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«Nessuno nega che la minaccia del disastro ambientale costitui- sce un problema dirompente della nostra epoca, una con- traddizione già materialmente vissuta e insieme un elemento dell’immaginario collettivo. È una novità non da poco che co- stringe grandi masse e non solo inquiete avanguardie a riconsi- derare globalmente il senso del- lo sviluppo e a valutarlo con al- tri parametri». Lucio Magri, «Il sarto di Ulm» (pag. 410) Lucio Magri pone, con il suo stile, il problema relativamente nuovo della crisi ambientale e di come costituisca un elemen- to nuovo dell’antica lotta di classe. Ma Lucio, ricordiamolo, non pone mai problemi rin- viando ad altri o al futuro la ri- sposta, e cosi alla fine del capi- toletto scrive: «La questione am- bientale dunque non solo offre a un progetto comunista un nuovo terreno su cui fondare la sua critica del sistema, ma an- che una spinta che lo trasfor- ma e lo arricchisce qualitativa- mente, lo porta a superare una subalternità all’economicismo; nel contempo la questione am- bientale ha bisogno di un pro- getto e di una forza organizza- ta comunista per unire soggetti e interessi contrastanti, per in- dividuare la vera radice dei pro- blemi, per affermare un potere capace di affrontarli nel loro in- sieme, infine per cambiare la te- sta stessa della gente». Insomma la questione am- bientale diventa centrale nella lotta per il comunismo e solo con il comunismo potrà essere seriamente affrontata. Questo è il problema che per tanti an- ni noi comunisti abbiamo tra- scurato considerandolo non strutturale. Ancora un grazie a Lucio. Cambio DI STAGIONE La rilettura L’ambiente comunista di Lucio Magri Ambiente e lavoro, uniti si vince Anna Maria Merlo Il colpo di coda della Commissione Ue è lo stop alla lotta ai cambiamenti climatici. Il prossimo Parlamento europeo sarà chiamato a decidere la strategia energetica del continente. Urge un Green new deal che crei posti di lavoro «verdi». Intervista a José Bové: puntare su eolico e rinnovabili S e ci sono dei problemi e del- le questioni politiche che ri- chiedono decisioni prese a livello continentale, queste sono proprio quelle relative alla difesa dell’ambiente e all’ecologia. I Verdi all’Europarlamento incar- nano, in questo senso, un parti- to che ha per natura la vocazio- ne ad essere veramente euro- peo, più di altri, che hanno un passato molto più radicato nelle specifiche storie nazionali. A po- che settimane dal voto europeo, José Bové, il leader sindacale del- la Confédération paysanne che da tempo è una figura conosciu- ta al di fuori dei confini della Francia, per aver incarnato lotte importanti in difesa di una ri- conversione economica di svi- luppo durevole e della qualità della vita, fa qui un bilancio del passato e precisa gli impegni per la prossima legislatura, dove è candidato dei Verdi europei al- la presidenza della Commissio- ne europea, assieme alla tede- sca Ska Keller. Nell’Europarla- mento uscente i Verdi europei hanno 58 deputati. A circa due mesi dalle elezioni europee, qual è il bilancio del Parlamento europeo uscente sulle questioni ecologiche? Da questo punto di vista, co- sa si può dire ai cittadini che non credono più nell’Europa? Certo, l’ecologia non è suffi- cientemente presa in considera- zione al Parlamento europeo, anche se bisogna riconoscere che un numero importante di conquiste proviene da Bruxel- les. Mi riferisco per esempio al- la direttiva Nitrati, che non è an- cora correttamente applicata in Francia, o alle direttive per la protezione della biodiversità che si sono rivelate degli stru- menti preziosi ed efficaci per i cittadini che rimettono in causa progetti inutili e costosi come l’aeroporto di Notre Dame des Landes in Francia o il treno a grande velocità Lione-Torino o per chi lotta contro lo shale gas. La questione climatica deve es- sere, con l’occupazione, la prin- cipale preoccupazione dei diri- genti europei. CONTINUA |PAGINA II Sbilanciamo l’Europa È importante fare una buona li- sta e darsi un buon program- ma per dare una prospettiva all’altra Europa, quella del lavoro e dell’ambiente. Non è però sufficien- te. Tantomeno è utile continuare ri- petere che al centro del program- ma va messa l’idea di un nuovo mo- dello di sviluppo, basato sulla solu- zione dei problemi ambientali. Se si vuole mettere davvero in crisi l’egemonia liberista è decisivo getta- re lo sguardo oltre lo scontro eletto- rale e lavorare alla costruzione di un movimento di lotta europeo, in grado di modificare i rapporti di for- za nella società. Va, in primo luogo, costruita un’azione unitaria fra il movimento ambientalista e quello sindacale. Spesso ricordiamo gli straordinari risultati raggiunti dalla Germania nello sviluppo delle ener- gie rinnovabili, che hanno permes- so la creazione di oltre 300.000 nuo- vi posti di lavoro, dimenticando che questi risultati sono stati possi- bili anche grazie alla convergenza che si realizzò fra Eurosolar e il sin- dacato dei metalmeccanici tede- sco. L’esperienza dimostra che sen- za questo processo unitario la lotta per l’ambiente e quella per il lavoro e la giustizia sociale sono destinate entrambe alla sconfitta. Non si af- ferma la sostenibilità dello sviluppo se chi la rivendica non dimostra al- la maggioranza della popolazione che in una società sostenibile non solo c’è maggiore qualità ambienta- le, ma anche giustizia sociale e la- voro di qualità per tutti. Altrettanto inefficace è una lotta sindacale in difesa del lavoro che non abbia fra le sue priorità la questione ambien- tale. Ai sindacati andrebbe chiesto a cosa sia servito appoggiare, in no- me del lavoro, il rilancio del carbo- ne, dopo che la Germania ha dimo- strato che una svolta energetica rin- novabile e poco bisognosa di ener- gia, non solo tutela il clima e l’aria che respiriamo, ma offre anche molto più lavoro e di migliore quali- tà? Costruire questa convergenza unitaria oltre che necessario è an- che possibile. Non si parte da zero. Negli anni scorsi, infatti, si è realiz- zata un’importante esperienza uni- taria fra Cgil e Legambiente. L’at- tualità di quel progetto lo racconta il titolo stesso del documento pro- grammatico che fu sottoscritto: “Contro la crisi, per combattere la recessione, creare lavoro e vincere la sfida climatica”. Certo, da quel rapporto unitario, sono nati più convegni che vere e proprie vertenze sul territorio. Alcu- ni risultati però sono stati realizza- ti. Da quell’iniziativa in comune ha preso piede l’idea che il futuro del settore delle costruzioni non pote- va essere affidato a un’ulteriore oc- cupazione di territorio, ma al con- trario sviluppando manutenzione e riqualificazione del patrimonio edi- lizio esistente, scelta sulla quale è ormai stabilmente impegnato il sin- dacato edile. Senza l’iniziativa uni- taria di Cgil e Legambiente non esi- sterebbe la deduzione fiscale per chi ristruttura la propria casa. Al di là dei limiti vi sono ragioni evidenti per rilanciare questa esperienza, al- largando la platea dei protagonisti, a cominciare dalla rete diffusa che si è battuta per l’acqua pubblica e che ha sconfitto il nucleare e soprat- tutto cercando di radicarla nel terri- torio. Lavorare e costruire questa prospettiva in fondo è anche la mi- gliore garanzia di successo elettora- le di quanti vogliono e si battono per un’Altra Europa. Massimo Serafini Valentino Parlato VENERDÌ 28 MARZO 2014 WWW.SBILANCIAMOCI.INFO - N˚10 SUPPLEMENTO AL NUMERO ODIERNO

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«Nessuno nega che la minacciadel disastro ambientale costitui-sce un problema dirompentedella nostra epoca, una con-traddizione già materialmentevissuta e insieme un elementodell’immaginario collettivo. Èuna novità non da poco che co-stringe grandi masse e non soloinquiete avanguardie a riconsi-derare globalmente il senso del-lo sviluppo e a valutarlo con al-tri parametri». Lucio Magri, «Il

sarto di Ulm» (pag. 410)Lucio Magri pone, con il suo

stile, il problema relativamentenuovo della crisi ambientale edi come costituisca un elemen-to nuovo dell’antica lotta diclasse. Ma Lucio, ricordiamolo,non pone mai problemi rin-viando ad altri o al futuro la ri-sposta, e cosi alla fine del capi-toletto scrive: «La questione am-bientale dunque non solo offrea un progetto comunista un

nuovo terreno su cui fondare lasua critica del sistema, ma an-che una spinta che lo trasfor-ma e lo arricchisce qualitativa-mente, lo porta a superare unasubalternità all’economicismo;nel contempo la questione am-bientale ha bisogno di un pro-getto e di una forza organizza-ta comunista per unire soggettie interessi contrastanti, per in-dividuare la vera radice dei pro-blemi, per affermare un potere

capace di affrontarli nel loro in-sieme, infine per cambiare la te-sta stessa della gente».

Insomma la questione am-bientale diventa centrale nellalotta per il comunismo e solocon il comunismo potrà essereseriamente affrontata. Questoè il problema che per tanti an-ni noi comunisti abbiamo tra-scurato considerandolo nonstrutturale. Ancora un graziea Lucio.

CambioDI STAGIONE

Larilettura

L’ambiente comunista di Lucio Magri

Ambiente e lavoro,uniti si vince

Anna Maria Merlo

Il colpo di coda della Commissione Ue è lo stop alla lotta ai cambiamenti climatici. Il prossimoParlamento europeo sarà chiamato a decidere la strategia energetica del continente. Urge un Greennew deal che crei posti di lavoro «verdi». Intervista a José Bové: puntare su eolico e rinnovabili

S e ci sono dei problemi e del-le questioni politiche che ri-chiedono decisioni prese a

livello continentale, queste sonoproprio quelle relative alla difesadell’ambiente e all’ecologia. IVerdi all’Europarlamento incar-nano, in questo senso, un parti-to che ha per natura la vocazio-ne ad essere veramente euro-peo, più di altri, che hanno unpassato molto più radicato nellespecifiche storie nazionali. A po-che settimane dal voto europeo,José Bové, il leader sindacale del-la Confédération paysanne cheda tempo è una figura conosciu-ta al di fuori dei confini dellaFrancia, per aver incarnato lotteimportanti in difesa di una ri-conversione economica di svi-luppo durevole e della qualitàdella vita, fa qui un bilancio delpassato e precisa gli impegniper la prossima legislatura, doveè candidato dei Verdi europei al-la presidenza della Commissio-ne europea, assieme alla tede-sca Ska Keller. Nell’Europarla-mento uscente i Verdi europeihanno 58 deputati.

A circa due mesi dalle elezionieuropee, qual è il bilancio delParlamento europeo uscentesulle questioni ecologiche?Da questo punto di vista, co-sa si può dire ai cittadini chenon credono più nell’Europa?Certo, l’ecologia non è suffi-

cientemente presa in considera-zione al Parlamento europeo,anche se bisogna riconoscereche un numero importante diconquiste proviene da Bruxel-les. Mi riferisco per esempio al-la direttiva Nitrati, che non è an-cora correttamente applicata inFrancia, o alle direttive per laprotezione della biodiversitàche si sono rivelate degli stru-menti preziosi ed efficaci per icittadini che rimettono in causaprogetti inutili e costosi comel’aeroporto di Notre Dame desLandes in Francia o il treno agrande velocità Lione-Torino oper chi lotta contro lo shale gas.La questione climatica deve es-sere, con l’occupazione, la prin-cipale preoccupazione dei diri-genti europei. CONTINUA |PAGINA II

Sbilanciamo l’Europa

È importante fare una buona li-sta e darsi un buon program-ma per dare una prospettiva

all’altra Europa, quella del lavoro edell’ambiente. Non è però sufficien-te. Tantomeno è utile continuare ri-petere che al centro del program-ma va messa l’idea di un nuovo mo-dello di sviluppo, basato sulla solu-zione dei problemi ambientali. Sesi vuole mettere davvero in crisil’egemonia liberista è decisivo getta-re lo sguardo oltre lo scontro eletto-rale e lavorare alla costruzione diun movimento di lotta europeo, ingrado di modificare i rapporti di for-za nella società. Va, in primo luogo,costruita un’azione unitaria fra ilmovimento ambientalista e quellosindacale. Spesso ricordiamo glistraordinari risultati raggiunti dallaGermania nello sviluppo delle ener-gie rinnovabili, che hanno permes-so la creazione di oltre 300.000 nuo-vi posti di lavoro, dimenticandoche questi risultati sono stati possi-bili anche grazie alla convergenzache si realizzò fra Eurosolar e il sin-dacato dei metalmeccanici tede-sco. L’esperienza dimostra che sen-za questo processo unitario la lottaper l’ambiente e quella per il lavoroe la giustizia sociale sono destinateentrambe alla sconfitta. Non si af-ferma la sostenibilità dello sviluppose chi la rivendica non dimostra al-la maggioranza della popolazioneche in una società sostenibile nonsolo c’è maggiore qualità ambienta-le, ma anche giustizia sociale e la-voro di qualità per tutti. Altrettantoinefficace è una lotta sindacale indifesa del lavoro che non abbia frale sue priorità la questione ambien-tale. Ai sindacati andrebbe chiestoa cosa sia servito appoggiare, in no-me del lavoro, il rilancio del carbo-ne, dopo che la Germania ha dimo-strato che una svolta energetica rin-novabile e poco bisognosa di ener-gia, non solo tutela il clima e l’ariache respiriamo, ma offre anchemolto più lavoro e di migliore quali-tà? Costruire questa convergenzaunitaria oltre che necessario è an-che possibile. Non si parte da zero.Negli anni scorsi, infatti, si è realiz-zata un’importante esperienza uni-taria fra Cgil e Legambiente. L’at-tualità di quel progetto lo raccontail titolo stesso del documento pro-grammatico che fu sottoscritto:“Contro la crisi, per combattere larecessione, creare lavoro e vincerela sfida climatica”.

Certo, da quel rapporto unitario,sono nati più convegni che vere eproprie vertenze sul territorio. Alcu-ni risultati però sono stati realizza-ti. Da quell’iniziativa in comune hapreso piede l’idea che il futuro delsettore delle costruzioni non pote-va essere affidato a un’ulteriore oc-cupazione di territorio, ma al con-trario sviluppando manutenzione eriqualificazione del patrimonio edi-lizio esistente, scelta sulla quale èormai stabilmente impegnato il sin-dacato edile. Senza l’iniziativa uni-taria di Cgil e Legambiente non esi-sterebbe la deduzione fiscale perchi ristruttura la propria casa. Al dilà dei limiti vi sono ragioni evidentiper rilanciare questa esperienza, al-largando la platea dei protagonisti,a cominciare dalla rete diffusa chesi è battuta per l’acqua pubblica eche ha sconfitto il nucleare e soprat-tutto cercando di radicarla nel terri-torio. Lavorare e costruire questaprospettiva in fondo è anche la mi-gliore garanzia di successo elettora-le di quanti vogliono e si battonoper un’Altra Europa.

Massimo Serafini

Valentino Parlato

VENERDÌ 28 MARZO 2014 WWW.SBILANCIAMOCI.INFO - N˚10 SUPPLEMENTO AL NUMERO ODIERNO

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José Bové: «Una svolta verdein Europa per uscire dalla crisi»

Monica Frassoni

La Commissione ha presenta-to lo scorso 22 gennaio unpacchetto di proposte non le-

gislative che erano molto attese.Su quella base i capi di stato e digoverno discuteranno a fine mar-zo se approvare o no questo orien-tamento mentre il Parlamento eu-ropeo, il 5 febbraio, si è schieratoper obiettivi vincolanti: aumentodelle energie rinnovabili, aumen-to di efficienza energetica e dimi-nuzione delle emissioni di CO2.Poi, dopo le elezioni inizierà l’iterlegislativo, sulla base di proposteche arriveranno a settembre. Sitratta in sostanza di decidere chemodello energetico avrà l’Europadopo il 2020; e, quindi, anche dicapire come si presenterà l’Ue ainegoziati internazionali sui cam-biamenti climatici che a Parigi nel2015 determineranno una svoltapositiva a favore di un grande ac-cordo vincolante o l’abbandono

di una strategia globale sul clima.La proposta della Commissione

prevede un solo obiettivo vinco-lante al 40% per la riduzione diCO2 che poi si dovrà tradurre inobblighi di riduzione nazionali,un obiettivo europeo del 27% cheè misteriosamente vincolante a li-vello europeo, ma non vincolantea livello nazionale per le rinnova-bili e nessun obiettivo per l’effi-

cienza energetica, che dovràaspettare la revisione della relati-va direttiva nel giugno prossimoper essere discusso.

Ma cosa vogliono dire, davvero,questi numeri? Tre cose, tutte etre molto negative. Innanzitutto,con questa proposta la Commis-sione rinuncia a un ruolo di guidanella lotta ai cambiamenti climati-ci e lascia la politica energetica eu-

ropea alla scelta dei governi. Con-trariamente al 2007, non sceglie;anzi: a Barroso le energie rinnova-bili non appaiono più una sceltastrategica da incentivare e spinge-re, come appare chiaro dalle suedichiarazioni secondo le quali lerinnovabili «non sono un obietti-vo in sé»: non è necessario sceglie-re a livello europeo fra gas, petro-lio, "carbone pulito", nucleare.Che lo facciano gli Stati membri,l’Ue smetterà perfino di "suggeri-re". In secondo luogo, segnalanoche non c’è alcuna fretta per rea-lizzare l’impegno di limitare a 2gradi il riscaldamento del pianetae che si possono allungare i tem-pi, naturalmente per via della cri-si. Infatti, l’obiettivo al 40% di ri-duzione delle emissioni di CO2non presuppone alcuno sforzoparticolare, dato che già oggi siprevede che al 2020 saremo a-27%. Noi sappiamo, però, cheper mantenere l’aumento dellatemperatura entro i 2 gradi, comel’Ue si è impegnata a fare, dobbia-mo ridurre le emissioni del-l’80/90% entro il 2050 e del 55%entro il 2030: questa decisione è

quindi un pessimo segnale in vi-sta della Cop di Parigi nel 2015.Inoltre, se dal 2020 entrerà in vigo-re il nuovo schema di obiettivi diconsumo delle energie rinnovabi-li non più vincolante, perché i nu-merosi Stati membri oggi in ritar-do (come il Regno Unito) dovreb-bero affrettarsi? Non c’è più alcu-na sanzione possibile! In terzo luo-go, le decisioni della Commissio-ne rivelano la sottomissione agliargomenti di Cameron e delle lob-by energetiche e la totale disatten-zione per le scelte dell’unico orga-nismo democraticamente elettodella Ue, il Parlamento europeo,che ha preso una posizione deci-samente più ambiziosa e che co-munque ha un potere di decisio-ne diretto sulle future normative.

Argomenti, peraltro, largamen-te smentiti dai fatti e dagli stessistudi della Commissione euro-pea. Ad esempio, non è vero, co-me Squinzi e l’ex ministro Zano-nato hanno ripetuto, che i prezzidell’energia sono più alti in Euro-pa per via degli incentivi alle rin-novabili; in realtà il prezzo del-l’energia dipende in maniera pre-valente dagli alti costi dei carbu-ranti fossili che ci tocca importare(oltre 500 miliardi di euro nel2012). Non è vero che le aziendedegli Stati Uniti hanno un sistema-tico vantaggio di prezzi per via delmiracoloso shale gas, per la sem-plice ragione che gli europei sonomolto più efficienti e usano menoenergia che i loro colleghi ameri-cani. Come vanno ripetendo laIea e l’Ocde, l’opzione più saluta-re per la competitività dell’indu-stria europea è puntare su rinno-vabili ed efficienza: per ridurre ladipendenza dai fossili e allo stes-so tempo puntare su tecnologieavanzate e nuovi settori di attivitàeconomica, che approfittano, in-vece di subire, dei cambiamenticlimatici e della scarsità di risor-se. Non è quindi necessario met-tere in contrapposizione clima esviluppo economico. Anzi. Obiet-tivi ambiziosi nel campo delle rin-novabili porterebbero, (la Com-missione europea dixit) a 500.000posti di lavoro in più rispetto a unsolo obiettivo vincolante di ridu-zione delle emissioni. E un milio-ne e mezzo di posti di lavoro diret-ti l’anno sarebbero creati conobiettivi ambiziosi di efficienta-mento energetico. Ma non tutto èperduto. A luglio un nuovo presi-dente della Commissione verrànominato. C’è ancora tempo emodo per invertire la rotta e ri-prendere la strada di un vero eproprio Green New Deal.

Per dire basta al consumo di suolo bisognaripartire dalla riqualificazione urbana: parchinelle periferie, spazi pubblici e stop cemento

Maurizio Gubbiotti

«C’È BISOGNO DELLAVIGILANZA DEI CITTADINI.BISOGNA POTER CONTARESUI WHISTLEBLOWERS,SU COLORO CHELANCIANO L’ALLERTA. LADEMOCRAZIA NON PUÒLIMITARSI A UN VOTOOGNI CINQUE ANNI»

Clima 2030, l’ultimo erroredi una Commissione a fine corsaLe proposte prima del voto di maggio riguardano il modello energetico. L’unicoobiettivo vincolante è il 40% di riduzione di CO2. Le rinnovabili rimangonoal palo. Così l’Ue abdica alla lotta ai climatici e riaffida le politiche agli Stati

Rigenerazione urbana,nuova frontiera

Èora di dire basta al consumo di suolo edi iniziare quella strada del cambia-mento che si chiama rigenerazione ur-

bana, un nuovo modo di concepire e tutelareil territorio e gli spazi urbani in chiave sosteni-bile. Per questo Parlamento e governo devo-no dedicare una corsia preferenziale per di-scutere e approvare finalmente in questa legi-slatura una legge che fermi il consumo di suo-lo e premi la riqualificazione edilizia, energe-tica e antisismica del patrimonio edilizio esi-stente. Stiamo parlando di scelte che sarebbe-ro perfettamente nell’interesse dei cittadinied in grado di rilanciare il settore delle costru-zioni e l’economia del Paese, spiegate purein un documento, inviato alle Commissioniparlamentari e al governo, dove oltre ad ana-lizzare il disegno di legge approvato dal go-verno il 15 giugno 2013 in materia di "Conte-nimento del consumo di suolo e riuso delsuolo edificato", Legambiente propone inte-grazioni e modifiche normative per rafforza-re l’efficacia dei controlli e spostare l’attenzio-ne sulla rigenerazione urbana.

Idee e proposte che tengono insieme gliobiettivi di tutela e di riqualificazione del ter-ritori, incrociando alcune questioni come lagrave crisi che sta vivendo il settore delle co-struzioni. Nel documento Legambiente ponein particolare l’attenzione sulla necessità diun efficace monitoraggio del consumo di suo-lo, di limiti e controlli nei confronti dell’occu-

pazione di suoli agricoli, di riuso del patrimo-nio non utilizzato e degradato, in modo dacreare condizioni di vantaggio per una diffu-sa riqualificazione con obiettivi ambientali,energetici e antisismici e chiudere così il ci-clo dell’espansione edilizia. Il suolo è un be-ne comune e una risorsa limitata e non rinno-vabile, e una legge che voglia fermarne il con-sumo deve agire sulle cause che lo determina-no, che sono legate alla formazione della ren-dita immobiliare. È obbligatorio favorire la ri-generazione urbana: occorre sviluppare unnuovo equilibrio tra fiscalità e incentivi cherenda attraente, efficace e più semplice l’inve-stimento nella città, impedendo che i capitaliin fuga dalla città producono anonime urba-nizzazioni e piastre commerciali ai danni dicampagne, coste e spazi aperti. Legambientepropone in particolare di introdurre un con-tributo per il consumo di suolo e spostare lerisorse sulla rigenerazione urbana, prenden-do come punto di riferimento la normativatedesca.

Occorre inoltre fermare la speculazionesulla proprietà e sull’edificabilità dei suoli,stabilendo che i piani urbanistici debbanoavere un ruolo di solo indirizzo, spostando aipiani attuativi la definizione dei diritti edifica-tori. Ma per cambiare le nostre città, spostan-do l’attenzione degli imprenditori edili versola rigenerazione urbana, occorre semplifica-re e incentivare gli interventi nelle periferieper trasformarle in quartieri con parchi e spa-zi pubblici degni di questo nome, abitazionia prezzi accessibili.

VENERDÌ 28 MARZO 2014SBILANCIAMO L’EUROPAN˚10 - PAGINA II

DALLA PRIMAAnna Maria Merlo

Lei è candidato dei Verdi alla presidenzadella Commissione. Qual è il vostro pro-gramma?

L’Europa è in crisi. Le politiche di austerità impo-ste dalla troika hanno gettato milioni di persone nel-la precarietà. In Grecia più del 70% dei giovani è sen-za lavoro, la Spagna è anch’essa colpita in pieno. Lasituazione è critica in numerosi altri paesi. Dobbia-mo spezzare il circolo vizioso della disoccupazione edella miseria. L’Europa è la prima potenza economi-ca del mondo ma sembra non averne coscienza. De-ve immediatamente rinnovarsi in un’economia mo-derna, sviluppando massicciamente le energie rinno-vabili. Siamo persuasi che questa scommessa può es-sere vinta, sostenendo massicciamente le impreseperché voltino la pagina dell’economia del passato,che si basa sull’utilizzazione delle energie fossili. Difronte alla mondializzazione degli scambi e alla fi-nanziarizzazione dell’economia nessuno degli statimembri preso singolarmente è in grado di piegaregli speculatori e le imprese che fanno miliardi di uti-li. Senza l’euro, i singoli paesi sarebbero caduti gliuni dopo gli altri, come in un gioco del domino. Lacrisi in atto dal 2008 ha approfittato delle falle di unamoneta creata nella fretta. I governi hanno solo mes-so delle toppe, una dopo l’altra. Adesso è urgente cor-reggere i disequilibri interni. La blancia dei pagamen-ti eccedentaria della Germania è un problema altret-

tanto importante del debito greco. Ed è solo a livelloeuropeo che riusciremo a creare un equilibrio globa-le che funzioni sul lungo periodo. In questo conte-sto, il Parlamento europeo deve poter pesare sugliorientamenti politici che ci impegneranno per annie che non possono essere lasciati nella mani di unaCommissione che non ha sufficiente legittimità.

François Hollande ha proposto un Airbus dell’ener-gia. Al di là delle parole, secondo lei c’è un veroprogetto per rilanciare un programma comune,che permetterebbe anche di aumentare l’occupa-zione in questo periodo di forte disoccupazione?La proposta di Hollande va nella buona direzione,

ma oggi manca una vera volontà politica perché sicontretizzi. Il successo di Airbus mostra che soloquando si mutualizzano le risorse noi saremo in gra-do di rilanciare l’attività industriale ed essere prota-gonisti del nostro futuro. L’Europa deve urgentemen-te raggiungere la sovranità energetica per non dipen-dere più dalle importazioni di gas o di petrolio che ar-riva da paesi che violano i diritti umani. Piuttostoche investire miliardi di euro in un progetto comeIter (si tratta di un reattore nucleare che utilizza ilprincipio della fusione, un progetto che associa 35paesi, i 28 della Ue più India, Giappone, Russia, Co-rea del sud, Usa e Svizzera, i cui costi sono saliti da 5a 16 miliardi di euro, ndr), l’Europa deve puntare sul-la ricerca per sviluppare un’energia eolica efficace, ri-lanciare la produzione di pannelli solari, sostenere lacostruzione di micro centrali elettriche e svilupparela metanizzazione in agricoltura. Centinaia di miglia-ia di posti di lavoro potrebbero venire creati.

Lei ha appena pubblicato un libro, «Hold up à Bru-xelles» (ed. La Découverte). Qual è il peso delle lob-bies al parlamento europeo? Si può pensare al ne-goziato in corso per il Trattato transatlantico, alloshale gas, al tabacco.Le pressioni degli industriali sono forti. Riguarda-

no numerosi campi come i medicinali, l’industria au-tomobilistica, le armi o la costruzione di infrastruttu-re inutili. Questa cancrena però non si limita alla sfe-ra europea. I lobbisti sono egualmente presenti neicorridoi dei Parlamenti nazionali. Dobbiamo lottarea tutti i livelli perché le decisioni politiche difendanol’interesse comune piuttosto che quelli delle impre-se mondializzate. Senza l’appoggio dei cittadini e del-le associazioni i deputati hanno poco potere. Biso-gna poter contare sui whistleblowers, su coloro chelanciano l’allerta. La democrazia non può limitarsi aun voto ogni cinque anni.

QUI SOTTO, IL FIUMECITARUM, ININDONESIA, È UNODEI PIÙ INQUINATI.OLTRE 5 MILIONI DIPERSONE VIVONOSULLE SUE RIVE ENE UTILIZZANOL’ACQUA PERCUCINARE E PER LACURA PERSONALE.

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Il Libro bianco Uedei trasportinon cambia strada

Le città dovrebbero eliminare le auto a motore entro il 2050,ma non ci sono limiti stringenti per arrivarci.L’auto «pulita» e le «zero vittime» sono un’utopia

Biodiversitàper sopravvivere

L’Europa si richiama costante-mente alla mobilità sostenibile,ma poi quanto si tratta di passa-

re da Piani e Libri bianchi a direttive, fi-nanziamenti e regole stringenti, molterestano buone intenzioni.

Nel 2011 la Commissione europea haadottato il nuovo Libro bianco sui tra-sporti "Per una politica dei trasporticompetitiva e sostenibile" - nel tentativodavvero complesso di coniugare l’incre-mento della mobilità e la riduzione delleemissioni, con una strategia di ampio re-spiro e dal lungo orizzonte temporale fi-no al 2050 quando i trasporti dovrannoridurre del 60% le loro emissioni.

Le città entro il 2030 dovranno dimez-zare l’uso delle auto con il motore a scop-pio ed eliminarle del tutto entro il 2050.Sempre nella stessa data la maggior par-te del trasporto di medie distanze deipasseggeri deve avvenire mediante ferro-

via. Entro il 2030 almeno il 30% del tra-sporto merci che superi i 300 km deveutilizzare la ferrovia o la via d’acqua.Questa quota dovrebbe raggiungere il50% entro il 2050.

Nel trasporto aereo il Libro biancopropone di aumentare l’uso di carburan-ti a basse emissioni fino a raggiungere il40% entro il 2050. Nel trasporto maritti-mo occorre ridurre del 40-50% le emis-sioni di C02 derivate dagli oli combusti-bili entro il 2050. In concreto però nessu-na nuova direttiva con limiti più strin-genti è stata adottata, tutto si riduce auna proposta. (vedi il sito www.transpor-tenvironment.org delle principali ongche vigilano sulla politica dei trasporti aBruxelles)

Altri obiettivi rilevanti sono il comple-tamento entro il 2030 della rete infra-strutturale Ten-T e il dimezzamento en-tro il 2020 della mortalità stradale, pun-tando all’obiettivo "zero vittime".

Non mancano debolezze e criticità inquesto Libro bianco sui trasporti. In pri-mo luogo la scarsa considerazione per iproblemi del trasporto urbano (oltredue terzi della mobilità): è confermata lanecessità del potenziamento del traspor-to collettivo, della bicicletta e delle areepedonali, ma poi si affida un ruolo chia-ve all’auto pulita, tralasciando i proble-mi di congestione, di uso dello spazio ur-bano e di pianificazione territoriale. Suquesti temi il Consiglio europeo ha adot-tato nel 2010 il Piano d’azione per la mo-bilità urbana, che contiene ottime indi-cazioni strategiche, ma purtroppo hascarsa attuazione, soprattutto in Italia.

Per l’auto "pulita" si punta su ricerca,

innovazione tecnologica e carburanti al-ternativi, ammettendo che questo obiet-tivo è ancora molto lontano dalla solu-zione. A tale scopo è stato approvato loscorso anno "Cars 2020, Piano d’azioneper una competitiva e sostenibile indu-stria automobilistica" che, partendo dal-la crisi del settore, punta al suo sostegnoe rilancio. Alcuni obiettivi, come la ridu-zione delle emissioni di C02 per i veicoli,sono condivisibili, ma non si punta sullanecessità di ridurre il mercato dell’autoin Europa, che essendo maturo può soloessere un mercato sostitutivo.

L’ esperienza concreta di questo de-cennio ha dimostrato che ogni positivoincremento di efficienza di automobili eveicoli stradali è stato divorato dall’au-mento della potenza e dall’aumento deichilometri percorsi, producendo alla fi-ne un incremento significativo delleemissioni di C02, passate dal 23% al 28%nel settore dei trasporti e quindi fallen-do ogni obiettivo di riduzione del 6,5% ri-spetto ai dati del 1990, fissato dal proto-collo di Kyoto. Ed è solo per effetto dellacrisi che in Italia dal 2008 le emissioninei trasporti hanno cominciato a scende-re, ma adesso in Europa si discute deinuovi obiettivi di riduzione con la strate-gia al 2030, quindi non basterà puntaresolo sull’auto "pulita".

Un’altra criticità è rappresentata dallereti Ten, che anche in questo Libro bian-co costituiscono un pezzo essenziale del-la strategia, identica al ruolo centrale as-segnato in Italia dalla politica alle grandiopere strategiche previste dalla Leggeobiettivo, senza una efficace selezione econ costi pubblici insostenibili.

Il Libro bianco 2011 quantifica in 550miliardi di euro il fabbisogno europeo dirisorse fino al 2020 per il completamen-to delle reti Ten-T e arriva a 1500 miliar-di di euro che servirebbero entro il 2030per sviluppare le infrastrutture di tra-sporto. Risorse pubbliche e private nondisponibili in ambito pubblico né priva-to e che rendono questi obiettivi sbaglia-ti e fallimentari.

Anche in Europa dunque, bisognacambiare strada.

* Gruppo di lavoro “Mobilità sostenibi-le” Kyoto Club

LA MAGGIOR PARTE DEL TRASPORTO DI MEDIE DISTANZE DEI PASSEGGERI DOVRÀAVVENIRE SU FERROVIA. ENTRO IL 2030 ALMENO IL 30%DELLE MERCI CHE SUPERINO I 300 KM DOVRANNO UTILIZZARE IL TRENOO LA VIA D’ACQUA. E LE ZONE URBANE SARANNO «AUTO FREE»

Il vecchio continente perde 450 milioniall’anno per la distruzione dell’ecosistemaNonostante le norme all’avanguardia

VENERDÌ 28 MARZO 2014SBILANCIAMO L’EUROPA

N˚10 - PAGINA III

La perdita di biodiversità è una crisisilenziosa in tutto il mondo che siriflette sul nostro futuro, portando

già oggi ad un depauperamento progres-sivo di quello che la natura ci offre (ac-que dolci, mari, foreste, ecc.) in serviziecosistemici, che bisogna rendere final-mente visibili nel calcolo della ricchezzanazionale, come auspica il Programmainternazionale Teeb (The economics ofecosystems and biodiversity). Proprio nel-l’ambito del Programma Teeb è stato cal-colato che il 3% del Pil globale all’annoviene perduto a causa della distruzione

della biodiversità. Per l’Unione europeaquesta perdita ammonta a 450 milionidi euro l’anno.

La sfida per l’Europa nel contrastarequeste tendenze, secondo il Wwf, devepartire dalla Rete Natura 2000, ilnetwork dei siti naturali protetto ai sensidelle Direttive comunitarie "Habitat" e"Uccelli", che copre il 18% dell’intero ter-ritorio europeo. Destinare risorse econo-mico-finanziarie per passare ad una ge-stione attiva della Rete Natura 2000 èfondamentale, quando si pensi che giàoggi i benefici economici derivanti dal-l’esistenza di questo network sono valu-tabili in 300 miliardi di euro l’anno (datiCe) e che più in generale i posti di lavoro

che sono garantiti dai servizi ecosistemi-ci e dalla tutela della biodiversità è stima-to in 14,6 milioni.

In 20 Stati dell’Unione il Wwf ha avvia-to la campagna "Creare una nuova Euro-pa per il Pianeta", con la quale chiede in-nanzitutto ai candidati all’Assemblea diStrasburgo di contrastare il declino dellarete di aree protette europee, rafforzan-do la legislazione comunitaria e desti-nando fondi che derivano anche dallaPolitica agricola comune e dalla Politicaregionale di coesione; dare attuazione aquanto previsto dalla Strategia europeasulla biodiversità, cogliendo l’occasionefornita dalle verifiche di medio terminepreviste nel 2014-2015; aumentare i con-tributi comunitari per bloccare o ridurrela perdita di biodiversità nel mondo.

Ma c’è un obiettivo politico-istituzio-nale più generale che si ottiene con que-sto impegno sul tema della biodiversità(come su quello delle scelte energetichee climatiche) ed è la difesa del primatomondiale dell’Europa per aver creato inquesti ultimi trent’anni un sistema di nor-mative e regolamenti in campo ambien-tale tra i più avanzati su scala globale. Si-stema che va conservato e rafforzato, vi-sto che è sottoposto a continui attacchidelle lobby economico-finanziarie specu-lative e d’interessi anche illegittimi che lovogliono indebolire e in alcuni casi an-che smantellare.

Nel contesto europeo, è bene ricorda-

re che l’Italia è un paese ricchissimo dibiodiversità. Rispetto al totale di speciepresenti in Europa, nel nostro Paese sicontano oltre il 30% di specie animali equasi il 50% di quelle vegetali, su di unasuperficie di circa 1/30 di quella del conti-nente. Complessivamente il 12% del terri-torio italiano è tutelato da aree protette,in linea con gli obiettivi delle convenzio-ni internazionali, mentre il 21% del pae-se rientra nella Rete Natura 2000.

Il nostro Paese ha quindi una granderesponsabilità nei confronti della tutelaattiva di un bene comune qual è la biodi-versità visto lo stato di deterioramentoprogressivo della Rete Natura 2000, asse-diata dall’espansione edilizia incontrolla-

ta e dallo sviluppo non programmatodelle infrastrutture, e per dare attuazio-ne alla Strategia nazionale della Biodiver-sità, a cui sinora non è stato destinatoun soldo. Ciò succede mentre il Wwf se-gnala che il 31% dei vertebrati in Italiaancora oggi è a rischio estinzione o chehabitat fondamentali quali le zone umi-de e i sistemi dunali costieri e le stessearee golenali dei fiumi, tranne in rari ca-si, sono stati cancellati nella geografiadel Paese da anni di dissennato canniba-lismo del grigio sul verde, rubandoci ilpassato e non dando alcuna garanziaper il futuro.

* responsabile Ufficio relazioni istitu-zionali WWF Italia

IN BASSO A DESTRA, UNA RECENTEIMMAGINE DELL’INQUINAMENTOATMOSFERICO A PARIGI. SOTTO, UNAMANIFESTAZIONE IN ITALIA

Stefano Lenzi

Anna Donati

Page 4: Cambio - Home - Sbilanciamoci.info - L'economia com'è e come …sbilanciamoci.info/wp-content/uploads/2017/05/10... · 2017. 5. 2. · «Nessunonegachela minaccia deldisastroambientalecostitui-sce

Di fronte al dramma della disoc-cupazione e dell’insicurezza so-ciale, confesso il timore che a

parlare d’acqua e della sua privatizza-zione risulti un parlare di cose margina-li. Timore che si accentua con l’impor-tanza dei prossimi appuntamenti: il go-verno Renzi, la campagna elettore perle europee, il semestre di presidenzaitaliana alla commissione europea e laformazione di una lista che auspico siacapace di unire la sinistra oltre le elezio-ni stesse e sia vissuta dai movimenti co-me cosa propria.

La spettacolarizzazione delle soffe-renze del lavoro zittiscono ogni altro ar-gomento: chi parla più dell’arraffamen-to mondiale delle risorse, dei muta-menti climatici, del modello energeticoinsostenibile, del modello agricolo e ali-mentare che assorbe il 60% dell’acquae il 47% dell’energia, dei rifiuti tossici edelle numerose terre dei fuochi disse-minate al Nord e al Sud del nostro pae-se e nel mondo? Questioni con al cen-tro il destino dell’acqua e che più chemai sono la base per ogni discussioneseria sul lavoro, sulla chimera dell’im-possibile crescita, sul senso delle priva-tizzazioni dei servizi essenziali, sullasvendita e la monetizzazione dei beni comuni. Que-stioni ineludibili per quanto si giocherà in Europa sul-l’acqua e che necessitano del protagonismo dei movi-menti e di una presenza parlamentare in organico rap-porto con questi. L’immagine della sala del Parlamen-to Europeo in cui si è svolta l’audizione sull’iniziativaeuropea Ice, promossa dai movimenti dell’acqua eche ha raccolto 1,8 milioni di firme, è lo specchio deldegrado della presenza politica italiana in Europa;una sala piena con la presenza di parlamentari euro-pei di tutti i paesi Ue e la totale assenza di parlamenta-ri italiani.

Venendo al dunque, il prossimo parlamento euro-peo dovrà decidere due questioni, la cui importanza ètale da cambiare il senso dell’accesso ai diritti fonda-mentali. Il primo è il Blueprint, il «Piano europeo sullostato delle risorse idriche e le sfide inerenti la politica».Quelli che l’hanno ispirato riconoscono il disastro idri-co, ma non per riflettere sull’idea della crescita illimita-ta che l’ha prodotto.

Un quinto del territorio europeo è a rischio di caren-za d’acqua, il 57% delle acque di superficie in pessimostato, la preoccupante condizione delle acque sotterra-nee, il fallimento dell’obiettivo di migliorarle entro il2015 e la previsione di un peggioramento generale apartire dal 2030. Il 70% della popolazione che nel 2050vivrà nelle città con il conseguente problema dei servi-zi essenziali, a partire dall’acqua, e i problemi principa-li si ammette derivano dal settore agricolo e dai cam-biamenti climatici, questa è la realtà descritta per so-stenere la filosofia di fondo del Blueprint che parte dal-la considerazione che se l’acqua buona scarseggia oc-corre innovazione tecnologica per riprodurla e garanti-re la crescita produttiva alle imprese.

Tecnologie, quindi, di depurazione/purificazione erimessa in ciclo (dovrà essere chiaro che berremo ac-qua più volte depurata), di trasferimento da un postoall’altro, di risparmio per unità di prodotto, di desali-nizzazione del mare. Occorrono perciò finanziamen-ti di cui solo i privati e il mercato finanziario dispon-gono. L’acqua non può che essere un bene economi-

co industriale, con un prezzo mondia-le da definirne secondo la logica delmercato e del full recovery cost. Nonsolo la privatizzazione della gestionedel servizio idrico, ma la monetizza-zione/privatizzazione di tutte le ac-que. La corsa a mettere i picchetti co-me nella febbre dell’oro e la fine dellanaturalità dell’acqua, del suo essereelemento fondante della vita. Infine,la rinuncia alla sovranità da parte del-le istituzioni verso la nuova gover-nance dei portatori di interessi, in

cui chi domina sono le multinaziona-li e la politica è subordinata a far leg-gi a loro salvaguardia. Da questa poli-tica europea si può leggere lo svuota-mento di tutte le architravi della de-mocrazia in atto, dai partiti ai parla-menti, dalle amministrazioni localialle Costituzioni.

Il secondo punto è il Trattato di li-bero commercio Usa/Ue, ovvero lariedizione più feroce della direttivaBolkestein da ratificare entro il 2015:le leggi di un paese, le delibere di un

comune, le vittorie dei movimenti so-ciali, gli accordi sindacali, i referen-dum dei cittadini, dovranno esserecompatibili con gli interessi delleaziende e la libera concorrenza e co-me tali verranno giudicati e sanziona-ti da Tribunali arbitrali privati e da av-vocati aziendali. E le privatizzazionirese obbligatorie. Il trattato è la priva-tizzazione dichiarata della politica.

Pensate, si raccomanda che tuttociò debba avvenire in silenzio, «pernon creare ansia e senso di minacciada parte dei cittadini». Non sarà quin-di marginale parlare di acqua nellacampagna elettorale europea e chiverrà eletto sarà bene che si impegnisu questi argomenti. Il movimentodell’acqua ha regalato al pensiero disinistra e alternativo una incredibilevittoria, ha creato un linguaggio, lacultura dei beni comuni, della parte-cipazione e dei diritti, ha rinnovato irichiami alla democrazia e alla Costi-tuzione. Ha ricordato a coloro che sirichiamano alla spiritualità oppure almaterialismo, che nulla è più spiritua-le e nulla è più materialista delle ma-terie: quelle naturali, quella degli ele-menti universali su cui si basa la vitadi tutti. E che nulla come il loro posses-so privato, la loro conquista, generaguerre, miseria e sofferenza umana.

«Si può osservare che la paro-la valore ha due differentisignificati: talvolta esprime

l’utilità di qualche particolare ogget-to e talaltra il potere di acquistare al-tri beni che il possesso di questo og-getto conferisce. L’uno può esseredetto valore d’uso e l’altro valore discambio. Le cose che hanno il massi-mo valore d’uso spesso hanno scar-so o nessun valore di scambio; e, alcontrario, quelle che hanno il massi-mo valore di scambio hanno fre-quentemente scarso o nessun valo-re d’uso. Nulla è più utile dell’acqua,ma con essa non si potrà acquistarequasi nulla e difficilmente si potrà ot-tenere qualcosa in cambio di essa.Un diamante al contrario non haquasi nessun valore d’uso; ma conesso si potrà ottenere in cambio unagrandissima quantità di altri beni».La citazione che precede e che è unabase dell’economia politica moder-na è di Adam Smith, nel libro primodella "Ricchezza delle Nazioni". Lui-gi Ferrajoli l’ha utilizzata aprendo lasua relazione al convegno romanoin occasione della Giornata mondia-le dell’acqua. Oggi l’acqua ha sem-pre un valore d’uso insostituibile,ma si è determinata anche una suaterribile e crescente scarsità; per que-sto il capitalismo vorrebbe coglierel’opportunità di farne una merce, daquel bene comune che era. Anzi permettere a frutto proprio questa suaqualità di essere un bene comune:cancellando il comune resterebbeun bene da vendere al maggior offe-rente. Il modo prescelto sarebbequello di attivarvi un valore di scam-bio con modalità doppiamente pre-datorie: privatizzando fonti, fiumi,laghi e sponde per mettere in vendi-ta l’uso dell’acqua; insozzandone lanaturalità, riempiendo i bacini e lefalde sotterranee di calore e di restidella lavorazione industriale, di rifiu-ti dell’attività agricola e urbana. Fer-rajoli ha citato sbrigativamente i tre«statuti» di Riccardo Petrella: 40 o 50litri gratuiti al giorno per persona; di-vieto formale di utilizzo e dissipazio-ne dell’acqua pulita oltre un certo li-mite; pagamento della quota consu-mata superiore al limite vitale.

L’occasione della Giornata mon-diale è stata scelta dagli "acquaioli"italiani per lanciare l’Osservatoriopopolare sull’acqua e sui beni comu-ni. Un insieme di associazioni, localie nazionali – a partire dal Forum cheha raccolto le firme e diretto i refe-rendum di tre anni fa – ha deciso dicostituire e sostenere una serie di at-tività: archivio, centro documenta-zione online, ricerca, partecipazionediretta, formazione. Di lanciare inol-tre, al Parlamento europeo, un inter-gruppi sui beni comuni e partecipa-re attivamente alla già esistente reteeuropea dell’acqua pubblica.

Anche nel parlamento italianoqualcosa si muove: un gruppo di par-lamentari – Sel, M5S, e perfino unpo’ di democratici – ha preso la que-stione dell’acqua e dei beni comunicome il problema principale. Espo-nente di punta – a dire di RaffaellaMariani di Sel, persona di insolita elimpida generosità – è Federica Da-ga, M5S, che è davvero bravissima.Esordisce ricordando che la primastella è appunto l’acqua e poi insistesul lavoro specifico di loro, parla-mentari: guardare dentro i provvedi-menti del potere per mostrarne lemalversazioni nascoste, l’arsenicomischiato all’acqua. Se poi l’acqua èretta da una Spa, ancorché del tuttopubblica, gli atti non sono a disposi-zione di un parlamentare. Diverso ilcaso di una impresa di diritto pubbli-co. È pronta al voto una legge sull’ac-qua. Quanto tempo ci vorrà per ap-provarla? Ferrajoli suggerisce di pre-mettere un articolo che in tre righene faccia una legge costituzionaleforte e non rovesciabile nel suo con-trario. Si potrebbe arrivare a un trat-tato internazionale, sull’acqua e suibeni comuni, analoghi a quelli del1967 sullo spazio e la profondità deimari. Allora servivano a inibire le ar-mi nucleari, in futuro potrebberoservire a contrastare pericoli ancoramaggiori: la sete, per esempio, la fi-ne dell’acqua da bere.

UN QUINTO DEL TERRITORIOEUROPEO È A RISCHIO DICARENZA IDRICA,IL 57% DELLE ACQUEDI SUPERFICIE È IN PESSIMOSTATO. IL 70% DELLAPOPOLAZIONE CHE NEL 2050VIVRÀ NELLE CITTÀ AVRÀIL PROBLEMA DEI SERVIZIESSENZIALI. E L’EUROPA VUOLECAMBIARE LE REGOLED’ACCESSO ALLE RISORSE

VENERDÌ 28 MARZO 2014SBILANCIAMO L’EUROPAN˚10 - PAGINA IV

Con il Blueprint e il Ttipsi abbeverano i privatiNel silenzio delle trattative, il Piano europeo e il Trattato di libero commercioUsa/Ue spalancano le porte alle privatizzazioni. Nonostante i quasi due milionidi firme a sostegno dell’iniziativa dei cittadini per l’acqua bene comune

Emilio Molinari

Guglielmo Ragozzino

L’ILLUSTRAZIONEÈ TRATTA DALBLOG DIMARINAGIRARDI

ORO BLU

Perché il capitalismovuole il «bene»abbandonandoil «comune»