Cagliari MA 2012

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La guida ai monumenti di Cagliari Monumenti Aperti 2012

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5 6 Maggio 2012

CagliariMonumenti Aperti

COMUNE DI CAGLIARI

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2 Cagliari

Sedicesima Edizione. Dedicata a Roberto CoroneoCagliari 5/6 Maggio 2012

L’adesione del Presidente della RepubblicaPer il settimo anno consecutivo la manifestazione ha ottenuto l’Adesione concessa dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il riconoscimento era stato attribuito per la prima volta nel 2006 dal Presidente Carlo Azeglio Ciampi. Con una lettera inviata al Comitato Scientifico Regionale di Monumenti Aperti, il Presidente della Repubblica ha formu-lato fervidi auguri per il successo dell’iniziativa destinandole una quarta medaglia.

© Sono vietati l’utilizzo e la riproduzione anche parziale dei testi e delle immagini.

© Associazione Culturale Imago Mundi MONUMENTI APERTI è un marchio registrato.

L’Assessorato alla Cultura e il Comitato Tecnico ringraziano gli Assessorati e i Servizi Comunali, in particolare del Turismo, Po-litiche Sociali, Tecnologico, Igiene del Suolo, Economato, Ver-de Pubblico, Polizia Municipale, Viabilità e Traffico, Commercio e Artigianato, Cantieri, le Istituzioni, gli Enti, le Scuole, le Asso-ciazioni e tutti coloro che con la loro collaborazione danno un insostituibile contributo alla realizzazione della Manifestazione.Un doveroso ringraziamento infine deve essere riconosciuto a tutto lo staff organizzativo dell’Associazione Imago Mundi e del Consorzio Camu’.

Fotografie: Pierluigi Dessì/Confinivisivi Le foto del Museo Archeologico e della Scala di Ferro sono su con-cessione del MIBAC - Sopr. per i Beni Archeologici delle province di Cagliari e OristanoPozzo di San Pancrazio: Marco Mattana.Parco Molentargius: Teravista.Teatro Lirico: Priamo Tolu

UN EURO PER LA CULtURAIl libretto di Monumenti Aperti di questa edizione è realizzato anche grazie al tuo contributo.

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Quest’anno il tanto atteso appuntamento con Mo-numenti Aperti si dà un titolo e rafforza la sua

vocazione: scoprire, riscoprire, disegnare o più sem-plicemente ricucire le trame di una memoria millenaria che, lungo percorsi aerei e sotterranei, tra discese nel-le viscere nascoste della città e risalite nei suoi vertici più alti, dischiude luoghi noti e altri decisamente ine-diti. Quindi sentieri (in)interrotti, sentieri da percorrere, tracciando linee che raccolgano e ricompongano uno spesso frammentato tessuto urbano e paesaggistico collegandolo con l’oltre del territorio regionale. Sentieri che non portino in vicoli ciechi ma che siano capaci di aprire, grazie alle visite e alla partecipazione della cittadinanza, le frontiere di pietra dei singoli monu-menti per farli dialogare tra loro e con noi, perché lungo la via e le vie emerga la storia di Cagliari. Quella profonda che risale dai fondali del mare, quella che è racchiusa nei sotterranei e nei percorsi ipogeici, quella che ci sta di fronte, sulle facciate dei palazzi e nelle pieghe dei monumenti di epoca punica e romani-ca, quella che scorre lungo mura medievali, quella che è scolpita nei siti archeologici così come quella che, silenziosa, attraversa i parchi e i paesaggi mozzafiato della città. Una storia che appartiene a tutti noi, alla no-stra identità intrecciata, e che racchiude in sé l’apertura verso i racconti che provengono da tutta la Sardegna. Monumenti aperti quest’anno è un invito a mettersi in cammino lungo sentieri non più interrotti ma circolari, sentieri che partono da un punto della città per appro-dare in altrettanti suggestivi e millenari punti dell’isola. Aggirandosi nella necropoli punica di Tuvixeddu l’eco di Nora risuona…

Massimo ZeddaSindaco Comune di Cagliari

Enrica PuggioniAssessore alla Cultura Comune di Cagliari

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4 Cagliari

Comune di Cagliari Assessorato alla Cultura Enrica Puggioni e Pubblica Istruzione Serenella Piras Luisa Lallai Assessorato ai Servizi Sociali Susanna Orrù

Assessorato al Turismo Barbara Argiolas e Attività Produttive Soprintendenza B.A.P.S.A.E. Gabriele Tola per le province di Cagliari ed Oristano Marcella Serreli

Soprintendenza per i Beni Archeologici Marco Minoja per le province di Cagliari ed Oristano Donatella Mureddu

Soprintendenza Archivistica Monica Grossi

Biblioteca Universitaria Ester Gessa Annamaria Tinari

Provincia di Cagliari Angela Maria Quaquero Piero Comandini Francesco Siciliano

Università degli Studi di Cagliari Giovanni Melis

M.I.U.R. Ufficio Scolastico Regionale Enrico Tocco per la Sardegna Rosalba Crobu

Ufficio Beni Culturali della Curia Lucia Baire

Teatro Lirico di Cagliari Oscar Serci Viviana Gimelli

Imago Mundi Associazione Culturale Fabrizio Frongia Armando Serri Alessandra Spissu

Consorzio Camù Centri d’Arte e Musei Francesca Spissu Giuseppe Murru Alessandra Corona

Associazione Italia Nostra Luisa Marini Drò Centro Servizi Cultura Anfiteatro Francesco Randaccio Antonello Fruttu Confesercenti Provinciale Cagliari Roberto Bolognese Nicola Murru

Confcommercio Cagliari Giancarlo Deidda Giuseppe Scura CTM SpA Ezio Castagna Stefania D’Arista ANISA Franco Masala

Comitato tecnicoCagliari

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L a nuova Giunta alla guida della Città avvia questa XVI edizione di Monumenti Aperti all’insegna di una forte e

convinta adesione al progetto, per la sua crescita e capillare espansione in tutto il tessuto educativo cittadino. Di tutto ciò ci rallegriamo.Purtroppo, però non sarà più come prima. Una delle più vivaci e dinamiche personalità del Comitato Tecnico Scientifico della manifestazione ci ha lasciato prematuramente. Non è l’unica figura di grande spicco e spessore che nel recente passato è venuta meno, e di cui noi tutti sentiremo la mancanza, ma la perdita di Antonio Romagnino, professore ed intellettuale e di Giovanni Lilliu, decano dell’archeologia, Accademico dei Lincei e Sardus Pater era nell’ordine naturale delle cose.La scomparsa del Prof. Roberto Coroneo, del compagno di strada di tanti anni, è giunta invece, inaspettata.La sua disponibilità, guida originale e brillante saranno difficil-mente sostituibili. Insostituibile ed altissimo l’apporto scientifi-co e il costante e generoso sostegno assicurato, sia in termini di partecipazione agli incontri preparatori di Monumenti Aper-ti, che in merito alle idee suggerite nell’ambito delle riunioni del Comitato della Manifestazione di cui è stato a lungo vali-dissimo componente.Anche Monumenti Aperti ha dunque i suoi eroi da ricordare, dopo la prematura scomparsa di Patrizia Cianchi, la perdita del Professore che ha saputo interpretare il suo ruolo di do-cente all’insegna della migliore tradizione accademica italiana e che tanto amore ha dedicato alla cultura e alla storia dell’ar-te non solo della nostra città, ma di tutta l’Isola, ci priva del suo sostegno.Per dare voce ad un nostro bisogno interiore e cercare di tra-smettere la passione civile che lo animava, in questa edizione che rivede la proposta al pubblico di Tuvixeddu (monumento finalmente riaperto dopo la sua prima presentazione nella ma-nifestazione nel 1997) abbiamo deciso di dedicare l’edizione di quest’anno alla memoria di Roberto Coroneo.Un’altra delle novità di questa XVI edizione è la Chiesa di San Francesco di Stampace, monumento non più visibile, ma che simbolicamente ci riporta al periodo storico che con maggior passione e dedizione il Prof. Coroneo ha studiato e a cui ha indirizzato il suo ingegno.Rendere omaggio alla sua memoria è anche evidenziare uno dei tratti caratteristici che ci ha accomunato nel progetto di valorizzazione del patrimonio culturale della Sardegna: la nar-razione dei monumenti a cui la Storia non ha dato la pos-sibilità di essere tramandati, ma che il racconto delle guide volontarie può far tornare a vivere per far emozionare e vibrare le corde della curiosità.Grazie per averlo condiviso con noi e per averlo ricordato sot-tovoce. Con signorilità e sobrietà.

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Consiglio Regionale della Sardegna Claudia Lombardo Maria Santucciu Regione Autonoma della Sardegna Assessorato al Turismo Luigi Crisponi Artigianato e Commercio

Assessorato alla Pubblica Istruzione, Sergio Milia Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport

Direzione Regionale per i Beni Culturali Maria Assunta Lorrai e Paesaggistici della Sardegna Sandra Violante

M.I.U.R. Ufficio Scolastico Regionale Enrico Tocco per la Sardegna Rosalba Crobu

Comune di Cagliari Massimo Zedda Enrica Puggioni

Provincia di Cagliari Angela Maria Quaquero

Ufficio Regionale Francesco Tamponi Beni Culturali Ecclesiastici

UPI Sardegna Francesco Putzu

ANCI Sardegna Cristiano Erriu Umberto Oppus

Università degli Studi di Cagliari Giovanni Melis Università degli Studi di Sassari Attilio Mastino Pinuccia Simbula

Imago Mundi Associazione Culturale Fabrizio Frongia Armando Serri

Consorzio CAMU’ Centri d’Arte e Musei Francesca Spissu Giuseppe Murru

Società Cooperativa Sociale Il Ghetto Alessandro Piludu Nicoletta Manai

Confesercenti Regione Sardegna Marco Sulis Confcommercio Sardegna Gavino Sini

Agenzia Nazionale Gianpiero Liori Sviluppo Autonomia Scolastica

Sardegna Solidale Roberto Copparoni Centro Servizi per il volontariato

Il ComitatoScientifico Regionale

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turismo, identità e cultura, una combinazione ideale per una terra depositaria di tradizioni millenarie. Oltre che da

spiagge bianche e mare cristallino, i viaggiatori sono sempre più attratti da manifestazioni e itinerari culturali e da località d’arte della Sardegna. Una recente indagine conferma il trend, nel primo semestre 2011 nell’Isola è cresciuta del 20% la frequentazione di luoghi di interesse storico - artistico, un dato con pochi confronti in Italia. Fra le motivazioni alla vacanza, spiccano le visite al patrimonio artistico e monumentale: ‘uno scrigno di tesori’ composto in Sardegna da antichi palazzi e castelli, basiliche e musei, parchi minerari e archeologici, e disseminato sull’in-tero territorio. Un patrimonio da preservare innanzitutto, poi da riscoprire per i sardi e, nel contempo, da condividere con i visitatori con l’accoglienza della quale l’Isola è capace. Da condividere con itinerari culturali, come appunto Monumenti aperti, evento che suscita suggestioni ed emozioni uniche. La domanda turistica è orientata alla ‘memoria’ e alla cultura, perciò la Regione Sardegna promuove l’architettura storico - artistica, simbolo di identità, così da assecondare anche il profilo moderno dei nostri visitatori, culturalmente preparati, rispettosi e desiderosi, oltre che di ‘vivere’ l’unicità di paesag-gi incantevoli, anche di conoscere beni culturali e manifesta-zioni tradizionali.

Luigi CrisponiAssessore regionale del Turismo, Artigianato e Commercio

Anno dopo anno, Monumenti Aperti rappresenta un mo-mento importante che va oltre la semplice manifestazio-

ne culturale. È la condivisione della conoscenza del nostro patrimonio di cultura, di memoria e di storia condivisa. È la consapevolezza che i beni culturali rappresentano veramente noi stessi, la nostra espressione artistica e creativa, interprete dell’epoca che li ha visti nascere. È la testimonianza di quanto la cultura non sia un bene privato, ma collettivo, che aspetta di essere riscoperto, esposto, valorizzato, divulgato, fruito.Con Monumenti Aperti si vive un momento popolare e di festa dove un pubblico sempre più attento e consapevole delle po-tenzialità del nostro patrimonio artistico-architettonico, diven-ta protagonista della storia della nostra Isola. La promozione del nostro grande patrimonio culturale si è trasformata nel corso degli anni, proprio grazie a questa manifestazione, in un momento festoso e popolare che raduna giovani e meno giovani, studiosi della materia e semplici curiosi, studenti e volontari culturali. Tutti ugualmente coinvolti in un’attesa op-portunità di arricchimento storico e culturale dove il nostro passato e il nostro presente si fondono per dare a tutti la con-sapevolezza che dobbiamo tramandarlo gelosamente, nel migliore dei modi, alle generazioni future. Sergio MiliaAssessore regionale della Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport

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i InformazioniMonumenti Aperti ha sede a Cagliari presso Il Ghetto, via Santa Cro-ce 18, tel. 070.6402115, dove è possibile rivolgersi per informazioni relative alla promozione ed organizzazione della manifestazione. Un servizio informativo sarà disponibile presso gli Uffici dell’Assessorato alla Cultura di Cagliari ai seguenti numeri:070.6776470 e 070.6776471 e nei seguenti orari: sabato dalle 16.00 alle 20.00 e la domenica dalle 9.00 alle 20.00.

INFO POINt CagliariInformazioni e materiali sulla manifestazione anche in lingua straniera, presso gli Infopoint del Comune di Cagliari. Orario dalle 8.00 alle 20.00.Ufficio del turismo presso SEARCH Sede Espositiva Archivio Stori-co Comunale, Sottopiano Palazzo Civico, Largo Carlo Felice, 2tel. 070.6777187Infopoint Molo Sanità - Porto Infopoint piazza Costituzione Infopoint piazza Indipendenza

www.infopointcagliari.it - email: [email protected]

Infopoint Mediateca del Mediterraneo, via Mameli, Cell 3423422010,

Xmem Cagliari

Orari della Manifestazione• I monumenti saranno visitabili dalle 16.00 alle 20.00 del sa-

bato e dalle 9.00 alle 20.00 della domenica.• L’orario di apertura di alcuni monumenti potrebbe non coincidere

con quelli della manifestazione.• In alcuni monumenti l’accesso sarà permesso esclusivamente

con visita guidata.• Nelle Chiese le visite guidate verranno sospese durante le funzio-

ni religiose.

@ Monumenti Aperti in InternetInformazioni e dati sulla manifestazione e sui monumenti di Cagliari agli indirizzi: www.monumentiaperti.com, www.camuweb.it

Monumenti Aperti, Cagliari MONUMENTI APERTI

@monumentiaperti

Informazioni anche su www.sardegnagrandieventi.it

Ufficio Stampa a cura del Consorzio CamùC/o Centro Comunale d’Arte e Cultura Ghetto, via Santa Croce 18,09124 Cagliari, tel. 070.6402115; cell. 346.6675296email: [email protected]

Di seguito si segnalano i monumenti che non seguono intera-mente gli orari della manifestazione e i punti di partenza per i percorsi disponibili per questa edizione:

PERCORSI NAtURALIStICIPercorso Sella del Diavolo, partenza da Piazzale CalamoscaOrari: sabato 5 maggio ore 16.00 e 17.30;

Informazioni Utili

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domenica 6 maggio alle ore 10.00, 11.30, 15.00, 16.00,17.00. Durata un’ora e mezzo circa.Percorso lungo appuntamento ore 8.30 della domenica, max parte-cipanti 30 persone.Si consiglia vivamente di indossare calzature adeguate.Percorso Colle di Sant’Ignazio, partenza Faro Calamosca.Orari: domenica 6 maggio dalle 10.00 alle 17.30, partenza ogni ora.Chiesa di San LuciferoVisitabile sabato 5 maggio dalle ore 16.00 alle 17.45, domenica 6 maggio dalle ore 11.30 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 17.45.Cripta di San LuciferoVisitabile sabato 5 maggio dalle ore 16.00 alle 19.00, domenica 6 maggio dalle ore 10.00 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 19.00.teatro LiricoVisitabile solamente nella giornata di domenica 6 maggio dalle ore 9.00 alle ore 20.00, le visite partiranno ad ogni ora con una pausa tra le 13.00 e le 15.00.Museo del tesoro e Area Archeologica di Sant’EulaliaVisitabile sabato 5 maggio dalle 16.00 alle 20.00, domenica 6 maggio dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 20.00.Museo del DuomoVisitabile sabato 5 maggio dalle 16.00 alle 20.00, domenica 6 maggio dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 20.00.Orto BotanicoVisitabile sabato 5 maggio e domenica 6 maggio fino alle ore 19.00.Museo di FisicaVisitabile sabato 5 maggio dalle ore 15.00 alle 18.00; domenica 6 maggio dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 18.00.Archivio di StatoVisitabile solo nella giornata di domenica 6 maggio dalle 9.00 alle 20.00.Museo di Mineralogia L. De Prunner e Geologia LovisatoVisitabile sabato 5 maggio fino alle ore 19.00 e domenica 6 maggio dalle ore 10.00 alle 19.00.

Auditorium del Conservatorio G. P. L. da PalestrinaVisitabile sabato 5 maggio dalle ore 16.00 alle 20.000 e domenica 6 maggio dalle ore 9.00 alle 13.00.

Convoglio ferroviario storicoVisitabile domenica 6 maggio dalle ore 9.00 alle 18.30, binario 8 (sta-zione F.S. piazza Matteotti.

Museo di BonariaVisitabile sabato 5 maggio dalle 16.00 alle 19.30, domenica 6 maggio dalle 8.30 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 19.30.

Palazzo SiottoVisitabile sabato 5 maggio dalle 18.00 alle 20.00, domenica 6 maggio dalle 10.30 alle 13.30 e dalle 16.30 alle 19.30.

Chiesa di San GiuseppeDomenica 6 maggio le visite guidate saranno sospese dalle 13.00 alle 15.00.

Museo di FisicaVisitabile sabato 5 maggio dalle ore 16.00 alle 20.00, domenica mag-gio 6 dalle ore 9.00 alle 13.00 e 16.00 alle 20.00.

teatro MassimoVisite guidate solo sabato 5 maggio. Durata visite circa un’ora gruppi di max 25 visitatori. Partenze visite: 16.00 – 17.00 – 18.00 – 19.00 Durante le visite guidate si potrà assistere alle prove aperte del nuo-vo spettacolo del Teatro Stabile della Sardegna I miracoli del barone Munchausen diretto da Laura Pazzola.

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Monumenti inMusica & SpettacoliSABAtO 5 MAGGIOChiostro di San Domenico, ore 17.00I racconti di Monumenti Aperti, Paolo Fresu.

Chiesa di Sant’Efisio a Giorgino, ore 17.00Omaggio dell’Istituto Comprensivo Colombo al barocco e la città di Venezia. Soprano: Alessandra Mei, Tenore: Luigi Masala.

Cavità Via Vittorio Veneto, ore 18.00Glee’s, musiche di Irlanda e Sardegna proporrà una raccolta di canzoni tradizionali dove le sonorità delle due isole si fondono insieme per diventare un’unica melodia.

Cortile del Palazzo Civico alle 18.30Concerto della Banda Musicale Città di Cagliari, dirige Ottavio Sitzia.

Galleria Comunale d’Arte, ore 18.30Concerto Melodie immortali, soprano Valentina Marghinotti, te-nore Luigi Masala, pianista Valerio Carta. A cura dell’Associazio-ne Amici della Musica.

Chiesa di Santa Maria del Monte, ore 19.00Concerto della Corale polifonica di Santa Cecilia.

Chiesa di Santa Chiara, ore 19.00Concerto per coro e organo dal titolo MusicaInsieme per Monu-menti Aperti, Coro Musica Insieme.

Palazzo Siotto, Sala dei Ritratti, ore 19.00Concerto - Conferenza con video-proiezione Ciro Paduano dal titolo Il metodo Orff a cura della Fondazione Giuseppe Siotto.

DOMENICA 6 MAGGIOSottopiano Palazzo Civico, ore 10.00Concerto del Coro Polifonico Cantores Mundi con brani del re-pertorio sacro, profano e tradizionale.

Palazzo Siotto, ore 10.30Concerto di musica classica, a cura della Fondazione Siotto.

Ghetto, ore 11.00Concerto della Corale del Gruppo Folkloristico di Monserrato con repertorio sacro e profano. Dirige il M° Giovanni Pani.

teatro Massimo, ore 11.00I racconti di Monumenti Aperti, Davide Catinari.

Chiesa di Santa Chiara, ore 11.30Concerto Coro Polifonico Cantores Mundi, brani del repertorio sacro.

Biblioteca Universitaria, Sala Settecentesca, ore 12.00Concerto della Corale Claudio Monteverdi di Cles da Bach a Mar-ghinotti. Dirige Caterina Centofante.

Palazzo Siotto, ore 12.00Concerti della Fondazione Giuseppe Siotto. Musiche di Beetho-

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ven, Chopin, Prokofiev, Stefano Ferra al pianoforte; Bach-Busoni, Liszt, al pianoforte Lorenzo Erdas.

Grotta di Marcello, ore 17.00I racconti di Monumenti Aperti, Rossella Faa.

Palazzo Siotto, ore 18.00Concerti della Fondazione Giuseppe Siotto. Al pianoforte Rober-ta di Franco, Gianluca Onnis, Cinzia Piredda.

Chiesa di Santa Chiara, ore 18.00Concerto Arpeggiando della classe d’arpa Suzuki di Tiziana Loi e del-la classe di violoncello Suzuki del M° Pischedda. A cura della Società di Sant’Anna e dell’Associazione Culturale Musicale Arpeggiando.

Galleria Comunale d’Arte, ore 18.00Concerto Melodie senza tempo, soprano Cinzia Todde, baritono Angelo Romero, pianista Valerio Carta. A cura dell’Associazione Amici della Musica.

Chiesa di Santa Lucia, ore 18.30Concerto Sacre Armonie, Gruppo Vocale Cantigos diretto dal M° Barbara Mostallino e del Gruppo Vocale N.S. di Monserrato diret-to dal M° Francesco Marceddu.

Basilica di San Saturnino, ore 18.30Concerto della Corale Perosi e del Coro di Voci Bianche Musica Insieme. Dirigono i Maestri Ivana Busu, Roberta Dessì e Alessan-dro Mameli.

Basilica di Santa Croce, ore 19.00Concerto del Coro Collegium Karalitanum I colori della musica...dal colto al popolare, brani di musica colta e brani tradizionali popolari della Sardegna. Dirige il M° Giacomo Medas.

Palazzo Viceregio, ore 19.00Concerto della Corale Polifonica Santa Cecilia con la partecipa-zione della 1° classe di Canto corale della Scuola Civica di Musi-ca di Cagliari. Dirige il M° Giovanni Pani.

Exma’ ore 19.30Performance: Corpi che suonano Il nostro corpo? Uno strumen-to ritmico di precisione! Esecutori: Ensemble estemporaneo dei partecipanti al laboratorio, direttore Ciro Paduano.

Chiesa di Sant’Alenixedda, ore 20.00Il Coro Musica Viva eseguirà un concerto di musica vocale e stru-mentale “Ensemble Discanto”. Dirige Maria Paola Nonne.

teatro Lirico, teatro Massimo, Auditorium del Conservato-rio G. P. Luigi da PalestrinaDurante le due giornate le visite guidate saranno allietate da in-terventi musicali dei giovani strumentisti del Conservatorio G. P. Luigi da Palestrina che eseguiranno celebri arie e composizioni musicali.

Cittadella dei Musei, Palazzo dell’UniversitàDurante la manifestazione rievocazioni storiche in costume di epoca romana a cura dell’Associazione Memoriae Milites.Appuntamento alle ore 11.00 e alle ore 17.00, partenza dalla Cittadella dei Musei per arrivare al Palazzo dell’Università (cortile interno al piano terra).

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I racconti di Monumenti Aperti, nasce nel maggio del 2009 all’interno dell’esperienza Cagliari Monumenti Aperti. Dalla manifestazione “ma-dre” desume il suo ambito, quello legato alla sfera del racconto: in Cagliari Monumenti Aperti affidato alle migliaia di volontari provenienti prevalentemente da scuole e associazioni, ne I racconti a scrittori, sardi ma non solo. Ed è anche con il desiderio di “intercettare” questo movimento, di chiamarlo a raccolta attorno all’esperienza virtuosa di Monumenti Aperti, chiedendo di farsi testimone della città, che nasce questa idea.

I RACCONtI 2012Paolo Fresu, Davide Catinari e Rossella Faa. Tre musicisti prestati alla letteratura. Sono loro i protagonisti della quarta edizione de I racconti di Monumenti aperti.

Sabato 5 ore 17.00 - CHIOStRO SAN DOMENICOSi inizia dal Chiostro di San Domenico con Paolo Fresu, autore del racconto Un Revox e una Gretsch rosso scuro, dedicato alla memo-ria dell’amico batterista Roberto “Billy” Sechi, scomparso prematura-mente nel 2005. Il racconto rievoca il primo concerto di Fresu a Ca-gliari, tenuto proprio a San Domenico nel 1984 in duo con Billy Sechi nell’ambito di una manifestazione organizzata da teatroCorposcena di Maria Cristina Madau e Eugenio Ravo. A leggerlo sarà il fratello di Billy, Ignazio Sechi, ad aggiungere emozioni a questo appuntamento. La lettura sarà accompagnata dalle musiche del concerto dell’ ’84 restituite a nuova vita dopo un’opera di restauro dall’originale nastro Revox.

Domenica 6 ore 11.00 - tEAtRO MASSIMO (SALA MINIMAX)Ancora sul filo della memoria, Davide Catinari farà rivivere, fra realtà e finzione, il concerto di una celebre band della scena rock nazionale tenutosi al Massimo nel 1974, scenario di una frattura generazionale ancora presente. Anni di scontri e tensioni politiche che anche a Ca-gliari, in occasione del concerto, sfociarono in scontri fra autonomi, pubblico e forze dell’ordine. Catinari sarà sul palco insieme ai Dorian Gray e all’attore Stefano Ledda, voce narrante.

Domenica 6 ore 17.00 - GROttA MARCELLO (piazza Yenne)«Con un carico di merci, arrivato dalle lontane Americhe, è sbarca-ta in città una grande Blatta rossa, Raimunda Periplaneta è il suo nome». Decisamente nei territori della fantasia muove il racconto di Rossella Faa che chiuderà I Racconti. Con lei i musicisti insieme ai quali ha appena realizzato il nuovo disco.

Nelle tre precedenti edizioni hanno scritto Marcello Fois, Gianluca Floris, Michela Murgia, Enrico Pau, Massimiliano Medda e Mario Ge-lardi, Vito Biolchini, Armando Serri, Paolo Maccioni e Giorgio Todde.

A cura di Giuseppe Murru Coordinamento scrittori Francesco Abate

I racconti di Monumenti Aperti

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S-guarda la città - VIII Edizione S-guarda la Città! incontra le FACCE in mostra al Castello San Michele e invita tutti i bambini ad andare in giro per i monumenti di Cagliari a cercare facce curiose, facce allegre, facce se-rie, facce di mille facce, facce che raccontano storie e facce che osservano in silenzio. Segui le orme del leone e cercale anche tu:• Centro Comunale d’Arte e Cultura Il Ghetto, via Santa Croce• Piazza Carlo Alberto• Cripta di Santa Restituta, via S. EfisioQui ti verrà dato quanto serve per disegnare, trasformare e colorare le facce che riuscirai a vedere.Completa la tua raccolta e portala al CASTELLO SAN MICHELE, dove potrai continuare a giocare con la mostra FACCE. Segni linee e textures per occhi nasi bocche…S-guarda la Città! è promosso da Imago Mundi, ideato e curato da Emanuele Scotto e Alessandra SpissuLa mostra FACCE. Segni linee e textures per occhi nasi bocche… è organizzata dal Consorzio Camu’ e curata da Lidia Pacchiarotti e Carla Orrù.Si ringraziano tutti i volontari per la loro preziosa collaborazione alla riuscita di S-guarda la Città!S-guarda la Città! vi aspetta sabato dalle 16.00 alle 20.00 e domeni-ca dalle 9.30 alle 13.30 e dalle 15.00 alle 19.30.Si può salire al Castello San Michele anche tramite gli ascensori pre-senti all’interno del parco.

teatro LiricoLa corona di Re Diesis, visita - gioco per bambini dai 3 ai 9 anni. Si tratta di una caccia al tesoro, alla ricerca della corona perduta di Re Diesis, che permetterà ai bambini di conoscere “giocando” il “dietro le quinte del Teatro. I gruppi, saranno costituiti da circa 10 bambini.Solo domenica 6 maggio 10.30/11.30/12.30; 16.30/17.30/18.30

Museo Pedagogico del Sacro CuoreNelle due giornate della manifestazione: laboratori di lettura, teatro del bambini, giochi e animazione.

Clinica Pediatrica G. Macciotta AOU Cagliari, via Porcell, 1Il Ludohospital, l’angolo creativo della Clinica Pediatrica G. Macciotta AOU Cagliari, presenta Tra sogno e realtà. Percorsi fantastici nell’an-tico ospedale cagliaritano San Giovanni di Dio, viaggio tra le bellezze artistiche e i “misteri” sotterranei dell’Ospedale Civile, attraverso la narrazione creativa dei piccoli ospiti del reparto pediatrico. Per l’oc-casione è stato costruito un insolito libro che accoglie le creazioni dei piccoli artisti. Sarà organizzato un mini laboratorio didattico per i bambini, con co-lori e storie da inventare.

Media Sponsor

Attività per bambini

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Cultura senza barriereMonumenti aperti a tutti

Monumenti Aperti è uno straordinario momento di festa. Ci offre l’occasione di ritrovarci tutti quanti abbracciati intorno alla nostra cit-tà. Ritroviamo i nostri luoghi, recuperiamo la nostra memoria, ci si aprono nuovi punti di osservazione, condividiamo in forma collettiva una sorta di rito per rinsaldare il legame sentimentale tra la città e coloro che la amano, cittadini stabili o in transito.Tutta la comunità è chiamata a partecipare. Perché la cultura non deve avere barriere, confini, vincoli. In quei giorni, nella relazione con il nostro bene comune primario, cioè la storia e la cultura di Ca-gliari, tendiamo ad abolire tutte le differenze, proviamo ad offrire a tutti lo status pieno di cittadino. Ricco e povero, adulto e bambino, donna e uomo, giovane e anziano, persone diversamente abili, ciascuno di noi ha la possibilità di dedicare tempo a sé stesso e alla riscoperta del proprio spazio di vita.E’ proprio in questo grande abbraccio tra le persone e i segni vitali della nostra città che possiamo rafforzare le ragioni dello stare insieme; par-ticolarmente importante in questa fase difficile della nostra storia che necessita di un grande sforzo collettivo e comunitario.I monumenti non sono soltanto tracce di storia; accolgono il presente e prefigurano le ipotesi del domani. Ed intorno alla nostra ricchezza materiale ed immateriale abbiamo il dovere di ricostruire il nostro futuro.Susanna Orrù, Assessore ai Servizi Sociali del Comune di Cagliari

Chiesa della PurissimaUnione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti Onlus e l’U.N.I.Vo.C, in collaborazione con la Soprintendenza BAPSAE per le Province di Cagliari e Oristano.Il 5 maggio alle ore 16.00 i Servizi Educativi della Soprintendenza BAPSAE organizzeranno una visita tattile alla chiesa della Purissima di Cagliari. L’incontro è rivolto agli utenti UICI interessati al patrimonio culturale della città e alla conoscenza di un monumento poco noto. È prevista la consultazione di una pianta in scala, realizzata a rilievo e una visita tattile all›architettura e agli altari barocchi. Durata circa un’ora.

Il servizio porta a porta di CTM SpA dedicato alle persone che non possono utilizzare il servizio di trasporto pubblico di linea, con disabilità, invalidi civili, anziani ultrassessantenni non auto-sufficienti ed altri con limitazioni psicofisiche, beneficiari di agevolazio-ni tariffarie regionali sui trasporti pubblici.Il costo del servizio è di un biglietto di corsa semplice a tratta.Per accedere al servizio è necessario effettuare una prenotazione al n. ver-de 800259745, dal lunedì al venerdì dalle ore 8.00 alle ore 13.00, il venerdi dalle ore 15.00 alle ore 19.00 e il sabato dalle ore 8.00 alle ore 10.00. Prenotazione dal sito internet: www.ctmcagliari.it cliccando sul link “ser-vizio a chiamata”. Il servizio normalmente è programmato dal lunedì al sabato mattina, ma in occasione di Cagliari Monumenti Aperti 2012, CTM attiverà Amicobus nelle giornate di sabato 5 maggio, dal-le ore 16.00 alle ore 20.00 (con prenotazione fatta il venerdì entro le 18.00) e domenica 6 Maggio dalle ore 9.00 alle ore 20.00 (con preno-tazione fatta il sabato entro le 10.00), prevedendo come destinazioni i soli Monumenti interessati dalla manifestazione.Nelle giornate di sabato e domenica non è prevista la presenza dell’assistente di bordo.

ENS (Ente Nazionale Sordi) Sezione Provinciale di CagliariL’Ente Nazionale Sordi effettuerà la visita guidata per i sordi in

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lingua italiana dei segni (LIS) domenica 6 maggio alle 10.00 al Consiglio Regionale Sardegna, Aula Consiliare, Percorso Nivola e Area Archeologica.

Informazioni utili per le mamme Nella Chiesa di santa Chiara e nella Società di Sant’Anna saranno allestite apposite postazioni per il cambio bebè e l’allattamento.

Questi loghi inseriti nella scheda del mo-numento in corrispondenza della linea bus, indicano le diverse modalità di acce-sibilità ai mezzi del CTM

Anche quest’anno, grazie alla collaborazione dell’Associazione Bambini Cerebrolesi Abc, delle Consulte provinciale e comu-nale dei disabili si terrà un mini tour in due monumenti in cui sarà possibile fruire di una visita guidata dedicata. La partenza è prevista per sabato 5 maggio alle ore 16.00 dal Cimitero Monumentale di Bo-naria. Il tour si concluderà con la visita al Centro Comunale d’Arte e Cultura Exmà. Per ulteriori informazioni contattare l’Associazione ABC ai numeri 070.401010 - 070.488222 e-mail [email protected]’Associazione Cittadinanza Attiva Cagliari è a disposizione per accompagnare le persone con disabilità domenica 6 maggio dalle ore 9.00 alle ore 13.00 e dalle 16.00 alle ore 20.00Per prenotare il servizio di accompagnamento contattare il n. 070486118L’Associazione sarà presente nel monumento Exmà.

MEDIAZIONE CULtURALE

Servizio di visita guidata e informazioni in lingua straniera re-alizzato con la collaborazione di Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Cagliari e Assessorato alle Politiche Sociali della Provin-cia di Cagliari - Centro di Mediazione Linguistica e Culturale della Provincia di Cagliari, Università di Cagliari Direzione Relazioni Attività Internazionali, A.C.I.F., Circolo Europeo della Sardegna, Barvinok, Ai-dos Sardegna, A.C.I.T., Alliance Française, Associazione ERASMUS, Associazione Interculturale NUR, Associazione Quisqueya.

Mediateca - Mostra I volontari italiani e stranieri dell’Associazione Interculturale NUR, nel quadro del progetto FEI 8556 “Parlo dunque sono”, realizzeranno i ritratti fotografici dei visitatori. Le foto saranno proiettate su schermo e verranno pubblicate sul sito www.ital2.it

Mediateca - Pranzo etnico - ore 13.00A cura delle donne straniere di Aidos Sardegna e nel quadro del pro-getto FEI 8556 “Parlo dunque sono”, sarà possibile degustare piatti etnici che ci portano i saperi e i sapori di Terre lontane: India, Senegal, Nigeria, Ucraina, Guatemala, Cuba, Bolivia, Russia…..Per ricreare un ponte fra il passato e il futuro.Per significare che da sempre il cibo rappresenta un momento di condivisione, di incontro tra le culture, di socializzazione, di scambio relazionale.

Villa Clara, nuova sede Biblioteca ProvincialeIl Centro di Accoglienza Attiva per cittadini stranieri dell’Assessorato Politiche Sociali, Famiglia e Immigrazione della Provincia di Cagliari sarà presente attraverso un proprio punto informativo presso il quale saranno reperibili notizie sui servizi rivolti all’integrazione sociale ed economica dei cittadini stranieri attivati dalla Provincia di Cagliari.

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Iniziative speciali MOStREArchivio di StatoMostra Mario De Candia: l’uomo, l’artista una mostra sulla figura del tenore e patriota cagliaritano Mario De Candia.A cura de l’Archivio di Stato e della Soprintendenza Archivistica.

Castello di san MicheleMostra-laboratorio di grafica Facce. Segni linee e textures per oc-chi nasi bocche. In mostra settanta opere dei grandi maestri dell’arte grafica dal ‘500 al ‘900, un�occasione per allenare all�insegna del gio-co, i visitatori piccoli e grandi, a saper guardare e interpretare segni e simboli che compongono un ritratto.

Ghetto Mostra di archeologia subacquea Le stive e gli abissi.Durante la manifestazione, gli alunni del Liceo Artistico Foiso Fois presenteranno al pubblico un’attività artistica dimostrativa, riprodu-cendo con tecniche plastiche alcune opere esposte.

Exma’ Mostra ricamo e artigianato curata dall’Associazione sarda Cefalalgici.Mostra d’arte contemporanea ReverseProgetto di Alessandro Biggio e Marco Lampis, a cura di Micaela Deiana.Una sperimentazione in cui cinque artisti agiscono sullo stesso spazio.Mostra collettiva Lasciare un segno, curata del Poliartstudio, Centro di sperimentazione grafica di Cagliari fondato da Gianni Atzeni, opere grafiche di 55 artisti, realizzate su lastre di zinco con la tecnica della puntasecca.

Parco Naturale Regionale Molentargius – Edificio Sali SceltiEsposizione di alcune tavole tematiche rappresentative delle ciclovie di collegamento tra il Parco e l’area metropolitana di Cagliari pre-sentate durante il convegno promosso da Città Ciclabile il 29 marzo scorso. A cura di Città Ciclabile

Biblioteca UniversitariaMostra L’occhio del Cronista. La Germania sulle pagine del “Corriere della Sera” dal 1960 al 2000, mostra documentaria basata su mate-riale giornalistico storico dell’Archivio del Corriere della Sera.A cura di ACIT-Cagliari, Associazione Culturale Italo-Tedesca e Cen-tro di Certificazione del Goethe-Institut.Mostra Preziose immagini nelle edizioni dei secoli XV e XVI della Bi-blioteca Universitaria di Cagliari. In mostra circa una trentina di esem-plari figurati dell’editoria italiana ed estera. A cura di Giorgia Atzeni, Barbara Cadeddu e dalla Biblioteca Universitaria di Cagliari.

Museo Archeologico NazionaleMostra archeologica: Nel Blu - Rimandi espositivi alla Mostra “Le Sti-ve e gli Abissi”.Mostra di materiali relativi a ritrovamenti e a scavi subacquei avvenuti nelle acque del territorio delle province di Cagliari e Oristano.L’esposizione è un rimando espositivo alla mostra “Le Stive e gli Abis-si” ospitata al Ghetto. A cura della Soprintendenza per i Beni Arche-ologici in collaborazione con il Comune di Cagliari C.R.E.A.t. Centro Ricerche Educazione Ambiente e territorio, Viale Trieste 27. Mostra entomologica didattica Cicirigolla va in città. Sabato pomeriggio 16.00-18.00 visita guidata alla mostra entomolo-gica, conversazioni sul tema della biodiversità degli Artropodi sardi ed esotici e su Insetti ed altri Artropodi di interesse sanitario. Domenica mattina 10.00-12.00 laboratorio didattico per i piccoli dai 6 ai 12 anni.A cura dell’Associazione Sardegna, l’Isola dei Sardi

Associazione Culturale S’UMBRA, via San Giuseppe 17Mostra di trenta stampe realizzate in camera oscura dagli allievi del corso fotografico 2011-12. All’esterno installazione di parte del re-

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portage fotografico dal titolo NAMASTE realizzato tra India e Nepal dalla fotografa Martina Naitana.

Laboratorio 1984, via Lanusei 9.Mostra dal titolo GOCCE, gli artisti Federico Carta e Tellas espor-ranno alcune opere interagendo con pareti, pavimenti e con l’intero spazio della sala espositiva.Orari sabato 17.00 - 21.00, domenica 11.00 - 13.00 / 17.00 - 21.00.

Spazio 61, via dei Genovesi 48Mostra collettiva d’arte contemporanea Ciao PrimaveraOrari sabato 17.30 - 20.00 domenica 10.00 - 13.00; 16.00 - 20.00. www.spazio61.it

Scala di FerroEsposizione di abiti di fenici e romani realizzati dal corso di Abbiglia-mento e Moda dell’Istituto Professionale Pertini.

tuvixedduEsposizione di abiti di fenici e romani e foto di reperti archeologici, a cura dell’Associazione Amici di Sardegna.

Laboratorio di restauro, Via Ravenna s.n.c tel. 070.348178342Il Laboratorio di didattica e di ricerca per la salvaguardia delle opere di interesse storico-aristiche del Cimitero di Bonaria è ubicato all’interno del parco archeologico.La nuova struttura e la sua gestione integrata vedono impegnati: il Co-mune di Cagliari, l’Università degli Studi di Cagliari, la Soprintendenza B.A.A.P.S.A.E. e la Direzione Reg. dei Beni Culturali e del Paesaggio.Eccezionalmente aperto per la prima volta al pubblico, il Laboratorio ospiterà una mostra sulle attività che si svolgono.Visite guidate a cura dell’Università di Cagliari: Dipartimento di Inge-gneria Meccanica, Chimica e dei Materiali (DIMCM) e del Dipartimen-to di Ingegneria Civile, Ambientale e Architettura(DICAR)

Palazzo Viceregio, stanza di Maria CristinaMostra iconografica e di cimeli storici riguardanti la vita della prossima Beata Maria Cristina Efisia di Savoia. Qust’anno ricorre il duecente-simo anniversario della nascita a Cagliari, il 14 novembre 1812, di Maria Cristina di Savoia. A cura dell’Associazione Storia del Regno di Sardegna.

Parco Naturale Regionale MolentargiusMostre, laboratori, attività ricreative. Programma disponibile al punto di accoglienza Edificio Sali Scelti. www.parcomolentargius.it

CONFERENZESabato 5 maggio alle ore 17.00Fattoria Sa Illetta, SS 195 Km 3,00 CagliariConferenza dal titolo: Isole e approdi: Santa Gilla e Sa Illetta nella navigazione antica, mito e realtà

Mediateca Sabato 5 maggio ore 17.00Conferenza: Via Pola: la metamorfosi di un luogo della memoria. Dal Campo del Cagliari alla Mediateca del Mediterraneo Interverranno Concettina Ghisu e Luisa Corda, Enrico Pau e Puppo Gorini, giorna-lista sportivo ed ex calciatore del Cagliari di Via Pola.

Sabato 5 Maggio ore 18.30Conferenza presentazione libro su testimonianze di Cagliari, a cura della Biblioteca Comunale

Domenica 6 maggio ore 11.00Presentazione del libro: Distacchi. Lo svezzamento dei bambini stra-nieri a Cagliari di Alessandra Guigoni. Saranno ospiti della presenta-zione: Felice Tiragallo Università di Cagliari, M.Gabriella Da Re Univer-sità di Cagliari, Giulio Angioni Università di Cagliari.A cura dell’Associazione AIDOS

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Monumenti Aperti fonda le sue radici nell’interazione tra l’offerta cul-turale e quella turistica cui si affianca da 9 anni l’evento Gusta la cit-tà, un momento esperienziale che vede l’enogastronomia e i servizi di ristorazione protagonisti della cultura cagliaritana del buon vivere e del buon cibo. Monumenti Aperti è un importante progetto legato alla comunità locale, che pone sempre maggiore attenzione alla cono-scenza del patrimonio culturale, della vita e dei costumi, dei prodotti dell’enogastronomia cagliaritana. È quindi un momento di promo-zione turistica della città di Cagliari straordinario, una manifestazione sintesi dell’ospitalità della nostra comunità non come luogo comune ma come scambio di conoscenza, scoperta dei prodotti, ascolto e racconto. Grazie alla ricchezza che Cagliari è capace di offrire e al suo gusto contemporaneo di millenni di storia.

Barbara ArgiolasAssessore al Turismo e Attività produttive del Comune di Cagliari

BarAvion’s Bar, via Roma 149, 3929287716Bar Floriana, Piazza Garibaldi 22, 070403060 Bar Lilliu, via Roma 45, 070.654841Bar Sardinia, via Bacaredda 45, 070.44359, 3381415312Bar Do Re Mi, via S. Lucifero 63, 3888729767Cafè du Port, viale Regina Margherita 25, 3701132987Caffè Punto Cagliari, piazza del Carmine 12, 070.657366 Caffè Roma, via Roma 111, 070.653399, 3290618506Caffè Savoia, via Savoia 14, 070.651981 Deiana Walter, via Cavour 107, 070654010Landis Bar, via Sonnino 33, 070 665891, 3460848352L’isola del Gelato, piazza Yenne 32, 070.659824 Nuovo Caffe torino, via Roma 123, 070 664765tattoo’s Bar, via S. Margherita 25, 3336594738RistorantiAmpurias, via Savoia 4, 070666566Antica Hostaria Gran Chef, via Cavour 60, 070665870, Caras, via Dei Genovesi 111, 070.6494147, 3929714207Enò Ristorante Vineria, vico Carlo Felice 10/12, 3351454463Grotta Marcello, piazza Yenne 26, 3277323040Il Corsaro, viale Regina Margherita 28, 070.664318, 3277984390La Cantina, via Dei Mille 3, 070672039 La Kasbah da Wahid, via Santa Margherita 10, 070.654267 MacDonald, via Bacaredda 97, 070.4525660, 3402256860Manà Manà, piazza Savoia 15, 070651759Ristorante 4 Mori, via Angioy 93, 070650269Ristorante del teatro Lirico L’Arcimboldo, via Santa AlenixeddaRistorante La tavernetta, Via Conte di Cavour 83, 070660046Ristorante Lo Scoglio, Borgo S. Elia, 070.371927 Ristorante Sa Illetta SS 195 Km 3.00, Loc. Sa Illetta, 3933173581Ritual Caffè, via Universita’ 33, 070.652071, 3488239169trattoria Ci Pensa Cannas, via Sardegna 37, 070667815trattoria Gennargentu, via Sardegna 60/C, 070658247Valburger, via Crispi 17, 070662794, 3488281591Esercizi CommercialiDelizie di Sardegna, via Sardegna 22, 070664380

CtM Open: scopri Cagliari da un bus aperto! Partenza dal Capolinea situato in piazza Yenne Biglietto con validità giornaliera. Costo adulti Promozione Cagliari Monumenti Aperti: E 8,00; bambini da 4 a 12 anni: E 5,00; bambini fino a 4 anni: gratis.

Gusta la città

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Sentieri (in)interrottiItinerariL’edizione 2012 presenta una nuova proposta introducendo per la prima volta un unico tema e un solo titolo. Per quest’anno il tema è quello dell’abitare la città e attraversare i suoi infiniti percorsi. Partendo da un bene culturale - un’area archeologica, un dipinto, un edificio - gli itinerari hanno l’ambizione di ricostruire idealmente l’insieme degli aspetti sociali, economici, culturali che lo radicano alla storia della città di Cagliari. Il suggerimento diventa quello di ricostruirne il contesto per inse-rire il “monumento” in una visione più ampia che permetta di indi-viduare un itinerario nell’insediamento urbano di oggi e di veder-ne le relazioni. Quindi, non più il “monumento” a sé stante bensì al centro di un percorso, per ritrovare i legami e le connessioni. I sentieri (in)interrotti nella città suggeriscono quindi una pro-secuzione verso l’oltre, nel territorio regionale o anche altrove, af-finché l’esperienza di conoscenza del nostro patrimonio culturale sia sempre un’interessante occasione di confronto e una fonte inesauribile di nuove scoperte.

A cura di Franco Masala, Donatella Mureddu, Marcella Serreli, Tiziana Sassu, Università di Cagliari, Laboratorio di Didattica e Comunicazione dei Beni Culturali

Karales e le sue necropoliLa Grotta della Vipera è la prima tappa di un itinerario alla scoper-ta del sistema delle necropoli nella Cagliari romana che consente di comprendere come l’ubi-cazione delle aree funerarie nelle città antiche fosse con-nessa alla viabilità extraurba-na. Così le aree archeologi-che di Bonaria, di S. Saturno e S. Lucifero e della Scala di Ferro ma anche i numerosi reperti conservati al Museo Archeologico, provenienti da siti non più visibili o distrutti, divengono punti di riferimento per un discor-so sull’organizzazione di Karales.

Itinerario suggerito:Grotta della ViperaVilla di TigellioOrto Botanico - CisternoneTempio Punico romano proprietà OrofinoTuvixedduMuseo di BonariaBasilica di San SaturninoChiesa e Cripte San LuciferoFullonica Scala di Ferro, area archeologicaArea archeologica S. EulaliaArea archeologica Chiesa S. Lucia della MarinaMuseo Archeologico

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Dalla Pinacoteca al territorio, dal territorio alla PinacotecaL’itinerario cha ha fulcro nella Pinacoteca nazionale ci mostra i vari luoghi che hanno contribuito alla formazione del Museo, creando una connessione cul-turale tra il territorio e la “sede”della memo-ria, intesa come Pina-coteca. Le opere d’ar-te sono il riflesso delle epoche e dei costumi che hanno caratteriz-zato la città, e lega con i fili della memoria fatti e successioni tempo-rali che devono essere conosciuti o riconosciuti nelle realtà archi-tettoniche ancora esistenti, protagonisti dei Monumenti Aperti. I punti di riferimento, sui luoghi che hanno permesso la costituzio-ne della raccolta pittorica, saranno individuabili nelle testimonian-ze di chiese ormai inesistenti come San Francesco e Santa Lucia della Marina e in quelle che ancora sono presenti e visitabili come San Benedetto, San Domenico e N.S. di Bonaria, dando un sen-so alle vicissitudini storiche sulla creazione dei pubblici Musei

Itinerari suggeritiPinacoteca - Chiesa Santa Lucia di Marina Cittadella dei MuseiTorre di San PancrazioChiesa della PurissimaTorre dell’Aquila - Palazzo BoylPiazza MartiriChiesa Santa RosaliaChiesa Santa Teresa (attuale Piccolo auditorium comunale)Chiesa Santa Lucia di Marina (attuale area archeologica)

Pinacoteca - Santuario di Bonaria Cittadella dei MuseiTorre di San PancrazioChiesa di Santa Lucia di CastelloPiazza Palazzo - Palazzo Viceregio/Cattedrale/Palazzo di CittàChiesa della SperanzaTorre dell’Aquila - Palazzo BoylBastione - Piazza CostituzioneChiesa di san LuciferoBasilica di San SaturninoSantuario e Museo di Bonaria Cimitero di Bonaria

Pinacoteca - San BenedettoCittadella dei Musei Porta s’avanzadaChiesa San GiacomoOratorio SS CrocifissoChiesa e Chiostro San DomenicoChiesa san Vincenzo De’PaoliChiesa di San Benedetto

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21monumentiaperti

Il sistema dei teatri a CagliariPartendo dal Teatro Lirico, oggi la realtà attuale più importante di Cagliari per gli spettacoli, si ripercorre l’ubicazione degli altri spa-

zi teatrali cittadini, sia in modo reale - i teatri anco-ra esistenti - sia in modo virtuale, riguardo agli spa-zi distrutti o scomparsi, affrontando nello stesso tempo il loro rapporto con la città, la storia, la socie-tà, l’economia, le persone. Seguendo a ritroso il siste-ma teatrale cagliaritano, i

cenni sulle forme di teatro religioso e edificante consentono di giungere fino all’Anfiteatro romano, usato impropriamente quale sede per spettacoli teatrali e musicali.

Itinerario suggerito:Teatro LiricoParco della MusicaTeatro Civico di CastelloCasa Massonica (già Palazzo Sanjust, già teatro)Politeama Regina Margherita (oggi area dell’hotel Regina Margherita)Teatro Massimo via De Magistris (già Cine Giardino)Chiesa Santa Teresa (attuale Piccolo auditorium comunale)Auditorium del Conservatorio di musica Ex Palazzo di Città (già Conservatorio di musica e Sala Scarlatti)Teatro delle Saline (già Dopolavoro Monopoli del sale)Fullonica (poi Eden Park/Villaggio del soldato/Excelsior, oggi sede INPS)Chiesa di S. Maria del Monte (teatro religioso)Chiesa di S. Croce (teatro religioso)Chiesa di S. Giuseppe (teatro religioso)Area antistante Cattedrale (teatro religioso)Piazza Palazzo (teatro religioso)Anfiteatro romano

CAGLIARI, NAtURAlmente!Tappe di un itinerario per conoscere la storia dei siti cittadini che promuovono la cultura scientifica e naturalistica cagliaritana e riallacciare i fili che legano ambiente urbano, ambiente natura-le e ambiente rurale: dalla scuola agraria di Sante Cet-tolini, all’orto botanico di Pa-trizio Gennari, dalla raccolta paleontologica di Domenico Lovisato, alla collezione di cere anatomiche di Clemente Susini, dal Parco Naturale di Molentargius ai Parchi urbani di Monte Urpinu, Monte Claro e San Michele. Un patrimonio prezioso per ricchezza di contenuti didattici e per bellezza, che stimola la curiosità, favorisce il benessere psico-fisico e aiuta a riconoscere l’identità dei luoghi e a sviluppare il senso d’appar-tenenza.

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Itinerario suggerito:Centro della Cultura Contadina - Villa MuscasOrto BotanicoMuseo di Geologia e Paleontologia LovisatoParco San MicheleParco Monte ClaroParco naturale regionale MolentargiusPercorso Sella del DiavoloPercorso Colle Sant’Ignazio

Itinerario quartiere Marina Il Trentapiedi dei Monumenti è un sistema progettato dagli studenti dell’Università di Cagliari che parte-cipano al “Laboratorio di Didattica e Comunicazione dei Beni Culturali” per guidare i visitatori alla scoperta del quartiere storico di Marina.Si tratta di un’iniziativa pilota che vuole raccordare la visita ai numerosi siti del quartiere portuale di Cagliari, creando un circuito da compiere a piedi: in questo modo la Marina nel suo complesso potrà essere risco-perta come sito culturale di cui riap-propriarsi. Un convoglio pedonale, dotato di capotreno e locomotore umano, partirà dal capolinea, nei pressi della Banca d’Italia (via del Mercato Vecchio, angolo Largo Carlo Felice) e percorrerà le vie del quartiere, segnalando monu-menti, siti archeologici e scorci particolari.Il circuito è organizzato in 12 stazioni: oltre al capolinea, 3 fer-mate o 8 stazioni di scambio. Queste ultime corrispondono ad altrettanti luoghi visitabili con la guida di volontari e studenti: Nelle “stazioni di scambio” è possibile lasciare il convoglio umano per partecipare alla visita al singolo sito o monumento oppure prose-guire secondo il percorso guidato.La partenza della prima corsa dal capolinea è fissata per sabato alle ore 16.30, l’ultima alle 19.00; domenica la prima partenza è fissata alle ore 10.30, l’ultima alle 19.00.

Percorso Rosso:Banca d’ItaliaVia NapoliArea archeologica e Chiesa di Santa LuciaConsiglio RegionaleSant’EulaliaPiazza DettoriScala di FerroChiesa di Santa RosaliaConvitto NazionaleChiesa di Sant’AntonioChiesa del Santo SepolcroChiesa di Sant’AgostinoBanca d’Italia

Percorso Blu:Banca d’ItaliaChiesa di Sant’AgostinoChiesa del Santo SepolcroChiesa Sant’AntonioConvitto NazionaleChiesa di Santa RosaliaScala di FerroPiazza DettoriSant’EulaliaConsiglio RegionaleArea archeologica e Chiesa Santa LuciaVia NapoliBanca d’Italia

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Archivio di Stato Via Gallura, 2 BUS 1/M

L ’ a t t u a l e sede mo-numenta le dell’Archivio di Stato di Cagliari fu inaugurata nel 1927 e rappresen-tò in quegli anni uno dei primi esem-pi di moder-na edilizia archivistica. Le origini dell’Archivio però sono molto antiche: fu creato nel 1332 da Alfonso il Beni-gno, re d’Aragona, ad appena nove anni dallo sbarco dei conqui-statori nell’isola. Situato nel quartiere storico di Castello e dentro il Palazzo Regio, fu destinato ad esercitare funzioni di archivio generale del Regno. La sua storia è quindi strettamente legata agli eventi politici che videro la città svolgere per secoli il ruolo di capitale del Regno di Sardegna, passando attraverso le domi-nazioni aragonese, spagnola, austriaca e piemontese. La docu-mentazione conservata riflette la peculiarità della storia sarda in quanto l’isola ebbe proprie istituzioni politiche, amministrative e giudiziarie sino alla cosiddetta “fusione perfetta” con il Piemonte del 1847. Dopo l’Unità d’Italia, l’Archivio si è man mano arricchito delle carte provenienti dagli uffici periferici statali; possiede inoltre una ricca documentazione notarile, una raccolta di pergamene ed importanti archivi privati. Tra gli archivi del periodo aragonese e spagnolo si segnalano l’Antico Archivio Regio, il Regio Demanio e la Reale Udienza; all’amministrazione sabauda appartengono la Regia Segreteria di Stato e di Guerra, l’Intendenza generale e gli Atti governativi e amministrativi. Testimonianza del periodo postunitario e contemporaneo sono: Prefettura di Cagliari, Alto Commissariato e Consulta regionale della Sardegna, Partito Na-zionale Fascista, Comitati di liberazione nazionale, Manifattura Tabacchi. Di particolare rilevanza anche gli archivi cartografici (Real Corpo di Stato Maggiore Generale, Ufficio Tecnico Erariale di Cagliari), quelli giudiziari (Tribunale di Cagliari e Corte d’Appello) e sanitari (Ospedale sant’Antonio Abate e san Giovanni di Dio).L’Archivio è dotato di una sala di studio per la consultazione del materiale, di una ricca biblioteca, e di altri servizi sussidiari.

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Area Archeologica e

Chiesa Santa LuciaVia Sardegna ang. via Napoli

Ricordata nel 1119 col nome di Santa Lucia di Civita, sor-geva un secolo prima della fondazione del Castello pisano pres-so l’insediamento mercantile portuale di Cagliari, allora detto Bagnaria. La chiesa, concessa in quella data ai monaci di San

Vittore di Marsiglia insediati nell’abbazia di San Saturno, era parte di un articolato sistema monumentale, luogo notevole presso il mare, al tempo vicino all’attuale linea dei portici. Della sua fase medievale non conosciamo la forma esatta, forse modificata a seguito del ridisegno urbanistico dell’area bassa del quartiere Lapola, nel primo Trecento riformato per iniziativa ara-gonese tramite un reticolo di strade ortogonali. Il monumento, oggi ridotto alle cappelle di destra e a parte del presbiterio, testimonia la radicale ricostruzione databile tra la fine del Cinquecento e i primi anni del Seicento. Altre chiese della città, tra le quali Santa Restituta e Santa Caterina, furono riedifi-cate in quegli anni con analoghe forme. I numerosi rifacimenti di arredi e pavimentazioni, evidenziati dalla campagna archeologica in atto, confermano la centralità culturale della chiesa; nel Mu-seo di Sant’Eulalia si conserva una parte del ricco patrimonio di opere d’arte, arredi marmorei e argenti, frequentemente oggetto di donazioni e commissionati ad importanti artisti come Scipione Aprile (1600) o Giovanni Battista Franco (1802). La fortuna del monumento declina progressivamente durante l’Ottocento: solo lievemente danneggiato dai bombardamenti del 1943, fu intenzionalmente demolito nel 1947 al fine di ottenere un finanziamento nazionale dedicato alle ricostruzioni post belli-che. Il Piano di Ricostruzione, che ampliava una linea prevista dal Piano Regolatore del 1858 redatto dall’architetto Gaetano Cima, prevedeva la parziale demolizione della chiesa e la trasformazio-ne della stretta via Sardegna in un viale. Ma la piazza immaginata nel 1947 non venne mai realizzata.L’area di Santa Lucia è interessata dal 2002 da un articolato pro-gramma di recupero. Sistematiche ricerche di archivio stanno restituendo nuova dignità all’architettura tardo rinascimentale; la campagna archeologica in atto sta mettendo in evidenza la pian-ta della chiesa e registrando dati nuovi sul monumento, tra cui pavimenti di varie epoche, un pozzo obliterato, sepolture presso l’altare, una cripta e un “cisterna”.

BUS 6/M

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Auditorium

Conservatorio di MusicaPiazza Porrino

Il progetto esecutivo approvato nel 1964, prevedeva un com-plesso di lavori distinti in due corpi: la scuola e l’Auditorium. Nel 1971 il Conservatorio si trasferì dall’antica sede di piazza Pa-lazzo, mentre l’Auditorium venne progettato successivamente. Progettista e direttore dei lavori di entrambe le strutture fu Paolo Porceddu, ingegnere e musicista.Il progetto, pensato in origine come spazio per le esercitazioni musicali e per piccole rappresentazioni sceniche, venne in se-guito ampliato e modificato dallo stesso Porced-du, per dare alla sala, oltre che una maggiore ampiezza di sce-na e una supe-riore capienza di pubblico anche una più ampia disponibilità di locali tecnici. Si arriva, così, ad un vero e proprio Teatro, dall’eccellente acustica, completo di foyer, guardaroba, servizio bar e in grado di ospitare circa 1200 posti tra platea e galleria. L’Auditorium venne inaugurato nel giugno del 1977 con un con-certo degli allievi del Conservatorio diretti da Nino Bonavolontà, direttore del Conservatorio e direttore artistico dell’Istituzione dei Concerti e del Teatro Lirico “Giovanni Pierluigi da Palestrina” di Cagliari. Dopo l’approvazione, nel 1967, della “Legge Corona” che istituiva i 13 Enti lirici della Stato Italiano, l’Istituzione dei Con-certi diventa Ente Autonomo, sotto la guida di un sovrintenden-te nominato dal Consiglio comunale e di un direttore artistico, carica ricoperta automaticamente dal direttore del Conservatorio (caso unico in Italia). L’Auditorium del Conservatorio diventa così, fino al 1992, la sede ufficiale delle stagioni concertistiche, liriche e di balletto della città di Cagliari. Nonostante, in quegli anni, i più famosi ed illustri artisti del panorama internazionale abbiano calcato, in memorabili serate, il palcoscenico dell’Auditorium, gli studenti e i docenti del Conservatorio dovevano limitare la loro attività musicale, a causa di una produzione e di una richiesta sempre più alte da parte dell’esigente pubblico.L’Auditorium, dopo l’apertura nel settembre del 1993 del Nuovo Teatro Comunale, oggi Teatro Lirico di Cagliari, rimarrà chiuso tre-dici lunghi anni per un accurato restauro conservativo e un lavoro di riassestamento e riabilitazione alle nuove norme di sicurezza, creando numerosi disagi all’attiguo Conservatorio di Musica. Il 18 dicembre 2005, l’Auditorium è stato riaperto ed inaugurato nuovamente con un concerto degli allievi e degli insegnanti del Conservatorio.

BUS 6/M

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26 Cagliari

Basilica di

San Saturnino

La prima menzione documentata della basilica di San Saturnino risale agli anni 533-34 d.C.. La basilica esisteva già all’epoca e gli storici ritengono che la sua fondazione risalga alla metà del V secolo d.C.. Essa sarebbe sorta come martyrium del martire ca-gliaritano Saturnino, decapitato secondo la Passio sancti Saturni il 23 novembre del 304 d. C. per non aver voluto rinnegare la sua fede cristiana. Nel 1089 il giudice di Cagliari Costantino Salusio II de Lacon-Gunale fece dono della basilica ai monaci benedettini di San Vittore di Marsiglia che vi istituirono la sede de priorato sardo dell’Ordine e ne ristrutturarono la chiesa, secondo modi protoromanici. Il convento, gravemente danneggiato già nella pri-ma metà del 1300 durante l’assedio catalano, cadde del tutto in rovina un secolo dopo. La chiesa fu restaurata nuovamente intor-no al 1484. Nel 1614 ebbero inizio, per volontà dell’arcivescovo Francisco Desquivel, i celebri scavi per la ricerca de los cuerpos santos. Due disegni dello studioso Francisco Carmona del 1631 ci mostrano la pianta ed una veduta esterna dell’edificio che risul-tava ancora integro. Nel 1669 la basilica fu in parte smantellata per ricavarne materiali utili alla ristrutturazione della Cattedrale di Cagliari. Concessa nel 1714 alla corporazione dei Medici e degli Speziali, fu reintitolata ai Santi Cosma e Damiano. Agli inizi del 1900 la chiesa subì vari restauri. Nuovi interventi furono necessari dopo i bombardamenti del 1943. Chiusa al pubblico nel 1978, è stata riaperta nel luglio del 1996. L’area circostante, oggetto di scavi archeologici, ha restituito numerose sepolture di età romana e bizantina.

Piazza San Cosimo, entrata da via San Lucifero BUS 6/29

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27monumentiaperti

Basilica di

Santa Croce

La chiesa di Santa Cro-ce, oggi nel quartiere Castello di Cagliari, sor-se come sinagoga forse già nei primi anni della fondazione della città, nel 1216 anche se non si hanno attestazioni certe. Sicuramente, come luo-go di culto ebraico, gia esisteva quando Cagliari, conquistata dai Catala-no-Aragonesi, divenne nel 1326 la capitale del Regno di Sardegna ed ospitò una fiorente co-munità semita.Nel 1492 gli Ebrei furono espulsi da tutti gli Stati della Corona di Spagna, compreso il Regno di Sardegna, e la sinagoga di Cagliari fu prima sigillata e poi subito reimpostata come chiesa cattolica dedicata alla Santa Croce. Dal XVI secolo fu officiata dalla Compagnia di Gesù, l’Ordine religioso fondato nel 1534 da Sant’Ignazio di Loyola. L’edificio, semplice, venne ampliato nel corso del XVII secolo su progetto dell’architetto Giandomenico da Verdina. Fu completato nel 1661 grazie alla generosità dei Brondo, marchesi di Villacidro, come si evince dall’iscrizione po-sta sulla facciata sotto lo scudo araldico della famiglia. Cinquan-tatré anni dopo il passaggio del Regno di Sardegna alla Casa Savoia, nel 1773 i gesuiti furono sciolti dal papa Clemente XIV, e la chiesa passò nelle mani dello Stato fino a quando, nel 1809, il re Vittorio Emanuele I assegnò l’edificio all’Ordine cavalleresco dei Santi Maurizio e Lazzaro, e l’elevò al rango di basilica magi-strale. Ancora oggi la chiesa appartiene ai Cavalieri Mauriziani.

Via Santa CroceBUS 7

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Batteria C 135Colle Sant'Ignazio

L’esigenza di garantire protezione alla città di Cagliari ed alle sue importanti installazioni militari, a partire dalla seconda metà degli anni Trenta comportò la progettazione e l’allestimento di un ade-guato sistema difensivo.Prime ad essere realizzate furono le tre batterie antinave di Capo Sant’Elia, Capo Pula e Torre Mortorio, costituenti il cosiddetto “Fronte a Mare” (F.A.M).Affiancarono questo primo gruppo tre postazioni antiaeree che, sistemate in prossimità delle opere antinave, ebbero il compito di fornire a queste protezione e, eventualmente, coadiuvarle nell’a-zione di fuoco.Identificate mediante l’attribuzione di un codice alfa numerico, queste furono: la batteria C. (Cagliari), 146 di Pula, la C. 135 di Capo Sant’Elia e la C.165 di Capitana.Le strutture della batteria C.135 sono ben visibili sul Capo Sant’E-lia, sistemate sul pianoro situato tra il faro ed il forte Sant’Ignazio.Disposte a semicerchio, si individuano ancora oggi 6 piazzole scavate nel terreno roccioso.Un basso edificio, dislocato poco lontano, ospitava la funzionale centrale di tiro, dotata di stereo telemetro San Giorgio, centra-le automatica “Gamma” modello “G” e centralina manuale tipo “Bragadin”. Gli ambienti conservano ancora oggi l’elegante pavi-mento alla veneziana che ornava il quadrato ufficiali.L’armamento principale era costituito da 6 cannoni a doppio compito da 102/35. Alla difesa ravvicinata provvedevano 2 mitra-gliatrici Oerlikon da 20 mm e 2 Colt 1915 da 6,5 mm.Nel marzo del 1939 l’impianto passò in forza alla neo costituita 4° Legione MILMART, con un organico di 5 Ufficiali, 6 Sottufficiali ed 88 militi. Nel giugno 1944 fu ceduta al Regio Esercito con la nuova denominazione di Batteria 285, rimanendo operativa fino al termine del conflitto.

BUS 511

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29monumentiaperti

Biblioteca

Militare di Presidio

La biblioteca militare di Presidio di Cagliari è stata fondata nel 1856. Infatti in quell’anno Vittorio Emanuele II, su proposta del Mi-nistro della Guerra Generale Alfonso della Marmora, ne sanzionò ufficialmente la costituzione. La biblioteca, unica nel suo genere nell’isola, ha iniziato la sua attività nei locali dell’ex Arsenale. Dopo essere stata sistemata provvisoriamente nella caserma Carlo Al-berto, oggi sede della Polizia di Stato in Via-le Buon Cammino, fu trasferita nella caser-metta Boyl, in Via Por-cile, nei locali dell’ex Tribunale Militare. Qui, il 13 maggio del 1943, subiva gravi danni a seguito di un bom-bardamento aereo. Infatti una bomba colpì in pieno i locali pro-vocando la perdita di almeno 5.000 volumi. Riaperta al pubblico nel 1947, fu prima spostata in Viale Buon Cammino nei locali della caserma Fadda, oggi sede degli Uffici Giudiziari Militari, e dal 1992 si trova nell’at-tuale sede, un tempo Forte S. Filippo, co-struito negli anni 1726/1733 su progetto dell’ingegnere militare De Vincenti e utilizzato, fino al momento della chiusura dell’Ar-senale, quale laboratorio delle polveri da sparo. La biblioteca possiede circa 12.000 volumi di cui 113 del ‘700 e circa 1.800 dell’800. La maggior parte dei volumi antichi è in lingua francese. Sono presenti, tra l’altro, anche oltre 300 volumi sulla Sardegna, 1.500 pubblicazioni propriamente militari e la raccolta delle Gaz-zette Ufficiali dal 1948 ad oggi. È consentito l’accesso, oltre che ai dipendenti del Ministero della Difesa anche al pubblico, su ri-chiesta. Per quest’ultimo è prevista solo la consultazione interna dei volumi. La catalogazione delle pubblicazioni è informatizzata: è possibile infatti la ricerca rapida per autore, per titolo, per argo-mento o per soggetto.

Viale Buoncammino, 2 BUS 58/20

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Biblioteca Universitaria e Sala Settecentesca

Via Università, 32/a

La Biblioteca viene istituita nel 1764 con le “Costituzioni” per la riforma dell’Università, riceve un regolamento da Vittorio Amedeo III nel 1785 e viene aper-ta al pubblico nel 1792 nella Sala Settecente-sca, al primo piano del nuovo palazzo dell’Uni-versità. Il nucleo inizia-le è costituito dai testi tratti dalla Biblioteca privata del sovrano, da doni di personalità di rilievo come il ministro Bogino, dai fondi acqui-siti dalla soppressione dell’Ordine dei gesuiti, dalle copie delle opere che i docenti erano te-nuti a fornire alla Biblio-

teca, dalle pubblicazioni degli stampatori del Regno, dalle opere stampate a Torino dalla Tipografia Regia. Nel 1843 viene acquisi-ta la raccolta Baylle di opere di interesse sardo, fondamentale per le ricerche di storia locale. Dal primitivo ristretto nucleo di volumi (ca. 8.000) la Biblioteca passa ai 14.000 del 1842, ai 22.000 del 1865, ai ca. 70.000 alla fine del 1800. Nel 1946 su iniziativa vie-ne istituito il Gabinetto delle Stampe intitolato ad Anna Marongiu Pernis. Nel piano seminterrato dello stesso palazzo che ospita la Biblioteca Universitaria, si trova la Cappella domestica delle Suore della “Congregazione delle Figlie di San Giuseppe di Ge-noni. La Congregazione delle Figlie di San Giuseppe di Genoni vide la luce proprio in questo palazzo nel 1888 per volontà del P. Felice Prinetti, allora rettore del Seminario, che riunì il nucleo di Suore che svolgevano il loro servizio nel Seminario Tridentino in Congregazione. Questa svolse il suo servizio ecclesiale dal 1888 al 1956 e la Cappella domestica rappresentava il cuore del pia-no abitato dalle Suore. Nel 1955 il Vescovo di Cagliari, cedette i locali del Seminario Tridentino all’Università. Attualmente, la Cap-pella domestica si trova all’interno della Direzione Reti e Servizi Informatici dell’Università; essa è stata restaurata tra il 2002 ed il 2004 proprio per conservare la memoria storica di un luogo tanto insigne e per rendere omaggio alla Congregazione religiosa che proprio in questo edificio iniziò il suo servizio ecclesiale.

BUS 6/7

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31monumentiaperti

Casa Massonica Piazza Indipendenza, 1

Rilevato alcuni anni fa dal Grande Oriente d’Italia (GOI) per ospi-tare la sede delle logge cittadine, l’edificio era stato costruito dalla famiglia Sanjust di Teulada. È evidente l’ispirazione alla tradizione del gusto classico: aperture riquadrate e sormontate da cornici, fasce a riquadro delle finestre. Il nuovo palazzo sostituì il vecchio edificio che fu sede dell’Università voluta da Filippo IV e, succes-sivamente dal settecento, caserma e scuderia militare. Una delle sale venne adibita anche a teatro pubblico. In seguito al crollo di alcune volte fu abbandonato definitivamente nel 1852 ed acqui-stato per la costruzione del nuovo palazzo.Il prospetto principale sulla piazza dell’Indipendenza si articola su due livelli: il piano terra, semplicemente intonacato, nel quale si aprono le finestre e il portale ad arco a tutto sesto con cornice a piccole bugne e il primo piano scandito da una cornice continua sulla quale si aprono le finestre sormontate da cornici rettilinee poggiate su mensole. Il prospetto sulla via Lamarmora ha due piani alti poggiati su un basamento ricoperto di fasce orizzontali ad intonaco. Il piano più alto continua lo schema del corrispondente piano pri-mo, che si affaccia sulla Piazza dell’Indipendenza, mentre il piano intermedio contiene aperture riquadrate da finte bugne.

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Castello e Parco di San Michele

Il castello di San Michele è situato sull’omonimo colle, oggi cir-condato da una notevole quantità di costruzioni, ma un tempo isolato nel territorio nordoccidentale esterno a Cagliari. I recenti scavi hanno riportato alla luce i resti di una chiesa alto-medioeva-le, sulla quale sorse il castello, munito di torri e fossato, dopo la conquista degli Aragonesi, a partire dalla prima metà del sec. XIV. Il complesso fortificato ebbe poi notevoli rimaneggiamenti anche per le necessità difensive e per l’adeguamento delle mura all’evo-luzione delle tecniche di guerra. Nella storia dell’edificio il periodo più importante e ricco di documentazione è forse il Quattrocento, quando fu utilizzato anche come abitazione dalla famiglia Carroz, alla quale è legata indissolubilmente la sua vicenda. Abbandona-to e progressivamente decaduto, il castello fu usato come lazza-retto durante la peste “di Sant’Efisio” (1652-1656), e nuovamente fortificato in occasione degli attacchi francesi del Seicento e del Settecento. Usato come caserma nel primo Ottocento, fu can-cellato dall’elenco delle fortificazioni nel 1867 per essere venduto al Marchese Roberti di San Tommaso, che lo fece restaurare e fece rimboschire parte del colle con pini d’Aleppo.Nel XX secolo, fu occupato dalla Marina Militare e poi sdemania-lizzato fino a passare allo Stato e al Comune che a metà degli anni Ottanta promossero un intervento F.I.O. (Fondo di Investi-mento per l’Occupazione). Oggi il castello conserva le tre torri e la cortina muraria, circondata dal fossato, ma ha subito una profonda trasformazione con strutture di acciaio e policarbonato, che hanno interamente occupato la parte interna dell’edificio.

Colle di San Michele, via Sirai BUS 511

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33monumentiaperti

Piazza Palazzo, 4/a

Cattedrale e Cripta dei SS Martiri

La chiesa intitolata a S. Maria venne elevata a Cattedrale della città dopo la conquista e il successivo abbando-no di S. Igia nel 1258, capitale del Giudicato di Cagliari, dove aveva sede l’Episcopio.Dell’impianto medio-evale originario per-mangono soltanto il campanile a sezione quadrata, i bracci del transetto, con le due porte laterali di sche-ma romanico (quel-la meridionale), e la cosiddetta “cappella pisana”, dedicata al Sacro Cuore e posta a sinistra del presbiterio quadrangolare. In posizione simmetri-ca rispetto alla cosiddetta “cappella pisana” sorge un’altra ele-gante cappella trecentesca, dedicata alla “Sacra Spina”, edificata secondo i moduli stilistici gotico aragonesi. La prima trasforma-zione della Cattedrale avvenne tra il 1664 ed il 1674 ad opera dell’architetto genovese Domenico Spotorno, che rifece comple-tamente l’interno ampliandone la superficie. In questa occasione le due cappelle medioevali vennero coperte e nascoste. Ai lavori di restauro parteciparono numerosi maestri scalpellini, autori del-le belle formelle che decorano gli intradossi degli archi. Nel 1702 l’architetto Pietro Fossati diede inizio ai lavori di rifaci-mento della facciata, che venne adattata al gusto barocco dell’e-poca e terminata l’anno successivo. Nel 1930, infine, nel corso degli ultimi e definitivi restauri ad opera dell’architetto Francesco Giarrizzo, la chiesa poté recuperare le due cappelle trecentesche nascoste e acquisì l’attuale nuova facciata neoromanica in sosti-tuzione della marmorea facciata barocca. Sotto il presbiterio della Cattedrale, l’arcivescovo Francisco Desquivel fece costruire nel 1618 una cripta-santuario: tre grandi cappelle intercomunicanti parallele, interamente rivestite di marmi intarsiati policromi, per custodire le reliquie dei numerosi martiri cagliaritani riportate in luce a partire dal 1614.

BUS 7

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Cavità di via Vittorio Veneto

Via Vittorio Veneto, 40

La cavità si apre in Via Vittorio Veneto, di fronte al numero civico 40. L’ampio ingresso è interamente obliterato da un doppio muro in pietra in cui sono state risparmiate delle piccole porte non in asse fra loro. Di forma irregolare, la cavità ha un perimetro di circa 150 metri ed uno sviluppo interno di circa 800 metri quadri. Metà della cavità si sviluppa su un cono detritico di forma irregolar-mente romboidale, l’altra metà su una superficie piana creata da terreno di riporto, che comunque non rappresenta il pavimento originale della cavità. L’ambiente sotterraneo nacque per attività di cava: in fase di scavo furono risparmiati nella roccia cinque tozzi pilastri a base quadrata per conferire solidità alla volta ed evitare crolli, mentre tracce di un sesto pilastro, eliminato succes-sivamente, sono riconoscibili nella volta. Cessata l’attività di cava seguì probabilmente quella di utilizzo come serbatoio d’acqua. Tale utilizzo, a giudizio del Canonico Giovanni Spano, sarebbe iniziato in epoca cartaginese e proseguito in epoca romana. At-tualmente alle pareti della cavità non si notano malte di imper-meabilizzazione, ma potrebbero esserci state in antico, o esserci tuttora nelle parti ricoperte da detriti.Nel 1943, durante il II conflitto mondiale, la cavità fu riutilizzata come rifugio contro i bombardamenti e fu anche realizzato un rudimentale impianto elettrico all’interno. Terminata la guerra, la grotta diede per qualche tempo precario asilo a quegli sfollati che, al loro rientro a Cagliari, trovarono le loro case distrutte dai bombardamenti. È opera degli ultimi decenni la sistemazione del-la Via Vittorio Veneto e la demolizione di alcune fatiscenti abitazio-ni addossate al muro esterno della cavità.

BUS 8/20

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35monumentiaperti

Centro di

Cultura ContadinaVia Sant’Alenixedda, 2

Villa Muscas, che ospita il Centro della Cultura Contadina, è sede di un ricco museo e di locali adibiti ad incontri e conferenze; fu edificata in periodi diversi con tecniche costruttive differenti, su un impianto di chiara impronta monastica. La struttura si pone come centro di conservazione di oggetti e macchinari legati al mondo rurale sardo, di divulgazione mediante manifestazioni che vogliono coinvolgere la gente in un percor-so di conoscenza delle problematiche connesse alla produzione agraria, e offre i suoi spazi ad altre attività culturali. Il percorso museale si articola in tre livelli: cortile, chiostro, ambienti del primo piano. Nel cortile si trovano macchinari significativi che rappresentano la produzione tradizionale e industriale della Sardegna. Il piano terra è articolato in sei sale, contenenti macchinari e oggetti utilizzati per la lavorazione della terra, per la trasformazione e misurazione dei prodotti agricoli. Sul chiostro si affacciano tre ambienti, due dei quali destinati alla vinificazione e distillazione, mentre l’ultimo offre una nutrita collezione di finimenti ed arnesi per animali da lavoro. Ambienti del primo piano: di notevole interesse il pozzo di età ro-mana databile tra il I e il III sec. d.C.; la mostra fotografica perma-nente dedicata alla memoria storica dell’edificio, con inserzioni di foto d’epoca relative a scene di vita rurale. Notevole l’enoteca, importante collezione (820 bottiglie) di vini sardi che abbraccia un periodo compreso tra il 1950 e i giorni nostri. Lungo il per-corso sono esposti numerosi oggetti tradizionali legati all’attività domestica (bilance, cestini, mortai, ferri da stiro, macinini ecc.), ed un pregevole telaio completo risalente al settecento. L’ultima sala, dedicata all’editoria storica dell’agricoltura, contiene libri rari e di pregio: da segnalare la presenza di un testo risalente al 1545 dedicato allo studio della viticoltura.

BUS 6/M

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Via Lamarmora

Chiesa della

Purissima

La Chiesa della Purissima venne probabilmente costru-ita dopo il 1540, quando la nobildonna Gerolama Rams Dessena, che insieme ad altre figlie della nobiltà cagliaritana si era dedicata alla vita mona-stica, fece edificare l’adiacente monastero di clausura delle Clarisse, secondo l’insegna-mento del Poverello d’Assisi e di S. Chiara da cui ne deriva il nome. Nel 1554, poi, fu previsto l’am-pliamento del monastero e l’edificazione della chiesa; tale iniziativa fu appoggiata dall’ar-civescovo Domenico Pastorelli che concesse alle religiose, come sede provvisoria, la

chiesetta romanica di S. Elisabetta. Sull’impianto di quest’ultima, infatti, sorge la Chiesa della Purissima, come dimostrano gli scavi effettuati nell’area del presbiterio nel 1989, che hanno riportato alla luce numerosi reperti databili tra il XIV e il XVI secolo.L’interno della chiesa si distingue per l’eleganza formale con la quale l’architetto che la progettò, del quale non si conosce il nome, seguì i precetti dell’architettura gotico-catalana. La strut-tura, in pietra cantone, disegna una navata unica divisa da un arco a sesto acuto in due campate voltate a crociera in pietra a vista con gemma pendula al centro. Raccordato mediante un arco a sesto acuto, il presbiterio (capilla mayor), a pianta quadra-ta e di dimensioni ridotte rispetto all’aula, è situato al di sopra di una cripta ed è coperto da una bella volta stellare, con nervature e gemme pendule e peducci istoriati. La chiesa rimase in uso fino al 1867 quando il monastero venne soppresso e acquisito dallo Stato che in seguito lo adibì a scuola. Chiuso il monastero, di-sperse le monache, anche la chiesa venne abbandonata e chiusa al culto. Solo nel 1903-4, in occasione del cinquantenario della proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione la chie-se venne scelta per le celebrazioni solenni e restaurata. Caduta nuovamente nell’oblio la chiesa venne, nel 1933, assegnata alla congregazione delle “Ancelle della Sacra Famiglia” che tutt’ora la custodisce. La chiesa è dal 1867 di proprietà dello Stato Italia-no, attraverso il FEC, Fondo Edifici dei Culto del Ministero degli Interni. Grazie ad uno stanziamento del 2009 da parte della Re-gione Autonoma della Sardegna, Assessorato ai Beni Culturali e sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza BAPSAE di Cagliari e Oristano, il Comune di Cagliari ha curato la progettazione e la direzione dei lavori.

BUS 7

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37monumentiaperti

La cappella, di proprietà della nobile famiglia Aymerich, sorge nella via del Duomo, strada anticamente chiamata Carrer dels Pelliciers, la via degli artigiani delle pellicce, poi Carrer de la Seu, della sede per eccellenza: la Cattedrale. Ma i cagliaritani l’hanno

chiamata a lungo Sa ruga de sa Speranza, la via dove si venera, almeno una volta

all’anno, Nostra Signora della Speranza, cioè la Madonna in attesa della nascita di Nostro Signore (dallo spagnolo espe-ranza). L’edificazione della chiesa è probabil-mente posteriore al 1535: lo stemma

della famiglia Aymerich presenta infatti l’aquila bicipite, concessa alla casata

da Carlo V dopo la battaglia di Tunisi (1535). La chiesa presenta le carat-

teristiche usuali delle architetture sardo-

catalane. La facciata è priva di risalti e ornati, tranne

il portale, che presenta un’a-pertura architravata. L’interno è un ambiente rettangolare, co-perto da tre volte di cui la cen-trale è una crociera di ogive, le altre due sono mezze cro-ciere. A destra tre cappelle, realizzate successivamente

all’edificazione della chiesetta. La storia della chiesetta è lega-ta anche al Parlamento Sardo

in epoca spagnola, che si divideva in Stamenti: in-

fatti il Braccio militare, o nobiliare, aveva qui la propria sede.Dopo la cacciata dell’Ordine dei Gesuiti dall’Isola, fu per breve tempo

sede dell’antica Congregazione degli Artisti (artigiani). La campa-na di bronzo sul piccolo campanile a vela suonava ancora negli anni ’50, per chiamare i tanti fedeli a festeggiare ogni 18 dicem-bre la Madonna della Speranza: in particolare i componenti delle principali famiglie gentilizie di Castello, che proprio nel piccolo tempio celebravano la novena di Natale.

Via Duomo, angolo Piazza Palazzo

Chiesa della

Speranza BUS 7

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Ruderi della Chiesa di

San Francesco di Stampace

La chiesa di S. Francesco sorge-va nel quartiere storico di Stam-pace, tra l’attua-le corso Vittorio Emanuele II e via Mameli. Il com-plesso, compren-dente la chiesa, il chiostro e il mona-stero, fu ampliato

a partire dal XV secolo con l’aggiunta di cappelle laterali. I France-scani vi restarono fino alla rimozione forzata nel 1861; in seguito il complesso fu adattato a caserma dei Carabinieri, ed ebbe a patire un progressivo degrado: nel 1871 un fulmine danneggiò il campanile della chiesa che portò al successivo crollo del tetto nel 1875, con la conseguente rovina delle murature perimetrali e il graduale smantellamento dell’edificio. Attualmente sono so-pravvissuti e parzialmente visibili solo pochi resti: alcuni metri dei 35 del chiostro definito dal Canonico Spano “il più bel chiostro dei conventi della Sardegna formato in quadrato con architettura gotica, e con archi che nei capitelli e nel mezzo della volta sono ornati di Santi, e di figure mostruose scolpite”, il portale della chiesa rimontato nella facciata del Santuario di Bonaria e alcune cappelle voltate a crociera e costolonate, con gemma pendula visibili dall’interno di alcuni locali commerciali lungo il corso Vitto-rio Emanuele II.Il convento rappresentava la sede francescana più prestigiosa dell’Isola. L’impianto originario della chiesa, a navata unica con copertura lignea, e le successive modifiche si conoscono grazie al rilievo eseguito da Carlo Pizzagalli nel 1874. Sono numerose le testimonianze artistiche superstiti, tra cui sepolcri, stemmi e retabli, che indicano la straordinaria attenzione della classe nobile e mercantile cagliaritana per la chiesa di San Francesco, spesso scelta come sede di sepoltura. La chiesa custodiva inoltre opere di grande impegno artistico come “Il trittico della Consolazione” di Michele Cavaro, “L’icona dell’Annunziata” di Juan Mates e “Il retablo di San Bernardino” di Juan Figuera.Conoscere e conservare la memoria della vicenda del complesso del San Francesco di Stampace è il modo migliore per far rivive-re un’importante pagina della storia della città di Cagliari e per rendere omaggio a quegli appassionati storici dell’arte che con le loro ricerche e i loro studi hanno dato dignità e vita a questo importante monumento.

Postazione informativa in Piazza Yenne BUS 1/8

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39monumentiaperti

Chiesa di

San Giuseppe

Il complesso architet-tonico di San Giusep-pe, che comprende la Chiesa e l’ex Collegio, rappresenta un mo-numento significativo della storia della città di Cagliari e del quartie-re di Castello: fu sede fin dal 1640 del “primo Ostello” dei religiosi e successivamente delle antiche “Scuole Pie”, la cui nascita si deve alla figura del presbite-ro spagnolo Giuseppe Calasanzio. I lavori di costruzione, avviati a partire dal 1663, pro-seguirono fino al 1700 e, dopo vent’anni di interruzione a causa delle guerre di Succes-sione spagnola, verran-no ripresi nel 1720, per concludersi nel 1735. In questa chiesa emergono connotati formali tipici dell’architettura sacra in epoca controriformista che si rifanno all’esempio della chiesa del Gesù a Roma. L’organismo architettonico si sviluppa in senso longi-tudinale tra le vie S. Giuseppe, Genovesi e Università, a ridosso della torre dell’Elefante. La pianta della chiesa presenta un corpo longitudinale a navata unica, con volta a botte. I suoi prospetti appaiono variamente articolati per il dislivello esistente tra le stra-de che la delimitano. La facciata della Chiesa, introdotta da una breve scala asimmetrica, risulta piatta, modulata dalle sole lesene con capitelli di ordine ionico. Il portale è sovrastato da un timpano a cornice curva spezzata, con all’interno lo stemma degli Scolo-pi, al di sopra del timpano si trova un vano cieco che contiene una piccola finestra. All’interno si trovano l’imponente altare mag-giore in marmi policromi, risalente al 1777, opera dello scultore Giovanni Battista Franco, il pulpito e la balaustra del presbiterio anch’essi marmorei e presumibilmente coevi. Nel corso del XVIII secolo subì numerosi bombardamenti: nel 1708, nel 1717 e nel 1793, durante l’assedio della città da parte delle truppe francesi: è conservata all’interno della Chiesa una delle bombe cadute sul Collegio, con una lapide commemorativa incastonata in uno dei piedritti. La chiesa è proprietà del F.E.C. Ministero degli Interni.

Piazza San Giuseppe BUS 7

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L’edificio, documentato dalla seconda metà del XIII secolo, era un tempo dedicato a S. Pancrazio. In età spagnola passò sotto il titolo di Nostra Signora del Buen Camino e solo nel Settecento venne intitolata al protomartire Lorenzo. La fabbrica romanica, realizzata in conci calcarei, presenta la caratteristica pianta a due navate divise da arcate su colonne e volte a botte con sottarchi, tutti elementi tipici delle architetture medievali dei monaci vittorini di Marsiglia risalenti al primo quarto del XII secolo. Nel settecento venne demolita l’antica facciata, della quale re-stano i conci d’imposta del campanile a vela, e costruita l’attuale con l’atrio porticato, vennero aperte le cappelle laterali ed elimi-nate le due absidi semicircolari. All’interno sono visibili i cantoni con gli alloggi per i bacini ceramici, riutilizzati per restaurare la volta a botte della navata; si conservano inoltre, due bacini fram-mentari: uno decorato in cobalto e manganese su smalto bianco di produzione magrebina islamica della fine del XII secolo e del XIII secolo, l’altro in ramina e manganese con motivi floreali stiliz-zati appartiene alle protomaioliche prodotte nell’Italia meridionale e in Sicilia nella prima metà del XIII secolo.

Via SS Lorenzo e Pancrazio, viale Buoncammino

Chiesa di

San LorenzoBUS M

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41monumentiaperti

Chiesa e Cripta di

San LuciferoVia San Lucifero

Il complesso di San Lucifero comprende tre edifici funerari tardo-romani, risalenti al III e IV secolo d.C. riutilizzati in fase successiva come sepolture cristiane.

Sacello di San LuciferoAttualmente il monumento si presenta molto rimaneggiato e di-viso su due livelli sotto il presbiterio della chiesa. L’intero locale, a pianta quadrata, fu voltato a botte dopo il restauro effettuato prima del 1640. Caduta in abbandono, lungo i secoli conservò visibile al centro del pavimento il sepolcro vuoto di San Lucifero, mentre le sue reliquie furono traslate nella Cattedrale.Cripta della Chiesa o Sacello di Rude ed ElianoÈ così chiamato per un sarcofago qui ritrovato e contenente i resti di un Elianus e di un Rudis. L’esterno si presenta realizzato con mattoni alternati a blocchetti di calcare, spesso su due file. L’in-terno presenta due ambienti: uno rettangolare, anticamente con volte a crociera sostenute da quattro pilastri, e uno più piccolo sul lato ovest, voltato a botte, con nicchie alle pareti. Nel 1937 fu messo in luce e reso comunicante col sacello di San Lucifero; nella stessa occasione fu realizzato il pavimento in mattoni e ven-nero adattate le finestre già esistenti.Sacello di San LussorioÈ il sacello conservato in condizioni peggiori ed è visibile solo la parte comunicante con quello di Rude ed Eliano. Della stessa tipologia di quello accanto, aveva l’ingresso allineato con quello ma presenta quattro arcate laterali. Questo sacello non fu recu-perato e si preferì invece, dopo un suo breve utilizzo come am-biente a cielo aperto, interrarlo dopo averne effettuato il completo svuotamento. In questo sacello fu scoperto un sepolcro attribuito al martire Lussorio di Fordongianus. L’identificazione, che trovava conferma in documenti del XII secolo e che alimentò una confu-sione fra i luoghi di martirio di questo martire sardo molto venera-to, si basava essenzialmente sull’iscrizione tombale.

BUS 6/1

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Chiesa di

San Michele

La chiesa dell’ordine gesuitico sorge nel quartiere di Stampa-ce vicino alla porta detta dello Sperone su un preesistente oratorio dedicato ai santi Michele ed Egidio. Fu costruita grazie ad un lascito del benefattore Fran-cesc’Angelo Dessì morto nel 1647. La chiesa venne con-sacrata nel 1738, come ricorda la lapi-de murata all’ingres-so. Benché i lavori si siano protratti per quasi un secolo, la costruzione appare fortemente unitaria sia nell’impianto ar-chitettonico che de-corativo e risponde pienamente ai detta-

mi ideologici del potente e colto ordine gesuitico, all’interno di una concezione culturale tipicamente barocca. L’edificio è sorto su un’area di piccole dimensioni attigua alla casa del Noviziato con il quale ha in comune una loggia di ingresso con una monu-mentale facciata prospiciente la Via Azuni. La sua fabbrica, coeva ai lavori della Cattedrale, ha visto la partecipazione di maestranze continentali e locali. Queste ultime hanno lasciato la loro impronta soprattutto nei lavori di intaglio lapideo in cui si combinano ele-menti tardo gotici con moduli classicisti, secondo un gusto tipica-mente ispanico. Gli arredi marmorei, completati intorno al 1764, rivelano nell’apparato decorativo e cromatico, un forte legame con la coeva produzione genovese. Sempre con il lascito del Dessì, nel corso del Settecento, fu costruita la sagrestia a pianta rettangolare e volta lunettata; essa rappresenta, con il complesso di affreschi, stucchi, portali, pavimenti marmorei e arredo ligneo, un raro esempio nell’isola di rococò con influssi d’oltralpe. La sagrestia comunica con la chiesa tramite un ambiente quadrato voltato a crociera, dove si possono ammirare le tele raffiguranti i Misteri del Rosario di Giuseppe Deris e le sculture lignee con i Misteri della Passione di G. Antonio Lonis.

Via Ospedale BUS 58

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43monumentiaperti

Chiesa di San Vincenzode’ PaoliVia Bosa

La Chiesa di San Vincenzo dÈ Pa-oli o Chiesa della Missione è situata nell’isolato com-preso tra la via e la piazza San Dome-nico, ove sorgono la Congregazio-ne ed il Collegio delle Missioni. Fu edificata nel 1950 come riparazione ai danni di guerra, in seguito ai bombardamenti della II Guerra Mondiale, che aveva-no distrutto una precedente grande cappella, integrata nella Casa della Missione, costruita nel 1915 e consacrata nel 1921, situata parallelamente alla via Bosa con ingresso dall’esterno laterale. La lapide che ne commemora la consacrazione è visibile sull’esterno dell’abside. La nuova costruzione, inaugurata il 13 luglio 1951, venne progettata dall’architetto Augusto Valente (disegnò anche la stazione marittima di Cagliari distrutta dai bombardamenti del 1943, e le case popolari INCIS in via Bacaredda, Piazza Galilei), si presenta in stile neoromanico-pisano. Sopra il portale d’ingres-so troviamo una lunetta a mosaico dedicata al Santo titolare. La copertura della Chiesa è a padiglione con rivestimento di tegole. Il campanile, situato sulla sinistra dell’abside, è a pianta quadrata, e presenta lungo la sua altezza, bifore, trifore e archetti ciechi. La pianta è a croce latina. Il fedele entrando è portato a rivolgere lo sguardo verso l’altare, il punto più rappresentativo dell’edificio perché, simbolicamente rappresenta il cuore di Cristo in Croce. La sua semplicità ed essenzialità stilistica e la sua dimensione, a misura umana, invitano il fedele al raccoglimento spirituale. È a tre navate, la centrale più alta e larga rispetto a quelle laterali sud-divise da colonne di ordine composito. La copertura è in legno a capriate. Il pavimento è realizzato in marmettoni con disegno a losanghe. L’illuminazione naturale all’interno della Chiesa è data dall’oculo posto nella facciata, dalle monofore laterali, da quelle inserite nell’abside e dalle trifore poste agli estremi del transetto. I confessionali lignei, disposti lungo le navate laterali riportano an-cora il motivo del rombo gradonato.

BUS M

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Chiesa di San Simone eFattoria di Sa Illetta

La chiesa di San Simone sorge sull’isolotto deno-minato Sa Illetta, che presentava in origine una super-ficie di circa 160 ettari, ora ridotti a 40 a seguito della realizzazione del porto canale. L’iso-la fu probabilmente uno scalo maritti-

mo fenicio, cartaginese e poi romano. È certamente ipotizzabile anche una fase medievale, ricostruibile quasi esclusivamente dai documenti della fine del XVII secolo, che descrivono emergenze architettoniche di un certo rilievo, pertinenti alla Villa di Santa Gilla che si estendeva tra il borgo di Sant’Avendrace, il Fangario, la sponda dello stagno di Santa Gilla e la collina di San Michele. In questo territorio, la cui esistenza è documentata in una carta databile tra il 1066 e il 1071-1073, fu fondata la capitale del giudi-cato di Cagliari, distrutta nel 1258 per mano pisana e soppiantata da Castel di Castro. Dell’epoca romana restano alcune cisterne, mentre un vasto ambiente con volta a crociera sorretta da una colonna in posizione centrale testimonia la frequentazione del sito in epoca altomedievale. Benché non siano state trovate tracce concrete della capitale giudicale a Sa Illetta, è tuttavia possibile rilevare testimonianze del periodo nella chiesa di San Simone. La fase più antica dell’edificio, potrebbe essere individuata nell’ab-side ascritta all’XI-XII secolo. Entro la lunetta è dipinta la figura di San Simone, realizzata su bozzetto del pittore cagliaritano Felice Melis Marini (1871-1953).La mancanza di attestazioni scritte non consente di datare preci-samente la chiesa, che viene tuttavia menzionata in un documen-to del 14 ottobre 1406. In questa data l’edifico e l’isolotto di San Simone vengono ceduti al priorato di San Saturnino dall’arcive-scovo di Cagliari, che in cambio ottiene la chiesa di Santa Lucia di Lapola e l’annesso monastero, oggi riconoscibili solo dai resti archeologici nel quartiere cagliaritano della Marina. La chiesa di San Simone e l’annessa fattoria sono attualmente di proprietà privata. Il primo impianto della fattoria risale al 1567, periodo in cui il facoltoso notaio cagliaritano Sabater la fece costruire. Nel 1716, dopo diversi passaggi ereditari, la proprietà giunse nelle mani di Michele Cervellon che ampliò l’estensione dei fabbricati e costruì il secondo piano. La casa raggiunse la sua dimensione definitiva ai primi dell’ottocento, quando divenne proprietario il barone di Sorso Vincenzo Amat. Il 24 marzo 1915 la proprietà fu acquistata da Giovanni Balletto.

Loc. Sa Illetta S.S. 195 BUS 8A

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45monumentiaperti

Chiesa di

Sant’Alenixedda

La chiesetta di S. Alenixedda, costruita nell’antichissimo sito di S. Vetrano dove sono state trovate vestigia romane, è un piccolo gioiello architettonico medioevale databile intorno al XIII secolo. Si compone di una navata unica dalle linee semplici, così come semplice ed elegante si presenta la facciata. Questa è divisa in tre parti da quattro lesene: quella centrale si caratterizza per il robusto arco che dà rilievo all’ingresso e per il campanile a vela di elegante sobrietà, mentre i due specchi laterali ricevono slancio da archetti lobati ascendenti poggianti su mensole. Alenixedda è un diminutivo del nome Aleni, che in sardo sta per Elena, madre dell’imperatore Costantino, anch’egli venerato nell’isola come santo. Il diminutivo, quasi certamente, aveva lo scopo di distinguere due luoghi di culto assai diversi fra loro, ma dedicati alla stessa santa. Quello piccolo appunto, eretto nel sito di S. Vetrano, e quello al confronto ben più grande, eretto successivamente nella vicina villa di Quartu.

Via Parigi, Quartiere Europeo BUS 30/31

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Chiesa di

Sant’Antonio Abate

La chiesa, che si trova nell’antica strada detta della Costa (l’at-tuale Via Manno), apparteneva al complesso omonimo dell’anti-co Ospedale. Dalla fine del XVII secolo esso era stato assegnato agli Ospedalieri di S. Giovanni di Dio, ai quali forse si deve l’at-tuale impianto della chiesa, che era in costruzione nel 1704, e che fu consacrata nel 1723 dal Vescovo Sellent, come risulta da una piccola lapide murata nel suo ingresso. Il prospetto ripren-de le formule del barocco tardo. È risolto in una quinta muraria,

che maschera all’e-sterno la forma otta-gonale dell’edificio. Vi risaltano lievemente larghe incorniciature e riquadri appena in-cavati, due per parte ai lati di una finestra, in cui si trovano ghir-lande di fiori e frutta a rilievo. Nella parte alta una nicchia valvi-forme ospita la statua tardo cinquecentesca del santo titolare, at-tribuita allo scultore Scipione Aprile, nella consueta iconografia che lo vede portare il bastone e il fuoco. La nicchia è affian-cata da due corpose volute e da cascate di melagrane che al-ludono all’ordine degli

Ospedalieri. Il complesso sistema di pilastri e paraste di ordine composito che lo inquadra, includendo un grande stemma degli Ospedalieri e sostenendo altre due volute, con la sua concavità accentua il tono scenografico del prospetto. All’interno lo spa-zio accentrato dell’aula, che ha pianta ottagonale leggermente allungata, si apre in una cappella presbiteriale quadrangolare e in sei cappelle poco profonde disposte a raggiera, una per ogni lato dell’ottagono, tutte coperte da una volta a botte. Le alte pa-raste all’imboccatura delle cappelle, di ordine composito lisce e allungate, sottolineano il movimento ascensionale dello spazio accentrato, in sintonia con la modesta profondità delle cappelle. La decorazione attuale della cupola è opera del pittore Guglielmo Bilancioni (1886), sostituisce una ricca decorazione ad affresco con episodi, distrutti dall’umidità e asportati nel 1914, della vita di S. Antonio e con l’immagine della Madonna d’Itria.

Via Manno, 58 BUS 10

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47monumentiaperti

La corte in Giorgi-no è un complesso di notevole valore storico, vincolato dal Ministero dei Beni culturali, del quale fa parte la chiesetta di S. Efi-sio nella quale, viene da sempre accolto il martire S. Efisio, in quella che è la prima tappa del lungo percorso verso il luogo del suo martirio a Nora. L’impianto edilizio è costituito dalla Chiesetta e dalla corte dedicate a S. Efisio, dichiarato, dal Mi-nistero dei Beni Culturali, di interesse artistico e storico ai sensi della Legge 1089 del 1939. La Chiesa, e gli adiacenti locali di sacrestia, il deposito del cocchio e le sale laterali aderiscono alla casa padronale per formare un unico complesso che richiama il modulo della “corte”, cioè della villa suburbana che faceva parte in origine della proprietà di campagna dei conti Ciarella, avi dei conti Ballero, alla cui famiglia appartiene, tuttora, la proprietà del complesso. Nel 2004 la chiesa è stata restaurata per volontà del-la famiglia Ballero e del Comune di Cagliari. L’edificio è di linee architettoniche seicentesche, con cupola ottagonale, semplice facciata con campanile a vela, nel quale si trova la campana, originale datata 1679, aula coperta a due falde, con altare set-tecentesco e pavimento originario in maiolica dipinta a mano nel XVII secolo. Nella chiesetta di Giorgino avviene la prima sosta della lunga processione in onore di Sant’Efisio. Qui il 1 Maggio avviene il cambio delle vesti e dei gioielli preziosi sostituiti con altri più modesti adatti al viaggio verso Nora, ed il cambio del cocchio settecentesco con un altro più robusto, detto “cocchio di campa-gna”, custodito per tutto l’anno nel locale annesso alla cappella, operazione che vede coinvolti i componenti della famiglia Balle-ro, soprattutto le giovani generazioni. Il 4 maggio viene compiuta l’operazione inversa per il rientro in città. È difficile datare l’inizio di questa cerimonia della quale, comunque, si ha traccia anche in atti riportanti una seduta dell’Arciconfraternita di S. Efisio del 1787 nella quale si discute della sosta a Giorgino.

Chiesa di

Sant’Efisio a Giorgino

Località Giorgino S.S. 195 BUS 8A

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Chiesa di

Santa Chiara

Il convento delle monache di S.Chiara venne edificato agli inizi del secolo XIV nelle pendici occidentali della collina di Castello. L’esistenza del convento è attestata da due documenti: la prima testimonianza risale al 1328, anno in cui il re aragonese Alfonso III concesse alle monache una quantità annuale di grano per il loro sostentamento. Nel 1353 una lettera del padre provinciale Ber-nardo Bruni nomina il monastero con la più antica denominazione a S. Margherita. La chiesa risale, nella sua attuale sistemazione, alla fine del XVII

secolo, come dimostrano sia l’impianto architetto-nico, sia l’iscrizione “S. MARGARITA V.M. 1690” posta all’esterno, sull’ar-chitrave della porta latera-le. La semplice facciata è caratterizzata da un por-tale, sormontato da una nicchia e da due finestre rettangolari disposte sim-metricamente. La soglia della chiesa è costituita da una lastra tombale de-corata con motivi araldici. L’edificio presenta all’in-terno una decorazione di gusto barocco nelle para-ste che delimitano le cap-pelle, nei capitelli e nel so-vrastante fregio. Al centro della navata si trovavano due lastre marmoree re-centemente sistemate nella parete d’ingresso. La balaustra della canto-ria, dalla quale le mona-che potevano partecipare alle funzioni religiose, è

ornata da uno stemma nobiliare sorretto da due angeli. L’altare ligneo, di gusto squisitamente barocco, che occupa la parete di fondo, ospita nella nicchia centrale la statua della Madonna di Loreto. Nel corso dei lavori di restauro effettuati negli anni ’80 sono venute alla luce le fondazioni della chiesa trecentesca e al-cune tombe a cassone fasciate. Alcune vestigia del campanile del convento sono visibili sul lato nord della chiesa.

Scalette Santa Chiara, piazza Yenne BUS 1/8/10

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49monumentiaperti

Via Martini, 13

Chiesa di

Santa Lucia

La chiesa è situata lungo la via Martini, nel quartie-re di Castello, e presenta una facciata estrema-mente semplice e poco appariscente, che non fa immaginare la costru-zione interna. L’edificio fa parte di un comples-so monastico, donato nel 1539 dal viceré di Sardegna alle Clarisse e divenuto patrimonio del-lo Stato nella seconda metà dell’Ottocento in seguito alla soppressio-ne degli ordini religiosi. Oggi la chiesa, riaperta al culto nel 1898, è interna all’Ente Asilo Umberto e Margherita, nato nel 1888 e sede della scuola materna ed elementare, ospitate nell’ex mona-stero. L’interno della chiesa si inserisce nell’architettura di influsso tar-dogotico ed ha una sola navata, divisa in due campate voltate a crociera con gemme pendule, e un presbiterio o capilla mayor coperto con volta a crociera stellare. Una cantoria, sorretta da volta con arco ribassato, sovrasta l’ingresso principale. Le due cappelle della parte destra sono uguali per dimensioni e superfi-cie, ma non per il tipo di copertura: la più vicina al presbiterio ha una volta a crociera e mezza, molto singolare e del tutto simile a quella costruita nella chiesa della Speranza, cappella gentilizia degli Aymerich vicina alla Cattedrale; la seconda è coperta da una volta a botte con lunette ed è riferibile ad un periodo più tar-do rispetto alla navata (fine Cinquecentoprimi Seicento). L’arredo odierno della chiesa è quello legato alla permanenza delle Suore della Carità. All’esterno dell’edificio, nella parte che si affaccia verso il Terra-pieno, è visibile una torre, parte delle fortificazioni pisane del Ca-stello, alla quale si addossa la sacrestia.

BUS 7

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50 Cagliari

Chiesa di

Santa Maria del Monte

La piccola chiesa di Santa Maria del Monte di Pietà, sede dell’omonima Con-fraternita costituita con Bolla papale nel 1530 e confermata nel 1551, composta di nobili persone il cui compito principale consisteva nell’offrire assistenza e dare se-poltura ai condannati a morte, fu edificata a partire dal 1568. Dal punto di vista ar-chitettonico si distin-

guono due fasi costruttive: una, la parte anteriore, sicuramente gotica, l’altra già rinascimentale. Il prospetto, a semplice parete, presenta nella parte alta un tratto di arco con cornice congloba-to nell’apparato murario e interrotto da un finestrone centinato a semicerchio. L’edificio presenta un’unica navata senza transetto, col presbiterio sviluppato come una vera e propria cappella a pianta quadrata e più stretta, a differenza delle due campate del-la navata che sono a pianta rettangolare. Anche nelle coperture superiori si notano diversi sistemi: nel presbiterio la volta è stellare con ogive e cinque gemme pendule; nelle campate della navata si trovano semplici volte a costoloni diagonali. Si può ricondurre, nell’ambito delle chiese sarde, alla tipologia della parrocchiale di Padria e a Cagliari alle chiese vicine della Purissima e di S. Eulalia. Dopo la soppressione della Confraternita, nel 1866, la chiesa ha avuto diverse destinazioni: seconda sede della Corte d’Assise, scuola comunale di musica fino al 1921, dormitorio e refettorio della piccola casa della Provvidenza.

Via Corte d’Appello BUS 7

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51monumentiaperti

Chiesa di

Santa Rosalia

Situata nella parte alta del quartiere della Marina, nelle adiacenze di piazza Costitu-zione, la chiesa nasce nel XV secolo come piccolo oratorio, voto a Santa Rosalia da parte delle autorità cittadine per una delle ricorrenti pestilenze. Si deve alla Congregazione dei siciliani, ai quali l’edificio fu affi-dato nel 1695, l’ampliamento e il miglioramento della struttura religiosa, ceduta nel 1740 dalla Congregazione dei Frati Minori Osservanti. La facciata si ispira alle linee del barocchetto pie-montese con cornici, timpani e lesene disposti in due ordini. Eleganti nicchie nella parte su-periore della facciata ospitano le statue dei santi francesca-ni Bonaventura e Antonio da Padova. L’interno della chiesa presenta un’unica navata con volta a botte, cupola ottagonale sul presbiterio e quattro cappelle per lato. Nella seconda cappella, entrando sulla destra, dal 1844 al 1931 sono state conservate le reliquie di San Salvatore da Horta, poi si-stemate nell’altare maggiore, rinnovato per l’occasione dallo scultore Andrea Usai. Per questo motivo la chiesa è nota anche con il nome di San Salvatore, uno dei santi più cari e venerati dai sardi, il cui pro-cesso di canonizzazione è durato, con alterne vicende, dal 1586 fino al 1938. In seguito all’emanazione delle nuove norme della riforma liturgica del Concilio Vaticano II, nel 1967 il presbiterio della chiesa è stato radicalmente modificato con l’inserimento di un’urna nell’al-tare centrale, affiancata da due angeli in marmo di Carrara reggenti la mensa, opera dello scultore romano Antonio Bellini, un grande or-gano alle pareti, una decorazione a mosaico nell’abside realizzata da Franco D’Urso. Un portico sopra la via Principe Amedeo raccorda la facciata della chiesa all’edificio dove era ospitato l’antico convento, incamerato dallo stato sabaudo nella seconda metà del 1800, dove oggi ha sede il Comando Militare della Sardegna.Per la prima volta sarà aperta al pubblico la Pinacoteca del Convento dei dei Frati Minori di Santa Rosalia che ospita tra le tante, alcune opere di artisti sardi: i cagliaritani Giovanni Mar-ghinotti (1798-1865) della scuola del vecchio quartiere Marina, autore del cuore Immacolato di Maria e la Madonna della Purifi-cazione e Pietro Cavaro (1460?-1538), della scuola stampacina, autore dell’Addolorata o Madonna dei sette dolori (1520).

Via Torino BUS 7

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Chiesa e Cripta del

Santo Sepolcro

La chiesa del San-to Sepolcro si trova nella parte alta del quartiere di Marina, a ridosso della sca-linata di Sant’Anto-nio. La sua storia è strettamente legata a quella della Con-fraternita dell’Ora-zione e della Morte (o del Santo Sepol-cro), che curava la sepoltura dei poveri abbandonati, e che vi ebbe probabil-mente la sua pri-ma sede nell’area attualmente occu-pata dalla cappella sotterranea recen-

temente ripulita e recuperata. La intitolazione è da mettere in re-lazione con la grande suggestione esercitata nel corso dei secoli dal Santo Sepolcro di Cristo di Gerusalemme. La sua fisionomia attuale appare come il risultato di diversi interventi costruttivi a partire dalla seconda metà del Cinquecento fino ai primi anni del secolo attuale, quando fu abbandonato il cimitero che le stava accanto per realizzare la Piazza S. Sepolcro. Dall’esterno appare come un corpo sviluppato parallelamente alla piazza che conser-va, ad occidente, una facciata dal terminale piano in cui si aprono un portale ad arco e una finestra circolare. L’interno è a navata unica, con presbiterio coperto da volta a crociera costolonata e gemmata, e cappelle laterali, secondo un impianto tardogo-tico; la copertura, più tarda, è invece voltata a botte. Alla fase barocca si deve la grande Cappella della Pietà, a pianta centra-le ottagonale coperta da una cupola, che fu costruita nel 1686 dal Viceré Lopez de Ayala, e nella quale si trova uno splendido retablo ligneo intagliato e policromato che ospita una antica im-magine della Vergine in pietà. Alle spalle dell’altare recenti lavori nella sacrestia hanno evidenziato preesistenze archeologiche di notevole interesse, attualmente in fase di studio, tra cui una va-sca circolare munita di tre gradini, quasi completamente scavata nella roccia.

Piazza San Sepolcro BUS 10/1

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53monumentiaperti

Chiesa, Chiostro e Cripta di

San Domenico

Il Convento di S. Dome-nico fu fondato nel 1254 sul luogo dell�antica chiesa benedettina de-dicata a Sant�Anna nel quartiere di Villanova. Il primo impianto del complesso aveva stretti rapporti con le fabbri-che toscane e con le regole costruttive degli ordini mendicanti. La chiesa fu impostata su un�unica navata con forti affinità al model-lo gotico italiano di S. Francesco di Stampa-ce. Dopo l�inserimento politico culturale della Sardegna nella Corona d�Aragona, le modifiche successive alle strutture architettoniche del con-vento mutarono in senso gotico-iberico. Nel XVI secolo la coper-tura della chiesa fu sostituita con volte stellari i bracci a sud ed ovest del chiostro subirono elaborazioni di gusto tardo gotico, con archi, capitelli e gemme riccamente scolpiti. Nel 1580 fu isti-tuito il cappellone del Rosario, una delle rare testimonianze di sincretismo architettonico gotico-rinascimentale; furono realizzati dei raccordi angolari di sostegno della cupola ancora di gusto gotico, mentre il vano d’ingresso fu decorato con volta a botte e cassettoni in pietra, scolpiti con motivi vegetali di gusto rinasci-mentale. Il complesso domenicano, insieme a quello conventua-le di S. Francesco di Stampace, s’impose nella storia cittadina come fervido centro religioso e culturale; ospitava, infatti, la sede della confraternita dei calzolai, il tribunale dell’inquisizione e la Re-gia Stamperia. I suoi importanti arredi pittorici e scultorei furono dispersi in collezioni pubbliche e private per cui, attualmente, gli spazi possono essere apprezzati soprattutto per la loro valenza architettonica.Nel Maggio 1943, la città di Cagliari fu sottoposta a duri e ripetuti bombardamenti, né venne risparmiato il complesso architettoni-co di San Domenico. Rimasero in piedi una parte del convento e il lato più importante del chiostro aragonese. Si pensò alla difficile opera di ricostruzione. Tra il 1952 e il 1954 l’architetto toscano Raffaello Fagnoni risolvette il caso in modo intelligente, usando l’unica aula della chiesa originaria, parzial-mente conservata, come base della nuova che la sovrasta e ri-calcando gli spazi dell’antica struttura.

Via XXIV Maggio, 5 BUS 1/7/M

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Cimitero Monumentale di Bonaria

Il cimitero monumentale di Bonaria sorge a ridosso della collina omonima, su un’area precedentemente utilizzata come necropoli già nella fase punico-romana e paleocristiana della città. In pros-simità dell’ingresso principale del Cimitero, fino ai primi del se-colo, esisteva la chiesa benedettina di Santa Maria de Portu (poi S. Bardilio) eretta nell’XI secolo, con trasformazioni successive. Il Cimitero di Bonaria fu progettato dal Capitano del genio Luigi Damiano, con un impianto regolare quadripartito, ed inaugurato il primo gennaio del 1829. In precedenza a Cagliari si seppelliva nelle chiese o nelle aree immediatamente limitrofe, spesso con rilevanti problemi igienici. Già durante l’epidemia di colera del 1816 era stato necessario reperire d’urgenza alcune aree limi-trofe alla città da adibire a luogo di sepoltura, per cui l’esigenza di un grande camposanto cittadino era particolarmente sentita. Ad appena trent’anni dall’inaugurazione, il cimitero era già insuf-ficiente per cui si diede mandato all’architetto Gaetano Cima di progettare un primo ampliamento, a cui seguirono altri ancora che portarono l’area a raggiungere la cima del colle. Un’apposi-ta area fu destinata agli acattolici, inglesi, francesi e tedeschi di religione protestante ed anglicana. Oggi il cimitero di Bonaria è una grande galleria d’arte all’aperto che raccoglie le sculture di artisti sardi e della penisola, operanti a Cagliari (Fadda, Sartorio, Sarrocchi, Galavoni) dalla seconda metà dell’Ottocento ai primi decenni del Novecento. In questa eccezionale galleria è presente una singolare varietà di stili, dal neoclassicismo, al realismo al simbolismo, al liberty. Questa produzione artistica così variegata riflette bene il gusto della città di fine Ottocento, culturalmente vivace ed economicamente attiva per la presenza di imprenditori dell’Italia settentrionale e provenienti dall’estero.

Piazza Cimitero BUS 5/6/30

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55monumentiaperti

Cittadella dei Museie Fortificazioni

La cittadella dei Musei è situata nella parte set-tetrionale del colle sul quale sorge l’antico quartiere di Ca-stello. A tutt’og-gi pochi indizi, due cisterne, ci indicano una frequentazione dell’area in età feniciopunica e romana. In periodo pisano dopo la costruzione nel 1305 della Torre di San Pancrazio, l’area venne separata da quest’ultima da un grande fossato e collegata da un grande ponte levatoio. L’attuale area della Cittadella dei Musei venne edificata in periodo spagnolo a partire dal 1552 allorquando fu costruito un impor-tante sistema difensivo denominato “la Tenaglia”, ad opera del cremonese Rocco Capellino. La veloce evoluzione dei potenti mezzi di artiglieria imposero nel 1573 di rettificare l’impostazione delle corrispondenze dei bastioni, così la Tenaglia venne in parte demolita: oggi, di questa struttura, rimangono alcuni tratti di mura nella Pinacoteca Nazionale e nel Museo Archeologico, oltre che il grande fossato. In periodo sabaudo l’area fu oggetto di lavori di perfezionamento difensivo, quali la costruzione intorno al 1727 della Porta dei Cappuccini e della sua casamatta e la Porta del Regio Arsenale nel 1825. L’area già nel 1727 venne denominata “Regio Arsenale”: vi era una grande fonderia e vi si costruivano armamenti militari; nel 1832 quest’ultima venne trasferita nei lo-cali del Nuovo Regio Arsenale costruito sul fossato attiguo. Da questo momento l’area venne utilizzata come casermaggio e scuderia fino al 1870, quando fu trasformata in distretto militare. Mantenne questo uso fino agli anni Venti per divenire quindi Ca-serma militare intitolata all’eroe quartese Eligio Porcu, morto nella prima guerra mondiale. Nel febbraio del 1943, durante la II guer-ra mondiale, venne duramente bombardata e distrutta, e quindi successivamente abbandonata. Dal 1965 al 1979 si procedette all’edificazione dell’attuale struttura, progettata dagli architetti Cecchini e Gazzola.

Piazza dell’Arsenale BUS 7/58/20

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56 Cagliari

Sala Consiliare, Percorso Nivola

Consiglio Regionale della Sardegna

Il Consiglio Regionale è l’organo legislativo della Regione Auto-noma della Sardegna, esercita funzioni di indirizzo e controllo sull’attività della Giunta Regionale, organo esecutivo delle Leggi e delle deliberazioni del Consiglio, ed assume il ruolo e le funzioni, politiche e rappresentative, di Parlamento del popolo sardo. Il pa-lazzo del Consiglio Regionale, dal 1988, ha sede nella Via Roma, copre un’area di 3200 mq ed è articolato in tre distinte strutture comunicanti tra di loro. L’elemento visivo che più caratterizza l’e-dificio è costituito dal materiale di cui è uniformemente rivestito nelle pavimentazioni interne ed esterne: il granito. Le grandi e specchianti lastre di granito sembrano creare una sorta di sugge-stivo “lago salato”, effetto fortemente voluto da Costantino Nivola per ambientare le sue sculture. L’artista sardo, infatti, è l’autore delle otto monumentali sculture che contornano il palazzo realiz-zate, tra l’86 e l’87, in marmo, travertino e granito che rappresen-

tano figure femmi-nili legate ai valori ancestrali della natura, della vita, della fertilità, della forza e alla memo-ria antropologica della terra sarda. Queste figure sono espressione di una straordinaria capa-cità di sintesi lin-guistica che mette insieme ispirazioni

differenti, cubiste, surrealiste e primitiviste. Nivola, inoltre, ha graf-fito, su disegno dell’artista dorgalese Salvatore Fancello, gli enor-mi pannelli granitici posti su alcune facciate esterne del palazzo. I lavori per la realizzazione di un parcheggio interrato nell’area retrostante il palazzo hanno condotto, nel 1994, al rinvenimento di manufatti scavati nella roccia di grande interesse archeologico per il quartiere e per la città. Si tratta di pozzi, cisterne, vasche e canalizzazioni per la conservazione dell’acqua; e, ancora, di cavità contenenti offerte funerarie di epoca romana, residui del lembo meridionale della necropoli che, in epoca imperiale, occu-pava l’area della parte alta del Viale Regina Margherita. Quest’an-no viene aperta al pubblico l’Aula consiliare, un’ampia struttura semicircolare sovrastata da un imponente lampadario composto da oltre 3000 gocce di cristallo, all’interno del quale si svolgono i lavori consiliari.

Via Roma, 25BUS 1/M/31

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57monumentiaperti

Convitto Nazionale

I Convitti Nazionali, istituti educativi dello Stato, nascono nel pe-riodo immediatamente precedente all’unità nazionale. Alle origini il compito di questi istituti era essenzialmente quello di favori-re l’accesso allo studio dei ragazzi appartenenti ai piccoli centri periferici, consentendo loro la frequenza nelle scuole, nei licei. Oggi queste istituzioni, presenti su tutto il territorio nazionale, pur continuando ad assolvere anche alle funzioni originarie, svolgono un ruolo diversificato in sintonia con le attuali esigenze della mo-derna società, sempre più caratterizzata da processi di rapida e costante evoluzione. Il Convitto Nazionale di Cagliari, intitolato a “Vittorio Emanuele II” (primo re del riunificato stato Italiano) che ufficialmente nasce a Cagliari con la legge 4 ottobre 1848 n. 819, in realtà ha una storia ancor più antica. Infatti, trae le sue origini dal “Seminario Calaritano”, successivamente chiamato “Collegio dei nobili”, esistente fin dal 1618 e definitivamente passato allo stato con la legge Casati del 1859. In questi quattro secoli di storia, presso il Convitto, si è formata gran parte della classe di-rigente della città e della Sardegna. La sede storica di via Manno è ubicata nell’antico palazzo, già sede del Seminario cagliaritano, nel quartiere “Marina,” cuore della città. In questo edificio attual-mente è funzionante sia il “Convitto”, che il “Semiconvitto”. In questo edificio, recentemente oggetto di interventi di ristruttu-razione, sono presenti locali di particolare pregio, come: la Sala Udienze, idonea ad ospitare conferenze e manifestazioni culturali anche di alto livello; la Biblioteca Storica, a sua volta ristrutturata, con moderni e funzionali arredi in piena sintonia con lo stile ar-chitettonico preesistente, che accoglie una delle più importanti e belle collezioni di testi antichi di Cagliari.

Via Manno, 16 BUS 10

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58 Cagliari

Cripta di

Santa Restituta

La cripta di S. Restituta è un ipogeo in parte naturale e in parte scavato nella roccia, utilizzato in epoca tardo-punica, romana e probabilmente paleocristiana, come testimoniano i numerosi re-perti di tali epoche, venuti alla luce nel corso dei lavori di restauro effettuati negli anni Settanta. L’ambiente ha pianta irregolare al-lungata lungo il cui perimetro si aprono numerosi vani di svariate forme e dimensioni, utilizzati come altari o come cisterne. Dopo un lungo periodo di abbandono, nel XIII secolo, la cripta ebbe nuova vita e venne decorata con affreschi di gusto tardo bizan-tineggiante di cui rimane un brandello raffigurante S. Giovanni Battista. Vi si impiantò inoltre il culto della S. Restituta di origine africana, le cui reliquie, giunte nell’isola già nel V secolo, furono raccolte in una olla di terracotta, rinvenuta nel ‘600 durante gli scavi alla ricerca dei Corpi Santi. Agli inizi del XVII secolo, termi-nati i lavori di scavo, fu costruita un’edicola sacra in laterizio per ospitare il simulacro in marmo della Santa, a cui furono attribuite origini locali (Restituta cagliaritana, madre di S. Eusebio) e una piccola cripta destinata ad ospitare la cosiddetta colonna del martirio. Altri rudimentali altari furono costruiti a breve distanza: vennero realizzati in pietrame e malta e decorati nel frontespizio in pietra. La cripta fu utilizzata durante il secondo conflitto bellico come rifugio antiaereo.

Via Sant’Efisio, 14 BUS 7/10

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59monumentiaperti

L’Exma’ è l’antico Mattatoio di Cagliari; la sua costruzione risale alla metà del 1800 per opera di Domenico Barabino. Il progetto originario prevedeva un caseggiato al centro di un vasto piazzale e quattro edifici minori agli angoli del recinto; un’enorme cisterna, situata nello spazio aperto, assicurava l’approvvigionamento idri-co per le attività mattatoie. Il complesso si estendeva su una su-perficie più ampia, ridotta a causa dei lavori di ampliamento della via Sonnino effettuati negli anni Trenta. In quell’occasione furono demoliti gli ambienti angolari addossati alla cinta muraria, specu-lari a quelli ancora visibili sulla via S. Gregorio Magno. L’ingresso principale era in Via San Lucifero, costituito da un ampio portale, decorato da una protome bovina al centro, e da due di montone ai lati, tutte in marmo. Il mattatoio fu attivo fino al 1966, data in cui fu completato il nuovo edificio in Via Po. L’amministrazione comunale ha restituito alla città questo spazio destinandolo a luo-go di cultura, dopo un accurato lavoro di recupero delle strutture ottocentesche e di organizzazione degli spazi aperti.

Via San Lucifero, 71

Exma’BUS 1/M

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25. Chiesa di Santa Lucia26. Chiesa di Santa Maria del Monte27. Chiesa di Santa Rosalia28. Chiesa di Sant’Antonio Abate29. Chiesa e Cripta del Santo Sepolcro30. Chiesa San Lucifero31. Chiesa, Chiostro e Cripta di San Domenico32. Cimitero Monumentale di Bonaria33. Cittadella dei Musei e fortificazioni34. Collezione L. Piloni35. Collezione delle Industrie Litiche Preistoriche36. Consiglio Regionale Sardegna37. Convitto Nazionale38. Cripta di Santa Restituta39. Exma’40. Facoltà di Architettura 41. Fortino di Sant’Ignazio42. Fullonica43. Galleria Comunale d’Arte e Giardini Pubblici44. Galleria Rifugio via Don Bosco45. Ghetto46. Grotta della Vipera47. Istituto del Sacro Cuore 48. Lazzaretto di Sant’Elia

1. Archivio di Stato2. Area archeologica Santa Lucia Marina3. Auditorium del Conservatorio4. Basilica San Saturnino5. Basilica Santa Croce6. Batteria C 135 Colle S. Ignazio7. Biblioteca militare di Presidio8. Biblioteca universitaria e sala settecentesca9. Casa Massonica10. Castello e Parco di San Michele11. Cattedrale e Cripta dei SS Martiri12. Cavità di Via Vittorio Veneto13. Centro della Cultura Contadina14. Chiesa della Purissima15. Chiesa della Speranza16. Chiesa di San Francesco a Stampace17. Chiesa di San Giuseppe18. Chiesa di San Lorenzo19. Chiesa di San Michele20. Chiesa di San Simone e Fattoria Sa Illetta21. Chiesa di San Vincenzo de Paoli, via Bosa22. Chiesa di Sant’Alenixedda23. Chiesa di Sant’Efisio in Giorgino24. Chiesa di Santa Chiara

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49. Liceo Artistico San Giuseppe e Sotterranei50. Mediateca Mediterraneo 51. Museo Archeologico Nazionale 52. Museo Cere Anatomiche Susini53. Museo d’arte Siamese S. Cardu54. Museo del Duomo55. Museo delle Ferrovie dello Stato 56. Museo di Biologia animale ed Ecologia57. Museo di Fisica58. Museo di Mineralogia e Geologia 59. Museo di N.S Bonaria60. Oratorio SS Crocifisso61. Orto Botanico62. Palazzo Civico e Sottopiano63. Palazzo dell’Università64. Palazzo di Città e Museo Torri65. Palazzo Fois, laboratorio Sorelle Piredda66. Palazzo Siotto67. Palazzo Viceregio68. Parco dell’Autonomia di Villa Devoto69. Parco delle Rimembranze70. Parco di Molentargius e Città del Sale71. Parco di Monte Claro72. Percorso Edilizia ‘900 Piazza del Carmine

73. Percorso Edilizia ‘900 MEDIATECA74. Percorso naturalistico Sella del Diavolo75. Percorso storico-naturalistico Colle S. Ignazio76. Pinacoteca Nazionale77. Pozzo san Pancrazio78. Sale Rappresentanza T.A.R.79. Sant’Eulalia, Museo e Area Archeologica80. Scala di Ferro e Fortificazioni81. Scuola Elementare Carlo Felice82. Società degli Operai83. Società di Sant’Anna84. Teatro Civico via Università85. Teatro Lirico di Cagliari86. Teatro Massimo87. Tempio punico romano di viale Trento88. Torre dell’Elefante89. Torre di San Pancrazio90. Tuvixeddu91. Vetreria di Pirri e Museo Aquilegia92. Villa Clara93. Villa di Tigellio94. Villa Vivaldi

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62 Cagliari

La Facoltà di Architettura dell’Università di Cagliari è stata istituita nel 2006. Occupa due attigui edifici storici nel quartiere di Castello che sono fra i più rappresentativi esempi di architettura religiosa e privata ancora visibili.

Complesso MaurizianoSituato nella parte alta di via Corte d’Appello fra le chiese di Santa Ma-

ria del Monte e di Santa Croce, l’ex Collegio dei Gesuiti, ha seguito le sorti della Compagnia fino al 1773, quando l’ordine fu soppresso e il convento passò allo stato sabaudo. In se-guito il complesso degli edifici fu smembrato e il Collegio fu ampliato dall’architetto piemon-tese Antonio Felice De Vincenti tra il 1725 e il

1773. È in questo periodo che fu collegato all’altro corpo di fabbri-ca mediante un portico. Divenne prima sede della Stamperia Reale, situata nel 1775 al piano terra dell’edificio e attiva fino al 1848. Il ca-nonico Giovanni Spano ricorda che vi fu installata anche una fonderia per caratteri a stampa. Successivamente i locali ospitarono il Monte di Pietà, il Regio Archivio fra il 1776 e il 1849, la Reale Udienza per poi diventare fino al 1940 la Corte d’Appello, da cui il nome della via. Nel 1941, l’Università di Cagliari acquistò i locali.

Palazzo CugiaIl prospetto principale del Palazzo Cugia, o Palazzo Nieddu, si affac-cia sulla via dei Genovesi, strada che ha sempre avuto nel tessuto edilizio della Cagliari storica importanza, testimoniata anche dal nome che aveva assunto in epoca spagnola: Calle de los Palacios. Risale all’Ottocento la nascita in Castello di una nuova tipologia edilizia, il palazzo gentilizio, grazie anche all’opera dell’architetto Gaetano Cima, attivamente impegnato nel processo di trasformazione urbanistica di Cagliari. Il Palazzo Cugia si inserisce in questa nuova tendenza. È probabilmente opera dell’architetto sabaudo Giuseppe Viana, nella seconda metà del Settecento e poi ristrutturato nell’Ottocento dal Cima. Il Palazzo emerge per la sua notevole mole, occupa quasi per intero l’isolato all’angolo fra la via Genovesi e la via Santa Croce. L’ala settentrionale è oggi di proprietà dell’Università di Cagliari ed è stata oggetto di un importante intervento di restauro.

Via Corte d’Appello, 87

Facoltà di

ArchitetturaBUS 7

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63monumentiaperti

La costruzione del Forte di Sant’Elia, oggi conosciuto, seppur im-propriamente, come Fortino di Sant’Ignazio, fu avviata a partire dalla fine del 1792. Posto a circa 94 metri sul livello del mare, il forte fu progettato dal Maggiore Aiutante di Battaglione, Franco Lorenzo, un ingegnere militare che s’ispirò ai principi della più moderna architettura militare di scuola Vaubaniana, concependo una fortificazione efficiente, dotata d’una potenza di fuoco ecce-zionale per l’epoca. Tuttavia, tra l’originario progetto, e l’effettiva costruzione di quanto previsto sulla carta, vi fu una grande diffe-renza. Come testimoniato da alcuni documenti del 1797, il Fortino non venne mai ultimato: solo una delle torri venne casamattata, il fos-sato non fu completato, mentre la cisterna non fu mai costruita. Durante lo scontro con i Francesi, sia l’acqua, sia le munizioni provenivano dalla zona di San Bartolomeo, dove erano la fonta-na, i magazzini e le polveriere. Dei cinquanta e più cannoni pre-visti per armare la fortificazione, ne vennero trasportati non più di cinque o sei, e solo tre o quattro spararono realmente contro la flotta rivoluzionaria, nei mesi di gennaio e febbraio di quel 1793. Piccole e ristrette guarnigioni furono di stanza nella fortificazione, rimasta incompiuta fino alla sua dismissione militare, avvenuta l’11 gennaio 1804, giorno in cui il Fortino divenne una succursale del Lazzaretto per il ricovero dei malati contagiosi. Il Lamarmora, durante i suoi lavori per l’istituzione del moderno catasto, posi-zionò sul tetto dell’unica torre casamattata del Fortino, un punto geodetico, ancora oggi visibile. Durante la seconda Guerra Mon-diale, il Fortino riacquistò importanza militare. Alcune fotografie dell’inizio degli anni quaranta, ci mostrano la postazione di un aerofono adibito all’“avvistamento acustico” dei temuti bombar-dieri alleati.

Viale Calamosca

Fortino di

Sant’IgnazioBUS 511

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64 Cagliari

Via XX Settembre, Palazzo INPS

Fullonica

Nel 1956 gli sterri per la costruzione di un nuovo corpo di fabbri-ca dell’I.N.P.S., nell’area tra la via XX Settembre ed il Viale Regina Margherita, evidenziarono antiche strutture murarie e determinaro-no l’intervento della Soprintendenza Archeologica, allora diretta da Gennaro Pesce. Gli scavi riportarono alla luce i resti di un ambiente con un pozzo ed alcune vasche, pertinente, secondo un’analisi del Pesce, ad una fullonica, cioè un laboratorio adibito al lavaggio ed alla tintura delle stoffe, in cui il ciclo di lavorazione prevedeva l’immersio-ne dei tessuti in vasche contenenti miscele sbiancanti o coloranti. Il locale era pavimentato con un lastricato in pietra, includente un’am-pia fascia in cocciopesto nella quale erano inseriti piccoli tasselli di marmo colorato e pannelli di mosaico che, nel perimetro intorno al pozzo, presentava motivi di ambito marino come delfini, ancore ed alligatori in tessere nere su fondo bianco. Ai piedi di un bancale in muratura un altro tratto di mosaico recava l’iscrizione M. Ploti Sili-sonis F. Rufus, forse un’insegna indicante il nome ed il patronimico del proprietario dello stabilimento. Sui ruderi del complesso, datato alla fine del I sec. a.C., fu costruita, in epoca tardo romana, una struttura quadrangolare in blocchi di riutilizzo, inserita in un sistema murario da interpretare, forse, come una tarda opera difensiva. Al di sotto del palazzo dell’I.N.P.S. un angusto locale racchiude un lembo dell’area scavata dal Pesce, comprendente una parte dell’ambiente pavimentato in cocciopesto e mosaico con il pozzo, un bancale e due vasche. Della struttura quadrangolare, quasi completamente di-strutta, restano alcuni filari di blocchi, alcuni dei quali bugnati, e due conci calcarei isolati dei quali l’uno con iscrizione funeraria e l’altro con un fregio dorico. Prima di essere riutilizzati nelle murature tardo romane i due elementi lapidei facevano parte di un monumento fu-nerario dedicato ad un Apsena, datato al I sec. a.C..

BUS 6/M

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65monumentiaperti

Galleria Comunale d’Artee Giardini Pubblici

La Galleria Comunale ha sede nel verde dei Giardini Pubblici. Il prospetto principale, in stile neoclassico, fu realizzato nel 1828 su progetto di Carlo Boyl di Putifigari mentre il blocco originario del fabbricato risale alla fine del 1700. In origine sede della pol-veriera regia, alla fine degli anni ’20 fu oggetto di una radicale ristrutturazione che coinvolse anche l’area dell’attuale terrapieno, ad opera del raffinato progettista cagliaritano Ubaldo Badas. Nel 1928 venne trasformato in galleria d’arte permanente. In seguito al dono nel 1999 della “Collezione d’Arte Francesco Paolo In-grao”, la Galleria è stata rinnovata. La Collezione copre un arco temporale che dalla metà dell’Ottocento, attraversa tutto il seco-lo XX e testimonia soprattutto i movimenti artistici sviluppatisi a Roma: dal Secessionismo degli anni Dieci ai travagliati anni della seconda guerra mondiale, dal dopoguerra agli anni ´80. Nel 2003 nuovi restauri hanno ulteriormente ampliato gli spazi espositivi, che sono stati occupati dalla Collezione Sarda del Novecento.Il Giardino fu acquisito, per divenire giardino pubblico, dal Mu-nicipio di Cagliari nel 1840. Il giardino acquista la sua fisionomia definitiva nella seconda parte de XIX secolo, quando le piante arrivano a piena maturazione. Il viale principale è abbellito da piazzole circolari poste all’inizio del percorso, ornato da fontane e elementi scultorei. I percorsi sono in terra battuta secondo una prassi corrente nei giardini dell’epoca, sedute in pietra affiancano il viale. L’ingresso ai Giardini Pubblici, opera di Ubaldo Badas, fu completato nel 1939. Nel 2005 è l’Amministrazione comunale ha deciso di restaurare e rinnovare i Giardini. Il progetto è sta-to preceduto da un rilievo attento dell’architettura e delle specie vegetali. Supportato da una approfondita ricerca delle fonti, dei materiali cartografici d’archivio, delle immagini fotografiche d’e-poca, a supporto delle scelte progettuali.

Largo Dessì BUS 6/7

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66 Cagliari

Galleria Rifugio

Il rifugio si sviluppa per circa 180 metri, lungo un asse parallelo ed equidistante dal viale Merello e dal viale Sant’Ignazio. L’in-gresso principale era su via Don Bosco, in una parete di roccia di fronte alla quale, dall’altro lato della strada, attualmente sorge la clinica oculistica Maria Ausiliatrice. Alcuni corridoi trasversali rispetto all’asse principale del rifugio, lunghi mediamente qual-che decina di metri, consentivano di accedere al rifugio non solo dall’ingresso principale, ma da altri ingressi posti in cortili privati di vie attigue. Attualmente questi ingressi risultano tutti obliterati. Per quasi tutta la lunghezza del tunnel sono presenti panchine con funzione di sedile addossate al muro su entrambi i lati. Lungo la galleria sono presenti, inoltre, 14 vani laterali, ad una distanza abbastanza costante fra loro, tutti sullo stesso lato, con lunghez-za variabile tra i nove ed i tre metri. Il tunnel non nacque come rifugio di guerra durante la seconda guerra mondiale, ma faceva parte di una articolata serie di percorsi sotterranei ancora esi-stenti, con analoghe dimensioni e caratteristiche di scavo, che si distribuiscono lungo tutto il versante nord della città, dai bastioni di Buoncammino all’area del mercato di Via Pola, e che furono probabilmente realizzati nel 1700 dai Piemontesi all’ esterno delle mura per scopi militari, probabilmente come vie di fuga o gallerie di contromina. Buona parte di questa preesistente rete di gallerie fu velocemente riadattata agli inizi del secondo conflitto mondiale come rifugio per la popolazione civile, con interventi di pulizia, costruzione di doppi e tripli ingressi in cemento armato a prova di bomba e realizzazione di sedili alle pareti. Il tunnel assolse egre-giamente il suo compito, ed a memoria degli abitanti del quartiere alcune famiglie avevano addirittura attrezzato i vani laterali a pic-cola stanza di abitazione personale. Alla fine della guerra il tunnel venne dimenticato, ed i vari ingressi, compreso quello principale su via Don Bosco, murati. Ciò ha consentito di farlo pervenire quasi integro fino ai giorni nostri.

Via Don Bosco BUS 8

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67monumentiaperti

Il complesso delle costruzioni erroneamente noto come “Ghetto degli Ebrei” sorge sul bastione di Santa Croce, tra la via omoni-ma e il Cammino Nuovo, a picco sulle mura di cinta del quar-tiere di Castello. L’edificio nasce nel 1738 come caserma mili-tare intitolata al regnante sabaudo Carlo Emanuele III. L’opera, progettata dagli ingegneri militari piemontesi, doveva ospitare il reparto dei “Dragoni”, ed ebbe funzioni militari fino al XIX secolo. Nel 1863, forse momento di massima attività, la caserma conte-neva più di 300 uomini e 40 cavalli, alloggi per veterani, scuderie dei Carabinieri, magazzini del Genio e l’Intendenza militare. Alla fine dell’800, cessato l’uso militare l’edificio fu ceduto a privati e trasformato in piccole abitazioni. L’impropria denominazione di “Ghetto degli Ebrei” deriva dal fatto che poco più avanti realmen-te esisteva il quartiere dove essi abitavano, zona delimitata fra la via Santa Croce e la via Stretta. La presenza dei Giudei a Cagliari durò fino al 1492, anno di promulgazione dell’editto con il quale i reali di Castiglia ed Aragona (allora la Sardegna faceva parte di quel regno) scacciavano gli Ebrei da tutti i loro territori. Il Ghetto è stato recuperato tramite un complesso restauro curato dal Co-mune di Cagliari e restituito alla città nell’edizione di Monumenti Aperti del 2000. È diventato un centro culturale polifunzionale che ospita mostre, convegni, seminari e concerti.

Via Santa Croce, 18

GhettoBUS 7/58

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68 Cagliari

Il sepolcro gentilizio, sito in viale S. Avendra-ce nei pressi della ne-cropoli punica di Tuvi-xeddu, fu dedicato dal romano Lucio Cassio Filippo, tra la fine del I ed il II secolo d.C., alla moglie Atilia Pomptilla. La leggenda narra che, ammalatosi gravemen-te L.C. Filippo, la don-na pregò gli dei così ar-dentemente da riuscire ad ottenere la salvezza del marito, morendo al suo posto. Fu così eretto questo tempiet-to sepolcrale nel quale le spoglie di Pomptil-la furono deposte. Il nome “Grotta della Vipera”, già nota nel Seicento come Cripta serpentum, ha origine dai fregi dell’architrave: due serpenti, simbolo della vita eterna e del-la fedeltà coniugale. Il

monumento fu costruito su una grotta preesistente che subì un ampliamento, con un prospetto al quale fu dato l’aspetto di un tempio ionico. Ma la Grotta della Vipera, più che per la struttura, è importante per le iscrizioni con le quali sono arricchite le sue pareti: sono dodici poesie, alcune in greco ed altre in latino, che con riferimenti mitologici e letterari esaltano la figura di Pomptilla e il suo amore coniugale. Il valore e la suggestione del luogo furo-no riconosciuti ampiamente già nel secolo scorso quando famosi studiosi sardi le dedicarono particolare attenzione, ma è Alberto La Marmora che dobbiamo ringraziare se noi, ancora oggi, la possiamo visitare: infatti, nel 1822 impedì che venissero fatte bril-lare le mine poste in prossimità della Grotta, durante i lavori per la realizzazione della strada Cagliari-Sassari.

Viale Sant’Avendrace, 87

Grotta della

ViperaBUS 1/9

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69monumentiaperti

CappellaIl complesso dell’istituto Sacro Cuore delle Figlie della Carità di San Vincenzo de Paoli costituisce un interessante esempio di in-tegrazione con la città, programmato nel momento in cui Caglia-ri, in piena espansione, ricuciva il tessuto urbano e sociale del quartiere storico di Villanova con l’espansione del quartiere S. Benedetto, tra l’inizio del secolo scorso e gli anni ‘30. Le architetture, improntate ad una grande semplicità formale, sono un interessante esempio di come l’architet-tura italiana tra gli anni trenta e cinquanta del secolo scorso fosse in grado, anche in opere minori, di coniugare coscientemen-te e positivamente i paradigmi della archi-tettura moderna europea con la necessità di armonizzare gli edifici al tessuto storico, senza anacronismi ma anche senza forzare le geometrie secondo modelli funzionalistici. Particolare attenzione viene posta nella composizione e colloca-zione della cappella dell’Istituto, che presenta una struttura con navata unica, con ingresso laterale sulla sinistra e ingresso fron-tale principale. L’interno dell’edificio è completamente affrescato dal pittore Giovanni Bacicia Scano. Si trovano tre grandi affreschi simili a grandi quadri per lato, tre sul lato destro e tre sul lato sinistro.

Museo PedagogicoIl museo pedagogico della scuola magistrale “Niccolò Tomma-seo” è un’originale e nutrita collezione di materiale didattico idea-to da alcuni tra i più noti e importanti pedagogisti dell’epoca mo-derna e contemporanea. Allestito per iniziativa di Suor Vincenza

Puggioni, suora della Congregazione delle Figlie della carità di San Vincen-zo de’Paoli, insegnante per molti anni presso la scuola materna dell’Istituto Sacro Cuore. La raccolta, contempla un centinaio di pezzi autentici ideati. Il materiale più antico fa parte del corre-do didattico ideato e sperimentato da Federico Frobel per i suoi Giardini d’in-fanzia. Di notevole importanza anche tutti pezzi di Maria Montessori: i telai

per le abbottonature e le allacciature, le scatole dei rumori, le pezze e i nastri di seta, le tavolette a superficie liscia o ruvida. Delle sorelle Agazzi nel Museo sono conservati i contrassegni, le tombole e le cianfrusaglie, del Piaget alcuni degli strumenti utiliz-zati dal grande psicologo e pedagogista svizzero per indagare lo sviluppo cognitivo del bambino. La raccolta si arricchisce inoltre di altro materiale prodotto negli anni dalle aspiranti maestre.

BUS 1/10/M

Istituto del

Sacro CuoreVia Macomer, 29

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70 Cagliari

Lazzaretto

Il Lazzaretto era un luogo preposto al ri-covero in qua-rantena di uo-mini, merci e animali prove-nienti da paesi in cui erano diffuse epide-mie di peste, colera, tifo, vaiolo, lebbra,

o qualsiasi altra malattia contagiosa. L’imperversare di queste epidemie e di conseguenza il tentativo di arginarne la diffusione, sono la dimostrazione che la scelta del sito di Sant’Elia non fu casuale. Infatti, il luogo, lontano dalla città, pressoché disabitato e cosparso di fortificazioni, aveva le caratteristiche per ricevere malati in isolamento e quarantenati. Dai documenti conservati all’Archivio di Stato di Cagliari si apprende che il primo nucleo dell’impianto risale al ‘600, come attesta lo stemma marmoreo collocato sopra l’ingresso, rappresentante la città di Cagliari fra i pali di Aragona. Sembra che allora l’edificio fosse formato da un lungo e stretto magazzino coperto per le mercanzie, da due stan-ze dove venivano ospitati gli uomini, e da un basso muro di cinta.Il dilagare delle epidemie ed i conseguenti problemi di spazio re-sero indispensabili degli ampliamenti alla struttura e fosse comuni destinate a ricevere i defunti. Fu per questo motivo che nel 1720, Vittorio Amedeo II trasformò il primo nucleo del lazzaretto in un ospedale per malattie contagiose ed emanò un regolamento che, attraverso una serie di norme anticontagio, era atto alla conser-vazione della salute pubblica. Agli inizi dell’800 l’imperversare di nuove pestilenze ripresentò il problema dello spazio all’interno del lazzaretto, e per questo motivo furono predisposti altri am-pliamenti. La struttura che oggi vediamo, anche se debitamente restaurata, è quella risalente agli ultimi ampliamenti del 1835. Nel secondo dopoguerra si animò di una nuova umanità costitui-ta dagli sfollati provenienti dalle grotte di Bonaria, e da numerose famiglie che diedero vita al primo nucleo del quartiere di Sant’Elia. Negli anni cinquanta il Lazzaretto venne abbandonato. La struttu-ra rinacque a nuova vita solo nell’ottobre del 2000, in occasione della manifestazione “Monumenti aperti”, dopo un impegnativo restauro diretto dall’architetto Andrea de Eccher.

Via dei NavigatoriBUS 6

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71monumentiaperti

Il Collegio di San Giuseppe e l’omonima Chiesa costituiscono il complesso edificato nella seconda metà del XVII secolo dai Padri Scolopi giunti a Cagliari su invito dei Consoli municipali il 6 novembre del 1640. L’Ordine degli Scolopi era stato fondato a Roma nel 1617 da S. Giuseppe Calasanzio, con lo scopo di provvedere all’istruzione della gioventù. Si trattava di una propo-sta scolastica estremamente innovativa, perché rivolta ai poveri e completamente gratuita; coerentemente con questo progetto educativo, le Case di accoglienza volute dagli Scolopi possede-vano una caratteristica ricorrente: nonostante il gusto barocco dominante in quel periodo, l’aspetto esteriore delle architetture scolopiane si presentava semplice e misurato. Infatti l’edificio ha forme sobrie e decorazioni essenziali. Il Collegio, anticamente Istituto delle Scuole Pie, a partire dalla fine dell’Ottocento ha avu-to diverse destinazioni: è stato sede, tra l’altro, di Uffici Pubblici e Commerciali, del Liceo Ginnasio Siotto Pintor, della Procura Re-gia, dell’Ufficio del Registro e della Ricevitoria. Dalla metà degli anni Settanta, dopo un radicale restauro è diventata una delle sedi del Liceo Artistico Statale “Foiso Fois”. Recenti restauri han-no messo in luce gli interessanti ambienti sotterranei.Si tratta di vani utilizzati come cantine e stalle. Si possono vedere durante la visita: una parte di strada “acciottolata”, alcune cister-ne, un abbeveratoio e una mangiatoia, probabilmente di epoca precedente agli Scolopi. Spesso gli edifici fatti erigere dai Padri, inglobavano preesistenti cortine consentendo di sfruttare la sta-bilità delle antiche strutture murarie e contemporaneamente di ridurre le spese di costruzione.

Via San Giuseppe

Liceo Artistico Foiso FoisEx Collegio San Giuseppe e sotterranei

BUS 7

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72 Cagliari

La MEM, è sorta nel quartiere storico di Stampace, nello spazio che fu dal 1923 per 28 anni teatro delle gesta del Cagliari e poi dagli anni ’50 sede del Mer-cato Civico.Il progetto ha visto la realizzazione di una struttura di valenza so-vralocale: la Mediateca del Mediterraneo. Lo spazio della corte, un giardino geometrico costituito da due ampie vasche di terra e aranci i cui bordi fungeranno da sedute, è il cuore del sistema. Le facciate in vetro trasparente mo-strano le funzioni ospi-

tate all’interno, i luoghi dello studio, della fruizione culturale.La forma planimetrica allungata è bilanciata dalla deformazione delle facciate che si allargano nella parte mediana a segnare la centralità degli ingressi principali alla MEM. Posta sulla testata verso la Via Pola e il centro della città la piazza si trasforma in un ampio piano legger-mente inclinato che la collega con l’ingresso della MEM. Un sistema di muretti e scale collega lateralmente le diverse quote,consentendo anche un’accessibilità dai lati della piazza. La MEM è un polo culturale innovativo con aree accoglienza, esposizioni e prestito, spazi commerciali, area formazione, labo-ratorio fotografico, area convegni e proiezioni, spazi di distribu-zione che, con il concorso di una pluralità di soggetti, rappresenti un punto di riferimento e di confronto per un pubblico vasto ed eterogeneo. Ospita la sede dell’Archivio Storico e della Biblioteca generale centrale e di Studi Sardi e dà vita ad un completamente rinnovato servizio bibliotecario e di archivio storico rispondente alla ricchez-za e all’importanza del patrimonio posseduto, alle esigenze di studio e ricerca, al compito di diffondere la sensibilità per la con-servazione della memoria storica e di promuovere l’utilizzazione dell’archivio.

Via Mameli

Mediateca del

Mediterraneo BUS 1/5/10

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73monumentiaperti

Musei e Collezioni

Università di Cagliari

• Collezione PiloniLa raccolta, che comprende oltre novecento oggetti, costituisce una ricca collezione di opere d’arte e di artigianato sardo, riunite in lunghi anni di ricer-ca guidata da rigorosi criteri selettivi, donata all’Università degli Stu-di di Cagliari nel 1980 da Luigi Piloni, uomo di cultura ed appas-sionato ricercatore. La collezione ha arricchito il patrimonio universita-rio, favorendo la matu-razione e la crescita del sentimento civico per la dovizia, la varietà ed il pregio artistico dei manufatti legati alla memoria della nostra Iso-la. Si articola in sei sezioni comprendenti dipinti, tra cui le tempere di Philippine Della Marmora, carte geografiche e piante di città, stampe, disegni, acquerelli, effigi di personaggi storici, costumi sardi, iconografia religiosa, vedute della Sardegna, tessuti, “man-tas”, “coberibancus”, “bertulas” e gioielli in argento.

• Museo Cere Anatomiche Clemente SusiniLe cere anatomiche nascono in seguito al viaggio di studio a Firenze compiuto dal professore Francesco Antonio Boi, docente di Anatomia Umana dell’Università di Cagliari, e furono modellate da Clemente Susini tra il 1803 e il 1805 nel labo-ratorio di ceroplastica del Museo della Spe-cola di Firenze. Esse furono acquistate dal viceré Carlo Felice per il Museo di Antichità e Storia Naturale ospitato nel Palazzo Viceregio di Cagliari. Nel 1923 furono trasportate nella vecchia sede dell’Isti-tuto di Anatomia. Dal 1991, per iniziativa del professor Alessandro Riva, le cere sono esposte nella sala pentagonale della Cittadella dei Musei. L’origi-nale collezione comprende una raccolta di 23 modelli anatomici in cera policroma, ottenuti da calchi in gesso di reperti anatomici, che riproducono minuziosamente, in sezione, le diverse parti del corpo umano, sia maschile che femminile.

• Via Università 32/a • Piazza dell’Arsenale BUS 7

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74 Cagliari

Musei e Collezioni

Università di Cagliari

• Museo di FisicaIl museo di Fisica è una struttura prestigiosa che si situa nella metà superiore dei Musei scientifici nazionali per abbondanza dei reperti,

per il loro pregio e stato di conservazione. La va-sta esposizione (alcune migliaia di pezzi) si svilup-pa lungo tutta la grande galleria al piano terra del Dipartimento di Fisica. È visibile la dinamo origina-le di A. Pacinotti, gloria della Fisica di Cagliari, una delle dieci invenzioni che sconvolsero il mondo, ed una sua copia funzionante. La sezione interattiva degli Esperimenti di Fisica è a disposizione del pubblico. Un Museo moderno e vivo è un luogo nel quale le persone possono interagire in prima persona con esperimenti ed exhibit messi a loro disposizione. Fra le altre installazioni spettacolari, si può ammirare la rotazione del nostro Globo con il più grande Pendolo di Foucault della Sardegna.

È disponibile su richiesta il catalogo in due volumi della collezione di apparecchi e strumenti del ‘700 e dell’800.

• Collezioni LiticheNelle Collezioni Litiche preistoriche dell’Università di Cagliari, affe-renti al C.I.M.A.S confluiscono le due cospicue raccolte di manu-fatti preistorici in pietra, già appartenenti alle collezioni didattiche del Laboratorio di Antichità Sarde e Paleontologia della Facoltà di Lettere e Filosofia. Il primo e più consistente lotto delle Colle-zioni è frutto delle ricerche di superficie condotte personalmente dal prof. Enrico Atzeni lungo la fertile pianura del Campida-no negli ultimi 50 anni. Esso consta in particolare di strumenti riferibili al vasto settore prenura-gico e nuragico delle Antichità Sarde. La raccolta è caratterizzata da un vasto assortimento di armi e da centinaia di manufatti in pietra scheggiata e levigata, per lo più in ossidiana e selce e, in minor misura, su altre rocce dure quali le pietre verdi, il basalto, l’andesite, la porfirite, il granito. La seconda sezione della rac-colta, è costituita da strumenti dell�antica età della pietra data-bili a partire da circa 1 milione di anni. Si tratta in particolare di amigdale e tipici ciottoli a scheggiature bifacciali, di provenienza prevalentemente africana.I reperti furono raccolti gradualmente, attraverso fortuite acquisi-zioni operate dal prof. Atzeni presso collezionisti privati. I preziosi fossili guida della ricerca archeologica preistorica sono conservati ed esposti nelle vetrine della Sala allestita a fronte del Laboratorio di Antichità Sarde e Paletnologia (L.A.S.P.), nel cortiletto in sot-topiano affrontato al Museo Archeologico Nazionale di Cagliari.

• Cittadella Universitaria SS 554 - Monserrato• Cittadella dei Musei, Piazza Indipendenza

BUS 8/29

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75monumentiaperti

Musei e Collezioni

Università di Cagliari

• Museo di Biologia AnimaleLe Collezioni Zoologiche dell’Università di Cagliari hanno una storia vecchia di almeno 200 anni con alcuni reperti risalenti al “Gabinetto di Storia Naturale” di Carlo Felice della fine del XVIII secolo. Com-prendono alcune migliaia d’esemplari di notevole pregio e valore storico, ma soprattutto di grande interesse scien-tifico e didattico. Nel museo sono esposti esemplari di tutti i principali tipi animali, vertebrati e invertebrati, pro-venienti da diverse regioni geografiche con specie esotiche dei diversi conti-nenti, ma soprattutto sono presenti gli animali della fauna italiana e sarda, i più conosciuti e comuni accanto alle specie esotiche e rare. La fau-na sarda è rappresentata da una collezione molto ricca con molte specie endemiche dell’isola. In particolare, la collezione ornitologica si segnala per la sua organicità e completezza includendo tutti i ra-paci della fauna sarda presenti ed estinti, nonché molti uccelli della fauna nazionale e alcune specie esotiche come la colomba migra-trice americana di cui esistono solo altri sette esemplari impagliati nel mondo.

• Museo di Geologia e Paleontologia Domenico LovisatoIl museo Mineralogico e Paleontologico dell’Università di Cagliari nacque nel 1806 dalle ricche collezioni del Viceré di Sardegna Carlo Felice, già in esposizione dal 1802. Nel 1857 il Museo diventò pub-blico e fu arricchito dalle collezioni donate da Alberto La Marmora e, due anni dopo, diviso in Museo Archeologico e Museo di Storia Na-

turale. Nel 1864 la parte zoolo-gica venne separata dal Museo Mineralogico e Geologico che, in seguito, venne notevolmente sviluppato grazie all’operato del prof. Lovisato (1842-1916), che ha dato il nome al museo. Il cri-terio adottato per l’allestimento

del museo è di tipo cronologico. Inoltre si segnala la presenza di un’interessante collezione di strumenti scientifici dell’Ottocento, la collezione di Alberto Ferrero conte de La Marmora di rocce della Sardegna di grande valore storico-scientifico e gli “atlanti” che corre-davano la sua opera Voyage en Sardigne.

• Viale Poetto 1, Ponte Vittorio• Via Trentino 51

BUS 3/5/6

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76 Cagliari

Museo Archeologico Nazionale

Il museo Archeologico ha sede, dal 1993, nel complesso della Cittadella dei Musei in piazza Arsenale. L’esposizione del primo piano ha i caratteri di una “mostra” compendiaria dei fatti culturali intervenuti nell’Isola dal Neolitico Antico all’alto Medioevo. I tre restanti piani espositivi sono allestiti secondo criteri topografici, con la presentazione, per località, dei contesti più significativi. Per quanto riguarda l’età preistorica, di rilevante interesse è la sezione riservata al Neolitico Medio, in cui spiccano i corredi fu-nerari di Cuccuru is Arrius (Cabras) con le enigmatiche statuine femminili di pietra, associate a vasellame di impasto, e valve di molluschi. Anche il Neolitico Recente è ben rappresentato dai re-perti pertinenti alla cultura di Ozieri, caratterizzata da vasi e pissidi dalle superfici lucidate a stecca con raffinate decorazioni incise e sovradipinte. La collezione di maggiore rilievo è indubbiamente quella costituita dai piccoli bronzi figurati, caratteristici della civiltà nuragica nelle sue fasi finali. Numerosi reperti da stipi votive e necropoli documentano la forte impronta, nella storia della Sarde-gna, della civiltà fenicio-punica e di quella romana. Accanto ai re-perti provenienti o connessi alle aree archeologiche ancora visita-bili, sono conservati quelli sopravvissuti ai luoghi scomparsi, che delineano alcuni aspetti poco conosciuti della storia di Cagliari. Il paesaggio con i suoi insediamenti prima della nascita della città è evocato dai reperti preistorici di capo S. Elia e della collina di Monte Claro ed il quadro ampio ed articolato della storia e delle vicende della Karales punica e romana si completa attraverso le testimonianze archeologiche connesse al tempio-teatro di via Malta, alla villa suburbana del Predio Ravenna, alle tombe dei militari di un reparto della flotta del Capo Miseno, ad un tempio dedicato ad Iside, ad impianti termali nell’area di viale Trieste.

Cittadella dei Musei, Piazza Arsenale, 1 BUS 7/58/20

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77monumentiaperti

Il museo d’Arte Siamese nasce in seguito alla donazione di Stefano Cardu (Cagliari 1849 - Roma 1933) nel 1914 al Municipio di Cagliari. Cardu mise insieme questa ecce-zionale raccol-ta di oggetti preziosi durante i circa venti anni trascorsi in Oriente, soprattutto nel Siam, dove creò un’ingente fortuna come impre-sario di grandi opere pubbliche. Tornato a Cagliari nel 1914 scris-se al sindaco Ottone Baccaredda per offrire in dono al Comune di Cagliari una “modesta raccolta” così lui la chiamò, di oggetti e armi orientali. La sua prima esposizione fu realizzata presso il Pa-lazzo Civico di Via Roma e, dopo svariate vicissitudini, i materiali furono trasferiti nella Galleria Comunale d’Arte nel 1977. Dal 1981 la Collezione ha sede in un padiglione della Cittadella dei Musei. La collezione raccoglie un ricco patrimonio di circa 1300 manu-fatti di carattere sia artistico sia etnologico di culture asiatiche diverse, tra cui porcellane, argenti, avori, armi, monete, dipinti, etc. La preponderanza di oggetti siamesi è la principale caratte-ristica di questa raccolta, che non ha uguali in altri musei italiani sia per numero che per la varietà dei pezzi esposti. Gli oggetti che appartengono principalmente al XIX secolo, rappresentano una significativa testimonianza del gusto, della cultura e della civiltà della classe sociale nobile, a cui erano destinati.Il Museo d’Arte Siamese “Stefano Cardu” si è recentemente arric-chito di una nuova collezione birmana. Si tratta di una raccolta di opere, giunta a Cagliari grazie ad un comodato d’uso concesso dal proprietario, Silvio Canese. Il fondo, appartenuto preceden-temente ad Antonio Gallo, già ambasciatore vicario in Myanmar, oggi, console dell’Ambasciata Italiana di Gedda, è costituito da circa cinquanta sculture in legno, bronzo, lacca e pietra, com-prendenti immagini di Buddha, due coppie di Nat, vasi, punzoni per tatuaggi oltre ad alcuni libri manoscritti e a due ventagli in lacca forniti di asta di legno. Le opere, tutte datate tra la fine del XVIII e il XIX secolo, arricchiscono il percorso espositivo del Mu-seo nella sua sezione birmana e si integrano perfettamente con l’allestimento preesistente.

Cittadella dei Musei, Piazza Arsenale, 1

Museo d’Arte Siamese Stefano Cardu

BUS 7/58/20

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78 Cagliari

Il Museo del Duomo si trova nei locali attigui la Cattedrale di Santa Maria, restaurati con i fondi del Giubileo 2000, nasce con l’in-tento di rappresentare un luogo di incontro culturale in cui l’arte sacra è testimonianza del sentimento religio-so della comunità cri-stiana e strumento di evangelizzazione. Il percorso espositivo si sviluppa su quat-tro piani e permette di ammirare gran parte del Tesoro della Catte-drale. L’esposizione com-prende lasciti degli Ar-civescovi che si sono succeduti nella Chiesa di Cagliari, donazioni di

oggetti utilizzati nelle celebrazioni liturgiche ed include numerosi argenti tra cui calici, pissidi, ostensori, croci processionali, croci-fissi, paramenti, statue lignee e dipinti. Tra le opere più importanti vi è il Retablo dei Beneficiati: una pala d’altare di tipo catalano a doppio trittico, di ambito sardo databile alla prima metà del XVI secolo. Un’altra preziosa opera in esposizione al museo è il Trittico di Clemente VII, costituito da tre pannelli: nello scomparto centrale l’Addolorata e il Cristo in Pietà, nel laterale sinistro la Madonna col Bambino e Sant’Anna, nel destro Santa Margherita e il drago. L’opera giunge a Cagliari in seguito al sacco di Roma del 1527 e mostra caratteristiche attribuibili alla scuola fiamminga. Il gruppo del Compianto sul Cristo morto, databile tra la seconda metà del XV e i primi del XVI secolo, è composto da sette statue. Di note-vole interesse è la Sala delle volte nella quale sono visibili le tracce della decorazione esterna del transetto sud della Cattedrale.

Via Fossario, 1/5

Museo del

DuomoBUS 7

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79monumentiaperti

Piazza Bonaria

Museo di

N. S. di Bonaria

Il santuario di Bonaria sede dell’ordine dei mercedari, preposto alla redenzione degli schiavi, è noto per il simulacro ligneo della Madonna, che secondo la tradizione approdò prodigiosamente sulla spiaggia di Bonaria nel 1370. I doni offerti dai fedeli alla Madonna di Bonaria, soprattutto ex voto, costituiscono oggetto di una raccolta museale che nei locali attigui al santuario. Nella prima sala sono raccolte le testimonianze archeologiche del colle di Bonaria. Frequentato nel prenuragico e noto ai Fenici, il colle ospitò una necropoli tardo-punica e romana. Vi è inol-tre ricostruita la storia del Castello di Bonaria e dell’ordine della B.V. Maria della Mercede, presente in Sardegna sin dagli inizi del 1300. Nel corridoio sul chiostro sono esposti quadretti votivi prin-cipalmente di tema marinaresco, risalenti al XVIII-XIX sec. ed ex voto donati da fedeli scampati alla schiavitù o al naufragio. Lungo il corridoio è apprezzabile la parte superiore di una cisterna sca-vata nella roccia, con volta a botte, utilizzata dai frati del convento fino agli inizi del secolo scorso. Nella seconda sala sono esposti i più antichi e preziosi modelli navali di cui è ricco il santuario (attualmente se ne contano circa 150). Essi costituiscono una im-portante antologia della storia dell’arte navale, dall’età delle gale-re a quella dell’introduzione del vapore e delle innovazioni adotta-te dalle navi più moderne. I modellini di vascelli esposti nel museo sono quasi tutti di pregevole fattura artigianale. In questa stessa sala sono visibili anche i corpi mummificati di alcuni membri della nobile famiglia degli Alagon, morti di peste nel 1605 e sepolti nelle adiacenze del santuario. Troviamo infine l’àncora d’argento offerta dalla regina Margherita nel 1899 per il felice esito della spedizione al Polo Nord, guidata dal figlio, il duca degli Abruzzi, con la nave “Stella Polare”. Nella terza sala sono esposti il tesoro del santuario e preziosi arredi sacri offerti da sovrani e personalità illustri. Tra questi le corone d’oro donate dal re Carlo Emanuele I e dalla consorte, ricchissimi paramenti offerti da nobildonne e i doni dei papi Pio XI e Paolo VI.

BUS 511

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80 Cagliari

Museo delle

Ferrovie dello Stato

A seguito delle testimonianze di interesse, manifestate dai nume-rosi visitatori della mostra retrospettiva allestita nel luglio 1984 nella Cittadella dei Musei di Cagliari per celebrare i 100 anni delle ferrovie in Sardegna, nel 1985 è stato allestito un museo, con lo scopo di fissare una testimonianza di archeologia industriale delle Ferrovie Reali Sarde e delle “Concesse”. Il museo, ubicato all’interno della stazione di Cagliari, raccoglie più di 100 testimonianze che ripercor-rono le più importanti tappe della storia sarda delle ferrovie: le foto dell’Ing. Benjamin Piercy, carte, foto e disegni d’epoca, modelli di ponti e locomotive, modello funzionante della nave traghetto Gen-nargentu, mobili per biglietteria e sala d’attesa, lampade, orologi, strumenti di lavoro ferroviari, casseforti a muro con aperture segre-te, ed addirittura il salotto proveniente dalla carrozza reale, con sede a Cagliari, distrutta da un incendio durante i bombardamenti della II guerra mondiale, con le poltroncine ad altezza ridotta, realizzate su misura per il Re Vittorio Emanuele III. Nell’atrio della stazione di Ca-gliari è pure esposta la locomotiva a vapore D744.003, locomotiva a quattro assi accoppiati ad asse portante anteriore (rodiggio 1-4-0) a vapore surriscaldato e semplice espansione, a due cilindri esterni, distribuzione Walschaert, una delle poche sopravvissute della serie, utilizzata per lungo tempo nei collegamenti Cagliari-Olbia. Al Binario 8, in occasione di Monumenti Aperti, è possibile visitare il treno sto-rico, di proprietà di Trenitalia spa, e curato dall�Associazione Sarda Treni Storici “SARDEGNAVAPORE” composto da una locomotiva a vapore, da due carrozze di 3ª classe serie Cz 36000 e 37000, e da un bagagliaio serie DI 92000. La locomotiva, il cui numero di servizio è 740.423, appartiene al Gruppo 740, costituito da ben 470 esemplari, il più numeroso della Rete FS Italiana. Le carrozze del treno sono state ricostruite negli anni ‘30 su telai di carrozze degli anni ‘10. Sono più conosciute col nome di Centoporte, per via dei numerosi accessi. Hanno i sedili di legno ed hanno circolato in Sardegna sino alla metà degli anni ‘70.

Piazza Matteotti BUS 8/29/M

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81monumentiaperti

Il progetto iniziale dell’Orto Botanico è dell’architetto Gaetano Cima (1853), in parte modificato dal fondatore Prof. Patrizio Gen-nari. L’inaugurazione dello “stabilimento” avvenne il 15 novembre 1866. L’Orto Botanico è situato nella valle di Palabanda; le carat-teristiche microclimatiche dell’area hanno favorito l’acclimatazio-ne e lo sviluppo di piante suddivise nei seguenti settori: 1 - Settore mediterraneo; 2 - Settore tropicale; 3 - Settore piante succulen-ti; 4 - Settore medicinale. Le collezioni che annoverano in totale circa 2000 esemplari sono totalmente cura-te in pieno campo. In questi ultimi anni è sta-ta cura degli operatori focalizzare il proprio impegno su l’incre-mento delle collezioni, obiettivo acquisito dai compiti istituzionali. Di recente costituzio-ne (1996) è il settore delle piante medici-nali che presenta 150 specie raggruppate in subsettori a seconda dei loro usi terapeuti-ci. Nell’Orto Botanico si possono contare circa 600 alberi, con esemplari monumen-tali appartenenti ai ge-neri Ficus, Phytolacca, Dracena, Casuarina, Eucalyptus, Dasylirion, Nolina. Non privo di significato l’esemplare di Argania Sideroxylon Roem, endemica del Marocco, unico negli Orti Botanici italiani e forse europei. Spettacolare l’esemplare di Euphorbia canariensis sistemato al confine con l’Anfiteatro Romano che occupa circa 100 mq di superficie. L’Orto Botanico comprende anche zone di notevole interesse archeologico per la presenza di pozzi e cisterne di età romana. Di queste la più grande è visitabile: del tipo cosiddetto a “bottiglia”, presenta l’imboccatura originaria ostruita e, realizzato in fase successiva, un lungo canale finalizzato a regolare il deflus-so e la portata delle acque. Le antiche opere idrauliche dell’Orto Botanico sono state poste in relazione con l’esistenza, in questo lembo della Cagliari romana, di una sorta di giardino attrezzato con canalizzazione artificiali e giochi d’acqua.

Viale Sant’Ignazio, 11

Orto Botanico BUS 5/8

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82 Cagliari

Oratorio

Santissimo CrocifissoPiazza San Giacomo

Conosciuto anche con il nome di S. Cristo, l’oratorio è situato nella piazza San Giacomo a fianco a quello delle Anime Purganti. La facciata, non comune alle chiese “minori” cagliaritane, testi-monia uno spiccato gusto per il decorativismo. Sebbene l’ora-torio si presenti come una struttura unitaria nel suo insieme, ha avuto genesi piuttosto complessa legata alle vicende della Con-fraternita che qui ha la sua sede.Edificato tra il 1665 e il 1667 su una precedente aula costruita dopo la fondazione della Confraternita nel 1616, ha subito radi-cali cambiamenti tra il 1770 ed il 1725.In seguito alle nuove disposizioni nella liturgia il vecchio altare, sistemato tra le due porte, venne smantellato e sostituito con uno più grande e prezioso, sistemato nella zona sopraelevata desti-nata alla sagrestia, e quindi di fronte rispetto all’ingresso.L’interno è costituito da un’aula rettangolare, voltata a botte, con presbiterio sopraelevato e cinto da balaustra lignea. Lungo l’im-posta della volta corre una cornice in forte aggetto.Sulla parete laterale di sinistra si aprono tre nicchie, mentre gli ingressi sono sormontati da una cantoria cui si accede tramite a scala a chiocciola. Un grandioso retablo ligneo ricoperto da una patina d’oro zecchino, è posto a fondale dell’altare maggiore.La chiesa ospita le statue lignee dei sette misteri di Cristo, com-missionate allo scultore Giuseppe Antonio Lonis nel 1758, che tuttora vengono portate in processione durante le cerimonie della Settimana Santa.

BUS 6/10

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83monumentiaperti

Palazzo

Civico e Sottopiano SEARCH

Nel 1897 veniva indetto un concorso nazionale per il nuovo Pa-lazzo Municipale, dopo la decisione di trasferire la sede del Co-mune di Cagliari dal vetusto e scomodo edificio di piazza Palazzo verso il nuovo asse politico e commerciale della città che si apriva sul mare, la via Roma. La competizione fu vinta da un progetto firmato da Crescentino Caselli, ma in realtà elaborato da Annibale Rigotti. La posa della prima pietra fu effettuata durante la visita dei re d’Italia Umberto I e Margherita di Savoia nel 1899, ma la costruzione vera e propria durò diversi anni. Fu gravemente dan-neggiato durante i bombardamenti del 1943, e successivamen-te restaurato secondo il progetto originario. L’edificio presenta forme che si ispirano all’architettura gotica catalana, richiamata dalle aperture del porticato, mentre la facciata si inserisce nel-la corrente internazionale dell’art nouveau. L’utilizzo dei conci in calcare bianco faccia a vista e il motivo delle due torri poligonali, è forse un richiamo alle torri pisane dell’Elefante e di S. Pancra-zio, simboli del potere e della città stessa. Interessanti opere di alcuni artisti sardi (Ciusa, Delitala, Marghinotti, Melis Marini), sono conservate all’interno del Palazzo; nelle sale più importanti, l’Aula Consiliare e la Sala dei matrimoni, sono esposte imponenti tele di Filippo Figari. Nel Gabinetto del Sindaco è il grande arazzo del fiammingo Franciscus Spierink (1620) e nella Sala della Giunta, dove si conserva anche una delle due chiavi simboliche della cit-tà, è il retablo “dei Consiglieri”, del cinquecentesco Pietro Cavaro. Nel 2008 è stata inaugurata, completamente restaurata e rinno-vata l’area sottostante il Palazzo, ribattezzata Sottopiano. Stori-camente è stato la sede dell’Associazione “Amici del Libro”, si-curamente la più longeva delle associazioni culturali cagliaritane.In questo spazio è ospitato il SEARCH: Sede Espositiva Archi-vio Storico Comunale, sezione tematica dedicata alla Cagliari del Novecento. Offre una ricca documentazione: 1.500 foto a partire dalla fine del XIX secolo, 822 cartoline, centinaia di stampe e sag-gi su Cagliari. Diverse risorse, infine, sono presenti sia in formato cartaceo che digitale.

Via Roma 145 ang. Largo Carlo Felice BUS 8/30/P

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84 Cagliari

L’Università degli Studi fu istituita nel 1626 durante il regno di Filippo IV, re di Spagna. Sotto Carlo Emanuele III, re di Sardegna, nel 1764 l’ingegnere militare Saverio Belgrano di Famolasco ela-borò il progetto per sistemare in un unico complesso il palazzo dell’Università, il Seminario Tridentino ed il Teatro, quest’ultimo mai realizzato. Una volta rientrato a Torino l’ingegnere Famola-sco, il progetto originario venne in parte snaturato e realizzato diversamente anche per gli aspetti stilistici. Si tratta di uno dei più

importanti edifici co-struiti dall’ammini-strazione sabauda nel Settecento nell’I-sola e si lega al pro-gramma illuministico di Carlo Emanuele III, che comportava, tra l’altro, la riforma delle Università sar-de come sedi mas-sime di formazione di professionalità scientifiche ed intel-lettuali.La facciata, sempli-ce e lineare, com-prende tre ordini di finestre, il primo ca-ratterizzato da una cornice aggettante, il secondo da un timpano curvilineo. L’ampio portale si apre sull’atrio, dal quale si accede al

cortile centrale a pianta quadrata.Una doppia scala simmetrica dal cortile porta al bastione retro-stante, mentre una semplice scala laterale conduce ai piani su-periori dove si trovano l’aula magna con soffitto a cassettoni e interessanti dipinti alle pareti, e le sale del rettorato.

Via Università, 32

Palazzo

dell’UniversitàBUS 7

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85monumentiaperti

L’ex Palazzo di Città è sede del-la municipalità cagliaritana dal Medioevo fino ai primi anni del XX secolo, pre-cisamente fino a quando, duran-te una riunione del Consiglio Comunale presieduto dal sindaco Ottone Bacaredda, in data 14 dicembre 1896, si decretò il trasferimento del Comune dall’antica alla nuova sede, ancora da costruirsi sulla via Roma. Le origini del palazzo si potrebbero far risalire al 9 ottobre del 1331, quando Alfonso IV concesse l’area dove sorgeva una lotgiam regalem (risalente forse alla dominazione pisana) ai consiglieri della città, affinché vi edificassero un palazzo per tenervi le loro riunioni. L’a-spetto attuale dell’ex Palazzo di Città si deve alle ristrutturazioni settecentesche, che lo trasformarono secondo il gusto del ba-rocchetto piemontese. Nella facciata principale, si apre un ele-gante portale ad arco con sopra lo stemma della Città e una lapide che ricorda il soggiorno, nel 1535, dell’Imperatore Carlo V. Anche il prospetto sulla via Canelles, che si affaccia sulla sotto-stante piazza Carlo Alberto, è elegantemente elaborato. Un’epi-grafe ricorda l’anno in cui il palazzo venne ristrutturato (1787) e i nomi dei cinque consiglieri ai quali, insieme a cinquanta giurati e un vicario, era affidata l’amministrazione del Castello. Le sale in-terne ospitavano numerose opere, tra le quali si ricordano alcune tele del Marghinotti e il prezioso Retablo dei Consiglieri di Pietro Cavaro, opere che furono portate nei locali del nuovo municipio in via Roma. Nel piano alto furono sistemate alcune aule per gli alunni delle scuole elementari. Il primo piano ospitò il Conserva-torio di Musica Pier Luigi da Palestrina, voluto e creato dall’av-vocato Gavino Dessì Deliperi, fino al 1970, anno in cui venne trasferito nella nuova e attuale sede di via Bacaredda. Dopo anni di abbandono, in seguito ad accurati lavori di restauro, il Palazzo è stato restituito alla cittadinanza. Dal 2011 il Palazzo si è arric-chito del Museo delle torri e Castelli di Sardegna, costituito dalla Collezione Monagheddu-Cannas composta da ricostruzioni filologiche in scala di edifici militari appartenenti a varie epoche, costruiti a difesa della Sardegna.Ogni torre è stata ricostruita non come rudere ma nello stato in cui si trovava quando era in funzione.La Collezione è il risultato di un’indagine di ricerca accurata e rigorosa eseguita nei più importanti archvi pubblici e privati.

Piazza Palazzo

Palazzo di Cittàe Museo delle Torri

BUS 7

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Il palazzo si estende su un’area irregolare piuttosto vasta tra la via dei Genovesi, il vico I Genovesi e la via Corte d’Appello. Presenta tre piani alti sulla via Genovesi, che diventano cinque sulla paral-lela via Corte d’Appello grazie alla pendenza fra le strade. Di gusto neoclassico, la facciata presenta un basamento li-scio a fasce orizzontali e cornici marcapiano modanate ai pia-ni superiori. Le finestre dei piani alti sono incorniciate da cor-nici semplici modanate, quelle sulle due strade parallele pre-sentano anche balconi in ferro battuto, aggettanti, poggianti su mensole. L’arretramento rispetto alla linea stradale sulla via Genovesi risulta dal progetto di allargamento del Cima approva-to nel 1857, per cui si ritiene che gli interi prospetti del palazzo siano stati in tale occasione rivisti dallo stesso architetto Cima. Dalla matricola possessori del Vecchio Sommarione risulta che l’edificio allora indicato col n. di mappa 4327 di via S. Giuseppe (riferito al vico 1° Genovesi, allora chiamato discesa S. Giuseppe, dove è l’ingresso principale) era di proprietà del canonico Don Giovanni Vargiu della Cattedrale di Cagliari. In seguito passò alla nipote Giuseppa Medda Vargiu moglie dell’avv. Giovanni Fois di Ozieri, figlio di quel Giuseppe Fois che possedeva un altro palaz-zo nella stessa via Genovesi ai numeri 110-112.Nell’ingresso di piazza San Giuseppe n. 4, al suo interno è ancora possibile vedere una cisterna del periodo Punico-Romano, che anticamente veniva utilizzata per la raccolta dell’acqua piovana. Si ipotizza che successivamente la cisterna venisse utilizzata come via di fuga, in caso di assedio da parte del nemico, per uscire fuori dalle mura della Città. Qui nel 2009 le Sorelle Piredda hanno trasferito il loro laboratorio sartoriale

Piazza San Giuseppe, 4

Palazzo Fois BUS 7

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87monumentiaperti

Il palazzo è la sede della Fon-dazione Giu-seppe Siotto, costituita nel 1990 con lo scopo di favo-rire lo studio e la divulgazione della storia sar-da. Realizzato nel 1850, l’edi-ficio ha subito una importante ristrutturazione nel 1927 su progetto dell’Ing. Giacomo Crespi. Presenta tre facciate, che chiudono la testata dell’isolato nel qua-le è compreso il palazzo Cugia. La più significativa è quella nella via dei Genovesi, caratterizzata da un ampio portale, sormontato da un balcone. Lo stabile, che accorpa dieci unità immobiliari in parte locate, è utilizzato dalla Fondazione soltanto nel piano nobile, arredato anche con mobili appartenuti allo storico dell’Ot-tocento, Giuseppe Manno, autore di una fondamentale “Storia della Sardegna”. La Fondazione custodisce importanti fondi li-brari, provenienti dalle biblioteche di Giuseppe Siotto, Renzo La-coni, Francesco Accardo e Girolamo Sotgiu, e rari volumi risalenti anche al ‘500. Nella Sala dei ritratti e nella Sala verde si posso-no ammirare pregevoli quadri di Marghinotti, Figari, Morgari e di scuola piemontese del ‘600. Notevole rilevanza assume inoltre il fondo archivistico, nel quale si segnala quello dell’Azienda agraria “Casa Siotto”, una delle più importanti nell’isola tra la seconda metà dell’Ottocento e la prima metà del Novecento. Importanza documentaria e storica riveste la collezione fotografica d’epoca che ritrae la famiglia e il personale dell’azienda Siotto. Infine, dal 1999, la Fondazione custodisce la raccolta di armi del Generale Luigi Accardo. In seguito a recenti lavori di recupero edilizio di uno spazio destinato ad ospitare eventi culturali, è stata ritrova-ta una cisterna di epoca medioevale, perfettamente conservata, forse realizzata ampliando una pre-esistente cisterna di epoca romana, inglobata nel basamento di fondazione del palazzo.

Via dei Genovesi, 114

Palazzo SiottoBUS 7

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L’aspetto attuale del Palazzo Viceregio è il risultato di trasforma-zioni e adattamenti avvenuti nel corso di diversi secoli. Già a par-tire dalla prima metà del sec. XIV il luogo fu sede della residenza vicereale di Catalani e Aragonesi, alla quale si aggiunsero via via anche gli uffici amministrativi e politici. L’intervento più importan-te è dovuto ai Savoia e comincia intorno al 1729-30 ad opera degli ingegneri militari piemontesi. Le parti interessate furono gli ambienti interni del piano nobile, oltre che l’atrio, lo scalone ed il portale: sopra questo un’iscrizione datata 1769 ricorda il re Car-lo Emanuele III e il viceré Hallot. A tale momento si fa risalire la facciata odierna, caratterizzata da paraste che segnano vertical-mente l’edificio, inquadrando le aperture che si ripetono per di-versi piani. Tra il 1779 e il 1815 il Palazzo ospitò la corte sabauda, “esule” da Torino per l’occupazione francese. Dopo la “fusione perfetta” della Sardegna con gli Stati di Terraferma (1847), l’edi-ficio perse la sua destinazione originaria fino a che fu acquisito dalla Amministrazione Provinciale (1885) che continuò le trasfor-mazioni. La più importante è il salone consiliare, per il quale nel 1892 fu bandito un concorso nazionale, vinto dal pittore perugino Domenico Bruschi. Tra il 1894 e il 1895 questi eseguì i dipinti con soggetti legati a momenti della vita dei Sardi dall’età romana a quella moderna, fino alla celebrazione allegorica dell’isola che custodisce lo scudo dei Savoia. In un momento successivo (forse tra il 1896 e il 1898) il Bruschi decorò la Sala Gialla con scene mitologiche e di danza. Nell’edificio figura anche la Quadreria con i ritratti dei viceré, interessanti dal punto di vista storico più che da quello artistico. Oggi l’edificio ospita alcuni uffici della Prefet-tura ed è stato sottoposto ad un intervento di restauro che ha ripristinato anche parte delle finiture delle sale di rappresentanza.

Piazza Palazzo

Palazzo ViceregioBUS 7

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89monumentiaperti

Il razionalismo è quel criterio ordinatore, figlio dell’ottocento positivista, che si vestirà, nel ventesimo se-colo, di vetro e di cemento armato e bran-dirà, rivoluzio-nario, l’angolo retto e i piani essenziali del cubismo come spade purificatrici nel nome asso-luto della geometria. “Spirito nuovo” di Le Corbusier, Gropius e Melnikov che troverà alla fine, nell’Italia di Bardi, Terragni e Pa-gano, affinità ideale - e ideologica - con un regime che invoca uguali rigori, uguale urgenza dell’ordine. Il triennio fondante per il razionalismo a Cagliari va dal 1933 al ’35 e deve leggersi neces-sariamente insieme a due nomi: Ubaldo Badas e Salvatore Rattu, giovani tedofori di quella “nuova sobrietà” nel capoluogo isolano. Spavaldo e perfetto di coraggioso rigore innovativo il primo, più moderato l’altro, ma ibridato a volte di arditi entusiasmi futuristi. Nel Parco delle Rimembranze, finito nel 1934, Badas modula un raffinato spunto culturalista e si rivolge con piglio moderno e in-novatore alle forme di un glorioso passato “nazionale”. Riduce insomma al minimo razionale una tipologia corrente nel romanico locale: innalza due alte pareti “littorie” a serrare la soglia calcarea di una navata unica - spazio sacro alla memoria degli eroi - che si allunga, aperta sotto la volta del cielo, si solleva nel presbiterio in trachite, per concludersi nell’esedra-abside finale, dominata dalla Croce. Tutto il monumento - uno dei più riusciti del genere, nel contesto del razionalismo italiano - è governato da un’ortogo-nale, calcolata compostezza, animata dal ricercato cromatismo dei materiali lapidei: sapientemente abbinati e alternati a evocare antiche tarsie “pisane” ma anche, i rossi e i bianchi - stilizzati - delle mostrine della mitica “Sassari”. La modernissima “macchi-na” monumentale di Badas, è voluta con acuta consapevolezza semantica, dal Podestà Enrico Endrich ad affiancarsi, in schietta contrapposizione, all’eclettismo vistoso della caserma della Le-gione dei Carabinieri.

Via Sonnino, Piazza Gramsci

Parco delle

RimembranzeBUS 1/M

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La Villa, edificata tra il 1915 ed il 1919 da Gerolamo e Oddone Devoto imprenditori commerciali, è divenuta nel 1955 di proprietà della Regione ed ospita attualmente gli uffici della Presidenza.Il parco della villa, esteso circa 17.000 metri quadrati, presenta degli aspetti assai interessanti, soprattutto perché conserva an-cora le eleganti linee di progettazione iniziale, risalente agli anni Venti dello secolo scorso. Sul piano tecnico il parco si distingue per alcune gradevoli originalità: prima fra tutte spicca l’impiego del terebinto, di cui si contano alcuni begli esemplari di portamen-to arboreo. Questa specie è assente da qualunque altro giardino o parco della Sardegna. Interessanti anche la Cussonia spicata, il fruttifero sudafricano Aberia caffra, ambedue unici esemplari, e i fruttificanti Ficus pumila. Rimarchevole anche la presenza di alcuni esemplari di Casuarina stricta, di Genista monosperma e quella di un imponente soggetto di Sterculia diversifolia che per longevità potrebbe competere con un analogo esemplare a dimora nel Terrapieno. Sul piano scenografico sono rilevanti le snelle silhouettes della Washingtonia robusta, dei sempre verdi Pinus Canariensis ed il bel complesso di Palma nana, all’ingresso secondario sul viale Merello.

Via Oslavia

Parco dell’Autonomia di

Villa DevotoBUS 1/10

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91monumentiaperti

Il Parco Naturale Regionale Molentargius - Saline si trova nella Sardegna meridionale in prossimità di due tra le maggiori città del-la Sardegna, Cagliari e Quartu S. Elena, all’interno di un’area ur-bana nella quale vivono circa 400.000 abitanti. Prima di diventare un parco naturale regionale il sito è stato riconosciuto dalla Con-venzione di Ramsar nel 1977 come area umida di valore interna-zionale per la presenza dell’avifauna. Comprende bacini di acqua dolce (Bellarosa Minore e Perdalonga), di acqua salata (Bellarosa Maggiore o Molentargius e le vasche costiere tra cui lo stagno di Quartu) e una piana di origine sabbiosa (Is Arenas). La presenza di zone a diversa salinità favorisce una ricca varietà di specie ve-getali ed animali e infatti l’ecosiste-ma del Molentar-gius rappresenta uno dei siti più importanti in Eu-ropa per la sosta, lo svernamento e la nidificazione di numerose specie di uccelli acqua-tici. Inoltre la flora è varia ed etero-genea: sono presenti specie endemiche ed elementi della flora iscritti nella “Lista rossa” delle piante in pericolo di estinzione. La storia del Molentargius è strettamente legata alla storia delle Sa-line, infatti il Bellarosa Maggiore è stato utilizzato come vasca di prima evaporazione nel ciclo di produzione e raccolta del sale, ciò che lo ha trasformato da stagno temporaneo a bacino idrico pe-renne grazie ai canali di collegamento col mare che ne assicurano il ricambio idrico. Oggi avvicinandosi alla sede del Parco si attra-versa la Città del Sale della Palma realizzata alla fine degli anni venti del 1900 e ultima rappresentante della lunga storia delle Sa-line di Cagliari iniziata con i Fenici e terminata nel 1985 in seguito alla tracimazione delle acque dolci inquinate del Bellarosa Minore nel Bellarosa Maggiore. Lungo la strada di accesso al Parco e alle Saline si trova il fabbricato industriale dei Sali Scelti. L’edificio realizzato negli anni Trenta del XX secolo, veniva utilizzato per la purificazione del sale ad uso alimentare. Oggetto di un recente in-tervento di recupero è destinato a sede della direzione del Parco. All’interno del parco sono inoltre presenti diversi manufatti appar-tenenti alle fortificazioni e ai sistemi difensivi di interesse storico-artistico del “Fronte Terra di Cagliari” relative al periodo bellico 1940-1943 tra cui il Caposaldo XV costituito da un fortino mime-tizzato da torre o serbatoio e il Caposaldo XVI “Augusta” mime-tizzata da costruzione.

Via La Palma

Parco Naturale Regionale

Molentargiuse Città del Sale BUS 3

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92 Cagliari

Via Cadello

Parco di

Monte Claro

Il Parco di Monte Claro deriva il suo nome dal latino “mons cla-rus”, probabilmente a causa della natura geologica, in calcare bianco, dell’omonimo colle su cui è situato. Gestito dalla Provin-cia di Cagliari, rientra a pieno titolo fra i principali parchi urbani della città, per l’importanza che ricopre in termini di superficie (circa 25 ettari) e di fruibilità per i cittadini e i visitatori.Il colle fa parte del cosiddetto “sistema dei colli cittadini” del quale fanno parte anche il Parco di Monte Urpinu e quello di San Mi-chele, il Colle di Tuvumannu ed il Colle di Tuvixeddu.Nel Parco di Monte Claro trovano spazio tutte quelle attività ricre-ative, ludiche, educative e sportive atte a soddisfare le esigenze dei cittadini. Dall’ingresso principale di via Cadello, costituito dalla monumentale cancellata in ghisa, architettura voluta dal direttore dell’ex manicomio, si accede ad un viale perpendicolare di lec-ci, annunciato nel lato destro e sinistro, dalle famose pietre so-nore dell’artista sardo Pinuccio Sciola. Il viale costeggia sul lato destro un laghetto artificiale attraversato da numerosi anatidi, in prevalenza anatre germane e mute, e collegato da una serie di ponticelli in legno. Proseguendo lungo il rettilineo incontriamo la “fontana logo”, dal simbolo del parco riportato nella parete in erba che fa da sfondo alla fontana: riproduce la decorazione a solcature e costolature parallele di una scodella rinvenuta nell’i-pogeo funerario riportato alla luce nel 1905, quando iniziarono le campagne di scavo archeologico nel colle.Dall’analisi dei numerosi oggetti di corredo funebre ritrovati, ca-ratterizzati da una specifica connotazione tipologica e morfolo-gica - le situle e gli orci, assieme agli altri reperti ceramici sono esposti al Museo Archeologico Nazionale di Cagliari, in piazza Arsenale - si scoprì che la zona del colle fu frequentata dall’età del rame, l’Eneolitico (2700-2200 a.C.), e diede origine alla cosid-detta “cultura di Monte Claro”.Sulla sommità del colle è ubicata la Villa Clara.

BUS 8/3

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93monumentiaperti

MEM, Via Mameli

Percorsi nel ‘900via Pola: la metamorfosi di un luogo della memoria

C’era una volta un campo di cal-cio dove giocava la squadra della città, e poi c’era un mercato che doveva essere bellissimo, a guar-dare i disegni pre-paratori del 1949, ma poi diventò un po’ meno bello, però funzionale, con i suoi mattoni rossi a vista e i suoi travertini che mostravano degli strani accenti classici che non avevano molto a che fare con la sua funzione. Via Pola aveva anche un gemello nato nel quartiere di San Benedetto, più fortunato, più popolare, meglio collegato al cuore della città, all’idea del mare e della campagna che riverbera da ogni parte a San Benedetto dove c’è il mercato del pesce forse più poetico del mediterraneo. Via Pola invece non ebbe mai lo stesso successo, la sua storia fu il lento racconto di un declino. Fino ad oggi quando il vecchio mercato è rientrato nella storia della città subendo una trasformazione che l’ha reso l’attuale mediateca. Un luogo fascinoso, che in pochissimo tem-po ha trovato il suo pubblico e una sua funzione sociale nuova e inedita per Cagliari. E il segreto del fascino di questo luogo è forse tutto legato alla sua storia, al fatto che il restiling, la riscrit-tura architettonica, perfetta, non ha cancellato l’antica funzione di contenitore. Un tempo conteneva passione sportiva, poi carni, verdure e formaggi, oggi contiene, con i suoi archivi e i suoi libri, qualcosa che è molto importante nella nostra città: la memoria. Una memoria che ci rimanda al 1925 quando ,alla fine della Via Mameli, il Comune di Cagliari decise di creare un campo di calcio, uno sterrato con delle tribune, conosciuto come il Campo di Via Pola, la cui storia è legata alle vicende sportive e calcistiche del Cagliari, come dimostra la targa commemorativa che si affaccia sulla omonima via. Una storia eroica, scritta da giovani sportivi, spesso cagliaritani, che per amore dello sport affrontarono viag-gi epici nel continente e gettarono le basi per quello che venne dopo: il Cagliari dello Scudetto. Nel 1951 quando il campo venne sostituito dall’edificio del Mercato Civico di via Pola, progetta-to dall’Ingegner Crespi, la storia cambiò, ma quel luogo, rimase sempre legato al cuore di chi vide nel calcio il sogno di avvicinare il continente alla Sardegna a una città allora remota, isolata, lon-tana da tutto ma viva. Il miracolo di avvicinare Cagliari a l’Euro-pa oggi passa attraverso la sua nuova funzione una Mediateca pensata come se Cagliari fosse una grande capitale europea, pensare in grande, lo ha fatto lo sport nella nostra città oggi può farlo anche l’architettura.

BUS 1/5/10

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Percorsi nel ‘900Piazza del Carmine

Un tempo foro della Karales romana, fu in città la prima sistema-zione urbanistica nello stile nazionale teorizzato da Camillo Boi-to: lettura in chiave eclettica dei cosiddetti stili storici (classico, gotico, rinascimentale) stemperati dalla nascente Art Nouveau. Promotore del progetto l’avvocato Francesco Todde Deplano, che, nel 1886 presenta al Comune un intervento di riqualifica di un’area per la quale tra il 1839 e il 1842 il misuratore Giuseppe Sbressa prima, e l’architetto Gaetano Cima poi, avevano imma-ginato la costruzione di palazzi con i portici, che non videro mai la luce, lasciando l’area alla sua vocazione industriale e artigia-nale con la presenza di mulini, concerie e fabbriche di laterizi. Il progetto di Todde Deplano, del quale sono rimasti i disegni del prospetto, avrebbe regalato alla città una piazza porticata, per-fettamente simmetrica, una grande quinta scenografica con una fuga prospettica sull’ attuale viale Trieste, evidente citazione delle piazze di Torino, prima capitale d’Italia. Il progetto “Piazza del Carmine” fallì per i costi eccessivi e i troppi debiti contratti con le banche. Il 17 marzo del 1891 crollò l’unico edificio che intanto era stato avviato, sotto le cui macerie rimase per un tragico destino lo stesso Todde Deplano con altre quattro persone, evento che suscitò grande commozione in città. Sull’area del disastro ven-nero edificati, in tempi differenti, alcuni palazzi di proprietà della ricca borghesia cagliaritana: quello degli Aurbacher, progettato da Dionigi Scano, i palazzi Boscaro, Chapelle, Rocca e Cocco. Più tardi il monumentale palazzo delle Poste Centrali, il Provve-ditorato alle Opere Pubbliche (oggi T.A.R.) e il casamento scola-stico “S. Satta”, realizzato tra il 1899 e il 1904 in stile neogotico su progetto degli ingegneri Fulgenzio Setti e Dino De Gioannis; si tratta della prima scuola cittadina a sviluppo longitudinale e con pianta a U (per meglio consentire l’esposizione luminosa delle aule), ricalcata su modelli nord e mitteleuropei. Al centro della piazza, su basamento neomedievale, venne collocata una statua dell’Immacolata Concezione opera dello scultore Luigi Guglielmi.

BUS 8/30/31

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95monumentiaperti

Percorso Naturalistico

Sella del Diavolo

La sella del Diavolo, come tutto il promontorio di S. Elia, è costi-tuita da rocce sedimentarie di età miocenica, quindi geologica mente piuttosto giovani. All’interno di questo tipo di rocce carsifi-cabili, si sono formate diverse piccole grotte, le quali sono risulta-te essere abitate dall’uomo sin dal VI millennio a.C.. Nel pianoro sommitale, in prossimità del punto più elevato del promontorio (m 135 slm), esisteva nel periodo punico un luogo di culto dedicato ad Astarte. È tuttora visibile una cisterna punica, di forma allungata, dalle dimensioni veramente notevoli: 27 metri di lunghezza per 4,5 metri di profondità. Non lontana è un’altra cisterna romana, della classica forma a sezione troncoconica.Al periodo romano risalirebbe il martirio di S. Elia, che sarebbe stato ucciso, secondo la tradizione, in questi luoghi, durante le persecuzioni di Diocleziano. L’intero promontorio porta oggi il suo nome. Nell’XI secolo tutta l’area venne affidata ai monaci Vittorini che costruirono un vero e proprio monastero e si presero cura di saline, peschiere e aree coltivabili delle zone circostan-ti. La torre, ormai semidiroccata, presente nel punto più elevato e panoramico del promontorio è da considerarsi, invece, come facente parte del sistema di difesa ed avvistamento creato dagli spagnoli nel XVI secolo; tuttavia sembrerebbe che già durante il periodo pisano fosse presente una torre, detta “della Lanterna”, con funzioni di segnalazione. In seguito la medesima torre venne denominata anche torre del pouhet, cioè del pozzetto, poiché situato nei pressi della cisterna romana. L’intera zona sarebbe poi stata denominata “pouhet”, da cui il nome di “Poetto” attribuito alla spiaggia dei cagliaritani. Le torri costiere continuarono ad es-sere usate anche in epoca sabauda. Durante la seconda guerra mondiale vennero realizzati un fortino e altre costruzioni, tuttora ben visibili. Con ogni probabilità vennero riutilizzate le pietre dei resti della chiesetta di S. Elia, della quale, purtroppo, oggi si può appena apprezzare il perimetro

Partenza da Piazza Calamosca BUS 511

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96 Cagliari

Percorso Naturalistico

Colle di S. IgnazioPartenza dal Faro di Calamosca BUS 511

Il colle di S. Ignazio è formato da rocce calcaree d’origine mari-na, ricche di fossili, prevalentemente molluschi bivalvi risalenti al miocenico. Su una di queste rocce poggia la Torre del Lazzaretto, chiamata anche torre del Prezzemolo (34 m sul livello del mare), realizzata prima del 1600.La torre controllava l’ingresso agli antichi porti di Cagliari e vigilava sul Lazzaretto. Dalla Torre del Prezzemolo il sentiero porta alla batteria antiaerea della seconda guerra mondiale formata da sei piazzole che ospitavano i cannoni e le mitragliatrici. Nella sala co-mando è tutt’ora visibile un mosaico realizzato in stile veneziano. Sono visitabili anche i tunnel che erano utilizzati come deposito di munizioni e rifugio durante i bombardamenti. Lasciata la batteria antiaerea, l’escursione prosegue verso il Forte di S. Ignazio (XVIII secolo - 94 m sul livello del mare), realizzato in previsione della guerra contro i francesi (1792-1793); dopo il suo disarmo fu uti-lizzato prima come succursale del Lazzaretto e successivamente durante la seconda guerra mondiale come punto d’ascolto per il passaggio degli aerei. Durante il percorso, tra la Torre del Lazza-retto ed il Forte di S. Ignazio, è possibile ammirare le piante tipiche della flora mediterranea come il lentisco (utilizzato in passato per l’estrazione dell’olio dalle sue bacche), il ginepro, il cisto, l’euphor-bia (utilizzata in passato per la pesca di frodo), oltre ad erbe offici-nali come il timo, l’elicriso, l’assenzio marino, ecc. Il colle assume colorazioni diverse in base alle stagioni, grazie alla presenza di alcune piante a carattere infestante come l’iris, la borracina az-zurra, la ginestra ed altre. Nel corso dell’escursione è possibile ammirare i diversi panorami che offre il colle, come il Poetto, le saline, Calamosca e la città.

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97monumentiaperti

La pinacoteca Nazionale è situata all’interno del perimetro dell’antico Arsenale, nell’attuale Cittadella dei Musei. L’edificio che la ospita, progettato dagli architetti veronesi Cecchini e Gaz-zola negli anni ’60, si snoda su tre livelli, inglobando e adattando-si alle emergenze preesistenti, costituite dalle fortificazioni di età spagnola e sabauda. Il più antico nucleo pittorico della collezione si è costituito nell’Ottocento, in seguito alle leggi di liquidazione dell’asse ecclesiastico e alla dispersione degli arredi della chiesa stampacina di San Francesco. Altre opere confluirono nel patri-monio dello Stato attraverso donazioni e acquisti sul mercato antiquariale. La raccolta pittorica più significativa è costituita dai retabli quattro-cinquecenteschi. Ad essi la committenza, preva-lentemente legata ai nuovi ordini mendicanti, affidava il messaggio religioso, oltre che la funzione più strettamente ornamentale. Tra i maestri catalani emergono i nomi di Joan Mates, Joan Figuera, Raphael Thomas, Joan Barcelo, mentre alla fine del ‘400 spicca-no forti personalità come gli anonimi Maestri di Castelsardo e di Sanluri. La scuola pittorica sarda del ‘500 è rappresentata dalla bottega di Stampace in cui operò la famiglia Cavaro, il cui massi-mo esponente è Pietro, artista documentato tra il 1508 e il 1538. La collezione pittorica della Pinacoteca comprende inoltre dipinti databili tra il XVII e il XX secolo, di varie correnti artistiche italiane, napoletana e genovese in particolare. La Pinacoteca custodisce anche una significativa raccolta etnografica, comprendente ma-nufatti tessili, gioielleria sacra e profana, intrecci e arredi lignei di manifattura locale, numerosi documenti lapidei, una collezione di ceramiche ispanomoresche e italiane, armi bianche e da fuoco, e oggetti d’arte di varia natura, tra cui un raro acquamanile islamico del XII secolo.

Cittadella dei MuseIPiazza Arsenale, 1

Pinacoteca

NazionaleBUS 7/58/20

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Come testimoniato da un’iscrizione oramai andata persa, il poz-zo di San Pancrazio fu realizzato, nel 1235, al centro dell’attuale piazza Indipendenza, nel quartiere di Castello, per garantire l’ap-provvigionamento idrico della roccaforte.Oggigiorno il pozzo non è più visibile dai passanti poiché nel-la prima metà dell’800, al fine di dare una sistemazione più de-corosa alla piazza, che costituisce uno dei principali ingressi di Castello, l’imboccatura del pozzo fu abbassata al di sotto del piano stradale e, congiuntamente, vennero trasferiti nel sottosuo-lo tutti i servizi pertinenti, come la noria per attingere l’acqua ed i ricoveri per gli animali ad essa addetti. Venne quindi realizzata anche una galleria, scavata nella roccia e con la volta in muratura, per consentire l’accesso al pozzo ed il transito degli animali fino alla noria. Attualmente il pozzo è ancora visitabile tramite questa galleria, il cui ingresso è posto in prossimità del vecchio Museo Archeologico Nazionale. Al visitatore che vi accede si presenta subito, sulla sinistra, un ampliamento voltato con un pilastro cen-trale che doveva servire come alloggio per gli animali della noria, come è testimoniato dalla presenza di anelli di ferro nelle pareti e di un abbeveratoio, quest’ultimo probabilmente realizzato riutiliz-zando un antico sarcofago romano.Da qui si sviluppa la galleria, lunga circa 30 metri, che conduce fino al pozzo; questo si presenta coperto da una volta in matto-ni, munita di due aperture per il funzionamento della noria, della quale rimangono ora solo poche tracce. Il pozzo, che è stato esplorato in più riprese dal Gruppo Speleo Archeologico Giovan-ni Spano di Cagliari, che nel 1998 ne ha curato il rilievo anche della parte sommersa, presenta una forma quadrata con i lati di 6 metri per 6 metri nella parte alta e di 4 metri per 5 metri nella parte più profonda, attraversa la roccia fino alla profondità di 77 metri, dove incontra la falda acquifera, che ha una profondità di ulteriori 11 metri.

Piazza Indipendenza

Pozzo di

San PancrazioBUS 7/58

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99monumentiaperti

Via Sassari, 17

Sale di Rappresentanza del

t.A.R.

Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Sardegna ha sede in un edificio inaugurato nel 1927, che completa il lato sud-ovest della Piazza del Carmine e che ospitava inizialmente il Provvedi-torato alle Opere Pubbliche.L’edificio caratterizzato da motivi di stampo eclettico, prevalen-temente rinascimentali e manieristi, venne costruito su progetto dell’architetto Augusto Valente tra il 1925 e il 1927 da maestran-ze calabre.La costruzione ha un piano parzialmente seminterrato sul quale si collocano il pianterreno rialzato e i tre piani superiori. Il piano infe-riore è segnato dai finestroni balaustrati e decorati con finti conci a ventaglio, separati da fasce aggettanti sovrapposte, mentre i tre piani hanno finestre simmetriche sovrastate da timpani e cornici progressivamente meno ricche. Il prospetto su piazza del Carmi-ne è concluso da un fastigio decorativo a salienti.Al terzo piano dell’edificio, si trovano in quella comunemente chiamata “sala di rappresentanza”, quattro dipinti del maestro Filippo Figari, eseguiti tra il 1928/29 appositamente per le pareti di una stanza del primo piano dalla quale furono appunto traslati nell’attuale.Il ciclo ricostruisce in quattro momenti (nell’ordine da sinistra a destra L’aia, La chiesa, La casa e Il villaggio) le consuetudini agre-sti, religiose e domestiche della Sardegna. Le scene vengono concepite come una sequenza di stralci di vita quotidiana, messi a fuoco con precisione quasi fotografica rilevabile nella composi-zione come nella fissità delle immagini. Da ciò si può intendere la forte influenza esercitata nel Figari dalla fotografia del celebre fo-tografo August Sander che l’artista accompagnò nella sua visita della Sardegna documentata in un reportage del 1927.

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100 Cagliari

Vico Collegio, 2

Sant’Eulalia Area archeologica e Museo del Tesoro

Sotto il rilievo su cui sorge la chiesa di S. Eulalia è stato posto in luce un sito monumentale caratterizzato dalla sovrapposizione di molteplici fasi di frequentazione, distribuite tra l’età repubblicana e l’età moderna. Nel 1990, durante lavori di adattamento della sagrestia, il ritrovamento dell’imboccatura di un pozzo colmo di detriti, sotto il pavimento demolito perché deteriorato dall’umidi-tà, è stato l’inizio di una ricerca che, nata come una breve esplo-razione speleo archeologica, ha fornito elementi di così grande interesse da estendersi gradatamente a tutto lo spazio sottostan-te il museo, per poi raggiungere, in diverse campagne di scavo, il presbiterio e, ora, l’intera chiesa restituendo, a poco a poco, una viva immagine della Cagliari antica ed alto-medioevale segnata da manufatti di straordinario significato storico e monumentale visibili. In un percorso sotterraneo di suggestivo interesse è pos-sibile vedere un tratto di una ripida strada lastricata, larga più di 4 metri, ora percorribile per un tratto di tredici metri, verosimil-mente collegata con le attività del vicino porto di cui costituiva un importante elemento di collegamento. Non si conosce ancora la connessione di queste strutture con cospicui resti di un’altra co-struzione trovata, nell’indagine attualmente in corso, circa sette metri al di sotto del piano della chiesa. Si tratta di un vasto am-biente di cui è visibile parte di un lato costituito da un colonnato - occluso da una più tarda tamponatura in blocchi - connesso con un pavimento in tasselli irregolari di calcare e marmo. Le co-lonne, calcaree e rivestite di stucco, poggiano su basi marmoree attiche e presentano caratteristiche tipologiche riferibili alla tarda età repubblicana. Adiacente alla sagrestia è visitabile il Museo del Tesoro di S. Eulalia. L’esposizione include numerosi argenti facenti parte del corredo liturgico tra cui calici, pissidi, ostensori, croci professionali ed altri oggetti provenienti da botteghe sarde e liguri operanti tra il XVI e il XIX secolo.

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101monumentiaperti

L’area archeologica è racchiusa entro i confini del cinquecente-sco bastione di N.S. di Monserrato, originariamente denominato di S. Jacopo, costruito, a difesa della cinta muraria, contro il co-stone roccioso delimitante la parte orientale del quartiere portua-le della Marina. L’ottocentesco albergo denominato “ La Scala di ferro” fu fondato in parte sulle mura perimetrali del bastione ed in parte sopra sostruzioni ad archi su pilastri, realizzate, nella seconda metà dell’Ottocento, in profonde trincee scavate nella terra del riempimento del bastione. Lavori per la realizzazione di parcheggi interrati hanno evidenziato, dal 2000 al 2002, buona parte delle strutture cinquecentesche ed ottocentesche e, al di sotto degli strati di riempimento, fasi di frequentazione pertinen-ti ad un arco di tempo compreso tra l’età repubblicana e l’Alto Medioevo. Un’indagine condotta dalla Soprintendenza Archeolo-gica ha posto in luce un nuovo lembo della necropoli orientale di Karales, affiorata già in antico in occasione della costruzione del bastione, nella seconda metà del XVI secolo, e successivamente venuta in luce, in diverse occasioni, tra la fine dell’800 ed i primi decenni del secolo scorso. In seguito al rinvenimento, il progetto originario - che prevede-va tre piani di parcheggi - è stato modificato: il primo piano del parcheggio ha lasciato il posto ad una piccola area archeologica dove sono conservate, nel luogo del loro ritrovamento, le tom-be di una famiglia vissuta a Cagliari tra la fine del I ed il III sec. d.C. Tombe ad incinerazione sormontate da cippi in pietra con iscrizioni e sobrie decorazioni si affiancano a più tardi sarcofagi in calcare, testimonianza del passaggio al rito dell’inumazione. Adiacente all’area archeologica è uno spazio destinato ad ospi-tare una piccola esposizione museale.

Via Porcile, 1

Scala di Ferro e Fortificazioni

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102 Cagliari

Via San Giacomo

Scuola Elementare

Carlo Felice

L’istituto venne fondato con Regio Biglietto il 9 Marzo 1827 allo scopo di promuo-vere ed incoraggiare nell’i-sola l’educazione morale, letteraria ed industriale della gioventù.Nel 1856, dietro i sugge-rimenti dell’abate Aporti, l’Istituto creava l’asilo infan-tile sotto la direzione di una maestra laica, mentre l’asi-lo venne fondato nel 1854 con un assegno dato dal Municipio.Nel 1861, l’incarico della direzione e del suo funzio-namento passò alle suore della Comunità delle Figlie della Carità di San Vincenzo De Paoli, incarico che inin-

terrottamente hanno mantenuto fino ad oggi. Il contributo delle suore si rivelò molto positivo, ma il loro ruolo si precisò meglio a partire dal 1868 con l’arrivo di Suor Maria Calcagno come Supe-riora, donna di doti eccezionali in cui lo spiccatissimo sentimento della carità si univa ad un’inesauribile volontà di fare e infatti si adoperò immediatamente per accrescere i locali del tutto inade-guati ad accogliere una massa sempre crescente di ospiti.Successivamente oltre alle scuole per l’infanzia si provvedete alla creazione di un educandato destinato alla formazione del-le future maestre dell’istituto, che poteva essere frequentato sia dalle famiglie abbienti che potevano pagare la retta ma anche tra le famiglie più povere, avviando un processo di alfabetizzazione della città.Le attività dell’Istituto proseguirono in relazione all’andamento economico della società del periodo fino alla vigilia della secon-da guerra mondiale. Il 13 maggio 1943 una grandine di ordigni cadde su Villanova e vennero rasi al suolo, fra gli altri, la chiesa di San Domenico e l’edificio dell’asilo. Le bombe centrarono in pieno il caseggiato polverizzando aule, refettori, il parlatorio, sale di ricreazione, le stanze delle suore, i servizi e di i cortili. Le suore furono fatte sfollare nel centro Sardegna. Fra le poche cose che si salvarono ci fu un registro con l’inven-tario della corrispondenza della Cassa Carlo Felice dal 1809 al 1912, che ha permesso di ricostruire in parte le vicende dell’Asilo. Finita la guerra, il prestigio e l’eccellenza didattico-educativa dell’Istituto, portò in pochi anni alla completa ricostruzione dell’e-dificio.

BUS 6

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103monumentiaperti

Società degli Operai

La fondazione della Società degli Operai di Mutuo Soccorso della Città di Cagliari risale al 1855: ebbe allora la sua prima sede provvisoria nel quartiere di Castello, nell’aula consiliare del vecchio Palazzo Civi-co. Dopo diverse sedi provvisorie, nel 1912 fu edificata l’elegante pa-lazzina in stile Liberty ancora oggi sede di questo Sodalizio. Fu l’allora presidente Carlo Concas che pose il problema della costruzione, e donò l’area su cui, in meno di due anni, sorse la palazzina. La redazione del progetto e la direzione dei lavori furono affidati all’Ingegner Riccardo Simonetti, che eseguì disinteressatamen-te l’opera. Gravemente danneggiata durante la seconda guerra mondiale, fu perfettamente riparata e nel corso degli anni è stata più volte sottoposta ad attenta opera di restauro. Potranno es-sere osservati, nelle bacheche e nelle teche della Società, docu-menti di vario genere che ne ricordano i 147 anni di storia: docu-menti storici, fondatori, gli avvenimenti che hanno caratterizzato il periodo delle guerre; inoltre saranno oggetto della mostra diversi attrezzi da lavoro utilizzati dagli artigiani ed operai di altri tempi, e la Sede Sociale stessa. Via Sonnino

Società di Sant’AnnaVia Cammino nuovo, 9

La società di Sant’Anna fu in origine una Congregazione, fondata con atto firmato dal vescovo Vittorio Filippo Me-lano il 24 dicembre 1782. La Congregazione, composta da laici sin dall’origine, ebbe lo scopo di fornire aiuto ai ceti meno abbienti del quartiere e si dotò nella seconda metà del 1800 di uno Statuto Organico, per curare i festeggiamenti per la Santa Patrona di Stampace e provvede-re ai bisogni dei singoli associati. Nel 1931, in un’area adiacente al monastero di Santa Chiara fu istituito il primo campo di bocce. la Società di Sant’Anna allestì nel 1950 nel Largo Carlo Felice il palco per le cerimonie dell’anno santo, negli stessi anni fu la prima associazione ad organizzare il Carnevale Cagliaritano. La Sede Sociale, originariamente situata all’interno del quartiere di Stampace dal luglio del 1947 si trova in Via Cammino Nuovo 9, al confine tra i quartieri storici di Castello e Stampace. Nella stessa sede sono attualmente in attività due campi di bocce, adibiti a gare provinciali, regionali e nazionali di categoria. L’impegno socie-tario è attualmente rivolto ai cambiamenti sociali del quartiere, alla promozione della cultura e dello sport anche fra le giovani genera-zioni, alla cura e alla conservazione dei monumenti della nostra città.

Via XX Settembre, 80 BUS 1/M

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104 Cagliari

Cagliari, intorno alla metà del XVIII sec., nonostante fosse piaz-zaforte di primaria importanza per il controllo di tutto il Mediter-raneo, non possedeva ancora un vero e proprio teatro. Nel 1755 l’ing. Belgrano, propose al governo sabaudo uno studio proget-tuale per la realizzazione di una struttura destinata a teatro. Tale proposta non fu approvata dal governo, ma trovò l’interesse del nobile cagliaritano, don Francesco Zapata barone di Las plassas, che, tra il 1764 e il 1766, realizzò il progetto. Il teatro, noto come Teatro Las plassas, assunse presto la denominazione di Teatro Regio. La capienza complessiva del teatro era di circa mille spet-tatori. La gestione e manutenzione del teatro divenne, col tempo, un costo notevole per la famiglia Zapata, tanto che intraprese delle trattative con il governo francese per la vendita del teatro che si conclusero nel 1831, e, nello stesso anno, iniziarono i lavori di restauro su progetto dell’arch. Melis. Nel 1833, della redazione del progetto del teatro, venne incaricato Gaetano Cima, al qua-le fu richiesto di ricavare quattro ordini di palchi e di modificare l’ingresso a ponente e quello dal Castello. Nel 1836 iniziarono i lavori di demolizione del teatro di Belgrano e di costruzione del nuovo teatro del Cima. Durante la seconda guerra mondiale, i bombardamenti del 1943 procurarono notevoli danni al Teatro Civico; vennero, infatti, completamente distrutti il palcoscenico, i palchi, la platea e il tetto, mentre rimasero in buono stato di conservazione i muri perimetrali, l’atrio d’ingresso, la sala caffè, la torre scenica e le scale di collegamento al Palazzo Zapata. L’edi-ficio, abbandonato e in notevole stato di degrado fino a pochi anni fa, è stato sottoposto ad un elaborato restauro conservativo e da un delicato lavoro di recupero della linea architettonica origi-naria da parte della amministrazione cittadina, che lo ha inserito nel più vasto progetto di recupero socio-culturale del quartiere di Castello.

Via Università

teatro Civico BUS 7

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105monumentiaperti

Il teatro Lirico è stato inaugurato nel 1993, al termine di una lun-ghissima stagione di lavori cominciata nel 1964, con il bando di concorso per la realizzazione di un edificio teatrale per la città che sostituisse il Teatro Civico, distrutto dai bombardamenti della seconda guerra mondiale. Approvato nel 1967 il progetto de-gli architetti bergamaschi Ginoulhiac e Galmozzi, si da il via alla costruzione della grande struttura: 5.000 metri quadri, i foyer, la sala di 1650 posti distribuiti fra platea e due ordini di gallerie, il palcoscenico (22 metri di larghezza per 14 di profondità) rivestito di pannellature di gesso e legno per una resa acustica ottimale e il golfo mistico sistemato su una doppia piattaforma mobile che permette diverse possibilità di utilizzo. Negli anni successivi all’i-naugurazione vengono realizzate sale-prova, laboratori, magazzi-ni e locali per uffici. Il Teatro Lirico di Cagliari, sede dell’omonima Fondazione, è attivo tutto l’anno con stagioni sinfonicocameristi-che, liriche e di balletto. Sul palcoscenico, insieme all’Orchestra e al Coro del Teatro Lirico, protagonisti di molte produ-zioni di prestigio, si sono succeduti artisti di ottimo li-vello, che hanno concorso a deter-minare il rilancio dell’attività musi-cale cagliaritana. Sono da ricorda-re: Riccardo Muti, Georges Prêtre, Mstislav Rostropovich, Zubin Mehta, Carlo Maria Giulini, Lorin Maazel, Carlos Kleiber, Dario Fo, Luca Ronconi, Pier Luigi Pizzi, Murray Perahia, Mikhail Pletnev, Salvatore Accardo, Bruno Canino, Uto Ughi. Tra i molti allestimenti lirici, sono parti-colarmente importanti quelli di opere in prima esecuzione italia-na o di nuova produzione: Dalibor di B. Smetana, Le fate di R. Wagner, Gli Stivaletti e Opricnik di P. I. Tchaikovsky, Elena egizia di R. Strauss, Euryanthe di C. M. von Weber, Romeo e Giulietta del villaggio di F. Delius, Alfonso und Estrella di F. Schubert, Hans Heiling di H. Marschner, Oedipe di G. Enescu, Chérubin di J. Massenet.

Via Santa Alenixedda

teatro LiricoBUS M/6

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106 Cagliari

teatro Massimo

La storia del teatro Massimo inizia in seguito a due eventi che can-cellarono i due più importanti teatri cagliaritani: l’incendio del 1942 che distrusse il Politeama e i terribili bombardamenti del 1943 che, devastarono il Teatro Civico. Tra il 1944 ed il 1947 si realizzò perciò il teatro Massimo. Il progetto fu predisposto da due giovani architetti cagliaritani, Oddone Devoto ed Emilio Stefano Garau e prevedeva la nascita del “Massimo” dalle mura di un vecchio mulino a vapore di proprietà degli imprenditori Merello. Il progetto originario non si limitava alla ristrutturazione e trasformazione del mulino a teatro, ma prevedeva, occupando una superficie complessiva di 7500 mq, an-che la realizzazione di un cine-teatro all’aperto, immerso nel verde, in quella parte dell’isolato “Su Brughixeddu” che accoglieva la se-moleria e gli stabilimenti dei Merello. Fu costruito a tempo di record e le prime rappresentazioni furono subito un successo. Consentì ad una città ancora provinciale di apprezzare i grandi della lirica, come Maria Callas, Beniamino Gigli, Tito Schipa, o i grandi interpreti del teatro come Gassman ed Eduardo De Filippo. Gli spettacoli conti-nuarono sino agli anni settanta, poi, a causa della volontà dei Merello di demolire il Teatro ci fu una lunga pausa. Nel Marzo del 1981 riaprì i battenti per la rappresentazione di una commedia, ma fu una ria-pertura parziale con l’impossibilità di utilizzare il palcoscenico per gli spettacoli più complessi. Il Massimo continuò così la sua attività fino al rovinoso incendio, che ha segnato la fine del teatro; infatti nono-stante i danni non furono ingenti e che l’aspetto e le caratteristiche del teatro non furono cancellate, negli anni a seguire non fu fatta alcuna azione per recuperarlo o riutilizzarlo, fino al 2005, data in cui il Comune di Cagliari ha appaltato i lavori per il totale recupero. È stato inaugurato nel febbraio del 2009. Durante i lavori di restauro sono state rinvenute nove cisterne di epoca romana, rivestite di coccio pesto e un pozzo di sfiato a imboccatura quadrata, utilizzato per la manutenzione dell’acquedotto di epoca romana.

Via de Magistris, ang.viale Trento BUS 1/5/10

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107monumentiaperti

Tempio

Punico Romano

Il tempio Punico-Romano è stato scoperto durante i lavori di co-struzione dell’Agenzia Orofino Viaggi in Viale Trento 10. L’area archeologica costituisce solo una porzione di un edificio di grandi dimensioni che, poggiandosi sulla roccia affiorante occupava il declivio naturale. Tale struttura, di età punico-romana, forse risa-lente al III/II sec. a.C. è di eccezionale importanza.Una iscrizione punica, ritrovata agli inizi del Novecento, in quello che veniva definito Giardino Birocchi a ovest dell’area di scavo, fornisce, in maniera insperata, la genealogia di chi realizzò l’ope-ra. L’edificio, di indubbia imponenza, doveva essere arricchito da elementi architettonici: basi, colonne, resti di cornici e altri ele-menti modanati, rimossi in età romano repubblicana (II sec. a.C.) sono stati ritrovati durante gli scavi non solo ex voto - statuine di figure maschili e femminili, piccoli piedi e gambe, ma anche offer-te alimentari contenute in piccole fosse appositamente scavate. Sono state avanzate numerose ipotesi tese a spiegare l’oggetto del culto ma, al momento, ciò risulta ancora difficile da stabilire. Certi studiosi asseriscono che le raffigurazioni votive sembrereb-bero riferirsi al sincretismo religioso di età repubblicana con va-lenza salutifera, è nota infatti l’esistenza a Cagliari di un tempio di Esculapio. Peraltro, è noto che siffatti luoghi di culto venivano costruiti all’interno delle mura cittadine mentre all’epoca, la zona di viale Trento, si trovava all’esterno di esse. Stante le variegate offerte rinvenute nell’area di deposito, alcuni studiosi ritengono che questi ex voto non rispecchino una richiesta di guarigione per particolari patologie degli arti, ma si configurino piuttosto come buon auspicio per la partenza ed il ritorno da un viaggio. Quest’ultima tesi, seppure non appieno suffragata dagli elementi presenti allo stato attuale, appare la più suggestiva alla luce del fatto che questa area costituisce oggi la base dell’edifico che ospita una importante agenzia di viaggi.

Viale Trento, 10 BUS 1/10

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108 Cagliari

La grande torre pisa-na detta “dell’Elefan-te” venne progettata dall’architetto Giovan-ni Capula agli inizi del XIV secolo, e comple-tata nel 1307. Intorno al 1328 venne chiuso il lato nord dell’edificio per ricavarne magaz-zini e abitazioni per funzionari. Nel ‘600 e ‘700 vennero ad-dossati alla costru-zione nuovi edifici che nascosero in parte la sua imponenza. Inoltre, nella seconda metà del XIX secolo, fu adibita a carcere. Il restauro effettuato nel 1906, con la libe-razione del lato mura-to in età aragonese, permise il ripristino delle sue condizioni originarie. Pressoché identica alla torre di San Pancrazio, ha

conservato sino ad oggi la funzione di ingresso al Castello.Presenta quattro piani su soppalchi lignei aperti, secondo il mo-dello pisano, verso l’interno del Castello, offrendo invece sull’e-sterno della città tre massicci lati in bianco calcare di Bonaria, solo traforati dalle sottilissime aperture delle feritoie. La porta era difesa da numerosi sbarramenti, tre robusti portoni e due saraci-nesche, mentre, a coronamento dell’edificio, una serie di mensole reggeva un’impalcatura lignea per la difesa dall’alto. Sulla faccia-ta sud, a qualche metro dal selciato, c’è la scultura dell’elefan-te, forse coeva alla torre. Ben conservati, a varie quote, sono gli stemmi dei castellani pisani di Cagliari, e, a fianco all’ingresso, è ancora leggibile l’epigrafe in memoria delle maestranze e dell’ar-tefice Giovanni Capula “mai nelle opere sue trovato incapace”.

Piazza San Giuseppe

Torre dell’Elefante BUS 7

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109monumentiaperti

La torre pisana di S. Pancrazio venne progettata dall’architetto Giovanni Capula nel 1305, a difesa dell’ingresso settentrionale del Castello. Costruita nel punto più alto della collina, dalla sua sommità, ad oltre 130 metri sul livello del mare, era possibile controllare il territorio circostante la città. Nel 1328 il lato aperto veniva tam-ponato dagli Aragonesi per trasformare l’edificio in abitazione di funzionari, e parte in magazzino. Dal ‘600, con l’apertura del passaggio nell’attiguo Palazzo delle Seziate, la torre perdeva la funzione d’ingresso alla città, e veniva adibita a carcere sino alla fine dell’800. Agli inizi del XX secolo venne restaurata e riportata alle condizioni originarie, con la riapertura del lato rivolto a Piazza Indipendenza, ed il ripristino dei ballatoi in legno. Un recente restauro ne ha rinforzato le strutture e riscoperto parte dell’apparato difensivo. Insieme alla gemella Torre dell’Elefante, è una delle poche costruzioni medioevali di Cagliari che si sono conservate pressoché intatte. Sono da evidenziare varie soluzioni difensive, come le diverse feritoie che si affacciano a varie altezze, le tracce dei numerosi sbarramenti della sottostante porta, com-prendenti due saracinesche e tre portali, e infine, sulla sommità, il coronamento di mensole da cui si potevano bombardare even-tuali attaccanti. La torre era circondata da una muraglia detta “barbacane”, oltre la quale era un fossato. A varie quote nel lato Nord sono murati stemmi pisani, mentre sull’arcata della porta, dal lato opposto, c’è una iscrizione latina che ricorda i castellani pisani di Cagliari all’epoca della sua costruzione, l’impresario che eseguì i lavori e l’architetto progettista Giovanni Capula.

Piazza Indipendenza

Torre di

San PancrazioBUS 7

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110 Cagliari

Via Falzarego

Necropoli di

tuvixeddu

Il colle di Tuvixeddu ospita quella che già nell’Ottocento era con-siderata la più vasta e significativa necropoli punica del Mediter-raneo. Per quanto sia stata in seguito e a lungo danneggiata dalla coltivazione delle cave che rifornivano la cementeria, la necropoli conserva ancora gran parte della sua suggestiva estensione.La fascia digradante del colle rivolta verso la laguna, sulle cui sponde sorgeva la città dei vivi, è percorsa dal fitto succedersi dei tagli regolari delle sepolture, costituite da un pozzo di discesa, del-la profondità media di circa 3 metri, dal quale si accede alla vera e propria cella funeraria ricavata a monte. Di piccole dimensioni ed in asse con il pozzo, la cella ospitava uno o più defunti, accom-

pagnati dal cor-redo ceramico (brocche, piatti, lucerne) e a vol-te dagli oggetti personali (sca-rabei, collane in pasta di vetro, amuleti di varia foggia). La porta della cella veniva poi chiusa da un lastrone di pietra ed il pozzo era riempito con il pietrame prodot-to con lo scavo.Nel corso dei la-vori che si sono svolti fra il 2004 ed il 2007 sono state scavate, o soltanto ripulite,

oltre 770 tombe, tutte comprese in un settore della necropoli che è stato per molto tempo in totale abbandono. Nonostante que-sto un certo numero di sepolture è stato ritrovato intatto. Alle novità derivanti dagli oggetti, talvolta rari e di grande interesse scientifico - che è ancora possibile vedere al quarto piano del Museo Archeologico Nazionale, - si sono aggiunte le novità rap-presentate dalla decorazione di alcuni pozzi con motivi dipinti o a rilievo (ad esempio il segno di Tanit) e di alcune celle decorate da disegni geometrici - a linee parallele, a rombi, a reticolo, - tracciati in rosso sulle pareti.Le tombe a pozzo furono in uso dal VI al III secolo a.C.. In età romana una piccola parte dell’area fu per qualche tempo utiliz-zata per ricavare pietre da taglio: la cava, di cui si vedono i tagli a gradoni ed i blocchi accatastati, fu più tardi, intorno al II secolo d.C., attraversata dal tracciato dell’acquedotto romano.

BUS 8/20

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111monumentiaperti

La vetreria di Pirri in via Italia consente una lettura dell’ar-cheologia industriale cagliaritana che ri-porta al progresso economico e all’e-spansione delle atti-vità dei primi del se-colo scorso. Si tratta di uno stabilimento enologico - distilleria a cui negli anni successivi si affianca una vetreria, tanto che è ancora possibile individuare gli antichi forni di cottura del vetro in mattoni rossi refrattari con una interessante architettura a voltina. Il fabbricato su viale Italia è a corte, con torretta annessa, muri ori-ginari in terra cruda e pietra, mentre la torretta “ex Rocca”, sulla Via Ampere, presenta fregi Liberty ed indica ancora il nominativo del primo proprietario, “Stefano Rocca Ancis: produzione vini e spiriti”. A partire dagli anni ’60 lo stabilimento venne abbandonato e lasciato al degrado. La Circoscrizione di Pirri, successivamente, utilizzò gli spazi per attività culturali, quali il teatro dell’Aspis, corsi di pittura e scultura, spettacoli estivi. Il Comune di Cagliari ha re-centemente provveduto al restauro e recupero della struttura, nel rispetto delle sue originarie caratteristiche architettoniche, per of-frire alla popolazione residente e ai turisti un centro polifunzionale per manifestazioni culturali e attività di carattere sociale.

Museo di AquilegiaDal settembre del 2010 il museo è stato trasferito nel Centro Co-munale di Arte e Cultura “La Vetreria” a Pirri. Il museo per l’occa-sione, ha rinnovato l’allestimento con una innovativa esposizione, tracciando un percorso geo-cronologico, legando le vicissitudini geologiche del nostro pianeta con l’evolversi della vita. Le attra-zioni principali sono costituite da uno scheletro di Allosauro (di-nosauro del Giurassico) della lunghezza di quasi 8 metri per 2,5 di altezza; ed uno pterodattilo (rettile volante del Cretaceo) con apertura alare di circa 3 metri. Sono stati ricostruiti anche due diorami tematici, sulla vita nei bo-schi e nelle zone umide costiere. Altre ricostruzioni ambientali, riguardano i fondali tropicali e mediterranei ed una ricostruzione di un evento vulcanico che coinvolse la Sardegna 20 milioni di anni fa.

Viale Italia, Pirri

Vetreria di Pirri e

Museo di AquilegiaBUS 8/M

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112 Cagliari

Via Romagna

Villa ClaraBUS 3/6/M

L’Amministrazione Provinciale di Cagliari, considerata la inadegua-tezza delle sedi attualmente occupate, ha deciso di trasferire la Biblioteca Provinciale di Vico XIV San Giovanni e il Centro Servizi Bibliotecari di via Cadello, nella cosiddetta Villa Clara, posta sulla sommità del parco di Monte Claro, realizzando un progetto di ri-strutturazione e di ampliamento della Villa e dei fabbricati attigui. La Biblioteca Provinciale, istituita a partire dal 1962, è una importante realtà regionale con circa 75.000 volumi di patrimonio editoriale. Dai documenti rinvenuti in archivio, la Provincia dispone della proprietà immobiliare già dal 1889, anno in cui fu registrato il compromesso di vendita, dai fratelli Ruiseco alla Provincia, dell’intera proprietà di 45 ettari distinta, in casa civile (villa), fabbricati rustici, vigneto, mandor-leto, orto, pineta, come descritto nei documenti catastali. Durante la seduta del consiglio provinciale del 17 agosto del 1901, si approvò una prima parte di spesa di lire 500.000, per iniziare la costruzione del nuovo manicomio e acquisire al patrimonio dell’ente la Villa Clara: proprio qui, infatti, nel sito di Monte Claro dove già da un decennio si trovavano distaccati i pazienti, la Provincia di Cagliari aveva deciso di costruire il nuovo ospedale psichiatrico, su suggerimento del prof. Sanna Salaris, primario del reparto psichiatrico del San Giovanni di Dio. Fu incaricato del progetto l’ing. Stanislao Palomba dell’Ufficio Tecnico Provinciale, che scelse la soluzione “a padiglioni”, adatta a gestire meglio i vari stadi della malattia mentale. Nel 1907 i primi padiglioni del manicomio cagliaritano cominciarono a funzionare, rimanendo in attività fino alla chiusura degli ultimi reparti, avvenuta nel 1998, per effetto della cosiddetta legge Basaglia. L’ing. Palomba non fece demolire la Villa, che fu restaurata e destinata ad alloggio del direttore e della sua famiglia. I rustici posti dietro la villa, dove già erano stati ricoverati dei pazienti, furono invece adattati a stalle, magazzini e alloggi della colonia agricola, impiantata allo scopo di consentire la terapia del lavoro ai malati validi e, nel contempo, di costituire un mezzo di auto sostentamento per il manicomio.

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113monumentiaperti

Villa di tigellio

Il complesso noto con il nome di Villa di Tigellio perché origina-riamente attribuito al cantore omonimo, contemporaneo dell’im-peratore Augusto e noto per la sua ricchezza e per le sue strava-ganze, è in realtà un lembo di un elegante quartiere residenziale della Karales romana, sorto alla fine del I sec. a.C. e frequentato, con varie trasformazioni fino al VI-VII d.C. Sono attualmente visi-bili i resti di tre abitazioni adiacenti affiancate ad uno stretto vicolo che le separa da un area in cui sorgeva il complesso termale, di cui sono conservati i resti del pavimento del calidarium. Le tipologie edilizie, in parte condizionate dall’andamento del decli-vio roccioso sul quale i vari ambienti si disponevano a più livelli, richiamano quelle della domus romana, articolata longitudinal-mente in vani la cui disposizione e funzione obbedivano a canoni ben determinati. Nelle domus cagliaritane è ben riconoscibile l’a-trio, in cui l’impluvium, sorretto da quattro colonne, consentiva la raccolta dell’acqua piovana in una cisterna posta al di sotto del pavimento, e, comunicante con l’atrio, il tablino, sorta di studiolo di pertinenza del padrone di casa. Piccoli ambienti destinati alla notte, i cubicola, erano disposti ai lati o posterormente all’atrio. È più difficile individuare gli ambienti posti nella parte retrostante delle tre domus, in cui più drastiche sono state le trasformazioni ed i riadattamenti. Gli scavi, effettuati in varie riprese a partire dal secolo scorso, avevano restituito decorazioni murali e mosaici pavimentali di pregio, da cui erano derivate, a due delle domus, le denominazioni di “casa degli stucchi” e “casa del tablino dipinto”. Attualmente sono visibili alcuni frammenti di affreschi, un lembo di mosaico pavimentale policromo, un pavimento costruito nella tecnica dell’opus signinum, con tessere in marmo bianco inglo-bate nel coccio pesto.

Via Tigellio BUS 1/10

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Vico XII S. Giovanni, 1a

La villa Vivaldi Pa-squa, il cui primo impianto risale alla fine del ‘700, sorse nei pressi dell’anti-co convento di San Mauro, nel quartie-re di Villanova. Nel 1799, il proprietario, Pietro Vivaldi Zatrillas, marchese di Trivigno Pasqua, dichiara “un giardino per dipor-to d’estensione uno starello (4000 mq) di terreno, piantato ad agrumi”. In un atto notarile del 1801 il marchese elenca dei lavori nel giardino e nella villa che pos-siede a Villanova in località Su Lioni. La

famiglia Vivaldi Pasqua, di origine genovese, si era trasferita in Sardegna alla fine del 1600 per gestire - tra le altre - la tonna-ra di Portoscuso e la peschiera Pontis nell’oristanese. La villa fu probabilmente una residenza di villeggiatura e di caccia, e forse ospitò un’attività di tessitura della seta. Acquistata dall’industriale Marino Cao negli anni ’40, insieme all’adiacente villa Calvi (XIX secolo), fu negli anni ’70 oggetto di un accurato restauro da parte della figlia Rosabianca, attuale proprietaria. Il giardino è diviso in una parte bassa, anticamente destinata ad orti, e una pensile, raccordata da una scala a doppia rampa. Nella parte inferiore del giardino si possono ammirare gli archetti pensili della chiesa romanica di san Bardilio, demolita nel 1929. Il giardino pensile è incorniciato da una scenografica gloriette e da due quinte mura-rie, che gli conferiscono l’aspetto di una grande stanza all’aperto. La facciata della villa è in stile tardo settecentesco. Sulla porta di accesso un bassorilievo raffigura un moro in catene che si dibatte tra le onde, riferimento ai possedimenti dei Vivaldi di Portoscuso, e alle lotte contro gli arabi. Lo stemma dei Vivaldi Pasqua è inve-ce collocato al piano nobile. Nella sala interna sono conservate le pitture murarie originarie, a motivi fitomorfi con uccelli. L’antica scuderia, oggi sala banchetti e ricevimenti, ha cinque campate con volte a pseudo vela in mattoni a vista e pilastri in tufo bianco.

Villa Vivaldi PasquaBUS 6/M

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115monumentiaperti

A.C.I.F. Associazione Culturale Italia-FranciaA.C.I.T. - Cagliari onlus Associazione Culturale Italo-TedescaA.N.F.I. (Associazione Nazionale Finanzieri d’Italia)ACHENTANNOSAfroditeAIDOS SardegnaALLIANCE FRANCAISEAMBIENTESARDEGNAAmici della MUSICAAMICI DI SARDEGNAANAMNESYS srlANFFAS Onlus CagliariARCHIVIO DI STATOArciconfraternita della Ss. Vergine d’ItriaArciconfraternita SS. CrocifissoARTEFICIO ASAP (Associazione Sarda Paraplegici)Associazione Bambini Cerebrolesi SardegnaAssociazione Culturale Il Paese delle MeraviglieAssociazione Culturale MUSICA INSIEMEAssociazione Culturale MUSICA VIVAAssociazione Culturale SA ILLETTAAssociazione ERASMUS CAGLIARIAssociazione Glee’sAssociazione Interculturale NURAssociazione L’Isola che vorreiAssociazione LUNA D’ORIENTEAssociazione Musicale Corale Lorenzo PerosiAssociazione Nazionale Carabinieri - Nucleo Volontari A.N.C.Associazione Nazionale Polizia di Stato-Sez. prov. di Cagliari Associazione per il Parco Molentargius Saline PoettoAssociazione QEDORA Associazione QUISQUEYAAssociazione Sarda CEFALALGICIAssociazione SARDEGNA, L’ ISOLA DEI SARDIAssociazione Storia del REGNO di SARDEGNAAssociazione STORIA DELLA CITTA’Associazione Studium CanticumAssociazione Villa MuscasAzienda Ospedaliero Universitaria CABARVINOK Associazione Comunità Ucraina in SardegnaCasa dei Padri GesuitiCasa Massonica CagliaritanaCattedre di Archeologia Cristiana e MedievaleCentro Scuola LUIGI PIRANDELLOCentro Servizi Cultura Anfiteatro Circolo Didattico Is MirrionisCircolo Didattico Santa CaterinaCircolo Europeo della SardegnaCircolo Speleologico Sesamo 2000CITTA’ DI CAGLIARI Associazione MusicaleCittadinanza Attiva OnlusClub Alpino Italiano - C.A.I. Gruppo Grotte Cagliari Club Modellismo StoricoClub Unesco Cagliari

Partecipano alla

ManifestazioneEnti, Scuole e Associazioni

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Comando Militare Autonomo della Sardegna (Biblioteca militare)Comitato pro Fondazione Aquilegia Museo Storia NaturaleComune di Cagliari Divisione Socio Assistenziale - Direzione Cimiteri Ufficio di Gabinetto del SindacoConservatorio Statale di Musica G.P. DA PALESTRINAConsulta Comunale Associazioni disabili - Comune di CagliariConsulta Provinciale delle persone con disabilità - Provincia di CagliariConvento P.P. DomenicaniConvitto Nazionale scuola MediaCoop. Sociale La Sella del Diavolo OnlusCOOPERATIVA SANT’ELIA 2003Corale Polifonica Santa Cecilia di CagliariCoro Collegium KaralitanumCoro Polifonico Cantores MundiCULTARCH - Architettura e CulturaE.N.S. Ente Nazionale Sordi - Sez. di CagliariEnte Parco Naturale Regionale Molentargius -SalineF.I.D.A.P.A. (Federazione italiana donne, arti, professioni e affari)Fondazione GIUSEPPE SIOTTOFondazione Istituto CARLO FELICEFondazione UMBERTO E MARGHERITAGALLERIA COMUNALEGruppo Scout Agesci CA 3 SAN PIO XGruppo Speleo-Arch. Cavita’ Cagliaritane CagliariGruppo Speleo-Archeologico Giovanni SpanoGruppo Studenti Beni CulturaliGruppo Vocale CANTIGOSI.D.E.A.’S Interaction Design Experience Associatio SardegnaI.N.P.S. Direzione Provinciale CagliariIII Millennio FuturoImago MundiInmediarteIstituto Comprensivo Istituto Comprensivo COLOMBOIstituto Comprensivo Don Milani -TuveriIstituto Comprensivo ELMASIstituto Comprensivo PIRRI 2 (Media Dante Alighieri)Istituto Comprensivo QUARTUCCIUIstituto Comprensivo Spano - De AmicisIstituto Comprensivo Via Stoccolma (Media REGINA ELENA)Istituto Magistrale E. D’ARBOREAIstituto Magistrale F.DE SANCTISIstituto Professionale Alberghiero GRAMSCIIstituto Professionale industria e artigianato MEUCCIIstituto Professionale Sandro PERTINIIstituto Secondario di 1° grado ROSAS QuartuIstituto Statale Istruzione Superiore SERGIO ATZENIIstituto Tecnico Agrario Statale DUCA DEGLI ABRUZZIIstituto Tecnico Commerciale F. BESTAIstituto Tecnico Commerciale LEONARDO DA VINCIIstituto Tecnico Commerciale MARTINIIstituto Tecnico Commerciale MATTEIIstituto Tecnico Geometri O.BacareddaIstituto Tecnico Industriale G. MARCONIIstituto Tecnico Industriale M. GIUA Istituto Tecnico Industriale SCANOIstituto Tecnico Nautico BUCCARIIstituto Tecnico per le Attività Sociali G. DELEDDA Istituzione Nazionale per la Guardia reali tombe del PantheonItalia Nostra sezione di CagliariItinerarte srlItzokor O.N.L.U.S.Liceo Artistico Statale FOISO FOIS

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117monumentiaperti

Liceo Classico e Scientifico San Giovanni BoscoLiceo Classico G.SIOTTO PINTORLiceo Ginnasio Statale G.M. DETTORILiceo Scientifico A. PACINOTTILiceo Scientifico L. B. ALBERTILiceo Scientifico MARCONI San GAVINOLiceo Scientifico PITAGORALiceo Scientifico Statale MICHELANGELOLiceo Scientifico Tecnologico GIUA ASSEMINILUDOHOSPITAL A.O.U 1° Clinica PediatricaMarina Nuovo GiornoMemoriae Milites della Polisportiva Oratorio S.Pio XMuseo Archeologico NazionaleMuseo Ferrovie dello Stato TRENITALIA S.p.A. Nuovo Collegio della MissioneO.R.S.A.C.Opera Sant’EulaliaOrdine dei Santi Maurizio e LazzaroORIENTAREOROFINO VIAGGIPadri Mercedari del Santuario di N.S. BonariaPENTY SERVICE s.a.s.Prefettura di CagliariPROVINCIA DI CAGLIARI Ass. alle Politiche Sociali MEDIAZIONE LINGUISTICA Presidenza PALAZZO VICEREGIO Servizi tecnici e PatrimonioREGIONE SARDEGNA Presidenza della Giunta Ufficio di GabinettoRotaract Club Golfo degli AngeliSardegnavapore - Associazione Sarda Treni StoriciSardinia LivingScuola Elementare paritaria I PiniScuola Elementare RANDACCIOScuola Magistrale N. TOMMASEOScuola Media Statale FOSCOLOScuola Media Statale V. ALFIERIScuola Paritaria Primaria Infanzia LietaScuola Primaria CollodiScuola Primaria Italo StagnoScuola Secondaria I grado Manno - Cima - ConservatorioSIRAI s.n.c. Società Cooperativa LugoriSocieta’ degli Operai di Mutuo SoccorsoSocieta’ di Sant’Anna onlusSorelle PIREDDASovrano Militare Ordine di MaltaT.A.R. SARDEGNA -Tribunale Amministrativo RegionaleTeatro Stabile della Sardegna Unione Italiana dei Ciechi e degli ipovedenti Onlus Università della TERZA ETA’Università degli Studi di Cagliari Facoltà di Architettura - Dipartimento di Architettura Museo sardo di antropologia ed etnografia Dip. di Biologia Animale ed Ecologia Museo Zoologia Dip.Citomorfologia Museo delle Cere Anatomiche C. Susini Dipartimento di Fisica Museo di Fisica di Sardegna Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche Dipartimento Storia, beni culturali e territorio Direzione Relazioni ed Attività Internazionali Orto Botanico Rettorato e Collezione PiloniVilla Vivaldi

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Pag. 3 SalutiPag. 4 Comitato Tecnico CagliariPag. 5 Presentazione 16a EdizionePag. 6 Comitato Scientifico RegionalePag. 7 Saluto degli Assessori RegionaliPag. 8 Informazioni utiliPag. 10 Monumenti in Musica Pag. 12 I racconti di Monumenti ApertiPag. 13 Attività per bambiniPag. 14 Cultura senza barrierePag. 16 Iniziative specialiPag. 18 Gusta la cittàPag. 19 Sentieri (in)interrottiPag. 23 Archivio di StatoPag. 24 Area archeologica e Chiesa di Santa LuciaPag. 25 Auditorium Conservatorio MusicaPag. 26 Basilica di San SaturninoPag. 27 Basilica di Santa CrocePag. 28 Batteria C 135Pag. 29 Biblioteca Militare di PresidioPag. 30 Biblioteca Universitaria e Cappella Figlie San GiuseppePag. 31 Casa MassonicaPag. 32 Castello e Parco di San MichelePag. 33 Cattedrale e Cripta dei SS MartiriPag. 34 Cavità di via Vittorio VenetoPag. 35 Centro della Cultura ContadinaPag. 36 Chiesa della PurissimaPag. 37 Chiesa della SperanzaPag. 38 Chiesa di S. Francesco Stampace (ruderi)Pag. 39 Chiesa di San GiuseppePag. 40 Chiesa di San LorenzoPag. 41 Chiesa e cripte di San LuciferoPag. 42 Chiesa di San MichelePag. 43 Chiesa di San Vincenzo de’ PaoliPag. 44 Chiesa di San Simone e Fattoria Sa IllettaPag. 45 Chiesa di Sant’AlenixeddaPag. 46 Chiesa di Sant’Antonio AbatePag. 47 Chiesa di Sant’Efisio a GiorginoPag. 48 Chiesa di Santa ChiaraPag. 49 Chiesa di Santa LuciaPag. 50 Chiesa di Santa Maria del MontePag. 51 Chiesa di Santa RosaliaPag. 52 Chiesa e Cripta del Santo SepolcroPag. 53 Chiesa, Chiostro e Cripta di San DomenicoPag. 54 Cimitero Monumentale di BonariaPag. 55 Cittadella dei Musei e Fortificazioni Pag. 56 Consiglio Regionale della SardegnaPag. 57 Convitto NazionalePag. 58 Cripta di Santa RestitutaPag. 59 Exma’Pag. 60 MappaPag. 62 Facoltà di ArchitetturaPag. 63 Fortino di Sant’Ignazio

Indice

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119monumentiaperti

Indice Pag. 64 FullonicaPag. 65 Galleria Comunale e Giardini PubbliciPag. 66 Galleria Rifugio Via Don BoscoPag. 67 GhettoPag. 68 Grotta della ViperaPag. 69 Istituto Sacro Cuore, Cappella e Museo PedagogicoPag. 70 LazzarettoPag. 71 Liceo Artistico Foiso Fois, sede San GiuseppePag. 72 Mediateca del MediterraneoPag. 73 Musei Università, Collezione Piloni, Museo Cere SusiniPag. 74 Musei Università, Musei di Fisica e Collezioni LitichePag. 75 Musei Università, Musei di Biologia Animale e GeologiaPag. 76 Museo Archeologico Nazionale Pag. 77 Museo d’Arte Siamese Stefano CarduPag. 78 Museo del DuomoPag. 79 Museo di N. S. BonariaPag. 80 Museo delle Ferrovie dello Stato, TrenitaliaPag. 81 Orto BotanicoPag. 82 Oratorio SS CrocifissoPag. 83 Palazzo Civico e SottopianoPag. 84 Palazzo dell’Università Pag. 85 Palazzo di Città e Museo delle TorriPag. 86 Palazzo FoisPag. 87 Palazzo SiottoPag. 88 Palazzo ViceregioPag. 89 Parco delle RimembranzePag. 90 Parco Autonomia Villa DevotoPag. 91 Parco Naturale Regionale Molentargius e Città del SalePag. 92 Parco di Monte ClaroPag. 93 Percorsi nel Novecento, MediatecaPag. 94 Percorsi nel Novecento, Piazza del Carmine Pag. 95 Percorsi Naturalistico Sella del Diavolo Pag. 96 Percorsi Naturalistico Colle S. IgnazioPag. 97 Pinacoteca NazionalePag. 98 Pozzo di San PancrazioPag. 99 Sale Rappresentanza T.A.R. Pag. 100 Sant’Eulalia Museo del Tesoro e Area Archeologica Pag. 101 Scala di Ferro Pag. 102 Scuola Elementare Carlo FelicePag. 103 Società degli Operai e Società di Sant’AnnaPag. 104 Teatro Civico in CastelloPag. 105 Teatro LiricoPag. 106 Teatro MassimoPag. 107 Tempio Punico RomanoPag. 108 Torre dell’ElefantePag. 109 Torre di San PancrazioPag. 110 Tuvixeddu, necropoliPag. 111 Vetreria di Pirri e Museo di AquilegiaPag. 112 Villa ClaraPag. 113 Villa di TigellioPag. 114 Villa Vivaldi PasquaPag. 115 PartecipantiPag. 120 Calendario Regionale 2012

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