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Turismo, salute e benessere in montagna Quaderni della Fondazione - 40 Cahiers de la Fondation - 40

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Turismo, salute e benessere in montagna

Quaderni della Fondazione - 40 Cahiers de la Fondation - 40Q

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Enti fondatoriCensis

Centro nazionale di prevenzione e difesa sociale

Comune di CourmayeurRegione Autonoma

Valle d’Aosta

Via dei Bagni, 1511013 Courmayeur,

Valle d’AostaTel. (0165) 846498 - Fax (0165) 845919

www.fondazionecourmayeur.itE-mail: [email protected]

C. F. 91016910076

Il volume è anche disponibile su www.fondazionecourmayeur.it

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PUBBLICAZIONI DELLA FONDAZIONE COURMAYEURPUBLICATIONS DE LA FONDATION COURMAYEUR

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III

ANNALI___________________________________________________________________

1. annali della fondazione courmayeur anno 1992

2. annali della fondazione courmayeur anno 1993

3. annali della fondazione courmayeur anno 1994

4. annali della fondazione courmayeur anno 1995

5. annali della fondazione courmayeur anno 1996

6. annali della fondazione courmayeur anno 1997

7. annali della fondazione courmayeur anno 1998

8. annali della fondazione courmayeur anno 1999

9. annali della fondazione courmayeur anno 2000

10. annali della fondazione courmayeur anno 2001

11. annali della fondazione courmayeur anno 2002

12. annali della fondazione courmayeur anno 2003

13. annali della fondazione courmayeur anno 2004

14. annali della fondazione courmayeur anno 2005

15. annali della fondazione courmayeur anno 2006

16. annali della fondazione courmayeur anno 2007

17. annali della fondazione courmayeur anno 2008

18. annali della fondazione courmayeur anno 2009

19. annali della fondazione courmayeur anno 2010

20. annali della fondazione courmayeur anno 2011

21. annali della fondazione courmayeur anno 2012

22. annali della fondazione courmayeur anno 2013 (in preparazione)

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IV

COLLANA “MONTAGNA RISCHIO E RESPONSABILITÀ”___________________________________________________________________

1. una ricognizione generale dei problemi

2. le indicazioni della legislazione, della giurisprudenza e della dottrina

3. i limiti della responsabilità del maestro di sci e della guida

4. la responsabilità dell’ente pubblico

5. la responsabilità dell’alpinista, dello sciatore e del soccorso alpino

6. la via assicurativa

7. codice della montagna – le indicazioni della legislazione, della giurisprudenza e della dottrina

8. code de la montagne – le indicazioni della legislazione, della giurisprudenza e della dottrina francese

9. codigo de los pirineos – le indicazioni della legislazione, della giurisprudenza e della dottrina spagnola

10. codice della montagna – 1994–2004 il punto sulla legislazione, la giurisprudenza, la dottrina

11. il punto sulla legislazione, la giurisprudenza e la dottrina 1994 – 2004 (Atti del Convegno)

12. giornate della prevenzione e del soccorso in montagna

13. codice svizzero della montagna. le indicazioni della legislazione, della giurisprudenza e della dottrina svizzera

14. giornate della prevenzione e del soccorso in montagna su “comunicazione e montagna”

15. codice austriaco della montagna. le indicazioni della legislazione, della giurisprudenza e della dottrina austriaca

16. giornate della prevenzione e del soccorso in montagna su “educare e rieducare alla montagna”

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V

17. cd – codici della montagna – le indicazioni della legislazione, della giurisprudenza e della dottrina italiana, francese, spagnola,

svizzera e austriaca

18. giornate della prevenzione e del soccorso in montagna su “domaines skiables e sci fuori pista”

19. la responsabilità dell’ente pubblico e degli amministratori nella gestione del territorio e dei rischi naturali in montagna

20. du piolet à internet. applicazioni transfrontaliere di telemedicina in montagna

21. du piolet à internet. applications transfrontalières de télémédicine en montagne

22. rischi derivanti dall’evoluzione dell’ambiente di alta montagna

23. montagna, rischio e assicurazione

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VI

QUADERNI__________________________________________________________________

1. minoranze, culturalismo cultura della mondialità

2. il target famiglia

3. les alpages: hier, aujourd’hui, demain – l’entretien du paysage montagnard: une approche transfrontalière

4. memorie e identità: prospettive nei percorsi del mutamento

5. l’inafferrabile élite

6. sistema scolastico: pluralismo culturale e processi di globalizzazione economica e tecnologica

7. le nuove tecnologie dell’informazione

8. architettura nel paesaggio risorsa per il turismo? – 1°

9. architettura nel paesaggio risorsa per il turismo? – 2°

10. locale e globale. differenze culturali e contesti educativi nella complessità dei mondi contemporanei

11. i ghiacciai quali evidenziatori delle variazioni climatiche

12. droit international et protection des regions de montagne/ international law and protection of mountain areas – 1°

13. developpement durable des regions de montagne – les perspectives juridiques à partir de rio et johannesburg/sustainable development of mountain areas – legal perspectives beyond rio and johannesburg – 2°

14. culture e conflitto

15. costruire a cervinia… e altrove/construire à cervinia…. et ailleurs

16. la residenza e le politiche urbanistiche in area alpina

17. architettura moderna alpina: i rifugi/architecture moderne alpine: les refuges – 1°

18. ricordando laurent ferretti

19. architettura moderna alpina: i campi di golf

20. architettura moderna alpina: i rifugi/architecture moderne alpine: les refuges – 2°

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VII

21. i servizi socio-sanitari nelle aree di montagna: il caso della comunità montana valdigne-mont blanc – ricerca su “sistemi regionali e sistemi locali di welfare: un’analisi di scenario nella comunità montana valdigne-mont blanc”

22. il turismo diffuso in montagna, quali prospettive?

23. architettura dei servizi in montagna – 1°

24. agricoltura e turismo: quali le possibili integrazioni? ricerca su “integrazione tra agricoltura e gli altri settori dell’economia di montagna nella comunità montana valdigne-mont blanc”

25. il turismo accessibile nelle località di montagna – 1°

26. la specificità dell’architettura in montagna

27. la sicurezza economica nell’età anziana: strumenti, attori, rischi e possibili garanzie

28. l’architettura dei servizi in montagna – 2°

29. un turismo per tutti – 2°

30. architettura e sviluppo alpino

31. turismo accessibile in montagna – 3°

32. economia di montagna: collaborazione tra agricoltura e altri settori / économie de montagne: coopérations entre agricolture et autres secteurs

33. architettura e turismo. strutture ricettive e servizi

34. forti e castelli. architettura, patrimonio, cultura e sviluppo

35. turismo accessibile in montagna – 4°

36. turismo accessibile in montagna – 5°

37. l’agricoltura di montagna e gli oneri burocratici

38. vivere le alpi 1°. architettura e agricoltura

39. cambiamenti e continuità nella società valdostana

40. turismo, salute e benessere in montagna

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VIII

ORGANI DELLA FONDAZIONELES ORGANES DE LA FONDATION

CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE

Giuseppe DE RITA, presidente; Camilla BERIA di ARGENTINE, vice presidente; Alex FOUDON; Roberto RUFFIER; Alberto VARALLO

COMITATO SCIENTIFICO

Lodovico PASSERIN d’ENTRÈVES presidente; Enrico FILIPPI, vice presidente; Alberto ALESSANDRI; Marco BALDI; Stefania BARIATTI; Guido BRIGNONE; Ludovico COLOMBATI; Mario DEAGLIO; Pierluigi DELLA VALLE; Stefano DISTILLI; Gianluca FERRERO; Waldemaro FLICK; Franzo GRANDE STEVENS; Andrea LUCÀ; Jean-Claude MOCHET; Federico MOLINO; Paolo MONTALENTI; Giuseppe NEBBIA; Guido NEPPI MODONA; Lukas PLATTNER; Livia POMODORO; Giuseppe ROMA; Ezio ROPPOLO; Giuseppe SENA; Camillo VENESIO; Adriana VIERIN

COMITATO di REVISIONE

Giuseppe PIAGGIO, presidente; Ludovico COLOMBATI; Pierluigi DELLA VALLE; Jean-Claude FAVRE, supplente

Elise CHAMPVILLAIR, segretario generale

Barbara SCARPARI, assistente del Presidente

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Incontro di studi

Turismo, salute e benessere in montagna

10 maggio 2013 Salone Manifestazioni

Aosta, Palazzo Regionale

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Cura redazionale di Camilla Beria di ArgentineSi ringrazia per la collaborazione la dott.ssa Elise Champvillair

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INDICE

SEDUTA DI APERTURALodovico Passerin d’Entrèves, Aurelio Marguerettaz......pag. 9

RELAZIONE INTRODUTTIVAKetty Vaccaro .............................................................................pag. 15

Prima Sessione TURISMO, SALUTE E BENESSERE IN MONTAGNAModeratoreAndrea Borney ...........................................................................pag. 31

La riqualificazione del complesso termale di Saint-VincentAdalberto Perosino ...................................................................pag. 31Giulio Caforio .............................................................................pag. 35

Esperienze di turismo sanitario in Valle d’Aosta. Il servizio di dialisi presso le terme di Saint-VincentPier Eugenio Nebiolo .................................................................pag. 37

I servizi di ortopedia e di riabilitazione ortopedica e neurologica presso l’Istituto Clinica Valle d’Aosta di Saint-PierreDaliela Lale DÉmoz ..................................................................pag. 40Federico Barbero. ............................................................................. pag. 43

Il Centro di Riabilitazione extraospedaliera “Paolo VI”Gianpiero Daglio ........................................................................pag. 46

Le terme di Pré-Saint-DidierFrancesco Varni ..........................................................................pag. 52Alessandra Uva ..........................................................................pag. 55

Centro internazionale di ricerca “Pietro Bassi”: la montagna come terapiaGuido Giardini.............................................................................pag. 58

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Seconda SessioneGRUPPI DI LAVORO TEMATICIModeratoreRoberto Presciani .......................................................................pag. 63

Esperienze maturate e nuove idee per i Programmi cofinanziati dai Fondi europei nel periodo 2014-2020Agnieszka Stokowiecka ............................................................pag. 63

CONCLUSIONIKetty Vaccaro .............................................................................pag. 69

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SEDUTA DI APERTURA

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Lodovico Passerin d’Entrèvespresidente del Comitato scientifico della Fondazione Courmayeur Mont Blanc

Autorità, Signore e Signori,sono lieto di dare il benvenuto, a nome del Consiglio di Amministrazione e del

Comitato Scientifico della Fondazione Courmayeur Mont Blanc, all’Assessore Mar-guerettaz, ai relatori ed ai partecipanti all’Incontro di studi su Turismo, salute e be-nessere in montagna.

Un grazie alla Regione Autonoma Valle d’Aosta per ospitarci in questa sede pre-stigiosa.

L’Incontro odierno assume particolare valenza per il tema affrontato: la recen-te crescita del turismo medico-sanitario è un fenomeno che si lega ai cambiamenti demografici ed all’affermarsi di nuovi stili di vita, specialmente nei paesi industria-lizzati. La Valle d’Aosta può, in questo senso, rappresentare una meta turistica di primaria importanza, sia per il forte comparto termale, sia per le eccellenze clinico assistenziali.

Vorrei ricordare che negli anni la Fondazione Courmayeur Mont Blanc ha de-dicato molte energie per sviluppare una rete di relazioni mirate ad attività comuni tra gli Enti che in Valle, a vario titolo, si occupano di montagna. Tali collaborazioni sono finalizzate a realizzare insieme ricerche che consentano conoscenze aggiuntive e momenti di riflessione a chi ha responsabilità decisionali.

Vasta è la rete di relazioni che collega enti ed istituzioni alle attività dell’Osserva-torio sul Sistema Montagna. In particolare, oltre al CSV - Coordinamento Solidarietà della Valle d’Aosta, al Consorzio Trait d’Union e all’Università della Valle d’Aosta, sviluppiamo il programma pluriennale di ricerca Montagna rischio e responsabilità in collaborazione con la Fondazione Montagna Sicura; collaboriamo con l’Institut Agricole Régional per tematiche relative all’agricoltura di montagna; con l’Ordine degli architetti della Valle d’Aosta, per quanto concerne il programma pluriennale di ricerca Architettura moderna alpina. Segnalo, inoltre, che numerose iniziative promosse dalla Fondazione Courmayeur Mont Blanc sono accreditate dagli ordini professionali ai fini della formazione professionale continua.

Saluto le classi dell’Istituto Professionale Regionale Alberghiero di Chatillon e la classe dell’Istituzione Scolastica di Istruzione Liceale e Tecnica di Saint-Vincent, oggi presenti, e auguro loro che quanto verrà presentato e discusso possa arricchire la loro formazione.

Vorrei ringraziare l’Università della Valle d’Aosta e, in particolare, la professo-ressa Serenella Besio, coordinatrice del Gruppo di lavoro su La Valle d’Aosta e il turismo accessibile: lo stato dell’arte e le prospettive per accrescere l’offerta, per l’interessante attività svolta dagli studenti universitari quale supporto al gruppo di lavoro in programma nel corso della mattinata.

L’Incontro di oggi si inserisce all’interno di un programma pluriennale di ricerca in materia di turismo accessibile, questo è il sesto anno consecutivo che l’Osserva-torio sul Sistema Montagna della Fondazione collabora con il CSV-Coordinamento

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Solidarietà Valle d’Aosta Onlus e il Consorzio Cooperative Sociali Trait d’Union per l’approfondimento di tale tematica.

Come anticipato, l’Incontro di oggi approfondirà l’aumento della domanda di servizi medico-sanitari unitamente alla sempre maggiore decisione di viaggiare per ricevere cure ed assistenza. Tale domanda ha condotto l’offerta turistica ad organiz-zarsi, dando vita a un nuovo settore: il turismo sanitario. Saranno oggi approfonditi sia gli aspetti collegati all’Illness (check-up, screening, chirurgia per interventi ur-genti) sia quelli collegati al Wellness.

Il programma prevede gruppi di lavoro tematici per offrire la possibilità di un confronto, anche attraverso modalità di lavoro interattive.

Ringraziando tutti coloro che si sono impegnati nell’organizzazione di questo Incontro, in particolare il presidente dell’Osservatorio sul sistema montagna, l’arch. Beppe Nebbia, passo la parola all’assessore Marguerettaz.

Aurelio Marguerettazassessore al Turismo, Sport, Commercio e Trasporti della Regione Autonoma Valle d’Aosta

Grazie, Presidente.Anzitutto porto i saluti dell’Amministrazione regionale e del suo presidente Rol-

landin.Mi complimento con la Fondazione, il CSV e la Cooperativa Trait d’Union per

l’impegno, come sempre, a porre all’attenzione della nostra comunità argomenti non banali, molto importanti per il nostro futuro.

Il tema che oggi viene approfondito “turismo, salute e benessere in montagna”, vorrei tradurlo con un termine che a me piace molto: turismo di eccellenza. Una volta, quando si parlava di turismo di eccellenza, ci si riferiva soprattutto al turismo di lusso; oggi il concetto di eccellenza si è decisamente evoluto.

Oggi il bisogno di benessere, di sani stili di vita, di comportamenti corretti ed adeguati, è un bisogno ormai diffuso, un bisogno che appartiene a tutti. Però, se da un lato questo è vero, dall’altro, dopo cinque anni di esperienza all’Assessorato al Turismo, mi sento di dire che non è così scontato. Molte volte ci sono delle mode e delle situazioni in cui si individua quello che può essere un settore vincente e poi questo settore, quasi magicamente, è destinato ad avere successo. In realtà non c’è niente di più falso, perché per avere successo bisogna essere molto bravi non solo in alcuni segmenti, ma in tutti i segmenti. L’abbiamo detto parlando di turismo ac-cessibile: non è sufficiente avere solo l’albergo accessibile, bisogna avere l’albergo accessibile, i trasporti adeguati ai disabili e tutta una serie di attenzioni. Lo stesso per quanto riguarda il tema del benessere.

Noi abbiamo la fortuna, in Valle d’Aosta, di avere due centri molto interessanti dal punto di vista termale: le terme di Saint-Vincent e le terme di Pré-Saint-Didier. Ma questa opportunità deve essere condivisa da tutta la nostra comunità: non è suffi-

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ciente avere dei centri termali di alto profilo dove vengono erogati servizi di qualità, bisogna avere sul territorio tutta una serie di risposte da poter dare a coloro che si re-cano in questi centri. Ecco perché è importantissimo condividere dei momenti come quello di oggi: anche per conoscere le esperienze di altre realtà e quindi poi costruire il nostro progetto per il futuro. Dal punto di vista dell’offerta della Valle d’Aosta, noi possiamo tradurre questo messaggio in qualsiasi nostra iniziativa.

Io ho avuto modo di condividere con tutta la nostra realtà l’esperienza del “Tor des Géants”, un evento sportivo al quale abbiamo associato una serie di attività scientifiche e sanitarie applicate su una prestazione estrema come la maratona “Tor des Géants”. Ciò a beneficio di tutti coloro i quali vogliono frequentare la montagna, per avere informazioni sui comportamenti corretti da tenere in situazioni di fatica e di altitudine di un certo tipo.

La Valle d’Aosta può essere un laboratorio dove operano strutture e professiona-lità le più diverse. Dobbiamo crederci. L’unica cosa che io mi sento di dire in questo contesto è che ci sono grandi opportunità, ma non è scontato che queste opportunità si traducano in un successo. Queste opportunità possono produrre dei benefici con-creti per la nostra economia, per la nostra salute, per il nostro benessere, solo se tutti noi ci impegniamo a fare la nostra parte. Le condizioni ci sono tutte, ma bisogna rimboccarsi le maniche.

Grazie e buon lavoro. Sono certo che, come sempre, l’incontro di oggi darà dei risultati interessanti.

Lodovico Passerin d’Entrèves

Ringraziamo l’assessore Aurelio Marguerettaz.Prego di salire sul palco per la relazione introduttiva Ketty Vaccaro, responsabile

del Settore Welfare e Salute della Fondazione Censis.

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RELAZIONE INTRODUTTIVA

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Ketty Vaccaroresponsabile Settore welfare e salute della Fondazione Censis

Innanzitutto vi ringrazio per l’ospitalità, sono molto contenta di essere qui.Nonostante non ci fossimo messi d’accordo, l’Assessore ha anticipato parte degli

aspetti che vorrei trattare nel mio intervento. Il mio compito, infatti, è quello di tracciare lo scenario in cui ci muoviamo, uno scenario che proverò a descrivere con una “penna sociologica”. Per fare questo mi richiamo subito a ciò che l’Assessore ha appena detto: nella mia relazione cercherò, infatti, di mettere in luce il cambiamento culturale che ren-de possibile la virtuosità dell’intreccio che voi oggi avete individuato; un intreccio po-tenzialmente esplosivo in termini di sviluppo economico, in quanto in questo momento tutte le prospettive di sviluppo economico sono assolutamente strategiche e necessarie. Sono tantissimi i motivi sociologici (e dunque i “perché”) che spiegano in che modo e in che misura questo intreccio può essere positivamente utilizzato per lo sviluppo economico di un territorio ed in particolare di un territorio che si presta come il vostro.

Nella seconda parte della mia relazione, invece, proverò a mettere in evidenza alcuni “come”, poiché, riallacciandomi ancora una volta a quanto l’Assessore ha appena detto, le potenzialità di un contesto o di un settore non portano automatica-mente a un reale sviluppo, è necessario creare le condizioni perché questo avvenga e soprattutto è fondamentale lavorare in modo sinergico.

La domanda di salute e benessere che io proverò a descrivere è una domanda sempre più complessa e articolata, in quanto ci sono tantissime componenti che in-teragiscono e quindi anche il modello di offerta deve tenere conto di un’enorme variabilità e di un’enorme ricchezza, altrimenti si rischia di non utilizzare tutte le potenzialità del contesto e di vedere alla fine la montagna (e mai paragone fu così azzeccato) partorire un topolino.

Proviamo quindi a capire che cosa è cambiato nella domanda di salute, laddo-ve le potenzialità di sviluppo del contesto ci sono tutte, perché il wellness ormai è diventato centrale non solo nella mente ma anche nei comportamenti degli italiani. Naturalmente io faccio riferimento a una trasformazione di lungo periodo, che, come tutte le trasformazioni di lungo periodo, è legata a fenomeni strutturali anch’essi di lunga deriva. Cerco di spiegarmi.

Il concetto di salute e di benessere che gli italiani oggi manifestano è sicuramente cambiato anche in relazione a fenomeni strutturali, prima di tutto il miglioramento del livello di istruzione generale della popolazione. Questo è un elemento strutturale importante di cui tenere conto, così come è importante tenere conto di un altro ele-mento strutturale: gli enormi, accelerati progressi della medicina, che hanno allarga-to grandemente le potenzialità d’intervento non soltanto sulla dimensione hard della cura, ma, come vedremo, anche su aspetti che potevano essere considerati accessori e che invece diventano sempre più rilevanti nella percezione degli individui.

Le trasformazioni di lungo periodo che si sono verificate hanno quindi deter-minato (ed è su questo che vorrei soffermare di più l’attenzione nella riflessione comune di oggi) un cambiamento del concetto di salute. Fino a venticinque anni fa,

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forse anche per i nostri genitori ma sicuramente per i nostri nonni, la salute era “o bianco, o nero”, cioè era, molto semplicemente, assenza di malattia. Questo concetto si è profondamente modificato e vorrei dire evoluto, per cui oggi ci troviamo davanti a una concezione in cui la componente principale è il benessere, ma un benessere soprattutto caratterizzato da un equilibrio psicofisico che diventa complesso e che ha un significato molto variabile a seconda delle persone.

Altro elemento importante: l’efficienza. Stare bene ed essere in salute significa anche sentirsi bene, sentirsi efficienti, essere in grado di affrontare la quotidianità. Quindi, non esiste più il concetto dicotomico “o bianco, o nero”, di salute, cioè: o assenza di malattia, o presenza di malattia. Questo dipende molto anche da come è cambiata la medicina. Sempre più per gli italiani l’obiettivo primario della medicina non è solo quello di guarire, è anche quello, per esempio, di assicurare una buona qualità della vita in presenza di una malattia cronica. A questo obiettivo fino a ieri si dava scarsa rilevanza e invece oggi, con l’evoluzione demografica della popolazione (tema di cui so che avete trattato ampiamente lo scorso anno, quindi non mi soffer-mo molto), la cronicità diventa una condizione che accomuna moltissime persone. L’obiettivo della medicina di fronte alla malattia cronica non può più essere, per definizione, quello di guarire ma diventa quello di assicurare una buona qualità della vita a persone che convivono con la cronicità e che non per questo si sentono neces-sariamente malate. La questione diventa dunque più complessa.

Tutto ciò, naturalmente, ha anche un impatto sui comportamenti. Ma vediamo qualche numero.

Anzitutto, aumenta la quota di italiani che sono convinti che le abitudini e il modo di vita della persona sono i fattori principali di una buona salute. Questo è un elemento culturalmente importante, perché sempre più la salute viene associata al benessere ma anche alla prevenzione, il che determina un altro cambiamento strate-gico, cioè quello della figura del paziente. Il paziente, proprio perché è sempre più informato sui temi della salute, è consapevole che il proprio comportamento può avere un impatto sulla capacità di sentirsi bene, quindi è un paziente più autonomo e responsabilizzato, disponibile in qualche modo ad assumere comportamenti rivolti alla cura di sé. Dietro questa concezione della salute, naturalmente, visto il tema di cui parliamo oggi, c’è anche un corollario importante che riguarda la concezione del corpo: anche il corpo viene vissuto sempre più come qualcosa di perfettibile, non soltanto in senso funzionale, anche in senso estetico. È come se, culturalmente, si fosse sempre più inclini a spostare un po’ più avanti i confini della longevità, della prestanza, della salute, persino della bellezza. Questo inseguire il corpo come terreno su cui creare l’equilibrio psicofisico di cui dicevo prima spiega anche il successo di certi comportamenti ed è proprio alla radice del motivo culturale per cui il wellness assume una sempre crescente rilevanza per gli italiani. Si tratta di un cambiamento culturale, proprio perché sempre di più si assiste ad un forte intreccio tra benessere fisico e psicologico: io dico di star bene perché mi sento bene e talvolta per sentirmi bene devo anche agire sulla dimensione corporea. Cioè, il corpo è il luogo dove si crea l’equilibrio psicofisico.

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Per chiarire meglio il concetto vi mostro un grafico (Fig.1, pag. 23) che rappre-senta le motivazioni del ricorso alla chirurgia estetica. I numeri sono davvero signi-ficativi. La Società Italiana di Chirurgia Estetica segnala che nel 2011 il trend di cre-scita è stato notevole: oltre 400.000 gli interventi di chirurgia estetica e oltre 500.000 quelli di medicina estetica (peeling, botox, ecc.). Quindi, un boom del settore sotto il profilo del riscontro commerciale.

Io però vorrei soffermarmi sulle motivazioni. Prima motivazione: correggere un difetto fisico. E qui ça va sans dire. Ma consi-

deriamo però anche le altre: piacere di più agli altri, piacersi di più, stare meglio con se stessi. Da queste motivazioni emerge il bisogno di costruire un’immagine corpo-rea che corrisponda a quella che desideriamo per essere accettati dagli altri e per stare bene con noi stessi. Insomma, se estremizzassimo la questione, potremmo quasi dire che l’essere belli e il sentirsi belli stanno cominciando a diventare una componente essenziale del benessere psicologico e in generale del benessere tout court, come se ciascuno di noi cercasse attraverso un’esteriorità positiva anche un’interiorità più serena. Si tratta di un intreccio importante culturalmente, che spiega come il discor-so del wellness non sia banale. Wellness non significa soltanto sentirsi bene o essere belli, significa corrispondere a un bisogno più profondo, cioè quello di accettarsi, di piacersi. Parliamo, quindi, di una dimensione psicologica importante.

Certo, a questo punto potremmo aprire un capitolo affascinante e chiederci: per-ché per sentirci bene con noi stessi ci dobbiamo omologare a un modello estetico che diventa sempre più generico e universale, talvolta anche un po’ bruttino, se guardia-mo certi esiti di chirurgia estetica? Questo è un altro problema. Non va però sminuita la motivazione profonda di certi comportamenti.

Da una parte, la nozione di salute come benessere psicofisico costruito sul corpo e attraverso il corpo, dall’altra la consapevolezza che lo stile di vita ha un impatto sul modo in cui ci si sente, cioè è una determinante importante dello stare bene, determina-no la scelta (che è sempre più trasversale tra gli italiani) di adottare dei comportamenti preventivi. Anche questo è un punto a nostro favore rispetto all’idea di sviluppo del settore di cui ci occupiamo, nel senso che è vero che ci sono comunque ancora delle sensibilità differenziate, è vero che alcuni comportamenti, come vedremo, sono mag-giormente diffusi tra i ceti più elevati, tra le donne e in generale tra i più giovani piut-tosto che tra gli anziani, però la dimensione culturale della prevenzione, l’idea che il proprio comportamento impatta sul modo in cui ci si sente, sul modo in cui si può stare bene, è ormai trasversalmente presente nella popolazione italiana. È un po’ come se tutti gli italiani in qualche misura, con maggiore o minore intensità, fossero partiti alla conquista della propria salute; cosa non facile, perché l’adesione culturale al modello salutista da sola non basta (e qui torniamo ai problemi di cui dicevamo prima), cioè non basta essere convinti della validità di un comportamento, per esempio di un controllo su alcuni stili di vita errati, per poi effettivamente riuscire a produrre questo stesso comportamento. Anche qui, il cambiamento culturale va accompagnato e sostenuto.

Questi dati riportano l’esempio dell’attività fisica (Fig.2, pag. 23). Forse voi siete una popolazione privilegiata, sotto questo profilo, però in generale gli italiani sten-

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tano a modificare le loro abitudini sedentarie. Infatti, dopo dieci anni la quota di italiani che non fa nulla continua ad oscillare intorno al 40%, quindi è diminuita solo di poco. Oggi gli italiani che dichiarano di non praticare nessuna attività fisica sono il 38%; aumenta invece gradualmente e con fatica la quota di italiani che fanno qualcosa, sia uno sport continuativo, sia una qualche attività fisica.

Altro punto interessante: nel 70% dei casi gli italiani sono convinti che una sana alimentazione sia un fattore importante per la salute, però poi quelli che riescono veramente ad alimentarsi in modo sano sono il 33%, quindi uno su tre, tutti gli altri dicono “vorrei ma non posso”. Ci sono poi i kamikaze che dicono “mangio quello che mi capita”; anzi, c’è anche una teoria interessante, seppure minoritaria, che ha un suo appeal dal punto di vista sociologico, di chi dice “quello che piace difficilmente può fare male”. Questo per dire che, nonostante ci sia un’adesione culturale, poi il comportamento non è sempre consequenziale.

Altro punto che torna nel nostro discorso generale: la centralità dell’informazio-ne. Il catalizzatore del cambiamento della figura del paziente è sicuramente stato l’accesso all’informazione sanitaria. Pensate che fino a qualche anno fa il sapere esperto per definizione era il sapere medico e la simmetria della relazione medico/paziente si fondava sul fatto che il paziente era completamente in balia delle indi-cazioni del medico, proprio perché il paziente non controllava il sapere esperto del medico. Oggi l’accesso all’informazione sanitaria è diventato facilissimo attraverso tutti i media, anche i media tradizionali; basta accendere la televisione e qualunque programma contenitore ha uno spazio dedicato alla salute. Lo stesso accade sui ro-tocalchi. Senza parlare di internet, che è proprio l’apoteosi dell’accesso facile a una gamma di informazioni sanitarie anche molto complesse, non facilmente gestibili. Quello che però vorrei sottolineare è che sempre di più gli italiani sono convinti (il 58,7%) che è importante procurarsi il maggior numero di informazioni, perché que-sto aiuta a decidere autonomamente della tua salute. Qui però subentra la differenza culturale, perché la quota diminuisce tra coloro che hanno livelli di istruzione bassi. C’è un fifty-fifty: il 50% dice “no, io voglio saperne di più per decidere autonoma-mente”, l’altro 50% dice “mah, tutto sommato troppe informazioni mi possono con-fondere” (è l’effetto rumore di un’eccessiva disponibilità di informazioni sanitarie), “tanto chi deve decidere è comunque il medico”. Questo vale soprattutto per chi ha meno strumenti culturali, mentre chi ne ha assume sempre di più un punto di vista autonomo nella gestione della propria salute.

Dico due cose velocemente prima di passare alla seconda parte, al “come”.Un altro elemento che spiega la potenzialità del comparto è il modo in cui oggi si

declina il vecchio adagio: la salute è la cosa più importante. Beh, la salute continua ad essere la cosa più importante per gli italiani.

Si tratta di un elenco di preoccupazioni per il futuro, stante la situazione di crisi, tratto da un’indagine da noi condotta alla fine dello scorso anno.

Abbiamo chiesto agli italiani che cosa li preoccupa di più per quanto riguarda il proprio futuro e il futuro della propria famiglia e in pole position ci sono la malattia e la non autosufficienza. Questa è una paura centrale. In tempi di crisi, i consumi che

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tengono di più sono proprio i consumi legati alla salute, ma anche alla cura di sé, alla cura della persona. Di nuovo si ripropone quel concetto di benessere complesso che non è solo estetica ma è insieme estetica ed equilibrio psicologico, il che spiega anche perché la domanda in questo campo sia sostanzialmente anelastica. Gli italiani sono disposti a fare delle rinunce sull’abbigliamento, sulle attività del tempo libero, ecc., ma le quote di chi rinuncerebbe a consumi relativi alla salute e alla cura della persona sono assolutamente residuali (1,2%, 1,8%, 2,9%). Su queste cose non si ta-glia, non si rinuncia (il che naturalmente contribuisce a spiegare anche l’evoluzione del settore).

Vediamo ora una tabella di InfoCamere che ci dice quali sono le imprese attive in Italia in alcuni settori del wellness. (Tab. 1, pag. 24) L’incremento maggiore è per il benessere fisico, come dicevamo prima, proprio perché il concetto di benessere ha una valenza complessa in cui c’è anche la dimensione del sentirsi psicologicamente bene per stare bene.

In fine non bisogna dimenticare che anche in anni di crisi si assiste al cosiddetto “effetto lipstick”: uno dei pochissimi consumi che tiene nelle fasi di crisi è il consu-mo dei prodotti di bellezza. È successo durante la crisi del ‘29, è successo dopo l’11 settembre, continua a succedere oggi: in una situazione di crisi economica, l’unica cosa che si continua a comprare sono i rossetti o comunque i prodotti di bellezza, che in fondo comportano una piccola spesa che però è compensatoria e risponde a un bisogno più complesso, che non va banalizzato.

Veniamo invece al “come” utilizzare positivamente, in chiave di sviluppo territo-riale, questi importanti cambiamenti della domanda.

Fin qui, infatti, abbiamo visto tutti gli elementi culturali che sono favorevoli a uno sviluppo positivo dell’intreccio tra turismo, benessere e salute, ora vediamo quali sono le leve su cui agire per far sì che si crei uno sviluppo che non è automatico, ma che è importante promuovere in modo diretto e concreto.

Innanzitutto: il target. Un target importante è sicuramente quello degli anziani. Sul tema vi ha già intrattenuto l’anno scorso il mio Direttore, quindi non mi soffermo oltre. Sottolineo solo due punti.

Primo punto: oggi l’Italia è in seconda posizione a livello mondiale (ci supera soltanto il Giappone) con il 20,8% di ultrasessantacinquenni sul totale della popola-zione e questa quota salirà al 27% nel 2031, il che significa cinque milioni di persone dai 65 anni in su in più. Questa tendenza è assolutamente trasversale, nel senso che anche al Sud la popolazione sarà più anziana (peraltro con una serie di problemi di cui bisognerebbe cominciare ad occuparsi e invece vedo che non entrano mai nelle priorità delle agende di governo). Quello che è interessante capire, però, è com’è fatto questo target di anziani, perché, per trovare le leve reali per un’azione di pro-mozione, è importante capire qual è la modalità di risposta alla domanda che pro-viene da questo settore di popolazione. E qui sottolineo una cosa importante: intanto parliamo di anziani che vivono di più, ma vivono di più e meglio, vivono in buona salute. Questo lo dicono i dati ufficiali: la quota di persone che dichiara di stare bene nonostante l’età è sempre crescente.

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Ma l’elemento più interessante, proprio alla luce di quella “matita sociologica” a cui facevo riferimento all’inizio, è la dimensione individuale, nel senso che non c’è un target – gli anziani – definito.

Le persone tra i 75 e gli 80 anni che dichiarano di sentirsi anziane sono soltanto il 35%, tutte le altre dicono: anziani noi? no; anziana forse è lei, noi no. Questa è la tipica risposta che viene data. Cioè: noi non ci sentiamo anziani. Perché? Che cosa ci fa sentire anziani? Ci fa sentire anziani un evento individuale come, per esempio, la perdita della salute. Anche questo è un punto culturalmente molto interessante.

Fino a qualche anno fa il crinale del passaggio all’età anziana era un crinale col-lettivo, uguale per tutti: il pensionamento. Ricorderete che una volta molte persone morivano subito dopo essere andate in pensione. Perché? Perché moriva un mondo e la persona “precipitava” nella condizione di anziano. Ma quello di anziano non è neanche un confine anagrafico uguale per tutti; sicuramente diventare anziano non significa compiere i sessantacinque anni, tant’è vero si parla di cominciare a consi-derare gli anziani tali a partire dai settant’anni. Ma diventare anziano non significa neanche compiere i settant’anni. Non esiste un confine unico e definito: la tua con-dizione di anziano dipende da come ti senti, può derivare da un evento drammatico che ti è capitato nella vita e che ha rotto quella capacità di cui dicevamo all’inizio di affrontare la vita quotidiana.

Gli anziani, quindi, non sono un blocco monolitico unico, nel senso che non ba-sta avere sessantacinque anni e neanche settanta per definirsi anziani. Quello degli anziani è un target profondamente diversificato in cui la dimensione più importante è la dimensione individuale e pertanto è fondamentale proporre loro un’offerta asso-lutamente articolata e personalizzata.

Una delle differenziazioni fondamentali è sicuramente quella che abbiamo già tro-vato quando abbiamo parlato della centralità dell’informazione: il livello socioculturale delle persone. Questo è un elemento che discrimina molto di più dell’età anagrafica.

Anche qui un dato interessante: gli anziani laureati che non praticano sport sono il 34,7%, molti di meno degli anziani con licenza media che non fanno sport. C’è una differenza culturale per cui alcuni comportamenti tendenzialmente virtuosi o di benessere sono comunque più diffusi tra le persone che hanno livelli socioculturali più elevati. Per fortuna i nuovi anziani sono sempre di più persone in condizioni socioeconomiche migliori e questo è un altro punto importante, perché ormai la ge-nerazione dei baby boomer si avvicina alla terza età, ma obiettivamente questa ge-nerazione ha conosciuto condizioni di vita migliori di quelle dei propri genitori, ha livelli di istruzione tendenzialmente più elevati, ha svolto lavori meno usuranti, ha avuto opportunità di vita tali per cui sicuramente arriva all’età anziana in condizioni sociali – ma tendenzialmente anche di salute – più positive.

Altra leva su cui agire: il posizionamento sul web. Questo è un punto molto im-portante sotto il profilo delle strategie. Perché? Perché ormai gli italiani che acquisi-scono sul web informazioni soltanto sulla salute e sul benessere sono 16 milioni, ma poi sono molti di più quando parliamo di accesso alla rete in senso globale.

Questa tabella mostra come nel tempo stia aumentando (sono ancora piccole per-

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centuali, ma l’incremento è significativo) la quota di chi va sulla rete a cercare infor-mazioni sanitarie attraverso i social network. (Tab. 2, pag. 24) Quindi, nel momento in cui ci si immagina un modello di diffusione attraverso la rete di un programma, di un progetto, di un’offerta, è importante tenere conto di questa dimensione, perché è il web 2.0 che diventa importante anche a livello di acquisizione di comportamenti. Un esempio concreto: cresce sempre di più la quota di italiani che, quando acquista un prodotto o cerca un servizio, va a cercare il parere del gruppo dei pari. Praticamente, il 41,2% degli italiani fa già parte almeno di un social network. Tra la popolazione giovanile ci sono più profili di Facebook che persone e questo la dice lunga sulla tra-sversalità, su quanto si sia accelerato il processo di partecipazione ai social network. Questo per dire che qualunque strategia pubblicitaria o di informazione che passa attraverso la rete deve tenere conto di quella che è una modalità innovativa di acqui-sizione di informazioni attraverso la rete, cioè: non basta essere presenti, bisogna in qualche modo muoversi anche in questa dimensione.

Infine, sotto il profilo dell’offerta, dai dati strutturali emerge che, in generale, nel Nord la disponibilità di centri per il benessere fisico è molto più ampia; praticamente il 31% è concentrato nel Nordovest.

Un’altra cosa interessante è che, come diceva il Presidente prima, aumenta la quota di italiani che sono disponibili a muoversi per cercare servizi di salute ritenuti qualitativamente superiori. Non si tratta più della solita mobilità sanitaria obbligata dalle regioni del Sud verso le regioni del Nord, ma aumenta anche la disponibilità di muoversi nelle regioni limitrofe per cercare una qualità dei servizi migliore.

Nell’ultima parte del mio intervento (e sto veramente avviandomi alla conclu-sione) vorrei porre l’accento sull’importanza dell’intreccio che voi stamane avete individuato tra turismo, montagna, benessere, salute. Questo intreccio è fondamen-tale proprio per quello che dicevamo prima: perché la domanda che cresce è una domanda sempre più complessa, sempre più sfaccettata e che ha bisogno di essere sollecitata in tutte le sue dimensioni.

Vi porto solo alcuni esempi di come aumenta l’interesse degli italiani verso alcuni aspetti che diventano elementi di appeal – accessori, ma importanti – di un eventuale progetto di sviluppo di un turismo sanitario.

Innanzitutto, cresce la voglia di comunità e questo è tipico di una società indivi-dualizzata. Ripeto, probabilmente voi che vivete in Valle d’Aosta fate parte di quel fortunato 28% che è contento perché già vive in una situazione comunitaria, ma più della metà degli italiani dice invece che vorrebbe vivere in un contesto comunitario perché è sicura che la qualità della vita potrebbe migliorare in modo significativo.

Un altro elemento di appeal è la cosiddetta tipicità. La tipicità è qualcosa che interessa sempre di più gli italiani. Ho provato a distinguere quali sono gli elementi che determinano la tipicità, quindi tutti i puntelli a cui si può fare riferimento, che sono, nell’ordine: il patrimonio culturale, storico e artistico; il cibo e il vino (i piaceri della gastronomia sono sempre meno banali); il patrimonio paesaggistico. Queste indicazioni ci provengono dalla maggioranza degli italiani. Poi vengono tutte le altre cose. È interessante, secondo me, il dato del 21,6%. Cioè, l’evento specifico aiuta,

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però non è necessario, non definisce la tipicità. È anche importante muoversi in una dimensione che non è micro, non è solo quella comunale, ma è la regione l’ambito territoriale vasto che viene assimilato a una dimensione culturale più ampia come quella della tipicità. Quindi la tipicità è data da più leve insieme, che creano l’appeal di un territorio e che sono gli elementi su cui incidere.

I numeri sono significativi. Per esempio, il 47% degli italiani dice di avere par-tecipato a sagre del cibo. È quindi apprezzato il turismo enogastronomico. Diciamo che questi numeri non sono più visti in termini elitari, parziali, ma cominciamo a mostrare una faccia consueta delle modalità attraverso cui gli italiani vivono il tempo libero e il turismo.

Finisco mostrandovi le ultime due diapositive, che mettono insieme due cose: da una parte, le motivazioni con cui partono gli italiani quando vanno in vacanza, dall’altra quello che poi effettivamente fanno. Vedete come alla fine le attività che vengono svolte sono molto più ampie ed articolate rispetto alle motivazioni iniziali.

Vediamo il turismo montano: il 34% dice che va in montagna per fare sport, il 27% dice “è il posto ideale per riposarsi”. In fondo, guardando ai dati sulle attività svolte, si evidenzia che queste persone si riposano molto poco, perché alla fine praticano diverse attività sportive, fanno escursioni e shopping, degustano i prodotti tipici, tendono cioè a fare tante cose (Figg. 3 e 4, pag. 25). Naturalmente le varie percentuali possono essere alzate, nel senso che molto dipende dal tipo di offerta che si ha a disposizione. Proprio perché il bisogno è più complesso, e dunque non è solo un bisogno sanitario in senso stretto, ma copre quella dimensione del benessere che ho provato a descrivere nella pri-ma parte di questa conversazione, è importante che questa dimensione sia curata.

L’ultima diapositiva, che praticamente fa da pendant alla precedente, riguarda le motivazioni del turismo termale (Figg. 5 e 6, pag. 26). Anche qui la situazione è so-stanzialmente analoga. Culturalmente, espressioni come “terme e salute” o “passare le acque” non hanno più nessun appeal. Il contesto si riesce ancora a sviluppare se si col-lega il concetto di terme a quella dimensione del benessere di cui dicevo prima. Beauty farm, remise en forme... Tutto ciò contribuisce a costruire una dimensione di equilibrio psicofisico basata sul benessere. La salute da sola, come dicevamo all’inizio, non è più sufficiente. Quello che è importante, però, se vogliamo veramente che le percentuali crescano, è dimensionare l’offerta sulle nuove esigenze della domanda.

Io credo che ancora poco si faccia in Italia per garantire una risposta a una do-manda potenziale che è enorme e che potrebbe veramente rappresentare un modello per uno sviluppo possibile e anche sostenibile; altro elemento che non abbiamo af-frontato, ma che invece sarebbe interessante sviluppare.

Ciò che è importante, ripeto, è tenere conto di un bisogno sempre più articolato, di una dimensione di individualità che quindi comporta una personalizzazione. Mai più pacchetti unici, ma pacchetti articolati che permettano di scegliere a seconda delle proprie esigenze e delle proprie sensibilità. In questo senso, io credo che di-sponiamo di tutti i “perché” e di tutti i “come” per riuscire a caricare veramente di un’enorme potenzialità l’intreccio da voi individuato stamane.

Grazie per la vostra attenzione.

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Fig. 1 - Le motivazioni del ricorso alla chirurgia estetica (val.%)

Fig.2 - Persone di 3 anni e più che praticano sport, qualche attività fisica o nes-suna delle due. Anni 2001-2010 (val.%)

Fonte: elaborazione Censis su dati Doxa Pharma 2010

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Tab. 1 - Imprese attive in Italia in alcuni settori del Wellnes - Anni 2004-2012 (v.a. e var.%)

Tab. 2 – L’utilizzo di internet per questioni legate alla salute (val.%)

Fonte: elaborazione Censis su dati Infocamere

Fonte: indagini Censis - FBM 2009 e 2012

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Fig.3 - Le motivazioni del turismo montano per i turisti italiani, 2010 (val.% sul totale dei turisti in Italia)

Fig. 4 - Le attività svolte nelle località montane dai turisti italiani, 2010, (val.% sul totale dei turisti in Italia)

Fonte: Elaborazioni Censis su dati Unioncamere – Osservatorio Nazionale del Turismo

Fonte: Elaborazioni Censis su dati Unioncamere – Osservatorio Nazionale del Turismo

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Fig. 5 Le motivazioni del turismo termale per i turisti italiani, 2010 (val.% sul totale dei turisti in Italia)

Fonte: Elaborazioni Censis su dati Unioncamere – Osservatorio Nazionale del Turismo

Fig. 6 Le attività svolte nelle località termali dai turisti italiani, anno 2010,(val.% sul totale dei turisti in Italia)

Fonte: Elaborazioni Censis su dati Unioncamere – Osservatorio Nazionale del Turismo

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Lodovico Passerin d’Entrèves

Ringrazio la dottoressa Vaccaro per la sua relazione introduttiva, veramente ricca di argomentazioni supportate da aspetti quantitativi di grande interesse e che confer-mano le riflessioni iniziali dell’assessore Marguerettaz. Soprattutto, si intravedono potenzialità di lavoro e quindi l’auspicio, in particolare per i giovani presenti, è che si possano aprire nuove strade su cui costruire qualcosa per il futuro.

Prego il dottor Andrea Borney, presidente del Coordinamento Solidarietà della Valle d’Aosta, di salire sul palco per presiedere la prima sessione sul tema: turismo, salute e benessere in montagna.

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Prima sessione

TURISMO, SALUTE E BENESSERE IN MONTAGNA

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Andrea Borneypresidente CSV - Coordinamento Solidarietà Valle d’Aosta

Turismo, salute e benessere in montagna. Non è sempre stato così. Anzi, nella storia la montagna spesso ha avuto una connotazione negativa: montagna come bar-riera, pericolo, fonte di malattie. Nel tempo qualcosa è mutato, c’è stato un vero e proprio cambio di paradigma, cioè: da montagna come minaccia a montagna come opportunità. Ciò è dovuto sicuramente anche allo sviluppo delle strutture termali. Per l’esperienza che abbiamo in Valle d’Aosta, le terme hanno contribuito nel tempo a questo cambio di paradigma e quindi è importante che oggi ci sia una testimonian-za di chi opera in queste strutture.

Direi di cominciare con l’esperienza delle nuove Terme di Saint-Vincent.Chiamo quindi sul palco Giulio Caforio e Adalberto Perosino, rispettivamente

direttore delle Terme e sindaco del Comune di Saint-Vincent.

LA RIQUALIFICAZIONE DEL COMPLESSO TERMALE DI SAINT-VINCENT

Adalberto Perosinosindaco Comune di Saint-Vincent

Nel gennaio 2010 l’Amministrazione Comunale di Saint-Vincent, a seguito di una gara ad evidenza pubblica, per mezzo della procedura del Project Financing, ha dato in concessione alla Società Saint-Vincent Thermae la riqualificazione con ampliamento e futura gestione del Complesso Termale, evento sicuramente atteso con giusta impazienza da tantissimo tempo dalla cittadinanza, quale indispensabile veicolo per l’incremento turistico, vocazione insita nel DNA della cittadina ‘ter-male’, aggettivo quest’ultimo ormai da sempre legato nell’immaginario collettivo a Saint-Vincent.

Non possiamo dimenticare che la proposta legata al termalismo è nata in tempi ormai remoti, ma ben prima dell’avvento della casa da gioco, altra realtà di capitale importanza sotto l’aspetto del richiamo turistico.

La salutare sorgente delle acque di Saint-Vincent, denominata Fons Salutis, ven-ne scoperta da un sacerdote originario del paese medesimo, l’abate Jean-Baptiste Perret che, nell’estate del 1770, notando che con insistenza le mucche al pascolo era-no interessate dall’acqua sorgiva sgorgante da rocce micacee tinte di rosso. L’acqua, raccolta e analizzata, risultò ricca di bicarbonato, acido carbonico, solfato sodico e cloruri. Acquistata la sorgente, l’abate richiese ulteriori e più approfondite analisi e ne risultò che quest’acqua poteva essere autorevolmente patentata come diuretica,

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purgante e molto più mineralizzata di altre. Tralasciando la lunga storia legata al seguito dell’importante scoperta, passiamo alle autorità dell’epoca che predisposero prese, vasche e posa di rubinetti in modo di consentire una distribuzione più control-lata dell’acqua ‘miracolosa’. La sua fama si diffuse rapidamente e, nel contempo, le analisi si moltiplicarono decretando che, in numerose sue componenti, superava altre acque famose come quella di Vichy e di Sangemini. Nel 1792 una strada carrozza-bile aveva nel frattempo collegato il borgo alla “Fons Salutis” e al primo minuscolo locale d’accoglienza e di distribuzione. Crebbe col tempo lo stabilimento e i perso-naggi famosi che si curarono con la Fons Salutis sono una lunghissima fila fra i quali ricordiamo la regina Maria-Teresa d’Asburgo d’Este moglie di Vittorio Emanuele I°, il principe Luigi Napoleone, Giosuè Carducci, Ferdinando di Savoia duca di Genova, Silvio Pellico reduce dal terribile Spielberg. Quasi senza rendersi conto una modesta ma miracolosa sorgente ha, di fatto, modificato totalmente gli indirizzi di sviluppo economico e sociale di un piccolo paese serrato tra i monti qual è Saint-Vincent. E sarà proprio il turismo la scelta che le varie amministrazioni succedutesi alla guida di questo comune considereranno come inseguibile e vincente, anche se difficile da gestire, con alternanza di momenti più o meno felici.

Tornando all’attualità, si tratta di un intervento su un’area di oltre 27.000 mq., che comprende la ristrutturazione dell’edificio delle “Nuove Terme”, della “Fons Salutis-Vecchie Terme” e dell’Hotel Source. L’estensione territoriale oggetto dell’in-tervento significa di per sé la macroscopicità delle opere connesse e da realizzare.

I lavori sono stati suddivisi in tre stralci funzionali. Il primo riguarda le Nuove Terme, i cui interventi sono cominciati a settembre 2010 e sono ora in corso di ul-timazione. Seguiranno il recupero architettonico delle Vecchie Terme e, in ultimo, dell’Hotel Source. Non solo edilizia e tecnica sanitaria all’avanguardia, ma anche un aspetto eminentemente legato al relax dell’utenza, individuabile nel maxiparco che circonderà la struttura termale, adeguatamente curato ed abbellito da specialità floreali adeguate alla zona geografica.

Importante la determinazione assunta dall’Amministrazione in accordo con la società di gestione, con la decisione che una parte di tale parco sarà accessibile an-che a coloro, privati cittadini ed ospiti, ancorché non legati da impegni collegati con l’attività termale.

A titolo di curiosità storica, si fa presente che il parco è attraversato orizzon-talmente da un tratto della ‘via francigena’ con l’entrata ad ovest con provenienza Châtillon e l’uscita ad est in direzione Montjovet (opportune segnalazioni indiche-ranno questa tratta) e verticalmente da un bellissimo sentiero che collega natural-mente il paese alle passeggiate collinari.

È allo studio dell’Assessorato Regionale all’Agricoltura – che sta attivamente collaborando con Amministrazione e concessionario – la creazione di una fascia con l’inserimento degli ambienti più caratteristici della nostra regione (ad es. Par-co Naturale Mont Avic, Parco del Mont Mars, eccetera) che potrà essere oggetto di visite sicuramente interessanti oltre che per il turista, anche per scolaresche e gruppi di studio.

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I nuovi servizi termali si articolano affiancando all’operatività tradizionale (cure idropiniche e inalatorie) le nuove attività legate al wellness e la dialisi. Novità im-portante se non fondamentale per la crescita economica del paese sarà legata all’a-pertura dei servizi erogati non più a carattere stagionale, ma con copertura per tutto l’arco dell’anno.

L’attività wellness è quella che sta producendo – nell’immediato – i primi bene-fici sia alla gestione della struttura che all’indotto del paese. È ubicata interamente nell’ampia panoramica terrazza, nel primo e secondo piano interrati dell’edificio delle Nuove Terme e ne consente la fruizione ad un’utenza di circa 150 persone con-temporaneamente. Oltre a salette per trattamenti estetici e di massoterapia, l’offerta prevede la presenza di bagni turchi, saune, percorsi di cromoterapia e di aromate-rapia, pioggia alpina, cascate di ghiaccio, oltre a piscine e vasche idromassaggio interne ed esterne, nonché il solarium. Sono impiegate attrezzature tecniche di ulti-missima generazione.

L’offerta wellness è caratterizzata da 3 “private SPA” per un’utenza di non più di 2-3 persone contemporaneamente in locali, con presenza di saune, bagni turchi, lettini ad acqua, vasche idromassaggio, lettini per massaggi ed altri trattamenti.

La dialisi è la vera novità tra le attività che si svolgono alle Terme. Questo nuovo servizio, che ha visto la luce nel luglio 2012, è diretto ai residenti ma offre anche la possibilità di sviluppare un’offerta turistica unica su tutto l’arco alpino italiano, il primo al sud delle Alpi, mentre ne esistono in Francia e Svizzera. Turisticamente, infatti, questo prezioso servizio offre a quelle famiglie che loro malgrado hanno il pesante onere di un dializzato, la possibilità di programmare un periodo feriale a scelta, più o meno lungo, durante il quale il gruppo familiare potrà trascorrere una vacanza con la certezza che il paziente potrà tranquillamente usufruire del suo indi-spensabile supporto sanitario.

Anche le Vecchie Terme-Fons Salutis, dalla particolare e gradevole architettura (che è stata tra l’altro la prima struttura in cemento armato della Valle d’Aosta), che nella tempistica del crono programma dei lavori si inseriscono come “secondo stralcio”, torneranno a nuova vita. Si tratterà di un difficile, per quanto riguarda l’a-spetto tecnico, recupero conservativo. Questo fabbricato, storicamente adibito alle cure di crenoterapia idropinica non subirà stravolgimenti. Usufruito in un passato ormai lontano, soltanto nella bella stagione, e privo di chiusure perimetrali, potrebbe venire dotato di idonei serramenti adeguati alla bisogna, per il suo utilizzo durante tutto l’arco dell’anno.

Infine, vi sarà l’attività ricettiva presso l’Hotel Source, accessoria a tutte le altre, con un collegamento diretto con la struttura termale.

Sorge, in calce alla sommaria descrizione delle grandi opere che hanno preso l’avvio con un programma piuttosto snello e che il concessionario sta dimostrando sin dalla cosiddetta ‘posa della prima pietra’ di saper rispettare, un’osservazione che investe l’ambiente cittadino sotto l’aspetto meramente toponomastico della zona abitata. E saranno proprio questi nuovi insediamenti ad offrire alla fascia cittadina di valle un nuovo scenario e la Via Ponte Romano assumerà un moderno aspetto as-

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surgendo a nuova vita. Il recupero dell’Hotel Source con l’accesso all’area termale, sarà l’equo parallelo con la zona ovest che già presenta l’ingresso alla casa da gioco attraverso la “Sala Evolution” che caratterizza il Viale Piemonte. Dopo il completa-mento delle opere a monte ed a valle di Saint-Vincent il centro del paese sarà il cuore pulsante fra i due importanti poli, Casa da Gioco lato Aosta e Terme lato Torino.

La sinergia tra il Comune, proprietario concedente titolare delle concessioni mi-nerarie di sfruttamento delle acque termali, con la Saint-Vincent Thermae, a cui è stata assegnata la concessione di progettare, realizzare e gestire l’opera con finan-ziamento interamente privato e l’Amministrazione Regionale, ha consentito l’inizio della realizzazione di un intervento unico nel suo genere, atteso da tempo e conside-rato percorso imprescindibile per il rilancio turistico di Saint-Vincent e del territorio limitrofo.

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LE NUOVE TERME DI SAINT-VINCENT

Giulio Caforiodirettore Terme di Saint-Vincent

Mi presento, mi chiamo Giulio Caforio e da agosto 2012 dirigo le Terme di Saint-Vincent che vi voglio qui raccontare. Saint-Vincent, nota anche come la “Riviera delle Alpi” grazie al suo clima mite, è una conosciuta ed affermata realtà turistica della Valle d’Aosta, rinomata per la presenza del più grande Casinò d’I-talia e per le proprietà delle sue acque termali, scoperte intorno al 1770 dall’abate Jean Baptiste Perret.

Qui sorgono le storiche Terme, oggetto di un importante lavoro di recupero e restyling e riaperte al pubblico il 18 giugno 2012.

Design elegante e sofisticato per una struttura interamente riprogettata nella qua-le, oltre alle tradizionali aree dedicate alle terapie idropiniche e inalatorie conven-zionate con il sistema sanitario nazionale, si può usufruire di una moderna SPA, una terrazza Solarium (Sunny Spa) e un bar ristorante. Arricchiscono l’offerta SPA il qualificato servizio di massoterapia e i trattamenti di termalismo moderno che includono, tra l’altro, trattamenti specifici per il corpo, fangoterapia, e una linea di trattamenti benessere a km 0 con prodotti tipici della Regione Valle d’Aosta.

Le Nuove Terme, realizzate agli inizi degli anni Sessanta ispirandosi alla tipica architettura alpina e collegate al centro storico del paese da una moderna funicola-re, sono rinomate per le cure termali. L’acqua della Fons Salutis è un’acqua mine-rale propriamente detta, appartenente alla classe delle acque “bicarbonato-solfato-alcalino-bromo-iodica-carbonica” e possiede un’efficacia terapeutica indiscussa che si manifesta con un’azione molteplice a livello delle vie aeree (cure inalatorie) e dell’apparato gastro-enterico (cure idropiniche). Il restyling dello stabilimento ha consentito di potenziare il settore termale tradizionale offrendo ai curandi servizi in-formatizzati di elevata qualità che si affiancano alle attenzioni del personale medico specializzato in medicina termale.

La SPA dal design moderno ed elegante mira a regalare ai propri ospiti un’espe-rienza esclusiva ed emozionale volta a soddisfare le esigenze di benessere e cure del corpo di ciascuno.

L’area benessere offre al cliente diversi servizi: tre piscine, di cui una con acqua salata, dotate di getti idromassaggio, cascate per il massaggio cervicale, e cromotera-pia. Alle vasche Eyvia, Egeria e Tila, i cui nomi volutamente richiamano l’idrografia valdostana, si aggiungono tre saune con temperature e umidità differenti, un bagno turco, un frigidarium (cascata di ghiaccio) ed un percorso di docce emozionali. Dal piano inferiore alla SPA si accede alla piscina esterna riscaldata Verny con idromas-saggio, nuoto contro corrente e getti per la cervicale. Il panorama che si può godere immersi nell’acqua a 36°C nelle stagioni fredde e dal solarium adiacente in quelle più miti, è unico nel suo genere e consente di ammirare alcune tra le più alte vette

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d’Europa. Completano l’offerta della SPA un’area relax attrezzata con lettini e la tisaneria con light buffet.

Per tutte le occasioni in cui si preferisce godere di una pausa benessere in totale privacy, le Terme di Saint-Vincent mettono a disposizione dei propri ospiti tre suite esclusive.

Il ristorante Terme Café – aperto ai clienti dello stabilimento e agli esterni offre la possibilità di gustare prelibatezze o snack veloci. Il Terme Café organizza inoltre aperitivi a bordo vasca ogni mercoledì sera durante la stagione estiva e esclusivi party in terrazza.

Nella stagione estiva l’offerta SPA si arricchisce e propone ai propri ospiti la Sun-ny SPA, terrazza panoramica con vista mozzafiato sulla vallata attrezzata con sdraio, tre jacuzzi, docce e cabine.

Oltre alle classiche proposte benessere legate al relax, le Terme di Saint-Vincent hanno pensato anche al benessere derivante dallo sport con corsi di indoor cycling, di Zumba e di aerobica.

Un calendario ricco di eventi e di novità per una SPA al passo con i tempi, attenta alla cura del corpo a 360°.

Finisco qui. Grazie.

Andrea Borney

Ringrazio per l’intervento.Sicuramente Caforio è stato molto convincente. Credo che da domani le ragaz-

ze degli istituti di Saint-Vincent e Châtillon faranno la coda per entrare alle terme. Potrei anche lasciargli il mio posto perché è molto bravo a coinvolgere le persone.

Chiamo ora Pier Eugenio Nebiolo, primario di Nefrologia e Dialisi dell’Azienda USL Valle d’Aosta.

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ESPERIENZE DI TURISMO SANITARIO IN VALLE D’AOSTAIL SERVIZIO DIALISI PRESSO LE TERME DI SAINT-VINCENT

Pier Eugenio Nebioloprimario nefrologia e dialisi dell’Azienda USL Valle d’Aosta

Buongiorno a tutti.Il mio intervento sarà centrato sul problema dei pazienti affetti da Insufficienza

Renale Cronica (IRC). La dialisi è in grado di supplire in parte la funzione renale, in particolare quando questa raggiunge valori pericolosi per la vita. In particolare, il trattamento dialitico si programma quando la funzione renale residua, complessiva dei due reni, è inferiore al 10%.

Questo consiste nel prelevare il sangue del paziente e sottoporlo ad un “lavag-gio”, utilizzando un filtro semimpermeabile, in grado di separare ed eliminare le scorie, gli elettroliti e l’acqua in eccesso.

Queste sostanze, normalmente eliminate dai nostri reni, in caso di IRC avanzata si accumulano nel nostro organismo e causano sintomi e disturbi alla persona che ne soffre.

Esistono fondamentalmente due tipi di dialisi: la emodialisi e la dialisi peritonea-le. Nel primo caso il filtro di cui sopra è rappresentato da una membrana in materiale sintetico, nel secondo caso è costituita dalla sierosa peritoneale che riveste i visceri addominali.

Esiste infine una terza possibilità per sostituire la funzione renale, costituito dal trapianto renale.

Il trapianto renale prevede un intervento chirurgico mediante il quale un rene, prelevato da un donatore cadavere o da un donatore vivente consanguineo, viene posizionato nell’addome del paziente con IRC terminale.

Qual è la situazione dell’IRC terminale? Ogni anno circa 160-170 individui, per milione di abitante, hanno necessità di

ricorrere al trattamento sostitutivo della funzione renale; quindi, in Italia circa 9.000 nuovi pazienti ogni anno necessitano di sostituire la funzione renale mediante la dialisi o il trapianto renale; in Valle d’Aosta abbiamo una media di circa 15-20 nuovi ingressi ogni anno. Questi nuovi 9.000 pazienti si aggiungono ai circa 50.000 sotto-posti a dialisi, attualmente, esistenti in Italia.

In Valle d’Aosta abbiamo tre Centri di dialisi: ad Aosta dal 1981, dal 1983 esiste il Centro di Donnas e dal 2012 il Centro di Saint-Vincent.

Al dicembre 2012 i pazienti in trattamento dialitico erano 95 pazienti, di cui 11 in dialisi peritoneale. Inoltre, il nostro Centro segue 65 pazienti trapiantati di rene; di questi, 4 hanno subito un doppio trapianto: fegato-rene, cuore-rene, pancreas-rene.

Quanto costa un paziente in dialisi? Un paziente in dialisi costa circa 50.000 euro all’anno; il costo complessivo è

circa il 2% della spesa complessiva sanitaria per l’intera comunità.

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E veniamo al problema del turismo dialitico. Le società scientifiche promuovono il recupero lavorativo e sociale e la riabilita-

zione rappresenta uno dei nostri compiti. Sia le società scientifiche nefrologiche che l’ANED (l’Associazione Nazionale

Emodializzati Dialisi e Trapianto) promuovono le attività per migliorare il loro be-nessere e per la loro riabilitazione psicofisica.

Il turismo dialitico, che molti pazienti in dialisi vogliono e possono effettuare, rappresenta uno dei caposaldi della riabilitazione.

La dialisi in vacanza viene proposta sia da organizzazioni private (l’Holiday Dia-lisys International) che di pazienti (ANED), promuovendo soggiorni marini, monta-ni e crociere.

I nostri pazienti in dialisi o trapiantati si sono organizzati per effettuare anche competizioni sportive (nel 2006, 2010, 2011).

Il nostro Centro di dialisi è collegato con un’organizzazione privata che gestisce migliaia di pazienti in dialisi in tutto il mondo.

Questa organizzazione è in grado di dirottare in Valle d’Aosta pazienti che desi-derano effettuare un periodo di turismo in una regione alpina.

In questi 30 anni abbiamo cercato di rispondere, in modo volontaristico e artigianale, alle richieste dei pazienti in dialisi che vorrebbero effettuare un periodo in Valle.

Le criticità riscontrate nel rispondere in modo adeguato a tali richieste sono rap-presentate dalle carenze di personale e di strutture.

Nel 2012 è stato fatto un passo avanti con la costruzione del Centro di St. Vincent, che oltre a dializzare i pazienti valdostani residenti nei comuni limitrofi, permette di avere a disposizioni postazioni dialitiche per i turisti.

Prima di questa data garantivamo il trattamento dialitico ad una fetta limitata di pazienti, in genere nelle ore serali/notturne, con sconforto sia per il personale che soprattutto per i pazienti.

Nel corso degli ultimi cinque anni abbiamo ospitato in Valle in media 42 pazienti all’anno. Nel 2012, grazie all’apertura del Centro di St Vincent, il numero è salito del 20% (da 42 a 52). La permanenza media nel 2012 è stata di due settimane e il numero di trattamenti in più praticati per i pazienti in vacanza è stato di 230.

Quali sono gli elementi che giocano a favore di un turismo dialitico in Valle d’A-osta? Sicuramente le bellezze della Valle d’Aosta e la vicinanza a due montagne conosciute in tutto il mondo (Monte Bianco e Cervino).

Anche il clima estivo fresco contribuisce molto ad attrarre pazienti, perché i pa-zienti che vengono da noi nella maggior parte dei casi provengono dalla Pianura Padana, notoriamente con temperature estive calde e umide.

Per ora, noi abbiamo un turismo dialitico soprattutto estivo, non invernale, con-centrato tra il 15 di luglio e il 15-20 di agosto; periodo in cui riceviamo circa il dop-pio delle richieste che noi possiamo soddisfare.

Inoltre, soprattutto nel Nordovest, non ci sono centri di dialisi che siano in grado di accogliere pazienti in vacanza.

Quali sono i limiti del servizio di dialisi per turisti? La concentrazione delle ri-

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chieste in poche settimane, con la necessità di negare l’accesso a molti pazienti.Inoltre, una carenza di personale infermieristico addestrato, che comporta la ri-

chiesta di lavoro extra al personale dei nostri Centri. Infine, una carenza di visibilità del nostro Centro.

Che cosa succede in altre Regioni? Ci sono molte delibere assunte a questo favore, soprattutto in Sardegna e in Ca-

labria. La Regione Emilia Romagna, dal ‘96 ininterrottamente incentiva le attività di dialisi per pazienti in vacanza e l’ha fatto anche nel 2012, nonostante il terremoto.

La Regione Toscana nel 2013 ha stanziato 140.000 euro a favore di attività di dialisi per pazienti in vacanza e la Regione Marche 180.000 euro.

La Provincia autonoma di Trento ogni anno pone l’obiettivo, incentivato, agli operatori della dialisi, di accettare e favorire il turismo dialitico; nel 2012 hanno ospitato circa 300 pazienti provenienti da fuori Provincia.

Che cosa si può proporre in Valle d’Aosta? 1) L’utilizzo dei Centri di dialisi in misura più intensiva. 2) L’incremento delle prestazioni aggiuntive a favore del personale sanitario. Dob-

biamo decidere all’inizio dell’anno quanto destinare al servizio dialisi per pazien-ti in vacanza, stabilire un budget in base al quale promuovere questo servizio a vari livelli, a livello di ANED e di SIN, la Società Italiana di Nefrologia.Grazie.

Andrea Borney

Dopo questa bella e approfondita relazione sull’esperienza del servizio dialisi presso le Terme di Saint-Vincent, proseguiamo nel nostro viaggio figurato e risa-liamo la Valle d’Aosta per fermarci a Saint-Pierre, dove è in corso un’esperienza di eccellenza molto importante dell’Istituto Clinica Valle d’Aosta.

Chiamo sul palco Federico Barbero e Daniela Lale Demoz, rispettivamente diret-tore dell’Istituto e sindaco di Saint-Pierre.

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I SERVIZI DI ORTOPEDIA E DI RIABILITAZIONE ORTOPEDICA E NEUROLOGICA PRESSO L’ISTITUTO

CLINICA VALLE D’AOSTA DI SAINT-PIERRE

Daniela Lale DÉmozsindaco Comune di Saint-Pierre

Un caloroso ed affettuoso saluto a tutti gli intervenuti ed un ringraziamento since-ro agli organizzatori dell’Incontro di studi in essere, per l’impegno e la lungimiranza nell’affrontare le tematiche in oggetto. Quale sindaco del Comune di Saint-Pierre vi lascio alcune suggestioni sulla realtà oggettiva del nostro Comune, quale superfi-cie, numero di abitanti, strutture recettive preesistenti e successive alla realizzazione della clinica, infrastrutture poste in essere per tale realtà sanitaria e ripercussioni sul territorio a seguito di tale insediamento.

Saint-Pierre è un paese che si colloca lungo il versante orografico sinistro della Dora Baltea, all’adrèt, a ca. dieci km da Aosta, e si sviluppa su una superficie di 2625 ettari, con un dislivello altimetrico di 2450 m; i suoi abitanti sono sensibilmente au-mentati in questi ultimi dieci anni, risultano multietnici con una percentuale di circa l’11% di immigrati, e si attestano, ad oggi, sulle 3204 unità. Le strutture recettive presenti sul territorio, prima della realizzazione della clinica, erano 11, variamente differenziate in alberghi, Bed & Breakfast, affittacamere e case ed appartamenti per vacanze. Successivamente all’apertura della clinica, aut. n.1/2009 del 09/10/2009, si è rilevato un modesto incremento delle stesse, pari a 3 attività, di cui una sola nelle immediate vicinanze della struttura (affittacamere). A tale proposito, risulta interessante segnalare come il Piano di Sviluppo Turistico, commissionato dall’Am-ministrazione comunale in un più ampio discorso di revisione del Piano Regolatore comunale stesso, evidenzi, già, nel nostro Comune, una durata del soggiorno pari a 2,5 giorni settimanali, tipici di un turismo di fine settimana o da week end. A tal pro-posito, come curiosità, desidero far menzione del fatto che il grado di utilizzo di posti letto a Saint-Pierre, dato dal rapporto numero presenze/posti letto, risulta pari ad un coefficiente di 96, che colloca, il nostro paese, al 7° posto tra i comuni valdostani, con un grado di utilizzo tra i più elevati, prima ancora di Aosta (87,8) e La Thuile (88,6) e dopo Pré Saint Didier (101,3) e Sant Nicolas (97,6).

L’Amministrazione comunale, dopo un lungo percorso di trattative iniziato nell’anno 2004 con l’allora assessore alla Sanità e Politiche Sociali dottor Fosson, ha deliberato, in data 30 ottobre 2007, un piano urbanistico di dettaglio inerente la zona F6-Bréan del vigente piano regolatore, allo scopo di evidenziare gli ambiti edificabili, le opere di urbanizzazione primarie, dal quale si evince la previsione di realizzazione, oltre alla struttura sanitaria, di una struttura sportiva ubicata più ad ovest, e di una recettiva più a nord, attualmente, queste due ultime, non in essere; il polo sportivo, per accordo tra le parti è tornato a disposizione della municipalità, per un utilizzo a valenza sportivo-ricreativa. Nella convenzione stipulata tra Ammi-

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nistrazione comunale e la Società ISAV, il Comune concede alla società un diritto di superficie, di m2 17097 di terreni, al momento dell’accordo parzialmente incolti con sviluppo vegetativo di tipo essenzialmente arbustivo e con sparsi vigneti, il tutto utilizzato essenzialmente quale polo sportivo (ciclocross, mini moto e tiro con l’ar-co), per un periodo di anni 99, al termine dei quali la struttura diventa di proprietà comunale.

A seguito della realizzazione della clinica il numero di maestranze locali impie-gate, all’interno della struttura, è di 16 unità di personale così ripartiti: 10 residenti e 6 domiciliati, rispettivamente con funzioni di: 5 infermieri, 3 oss, 2 osa, 2 fisioterapi-sti, 2 addetti pulizie, 1 impiegata amministrativa, 1 tecnico manutentore e 1 medico anestesista in attività di libera professione.

Per ciò che concerne, invece, una possibile implementazione di fatturato sulle strutture recettive e produttive del paese, non è stato rilevato, a tutt’oggi, un signifi-cativo ritorno economico in quanto le utenze fruitrici della struttura, i parenti, oltre al personale esterno ivi impiegato, non gravitano esclusivamente sul territorio co-munale, ma anche su quelli direttamente contigui e confinanti con la clinica stessa.

La collaborazione con l’attuale gruppo proprietario della struttura, cito in merito la famiglia De Salvo nella persona del dottor Massimo De Salvo con il quale l’Am-ministrazione ha avviato interessanti e proficui rapporti sinergici, è direi improntata sulla massima chiarezza, disponibilità e fiducia reciproca, tanto che, questa, si è concretizzata con la stipula di una convenzione tra i gruppi ISAV e IRV e l’Ammini-strazione comunale di Saint-Pierre, al fine di fornire un certo numero di prestazioni cliniche, riabilitative e rieducative agevolate, proprio ai residenti del Comune ospi-tante la Clinica, senza, ovviamente alcuna compromissione, nei confronti del primo referente della struttura e cioè l’ASL valdostana. Tale collaborazione è, comunque sempre attiva, in evoluzione e piena di nuove risorse, tanto che, se si riuscirà a con-cretizzare, potrà esserci una sinergia tra privati ed Istituto per la realizzazione di una struttura recettiva, prospiciente alla clinica stessa, e realizzata a misura d’uomo, d’ambiente e di esigenza ospitaliera da parte della stessa struttura sanitaria.

A tal proposito, è importante segnalare come la clinica, ubicata in una zona pano-ramicamente di estrema bellezza, può risultare non così immediatamente prossima alle reti di comunicazione dirette (ferrovia, autostrada..), ma che comunque i servizi delle diverse autolinee valdostane, sia per coloro che provengono da Aosta che dai paesi contigui, risultano molto efficienti e con cadenza temporale molto ravvicinata, e, pertanto, di facile e funzionale utilizzo per l’utenza di visitatori non automuniti.

Molteplici sono poi le possibilità, ancora in fase embrionale, da poter porre in essere, a partire da speciali convenzioni tra la Clinica e le strutture recettive del Co-mune al fine di poter favorire la permanenza sul nostro territorio, oltre che dei parenti degli ospiti della casa di cura, anche delle stesse maestranze che operano all’interno della struttura e che permangono, senza soluzione di continuità, sul nostro territorio. A tale proposito, la presenza di strutture recettive nella zona montana di Vetan, ben si presta ad un turismo sanitario, che potremmo anche definire montano e strettamente correlato alla presenza della clinica.

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Analoga prospettiva potrebbe essere concretizzata con i fornitori di servizi pre-senti entro i confini comunali, allo scopo di favorire l’acquisto dei beni di primo con-sumo direttamente in seno al nostro territorio, incentivando l’economia degli addetti al settore, nonché l’indotto dell’intero paese.

Sicuramente, l’insediamento entro i confini del territorio comunale di un polo sanitario di tale portanza non può che essere considerato un atout per il nostro Comu-ne; ciò che è importante, tuttavia, è che l’indotto, derivante dal significativo turnover di pazienti e familiari, possa riflettersi in modo economicamente produttivo per gli operatori del nostro paese e di riflesso sull’intero territorio comunale, il quale, non dobbiamo dimenticare, fornisce alla clinica tutti i servizi primari, con oneri econo-mici sicuramente importanti e significativi per l’intera comunità.

Grazie a tutti per l’attenzione e buon proseguimento del Convegno.

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I SERVIZI DI ORTOPEDIA E DI RIABILITAZIONEORTOPEDICA E NEUROLOGICA PRESSO L’ISTITUTO

CLINICA VALLE D’AOSTA DI SAINT-PIERRE

Federico Barberodirettore Istituto Clinica Valle d’Aosta

Presentazione

L’Istituto Clinico Valle d’Aosta, situato a Saint-Pierre alle porte di Aosta a 700 metri di altitudine ed immerso nel verde dei suoi 9mila metri quadrati di parco, na-sce nel 2009 come primo Centro della Regione interamente dedicato all’assistenza riabilitativa, neurologica e ortopedica. Il Centro ha saputo offrire sin da subito una dotazione completa di servizi e attrezzature; lo stesso, infatti, è dotato di palestre, sale polifunzionali, piscina terapeutica e di Equipe specialistiche multidisciplinari.

Nel 2011 entra nella compagine societaria, che controlla l’ICV, il Gruppo Policli-nico di Monza della famiglia De Salvo.

Anche attraverso l’ingresso, appunto, di quest’ultimo partner tecnico, l’ICV ha potuto accogliere le necessità sanitarie della Regione Valle d’Aosta in ambito chirur-gico ortopedico.

Dal marzo del 2012, infatti, è stato aperto il nuovo blocco operatorio che consta di due sale chirurgiche destinate agli interventi in ortopedia, dapprima solo per pazienti regionali e da settembre 2012 anche per pazienti che provengono da fuori Valle.

L’attività

L’ICV è dotato di 80 posti letto, di cui 76 accreditati con il Sistema Sanitario Regionale e 4 riservati alla chirurgia ortopedica in regime privatistico.

Dei 76 posti letto accreditati 64 sono destinati alla riabilitazione, di cui 38 per pazienti residenti e 26 per pazienti non residenti, e 12 alla chirurgia ortopedica, di cui 10 per pazienti residenti e 2 per pazienti non residenti.

Da quando è aperta, la Clinica ha saputo accogliere favorevolmente le esigenze della popolazione residente e non residente incrementando costantemente il numero di pazienti che si sono rivolti alla stessa. Infatti, dal 2010 al 2011 l’incremento è stato del 46%, dal 2011 al 2012 del 75% grazie all’introduzione della chirurgia, e anche per il 2013 le previsioni sono di crescita, sempre in termini di volume di attività.

La struttura ha avuto modo di incrementare l’attività con regolarità, dapprima principalmente in ambito riabilitativo (ora l’attività si sta consolidando a quelli che sono i bisogni della popolazione) e in seguito in ambito chirurgico dopo l’apertura delle sale operatorie.

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L’attrattività in ambito di Turismo, salute e benessere in montagna

Si ritiene che la Clinica stia rispondendo positivamente a quelle che sono le esi-genze, da un lato della Regione Valle d’Aosta in termini di attrattività di pazienti provenienti da fuori valle (“Mobilità attiva”) e dall’altro, delle persone che sono disposte a viaggiare per ottenere delle cure che ritengono migliori, sia per qualità del servizio, sia perché esso è fornito in un territorio di rilevante bellezza come, appunto, quello della Valle d’Aosta.

La crescita, per quanto riguarda la mobilità attiva, si è riscontrata su entrambe le attività, Chirurgica e Riabilitativa, attestandosi in continua crescita a livello globale nella struttura.

Si è passati, infatti, dal 6% del 2010 ad un 16% nel 2011 e, successivamente, con l’apertura della chirurgia nel 2012 il valore si è attestato al 20%. I dati del primo trimestre 2013 confermano la crescita e fissano il valore al 27%.

Si ritiene importante rilevare come l’attività chirurgica abbia permesso di ottenere buoni risultati sul fronte del manifestarsi di mobilità attiva anche di riflesso sul repar-to di riabilitazione, infatti, il paziente spesso dopo l’intervento, anziché scegliere di proseguire la riabilitazione nella Regione di provenienza, rimanendo piacevolmente attratto dalla gradevolezza del posto, intesa sia come caratteristiche ambientali ester-ne sia come struttura, richiede la possibilità di fermarsi a Saint-Pierre anche per il recupero funzionale del post - intervento.

Riflesso importante dell’attività svolta sui pazienti in mobilità attiva ai fini, ap-punto, del turismo sanitario è l’apporto di un naturale flusso di persone verso la Regione, quali i parenti o in generale i visitatori dei Pazienti ed anche gli stessi lavo-ratori, professionisti e fornitori che prestano i loro servizi alla struttura.

Tutte le persone che, come detto pocanzi, accedono alla Clinica sono potenziali utenti delle strutture a carattere turistico, e non solo, del territorio valdostano (speci-ficatamente per l’area territoriale limitrofa all’insediamento dell’ICV stessa), quali Alberghi, Ristoranti, Bar, aziende che vendono prodotti tipici locali ed eventuali altre attività.

Si può affermare, quindi, che l’ICV, insieme a tutte le altre strutture presenti sul territorio valdostano, stia svolgendo un ruolo importante per quanto riguarda la cre-scita del Turismo Sanitario in Valle d’Aosta.

Il nostro auspicio è sicuramente quello di poter, sia consolidare la presenza e l’at-tività all’interno del territorio valdostano, sia dimostrare di essere un valido “player” in ambito turistico grazie ai flussi in ingresso di persone provenienti da altre regioni che la nostra attività può generare.

In funzione di questo vogliamo instaurare sempre migliori sinergie con tutti gli Attori del sistema al fine di migliorare ulteriormente il settore turistico Regionale.

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Andrea Borney

Continuiamo nel nostro percorso. Facciamo un salto, andiamo fuori Valle e ar-riviamo in Piemonte. Anche qui c’è un’altra bella esperienza, quella del Centro di Riabilitazione extraospedaliera “Paolo VI”.

Invito sul palco Gianpiero Daglio, direttore di Comunità.Ho già sentito parlare del Centro di Riabilitazione extraospedaliera “Paolo VI” e

devo dire che ciò che mi ha particolarmente colpito è la sua capacità di farsi carico delle persone nella loro globalità. Poi ho scoperto che hanno anche un importante laboratorio di Gate analysis, di analisi del movimento.

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IL CENTRO DI RIABILITAZIONE EXTRAOSPEDALIERA “PAOLO VI”

Giampiero Dagliodirettore di Comunità

Ringrazio per l’invito a questo importante incontro sul turismo sanitario. Ringra-zio anche perché, se ho ben capito, io sono qui come rappresentante dell’unico ente non valdostano e questa è un’ulteriore delicatezza che voi avete avuto nell’invitarci.

Ringrazio, quindi, la Fondazione Courmayeur, il CSV e il Consorzio Trait d’U-nion per avere organizzato questa bellissima giornata, che dà la possibilità anche a noi che siamo un po’ decentrati d’intraprendere relazioni e di conoscerci meglio.

Naturalmente rivolgo un saluto anche alle Autorità presenti, all’Assessore regio-nale e ai colleghi Sindaci.

Personalmente sono molto grato dell’invito perché la Valle d’Aosta è un luogo che mi è particolarmente caro, che frequento da anni.

Il mio intervento non sarà di tipo clinico o scientifico come quelli di chi mi ha preceduto; esporrò semplicemente l’esperienza che, in termini di servizi riabilitativi, il Centro “Paolo VI” (v. pag. 73) offre ai propri ospiti da oltre trent’anni.

Noi ci occupiamo, in particolare, del benessere psichico dei nostri giovani ospiti.Sulla patologia psichica io vorrei spendere una parola, perché mi pare (e la dotto-

ressa Vaccaro mi potrà dare ragione) che se ne parli ancora poco o se ne parli troppo quando si verificano eventi tragici. Quando accadono questi fatti, c’è tutto un affan-narsi dei mass media per cercare spiegazioni e comprendere avvenimenti che hanno magari radici lontane nella storia dei loro protagonisti. In questo senso, mi permetto di dire (e mi rivolgo ancora alla dottoressa Vaccaro) che dal nostro osservatorio noi notiamo come ci sia un grosso disagio − ma un disagio anche psichiatrico − nei no-stri adolescenti. La nostra lista d’attesa più folta è formata, in prevalenza, da questo tipo di utenza, cioè giovani minorenni, i quali si rivolgono a noi, tramite i servizi del territorio, con una richiesta di aiuto. Questa sottolineatura circa la diffusione del disagio e della disabilità psichica, la ritengo doverosa, in questo contesto.

La nostra struttura utilizza il territorio e i servizi della Valle d’Aosta, il “laborato-rio” della Valle d’Aosta, come giustamente diceva l’Assessore, fin dal 1982. Abbia-mo accompagnato i nostri ragazzi in Val d’Ayas a Brusson, poi a Pila. Da tredici anni siamo ospiti della bellissima Valsavarenche presso il “Camping Gran Paradiso”. Era qui poco fa il suo gestore Franco Caviglia, il quale, oltre ad avere un’esperienza di amministratore sanitario, è anche una guida alpina valdostana. Simbolo del binomio Montagna e Salute.

Le vacanze dei nostri giovani sono sostenute dai Lions del Distretto 108, che è presente sul nostro territorio; con grande sensibilità e generosità ci dà la possibilità di offrire dei momenti indimenticabili ai nostri ospiti.

Quest’anno la nostra esperienza si arricchirà di una nuova opportunità: a fine giugno un gruppo di nostri giovani sarà ospite a Champorcher di una struttura gestita

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dalla Cooperativa Company 2. Questo a conferma della continuità d’interesse per questa Valle proprio nella direzione di aumentare il benessere dei nostri ospiti.

In termini numerici, riteniamo che siano ormai cinquecento o seicento, i giova-ni che hanno giovato dell’opportunità turistico-sanitaria da noi offerta; un numero poco significativo se rapportato al movimento generale della Valle d’Aosta, ma senza dubbio l’esperienza che tanti ragazzi fanno è profonda e talvolta irripetibile per i singoli. I benefici da un punto di vista sanitario, per quanto evidenti, nel campo della riabilitazione neuropsichiatrica per l’infanzia e l’adolescenza non sono facilmente misurabili, però sono innegabili, a mio avviso.

I nostri ospiti, che hanno problematiche diverse sul piano sia clinico che compor-tamentale, possono sperimentare con le nostre vacanze la possibilità di un contatto diretto con la natura, che li pone anche in una situazione stimolante e di sfida rispetto alle proprie capacità, alla tolleranza alla fatica, all’applicazione finalizzata al rag-giungimento di una meta. Inoltre, gli stimoli naturali (il paesaggio, la flora, la fauna) offrono a molti un arricchimento cognitivo e la possibilità di una vicinanza al mondo animale affascinante e appassionante, com’è spesso per tantissimi giovani.

Un altro aspetto, sempre in rapporto all’esperienza che noi stiamo facendo da tredici anni in Valsavarenche, è il clima affettivo. Il clima affettivo di calda e generosa accoglienza creato con gli amici del Lions i quali supportano la vacanza (mi si permetta di ricordare qui tanti amici Lions che ci hanno sostenuto in questi anni: Aldo, Mauro, Claudia e soprattutto Piero Arata) e dai titolari del campeg-gio (Franco e Adriana) che hanno sempre accolto i nostri ospiti con affettuoso rispetto, permette di realizzare un’atmosfera relazionale particolarmente disten-siva e tranquillizzante. Questa è un’opportunità di certo significativa per persone che, come i nostri ospiti, avvertono frequentemente stati di tensione interna poco modulabili.

Credo che valga la pena di presentare il Centro “Paolo VI” (v. pag. 75).La nostra struttura centrale in Casalnoceto gestisce anche altre strutture, in Ca-

salnoceto, Tortona e Retorbido strutture che fanno da corollario alla sede centrale.Il Centro “Paolo VI”, nasce a Caldirola (AL) nel 1966 come centro medico psico-

pedagogico, è stato creato da Don Francesco Remotti a nome e per conto della Dio-cesi di Tortona. Nel 1985 il Centro si è trasferito a Casalnoceto, dove è sito tuttora, in posizione più facilmente raggiungibile dagli ospiti e dalle loro famiglie.

A decorrere dal 1° aprile 1999, ai sensi del decreto legislativo 460/97, la Diocesi di Tortona ha acquisito per donazione il Centro “Paolo VI” con l’obiettivo di proseguirne l’attività in qualità di Onlus. Pertanto oggi il Centro “Paolo VI” è un’organizzazione non lucrativa di utilità sociale, configurata come centro di riabilitazione extraospeda-liera con accreditamento della Regione Piemonte, come da DGR 45 del 2000.

Il Centro, che è associato all’ARIS, l’Associazione Religiosa Istituti Socio-sani-tari, nell’ottobre 2011 ha aperto una nuova struttura, Villa Meardi, di cui io sono il responsabile, sita in Retorbido in provincia di Pavia. Anche Villa Meardi è accredita-ta come struttura residenziale e semi-residenziale, oltre che per attività ambulatoriale di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza.

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Villa Meardi è stata inaugurata il 9 giugno scorso dall’ex ministro Renato Balduz-zi, il quale ha comunque frequentazioni valdostane piuttosto assidue.

L’attività del Centro viene svolta in conformità ai fini istituzionali della Diocesi e consiste in interventi a favore di persone con disabilità di tipo psichiatrico e neu-rologico mediante l’istituzione e la gestione di servizi clinico-riabilitativi, sanitari e sociosanitari.

Vi do solo pochi numeri sull’attività.L’attività riabilitativa presso il Centro “Paolo VI” è offerta in regime sanitario

a 100 soggetti, 80 residenziali e 20 a regime diurno. Questa parte della struttura è quella sanitaria per definizione. C’è poi la parte a regime sociosanitario che offre servizi a 40 soggetti e dove abbiamo una RAF (Residenza Assistenziale Flessibile) di tipo B e due CRP (Comunità di Recupero Psicosociale). Al nostro Centro accedono circa 100 soggetti per riabilitazione ambulatoriale. L’attività riabilitativa presso Villa Meardi è invece offerta in regime sanitario a 39 soggetti, 19 residenziali e 20 diurni, con un trattamento ambulatoriale che però deve ancora partire.

Il personale dipendente del Centro “Paolo VI” consta di circa 200 operatori, quin-di parliamo di un’importante realtà aziendale presente sul nostro territorio.

La nostra mission è la tutela della dignità delle persone diversamente abili, da raggiungersi attraverso un modello di riabilitazione elitistico che si realizza ponendo al centro dell’interesse riabilitativo la persona nella sua totalità esistenziale, nella considerazione che la disabilità imponga nuovi itinerari di vita, piuttosto che vincoli alla completa e soddisfacente espressione del sé. Bisogna trovare strade nuove che tengano presente globalmente la persona.

Il modello riabilitativo prevede anche l’attivo coinvolgimento di tutte le persone che partecipano alla vita della persona diversamente abile, in primis la famiglia. Noi facciamo anche attività di counseling per le famiglie, perché il progetto educativo e riabilitativo che si realizza giorno per giorno al Centro deve essere in qualche ma-niera supportato e continuato poi in famiglia, per quanto poi i ragazzi vi accedano, perché per circa il 30% i nostri ospiti hanno limitazioni circa la frequenza familiare, quindi sono soggetti a normative date dai tribunali dei minori, ecc. C’è quindi un rapporto con le scuole, perché chiaramente l’inserimento scolastico va perseguito, laddove le condizioni cliniche lo permettano. Il nostro stile nasce da motivazioni caritative cristiane e di solidarietà sociale, secondo i principi evangelici ai quali si è ispirato il fondatore Don Francesco Remotti, che scriveva: “Avvicinarsi in punta di piedi all’innocente che soffre non rappresenta un gesto di buona educazione, deve essere soprattutto un moto del cuore spontaneo, genuino e autentico, perché attra-verso il sofferente noi accediamo al mistero del dolore”.

Torniamo alla montagna: Ritornando alle finalità, riteniamo che il soggiorno estivo per giovani disabili

nasce con la finalità di offrire agli stessi un’esperienza normalizzante e di svago, orientata alla promozione del benessere e alla qualità di vita. Il nostro progetto è quindi pensato in continuità con i percorsi educativi e riabilitativi offerti dal Centro “Paolo VI” (che, come ho detto, è una struttura di neuropsichiatria dell’infanzia e

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dell’adolescenza di tipo terapeutico riabilitativo) e si configura come una proposta sanitaria a carattere residenziale e semiresidenziale per soggetti in età evolutiva con problemi psicopatologici che richiedono elevati livelli di riabilitazione e assistenza.

Un’idea forse ve la potete fare guardando questi numeri: a fronte di 130-140 ospiti, ci sono 200 operatori, esclusi i liberi professionisti o le cooperative che ga-rantiscono i servizi. Anche da questo punto di vista, quindi, l’intervento è piuttosto importante.

Il “Progetto vacanze” si rivolge a bambini e adolescenti che frequentano la nostra struttura riabilitativa e che presentano deficit mentali, disabilità o problemi com-portamentali. L’idea s’inserisce in una più ampia cornice di cura e sostegno ed è orientata a potenziare gli obiettivi previsti dai progetti individuali che presentiamo all’ASL come ente inviante, perché la nostra è una struttura privata convenzionata e accreditata dall’ASL.

La vacanza rappresenta quindi un’occasione di svago, d’incontro, di socializza-zione, ma per i giovani con difficoltà psichiche è in primo luogo un’esperienza di normalizzazione; per i giovani che vivono in comunità rappresenta la possibilità di arricchire e ampliare il proprio bagaglio di conoscenze con esperienze gratificanti e maggiormente orientate all’autodeterminazione, soprattutto per i casi di giovani con capacità intellettive più elevate.

Ci teniamo a ricordare che anche alle persone diversamente abili dovrebbe es-sere garantito il diritto di fruire di un’esperienza vita di qualità al pari di tutti gli altri soggetti. Un soggiorno estivo in una località di villeggiatura significa anche ampliare l’orizzonte dei nostri ragazzi in un contesto in altro modo inaccessibile. La prospettiva, lo spirito con cui offriamo questa occasione ai nostri giovani è coerente con la missione del Centro, che consiste nell’accogliere, accompagnare e sostenere l’esperienza di vita dei soggetti più fragili.

Le finalità generali

L’esperienza della vacanza è pensata e vissuta come occasione educativa e riabi-litativa in un contesto altro, diverso dal luogo di vita dei nostri giovani, che vivono nel quotidiano l’esperienza di comunità, quindi di istituzione.

Tra le finalità più generali annoveriamo la promozione del benessere e della qua-lità della vita. Se n’è parlato già stamattina. Il soggiorno prevede l’organizzazione di attività di svago, gite, passeggiate, attività di animazione di gruppo e sportive, finalizzate a favorire il coinvolgimento e la partecipazione ad esperienze condivise e programmate con i ragazzi stessi, quindi finalizzate al potenziamento dell’autono-mia personale e all’autodeterminazione, oltre che allo sviluppo delle abilità sociali e all’attività fisica.

Obiettivi specifici possono sinteticamente essere: − il mantenimento e la promozione dell’”abilità di autonomia personale” in un con-

testo diverso dal proprio;

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− il mantenimento e la promozione delle abilità sociali con l’acquisizione di nuove possibilità relazionali;

− la promozione di esperienze di apprendimento; la stimolazione e la socializzazio-ne in un contesto diverso da quello delle istituzioni;

− la stimolazione e il supporto delle abilità residuali per quanto riguarda i ragazzi con gravi disabilità (ad esempio, la vacanza offre la possibilità di stimolazioni sensoriali che questi ragazzi non sperimentano quotidianamente, come il contatto con il ghiaccio o con l’erba….)Per quanto riguarda i soggiorni per soggetti ospiti al Centro in regime semiresi-

denziali, c’è anche l’aspetto del sollievo che questi soggiorni possono rappresentare per le famiglie e di cui bisogna giustamente tenere conto.

Esperienze che per alcuni dei nostri ragazzi sono possibili solo con i nostri ope-ratori perche a causa di dinamiche familiari particolarmente problematiche non sono gestibili nell’ambito familiare stesso.

Fra gli obiettivi: la promozione di un’esperienza di autonomizzazione e crescita per i ragazzi, che in regime semiresidenziale si allontanano dalla famiglia, per cui c’è anche un aspetto di distacco e di crescita che va gestito psicologicamente.

Le attività previste per il soggiorno sono quelle solite, quindi non mi dilungo più di tanto. Faccio solo una considerazione: sulla base delle caratteristiche dei bisogni dei partecipanti durante il soggiorno, il personale educativo valuta la possibilità di organizzare delle attività con l’intento di favorire per i giovani utenti un’esperienza di gruppo gioiosa, con occasioni di divertimento e di svago compatibili con i diversi bisogni, per cui ogni attività viene modulata a seconda delle varie possibilità di fru-izione dell’esperienza stessa.

Elenco alcuni tipi di attività: − Attività ludica all’aria aperta, attività motoria, attività sportiva ed escursionistica...− Gruppi di discussione. L’attività che il personale clinico ed educativo propone

viene sempre discussa prima, durante e soprattutto dopo, in modo che l’esperien-za possa essere costruttiva, possa diventare un mattone importante della crescita, altrimenti il rischio è che dell’esperienza rimanga solo la foto ricordo.

− Per i più gravi le attività possono essere di tipo psicosensoriale, soprattutto per i ragazzi con disabilità plurime.

− Il “Laboratorio vacanza”, sempre finalizzato a interiorizzare l’esperienza, viene realizzato tramite la stesura di un diario, la raccolta di ricordi, un percorso foto-grafico. Questo lo scopo e la metodologia del nostro intervento “in montagna”.Più che le parole, la gioia e l’atteggiamento dei nostri ragazzi in questo contesto

queste foto (v. pag. 74), ci dicono meglio che l’esperienza da loro fatta in Valle d’A-osta vale quanto… una seduta di psicoterapia.

Grazie ancora per l’invito e l’attenzione.

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Andrea Borney

Abbiamo sentito parlare di un’esperienza non valdostana, ma che in realtà è for-temente legata al nostro territorio per le sinergie che è riuscita a creare e soprattutto per questo “Progetto vacanze”, che ha individuato nel territorio della Valle d’Aosta il mezzo per far vivere ai ragazzi un’esperienza che ha anche una valenza terapeutica.

Continuiamo il nostro percorso tornando in Valle d’Aosta. In particolare andiamo in Alta Valle. Io torno così a casa, al mio paese, Pré-Saint-Didier, dove finalmente da alcuni anni abbiamo nuovamente le terme.

Chiamo sul palco Francesco Varni e Alessandra Uva, rispettivamente presidente delle Terme di Pré-Saint-Didier e sindaco di Pré-Saint-Didier.

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LE TERME DI PRÉ-SAINT-DIDIER

Francesco Varnipresidente Terme di Pré-Saint-Didier

Buongiorno. Ringrazio innanzitutto la Fondazione per averci invitati a partecipa-re a questa giornata di studi.

Cercherò di non dilungarmi troppo, ma credo che sia abbastanza interessante ripercorrere rapidamente la storia delle Terme di Pré-Saint-Didier.

Le Terme di Pré-Saint-Didier, come voi valdostani sapete meglio di noi che le ab-biamo sviluppate negli ultimi anni e che, aziendalmente, abbiamo origini lombarde, esistono fin dall’800. Esse ebbero vita floridissima fino alla metà del ‘900, dopodi-ché la loro attività fu sospesa e, fatto salvo qualche tentativo di ripresa negli anni ‘70, furono definitivamente chiuse.

Le Terme di Pré-Saint-Didier sono alimentate da due fonti di acqua termale site nella Goffre, cioè lungo l’orrido alle spalle del paese. La temperatura media è intorno ai 35 gradi. Le due fonti sono una di acqua più fredda di maggiore quantità ed una di acqua più calda di minore quantità. Si tratta di acque di risalita, cioè acque meteori-che che penetrano nel terreno e, insinuandosi fra le faglie delle diverse conformazio-ni rocciose del sottosuolo, si mineralizzano e acquistano una temperatura nell’ordine di circa un grado ogni 33 metri, poi, riscaldandosi, risalgono in superficie.

A conferma dei rilievi storici di cui disponevamo all’epoca della progettazione, in quasi otto anni di gestione abbiamo potuto rilevare una costanza sia di tempera-tura che di portata, cosa molto importante per l’alimentazione del Centro, del quale l’acqua, evidentemente, è il cuore. All’epoca dell’assegnazione della Concessione, l’ Amministrazione regionale valdostana aveva da poco effettuato interventi di siste-mazione del sistema di captazione, che fu lasciato tal quale, mentre provvedemmo alla integrale sostituzione delle tubazioni che corrono dalla fonte fino all’edificio termale, utilizzando tubazioni speciali coibentate, per evitare perdite di temperatura.

L’iniziativa è nata nel 2000 grazie alla Regione Valle d’Aosta e al Comune di Pré-Saint-Didier, che ha lanciato un bando internazionale per la selezione di un ope-ratore privato che proponesse un progetto di ristrutturazione (oggetto del bando: la “valorizzazione delle risorse termali del comune di Pré-Saint-Didier”) e sostenesse i relativi investimenti, acquisendo il diritto di gestire l’opera e remunerandosi attraver-so i proventi della gestione. E noi abbiamo, quindi, colto questa opportunità.

Il gruppo Quadrio Curzio, che poi ha realizzato l’intervento, si era da poco affac-ciato al mondo termale, avendo ristrutturato i Bagni Vecchi di Bormio, una località alpina in Alta Valtellina che ha delle similitudini considerevoli con la Valdigne e, quindi, con l’Alta Valle d’Aosta, una località sciistica ed anche termale, con un cen-tro termale ancora attivo, ma improntato al termalismo più tradizionale.

Anche noi abbiamo avuto un “assist” dalla dottoressa Vaccaro, la quale ha il-lustrato il cambiamento culturale che è avvenuto nel mondo della salute e del be-

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nessere, cambiamento su cui noi abbiamo scommesso anche per le Terme di Pré-Saint-Didier. Dico scommesso perché nel 2000, quando abbiamo presentato il nostro progetto, abbiamo introdotto un modello gestionale che si allontanava dalle terme tradizionali allora esistenti su tutto il territorio nazionale.

Un primo esempio erano, già allora, le Terme di Saturnia. Noi che cosa abbiamo proposto? Abbiamo proposto quello che forse tanti di voi già conoscono, cioè la realizzazione di vasche per l’utilizzo dell’acqua termale di cui poter fruire in totale libertà, senza limiti di tempo e senza assistenza diretta. Questo ha comportato anche, evidentemente, la scelta di non effettuare attività in convenzionamento con il servi-zio sanitario nazionale.

La nostra è stata una scommessa, anche perché all’epoca si era aperto un di-battito abbastanza forte, nel senso che all’interno delle amministrazioni pubbliche concedenti, quindi la Regione e il Comune, c’era chi aveva, anche legittimamente, delle perplessità. Gli studi che avevano preceduto i nostri interventi erano volti a suggerire l’installazione di una nuova struttura e di sottoporre a ristrutturazione le terme esistenti, ma mantenendo l’attività curativa tradizionale. Noi eravamo arrivati addirittura a pensare di rinunciare all’iniziativa, se il nostro modello gestionale non fosse stato accolto. Fortunatamente, dopo un’attività istruttoria comune e di appro-fondimento con le istituzioni, la Regione e il Comune hanno deciso di scommettere sul nostro progetto.

Il nostro progetto è, quindi, stato realizzato in tempi rapidi, considerando gli in-terventi abbastanza delicati da fare su strutture molto vecchie come l’edifico termale e anche l’ex casinò, cioè l’edificio a fianco, che in una seconda fase abbiamo adibito ad altre attività e pratiche di benessere.

In poco meno di un anno e mezzo abbiamo realizzato i lavori e nel luglio del 2005 abbiamo aperto la struttura al pubblico. In seguito, abbiamo misurato la crescita delle presenze, che è quella che la dottoressa Vaccaro ha illustrato prima in ambito nazio-nale. Cioè, nel primo anno pieno di esercizio, quindi da gennaio a dicembre 2006, abbiamo avuto 65.000 presenze, che sono cresciute fino ad arrivare a poco più di 90.000 nel 2007. Tra il 2010 e i 2011 ci siamo attestati poco sotto alle 180.000 pre-senze, che sono rimaste costanti negli ultimi anni, quindi anche nel 2012. Nel 2013, nonostante la crisi, sicuramente per l’”effetto lipstick” che i sociologi anche a livello mondiale conoscono bene, stiamo registrando una tenuta, anzi una leggera crescita.

Dicevo che il modello gestionale è quello di una struttura termale libera, senza limiti di orario, con facilità di accesso e che necessita (mi ricollego a quanto detto in apertura dall’assessore Marguerettaz) di interventi sul territorio. Questo tipo di strut-tura ha una grande capacità attrattiva, ma ha bisogno di inserirsi in un territorio che dal punto di vista infrastrutturale, anche in momenti resi difficili in termini finanziari da quei Patti di Stabilità che gli amministratori locali conoscono bene, fornisca un buon interscambio con interventi che facilitino l’arrivo di turisti e utenti.

È, anche, interessante l’effetto che comunque immaginavamo potessero avere le Terme, come Alessandra Uva potrà poi testimoniare, sulle strutture ricettive e anche sulla destagionalizzazione, che è l’obiettivo che tante località turistiche si pongono,

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cioè: cercare di ampliare le presenze turistiche per tutto l’arco dell’anno. Noi ab-biamo certamente punte di ingressi che creano anche qualche disagio ai clienti, nei momenti di massima affluenza, quindi nella stagione invernale, a Natale, durante le festività, i ponti e i quindici giorni canonici di ferie ad agosto, ma siamo riusciti a incrementare le presenze anche infrasettimanali. Oggi i nostri clienti sono quasi per il cinquanta per cento dei “passanti”, come noi li chiamiamo, cioè persone che ven-gono da fuori Valle, anche dalla Lombardia, da tutto il Piemonte, per passare qualche ora alle terme. Questo, secondo noi, è un elemento molto interessante. Nel tempo, poi, sono cresciuti anche i clienti alberghieri. Quindi il tentativo che costantemente facciamo con l’attività di marketing della nostra direzione è quello di creare sinergie con le realtà locali ricettive per consolidare le presenze e per proporre un’offerta il più possibile articolata.

L’attività che svolgiamo, ovviamente, dà dei frutti non solo sul web tradizionale, ma anche sui social network, che sono decisamente molto seguiti.

Noi, quindi, crediamo che le Terme di Pré-Saint-Didier siano l’esempio concreto di come effettivamente ci sia stato un cambiamento radicale nell’impostazione di una struttura termale. La nostra esperienza l’abbiamo trasposta e la stiamo traspo-nendo anche altrove, in un progetto di sviluppo che abbiamo in atto da anni a livello di Gruppo e che ha dato buoni risultati anche nella creazione di centri del tutto simili alle Terme di Pré-Saint-Didier, come i Bagni di Bormio, ma che non sono alimentati da acqua termale. Anche qui, la nostra è stata una scommessa. Nel 2007 abbiamo aperto una struttura simile a Milano, dove registriamo ingressi che nel 2013 saranno prossimi ai 130.000. A Torino abbiamo aperto da poco più di un anno una struttura che sta dando ottimi risultati.

Tutto ciò in quanto, ripeto, ci siamo inseriti in un quel contesto di cambiamento culturale dove la percezione del benessere, come ci ricordava la dottoressa Vaccaro, è un elemento nuovo e importante, che si sta traducendo in una chiave di successo per realtà come le nostre, come mi auguro sia anche per le Terme di Saint-Vincent, che hanno aperto più di recente rispetto a noi.

Questa, in sintesi, è la nostra storia.Cederei ora la parola al Sindaco di Pré-Saint-Didier, Alessandra Uva che potrà

darvi testimonianza dell’esperienza della realtà territoriale, dopo gli interventi rea-lizzati per la valorizzazione e il recupero delle Terme di Pré-Saint-Didier.

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Alessandra Uvasindaco del Comune di Pré-Saint-Didier

Buongiorno. Innanzitutto vorrei ringraziare la Fondazione Courmayeur, il CSV e il Consorzio Trait d’Union per il gentile invito. Porto i saluti a tutti voi dell’Ammi-nistrazione comunale che rappresento.

Naturalmente, dopo l’intervento del dottor Varni, io non posso che parlarvi delle ricadute sul territorio conseguenti all’apertura dello stabilimento termale.

Vi porto alcuni dati sulle presenze turistiche nel comune di Pré-Saint-Didier, tan-to per farvi capire che tipo di comune siamo e in particolare la rilevanza turistica dello stesso (immagini 1 e 2, pag. 76 e 77).

Il totale delle presenze nel 2005, anno in cui è stato aperto lo stabilimento ter-male, è stato di 96.800; nel 2012 di 103.733 che corrisponde ad un aumento delle presenze del 7%.

La cosa importante, come diceva il dottor Varni, è la destagionalizzazione avuta con le nuove terme: in aprile, maggio e giugno 2005 le presenze erano pari a 7.372; nel 2012, nello stesso periodo, sono state 13.521, praticamente il doppio. Lo stesso discorso vale per i mesi di ottobre e novembre: 2.271 presenze nel 2005, 4.736 nel 2012. In media, la gente viene a Pré-Saint-Didier per un soggiorno di tre giorni. Que-sti sono sicuramente dati molto importanti per l’economia di un piccolo paese come Pré-Saint-Didier che segnano anche una nuova organizzazione turistica del territorio.

Come ricordava il dottor Varni, Pré-Saint-Didier è un piccolo paese di 1.056 abi-tanti soggetto al Patto di Stabilità. Se ci sono degli amministratori in sala, capiscono benissimo quali sono le costrizioni alle quali noi siamo comunque legati e alle riper-cussioni sulla gestione del territorio.

Per far fronte al nuovo afflusso di turisti portati dallo Stabilimento Termale a Pré-Saint-Didier è attivo un ufficio turistico gestito dalla Pro Loco aperto 365 giorni all’anno. Nel 2005 erano presenti sul Comune 11 strutture ricettive per un totale di 791 posti letto, oggi vi sono 16 strutture ricettive per un totale di 1.040 posti letto, vale a dire un incre-mento del 31%. A questi posti letto ne vanno aggiunti altri 6.000-6.500 allocati nelle seconde case (si tratta comunque di stime visto che non è possibile avere dati certi). Negli ultimi anni sono stati aperti tre bed&breakfast, un agriturismo, una chambre d’hôtes, un albergo a tre stelle e 1 ristorante. Importante segnalare che nonostante il periodo di crisi, ci sono altre strutture turistico-ricettive in procinto di aprire (immagine 3, pag. 78).

Come abbiamo potuto apprendere quest’oggi dagli altri interventi, elementi che favo-riscono il benessere sono sicuramente il clima e la bellezza del paesaggio. Già nel passato questi elementi erano riconosciuti come “portatori di benessere”. Infatti, nel 1800, il dott. Auguste Argentier, illustre medico che gestiva le Terme all’epoca, diceva che Pré-Saint-Didier era un luogo che valeva la pena di visitare sicuramente per le terme, ma soprattutto per il clima e l’ambiente, fondamentali per rigenerarsi. Infatti, Argentier affermava che “una natura tanto bella e possente già faceva bene al malato di per sé”.

In una pubblicazione del 1864, oltre che di natura e di bellezza, si parlava già di tutti gli argomenti che sono stati toccati quest’oggi: la cultura, il cibo e la sua genuinità, le

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passeggiate, erano tutti elementi già utilizzati per promuovere il territorio. In questa pub-blicazione venivano consigliate passeggiate anche per le persone che frequentavano le terme. Ad esempio, veniva pubblicizzata, la passeggiata al Mont Crammont con il punto di osservazione utilizzato da De Saussurre per studiare l’ascensione al Monte Bianco (im-magine 4, pag. 79).

Il concetto di benessere, quindi, specialmente per il nostro Comune è da sempre molto legato alla qualità della vita e al territorio.

Dal 2007 partecipiamo al Concorso Nazionale Comuni Fioriti. Questa esperien-za, sicuramente molto importante, ci ha permesso di promuovere una cultura che ha portato i nostri concittadini a sentirsi parte integrante di un progetto di valorizza-zione del Comune, stimolandoli ad abbellire le proprie case e comunque a dare un contributo fattivo all’arredo e alla cura del territorio (immagine 5, pag. 80). In questi anni Pré-Saint-Didier si è sempre classificato ai primi posti dei comuni più fioriti d’Italia, e nel 2009 siamo stati chiamati a rappresentare la nostra Nazione al Concor-so Europeo “Entente Florale”, dove non venivano giudicate soltanto le fioriture, ma tutto ciò aveva attinenza con la qualità della vita (qualità della vita che si lega sempre al concetto di benessere di cui parlavamo prima), quindi servizi: scuole, asili, micro-comunità, parchi giochi, posteggi, etc., tutte le attività che possono dare lustro a un paese e che possono contribuire al benessere psicofisico delle persone.

Nel 2009 il nostro Comune si è quindi aggiudicato la medaglia d’oro al Concorso Europeo “Entente Florale”. Da questa esperienza è scaturita un’azione vera e propria azione di marketing molto importante.

Da quella data il Comune ha adottato il logo della “margherita” come logo turi-stico della località che ormai ci rappresenta e che identifica Pré-Saint-Didier come il paese delle terme e dei fiori. Nel 2012 abbiamo inoltre vinto, come primo comune italiano nella storia del Concorso, il “Fiore d’Oro” come il comune più fiorito in assoluto d’Italia (immagini 6 e 7, pag. 81 e 82).

Importante promuovere l’identità del nostro territorio anche attraverso le manifesta-zioni. Una manifestazione importante, ad esempio, è stata la premiazione del concorso nazionale Comuni Fioriti che ha visto la partecipazione di più di cento Comuni prove-nienti da tutta Italia, dove abbiamo avuto la possibilità di promuovere le nostre terme, le nostre peculiarità, i nostri prodotti. Oppure manifestazioni ad hoc per promuovere la “bellezza”come “B’EAU Benessere a Pré-Saint-Didier” (B’EAU - beau e acqua) organiz-zata nel 2009, che vorremmo riproporre in futuro in modo più articolato, visto che ci sen-tiamo il paese della “bellezza” e per questo motivo, avendo un centro termale importante, riteniamo di dover valorizzare questa nostra specificità(immagini 8 e 9, pag. 83 e 84).

Tutto ciò presuppone però anche la creazione di opere per la valorizzazione dell’offerta turistica naturalistica e termale.

Vediamo a questo proposito nella slide 10 pag. 85 la nuova passerella a sbalzo sulla gola dell’Orrido che verrà costruita sulla sinistra orografica del torrente e che si affaccerà sulle grotte da dove sgorgano le sorgenti termali. La passeggiata partirà dal ponte all’imbocco del sentiero per l’Orrido e arriverà fino al Parco Avventura, parco che è stato ideato soprattutto per i giovani, con tanti livelli e tante attrattive.

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Questa passerella completerà l’offerta turistica del nostro Comune e sicuramente sarà un punto di forza anche per i clienti frequentanti la struttura termale.

Le Terme, naturalmente, hanno portato un indotto importante, ma hanno portato anche qualche problema dal punto di vista della viabilità. Oltre alle opere per la valo-rizzazione dell’offerta naturalistica, quindi, abbiamo dovuto rimodulare quella che era la viabilità del capoluogo costruendo ad esempio nuovi parcheggi. I numeri citati dal dottor Varni, come avete sentito, sono veramente importanti, quindi un paese piccolo come Pré-Saint-Didier, che nel capoluogo conta solo 300 abitanti, si è dovuto attrezza-re per meglio gestire gli afflussi importanti di turisti. Abbiamo dovuto realizzare delle autorimesse e stiamo partecipando al Progetto T.A.SM.AC. (“Tourism Accessibility in SMall Attractive Cities”), insieme ai Comuni di Albisola Superiore, Recanati, che sono anch’esse località turistiche molto piccole la cui peculiarità è di avere in determinati periodi dell’anno un turismo di massa che crea dei problemi alla viabilità.

Il Progetto T.A.SM.A.C. è un Progetto Europeo il cui obiettivo è anzitutto la riduzio-ne dell’impatto ambientale attraverso l’eliminazione del traffico parassita che si crea in località come la nostra. Con l’aiuto di pannelli a messaggio variabile, verranno indicati ai turisti i posteggi liberi più vicini, in modo da evitare il fenomeno del traffico parassita all’interno del paese, che può avere un grosso impatto sia acustico che atmosferico. Ciò sulla base di parametri monitorati prima e dopo l’intervento di gestione del traffico.

Sempre nell’ambito della salvaguardia della natura, nel 2010 Pré-Saint-Didier ha ottenuto il premio internazionale “Un bosco per Kyoto”, riconoscimento nato sotto l’alto patronato del Presidente della Repubblica per l’attivazione di una politica di salvaguardia della natura.

Vorrei concludere il mio intervento ricordando il nostro vicesindaco e assessore all’Ambiente scomparso tanti anni fa, il quale ci ha trasmesso l’amore per la natura, l’arredo urbano e la gestione del territorio. Mario Lanier amava dire: “Noi accogliamo gli ospiti nell’angolo più bello e fiorito della casa, dove tutto è pulito e in ordine. Le amministrazioni pubbliche devono usare le stesse attenzioni nei confronti dei cittadini e dei turisti, perché arredo urbano e fiori richiedono più buongusto che investimenti”.

Vi ringrazio per l’attenzione (immagine 11, pag. 86).

Andrea Borney

Sono fortunato ad abitare proprio davanti a quel nella foto, che posso vedere ogni giorno affacciandomi dalla finestra.

Concludiamo il nostro percorso in Alta Valle, a Courmayeur, con il Centro Inter-nazionale di Ricerca “Pietro Bassi”.

Chiamo sul palco Guido Giardini.Prima ho parlato di cambio di paradigma. Nel campo della disabilità, però, c’è anco-

ra tanto da fare. Soprattutto le famiglie vedono la montagna e ancora di più lo sport in montagna come qualcosa da cui stare lontani, come una fonte di pericolo, mentre il Cen-tro di Ricerca “Pietro Bassi” sostiene che invece la montagna e lo sport possono avere una valenza anche terapeutica, soprattutto terapeutica, per le persone con disabilità.

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CENTRO INTERNAZIONALE DI RICERCA “PIETRO BASSI”: LA MONTAGNA COME TERAPIA

Guido Giardinipresidente della Società italiana medicina di montagna

Non solo emergenza in montagna: dalla prevenzione alla terapia.L’ambiente montano, soprattutto alle alte quote, presenta caratteristiche fisiche

intrinseche che lo rendono “ambiente difficile”: ridotta pressione barometrica, ridot-ta pressione parziale di ossigeno, freddo, vento, aumento dell’irradiazione solare.

In tale contesto l’organismo umano deve adattarsi alla carenza di ossigeno e sono necessari presidi di protezione dalle basse temperature e dalla luce (indumenti, occhiali, creme). Se non avviene un’acclimatazione adeguata si possono verificare malattie tipiche dell’alta quota come il male acuto di montagna e le sue temibili complicanze: l’edema cerebrale e l’edema polmonare d’alta quota. Se non ci si pro-tegge a sufficienza inoltre si può andare incontro a congelamenti e ipotermia oppure a patologie oculari e della pelle.

È questo il campo di studio della medicina di montagna. Esiste quindi anche un’ottica preventiva. L’emergenza in montagna ed il soccorso alpino sono sicura-mente importanti ma la prevenzione dei disturbi legati alla montagna lo è altrettanto. E ciò è tanto più vero da quando un numero sempre maggiore di persone si reca ogni anno in alta quota, sia sulle Alpi che in paesi extraeuropei (Nepal, Tibet, Bolivia, Messico, ecc...). Alcuni di questi presentano malattie croniche (per es. ipertensione arteriosa, un pregresso infarto del miocardio, epilessia, ecc...) e sono in trattamento farmacologico, necessitano pertanto di consigli specifici: fino a che quota recarsi senza rischi ulteriori, se continuare ad assumere gli stessi farmaci, quali eventuali farmaci portare con sé in caso di problemi di salute, ecc...). Vi sono poi coloro che lavorano in alta quota, ad esempio gli operai del cantiere di Punta Helbronner (3400 m) sul Monte Bianco oppure i nostri alpini che si recano in paesi stranieri con fronti d’alta quota. Per dare risposte a tutti questi frequentatori della montagna ad Aosta è presente da alcuni anni un ambulatorio di medicina di montagna dove è possibile sottoporsi ad una visita di medicina di montagna ed avere consigli specifici, natural-mente ognuno rispetto al proprio obiettivo: una cosa è valutare un alpinista d’élite che ha sofferto di edema cerebrale a 7000 m e altra cosa è consigliare un cardiopatico sulle quote da rispettare. In casi selezionati viene eseguito un test in ipossia, cioè in altitudine simulata (4500 m circa) per valutare la sua risposta all’alta quota, in modo da potergli fornire consigli adeguati.

Ma la medicina di montagna non è solo prevenzione, è anche terapia, tanto che oggi si parla spesso di “montagnaterapia”.

Vi sono dati ormai certi che dimostrano come l’attività fisica regolare sia benefica sul sistema cardiovascolare, sul sistema nervoso, sul sistema immunitario e sull’ap-parato scheletrico. Fare attività fisica, infatti, previene malattie cardio e cerebrova-

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scolari quali infarto miocardico e ictus, protegge dalle infezioni e previene i danni ossei e le retrazioni dei tendini. Ciò è tanto più vero per le persono con patologie croniche, neoplasie e disabilità. L’attività fisica in ambiente montano poi fa ancora meglio, in quanto coniuga i benefici del fisico con quello della mente derivante dallo svolgimento dell’attività fisica in ambienti maestosi. È noto dal XIX secolo che la frequentazione della montagna a quote moderate (1500-2500 m) può dare benefi-ci a chi soffre di patologie polmonari come la tubercolosi e la bronchite asmatica cronica. Non è un caso se i sanatori vennero costruiti in montagna a circa 2000 m di quota. Più di recente si sono valutati pazienti con malattie psichiatriche come la psicosi depressiva cronica e la schizofrenia. Dopo periodi anche brevi di permanenza in montagna (una settimana), durante i quali venivano effettuate gite di gruppo ed attività all’aria aperta di tipo escursionistico, si sono dimostrati il miglioramento dei sintomi delle patologie di base e la riduzione dei dosaggi dei farmaci assunti. Ancora più recenti sono gli studi dell’attività fisica, non solo in montagna, su pazienti affetti da una neoplasia o che hanno subito un trapianto d’organo. Nel primo caso si è chia-ramente dimostrata la riduzione delle recidive di tumore (per es. nelle donne affette da neoplasia della mammella). Nei casi di pazienti trapiantati (fegato, cuore, rene), oltre a dimostrare la sostanziale sicurezza di svolgere attività fisica anche ad alta quota, si sono anche potuti accertare migliori parametri fisiologici e di conseguenza un miglior funzionamento dei nuovi organi.

Infine la montagna si è dimostrata essere un “toccasana” anche per gli anziani e per persone affette da una disabilità. Non è mai troppo tardi per cominciare a cam-minare in montagna: ne beneficiano sia la funzione a cardiovascolare che il sistema nervoso. Se il tipo di sforzo è consono all’età e alla patologia di base il cuore e la circolazione funzionano meglio, vi è un beneficio sull’equilibrio, sulle funzioni sen-soriali ed in ultima analisi anche sull’umore.

Riguardo alla disabilità l’ambulatorio di medicina di montagna ha partecipato a un recente studio in collaborazione con l’Università La Sapienza di Roma e l’Uni-versità di Pavia e con l’Associazione Italiana Vivere la Paraparesi Spastica Onlus (VIPS). Sono stati valutati 10 soggetti prima e dopo un soggiorno di una settimana in montagna durante il quale hanno svolto attività sportiva invernale. Fra i test effet-tuati: analisi del cammino, test cognitivi e neuropsicologici. Le analisi dei risultati sono in corso ma i risultati preliminari sono incoraggianti, dimostrano un netto mi-glioramento delle scale del benessere psicologico e delle caratteristiche del cammino verosimilmente per miglioramento del tono muscolare anche senza modificazione della terapia.

Speriamo in futuro di poter allargare il numero di soggetti e di poter effettuare studi simili anche su altre patologie croniche o disabilità.

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Andrea Borney

Allora chiudiamo con il video, che dura pochissimi minuti....(Proiezione video)...Bene, abbiamo concluso la prima sessione.Io volevo tirare un po’ le fila, ma non lo farò perché i tempi sono veramente stretti.

Dico solo una cosa: quella che oggi abbiamo visto è veramente una Valle d’Aosta in grado di proporre, nell’ambito del turismo sanitario, delle esperienze e delle oppor-tunità di eccellenza, forse non abbastanza conosciute. Ciò che manca, come si è detto anche oggi, è la “rete”, per mettere insieme le esperienze e soprattutto promuoverle.

Ho visto un servizio sul turismo molto interessante a Report, a inizio settimana, dove si faceva un confronto tra l’Italia e altri paesi europei come la Francia riguardo alla capacità di valorizzare le potenzialità del proprio territorio: noi italiani, nono-stante abbiamo forse le migliori montagne, il miglior patrimonio, la migliore cultura anche a livello europeo, non siamo in grado di promuovere tutto ciò adeguatamente, soprattutto utilizzando i nuovi mezzi di comunicazione. Quindi guardando verso i prossimi anni e verso la futura progettazione dovremmo lavorare non solo sui pro-dotti che ci sono ma anche sulla loro promozione.

A questo punto chiamo Roberto Presciani per la conduzione della seconda sessione.

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Seconda Sessione

GRUPPI DI LAVORO TEMATICI

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ModeratoreRoberto prescianipresidente Consorzio di Cooperative Sociali Trait d’Union

Credo che le cose che abbiamo visto e sentito ci dicano che la strada da percorrere è quella giusta ma è ancora lunga, qualche passo si è fatto, e c’è la fiducia di raggiun-gere gli obiettivi prefissati.

Abbiamo pensato di dividere coloro che sono presenti (confidando di rimanere nei tempi di lavoro previsti per un’ora) in due gruppi di lavoro.

Il primo gruppo sarà condotto dalla dottoressa Agneszka Stokowiecka e si trasfe-rirà nella saletta regionale con lo scopo di fare uno excursus sui temi del convegno per quella che è stata la programmazione europea fino al 2013 e per quello che è previsto nella prossima programmazione europea; presentare le esperienze, le inizia-tive concluse rispetto al tema della disabilità e del turismo, con uno sguardo, come dicevo, anche su ciò che ci aspetta nella programmazione dell’Europa 2014-2020.

Il secondo gruppo di lavoro, che si fermerà qui nella sala centrale, sarà condot-to dalla dottoressa Serenella Besio, direttrice del Dipartimento di scienze umane e sociali dell’Università della Valle d’Aosta. La dottoressa ci illustrerà qual è lo stato dell’arte rispetto alle capacità ricettive delle strutture della Valle d’Aosta, anche in questo caso con un’attenzione per quanto è stato fatto e per quanto si potrebbe anco-ra fare. In questo gruppo verrà presentato il lavoro di ricerca condotto dagli studenti del Dipartimento delle scienze umane e sociali dell’Università della Valle d’Aosta.

Seguirà poi un breve report di restituzione del lavoro fatto nei due gruppi1.La dottoressa Ketty Vaccaro chiuderà i lavori del Seminario.

ESPERIENZE MATURATE E NUOVE IDEE PER I PROGRAMMI COFINANZIATI DAI FONDI EUROPEI NEL PERIODO 2014-20120

Agnieszka Stokowieckafunzionario della Presidenza della Regione Autonoma Valle d’Aosta

Nel corso della programmazione 2007-2013 sono stati attuati sia i progetti di cooperazione territoriale con le attività specifiche riguardanti la salute e il benessere sia corsi di formazione nell’ambito del Programma Operativo Regionale Occupa-zione cofinanziato dal Fondo Sociale Europeo finalizzati a formare le nuove figure professionali oppure innalzare le competenze già in possesso da parte di operatori professionali.

1 Il reseconto dei lavori del gruppo coordinato dalla dottoressa Besio non è disponibile.

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In generale, si può notare sempre maggiore attenzione verso le attività rivolte alla salute e al benessere delle persone. In particolare, il progetto “Autour du Mont Blanc” del Programma Italia-Francia “Alcotra” ha realizzato, nel Comune di Morgex, il pri-mo percorso barefoot in Valle d’Aosta. Il percorso, lungo circa 700 m, permette di camminare su acqua, erba, fango, sassi, tronchi, ghiaietta, ciottoli, sabbia o muschio, permettendo di sperimentare le diverse sensazioni suscitate da questi materiali per rilassarsi e allontanare lo stress, riattivare la microcircolazione, aiutare a correggere la postura ed infondere nuove energie vitali. Un’altra attività riguardante la salute e il benessere è stata attuata nell’ambito del progetto “Trekking autour du Cervin” del Programma Italia-Svizzera che ha adattato, all’interno della Comunità Montana Monte Cervino, due partenze per il parapendio per l’utilizzo da parte di persone disa-bili. Le partenze di parapendio si trovano in posti raggiungibili da una strada carroz-zabile e permettono di far volare le persone disabili per lasciarli ammirare il sentiero di trekking della Gran Balconata, nonché i panorami e gli scorci che diversamente non potrebbero percorrere e vedere. Altri progetti di cooperazione territoriale che hanno trattato il tema del benessere sono: “Intégration et Bien-être dans les Alpes” del Programma Italia – Francia “Alcotra” che è stato approvato nel novembre 2012 e quindi non si può ancora parlare di un’esperienza maturata. Questo progetto mira ad aumentare il benessere delle persone disabili, mediante, tra l’altro, la sperimen-tazione di soggiorni transfrontalieri rispondenti alle loro esigenze con particolare attenzione ad attività di animazione all’aperto. Infine, il Programma Italia-Francia “Alcotra” ha finanziato anche il progetto “Resamont” che prevede la messa in rete di ambulatori di medicina di montagna al fine di promuovere lo scambio tra gli esperti e renderli maggiormente fruibili da parte delle persone che intendono dedicarsi alle attività sportive di alta quota.

Sono significativi i dati riguardanti la richiesta di accesso ai corsi di formazione nell’ambito del Programma Operativo Regionale Occupazione del Fondo Sociale Europeo, in quanto sono aumentati di circa il 300% le richieste di formazione speci-fica nel settore del benessere e delle competenze legate ai profili professionali ope-ranti nelle SPA e nei Centri benessere, quali per esempio i fisioterapisti, i massaggia-tori oppure le estetiste. Le richieste provengono sia da hotel che hanno investito nel settore che da centri benessere ed, infine, anche da liberi professionisti che operano presso le strutture di cui sopra o in studi privati.

Per quanto riguarda il nuovo periodo di programmazione 2014/2020, le bozze dei Regolamenti sui fondi, diffusi dalla Commissione Europea nel mese di ottobre 2011, partendo dalla Strategia Europa 2020 (crescita intelligente, sostenibile e inclusiva), de-finiscono 11 obiettivi tematici e le relative priorità di investimento. Ogni Programma cofinanziato dai fondi strutturali (FESR e FSE) dovrà operare una scelta più o meno ampia, ma comunque obbligata di concentrazione degli interventi. In particolare l’80 % delle risorse del Programma dovrà essere attribuito a quattro obiettivi tematici al fine di apportare maggiore valore aggiunto in relazione alla Strategia Europa 2020.

I futuri progetti aventi ad oggetto il tema del turismo possono essere riconducibili ai seguenti obiettivi tematici:

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1. l’obiettivo tematico 3 “promuovere la competitività delle piccole e medie impre-se, il settore agricolo e il settore della pesca e dell’acquacoltura”;

2. l’obiettivo tematico 6 “tutelare l’ambiente e promuovere l’uso efficiente delle risorse” - in particolare la priorità di investimento 6 c) prevede la valorizzazione delle risorse naturali e culturali del territorio;

3. l’obiettivo tematico 10 “investire nelle competenze, nell’istruzione e nell’ap-prendimento permanente” in particolare la priorità di investimento a) Investire nell’educazione, nella qualificazione professionale e nella formazione permanen-te sviluppando infrastrutture per educazione e la formazione e b) lo sviluppo e la realizzazione di programmi d’istruzione e formazione congiunti (CTE). Infine, si segnala che, nel corso dell’anno 2012 e 2013, sono state avviate le atti-

vità propedeutiche all’elaborazione dei vari Programmi e al momento non abbiamo notizie riguardanti gli obiettivi tematici che, nel rispetto dei limiti e delle condizioni accennati, ogni singolo Programma finanzierà.

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CONCLUSIONI

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Roberto Presciani

Due parole ancora mentre diamo la parola alla dottoressa Ketty Vaccaro.Voi tutti ci avete ringraziato per l’opportunità di questo Seminario, a nostra volta,

come Fondazione Courmayeur, CSV e Consorzio Trait d’Union, ringraziamo voi per la vostra attenzione e partecipazione.

ketty vaccaro responsabile Settore Welfare e Salute della Fondazione Censis

Anch’io concludo rinnovando il mio ringraziamento per questa giornata di lavoro comune.

Credo che le esperienze che ci siamo raccontati oggi dimostrino come ci siano molte strategie praticabili per dare concretezza allo sviluppo di un comparto così ar-ticolato, cioè ci sono già tante cose che voi fate e che, come si diceva adesso, possono essere messe a sistema.

Dell’estrema ricchezza delle cose che sono state dette, io volevo sottolineare al-meno due punti.

Il primo punto, che poi è stato richiamato con maggiore forza proprio dai grup-pi di lavoro, è il seguente: la cronicità e la disabilità non sono delle condizioni oggettive. Questo può sembrare un paradosso, ma è così. Perché? Perché le limi-tazioni dipendono dal contesto, cioè: in condizioni paragonabili, ci sono possibili-tà diversificate, molto diversificate, anche per i soggetti a parità di condizioni. Gli esempi che noi abbiamo visto (ambulatori, medicina della montagna) dimostrano come, agendo sul contesto, si agisce sulle limitazioni, nell’ambito di un concetto di benessere che è il più ampio e articolato possibile. La possibilità di intervenire sul contesto per modificare in senso positivo le limitazioni, quindi, credo sia uno degli esiti più importanti emersi oggi. Si tratta dunque di lavorare sul contesto per renderlo fruibile e per ridurre limitazioni che sono solo apparentemente oggettive. Questo riguarda sia la disabilità che la cronicità, ma anche la terza età, anche le dimensioni più diversificate.

Altro punto importante: agendo talvolta sulla dimensione più complessa, cioè l’accessibilità per i disabili gravi, si migliora tutta la qualità dell’offerta. È un po’ quello che è successo con l’esperienza delle mamme. Io non mi ero mai accorta delle difficoltà che ci sono ad attraversare la strada o a percorrere il marciapiede, prima di avere un passeggino da portare in giro. Cioè, ci si rende conto di alcune difficoltà nel momento in cui si vive un’esperienza anche molto più semplice e banale di quella della disabilità. Allora, migliorando l’offerta complessiva, forse per un bisogno più complesso, si riesce a migliorare complessivamente anche la qualità del sistema. Questa è un’altra lezione importante.

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Oggi si è molto parlato di terme. La Valle d’Aosta è ricca di esperienze e di po-tenzialità anche in questo campo. Io credo che sia stato dimostrato molto bene dalle esperienze illustrate stamane come possa essere vantaggioso assecondare i cambia-menti culturali della domanda, assecondando il filone del benessere, però quello sfondo di cambiamenti culturali che io oggi ho cercato di descrivere è una sorta di condicio sine qua non, cioè di condizione necessaria ma non sufficiente per garantire lo sviluppo nei termini realmente efficaci che noi vogliamo avere.

Quindi, è vero, le esperienze che voi avete raccontato dimostrano che, seguendo un bisogno che è sempre meno sanitario e sempre più complesso, si riescono a dare delle risposte che poi hanno un riscontro importante in termini di afflussi, di ritorni economici, di disponibilità crescenti. Questo bisogno è sempre più olistico, è sempre più globale, ed ha bisogno di trovare riscontro in un’offerta che ne tenga conto e che nello stesso tempo deve essere sempre più personalizzata per ottenere risultati posi-tivi in termini economici.

Mi è sembrata interessante, per esempio, l’esperienza delle Terme di Pré-Saint-Didier, in quanto è stata assecondata la volontà di autodeterminazione delle per-sone nelle scelte relative al benessere, limitando l’offerta controllata, riducendo la componente strettamente sanitaria e ampliando la dimensione del wellness. Io però credo che l’esperienza delle Terme di Pré-Saint-Didier non sarebbe così di successo, se non si fosse mosso anche tutto il contesto, se cioè non ci fosse stato anche un impegno collettivo (perché si tratta di agire come comunità per migliorare un bene che è di tutti come il paesaggio urbano), se non ci fosse stata anche una politica di rafforzamento dell’offerta.

Tutto questo per tornare agli ultimi resoconti molto interessanti del lavoro che è stato fatto.

Io penso che gli esempi sulla dimensione dell’accessibilità mostrino come, nono-stante le eccellenze, nonostante la buona volontà dei soggetti individuali, nonostante ci siano dei nodi della rete che funzionano benissimo, il problema sia la mancanza di collegamento, di sinergia, come qui è stato correttamente messo in luce. Allora è importante agire compiendo un percorso complesso, un percorso che naturalmente è bottom-up, cioè: bisogna usufruire della crescita dal basso delle esperienze, però per mettere queste esperienze a sistema è necessario che ci sia anche un intervento poli-tico, quella che una volta si chiamava “volontà politica”. Se non si sistematizzano le esperienze, se non le si riunisce sotto un’etichetta condivisa, riconoscibile, come qui è stato ben evidenziato, alla fine si ottengono singoli pezzi che possono anche fun-zionare, ma non si ottiene uno sviluppo sinergico di un comparto che duri nel tempo, strutturando un’idea o una potenzialità.

Io credo che, se si mettono insieme le esperienze (e oggi abbiamo visto che queste esperienze ci sono), poi si possano trovare anche le opportunità per pro-muoverle e farle diventare sistema. Oggi si è dimostrato che “se po’ fa’!”, come si dice dalle mie parti, però bisogna volerlo, non ci può essere solo un’azione di singoli operatori economici, di singoli soggetti del terzo settore, che pure sono molto all’avanguardia nel comparto, ci vuole un intervento sinergico che sfrutti

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la capacità di sviluppo dal basso, ma che riesca in qualche modo a coagulare un obiettivo condiviso.

L’esperienza del piccolo comune che mette insieme le sensibilità individuali per abbellire il proprio territorio e renderlo più fruibile è un’esperienza emblematica, perché sono i singoli cittadini che si impegnano, ma si impegnano guidati in qualche modo dall’istituzione. Io credo che questa sia una strada percorribile, una strada che tutti noi ci auguriamo, per il bene del nostro Paese, di poter finalmente intraprendere.

Grazie per la vostra attenzione.

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GIAMPIERO DAGLIO

1.Serata al camping “Gran Paradiso” in Valsavarenche

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2.Escursione in ghiacciaio

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3.Veduta aerea del Centro Paolo VI in Casalnoceto (AL)

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ALESSANDRA UVA

1.Panorama

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2.Panorama Orrido

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3.Municipio fiorito

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4.Cartolina - Collezione Luisella Perrod

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5.Arredo urbano - Piramide fiorita

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6.Logo Margherita

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7.Municipio fiorito

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9.Manifestazione B-EAU

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10. Passerella a sbalzo sull’Orrido

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11.Arredo urbano - Vaso in ricordo di Mario Lanier

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Finito di stamparenel mese di dicembre 2013presso Musumeci S.p.A.

Quart (Valle d’Aosta)

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Enti fondatoriCensis

Centro nazionale di prevenzione e difesa sociale

Comune di CourmayeurRegione Autonoma

Valle d’Aosta

Via dei Bagni, 1511013 Courmayeur,

Valle d’AostaTel. (0165) 846498 - Fax (0165) 845919

www.fondazionecourmayeur.itE-mail: [email protected]

C. F. 91016910076

Il volume è anche disponibile su www.fondazionecourmayeur.it

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Turismo, salute e benessere in montagna

Quaderni della Fondazione - 40 Cahiers de la Fondation - 40Q

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