’autonomia degli organi collegiali, di fatto svuotando di significato la scuola dell’autonomia così come pensata dalle riforme degli anni novanta.

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6. segnala che il documento non parla del personale ATA, indispensabile al funzionamento delle scuole per gli aspetti pratici e quotidiani, ridotto al minimo in seguito ai forti tagli negli ultimi anni.

Osserviamo e rileviamo infine che molti dei temi toccati dal documento sono oggetto del CCNL o della contrattazione di II livello: progressioni stipendiali, mobilità del personale della scuola a livello regionale o locale, attribuzione incarichi aggiuntivi, etc.; riteniamo che il luogo proprio del corretto e più proficuo confronto ove declinare le tematiche relative alle professioni della scuola rimanga un tavolo di trattativa aperto alle parti sociali. Mozione Collegio dei Docenti dell’I.S.I.S. Galilei – FirenzeIl Collegio dei Docenti dell’ISIS Galileo Galilei di Firenze in risposta all’invito del Governo, del MIUR e dell’USR (nota MIUR prot. n° 3043 del 2/10/2014; circolare USR prot. n° 001264 del 9/10/2014), a discutere sulla proposta di riforma “La buona scuola”, dopo attenta lettura e discussione perviene alle seguenti considerazioni:

1) ritiene apprezzabile il progetto di assunzione del personale precario, che da anni copre il fabbisogno reale della scuola italiana con contratto a tempo determinato, e l’istituzione di un organico funzionale adeguato a detto fabbisogno, la cui “funzionalità” va ben oltre la mera sostituzione di colleghi temporaneamente assenti, ma piuttosto si esplica a pieno in interventi necessari contro la dispersione scolastica e per la valorizzazione della scuola come reale luogo di promozione sociale, obiettivi che si raggiungono attraverso l’ampliamento dell’offerta formativa ed un adeguato rapporto numerico docenti/alunni.Tuttavia esprime perplessità e chiede chiarimenti sulle modalità di attuazione del piano di tale progetto, in particolare:a) sulle risorse necessarie, che non possono provenire da tagli di altri capitoli della spesa per l’istruzione (taglio FIS, blocco contratti, scatti stipendiali, etc.)b) sull’utilizzo dell’organico funzionale, che per un’offerta formativa di qualità deve avere come fondamento il rispetto del lavoro e dei lavoratori, non pedine da spostare alla bisogna ma personale legato a progetti specifici dei singoli istituti.c) Vista la situazione attuale esprime, inoltre, forte perplessità sulla indizione di un concorso per l’accesso all’insegnamento nel 2015.

2) esprime perplessità sul meccanismo premiante il “merito”:a) perché basato sul binomio premio-punizione, con quote fisse predeterminate di “bravi” e “non bravi”, che a nostro avviso scatena, per come concepito, un clima di competizione e disunione tra colleghi, che dovrebbero lavorare invece in un clima collaborativo positivo e stimolante per l’obiettivo comune del successo formativo degli studenti loro affidati;b) perché, per come descritto, non valorizza il lavoro dell’insegnante in classe e per la classe, cuore dell’insegnamento (preparazione, svolgimento e valutazione di attività, materiali e verifiche; cura della relazione educativa etc.), ma piuttosto pare incentivare la “corsa agli incarichi” e all’acquisto dei titoli.c) perché non accenna a riconoscere il lavoro che gli insegnanti svolgono, che va ben oltre le ore in presenza in classe e senza il quale non si può sostenere una lezione, una verifica, una qualsivoglia attività didattica, in particolar modo nella complessità in cui oggi operiamo.3) Propone che, piuttosto che di merito degli insegnanti, si parli di “qualità” dell’insegnamento e “valorizzazione” della professionalità, che si ottengono principalmente attraverso i seguenti strumenti1. risorse

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2. seria formazione iniziale ed in itinere3. riduzione del rapporto alunni/insegnanti4. riconoscimento, anche economico, dell’esperienza maturata

5. critica il documento laddove propone un impianto gerarchico delle componenti che agiscono nella scuola, aumentando i poteri dirigenziali e diminuendo l’autonomia degli organi collegiali, di fatto svuotando di significato la scuola dell’autonomia così come pensata dalle riforme degli anni novanta.

6. segnala che il documento non parla del personale ATA, indispensabile al funzionamento delle scuole per gli aspetti pratici e quotidiani, ridotto al minimo in seguito ai forti tagli negli ultimi anni.

Osserviamo e rileviamo infine che molti dei temi toccati dal documento sono oggetto del CCNL o della contrattazione di II livello: progressioni stipendiali, mobilità del personale della scuola a livello regionale o locale, attribuzione incarichi aggiuntivi, etc.; riteniamo che il luogo proprio del corretto e più proficuo confronto ove declinare le tematiche relative alle professioni della scuola rimanga un tavolo di trattativa aperto alle parti sociali. Mozione Collegio dei Docenti dell’I.S.I.S. Galilei – FirenzeIl Collegio dei Docenti dell’ISIS Galileo Galilei di Firenze in risposta all’invito del Governo, del MIUR e dell’USR (nota MIUR prot. n° 3043 del 2/10/2014; circolare USR prot. n° 001264 del 9/10/2014), a discutere sulla proposta di riforma “La buona scuola”, dopo attenta lettura e discussione perviene alle seguenti considerazioni:

1) ritiene apprezzabile il progetto di assunzione del personale precario, che da anni copre il fabbisogno reale della scuola italiana con contratto a tempo determinato, e l’istituzione di un organico funzionale adeguato a detto fabbisogno, la cui “funzionalità” va ben oltre la mera sostituzione di colleghi temporaneamente assenti, ma piuttosto si esplica a pieno in interventi necessari contro la dispersione scolastica e per la valorizzazione della scuola come reale luogo di promozione sociale, obiettivi che si raggiungono attraverso l’ampliamento dell’offerta formativa ed un adeguato rapporto numerico docenti/alunni.Tuttavia esprime perplessità e chiede chiarimenti sulle modalità di attuazione del piano di tale progetto, in particolare:a) sulle risorse necessarie, che non possono provenire da tagli di altri capitoli della spesa per l’istruzione (taglio FIS, blocco contratti, scatti stipendiali, etc.)b) sull’utilizzo dell’organico funzionale, che per un’offerta formativa di qualità deve avere come fondamento il rispetto del lavoro e dei lavoratori, non pedine da spostare alla bisogna ma personale legato a progetti specifici dei singoli istituti.c) Vista la situazione attuale esprime, inoltre, forte perplessità sulla indizione di un concorso per l’accesso all’insegnamento nel 2015.

2) esprime perplessità sul meccanismo premiante il “merito”:a) perché basato sul binomio premio-punizione, con quote fisse predeterminate di “bravi” e “non bravi”, che a nostro avviso scatena, per come concepito, un clima di competizione e disunione tra colleghi, che dovrebbero lavorare invece in un clima collaborativo positivo e stimolante per l’obiettivo comune del successo formativo degli studenti loro affidati;b) perché, per come descritto, non valorizza il lavoro dell’insegnante in classe e per la classe, cuore dell’insegnamento (preparazione, svolgimento e valutazione di attività, materiali e verifiche; cura della relazione educativa etc.), ma piuttosto pare incentivare la “corsa agli incarichi” e all’acquisto dei titoli.

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c) perché non accenna a riconoscere il lavoro che gli insegnanti svolgono, che va ben oltre le ore in presenza in classe e senza il quale non si può sostenere una lezione, una verifica, una qualsivoglia attività didattica, in particolar modo nella complessità in cui oggi operiamo.3) Propone che, piuttosto che di merito degli insegnanti, si parli di “qualità” dell’insegnamento e “valorizzazione” della professionalità, che si ottengono principalmente attraverso i seguenti strumenti1. risorse2. seria formazione iniziale ed in itinere3. riduzione del rapporto alunni/insegnanti4. riconoscimento, anche economico, dell’esperienza maturata

5. critica il documento laddove propone un impianto gerarchico delle componenti che agiscono nella scuola, aumentando i poteri dirigenziali e diminuendo l’autonomia degli organi collegiali, di fatto svuotando di significato la scuola dell’autonomia così come pensata dalle riforme degli anni novanta.

6. segnala che il documento non parla del personale ATA, indispensabile al funzionamento delle scuole per gli aspetti pratici e quotidiani, ridotto al minimo in seguito ai forti tagli negli ultimi anni.

Osserviamo e rileviamo infine che molti dei temi toccati dal documento sono oggetto del CCNL o della contrattazione di II livello: progressioni stipendiali, mobilità del personale della scuola a livello regionale o locale, attribuzione incarichi aggiuntivi, etc.; riteniamo che il luogo proprio del corretto e più proficuo confronto ove declinare le tematiche relative alle professioni della scuola rimanga un tavolo di trattativa aperto alle parti sociali

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I DOCENTI DELL’IC N.9 DI BOLOGNA SULLA “BUONA SCUOLA”

Parere dei docenti firmatari dell’IC9 di Bologna sulla proposta di riforma “La buona scuola”I seguenti docenti dell’IC9 di Bologna, in risposta all’invito del Governo, del MIUR e dell’USR (nota MIUR prot. n° 3043 del 2/10/2014; circolare USR prot. n° 25529 del 3/10/2014), a discutere sulla proposta di riforma “La Buona Scuola”, dopo un’attenta analisi del documento, esprimono profonda preoccupazione per i seguenti aspetti:1) L’abolizione degli scatti di anzianità e l’accesso alle progressioni per il solo 66% del personale è penalizzante e mortificante per la totalità dei docenti; discutibile in quanto stabilisce a monte una soglia di meritevoli e una percentuale di personale che sarà esclusa da qualsiasi progressione di stipendio; problematica quanto all’individuazione di criteri di definizione di tale “merito”. Gli “scatti di competenza” introdurranno una forte competizione tra insegnanti, mineranno la cooperazione e la collaborazione che sono invece fondamentali per stimolare la didattica e la creazione di un ambiente di lavoro coeso e positivo. I docenti, infatti, per essere compresi nel 66% dei “meritevoli”, saranno spinti ad accumulare “crediti”, e quindi oneri, magari senza alcuna retribuzione accessoria, oppure a chiedere il trasferimento in altra scuola, a danno della qualità dell’insegnamento e della continuità didattica.2) L’istituzione dell’organico funzionale per reti di scuole rischia di trasformare una parte dei docenti che oggi lavorano nelle scuole con contratti fino al termine delle attività didattiche in “sostituti” del personale assente; la maggioranza delle nuove assunzioni non aggiungerà cattedre all’organico di diritto, mentre si creeranno bacini di docenti a disposizione di più scuole. Oggi i nuovi assunti, domani tutto il personale docente.3) Il rafforzamento dei poteri del Dirigente Scolastico, che potrà scegliere in modo discrezionale il personale della scuola e le mansioni da assegnare a ciascuno, trasforma la scuola a tutti gli effetti in un’azienda, annullando di fatto la dimensione collegiale ed esponendo il sistema a pericolosissime derive autoritarie e clientelari.4) La dichiarazione di impossibilità da parte dello Stato, contenuta nel piano, di garantire i finanziamenti alla scuola pubblica e la definizione di forme di collaborazione con enti privati appare gravemente in contrasto con il mandato istituzionale che la Costituzione assegna alla scuola della Repubblica. L’ingresso nel finanziamento della scuola di fondazioni, imprese, associazioni, ecc., che si accompagna al ritiro dello Stato – non più tenuto a garantire un servizio scolastico uniforme attraverso la fiscalità generale – condiziona l’insegnamento ad interessi privati.

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5) L’esposizione telematica di un portfolio dei singoli docenti, oltre a non offrire alle famiglie elementi per un giudizio ragionato sulla professionalità dei docenti, alimenta una concezione commerciale e pubblicitaria dell’insegnamento, che contrasta la funzione educativa della scuola e trasforma l’apprendimento in una merce da conformare alle richieste del mercato.Esprimono inoltre la loro contrarietà nel merito, in quanto interviene su una serie di materie che sono oggi oggetto del CCNL o della Contrattazione Nazionale di II livello: progressioni stipendiali, mobilità del personale della scuola a livello regionale o locale, attribuzione incarichi aggiuntivi.Infine, la riforma non prevede investimenti nella scuola pubblica, tranne che per la stabilizzazione dei precari in realtà già prevista dalla normativa europea, per cui tutte le novità inserite nella proposta verrebbero attuate a costo zero.I docenti firmatari del documento chiedono inoltre:• l’impegno del governo per un serio ed urgente piano di investimenti nella scuola statale;• il miglioramento delle strutture scolastiche e la loro messa in sicurezza;• il ripristino del MOF in modo da retribuire adeguatamente quanti si impegnano nella scuola in funzioni non strettamente legate alle attività didattiche.E rivendicano:• il rinnovo del contratto e la restituzione degli scatti di anzianità;• lo sbocco dei pensionamenti e l’abrogazione della Legge Fornero con particolare riguardo alla situazione dei docenti Quota96.Inoltre i sottoscritti ritengono che per rilanciare e riqualificare l’istruzione pubblica statale occorrono risorse economiche aggiuntive, sottratte in questi ultimi anni da tutti i governi, per riportare la spesa dell’Italia in istruzione, formazione e ricerca ai livelli della media europea, cioè al 6%, come è espressamente richiesto dalla legge di iniziativa popolare “Per una buona scuola della Repubblica”, attualmente in discussione in Parlamento.Sottoscritto da oltre 50 docenti dell’IC n. 9 di Bologna

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Documento dell’assemblea dei lavoratori dell’IC Carlo Alberto Dalla Chiesa di Roma

L’assemblea dei lavoratori dell’I.C. Carlo Alberto Dalla Chiesa riunitasi il giorno 8 ottobre 2014, esprime forte dissenso e ritiene che non sia più possibile restare  in silenzio e subire i gravi cambiamenti in atto nella scuola italiana, attraverso le misure prese dal governo Renzi.in particolare denuncia:

il blocco del contratto il rischio  che, attraverso l’abolizione delle graduatorie delle supplenze di Istituto di

seconda e terza fascia, si arrivi all’assunzione diretta del personale della scuola da parte dei presidi .

l’abolizione degli scatti di anzianità sostituitida aumenti legati al merito e pari a 60 euri ogni 3 anni e solo per il 66%della categoria, cioè nettamente meno di quello che prendiamo oggi con gli scatti automatici di anzianità

il riconoscimento del merito basato sul sistema di valutazione Invalsi e sul parere dei presidi, con l’introduzione del registro nazionale dei docenti.

la nostra è già una buona scuola, la migliore possibile  visto le condizioni in cui operiamo quotidianamente e riteniamo pertanto offensivo della nostra dignità professionale accettare tali proposte.L’assemblea dei lavoratori esprime la propria indignazione per quanto detto e ritiene che nelle attuali condizioni debbano essere prese tutte le  iniziative possibili per manifestare in modo esplicito il dissenso della categoria.assemblea dei lavoratori dell’ I.C. -C.A:Dalla Chiesa-  Roma

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Collegio dei Docenti dell'IC Enzo Biagi

 Il Collegio dei Docenti dell'IC Enzo Biagi, nella seduta del 5-11-2014, accoglie gli inviti provenienti dal Governo, dal MIUR e dall’USR (nota MIUR prot. n° 3043 del 2/10/2014; circolare USR prot. n° 25529 del 3/10/2014), a discutere sulla proposta di riforma della scuola denominata “La buona scuola”.Considerando la mozione espressa dall'assemblea sindacale del medesimo istituto in data 4-11-2014, e le ricadute sul piano didattico che è possibile dedurre dai documenti governativi, il Collegio esprime profonda preoccupazione riguardo l'applicazione dell'idea di scuola contenuta nella proposta di riforma “La buona scuola”, dei quali effetti abbiamo già un anticipazione in varie norme presenti nella “Legge di stabilità”.La nostra riflessione non può che partire dall'impatto profondamente negativo che hanno avuto sull'azione didattica, ed educativa in genere, le politiche degli ultimi anni, caratterizzate da: i tagli di 8 miliardi di euro e di oltre 130.000 unità di personale tra docenti e ATA del 2008;il costante assottigliamento del MOF ormai ridotto a meno di un terzo rispetto al 2010; la sostanziale cancellazione dei fondi per l'autonomia scolastica L.440/97;la crescente difficoltà che riscontriamo, a causa di tali tagli, nel garantire buoni livelli di sicurezza, sorveglianza e assistenza di base agli alunni, fattori che sono la base minima essenziale per il sereno dispiegamento delle competenze didattico-educative dei docenti;

Prima di proseguire è opportuno affermare che essendo, secondo il T.U. (D.L. 297/94), compito del collegio “valuta[re] periodicamente l'andamento complessivo dell'azione didattica per verificarne l'efficacia in rapporto agli orientamenti e agli obiettivi programmati”, questo collegio deve esprimere la propria valutazione su quanto questi provvedimenti hanno influenzato la propria azione didattica e su quanto, in misura incommensurabilmente maggiore, questa verrà influenzata dall'applicazione di questa nuova riforma della quale evidenziamo i seguenti, principali, aspetti critici:la riforma è “a costo zero”, prevede anzi dei risparmi di spesa, il che significa che non si intende fare alcun investimento nella scuola pubblica, ovvero non si intende investire nella garanzia di una qualità reale dell'offerta formativa e della continuità;per svolgere la propria azione didattica i docenti devono essere, innanzi tutto, sereni e motivati, ma “La buona scuola” non contribuisce in alcun modo a migliorare la serenità lavorativa e la motivazione di una categoria docente che rimane tra le peggio pagate d'Europa, venendo ulteriormente mortificata attraverso il blocco degli scatti di anzianità e dell'indennità di vacanza contrattuale;un docente, per svolgere al meglio la propria funzione, deve dedicarsi in toto ai bisogni didattici ed educativi dei propri alunni, così diversi tra loro, ha bisogno di energie per dedicarcisi, al contrario, non solo si punta a tenere le colleghe in classi sempre più affollate fino ai 70 anni, ma si prevedono tutta la serie di carichi lavorativI aggiuntivi che si dovranno ottemperare attraverso la “banca delle ore” o per essere positivamente valutati ed aggiudicarsi così gli “scatti di merito”, tutte mansioni extra-didattiche che influenzeranno negativamente la qualità e la dedizione all'insegnamento;a proposito delle classi sempre più sovraffolate – ormai anche in presenza di handicap gravi – la riforma lascia l'organico di diritto inalterato, non ponendosi minimamente né il problema di abbassare il numero di alunni per classe, né di incrementare il rapporto docenti-alunni, uniche misura che potrebbero rendere - concretamente e sistematicamente - possibile venire incontro ai bisogni educativi di ogni singolo discente attraverso una didattica realmente personalizzata, il lavoro nel piccolo gruppo e le classi aperte. Tutto quanto sarebbe veramente sensato, specie in questa nostra epoca nella quale le crescenti problematiche e contraddizioni sociali tendono a riversarsi con forza dirompente nelle classi, non è insomma previsto;per affrontare tali problematiche, che non ha qui senso elencare ma che conosciamo bene per esperienza diretta, “La buona scuola” non prevede l’attivazione delle consulenze specialistiche necessarie a rendere più efficaci le risposte ai bisogni degli alunni, come non prevede la presenza nelle scuole di equipe professionali che possano sostenere noi docenti nelle molte e crescenti situazioni problematiche che tutti i giorni affrontiamo;riguardo gli alunni con disabilità, a fronte di un numero di certificazioni in costante ascesa, non è previsto alcun incremento nemmeno dell'organico di sostegno, sottoposto anzi a continui tagli, il che renderà ancora più difficile esercitare in maniera positiva le nostre funzioni;a fronte di tale situazione il governo prevede invece l'ulteriore taglio di 10.000 ATA tra quest'anno e i prossimi. È facile prevedere le ulteriori difficoltà che si presenteranno tanto nei corridoi, quanto nelle segreterie – sempre più ingolfate da mansioni che dovrebbero essere di competenza diretta del Ministero e con sempre meno risorse a disposizione -, difficoltà che avranno inevitabilmente una ricaduta negativa sulla funzione docente, arrivando al rischio di pregiudicare servizi ormai divenuti fondamentali quali l’assistenza agli alunni con disabilità;

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la riforma non prevede nemmeno l'attivazione di spazi collegiali per la condivisione delle buone pratiche, la programmazione e la progettazione didattica;quello che invece la riforma prevede sono gli “scatti di merito” per aggiudicarsi i quali i docenti saranno spinti ad accumulare “crediti”, e quindi oneri, il tutto a discapito della didattica e/o dei colleghi, oppure a chiedere il trasferimento in altra scuola, ancora una volta a danno della qualità dell’insegnamento e della continuità. Il tutto secondo una logica incomprensibilmente volta ad individuare obbligatoriamente due terzi di “meritevoli” e un terzo di “non meritevoli”, con quote fisse che prescindono dalla reale qualità della didattica;gli “scatti di merito” introducono anche altri aspetti negativi, oltre al significativo danno economico, come l'inopportuna competizione tra docenti proprio quando ci sarebbe bisogno di rafforzare quella cooperazione, quella condivisione e quella collegialità che rappresentano una delle poche “ancore di salvezza” nelle condizioni estremamente sfavorevoli e via via più difficili nelle quale ci troviamo a esercitare la funzione didattica, educativa e formativa che ci è propria;la competizione è favorita dalla divisione tra organico di diritto e funzionale (docenti di serie A e di serie B) tra “meritevoli” e non, il tutto in una visione piramidale che vede al vertice un dirigente con poteri sempre più vasti, poi un comitato di valutazione composto da super-meritevoli e quindi i docenti “mentor”, poi via via tutti gli altri a totale discapito della collegialità che ancora (per quanto?) questo organismo rappresenta;a proposito della valutazione, su che basi questa avviene? chi ha la competenza per valutare l’attività didattica di un insegnante? E soprattutto: in che modo tale attività sarà rilevata, dato che il docente è solo di fronte alla classe? Come si giudica l'attività di insegnamento in aula? Siamo certi dell'efficacia e della bontà del modello di valutazione INVALSI? Tutte domande sulle quali sarebbe opportuno aprire una vera e ampia riflessione, che è invece totalmente assente nelle troppe certezze contenute nella proposta di riforma;tornando alla collegialità, ne “La buona scuola” questa è profondamente minata – come già aveva anticipato a suo tempo il DDL Aprea - attraverso la riduzione del peso della componente docenti negli OO.CC., a vantaggio del Dirigente e dei soggetti privati, di cui è previsto l’ingresso ed un ruolo sempre crescente;infine, ci sembra particolarmente pericolosa l'introduzione del Registro Nazionale dei Docenti, che attribuisce al Dirigente Scolastico la facoltà di assumere nominativamente gli insegnanti, aprendo così, di fatto, la strada all'abolizione del valore legale del titolo di studio il che distruggerebbe in maniera irreparabile l'unitarietà e l'orizzontalità che ancora caratterizzano il sistema formativo italiano:un primo passo concreto in questa direzione proviene dall'ingresso di entità economiche private nella scuola, le quali oltre ad accrescere il rischio di una diversificazione sociale tra scuole, potrebbero far venir meno le finalità dell’interesse generale a vantaggio degli utili privati.

Concludiamo affermando che quella a cui diamo vita quotidianamente è già una “buona scuola”, la migliore possibile date le condizioni di ristrettezza economica dovute ai continui tagli di risorse, di personale e al caos amministrativo.Riteniamo che la competitività, la “guerra tra poveri” fomentata attraverso la differenziazione delle carriere ed il modello di gestione privatistico della scuola insito nella proposta del governo, non potranno che peggiorare la formazione e l'educazione delle nuove generazioni che già stanno crescendo in un mondo piagato dal crescente sentimento di sfiducia nel futuro, dalla crisi, dalla miseria, dalla disoccupazione e dalla guerra.

La scuola è buona quando la totalità dei suoi docenti è messa nelle condizioni di lavorare con serenità e motivazione, preoccupandosi esclusivamente dei bisogni educativi/formativi degli alunni, non è buona quando siamo numeri utili solo a far quadrare conti economici che, poi, non quadrano mai.Considerati i suddetti aspetti, il Collegio dei Docenti esprime la propria contrarietà dal punto di vista didattico, formativo, educativo, alla proposta di riforma del Governo denominata “La buona scuola”.

4 astenuti su oltre 100 partecipanti, favorevole pure la ds.

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MOZIONE NO PIANO SCUOLA RENZIAPPROVATA DALL'IC 'MAFFI' DI ROMA (EX 1° CIRCOLO DIDATTICO)

Gli insegnanti dell’Istituto Comprensivo “Via Maffi”, riuniti in Collegio Docenti il giorno __23_/_10__/ 2014, raccogliendo l'invito del Premier Matteo Renzi (‘La Buona Scuola’, pag. 8) ad esprimere nuove proposte ed il proprio parere su “La buona scuola”, dopo ampia ed approfondita discussione deliberano quanto segue:• Riteniamo che nel documento venga dimenticato quanto di buono, tra enormi difficoltà, nelle scuole viene quotidianamente garantito – l'inserimento dei diversamente abili (unico al mondo), l'inclusione degli stranieri, l'ampliamento dell'offerta formativa, il mantenimento del tempo pieno e prolungato – al fine di attuare un cambiamento che non ci trova concordi proprio a partire dal punto più pubblicizzato: dalle modalità di assunzione di circa 150.000 precari. Tale assunzione non è sufficiente a far sparire la figura del ‘supplente’, perché l' ‘organico funzionale’ non sarà aggiuntivo rispetto alle cattedre stabili, quindi le supplenze dovranno farle anche i docenti incaricati a tempo indeterminato obbligati ad aumentare (senza corrispettivo economico) il proprio impegno tramite la “banca delle ore”. Reputiamo inaccettabile quest’istituto, nel quale confluiranno i giorni di sospensione didattica: ogni Docente dovrà restituirli integralmente lavorando di più (prevalentemente supplenze gratuite) in periodi decisi dal Dirigente oppure, se serve, anche durante le vacanze natalizie, pasquali ed estive (con mansioni diverse da quelle didattiche).• Non ci saranno né stabilizzazione delle cattedre, né arricchimento dell'offerta formativa. I nuovi assunti avranno un contratto ‘a tutele crescenti’ senza più l’art. 18, L.300/70, mentre gli incaricati a tempo indeterminato già in servizio perderanno la titolarità di istituto per essere collocati su una ”rete di scuole”.• Ci pronunciamo contro la dequalificazione della professione docente e la riduzione della qualità della scuola insita nell'imposizione di supplenze ed incarichi su materie “affini”. • Ancora più grave risulta il fatto che gli unici precari beneficiari di tale ‘mega assunzione’ saranno quelli delle GAE. Il destino di tutti gli altri, anche con più anni di servizio, è segnato. Infatti, decidendo di avviare già dal 2015 nuovi concorsi a cattedra senza aver stabilizzato tutti i precari, il risultato sarà quello di mettere uno contro l'altro: l'insegnante con anni di precariato alle spalle e l'aspirante docente che è appena uscito dall'Università. • Rigettiamo la logica, proposta nel documento, secondo la quale i principi democratici, su cui finora si è fondata la scuola, vengono presentati come intralci e fonti di frustrazione per i docenti. In realtà il nuovo sistema di ‘progressione di carriera’, non più basato sugli scatti di anzianità ma su premi stipendiali legati all’ “impegno” ed al “merito”, sanciti, come non avviene in nessun paese del mondo, dal Dirigente Scolastico e dalla sua ‘squadra’, stravolgerebbe i Decreti Delegati (DPR 416 e 417/74) e lo stato giuridico dei docenti (oggi lavoratori non subordinati), con grave nocumento per la libertà d’insegnamento. Un sistema inaccettabile in un settore delicato come quello dell'istruzione, in primo luogo perché l'esperienza (anzianità di servizio) viene assurdamente considerata un deterrente anziché un valore aggiunto, poi perché si stabilisce a monte (e senza prova alcuna) che i docenti meritevoli possano essere solo il 66% della categoria. Così si favorirà l'affermarsi nell'ambiente scolastico di un pericoloso verticismo: i DS saranno affiancati da un Nucleo di Valutazione e da docenti ‘mentor.’ Ciò creerebbe, inevitabilmente, una struttura 'oligarchica’ non ‘terza’, col potere di decidere in merito alle “carriere”, nonché la separazione fra docenti di ‘serie A’ (i formatori - i mentor, al massimo il 10% scelto fra i docenti di ‘serie B’), ‘B’ (al massimo il 66% dei docenti di un istituto o di una rete di scuole) e ‘C’ (i docenti ‘ordinari’). Il DS avrebbe inoltre il potere di attingere al Registro nazionale - una banca dati contenente i curricula di tutti i docenti, corredati da crediti scolastici,

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formativi e professionali per poter scegliere la sua “squadra”, cioè i docenti ritenuti più adatti, ‘premiandoli’ o respingendoli nel ‘limbo’ di un ‘organico funzionale’ che non è tale: funzionale solo a far supplenze. In sostanza Renzi e il Ministro Giannini avallano lo strumento della “chiamata diretta”, come negli istituti privati. La collaborazione (tipica di una comunità educante) e la collegialità, già seriamente compromessa dalla sostituzione della figura del Preside con quella del Dirigente Scolastico, potranno far posto a meccanismi clientelari ed i rapporti tra i docenti saranno improntati alla competizione ed al carrierismo, così come più forte sarà lo spirito di competizione anche fra le scuole, spinte a gareggiare per conquistare i finanziamenti pubblici (immaginiamo sempre più scarsi) e quelli privati (sempre più interessati), rappresentati ex novo nei Consigli di Istituto.• Ci preoccupa non solo l’invito rivolto ai privati a finanziare le attività o le strutture della scuola ma l'affermazione (si trova già nelle pagine introduttive per essere più volte ripresa in seguito) che la Scuola deve raccordare scopi e metodi al mondo dell'impresa. Vogliamo ricordare agli estensori del documento che l'impresa ha per scopo fondamentale vendere prodotti, far soldi, creare anche dipendenze per accrescere il margine dei profitti. Viceversa, la Scuola disegnata dalla Costituzione Repubblicana non ha nulla in comune col modello dell'impresa, né può essere negata e rigettata la sua funzione peculiare in nome del totem di un ‘produttivismo’ di tipo aziendalista che, peraltro, prevedendo innanzitutto la mera presenza come conditio sine qua non per l’acquisizione di ‘punti’ per il fantomatico ‘portfolio’ del docente previsto nel testo ufficiale ai fini della ‘carriera’, non tiene in conto neppure l’esclusione così operata per le donne in maternità dallo ‘scatto di merito’. Uno scatto di merito che, d’altro canto, anche qualora venisse ottenuto, non compenserebbe alla lunga neppure la perdita generale degli attuali scatti d’anzianità.• Esprimiamo la nostra contrarietà all'abolizione dei Decreti Delegati, alla trasformazione del Collegio Docenti in Consiglio consultivo con l'unica funzione di decidere della programmazione didattica.• Secondo noi, invece, la scuola andrebbe riformata a partire:◦ dalla cancellazione dei tagli apportati dalla “Riforma Gelmini”, nonché del Liceo Scientifico senza latino;◦ dalla revisione delle classi di concorso nel rispetto della professionalità docente e della qualità della didattica;◦ dalla riproposizione del programma di Storia e Geografia come insegnamento ciclico nella Primaria e nelle Medie;◦ dall'implementazione dei laboratori negli Istituti Secondari di Secondo Grado;◦ dalla diminuzione del numero degli alunni per classe fino ad un massimo di 25 (20 in presenza di un diversamente abile);◦ dall’introduzione di periodi sabatici d’aggiornamento;◦ dall'ingresso nell'obbligo scolastico dell'ultimo anno della Scuola dell'Infanzia e con l'innalzamento dello stesso al quinto anno della Scuola Superiore;◦ dalla riapertura di un contratto ampiamente scaduto;◦ dalla riqualificazione della Scuola attraverso il riconoscimento dell'unicità della funzione docente, con un contratto ed un assetto giuridico specifico per tutti gli insegnanti e gli ata della Scuola fuori dal Pubblico Impiego.A conclusione il Collegio delibera che questa mozione di analisi e valutazione del piano di Riforma della Scuola, con le conseguenti proposte, sia inviata per raccomandata AR a cura del Dirigente Scolastico al Presidente del Consiglio Matteo Renzi (come sollecitato dallo stesso), presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, nonché al Ministro dell’Istruzione Giannini, presso il Ministero dell’Istruzione

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Delibera del Collegio dei Docenti dell’IC “Piazza Gola” di Roma

Il Collegio dei Docenti dell’Istituto Comprensivo “Piazza Gola” di Roma riunitosi in data 5 novembre 2014 per analizzare e discutere il documento denominato “La Buona Scuola”,

Vista la nota MIUR prot. n° 3043 del 2/10/2014;

Vista la circolare  dell’USR Lazio prot. n° 25529 del 3/10/2014;

esprime le seguenti valutazioni.

1. Il documento “La Buona Scuola” prevede interventi legislativi unilaterali su importanti materie che oggi sono, e devono rimanere, regolate dal CCNL, dalla Contrattazione Nazionale di II livello, dai contratti regionali o dalla contrattazione decentrata d’istituto.

2. Se è importante definire un percorso programmato per l’assunzione a tempo indeterminato dei nuovi docenti, è altrettanto importante istituire un Organico Funzionale al piano dell’offerta formativa, che potrebbe qualificare il progetto di scuola e dare gambe all’autonomia scolastica, soddisfacendo tutte le necessità degli istituti: copertura delle supplenze, aumento del numero degli insegnanti di sostegno per supportare gli alunni con disabilità e con BES, avviamento di attività di recupero e di potenziamento dell’offerta formativa, anche attraverso il ripristino delle ore di compresenza. Ma, come prima istanza, auspichiamo l’utilizzo dell’Organico Funzionale per la riduzione del numero massimo di studenti per classe. Consideriamo importante che l’organico rimanga di Istituto e che sia definito prima dell’inizio dell’anno scolastico, per consentire una efficiente organizzazione del lavoro e assicurare la continuità didattica nelle classi.

3. L’abolizione degli scatti d’anzianità e l’accesso agli “scatti di competenza” solo per il 66% del personale è discutibile in quanto affidata a modalità di scelta e di valutazione incerte e non trasparenti.La progressione economica per anzianità è un elemento presente nei sistemi retributivi degli insegnanti in quasi tutta Europa. Pertanto, non può essere eliminata tout court. Si potrebbe prevedere, escludendo qualsiasi ipotesi di contingentamento predefinito, un nuovo sistema di progressione economica per i docenti che garantisca il mantenimento degli scatti, a tutti, sulla base dell’anzianità, e affianchi a questo un sistema di “possibili accelerazioni” che valorizzi a) la specificità del contesto lavorativo in cui si insegna, b) il “particolare impegno aggiuntivo nel lavoro d’aula” se connotato da innovazione e ricerca didattica-educativa e nel campo della valutazione, c) l’impegno aggiuntivo nelle attività di tipo organizzativo e gestionale diverse dall’insegnamento e funzionali alle esigenze delle singole scuole, d) la formazione. Questi aspetti, assieme all’anzianità, che costituisce di per sé un valore per l’esperienza che ne deriva, devono consentire accelerazioni nella progressione di carriera in tutte le scuole. La percentuale dei “meritevoli” non può essere riferita alla singola scuola, ma a livello nazionale adottando criteri di valutazione chiari, oggettivi e omogenei.

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4. La formazione in servizio è un diritto/dovere. I docenti devono formarsi. Ma lo Stato deve investire in questo settore, poiché non sarebbe tollerabile l’estensione a tutto il personale della scuola del modello messo in campo per il personale precario, i quali avanzano in graduatoria solo in forza di corsi che reperiscono sul libero mercato  a proprie spese. Occorre trovare un sistema oggettivo di valutazione anche per la formazione. Solo così ha senso che rientri nel merito e nella progressione di carriera.

5. Riteniamo fondamentale anche un sistema di autovalutazione d’istituto intesa come strumento di ricerca per rispondere ai bisogni degli studenti, garantire processi di miglioramento e di adeguamento alle esigenze universitarie e del mondo del lavoro.

6. Consideriamo non chiara la finalità del Registro Nazionale dei Docenti e preoccupante la sua divulgazione che potrebbe indurre ad inutili pregiudizi e ingerenze da parte di genitori e studenti.

7. Preoccupante è l’idea di rafforzare il potere del Dirigente scolastico a scapito della collegialità e del ruolo degli altri soggetti che operano nella scuola. Al contrario sarebbe importante rilanciare, nei diversi ambiti di competenza, la partecipazione del personale scolastico, dei genitori e degli studenti. L’esperienza ci insegna che, al di là di tutte le difficoltà che vivono le scuole, sempre più determinante risulta essere la capacità del Dirigente scolastico di contribuire a realizzare nella scuola un ambiente in cui prevalgano il dialogo, la condivisione delle scelte e la cooperazione. Il buon Dirigente scolastico è l’opposto del cosiddetto “Preside manager”. Si sottolinea altresì l’importanza del ruolo degli Organi Collegiali della scuola, in particolare del Collegio Docenti e del Consiglio di Classe, che offrono ai docenti utili momenti di riflessione e confronto.

8. La scuola primaria deve essere solo lasciata in pace e le deve essere consentito di recuperare quel prezioso ruolo che per anni (prima dell’avvento dei “tagliatori di risorse”) ha assolto nel sistema scolastico nazionale. Progressivamente, ne sono state stravolte le caratteristiche fondanti: poche e forti figure di riferimento e tempi distesi di apprendimento. L’ulteriore introduzione di “discipline specialistiche” non può che aggiungere danni. Solo la restituzione del tempo pieno potrà essere l’elemento che darà nuovamente valore a qualunque intervento sulle materie di apprendimento. L’estensione della offerta formativa dovrà favorire il ripristino delle compresenze e quindi di tempi distesi di apprendimento.

9. L’ampliamento delle materie negli Ordinamenti della scuola superiore non può essere solamente legato all’aspetto imprenditoriale, ma deve avere sempre l’occhio puntato alla formazione completa del cittadino come recita la Costituzione.

10. L’elevamento dell’obbligo scolastico rientra pienamente nel dettato costituzionale. Per realizzare questo obiettivo occorre ampliare i servizi educativi, istituirel’obbligatorietà dell’ultimo anno di scuola dell’infanzia, e innalzare l’obbligo a 18 anni.

11. Chiediamo che la spesa complessiva per la scuola sia equiparata, ancorché gradualmente, alla media europea e che l’investimento di queste risorse serva per: scuole belle e sicure, laboratori e attrezzature a norma, ampliamento dell’organico (funzionale), stabilizzazioni, formazione iniziale ed in servizio, rinnovo del contratto per il recupero del potere d’acquisto di tutti i lavoratori e per la valorizzazione professionale. Per quanto concerne il MOF, è evidente che l’attribuzione di queste risorse dovrebbe premiare e sostenere le scuole più “svantaggiate” e dovrebbe essere garantito un suo uso trasparente, condiviso e partecipato.

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12. La dichiarazione presente nella proposta, che le risorse pubbliche non saranno mai sufficienti a colmare le esigenze di investimenti nella scuola, rappresenta la formalizzazione che lo Stato rinuncia ad assolvere ad uno dei principali principi costituzionali: assicurare il diritto allo studio dei suoi cittadini. Questa affermazione è inaccettabile. Ancora più inaccettabile è l’idea di sopperire alle risorse pubbliche con risorse private e a questo fine trasformare le scuole dello Stato in Fondazioni o Enti economici. Un conto sono i contributi privati che si aggiungono ai fondi pubblici necessari a garantire i cosiddetti Livelli Essenziali delle Prestazioni, un altro è quello per cui l’intervento privato diventa indispensabile per garantire questi livelli. Ogni scuola statale della Repubblica deve ricevere risorse umane e mezzi finanziari e strumentali che siano in grado di garantire il diritto all’istruzione. Lo Stato, dunque, trasferisca le risorse in maniera certa, all’inizio dell’anno scolastico, con proiezione triennale, ripristinando il MOF e restituendo le risorse sottratte e destinate ad altre attività.

13. I grandi assenti nel documento “La Buona Scuola” ci sembrano essere: un serio piano di finanziamenti per la scuola dello Stato; il rinnovo del contratto nazionale; il ruolo del personale ATA; l’innalzamento dell’obbligo scolastico e la generalizzazione della scuola dell’infanzia.

14.Il Collegio dei Docenti ritiene quindi necessario un ripensamento del documento proposto, che tenga in reale considerazione le critiche e i suggerimenti avanzati e rilanci un ulteriore approfondimento del confronto per giungere ad un progetto di interventi condivisi.

Collegio dei Docenti dell’Istituto Comprensivo Verdi di Firenze,

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Il Collegio dei Docenti dell’Istituto Comprensivo Verdi di Firenze, in risposta all’invito del Governo, del MIUR e dell’USR (nota MIUR prot. n° 3043 del 2/10/2014; circolare USR prot. n° 25529 del 3/10/2014) a discutere sulla proposta della “Buona scuola”, esprime profonda preoccupazione per ciò che si configura come un disegno atto a promuovere un’idea di “scuola--Denunciamo l’uso strumentale e propagandistico del piano di assunzione dei precari, ai quali non viene altro che doverosamente riconosciuto un diritto maturato negli anni dal lavoro svolto nella scuola, diritto alla stabilizzazione peraltro già previsto dalla legge finanziaria del 2007 e imposto dall'Unione Europea.Ci lascia perplessi/e, inoltre, l’assenza nel documento di governo di un qualsiasi riferimento al personale ATA, agli studenti e alle studentesse e alle loro famiglie come componente integrante, attiva e partecipe della vita scolastica.“Per una buona scuola della Repubblica” recentementeche, per riqualificare l’istruzione pubblica statale, occorrano risorse economiche aggiuntive che portino la spesa dell'Italia per istruzione, formazione e ricerca ai livelli della media europea, ossia al 6% del PIL, così come è espressamente previsto dalla Legge di iniziativa popolare. Pensiamo che un investimento consistente debba essere destinato alla formazione e allo sviluppo professionale dell’insegnante e al riconoscimento della qualità didattica raggiunta mediante le esperienze di innovazione didattica introdotte negli istituti.Contestualmente giudichiamo di straordinaria gravità la dichiarazione contenuta nel piano di governo di impossibilità da parte dello Stato di garantire i finanziamenti adeguati alla scuola pubblica statale. Tale dichiarazione si pone, infatti, in netto contrasto con il mandato istituzionale che la Costituzione assegna alla scuola della Repubblica.In questo contesto politico generale, l’attacco alla scuola della Costituzione rappresenta un ulteriore attacco alla democrazia del Paese. Non può esserci, infatti, una scuola democratica e pluralista se non è garantita la democrazia e il pluralismo dello stato e non può esserci unostato democratico e pluralista se non vi è una scuola democratica fondata sui principi costituzionali.

Firenze, 30 ottobre 2014

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Assemblea sindacale del Liceo AmaldiL’assemblea sindacale del Liceo ‘E. Amaldi’, svoltasi il 4/11/14, fa suo il documento che è stato approvato all’unanimità dal Collegio dei Docenti del medesimo istituto il giorno 3/11/14; in esso si evidenziano gli aspetti didattici su cui convergono le perplessità o le proposte alternative del collegio stesso.Nello spazio dell’assemblea sindacale si ritiene opportuno integrare gli aspetti più strettamente connessi con la definizione contrattuale del personale della scuola.

Preliminarmente l’assemblea osserva che il blocco degli scatti stipendiali previsti dal contratto collettivo nazionale ha di fatto violato unilateralmente il contratto stesso, la cui validità è stata così molto relativizzata. Si è trattato infatti della violazione di un diritto acquisito, la lesione quasi di un diritto costituzionale. Ma si è trattato soprattutto dell’infrazione di un sistema di regole finora condivise.

Per quanto riguarda gli aspetti strettamente sindacali, trattati o omessi nel piano della Buona Scuola, si osserva che:

1.      risulta inqualificabile l’assenza della figura degli ATA, che tanto contribuiscono al successo della scuola, collaborando alle attività di vigilanza e assistenza, alle assolutamente necessarie attività amministrative, all’assistenza tecnica nei laboratori. Il piano esalta l’attività laboratoriale, ma non prevede personale tecnico a coadiuvarla; intende eliminare l’assistenza amministrativa  con l’assolutizzazione delle procedure digitalizzate, fingendo che il contributo dell’impiegato di segreteria risulti a quel punto superfluo. L’accenno più puntuale dedicato agli ATA è nell’auspicata revisione degli scatti stipendiali e nella prospettiva che i docenti anziani potranno assumere la funzione dei assistenti amministrativi. Tutto ciò ci appare inaccettabile, perché lesivo della dignità e della professionalità dei lavoratori!

2.      intendiamo evidenziare che le linee insite nel CCNL, nella parte normativa, per quanto riguarda l’impegno dei docenti, sono in sintonia con il compito che la scuola statale deve avere. Infatti le norme prevedono la trasmissione dei saperi, ma anche il confronto e la collaborazione per poter consentire strategie che permettano agli studenti, provenienti da situazioni di partenza differenziate, l’accesso a competenze che non siano solamente contenutistiche, ma che corrispondano anche a valori pertinenti a futuri cittadini consapevoli dei loro doveri e diritti.

3.      non ci sembra esaltante che la scuola diventi a tutti gli effetti un’azienda in cui far fruttare investimenti privati e in cui l’utenza sia equiparata ad un mercato da soddisfare e conquistare. Infatti, la finalità di un’azienda è quella di contabilizzare utili, mentre la scuola serve a formare il cittadino in modo pieno, nelle sue competenze, nella sua abitudine alla democrazia, nella sua attitudine alla partecipazione sociale, nel miglioramento dei suoi mezzi culturali per la comprensione della realtà che lo circonda. Ed inoltre non ci appare migliore una scuola competitiva, in cui i docenti debbano concorrere per una retribuzione maggiore. Ciò soprattutto se consideriamo che neanche premiando il solo 66% di docenti si recuperano gli scatti stipendiali già contrattualizzati. Se rispettassimo il contratto nazionale il salario dei docenti risulterebbe più dignitoso, ma invece esso è stato bloccato fino al 2019; quindi, il riconoscimento retributivo offerto nel piano della Buona Scuola a soli due terzi dei docenti, altro non è che un ulteriore impoverimento di investimenti. A ciò si aggiunga la costante diminuzione dei fondi dedicati alla scuola. Non crediamo che la scuola possa divenire ‘buona’ limitando ancora le risorse a sua disposizione.

Molti altri aspetti destano nel personale riunito in assemblea delle perplessità, ma riteniamo opportuno limitarci ai tre punti su esposti.

L'assemblea delibera di rendere pubblico al più presto questo documento-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------19.

Documento del Collegio dei Docenti dell’IIS ‘Amaldi’ - Roma

La Buona Scuola intende: o ridisegnare reclutamento e formazione dei docenti o coprire e razionalizzare le necessità per supplenze e sostituzioni o informatizzare la maggior parte dei processi per snellire le procedure burocratiche o introdurre nuovi saperi

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o collegare il mondo della scuola a quello del lavoro e limitare la dispersione scolastica.

 

La Buona Scuola offre soluzioni in massima parte insoddisfacenti: o L’investimento in denaro è a costo zero, anche per il supporto all’informatizzazione; eventuali indispensabili finanziamenti provengono dal territorio. o La sostituzione dei docenti rimane precaria anche dopo l’assunzione dei precari: in generale, la struttura dell’organico funzionale precarizza la stabilità dei docenti o La formazione universitaria, come pure quella in carriera, basa il lavoro non sulla collaborazione ma sulla competizione. Raggiunta la stabilizzazione, i docenti tendono a conquistare un posto fra i due terzi di quelli che ottengono lo scatto di stipendio e non devono trasferirsi per ottenerlo, e/o a conquistare le poche posizioni redditizie (mentor, tutor). Tenderanno quindi a tenere per sé quanto appreso o prodotto. o Si introducono nuove materie con l’apporto di docenti con formazione presumibilmente non specifica, a prescindere dalle classi di concorso (che saranno allargate) e seguendo invece le richieste dell’utenza e del territorio. o Lo studente rimane sullo sfondo: compra il tablet, è produttore digitale, gioca con la matematica (gamification) e avrà forse un ruolo come Digital Maker, studia quanto deciso dalla famiglia, dal territorio o dall’azienda sponsor. Lo studente diversamente abile ha forse un insegnante di sostegno qualificato, ma nessuna assistenza.

 

Il panorama generale prospettato è il seguente: o Il 30% del curriculum verrà definito dall’organico funzionale. Discipline possono essere aggiunte (o tolte) a seconda dei docenti a disposizione. o Gli studenti non si riuniscono, partecipano in qualche modo alla vita scolastica ma non è chiaro in quali sedi. La famiglia decide il tipo di scuola che frequenteranno, e li doterà degli strumenti elettronici e del software richiesto (BYOD). o I docenti non si sa chi sono e dove sono. Non collaborano più (il Consiglio di Classe è sparito). Sono in competizione per essere inclusi nel 66% dei bravi e/o per ottenere incarichi da mentoring, connecting o tutoring, producendo materiale di autoaggiornamento per una piattaforma digitale che dovranno inventarsi. Se riescono nell’ impresa di ottenere incarichi non entrano più in classe. Il Consiglio dei Docenti ha generiche competenze di indirizzo. Chi valuta il lavoro è scelto dal Dirigente Scolastico. Dopo l’istituzione del Servizio Nazionale di Valutazione, i docenti saranno schedati nel Registro Nazionale dei Docenti, che distinguerà il grano dal loglio. E poi, cos’è un ‘innovatore naturale’?

o Il Dirigente Scolastico sarà preparato dalla Scuola Nazionale dell’Educazione. Supportato dal DSGA, anziché decodificare le circolari ministeriali (sic), coordina la progettazione educativa, governa l’Istituto, ha la titolarità delle relazioni sindacali, determina le dinamiche interne della scuola incluse le scelte educative. Sceglie una buona squadra di docenti che coordinano le attività di innovazione didattica, la valutazione e l’orientamento, e li premia anche economicamente. o I finanziamenti non saranno più dimensionati sull’entità della popolazione scolastica. La scuola sarà finanziata in modo crescente dai ‘laboratori del territorio’( Fab Labs, living labs), dal terzo settore e dalle imprese che intendessero finanziarla e dal crowdfunding. o Il MIUR non fornirà più indicazioni o supporto tecnologico (costoso e, come dimostrato finora, poco pratico), progetterà sistemi chiamati Opening up Education, in base al quale

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distribuirà i fondi, e si interesserà di good law e nudging. Di tanto in tanto, monitorerà le condizioni del patrimonio di dati della scuola con un hackathon. o Il personale ATA, in estinzione, verrà compensato dall’estensione dell’informatizzazione e da alcuni docenti anziani (utili a scuola ma non in classe) per la segreteria. Le altre figure spariscono e basta.

 

Si potrebbero avanzare alcune controproposte. Stabilizziamo i docenti ma lasciamo in pace il curriculum. La formazione base dello studente è la formazione base della società e dovrebbe essere comune a tutto il territorio nazionale.

Facciamo ancora lavorare insieme ed eventualmente litigare i docenti negli organi collegiali ad armi pari. Non verticalizziamo la scuola, con le aziende non ha funzionato; nelle più avanzate, specie per il lavoro intellettuale, usa la cooperazione.

Diamo a tutti gli studenti le stesse opportunità: curriculum, finanziamenti, docenti adeguati. Lasciamo agli studenti lo spazio per imparare dal vivo insieme a compagni e a docenti, per confrontarsi con gli altri e imparare le regole della democrazia.

Lasciamo al Dirigente il tempo di uscire dalla Presidenza, avere contatti con tutti e non solo con i collaboratori, conoscere direttamente esigenze e proposte.

Lasciamo che gli ATA continuino a collaborare alla costruzione della scuola. Certe cose il personale esterno, o i docenti, non le sanno e non le possono fare. Oppure, ridefiniamo per legge alcuni aspetti, come ad esempio i parametri della sicurezza o la presenza degli studenti diversamente abili.

Stabilizziamo le risorse. Stabilizziamole ad un livello accettabile, tale da coprire tutte le esigenze base della formazione. Esigiamo che la digitalizzazione sia un onere per il MIUR, non per le scuole. Evitiamo il ricorso ad agenti esterni, che possono qualche volta essere d’aiuto, ma non sono mai a costo zero. In un paese civile non si può asserire che lo Stato non è in grado di far fronte alle spese per la formazione dei suoi cittadini.

Sollecitiamo un raccordo effettivo e trasparente con l’autorità centrale, che non sempre ha il polso. della situazione. Se i contatti con dirigenti, docenti, studenti e genitori per diffondere la buona novella della Buona Scuola erano così importanti, perché le riunioni erano state fissate di mattina?

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Mozione del collegio dei docenti dell’IIS Balducci di Pontassieve

Il collegio dei docenti dell’IIS Balducci di Pontassieve, in merito alla proposta di riforma “La buona scuola”, dopo un’attenta analisi esprime profonda preoccupazione per i seguenti aspetti :1) Il piano “La buona scuola” interviene su una serie di materie che sono oggi oggetto del CCNL o della Contrattazione Nazionale di II livello: progressioni stipendiali, mobilità del personale della scuola a livello regionale o locale, attribuzione incarichi aggiuntivi.2) La riforma non prevede investimenti nella scuola pubblica, tranne che per la stabilizzazione dei precari in realtà già prevista dalla normativa europea, mentre invece vengono previsti per la scuola privata.3) L’abolizione degli scatti di anzianità e l’accesso alle progressioni per il solo 66% del personale docente è penalizzante e mortificante per la sua totalità; discutibile in quanto stabilisce a monte una soglia di meritevoli e una percentuale di personale che sarà esclusa da qualsiasi progressione di stipendio; problematica quanto all’individuazione di criteri di definizione di tale “merito”.4) Gli “scatti di competenza”, introdurranno una forte competizione tra docenti, mineranno la cooperazione e la collaborazione che sono invece fondamentali per stimolare la didattica e la creazione di un ambiente di lavoro coeso e positivo. I docenti, infatti, per essere compresi nel 66% dei “meritevoli”, saranno spinti ad accumulare “crediti”, e quindi oneri, oppure a chiedere il trasferimento in altra scuola, a danno della qualità dell’insegnamento e della continuità didattica.5) La proposta di riforma interviene in senso peggiorativo – come il vecchio DDL Aprea-Ghizzoni – sugli organi collegiali, riducendo il ruolo dei lavoratori e rafforzando quello del Dirigente Scolastico e dei soggetti privati, di cui è previsto l’ingresso anche nel Nucleo di Valutazione.6) L’istituzione dell’organico funzionale per reti di scuole rischia di trasformare una parte dei docenti che oggi lavorano nelle scuole con contratti fino al termine delle attività didattiche in “sostituti” del personale assente; la maggioranza delle nuove assunzioni non aggiungerà cattedre all’organico di diritto, mentre si creeranno bacini di docenti a disposizione di più scuole. Oggi i nuovi assunti, domani tutto il personale docente.7) I riferimenti contenuti nel piano “La buona scuola” alla possibilità per il Dirigente di “creare la propria squadra con i docenti più adatti” sono molto preoccupanti, in quanto implicano un rafforzamento del ruolo e delle prerogative del Dirigente Scolastico nel reclutamento del personale e nell’utilizzo delle risorse professionali, prefigurando la chiamata diretta, con ricadute discrezionali sulla mobilità degli insegnanti e del personale ATA.

8) La dichiarazione di impossibilità da parte dello Stato, contenuta nel piano, di garantire i finanziamenti alla scuola pubblica e la definizione di forme di collaborazione con enti privati comporta lasciare campo libero al loro condizionamento sulle scelte didattiche e di contenuto e appare peraltro in contrasto con il mandato istituzionale che la Costituzione assegna alla scuola della Repubblica.Per quanto sopra esposto, il collegio dei docenti dell’IIS Balducci di Pontassieve esprime parere negativo relativamente al Piano Scuola proposto dal governo, per la logica che vi è sottesa.Detto Piano ci sembra redatto con la tecnica del prendere o lasciare. Esso sottende una visione aziendalista della scuola e peraltro lontana dai dettati costituzionali. Lo Stato deve perseguire il benessere sociale piuttosto che avere un bilancio in pareggio con moltissimi cittadini in situazione di disagio.Inoltre il collegio dei docenti dell’IIS Balducci di Pontassieve ritiene che per rilanciare e riqualificare l’istruzione pubblica statale occorrano risorse economiche aggiuntive e non una politica di tagli indiscriminati come quella effettuata da tutti i governi in questi ultimi anni.Pontassieve, 7 novembre 2014

Mozione approvata a maggioranza. ( con 34 voti favorevoli )

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Mozione dell’Assemblea Sindacale dei lavoratori dell’Ipssar “Tor Carbone” sulla proposta del Governo “La buona scuola”.Il giorno 10.11.2014 gli insegnanti dell’Ipssar “Tor Carbone” di Roma, riuniti in Assemblea Sindacale di Istituto, hanno discusso il progetto di riforma contenuto nella brochure “La buona scuola” pubblicata il 3.09.2014 dal Ministero dell’Istruzione.A seguito di ampio dibattito e puntuale analisi, l'Assemblea rileva: che l'operazione, tesa ad aggirare sia la discussione in Parlamento sia la consultazione delle parti sociali, attraverso una consultazione diretta telematica di studenti, famiglie e insegnanti, presenta evidenti rischi di banalizzare le complesse problematiche del mondo della scuola e di manipolazione demagogica del consenso. I 12 punti in cui il documento “La buona scuola” racchiude il rinnovamento del sistema scolastico, è improntato ad una comunicazione d'impatto che, anziché analizzare e argomentare, enuncia suggestioni che strumentalizzano le carenze attuali della scuola – dovute soprattutto all'insufficienza dei finanziamenti – per lanciare ipotesi di soluzione avventuristiche in quanto prive di qualsiasi riscontro empirico di efficacia. Non di rado esso ricorre inoltre a procedimenti impropri ed ingannevoli, come il definire “qualitativi” dei parametri quantitativi e il raffrontare gli scatti di anzianità con quelli di competenza senza tener conto dell'aleatorietà di questi ultimi. Nel dettaglio:• Il piano di stabilizzazione di 150.000 precari – peraltro doverosa in base alla direttiva europea 70/99 - non indica le modalità di reperimento delle risorse necessarie; inoltre per i docenti che confluirebbero nell'”organico funzionale” si prefigura un utilizzo contrario sia al rispetto delle esigenze di vita del lavoratore (mobilità coatta addirittura su altre regioni, utilizzo su numero indefinito di scuole entro la rete assegnata) sia alla qualità dell'insegnamento (continuità didattica e specificità dell'area disciplinare);• La sostituzione degli scatti di anzianità con “scatti di competenza” è contraria alla libertà di insegnamento (Costituzione, art. 33) e al diritto del lavoratore ad una retribuzione “sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa” (Costituzione art. 36), in quanto essa condiziona il mantenimento del potere d'acquisto del salario – già attualmente sui livelli più bassi d'Europa - allo svolgimento di attività aggiuntive, diverse dall'insegnamento, ed al giudizio formulato dal Capo di Istituto che, oltre ad essere in conflitto d'interesse, non è ancorabile a parametri oggettivi di valutazione, in quanto l'insegnamento e l'apprendimento non sono misurabili; inoltre mortifica l'esperienza la quale, come in qualsiasi altro lavoro qualificato, costituisce per l'insegnamento un valore aggiunto indiscutibile;• Una progressione di ”carriera” che a priori esclude 1/3 dei docenti e che nel tempo produce un divario retributivo sempre più ampio tra docenti “meritevoli” che svolgono attività estranee alla classe e docenti “immeritevoli” che invece dedicano tutto il proprio impegno all'insegnamento introduce nella scuola una competizione che confligge con le esigenze di collaborazione e solidarietà insite nei processi educativi e rischia di allontanare e demotivare i docenti migliori, quelli la cui azione è determinata da motivazioni intrinseche (passione per il proprio lavoro) anziché estrinseche (interesse economico);• La formazione obbligatoria, oltre che del tutto inefficace, è contraria alla libertà di insegnamento; non scaturendo da un'esigenza formativa del lavoratore, mira a condizionarne l'operato imponendo metodi e pratiche non condivisi, e genera rendite per un mercato fortemente esposto a derive clientelari;• L'esposizione telematica di un portfolio dei singoli docenti, oltre a non offrire alle famiglie elementi per un giudizio ragionato sulla professionalità dei docenti, alimenta una concezione commerciale e pubblicitaria dell'insegnamento, che contrasta la funzione educativa della scuola e trasforma l'apprendimento in una merce da conformare alle richieste del mercato;• Il rafforzamento dei poteri dei Capi di Istituto, che giunge fino a poter scegliere a loro discrezione e senza alcuna tutela dei diritti dei lavoratori il personale della scuola e le mansioni da assegnare a ciascuno, trasforma la scuola a tutti gli effetti in un'azienda a immagine e somiglianza del Capo di Istituto, annullando di fatto la dimensione collegiale ed esponendo il sistema a pericolosissime derive autoritarie e clientelari, fino a compromettere del tutto il funzionamento del sistema;• L’ingresso nel finanziamento della scuola di fondazioni, imprese, associazioni, ecc., che si

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accompagna al ritiro dello Stato – non più tenuto a garantire un servizio scolastico uniforme attraverso la fiscalità generale - condiziona l'insegnamento ad interessi privati.• L'equiparazione delle scuole pubbliche di Stato alle scuole private “paritarie” tradisce la natura universalistica dell'istruzione pubblica, alimentando particolarismi sociali, culturali e confessionali che disgregano il tessuto comune della cittadinanza, che la Costituzione tutela vietando il finanziamento pubblico alle scuole private (Art. 33);• L'”alternanza obbligatoria scuola-lavoro”, l'”impresa didattica”, la “Bottega scuola”, l'”Apprendistato sperimentale” costituiscono tutte forme di una gravissima lesione del diritto all'istruzione, che sostituisce le ore di didattica con ore di lavoro gratuito presso le imprese, subordinano agli interessi di queste ultime le esigenze formative degli studenti e configurando uno sfruttamento del lavoro minorile.Per tutte le ragioni di cui sopra l’Assemblea esprime parere negativo sul documento “La buona scuola” e ne chiede l'immediato ritiro.

L’assemblea esprime, d’altra parte, l’esigenza forte di un cambiamento e di una riforma che parta dai bisogni veri della scuola e fa sue le seguenti proposte contenute nella Legge di iniziativa popolare “Per una buona scuola della Repubblica”, da poco riproposta all’attenzione del parlamento grazie agli sforzi dell’Associazione “Per la Scuola della Costituzione”. 

a) L’attivazione di adeguati investimenti sull'istruzione pubblica (almeno il 6% del PIL) nel rispetto dell'art. 33 della Costituzione, che prevede la destinazione delle risorse pubbliche alle scuole statali ed il funzionamento delle scuole private senza oneri per lo Stato.

b) L’innalzamento dell’obbligo scolastico fino ai 18 anni;  la pratica scolastica (in classi con un numero massimo di 25 alunni) come alternanza di lezioni frontali, attività laboratoriali, momenti ludico-educativi, lavoro individuale e cooperativo, organizzazione di scambi tra istituti e scuole di altri Paesi, interventi educativi aperti al territorio.

c) L’unicità della funzione docente, senza gerarchie predefinite, la cui qualità è garantita dalla serietà del reclutamento e dal feed-back esercitato. Ciò non vuol dire che non debbano esistere differenze: occorre valutare l’anzianità di servizio ed il grado di professionalità che ne consegue (come avviene ovunque in Europa), va riconosciuto il merito, la qualità della didattica in primo luogo e il carico di lavoro che essa comporta, come non è accaduto da molti anni a questa parte; ma  non vanno neanche utilizzati meccanismi che favoriscano separazioni e divisioni.

d) L’autovalutazione d’istituto intesa, non come prassi imposta ai fini di una malintesa concorrenza tra scuole, ma come strumento di ricerca per rispondere ai bisogni degli studenti, garantire processi di miglioramento, di adeguamento alle esigenze universitarie e del mondo del lavoro.

e) La valorizzazione della partecipazione attiva di tutte le componenti della scuola e il potenziamento degli organi collegiali esistenti.

Si chiede inoltre:• l’assunzione immediata, già dal corrente anno scolastico degli insegnanti precari;• il miglioramento delle strutture scolastiche e la loro messa in sicurezza;

Si rivendica:• il rinnovo del contratto e la restituzione degli scatti di anzianità;• lo sbocco dei pensionamenti e l'abrogazione della Legge Fornero con particolare riguardo alla situazione dei docenti Quota96

L’assemblea si impegna:• a organizzare ulteriori momenti di confronto anche con insegnanti di altre scuole;

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• a coinvolgere i sindacati in azioni di rivendicazione dei diritti lesi e per la richiesta al governo di ritirare il piano “la buona scuola”.

Roma 10.11.2014

Assemblea sindacale dell'ISIS “Carducci - Dante” di Trieste,

Alla Ministra dell’Istruzione Università e Ricerca Stefania GIANNINI

Alla Dirigente Scolastica dell’I.S.I.S. “Carducci Dante” di Trieste O. QuasimodoAlle lavoratrici e ai lavoratori dell’I.S.I.S. “Carducci Dante” di TriesteAgli Organi di stampaIl personale scolastico dell'ISIS “Carducci- Dante” di Trieste, riunito in Assemblea sindacale il giorno 12 novembre 2014, ha approvato all’unanimità il testo della seguente mozione.

MOZIONEL'Assemblea sindacale dell'ISIS “Carducci- Dante” di Trieste, in risposta all’invito del Governo, del MIUR e dell’USR (nota MIUR prot. n° 3043 del 2/10/2014; circolare USR prot. n° 25529 del 3/10/2014), a discutere sulla proposta di riforma “La buona scuola”, dopo un’attenta analisi, esprime profondo disagio e grande preoccupazione, in particolare relativamente ai seguenti aspetti:1) Il piano “La buona scuola” interviene su una serie di questioni che dovrebbero invece essere oggetto del CCNL o della Contrattazione Nazionale di II livello: progressioni stipendiali, mobilità del personale della scuola a livello regionale o locale, attribuzione incarichi aggiuntivi. Per contro, il nostro contratto di lavoro, contrattato da Aran e Rappresentanze Sindacali, rimarrà bloccato fino al 31 dicembre 2015 e probabilmente fino al 2018.2) La riforma non prevede investimenti nella scuola pubblica, tranne che per la stabilizzazione dei precari in realtà già prevista dalla normativa europea, secondo la quale i lavoratori dopo 36 mesi di precariato devono essere immessi in ruolo. Se ciò non accadesse, la multa comminata all’Italia sarebbe maggiore della spesa per l’assunzione dei precari stessi.3) L’abolizione degli scatti di anzianità costituisce un fatto unico in Europa ed è tanto più grave in un momento di crisi come quello che stiamo vivendo, dove lo scatto stipendiale serve a malapena a coprire l’aumento del costo della vita. Chiediamo quindi che gli scaloni stipendiali siano mantenuti.

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4) L’accesso alle progressioni per il solo 66% del personale è - a nostro avviso - anticostituzionale perché non garantisce a tutti gli stessi diritti e le stesse opportunità; stabilire, a priori, una soglia di meritevoli è lesivo delle nostra dignità professionale ed esula da qualsiasi procedimento logico, senza contare la problematica legata all’individuazione di criteri di definizione di tale “merito”.5) Gli “scatti di competenza” introdurranno una forte competizione tra docenti, minando la cooperazione e la collaborazione che sono invece alla base della didattica e di un ambiente di lavoro coeso e positivo. I docenti, infatti, per essere compresi nel 66% dei “meritevoli”, saranno spinti ad accumulare “crediti”, e quindi oneri, oppure a chiedere il trasferimento in altra scuola, a danno della qualità dell’insegnamento e della continuità didattica.6) La proposta di riforma interviene sugli organi collegiali, riducendo il ruolo dei lavoratori e rafforzando quello del Dirigente Scolastico e dei soggetti esterni, di cui è previsto l’ingresso anchenel Nucleo di Valutazione.7) L’istituzione dell’organico funzionale per reti di scuole rischia di trasformare una parte dei docenti, che oggi lavorano nelle scuole con contratti fino al termine delle attività didattiche, in “sostituti” del personale assente; la maggioranza delle nuove assunzioni non aggiungerà cattedre all’organico di diritto, mentre si creeranno bacini di docenti a disposizione di più scuole. Inoltre non è chiaro come saranno garantite le sostituzioni di lungo termine nel rispetto delle competenze specifiche.

8) La dichiarazione di impossibilità da parte dello Stato di garantire i finanziamenti alla scuola pubblica e la definizione di forme di collaborazione con enti privati appare gravemente in contrasto con il mandato costituzionale.

9) I riferimenti alla possibilità della chiamata diretta da parte del Dirigente per creare la propria “squadra” con i docenti più “adatti” sono molto preoccupanti. Questa si configura come una sorta di cooptazione, non legata a criteri oggettivi, in quanto legittima un rafforzamento del ruolo, delle prerogative e dell’arbitrio del Dirigente Scolastico nel reclutamento del personale e nell’utilizzo delle risorse professionali.

10) Mancano quasi del tutto riferimenti precisi al personale ATA: assistenti amministrativi e tecnici, ma anche collaboratori scolastici che non vengono mai nemmeno nominati se non per l’accenno alla digitalizzazione ed a un eventuale taglio.

11) Viene introdotto il concetto di una curiosa banca delle ore che prevede la restituzione alla scuola di ore non svolte nei periodi di sospensione delle attività didattiche, senza tener conto che i docenti svolgono un numero considerevole di ore di attività professionale sommersa (preparazione delle lezioni, correzione dei compiti, aggiornamento, ...), svolta necessariamente in ambito domestico a causa delle carenze tecnologiche e logistiche delle scuole.

Alla luce delle sovraesposte considerazioni,l’Assemblea esprime un parere negativo relativamente al Piano Scuola proposto dal Governo.

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Si ritiene inoltre che per rilanciare e riqualificare l’istruzione pubblica statale occorrano risorse economiche aggiuntive, sottratte in questi ultimi anni da tutti i governi, per riportare la spesa dell’Italia in istruzione, formazione e ricerca ai livelli della media europea, cioè al 6%.Si ritiene inoltre improrogabile la messa in sicurezza ed il rinnovamento degli edifici scolastici.

La RSU dell’I.S.I.S. “Carducci Dante” di Trieste

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Mozione del Collegio dei Docenti dell’Istituto 54° circolo di Napoli

Il Collegio dei Docenti dell’Istituto 54° circolo di Napoli, in data 8/10/2014 ha espresso, non senza indignazione, grave preoccupazione e profondo dissenso verso le scelte politiche del Ministro Giannini e più in generale del Governo Renzi, fortemente penalizzanti per la scuola pubblica e tali da prevedere altri tagli di risorse e proposte non sempre trasparenti, nonché un’inaccettabile svalutazione della professionalità e della libertà di insegnamento. 

La nuova nuova progressione di carriera proposta nel Piano, difatti, è contemplata tutta al di fuori del contratto (ivi compreso il compenso), è fatta a costo zero e con lo spostamento di poste contrattuali. Anzi, vi è di più: il passaggio dagli scatti di anzianità agli scatti di competenza sarà preceduto da tre anni di vuoto. Ciò vuol dire che dal 1 settembre 2015 al 31 dicembre 2018 il sistema degli scatti verrà congelato per tutti ad eccezione di coloro che si trovano al 33° anno di servizio. Per questi ultimi rimarrà in vigore l’attuale sistema.L’anzianità scompare, dunque, come fattore della professionalità legata all’esperienza. È quindi, di fatto, una riduzione salariale ottenuta con la scomparsa degli attuali scatti. Anche secondo i dati OCSE l’anzianità ha un peso notevole nei percorsi di carriera dei docenti in tutti i paesi. Determinarne la cancellazione è inusitatamente grave. Inoltre, nessuna modifica dell’attuale sistema può essere condivisa se decisa al di fuori del contratto di lavoro e se non preceduta da una vera consultazione del lavoratori.

Il Collegio delibera di bloccare le attività extracurricolari e di non assumere incarichi funzionali, per i motivi qui sinteticamente elencati:

1.    la proposta di riforma dequalifica la professione docente e peggiora le condizioni di insegnamento a causa di:

– mancanza di investimenti nella scuola pubblica e cancellazione degli scatti di anzianità;– mantenimento del numero eccessivamente alto di alunni per classe;

– inefficacia di fatto delle nuove assunzioni promesse che, anche nel caso fossero effettivamente realizzate, non aggiungono cattedre all’organico di diritto, ma creano solo bacini di docenti a disposizione per coprire le assenze brevi dei colleghi;

– imposizione di carichi di lavoro aggiuntivi (a parità di stipendio) che andranno a discapito della qualità dell’insegnamento;

2. la proposta di riforma, prevedendo i cosiddetti “scatti di competenza”, introduce una pericolosa competizione tra docenti, invece di rafforzare quella cooperazione tra docenti che sarebbe didatticamente ed educativamente auspicabile nella scuola; i docenti, infatti, per essere compresi nel 66% dei “meritevoli”, saranno spinti ad accumulare “crediti”, e quindi oneri, oppure a chiedere il trasferimento in altra scuola, ancora una volta a danno della qualità dell’insegnamento e della continuità didattica;

3. la proposta di riforma pregiudica – come il vecchio DDL Aprea – la collegialità delle istituzioni scolastiche e riduce il peso della componente docenti negli OO.CC., a vantaggio del preside e dei soggetti privati, di cui è previsto l’ingresso;

4. la proposta di riforma introduce nelle scuole un nucleo di valutazione interno che, utilizzando prioritariamente i parametri dell’INVALSI, dovrà obbligatoriamente individuare tra i docenti un 66% di “meritevoli” e una restante percentuale di “non meritevoli”, con quote fisse che prescindono dalla qualità reale della didattica, per l’assegnazione degli scatti stipendiali.

Considerati i suddetti aspetti, il Collegio dei Docenti, considerandola iniqua, regressiva e dannosa dal punto di vista didattico, formativo, professionale ed educativo, respinge la proposta di riforma del Governo

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denominata “La buona scuola” e, al fine di sensibilizzare l’utenza esterna alle gravi problematiche che affliggono la categoria, sceglie, come forma di protesta, il blocco delle attività dicui sopra.

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Collegio dei Docenti dell'Istituto Cine TV Rossellini di Roma

Mozione sulla proposta “La buona scuola”

 Il Collegio dei Docenti dell'Istituto Rossellini di Roma, in risposta all’invito del Governo, del MIUR e dell’USR (nota MIUR prot. n° 3043 del 2/10/2014; circolare USR prot. n° 25529 del 3/10/2014), a discutere sulla proposta di riforma “La buona scuola”, dopo un’attenta analisi esprime profonda contrarietà dal punto di vista didattico, formativo, educativo al testo così come formulato dal Governo per i seguenti aspetti:

Il piano “La buona scuola” interviene su una serie di materie che sono oggi oggetto del CCNL o della Contrattazione Nazionale di II livello: progressioni stipendiali, mobilità del personale della scuola a livello regionale o locale, attribuzione incarichi aggiuntivi.

La riforma non prevede investimenti nella scuola pubblica, tranne che per la stabilizzazione dei precari in realtà già prevista dalla normativa europea, per cui tutte le novità inserite nella proposta verrebbero attuate a costo zero. Inoltre si stabilizzeranno solo i precari in GAE, cancellando del tutto le graduatorie di terza fascia, in cui sono inseriti colleghi che hanno lavorato per oltre tre anni nelle scuole.

L'abolizione degli scatti di anzianità e l'accesso alle progressioni per il solo 66% del personale è penalizzante e mortificante per la totalità dei docenti; discutibile in quanto stabilisce a monte una soglia di meritevoli e una percentuale di personale che sarà esclusa da qualsiasi progressione di stipendio; problematica quanto all'individuazione di criteri di definizione di tale “merito”.

Gli “scatti di competenza”, introdurranno una forte competizione tra docenti, mineranno la cooperazione e la collaborazione che sono invece fondamentali per stimolare la didattica e la creazione di un ambiente di lavoro coeso e positivo. I docenti, infatti, per essere compresi nel 66% dei “meritevoli”, saranno spinti ad accumulare “crediti”, e quindi oneri, oppure a chiedere il trasferimento in altra scuola, a danno della qualità dell’insegnamento e della continuità didattica.

La proposta di riforma interviene in senso peggiorativo – come il vecchio DDL Aprea – sugli organi collegiali, riducendo il ruolo dei lavoratori e rafforzando quello del Dirigente Scolastico e dei soggetti privati, di cui è previsto l’ingresso anche nel Nucleo di Valutazione.

L'istituzione dell'organico funzionale per reti di scuole rischia di trasformare una parte dei docenti che oggi lavorano nelle scuole con contratti fino al termine delle attività didattiche in “sostituti” del personale assente; la maggioranza delle nuove assunzioni non aggiungerà cattedre all’organico di diritto, mentre si creeranno bacini di docenti a disposizione di più scuole. Oggi i nuovi assunti, domani tutto il personale docente.

I riferimenti contenuti nel piano “La buona scuola” alla possibilità per il Dirigente di “creare la propria squadra con i docenti più adatti” sono molto preoccupanti, in quanto implicano un rafforzamento del ruolo e delle prerogative del Dirigente Scolastico nel reclutamento del personale e nell'utilizzo delle risorse professionali, prefigurando la chiamata diretta, con ricadute discrezionali sulla mobilità degli insegnanti e del personale ATA. L'idea che il personale delle scuole sia “scelto” dal DS anziché assunto con procedure oggettive quali i concorsi e le graduatorie, è in contraddizione con il principio costituzionale della libertà d'insegnamento (art. 33 Cost.) e prefigura la costituzione di scuole pubbliche in cui le fondazioni scolastiche e i DS possano determinare l'indirizzo culturale e didattico, proprio come avviene già oggi per le scuole private.

La dichiarazione di impossibilità da parte dello Stato, contenuta nel piano, di garantire i finanziamenti alla scuola pubblica e la definizione di forme di collaborazione con enti privati appare gravemente in contrasto con il mandato istituzionale che la Costituzione assegna alla scuola della Repubblica.

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Il Collegio dei Docenti dell'Istituto Rossellini esprime quindi un parere negativo relativamente al Piano Scuola proposto dal Governo e forte preoccupazione circa la modalità propagandistica scelta per la consultazione della società civile su tale proposta, che risulta condizionata ed in parte guidata dalla rappresentazione del testo governativo e del collegato sondaggio/questionario.

Inoltre il Collegio dei Docenti ritiene che per rilanciare e riqualificare l’istruzione pubblica statale occorrano risorse economiche aggiuntive, sottratte in questi ultimi anni da tutti i governi mentre rimaneva invariato il finanziamento alle scuole private, per riportare la spesa dell'Italia in istruzione, formazione e ricerca ai livelli della media europea, cioè al 6% del PIL, come è espressamente richiesto dalla legge di iniziativa popolare “Per una buona scuola della Repubblica”, attualmente in discussione in Parlamento.

Si dispone l'invio del presente documento al MIUR e alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e la pubblicazione sul sito internet della scuola per il mese di novembre.

 Roma, 4 novembre 2014

Il collegio dei docenti dell'Istituto Rossellini

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Assemblea docenti in autoconvocazione Istituto Liside Taranto

L’assemblea dei docenti in autoconvocazione dell’Istituto Liside – Taranto, riunitasi il 13 novembre 2014, dopo attenta analisi del piano “Buona Scuola” rileva le seguenti osservazioni sulle proposte negative in esso contenute. Il piano “La Buona Scuola”:

– tende a minare una serie di garanzie oggi assicurate dal CCNL e dalla Costituzione quali gli scatti stipendiali sostituiti dagli scatti di “competenza” che porteranno a creare tra il corpo docente dannosa competitività , minando così la cooperazione e la collaborazione fondamentali per la creazione di una valida attività didattica.

– peggiora le condizioni di insegnamento a causa di cancellazione degli scatti di anzianità e mancanza di investimenti nella scuola pubblica.

– elimina le graduatorie di istituto di seconda e terza fascia e pone in essere il licenziamento di centinaia di colleghi precari

– istituisce l’abolizione degli scatti d’anzianità sostituiti da aumenti legati al “merito” pari a 60 euro ogni 3 anni solo per il 66% della categoria, con un evidente perdita di salario per tutti

– Il riconoscimento di questo presunto merito attraverso l’introduzione del registro nazionale dei docenti attribuendo inoltre ai Dirigenti Scolastici (coadiuvati dagli insegnanti mentor) la facoltà di assumere per chiamata diretta fuori da regole e graduatorie.

– La proposta di riforma interviene sugli organi collegiali, riducendo il ruolo dei lavoratori e rafforzando quello del Dirigente Scolastico e dei soggetti esterni, di cui è previsto l’ingresso anche nel Nucleo di Valutazione.

– mancata destinazione di risorse se si esclude l’assunzione di una parte di precari, assunzione a cui peraltro lo Stato è obbligato da sentenza europea; per la maggior parte del corpo docente, secondo univoche simulazioni di vari organismi, la quota di scatto attualmente garantita contrattualmente diminuirà a solo vantaggio di una più che esigua parte di popolazione docente creando nel corpo docente stesso un ulteriore misconoscimento

– l’entrata di capitali privati nella scuola che darà luogo ad una totale aziendalizzazione che non porterà alcun miglioramento del lavoro docente e dell’offerta formativa

– La quasi totale assenza di riferimenti precisi al personale ATA: assistenti amministrativi e tecnici,ma anche collaboratori scolastici che non vengono mai nemmeno nominati se non per l’accenno alla digitalizzazione ed a un eventuale taglio.

I docenti dell’Istituto Liside di Taranto propongono:

– assunzione del personale a cui è stato ingiustamente reiterato per anni il contratto (abilitati con TFA, PAS, SFP, diplomati magistrali) nel piano straordinario di reclutamento. Tutti i docenti con servizio, a prescindere dal percorso e dall’anno di conseguimento dell’abilitazione, ai sensi della direttiva 1999/70/CE devono avere gli stessi diritti alla stabilizzazione.

– ripristino dei quadri orari degli istituti professionali pre-riforma Gelmini. Le attuali linee guida hanno mostrato limiti in particolare nel biennio.

– l’eliminazione delle atipicità degli insegnamenti che è causa della dequalificazione dell’insegnamento.

– Adeguamento degli stipendi alla media europea

Per questi motivi, i docenti dell’Istituto Liside – Taranto, da lavoratori della scuola, esprimono totale dissenso nei confronti della riforma Renzi-Giannini e sollecitano l’alta considerazione della

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Legge di Iniziativa Popolare (LIP) “Per una buona scuola della Repubblica”, attualmente in discussione in Parlamento.

Taranto 13 novembre 2014

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Risposta dei Docenti del Virgilio alla Buona Scuola

 

Desideriamo rispondere all'invito del Governo, del MIUR e dell'USR ( nota MIUR prot.n° 3043 del 2/10/2014) a discutere sulla proposta di riforma “La buona scuola”, esprimendo le seguenti considerazioni:

 

Le assunzioni…

-        Il piano di assunzioni del Governo è un atto di giustizia dovuto per i tanti insegnanti che hanno prestato un servizio necessario al funzionamento della scuola senza vedersi riconosciuti i loro diritti di lavoratori e pertanto non possiamo che accoglierlo con favore. Tuttavia la soluzione proposta del “serbatoio” di supplenti per le scuole consorziate in rete non produrrà, a nostro avviso, nessun miglioramento nella qualità dell'istruzione, anzi avrà effetti negativi, come quello dell’ ulteriore impoverimento culturale degli alunni già penalizzati dalla riduzione delle ore d’ italiano, geografia e di altre discipline prevista nella recente riforma; infatti potranno essere impiegati nelle supplenze docenti di classi di concorso di materie affini che non hanno un’adeguata formazione universitaria e non hanno potuto ricevere il necessario aggiornamento. Sarebbe più opportuno assumere i docenti precari per coprire i posti vacanti e per un’azione di supporto e/o per il recupero pomeridiano degli alunni con difficoltà scolastiche, soprattutto in ragione del mutamento sociale del nostro paese in cui aumentano il numero degli alunni immigrati e quello degli abbandoni scolastici per motivi economici e sociali.

 

Lo status giuridico…

L'intervento sulla modifica dello status giuridico del docente preoccupa per diverse ragioni:

-        la legge interviene su una materia finora oggetto di contrattazione sindacale;

-        la progressione di carriera e gli scatti di competenza  connessi vengono aprioristicamente previsti solo per un 66% del corpo docente ( di una scuola o di reti di scuole), in seguito al conseguimento di crediti didattici, formativi e professionali; il c.d. portfolio del docente, costituito dalla certificazione di queste esperienze professionali e culturali,  sarebbe il risultato di un meccanismo concorrenziale  tra i docenti stessi, contrario al clima di collaborazione necessario al buon funzionamento della didattica. Inoltre il portfolio, approvato annualmente dal nucleo di valutazione e consultabile on-line dai Dirigenti, creerebbe una competitività tra scuole trasformando i docenti in merce da esporre in vetrina o da tenere dietro le quinte, a danno della loro dignità umana e professionale;

-        gli aumenti di 60 euro ogni tre anni probabilmente sono meno di quanto un docente avrebbe potuto maturare con gli scatti di anzianità sommati all'adeguamento dello stipendio all'inflazione e, cosa assai grave, sarebbero finanziati con quanto sottratto ai colleghi giudicati “non meritevoli” dal nucleo di valutazione;

-        infine non si può escludere che a distinguere tra docenti di serie A e di serie B possa concorrere un fattore assolutamente  estraneo alla  preparazione, alle capacità didattiche e all'aggiornamento conseguito: il gradimento del Dirigente. Qualora poi tale gradimento fosse condizionato anche dal giudizio delle famiglie, si tratterebbe di una

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strisciante forma di privatizzazione della scuola pubblica, nella sua forma più deleteria;

-        il giudizio negativo del nucleo di valutazione ed il conseguente mancato aumento di stipendio potrebbe causare nel docente “non meritevole” demotivazione e disinteresse: l’obiettivo di ottenere un miglioramento delle prestazioni, dunque, oltre a fondarsi su criteri di  cui sarebbe difficile misurare l’obiettività, potrebbe avere per un terzo dei docenti un effetto contrario al “circolo virtuoso” desiderato  e  innescherebbe comunque un clima di divisioni e conflitti in seno al corpo docente.

 

 

I contenuti degli apprendimenti…

Per quanto riguarda i contenuti degli apprendimenti, esprimiamo i nostri dubbi sulla effettiva compatibilità delle attuali strutture scolastiche con il  potenziamento della storia dell'arte, della musica e dell’ educazione fisica: è necessario prima investire fondi nell'edilizia scolastica  per ovviare alla carenza di strutture e per creare ambienti davvero idonei alla didattica di quelle discipline.

Il ricordo delle “tre I” ( Internet, Inglese e Impresa), vessillo di rinnovamento di un governo di qualche anno fa, non è tanto lontano da non riconoscere nella rivisitazione in chiave ludica delle nuove tecnologie (si veda l'invito a pratiche denominate con i termini coding, gamification etc.), nell'inglese come lingua veicolare delle tecnologie stesse e nell'introduzione dell'economia tra le discipline curriculari la riproposizione di un modello egemone di cultura tecnologico-finanziaria; di nuovo la cosiddetta “cultura del fare” appare in alternativa o in  sostituzione all’educazione al pensiero critico.  Nel quadro previsto dal documento relativo all'alternanza scuola-lavoro preoccupa anche l'ingresso nella scuola di soggetti privati, quale fattore di condizionamento della libertà didattica attraverso  contribuzioni e finanziamenti.

 

La scuola pubblica democratica…

Quanto alla democrazia dell'intero sistema scolastico questa viene ridotta con il ridimensionamento dell'importanza degli organi collegiali che hanno garantito dal 1975 ad oggi una condivisione ed una partecipazione al dialogo educativo di tutte le componenti della scuola.

              

Il sondaggio…

Esprimiamo inoltre forti perplessità in merito alla consultazione attraverso lo strumento del sondaggio: innanzitutto la modalità del questionario on-line  indebolisce il dibattito tra lavoratori e sindacato, limita la concertazione sindacale,  sposta discussione da un ambito istituzionale e collettivo ad un ambito individuale in cui ogni cittadino ha l'illusione di contribuire al bene comune, semplicemente partecipando ad una consultazione virtuale; in particolare  le stesse modalità del sondaggio su “La buona scuola”  orientano le risposte, riducendo la possibilità di esprimere un pensiero compiuto perché non consentono di scrivere nello spazio dedicato alle osservazioni libere; inoltre non permettono di verificare la composizione del campione statistico sul quale si esegue il sondaggio, non facendo distinzioni, tra coloro che vi partecipano, né in base al  ruolo, né alla  motivazione; di conseguenza anche  i risultati del sondaggio  risulteranno difficilmente verificabili e di dubbia validità statistica. Non si capisce

Page 39: Campagna di vero ascolto "La buona suola"

dunque come potranno essere utilizzati, senza suscitare il dubbio di una strumentalizzazione demagogica, falsamente democratica.

 

Per tutte queste ragioni, esprimiamo

DISSENSO

 all'operazione “La buona scuola” ,

sia nel merito delle proposte, sia nel metodo utilizzato per accreditarle.

 

 

Le proposte…

Riteniamo piuttosto che qualsiasi intervento sulla Scuola non possa prescindere dai seguenti punti:

-        restituzione della  dignità ai Docenti, innanzitutto con la riapertura della contrattazione e con il recupero del potere d'acquisto dello stipendio, poiché la maggiore dignità di alcuni non deve essere costruita a discapito della dignità di altri;

-        stabilizzazione dei precari sulla base  di organici di diritto e non di organici funzionali;

-        investimenti nell'edilizia scolastica e nella sua adeguata manutenzione, che rendano sicuri, funzionali e dignitosi gli ambienti dove lavorano i docenti e il personale scolastico, dove studiano gli studenti e, soprattutto, dove si forma la coscienza civile dei giovani;

-        valorizzazione della scuola pubblica attraverso il potenziamento delle sue strutture, ma soprattutto attraverso il recupero della condivisione e della coesione interne al corpo docente, nella convinzione che alla didattica giovi di più una relazione tra pari che non gerarchie e  divisioni sulle quali si radichi e insista un potere eccessivo da parte dei Dirigenti; un clima competitivo è indegno della scuola come istituzione e dei valori che si propone di trasmettere;

-        partecipazione di tutte le componenti al processo educativo, affinché  la scuola sia l'ambiente in cui dialoghino tutti i soggetti coinvolti nella relazione insegnamento- apprendimento e sia un luogo di crescita culturale per tutti, di promozione delle idee e del dibattito, di incontro tra generazioni diverse, chiamate ciascuna a portare il proprio contributo di esperienze e di energie;

-        ritorno alla centralità della didattica, evitando la deriva della nuova cultura della valutazione  che, nell'ansia di perseguire un'oggettività difficilmente raggiungibile, rischia di  impoverire e orientare in modo univoco il processo di formazione, nonché di svilire il ruolo del docente, costretto a plasmare la sua professionalità su un solo  modello di  sapere.

 

 

 

Roma,                       novembre 2014

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                                                                                                    I docenti del Liceo Virgilio

Liceo Benedetto da Norcia di Roma - CdD del 9/10/2014 - Mozione

Il Collegio dei Docenti del Liceo Benedetto da Norcia di Roma, nella seduta del 9-10-2014, convocata in risposta all’invito, sia del Governo sia dell’USR*, a discutere sulla proposta di riforma della scuola denominata “La buona scuola”, dopo un’analisi di tale proposta esprime profonda preoccupazione per i seguenti aspetti della riforma, di cui giudica negativamente le ricadute didattiche:1) la proposta di riforma dequalifica la professione docente e peggiora le condizioni di insegnamento a causa di:

mancanza di investimenti nella scuola pubblica e cancellazione degli scatti di anzianità;

mantenimento del numero eccessivamente alto di alunni per classe;inefficacia di fatto delle nuove assunzioni promesse che, anche nel caso fossero

effettivamente realizzate, non aggiungono cattedre all’organico di diritto, ma creano solo bacini di docenti a disposizione per coprire le assenze brevi dei loro colleghi;

imposizione di carichi di lavoro aggiuntivi (a parità di stipendio) che andranno a discapito della qualità dell’insegnamento;2) la proposta di riforma, prevedendo i cosiddetti “scatti di competenza”, introduce una pericolosa competizione tra docenti, invece che rafforzare la cooperazione tra docenti, che sarebbe didatticamente ed educativamente auspicabile nella scuola; i docenti infatti per essere compresi nel 66% dei “meritevoli”, saranno spinti ad accumulare “crediti”, e quindi oneri, oppure a chiedere il trasferimento in altra scuola, ancora una volta a danno della qualità dell’insegnamento e della continuità didattica;3) la proposta di riforma pregiudica – come il vecchio DDL Aprea – la collegialità delle istituzioni scolastiche e riduce il peso della componente docenti negli OO.CC. , a vantaggio del preside e dei soggetti privati, di cui è previsto l’ingresso;4) la proposta di riforma introduce nelle scuole un nucleo di valutazione interno che, utilizzando prioritariamente i parametri dell’INVALSI, dovrà obbligatoriamente individuare tra i docenti un 66% di “meritevoli” e una restante percentuale di “non meritevoli”, con quote fisse che prescindono dalla qualità reale della didattica, per l’assegnazione degli scatti stipendiali.

Considerati i suddetti aspetti, il Collegio dei Docenti esprime la propria contrarietà dal punto di vista didattico, formativo, educativo, alla proposta di riforma del Governo denominata “La buona scuola”.

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Inoltre il Collegio dei Docenti, per rilanciare e riqualificare l’istruzione pubblica statale, esprime il proprio sostegno alla Legge di Iniziativa Popolare “Per un Buona Scuola per la Repubblica”.

Approvato all’unanimità.Roma, 9-10-2014

*Nota MIUR prot-n° 3043 del 2-10- 2014, ripresa dalla circolare  dell'USR prot. n° 25529 del 3 /10/2014

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Mozione Collegio dei Docenti del Liceo Giovanni Pascoli di Firenze

Il Collegio dei Docenti del Liceo Giovanni Pascoli di Firenze, in risposta all’invito del Governo, del MIUR e dell’USR (nota MIUR prot. n° 3043 del 2/10/2014; circolare USR prot. n° 25529 del 3/10/2014), a discutere sulla proposta di riforma “La buona scuola”, dopo un’attenta analisi esprime profonda preoccupazione per i seguenti aspetti:

1)    Il piano “La buona scuola” interviene su una serie di materie che sono oggi oggetto del CCNL o della Contrattazione Nazionale di II livello: progressioni stipendiali, mobilità del personale della scuola a livello regionale o locale, attribuzione incarichi aggiuntivi.

2)    La riforma non prevede investimenti nella scuola pubblica per cui tutte le novità inserite nella proposta verrebbero attuate a costo zero. La stabilizzazione dei precari, infatti, era stata, in precedenza, prevista dalla legge finanziaria del governo Prodi del 2007 e, in seguito, per non incorrere nelle sanzioni previste dalla direttiva dell’Unione Europea 1999/70/CE; non si tratta, dunque, di nuove assunzioni ma di docenti che già lavorano nella scuola.

3)    L’abolizione degli scatti di anzianità e l’accesso alle progressioni per il solo 66% del personale è penalizzante e mortificante per la totalità dei docenti; discutibile in quanto stabilisce a monte una soglia di meritevoli e una percentuale di personale che sarà esclusa da qualsiasi progressione di stipendio e problematica quanto all’individuazione di criteri di definizione di tale “merito”.

4)    Gli “scatti di competenza”, introdurranno una forte competizione tra docenti, mineranno la cooperazione e la collaborazione che sono invece fondamentali per stimolare la didattica e la creazione di un ambiente di lavoro coeso e positivo. I docenti, infatti, per essere compresi nel 66% dei “meritevoli”, saranno spinti ad accumulare “crediti”, e quindi oneri, oppure a chiedere il trasferimento in altra scuola, a danno della qualità dell’insegnamento e della continuità didattica.

 

5)    La proposta di riforma interviene in senso peggiorativo – come il vecchio DDL Aprea-Ghizzoni – sugli organi collegiali, riducendo il ruolo dei lavoratori e rafforzando quello del Dirigente Scolastico e dei soggetti privati, di cui è previsto l’ingresso anche nel Nucleo di Valutazione.

 

6)    L’istituzione dell’organico funzionale per reti di scuole rischia di trasformare una parte dei docenti che oggi lavorano nelle scuole con contratti fino al termine delle attività didattiche in “sostituti” del personale assente; la maggioranza delle nuove assunzioni non aggiungerà cattedre all’organico di diritto, mentre si creeranno bacini di docenti a disposizione di più scuole. Oggi i nuovi assunti, domani tutto il personale docente.

 

7)    I riferimenti contenuti nel piano “La buona scuola” alla possibilità per il  Dirigente di “creare la propria squadra con i docenti più adatti” sono molto preoccupanti, in quanto implicano un rafforzamento del ruolo e delle prerogative del Dirigente Scolastico nel reclutamento del personale e nell’utilizzo delle risorse professionali, prefigurando la chiamata diretta, con ricadute discrezionali sulla mobilità degli insegnanti e del personale ATA.

 

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8)    L’assenza nel documento di governo di un qualsiasi riferimento al personale ATA, agli studenti e alle studentesse e alle loro famiglie come componente integrante, attiva e partecipe della vita scolastica.

 

9)      La dichiarazione di impossibilità da parte dello Stato, contenuta nel piano, di garantire i finanziamenti alla scuola pubblica e la definizione di forme di collaborazione con enti privati appare gravemente in contrasto con il mandato istituzionale che la Costituzione assegna alla scuola della Repubblica.

 

Il Collegio dei Docenti del liceo Giovanni Pascoli esprime quindi un parere negativo relativamente al Piano Scuola proposto dal Governo.

 

Inoltre il Collegio dei Docenti ritiene che per rilanciare e riqualificare l’istruzione pubblica statale occorrono risorse economiche aggiuntive, sottratte in questi ultimi anni da tutti i governi, per riportare la spesa dell’Italia in istruzione, formazione e ricerca ai livelli della media europea, cioè al 6%, come è espressamente richiesto dalla Legge di iniziativa popolare “Per una buona scuola della Repubblica”, attualmente in discussione in Parlamento.

Firenze, 5 novembre 2014

Il Collegio dei Docenti del liceo Giovanni Pascoli

Votanti 58

Favorevoli 34

Contrari 0

Astenuti 24

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Mozione Collegio dei Docenti del Liceo L. Pasteur di RomaIl Collegio dei Docenti del liceo L. Pasteur di Roma, in risposta all’invito del Governo, del MIUR e dell’USR (nota MIUR prot. n° 3043 del 2/10/2014; circolare USR prot. n° 25529 del 3/10/2014), a discutere sulla proposta di riforma “La buona scuola”, dopo un’attenta analisi esprime profonda preoccupazione per i seguenti aspetti :1) Il piano “La buona scuola” interviene su una serie di materie che sono oggi oggetto del CCNL o della Contrattazione Nazionale di II livello: progressioni stipendiali, mobilità del personale della scuola a livello regionale o locale, attribuzione incarichi aggiuntivi.2) La riforma non prevede investimenti nella scuola pubblica, tranne che per la stabilizzazione dei precari in realtà già prevista dalla normativa europea, per cui tutte le novità inserite nella proposta verrebbero attuate a costo zero.3) L’abolizione degli scatti di anzianità e l’accesso alle progressioni per il solo 66% del personale è penalizzante e mortificante per la totalità dei docenti; discutibile in quanto stabilisce a monte una soglia di meritevoli e una percentuale di personale che sarà esclusa da qualsiasi progressione di stipendio; problematica quanto all’individuazione di criteri di definizione di tale “merito”.4) Gli “scatti di competenza”, introdurranno una forte competizione tra docenti, mineranno la cooperazione e la collaborazione che sono invece fondamentali per stimolare la didattica e la creazione di un ambiente di lavoro coeso e positivo. I docenti, infatti, per essere compresi nel 66% dei “meritevoli”, saranno spinti ad accumulare “crediti”, e quindi oneri, oppure a chiedere il trasferimento in altra scuola, a danno della qualità dell’insegnamento e della continuità didattica.5) La proposta di riforma interviene in senso peggiorativo – come il vecchio DDL Aprea-Ghizzoni – sugli organi collegiali, riducendo il ruolo dei lavoratori e rafforzando quello del Dirigente Scolastico e dei soggetti privati, di cui è previsto l’ingresso anche nel Nucleo di Valutazione.6) L’istituzione dell’organico funzionale per reti di scuole rischia di trasformare una parte dei docenti che oggi lavorano nelle scuole con contratti fino al termine delle attività didattiche in “sostituti” del personale assente; la maggioranza delle nuove assunzioni non aggiungerà cattedre all’organico di diritto, mentre si creeranno bacini di docenti a disposizione di più scuole. Oggi i nuovi assunti, domani tutto il personale docente.7) I riferimenti contenuti nel piano “La buona scuola” alla possibilità per il Dirigente di “creare la propria squadra con i docenti più adatti” sono molto preoccupanti, in quanto implicano un rafforzamento del ruolo e delle prerogative del Dirigente Scolastico nel reclutamento del personale e nell’utilizzo delle risorse professionali, prefigurando la chiamata diretta, con ricadute discrezionali sulla mobilità degli insegnanti e del personale ATA.8) La dichiarazione di impossibilità da parte dello Stato, contenuta nel piano, di garantire i finanziamenti alla scuola pubblica e la definizione di forme di collaborazione con enti privati appare gravemente in contrasto con il mandato istituzionale che la Costituzione assegna alla scuola della Repubblica.Il Collegio dei Docenti del liceo L. Pasteur esprime quindi un parere negativo relativamente al Piano Scuola proposto dal Governo.Inoltre il Collegio dei Docenti ritiene che per rilanciare e riqualificare l’istruzione pubblica statale occorrono risorse economiche aggiuntive, sottratte in questi ultimi anni da tutti i governi, per riportare la spesa dell’Italia in istruzione, formazione e ricerca ai livelli della media europea, cioè al6%, come è espressamente richiesto dalla legge di iniziativa popolare “Per una buona scuola della Repubblica”, attualmente in discussione in Parlamento.Roma, 27 ottobre 2014Il collegio dei docenti del liceo L. Pasteur

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Documento su “la buona scuola” del Liceo scientifico Gullace di Roma

I docenti del liceo scientifico “Gullace”, dopo aver letto ed analizzato il progetto governativo di riforma, denominato la “Buona scuola”, dichiarano di non condividere l’impostazione generale del suddetto documento, individuando in esso le seguenti criticità:

1. Il progetto non presenta caratteri realmente innovativi, ma ripropone una serie di principi già

espressi da precedenti riforme (Gelmini) o proposta di riforma (Aprea), ispirati ad un modello

aziendalistico di scuola.

2. L’unico vero principio informatore di questo progetto è l’aspetto finanziario, camuffato dietro la

valenza ideologica e altamente morale del progetto stesso: la promessa dell’assunzione di 150mila

precari non solo è imposta dalla UE, ma quando e se avverrà, sarà a discapito degli scatti stipendiali

dei docenti, bloccati di fatto fino al 2018.

3. L’abolizione degli scatti di anzianità e l’accesso alle progressioni per il solo 66% del personale è

penalizzante e mortificante per la totalità dei docenti. Tale sistema stabilisce a monte una soglia di

“meritevoli” ed una percentuale di personale esclusa completamente dalla progressione stipendiale.

La conseguenza di tale sistema sarà una forte competizione tra docenti, tale da minare la

cooperazione e la collaborazione, che sono invece fondamentali per la didattica e la creazione di un

ambiente di lavoro coeso e positivo. I docenti, pur meravigliandosi che la valutazione, così

concepita, debba riguardare esclusivamente la loro categoria e non le altre categorie di

professionisti, non intendono con questo sottrarsi alla valutazione stessa ma ribadiscono che, data la

specificità e la complessità della professione docente, non possono applicarsi ad essa criteri di

“misurazione” tanto indeterminati, confusi e che di fatto sottovalutano e sminuiscono l’elemento

cardine di questa professione, la didattica, a beneficio di elementi “ aggiuntivi” (attività

extracurriculari, progetti etc..) che dovrebbero piuttosto essere il corollario, senz’altro apprezzabile,

non l’essenza del “mestiere” dell’insegnante.

4. Si fa riferimento ad un nucleo di valutazione interno alle scuole, la cui funzione diviene decisiva

per l’attribuzione degli scatti di merito, ma la cui composizione e i cui criteri di giudizio restano

fondamentalmente confusi e poco definiti. Non si fa alcun riferimento al comitato di valutazione dei

docenti che, in quanto organo elettivo, dovrebbe avere una funzione fondamentale in tale attività.

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5. Si mette in atto uno svilimento dei valori democratici ai quali una “buona scuola” non può non

ispirarsi: si riducono ulteriormente le prerogative degli organi collegiali a vantaggio del D.S. e dei

soggetti esterni e privati.

6. Non si fa menzione alla diminuzione degli alunni per classe, né all’obbligo delle 18 ore frontali,

che rendono impossibile garantire il criterio, fondamentale per una “buona scuola”, della continuità

didattica, che sola può assicurare la realizzazione di un progetto didattico ed educativo veramente

efficace. Non si delinea inoltre alcuna specifica strategia di sostegno volta all’integrazione degli

alunni con disabilita e a combattere il disagio nelle sue diverse forme.

7. Si rileva la stridente incongruenza tra il dichiarato intento di assunzione di nuovo personale e la

negazione del pensionamento per i docenti di quota / 96.

8. In piena conformità alla linea politica dei precedenti governi, vengono messe di fatto sullo stesso

piano le scuole pubbliche e quelle paritarie, che, pur a gestione privata e prevedendo la detassazione

delle spese per le rette, godono di uno stanziamento di 220 milioni di euro, per l’anno 2014, come

fissato dalla Legge di stabilità al comma 260. In compenso le scuole pubbliche devono reperire

fondi sul mercato, vendendo prodotti e servizi, attraverso la costituzione di fondazioni in

collaborazione con imprese e privati.

I docenti, dunque, rifiutano con le motivazioni sopra espresse il modello della “Buona scuola” proposta da Renzi, mentre si riconoscono nei principi ispiratori della Legge di iniziativa popolare, presentata nel 2006 e recentemente riproposta in Parlamento.

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Mozione Liceo artistico “Enzo Rossi” – Roma

In risposta all’invito sia del Governo sia dell’USR (nota MIUR prot. N.3043 del 2/10/2014, ripresa dalla circolare dell’USR prot. n°25529 del 3/10/2014) procediamo a un’attenta analisi del documento “La Buona Scuola” e alla sollevazione dei seguenti aspetti critici che rischiano di modificare profondamente in modo negativo il modo di vivere, lavorare e pensare la scuola.1) In primo luogo, il governo invita tutti i cittadini ad esprimersi attraverso il sito www.labuonascuola.gov.it e indica questa modalità come strumento di partecipazione e democrazia. In realtà, il metodo scelto dal governo si delinea più come un sondaggio di opinione -tipico delle strategie di marketing- che come una reale modalità di partecipazione democratica alla stesura di una nuova riforma poiché i risultati di tale consultazione non sono né trasparenti, né verificabili, né indicativi delle reali opinioni degli italiani e delle necessità della scuola già espresse numerose volte. Inoltre, in seguito alla scadenza del sondaggio -il 15 novembre- il governo non prevede né un passaggio parlamentare né una consultazione delle parti sociali e delle componenti scolastiche. Ciò conferma la mancanza di democrazia reale in questo processo decisionale.

2) La dichiarazione di assunzione dei precari “storici” delle Gae – a cui peraltro il governo è obbligato dalla normativa europea che impone un limite al precariato – maschera in realtà l’ennesimo taglio perfettamente in linea con le politiche in atto dalla gestione della Gelmini. Nei fatti tali assunzioni verranno finanziate “a costo zero” col blocco degli scatti di anzianità, col taglio delle supplenze brevi e con l’immissione di 84900 insegnanti (sui 148000 complessivi) destinati ad istituire il nuovo organico funzionale che opererà in condizioni di estrema flessibilità territoriale e di orario. Le altre assunzioni dalle Gae erano già programmate per coprire le necessità del turn over. La dichiarazione, contenuta nella proposta, di impossibilità da parte dello Stato di garantire i finanziamenti alla scuola pubblica (mentre continuano a essere garantiti quelli alla scuola privata) e quindi la necessità di definire forme di collaborazione con enti privati, appare gravemente in contrasto con il mandato che la Costituzione assegna alla scuola della Repubblica.3) L’assunzione dei precari inseriti nelle Gae è doverosa e necessaria e rappresenta un elemento positivo. Tuttavia non è risolta la questione dei precari iscritti nelle graduatorie di istituto di II e III fascia che spesso costituiscono -di fatto- parte integrante del personale docente.4) Esprimiamo forte preoccupazione per le modalità di istituzione dell’organico funzionale per reti e distretti di scuole. Questa misura delineerà nuove modalità di lavoro poiché il docente potrà operare su classi di concorso “affini” alla propria, lavorare su più scuole e quindi avrà un aumento del disagio legato alla mobilità e agli orari. Tutto questo non potrà che abbassare ulteriormente la qualità della didattica e dell’insegnamento.5) Risulta poco evidente nella proposta di riforma l’attenzione per le finalità educative generali e le modalità per la loro attuazione. Sarebbe stato necessario un processo approfondito di analisi critica delle recenti riforme scolastiche in relazione alle esigenze formative. Ne sarebbero emersi momenti di forte criticità conseguenti all’accumulo di riforme negative sulla qualità della didattica, sui risultati finali, sullo snaturamento del ruolo dell’insegnante e della scuola.Puntualmente, nonostante l’accertamento della negatività dei risultati ottenuti dalle riforme attuate dagli anni ’90 a oggi che hanno minato le eccellenze (come è accaduto alla scuola elementare che da modello apprezzato in tutto il mondo ha subito un abbassamento della qualità dell’offerta formativa) non è emersa la volontà di invertire la direzione dei processi di riforma, seppur in presenza di forti rimostranze e suggerimenti provenienti dal mondo della scuola.In particolare, la tendenza all’aziendalizzazione della scuola, l’introduzione di competenze misurabili in “crediti” e “debiti”, l’autonomia scolastica intesa come strumento dei tagli e come

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subordinazione alle necessità delle imprese, l’eccessiva importanza di competenze pratico-professionali a discapito dei saperi critici, l’eccessivo peso dei test Invalsi e del nozionismo che ne consegue.6) Il ridimensionamento del ruolo degli organi collegiali della scuola non tiene conto dell’importanza dei medesimi, in particolare del collegio docenti e del consiglio di classe. L’abolizione totale degli scatti di anzianità in favore degli “scatti di competenza” garantiti al solo 66% (limite del tutto arbitrario) dei docenti “meritevoli”. Questa norma non potrà che innescare una competitività non virtuosa e la rincorsa ai titoli che possano garantire i “crediti” necessari a ottenere i suddetti scatti con danni per la didattica, la collegialità e la cooperazione. Inoltre, va segnalato che questa misura porterà all’impoverimento salariale per tutti i docenti i quali hanno il contratto fermo dal 2009 e sono lontani dal percepire salari in linea con la media europea.7) L’aumento del potere dei dirigenti scolastici con possibilità di assunzione e poteri superiori a quelli del consiglio di istituto ci sembra un ritorno al passato da rifiutare categoricamente.

8) L’abolizione delle graduatorie dei docenti e degli ata ci sembra da rifiutare in quanto esse sono uno strumento di trasparenza e merito insostituibile.9) L’ingresso dei privati come finanziatori con i loro rappresentanti nei consigli di istituto ci sembra estremamente pericoloso. Non si tratta qui di rifiutare sponsor o altre collaborazioni esterne coi privati, ma di negare che essi possano entrare permanentemente nei consigli d’Istituto e decidere sulla gestione delle scuole e dei programmi insegnati.10) Il capitolo 6 del documento del governo prevede l’immissione delle scuole in un circuito di potenziali finanziamenti provenienti da privati. Pertanto, ogni singola scuola ha il “dovere” di competere con le altre per rendersi appettibile a eventuali finanziatori interessati. La possibilità di trasformare le scuole in aziende o fondazioni con a capo presidi-manager (10% del MOF) e il loro finanziamento solo in seguito ai meccanismi di valutazione, va respinta.11) L’obbligatorietà degli stage va respinta in quanto lavoro gratuito. Va segnalato che il progetto governativo prevede ben 200 ore annue di stage per gli studenti del triennio che andrebbero a sottrarre una porzione importante del tempo scuola. Inoltre, circa 300 milioni di ore di stage complessive di tutti gli studenti d’Italia andrebbero da un lato a sottrarre ore di lavoro retribuito, dall’altro a costituire un bacino di lavoro gratuito a disposizione delle imprese interessate.12) La valutazione dei docenti e degli istituti coi mezzi proposti dal governo -nell’ottica dell’ingresso dei privati nelle scuole- ci sembra da respingere poiché non risponde alla necessità di valutare l’efficacia della didattica, ma solo alla ricerca dei finanziamenti, compromettendo così la libertà di insegnamento.13) Ci sembra fondamentale l’attivazione di adeguati investimenti sull’istruzione pubblica nel rispetto dell’art. 33 della Costituzione, che prevede la destinazione delle risorse pubbliche alle scuole statali ed il funzionamento delle scuole private senza oneri per lo Stato.14) Ci sembra necessario, come proposto nella LIP1 depositata in Parlamento, l’innalzamento dell’obbligo scolastico fino ai 18 anni; una didattica che alterni lezioni frontali, attività laboratoriali, momenti ludico-educativi, lavoro individuale e cooperativo, organizzazione di scambi tra istituti e scuole di altri Paesi, interventi educativi aperti al territorio, classi con un numero massimo di 22 alunni.

 

15) La gerarchizzazione del corpo docente ci sembra un ulteriore elemento da rifiutare in quanto lesiva della “funzione docente”, la cui qualità è garantita dalla serietà del reclutamento e della formazione a essa. Ciò non vuol dire che non debbano esistere differenze: occorre valutare l’esperienza, le capacità e il grado di professionalità che ne consegue (come avviene ovunque in

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Europa), va riconosciuto il merito, la qualità della didattica in primo luogo e il carico di lavoro che essa comporta, come non è accaduto da molti anni a questa parte; ma non vanno neanche utilizzati meccanismi che favoriscano separazioni e divisioni.L’autovalutazione d’istituto va intesa, non come prassi imposta ai fini di una malintesa concorrenza tra scuole, ma come strumento di ricerca per rispondere ai bisogni degli studenti, garantire processi di miglioramento, di adeguamento alle esigenze universitarie e del mondo del lavoro.In tale visione va semmai introdotto una valorizzazione della partecipazione attiva di tutte le componenti della scuola e il potenziamento degli organi collegiali esistenti nella loro componente studentesca e sociale.

1Legge di iniziativa popolare http://lipscuola.it/blog/Roma, 10/11/14

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DOCUMENTO DEI DOCENTI DEL LICEO “B. RUSSELL” DI ROMA SUL PIANO SCOLASTICO DENOMINATO “LA BUONA SCUOLA”I sottoscritti Docenti del Liceo “B. Russell” di Roma, in risposta all’invito sia del Governo siadell’USR (nota MIUR prot-n° 3043 del 2-10- 2014, ripresa dalla circolare dell’USR prot. n° 25529del 3 /10/2014) a discutere sulla proposta di riforma della scuola denominata “La buona scuola”,dopo ampia ed approfondita analisi di tale proposta, fanno presente quanto segue:

- Ritengono che nel Piano si evinca una profonda incomprensione - per non dire ignoranza - dellerealtà che ormai da tempo maturano e si esplicano nella Scuola Pubblica e prevalga una visionefortemente ideologica, riduttiva e puramente quantitativa di quello che costituisce il corpus diattività, progettualità e professionalità collegate alla Funzione Docente che, nella prassi didatticaquotidiana, si declina in un’articolata varietà di impegni didattici e adempimenti interconnessi traloro. Permeato da un prevalente giudizio negativo sulle condizioni della Scuola italiana, il Pianodimentica quanto di buono, tra enormi difficoltà e carenze strutturali e finanziarie, nelle Scuoleviene quotidianamente garantito quale, ad esempio, l’ampliamento dell'offerta formativa,l'inserimento dei diversamente abili, l'inclusione degli stranieri.- Sono pienamente consapevoli che lo status giuridico dei Docenti e la loro carriera professionalevadano ripensati e ridefiniti, a partire, però, dall’effettiva pluralità e articolazione di competenzee funzioni già da tempo operanti nelle scuole, grazie alle quali si regge principalmente il nostrosistema scolastico.

Il Piano tuttavia presenta due aspetti preoccupanti:

- interviene in primis su una serie di materie che sono oggi oggetto del CCNL o dellaContrattazione Nazionale di II livello: progressioni stipendiali, mobilità del personale,attribuzioni incarichi aggiuntivi. Riteniamo, a proposito, che qualsiasi riforma che riguardi lostatus giuridico e il trattamento economico dei Docenti non possa partire da una semplicisticaconsultazione online ma da un confronto diretto con le parti in causa, da un accordo con lelegittime rappresentanze sindacali di categoria, da un serrato confronto politico nelle auleparlamentari;- propone una riorganizzazione della carriera dei Docenti non più basata sugli scatti di anzianitàma su premi stipendiali legati all’ “impegno” ed al “merito”, che coinvolgerebbe ogni 3 anniil 66% della categoria, certificati attraverso la raccolta di crediti di varia tipologia (scolastici,formativi e professionali), e sanciti dal DS e dalla sua ‘squadra’. Si ipotizza così un sistemadi progressione che stravolgerebbe i Decreti Delegati (DPR 416 e 417/74) e lo stato giuridicodei docenti (oggi lavoratori non subordinati), con grave nocumento per la libertàd’insegnamento.In primo luogo l'esperienza, la cosiddetta anzianità di servizio, verrebbe assurdamente considerataun deterrente anziché un valore aggiunto, poi si prefisserebbe a monte che i docenti meritevolidei cosiddetti “scatti di competenza” possano essere solo il 66% della categoria, escludendoaprioristicamente una parte del personale da qualsiasi progressione di stipendio.In tale ambito non si prefigura l’individuazione di alcun criterio volto ad accertare l’effettivaqualità ed efficacia dei processi di apprendimento–insegnamento messi in atto dal Docente, dalmomento che la progressione di carriera verrebbe legata ad una spasmodica ricerca di crediti nonsempre realmente riconducibili alla reale qualità dell’insegnamento stesso.Così si favorirà l'affermarsi nell'ambiente scolastico di una forte competizione tra Docenti e sicreerebbe, inevitabilmente, una struttura gerarchica, dal momento che in ogni Istituto un piccolonucleo di valutazione avrebbe potere di decidere in merito alle “carriere” altrui, sulla base di una distinzione fra docenti di ‘serie A’ (i formatori - i mentor, al massimo il 10% scelto fra i docentidi ‘serie B’), ‘ di serie B’ (al massimo il 66% dei docenti di un istituto o di una rete di scuole) e‘di serie C’ (i docenti ‘ordinari’).Il DS avrebbe, inoltre, il potere di attingere ad un Registro nazionale - una banca dati contenentei curricula di tutti i docenti, corredati dai predetti crediti per poter scegliere una propria “squadra”,formata dai docenti ritenuti più adatti, ‘premiandoli’ o respingendoli nel ‘limbo’ di un ‘organicofunzionale’ articolato per reti di scuole. La collaborazione, la cooperazione e la collegialità,imprescindibili in una comunità educante, rischierebbero di lasciare spazio a meccanismiimpropri ed incoerenti con l’Istituzione Scolastica di rigida subordinazione e lo spirito di

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competizione risulterebbe più marcato non solo tra Docenti ma anche tra scuole, e tra reti discuole, sollecitate ad una gara per conseguire sia finanziamenti pubblici, sempre meno consistenti,sia privati, potenzialmente più interessati, rappresentati ex novo nei Consigli di Istituto.- Esprimono, infine, la preoccupazione nei confronti di quanto il Piano prevede in materia di organicollegiali; le modifiche prospettate risultano la riproposizione, edulcorata del Disegno di LeggeAprea-Ghizzoni: mentre si restringono gli spazi di partecipazione democratica e di collegialitàper le varie componenti della vita scolastica, si apre la strada al finanziamento privato di ognisingola scuola, con la conseguente messa in discussione di un Sistema Nazionale Pubblicodell’Istruzione, unica Agenzia - per disposizioni della nostra Costituzione - che ha il compito dirimuovere gli ostacoli al raggiungimento di una condizione di pari opportunità sul piano dellaformazione e dell’istruzione per i nostri studenti tuttora provenienti da profonde disomogeneitàgeografiche e sociali a volte presenti anche a livello locale. Occorre rilevare la pericolosaaccelerazione impressa al ruolo dei soggetti privati che avrebbero la possibilità di entrare a farparte degli organi collegiali e, in ragione del loro finanziamento esterno, influenzare pesantementeil POF, la libertà di ricerca e di insegnamento, sanciti dalla Costituzione italiana.Tutto ciò considerato, i Docenti del Liceo “B. Russell”- sollecitano, innanzitutto, il rinnovo del contratto nazionale del personale della Scuola,scaduto nel 2009, con il conseguente congelamento degli scatti di anzianità e stipendialigià ridotti dal 1995 a sessennali. Ricordano che altri settori della PubblicaAmministrazione continuano, giustamente, ad avere garantiti gli scatti, tra cui i Magistrati,i Militari di carriera e i Docenti universitari, che condividono con i colleghi delle Scuolela medesima funzione docente.- chiedono, a tale proposito, che si proceda ad una riconsiderazione e rivalutazioneradicale dell’orario di lavoro dei Docenti, di gran lunga eccedente l’orario di servizio,all’interno di un ambito contrattuale ben definito. È necessario rendere finalmentevisibili e accertabili tutte le attività che l’insegnamento da tempo comporta, attività spessoinvisibili e sommerse in quanto non considerate, a volte non sempre misurabili secondocriteri puramente ragionieristici. Tali attività sono svolte in parte all’interno, in parteall’esterno delle scuole, in parte durante l’orario di lezione, in parte in orarioextrascolastico, in parte per singoli alunni, in parte per le proprie classi, in parte per l’interascuola.Devono essere valorizzate le costanti tra Docenti di ogni ordine e grado e cattedradisciplinare, senza al contempo appiattire le diversità di ruolo, funzioni, compiti eresponsabilità; bisogna garantire inoltre spazi fisici pertinenti e attrezzati in modo idoneo,perché alcune di queste attività possano essere svolte all’interno degli edifici scolastici eassegnare risorse per una formazione in servizio di qualità e una ricerca oggi affidatispesso all’iniziativa personale.È necessario, infine, garantire quegli spazi di partecipazione democratica, di difesa delbene comune, di vera autonomia nella ricerca, nell’insegnamento, nelle scelte didattichee pedagogiche di cui la Scuola Pubblica, nonostante tutta la precarietà imposta dai tagli dirisorse materiali e umane, è salvaguardia e garanzia.

- propongono, inoltre, quanto segue:

- il mantenimento, rispetto alla proposta di tornare ad una Commissione di Esame diStato formata da commissari esclusivamente interni, dell’attuale sistema articolato incommissari interni ed esterni, in grado di garantire lo svolgimento dell’Esame in modoequo ed oggettivo;- una diminuzione del numero degli alunni per classe fino ad un massimo di 25 (20 inpresenza di un diversamente abile);- l’introduzione di periodi sabatici d’aggiornamento;- una riqualificazione della Scuola attraverso il riconoscimento dell'unicità dellaFunzione Docente, con un contratto ed un assetto giuridico specifico per tutti gliinsegnanti e gli ATA della Scuola fuori dal Pubblico Impiego.

A conclusione i Docenti sottoscritti decidono che questo documento di analisi e valutazione del Pianodi riforma della Scuola sia inoltrato a chi di competenza.

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Roma, 7 novembre 2014Documento firmato da 60 docenti

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Documento dell’assemblea sindacale del Liceo Copernico di Bologna

L’assemblea sindacale del Liceo Copernico di Bologna riunita in data 07 novembre 2014, assemblea alla quale hanno partecipato 51 lavoratori tra docenti e personale ATA, dopo un’attenta analisi della proposta “La Buona Scuola”, esprime profonda preoccupazione per i seguenti punti critici:1. ritiene che l’iniziativa così come proposta, aperta a tutti, sia demagogica e propagandistica in quanto la discussione non può essere svolta in rete ma in una sede opportuna e con i soggetti che la Scuola la fanno (docenti e studenti). Nessuno avvierebbe un’analoga iniziativa sul “Buon Sistema Sanitario”;

2. Il piano “La Buona Scuola” rappresenta un’interferenza dell’esecutivo nel lavoro e nella dignità professionale del personale della scuola, perché interviene su materie che sono oggi oggetto del CCNL o della Contrattazione Nazionale di II livello: progressioni stipendiali, mobilità del personale della scuola a livello regionale o locale, attribuzione incarichi aggiuntivi. Contratto Nazionale, il cui mancato rinnovo ha causato negli ultimi 5 anni la sottrazione di migliaia di euro ai lavoratori della scuola.;3. La proposta prevede come unico investimento nella scuola pubblica la spesa per l’assunzione dei precari, tra l’altro imposta dalla comunità europea e finanziata con tagli di spesa in altri settori (blocco contratti, taglio della progressione economica fino al 2018 almeno, taglio delle supplenze brevi);4. L’abolizione degli scatti di anzianità e l’accesso alle progressioni per una percentuale del personale stabilita a priori è penalizzante e mortificante per la totalità dei docenti; discutibile in quanto stabilisce una soglia di meritevoli e una percentuale di personale che sarà esclusa da qualsiasi progressione di stipendio, diversamente da altre categorie professionali e da quanto avviene per gli insegnanti nel resto d’Europa;5. Gli “scatti di competenza”, introdurranno una forte competizione tra docenti, mineranno la cooperazione e la collaborazione che sono invece fondamentali per stimolare la didattica e la creazione di un ambiente di lavoro coeso e positivo. I docenti, infatti, per essere compresi nella percentuale dei “meritevoli”, saranno spinti ad accumulare “crediti”, e quindi oneri, oppure a chiedere il trasferimento in altra scuola, a danno della qualità dell’insegnamento e della continuità didattica;6. La proposta di riforma interviene in senso peggiorativo – come il vecchio DDL Aprea-Ghizzoni – sugli organi collegiali, riducendo il ruolo dei lavoratori e rafforzando quello del Dirigente Scolastico e dei soggetti privati, di cui è previsto l’ingresso anche nel Nucleo di Valutazione;7. L’istituzione dell’organico funzionale per reti di scuole rischia di trasformare una parte dei docenti che oggi lavorano nelle scuole con contratti fino al termine delle attività didattiche in “sostituti” del personale assente soggetti a mobilità interregionale; la maggioranza delle nuove assunzioni non aggiungerà cattedre all’organico di diritto, mentre si creeranno bacini di docenti a disposizione di più scuole. Oggi i nuovi assunti, domani tutto il personale docente;8. I riferimenti contenuti nel piano “La Buona Scuola” sulla possibilità per il Dirigente di “creare la propria squadra con i docenti più adatti” sono molto preoccupanti, in quanto implicano un rafforzamento del ruolo e delle prerogative del Dirigente Scolastico nel reclutamento del personale e nell’utilizzo delle risorse professionali, prefigurando la chiamata diretta, con ricadute discrezionali sulla mobilità degli insegnanti e del personale ATA;9. La dichiarazione di impossibilità da parte dello Stato di garantire i finanziamenti alla scuola pubblica, la definizione di forme di collaborazione con enti privati e la proposta a docenti, genitori e studenti di organizzare raccolte di fondi sono gravemente in contrasto con il mandato istituzionale che la Costituzione assegna alla scuola della Repubblica e potrebbero compromettere la libertà culturale dei docenti;10. La riduzione del personale ATA di 2020 unità, esplicitamente prevista dalla Legge di Stabilità, e mascherata come naturale esito del processo di informatizzazione e digitalizzazione, al contrario di quanto dichiarato nel documento del Governo aumenterà il lavoro nelle segreterie didattiche.L’Assemblea esprime quindi un parere negativo relativamente al Piano Scuola proposto dal Governo.Chiede• che la scuola pubblica sia finanziata con risorse pubbliche;

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• che l’autonomia e il governo delle scuole rimangano collegiali;• l’assunzione immediata di tutti gli insegnanti necessari al funzionamento della Scuola;• il rinnovo dei contratti e la restituzione degli scatti di anzianità;• il miglioramento delle strutture scolastiche e la loro messa in sicurezza;L’Assemblea ritiene, inoltre, che per rilanciare e riqualificare l’istruzione pubblica statale occorrono risorse economiche aggiuntive, sottratte in questi ultimi anni da tutti i governi, per riportare la spesa dell’Italia in istruzione, formazione e ricerca ai livelli della media europea, cioè al 6% del PIL, come è espressamente richiesto dalla legge di iniziativa popolare “Per una buona scuola della Repubblica”, sottoscritta da centomila cittadini, diventata disegno di legge, attualmente depositato in Parlamento e pronto per essere discusso, se si volesse ascoltare chi nella scuola vive e lavora.Documento approvato dall’Assemblea

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Mozione Collegio dei Docenti del Liceo “E. Montale” di Roma

Il Collegio dei Docenti del liceo E Montale di Roma, in risposta all’invito del Governo, del MIUR e dell’USR (nota MIUR prot. n° 3043 del 2/10/2014; circolare USR prot. n° 25529 del 3/10/2014) a discutere sulla proposta di riforma “La buona scuola”, dopo un’attenta analisi, esprime profonda preoccupazione per i seguenti aspetti :

1) Il fatto inedito che la consultazione su una proposta governativa avvenga sul web, se non segue alcun riscontro pubblico ed il normale iter nei luoghi istituzionali deputati, non appare come un momento preliminare di democrazia diretta, ma come un modo per esautorare le Camere dalla loro funzione costituzionale e per evitare il confronto con i Sindacati, confronto che appare indispensabile per una democratica composizione degli interessi ed anche come garanzia di un buon standard di funzionamento.

2) Gli unici investimenti previsti nella scuola pubblica sono quelli destinati alla stabilizzazione dei docenti precari, cui peraltro siamo obbligati dalla normativa europea. La dichiarazione, contenuta nella proposta, di impossibilità da parte dello Stato di garantire i finanziamenti alla scuola pubblica (mentre continuano ad essere garantiti quelli alla scuola privata) e quindi la necessità di definire forme di collaborazione con enti privati, appare gravemente in contrasto con il mandato istituzionale che la Costituzione assegna alla scuola della Repubblica.

3) Quanto all’assunzione dei precari, colpisce l’istituzione dell’organico funzionale per reti di scuole che, in assenza di cattedre di diritto aggiuntive, rischia di trasformare una parte dei docenti che oggi lavorano con contratti a termine in semplici “sostituti” del personale assente. Due gli effetti perversi più evidenti: a. il nocumento arrecato allo sviluppo della professionalità dei suddetti docenti; b. la mancata fruizione di questa nuova immissione in ruolo ai fini della riduzione del numero massimo di studenti per classe.

4) Risulta poco evidente nella proposta di riforma l’attenzione per le finalità educative generali e le modalità per il loro conseguimento. Ciò comporterebbe un’analisi critica approfondita delle recenti riforme scolastiche in relazione alle esigenze formative. Ne emergerebbero momenti di forte criticità da superare, come ad es. al primo biennio superiore l’esclusione della Storia dell’Arte, nel Paese che ha il maggior numero di siti riconosciuti dall’Unesco come patrimonio dell’umanità (questi, se correttamente tutelati e valorizzati potrebbero da soli sanare i bilanci del nostro Paese) oppure la riduzione delle ore di Italiano, con conseguente aggravio di spesa determinato dagli interventi di recupero, o la creazione del “monstrum” bifronte della Geo-Storia. Quella che le recenti “riforme” ci hanno consegnato è una scuola che ha sempre meno gli strumenti culturali ed il tempo necessario ad utilizzarli per compiere la sua funzione più alta, quella cioè di mettere i giovani in condizione di costruirsi un avvenire solido, e non solo dal punto di vista economico.

5) L’intervento riduttivo sul ruolo degli organi collegiali della scuola non tiene conto dell’importanza dei medesimi, in particolare del collegio docenti e del consiglio di classe, che offrono ai singoli docenti utili momenti di riflessione e confronto per una più ponderata valutazione di problemi generali e casi particolari e per l’armonizzazione degli interventi didattici finalizzati alla formazione delle nuove generazioni.

6) Il fatto di stabilire a priori una percentuale di meritevoli attraverso il sistema degli “scatti di competenza”, a parte l’assurdità di un tal limite, rischia di innescare una competitività non virtuosa: per essere compresi nel 66% dei meritevoli i docenti finirebbero per concentrarsi più sull’accumulo di “crediti” che sulla didattica, oppure per chiedere trasferimenti strategici in altra scuola, con evidenti ripercussioni negative sulla qualità dell’insegnamento e sulla continuità.

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Per i suddetti motivi il Collegio dei Docenti del liceo “E. Montale” esprime parere negativo relativamente al Piano Scuola proposto dal Governo.

Il collegio esprime, d’altra parte, l’esigenza forte di un cambiamento e di una riforma che parta dai bisogni veri della scuola e avanza le

seguenti proposte, contenute anche nella legge di iniziativa popolare “Per una buona scuola della Repubblica”, attualmente in discussione in Parlamento:

a) L’attivazione di adeguati investimenti sull'istruzione pubblica (almeno il 6% del PIL) nel rispetto dell'art. 33 della Costituzione, che prevede la destinazione delle risorse pubbliche alle scuole statali ed il funzionamento delle scuole private senza oneri per lo Stato. Perché la scuola rivesta realmente quel ruolo centrale che di fatto ha sempre svolto senza ottenere alcun riconoscimento, perché vinca le nuove sfide e sia all’avanguardia nella formazione delle nuove generazioni occorre infatti investire in modo intelligente e mirato, ricordando la fisionomia particolare dell’istituzione scuola. In essa sono determinanti la condivisione dei valori, la coesione e la collaborazione e non si possono quindi usare i banali sistemi di incentivazione propri delle aziende.

b) L’innalzamento dell’obbligo scolastico fino ai 18 anni; la pratica scolastica (in classi con un numero massimo di 25 alunni) come alternanza di lezioni frontali, attività laboratoriali, momenti ludico-educativi, lavoro individuale e cooperativo, organizzazione di scambi tra istituti e scuole di altri Paesi, interventi educativi aperti al territorio.

c) L’unicità della funzione docente, senza gerarchie predefinite, la cui qualità è garantita dalla serietà del reclutamento e dal feed-back esercitato. Ciò non vuol dire che non debbano esistere differenze: occorre valutare l’anzianità di servizio ed il grado di professionalità che ne consegue (come avviene ovunque in Europa), va riconosciuto il merito, la qualità della didattica in primo luogo e il carico di lavoro che essa comporta, come non è accaduto da molti anni a questa parte; ma non vanno neanche utilizzati meccanismi che favoriscano separazioni e divisioni.

d) L’autovalutazione d’istituto intesa, non come prassi imposta ai fini di una malintesa concorrenza tra scuole, ma come strumento di ricerca per rispondere ai bisogni degli studenti, garantire processi di miglioramento, di adeguamento alle esigenze universitarie e del mondo del lavoro.

e) La valorizzazione della partecipazione attiva di tutte le componenti della scuola e il potenziamento degli organi collegiali esistenti.

Roma, 29 ottobre 2014Il colleggio docenti del Liceo Montale

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Mozione del Collegio docenti del Liceo Regina Margherita - Torino

Il Collegio docenti del Liceo Regina Margherita di Torino riunitasi Martedì 4 Novembre 2014 per discutere il documento del Governo “ La buona scuola” rileva quanto segue:

- dal 2008 ad oggi la scuola ha subito un taglio di risorse di ben 8 miliardi di euro circa e di 130  mila unità di personale fra docenti e ATA;

- il contratto di lavoro della scuola è scaduto da cinque anni e gli scatti di anzianità continuano ad essere bloccati (si calcola in circa 11.000 euro a testa la perdita di salario subita dai docenti italiani in questi anni)

- per il terzo anno consecutivo sono stati decurtati i fondi del Miglioramento dell’Offerta Formativa (MOF);

- le nuove assunzioni promesse, non aggiungendo cattedre all’organico di diritto, non porranno rimedio all’aumento del numero degli alunni per classe, per cui gli insegnanti e tutti i lavoratori della scuola si troveranno a prestare servizio in condizioni peggiori degli anni precedenti;

Rispetto a questi dati di fatto, la cosiddetta “Buona Scuola” immaginata dal Governo Renzi propone le seguenti misure:

Cancellazione degli attuali meccanismi di progressione di carriera e introduzione di una progressione stipendiale fondata sull’esclusione a priori del 34% dei docenti e del personale ATA e sulla promozione del restante 66% individuato con criteri quantomeno incerti. Il passaggio dal regime degli scatti di anzianità agli scatti di competenza determinerà un ulteriore congelamento degli emolumenti nel periodo compreso tra il 1 settembre 2015 e il 31 dicembre 2018.

Ci chiediamo, innanzitutto, quali siano i presupposti teorici in base a cui sono state individuate le percentuali dei docenti ed ATA ammessi ed esclusi, ogni tre anni, alla progressione di carriera. In secondo luogo non possiamo fare a meno di osservare come la proposta entri nel merito di una materia da sempre campo della contrattazione, e quindi del confronto democratico, ed è proprio il contratto il grande assente della “Buona Scuola”. Il contratto è considerato dal Governo come un meccanismo di rigidità. È vero. Il contratto introduce vincoli e rigidità nel rapporto di lavoro: limita infatti le scelte della direzione e riduce le possibilità di gestione della forza lavoro secondo un indirizzo discrezionale e privo di regole.

Questo meccanismo, dunque, incoraggia la competizione tra docenti di uno stesso istituto e tra istituti diversi, anche perché i finanziamenti statali verranno indirizzati alle scuole sulla base dei risultati conseguiti nei test INVALSI; nel documento si arriva all’assurdo di affermare :“I docenti mediamente bravi, infatti, per avere più possibilità di maturare lo scatto, potrebbero volersi spostare in scuole dove la media dei crediti maturati dai docenti è relativamente bassa”.

Il testo governativo introduce una logica di scambio, fondata sulla competizione tra gli insegnanti, e la concorrenza tra le scuole, nella convinzione che la concorrenza e la competizione influisca positivamente sulla didattica e sull’efficienza. Ma la logica di mercato innestata nell'insegnamento non può che condurre a un collasso del progetto

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educativo, con il quale è strutturalmente incompatibile, che ha invece bisogno di metodologie (che ha rappresentato un indirizzo delle sperimentazioni più efficaci) basate sulla ricerca-azione, sulla laboratorialità, a favore di un apprendimento che rifiuta il primato nozionistico e intreccia le conoscenze con la costruzione di categorie critiche.

2. Istituzione del Registro Nazionale dei Docenti, che attribuisce al Dirigente Scolastico la facoltà di assumere nominativamente gli insegnanti, vanificando in tal modo graduatorie e concorsi. I D.S. avranno inoltre il diritto di scegliere i coordinatori delle attività di innovazione didattica, valutazione e orientamento, premiandone anche economicamente l’impegno (pagg.64 e 68).

Viene così ridisegnato il ruolo del dirigente scolastico per affermarne una visione manageriale rispetto ad un ruolo di indirizzo organizzativo e pedagogico, con un’evidente perdita di rilievo degli organi collegiali. Il decisionismo sostituisce la visione democratica e partecipata della scuola; con la libertà di assumere in materia discrezionale (e a sua volta licenziare, senza alcun riferimento ai diritti dei lavoratori in materia di tutele rispetto alle discriminazioni).3. Introduzione di finanziamenti da parte di “cittadini, associazioni, fondazioni, imprese”

e trasformazione delle scuole in “Fondazioni o in Enti con autonomia patrimoniale” (p. 124), con la motivazione che “ le risorse pubbliche non saranno mai sufficienti per colmare le esigenze di investimenti”.

Ciò è contrario allo spirito della Costituzione (artt. 33 e 34) e vuol dire che lo Stato si arrende alla sfida di garantire il diritto all’istruzione dei cittadini .L’ingresso di entità economiche private nella scuola, oltre ad accrescere il rischio di profonde ed irreversibili differenze sociali tra scuole, potrebbe far venir meno le finalità dell’interesse generale a vantaggio degli interessi dei privati.

La proposta di riforma della scuola - dal quale, non a caso, è del tutto assente il riferimento al principio costituzionale della libertà di insegnamento - che viene presentata come “un investimento di tutto il paese”, è un testo che non si pone alcun interrogativo di natura pedagogica, e risponde dunque, in realtà, solo a una logica di definitiva cancellazione di ogni dimensione di lavoro collegiale cooperativa nei processi educativi per affermare una concezione aziendalistica del lavoro docente basata sui principi della concorrenza e della competizione individuale

Il Collegio esprime perciò un giudizio negativo su “la Buona scuola” e ritenendo invece fondamentale che la scuola pubblica rimanga saldo patrimonio comune dei cittadini di uno Stato democratico, propone che:

1. Il rinnovamento della scuola pubblica preveda un progetto complessivo di intervento (innalzamento a 18 anni del diritto allo studio mediante adeguate risorse, rilancio del tempo pieno quale modello didattico-pedagogico, realizzazione delle indicazioni nazionali infanzia e primaria, superamento della frammentazione dei piani di studio della scuola secondaria).

2. Il Governo avvii subito le trattative per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro, unica sede discussione su stipendi, orario e carriera e gli accordi siano sottoposti a referendum vincolanti

3. Gli scatti di anzianità non siano cancellati, vadano sbloccati da subito e che siano oggetto di contrattazione nazionale meccanismi aggiuntivi di progressione e

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valorizzazione della carriera dei docenti e del personale ATA. La valorizzazione professionale, non deve essere l’occasione per instaurare meccanismi di controllo dall’alto sul lavoro educativo dei docenti, e deve avvenire all’interno di un contesto cooperativo e non di competizione individuale, sulla base dei criteri e delle modalità indicate dal contratto nazionale di lavoro, non decisi arbitrariamente scuola per scuola.

4. La scuola rimanga sede di decisioni collegiali, in tutti i suoi ambiti operativi e che gli organi collegiali, strumenti di partecipazione democratica, non siano stravolti in senso autoritario

5. Il finanziamento da parte di privati, essendo già previsto dalle leggi vigenti * (art. 1 del Decreto Interministeriale 44/01) non necessita di altre nuove normative, sia gestito con criteri di assoluta trasparenza e non si trasformi in mezzo per diminuire l’impegno finanziario dello Stato nei confronti della scuola pubblica.

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Partinico Liceo Scientifico, docenti contro “la Buona scuola”

I professori del liceo scientifico di Partinico si schierano apertamente contro il piano di riorganizzazione della scuola proposto dal governo. Lo fanno autoconvocando un’assemblea permanente a partire da giovedì. ”I docenti del liceo scientifico Santi Savarino di Partinico, riuniti oggi in assemblea per discutere della proposta “la Buona scuola”, – si legge in un comunicato – dopo averne rilevato i numerosi punti di irrisolvibile criticità, hanno deliberato di autoconvocarsi in assemblea permanente a partire da giovedì 23 alle ore 15.00, nella sede centrale di c/da Turrisi, al fine di produrre un documento che esprima in modo inequivocabile il proprio dissenso all’intero impianto del piano di riorganizzazione scolastica proposto dal governo. Auspichiamo, al fine di dare la maggiore visibilità possibile al disagio diffuso che si registra nelle nostre scuole, che analoghe iniziative possano essere avviate in tutti gli istituti cosicché alle consultazioni governative possano affiancarsi le manifestazioni certamente più dirette e realistiche dello stato d’animo di chi nella scuola ci vive e lavora in prima persona”.

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Collegio dei Docenti e ATA del Liceo Tito Lucrezio Caro di RomaMozione

Il Collegio dei Docenti esteso al personale ATA del Liceo Tito Lucrezio Caro di Roma, in risposta all’invito sia del Governo sia dell’USR (nota MIUR prot. n° 3043 del 2/10/2014, ripresa dalla circolare  dell'USR prot. n° 25529 del 3/10/2014), a discutere sulla proposta di riforma della scuola denominata “La Buona Scuola”, dopo un’analisi di tale proposta esprime profonda preoccupazione per i seguenti aspetti della riforma:

innanzitutto il piano della “buona scuola” interviene unilateralmente su una serie di materie che sono oggi oggetto del CCNL o della Contrattazione Nazionale di II livello: progressioni stipendiali, mobilità del personale della scuola a livello regionale o di istituzioni scolastiche, attribuzione incarichi aggiuntivi;

si denota l'intento di una riforma che non prevede investimenti statali nella scuola pubblica, per cui tutte le novità inserite nella proposta dovrebbero essere attuate a costo zero;

l'abolizione degli scatti e l'accesso alle progressioni per il solo 66% del personale è penalizzante per la totalità dei docenti; discutibile in quanto stabilisce a monte una soglia di meritevoli e una percentuale di personale che sarà esclusa da qualsiasi progressione di stipendio; problematica quanto all'individuazione di criteri di definizione di tale “merito”;

gli “scatti di competenza”, oltre a introdurre una competizione tra docenti che ne minerebbe la cooperazione e la collaborazione, risultano nella sostanza offensivi: negano il principio stesso di avanzamento di carriera, legato anche alla maturazione di esperienze professionali che l’anzianità di servizio consente;

si sottolinea e si stigmatizza l’esiguità delle risorse economiche previste per gli “scatti di competenza”;

la competizione tra docenti prefigura una competizione tra gli istituti per attingere alle scarse risorse pubbliche, come già avviene nel caso degli Usa e del Regno Unito, con ricadute fortemente negative per la didattica e per la stessa funzione sociale della scuola (come documentato ampiamente da numerose ricerche e pubblicazioni accademiche anglosassoni);

la proposta di riforma prefigura interventi in senso peggiorativo – come il vecchio DDL Aprea – sugli organi collegiali, riduce il peso dei lavoratori negli stessi organi, rafforzando quello del Dirigente Scolastico e di soggetti privati, dei quali è previsto l’ingresso;

l'istituzione dell'organico funzionale per reti di scuole rischia di trasformare una parte dei docenti che oggi lavorano nelle scuole con contratti fino al termine delle attività didattiche in “sostituti” del personale assente; la maggioranza delle nuove assunzioni non aggiungerà cattedre all’organico di diritto, mentre creerà bacini di docenti a disposizione di più scuole per i più svariati compiti, dal recupero ai progetti, fino alle supplenze;

i riferimenti contenuti nel piano della “Buona Scuola” alla possibilità per il Dirigente di “creare la propria squadra” sono molto preoccupanti, in quanto prefigurano un rafforzamento del ruolo e delle prerogative del Dirigente Scolastico nell'utilizzo delle

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risorse professionali, con ricadute discrezionali sulla mobilità degli insegnanti e del personale ATA da una scuola all'altra.

Il Collegio dei Docenti esprime quindi la propria contrarietà a questi rilevanti aspetti del Piano della Buona Scuola.

Inoltre il Collegio dei Docenti ritiene che per rilanciare e riqualificare l’istruzione pubblica statale occorrerebbero risorse economiche aggiuntive, recuperando quelle sottratte in questi ultimi anni dai diversi governi, per riportare la spesa dell'Italia in Istruzione, Formazione e Ricerca ai livelli della media europea.

Roma, 23 ottobre 2014

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DOCUMENTO DEL COLLEGIO DEI DOCENTI DEL LICEO CLASSICO STATALE “TERENZIO MAMIANI” DI ROMA

Noi sottoscritti Docenti del Liceo Classico Statale “Terenzio Mamiani” di Roma esprimiamo il nostro dissenso e la nostra ferma opposizione al cosiddetto “Piano Scuola” e alle sue linee guida contenute nel libello propagandistico “La buona scuola”, disponibile sul sito del governo.

Se passasse questo ennesimo attacco a tutti noi, nessun Docente avrebbe più la titolarità sulla propria scuola; sarebbe invece titolare su una rete di scuole, come un tappabuchi, in balia dei giudizi del Preside (trasformato in onnipotente Dirigente Scolastico) e del suo “Mentor“ (sic!). Vivrebbe la propria vita professionale nella spasmodica ricerca di “crediti” (ossia di prove di fedeltà alla Dirigenza), preoccupato/a degli esiti dei ridicoli quiz Invalsi. Non avrebbe più scatti garantiti in base all’anzianità, ma elemosine di € 60,00 ogni tre anni (a condizione che “faccia il bravo/la brava”). I privati entrerebbero nel Consiglio d’Istituto (=di Amministrazione) di ogni scuola, e il “Consiglio dei Docenti” (non più Collegio!) discuterebbe di programmazioni, su cui però – come prevedeva il disegno di legge Aprea – non avrebbe più potere decisionale. Così anche la libertà d’insegnamento e d’apprendimento costituzionalmente garantita verrebbe meno.

Valutiamo tutto questo per quello che è: un attacco eversivo alla Scuola della Repubblica per riportarla al tempo del Regime fascista, che assegnò ai Presidi il diritto di stendere annualmente LA NOTA DI QUALIFICA FUNZIONALE SUI DOCENTI (nella quale essi scrivevano persino della lunghezza delle gonne). Ricordiamo al Presidente del Consiglio Renzi che la nota di qualifica fu abolita in Italia nel 1974 con i Decreti Delegati (che introdussero gli organi collegiali, anche quelli di genitori e studenti), perché palesemente in contrasto con la Costituzione (in particolare con il suo articolo 33).

Il Governo vuole premiare il merito? Vuole che siano premiati i Docenti che lavorano di più? Ebbene, proponiamo quanto segue:

aumento immediato di 200 euro al mese a tutti  i Docenti, per recuperare parte dell’inflazione 2008-2014 (l’inflazione reale, non quella programmata dal Governo stesso);

retribuzione aggiuntiva di 1.500 euro in busta paga (pensionabili) a tutti i Docenti impegnati negli esami di Stato;

retribuzione aggiuntiva di 100 euro al mese in busta paga (pensionabili) a tutti i Docenti che svolgono le molte mansioni attribuite ai cosiddetti “coordinatori di classe” (mansioni spesso non rientranti nella funzione docente);

retribuzione aggiuntiva di 200 euro al mese in busta paga (pensionabili) ai collaboratori della vicepresidenza;

retribuzione aggiuntiva di 300 euro al mese in busta paga (pensionabili) ai vicepresidi; retribuzione aggiuntiva di 100 euro al mese in busta paga (pensionabili) a tutti i Docenti che

svolgono gli incarichi indispensabili per il funzionamento delle scuole (responsabili di laboratorio, compilatori dell’orario, ecc.).

In tal modo si riconoscerebbe (anche se parzialmente ed in misura comunque ben lontana dalle retribuzioni europee) la professionalità dei Docenti italiani e l’enorme mole del loro lavoro, “invisibile” solo per chi non vuol vedere (quanto studio dietro ogni ora di lezione!), solo per chi vuol continuare a togliere denari alla Scuola Statale a vantaggio delle private, in spregio del dettato costituzionale.

Cessi la farsa delle ridicole somme destinate al “Miglioramento dell’Offerta Formativa”: un fondo sempre più esiguo, ottenuto per di più bloccando per anni ed anni gli scatti dei Docenti, già ridotti

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dal 1995 a sessennali (mentre i magistrati continuano, giustamente, ad avere scatti biennali garantiti, e così i militari di carriera, e così i Docenti universitari, che condividono con i colleghi delle Scuole la medesima funzione docente!).

Consideriamo oltraggioso per la dignità dei Docenti una proposta come quella del Cosiddetto “piano scuola”: un vergognoso tentativo di mascherare il ritorno del Disegno di Legge Aprea/Ghizzoni (già sonoramente bocciato dalle mobilitazioni dei Docenti, dei Genitori e degli Studenti nel 2008 e nel 2012). Oltraggioso perché, esplicitando queste intenzioni soltanto alla pag. 71 del succitato libello, dopo una lunga serie di buoni proponimenti e di belle parole, i latori delle medesime credevano forse che il mondo della Scuola non se ne sarebbe accorto. Altro evidente indizio della scarsa considerazione che questi signori nutrono per l’Istruzione Pubblica Italiana (l’unica indipendente e pluralista) e per i Docenti, che della Scuola sono gli artefici e i pilastri.

Stigmatizziamo, infine, il tentativo di consegnare la Scuola Statale ai privati, ossia ai poteri forti del territorio; che, nella migliore delle ipotesi, sono enti confessionali o economici talmente potenti da poter trasformare la Scuola a propria immagine e somiglianza; ma, in molte contrade d’Italia, sono le mafie.

Non siamo così stupidi da respingere simile obbrobrio solo se viene dalla Destra estrema. Lo respingiamo e lo respingeremo sempre, da qualsiasi forza politica provenga, quand’anche essa si professi, più o meno impropriamente, “democratica”.

QUESTO DOCUMENTO, PRESENTATO AL COLLEGIO DEI DOCENTI DEL LICEO CLASSICO STATALE “TERENZIO MAMIANI” IN DATA 28 OTTOBRE 2014, è STATO SOTTOSCRITTO DA 63 DOCENTI SU 71 (88.73%)

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Mozione Collegio dei Docenti I.I.S. “U. Ruzza” - Padova: no al piano scuola di Renzi, #megliolaLIP

Il Collegio dei Docenti dell’istituto Ruzza, dopo un’attenta analisi della proposta di riforma “La buona scuola”, esprime profonda preoccupazione per i seguenti punti critici:

• Il piano “La buona scuola” interviene su una serie di materie che sono oggi oggetto del CCNL o della Contrattazione Nazionale di II livello: progressioni stipendiali, mobilità del personale della scuola a livello regionale o locale, attribuzione incarichi aggiuntivi.• La riforma non prevede investimenti nella scuola pubblica, in quanto l’unica spesa prevista, l’assunzione dei precari, imposta dalla comunità europea, è evidentemente finanziata con tagli di spesa in altri settori (blocco contratti, taglio della progressione economica fino al 2018 almeno, taglio delle supplenze brevi). È prevista la stabilizzazione dei soli precari inseriti nelle GAE (graduatorie ad esaurimento) e dei vincitori di concorso 2012, escludendo, di fatto, tutti gli altri.• L’abolizione degli scatti di anzianità e l’accesso alle progressioni per il solo 66% del personale è penalizzante e mortificante per la totalità dei docenti; discutibile in quanto stabilisce a monte una soglia di meritevoli e una percentuale di personale che sarà esclusa da qualsiasi progressione di stipendio.• Gli “scatti di competenza”, introdurranno una forte competizione tra docenti, mineranno la cooperazione e la collaborazione che sono invece fondamentali per stimolare la didattica e la creazione di un ambiente di lavoro coeso e positivo. I docenti, infatti, per essere compresi nel 66% dei “meritevoli”, saranno spinti ad accumulare “crediti”, e quindi oneri, oppure a chiedere il trasferimento in altra scuola, a danno della qualità dell’insegnamento e della continuità didattica.• La proposta di riforma interviene in senso peggiorativo – come il vecchio DDL Aprea-Ghizzoni – sugli organi collegiali, riducendo il ruolo dei lavoratori e rafforzando quello del Dirigente Scolastico e dei soggetti privati, di cui è previsto l’ingresso anche nel Nucleo di Valutazione.• L’istituzione dell’organico funzionale per reti di scuole rischia di trasformare una parte dei docenti che oggi lavorano nelle scuole con contratti fino al termine delle attività didattiche in “sostituti” del personale assente; la maggioranza delle nuove assunzioni non aggiungerà cattedre all’organico di diritto, mentre si creeranno bacini di docenti a disposizione di più scuole. Oggi i nuovi assunti, domani tutto il personale docente.• I riferimenti contenuti nel piano “La buona scuola” sulla possibilità per il Dirigente di “creare la propria squadra con i docenti più adatti” sono molto preoccupanti, in quanto implicano un rafforzamento del ruolo e delle prerogative del Dirigente Scolastico nel reclutamento del personale e nell’utilizzo delle risorse professionali, prefigurando la chiamata diretta, con ricadute discrezionali sulla mobilità degli insegnanti e del personale ATA.• La riproposizione, secondo il progetto Aprea-Ghizzoni, della scuola-fondazione, quindi l’entrata di risorse private per contributi alla scuola statale. L’ingresso del privato (fondazioni, imprese, associazioni, ecc.) chiederà alla libertà culturale di assoggettarsi alle esigenze di mercato ed alla cultura di chi paga;• Per la prima volta (p. 66 “il sistema di valutazione sarà operativo dal prossimo anno per tutte le scuole pubbliche, statali e paritarie”) la scuola paritaria viene promossa al rango di scuola pubblica.Il Collegio dei Docenti esprime quindi un parere negativo relativamente al Piano Scuola proposto dal Governo. Inoltre il Collegio dei Docenti chiede- che la scuola pubblica sia finanziata con risorse pubbliche; - che l’autonomia e la governance delle scuole rimangano collegiali;- l’assunzione immediata, già dal corrente anno scolastico di tutti gli insegnanti precari; - il rinnovo dei contratti e la restituzione degli scatti di anzianità;- il miglioramento delle strutture scolastiche e la loro messa

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in sicurezza;- che venga risolta, una volta per tutte e in maniera positiva, la questione rimasta irrisolta dalla legge Fornero, quella degli ormai famosi Quota 96, i 4mila docenti e il personale ATA, che per un errore tecnico non hanno ottenuto il diritto alla pensione.Il Collegio ritiene, inoltre, che per rilanciare e riqualificare l’istruzione pubblica statale occorrono risorse economiche aggiuntive, sottratte in questi ultimi anni da tutti i governi, per riportare la spesa dell’Italia in istruzione, formazione e ricerca ai livelli della media europea, cioè al 6% del PIL, come è espressamente richiesto dalla legge di iniziativa popolare “Per una buona scuola della Repubblica”, sottoscritta da centomila cittadini, diventata disegno di legge, attualmente depositato in Parlamento e pronto per essere discusso, se si volesse ascoltare chi nella scuola vive e lavora.

Mozione approvata all’unanimità dal collegio dei docenti dell’Istituto “Ruzza” di Padova il 6 novembre 2014