un amore infinitoTordi e merli

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Testo e foto diLUCA GIRONIapannoC

Era una tiepida mattina di fine ottobre, l’aria era densa di umidità che saliva dalla valle sotto la Sughera. La nebbia fluttuava leggera sui pascoli incolti e solo una leggera brezza proveniente dal nord impediva che si alzasse a raggiungere i crinali.

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Raccolta dei capi abbattuti.

tordi e merli un amore infinito

completano la tesa, collegati, nei punti più scoperti, da pertiche sapientemente piazzate. Attorno al capanno sono pre-disposti tantissimi punti di attacco per le gabbie, assai più numerosi dei richiami realmente utilizzati. Questo permette di cacciare con richiami alti o bassi, posti attorno ai quattro lati dell’appostamen-to, in modo da riuscire a cacciare nella maniera migliore con qualsiasi condizio-ne di vento.

La posizione riparata in cui è stata rea-lizzata la postazione, infatti permette di cacciare con i due venti più fastidiosi che possiamo dover affrontare, la Tramonta-na e il Libeccio, anche se si presentano in tutta la loro vigoria. Ma questa mattina non sembra rientrare fra queste, come ho già detto, solo una debole brezza agi-ta le cime degli alberi.

attacco i richiami secondo uno schema ormai collaudato, gli zirli in alto, ad avvistare i lo-ro consimili in transito. I tordi cantori sempre in posizione do-minante ma più riparati, protetti dalla vegetazione. La presenza di cesti di ginestre e ricacci di ceppaie, tagliate per creare lo spiazzo, permette di creare oa-si nascoste in cui i merli, i più “timidi” tra i richiami, possono emettere in tranquillità il loro canto melodioso.

I richiami sono sistemati, non resta che entrare nel capanno e preparare fucili e cartucce, l’alba è vicina. Il sole finalmente comincia a venir su e la luce aumenta, gli uccelli iniziano ad emettere la loro mu-

capanno

L’attesa dentro all’appostamento.

re i balconi sotto i pioppi. Svelti contia-mo fino a tre per fare la coppiola. Ormai la luce è molto aumentata, si sentono i primi branchetti di fringillidi.

I frosoni, che quest’anno hanno inva-so l’Italia come non accadeva da anni e gli onnipresenti fringuelli, che passano a milioni ma non sono cacciabili chissà perché. Perfino da dentro l’appostamen-to si vedono passare i branchi di colom-bacci che corrono verso il mare, dirigen-dosi poi verso la Corsica e la Sardegna.

sica, tutto è praticamente perfetto, man-cano solo gli ospiti d’onore.

Tutto d’un tratto un’ombra scura sor-vola il capanno e un bel merlo di passo, nero come la notte, si posa nelle vicinan-ze del richiamo cantore. La distanza è di una decina di metri, si sente lo schiocco di una silenziata calibro 410 e il merlo ca-de fulminato. Il tempo di ricaricare e da destra si sente lo zirlo in gabbia emettere il suo richiamo, subito arriva la risposta di due, tre consimili che arrivano a popola-

di piante di buttata. Questi splendidi al-beri, perdono le foglie prestissimo, ren-dendo molto facile la loro gestione. Sul resto del fronte dell’appostamento due alte querce e una macchietta di carpini

calanco pieno di prugnoli, sanguinelle, corbezzoli e olivastri. Una specie di fast food per migratori. Attorno allo spiazzo, una fila di alti pioppi, posta sul bordo del campo, forma un bellissimo gioco

L asciata la macchina al mio solito posto, comincio a pre-parare l’attrezzatura. Posso

fare con tutta calma, passerà ancora del tempo prima che dietro le colline di Bar-bialla cominci a schiarire e poi a tingersi di rosso. Tiro fuori i fucili e le cartucce, i richiami e preparo tutto con cura. Gran-de invenzione il porta gabbie, dalla stra-da al capanno ci sono circa 200 metri di campo di erba medica zuppo di umidità, ma grazie a questo simpatico attrezzo che mi consente di portare le gabbie in spalla, in due ce la facciamo con un viag-gio. E’ il primo anno che caccio questo appostamento, ospite dell’amico Carlo Gambini e ne sono molto soddisfatto. Si trova al termine di un bellissimo prato di medica, di quelli che quando fioriscono vanno sulle cartoline con sotto scritto “Paesaggio di Toscana.

Finito il prato comincia il bosco, quel garbuglio di lecci, corbezzoli, carpini e ornelli che è la macchia mediterranea. Il capanno è su una bella balza, appena sotto il livello del campo e confina con un

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dall’efficacia dei richiami, ma bisogna sa-persi accontentare, dopo tutto la caccia non è carniere ma vivere la natura.

un minimo il carniere. Certo tirare agli uccelli al volo non è bello come farlo ad animali che si sono buttati attratti dalla nostra bravura nel predisporre il sito e

Le catture continuano, la giornata è piuttosto soddisfacente. Poi tutto d’un tratto, quando il sole comincia ad alzarsi nel cielo e i richiami sono in grandissimo spolvero, il rubinetto sembra chiudersi. Solo una solitaria ghiandaia che effettua un avvicinamento a più tappe, precedu-ta dai suoi versi rauchi e gracchianti, si aggiunge al carniere.

non che i tordi siano spariti, anzi dopo un breve disorien-tamento, dovuto alla frenetica agitazione degli zirli senza nes-sun palesarsi di uccelli capisco che c’è un continuo passaggio di branchetti di uccelli che pe-rò non si curano minimamente dei richiami.

A volte succede, specialmente nei gior-ni precedenti all’arrivo di una perturba-zione, e ci si può fare poco. Decidiamo di uscire dal capanno e tentare qualche bel tiro al volo. La cosa funziona, infatti pur senza arrivare a buttarsi, i branchetti di tordi si abbassano richiamati dai no-stri ausiliari, permettendoci di ampliare

capanno

Il tiro a fermo da capanno non presenta particolari difficoltà realizzative, ser-ve solo un minimo di cognizione nella scelta delle armi e delle munizioni. Il tiro avviene in genere a distanze note e dopo una adeguata preparazione del sito che elimina la maggior parte degli ostacoli. Quindi dove sta la diffi-coltà? Direi nella scelta del calibro più adeguato e delle conseguenti muni-zioni per abbattere le prede nel modo più silenzioso e pulito possibile. Per questo la dotazione normale di un capannista prevede l’impiego di vari cali-bri da impiegarsi a seconda della distanza a cui si trova il bersaglio e a secon-da del grado di copertura e degli ostacoli che possono proteggere la preda.Generalmente i cacciatori ricorrono a fucili combinati, in genere sovrapposti con due canne di calibro diverso. I più gettonati sono di sicuro il .410, il 28, il 20 e il 12. Combinando questi calibri, possiamo sicuramente coprire tutte le situazioni che possono presentarsi. Certo non sono gli unici calibri usati, molti usano l’8 “flobert” e il 24. Il primo è il calibro per i tiri vicinissimi, entro 10 metri, permette di non sciu-pare i soggetti anche con tiri veramente ravvicinati. Il secondo è il fucile da capanno “dell’antichità”, calibro mediano, né piccolo né grande permetteva di fare tiri corti e medio-lunghi. Adesso però come vi ho detto, sono in auge dei calibri molto più convenzionali, soprattutto 28 e 410. Con fucili di questo tipo, praticamente si riescono a sopperire a quasi tutte le esigenze che si possono presentare in questo tipo di caccia. Questo perché la moda, rivela-tasi tutt’altro che passeggera dei piccoli calibri, ci ha messo a disposizione un’ampia gamma di cartucce, nate per affrontare fagiani, beccacce e persino oche che, affiancandosi alle tradizionali cariche da capanno hanno dato a questi due calibri una completezza che prima non si sognavano minima-mente. Infatti, se fino a qualche anno fa, le cariche standard del calibro 36

erano 10-12 grammi di piombo e quello del 28 da 16 a 18, sono spuntate do-si che possono arrivare rispettivamente a 24 g per il .410, versione magnum del 36 e a 25-28 per le corazzate del calibro 28. Oltretutto, potendo sfruttare l’esperienza del mercato americano, dove questi calibri sono di casa da anni, si è potuto far subito conto su prodotti di grandissima qualità. L’ultima novi-tà in casa 410, è un prodotto che ha avuto grande sviluppo nell’ultimo anno, le cartucce silenziate. Con questo nome si indicano quelle munizioni che, attraverso una componentistica appositamente realizzata e delle basse ve-locità (inferiori a quella del suono), cercano di ottenere una bassa rumorosità dello sparo. Questo permette di disturbare molto meno gli uccelli presenti attorno all’appostamento ma non ancora palesati sui balconi, per questo sono molto richieste. Ma sono realmente efficaci? Abbiamo provato per voi quelle di tre grandi case, Fiocchi, Cheddite e Bornaghi e non abbiamo grossi dubbi: sono pro-dotti spettacolari. La Casa di Lecco propone una 18 grammi di bassissima rumorosità e grande efficacia, La Cheddite una 24 grammi che è una vera bomba, qui la rumorosità spicca meno, ma la carica è più da calibro 20 che da .410. In ultimo la gloriosa casa di Treviglio che presenta 2 prodotti, una 12 grammi ad elevata silenziosità ed una ben più muscolare 22 grammi. Con questi prodotti a disposizione, si possono effettuare tiri a distanze minime ed a distanze che in genere richiederebbero almeno un calibro 20. Solo non cercate di strafare, sul limite estremo del tiro, attorno a 25-30 metri (questa distanza è stata provata da noi in caccia, in condizioni ottimali, con successo, ma le indicazioni delle case sono per un uso sui 20 metri al massimo) per le cariche più cospicue, cercate di tirare ad animali ben in vista, senza ostacoli, anche leggeri, a coprireil bersaglio. Ricordatevi che è pur sempre un 410.

Fucili e cartucce

2524 Caccia+ Caccia+

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24Alcune munizione dedicate a questa caccia.