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CONOSCERSI PER COMPRENDERSI La terza cultura dentro la scuola: interculturalità e differenze di genere Monia Andreani Università degli Studi di Urbino Carlo Bo Università per Stranieri di Perugia

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CONOSCERSI PER COMPRENDERSI

La terza cultura dentro la scuola: interculturalità e differenze di genere

Monia Andreani

Università degli Studi di Urbino Carlo Bo

Università per Stranieri di Perugia

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LA TERZA CULTURA

Perché terza cultura: PONTE? COMMISTIONE? DI DUE? INCONTRO DI DUE? ALTRO DAI DUE? Di cosa stiamo parlando? Ideale di

composizione tra tradizioni metodologiche diverse – tra scienza e cultura umanistica ….

La scuola/l’università e la ricerca hanno il compito di fornire griglie interpretative e di comporre le varie tradizioni culturali in modo comprensibile dalle diverse parti in gioco.

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LA TERZA CULTURA Occorre riflettere sulla pluralità delle versioni

del mondo … perché come scrive Salvatore Veca:

“Ciascuna versione del mondo è fatta inter alia di un bel po’ di cose prese a prestito da altre e differenti versioni”. S. Veca, in V. Lingiardi, N. Vassallo (a cura di), Terza cultura. Idee per un futuro sostenibile, Il Saggiatore, Milano 2011.

Inter – alia ….. C’è tutto dentro questa locuzione – in primis c’è….

LA RELAZIONE TRA almeno due … Superare lo scoglio dell’identità culturale

fissa e immutabile e dell’identità di genere determinata

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LA TERZA CULTURA E LA QUESTIONE DELL’ IDENTITÀ

“ Qualche anno fa, mentre tornavo in Inghilterra dopo un breve viaggio all’estero (all’epoca ero direttore del Trinity College di Cambridge), il funzionario dell’immigrazione all’aeroporto di Heatrow, dopo aver accuratamente esaminato il mio passaporto indiano, mi pose un quesito filosofico di una certa complessità.

Osservando il mio indirizzo sul formulario per l’ufficio immigrazione (residenza del direttore del Trinity College, Cambridge) mi chiese se il direttore, di cui io evidentemente ero ospite, fosse un mio caro amico.

Dovetti soffermarmi a pensare, perché non ero del tutto sicuro di poter affermare di essere amico di me stesso” Amartya Sen, Identità e violenza, Laterza, 2006, p. VII.

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CHI È AMARTYA SEN? Chi è per un funzionario dell’immigrazione

che non sa riconoscere in quel signore indiano il premio Nobel per l’economia e un grande personaggio della scienza economica e della cultura: lo vede come un indiano immigrato

Chi è Amartya Sen? Chi è lui? Quale è la sua identità? Perché si tratta di un quesito filosofico? (indiano, inglese, direttore del Trinity College … )

Esempio della carta di identità – riduttività – visione essenzialista e

meramente descrittiva

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CHI SONO IO? CHI SIAMO NOI?

Classificazione e appartenenza – importante fare esempi per comprendere la complessità di questo tema: chi siamo – quando – essere situati in un momento particolare – in uno spazio preciso – considerare il punto di vista e le affiliazioni plurime che forzano una visione univoca dell’identità.

Punto di vista degli altri … chi siamo per loro … e chi sono questi altri che cambiano …

TUTTO E’ RELAZIONE

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CHI SEI TU?DARE IMPORTANZA ALLA DIMENSIONE

INTERSOGGETTIVA RIPORTARE ALLA ESPERIENZA DI CIASCUNO/A LA SUA

PERSONALE DIMENSIONE INTERSOGGETTIVALa narrazione della storia di qualcuno vista

dall’altro “ascoltando dall’altro la storia di quel che gli ho fatto, io posso

acquistare una nuova coscienza di me. Posso riconoscermi come non avevo mai fatto prima (…), l’altro è colui sul quale

le nostre azioni hanno avuto effetto: per questo, se egli racconta la sua storia, racconta anche la nostra”

P. Jedlowski, Storie comuni, la narrazione della vita quotidiana, Bruno Mondadori, Milano, 2000, pp. 123 – 124)

Cavarero, Dennett…

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ULISSE COME MODELLO Ulisse non conosce il suo desiderio di essere

narrato, di entrare in contatto con la sua identità narrabile – sempre da un altro … e lo scopre …

quando alla corte dei Feaci l’aedo narra la storia di Ulisse che ha una fama che giunge “al cielo infinito”, egli si commuove e piange … egli si sente narrare e mentre è in incognito tuttavia così si svela agli altri perché comincia a parlare e a narrarsi: BIOGRAFIA E AUTOBIOGRAFIA

Il paradosso di facebook – ciascuno si narra per stimolare la reazione degli altri? Si esibisce e si espone a quale scopo? Risponde ad un suo bisogno fondamentale, ad un bisogno umano che è potenziato infinitamente e modificato dalla virtualità?

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MULTICULTURALISMO

Come scrive il filosofo Axel Honnett in relazione al contesto multiculturale e alla situazione delle differenze di genere:

“Noi dobbiamo la nostra integrità personale all’approvazione e al riconoscimento degli altri”

Gli altri e le altre sono le persone che incontriamo durante il nostro cammino di crescita e durante tuta la nostra vita

(Fraser, Honnett, Redistribuzione o riconoscimento?, Meltemi, Roma. 2007)

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IL MULTICULTURALISMO PARTE DAL RICONOSCIMENTO

Per questo motivo è importante che ci sia un corretto riconoscimento delle differenze e non un MISCONOSCIMENTO – una identificazione in base a stereotipi o pregiudizi che non prende in esame la persona ma che riguarda il presunto gruppo di appartenenza …

Il riconoscimento – è prima di tutto individuale e poi si allarga a comprendere l’essere situato di ciascuno in una rete di relazioni di appartenenza …

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APPARTENENZA E ALTERITÀ: NOI E LORO

Leggiamo Edward Said:

“E’ sufficiente che “noi” costruiamo questa frontiera nelle nostre menti, “loro” diventano

“loro” di conseguenza, la loro terra, la loro mentalità vengono considerate diverse dalle “nostre”. Così, in una certa misura, le società

moderne e quelle primitive sembrano costruire il loro senso di identità, per così dire, in forma

negativa”Orientalismo, Feltrinelli, 2002, p. 60.

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I filosofi multiculturalisti canadesi (Taylor, Kymlicka) hanno preso in esame la

questione multiculturalista della differenza e hanno elaborato la loro proposta politica a partire dall’esempio delle donne che hanno

rivendicato una differenza in positivo di fronte ad un misconoscimento culturale

all’interno del patriarcato … l’esempio è stato preso dal processo di emancipazione

democratica delle donne come conflitto sociale e politico tra ottocento e novecento in

Europa e Stati Uniti

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IDENTITÀ: LA RELAZIONE TRA LE NOSTRE DIFFERENZE Le affiliazioni multiple e l’appartenenza ad un

mondo globalizzato Sen: “ Io posso essere al tempo stesso

un asiatico, un cittadino indiano, un bengalese con antenati del Bangladesh,

residente in America e in Gran Bretagna, economista, filosofo a tempo perso, scrittore, sanscritista, convinto

assertore del laicismo e della democrazia, uomo, femminista,

eterosessuale, difensore dei gay e delle lesbiche, con uno stile di vita non religioso, di famiglia induista, non

bramino, che non crede nella vita dopo la morte (e nemmeno, nel caso vogliate saperlo, in una vita prima della morte)”

Identità e violenza, Laterza, 2006, pp. 20 – 21.

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ESERCITARSI SULLE AFFILIAZIONI MULTIPLE

A SCUOLA Proporre momenti di confronto a partire dalle

loro affiliazioni multiple e da cosa per loro è significativo rispetto a queste affiliazioni perché così possiamo comprendere come si costruisce anche la rigidità di una affiliazione che diventa un’identità … la terza cultura, essere interculturali significa saper fare questo …

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Importanza delle esperienze dei ragazzi Gruppo dei pari e spinte omologative – tanti

esempi di psicologia sociale – Milgram, Asch (autori)

La solidarietà del gruppo dei pari è importante perché fa sentire invulnerabili – lenisce le paure e la vergogna per le proprie paure

La sottomissione all’autorità è una caratteristica della vita comune – fiducia in un leader che si presenta invulnerabile rende più forti le persone fragili – ed è una linea vincente – soprattutto in momenti di transizione personale – culturale -sociale …

Paure, virtù a cui sono attenti, figure simboliche di riferimento (chiedere – cercare di trovare un aggancio con le loro passioni culturali)

METODI QUESTIONARIO (BRAINSORMING) SIMULAZIONI

Percorsi di maschilità e di femminilità lavorarci

FARE ESEMPI E SPIEGARE PERCHE’

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Due esperimentiEsperimento di Milgram in P. Zimbardo,

L’effetto Lucifero: cattivi si diventa?, Cortina, Milano, 2008

Maestra dice che i bambini dagli occhi azzurri sono superiori rispetto a quelli dagli occhi castani – si sviluppa un atteggiamento gerarchizzante e crudele contro i bambini dagli occhi castani.

Poi la Maestra cambia e dice che non è più vero – ora sono i bambini dagli occhi castani ad essere superiori – il comportamento si rovescia e sembra che i bambini dagli occhi castani non abbiano imparato niente dalla loro precedente esperienza di sofferenza;

INVULNERABILITÀ - VULNERABILITÀ

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Adulti: Esperimento della prigione di Stanford

(Zimbardo) I soggetti a cui casualmente venivano

assegnati ruoli di carcerieri e carcerati cominciavano a comportarsi in conformità – i carcerati diventavano depressi e passivi – i carcerieri – usavano il loro potere – stigmatizzavano e umiliavano .

Esempio del film L’Onda – utile per comprendere il possibile esito di esperimenti di questo genere.

Racconto di Elsa Morante – Un uomo senza carattere

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CASO DA DISCUTERE: LA CLASSE DI SOLI STRANIERI A BOLOGNA

BOLOGNA - ”Una classe prima, alle medie, di soli stranieri: venti ragazzi di nazionalità diverse, dagli undici ai tredici anni. Studenti cinesi, indiani, egiziani, polacchi, ucraini, filippini. Non un solo italiano. La classe è partita quest’anno all'istituto Besta, scuola della prima periferia di Bologna, da sempre di frontiera nell’integrazione. Ed è scoppiato il caso. “Così si rischia il ghetto, siamo contrari alle classi differenziali”, si arrabbia il presidente del consiglio di istituto Roberto Panzacchi in una lettera firmata e condivisa da altri quattro genitori rappresentanti. “E’ un arretramento pedagogico e culturale” … (da Repubblica on line)

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BOLOGNA (Repubblica on line) le classi-ponte: sono discriminatorie

Sul caso delle medie con lezioni solo per immigrati, interviene l'Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione: servono aule miste e soldi per progetti extra. Le classi-ponte, anche se temporanee, sono discriminatorie. L'associazione non ha dubbi, le classi alternative e differenziate "non sono un'azione positiva volta ad agevolare l'inserimento e la riuscita scolastica degli alunni immigrati, ma può piuttosto esserne di detrimento e costituire pertanto una misura discriminatoria".

…..

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Sempre da Repubblica:

La bocciatura dell'Asgi si basa su diverse motivazioni: non solo le classi ponte possono contribuire al rafforzamento "dello stereotipo dell'alunno straniero come fonte di difficoltà per la realizzazione del percorso educativo", ma non è vero che le aule di soli alunni stranieri "favoriscono un più agevole processo di apprendimento della lingua italiana". Perché la separazione lascia l'insegnante come unico riferimento

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Immediata anche la risposta del responsabile scolastico: “Non è nata affatto come classe ghetto, ma, al contrario,è stata istituita per integrare, per dare una classe a ragazzi arrivati ad agosto in Italia e per evitare l’abbandono scolastico”.

Una soluzione dell’ultim’ora per dare possibilità di inserimento a ragazzi giunti in Italia quando le classi per il nuovo anno accademico erano già formate, insomma. : “Gli studenti della classe sperimentale fanno diverse materie coi compagni delle altre classi, mangiano insieme e partecipano alle uscite assieme agli altri”.

Dal Corriere Università (on line)

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La mia domanda è: nessuno ha scritto se ci sono solo studenti o anche studentesse – come se gli stranieri di diverse nazionalità fossero asessuati … e fossero significative solo le nazionalità –

Come se a scuola si imparasse solo l’italiano

Quali sono le affiliazioni multiple?

quali sono le possibilità di comprendere la complessità della nostra cultura e la forma dinamica della nostra lingua? Quale è la prospettiva di confronto?

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ALTRO CASO DA DISCUTERE: Pisa (RILEVAZIONE SULLA VALUTAZIONE DEI

SISTEMI SCOLASTICI SULLA BASE DEGLI STUDENTI IMMIGRATI)

1. studenti immigrati, provenienti dallo stesso paese, hanno risultati scolastici molto diversi all’interno dei diversi sistemi scolastici dei paesi in cui vengono accolti; 2. le differenze dei risultati degli studenti immigrati e dei nativi, che appartengono a background socio-culturali simili, sono più contenute nei paesi le cui scuole accolgono molta popolazione immigrata e dove, la diversità tra studenti, non riguarda lo status d’immigrato, ma lo status socio-economico. 

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Nei paesi che hanno svolto l’indagine PISA OCSE dal 2000 al 2009 la popolazione scolastica di 15 anni di età immigrata è passata dall’8 al 10% – come dato medio – ma in alcuni paesi questi studenti rappresentano il 5% e più della popolazione scolastica (si fa notare che in Irlanda, Liechtenstein, Nuova Zelanda, Federazione Russa, Spagna e Usa la percentuale varia tra l’8 e il 30%; in Canada, Grecia e Italia nello stesso periodo si è passati dal 3 al 5%). 

Secondo i dati PISA gli studenti provenienti dallo stesso paese e con background socio-culturale simile, a 15 anni, raggiungono risultati molto diversi a seconda del paese ospitante

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Qualche esempio: un giovane originario della Federazione russa, che vive in Finlandia, Germania e Israele, raggiunge un punteggio pari alla media Ocse, mentre se vive in Croazia ottiene 30 punti in meno e 50 se vive in Grecia. 

Gli studenti italiani che vanno in Croazia, Germania e Svizzera si fermano a 20/26 punti sotto il punteggio medio OCSE; mentre in Lussemburgo si collocano addirittura sotto di 55 punti. 

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Meno significativo come fattore che aiuta i processi di integrazione (questo è il termine usato dal focus OCSE PISA) sembra essere lo sviluppo, in ambito educativo, di azioni che tengano conto della cultura d’origine degli studenti immigrati, poiché anche all’interno della popolazione immigrata si registrano differenze di status socio-economico. In generale si può dire che alcuni sistemi riescono a gestire le differenze meglio di altri. Gli studenti immigrati sembrano, infatti, avere risultati migliori in sistemi scolastici che accolgono un maggior numero di studenti immigrati e dove questi appartengono a diversi status socio-economici, così come accade a tutti gli altri studenti. 

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Molti genitori iscrivono i loro figli alle scuole private internazionali in cui entrare in contatto con molte differenze culturali e in cui imparare in modo più corretto e fluido e quotidiano le lingue straniere … e non solo l’inglese … oggi chi non conosce l’arabo o il cinese non può occuparsi di carriera diplomatica … ma noi questo lo immaginiamo a scuola?

Perché allora abbiamo paura o non sappiamo come gestire una scuola pubblica davvero internazionale? In cui molte lingue e molte possibilità di confronto sono date ai nostri figli? Il rischio della ghettizzazione è dato dal misconoscimento della differenza che è patrimonio della nostra esperienza di vita e

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LAVORARE SULLE DIFFERENZE E SULLE RELAZIONI TRA DIFFERENZE …

Punto di connessione la questione di genere:

Classi tutte maschili e classi tutte femminili; Classi prevalentemente maschili o femminili

con studenti immigrati;

Lavorare in ogni contesto possibile sulla dimensione delle affiliazioni multiple a

partire dalla differenza di genere

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LE MAPPE DEGLI STEREOTIPI

Yanko Tsvekov è un illustratore e designer bulgaro residente a Londra, famoso in tutto il web per avere avuto un'idea geniale nella sua incredibile schiettezza e semplicità:

Tsvekov non ha avuto bisogno di inventarsi un modo visto per stereotipi, ha solo raccolto tutti i principali pregiudizi che una parte del mondo ha nei confronti delle altre.

Ha dato vita all'eccezionale progetto “Mapping Stereotypes” …

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"Gli individui disuguali (e non sarebbero individui diversi se non fossero disuguali) sono misurabili con uguale misura solo in quanto vengono sottomessi a un uguale punto di vista, in quanto vengono considerati solo secondo un lato determinato: per esempio, nel caso dato, come operai, e si vede loro soltanto questo, prescindendo da ogni altra cosa“

Karl Marx, Critica al programma di Gotha, 1875

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UN PUNTO DI VISTA E’ COMUNE A TUTTI/E LA LORO/NOSTRA DIMENSIONE DI GENERE Viviamo tutte e tutti immersi in una cultura stereotipata

incentrata sulle differenze di genere indipendentemente dalla cultura di appartenenza, siamo in una cultura che è fortemente stereotipata sul genere e che mette in scena una eccessiva sessualizzazione della relazione tra ragazzi e ragazze.

Come scrive lo scrittore franco libanese Amin Maalouf:

“benché non sia ovviamente l’ambiente sociale a determinare il sesso, è esso comunque a determinare il senso di questa appartenenza; nascere donna a Kabul o a Oslo non ha lo stesso significato, non si vivono allo stesso modo la propria femminilità…” (L’identità, Bompiani, 2005)

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E IN ITALIA?

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Le immagini che oggettivano la donna, identificando le caratteristiche sessuali del

suo corpo con la persona intera, sono ancora oggi molto diffuse – tanti pubblicitari usano

ancora il legame tra corpo femminile e oggetto da vendere.

Quando si utilizza il corpo dell’uomo quello che cambia è che al “pacco” viene dato un valore

in sé – mentre nel caso delle donne il bene pubblicizzato è l’oggetto richiamato

dall’allusione volgare …

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I professionisti che si occupano di televisione, pubblicità o media, sono tutti uomini pervertiti o nemici delle donne?

No

Ci sono donne che non trovano gravi e pericolose queste immagini?

Quali meccanismi sono messi in gioco nella scelta di una pubblicità?

STEREOTIPI di genere a cui tutti e tutte noi siamo esposti

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Possiamo parlare di stereotipo quando le nostre emozioni, i nostri giudizi di valore e i

nostri atteggiamenti, intesi come disposizioni ad un agire corrispondente, non si rapportano a esperienze fatte riguardo ad un certo fenomeno, ma sono una reazione

ad una “categoria” senza esperienza empirica.

Per esempio, basta fare riferimento alle categorie del maschile e del femminile per avere tutta una serie di rappresentazioni

mentali ed aspettative diverse nei loro riguardi.Si tratta dell’aspetto simbolico e culturale analizzabile attraverso il

CONCETTO DI GENERE

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Joan W. Scott (1986) mette in guardia contro un uso semplicemente descrittivo del concetto di gender inteso come costrutto culturale e sociale del concetto biologico di sesso.

«L’uso di genere pone in evidenza un intero sistema di relazioni che può includere il sesso, senza però esserne direttamente determinato e direttamente determinare la sessualità» (Scott, p. 314)

Questo significa che quando si utilizza il concetto di gender si fa riferimento a qualcosa di diverso dalla categoria biologica di sesso, e non è corretto teoricamente utilizzare sesso e gender o genere come se fossero sinonimi.

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Erroneamente:

Si usa genere spesso per sesso

Si usa genere spesso semplicemente per donne

Si usa genere spesso indifferentemente per donne e uomini come se fosse un nuovo concetto neutro da sostituire a “uomo” e “umanità”.

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Leggiamo il Devoto-Oli alla voce GENERE

“Il maschile e il femminile, intesi come risultante di un complesso di modelli culturali e sociali che caratterizzano ciascuno dei due sessi e ne condizionano il ruolo e il comportamento”

CENTRALE È LA RELAZIONE

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BREVE STORIA DEL CONCETTO DI GENDER La filosofa ed epistemologa femminista Donna

Haraway (1987) rintraccia la genesi del termine nei documenti di una équipe scientifica dell’Università della California a Los Angeles dedicata allo studio dell’esperienza di vita delle persone transessuali e nominata “Gender Identity Research Project” del 1958.

Il concetto di gender dal suo primo utilizzo è contrapposto al termine “sesso” inteso come normatività biologica – il genere non è il sesso.

Nello studio sull’identità di genere erano indagati i condizionamenti psicologici e sociali che non erano spiegabili dal solo aspetto naturale e statico della differenza biologica tra uomini e donne.

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IL GENERE DIVENTA UNA CATEGORIA ANALITICA CHE SI DOMANDA:

Che cosa spinge una persona che è nata maschio biologicamente a volere diventare una donna? Che tipo di identificazioni con il femminile simbolico e con quello sociale? Che tipo di mancata o rifiutata identificazione con il maschile simbolico e sociale?

Non si tratta di omosessualità!

Si tratta di ragionare attorno alla articolazione vivente nella pratica di vita quotidiana di una serie di condizionamenti culturali che sono segnati dal genere.

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DIVENTARE DONNA

“Innanzitutto cosa è una donna? «Tota mulier in utero: è una matrice», dice qualcuno. Tuttavia parlando di certe donne, gli esperti decretano «Non sono donne», benché abbiano un utero come le altre. […] ci esortano «siate donne, restate donne, divenite donne”

Dunque non è detto che ogni essere umano femmina sia una donna” Simone de Beauvoir, Il secondo sesso, 1949

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“La donna ha delle ovaie, un utero; ecco le condizioni particolari che la rinserrano nella sua soggettività: si dice «pensa con le sue ghiandole». L’uomo dimentica superbamente di avere un’anatomia, che comporta ormoni e testicoli. Egli intende il proprio corpo come una relazione diretta e normale con il mondo che crede di afferrare con la sua oggettività”

L’oggettività di cui è capace in quanto uomo? - S. De Beauvoir, Il secondo sesso, 1949

Diventare donne e diventare uominiAttraverso la relazione 47

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Donne non si nasce ma si diventa – ecco la cifra del saggio di Simone de Beauvoir – si diventa donne attraversando una completa articolazione simbolica che la filosofa chiama “eterno femminino” e che concerne una continua e ripetuta identificazione con una serie di modelli di femminilità e con una serie di valori simbolici designati principalmente dalla mancanza di: RAGIONE, OGGETTIVITÀ, AFFIDABILITÀ … E OGGI? COSA È CAMBIATO?

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Gli studiosi nord americani studiando non l’aspetto simbolico e culturale dal punto di vista teorico – rispetto a come si diventa donna – ma l’aspetto personale e di esperienza di vissuto di un gruppo di persone – hanno raggiunto l’obiettivo di dimostrare che DONNE E UOMINI SI DIVENTA e hanno isolato il concetto operativo per analizzare come questo processo avviene: questo concetto è il GENERE

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Joan W. Scott nota che nella storiografia statunitense negli anni ’70 e ’80 quando si analizzavano le differenze tra donne e uomini si utilizzava una triade concettuale composta da: genere, razza e classe sociale. E mentre il concetto di classe aveva una solidità teorica quelli di razza e genere erano teoricamente deboli.

Secondo Scott il genere deve avere una base teorica solida e fondativa del suo utilizzo empirico, come categoria analitica deve assumere una valenza teorica ben definita.

Per raggiungere questo obiettivo J. Scott procede attraverso una ricognizione degli usi più frequenti di tale concetto da parte delle diverse discipline.

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In tutti gli usi del concetto di gender presi in esame da Scott emergeva la necessità di spiegare l’origine delle disuguaglianze tra donne e uomini:

In relazione allo svilupparsi delle società patriarcali: in che modo gli uomini imponevano società in cui le donne erano subordinate?

In relazione alle disuguaglianze nel mondo del lavoro: in che modo le donne avevano un accesso più difficile, una collocazione e una retribuzione disuguali rispetto agli uomini?

In relazione alla costruzione identitaria del soggetto sessuato: in che modo uomini e donne sono socializzati in modi definiti e differenti?

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Scott invita ad utilizzare la categoria di genere non per risalire all’origine dei fenomeni da analizzare, ma per analizzare i fenomeni stessi mettendo in risalto come avvengono, si strutturano i processi di costruzione e di affermazione delle disuguaglianze tra maschile simbolico e femminile simbolico e poi tra uomini e donne all’interno dei fenomeni stessi che sono analizzati volta per volta.

Gli uomini che non corrispondono e non riproducono le categorizzazioni del maschile simbolico sono MENO uomini = più femminilizzati;

Le donne che non corrispondono e non riproducono le categorizzazioni del femminile simbolico o eterno femminino sono MENO donne, meno femmine e scimmiottano il MASCHILE

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Attraverso il genere si deve porre la domanda sul “come” piuttosto che la domanda sul “perché” certi fenomeni accadono e non andare alla ricerca delle origini delle disuguaglianze ma studiare le concatenazioni simboliche, culturali e sociali presenti in maniera occulta o altrimenti invisibile nel fenomeno, che, tuttavia interagiscono tra di loro.

E se ci troviamo in una classe maschile occorre lavorare non sulla femminilità ma sulla mascolinità, come dimensione di genere costruita socialmente … in una classe mista sulla relazione tra due costruzioni culturali in relazione, come sono in relazione le culture

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Lavorare sulla identificazione che li accomuna – la mascolinità e la femminilità – far emergere gli stereotipi e poi analizzare la dimensionalità di genere delle valorizzazioni delle caratteristiche divise per genere …

METODI Lavorare sui ruoli di genere e sulle relazioni

– metodi – questionario, brainstorming… (COSA LEGGONO, COSA GUARDANO, COSA INTERESSA LORO, VIDEOGIOCHI, FILM, SERIE TELEVISIVE)

role play – Libro Andreani, Vincenti, Coltivare la differenza, Unicopli 2011, SCHEDA METODOLOGICA

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ROLE PLAY

Ricomporre la relazione tra l’io e l’altro … simulare situazioni di conflitto mettendo a fuoco le identità – lavorando sui processi che costruiscono una identità all’interno di un gruppo – mettersi nei panni dell’altro in modo complesso significa reinventarsi in un gioco che comprende tutti gli altri.

Costruire una griglia perché ciascuno/a sia capace di farsi il suo personaggio e poi mettere ciascuno all’interno di una storia conflittuale … l’apertura nel quartiere di una macelleria islamica, l’apertura di un bar gay friendly, la costruzione di un minareto …

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COME CI VEDIAMO TRA DI NOI?

Il ragazzino

timido che si

mostra innamorato

ma poi equipara

l’amore della

ragazza ad una

cosa

che desidera

RAGAZZA

=

PATATINE

AMORE

=

BENESSERE

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QUESTA IMMAGINE CAMBIA IL TARGET, SI FA PORTATRICE DI UNA IRONIA CHE MOSTRA LO STESSO SENSO, MINIMIZZATO NELLA PRECEDENTE IMMAGINE: LA DONNA È OGGETTIVATA

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LE DONNE DEVONO PRENDERE I PANNI MASCHILI SE VOGLIONO ESSERE CREDIBILI E GLI UOMINI CHE NON CORRISPONDONO ALLO STEREOTIPO DI GENERE DELL’UOMO VIRILE E POCO GENTILE - SONO CONSIDERATI OMOSESSUALI – QUINDI MENO UOMINI

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LE DONNE SONO SEMPRE OGGETTI COMPONIBILI E SCOMPONIBILI

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Le donne si sono mascolinizzate? Gli esiti più superficiali e meno contrastati della liberazione dei costumi degli anni Settanta hanno reso possibile una acquisizione del simbolico maschile in certi ambiti sociali (maggiore sicurezza e controllo della propria immagine, maggiore attività e minore passività sociale, apertura di carriera a certe professioni maschili) – le donne, tuttavia non hanno avuta riconosciuta pienamente la loro differenza in positivo – le femministe sono state demonizzate dalla società – proposte come delle brutte donne, indesiderabili, zitelle, acide – lo stereotipo della donna che odia il maschio perché da lui rifiutata a causa di difetti fisici – non corrisponde all’immagine desiderata.

La femminista diventa o la brutta donna senza possibilità di successo con gli uomini, oppure la donna frigida sessualmente che vuole appropriarsi di spazi intesi come spazi maschili = mascolinizzazione (in società, nel mondo del lavoro, in politica)

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Come scriveva De Beauvoir – di fronte al pericolo della perdita di femminilità la società interviene con gli appelli –

Restate donne! Diventate donne! L’ottica è sempre rimasta quella del maschio

eterosessuale – ogni cambiamento è stato interpretato come un avvicinamento al modello o in senso ridicolo o in senso di furto di una prerogativa.

La donna che lavora e che vuole farsi rispettare per la sua bravura è la frigida che vuole fare carriera – è come un uomo – anzi è peggio di lui – perché ne usurpa il ruolo, è brava ma non bella.

la donna può fare carriera lo stesso se è compiacente o in senso sessuale o se corrisponde allo stereotipo della brava moglie e madre – sempre se la sua carriera è accolta dal potere maschile reale e

simbolico – se è fortunata fa carriera e rimane donna!

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IL BACKLASH Secondo la giornalista e scrittrice Susan

Faludi (1991), negli Stati Uniti si è verificato un vero e proprio attacco contro le donne che si erano liberate negli anni ‘60 e ’70 – un attacco diretto alle proposte di una articolazione tra due differenze agite in senso positivo da donne e uomini.

La guerra al femminismo è stata una guerra per il ripristino di una gerarchia simbolica – le donne potevano mascolinizzarsi (avere più spazio se si comportavano come uomini) se compiacevano il maschile, ma non essere diverse nella loro femminilità e nelle loro relazioni di genere.

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Per questo l’immagine e il sex appeal sono diventati molto importanti e la violenza verbale e culturale nei confronti delle donne che non corrispondono ad un modello di bellezza e di coltivazione dell’immagine stereotipata ha assunto una dimensione consistente –le invitate ai talk show che siano intellettuali o rappresentanti politiche sono spinte a mostrare sempre di più la loro avvenenza e femminilità.

Le donne, anche se intelligenti, devono mostrarsi belle e piacenti – altrimenti cadono sotto la scure della violenza verbale;

Gli uomini – non di potere – i giovani che appaiono in televisione – devono essere alla stessa stregua belli e mostrarsi nelle loro nudità perfette – sono femminilizzati simbolicamente.

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Negli Stati Uniti dopo l’11 settembre la guerra alle donne si è rinforzata - si è tornati a proporre il modello del “maschio alfa”, il virile salvatore della patria e congiuntamente si sono individuati, tra gli imputati simbolici del pericolo occorso dalla Nazione, alcuni modelli maschili poco virili, che hanno impoverito gli uomini della “purezza della loro essenza” – i maschi poco virili sono femminilizati e per questo hanno portato la Nazione alla riduzione a vittima, l’hanno indebolita, resa fragile al nemico (tutte caratteristiche simboliche femminili).

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Il modello nel quale sono cresciute le generazioni degli ultimi quaranta anni nell’Occidente ricco e liberale è fortemente segnato da processi di individualizzazione e di rottura di forme di solidarietà e di riconoscimento collettivo - che hanno prodotto, secondo la puntuale analisi politica di Elena Pulcini, una forma di soggettività globalizzata, articolata in un io che è allo stesso tempo: consumatore, spettatore, creatore – e simbolicamente maschilizzato – ora in crisi.

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« da un lato l’individuo consumatore e l’individuo spettatore che si delineano in corrispondenza della globalizzazione economica e delle nuove sfide globali e che sono caratterizzati da atomismo e indifferenza, edonismo e conformismo, passività e insicurezza; dall’altro, l’individuo creatore, il quale, spinto da una coazione al fare alimentata dalla globalizzazione tecnologica, ha smarrito, insieme alla progettualità […] il senso e lo scopo dell’agire, finendo per ledere i suoi stessi interessi e per mettere in pericolo la sopravvivenza dell’umanità e del mondo» (Pulcini, 2009, p. 13).

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LE POSSIBILITÀ DELLA SCUOLA – INTERVENIRE NEI PROCESSI DI INDIVIDUALIZZAZIONE – IL VALORE DELLO SCAMBIO – PERCORSI DI IDENTIFICAZIONE DI GENERE

All’interno di una mancanza cronica di autorità che è molto forte nelle relazioni con le nuove generazioni e che coinvolge (famiglie, scuola) e che in un rapporto tra insegnante e studente potrebbe essere formulata così: “Mi devi ascoltare e rispettare semplicemente perché io sono responsabile di questa relazione”, interviene la tentazione dell’autoritarismo, che può confezionarsi sia come coercizione che come una qualsiasi proposta commerciale – secondo schemi dettati dal marketing che governa i media.

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Facciamo un esempio: una scuola e quindi un insegnante può cercare l’attenzione degli studenti utilizzando tecniche di seduzione, portando la relazione in una dinamica di vendita-acquisto, e lo studente ascolterà fino a quando il prodotto sarà appetibile.

Io ti propongo questo che ti servirà per fare quest’altro, sei d’accordo ad acquistarlo (simbolicamente)? Avrai questi risultati e questo tornaconto, non te ne pentirai – anzi riuscirai ad entrare in quell’ambito lavorativo che è il massimo a cui si possa aspirare.

Se questa strategia fallisce? Come ristabilire la relazione?

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Può intervenire l’opzione coercitiva, alla quale i giovani risponderanno con una ribellione in ambito relazionale.

Gli psicanalisti francesi Benasayag e Schmitt così scrivono: «Il principio di autorità si differenzia dall’autoritarismo in quanto rappresenta una sorta di fondamento comune ai due termini della relazione, in virtù del quale è chiaro che uno rappresenta l’autorità e l’altro ubbidisce; ma allo stesso tempo è convenuto che entrambi ubbidiscono a quel principio comune che, per così dire, predetermina dall’esterno la relazione. Il principio di autorità è quindi fondato sull’esistenza di un bene condiviso, di un medesimo obiettivo per tutti …

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Io ti ubbidisco perché tu rappresenti per me l’invito a dirigersi verso questo obiettivo comune, perché so che questa ubbidienza ti ha permesso di diventare l’adulto che sei oggi, come io lo sarò domani, in una società dal futuro garantito» (2009, pp. 27-28).

Ma oggi il futuro non è garantito – non un futuro concentrato sui termini DI SVILUPPO

CRISI è la parola che ci inquieta e che continuiamo a pronunciare e la sua

mancanza di contorni precisi POSITIVI o NEGATIVI

incide sul rapporto con i giovani Che cosa c’entra il genere?

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La crisi incrementa un senso di passività e di mancato controllo su una prospettiva di futuro – per i giovani adolscenti questo è un peso quasi una minaccia – la passività, la mancanza di potere, il senso di eterna adolescenza … sono tutti elementi simbolici che attengono al FEMMINILE, tuttavia la mancanza di una spinta collettiva verso un futuro migliore, l’assenza di un modello o di ideologie, l’individualismo dei new media e dei social network impoverisce le relazioni - ma i modelli culturali di genere sono RAPPRESENTATI IN MODO FORTE E TRADIZIONALE – la reazione è una confusione nei percorsi di maschilità e di femminilità.

Il rischio è un aumento della VIOLENZA di GENERE tra gli adolescenti.

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Dall’altro lato è ormai chiaro che il modello sociale in crisi – una mascolinità rappresentata come vincente ma accessibile solo a pochi uomini di potere che possono permettersi tutto – ha scatenato una violenta reazione proprio tra coloro che sono maggiormente deboli nella loro identità maschile, in particolare i più giovani già sottoposti allo stress dei mutamenti sociali e generazionali. E così si sono incrementate forme di violenza di genere molto pesanti perpetrate da giovani e giovanissimi, spesso a danno di ragazze coetanee o di altre donne considerate socialmente svantaggiate, come le prostitute, le donne straniere e sole, oppure contro uomini visti come troppo “femminili” – principalmente omosessuali o transgender.

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Queste forme di violenza possono essere anche agite da ragazze che si sentono spinte verso un modello simbolico vincente – quello maschile inteso come FORTE, VINCENTE perché VIOLENTO

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LE RAGAZZE POSSONO ESSERE VIOLENTE COME I RAGAZZI E NON SEMPRE LA MASCOLINIZZAZIONE E’ FISICA MA SPESSO È SIMBOLICA

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ULTIMO CASO: I compagni postano le sue foto osé sul

Web: studentessa ora rischia di dover abbandonare la scuola a Prato

Intanto, però, la scuola avrebbe invitato la studentessa a lasciare l’istituto; non si tratterebbe di una sospensione, ma di una valutazione maturata in seguito all’esame dell’andamento scolastico della giovane: “La ragazza non è sospesa e nemmeno ufficialmente ritirata — ha affermato una responsabile dell’Istituto — e, se volesse, lunedì potrebbe anche venire a scuola. Però con la famiglia abbiamo concordato che, guardando anche l’andamento scolastico della ragazza, fosse meglio per lei indirizzarla verso un percorso professionale”. PERCHÉ?

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Come lavorare a scuola con il genere

Esiste una gerarchia disciplinare – il valore dei saperi?

Sì (i saperi scientifici, tecnici e logici hanno più valore oggi)

Interviene il genere nei programmi scolastici? Sì

“Come si apprende”: I metodi sono segnati dalla simbolica del genere?

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GERARCHIA DEI SAPERI

Evelyn Fox Keller ha elaborato una ipotesi di lettura della storica minore presenza delle ragazze nelle facoltà scientifiche.

La distinzione tra le scienze pure, e sperimentali considerate HARD (forti, attive e vincenti, oggettive, simbolicamente maschili) e le scienze umane considerate SOFT (deboli dal punto di vista epistemologico – non sperimentali o spurie, orientate alla considerazione di aspetti più legati alla vita umana, alle relazioni, quindi più femminili) …

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Siamo sul piano simbolico perché se scendiamo a vedere la presenza di uomini e donne in tutto il sapere articolato dalle diverse discipline il conto è chiaramente impari – la filosofia, la storiografia e la storia, la pittura, la scultura, la musica, la letteratura e non solo la matematica, la fisica, la biologia … sono piene di grandi uomini e contano o piccole donne o poche grandi donne, fortuitamente riuscite ad emergere e a mostrare il loro talento.

Su questo punto vale ancora oggi la considerazione di Virginia Woolf:

“Sarebbe stato completamente impossibile che una donna scrivesse i drammi di Shakespeare ai tempi di Shakespeare” Una stanza tutta per sé

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Il punto però non è solo legato alla presenza fisica delle donne nelle carriere intellettuali del passato o del presente – si tratta di comprendere il peso simbolico che ha avuto il maschile e che ha ancora oggi nella gerarchia delle discipline.

Il potere disciplinare è – come ci ricordava Foucault – uno dei più forti e coercitivi perché arriva all’individuo, lo compenetra formandolo e lo rende docile, lo costruisce attraverso tecniche di sé – come la confessione per il sesso.Il modello del progresso, della ragione

oggettiva, della attività produttiva è MASCHILE, PROMETEICO (imperativo

della modernità capitalista) – la gerarchia dei saperi si è improntata su

di esso e ha definito le priorità il maggiore valore.

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Come scrive Martha Nussbaum – nel suo influente – Non per profitto – il percorso di svilimento degli studi umanistici (letteratura, arte, musica) nel mondo anglosassone (quindi anche in India) è stato definito in base all’assenza o ai bassi livelli di profitto che venivano a sostenere queste scienze umane.

Possiamo allargare il discorso alle scienze SOFT, progressivamente femminilizzate in termini anche di presenza di soggetti che vi operano - che ha prodotto una radicale riorganizzazione dei saperi e della loro governance (anche dentro le scienze soft ci sono gerarchie – l’economia è forte e attiva, oggettiva, la sociologia lo è di meno, più orientata ai soggetti e alle relazioni, meno al profitto in sé).

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Alcuni stereotipi disciplinari:

La filosofia è inutile, il laureato in filosofia è un candidato alla disoccupazione; ANCHE SE LA FILOSOFIA E’ TRADIZIONALMENTE MASCHILE COME DISCIPLINA – maschile in declino – non orientata al profitto;

La laurea in lettere ormai è solo per le ragazze che vogliono fare le insegnanti, professione satura;

“Che fai a fare Sociologia e Servizio Sociale, per fare la badante non ti serve la laurea!”

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Lavorare sulla gerarchia dei saperi non è facile ma è possibile considerare i rischi che questa ricerca di marketing per raggiungere profitto, può portare per tutte/i.

Scrive Nussbaum: “La spinta al profitto conduce molti leader a

pensare che la scienza e la tecnologia siano di cruciale importanza per il futuro dei loro paesi. Non c’è nulla da obiettare su una buona istruzione-tecnico scientifica, e non sarò certo io a suggerire alle nazioni di fermare la ricerca a questo riguardo. La mia preoccupazione è che altre capacità, altrettanto importanti, stiano correndo il rischio di sparire nel vortice della concorrenza: capacità essenziali per la salute di ogni democrazia al suo interno e per la creazione di una cultura mondiale in grado di affrontare con competenza i più urgenti problemi del pianeta” (2011, p. 26).

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LA SCUOLA HA IL COMPITO DI: Sviluppare la capacità degli studenti a vedere il

mondo dal punto di vista di altre persone – di coloro che sono considerati quasi senza valore – meri oggetti (femminilizzati, resi passivi, vittime);

Insegnare a confrontarsi con le inadeguatezze e le fragilità umane – la vulnerabilità – modificare i valori dall’autonomia individualistica all’interdipendenza.

MASCHILITÀ – il bisogno non è mancanza di virilità e di successo – perdere è occasione di crescita – tutti possiamo essere e in futuro saremo vulnerabili – riconoscerci in questi processi è occasione di cooperazione e reciprocità (etica della cura per uomini e donne) poter passare da “SEI IL MIO MIGLIORE AMICO” a “TI VOGLIO BENE”;

FEMMINILITÀ – il destino della donna non è sopportare e sacrificarsi, non è quello di prendersi cura di tutti per obbligo o per il solo fatto di essere donna, occorre creare un equilibrio tra le aspettative sociali e le proprie scelte;

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Sviluppare una sensibilità verso gli altri – vicini e lontani;

Contrastare la tendenza a ritirarsi lontano dalle minoranze e a giudicarle con stereotipi (MINORANZE non solo nazionali ma anche simboliche);

Insegnare in modo consapevole e informato – con l’ausilio di letteratura post-coloniale e con comparazioni tra le ottiche diverse – le altre culture e ascoltare le reazioni di impatto – sviluppando domande e riflessioni critiche;

Incoraggiare la responsabilità – trattando ogni bambino/a e ragazzo/a come una persona affidabile;

Promuovere il pensiero critico – offrire strumenti analitici e allenare ad utilizzarli – tra questi il genere;

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Cosa chiediamo ai nostri studenti – in che modo li spingiamo a scegliere comportamenti che risultano vincenti o perdenti nella scuola e nella vita professionale?

PERFEZIONE /PERFEZIONISMO – condizionamento principalmente destinato alle bambine – SIMBOLOGIA DI GENERE – MESSAGGIO - solo se sarai eccezionale ce la potrai fare …

INDULGENZA : “è intelligente ma non si applica” – IL VALORE supera il DISVALORE – a quante ragazze lo avete detto o lo avete sentito dire?

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Risultati: eccessiva pressione sulle ragazze al raggiungimento del successo – stress - poi non ripagato allo stesso livello nel mondo del lavoro;

Risultati: eccessiva indulgenza riguardo ai ragazzi – che si traduce spesso in insuccesso a livello scolastico e/o universitario – oppure in un successo selettivo (pochi ragazzi ma eccezionali). Comunque incrementa una maggiore sicurezza nelle proprie capacità di intelligenza critica – e di successo futuro – autostima e sicurezza nel mondo professionale non sempre suffragate da motivazioni fondate sulle competenze acquisite …

RIFLETTIAMO SULLE DINAMICHE DI GENERE CHE PORTIAMO CON NOI E CHE

RIPRODUCIAMO SPESSO INCONSAPEVOLMENTE

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PROGRAMMIDi fronte ad ogni tema da trattare occorre

isolare gli aspetti simbolici e le aree semantiche interessate e le categorie generali di riferimento (oltre a far intervenire un approccio transdisciplinare, con inquadramento storico e prese di posizione teoriche)

Analizzare anche le dicotomie che sono simboliche (RAGIONE –PASSIONE, ATTIVITÀ – PASSIVITÀ, FORZA – DEBOLEZZA, CORAGGIO – INDECISIONE, PAURA)

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Valutare come si costruisce il rapporto di potere nello sguardo dell’autore e/o nella struttura critica della disciplina;

Valutare qual è il punto di vista cosa abbraccia.

LETTERATURAESEMPIO Il Piacere di D’Annunzio – triangolo

amoroso – vedere altri esempi nei romanzi di letteratura ottocentesca - se sì comparare i percorsi di consapevolezza dei protagonisti secondo la loro appartenenza di genere e secondo la loro condotta – i valori o disvalori che portano con sé.

QUALE E’ IL PERSONAGGIO PRINCIPALE? Il rapporto di Andrea con gli altri uomini del

romanzo – come appare, come si differenzia (lavorare sulla presentazione dei personaggi).

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RAGIONE – AUTOREVOLEZZA – CALMA – CAPACITA’ DI SUCCESSO – ATTIVITA’ – RICONOSCIMENTO ? Sono elementi che porta il personaggio principale?

Che tipo di maschilità mostra? Il maschile decadente è femmineo? In cosa Andrea non può essere uguale agli altri uomini? E che destino avrà per questo?

Quale valore morale è dato al PIACERE? Il piacere è un elemento femminile – legato alla mollezza dei costumi – sottoposto alla enorme costruzione di patologia – invenzione della sessualità portatrice di patologia nei giovani – della seconda metà dell’800 (Michel Foucault)… Chi cede al piacere e si femminilizza – nel senso che sfugge alla disciplina della vita virile adulta e responsabile – che esito avrà?

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Come cambiano durante lo svolgimento del romanzo le modalità di comportarsi dei personaggi? Quali valori o disvalori portano alla ribalta – che segno simbolico hanno?

Ad esempio Andrea Sperelli – in che modo arriva alla decisione di scegliere di sedurre Maria? Dopo una reazione di lei? O no?

Che tipo di attivazione di simbolico di genere adotta? Come conduce il suo corteggiamento? Cosa cerca in Maria? In che modo la seduzione di una donna pura lo attrae dal punto di vista morale? La morbosità coincide con quale valore o disvalore del simbolico maschile? Il suo essere una canaglia ambigua è agito in termini consapevoli oppure no? È positivo in termini maschili il suo atteggiamento? È approvato dallo scrittore?

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In che modo rispondono gli altri personaggi uomini?

Il momento di confessione di Andrea – quando si accorge della sua vittoria nei confronti di Maria – e tiene aperto il gioco con Elena (il nome di Elena non a caso) – fare un lavoro su questo punto – mettere in risalto gli ambiti semantici degli aggettivi che utilizza- annotare la loro appartenenza simbolica – interrogare gli studenti su una loro valutazione rispetto a questo atteggiamento – è romantico? E’ decadente? …

Maria ed Elena – sono contrapposte? Parlano in prima persona? Come sono presentate? Sono comprimarie – sono in funzione di un percorso di formazione o di perdizione del protagonista – hanno autonomia nell’economia del romanzo?

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PROGRAMMI Metodo di genere prevede un’analisi delle

biografie che sono importanti ma non sufficienti (poco appetibili per i giovani che

vivono il tempo a misura di facebook?) BIOGRAFIA PUBBLICA O PRIVATA? Perché solo

di alcuni personaggi della cultura si lavora sulla biografia privata? Di solito utilizzata per

spiegare una anomalia/peculiarità nella produzione artistica – mentre di altri autori non si prende in esame alla stessa stregua.

NON UTILE DARE TUTTO IL PESO ALLE BIOGRAFIE – LAVORARE SUGLI ASPETTI SIMBOLICI ANCHE DEL MODO IN CUI LE

BIOGRAFIE INTERVENGONO NELLA INTERPRETAZIONE CRITICA

DELL’AUTORE

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In filosofia io mi concentrerei sugli aspetti simbolici – ad esempio sui fondamenti della metafisica e sull’esclusione del principio del divenire in Platone – principio del divenire è differenza – è femminile;

Lavoro con il genere su altre discipline o in modo diverso –cercare elementi simbolici dentro discipline scientifiche – le differenze interne – tra le discipline e i temi che affrontano;

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– ORDINE E METODO E RIGORE APPLICAZIONE DI REGOLE – per l’Algebra? … Sembrerebbe più simbolicamente femminile …

QUALI RISULTATI NELL’APPRENDIMENTO?

- QUALI ABILITA’ MESSE IN CAMPO DALLA GEOMETRIA E QUALI RISULTATI SECONDO le differenze tra ragazze e ragazzi?

- La socializzazione primaria e l’addestramento è fondamentale - chiediamoci come avviene! SOPRATTUTTO CHIEDIAMOCI QUANTO CONTA IL RISULTATO NELLA PERFORMANCE

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Percorsi simbolici dentro le discipline – dove è il simbolico femminile? Cosa comporta?

ALTRI ASPETTI SUI PROGRAMMI

Importante trattare la presenza delle donne – ma non basta trattare di donne – le donne di cui si può parlare sono troppo poche per essere sufficienti a spezzare gli stereotipi di genere, anzi occorre analizzare quelli che hanno portato a noi le autrici che sono riuscite a superare gli steccati della esclusione delle discipline – perché?

MADRI, MOGLI, SORELLE … O DONNE ECCEZIONALI, IN MEZZO A PROFESSORI …

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IL VAMPIRISMO NELL’IMMAGINARIO CONTEMPORANEO E I RUOLI DI GENERE

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Materie: Storia, Lettere, Inglese, materie tecniche e tecnologiche

Storia: la rivoluzione industriale e il cambiamento di potere e di immaginario culturare in termini di classi sociali (l’ascesa della borghesia, la decadenza della nobiltà)

Lettere e inglese: La Londra di Stoker, il genere letterario, i personaggi maschili e femminili di Dracula

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Il vampiro è uomo – Ma negli studi antropologici e storici è quasi sempre donna

Si riproduce in modo asessuato – mordendo – acquisisce la capacità femminile della riproduzione – ma con la morte/il contrario del dare la vita … Seduttore e amante delle donne – ma non virile

Le figure femminili – come si caratterizzano – quali differenze nelle prospettive – nei risultati – Dracula è vinto grazie ad una donna

TWILIGHT I vampiri – sovrumani – fortissimi –

eccezionalmente belli – ricchi – vincenti – sono vulnerabili –perché sono destinati a vivere soli.

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Il personaggio è BELLA – una ragazza umana non convenzionale, non normalizzata nel glamour e nel dispositivo di sessualizzazione, non è aggressiva ma non è una bambolina in rosa;

Gli altri personaggi sono VAMPIRI E LICANTROPI; tre personaggi maschili

Carlisle – il padre/madre che è medico – figura di grande spessore morale – portatore di una visione empatica e accogliente, rispettosa verso le differenze;

Edward – il giovane innamorato che si prende cura della propria amata ma la rispetta in ogni sua decisione – lui non può gestire le emozioni e le scelte di lei – non può prevederle (il suo superpotere non funziona con Bella);

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Jacob – giovane indiano che vive in una riserva e che appartiene ad una comunità di uomini e donne che possono diventare licantropi – diventa licantropo e respinge il destino alla supremazia nel suo gruppo – è ribelle nella sua maschilità – ama Bella ed è in conflitto con il vampiro ma non traduce in violenza questo conflitto – il suo obiettivo è la cooperazione e il rispetto per le scelte della ragazza che ama – sacrificio; Queste sono figure di grande potere simbolico per i giovani –individuare le

linee di genere e il messaggio di rispetto e cura (prendersi cura) in figure

di supereroi dell’immaginario dell’orrore è di centrale importanza per

un progressivo depotenziamento dell’immaginario mediatico violento che

è imperante.

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SCIENZA E GENERE MATERIE SCIENTIFICHE, TECNOLOGICHE,

STORIA, INGLESE

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Le bambine sono socializzate ad avere nella visione scientifica un interesse secondario perché è SIMBOLICAMENTE maschile, se lo ritengono utile e importante, questo è per una storia familiare favorevole o per spinte che provengono dalla volontà dei genitori di posizionare in termini positivi la figlia nel mercato del lavoro (dopo interverrà la segregazione nel lavoro: lavori meno pagati, più difficoltà di fare carriera, mansioni diverse per lo stesso lavoro se fatto da uomini o da donne);

Le bambine sono ancora rappresentate come non capaci per la scienza – meno inclini – più dotate per altro.

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PERCHÉ IMPARARE A FARE LA FATA?

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Stereotipi: La pupa e il secchione – un messaggio molto

chiaro e performativo; L’uomo intelligente e acuto che risolve ogni

rebus anche criminale con la sola conoscenza scientifica, la donna ancora legata alla magia di capacità emotive, sensibili e non solo razionali, dedita all’arte e alla mistificazione.

Conan Doyle, Sherlock Holmes –– e l’ultima trasposizione cinematografica

In cosa si differenziano i libri dal film di oggi? Cosa ha accentuato il cinema e perché? Quali caratteristiche della maschilità

simbolica emergono? (Razionalità e scientificità, Successo, Azione, mancanza di coinvolgimento emotivo nei confronti della morte e del dolore …).

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Rapporto maschile tra Sherlock Holmes e Watson basato su compagnoneria – mai mostrato affetto – piuttosto un legame “strano” di dedizione da parte di Watson – entrambi competono in intelligenza scientifica e razionalità dimostrativa – entrambi sono legati da profonda amicizia che non è rappresentata se non come collaborazione fredda.

Frase di Holmes: “ l’amore è un’emozione, e tutto ciò che è emozione contrasta con la fredda logica che io pongo al di sopra di tutto” (Da, Il segno dei quattro)

Uomo d’azione/scienziato/privo di emozioni????

Si tiene lontano dalle donne e viene attratto solo da una di loro che è stata capace di ingannarlo (ma come? Usando quali armi dell’intelligenza? A cosa rimandano?) LAVORARE SUL SIMBOLICO

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Metodo scientifico della deduzione da indizi – quali altre figure di detective e quale tipo di successo ha avuto – come sono le figure femminili che hanno seguito l’esempio nel metodo (quali tratti femminili e quali maschili – sono donne belle, affascinanti e/o con una vita sentimentale, oppure no?)

Potere del simbolico di genere rispetto alla costruzione dei personaggi.

Serial “The Big Bang Theory” - Personaggi 4 “nerd” americani (molto intelligenti, amanti di fumetti, videogiochi, giochi di ruolo, fantascienza) e 2 ragazze:

1 Sheldon - giovane fisico (QI 187) dottorato a 16 anni, non ha capacità relazionali sviluppate, non ha senso dell’umorismo, si esprime solo con termini tecnici;

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2 Leonard, fisico, (QI 176), ama fumetti e fantascienza, timido e innamorato di una ragazza, Penny, il personaggio femminile, non ha successo ed è infelice per la sua condizione di nerd;

3 Howard è ingegnere aerospaziale – non ha un dottorato – vive con la madre – è ebreo ma non praticante – poliglotta (esordisce con frasi in lingua straniera) crede di avere grande successo con le ragazze ma non è vero;

4 Rajesh (Raji) è ingegnere aerospaziale di origine indiana – molto legato alla famiglia lontana da cui ancora riceve le indicazioni su cosa fare, è timido e incapace di relazionarsi a livello emotivo, ammutolisce e capisce che solo l’alcool lo può aiutare a sciogliersi;

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Penny: bionda, attraente cameriera che vorrebbe diventare un’attrice del cinema, di lei è innamorato Leonard; spesso prende alla sprovvista Sheldon con domande sulla società alle quali lui non sa rispondere;

Amy – giovane astrofisica che ha assunto le stesse caratteristiche di Sheldon (eccessiva razionalità, incapacità relazionale) – tra i due c’è una amicizia e una cooperazione molto alta data dalla somiglianza – ma non c’è amore.A partire da questi elementi chiarissimi

degli stereotipi lavorare sull’aspetto simbolico e sullo scardinamento di

alcuni pregiudizi (ragione VS sentimento) (azione VS passione) …..

Legati al simbolico di genere

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ALTRI FILM Alcuni film cui prestare attenzione in una

classe in cui lavorare sull’intercultura: Pleasantville – Gary Ross 1998 - come

l’identità di una società cambia nel cambiamento dei personaggi femminili – i ruoli cambiano …

Un bacio appassionato – Ken Loach 2006 – la storia d’amore tra un giovane pakistano che vive in Inghilterra e deve sottostare ad una famiglia osservante e ad un matrimonio combinato e Roisin insegnante di musica in una scuola cattolica – cattolica anche lei ….

Io loro e Lara – Carlo Verdone 2010 – la storia di una famiglia che si confronta con l’amore del vecchio padre e di una donna che svolge il lavoro di badante

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PERCHÉ NON PROVARE CON GLI STEREOTIPI NEI FILM DI CHECCO ZALONE? Che bella giornata Checco, security di una discoteca della

Brianza, sogna di fare il carabiniere ma viene respinto al colloquio. Grazie alla raccomandazione di uno zio presso il vescovo di Milano, si ritrova a lavorare come addetto alla sicurezza del Duomo. Qui conosce Farah, una ragazza araba che si finge studentessa di architettura per avvicinare la Madonnina, ai piedi della quale medita in realtà di depositare una bomba per vendicare l'uccisione della sua famiglia.

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BIBLIOGRAFIA Monia Andreani (2011), Twilight. Filosofia della

vulnerabilità, Ev edizioni, Macerata; Monia Andreani, Alessandra Vincenti (2011) ( a cura

di), Coltivare la differenza. La socializzazione di genere e il contesto multiculturale, Unicopli, Milano;

Anna Banti (2011), Quando anche le donne si misero a dipingere, Abscondita, Milano, 2011:

Miguel Benasayag, Gérard Schmitt (2009), L’epoca delle passioni tristi, Feltrinelli, Milano;

Martha C. Nussbaum (2011), Non per profitto. Perché le democrazie hanno bisogno della cultura umanistica, Il Mulino, Bologna;

Elena Pulcini (2009), La cura del mondo, Bollati Boringhieri, Torino;

Virginia Woolf, Una stanza tutta per sé, qualsiasi edizione. Piliph Zimbardo (2008), L’effetto Lucifero: cattivi si

diventa?, Cortina, Milano.