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Quaderni di Casa America annoVIII numero1 BOLIVIA

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Quaderni di Casa America

anno•VIII numero•1

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Quaderni di Casa America

anno•VIII numero•1Autorizzazione Tribunale di Genova n. 21208

Abbonamento annuale ordinario € 50, abbonamento sostenitore € 100

Fondazione Casa America - Via dei Giustiniani, 12/4Tel. 010 2518368 - Fax 010 2542183 [email protected] www.casamerica.it

Presidente: Roberto Speciale

Consiglio d’amministrazione: Angelo Berlangieri, Federico Massone, Luigi Merlo, Bernardino Osio, Piera Ponta, Miguel Ruiz-Cabañas, Victor Uckmar (vicepresidente), Stefano Zara

Coordinatrice delle attività: Carlotta Gualco

Direttore Responsabile: Fabrizio De Ferrari

Stampa: Essegraph Srl - Genova

In copertina: dettagli delle opere in mostra

Progetto grafico: Elena Menichini Hanno collaborato: Amina Di Munno, Alessandro Pagano ed Erika NorandoReferenze fotografiche: Pietro Tarallo (pp. 60-62);tutte le altre immagini sono state fornite dall’Ambasciata di Bolivia in Italia

Realizzazione editoriale© De Ferrari Comunicazione S.r.l. Via D'Annunzio, 2/3 - 16121 GenovaTel. 010 5956111 - 010 587682 - 010 460020Fax 010 0986823 - cell. 348 [email protected]

L’editore rimane a disposizione per gli eventuali diritti sulle immagini pubblicate. I diritti d’autore verranno tutelati a norma di legge.

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* Saluto di Evo Morales Ayma 5

Roberto SpecialeEditoriale 7

* Antolìn Ayaviri GomezBolivia e Italia, una storia di fratellanza 10

Stato plurinazionale della Bolivia - scheda tecnica 12

Placido VigoFelice LongobardiLa presenza degli italiani in Bolivia 13

* Il Modello Economico Sociale Comunitario Produttivodello Stato Plurinazionale di Bolivia 17

* Álvaro Arnez PradoL’urea in Bolivia è il pane del domani 21

Sergio MarinelliRelazioni Bolivia-UE 23

Interscambio Italia-Bolivia 26

Giorgio Malfatti di Monte TrettoLo Stato Plurinazionale di Bolivia 30

Cristián BillardiRafael Vergara SandóvalIncentivi e ostacoli agli investimenti stranieri in Bolivia 32

Daniela BarberisBolivia, terra di lotte e di conflitti irrisolti 35

* Nemesia Archacolo TolaQuinoa reale, il grano d’oro: “un contributo dalla Boliviae dalla Regione andina al mondo” 39

Mauro MariottiSguardo sulla Biodiversità della Bolivia 43

Sommario

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* Eduardo Rodriguez Veltzé* Farit L. Rojas TudelaIl mare boliviano 50

* Pablo Rendón LizarazuRicerche Archeologiche 54

Bernardino OsioRicordi di viaggi e cooperazione culturale in Bolivia 56

Pietro TaralloLa Ruta del Che sui luoghi della sua morte 60

Giacomo Walter CavalloMonsignor Federico Lunardi 63

Italiani in Bolivia 67

* Ricardo G. * Michel R.Bolivia nell’Expo Milano 2015 70

* Ruth Suxo MartínezBolivia turistica 74

* Lola Sequeiros Lordemann* Susana ClavarinoLa Bolivia vi aspetta 77

* I presenti testi sono traduzioni dallo spagnolo a cura dell’Ambasciata di Bolivia in Italia

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Un cordiale saluto a voi fratelli e sorelled’Italia, della Bolivia e del Mondo, perdirvi che è un nostro desiderio quellodi lavorare in un contesto di pace, ar-monia, solidarietà e complementarietàtra tutti i popoli del mondo col fine diVIVERE BENE ed in armonia con la no-stra “Pachamama”, per tutti la nostraMadre Terra, la grande patria, l’unicache ha l’umanità.Rivolgo il saluto dei Movimenti SocialiBoliviani a tutti i Movimenti Sociali delMondo che lavorano per un domanimigliore per tutti, con uguaglianza,equità e corresponsabilità.Dal 2009, ogni 22 gennaio ricordiamo lafondazione dello Stato Plurinazionaledella Bolivia come uno Stato di dirittoche nasce dalla volontà sovrana del po-polo Boliviano, che si riconosce e si au-todefinisce multiculturale e multilingue.All’inizio del mio terzo mandato comepresidente che rappresenta i movimentisociali, contadino originario del miopaese, posso dire che ci sono state ge-stioni amministrative di governo che

hanno portato avanti diversi cambia-menti, tra cui il principale è la traspa-renza, avendo creato a tal fine un Mi-nistero di lotta contro la corruzione.Oggi possiamo dire che la crescita dellaBolivia è sostenibile, dopo molti anniin cui abbiamo avuto un debito inter-nazionale “impagabile”, oggi abbiamoun’economia sana che cresce e viviamoin uno Stato di diritto che non è solostabile ed equilibrato, in più lavoriamoe crediamo in un futuro migliore pertutti, contribuendo alla costruzione diuna comunità internazionale più giusta,democratica e complementare.Con questo spirito d’integrazione, laBolivia ha intrapreso un procedimentoper diventare un membro a pieno titolodel MERCOSUR; ha ottenuto la con-solidazione dell’ALBA-TCP e apportatoi concetti di complementarietà al-l’UNASUR e CELAC; in questo conte-sto, il 2013 è stato l’anno internazionaledella Quinoa, riconosciuta dalla FAOcome alimento unico, date le sue grandiproprietà; essendo stato onorato con la

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Saluto di Evo Morales Ayma

PRESIDENTE COSTITUZIONALE DELLO STATO PLURINAZIONALE DELLA BOLIVIA

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nomina di Ambasciatore Speciale dellaQuinoa da quest’Organismo Interna-zionale. Nel 2014 la Bolivia ha assuntola Presidenza del Gruppo 77 + Cina,motivo per cui la Bolivia ha proposto ilprimo Vertice dei Capi di Stato a SantaCruz de la Sierra, che si è concluso conuna dichiarazione congiunta dei Capidi Stato con 242 punti nella ricerca diuno sviluppo armonioso con pace ed

equità per tutti i paesi del mondo. Al-l’inizio del 2015 siamo sicuri che la sto-ria, la coscienza della comunità inter-nazionale, la ragione ed il dirittoaccompagnano la Bolivia nella suaistanza marittima e che, insieme al po-polo cileno, troveremo la formula cheporrà fine per sempre al confinamentodella Bolivia permettendoci di avere unaccesso sovrano al mare.

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Buo blanco del Parco Nazionale Madidi

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Abbiamo deciso, assieme all’Ambasciatadi Bolivia a Roma, di pubblicare questonumero di “Quaderni di Casa America”dedicandolo interamente ad un Paeseimportante e affascinante dell’AmericaLatina come la Bolivia ma poco cono-sciuto in Italia, ingiustamente.Questo è un primo impegno quindi,parziale, al quale mi auguro seguirannoaltri momenti di approfondimento e diindividuazione di alcuni temi sui qualidialogare.Molti degli articoli sono pregevoli e ric-chi di spunti interessanti e rappresen-tano bene questo tentativo di descrivere

una realtà complessa, storica ed attuale.Se si escludono gli esperti e i turisti con-sapevoli, cosa si sa in media della Boliviain Italia? Che è un Paese con grandi alti-tudini, con una ricchissima biodiversità,con un presidente di origine india chenegli ultimi anni ha fatto parlare moltodi sé e che è stato recentemente ricon-fermato dalle elezioni in modo netto.Se ragioniamo sulla storia anche re-cente, ciò che si ricorda di più è che visono stati in quel Paese, come in moltialtri paesi dell’America Latina, diversedittature militari e molti conflitti socialied etnici che hanno visto protagonistein particolare le popolazioni originarie.Si ricorda che nel 1964 il generale Bar-rientos prese il potere a nome dei militarie che è in quel periodo che si sviluppaun embrione di guerriglia condotta dal“Che” (Ernesto Guevara), infine catturatoed ucciso il 9 ottobre 1967 su ordinedel Generale. Si ricorda che la Boliviaera inclusa nel Plan Condor, cioè il pro-getto degli Stati Uniti di militarizzare ilcontinente sud-americano e con Garcia

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Editoriale RobeRto SpecIalePRESIDENTE DI FONDAZIONE CASA AMERICA

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Meza Tejado si raccolsero nel Paesemolti fascisti ed ex nazisti per sostenerlo.Si ricordano la presenza in Bolivia delterrorista italiano Stefano Delle Chiaiee del boia nazista Klaus Barbie, que-st’ultimo estradato in Francia, final-mente, nel 1982. È sì vero che l’indipendenza della Boliviadalla Spagna fa data dal 6 agosto 1825ma si deve attendere il 1952 per avere,con Victor Paz Estenssoro, il suffragiouniversale, una prima riforma agraria, lanazionalizzazione di alcune miniere distagno. E quasi subito dopo vengono imilitari, lo scontro politico, sociale, etnico,gli attentati ai diritti civili.Non è più così! Dal 2006 Evo Morales eil MAS (Movimento al Socialismo) go-vernano la Bolivia ed hanno finora ga-rantito stabilità politica democratica eduno sviluppo forte, una crescita mediaannua del 5%. Nel 2006 si è procedutoalla nazionalizzazione degli idrocarburi,nel 2008 la Bolivia è dichiarata nazionelibera dall’analfabetismo, nel 2009 si èdato vita, con un referendum, ad unanuova Costituzione ed intanto il tasso dipovertà, dicono gli analisti, in 10 anni èdiminuito dal 38 al 18%.Questo è solo l’inizio: i problemi accu-mulati e i dislivelli tra i territori e nellapopolazione richiedono ancoraun’azione costante e decisa. Non tuttiovviamente hanno condiviso alcunedelle misure assunte dalla Presidenzae dal Governo ed esiste un’opposizionecostituita nelle ultime elezioni dal bi-nomio Samuel Doria Medina - Ernesto

Suarez e che rappresenta soprattutto iterritori di pianura e più ricchi. C’èmolto da fare, ovviamente, per aprire ilPaese agli investimenti e per farlo cre-scere dal punto di vista economico etecnologico allargando il mercato in-terno, appianando le diseguaglianze,mantenendo un livello alto di demo-crazia e di partecipazione in un Paesedi circa un milione di chilometri qua-drati con poco più di 10 milioni di abi-tanti, con 36 etnie e diverse lingue, construtture pubbliche non sempre diffuse,con un sistema sanitario e scolastico inparte privato.In Bolivia l’emigrazione europea e italianaè stata scarsa dal punto di vista quanti-tativo ma significativa dal punto di vistaculturale ed imprenditoriale. In compensosono tantissimi i boliviani all’estero, nelcontinente americano a Nord e a Sud(in particolare in Brasile e in Argentinasi calcolano due milioni di immigrati odi discendenti da essi). In tempi piùrecenti l’emigrazione si è rivolta ancheall’Europa, in Spagna soprattutto (250.000-300.000 presenze), ma anche in alcunezone d’Italia (Lombardia, Liguria, Pie-monte, Lazio, ecc.). Si è aperta forse in Bolivia una nuovafase storica che chiude con un passatoarretrato.L’Italia può e deve fare la sua parte,come già sta facendo, con la coopera-zione allo sviluppo ma ancora più conl’interscambio economico, ad oggi an-cora modesto, e con lo scambio cultu-rale. Per questo però c’è bisogno che la

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Presidenza e il Governo boliviano siaprano maggiormente al rapporto conl’Italia e l’Europa e alle opportunità chene potrebbero derivare.Abbiamo in Italia due occasioni impor-tanti per consolidare queste relazioni:l’Expo di Milano che inizierà a maggioe la VII Conferenza nazionale Italia-America Latina e Caraibi a giugno.Spero che le utilizzeremo pienamente.Il 2015 è anche l’anno della cultura ita-liana in America Latina. Mi auguro che

il nostro Governo, le Ambasciate ita-liane, gli Istituti di Cultura e la realtàimprenditoriale vogliano proporre o so-stenere una serie di iniziative di qualitàin tutto il continente per valorizzare ilnostro principale differenziale compe-titivo nel mondo, cioè la cultura e sonosicuro che l’Ambasciata a Roma dellaBolivia e Fondazione Casa Americacontinueranno la loro collaborazioneper organizzare altri appuntamenti si-gnificativi nei nostri due Paesi.

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L’Associazione Amici di Casa America organizza corsi di spagnolo, portoghese e inglese tenuti da docentimadrelingua laureati che utilizzano il metodo comunicativo.I corsi collettivi suddivisi in vari livelli sono offerti a gruppi di massimo 12 persone e hanno inizio dall’au-tunno sino alla primavera, con moduli di 30, 48 o 60 ore.lIngua Spagnola

(4 livelli: principiante – intermedio – avanzato – conversazione e cultura)

lIngua poRtogheSe

(3 livelli: principiante – intermedio – avanzato)

lIngua IngleSe

(livello principiante)Inoltre l’Associazione organizza corsi di italiano per stranieri suddivisi in moduli mensili e ripetibilidella durata di 12 ore ciascuno.Sono previsti anche:• Corsi individuali di spagnolo, portoghese e inglese• Corsi presso le aziende e le scuole di spagnolo, portoghese e inglese• Corsi di preparazione ai diplomi D.E.L.E. e CILS• Servizio traduzioni e interpretariato (italiano – spagnolo – portoghese)• Accesso alla biblioteca con servizio prestitoper tutte le informazioni potete rivolgervi alla segreteria della Associazione Amici di Casa America, aperta dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 19 presso via dei Giustiniani, 12/3o telefonando allo 010 [email protected] - www.casamerica.it

Corsi di lingua dell’Associazione Amici di Casa America

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L’Europa, inclusa l’Italia, alla fine delXVIII secolo e nelle prime decadi delXX secolo, ha subito diverse ondate dicrisi economiche che hanno portato glieuropei a far parte di diverse diasporemigranti che hanno visitato e hannostabilito la presenza europea nel gio-vane continente americano. Oltre 50 milioni di europei hanno la-sciato il continente tra il 1800 ed il pe-riodo della prima guerra mondiale; 30milioni si sono stabiliti in Nord Ame-rica, dall’Alaska al Sud degli Stati Unitie 11 milioni in America Latina.La terra è stata ed è popolata, articolatae reintegrata da queste diaspore dei po-poli in incontri migratori tra diversigruppi e, come la storia racconta, nonsempre pacifici e felici, ma sono stateesperienze arricchenti che hanno tra-sformato il pensiero umano. È proprio in questi tempi di crisi chel’umanità riconosce, attraverso la suastoria, che deve scegliere tra intrapren-

dere il cammino di una visione rinno-vata o mantenere la sua vecchia dina-mica che l’ha portata alla crisi presente.È in questi tempi di cambiamenti chesono necessarie nuove esperienze eproposte per andare avanti nello svi-luppo della nostra civiltà.Questa è la nostra storia, la storia diuno Stato Plurinazionale e Pluricultu-rale che, nella sua pluralità mantienel’unità, con una stessa storia ed unostesso sentire, di uno stesso pensiero,di popoli che, nella loro diversità, sonouniti; questa è la Bolivia di Oggi che èlibera e simbolo di libertà.La Bolivia nei prossimi secoli non sarà lastessa del XX secolo: questo nuovo se-colo, inizio del nuovo millennio, ha com-portato il cambiamento della matriceproduttiva decadente verso una nuovaMatrice Produttiva in armonia con l’uomoe con la Madre Terra, che è arrivata nellapresente generazione facendo della Bo-livia una società comunitaria.

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Bolivia e Italia, una storia di fratellanza antolín ayaVIRI g. AMBASCIATORE STRAORDINARIO E PLENIPOTENZIARIO DELLO STATO PLURINAZIONALE

DELLA BOLIVIA PRESSO LA REPUBBLICA ITALIANA

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Manteniamo viva la visione di una Po-litica Estera di decolonizzazione, basatasulla filosofia del vivere bene, espressanella Diplomazia dei popoli per la Vita,che propone alla comunità internazio-nale la questione importante di questagenerazione, quello che si costruisceoggi interesserà il futuro dell’umanitàe la sua permanenza nel seno della “Pa-chamama – la Madre Terra”. Crediamo di dover guardare ad un’aspi-razione più alta, vivere bene in armoniacon la madre terra, l’unica madre del-l’umanità.Questa nuova realtà comporta nuovearticolazioni che richiedono una nuovavisione; quella che propone la Bolivia,da una posizione pacifista, articolata,umanista, universalista, che chiama adeporre gli estremi del radicalismo raz-ziale, discriminatorio verso posizioniomogenee da tutti i suoi aspetti, a con-siderare la grande importanza che ha ilpreservare l’ambiente in cui vive l’uma-nità “La Pachamama – la Madre Terra”in quanto l’umanità è una sola ed il suohabitat è il ventre della “Pachamama”. Con questo pensiero devo unirmi all’in-

vito fatto dal Ministro degli Affari Esteridella Bolivia, l’Ambasciatore David Cho-quehuanca Céspedes, nella sua “Letteraaperta ai Popoli del Mondo”, sul principiodi vivere in Armonia con la Natura e laprotezione dell’integrità della MadreTerra (http://www.cancilleria.bo/cartaa-bierta), che nella sua parte finale segnalaquanto segue:“Pensiamo che gli obiettivi devono sot-tolineare l’importanza di cambiare ilmondo verso uno in cui la Madre Terrasia protetta e la crescita, l’industrializ-zazione, l’infrastruttura e lo svilupposi trovino nel contesto dell’armoniacon la natura. Chiediamo rispettosa-mente a tutti quelli che partecipanonella definizione dell’Agenda Post2015, che prendano in considerazionequesta nostra richiesta che è anche larichiesta delle popolazioni indigene edei popoli del mondo. Invitiamo tuttii fratelli e sorelle che si sentono iden-tificati con questa chiamata dalla Ma-dre Terra a sottoscrivere questa lettera.9 luglio 2014. David ChoquehuancaCéspedes, Ministro degli Affari Esteridello Stato Plurinazionale di Bolivia”.

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Forma di Governo: Repubblica presidenzialeSuperficie: 1 098 581 kmq

Popolazione: 10 027 254 ab. (cens. 2012)Densità: 9,13 ab./kmq

Coordinate: lat. 10° - 23° S; long. 70° - 57° WOra GMT -4

Capitale: Sucre (capitale legale) 237 480 ab. (2012); La Paz (sede del Governo)757 184 ab. (2012); La Paz l’agglomerato urbano 1 680 520 ab. (2012)

Unità monetaria: bolivianoIndice di sviluppo umano: 0,667

Presidente e capo del Governo: Evo Morales (MAS), eletto il 18 dicembre2005, rieletto il 12 ottobre 2014

Membro di Mercosur, OAS, ONU, WTO

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Stato plurinazionale della Bolivia

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L’imponente Cordigliera delle Ande conle sue altissime vette, l’esuberante re-gione amazzonica, il freddo, agricolo einfinito altopiano, le estese e soffocantipianure del Chaco, le vallate tropicalidegli Yungas e del Chapare, le collinedella Chiquitanía segnate tutt’oggi dal-l’arrivo delle riduzioni gesuitiche, pla-smano l’essenza geografica dello StatoPlurinazionale della Bolivia. Un Paesesito nel cuore del Sudamerica andino,che presenta un’enorme diversità sociale,culturale, biologica e climatica, e la cuisuperficie è pari a circa tre volte quelladell’Italia; un Paese che negli ultimianni sta sperimentando un profondoprocesso di cambiamento e rinnova-mento politico, economico e sociale,segnato dalla leadership del primo pre-sidente indigeno della sua storia, EvoMorales.La presenza italiana in queste lontaneterre risale alla prima metà dell’Ottocento,allorché gruppi di emigrati provenientida Cile ed Argentina iniziarono a stabi-lirvicisi, accompagnando il processo di

costruzione della Repubblica iniziato conla proclamazione dell’Indipendenza il 6agosto 1825. Durante il ‘900 altri gruppidi italiani si stabilirono nel Paese suda-mericano, dando vita ad interessanti realtàimprenditoriali soprattutto nei settori deltessile e dell’alimentare. La storia e laportata dell’emigrazione italiana in Bolivianon sono certo paragonabili a quelle deivicini Brasile, Cile, Argentina o Perù, mava comunque segnalato che nel corsodegli ultimi due secoli la nostra presenzasi è mantenuta su livelli costanti e conuna leggerissima tendenza alla crescita,sino ad arrivare ai circa 3.500 connazionaliche risiedono oggi in Bolivia.A fronte di un intercambio commercialeche fa registrare valori piuttosto conte-nuti, le relazioni bilaterali Italia-Boliviasono oggi marcate da un’estesa colla-borazione sul piano della cooperazioneallo sviluppo, sicuramente l’elementodi maggior rilievo che descrive le attualirelazioni tra i due Paesi. L’impegno ita-liano nel settore, formalmente avviatonel 1986 con la firma dell’Accordo di

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La presenza degli italiani in Bolivia placIdo VIgoAMBASCIATORE D'ITALIA IN BOLIVIA

FelIce longobaRdIDIRETTORE DELL'UFFICIO REGIONALE DI COOPERAZIONE UTL

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cooperazione tecnica fra il Governo ita-liano e boliviano, prevede infatti unaserie di programmi di sostegno alle po-litiche di riduzione della povertà ed aipiani di sviluppo del Paese che, tra gliinterventi di maggior impatto, hannoportato in questi anni alla costruzionedi importanti opere infrastrutturali (l’ae-roporto Jorge Wilstermann di Cocha-bamba e l’Ospedale Daniel Bracamontedi Potosí su tutti), alla cancellazionedel debito estero della Bolivia e all’ese-cuzione di importanti iniziative nei set-tori trasporti, risorse idriche, salute,agricoltura, sicurezza alimentare, svi-luppo rurale, infanzia, turismo, aiuto insituazioni di emergenza e ambiente.Nell’ottica di un rafforzamento e con-solidamento della presenza della Coo-perazione Italiana in Bolivia, è attiva

dal 2008 l’Unità Tecnica Locale (UTL)di cooperazione del Ministero degliAffari Esteri e della Cooperazione In-ternazionale, a cui competono la pro-grammazione, esecuzione e supervisionedelle attività di aiuto allo sviluppo fi-nanziate dall’Italia in quattro Paesi dellaRegione Andina (Bolivia, Perù, Ecuadore Colombia). Limitatamente alla Bolivia, la pro -grammazione delle attività di coopera-zione si fonda sulle indicazioni formulatedalla Commissione Mista Italia-Boliviadel 2009 e sulle priorità fissate dal Go-verno boliviano nel proprio Piano Na-zionale di Sviluppo; attualmente si con-tano 27 iniziative finanziate dall’Italia,per un finanziamento complessivo chesupera gli 85 milioni di Euro, distribuitinei seguenti settori:

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Progetti finanziati dall’Italia in Bolivia (2014)

Settore Numero di progetti Totale (Euro)

Salute 3 26.572.898Emergenza 2 1.180.000Ambiente e Risorse Idriche 6 33.183.714Educazione e Protezione dei minori 1 1.141.830Agricoltura e Sicurezza Alimentare 6 6.845.419Innovazione e Sviluppo Locale 6 3.919.011Turismo 3 12.750.770Totale 27 85.593.642

L’aiuto italiano incide, quindi, su settoricentrali nel quadro della strategia na-zionale di sviluppo e opera in stretto

coordinamento con le piattaforme deidonatori attive nel Paese. In questosenso, si segnala che l’Italia è ad oggi

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uno dei principali promotori delle istanzedi coordinamento di agenzie ed istitutidi cooperazione che lavorano in Bolivia,e che nel secondo semestre del 2014ha esercitato la presidenza del GRUS,il foro di alto livello dei donanti presentinel Paese. Al contempo, la nostra coo-perazione si è inserita attivamente nelprocesso denominato “European Coor-dinated Response for Bolivia”, che porterà,nel 2017, all’attuazione del meccanismodel Programma Congiunta nel Paeseandino.Va poi rilevata la significativa collabora-zione in essere con le diverse agenziedel Sistema delle Nazioni Unite (FAO,

UNICEF, WFP, OMS e UNODC in par-ticolare) e l’importante percorso di pro-grammazione intrapreso con due grandiistituti finanziari regionali, la Inter-Ame-rican Development Bank (IADB) e laBanca di Sviluppo dell’America Latina(CAF), per l’attivazione, esecuzione esupervisione di progetti in tutto il Paese.Il sistema dell’aiuto italiano, oltre al-l’azione della cooperazione ‘governativa’,si avvale anche della partecipazione didiverse Ong italiane (14 attualmenteoperative) che da anni lavorano nelPaese. Tali realtà vanno a completare eperfezionare l’intero programma di at-tività di aiuto allo sviluppo promosso

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Missione gesuita a San Ignacio de Velasco

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dall’Italia, apportando un importantecontributo strategico in ragione dellaloro prossimità alla società civile e dellacapillare presenza sul territorio. Il panorama della presenza italiana inBolivia, infine, deve necessariamentetener conto dello sforzo profuso dallenumerose missioni di stampo laico ecattolico che da più di mezzo secolosono impegnate in tutte le regioni delPaese (particolarmente nelle aree diCochabamba, Santa Cruz, La Paz e ElAlto), con interventi che incidono suisettori della salute, educazione, sicurezzaalimentare e infanzia, volti a migliorarele condizioni di vita ed a garantire idiritti basici delle classi più disagiate.Si segnala, inoltre, che alcuni esponentiitaliani della Chiesa Cattolica, dopoanni di duro lavoro nel Paese, hannovisto riconosciuto il proprio sforzo sinoad occupare ruoli principali della ge-rarchia ecclesiastica locale. Per citaredue esempi, si ricorda che Padre EugenioCoter è attualmente Vicario apostolicodel Dipartimento del Pando; MonsignoreEugenio Scarpellini, da parte sua, è in-vece Vescovo della popolosissima Diocesidi El Alto e, parimenti, Segretario Na-

zionale della Conferenza EpiscopaleBoliviana.Il lavoro della nostra cooperazione allosviluppo, congiuntamente alle iniziativeportate avanti dalle organizzazioni nongovernative e all’impegno dei missionaricattolici, laici e dei molti volontari di as-sociazioni private che operano instan-cabilmente accanto alle fasce più poveree vulnerabili della popolazione boliviana,costituiscono oggi il segnale tangibile epiù che mai vivo della presenza italianain Bolivia. La piccola comunità italiana,benvoluta e rispettata, si sta progressi-vamente affermando anche grazie al re-cente arrivo di piccoli-medi imprenditoriche operano, principalmente, nel com-parto della ristorazione, dell’alimentaree dell’importazione di prodotti vari; unulteriore rafforzamento della presenza edell’identità italiana sarà inoltre reso pos-sibile dall’elezione del primo COMITESitaliano in Bolivia (Comitato rappresen-tativo degli Italiani all’Estero), che avverrànell’aprile 2015 e costituirà un importantestrumento in termini di rappresentatività,unione, organizzazione, promozione cul-turale ed economica della collettività ita-liana in Bolivia.

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Lo scenario della crisi strutturale delCapitalismo - che si manifesta nella crisifinanziaria, climatica, energetica, ali-mentare, idrica, di politiche macroeco-nomiche e finanziarie - ed i risultati ne-gativi del modello neoliberalenell’economia boliviana, la povertà, ladisugualianza ed altri, evidenziaronol’imperiosa necessità di creazione di unnuovo modello economico. In questomodo, è emerso il Modello EconomicoSociale Comunitario Produttivo(MESCP) fatto dai boliviani per l’eco-nomia boliviana, un modello che pia-nifica la crescita e lo sviluppo basatosull’utilizzo delle risorse naturali per iboliviani, che unisce economia e sociale.Questo modello è stato implementatodal 2006 con il governo del PresidenteEvo Morales Ayma. I fondamenti delMESCP sono: i) la crescita e lo sviluppobasati sull’utilizzo delle risorse naturaliper il beneficio delle e dei boliviani (an-titesi della teoria della “maledizionedelle risorse naturali”); ii) la proprietà

del surplus economico da parte delloStato (nazionalizzazione); iii) la ridistri-buzione del reddito, in particolare tra ipoveri e iv) la riduzione della povertà edella disuguaglianza sociale. Il MESCP individua due pilastri: il set-tore strategico che genera reddito ed ilsettore di entrate e di impiego. Nelprimo vengono individuati tre settoristrategici: idrocarburi, l’estrazione mi-neraria e l’elettricità. Nel secondo si tro-vano l’industra manufatturiera, il turi-smo, l’abitazione, lo sviluppo agricoloe altri. Inoltre, lo Stato assume il ruolofondamentale di ridistribuzione, ma an-che di produttore, industrializzazione,investitore, banchiere e altri che sianonecessari. Così, il funzionamento delmodello prevede la ridistribuzione delsurplus generato dal settore strategicoverso il settore che genera reddito edoccupazione e anche, in modo diretto,alla popolazione mediante trasferimenticondizionali, sussidi incrociati, aumentisalariali ed altre politiche sociali.

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Il Modello Economico SocialeComunitario Produttivodello Stato Plurinazionale di Bolivia A CURA DEL MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLA FINANZA PUBBLICA BOLIVIANO

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I risultati dell’applicazione del MESCPin Bolivia si traducono nel miglioramentodegli indicatori macroeconomici e sociali.La crescita del PIL in Bolivia è miglioratanegli ultimi 8 anni raggiungendo unamedia annua del 5,0%, al di sopra diquello registrato nel periodo 1998-2005del 2,9%, con una crescita sostenuta, no-nostante il contesto di crisi internazio-nale. La crescita è trainata principalmentedalla domanda interna, grazie alle poli-tiche di ridistribuzione delle entrate edai crescenti livelli di investimenti pubblici.I livelli storici di riserve internazionalinette all’11 dicembre 2014 hanno rag-giunto USD 15.724 milioni, più di nove

volte il livello registrato nel 2005 (USD1.714 milioni). Il settore pubblico ha re-gistrato avanzi di bilancio per 8 anni con-secutivi dal 2006, dopo 66 anni di per-manente deficit fiscale, grazie allagestione responsabile delle finanze pub-bliche. L’aumento dei depositi e creditinel Sistema Finanziario ha raggiunto ilprimo USD 17.080 milioni a novembre2014 - quasi 5 volte qullo del 2005: USD3.711 milioni e il secondo USD 13.629milioni, nello stesso periodo - 4 voltequello del 2005: USD 3.106 milioni. Conuna percentuale di mora soltanto del1,7% più basso della regione - ben al disotto del 10.1% del 2005.

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Modelo económico social comunitario productivo

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Fuente: Banco Central de Bolivia (BCB) Elaboracion: Ministerio de Economia y Finanzas Publicas, Unidad deAnalisis y Estudios Fiscales (UAEF)

Fuente: Instituto Nacional de Estadistica Elaboracion: +Ministerio de Economia y Finanzas Publicas, Unidad deAnalisis y Estudios Fiscales (UAEF)

America Latina: Indice de Gini2005 y 2012(p) (En valores entre 0-1)

America del Sur: Pobreza Extrema2005 y 2012 (En porcentaje)

Nel sociale, il tasso di disoccupazioneè sceso dal 8,1% nel 2005, al 3,2% nel2013, il livello più basso della regione.Dal 2011 la Bolivia non è più il paesepiù povero della regione; la povertàestrema è scesa dal 34,7% nel 2005 al18,7, nel 2013 una delle riduzioni più

significative della regione. Ha, inoltre,migliorato la distribuzione del reddito,il coefficiente di Gini è caduto dal 0,60nel 2005 al 0,47 nel 2013, ubicando laBolivia come il sesto paese dell’Ame-rica Latina con la migliore distribu-zione del reddito.

Bolivia: Incidencia de la demanda in-terna y exportaciones netas en el PIB

(En porcentaje)

Bolivia: Reservas internacionales netasdel BCB al 11 de diciembre 2014 (En

millones de USD)

(a) Dato mas cercano 2004; (b) Dato mas cercano 2006; (c)Dato mas cercano 2011 Fuente: UDAPE en base a Encuestade Hogares del Instituto Nacional de Estadistica (INE); Co-mision Economica para America Latina y el Caribe (CEPAL)

Elaboracion: Ministerio de Economia y Finanzas Publicas,Unidad de Analisis y Estudios Fiscales (UAEF)

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Gli indicatori macroeconomici rispec-chiano gli indicatori microeconomici.Infatti, la popolazione boliviana oragode di una migliore qualità della vitae di reddito più alto, espresso in au-mento del consumo di servizi di baseche ha registrato un tasso di crescitamedia annua del 6% tra il 2006 e il2013; il fatturato dei ristoranti e super-mercati è pasato da USD 137 milioninel 2005 a USD 968 milioni nel 2013(605% di aumento) e il numero di contidi risparmio che sono aumentati di circa6 milioni tra dicembre 2005 e novembre2014, essendo il maggiore aumento re-lativo ai conti di meno da USD 500,vale a dire, delle persone che in prece-denza non potevano risparmiare.

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Laguna boliviana

Casa Nacional de la Moneda. Potosí

Veduta di La Paz

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Lo stabilimento di Urea che si sta co-struendo a Bulo Bulo con un investi-mento di oltre 862 miliardi di dollari, unavolta avviata la sua produzione, darà uncontributo a due pilastri fondamentalidell’economia nazionale.

Il primo è quello di rafforzare l’obiettivostrategico dello Sviluppo Rurale che con-siste in “Promuovere lo sviluppo dell’in-novazione scientifica per la produzioneagricola”. Tale rafforzamento si verificain modo integrale e sostenibile nei fattori

L’urea in Bolivia è il pane del domaniÁlVaRo aRnez pRado VICE MINISTRO PER L’INDUSTRIALIZZAZIONE, MARKETING, TRASPORTO E STOCCAGGIO DI IDROCARBURI

Piantagione di quinoa

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e nelle condizioni di produzione, materiaprima e processi produttivi, fornendo agliagricoltori, non soltanto un fertilizzantecome l’urea, ma un servizio post-vendita. Il servizio post-vendita consentirà agliagricoltori di espandere la frontiera agri-cola, recuperando suoli degradati, au-mentare la produttività e la diffusionedelle conoscenze e delle tecnologie, pri-vilegiando la sicurezza e la sovranità ali-mentare.Riassumendo, a) aumentano le presta-zioni per unità di superficie delle più im-portanti colture, vale a dire: grano, soia,riso, mais, quinoa, sorgo, tuberi (patate);b) si ripristineranno dei terreni in de-grado a causa di erosione, compatta-zione, salinizzazione e acidificazione, con

misure e azioni per ripristinare la qualitàdel suolo mediante la rifornitura di nu-trimenti tali come l’azoto provenientedall’urea; c) la conservazione del suoloper la produzione agricola e forestale so-stenibile e continua. Dando così sostegnoalla politica governativa di espandere lafrontiera agricola fino a 10 milioni di et-tari intorno al bicentenario. Il secondo obiettivo prende in conside-razione i seguenti aspetti per il rafforza-mento dello Stato e della sua popolazionein generale, attraverso l’investimento inprogetti sociali e produttivi, generandopiù occupazione diretta ed indiretta, sti-molando il ciclo virtuoso di sviluppoeconomico, generando valuta estera peril paese con un reddito annuo di circa260 miliardi di dollari, con prodotti nontradizionali come l’estrazione di mineralio idrocarburi, che permettono al paesela diversificazione dell’economia e cosìda non dipendere soltanto dall’esporta-zione della materia prima. Contribuire con questi due pilastri del-l’economia, da una parte generandomaggiore reddito alle famiglie e dall’altraproducendo alimenti per la popolazione,fa diventare questo progetto “il pane deldomani per il boliviani”.

Utilizzo dell'urea nelle coltivazioni

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Negli ultimi 10 anni, la Bolivia ha regi-strato uno tra i più alti tassi di crescitaeconomica del continente Latinoame-ricano, con un tasso medio di crescitadel PIL intorno a valori del 5% all’anno(+6,7% in 2013). Questa crescita spet-tacolare è stata accompagnata da pro-fondi cambiamenti sociali e da unprogramma di ambiziose riforme isti-tuzionali, culminate con l’adozione –tramite referendum - di una nuova Co-stituzione nel 2009. Questa costitu-zione è considerata da molti osservatoricome una delle più avanzate al mondoin termini di riconoscimento e prote-zione dei diritti umani e dell’ambiente.Questo processo (e le politiche che loaccompagnano) va sotto il nome di«Proceso de Cambio» ed ha l’obiettivo direndere la società boliviana più “inclu-siva” ed eliminare o ridurre le discrimi-nazioni sociali ed economiche ancheattraverso una politica attiva di redistri-buzione dei redditi e, soprattutto, deibenefici derivanti dalle esportazioni diidrocarburi (gas) verso Argentina e Bra-sile. Come risultato di queste politiche,le popolazioni indigene delle diverse

etnie che popolano il paese sono orameglio integrate nella vita politica, eco-nomica e sociale. La crescita econo-mica, insieme con una gestioneprudente delle risorse finanziarie di-sponibili, ha consentito di ridurre signi-ficativamente la povertà e ledisuguaglianze (oltre 1,3 milioni di cit-tadini hanno superato la soglia diestrema povertà negli ultimi 10 anni).La Bolivia, che solo vent’anni fa era trai paesi più poveri del mondo, è classifi-cata ora come un paese a reddito medio(statistiche Banca mondiale) e gode diuna stabilità politica sconosciuta nellagran parte dei suoi quasi 2 secoli di sto-ria come Stato indipendente, in granparte segnati da dittature e colpi diStato alternati a brevi periodi di norma-lità democratica. In questo contesto è naturale chel’Unione europea, con il suo impegno asostegno dei diritti umani universali,abbia sviluppato, negli ultimi anni, rap-porti sempre più stretti ed un dialogo bi-laterale intenso con il governo di Bolivia.Dal 2011, infatti, si è stabilito un sistemadi consultazioni politiche annuali («dia-

Relazioni Bolivia-UESeRgIo maRInellI MINISTRO CONSIGLIERE, CAPO DELLA SEZIONE POLITICA, COMMERCIALE E STAMPA

DELLA DELEGAZIONE DELL’UNIONE EUROPEA IN BOLIVIA

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logo di alto livello»), che prevede discus-sioni bilaterali annuali su questioni poli-tiche di mutuo interesse. Tra gli argomentitrattati figurano temi di politica interna-zionale, diritti umani, questioni commer-ciali bilaterali e la lotta contro il traffico didroga. Altri temi specifici possono figurarein agenda secondo le necessità del mo-mento; queste discussioni si svolgono alpiù alto livello con le rispettive delegazioniguidate a livello di ministri degli esteri. LaDelegazione dell’UE a La Paz (e l’amba-sciata Boliviana a Bruxelles) continuanonaturalmente, tutto l’anno, il contatto suquesti temi con i loro interlocutori nellerispettive capitali.Nella pratica, i rapporti di cooperazionedell’Unione europea con la Bolivia, sta-biliti da piu di tre decenni, in comple-mentarietà fra la Commissione europeae gli Stati membri, hanno subito unaevoluzione progressiva passando daazioni assistenziali / interventi di emer-genza, ad azioni orientate a rafforzare iprincipi di consolidamento democra-tico, di consolidamento dello Stato didiritto e di rispetto dei diritti umani,oltre che alla ricerca di relazioni eque incampo politico, sociale ed economico. È importante a questo punto ricordareche la Bolivia è stata scelta come uno dei“paesi pilota per la democrazia” (il soloin America Latina ed uno dei 9 nelmondo) per i suoi progressi su questitemi. Su richiesta del governo della Bo-livia, l’Unione europea ha effettuato piùvolte missioni di osservazione elettorale,

dal momento che elezioni libere e tra-sparenti sono la base di ogni democraziae fonte di legittimità per un governo.La cooperazione finanziaria, gestitadalla Commissione europea, è stata alungo uno dei principali strumenti perl’azione esterna dell’Unione europea econtinua ad essere, in Bolivia, una com-ponente importante delle relazionidell’UE con il Paese. Con 281 milioni dieuro impegnati a titolo indicativo per ilperiodo 2014-2020, la Bolivia resta ilprimo beneficiario del continente la-tino-americano. L’appoggio finanziariodell’UE si concentra nei settori dellagiustizia, della lotta alla produzione e altraffico di droghe illegali e della ge-stione integrata delle acque, dove iprimi due settori sono chiaramente inlinea con due dei temi principali deldialogo politico bilaterale. Altre azionipiù puntuali potranno essere finanziatenell’ambito dei programmi tematici eregionali.Detto questo, è chiaro che con la con-tinua crescita dell’economia boliviana,le relazioni tra l’Unione europea e laBolivia continueranno a privilegiare unrafforzamento delle relazioni politichee commerciali. Un dialogo politico ap-profondito tra partner con pari diritti edoveri in ambito politico internazionalediventerà essenziale per l’evoluzionedelle relazioni UE-Bolivia. Ci sonomolte aspettative sul ruolo che la Boli-via potrà svolgere sulla scena interna-zionale nella sua qualità di membro (da

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ottobre 2014) del Consiglio delle Na-zioni Unite sui Diritti Umani, in consi-derazione soprattutto dei principistabiliti nella sua Carta costituzionale.L’UE continuerà quindi a sostenere glisforzi della Bolivia per consolidare ilsuo sistema democratico ed il rispettodei diritti umani nel Paese. Si tratta diun processo di ampio respiro in cui l’UEsi è impegnata già da vari anni e che èculminato con la recente decisione disostenere (anche finanziariamente) lariforma del settore della giustizia. Sitratta di una sfida importante perl’Unione europea, che è stata accettata- con il supporto degli Stati membri -per sottolineare un impegno a tuttocampo per la difesa dei diritti umani, tracui figura un sistema giudiziario equoed efficace.L’UE è molto soddisfatta dei risultati ot-tenti dalla Bolivia sui temi della lottacontro la produzione e il traffico di dro-ghe illegali. Si tratta, come è ovvio, di unaquestione molto complessa che affliggemolti Paesi e comporta una responsabi-lità condivisa tra paesi produttori e Paesiconsumatori. L’innovativo meccanismodi “controllo sociale”, che è stato adot-tato in Bolivia, ha permesso di consoli-dare, anno dopo anno, successi concretiin termini di riduzione della superficiecoltivata illegalmente e che ha riscossol’interesse di altri Paesi della regione.

Continuremo a dialogare con il governoboliviano per identificare le azioni piùappropriate sui temi della lotta inter -nazionale contro il traffico di droga, cherichiedono uno sforzo di cooperazioneinternazionale più forte ed efficace (a li-vello regionale e globale).Infine, è chiaro che le relazioni commer-ciali UE e Bolivia sono destinate a diven-tare più intense con la crescitadell’economia. L’UE è attualmente il piùgrande investitore straniero in Bolivia edil quarto partner commerciale del Paese.C’è spazio per crescere e c’è molta attesaper il nuovo quadro legislativo attual-mente allo studio che speriamo possa at-trarre ancora più investimenti europei inBolivia, soprattuto di piccole e medie im-prese, per sostenere nel futuro i tassi dicrescita elevati degli ultimi anni. Allostesso tempo, c’è anche molto spazioperché la Bolivia possa aumentare in mi-sura significativa le sue esportazioniverso l’Europa, utilizzando le facilitazionigià previste dal sistema di preferenze ge-neralizzato « plus » (SPG +). La Delega-zione in Bolivia, oltre a un dialogocostante con il governo su questi temi,collabora anche con le associazioni diesportatori di Bolivia e le Camere dicommercio europee in Bolivia, per spon-sorizzare attività, fiere e iniziative chepossano contribuire al raggiungimentodi tali obiettivi.

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Secondo i dati di fonte Istat durante il2013 la bilancia commerciale Italia-Bo-livia ha registrato un surplus di 33 mi-lioni di euro a favore dell’Italia.L’interscambio commerciale ha rag-giunto 161,9 milioni di euro con un au-mento del 54,3% rispetto al 2012.Durante il periodo considerato gennaio– aprile 2014, la bilancia commerciale hapresentato un disavanzo di 191.000 eurorispetto allo stesso periodo del 2013, conesportazioni para a 19,5 milioni versusimportazioni pari a 19,7 milioni di euro.L’interscambio commerciale globale haraggiunto 32,25 milioni di euro, con una

flessione del 9,62% rispetto allo stessoperiodo del 2013.

EsportazioniDurante il 2013 le esportazioni dell’Ita-lia verso la Bolivia hanno raggiunto97,4 milioni di euro, con un aumentodel 30,8% rispetto al 2012. I prodottiitaliani più esportati in Bolivia sonosempre i macchinari che costituiscono,insieme agli autoveicoli e ricambi, laquasi totalità delle nostre esportazioniin Bolivia. Si evidenziano inoltre l’au-mento delle importazioni di cisterne econtenitori in metallo che sono passati

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Interscambio Italia-Bolivia

ESTRATTO DAL DOCUMENTO STATO PLURINAZIONALE DI BOLIVIA SITUAZIONE CONGIUNTURALE

2013 - PRIMO TRIMESTRE 2014 DELL’ISTITUTO DEL COMMERCIO ESTERO DI SANTIAGO DEL CILE

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da 13 mila euro nel 2012 a 2,4 milioninel 2013, altre macchine d’impiego ge-nerale, principalmente scambiatori dicalore e attrezzature e macchine per re-frigerazione (+423%), macchine peragricoltura e silvicoltura (+124,73%) emotori e generatori elettrici (+120,6%).Viceversa hanno dimostrato una fles-sione le esportazioni delle macchineper la formatura dei metalli e delle altremacchine utensili (-48%), e altre mac-

chine per impieghi speciali (-38%). Èimportante evidenziare che il volume dibeni esportati dall’Italia rimane relati-vamente modesto e qualsiasi rilevanteordinativo (per es. di un costoso mac-chinario da parte di una singola im-presa) è in grado di incidere sul saldocommerciale.Durante il periodo considerato gennaio– aprile 2014, le esportazioni hannoraggiunto 19,5 milioni di euro con una

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flessione del 31% di praticamente tuttii prodotti esportati ad eccezione dellemacchine per agricoltura e silvicoltura(+121%), articoli di coltelleria (+32%) emotori e generatori elettrici (+30%).Nel 2013 le importazioni dalla Boliviahanno raggiunto 64,44 milioni di euro conun aumento del 111,5% rispetto al 2012.I prodotti boliviani maggiormente im-portati dall’Italia si confermano ilcuoio e prodotti di pelletteria, con unaumento del 39%. Si rileva inoltrel’aumento dei prodotti di colture nonpermanenti (semi di soia) che sonopassati da 489 mila euro nel 2012 a19.831 mila euro nel 2013 e dei pro-dotti chimici di base, principalmentealcole etilico (+408%). Viceversahanno dimostrato una flessione i pro-dotti minerali non ferrosi (-22,43%), ifilati e fibre tessili (-17,15%) e i pro-dotti delle colture permanenti, princi-palmente noci del Brasile, con unaflessione dell’11,59%.

Durante il periodo gennaio – aprile2014, le importazioni italiane dalla Bo-livia hanno raggiunto 19.719 mila eurocon un aumento del 30,4% rispetto allostesso periodo del 2012. Come princi-pali prodotti importati si mantengonoil cuoio lavorato e la pelletteria con unaumento del 32,5% rispetto allo stessoperiodo del 2012, i prodotti chimici dibase (+13,4%) e i prodotti delle colturenon permanenti, principalmente semidi soia (+799,4%).

Investimenti italiani in BoliviaLa presenza degli investimenti italianiin Bolivia è piuttosto limitata. La man-canza di una legislazione certa e incen-tivante costituisce probabilmente ilprincipale ostacolo agli investimenti,congiuntamente alla carenza delle in-frastrutture, alla modesta qualificazionedella manodopera e al fattore geogra-fico economico della distanza. Il più grande investimento italiano inBolivia era rappresentato da ENTEL,del gruppo TELECOM ITALIA, ma lanazionalizzazione del 1 maggio 2008ha posto termine alla maggiore pre-senza nazionale nel Paese.L’atteggiamento ideologico del Governodi Evo Morales (nazionalizzazioni e de-nuncia degli accordi bilaterali di promo-zione e protezione degli investimenti)finora fortemente ostile agli investimentiprivati nazionali ed esteri, ha fortementescoraggiato la localizzazione di IDE inBolivia. Vi sono segnali di evoluzione diun approccio più pragmatico al riguardosoprattutto nei settori dove è imprescin-dibile l’apporto tecnologico dall’estero.La locale Ambasciata d’Italia in Boliviamonitora costantemente l’evoluzione delquadro economico per promuovere con-tatti fra imprese italiane e il governo alfine di ottenere eventuali garanzie piùconvincenti di quelle (scarse) attual-mente offerte dal quadro normativo na-zionale. Una visita politica di carattereeconomico potrebbe essere altamenteutile ai fini dello sfruttamento delle pos-

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sibilità d’investimento che potrebberoaprirsi nel futuro in particolare nei settoriidrocarburifero e petrolchimico (FonteAmbascia d’Italia in Bolivia).

Attrazione di investimento in ItaliaLe prospettive d’investimento risentonodi un livello di sviluppo ancora insuffi-ciente del Paese e del raggio d’azione re-gionale di questa imprenditoria.

Attrazione di flussi turistici in ItaliaIl flusso turistico verso il nostro Paeseè molto ridotto in considerazione deglialti costi del viaggio e del limitato po-tere di spesa della gran parte della po-polazione boliviana. Si ritiene chel’EXPO 2015 rappresenti una buonaopportunità per rafforzare il flusso tu-ristico verso il nostro Paese e si stannomettendo in atto una serie di azionipromozionali con i principali tour ope-

rator nazionali per ri-orientare versol’Italia il flusso turistico verso l’Europa.

Presenza italianaLa presenza di imprese provenienti dal-l’Italia è generalmente limitata a grandisocietà di costruzione che hanno vintogare d’appalto per la realizzazione di im-portanti opere infrastrutturali (al mo-mento solo l’impresa Grandi LavoriFincosit Spa ha due cantieri aperti; all’ini-zio del 2010 Astaldi ha terminato un pro-prio lavoro, mentre l’impresa Ghella harecentemente aperto un ufficio di rappre-sentanza). A tali grandi imprese si ag-giungono piccole e medie imprese gestiteda italo-boliviani o da italiani residenti inBolivia da alcuni anni che svolgono varieattività (importazione e produzione inloco di prodotti alimentari, importazionedi elettronica, produzione mobili, pro-dotti idraulici, cosmetici).

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Il 25 gennaio del 2009 il popolo boli-viano è chiamato ad approvare uno sto-rico cambiamento: approvare o menouna nuova Costituzione in base allaquale il nome di Repubblica di Boliviaviene modificato in Stato Plurinazionaledi Bolivia. Un progetto fortemente vo-luto dal Presidente Evo Morales, cheviene approvato a larga maggioranza.Nasce così un modello costituzionaleindigenista in un paese che ha la mag-gior parte di popolazione indigenadell’America Latina e del Continenteamericano (ad eccezione della Groen-landia, appartenente però formalmenteal Regno di Danimarca).La Bolivia, come molti paesi dell’area,ha avuto nell’epoca moderna una storiatravagliata.Nella seconda metà del secolo scorso èstata influenzata dalle ripercussionidella guerra fredda. A Yalta le superpo-tenze avevano rigidamente fissato lezone di influenza in Europa. La con-frontazione tra i due blocchi non potevaquindi che spostarsi negli altri conti-nenti e l’America Latina, regione al-l’epoca priva di riferimenti istituzionali

solidi e con forti tensioni sociali all’in-terno, era diventato facile terreno discontro. Il progressivo disgelo ha for-tunatamente condotto le divergenzeideologiche sul piano democratico.La Bolivia è sempre stato un paese po-tenzialmente ricchissimo. Potenzialitàche sono state per decenni la sua forzae nel contempo motivi di grandi dissiditanto interni che internazionali. Oggi sembra davvero finito il tempo nelquale la Bolivia veniva definita come “unpovero addormentato su un letto d’oro”.Il Presidente Morales è stato rieletto il12 ottobre scorso con il 60% dei suffragie sembrano scomparse le due Bolivie:quella degli indios delle Ande e quelladei discendenti europei delle pianure.Le sue politiche economiche sono in-dicate come un esempio di successo. Iconti statali sono in ordine, le riservedi valuta con l’esportazione di gas e pe-trolio sono in crescita, hanno avuto ini-zio politiche redistributive del redditoe vi è un futuro promettente con la qui-noa e il litio. Di fatto la politica effet-tuata dal Presidente Morales rappre-senta per tutti gli osservatori una

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Lo Stato Plurinazionale di BoliviagIoRgIo malFattI dI monte tRetto SEGRETARIO GENERALE DELL’IILA

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garanzia di stabilità. Egli ha da ultimoabbracciato un modello economicopost-neoliberale che, disegnando unnuovo volto del socialismo del XXI se-colo, gli ha permesso di raggiungere deirisultati oggettivamente significanti apartire dalla diminuzione dei livelli dipovertà. In meno di dieci anni infatti lapovertà estrema è scesa dal 38% al 18%e la disoccupazione al 3%. La “Boliviaque queremos”, il programma presiden-ziale per il 2015-2020 su cui ha scom-messo Morales, prevede, infatti,un’agenda volta a migliorare ulterior-mente le infrastrutture di gas naturaledel paese (sono presenti anche ingentiquantitativi di petrolio oltre che di ac-

qua), mantenendo una certa dose direalismo, che gli sta permettendo di es-sere credibile anche per le principaliistituzioni internazionali. Fino a pocotempo fa le risorse del paese eranoquasi esclusivamente in mano allegrandi multinazionali straniere. Oggi lecose sono cambiate, grazie ad una seriedi riforme (soprattutto la nazionalizza-zione del petrolio e del gas) e il modelloboliviano consiste nel superare l’eco-nomia delle risorse naturali e passareda un’economia delle materie prime aduna industriale, senza perdere di vistagli aspetti sociali.La Bolivia non è più il fanalino di codadel continente.

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Parco Nazionale Madidi. Nutria gigante.

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Il rapporto “Ease of doing business ran-king 2015” posiziona la Bolivia solo alposto n. 157.Nonostante ciò, questa valutazione, chein gran parte deriva da una decade di na-zionalizzazioni in settori strategici, deveessere riletta alla luce della nuova legge515 de promociones industriales che af-fronteremo sinteticamente qui di seguito,e alla luce dell’ingresso della Bolivia comemembro effettivo del Mercosur.

A) Incentivi tributari ed economici agliinvestimenti stranieri.3

A seguito della politica di nazionaliz-zazione degli idrocarburi, telecomuni-cazioni, energia e attività mineraria, laLey n. 515 (4-04-2014), “Ley de Pro-moción de Inversiones”, stabilisce in-centivi agli investimenti destinati prin-cipalmente a progetti volti aindustrializzare le risorse naturali ed ilcambio della matrice produttiva.La suddetta legge autorizza lo Stato adare “incentivi generali” per quegli in-vestimenti destinati a progetti contem-

plati dal “Plan de Desarrollo Económicoy Social” (PDES) e “incentivi specifici”per coloro che sono orientati a un in-vestimento prioritario.Gli investimenti “prioritari” sono quellicontemplati dal PDES e sono rivolti aprogetti orientati al compimento diobiettivi di “industrializzazione delle ri-sorse naturali ed al cambio della matriceproduttiva, vincolati al trasferimento ditecnologia ed alla generazione di postidi lavoro”. In maniera specifica, sono in-vestimenti prioritari quelli vincolati allosviluppo nel campo degli “idrocarburi,miniere, energia, infrastrutture, attivitàproduttive non tradizionali che generanovalore aggiunto e attività che generanocentri di sviluppo”. Settori nei quali negliultimi dieci anni vi sono stati investi-menti stranieri e dove sono state portateavanti nazionalizzazioni o espropria-zioni, che sono state oggetto di richiamoin pendenza innanzi al CIADI.La Ley de Promoción de Inversionesstabilisce che la “redditività delle pro-poste dei progetti d’investimento prio-

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Incentivi e ostacoli agli investimenti stranieri in BoliviacRIStIÁn bIllaRdI1 - RaFael VeRgaRa SandóVal2

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ritario non sia condizionata ai beneficiconcessi”, mentre il Ministerio de Pla-nificación del Desarrollo raccomanderàdi sospendere o cancellare detti incen-tivi se i progetti non si attengono agliobiettivi per i quali sono stati concessio gli stessi non si attengono agli inve-stimenti programmati.Gli incentivi rivolti agli investimentistranieri avranno una durata temporaleda uno (1) a venti (20) anni, a secondadell’attività e del tempo di recupero del-l’investimento.Lo Stato Boliviano registrerà l’investi-mento privato e statale nel Registro deComercio e presso il Banco Central deBolivia in un “formato specifico che ga-rantisce la registrazione dell’informa-zione riferita agli apporti e alle modalitàdegli investimenti stabiliti”. L’Ente emit-tente rilascerà un certificato di ingressodegli apporti da investire nello Stato.

A.1) La modifica degli accordi di promo-zione di investimenti con Comunità e Paesi.Secondo quanto stabilito dalla stessa Ley515, lo Stato Boliviano ha denunciato esta rinegoziando i 22 Tratados Bilateralesde Promoción y Protección de Inversio-nes (TBI), in forza di ciò che dispone laDisposizione Transitoria 9 della Costi-tuzione Politica dello Stato che stabilisceun periodo di quattro (4) anni per rine-goziare questi accordi; questo periodo èscaduto il 13 dicembre 2014.Un punto fondamentale delle modifi-che prescritte dalla legge è la ratifica-

zione della giurisdizione locale innanzialle controversie, derogando così la pro-roga della giurisdizione esistente in-nanzi agli organismi internazionali(CIADI, Tribunal de la Haya, etc.).Quest’ultima azione sembra in accordocon la denuncia del Convegno di Wa-shington nel 2007, che ha creato ilCIADI.Secondo i dati forniti dalla ProcuraduríaGeneral del Estado de Bolivia, dal 2006il Paese affronta più di una decina dicontroversie in materia d’investimentistranieri, includendo domande arbitrali,come risultato della nazionalizzazionee/o presa di controllo da parte delloStato riguardante imprese appartenentia settori strategici dell’economia.

B) Ostacoli agli investimenti stranieri.B.1) I processi di nazionalizzazione.Delle 19 imprese nazionalizzate dal Go-verno, ad oggi 7 di queste sono stateindennizzate (appross. 615,7 m U$), 9sono soggette a processo di indennizzo,mentre per le altre 3 ancora non è statofissato l’ammontare.Noi pensiamo che questo processo nonsia incentivante per gli investimenti stra-nieri. Prendiamo atto che in Bolivia, in-vece, si sostiene che in questo periodo gliinvestimenti stranieri siano aumentati.In ogni modo, la valutazione economicadi questi processi, che in America Latinasono frequenti, dipende in gran partedalla sicurezza giuridica del compimentodel processo di nazionalizzazione.

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Per questo motivo, le osservazioni piùrilevanti rivolte alla menzionata Ley 515si focalizzano sull’ampio margine di di-screzionalità politica nell’emissione de-gli incentivi e la ratificazione della giu-risdizione locale di fronte ad eventualicontroversie che potrebbero sorgere.

B.2) La complessità e grado di sviluppodel sistema fiscale.In Bolivia il sistema tributario vigentevanta una riforma del 1986 con la Ley843 la quale si pone due obiettivi: creareuna base tributaria ampia ed una strut-tura di tributi che sia di facile ammini-strazione.Secondo il rapporto CEPAL 2013, la Bo-livia è uno dei paesi del Sudamerica conla pressione tributaria più alta. Nel 2012gli introiti tributari raggiunsero i Bs49.674 milioni che rappresenta all’incircail 26,7% del prodotto interno lordo.Le imposte principali hanno un’elasti-cità maggiore a uno, il che significa cheil livello di entrate fiscali sia sostenibilenel tempo. Altri indicatori mostranouna buona performance del sistema tri-butario negli ultimi sette anni. Inoltre,esiste una buona distribuzione dellefonti di finanziamento e questo fa sìche alcune vulnerabilità si compensinocon la forza di altri indicatori. Dall’universo dei contribuenti, l’85% ap-partiene al Régimen General (RG), 1%Grandi Contribuenti (GRACO), l’84% ilresto del regime, ed il restante 15% cor-risponde al Régimen Simplificado. In ter-

mine di apporti contributivi il 99,8% pro-viene dal RG (79,1% dal GRACO e il20,7% del resto a questo regime), tantoche unicamente lo 0,2% dei proventi de-riva dai regimi semplificati.In termini generali gli indicatori della ge-stione tributaria mostrano un aumentodelle entrate fiscali con aumento dellapressione fiscale ed uno scarso sviluppodel sistema tributario che dovrà ade-guarsi al nuovo contesto internazionale.La lotta all’economia informale e allaevasione fiscale, che in gran misura di-pendono da una vera e profonda revi-sione del sistema tributario, dovrannoinesorabilmente accompagnare questoprocesso d’incentivi agli investimenti.

NOTE: 1 Profesor adj. interino de Derecho TributarioU.B.A. (Argentina) y de Posgrado en diversos Pa-íses de América Latina e Italia. Miembro activode la AAEF y de la Associazione Italiana per ilDiritto Tributario Latinoamericano. Responsablede la redacción de la Revista Diritto e Pratica Tri-butaria Internazionale (www.dpti.it) Represen-tante del Studio Uckmar Assoc. Prof.- Buenos Ai-res ([email protected]).2 Profesor de Derecho Tributario, Aduanero yConstitucional en Posgrado de la UniversidadMayor de San Andrés, Académico de Número dela Academia Nacional de Ciencias Jurídicas deBolivia, Miembro del IBET y Director Principaldel Estudio Jurídico Vergara & Asociados. Ejerciófunciones de Rector de la UASB, Sede Central,Superintendente Tributario General y DirectorEjecutivo de la Autoridad General de Impugna-ción Tributaria. La Paz. Bolivia ([email protected]).3 Per un maggiore approfondimento circa i requi-siti sostanziali ed operativi per accedere ai beneficidella legge, si suggerisce di contattare gli autori.

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Il 20 dicembre 2013, dal cosmodromocinese di Xichang, il satellite bolivianoTupac Katari è stato lanciato in orbita.Il nome di questo strumento altamentetecnologico richiama alla memoria lelotte e i conflitti che, fin dagli ultimianni del XVIII secolo, hanno segnato ilterritorio dell’allora Alto Perù, e chehanno plasmato quella che diversi au-tori definiscono come la “cultura dellaresistenza”, intesa come matrice deimovimenti di rivendicazione dei primianni del XXI secolo.Unica in moltissimi aspetti, la Bolivia ri-salta per il suo intricato groviglio tramodelli occidentali e tradizioni pre-co-lombiane, tra organizzazione di classee sistemi sociali duali, tra la povertà e lacreatività sociale, tra lo sfruttamento ele vigorose rivendicazioni sociali.La composizione socio-politica delPaese andino restituisce l’immagine diun mosaico tutt’altro che omogeneo.Lo Stato Plurinazionale di Bolivia,come definito dalla Nuova Costitu-zione Politica Boliviana del 2009, rico-

nosce l’esistenza di trentasei etnie in-digene con lingua e cultura proprie, inun Paese storicamente caratterizzato daun doppio schema economico-sociale“minero-campesino” (Harris O. - AlbòX. 1984), nel quale minatori e contadinisono portavoce non solo di due mondiproduttivi distinti ma soprattutto di dueculture o subculture contrapposte maarticolate.La storia delle popolazioni boliviane èestremamente complessa e affasci-nante. Tra il 1825 ed oggi, il Paese è stato ca-ratterizzato dal susseguirsi di rivolte,guerre e colpi di Stato, che l’hanno por-tato dal socialismo militare degli anniTrenta fino al ritorno della democrazianel 1982, passando per la RivoluzioneNazionale del 1952. Le lotte sociali divengono dunqueun’interessante chiave di lettura dellastoria boliviana. La creazione del Movimiento al Socia-lismo (MAS), che nelle elezioni del 2005ha portato al potere Evo Morales, può

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Bolivia, terra di lotte e di conflitti irrisoltidanIela baRbeRISUNIVERSITÀ DI TORINO

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essere inserita in un lungo continuumdi lotte di rivendicazione che nel nuovomillennio hanno condotto all’inaugu-razione di una nuova fase della storiaboliviana. Una fase di conflitti iniziatacon la cosiddetta “Guerra dell’Acqua”nei primi mesi del 2000, passando perle rivolte popolari di febbraio e ottobredel 2003, fino agli scontri di giugno del2005. La causa comune di queste solle-vazioni va ricercata nei cambiamentiverificatisi a partire dal 1985, con trad -distinti da una forte offensiva neoliberalesulla società che ha portato all’aperturadi un nuovo orizzonte politico, econo-mico e sociale. In quella che è ricordatacome la “década perdida”1 dell’AmericaLatina, si sono attuate una serie dimisure che miravano a raggiungere unamaggior flessibilità lavorativa, smantel-lando numerosi diritti acquisiti con laRivoluzione del 1952 e, insieme ad essi,distruggendo l’istituzione divenuta sim-bolo delle lotte sociali dei lavoratori, laCorporación Minera de Bolivia (CO-MIBOL).La vittoria di Evo Morales rappresentauna rottura con questo recente passatoma, nonostante il largo margine nella vit-toria elettorale del 2005 e lo spostamentodell’asse del potere a sinistra, ciò non haportato con sé la fine del conflitto sociale.Con il cambiamento delle priorità po-litiche in nome del cosiddetto “Procesode Cambio”2 intrapreso dal MAS, è ri-nata un’opposizione conservatrice laquale ha esercitato forti pressioni par-

lamentari ed extra-parlamentari perostacolare i piani governativi.Durante il primo mandato di Evo Mora-les il principale nucleo di opposizione èsorto nelle pianure di Santa Cruz, chehanno utilizzato la loro influenza regio-nale per dar vita a grandi mobilitazioni,utilizzando repertori di azione tipici dellabase di consenso del MAS, ovvero,marce, blocchi stradali e scioperi. Ma iproblemi non sono arrivati solo dalle éli-tes della cosiddetta “mezzaluna fertile”3

bensì hanno riguardato anche fasce dellapopolazione facenti parte della stessabase elettorale del MAS. Emblematicoall’interno di questa seconda tipologia diconflitti è stato lo scontro che nel 2006 siè verificato nel distretto minerario diHuanuni dove minatori statali e coope-rativisti si sono confrontati, lasciando sulterreno dello scontro diversi morti acausa di una mai risolta disputa per ilcontrollo delle risorse naturali.Per quanto riguarda invece il secondomandato, l’obiettivo governativo di im-pulsare un modello di sviluppo indu-striale ha provocato fin dal 2010sollevazioni popolari che sono state in-terpretate dal vicepresidente bolivianoÁlvaro García Linera come la quintafase del “Proceso de Cambio”, la qualesarebbe caratterizzata dalla presenza di“tensiones creativas en el interior delbloque popular”. Nonostante questainterpretazione ottimistica, questi con-flitti hanno messo in crisi la base socialesu cui si regge il “Pacto de Unidad”4 in

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sostegno al governo. Sebbene il MASsia nato come “strumento politico”5

delle organizzazioni sociali, la societàboliviana è densamente organizzata eciò porta inevitabilmente ad un alto li-vello di conflittualità economica, socialee regionale all’interno di un precarioinquadramento istituzionale, nel qualelo Stato è spesso assente.Indicativo di questo scollamento tra labase elettorale e quello che doveva essereil suo “strumento politico” è il conflittoscatenato dal progetto di costruzione diuna strada di collegamento tra il Chaparee il Beni attraverso il Territorio IndígenaParque Nacional Isiboro Sécure (TIPNIS).In questo contrasto i momenti di mag-giore tensione hanno coinciso con la VIIIe la IX Marcia dei Popoli Indigeni, rispet-tivamente nel 2011 e nel 2012, alle qualihanno partecipato centinaia di indigeniche in segno di protesta hanno marciatoper oltre 600 chilometri.Inoltre, non sono mancati gli attriti conuno dei principali alleati storici delMAS, la Central Obrera Boliviana(COB). Sebbene, come analizzato daBruno Fornillo (2009), la relazione tra laprincipale centrale sindacale bolivianae il primo governo di Morales avesseoscillato tra favore e ambivalenza, la si-tuazione è peggiorata durante il se-condo mandato.Ma come mai la Bolivia è un Paese cosìconflittuale?La risposta sembra potersi trovare, al-meno in parte, nella relazione tra lo

Stato e la società, in un Paese dove ilpotere esercitato dal primo sulla se-conda è lontano dall’essere uniforme.Allo stesso tempo, il tessuto sociale sicaratterizza per una forte disomoge-neità, con zone dove gli attori socialihanno una forte influenza e sono ingrado di imporre la loro agenda ai go-vernanti. Storicamente i minatori forte-mente politicizzati sono stati esemplariin questo aspetto; oggi il loro ruolo puòessere probabilmente ritrovato tra i co-caleros, eredi di una cultura sindacaleche ha pochi eguali in America Latina.Il problema di fondo potrebbe quindirisiedere in quelli che Guillermo O’-Donnell (1993) chiama “buchi delloStato” ovvero luoghi di forte disconti-nuità, luoghi nei quali il raggio territo-riale/funzionale dello Stato si sfuma, iquali configurerebbero un “swisscheese state” (PNUD 2007). Questaconcezione non mostra necessaria-mente uno Stato fallito, bensì uno Statoche fu costruito in tappe e frammenti. I“buchi” sono spazi di autogoverno cheoperano senza seguire le norme propriedello Stato di diritto ma dove spessoregna un ordine altamente qualificato,con una forte legittimità sociale. Sem-brerebbe quindi che i “buchi” siano giàpieni. La domanda chiave non sta,dunque, nel come riempirli, ma nel ca-pire quanto siano complementari que-ste “statalità parallele” all’inclusionesociale e all’esercizio di diritti, e quanto,invece, siano antagoniste. Questa si

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prospetta come la vera sfida del terzomandato di Evo Morales.

NOTE: 1 Il cosiddetto “decennio perduto” è un termineusato per descrivere la crisi economica e socialeche ha caratterizzato l’America Latina negli anniOttanta del Novecento.2 Il vicepresidente Álvaro García Linera sintetizzaquesto processo di cambiamento del Paese in seipunti chiave:- La variazione del blocco di potere a favore dei

settori sociali anteriormente esclusi, princi-palmente indigeni e contadini;

- L’attribuzione di potere decisionale ai movi-menti sociali in modo da coinvolgerli nellaformulazione delle politiche pubbliche;

- La decolonizzazione, ovvero la lotta perl’uguaglianza sociale;

- L’ampliamento del settore pubblico attraversole nazionalizzazioni e la creazione di impresestatali;

- La redistribuzione della ricchezza;- L’industrializzazione.3 Si intende comunemente come “mezzaluna fer-tile” il territorio delle cinque regioni autonome diTarija, Santa Cruz, Pando, Beni e Cochabamba.4 Il cosiddetto “Patto di Unità” consiste nell’al-leanza stipulata nel 2004 tra le principali orga-nizzazioni contadine e indigene del Paese conl’obiettivo di promuovere l’Assemblea Costi-tuente, e che ha costituito la base politica delMAS.5 Il nome completo del partito di Morales è inrealtà MAS-IPS, letteralmente Instrumento Po-lítico por la Soberanía de los Pueblos. Si trattavain origine di uno “strumento politico” creatoper dare espressione alle richieste dei movi-menti sociali.

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Uyuni. Alba sul lago salato più alto del mondo.

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Sull’altopiano della Bolivia, come in al-tre regioni del mondo, è importante chela coltura della quinoa chiamata IlGrano D’Oro: “Un contributo dalla Bo-livia e dalla Regione Andina al Mondo”,sia gestita adeguatamente per non col-pire la sua produttività e la biodiversitànei diversi sistemi produttivi. Questoalimento è di grande beneficio alla nu-trizione della popolazione, particolar-mente delle bambine, i bambini e delleattuali e future generazioni. Ha una vasta gamma di ecotipi e di va-rietà le cui caratteristiche produttivehanno permesso di conoscere la suaadattabilità nonché il potenziale pro-duttivo della quinoa nelle diverse re-gioni del mondo. Le ricerche svoltesulla quinoa silvestre hanno determi-nato che può essere fonte di contrastonon soltanto a parassiti e malattie maanche a problemi derivati dal cambia-mento climatico.

Nei Sistemi di Produzione è rilevanteche la gestione agronomica è un aspettofondamentale per sfruttare il potenzialedelle diverse varietà, mediante la con-servazione della fertilità del suolo, ge-stione dell’acqua, uso di fertilizzanti or-ganici (guano del lama) raccolta,post-raccolta e gestione integrata deiparassiti, che permettono di produrreuna quinoa salutare, in armonia con la“Pachamama” (Madre Terra).I parassiti e le malattie, insieme al cam-biamento climatico, sono fattori limi-tanti per la produzione. Ciò nonostantei produttori dell’altopiano nel passatohanno saputo contrastare queste pro-blematiche, individuando modi efficacie rispettosi dell’ambiente. In caso di ma-lattie ci sono estratti di piante da cui sipreparano biofungicidi per ridurre ildanno da malattie e parassiti. Tutto ciòapplicando le conoscenze apprese dainostri antenati in combinazione con le

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Quinoa reale, il grano d’oro:“un contributo dalla Bolivia e dalla Regione andina al mondo”nemeSIa aRchacolo tolaMINISTRO DELLO SVILUPPO RURALE E DELLE TERRE DELLA BOLIVIA

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tecnologie moderne (controllo biolo-gico). È fondamentale promuovere la“Produzione della Quinoa Ecologica”,nel rispetto dell’ambiente per curare laPachamama, usando fertilizzanti e fun-gicidi biologici che mantengono la sa-nità delle piante e aumentano la pro-duzione delle colture. Questi sonogenerati in basi a microorganismi talicome batterie, funghi benefici, applicaticon materia organica e integrata a fer-tilizzanti organici e bio-insetticidi-fun-gicidi, che rappresentano una alterna-tiva importante per una gestione dellacoltura della quinoa più sostenibile epiù sensibile all’ambiente e alla salutedei produttori e di consumatori.L’”Agroindustria” è un componente ne-cessario per aggiungere valore alla qui-noa e migliorare la sua qualità nell’ela-borazione di diversi alimenti, con l’usodi tecnologie che permettono di garan-tire la conservazione delle caratteristi-che nutrizionali e contribuire alla salutee alla sicurezza alimentare della popo-lazione che è sovrana.

È anche importante la gestione ade-guata dei macchinari e la meccanizza-zione agricola, evidenziando l’introdu-zione, l’innovazione e l’uso deimacchinari nel processo di impianto,evidenziando la progettazione di semi-natrici e trebbiatrici in armonia con lanostra realtà. Ad esempio, la creazionedella Seminatrice di quinoa (SATIRI),che permette di seminare ad un pro-fondità che varia tra 2,5 e 3,5 cm., interreni che devono essere preparati,arati e il più omogenei possibile, perevitare il divario nella piantagione cheincide sulla germinazione della pianta. Con la dichiarazione dell’Anno Interna-zionale della Quinoa da parte della FAO(Organizzazione delle Nazione Uniteper l’Alimentazione e l’Agricoltura)nell’anno 2013, sono stati raggiunti ri-sultati molto importanti negli aspetti so-ciali ed economici in Bolivia e nella re-gione andina, tra Perù, Ecuador, Cile.- Ha permesso di approfondire la va-lorizzazione della quinoa della re-gione andina, particolarmente la Qui-noa Reale dell’Altipiano Sud dellaBolivia, nel contesto nazionale, regio-nale e internazionale, come “una ri-sorsa strategica per l’umanità nella lottaalla fame”.

- Inoltre, ha ottenuto il riconoscimentodei benefici nutrizionali della quinoanonché l’interesse del suo consumoche permette di ipotizzare un aumentosostenibile della domanda mondiale,particolarmente per combattere la fame

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e la denutrizione. Questo grano ha po-tuto dimostrare di poter aiutare a mi-gliorare l’alimentazione delle personeallergiche (intolleranti) al glutine; i suoiaminoacidi aiutano il miglioramentodelle condizioni di salute dei malatidiabetici, ecc.

- I produttori andini di quinoa dispon-gono di un contesto di vita dignitosoche ricambia i loro impegni che hannosviluppato durante migliaia di anni.

- Ugualmente, l’umanità avrà più op-portunità per accedere al consumo diquesto prodotto.

- Inoltre, è aumentata la superficie col-tivata nel 35,89% tra gli anni agricoli2011/2012 e 2012/213, di 131.192 ettarifino a 159.549 ettari, rispettivamente,

offrendo un’opportunità di lavoro agri-colo ai produttori di Bolivia e della re-gione.

- È aumentato il consumo procapitenazionale da 0,350 Kg/ persona-annonel 2008 a 2 Kg/persona-anno nel2013, migliorando l’alimentazionedella popolazione delle regioni cheproducono questo grano.

- Ha motivato l’interesse per lo scambiod’informazione tecnica, scientifica etradizionale relativa alla conservazionee al ripristino della biodiversità. Pertale motivo, il Primo Convegno Scien-tifico ed il Primo Simposio Internazio-nale di Produttori e Ricercatori dellaQuinoa svolti in Bolivia nel 2013, harichiamato l’attenzione d’importanti

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soggetti della comunità scientifica edei produttori.

- Ha promosso la creazione del CentroInternazionale della Quinoa in Bolivia(CIQ) ora in fase di strutturazione perle sue operazioni.

- È stata omologata la Denominazionedi Origine della Quinoa Reale del-

l’Altopiano Sud della Bolivia nellaComunità Andina delle Nazioni (Co-lombia, Ecuador e Perù). Tale Omo-logazione verrà effettuata davanti aipaesi della Comunità Europea.

- La quinoa può essere elaborata in pa-sta, biscotti, muesli, frittelle, minestre,secondi, crocchette, dolci, bibite, birra,dentifricio, etc.

- La Bolivia ha industrializzato la qui-noa in latte di quinoa, apportando lesue proprietà alimentari alla colazionescolastica ed al sussidio materno in-fantile.

Infine, evidenziamo la necessità di raf-forzare lo sviluppo della scienza e latecnologia in relazione alla quinoa,combinando le nostre conoscenze etecnologie ancestrali ereditate e con-servate da oltre 7.000 anni, in cui i po-poli andini hanno sviluppato la loro in-gegneria genetica e le tecniche dellacoltura necessarie alla produzione inarmonia con la Madre Terra. In questo contesto, la Bolivia ed i paesiAndini offrono al mondo un contributovitale per alimentare sanamente le ge-nerazioni attuali e future con il Granod’Oro: “Un contributo dalla Bolivia edalla regione andina al Mondo”.

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La Bolivia è spesso percepita da noieuropei come paese di montagne e fo-reste, ma la sua realtà ambientale e isuoi paesaggi sono molto più eterogeneidi quanto ci riportino le immagini piùcomuni. La Bolivia partecipa alla bio-diversità del nostro pianeta con 4 biomi,12 ecoregioni (con 23 sub-ecoregioni)e 199 ecosistemi. Sono state finora cen-site 14.000 specie di piante superiori(secondo alcuni autori 20.000) che co-stituiscono una flora di consistenzaequivalente a quella europea, ma suuna superficie dieci volte inferiore. Icensimenti riferiscono inoltre la presenzadi 389 specie di mammiferi, 254 dianfibi, 306 di rettili, 652 di pesci e 1.415di uccelli. Poco si conosce degli inver-tebrati e degli organismi cosiddetti “in-feriori” (funghi, alghe ecc.). Per gli in-vertebrati sono stati elencati oltre 4.000coleotteri e 1.500 lepidotteri. Il numeroelevato delle specie non esaurisce ilpatrimonio della biodiversità boliviana;ad essa contribuiscono le innumerevolirelazioni che si instaurano fra piante eanimali e i rapporti che ogni specie hacon habitat differenti per completare i

propri cicli vitali e riproduttivi: aspettidifferenti di giungla, foresta, savana,tundra, steppa, deserto e zone umidecostituiscono infatti un mosaico che siestende da 90 a 6.542 m di altitudinecon climi che variano da tropicali a gla-ciali e con precipitazioni comprese fra200 e oltre 6.000 mm l’anno. Parte di questo patrimonio naturale ècondiviso con i paesi confinanti (Perù,Brasile, Paraguay, Cile e Argentina), ma,nonostante la perdita degli ambienti ma-rittimi (conseguenza della guerra del Pa-cifico di fine Ottocento), il livello di bio-diversità, oltre che complessivamenteelevato, mantiene un tasso di endemismo,cioè una percentuale di esclusività, moltoalto: 16% di mammiferi, 22% di pesci,20% di rettili e 42% di uccelli sono en-demici della Bolivia. A livello mondialela Bolivia è riconosciuta tra i primi 15paesi più importanti per la biodiversità(Ibisch & Mérida 2003) e tra i primi seipaesi per quantità di foreste tropicali na-turali. Nonostante quest’immensa ric-chezza naturale, la biodiversità bolivianaè tra le meno studiate e può riservareancora molte sorprendenti scoperte.

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Sguardo sulla Biodiversitàdella BoliviamauRo maRIottIUNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI GENOVA

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I numerosissimi habitat sono suddivisi,come detto, fra 12 ecoregioni. Cinquedi queste sono comprese nella partepiù bassa del paese, prevalentementesul lato orientale, a quote inferiori di500 m s.l.m. Qui ritroviamo le cintureforestali alluvionali dell’Amazzonia,comprendenti i tipi noti coi nomi por-toghesi di Várzea (alta e bassa) e Igapó,la prima propria dei fiumi ad acquebianche e la seconda di quelli ad acquenere o chiare, secondo la classificazionedel 1853 di Alfred Russel Wallace. Maqui si estendono anche le foreste amaz-zoniche dei dipartimenti di Pando, Benie Santa Cruz, le foreste amazzonichepre-andine e quelle sub-andine, cherisentono dell’influenza della principalecatena montuosa. Altra ecoregione par-ticolare è il Cerrado (dallo spagnolo“chiuso”, “impenetrabile”), una savanatropicale, naturalmente frammentatasu suoli poveri, di cui si distinguonoaspetti diversi: Cerrado Paceño, Beniano,Chiquitano e Chaqueño (o Abayoy) neirispettivi dipartimenti. Sono tra gli eco-sistemi più a rischio del nostro pianeta,da quando, recentemente, si è scopertala possibilità di estendervi l’agricoltura.Di eccezionale importanza per la bio-diversità sono le savane inondate comequelle degli Llanos de Moxos e deiPantanales che ospitano piante parti-colarmente vistose. All’opposto, per condizioni di disponi-bilità idrica e temperature (che sottol’azione dei venti freddi meridionali

possono scendere sino a 2-3 °C) è laforesta secca chiquitana. Eccezionale èil livello di endemismo di un’altra eco-regione: il Gran Chaco. Esteso verso ilParaguay e l’Argentina, ospita speciesignificative di cactacee e di mammiferi.Le zone a maggiore diversità e a maggiortasso di endemismo s’incontrano peròsui versanti orientali della catena andinasino a circa 4.000 m. Fra queste spiccal’ecoregione delle Yungas, comprendentilo splendido Paramo yungueno. Similisono le Yungas tucumano-boliviane,boschi semiumidi con piccoli alberi ap-partenenti a specie d’antichissima origineo a specie relitte ed endemiche, comela queñua di Cochabamba. L’ecoregionedel Chaco Serrano è invece caratterizzatada foreste di caducifoglie con numerosespecie arboree, arbustive e succulenteaffini a quelle della “Caatinga” brasilianae da una foresta relitta che si ritieneabbia circa 20.000 anni. L’ecoregionedelle foreste secche inter-andine, ca-ratterizzata da diverse specie di Prosopise di Acacia nonché da alte cactacee co-lonnari, è molto frammentata e rap-presenta un importante centro di originedell’endemismo per diverse categoriedi organismi. Un chaparral, ancora congrande abbondanza di cactacee spino-sissime, caratterizza gran parte del-l’ecoregione della Pre-puna, con tem-perature medie intorno a 15-17 °C eminime di 0 °C. Alle quote superioris’estende l’ecoregione della Puna set-tentrionale, con le varianti umida e su-

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bumida, e quella altoandina con aspettinivali e subnivali. Nella variante umidaricadono sia le zone più popolate emodificate dall’uomo, sia uno dei centrimaggiori di diversità culturale dell’Ame-rica meridionale, lo splendido Lago Ti-ticaca, condiviso col Perù, che ha datoorigine a diversi endemismi della faunaacquatica. Infine la Puna meridionalecon le sottoregioni secca e desertica;quest’ultima raggiunge le massime al-titudini e, con 50-250 mm di precipita-zioni annue e 9-12 mesi asciutti, è lazona più arida del paese. Tuttavia, anchequi, accanto a estese formazioni erbaceea Stipa e Festuca, matorral e boschiaperti con queñua di Tarapacà e forma-zioni a pulvini di yareta, ospita, sullacima del vulcano Sajama (5.200 m),uno dei boschi più elevati della Terra;qui le condizioni termali favorisconopopolazioni importanti di fenicotteri.È importante rimarcare ancora una voltala notevole componente endemica: nellaflora del paese, circa il 70% delle cacta-cee, il 46% delle bromeliacee e il 35%delle orchidee sono esclusive della Bo-livia. Particolare interesse rivestonoalcuni generi - spesso monospecifici -endemici o subendemici.Eccezionale è la componente pterido-logica con oltre 1.200 specie di felci, dicui 168 endemiche; oltre 1.500 speciedi briofite (epatiche e muschi) dellequali circa 282 endemiche. Circa 1.000sono le specie di funghi. Numerosespecie endemiche di animali sono state

scoperte nel corso di recenti, talora re-centissime, campagne di studio; ciò te-stimonia che ancora molto resta daesplorare e conoscere della biodiversitàboliviana. Tra i mammiferi propri dellaBolivia si possono citare primati qualiil callicebo dalle orecchie bianche, ilcallicebo del Rio Beni, il callicebo Gol-denPalace, il callicebo di Olalla, specieminacciata che sopravvive in un brevetratto di foreste a galleria. In alcunifiumi vive un delfino endemico del-l’Amazzonia boliviana: specie bandiera,simbolo dell’impegno del paese per laconservazione della natura. Sempre trai mammiferi, sono esclusivi della Boliviadue opossum, un chinchilla, il topo diHuanchaca, il criceto di Rio Itenez, lacavia di Valle Hermoso, il tuco-tuco diLewis, due chirotteri. Tra le specie en-demiche dell’avifauna si possono citare:il merlo boliviano, diversi pappagalli, ilpiuri, il colibrì raggio di sole e altre di-verse entità. Tra gli anfibi endemici sipossono citare diverse rane acquatiche,terrestri o arboricole, tutte rare o mi-nacciate, alcune marsupiali e un rospo.I rettili endemici della Bolivia compren-dono un’anaconda, il serpente ferro dilancia, un serpente corallo, i colubri diSanta Cruz, il colubro di San Sebastian,il colubro del Gran Chaco, l’anfisbenadi Pampagrande. L’ittiofauna comprendediversi pesci endemici, come quelli delgenere Corydoras, in grado di integrarela carenza di ossigeno assumendolocon la bocca direttamente dall’aria in

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superficie, il pesce gatto del Rio Coroicoe molti altri. Numerose sono le farfalleendemiche della Bolivia, diurne e not-turne. Tra i coleotteri una specie di sca-rabeo di oltre 11 cm, dotato di grandicorna, è stato rinvenuto finora solonella foresta pluviale boliviana; ugual-mente esclusive delle Bolivia sono di-verse specie appartenenti agli scarabeilucanidi, ai carabidi, agli ptilidi e ai ce-rambicidi. Tra gli aracnidi endemicisono da citare due piccole migali.Nel 2014 il Ministerio de Medio Am-biente y Agua (MMAyA) del EstadoPlurinacional de Bolivia ha pubblicatoil IV Informe Nacional per la CBD(Convenzione internazionale per la Bio-Diversità). Questo rapporto ufficiale ri-

flette l’adozione del Piano Strategicodella CBD e illustra la progressiva ri-duzione dello stato di conservazionedella biodiversità in Bolivia fino al 2010.La Bolivia ha sviluppato attraverso unprocesso partecipativo la propria stra-tegia nazionale per la conservazionedella biodiversità, adottata nel 2002. Lastrategia nazionale potrebbe segnareun nuovo modello per la conservazionee lo sviluppo sostenibile delle risorsebiologiche basate su: a) progettazionepartecipata di una visione condivisasulla conservazione e sull’uso sostenibiledella biodiversità; b) predisposizionedi un modello di conservazione attra-verso l’identificazione e la sistematiz-zazione dello stato di conservazione edelle minacce per gli ecosistemi, lafauna selvatica e le risorse genetiche;c) messa a fuoco orientata a contribuirea migliorare l’indice di povertà e lo svi-luppo umano; d) promozione dello svi-luppo del potenziale economico dellabiodiversità; e) identificazione delle basiper stabilire condizioni politiche, isti-tuzionali ed economiche per imple-mentare un modello di sviluppo soste-nibile della biodiversità. Più in partico-lare, gli obiettivi sono: ridurre il gradodi minaccia per la biodiversità e garantireil rafforzamento nel paese, con capacitàproprie, tecniche, umane, politiche, am-ministrative, normative, istituzionali escientifiche della conservazione e del-l’uso della biodiversità, nonché istituiremeccanismi di controllo sociale al fine

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Uyuni, vera immagine surreale.

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di garantire la gestione sostenibile delpatrimonio naturale. Il piano nazionaleintende concentrare gli sforzi più si-gnificativi nel consolidamento del Si-stema Nazionale delle Aree Protette(SNAP) e nella pianificazione della ge-stione integrata di bacino, rafforzandola partecipazione sociale attraverso mec-canismi di gestione condivisa delle AreeProtette, l’integrazione della stessa neiprocessi di sviluppo locale. Il paese hapromosso la conservazione e la gestionedegli ecosistemi prioritariamente inbase al loro grado di minaccia. L’areacoperta all’interno del Sistema Nazionaledelle Aree Protette è pari al 20,2% delpaese (circa 24 milioni di ettari); inoltrenel paese ricadono 8 siti Ramsar (7,2%)e una zona di foresta certificata (1,0%).Sono in preparazione due “libri rossi”:a) il libro rosso dei vertebrati minacciatidella Bolivia che annovera i principalifattori di minaccia per ciascuna delle193 specie di vertebrati, classificate se-condo le categorie IUCN, e proponeraccomandazioni per la loro tutela e

conservazione; b) il libro rosso dei pro-genitori selvatici delle specie d’interesseagrario con una lista di 152 specie im-portanti per la conservazione dell’agro-biodiversità e la sicurezza alimentare.La Bolivia ha programmi nazionali per laconservazione e l’uso sostenibile della vi-gogna (Vicugna vicugna) e del caimano(Caimán yacaré). Nel caso della primaspecie, un censimento del 2009 riferiscedi 112.249 vigogne in tutto il paese, quasiquattro volte di più rispetto a quello regi-strato nel 1996 (33.000 vigogne). Lo svi-luppo del programma nazionale del Bio-commercio Sostenibile ha generato espe-rienze per diversi prodotti a sostegno dialcune filiere come quelle relative a: cai-mano, vigogna, tegu, pecari, pesci orna-mentali, jatata, palqui, maca, varie speciedi farfalle, oli di palma (cusi e copaibo tragli altri), cacao selvatico, noci, miele di apiautoctone, erbe aromatiche, tuberi e radiciautoctone, pseudocereali come Canahua,amaranto. Il piano di sviluppo nazionale2006-2011 (Bolivia dignitosa, sovrana,produttiva e democratica per vivere bene),ha promosso l’uso sostenibile e la con-

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Navigazione sul Lago Titicaca

Orso formichiere dell’Amazzonia

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servazione della biodiversità come elementiprincipali per la programmazione dellepolitiche pubbliche. Dal 1999 l’uso soste-nibile di alcune specie della flora e dellafauna selvatica è consentito nell’ambitodi piani specifici di sviluppo redatti subase scientifica soggetti a valutazione difattibilità ed entro quote definite. In Boliviaè in vigore un regime comune in materiadi accesso alle risorse genetiche della Co-munità andina (decisione 391), recepitocon Decreto Supremo n. 24676 “Regola-mento di accesso alle risorse genetiche esulla biosicurezza”. Nel decennio 2006-11, è stata presentata una dozzina di ri-chieste di accesso alle risorse genetiche,ma solo una ha raggiunto la fase di at-tuazione. La visione olistica e comunitaria e l’ap-proccio anti-capitalista della Costituzionedello Stato Plurinazionale della Boliviaha trasformato radicalmente il quadro fi-losofico, politico e amministrativo. Di con-seguenza, nel regime attuale per la biodi-versità coesistono una serie di leggi pre-costituzionali, come la Legge per l’Am-biente (legge n. 1333) completamente in-serita nelle convenzioni multilaterali euna serie di nuove leggi. Un esempio diquesto è la Legge n. 071 sui diritti dellaMadre Terra che mira a riconoscere la“Madre Terra” come soggetto di diritticollettivi d’interesse pubblico e a stabilireobblighi e doveri dello Stato e della societàal fine di garantire il rispetto di tali dirittisulla base di alcuni principi fondamentali:complementarità di diritti, obblighi e

doveri, non mercificazione delle funzioniambientali, completezza, principio di pre-cauzione, garanzia di restauro e rigene-razione della “Madre Terra”, responsabilitàstorica, solidarietà, giustizia sociale, giustiziaclimatica, pluralismo, multiculturalismo,recupero e rafforzamento delle conoscenzetradizionali e dialogo della conoscenza. Aquesto proposito, le politiche nazionalisono ora più concentrate sulla realizzazionedi una visione olistica della natura cheprende dalla natura ciò di cui ha bisognoper il suo sviluppo, ma che a sua voltaavvia azioni per la sua rigenerazione eprotezione.Particolare importanza ha anche laLegge sull’Istruzione n. 070 che sotto-linea l’importanza di un equilibrio tragli esseri umani e la natura e la curadell’ambiente. Oltre a proporre misureeducative alternative basate sulla co-noscenza e sulla saggezza contadinadei popoli indigeni-originari. Per un’applicazione pratica e completadella CBD, mancano in Bolivia, come intanti altri paesi, risorse finanziarie, umanee tecniche; nonostante i significativi pro-gressi nella ricerca scientifica e i censimentidi fauna e flora, è evidente che restanoampie lacune e che l’inclusione della bio-diversità nei processi di pianificazionestatale sia ancora insufficiente. Sono ne-cessari un maggiore coordinamento tra ivari livelli di governo (nazionale, diparti-mentali e comunali) e meccanismi di mo-nitoraggio e valutazione sull’attuazionedella strategia di conservazione.

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La Convenzione internazionale per laBiodiversità rivolge la propria attenzioneanche ai patrimoni culturali dei popolirelativi alla conoscenza e all’impiegodegli organismi vegetali e animali, so-prattutto alle conoscenze etnobiologiche(in particolare etnobotaniche) che sitramandano di generazione in genera-zione e che sono fortemente a rischiodi impoverimento, quando non di per-dita totale. Sotto questo profilo, laBolivia, a partire dalla riforma costitu-zionale del 1994, ha riconosciuto e va-lorizzato fortemente tale diversità cul-turale con riferimento principale alladiversità delle popolazioni indigene eall’appartenenza etnica di ciascun in-dividuo identificata attraverso l’autori-conoscimento in base a criteri multidi-mensionali (le lingue native, le attivitàe i modi di vita) a una delle 36 etnieche hanno sviluppato e sviluppanoadattamenti sociali, amministrativi, tec-nici e culturali propri ed evidenzianodifferenti necessità, rapportandosi, conmodalità specifiche, ai mezzi e materialiper vivere e ai propri paesaggi naturali.La Bolivia ha ratificato la Convenzioneinternazionale sulla Biodiversità nel1994 e ha sottoscritto il protocollo diCartagena nel 2003. In alcune regionidella Bolivia la pressione demograficae le attività antropiche - soprattuttocon pascolo eccessivo, pratiche agricoleinadeguate, diboscamento e incendi -hanno deteriorato lo stato di conserva-zione dell’ambiente, in particolare quelle

delle aree aperte: deserto, steppa, tundra,valli inter-andine e Chaco. Circa l’11%delle specie di vertebrati e il 2% diquelle della flora sono classificati uffi-cialmente come “specie minacciate”. IlGran Chaco, ecosistema unico nel suogenere, di cui la Bolivia detiene solouna parte, ha subito purtroppo unalenta distruzione per la colonizzazioneumana con allevamenti estensivi, in-cendi, e sfruttamento agricolo. Si stimache annualmente vengano distrutti circa700.000 ettari di foreste, un dato in co-stante crescita negli ultimi decenni e inforte aumento negli ultimi anni. L’im-pegno dello Stato plurinazionale dellaBolivia è indubbio, ma forse è necessariofare di più e per questo è necessario unmaggiore impegno internazionale, per-ché il patrimonio naturale della Boliviaè prima di tutto dei suoi popoli, ma èanche di tutta l’umanità.

FONTI:Ibisch P.L., Mérida G., 2003 - Biodiversidad: LaRiqueza de Bolivia. Estado de Conocimiento yConservación. Ministerio de Desarrollo Sostenible.Editorial FAN, Santa Cruz de la Sierra.Ministerio de Medio Ambiente y Agua, 2014 - CuartoInforme Nacional Convenio de las Naciones Unidassobre la Diversidad Biológica - 144 p. La Paz.Rojas W., Soto J.L., Pinto M., Jäger M., PadulosiS. (Eds). 2010. Granos Andinos. Avances, logrosy experiencias desarrolladas en quinua, cañahuay amaranto en Bolivia. 179 p. Bioversity Interna-tional, Roma, ItaliaServicio Nacional de Areas Protegidas , 2012 -Plan de Acción para la Implementación del Pro-grama de Trabajo sobre Áreas Protegidas de laConvención sobre la Diversidad Biológica. 31 p.La Paz.

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La Bolivia ha presentato istanza alla Re-pubblica del Cile, dinanzi alla Corte In-ternazionale di Giustizia, affinchéquest’ultima dichiari e decida che il Cileha l’obbligo di negoziare, in buona fede,prontamente e formalmente, con la Bo-livia con il fine di conferirle un accessopienamente sovrano all’Oceano Pacifico.Questa richiesta si basa su un principioelementare: le trattative. Di conseguenzail mare boliviano non può che esserequello da cui si generano le trattative.La stessa esistenza del sistema interna-zionale si basa sulle trattative, in quantosono un modo civile di relazionarsi congli Stati che sono uguali per quanto ri-guarda il diritto e la sovranità. Questosistema non è immutabile, il Diritto In-ternazionale prevede dei meccanismi ef-fettivi per la soluzione delle controversie,in base ad essi è stato richiesto dinanzialla Corte che il Cile abbia l’obbligo dinegoziare.La Bolivia non ha richiesto alla CorteInternazionale di Giustizia nessuna mo-dalità specifica per portare a terminequesta negoziazione, ma è stato chiestoalla Corte che, nell’adempimento di que-sto obbligo di trattativa, il Cile tenga inconsiderazione gli accordi e gli atti uni-

laterali ai quali hanno partecipato le parti(Bolivia e Cile) dal 1895.Di seguito si rappresentano grafica-mente, con l’utilizzo delle mappe pre-parate dalla Direzione di rivendicazioneMarittima (DIREMAR), alcuni degli ac-cordi e offerte che si sono susseguite trail Cile e la Bolivia, con il fine di renderereale un mare per la Bolivia.

1895, tramite un insieme di Trattati e pro-tocolli, Bolivia e Cile negoziano riguardola cessione delle provincie di Tacna eArica, oppure in alternativa un corridoiotra i torrenti Vitor e Camarones.

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Il mare bolivianoeduaRdo RodRIguez Veltzé1 - FaRIt l. RojaS tudela2

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1926, il Segretario Statunitense Frank B.Kellog propone al Perù e al Cile di cederele provincie di Tacna e Arica alla Bolivia.

1950, tramite uno scambio di note di-plomatiche tra la Bolivia ed il Cile si re-gistra quest’offerta. Nella mappa vienerappresentata l’interpretazione dellastessa stampa cilena.

1975, il Cile offre alla Bolivia un corri-doio, proposta che è soggetta alla noti-ficazione del Perù.

1976, In risposta alla proposta del Cile,il Perù accetta la cessione del territorioalla Bolivia, ma propone una nuova mo-dalità, che si rappresenta nella seguentemappa.

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1987, si cerca un nuovo approccio altema e la Bolivia formula due proposte,espresse in due memorandum.

2006 – 2010, Bolivia e Cile continuano anegoziare alternative per concedere allaBolivia un accesso sovrano al mare. Que-

sta volta ci si concentra sulla zona di Ta-rapacà, in cui il Cile non specifica di avereintenzione di consultare il Perù.

ConclusioniCome si può notare, il Cile e la Boliviahanno dialogato riguardo ad un accessoal mare dalla fine del XIX secolo fino al-l’inizio del XXI secolo. Questa disponi-bilità a negoziare esiste tra i due Stati, inquanto entrambi fanno parte del sistemainternazionale.La Bolivia non ha intenzione di riviverela guerra del 1879 che l’ha privata di 400km di costa, per tale motivo la Bolivia haribadito più volte di non voler modificareil trattato di Pace ed Amicizia del 1904che ha messo fine a tale guerra. La Boliviacerca solo di ottenere un accesso al mare.Come ha dichiarato il Presidente Mi-chelle Bachelet, il Cile e la Bolivia hannotrascorso periodi positivi e periodi negativi.

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Queste trattative sono state possibili solodurante i periodi positivi, ed è proprioquesto che cerca la Bolivia, ritornare adun periodo positivo tra Bolivia e Cile,per trovare in modo congiunto una so-luzione al problema della Bolivia.Come si può osservare, non esiste solouna formula o modalità. La negozia-zione è lo strumento più potente che hal’umanità, dato che si alimenta del piùgrande potenziale dell’essere umano:l’immaginazione.La Bolivia sollecita il Cile affinché in-sieme, nel miglior periodo possibile, cer-chino creativamente una soluzione alla

“mediterraneidad” (non affaccio sulmare) della Bolivia. La Bolivia è sicurache la Corte Internazionale di Giustiziapotrà generare le condizioni favorevoliaffinché questo accada.

Questo è il mare della Bolivia del XXIsecolo.

NOTE:1 Ambasciatore della Bolivia presso il Regno deiPaesi Bassi, rappresentante della Bolivia dinanzialla Corte Internazionale di Giustizia. 2 Ministro dell’Ambasciata della Bolivia presso ilRegno dei Paesi Bassi.

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Amazzonia boliviana. Riva del fiume “Madre de Dios”

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Parlare dell’Archeologia in Bolivia edelle ricerche che si svolgono sarebbemolto complesso e assai lungo in quantoil nostro paese conta oltre 75.000 sitiarcheologici registrati, di cui un centinaiosono coinvolti in modo diretto o indirettocon il turismo e la sua gestione. Pertantocentriamo la nostra attenzione su tredei siti più importanti del nostro paese:Tiwanaku, Smaipata e Inkallajta. Tiwanaku è una delle civiltà più antichedell’America del Sud; le sue origini risal-gono all’anno 1500 a.C.. Nel periodo delsuo maggiore splendore copriva una su-perficie di circa 600 ettari con una popo-lazione di 100.000 abitanti. La vecchiacittà è stata dichiarata Patrimonio del-l’Umanità da parte dell’UNESCO nell’anno

2000 e oggi è una delle maggiori attrazionituristiche del nostro paese. Da circa due anni Tiwanaku conta conuna gestione autonoma che ha agevolatolo svolgimento di lavori di conservazionedi tutti i templi presenti nel sito. A partiredall’anno 2014, è stata avviata una seriedi lavori di scavo nell’area di Kerikala enel tempio di Kantatallita, con importantiscoperte tali come strade relazionate adaree residenziali o pareti perimetrali delsuddetto tempio. Si rende noto che questilavori sono stati sostenuti da una missionedelle Università di Padova e di Verona,che hanno condotto lavori di prospezionegeofisica con un GPR di ultima genera-zione, facilitando così l’individuazionedelle pareti di cui sopra. Con riferimento a Samaipata, si segnalala petrografia o rocca intagliata più grandeal mondo, con una superficie di circa12.000 m². Si tratta di un centro cerimo-niale dell’epoca precolombiana costruitoall’incirca nel 1400 d.C., da culture locali,si ipotizza la Chané. Gli Inka hannoconquistato la regione intorno al 1465d.C., riadattando il luogo alle loro pratichereligiose. In realtà, la bastia che proteggeva

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Ricerche Archeologichepablo Rendón lIzaRazu ESPERTO IN PATRIMONIO CULTURALE.MINISTERO BOLIVIANO DELLA CULTURA E DEL TURISMO

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questo centro cerimoniale dagli attacchidei popoli nemici degli Inka è stata laPukara del Parabanosito, sita nel ParcoNazionale Amboró. Attualmente si svolgono opere di mi-glioramento sulla strada di accesso alsito, al fine di migliorare l’afflusso deivisitatori e le condizioni della visita.Per quanto riguarda la ricerca, si segnalache sono state effettuate tra il 2012 e il2013, ricerche mediante un esaurienterilevamento topografico della roccia in-tagliata, condotte dall’archeologo diorigine boliviana Sonia Avilez, con fi-nanziamento e sostegno italiano. I ri-sultati di tali opere sono stati presentatial pubblico nella XVII Borsa Mediter-ranea del Turismo Archeologico, svoltaa Paestum, Italia.Inoltre, Inkallajta, è stato un centro am-ministrativo di origine inka, costruito al-l’incirca nell’anno 1464 d.C.; si caratterizzaper la presenza di un enorme deposito okallancade 78 per 25 m. di superficie e 12m. di altezza, è uno dei più grandi nel suotipo. Ad oggi non è soltanto una delle più

importanti attrazioni turistiche della re-gione, ma anche un esempio del turismocomunitario. In questo importantissimo sito Inka sisvolgono lavori di conservazione negliultimi due anni. Attualmente si lavoraprincipalmente nella gestione e pro-mozione del sito, particolarmente me-diante la rete di Musei Comunitari.Questo comporta una procedura di ap-provazione e di auto-gestione delle co-munità rurali e contadine coinvolte, chesi trovano nelle vicinanze del sito nonchédevono assumere una grande respon-sabilità per la conservazione e promo-zione del sito. Lo Stato Plurinazionale di Bolivia siauspica di promuovere nei prossimianni la ricerca archeologica, come partedi una strategia per generare la cono-scenza necessaria sui siti archeologicilegati al turismo, affinché essa vengautilizzata per migliorare l’informazioneche si offre ai visitatori e quindi avereun’adeguata gestione e promozione delsito, incentivando con nuove scopertee mostre i potenziali turisti.

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Le cariche, prima di segretario generaledell’Istituto Italo-latinoamericano e,poi,quella di segretario generale dell’UnioneLatina mi diedero, tra il 1995 e il 2008,molte occasioni di visitare la Bolivia .D’abitudine per evitare i quasi sicurimalesseri dovuti all’altitudine esagerata,sceglievo la rotta aerea in partenza daLima, con sosta ad Arequipa (città si-tuata a 2500 mt.) ove pernottavo perpoi riprendere l’areo la mattina se-guente per il Cuzco che si trova a 3800mt. Dopo una giornata di riposo inquella stupenda città, di nuovo con l’ae-reo atterravo a La Paz, capitale ammi-nistrativa della Bolivia. Queste tappemi assicuravano un arrivo sull’altipianodi 4.000 mt. di altitudine perfettamenteambientato e senza problemi né di af-fanni né di emicranie. Dall’aereoporto dell’ Alto si scende inuna specie di imbuto sulle cui pareti siarrampica La Paz, ove i quartieri altisono i più malsani e quindi abitati dai

poveri e i quartieri bassi sono quelli ovevivono le ambasciate e i ceti fortunati:il contrario di quanto accade nelle altrecittà del mondo.Ricordo il bel centro storico di La Pazcon chiese barocche, belle piazze, belle“casonas” dell’epoca vicereale che ri-producono sostanzialmente la piantadella casa romana strutturata su tre cor-tili uno appresso all’altro, tipologiascomparsa in Italia ma sopravvissuta inSpagna e, da lì, sbarcata in America. In una di queste case, ora adibita a mu-seo, partecipai ad un colloquio sul ba-rocco andino alla presenza dei maggioriesperti americani: fu in quella occasioneche lanciai l’allarme sul pericolo che ilgrande patrimonio di edifici, rovine,quadri, argenti ereditati sia dall’epocaprecolombiana che da quella colonialepossa rapidamente sparire a causa deicontinui furti da parte di trafficanti eantiquari disonesti. Ricordo che con-clusi il mio intervento con una frase di

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Ricordi di viaggi e cooperazione culturale in BoliviabeRnaRdIno oSIo GIÀ SEGRETARIO GENERALE DELL’UNIONE LATINA

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grande effetto: “se continuerà questaemorragia, tra qualche anno farete uncongresso non per discettare sui variaspetti del barocco andino ma per pian-gere sulla sua scomparsa”.Da quel giorno nacquero le iniziativedell’Unione Latina di collaborare in ma-niera concreta alla difesa di questo patri-monio cioè alla difesa delle radici preco-lombiane e latine delle popolazioniandine. Elaborammo così un programma,in collaborazione con il nucleo operativodei Carabinieri Italiani, di informazionisulle tecniche giuridiche internazionaliper il recupero delle opere d’arte rubate.Parallelamente, organizzammo dei corsiper insegnare a catalogare le opere d’arte:la catalogazione, com’è noto, è il primoindispensabile passo per la difesa del pa-trimonio storico-artistico. Questi corsi riscossero grande successosia di pubblico che da parte delle auto-rità locali. E li ripetemmo in tanti paesidel mondo andino: in Cile, Perù, Ecua-dor, Paraguay, Colombia, Guatamela,Messico, e per la Bolivia a Sucre.Dopo la sosta a La Paz, di solito ripar-tivo alla volta di Cochabamba, situatain una bella vallata dal clima di eternaprimavera e con interessanti edificidell’epoca spagnola, quali il monasterocarmelitano di Santa Teresa e il palazzoPortalés, costruito dall’ex minatore mi-liardario (e diventato nel XX secolo “Redello Stagno”) Simon Patino, del qualeavevo conosciuto a Parigi le discendentimagnificamente accasate nelle più ti-

tolate e superbe famiglie francesi.A Cochabamba l’Istituto Italo LatinoAmericano aveva un vasto programmadi collaborazione con una scuola agri-cola che faceva capo ad un grande or-fanatrofio fondato da un mitico sacer-dote bergamasco, il padre Testa.Progetto bello e meritevole, lasciato in-spiegabilmente morire dai miei succes-sori all’Istituto Italo Latino Americano.Non lungi da Cochabamba nel paesedi Tarata sorge, accanto ad una colossalechiesa barocca, un convento di padrifrancescani, risalente al secolo XVIIIquando gli eredi di San Francesco su-bentrarono ai padri Gesuiti, espulsi dalre Carlo III, nelle celebri missioni nelChaco. Nel convento, retto ora da unpadre francescano italiano (la Chiesaitaliana è presente ovunque in Bolivia)è conservata una preziosa biblioteca dicirca 8.000 volumi antichi. Per iniziativadell’Unione Latina e sempre nell’otticadi salvare le radici del mondo andino,feci catalogare da nostri esperti (direttidal professore Gastone Breccia del-l’Università di Cremona) tutto il fondoantico: fu per me una grande emozionesfogliare alcuni di quei volumi, alcunidei quali portavano la scritta: “Esto esde la misiòn de San José”, cioè eranolibri provenienti dalle missione gesui-tiche del Chaco e miracolosamente sal-vati dal saccheggio seguito all’espul-sione dei padri Gesuiti.Ma proseguiamo nel nostro viaggio inquesta Bolivia ancora così autentica e,

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fortunatamente per lei, lontana daglisguardi cupidi del turismo di massa.Anche a Tarija, cittadina contornata davigneti che producono ad un’altitudinedi 2.000 metri un ottimo vino, vi sonodei padri francescani italiani; conser-vano con amore un archivio preziosoper la storia della regione: anche di que-sto archivio l’Unione Latina ha aiutatola stampa dell’inventario nonché il re-stauro di alcuni quadri antichi.Ma la perla della Bolivia resta senza al-cun dubbio Sucre, la capitale ufficialedel paese, l’antica Chuquisaca. Certa-mente siamo in una delle più belle cittàdell’America del Sud. Strade dritte chesi inerpicano verso la collina, case bian-che, finestre azzurre come in Andalusia,tante chiese e conventi, abitanti amabilie disponibili. Anche a Sucre, ove mi re-cai più volte, la cooperazione del-l’Unione Latina ha svolto programmiinteressanti, il principale dei quali fu lacatalogazione scientifica dei libri delfondo antico della Biblioteca Nazionale,libri di provenienza soprattutto da con-venti soppressi dai governi laici dell’800.Fu commovente trovare nel fondo diquella biblioteca libri stampati nel ‘600a Juli sul lago Titicaca nella celebre ti-pografia impiantata dai padri Gesuitiche avevano fatto di Juli il loro centrodi preparazione per i confratelli da in-viare come missionari nel Chaco e nelParaguay: stamparono così i primi di-zionari quechua-spagnolo, i primi ca-techismi in lingua guaranì. Libri raris-

simi e quasi sempre trafugati. Del pari,a Sucre feci catalogare il fondo anticodella biblioteca dell’Arcivescovado chevanta preziose legature romane del ‘700,portate da un vescovo catalano bene-dettino che soggiornò a Roma prima divenir paracadutato sulle Ande.Da Sucre alla mitica Potosì il tragitto èbreve: nemmeno mezza giornata madal clima primaverile si sale ai gelidi4.000 mt. di altitudine. La città baroccaè intatta, si estende ai piedi Cerro Rico,che racchiudeva favolose vene d’ar-gento che furono per secoli l’inesauri-bile fonte di denaro per la Corona spa-gnola. Il Sindaco di Potosì mi fecenotare come nella sua città, culla del-l’argento, non vi fossero più artigianiche sapessero lavorare quel metallo:detto fatto, grazie ai denari della Coo-perazione Italiana e dell’Istituto ItaloLatino Americano si impiantò unascuola di apprendistato per orafi conadeguate macchine e sotto la direzionedei fratelli Mortet, antichi artigiani ro-mani.Ma l’ultima visita che feci in Bolivia fucome turista nell’estate 2007, quando vi-sitai la regione della cosidetta Chiquita-nia, a oriente di Santa Cruz de la Sierra,fertile e ancora in parte selvaggia, se-gnata dalle celebri missioni gesuiticheche qui, a differenza del Paraguay, nonvennero bruciate e saccheggiate dai por-toghesi e dai cacciatori di manodopera.Ai Gesuiti subentrarono, come già detto,i Francescani; le missioni, per quanto

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impoverite e non più rette dalla ferreadisciplina imposta dai gesuiti, declina-rono, si impoverirono, ma sopravvissero.Una fondazione svizzera di Lucerna neha purtroppo restaurate alcune: dico pur-troppo perché il restauro fu eccessivotanto che dovette intervenire l’Unescoper farlo cessare; ben contrario ai principidel sano restauro, teorizzato soprattuttoda noi italiani fra cui Cesare Brandi fon-datore dell’Istituto Centrale per il Re-stauro. Questo saper restaurare senzaeccedere e senza danni, diversamenteda quanto teorizzato da Viollet-Le Duc

in Francia, già lo preconizzava CesareCantù nel 1872: “conservare tutto e sem-pre, non rimodernare mai; medicina nonchirurgia, meglio un cimelio monco alrestauro più studiato e vistoso”.E con questi ricordi di viaggio e di pro-getti di cooperazione ben mirati per sal-vare le radici storiche della Bolivia, ter-mino augurando a questo Paese amicodi saper gestire in futuro il turismo inmodo saggio, evitando gli errori da noifatti in Europa, arginando le masse in-colte e deculturalizzanti, privilegiandoinvece un turismo colto e rispettoso.

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Piccolo tapiro della Bolivia orientale

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La strada che attraversa la regione aovest di Santa Cruz, nel sud della Boli-via, si inerpica sulle propaggini dellaCordigliera Orientale, ricoperta da trattidi foresta inframmezzati a campi inten-sivamente coltivati, fino a Vallegrande(2030 m, 30.000 abitanti) situata in unagrande e piacevole vallata. Strade stretteportano alla piazza principale con lagrande chiesa in pietra. Nel 1997 nell’area dell’aeroporto ungruppo di studiosi cubani, costituito daRoberto Rodríguez Suárez, FernandoOrtega, Greco Cid, Ector Soto e JorgeGonzales, hanno condotto una campa-gna di prospezioni geologiche per in-dividuare se realmente qui fosse statosepolto il corpo del Che, come dichiarònel 1995 il generale Mario Vargas Sali-nas. Tutta la cittadina ha vissuto e viveancora oggi momenti di gloria, asse-diata da fotografi e giornalisti, venutifin qua a caccia di un qualche scoop, daturisti e viaggiatori legati alla figura ca-rismatica del Che. Guevara e la sua tragica e barbara finesi sono trasformati in un’attrazione tu-ristica per cui tutti parlano del Che,

sono pronti a fare rivelazioni e a fornirenotizie inedite. Anche René Cadima, ilvecchio fotografo che l’ha fotografatomorto, vende a caro prezzo le stampe

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La Ruta del Che sui luoghi della sua mortepIetRo taRallo SCRITTORE E AUTORE DI GUIDE SULL’AMERICA LATINA

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di sbiadite fotografie che lo ritraggononella lavanderia. Appunto dalla lavanderia può iniziarequesto «pellegrinaggio» sui luoghi delChe. Si tratta di un piccolo edificio inun prato appartato rispetto al restodell’Ospedale. Al centro i lavelli in pie-tra dove la signora Susanna Osinaga,allora infermiera, ne ha lavato il corpoe l’ha composto. Le pareti sono total-mente ricoperte di graffiti e di scritte eossessiva ritorna la frase: «il Che è vivoe lotta con noi!». Incredibile. L’italianoGiuseppe Ferrari, che vive da anni aVallegrande, dove ha aperto un risto-rante con guest house, ha prodotto unvino che imbottiglia con l’etichetta con

il volto del Che. Personaggio dalle milleambigue sfaccettature è al corrente dimolti eventi. Compresi quelli che hannoalimentato la leggenda nera della “ma-ledizione” che ha coinvolto tutti quelliche hanno avuto a che fare con la mortedel Che: compresi il soldato che l’haucciso, divenuto pazzo e a sua volta uc-ciso, e Gary Prado che è stato gambiz-zato e ora è su una sedia a rotelle.

Verso il luogo del martirioDopo Vallegrande la carretera non è piùuna strada, ma un segno tracciato neifianchi delle montagne che salgono oltrei 3000 m, fra tratti rocciosi e basse for-mazioni di alberi spinosi. Il Río Grandescava profonde gole e ampie vallate, dovesi addensano i pochi villaggi di quest’areascarsamente popolata. È in questa regione isolata e inaccessi-bile che nel 1966 Ernesto Che Guevaragiocò la sua ultima partita con la mortein nome della rivoluzione e della libertà.Con pochi uomini, di cui solo cinqueboliviani, senza l’appoggio del PartitoComunista Boliviano, tradito, pare, daRégis Debray che era stato fatto prigio-niero a Camiri, totalmente isolato eprivo di un adeguato equipaggiamentomilitare, fiaccato dall’asma, vagò per al-cuni mesi tentando invano di far solle-vare i poveri campesinos della zona. LaCIA mandò consiglieri militari antiguer-riglia, fra cui Edward Luttwak, e benpresto l’esercito boliviano, guidatodall’allora capitano Gary Prado, riuscì

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ad avere la meglio. L’8 ottobre 1967Guevara fu ferito nella Chebrada delChuro e portato prigioniero insieme aisuoi nel minuscolo villaggio di La Hi-guera, dove fu rinchiuso nei locali dellascuola. Il generale Barrientos, presi-dente-dittatore in quegli anni della Bo-livia, ne ordinò la morte. Il Che fu uccisodurante la notte e il suo corpo fu por-tato a Vallegrande per le foto di rito. Isuoi resti scomparirono. Dopo che unmedico militare ne ebbe amputato lemani al cadavere, l’esercito bolivianofece sparire il corpo, rifiutandosi di ri-velare se i resti fossero stati sepolti ocremati. Nessuno ne seppe più nulla.Ernesto Che Guevara entrò nel mito.

Le ultime ore prima dell’efferato delittoSolo 65 km separano Vallegrande da LaHiguera, ma per percorrerli ci voglionopiù di 4 ore di scossoni e sobbalzi. Ci siinerpica fino a Pucara, dove si sosta pertirare il fiato e bere un mate de coca.La Higuera è una manciata di case,dove vivono venti famiglie. Al centronella piccola piazza c’è il busto del Chefra gli alberi, che danno ombra ancheai maiali, decapitato nel 1993 dai soldatidella vicina caserma El Condor. Manipietose hanno rimesso al suo posto latesta sommariamente abbozzata nellapietra. La scuola, dove Guevara fu te-nuto prigioniero e poi ucciso, è oggi undispensario medico.Santo Artiaga, diventato una guidaesperta, conduce i visitatori lungo la

Chebrada del Churo fino al fico dove ilChe fu disarmato e alla pietra dovevenne ferito alla gamba destra. Più didue ore di marcia, poi si sale il pendioche porta alla capanna in cui vive con lavecchia madre Virginia Cabrita, la piccoladonna (è nana) che vide per ultima ilChe la mattina di quel fatidico 8 di otto-bre del 1967. Allora aveva solo 11 anni.Pare che il Che le abbia detto: “Diven-terai ricca dopo la mia morte”. La donnaripete questa frase ai turisti che si spin-gono fino alla sua povera capanna, rac-contando quanto fosse bello e gentilequell’uomo misterioso. E i turisti, com-mossi, non mancano di lasciarle qualchedollaro. Nel nome del Che.

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Federico Lunardi (Livorno, 7 dicembre1880 – Asunciòn, 11 novembre 1954)fu un arcivescovo cattolico, etnologo,archeologo, storico, scrittore e collezio-nista italiano. Adempì scrupolosamentela sua missione di Nunzio Apostolicodella Santa Sede, ma al contempo di-vennero per lui importanti lo studiodella storia, della geografia, dell’archeo-logia, e soprattutto dell’etnologia del-l’America Latina, tanto da fargli com-porre nel tempo molte opere scientificheche lo accreditarono a livello mondiale. Nel corso della sua carriera diplomaticasoggiornò in Cuba, Cile, Colombia, Bra-sile, Bolivia, Honduras ed infine in Pa-raguay. Rimase complessivamente tren-totto anni in America Latina, entrandoin contatto con diverse culture. Trefurono le aree archeologiche delle suericerche: San Agustin (Massiccio Co-lombiano); l’area di Tiahuanaco, in Bo-livia; l’area di Copàn, in Honduras.Pioniere dell’Americanistica, nei quasidieci anni di permanenza in Hondurasraccolse materiali precolombiani checostituiranno in seguito parte delle suecollezioni, si dedicò in modo particolare

allo studio dei Maya arrivando ad af-fermare che le tracce più antiche diquesta civiltà non erano da cercare nelloYucatan bensì in Honduras.Durante i suoi viaggi prendeva nota ditutto quanto gli capitava di osservaresui suoi “libretti”, come lui chiamavagli appunti di viaggio, ancora oggi unavera miniera di notizie inedite. Nei con-fronti delle culture da lui incontrateegli usò rispetto: nel suo comportamentonon vi fu mai alterigia. S’interessò, piùdi tutto, della parte ergologica,1 ma laricerca venne sempre svolta con visioneampia e, allo stesso tempo, cura deiparticolari.

BiografiaNato a Livorno nel 1880 da Iginia Mon-taiuti e da Cesare, un modesto artigianocon saldi principi cristiani, dopo averefrequentato le scuole tecniche a sedicianni entra in seminario per poi trasferirsiper studio l’anno dopo a Roma dove,nel 1903 consegue le lauree in teologia,filosofia (con esami in archeologia estoria) e diritto canonico. Dopo esserediventato parroco, segretario del vescovo

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Monsignor Federico LunardigIacomo WalteR caVallo RICERCATORE, LIBERO PROFESSIONISTA

https://www.linkedin.com/pub/giacomo-walter-cavallo/75/a09/790

http://jameswhorse.jimdo.com

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di Livorno, professore al seminario dio-cesano, all’età di 36 anni inizia la suacarriera come addetto alla InterNun-ziatura dell’Avana, dove rimarrà perquattro anni. Dopo Cuba lo troviamotre anni in Cile e poi otto anni in Co-lombia. Questo soggiorno prolungatogli permette di visitare ripetutamenteSant Agustin, zona di importanti ritro-vamenti archeologici, svolgendo un la-voro di ricerca e studio che lo porterà ascrivere alcune opere, in particolare “Elmacizo colombiano”, “La vida en las tom-bas”, “O Angasmayo os verdadeiros li-mites septemntrionaes do imperio Incaico”.Lasciata la Colombia viene trasferito inBrasile (1931-1936) dove si dedica pre-valentemente a studi etnologici. Conoscenel 1936 il popolo dei Bororo, studiatinello stesso periodo anche da ClaudeLévi-Strauss, ed altri in seguito studiatida diversi antropologi. In Brasile il Lu-nardi tocca l’apice della sua carrieraecclesiastica in quanto viene nominatoNunzio Apostolico e Arcivescovo diSide (15/11/36)2 . Subito dopo, nellasua nuova veste di Nunzio Apostolico,sarà in Bolivia, dove rimarrà sino al1939. In questo periodo svolge ricerchesulla misteriosa città di Tiahuanaco eraccoglie numerosi reperti, materialearcheologico che ora fa parte delle Col-lezioni Lunardi.Visita le missioni sparsenelle località più remote dell’altopianoe della pianura boliviana dove viene incontatto con numerose popolazioni in-dios, annotando nei suoi “libretti” le

loro usanze civili e religiose con scru-polosità e amore per la verità. DallaBolivia viene trasferito, nel febbraio1939, in Honduras, dove rimane sinoal 1948. Percorrerà il paese in lungo ein largo e di frequente lo troviamo aCopán, il grande centro culturale maya,dove partecipa a riunioni, congressi eraccoglie materiale archeologico. Le suepubblicazioni sull’Honduras sono nu-merose e alcune di notevole importanza,come Honduras Maya, Etnología Y Ar-queología de Honduras. Dall’Hondurasnel 1948 viene richiamato a Roma pressola segreteria di Stato ma già l’anno suc-cessivo lo troviamo ad Asunción, in Pa-raguay (1949-1954). Sono di questo pe-riodo numerose sue serie fotografichededicate ai popoli Macà, Cainguá eChulupí ed altri studi e ricerche comequelle sui Guaraní. L’11 novembre 1954,all’età di 74 anni, muore ad Asunción,in terra americana, dove aveva trascorsopiù di metà della vita. La salma fu poitraslata dalla famiglia nella sua Livorno,nel cimitero della Misericordia.

1937-1939 Nunzio Apostolico in BoliviaIl 13 febbraio 1937 Monsignor FedericoLunardi giunge a La Paz, sede dellaNunziatura boliviana. Nei circa tre annidi soggiorno svolge ricerche sulla civiltàdi Tiahuanaco (o Tiwanaku), il grandecentro megalitico del lago Titicaca, chesi trova a 72 km di distanza da La Paz.Qui sorge la celebre Puerta del Sol, mo-numentale scultura megalitica che ri-

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prende un motivo cosmologico, convarie statue raffiguranti divinità.3 Nellasua veste di Ambasciatore della SantaSede visita le missioni sparse nelle lo-calità più remote, dove i missionari vi-vono quasi completamente isolati inmezzo alle tribù di indios. Il 30 marzo1937 con il treno da La Paz va a Oruro,città situata sull’altopiano boliviano, a3706 metri sul livello del mare per poiproseguire per Cochabamba, sede dellapiù grande università della Bolivia. Altriancora i viaggi intrapresi che lo porte-ranno in città come Cachuela Esperanza,cittadina industriale; Porto Ballivian,Trinidad, importante centro agricolo.Vive qualche tempo tra i Guarayo4 e gliAymara5, annotando le loro usanze civilie religiose, ma soprattutto tra i Sirionò,ai quali dedica un’opera con molte in-formazioni circa gli usi e costumi. Egliracconta la sua esperienza in un’operadal titolo ovvio: I Sirionò. Si tratta di ungruppo indigeno abitante nella parteorientale della Bolivia. Lunardi, dopoavere descritto l’ambiente geografico,parla degli usi e costumi: una popola-zione nomade, composta di cacciatorie pescatori che costruiscono in compa-gnia dei Guarayo le canoe, barche di unsolo pezzo.Passa poi alla descrizione somatica, agliusi e costumi, e alle loro capanne. Cidice poi che all’interno della casa ognifamiglia ha il suo fuoco, sempre tenutoacceso perché i Sirionò non sanno ac-cenderlo. Circa questa notizia il Lunardi

spende alcune pagine per precisare lericerche fatte e gli informatori da luiascoltati a conferma delle sue afferma-zioni, anche perché smentisce un nonmeglio identificato Prof. Dott. Wegner,che aveva visitato una tribù Sirionò di-chiarando che possedevano lo strumentoper fare fuoco e i vecchi lo sapevanousare.6 Il 31 ottobre 1938 al Lunardiviene assegnata una nuova destinazioneche raggiungerà il 12 febbraio dell’annosuccessivo. Si tratta dell’Honduras, paesedove dedicherà in prevalenza il suo im-pegno di ricercatore allo studio dellepopolazioni Maya. Per questa ragionein Italia il Lunardi diventerà un puntodi riferimento per lo studio della linguae della cultura Maya.7

BIBLIOGRAFIAAleotti Spotorno Silvia, L’attività scientifica di Fe-derico Lunardi in Bolivia in Miscellanea di Storiadelle esplorazioni, Genova, Bozzi, vol. II, pp. 213-224. Cavallo Giacomo Walter, La metodologia delleindagini antropologiche di Federico Lunardi, ilNunzio dei Maya in Miscellanea di Storia delleesplorazioni, Genova, Bozzi, 2013, vol. XXXVIII,pp. 237-266. Cavallo Giacomo Walter, Nunzio deiMaya - Monsignor Federico Lunardi e la sua storia,Liberodiscrivere edizioni, Genova, 2013. CavalloGiacomo Walter, Antropologia e Collezionismo:Federico Lunardi e gli studi Americanistici, Unige,Laurea magistrale in Antropologia Culturale edEtnologia, A.A. 2008/09 (tesi di laurea, relatrice laProf. Luisa Faldini).Fulvi Fulvio, I viaggi e gli scritti di Federico Lunardi,Gruppo Editoriale Marcon, Città di Castello, 1992.Fulvi Fulvio, Il contributo di Federico Lunardi allaconoscenza degli usi e costumi dei popoli dell’AmericaLatina in Miscellanea di Storia delle esplorazioni,Genova, Bozzi, 1979, vol. IV, pp. 257-277. Fulvi

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Fulvio, “I contributi americanistici di FedericoLunardi”, Annali di ricerche e studi di Geografia,Genova, gennaio-marzo 1971, pp. 15-24. MassajoliPierleone, “La vita e i viaggi di Federico Lunardi”,L’Universo, Firenze, Anno XLV, n. 6, novembre-dicembre 1965, pp. 1023-1038.

NOTE1 L’Ergologia è il ramo dell’Etnologia che studiagli aspetti materiali e tecnici della cultura deipopoli primitivi.2 La carica di Arcivescovo titolare è un titolo ono-rifico, diversa da quella di Vescovo (o Arcivescovo)diocesano che risulta responsabile del governodella diocesi. Side è stata una città fondata daicoloni greci nell’Anatolia meridionale, sede ve-scovile a partire dal V secolo e poi distrutta nelIX-X secolo.3 La città fu abitata dal 1500 a.C. al 1200 d.C. e dal500 al 1000 ebbe la fioritura maggiore, con la rea-lizzazione di sculture monolitiche impressionanti.

Ma l’arte di Tiahuanaco è presente anche nellaproduzione di splendidi vasi policromi, i cui motividecorativi ripetono quelli dei famosi tessuti.4 I Guarayo, originari del Brasile, vivono nei llanos(pianure con savane e foreste) del dipartimentodi Santa Cruz.5 Detti anche Colla, vissuti in stretto rapporto con iQuechua, dopo avere dato origine a una delle piùgrandi civiltà dell’America Meridionale, la Tiahua-naco, furono assoggettati dall’impero del Tahauan-tinsuyu governato dagli Inca tra il XIV e il XVsecolo. Gli Aymara vengono visitati dal nostroscienziato per ben tre volte tra il 1837 e il 1838.6 Federico Lunardi, I Sirionò, Palazzo Nonfinito,Firenze, 1939. 7 A Roma il 18 ottobre 1848, nel palazzo dell’Ac-cademia Ecclesiatica Pontificia assieme ad altristudiosi tra cui Tullio Tentori (antropologo culturale,in seguito professore alla Sapienza di Roma, chea quel tempo lavorava al Museo Pigorini di Roma)fonderà il Nuovo Centro di Studi Maya.

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Non sono stati numerosi gli italiani inBolivia. Più in generale gli europei sisono diretti in altri Paesi dell’AmericaLatina. Le condizioni di vita erano (edancora adesso sono, almeno in parte)molto difficili per il clima, l’altitudine, ledifficoltà del Paese seppure in una regioneaffascinante e con grandi potenzialità.La Bolivia ha perso ogni sbocco al marein una guerra sciagurata condotta assiemeal Perù contro il Cile tra il 1879 e il 1883.E poi ancora negli anni ’30 del Novecento(1931-35) contro il Paraguay: una guerracostata la vita a 65.000 boliviani.Eppure gli italiani, poche centinaianell’800 e oggi tra 2.000 e 3.000 residenti(ma si calcola che siano 15.000 i di-scendenti degli italiani) sono stati la 2°o 3° nazionalità assieme a quella tedescae quella spagnola.Molti nel passato a cominciare dal ‘500fino ad oggi erano appartenenti adordini religiosi. In particolare francescanie salesiani e più recentemente suoredelle Figlie di Sant’Anna fondate inItalia dalla genovese Rosa Gattorno eche costruirono e gestirono numerosescuole, ospedali, case di riposo.

Nell’800 e nel ‘900 si sono insediatesoprattutto aziende commerciali con-dotte da italiani ed un certo numero diprofessionisti (architetti, ingegneri, me-dici). La qualità di queste presenze èstata però significativa ed ha contribuitoallo sviluppo del Paese.Solo alcuni esempi:Alloisio Vittorio nato a Napoli, inBolivia nel 1428. Ingegnere civile: a luisi devono molti lavori importanti, inparticolare nella capitale La Paz.Balzan Luigi veneto, laureato in scienzenaturali. Aderì alla Giovine Italia maz-ziniana e poi si trasferì in AmericaLatina. Qui ebbe l’incarico dal MarcheseDoria, presidente della Società Geo-grafica Italiana e del Museo civico distoria naturale di Genova di compierealla fine dell’800 un viaggio di esplora-zione nelle regioni centrali dell’Americadel Sud e si fermò a lungo anche inBolivia. Donò la sua raccolta di flora efauna al Museo civico di Genova e pre-parò uno studio molto importante perla Società Geografica “Viaggio d’esplo-razione nelle regione centrali del SudAmerica”.

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Italiani in Bolivia

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Bertonio Ludovico di Lucca entrò nellaCompagnia di Gesù. Si fermò presso illago Titicaca alla fine del ‘500 e poi aPotosì. Si dedicò molto allo studio dellalingua Aymara e lasciò diverse pubbli-cazioni.Bitti Bernardo di Camerino. Importantepittore della metà del ‘500. Visse a lungoin Bolivia dove lasciò il meglio dellasua pittura.I fratelli Canepa originari di Chiavari(Genova). Furono importanti commer-cianti soprattutto a Tacna, Arica e intutta la zona.Figlie di Sant’Anna. Molto presentiin Bolivia e in molti altri Paesi del-l’America Latina. Rosa Gattorno, la suafondatrice, era stata sposa, madre e ve-dova e si impegnò moltissimo in questamissione. Giannechini Doroteo, francescano ori-ginario di Lucca. Molto presente in Bo-livia, autore di numerosi studi etnografici,linguistici e geografici.Levi Giorgina di Torino. Lasciò l’Italianel 1939 a causa delle persecuzioni an-tiebraiche. Rimase in Bolivia dove insegnòe diede vita alla Società Garibaldi percontrastare la vecchie associazioni italianemonopolizzate dal Fascismo e che im-pedivano l’iscrizione a donne, ebrei eantifascisti. Ritornò in Italia e fu ancheeletta parlamentare. Il suo libro “Avreicapovolto le montagne” è una testimo-nianza preziosa delle persecuzioni patitee del nuovo Paese incontrato.Linali Pietro originario di Lavagna(Genova). Si trasferì in Bolivia all’inizio

del ‘900. Titolare di un’azienda di im-portazioni di macchinari ed equipag-giamento per l’industria mineraria. Fupresidente di società ed istituti culturaliitaliani. Lunardi Federico nato nel 1880 a Li-vorno. Ecclesiastico. Rimase 38 anni inAmerica Latina con ruoli molto impor-tanti e fu in Bolivia tra il 1936 e il ’39.Fu anche archeologo ed etnografo. Coni suoi lavori, le sue foto, le sue raccoltesi diede vita a Genova al Museo Ame-ricanistico e all’Associazione italiana distudi americanistici.Rosazza (cognome originario della zonadi Vercelli). Partirono per la Bolivia indiversi momenti 30 persone impegnatenei lavori di costruzione nelle minieree nelle città.Salvietti (fratelli) in Bolivia all’inizio del‘900. Titolari di aziende alimentari si-gnificative. Uno dei fratelli (Mario) par-tecipò in Italia alla Seconda Guerra Mon-diale e poi alla Lotta di Liberazione.Infine Hilarión Daza Groselle, nato aSucre da una famiglia di origini pie-montesi, fu Presidente della Bolivia dal1876 al 1879.

IlDizionario storico-biografico degli italianiin Ecuador e Bolivia di Luigi GuarnieriCalò Carducci cita poi questi nomi:

Bandiera Domenico, Barbato Antonio,Barbato Mario e Alberto, Barbera Aldo,Benedetti Cesare Francesco, Beni Ric-cardo, Bertolusso Stefano, Bettella Paolo,Boschi Bartolomeo, Calabi Angelo, Ca-

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rena Giovanni Pietro, Caroli Rodolfo,Cartesegna Domenico, Catelani Natale,Cattoretti Luigi Pietro, Cotta Renzo, Dal-loli Bianca Guglielmino, Del Benino Ni-colò, Fedele Antonio, Forgnone Gino,Forno Rinaldo, Ghezzi Luigi, GiordaniLuigi, Guerriero Adamo Enrico, LeonDe Cefis Enrico Camillo, Lorini Dome-nico, Maggio Antonio, Maldini AdamiGerardo, Mantegazza Paolo, MarzoliNino, Mastrilli Nicola, Matraia Ricci Gio-vanni Giuseppe, Medoro Angelino, Mi-serocchi Aldo, Molinari Vittorio Aloisio,Nino Bernardino, Oliva Giovanni Anello,Orrico Francesco, Pacciardi Stefano Pietro,Palozzi Stefano, Pastorello Giuseppe,Pierini Francesco, Pifferi Sebastiano, Pizzi

Enrico, Pulini Ilario Zefferino, RestivoPaolo, Tedesco De Col Eldo, Tolu CocoGiovanni Giuseppe, Vincenti Benedetto,Viola Anna Rita, Xandra Giovanni Battista,Zampa Giuseppe.

A cura di R.S.

Fonti: Guarnieri Calò Carducci, Luigi,Dizionario storico-biografico degli italianiin Ecuador e Bolivia, a cura dell’IstitutoItalo-Latinoamericano, Il Mulino, Bo-logna 2001; Guarnieri Calò Carducci,Luigi, “L’emigrazione italiana in Boliviadall’Unità alla fine del XX secolo: pe-riodizzazione e caratteristiche” in Al-treitalie n. 27, Torino 2003, pp. 53-76.

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Fondazione Casa Americacambia sede!

Dal 10 novembre FondazioneCasa America si è trasferitanella nuova sede in via deiGiustiniani, 12/4, assieme alleassociazioni Amici di CasaAmerica e Centro in Europa.Così, dopo quindici anni a VillaRosazza, la Fondazione lascia illuogo che l’ha vista nascere edal quale ha tratto il propriologo. La nuova sede è ubicatanel centro di Genova e proprio

su questa nuova centralità puntiamo per un rilancio delle nostre attività.

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È opportuno spiegare che l’Expo di Mi-lano è una delle esposizioni universali,che si tengono ogni 5 anni; esse hannoacquisito una grande importanza per illoro contributo all’umanità. È sufficientel’esempio della Torre Eiffel, che è stataappunto costruita in occasione dellafiera che si è tenuta a Parigi nel 1889.La prossima esposizione si terrà nel-l’anno 2015 nella città di Milano, Italia.Questo tipo di esposizioni si iscrivonopresso l’Ufficio Internazionale delleEsposizioni (la cui sigla in inglese èBIE) ed hanno il fine di educare il pub-blico dimostrando i progressi fatti inun ambito d’interesse universale e leprospettive per il futuro.Il tema dell’Expo Milano 2015 è stato in-titolato “Nutrire il Pianeta, Energia per laVita” (Feeding the Planet, Energy forLife). L’Expo Milano 2015 ha l’obiettivodi dare una nuova visione alle esposizionimondiali, una visione che rispecchi itempi, senza perdere di vista le tradizioni,un nuovo concetto di esposizione. Ci siaspetta un’esposizione in cui i visitatoripossano avere la loro propria esperienzacercando e selezionando i contenuti di

loro interesse. In tal senso, l’Expo disporràdi 7 sottoargomenti, tra i quali ci sono:

• Scienza e Tecnologia per la sicurezzae qualità alimentare (Science andtechnology for food safety, securityand quality)

• Scienza e Tecnologia per l’agricolturae la Biodiversità (Science and te-chnology for agricolture and biodi-versity)

• L’innovazione nella catena di forni-tura agroalimentare (Innovation inthe agro-food supply chain)

• Educazione sull’alimentazione (Die-tary education)

• Alimenti per un migliore stile di vita(Food for better lifestyles)

• Cibo e cultura (Food and culture)• Cooperazione e sviluppo negli ali-

menti (Cooperation and deve lopmenton food)

Allo stesso modo, in quest’occasione,viene integrato il concetto di Cluster perla partecipazione dei paesi. Vale a direun padiglione condiviso da vari paesi, adifferenza dei padiglioni suddivisi rispetto

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Bolivia nell’Expo Milano 2015RIcaRdo g. - mIchel R.CAPO UNITÀ DI INTEGRAZIONE REGIONALE

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alle aree geografiche. I Clusters dell’Expodi Milano sono suddivisi in base a temiin comune. In totale ci saranno 9 Clusters:Cereali e Tuberi, Riso, Caffè, Spezie,Cacao, Legumi, Bio-Mediterraneo, ZoneAride ed Isole. La Bolivia è stata invitataa far parte del Cluster sui Tuberi e Cerealiinsieme ad Haiti, Congo, Togo, Zimbabwe,Mozambico ed Iraq, che tutt’ora è intrattativa sulla sua partecipazione.

Lo Stato Plurinazionale della Bolivia,considerando l’importanza della fiera eimpiegandosi in un arduo lavoro dipromozione, parteciperà realizzandouno stand d’esibizione del paese, cheper metterà di esporre i valorinutrizionali della Quinoa Reale, datoche quest’ultima è stata catalogatacome l’unico alimento vegetale chepossiede tutti gli aminoacidi essenziali,

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oltre alle proprietà medicinali, elementiche noi riteniamo conformi allatematica dell’Expo. Inoltre, si mostreràla varietà e la ricchezza che ha il nostropaese per quanto riguarda i tuberi.Sono più di 300 le varietà di patate chepossiede il nostro paese e che sarannorappresentate in questa fiera.Lo stand della Bolivia dispone di unospazio espositivo di 90 metri quadri, incui saranno rappresentate le varie regionidella Bolivia e le loro rispettive ricchezze,d’accordo con il cluster. Il progetto diquest’ultimo, è stato realizzato dal fa-moso artista Gastòn Ugalde, che si èimpegnato nell’ideare uno scenario chemostri la ricchezza culturale e naturaledel nostro paese. Lo spazio bolivianoesporrà l’arte e la cultura boliviana,rappresentate con un design che coniugala modernità con il folclore e la culturadel nostro paese, tramite l’utilizzo dielementi andini ed amazzonici.

La Bolivia, con la partecipazione allafiera, ha l’obiettivo di far conoscere lesue ricchezze naturali e la potenzialitàdel paese, nonché promuovere la suacultura e le sue tradizioni. Lo StatoPlurinazionale della Bolivia sta facendoun grande sforzo nel partecipare al-l’esposizione senza scopi di lucro. Ver-ranno realizzate diverse attività conl’obiettivo di promuovere i prodotti bo-liviani, così come il folclore e la culturadel nostro paese.

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Lo stand della Bolivia avrà delle espo-sizioni permanenti finalizzate a pro-muovere il turismo, mostrando le ric-chezze naturali, le attività e le attrazioniche caratterizzano il nostro paese, comead esempio il Carnevale di Oruro, diTiahuanaco e di altre città.L’obiettivo principale della Bolivia nellapartecipazione all’Expo di Milano saràquello di cogliere al massimo quest’oc-

casione per aprire i mercati nonché op-portunità per i boliviani, perciò verrannorealizzati diversi incontri di trattative, ri-spetto a vari prodotti, con l’intenzionedi estendere il raggiungimento dellamaggior quantità di settori durante ilperiodo della fiera, con l’obiettivo di pro-muovere le esportazioni di prodotti bo-liviani verso il continente europeo e diattrarre investimenti nel nostro paese.Recentemente, a dicembre, si è preso partenella IV Riunione dei Partecipanti all’Expodi Milano ed è stato possibile estendere lapartecipazione del nostro paese sui temidella ricerca e dello sviluppo, attraversoaccordi con istituzioni europee.Riteniamo che questa sia un’importantefinestra verso il mondo per la Bolivia, evi invitiamo a visitarci dal 5 maggio al 31ottobre 2015 per apprezzare un po’ delletante cose che la Bolivia può offrire.

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La Bolivia è un paese meraviglioso,adatto e sicuro per l’accoglienza dei vi-sitatori, si caratterizza per l’ospitalitàdei suoi abitanti e possiede un’eccezio-nale bellezza paesaggistica, culture etradizioni per soddisfare i gusti e le pre-ferenze di tutti i segmenti del mercatodel turismo. Tra le principali destina-zioni si evidenzia la vastità del Salar diUyuni, il mitico lago Titicaca, i maestosighiacciai di Illimani e Sajama, le stori-che e ricche architetture di Sucre, Potosíed i tempi della Chiquitania; la ric-chezza biologica delle foreste del Ma-

didi ed il Tipnis, i Yungas e il Pantanalboliviano; godere dei centri urbani,della gastronomia, sperimentare leespressioni più tipiche della cultura vi-vente; conoscere la Bolivia significaperdersi nell’infinita ricchezza biolo-gica, paesaggistica, storica e culturale. A livello ambientale, Bolivia fa parte degliotto paesi megadiversi del mondo, concirca il 75% della biodiversità, possiede 66diversi ecosistemi tra i 112 che esistonoal mondo; conta con 123 Aree Protette traquelle nazionali, regionali e municipaliche raggiungono un totale del 22% ditutto il territorio; fa parte del corridoio diconservazione biologica Vilcabamba –Amboro e per la sua importante umiditàè stato classificato con 10 siti RAMSAR

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Bolivia turistica Ruth Suxo maRtínezESPERTA IN PROGETTI TURISTICI. VICEMINISTERO DEL TURISMO BOLIVIANO

La rotta del bufeo in Amazzonia.

Huaqui. Lago Titicaca. Regata di barche a vela.

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tra cui i più rilevanti sono il lago Titicaca,il lago Poopo e il lago UruUru, il Pantanalboliviano, la laguna Concepción, laCuenca de Tajzara e i laghi colorati dellaregione di Lípez Potosí.Inoltre, la Cordigliera Reale delle Andedà luogo alla formazione dell’altopianoche evidenzia le maestose cordigliere diApolobamba, La Paz, Tres Cruces, Frai-les, Lípez, Carangas, Parcajes y Sabaya;e anche i Salares di Uyuni, Coipasa, chesono un’importante fonte di cibo,acqua, ossigeno, regolazione del clima,controllo biologico e rifugio di diversespecie di flora e fauna dell’altopianoboliviano.In Bolivia si può sperimentare una ric-chezza infinita di cultura vivente che siriflette nella visione del mondo an-dino/amazzonico: mitologia, etnosto-ria, riti, arte tessili, abbigliamento,gastronomia, festività, musica e danza,tradizioni e costumi, che si manifestanoin pratiche quotidiane di gruppi etnici,contadini interculturali e gli abitantidelle città.

È la culla di diverse civiltà americanetali come Viscachani, Wancarani, Mollo,Urus, Tiwanacotas, Señoríos di Pacajes,Carangas, Charcas, Soras, Quillacas,

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Sport ad alto rischio nelle valli boliviane. Un bradipo riposa tra le fronde.

La “Ruta de la muerte”. Tragitto che comprendebiking e altri spor estremi.

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Chichas, Lípez, per non parlare delfatto che dà luogo anche all’origine mi-tologico della cultura incaica. D’altraparte, l’epoca coloniale e repubblicanain Bolivia ha lasciato un patrimonio ar-chitettonico che è particolarmente evi-dente nelle città di Potosí e Sucre. Le eccezionali manifestazioni di arte edi cultura hanno portato l’UNESCO(Organizzazione delle Nazioni Uniteper l’Educazione, la Scienza e la Cul-

tura) a classificare e dare il titolo di pa-trimonio mondiale dell’umanità a: nel1987 città di Potosí, 1991 Missioni Ge-suitiche di Chiquitos, 1991 Città storicadi Sucre, 1998 Fuerte di Samaipata,2001 Parco Nazionale Noel KempffMercado, 2000 Taiwanaku: centro spi-rituale e politico della cultura Tiawa-naku, 2001 Carnevale di Oruro, 2003, lacultura kallawaya, 2009.Con quanto esposto, la Bolivia vi invitaa godere delle sue principali destina-zioni turistiche tra cui il Lago Titikaka,Tiwanacu, Salar di Uyuni e Lagunas,Potosí – Sucre, Madidi – Pampas Amaz-zoniche, Missioni Gesuitiche, Oruro, LaCordigliera Reale, il Chapare, Cocha-bamba, Il Chaco, il Pantanal Boliviano,Nord Amazzonico e il percorso del Vinoe Singani di Tarija, le città di La Paz, Co-chabamba, Trinidad, Santa Cruz, Sucree Potosí.In ciascuno degli angoli del paese po-trete conoscere l’esperienza del turismocomunitario nelle sue molteplici sfac-cettature: turismo rurale, turismo espe-rienziale, ecoturismo, turismo etnico eagriturismo, in una modalità di convi-venza ed interazione con le comunitàindigene originarie, contadini e gruppiinterculturali, che hanno effettuato ini-ziative turistiche con attività specifichedi biking, canoyn, rafting e trekking.Per conoscere e godere del paese “Bo-livia te espera” con le braccia aperte,per vivere il piacere delle culture, deipaesaggi e per condividere le tradizionie costumi con i suoi abitanti.

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Due scorci del Parco Nazionale Avaroa

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La Bolivia è una nazione situata al centrodel Sud America, di cui può essere con-siderata il cuore palpitante e la sintesigeografica, fatta eccezione per la fasciamarittima storica che le fu sottratta. Èuno dei Paesi più affascinanti, autentici,indigeni, ricchi di tradizioni e con maggiorbiodiversità dell’America Latina.Ha 21 Parchi o Riserve Naturali, altemontagne che si ergono fino a 6.542

metri sopra il livello del mare. La Boliviaè attraversata dalla Cordigliera Orientalee Occidentale, caratterizzata da vulcanie fonti termali. Tra le due cordigliere, inun’area pianeggiante a quattromila metridi altezza, si trova l’altopiano boliviano. Queste sono le MONTAGNE NATU-RALI di El Valle de la Luna, nella regionedi Mallaza, vicino a La Paz, che per laloro bellezza naturale hanno conquistatoil quinto posto nella classifica dei luoghipiù belli del mondo. Sull’altipiano si trova la sede del Go-verno, La Paz, la teleferica, l’imponenteIllimani, il Lago Titicaca e le rovinedella civiltà di Tiahuanaco, dove ognianno si celebra il solstizio d’inverno,conosciuto come l’Anno Nuovo Andino,che saluta il ritorno del Sole dallaPORTA DEL SOLE, nel tempio di Ka-lassasaya.Notevole riserva di prodotti agricoli tra-dizionali quali i tuberi, il mais, la patata;la Bolivia è il Paese della QUINUA. Invirtù delle caratteristiche nutritive diquesto pseudo cereale andino, e delcontributo e dell’importanza nell’eco-nomia delle popolazioni delle Ande, la

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La Bolivia vi aspettaDestinazione Bolivialola SequeIRoS loRdemann - SuSana claVaRInoROMA 2014, PRIMAVERA LATINO AMERICANA

La città di Santa Cruz e un allevamento bovino.

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FAO ha dichiarato il 2013 come AnnoInternazionale della Quinua. Da questa regione si scende lungo LosYungas (La Paz), bellissime ed enigma-tiche valli mesotermiche, luoghi turisticiin cui si pratica ogni genere di sportestremo, o dove è possibile immergersiin un ambiente di profondo silenzio etranquillità. Un MONDO NUOVO, incui ogni luogo del Paese offre un rifugiosicuro e tranquillo, con paesaggi straor-dinari in ogni regione, in grado di acco-gliere il visitatore offrendogli il meglio. Al di là della Cordigliera, nella Cordillerade Sama, si erge il Sajama, tra valli in-credibili come quella di Tarija, solcatada gole di bellezza spettacolare, risultatonaturale delle forti differenze di altitu-dine, per giungere in regioni come ilChaco Boliviano – Villa Montes, oppureToro Toro o la Villa Imperial de Potosí,che in epoca coloniale era la città piùcosmopolita e popolosa grazie alla vastaricchezza del Cerro Rico. Oggi è unmuseo vivente delle miniere scavatenei fianchi delle montagne, o la Ciudad

Capital dai quattro nomi, la CiudadBlanca, Carcas, La Plata, Sucre.Nel territorio della Bolivia ci sono altrevalli con clima temperato, per esempioCochabamba, porta dell’Oriente, in cui ledifferenze di altitudine sono meno ac-centuate. In questa regione, da cui si entrain Amazzonia, è impossibile non meravi-gliarsi dei panorami paradisiaci, come ilPantanal Boliviano, o le rotte del Bufeo(un delfino d’acqua dolce), gli allevamentidi farfalle e molte forme di vita silvestrecome la Paraba de cabeza colorada.Al sud della Bolivia nel Parco NazionaleAvaroa potrete scoprire luoghi dai grandicontrasti, trovare il Salar de Uyuni, Isla Pe-scado, la Puya Raymundi, la Laguna Verdee la Laguna Rosso “Laguna Colorada”.In Bolivia ci sono molte policromedanze e arti delle sue varie culture, cheesprimono la loro evoluzione nel corsodella storia; il sentimento delle popo-lazioni sia autoctone che creole, portafino a voi le abitudini, i sentimenti, lestagioni di semina e raccolto… Ognunadi esse trasmette un unico messaggio:condividere con voi, con grande allegria,le speranze, i sentimenti e le emozionipiù intime della Bolivia nella festa del“Carnaval de Oruro” dichiarata dall’UNESCO “Patrimonio Orale e Imma-teriale della Umanità” e “IchapekenePiesta” de San Ignacio de Moxos. Viinvitiamo a conoscere da vicino la Bo-livia, che vi aspetta con un sorriso e ilcuore aperto.

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www.Bolivia.trave/ www.boltur.gob.bo/ www.Tusoco.com/www.educabolivia.bo/micrositios/nuevoCaleidoscopio/pueblos_indigenas.php

Indigeno “Callaguaya”

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