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32 Giovedì 19 Febbraio 2004 IL GIORNALE DI VICENZA ilvia a Maria Dubois La corsa delle slitte, la slitta del sig. Verlato durante la gio- stra del 1784 L 11 aprile del 1619 la vita cittadina venne fune- stata da un fatto di sangue che vide protagonisti ancora una volta i rivali di sempre, le famiglie Por- to e Capra, per il preteso diritto di precedenzadi manzoniana memoria. Dopo alcuni dissapori sorti in quei giorni, si erano incontrati per strada Gabriele Porto e Ono- rio Capra, assistiti da amici di famiglia e da numerosi bravi. Solo i componenti la fazione dei Capra erano tutti provvisti di armi da fuoco. Il conte Gabriele con gli altri gentiluomini del suo seguito, che erano appena usciti dal Duomo dopo aver ascoltato la S. Messa, avevano fatto segno con parole corte- si e saluti di cedere la strada al Capra. Ma il conte Manfredo Porto, con animo altero e superbo e in mano la corona di de- vozione, non voleva cedere, anzi camminando con il conte Trissino alla sinistra, arrivato allaltezza dei Capra che erano sulla destra, cominciò a rimproverare al conte Onorio che la strada era sua, e che dal Principe a lui era stata concessa”. Riscaldatosi, Onorio rispose che questa precedenzaavreb- be dovuto essere decisa dalle armi e scaricò addosso ai rivali il suo archibugio. Nello scontro rimase ucciso il conte Ga- briele, trucidato con 11 ferite, eduesuoi uomini. Manfredo Porto si salvò trovando rifugio in una bottega lì vicino, dove si nascose in un angusto loco”. Dopo aver sparato a lungo con le loro armi, i Capra attraversarono la piazza in modo scandaloso”, senza alcun rispetto, con le spade sguainate in mano,“gli arcobusi discoperti, caricando ... alcuni pisto- ni, altri pistole, et altri terzaruoli”, con notevole spavento di tutta la città. La sparatoria fu così intensa che i vicentini pen- sarono a rassegne di truppe fatte dagli Olandesi (mercenari al pari degli svizzeri), arrivati in città alcuni giorni prima da Palmanova. Lo scontro fra le due fazioni fuun fatto talmente grave da essere giudicato dal tribunale del Consiglio dei Die- ci che citò subito le parti a presentarsi. Al conte Onorio con alcuni suoi soldati fu consigliato di espatriare ed egli infatti si rifugiò prima a Bologna e poi a Parma alla corte del duca. Fu condannato dal Consiglio dei Dieci con il bando perpetuo da tutto lo stato; in caso di infrazione sarebbe stato condotto fra le due colonne di piazzaS. Marco e sopra uneminente paro di forcheimpiccato per le canne della gola, si che muoracon un paio di pistole attaccate ai piedi. T utti i suoi beni, pre- senti e futuri, venivano con)scati,“restando anco tagliato, cassato, et annullato, non solo il testamento del già Co: Ho- dorico padre di detto Honorio, ma ancora qual si voglia altro contratto, instrumento, testamentoscrittura, come fatti in pregiuditio, et fraude della presente con)scatione ...”. La diseredazione che Odorico aveva fatto nei confronti del )glio Onorio per cercare di mantenere integro il patrimonio di fa- miglia era stata inutile: lantico istituto del testamento, che avrebbe dovuto garantire al pater familias unampia auto- rità, sembrava ora messo in discussione dal potere politico veneziano. Aquesto si era aggiunta la cocente umiliazione della visita dei rappresentanti )scali, che il 20 maggio 1619 erano giunti alla Rotonda per redigere linventario giudizia- rio ... alla Rotonda, sì, quel mirabile capolavoro del Palladio, acquistata dal conte Odorico Capra nel 1591: era stata una sorta di vera e propria profanazione del simbolo più presti- gioso e più caro, che rappresentava la famiglia e la Casata. Ma lo scopo dei veneziani era stato quello di punire severa- mente la famiglia Capra, senza alcun riguardo. (Biblioteca Civica Bertoliana, Proclama et Bando delleccelso Consiglio di X contra Honorio Capra, et compagni, Venezia 1619 e G. Da Schio, Persone me- morabili di Vicenza, ms. 3400, alla voce). Libri in avanscoperta Michela Petrizzelli (pigafetta@bibliotecabertoliana.it) I grandi testamenti: Odorico Capra (2 a parte) di Sonia Residori (rarascripta@bibliotecabertoliana.it) Dietro il sipario Si è da poco concluso, presso la Biblioteca civica di Bassano del Grappa, un impegnativo ed ambizioso progetto di catalogazione delle edizioni remondiniane e delle antiche tipogra)e bassanesi presenti nella Biblioteca. Reso possibile con i )nanziamenti della Direzione Cultura della Regione Veneto, il progetto ha visto linserimento nel catalogo nazionale informatizzato SBN/A (Sistema Bibliotecario Nazionale - Edizioni antiche) dei dati relativi a più di 1550 edizioni stampate tra la )ne del 600 e il 1830 che sono ora, dunque, reperibili in rete. Si tratta di un impegno importante che valorizza questo patrimonio e lo fa conoscere in tutto il mondo. Il lavoro ha preso il via dallo studio e dalla catalogazione del fondo più importante e consistente, quello dei Remondini. Dalla stampa di proclami pubblici e dalle ristampe economiche e popolari di libretti da risma”, no la catalogazione si è spostata allanalisi delle la cat edizioni di testi culturalmente più quali)cati edizi (riedizioni di classici latini e italiani e prime ed edizioni). La natura degli argomenti è risultata la più varia: teologia, )loso)a, matematica. Accanto agli autori locali come il Verci, il Vittorelli, il Gamba, si pubblicarono per i tipi remondiniani edizioni dei testi del Mengs, del Milizia, del Lanzi. Per la storia della medicina si distinguono invece i trattati di De La Faye, di Lemery, di Lieutaud, presenti per la prima volta in traduzione italiana. Il progetto ha trovato il suo naturale completamento con linserimento nel catalogo nazionale dei volumi del fondo Baseggio (più di 400 edizioni), Mosca e Pozzato. Tra 700 e 800 queste tipogra)e, in concomitanza con linarrestabile decaduta della Ditta Remondini, riuscirono a ritagliarsi uno spazio allinterno della piccola editoria bassanese, occupandosi prevalentemente di autori e testi di ambito locale. Alle notizie relativi alle edizioni antiche, bassanesi e non, si può accedere tramite il sito intenet: www.sbn.it. La ricerca, attraverso autore, titolo, chiavi del titolo, impronta, permette di risalire alle opere di interesse e alla loro localizzazione. Mattea Gazzola archivio@bibliotecabertoliana.it Edizioni bassanesi antiche ... oggi anche su internet! Antiche carte Antiche carte Della di Berga Della di Be memorabil giostra memorabil gio C anto le Donne, e i Cavalier , che fero / con lor anto le Donne, e i Cavalier , che fero / con l leggiadra e luminosa mostra / dimenticar lan- ggiadra e luminosa mostra / dimenticar lan- tico onor primiero / della di Berga memorabil o onor primiero / della di Berga memorabi Giostra / esu cui tanti dì locchio e il pensiero stra / esu cui tanti dì locchio e il pensie / attonita fermò la Patria nostra,/ mentre fendean suva- Patria nostra,/ mentre fendean suva ghi cocchi e lievi / tra il pubblico favor lubriche nevi”. L incipit il pubblico favor lubriche nevi”. L incipit delle stanze dedicate agli onoratissimi cavalieri e alle genti- delle stanze dedicate agli onoratissimi cav lissime donne”, memore della tradizione epico-cavalleresca, me donne”, memore della tr celebra la corsa delle slitte, tenutasi in una innevata Vicenza nel febbraio del 1784. In tempo di Carnevale, venne qui pro- mosso uno degli spettacoli più applauditi da tutte le altre contigue città” epuntualmente registrato ne La corsa del- le slitte in Vicenza nel Carnovale 1784, pubblicazione di non molte pagine, conservata nella biblioteca cittadina. Alle ma- gni)che pompeed ai )eri ludi”, presero parte trenta tra i cittadini più in vista della Vicenza di allora, e ad ognuno di essi venne dedicata una intera stanza del componimento, rispettando lordine con cui i signori scendevano in agone. La slitta che scivola sulla nevesubito dopo il carro trionfa- le, primo della parata, viene celebrata in questi termini: Di magnanimi Eroi Germe bennato,/ dolce negli atti, e in por- tamento grave,/ dietro di lor lintrepido VERLATO / il focoso destrier guidar non pave: / nel cocchio stesso in ricche fogge ornato / la maestà sublime, e la soave / nativa grazia alte- ramente luce / della sua sposa che con se conduce”. Questi )gli dinclita stirpe”, sono celebrati dal poeta come divinità assise su carri trionfali che, per loccasione, vengono tramu- tati in più moderne slitte! Chiara Giacomello scrivi@bibliotecabertoliana.it Le nozze di Mercurio e Filologia Testamento Odorico Capra seconda parte. Bando del consiglio dei dieci contro Onorio Capra Marziano Cappella,Denuptiis Philogiae et Mercurii,Vicenza, Enrico da Ca Zeno,1499,c.a2r. L a celebre Primaveradel Botticelli ha la sua genesi alla cor- te medicea, in quei circoli dotti e aristocratici che le ruotavano attorno, ove circolavano idee illuminate dalla )loso)a neo- platonica e che erano decifrabili solo a chi condividesse e possedesse le chiavi per decriptarne i signi)cati nascosti. Ecco perché ancora oggi la Primavera si presta alle più disparate ipotesi interpre- tative. Una delle più recenti vede nellopera una rappresentazione allegorica ispirata al romanzo enciclopedicodi Marziano Capella De Nuptiis Philologiae et Mercurii. Botticelli rappresenta Mercurio di spal- le poiché il pianeta che lo identi)ca ha un moto retrogrado ed è colto nel momento in cui cerca di consultare il fratello Apollo; la protago- nista Filologia sarebbe la donna al centro del dipinto comunemente identi)cata con la primavera, la donna con i )ori dovrebbe essere Re- torica. Numerosi sono i rimandi allegorici al testo di Marziano e alcuni particolari degli abiti di Mercurio e Filologia (il mantello rosso di Mer- curio, le )ammelle della scollatura di Filologia e il colore rosso della pietra che indossa) si spiegano proprio come simboli dellamore. Il cartaginese Marziano Capella, visse tra il IV e V secolo d. C. ed esercitò alungo la professione di avvocato nellAfrica romana. Nella sua fabula allegorica in nove libri racconta che gli dèi dellOlimpo era- no preoccupati del fatto che Mercurio non avesse ancora trovato una sposa a lui adatta e, consigliato da Apollo, decise in)ne di sposare la )glia di Fronesi (la saggezza), Filologia, vergine dottissima, con co- noscenza di tutto. Poiché, però, Filologia era una fanciulla mortale, fu sottoposta allesame del senato divino riunito al completo attorno a Gioveetutti quanti gli dèi diedero il loro solenne consenso per quel matrimonio. Filologia, pertanto, da vergine mortale divenne immor- tale e Mercurio la accolse offrendole, come doni di nozze, bellissime ancelle, le Arti liberali: grammatica, dialettica e retorica geometria, aritmetica, astronomia e armonia o musica. Marziano, dunque, trac- cia nei primi due libri delle Nozze la cornice narrativa e negli altri sette libri fa parlare le Arti stesse, che espongono ciascuna, in modo det- tagliato, i contenuti e le caratteristiche dei loro saperi,offrendo un quadro dellintero scibile umano.Si tratta di unopera che oggi è sco- nosciuta ai più, dato lo stile assai ostico di Marziano e la complessità del messaggio che comunica. Essa fu, invece, testo fondamentale della tarda antichità ed ebbe straordinaria fortuna per lungo tempo )no ed oltre il Rinascimento. Tra le novità e gli interessi dei tipogra) vicentini del Quattrocento )- gura la prima edizione dellopera vide la luce a Vicenza nel 1499, impressa da Enrico da Cà Zeno. È interessante leggere in questo tan- to prezioso quanto spartano incunabolo la lettera delledito- re Francesco Vitale Bodiano a Giovanni Chieregato vesco- vo di Cattaro in cui afferma di aver do- vuto emendare un codice manoscritto dellopera pieno di errori, confortato dallaffetto dei fa- migliari. La Primavera del Botticelli Villa Capra detta la Rotonda, veduta da Nord Est

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32 Giovedì19 Febbraio 2004

ILGIORNALEDIVICENZA

Con la collaborazionedi Silvia MSilvia Maria DuboisSilvia Maria Dubois

La corsa delle slitte, la slitta del sig. Verlato durante la gio-stra del 1784

L’11 aprile del 1619 la vita cittadina venne fune-stata da un fatto di sangue che vide protagonistiancora una volta i rivali di sempre, le famiglie Por-to e Capra, per il preteso “diritto di precedenza”

di manzoniana memoria. Dopo alcuni dissapori sorti in queigiorni, si erano incontrati per strada Gabriele Porto e Ono-rio Capra, assistiti da amici di famiglia e da numerosi bravi.Solo i componenti la fazione dei Capra erano tutti provvisti diarmi da fuoco. Il conte Gabriele con gli altri gentiluomini delsuo seguito, che erano appena usciti dal Duomo dopo averascoltato la S. Messa, avevano fatto segno con parole corte-si e saluti di cedere la strada al Capra. Ma il conte ManfredoPorto, con animo altero e superbo e in mano la corona di de-vozione, non voleva cedere, anzi camminando con il conteTrissino alla sinistra, arrivato all’altezza dei Capra che eranosulla destra, cominciò a rimproverare al conte Onorio “che lastrada era sua, e che dal Principe a lui era stata concessa”.Riscaldatosi, Onorio rispose che questa “precedenza” avreb-be dovuto essere decisa dalle armi e scaricò addosso ai rivaliil suo archibugio. Nello scontro rimase ucciso il conte Ga-briele, trucidato con 11 ferite, e due suoi uomini. ManfredoPorto si salvò trovando rifugio in una bottega lì vicino, dovesi nascose in un “angusto loco”. Dopo aver sparato a lungocon le loro armi, i Capra attraversarono la piazza in modo“scandaloso”, senza alcun rispetto, con le spade sguainatein mano, “gli arcobusi discoperti, caricando ... alcuni pisto-ni, altri pistole, et altri terzaruoli”, con notevole spavento ditutta la città. La sparatoria fu così intensa che i vicentini pen-sarono a rassegne di truppe fatte dagli Olandesi (mercenarial pari degli svizzeri), arrivati in città alcuni giorni prima daPalmanova. Lo scontro fra le due fazioni fu un fatto talmentegrave da essere giudicato dal tribunale del Consiglio dei Die-ci che citò subito le parti a presentarsi. Al conte Onorio conalcuni suoi soldati fu consigliato di espatriare ed egli infatti sirifugiò prima a Bologna e poi a Parma alla corte del duca. Fucondannato dal Consiglio dei Dieci con il bando perpetuo datutto lo stato; in caso di infrazione sarebbe stato condotto frale due colonne di piazza S. Marco e “sopra un’eminente parodi forche” impiccato “per le canne della gola, si che muora”

con un paio di pistole attaccate ai piedi. Tutti i suoi beni, pre-senti e futuri, venivano con)scati, “restando anco tagliato,cassato, et annullato, non solo il testamento del già Co: Ho-dorico padre di detto Honorio, ma ancora qual si voglia altrocontratto, instrumento, testamento, ò scrittura, come fattiin pregiuditio, et fraude della presente con)scatione ...”. Ladiseredazione che Odorico aveva fatto nei confronti del )glioOnorio per cercare di mantenere integro il patrimonio di fa-miglia era stata inutile: l’antico istituto del testamento, cheavrebbe dovuto garantire al pater familias un’ampia auto-rità, sembrava ora messo in discussione dal potere politicoveneziano. A questo si era aggiunta la cocente umiliazionedella visita dei rappresentanti )scali, che il 20 maggio 1619erano giunti alla Rotonda per redigere l’inventario giudizia-rio ... alla Rotonda, sì, quel mirabile capolavoro del Palladio,acquistata dal conte Odorico Capra nel 1591: era stata unasorta di vera e propria profanazione del simbolo più presti-gioso e più caro, che rappresentava la famiglia e la Casata.Ma lo scopo dei veneziani era stato quello di punire severa-mente la famiglia Capra, senza alcun riguardo.

(Biblioteca Civica Bertoliana, Proclama et Bandodell’eccelso Consiglio di X contra Honorio Capra, etcompagni, Venezia 1619 e G. Da Schio, Persone me-morabili di Vicenza,ms. 3400, alla voce).

Libri in avanscopertap Michela Petrizzelli ([email protected])

I grandi testamenti:Odorico Capra (2a parte)

di Sonia Residori ([email protected])([email protected])(Dietro il sipariop

Si è da poco concluso, presso la Bibliotecacivica di Bassano del Grappa, un impegnativo

ed ambizioso progetto di catalogazionedelle edizioni remondiniane e delle antiche

tipogra)e bassanesi presenti nella Biblioteca.Reso possibile con i )nanziamenti della

Direzione Cultura della Regione Veneto, ilprogetto ha visto l’inserimento nel catalogonazionale informatizzato SBN/A (Sistema

Bibliotecario Nazionale - Edizioni antiche) deidati relativi a più di 1550 edizioni stampatetra la )ne del ‘600 e il 1830 che sono ora,dunque, reperibili in rete. Si tratta di unimpegno importante che valorizza questo

patrimonio e lo fa conoscere in tutto il mondo.Il lavoro ha preso il via dallo studio e dallacatalogazione del fondo più importante econsistente, quello dei Remondini. Dalla

stampa di proclami pubblici e dalle ristampeeconomiche e popolari di libretti da “risma”,conola catalogazione si è spostata all’analisi dellela cataedizioni di testi culturalmente più quali)catiedizio(riedizioni di classici latini e italiani e prime(ried

edizioni). La natura degli argomenti è risultatala più varia: teologia, )loso)a,matematica.Accanto agli autori locali come il Verci, il

Vittorelli, il Gamba, si pubblicarono per i tipiremondiniani edizioni dei testi del Mengs, delMilizia, del Lanzi. Per la storia della medicinasi distinguono invece i trattati di De La Faye,di Lemery, di Lieutaud, presenti per la prima

volta in traduzione italiana.Il progetto ha trovato il suo naturale

completamento con l’inserimento nel catalogonazionale dei volumi del fondo Baseggio (piùdi 400 edizioni), Mosca e Pozzato. Tra ‘700 e‘800 queste tipogra)e, in concomitanza con

l’inarrestabile decaduta della Ditta Remondini,riuscirono a ritagliarsi uno spazio all’internodella piccola editoria bassanese, occupandosiprevalentemente di autori e testi di ambito

locale.Alle notizie relativi alle edizioni antiche,bassanesi e non, si può accedere tramiteil sito intenet: www.sbn.it. La ricerca,

attraverso autore, titolo, chiavi del titolo,impronta, permette di risalire alle opere di

interesse e alla loro localizzazione.

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memorabil giostra”memorabil gio

“Canto le Donne, e i Cavalier, che fero / con loranto le Donne, e i Cavalier, che fero / con lleggiadra e luminosa mostra / dimenticar l’an-leggiadra e luminosa mostra / dimenticar l’an-tico onor primiero / della di Berga memorabiltico onor primiero / della di Berga memorabiGiostra / e su cui tanti dì l’occhio e il pensieroiostra / e su cui tanti dì l’occhio e il pensie

/ attonita fermò la Patria nostra, / mentre fendean su va-la Patria nostra, / mentre fendean su va-ghi cocchi e lievi / tra il pubblico favor lubriche nevi”. L’incipitra il pubblico favor lubriche nevi”. L’incipitdelle stanze dedicate agli “onoratissimi cavalieri e alle genti-delle stanze dedicate agli “onoratissimi cavlissime donne”, memore della tradizione epico-cavalleresca,sime donne”, memore della trcelebra la corsa delle slitte, tenutasi in una innevata Vicenzanel febbraio del 1784. In tempo di Carnevale, venne qui pro-mosso uno degli spettacoli più applauditi “da tutte le altrecontigue città” e puntualmente registrato ne La corsa del-le slitte in Vicenza nel Carnovale 1784, pubblicazione di nonmolte pagine, conservata nella biblioteca cittadina. Alle “ma-gni)che pompe” ed ai “)eri ludi”, presero parte trenta tra icittadini più in vista della Vicenza di allora, e ad ognuno diessi venne dedicata una intera stanza del componimento,rispettando l’ordine con cui i signori scendevano in agone.La slitta che scivola sulla neve subito dopo il carro trionfa-le, primo della parata, viene celebrata in questi termini: “Dimagnanimi Eroi Germe bennato, / dolce negli atti, e in por-tamento grave, / dietro di lor l’intrepido VERLATO / il focosodestrier guidar non pave: / nel cocchio stesso in ricche foggeornato / la maestà sublime, e la soave / nativa grazia alte-ramente luce / della sua sposa che con se conduce”. Questi“)gli d’inclita stirpe”, sono celebrati dal poeta come divinitàassise su carri trionfali che, per l’occasione, vengono tramu-tati in più moderne slitte!

Chiara [email protected]

Le nozze di Mercurioe Filologia

Testamento Odorico Capra seconda parte. Bando delconsiglio dei dieci contro Onorio Capra

Marziano Cappella,Denuptiis Philogiae et Mercurii,Vicenza, Enrico da Ca Zeno,1499,c.a2r.

La celebre “Primavera” del Botticelli ha la sua genesi alla cor-te medicea, in quei circoli dotti e aristocratici che le ruotavanoattorno, ove circolavano idee illuminate dalla )loso)a neo-platonica e che erano decifrabili solo a chi condividesse e

possedesse le chiavi per decriptarne i signi)cati nascosti. Ecco perchéancora oggi la Primavera si presta alle più disparate ipotesi interpre-tative. Una delle più recenti vede nell’opera una rappresentazioneallegorica ispirata al “romanzo enciclopedico” di Marziano Capella DeNuptiis Philologiae et Mercurii. Botticelli rappresenta Mercurio di spal-le poiché il pianeta che lo identi)ca ha un moto retrogrado ed è coltonel momento in cui cerca di consultare il fratello Apollo; la protago-nista Filologia sarebbe la donna al centro del dipinto comunementeidenti)cata con la primavera, la donna con i )ori dovrebbe essere Re-torica. Numerosi sono i rimandi allegorici al testo di Marziano e alcuniparticolari degli abiti di Mercurio e Filologia (il mantello rosso di Mer-curio, le )ammelle della scollatura di Filologia e il colore rosso dellapietra che indossa) si spiegano proprio come simboli dell’amore.Il cartaginese Marziano Capella, visse tra il IV e V secolo d. C. edesercitò a lungo la professione di avvocato nell’Africa romana. Nellasua fabula allegorica in nove libri racconta che gli dèi dell’Olimpo era-no preoccupati del fatto che Mercurio non avesse ancora trovato unasposa a lui adatta e, consigliato da Apollo, decise in)ne di sposare la)glia di Fronesi (la saggezza), Filologia, vergine dottissima, con co-noscenza di tutto. Poiché, però, Filologia era una fanciulla mortale, fusottoposta all’esame del senato divino riunito al completo attorno aGiove e tutti quanti gli dèi diedero il loro solenne consenso per quelmatrimonio. Filologia, pertanto, da vergine mortale divenne immor-tale e Mercurio la accolse offrendole, come doni di nozze, bellissimeancelle, le Arti liberali: grammatica, dialettica e retorica geometria,aritmetica, astronomia e armonia o musica. Marziano, dunque, trac-cia nei primi due libri delle Nozze la cornice narrativa e negli altri settelibri fa parlare le Arti stesse, che espongono ciascuna, in modo det-tagliato, i contenuti e le caratteristiche dei loro saperi,offrendo unquadro dell’intero scibile umano.Si tratta di un’opera che oggi è sco-nosciuta ai più, dato lo stile assai ostico di Marziano e la complessitàdel messaggio che comunica. Essa fu, invece, testo fondamentaledella tarda antichità ed ebbe straordinaria fortuna per lungo tempo)no ed oltre il Rinascimento.Tra le novità e gli interessi dei tipogra) vicentini del Quattrocento )-gura la prima edizione dell’opera vide la luce a Vicenza nel 1499,impressa da Enrico da Cà Zeno. È interessante leggere in questo tan-gura la prima edizione dell’opera vide la luce a Vicenza nel 1499,impressa da Enrico da Cà Zeno. È interessante leggere in questo tan-gura la prima edizione dell’opera vide la luce a Vicenza nel 1499,

to prezioso quantospartanoincunabolola lettera dell’edito-re Francesco VitaleBodiano a GiovanniChieregato vesco-vo di Cattaro in cuiafferma di aver do-vuto emendare uncodice manoscrittodell’opera pieno dierrori, confortatodall’affetto dei fa-migliari.

La Primavera del Botticelli

Villa Capra detta la Rotonda, veduta da Nord Est