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Mensile di cultura sanitaria del Consiglio RegionaleAIDO Lombardia -ONLUS

Anno XV n. 136 - aprile 2005

Editore: Consiglio Regionale AIDO Lombardia -ONLUS 24125 Bergamo, Via Borgo Palazzo 90Tel. 035 235327 - fax 035 244345 e-mail: [email protected]

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Reg. Trib. di Milano n. 139 del 3/3/90

Sommario1

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EditorialeCon gli infermieri alla riscopertadei «grandi dimenticati»nel mondo del trapianto d’organi

Nel cuore il ricordodi un incontro meraviglioso

ConvegniL’infermiere nel percorso del prelievo e del trapianto d’organo

La psiche ferita

Farmaci e droghe nello sport

Notizie dalle Sezioni

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Una doverosa precisazione

Nel numero di marzo 2005 di“Prevenzione Oggi”, a corredo delbreve articolo sulla forte diffusionedel numero precedente (gennaio-feb-braio 2005), con l’intervento dell’Aidodi Brescia, abbiamo riprodotto lacopertina della rivista omettendoperò, per errore, di indicare l’autoredella foto. Rimediamo, scusandocicon l’autore, che è l’amico GiuseppePellegrini di Mantova.

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Il ricordo di Giovanni Paolo II, grande Pontefice che ha sempre lottato per l’umanità sofferen-te; tre relazioni sul riuscitissimo Convegno degli infermieri a Bergamo sul tema dei trapianti;due viaggi giornalistici: uno nel disagio psichico e l’altro

nel delicato tema del doping sportivo. Questi, insieme con altrenotizie provenienti dalle Sezioni, sono i temi di “PrevenzioneOggi” dell’aprile 2005. Si tratta quindi di un numero par-ticolarmente ricco e variegato, un po’ diverso dal solito poichénon c’è la tradizionale intervista con i responsabili di uno deimolti ospedali della Lombardia. Riprenderemo con l’analisidella realtà ospedaliera con il prossimo numero perché cisiamo assunti il compito di illustrare queste importanti realtà,ma nel contempo non potevamo mancare al dovere di rende-re omaggio ad un Papa che tanto ha amato il prossimo e cheha avuto il merito di porre all’attenzione dei cristiani il valo-re della donazione d’organi. Così come non avremmo potutoridurre in poco spazio un convegno di rilevanza nazionale,come quello degli infermieri che si è svolto a Bergamo. Unconvegno che è servito a riportare finalmente e giustamentel’attenzione della comunità tutta su una figura fondamenta-le nella preparazione del malato, nell’intervento chirurgico,nel dopo-intervento e nel follow up del post-trapianto: questafigura è l’infermiere. Si è trattato di un convegno che mi haentusiasmato e del quale ho voluto lasciare una testimonianza diretta anche perché la mia esperien-za di trapiantato mi ha fatto vivere emozioni e sentimenti che sono parte fondamentale della mia

vita. Un convegno che si è fatto apprezzare perl’elevato livello delle relazioni, per la perfezio-ne organizzativa, ma soprattutto perché nelcorso dei due giorni di lavori è stato esaltato ilvalore umano della professione infermieristica.Si parla tanto di Rianimazioni, di chirurgiadel trapianto, di miracoli della scienza. Tuttovero e tutto giusto. Però gli infermieri hannoriportato il tutto all’origine dell’atto medico, aquell’amore per gli ammalati che diventa curanotturna e diurna, che si trasforma in milledelicatezze, in mille attenzioni, in parole disostegno, di incoraggiamento, di speranza. Chiha vissuto l’esperienza drammatica e costrut-tiva del trapianto sa quanto sia importante laluce che c’è negli occhi dell’infermiera quandoentra nella stanza: l’ammalato, nella sua estre-ma debolezza scruta con ansia quello sguardo,valuta il tono della voce, si rasserena o si spa-venta secondo quello che legge nell’atteggia-mento dell’infermiere. Queste sono le emozionie i sentimenti che il convegno ci ha fatto rivi-vere e che cerchiamo, con i nostri servizi gior-nalistici, di trasmettere ai nostri affezionatilettori.

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«LA LUCE PENSATA» ©

foto di Giuseppe Pellegrini - Mantova

“È la luce che, espressione spaziale, passa attraverso una sagoma trasparente, un vetro, e si trasforma in ombra portata.La linea luminosa proietta ombregeometriche e fonde; il motonaturale della luce riporta sull’antico muro un ricciolo gentileche doppia l’immagine e la rendeobbliqua.Come se, a lanterna ferma, l’ombra sola muovesse”.

Commento Antonella Marradi - Mantova

Elaborazione grafica Paolo Seminati - Bergamo

Con gli infermieri alla riscopertadei «grandi dimenticati»nel mondo del trapianto d’organi

Prestigioso riconoscimentoIl Prof. CristianoM a r t i n i ,Direttore delDipartimento diNeuroscienze eCoordinatore diArea al Prelievoe Trapianto diOrgani dellaAzienda Ospe-daliera “A.Manzoni” diLecco, neopre-sidente NITp(Nord Italia Transplant) giovedì 7 aprile 2005è stato insignito della Medaglia d’Oro alMerito della Sanità Pubblica dal Presidentedella Repubblica Carlo Azeglio Ciampi nelcorso della cerimonia tenutasi al palazzo delQuirinale in Roma.

Complimenti vivissimi, caro Prof. Martini.A Lei, dotto collaboratore e amico sincero,l’AIDO Regionale Lombardia plaude per ilmeritato riconoscimento e formula votiaugurali di ogni bene.

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Ho nel cuore l’intensità di uno sguardo dolce,profondamente buono e allo stesso tempoforte e fiducioso. È lo sguardo di Giovanni

Paolo II che incontrando il mio sguardo mi rivelòtutta la sua grandezza, di Pastore della Chiesa, diVicario di Cristo sulla Terra e di uomo coraggiosoche nel proporre il bene della gente non conosce osta-coli e arriva fin dove un cuore può reggere l’ardi-mento.Il 30 novembre 2002, insieme con altri numerosiesponenti dell’Associazione ero stato ricevuto inudienza privata poiché eravamo a Roma per presen-tare la supplica di beatificazione di don CarloGnocchi, figura simbolo dei donatori d’organi. Lacomprensibile emozione di quei momenti, fortissimae indescrivibile, non mi ha impedito di cogliere finoin fondo la potenza di quello sguardo così apertoall’umanità, così certo della salvezza nel Cristo risor-to, così forte nel sostenere le ragioni dei deboli e deivinti.Giovanni Paolo II ha lasciato un segno nella storiadella cristianità e del mondo intero. È stato il Papadel dialogo, della comunicazione, del perdono e dellacarità. Io amo ricordarlo come il Papa della sofferen-za che si offre a Dio per la redenzione dell’uomo. Trale tantissime immagini che in questi giorni affollanotv e giornali, ne ho scelta una particolare: vi è foto-grafato il Papa che abbraccia un ammalato grave,in una stanza di ospedale. Questo ammalato, stanco,

avvilito, quasi vinto, ha negli occhi lo smarrimento,forse la disperazione. Papa Giovanni Paolo II loabbraccia e sta con lui - raccontano le cronache - piùdi due ore, in un colloquio fitto e ricco di amore. Untempo e una dedizione che non ha dedicato neppureai potenti della Terra.L’Aido non potrà mai dimenticare questo Papa cheha diffuso nel mondo, con l’enciclica “EvangeliumVitae” un appello alla solidarietà che non ha confini,al dono di sé, all’impegno affinché abbia fine la soffe-renza di una sorella, di un fratello. Nel suo lunghissi-mo calvario di malattie e difficoltà Papa Woityla haaffrontato sofferenze indicibili. Le ha affrontate conil sorriso sulle labbra e la serenità nel cuore. Hatestimoniato con la sua vita che la sofferenza non ènegazione del bene ma cammino verso Dio e reden-zione per sé e per chi si ama. Per l’AssociazioneItaliana Donatori Organi, che ha fatto della solida-rietà e della cultura della donazione il proprio vessil-lo, questo Pastore dell’umanità è stato un inseparabi-le compagno di strada nel cammino della vita.Vorremmo dire che ci mancherà, ma non diremmo ilvero perché in realtà sappiamo che è ancora con noie ci sostiene. Sappiamo che la sua serenità di fronteall’eternità è la nostra serenità. Ci ha amati vera-mente e profondamente; ci ha amati tutti. Ne hoavuto la certezza quella mattina, incontrando il suosguardo. Un incontro che non dimenticherò mai.

Leonida PPozzi

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Nel cuore il ricordo di un incontro meraviglioso

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Al convegno “L’infermierenel percorso del prelievo edel trapianto d’organo”,

organizzato con bravura e compe-tenza nell’accogliente CentroCongressi Giovanni XXIII diBergamo nei giorni 18 e 19 marzoscorsi, mi ero recato, in rappresen-tanza dell’Aido lombarda, in rispo-sta ad un invito del coordinatore diarea, dott. Mariangelo Cossolini.Pensavo di dover semplicementeportare i saluti dell’Associazione eassicurare l’impegno dell’Aido e deisuoi dirigenti affinché la figura del-l’infermiere - davvero fondamenta-le nella chirurgia dei trapianti, nel-l’assistenza ai pazienti e nella diffu-sione della cultura della donazione-, abbia il posto che merita nellacoscienza collettiva e il dovutorispetto da parte della comunitàmedico-scientifica. Invece mi sonotrovato letteralmente immerso inun convegno di altissimo livello,che ha raccolto fra i 400 e i 500operatori infermieristici, medici,chirurghi e ricercatori di tutto il

territo-rio naziona-le. Per due gior-ni si è parlato didonazione, prelievo e tra-pianto, si sono approfondite tema-tiche, si sono illustrate difficoltà eprocedure. In particolare però misono sentito coinvolto in un climadi affetto e di simpatia allorché hoparlato della mia esperienza, diquanto abbia imparato ad amare gliinfermieri e a rispettare il loro deli-cato e insostituibile ruolo.

L’infermiere nel percorsodel prelievo

e del trapiantod’organo

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Parlando quindi della mia partico-lare esperienza di trapiantato difegato e di insule pancreatiche horaccontato di quando dal mio letto,prima e dopo il trapianto, scrutavol’espressione del viso degli infer-mieri, controllavo ogni loro accen-no anche fugace per cogliere positi-vità o pessimismo. Anche se è veroche la visita del medico era ilmomento determinante, il contattocon gli infermieri, più a portata dimano, più diretto, meno formale, èquello che determina l’umore concui affrontiamo il resto della gior-nata. Personalmente posso testimo-niare di aver sentito accanto a me,nel mio essere ammalato in diffi-coltà morali e fisiche, gli infermieri.Sono emozioni, sofferenze, consola-zioni che può capire fino in fondosolo chi è passato da un’esperienzadifficile, devastante e allo stessotempo rigenerante, come un tra-pianto. Un intervento che interpel-la il cuore e la mente, che cambianel fisico e nell’anima e che non puòlasciare insensibili perché ci sirende conto di quanto la vita siabella e importante, preziosa e deli-cata.Posso allo stesso modo testimonia-re, nella mia veste di presidente del

Consiglio regionale Lombardia,che l’Associazione è molto vicinaagli infermieri, una componentesanitaria altamente professionale,umile e tenace, capace di mettersi alservizio del prossimo con attenzio-ne e sensibilità.Il convegno organizzato a Bergamoha avuto il pregio di svelare questarealtà con una forza dirompente.D’ora in avanti sarà sempre più dif-ficile continuare a sottovalutare ilruolo e l’apporto che gli infermierigarantiscono alla cura degli amma-lati, nel settore dei trapianti comein tutti gli altri della medicina,della chirurgia e della ricerca.Gli stessi concetti ho poi trovatoillustrati dal dott. Scalamogna, giàpresidente del Nord ItaliaTransplant, e da Lucia Rizzato,infermiera in carica al Cnt - Centronazionale trapianti di Roma.Entrambi hanno mirabilmente illu-strato l’importanza del corpo infer-mieristico, sottolineando che sareb-be impossibile per qualsiasi équipemedica lavorare senza il loroapporto.Mi ha colpito poi la capacità deirelatori infermieristici di entrarenella specificità dei temi, illustran-do dettagliatamente gli aspetti

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organizzativi, gestionali, etici che licoinvolgono e che li rendono piena-mente co-protagonisti dell’attivitàmedica. Questa capacità di entrarenella specificità dei singoli temi è ilrisultato di una preparazione cheha rapidamente fatto crescere pro-fessionalmente e moralmente ilpersonale infermieristico.Vorrei anche avere la possibilità direndere merito ai tanti relatori ocoordinatori che hanno dato sup-porto e lustro al convegno.Essendo impossibile parlare di tutticompiutamente e correttamente,mi limiterò ad alcuni fra di essi,quali esempio di una collaborazioneche sta dando frutti importanti. Miriferisco al dott. GiuseppeLocatelli, al dott. MicheleColledan, al dott. Amando Gamba,medici che vivono la loro professio-ne in un orizzonte etico di altissimoprofilo, dedicando la loro vita allalotta contro la sofferenza. Mi hacolpito la capacità del prof. BrunoGridelli, già prestigioso chirurgodegli Ospedali Riuniti prima dipassare all’Ismett di Palermo, dicoordinare i lavori del venerdì mat-tina, sul tema della “Operatività deitrapianti d’organo, esperienze aconfronto”.Ho condiviso e vissuto le emozionidegli infermieri quando hannospiegato la preparazione delpaziente al momento del trapianto.Ho rivissuto attraverso le loroparole i sentimenti contrastanti etravolgenti che mi assalivano inquei giorni, quando anch’io cometanti ammalati in attesa di trapian-to, mi apprestavo ad affrontare unintervento così forte e invasivocome la sostituzione di un organoindispensabile alla propria vita. Unorgano vitale, proveniente da unapersona che aveva fatto dono diparte di sé per farmi continuare avivere. Ho seguito con interesseappassionato e coinvolto l’illustra-zione delle mille sfaccettature psi-cologiche con cui ci si deve prende-re cura dell’ammalato e della sua

sensibilità. Una sensibilità che inquei momenti vive il massimo dellatensione. Mi ricordo con qualeforza mi colpissero in quei giornigli sguardi, le espressioni del viso, imovimenti degli infermieri intentia prepararmi i medicinali o a segui-re le procedure di avvicinamento almomento del trapianto. Per chi nonha provato è difficile immaginarecosa succede nel cuore di una per-sona che sa di giocarsi la vita e chetutto è nelle mani di chirurghi einfermieri. In quegli attimi anche lapiù piccola sfumatura che sfugge atutte le altre persone presenti nellastanza può terrorizzare l’ammalato;oppure, al contrario, rassicurarlo. Egli infermieri questo lo sanno, netengono conto tanto da diventareveri e propri angeli custodi deipazienti.Queste sono esperienze che io hoattraversato e che mi hanno segna-to per sempre. A nome dell’Aidosottolineo perciò che questo conve-gno, il primo del genere in Italia, èstato un successo per il lavoro fatto(sedici ore di intenso confronto e dianalisi approfondite), per la parte-cipazione, ma soprattutto per laqualità e per l’eccellente livellodelle relazioni e del dibattito.Esprimo quindi il plausodell’Associazione con l’auspicio cheil Convegno segni per tutto il set-tore medico una nuova frontieradella trapiantologia nella sua piùvasta accezione: dalla ricerca all’as-sistenza, alla chirurgia specialisti-ca. Il tutto in un contesto di curaglobale della persona ammalata,ferita nel fisico e nella mente masempre più consapevole e fiduciosache nella nostra società c’è tantospazio per la solidarietà vera chetrasforma la vita e la professione dimedici e infermieri in una vera epropria missione che tutto avvolgee trasforma.

Leonida PozziPresidente CConsiglio rregionale AAido

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Il convegno“L’infermie-

re nel percorso delprelievo e del trapianto

d’organi”, di cui trattiamoampiamente in queste pagine, si

è posto come principale obiettivo quel-lo di delineare il percorso dalla dona-zione al trapianto d’organi. Un per-corso analizzato in tutta la propriacomplessità che ha evidenziato come ilcontributo assistenziale che l’infermie-re fornisce sia dato secondo aspetti dipeculiarità e di specificità. Ne parlia-mo con la sig.ra Enrica Capitoni cheha introdotto i lavori la mattina del18 marzo.“Questo - spiega la sig.ra Capitoni -è stato il primo convegno naziona-le su questa tematica, aperto alpersonale infermierisitco. Harichiesto un lavoro preparatorio dicirca un anno e un’attenzionepeculiare a tutti gli aspetti, daquelli più tecnici a quelli psicologi-ci e relazionali. Ha poi voluto con-siderare in modo importante ilconfronto e il coinvolgimento ditutti gli operatori che con l’infer-miere rendono possibile il percor-so. Infatti, vi sono stati momenti diconfronto aperto e di dialogo conla componente medica, lo psicolo-go, lo psichiatra, il fisioterapista,

gli organismi istituzionali: poliziastradale, servizio aeroportuale,prefettura. Nessuna area correlataa ciascun organo è stata trascurata:cuore, polmone, fegato, rene.Ciascuno di questi ambiti è statoaffrontato per le connotazioniorganizzative, cliniche, assisten-ziali che lo riguardano”.Va quindi evidenziata l’apertura e ladisponibilità del gruppo infermieristi-co di Bergamo, che si propone innanzitutto all’avanguardia, tecnicamentemotivato e preparato, e che si dichiaraattento ad un confronto e a una cresci-ta che coinvolge tutti e che allarga iconfini della propria competenza.“Il convegno - aggiunge la sig.raCapitoni - come tutti i momentiformativi ovviamente era volto afavorire l’acquisizione di nuovecompetenze e di nuove conoscenzeteoriche. Ben 16 ore di formazionemesse in atto hanno però ancheavuto la valenza di proporre unasorta di riflessione circa la propriaoperatività quotidiana. Ciascunaarea è un mondo a sé: chi tratta ilbambino ha sviluppato attenzionea tutti gli aspetti propri, così chitratta il rene, il cuore, il fegato. Aciò occorre aggiungere che le saleoperatorie e le terapie intensiverappresentano a propria voltamondi chiusi, che scarsamente siaprono al dialogo e al confrontocon la degenza, l’ambulatorio... Percui ecco che uno dei risvolti diarricchimento dei singoli profes-sionisti è stato proprio questo: ilguardarsi dentro e il confrontaremodalità parallele dell’agire, piut-tosto che delineare più chiaramen-te il percorso del paziente all’inter-no dell’ospedale: dalla degenza allasala operatoria, alla terapia inten-siva, all’ambulatorio...”.Tutto ciò evidenzia la necessità dirivedere i “percorsi” del paziente negliospedali, operativamente, dopo il con-

A colloquio con Enrica Capitoni

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vegno?“Sì: al di là del momento formativosi rende opportuno migliorarealcuni ambiti di intervento infer-mieristico nella struttura. Perciòpraticamente si stanno pensandonel nostro ospedale alcune iniziati-ve concrete come l’ottimizzazionedell’assistenza infermieristica altrapianto tra Unità operativa digastroenterologia, in cui il pazienteè ricoverato in prima battuta peraccertamenti pre-operatori, e laUnità operativa di chirurgia gene-rale, in cui avviene la preparazioneall’intervento di trapianto e l’assi-stenza post-chirurgica. Si possonopoi migliorare gli interventi dinatura tecnica, relazionale, educati-va messi in atto nel follow up tra idiversi ambulatori che oggi proce-dono in modo autonomo tra diloro. Si deve inoltre rafforzare unprogetto neonato in cui si è creataun’unica équipe infermieristica diprovenienza mista (da diverse tera-pie intensive) che metta in comunele proprie competenze per gestireal meglio l’accertamento finalizza-to al prelievo degli organi. E anco-ra: dobbiamo creare una figurainfermieristica che all’interno del-l’ospedale di Bergamo possa assu-mere una responsabilità ricono-sciuta e condivisa, volta al coordi-namento di percorsi di omogeneiz-zazione e integrazione assistenzia-li legati al prelievo e alla donazio-ne. Questa figura dovrebbe affian-care per alcune funzioni ilCoordinatore medico e fungere datrait d’unione all’interno delDipartimento funzionale diImmunologia e Trapianti, da pococostituito in azienda”.Un’ultima annotazione della sig.raCapitoni riguarda le sale operatorie,per le quali “sono in atto - dice -alcuni progetti di miglioramento.È stata identificata un’unica salaoperatoria per il prelievo d’organicon un’équipe dedicata a questaattività. Si sta inoltre analizzandol’attuale gestione di tutte le urgen-

ze che afferiscono al nostro ospeda-le, da tutto il territorio provinciale,attraverso il pronto soccorso e il118”.“Le iniziative in campo - conclude lasig.ra Capitoni - sono diverse.Rappresentano sfide che debbonoessere colte, innanzi tutto per ilmiglioramento del processo clinicoassistenziale in essere, a favore delpaziente, ma anche a conseguenzadelle modificazioni ambientali,sociali del contesto di vita”.Gli infermieri sono molti attivi emolto attenti in questo senso.Dimostrano una professionalità incontinua crescita che pone un impegnocostante ed fondamentale nel grande evariegato mondo della sanità. Il con-vegno organizzato a Bergamo lo scor-so marzo ha tolto un velo di ignoran-za (nel senso proprio di mancata cono-scenza) dalle enormi potenzialità ecapacità dei nostri infermieri. Orasappiamo che le colonne su cui si reggela sanità sono diverse ma tutte impor-tanti, anzi fondamentali. Gli infer-mieri hanno battuto un colpo e hannofatto sapere di esserci e di saperci fare.Nessuno d’ora in avanti lo potrà piùignorare.

L.C. Il prof. Bruno Gridelli

La variabilità delle tecnocologie impe-gnate e dei modelli organizzativirichiedono un progetto d’aggiornamen-to e di formazione continua di tutto ilpersonale coinvolto nell’attività di pre-lievo e di trapianto per mantenere emigliorare la qualità delle prestazioni.L’evento risponde a questo bisogno diformazione. Vengono analizzate eapprofondite tutte le maggiori proble-matiche trapiantologiche dal prelievodegli organi al trapianto fino al reinse-rimento nella famiglia.Viene valorizzato inoltre l’apporto e ilruolo d’ogni professionista accogliendo,in particolare, il punto di vista infer-mieristico.Nel convegno il percorso del pazientetrapiantato viene punteggiato da rela-zioni che colgono aspetti assistenziali eclinici significativi.Al termine di ogni sessione la presenzadi esperti qualificati e clinici di presti-gio permette un’ordinata sintesi deglielementi emersi nelle relazioni per favo-rire la discussione e il confronto.Si vogliono fornire coerenti indicazionicon le conoscenze basate sulle evidenzescientifiche al fine di ricercare soluzionioperative che portino a un’immediataapplicazione nella pratica quotidiana.La sessione Poster del mattino dellaprima giornata permette di accogliereelaborati prodotti da gruppi di lavoropartecipanti al convegno.

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Il coordinamento al prelievo e trapiantod’organi e di tessuti

“Questo convegno rappresentala risposta ad una richiesta

di formazione sempre piu’ pressan-te ed esigente da parte del persona-le infermieristico dedicato al com-plesso percorso che va dalla dona-zione d’organi fino al trapianto; gliinfermieri, che svolgono un ruolofondamentale in questo processo,spesso vengono ingiustamentedimenticati.Il Convegno, organizzato dalCoordinamento al prelievo e tra-pianto d’organi di Area insieme allaDirigenza Infermieristicadell’Azienda Ospedaliera ospedaliRiuniti di Bergamo, e’ stato unevento a carattere Nazionale cheha visto gli infermieri diventare iprotagonisti della formazione nelsettore dei trapianti; il livello cul-turale e qualitativo delle loro rela-zioni si è rivelato pari se non supe-

riore a quello dei medici. Il convegno ha analizzato in modocronologico gli eventi che, parten-do dalla donazione degli organi,consentono l’esecuzione dei tra-pianti sottolineando ciò che sem-brerebbe ovvio, e cioè che senza ladonazione non c’è trapianto. Inrealtà spesso invece, mass- media e,di conseguenza, pubblica opinione,hanno sempre posto in primo pianosolo l’aspetto chirurgico del tra-pianto”. Con poche battute il dott.Mariangelo Cossolini,Coordinatore al prelievo e al tra-pianto d’organi e tessuti dellaProvincia di Bergamo, traccia iconfini di una due giorni dalla por-tata enorme, con la quale sonostate gettate le basi per un proces-so di formazione che coinvolgesoprattutto gli infermieri, suppor-tati dai medici con i quali condivi-dono quotidianamente le attivita’legate al trapianto e che si proponedi influenzare positivamente tuttoil complesso mondo dei trapianti,dalla diffusione della cultura delladonazione, alla corretta gestionedell’informazione, dalla valorizza-zione della donazione, all’interven-to chirurgico per finire con un’at-tenta gestione del dopo-trapianto.Nel suo intervento del venerdìpomeriggio, dedicato al“Cordinamento al prelievo” il dott.Cossolini ha voluto anche lanciareun sasso nello stagno parlando deltraffico di organi. “Un problemache esiste - sottolinea - anche senon in Italia. E questo perché inItalia troppe circostanze impedi-scono il traffico di organi: dall’or-ganizzazione sanitaria, alla presen-za di una forte Associazione didonatori. Nel percorso prelievo -trapianto sono coinvolte piu’ dicentocinquanta persone, fra infer-mieri, tecnici, medici e chirurghi.

Mariangelo Cossolini Coordinatore Prelievo e Trapianto d’organi e tessuti della Provincia di Bergamo - Azienda Ospedaliera Ospedali Riuniti di Bergamo

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Quindi è veramente impossibile,dato il livello d’eccellenza sanitariache comporta la condivisione dicosì tante persone, riuscire a gesti-re un’attività illecita che per suanatura deve essere clandestina”.“Il trapianto d’organi - ha spiegatoil dott. Cossolini nel suo intervento- è ormai una terapia consolidataper il trattamento delle insufficien-ze d’organo e costituisce una rispo-sta certa alla domanda di salute deicittadini. Un programma trapiantideve garantire efficacia terapeuticaed equità assistenziale, assicurandola qualità del processo, pari oppor-tunità e facilità di accesso, l’onestà ela trasparenza dell’intera organiz-zazione. Senza la disponibilità diorgani non è quindi possibile ese-guire un trapianto. La donazione-trapianto di organi è un processoarticolato che coinvolge, come hodetto, più di 150 persone ogni voltaper più di 30 ore consecutive erichiede una precisa conoscenza ditutte le procedure, da quelle piùstrettamente scientifiche e legisla-tive a quelle di ordine psicologicoche spesso ne condizionano l’av-vio”.Ma qual è esattamente il ruolo delcoordinatore ai prelievi e trapiantod’organi? E’ un sanitario ospedaliero espertonella donazione, ma che conosceanche gli aspetti successivi e che siadopera perché il processo di dona-zione e trapianto non si arresti inuna delle sue fasi.Il livello di responsabilità e profes-sionalità del coordinatore e dei suoicollaboratori deve essere elevato ecostante. La formazione permanen-te impone la conoscenza di tutti gliaspetti del processo. Aspetti chepossiamo cercare di semplificare inuna specie di dodecalogo.Vediamolo: 1: identificazione e sele-zione del potenziale donatore; 2:diagnosi di morte encefalica; 3:comunicazione della morte; 4:richiesta di donazione (o intervistaalla donazione); 5: mantenimento

del potenziale donatore; 6: logisticaospedaliera ed extra ospedaliera; 7:controllo di qualità del processo; 8:controllo di gestione; 9: etica deltrapianto; 10: reti informatiche; 11:tecniche di comunicazione: a) con lamedicina di base, b) con la stampa ela televisione, c) con le associazioni,d) con la scuola, e) con l’autoritàgiudiziaria; 12) conoscenza deirisultati del trapianto.“La competenza di un coordinatorelocale - ha aggiunto il dott.Mariangelo Cossolini - non richie-de una specializzazione di partenzama una forte motivazione persona-le e grande disponibilità ad essererintracciabile nel momento in cui,all’interno dell’ospedale, si verificaun decesso compatibile per la dona-zione o di organi (se è un cadaverea cuore battente in terapia intensi-va) o semplicemente di tessuti (se èun cadavere a cuore fermo) in unreparto di degenza. Il coordinatoreverifica la qualità relativa alla vita-lità degli organi prelevati, cura laricerca di nuove strategie per evi-denziare la mancata individuazionedei potenziali donatori, cura l’atti-vità di formazione ed insegnamen-to, gestisce i rapporti con i mezzi dicomunicazione. Ma il compito pri-mario del coordinatore al prelievo etrapianto d’organi e di tessuti èquello di reperire il maggior nume-ro di organi possibile per trapianto.Accanto a questo compito priorita-rio, c’è inoltre un lungo elenco di“sottocompiti”, se così possiamodefinirli, che vanno dall’ottimizza-zione degli aspetti organizzativi,alla qualità dei risultati, alla forma-zione del personale sanitario eall’informazione corretta dei citta-dini”.Ricordiamo che il coordinatoreviene avvisato contemporanea-mente al direttore sanitario dell’e-sistenza di un potenziale donatore.A questo punto si deve attivareaffinché siano espletati tutti gliaccertamenti, anche quelli pergarantire l’idoneità e la sicurezza

L’incontro di due mani nell’atto dellacreazione di Adamo, così come le raffi-gura Michelangelo nello straordinarioaffresco della Cappella Sistina, sembrarappresenti una riuscita metafora deltrapianto come atto d’amore e di dona-zione di vita. La grazie estetica delsegno sembra cogliere la complessità e laperfezione dell’organizzazione tecnico-scientifica e clinica che sono alla basedell’attività trapiantologica.Il trapianto come “opera d’arte” tradiversi professionisti è in primo luogoun’impresa comune, che vede impegnatiil mondo sanitario e la società nel suocomplesso.Il gesto solidale della donazione si tra-duce nella disponibilità di organi einnesca una complessa e coordinata suc-cessione di eventi, dei quali il trapiantoè l’anello finale. Il convegno si proponedi analizzare l’insieme del percorso perogni organo. Enfatizza l’importanza ele peculiarità dei contenuti scientifici diogni fase del percorso, dalla donazionedell’organo al trapianto attraverso:- partecipazione attiva al mantenimen-to del donatore;- assistenza al paziente in fase di pre-trapianto;- partecipazione attiva alla fase di tra-pianto;- assistenza dei pazienti in fase di post-trapianto, in follow-up e in urgenza;- sostegno psicologico al trapiantando,alla sua famiglia, alla famiglia deldonatore.Lo straordinario affresco dellaCappella Sistina sembra indicare unmomento d’incontro e delimitare unospazio di ricerca e di condivisione tratutti i professionisti coinvolti.

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del donatore (dobbiamo esserecerti, per fare un esempio, che nonsi trasmettano malattie infettiveoppure tumorali). Il coordinatoredeve poi attivarsi per far partire lacomplessa organizzazione per ilprelievo: verificare che sia statoinformato il Nord ItaliaTransplant, che sia stata predispo-sta la sala operatoria del prelievo,che siano state allertate le équipesmediche ed infermieristiche per ilprelievo e che siano state svoltetutte le consulenze specialisticheper l’accertamento dell’ idoneità deivari organi al trapianto (una eco-grafia addominale, un’ecografiacardiaca, una serie di esami di labo-ratorio).Non è tutto. Altri compiti del coor-dinatore ai prelievi e trapiantiriguardano la cura dei rapporti conil Centro Interregionale diRiferimento (Nitp), con il CentroNazionale Trapianti e con laRegione e in particolare la trasmis-sione mensile dei dati come il regi-stro dei deceduti per morte cere-brale, il numero di prelievi e ilnumero di trapianti effettuati for-nendo così una rendicontazione ditutta l’attività di prelievo e trapian-to dell’ospedale e dell’Area provin-

ciale. Il coor-dina-

tore si fa inoltre carico della corret-ta applicazione di nuove Delibereregionali, relative al prelievo e altrapianto di organi e tessuti. Infinetiene i rapporti con i medici curan-ti e i familiari dei potenziali donato-ri.“In conclusione - afferma il dott.Cossolini - il coordinatore è lafigura a cui viene affidata all’inter-no dell’Area di competenza laresponsabilità di quanto attiene ladonazione e il trapianto di organi etessuti”.Dopo aver ricordato che in questolungo ed elaborato processo vengo-no coinvolti cittadini, istituzioni eassociazioni (come appunto l’Aido),il coordinatore ha ricordato il con-tributo che viene garantito daPrefettura, Carabinieri, Aeroporto,Polizia stradale e via di seguito. “Ilnostro - afferma - non è semplice-mente un lavoro, perché siamo con-sapevoli di fare qualcosa di impor-tante e che si traduce nella salvezzadi una persona. Nel convegno delmarzo scorso gli infermieri hannofatto emergere tutto ciò.Partecipando in circa 500 da tuttaItalia, sempre compatti e presentialle relazioni e ai dibattiti, hannodimostrato grande professionalità ecompetenza. Un bel successo.Davvero una dimostrazione di effi-cienza, efficacia e sensibilità di cui

tutti dobbiamo essere orgogliosi”.

Servizio fotografico PS

Da sinistra: il dott. G.Torree il dott. M. Colledan

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Non abbiatepaura di noi,

perché senza dinoi questa città non

sarebbe la stessa. Noisiamo parte di questa

città, di questo paese, diquesto mondo.Non abbiatepaura di noi

(Nenad, 13 anni, ospite in Serbia del centro diurno

per malati psichiatrici volutodall’Associazione Cittadinanza*)

Inizia con questa puntata il nostro viag-gio alla scoperta della malattia mentale.Cos’è, chi ne è affetto, cosa comporta,quali sofferenze genera nelle famiglie? Lasalute mentale è infatti fondamentale peril benessere dell’individuo: se viene amancare, diventa impossibile percepire ecomprendere la realtà circostante, difficol-toso comunicare i propri sentimenti.Abbiamo voluto esplorare questo universo,troppo spesso sepolto dalla vergogna, nellaconvinzione che il fenomeno ci riguardimolto da vicino, nonostante che la societàdell’edonismo congiuri costantemente perfarcelo dimenticare.

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CAvolte è solo un particolare a farti capire. Può esse-

re lo sguardo spento, perso nel vuoto, colmo di infi-nita tristezza o viceversa l’eloquio sovrabbondan-

te, euforico, ricco di parole che si affastellano una sull’altrasenza il minimo nesso logico. Può essere la trascuratezzaestrema del corpo o all’opposto una cura esasperata di esso,sottoposto a continui, estenuanti riti di abluzione. Qualiche siano i segnali con cui si manifestano nelle persone, idisturbi psichici sono oggi un fenomeno di grave emer-genza sociale, che non è lecito ignorare. Si tratta infatti diun problema di sanità pubblica non trascurabile che anzi,come ha detto qualche mese fa il Ministro Sirchia, “starivestendo un’importanza sempre crescente in tutti i Paesiindustrializzati, sia perché il numero dei soggetti colpiti èin costante aumento, sia perché determina un elevatogrado di disabilità ed enormi costi socio-economici cheP

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La psicheferita

”“Foto P.S.

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pesano sui pazienti, sulle loro famiglie esulla collettività”. Per rendersene contobasta esaminare i dati epidemiologici quia fianco.

Le ragioni del silenzioPerché, allora, tanto silenzio, rotto recen-temente solo dalla I campagna nazionaleper la salute mentale e dalla I conferenzaministeriale europea (vedi box a lato)? Perché nonostante la psichiatria abbiafatto innegabili progressi nell’identifica-zione dei vari disturbi, nell’accertamentodell’origine multifattoriale di essi (causegenetiche, biologiche, psicologiche,ambientali) e nella individuazione dellespecifiche possibilità di cura, la gentecomune è tutt’oggi all’oscuro di cosa siarealmente la malattia mentale e del fattoche una persona che ne soffra possamigliorare e guarire. Una ignoranza gra-vida di drammatiche conseguenze. Almalato psichiatrico si finisce per guardarecon paura e alla sua famiglia con la circo-spezione del pregiudizio. Si chiama stigmae per chi ne è colpito significa emargina-zione, vergogna, solitudine, rifiuto. Ad ali-mentarlo sono, purtroppo, anche gli orga-ni di informazione che, cavalcando l’ondadella tensione emotiva suscitata da alcunifatti di cronaca, sostanziano pericolosa-mente l’associazione di pensiero malatopsichiatrico=violenza omicida, del tuttoerronea. Secondo i dati del rapportoEures, infatti, su 658 omicidi compiuti nel2003 solo 27 sarebbero attribuibili a mala-ti psichiatrici. Nell’epoca dell’esaltazionefino all’inverosimile degli stereotipi dellaforza, della bellezza, della forma fisica lamalattia mentale viene vissuta comeun’onta da tutti: dal paziente, che si isolain se stesso; dalla famiglia che fatica a rico-noscere il problema e ad accettarlo; dallasocietà che mette al bando il malato e chilo circonda.

Prevenzione e curaMa è proprio qui, nella considerazioneche la società ha della malattia mentale,che si gioca la partita con la prevenzio-ne. Se infatti la famiglia è condizionatadallo stigma, può finire per sottovaluta-re i sintomi iniziali, quei sintomi cheprecocemente individuati, specie duran-

Fotografia gentilmente concessa dall’Associazione Cittadinanzadi cui parleremo nel prossimo numero

Le tappe della sensibilizzazione10 gennaio 2001 - 1ª Conferenza nazionale sulla salute mentale

7 aprile 2001 - 1ª Giornata mondiale della Sanità sulla salute mentale5 dicembre 2004 - 1ª Giornata nazionale sulla salute mentale

12/15 gennaio 2005 - 1ª Conferenza ministeriale europea (Helsinky)

La prima campagna nazionale di comunicazioneHa avuto per titolo “”Non è diverso da te. Curare i disturbi mentali si può,nessun pregiudizio, nessuna esclusione”. Indetta dal Consiglio dei Ministrisu proposta del Ministro della Salute Girolamo Sirchia, la campagna è statapresentata in occasione della celebrazione della I Giornata Nazionale dellaSalute Mentale (5 dicembre 2004) e ha visto impegnate le più rappresentati-ve associazioni del mondo del volontariato (Usanam, Arap, Diapsigrap)insieme alle più significative società scientifiche di psichiatria (Sip, Sinpf,Sep).Lo scopo dell’iniziativa - ancora visibile sul sito www.fuoridallombra.it - èstato quello di promuovere una corretta informazione sulle patologie psi-chiatriche e sulle loro reali possibilità di cura. Una lodevole forma di sensi-bilizzazione, con la quale si è cercato di aiutare la popolazione a superare ilgrave pregiudizio sociale verso i portatori di tali disturbi, favorendo al tempostesso l’avvicinamento di questi ultimi ai servizi territoriali.

Da Helsinky un piano per l’EuropaGrazie all’iniziativa dell’Ufficio regionale per l’Europa dell’OrganizzazioneMondiale della Sanità, a Helsinky si sono riuniti i ministri della salute, i rap-presentanti più autorevoli del mondo politico e medico, i ricercatori e gli psi-cologi di 52 stati europei che fanno parte dell’OMS. E’ stata un’occasioneunica per fare il punto sulla salute mentale in Europa e per stabilire un con-fronto con le associazioni dei malati e i loro familiari. Scottanti i temi discus-si: il costo sociale delle malattie psicologiche (circa il 3-4% del PIL), la scar-sa implementazione dei servizi sul territorio, la prevalenza dei grandi ospe-dali psichiatrici rispetto alle comunità (nell’Europa dell’Est ma anche inBeglio, Francia, Germana), il gap fra cure necessarie e cure ricevute (tra il 44e il 70% di coloro che soffrono di malattie mentali non si sottopone ad alcu-na terapia). Dopo la discussione su questi argomenti, la conferenza è cul-minata nella sottoscrizione di una innovativa Dichiarazione congiunta che,sintetizzata nello slogan “non c’è salute senza salute mentale”, iscrive per laprima volta quest’ultima nell’agenda dei Governi. A cascata è poi seguita lapresentazione di un piano d’azione per l’Europa valido per i prossimi cinqueanni, che indica le varie aree su cui concentrare gli sforzi: promozione delbenessere mentale, centralità dei disturbi psichiatrici nelle politiche di sanitàpubblica, prevenzione dei suicidi, accesso alle migliori cure primarie e allepiù efficaci terapie, sviluppo delle attività di ricerca, riduzione dello stigma eincentivazione dei finanziamenti.

La situazione dei malati mentali nei Paesi poveri

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te l’età evolutiva, possono essere curaticon adeguate terapie farmacologiche epsico-educazionali, evitando che ildisturbo, aggravandosi, possa compro-mettere la qualità di vita dell’individuo.Una prevenzione (possibile anche per lepsicosi che mostrano sintomi già 5 anniprima dell’esordio) che necessariamentedeve essere fatta con largo anticipo,specialmente nell’età pre-puberale,monitorando nel tempo i ragazzi e pre-stando attenzione a due segnali, chepotrebbero essere prodromici dellamalattia psichiatrica: l’abbandonoingiustificato degli studi e il ritiro in séstessi. Detto questo, le cure esistono e si basa-no su un approccio multidisciplinarespecifico per ogni tipo di patologia.Terapia psicologica, farmacologica, ria-bilitativa sono efficaci nella maggioran-za dei casi e consentono un migliora-mento del 70-80% per la depressione,del 50-70% per la schizofrenia - le dueforme più invalidanti - e del 50-80% peri disturbi di panico.

E al dolore chi pensa?Qualcosa resta tuttavia fuori: il carico diprofonda sofferenza che accompagna lavita quotidiana di questi malati e delleloro famiglie, per il quale non c’è medi-cina che tenga. Esistono tutti gli strumenti a cui abbia-mo appena accennato, esistono tutte lemolteplici forme in cui si è organizzatal’assistenza (CPS, CRT, CP ecc.): è giàtanto, considerato che in molti altriPaesi del mondo, specie i più poveri,non esiste nulla. Ma basta davvero? È la domanda aperta su cui abbiamocostruito questo lungo servizio e l’ab-biamo posta principalmente ai familiaridei malati mentali, che ci hanno raccon-tato la loro drammatica esperienza. Noici sentiamo di rispondere con le paroledel protagonista del film “Senza pelle”(di A. D’Alatri, 1994 Ndr) in cui Saverio,lo psicopatico che, incontrando Ginavede in lei un’occasione di senso per latriste vita che conduce, dice: “Graziealla tua presenza, i frammenti della miaanima si sono ricomposti”.

Laura Sposito

per capireL’entità del problema

Secondo il World Health Reportdell’OMS, dedicato nel 2001 alla salutementale, risulta che nel mondo 490milioni di persone soffrano di nevrosi,230 di disturbi dell’umore, 100 di ritardimentali, 50 di epilessia, 40 di demen-za, 20 di schizofrenia. In termini diimpatto sociale, le stime dicono ancheche il 31% degli anni di vita con disa-bilità a livello mondiale e il 43% a livel-lo europeo siano riconducibili alla pre-senza di un disturbo psichico. “A ciò siaggiunga - dice Benedetto Saraceno,direttore del Dipartimento di salutementale dell’OMS - che il 40% deiPaesi nel mondo non ha un program-ma per la lotta alla salute mentale, il30% non ha leggi specifiche, il 25%non ha i tre farmaci di base (antide-pressivi, ansiolitici, neurolettici) percurare le varie patologie, il 42% spen-de meno dell’1% del budget sanitarioper la salute mentale”.E l’Italia? Pur con tutte le sue contrad-dizioni, negli ultimi vent’anni il nostroPaese può dire di aver raggiunto livellidi avanguardia sia sul piano legislativoche su quello dello sviluppo di una retedi servizi estesi a tutto il territorio.Basta per dormire sonni tranquilli? No,almeno a giudicare dalla situazionedescritta nel Piano Sanitario Nazionale2003-2005. Si calcola infatti che nell’ar-co di un anno il 20% della popolazioneadulta presenti uno o più disturbi men-tali - disturbi d’ansia (15%), depressio-ni (10%); schizofrenia (0,5%) - conl’aggravante che solo il 2% di questafetta viene trattato dai servizi pubblici eprivati. A completare questo quadrogià di per sé allarmante, ci sarebbe poiun 8% fra bambini e adolescenti chemostrerebbe forme di disagio, capaci diprovocare disadattamento e difficoltàrelazionali.

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Ho ritrovato mio padresolo pochi anni fa. Oggiriesco a parlarci con

calma e tranquillità ed è un veropiacere discorrere con lui di tutto.Che fosse un uomo ricco di inte-ressi l’ho sempre intuito, e nonsto sbagliando verbo, ho dettoproprio intuito. Da bambina infat-ti non avevo modo di avvicinarlo.Non sapevo mai con chi avessi ache fare: se con l’uomo prostratoda una angoscia profonda, per medel tutto incomprensibile, chevagava per la casa in vestaglia ose con il super-uomo esaltato,pieno di energie, che urlava perun nonnulla, tutto preso dal suolavoro. Comunque mi si presen-tasse, mio padre mi sembrava unenigma indecifrabile. Con lui siviveva come su un ottovolante, ungiorno in Paradiso, un altroall’Inferno. Non c’erano maiperiodi lineari, in cui lo vedessifinalmente sereno. Solo mesi dipianto alternati a mesi di sfrenatae solo apparentemente positivaagitazione. Nei primi bisognavaconsolarlo, incoraggiandolo a nonabbattersi, nei secondi bisognavaevitare di ostacolarlo nelle suemolteplici (e avventate)iniziativeo altrimenti erano sfuriate tre-mende. In entrambe le situazionisuccedeva che né io né mia madrevenivamo mai ascoltate. Quandoera depresso non c’era nulla chesembrasse dargli piacere, neppurela nostra presenza; quando eraesaltato poi, sembrava addiritturadetestare la nostra compagnia chepure gli era servita mentre stavamale. Ai miei occhi di bambina

quindi, questo padre - che andavae veniva dall’ospedale, per i fre-quenti ricoveri - sembrava un po’strano. Capivo che faceva unagran fatica a vivere, ma per quan-to mi sforzassi non ero in gradodi aiutarlo. Lui, dal canto suo, cercava mal-grado tutto di lavorare e mandareavanti la nostra famiglia. Ma erauna impresa titanica, di quelle chegli riuscivano benissimo quandoera nella fase maniacale, moltomeno bene quando sprofondavanella depressione più nera. Ciònonostante non smetteva mai dilottare e questa tenacia era forseciò che maggiormente apprezza-vo della sua persona. Imbottito di psicofarmaci, reagivacome un leone a questa maledettamalattia, che va sotto il nome didepressione bipolare e qualchevolta riusciva anche a vincere,ottenendo risultati professionalimigliori di quelli dei suoi colle-ghi. Quando capitava era una verafesta, perché per un attimo smet-teva di sentirsi come il bruttoanatroccolo della ditta, quello che- poverino - aveva “dei problemi”.Ricordo ancora con quanta soffe-renza vivesse la sua condizione:si sentiva sottovalutato nelle suecapacità, addirittura menomatonella sua identità; ma se i colleghilo isolavano, cercando di esclu-derlo dalle decisioni più impor-tanti e impedendone gli avanza-menti di carriera, i parenti nonerano certo più teneri: una sortadi compatimento misto a derisio-ne aleggiava nelle loro finte paro-le di incoraggiamento. “Ce la puoi

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eSono contenta

di averti ritrovatoManuela

41 anni, insegnante

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fare - era il ritornello- dipendesolo dalla tua buona volontà!”. Mala volontà era quanto di meno gliservisse per superare il suo pro-blema, anche perché ne avevaveramente da vendere e non eramai bastata! Erano tutti capaci didispensare saggi consigli, salvotirarsi indietro quando si trattavadi fargli veramente compagnia.Del resto vent’anni fa si sapevaancora poco di questi disturbi,quindi era abbastanza normaleche la gente li affrontasse in modosuperficiale. Mio padre, no. Lui liprendeva molto sul serio: che glialtri lo capissero oppure no, c’erain gioco la sua salute e quindiaveva il dovere di curarsi. Quantisoldi spesi in psichiatri e medici-ne!! Gran parte dei guadagni cheriusciva a racimolare finivanotutti nell’imbuto della sua malat-tia, risucchiati da essa insieme alle

nostre residue energie (mie e dimia madre). Ho sempre atteso chequalcosa potesse cambiare, chemio padre potesse cominciare astare bene. E quando ormai non cipensavo e speravo più è successo.A settantatre anni, grazie ai nuoviritrovati che stabilizzano l’umore,conduce oggi una vita normale.Certo, deve sempre dipenderedalle pastiglie, ma che differenzarispetto al passato! Talvolta micapita di fermarmi ad ascoltarlo equasi non mi sembra vero che siaproprio lui, loquace, affettuoso,ricettivo, finalmente tranquillo epienamente se stesso, nonostantetutti i nuovi acciacchi. Caro papà,sono contenta di questa tua rivin-cita sul mondo, anche perché -non te l’ho mai detto - l’arrogan-za dei cosiddetti “normali” midava estremamente fastidio.

L.S.

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Le condizioni mentaliBenessere: stato in cui l’indivi-duo ha una buona accettazione disé e un buon livello di soddisfa-zione dei propri bisogni;Disagio: stato di sofferenza psi-chica fisiologica, legata cioè aimomenti stressanti propri dell’esi-stenza;Disturbo: stato di sofferenzapsichica elevata con sintomi psi-chiatrici specifici e alterazioni delcomportamento;Malattia mentale: disturbomentale stabilizzato, che alimen-ta le reazioni dell’ambiente circo-stante.

Le principali patologieDepressione: consiste in undisturbo del tono dell’umore, chesi fissa verso il basso e non è piùinfluenzabile da situazioni ester-ne favorevoli. Ne esistono diversitipi:Depressione maggioremalinconica (con profondoabbassamento del tono dell’umo-

re e ritiro dall’ambiente esterno) Depressione minore ansiosa(abbassamento del tono dell’u-more meno marcato, ansiaaccentuata);Sindrome maniacale: unostato patologico caratterizzato daun’eccitazione generale dell’atti-vità mentale e del comportamen-to della persona in maniera ingiu-stificata.Disturbo bipolare: alternanzain una stessa persona di episodidepressivi e di episodi di mania-calità.Ansia: stato di attesa apprensi-va, con anticipazioni di eventinegativi mal definiti verso i quali ilsoggetto si sente indifeso e impo-tente.Disturbo d’ansia generaliz-zato: lo stato ansioso è costantee persistente, senza una causache lo giustifichi.Attacchi di panico: l’ansia simanifesta con un sentimento divero e proprio terrore senza alcuncomprensibile motivo.

Disturbo ossessivo - com-pulsivo: disturbo in cui il com-portamento del soggetto, volto aridurre la tensione generata daun’idea ossessiva o a prevenirecon modalità scaramanticheeventi temuti, si presenta in formarituale.Schizofrenia: disturbo mentaleche può provocare alterazioni delpensiero (deliri), dispercezioni(allucinazioni), modificazione deisentimenti e dei comportamenti,che portano la persona che nesoffre a una perdita di contattocon la realtà, con il mondo ester-no.DisturbDisturbi di personalitànalitàSi parla di disturbo di personalitàquando le caratteristiche dellapersona contrastano in manieraevidente con le aspettative dellacultura in cui viviamo. (disturboparanoide, schizoide, schizotipi-co, antisociale, borderline).

(Fonte: www.fuoridallombra.it)

Glossario

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Diego Insalaco, Gaetano Bianchi

L’uso in corso di attivitàsportive, sia agonisti-che che ludiche, di

sostanze illecite per migliorarele prestazioni fisiche rappresen-ta un problema importante checoinvolge giovani, adulti e persi-no anziani, atleti e sportivi delladomenica. Recentemente è stato segnalatoche il 5% delle aritmie cardiache(extrasistolia, tachicardia, arit-mie maggiori) riscontrate in

giovani atleti, talora minorennied inspiegabili dal punto di vistadella diagnostica cardiaca, sonoda imputare ad assunzione difarmaci o droghe.Anche l’abuso di sostanze di persé stesse lecite, ma impiegate inmodo improprio e a dosaggi ele-vati, quali i cosiddetti integrato-ri alimentari, vitaminici, antios-sidanti ecc., è ora sotto osserva-zione, in quanto anche per que-sta classe di “farmaci” si sospet-tano effetti indesiderati e proba-bilmente dannosi alla salute.

Sono sempre più numerosi isoggetti che si dedicano ad atti-vità sportive anche a livelloamatoriale, ritenute utili nonsolo a migliorare l’aspetto este-tico del proprio corpo, ma anchea scopo di prevenzione primariadelle malattie cardiovascolari eper un desiderio più o menoconscio di “prolungare” la gio-ventù e per un miglior invec-chiamento. Se questo è certa-mente vero, entro certi limiti, innon pochi casi rappresenta unsintomo di una situazione psico-

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Farmaci e droghenello sport

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Clogica del rifiuto dell’invecchia-mento e l’illusione di restareeternamente giovani (sindromedi Peter Pan). Sono questi i sog-getti che più frequentementefanno uso di sostanze farmaco-logiche (integratori alimentari,antiossidanti, vitaminici, saliminerali, ecc.) nell’illusione diottenere risultati migliori, piùrapidi e più duraturi. Nell’adolescente e nel giovaneinvece è il desiderio di raggiun-gere rapidamente i risultati a cuiil soggetto aspira, che induce ausare e abusare di tali sostanzee, in un numero certamente nontrascurabile, di far uso di vere eproprie sostanze dopanti. Sonosostanze che mirano ad accre-scere artificialmente il rendi-mento muscolare, a migliorarele prestazioni in campo o inpalestra, ad alleviare stati psi-chici e fisici spiacevoli, come lastanchezza fisica, l’ansia, la fati-ca. Purtroppo l’assunzione diqueste droghe, ormoni, ecc. pro-voca da un lato assuefazione espesso dipendenza, così da sti-molare ad aumentarne i dosaggie il ritmo di assunzione, condi-zione che, in tempi variabili dacaso a caso, può favorire la com-parsa di disturbi sia di tipoacuto che cronico soprattutto acarico del sistema cardiovasco-lare, ma anche di tipo neuro-psi-chiatrico. L’attività sportiva nonè più un mezzo per migliorare ilproprio aspetto e migliorare lapropria salute, ma diventa “loscopo principale”, una malattiaessa stessa.È notizia di alcuni mesi fa dellaculturista, campionessa italianae internazionale, morta in circo-stanze sospette, per la quale lamagistratura ha richiesto la rie-sumazione per il dubbio che lamorte sia stata determinatadalla assunzione di sostanzeillecite o di sostanze non illecite,ma pericolose se assunte a dosi

elevate.Lunga è la lista delle sostanzeillecite, stilata dal Cio. Questalista, che viene aggiornata conelevata frequenza, non sempreriesce a prevenire la diffusionedi nuove sostanze, delle quali siha notizia frequentemente solodopo mesi dalla loro immissionesul mercato. Essa comprende unalto numero di prodotti, tra i piùnoti citiamo:Stimolanti (anfetamina, caffeina,alcuni antiasmatici come il sal-butamolo, ecc.);Narcotici (eroina, metadone,morfina, ecc.);Agenti anabolizzanti e ormonali(androsterone e derivati, insuli-na, eritropoietina, ecc.);Agenti mascheranti (plasmaespander, ecc.).Secondo alcuni ricercatori(Thompson e Clarkson; sportsmed. 1997) esistono tre diverseclassi di sostanze illecite usate

dagli atleti, con scopo di incre-mentare il rendimento atleticonelle diverse discipline:sostanze che potenziano diretta-mente la performance fisicaagendo in maniera specificasugli organi determinati ai finidel gesto atletico, modificando-ne i parametri;sostanze in grado di ridurre lafrequenza cardiaca e i tremori(anfetamine e betabloccanti);sostanze in grado di produrrel’aumento delle masse muscolari(steroidi anabolizzanti, ormoneGH) o una riduzione del pesocorporeo (diuretici).Tra le droghe la cocaina è senzadubbio la più potente tra lesostanze stimolanti e il suo usova incontro ad una sempre mag-gior diffusione nella popolazio-ne generale e anche in coloroche svolgono attività sportiva. Ilvantaggio è che può essereassunta anche per inalazione,P

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attraverso la mucosa nasale; èrapidamente efficace (3-5 secon-di), raggiunge il suo picco d’a-zione in pochi minuti; il suoeffetto dura dai 5 ai 15 minuti.Alla cocaina, anche se inalata,vengono attribuiti molti casi diischemia cardiaca acuta, infartomiocardio e anche morteimprovvisa nella prima ora suc-cessiva alla sua ingestione. Inquesti soggetti, frequentementegiovani, non si è dimostrata lapresenza di alterazioni corona-riche tali da giustificare l’evento.Più frequentemente la cocainainduce la comparsa di doloritoracici tipici di angina o anchemeno tipici, ma espressionecomunque di una riduzione del-l’apporto di ossigeno al miocar-dio da parte delle coronarie. Si èinfatti potuto dimostrare chequesta droga, da una partedetermina un aumento della fre-quenza cardiaca, della pressionearteriosa e della contrattilità delventricolo sinistro, con conse-

guente maggior consumo diossigeno. A quanto sopra dettosi aggiunge una ulteriore ridu-zione del flusso sanguigno pervasocostrizione coronarica. Siha quindi una situazione sfavo-revole in cui le aumentaterichieste di ossigeno del miocar-dio non vengono soddisfatte,con conseguente ischemia deltessuto cardiaco contrattile. Èsoprattutto l’uso frequente eabituale della cocaina che espo-ne a questo rischio, in quantodanneggiando il rivestimentointerno delle arterie (endotelio)predispone il soggetto a una ate-rosclerosi precoce, analogamen-te a quanto osservato nel sog-getto dedito al fumo di tabaccoda anni. La cocaina è responsa-bile anche di numerose aritmiecardiache, talora anche moltosevere e pericolose per il sogget-to.È facilmente comprensibilecome l’abitudine al fumo di siga-retta associato ad abuso di alco-

lici e all’uso di cocaina esalti inmodo importante la pericolositàdi questa droga.L’uso della cocaina negli atletiprofessionisti o ad alto livellonon sembra essere praticato senon eccezionalmente. Il suoeffetto stimolante è relativa-mente troppo breve. È più facilevenga utilizzata per vinceresituazioni di stress da ansiadella prestazione, come purtrop-po verificatosi anche recente-mente.L’efedrina, farmaco simile aimediatori andrenergici (adrena-lina e simili) è in medicina uti-lizzato soprattutto per le crisi diasma bronchiale ma anche comedecongestionante delle mucosenasali. Per questo effetto fre-quentemente è utilizzato anchedagli atleti inconsapevolmente.Il suo effetto più importante è alivello nervoso centrale, con unincremento dell’attività motoriadei muscoli periferici, ma anchecon un effetto stimolante la con-

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Ctrattilità cardiaca (isotropo posi-tivo), migliora il flusso ematicocoronario, cerebrale e muscola-re. Ovviamente l’effetto farma-cologico è dose dipendente. Tragli effetti negativi si descrivonoepisodi aritmici cardiaci, tra cuila fibrillazione striale parossisti-ca che, in soggetti affetti da pre-eccitazione cardiaca (sindromedi WPW) può essere estrema-mente pericolosa. Attualmentenon sembra sia impiegata ascopo dopante volontariamente,ma può essere utilizzata incon-sapevolmente. Simili all’efedrinasono numerosi antiasmatici delgruppo del salbutamolo, ora piùlargamente impiegati nella curadell’asma bronchiale.Anche la caffeina svolge uneffetto stimolante. Il limiteposto dalla CIO per ritenerladopante è rappresentato dai 12mcg/ml, pari alla assunzione di7-8 tazze di caffè. Anche alcunebevande di uso comune tra i gio-vani (coca cola, ecc.) contengonocaffeina in maniera significativa.Anche la caffeina è consideratauno stimolante, utile soprattut-to negli sport di lunga durata enegli esercizi di endurance. Adosi superiori a quelle soprain-dicate possono verificarsi effettiindesiderati quali aritmie car-diache.Una classe diversa sia per ilmeccanismo d’azione che per glieffetti sulla muscolatura e quin-di sull’atto atletico è rappresen-tata dagli steroidi anabolizzanti.Sono questi derivati del testo-sterone: tra i più richiesti il nan-drolone. Attivi sia per via oraleche intramuscolare sono parti-colarmente ricercati da coloroche vogliono rapidamente incre-mentare la loro massa muscola-re e la forza muscolare (body-builder). Frequentemente glianabolizzanti vengono assuntiinsieme ad altre sostanze come idiuretici, le gonadotropine, talo-

ra marjiuana, con lo scopo dimascherarne la presenza nelleurine. Questi ormoni vengonodi regola assunti a dosaggi ele-vati, di molto superiori ai dosag-gi impiegati in terapia.Gli anabolizzanti, se assunti alungo, evidenziano effetti colla-terali a distanza dal loro primoimpiego. Sono descritti casi diinfarto miocardio, aritmie anchesevere, miocardiopatia ipertrofi-ca, quest’ultima reversibile conla sospensione del farmaco-droga. Si è inoltre osservato unaumento del colesterolo (catti-vo” (LDL) e una riduzione diquello buono (HDL); alterazioniepatiche talora severe; modifica-zioni della struttura del tessutoconnettivo, che induce minorresistenza dei tendini. Da nontrascurare gli effetti sulla ses-sualità, che in casi estremi puògiungere a ipotrofia testicolare esterilità nel maschio soprattutto

se adolescente; virilizzazionenelle donne.Da segnalare che talora anabo-lizzanti sono mascherati in alcu-ni supplementi dietetici, ovvia-mente proibiti dalle regole spor-tive e sanitarie, anche se più dif-ficimente identificabili.Un farmaco di cui si è moltoparlato nell’ambito dello sport,negli ultimi anni, è l’eritropoie-tina, una sostanza farmacologi-ca ottenuta con tecniche di inge-gneria genetica basate sul DNAricombinante. In campo medicoè di impiego limitato, come neipazienti dializzati, in alcune car-diopatie. La sua diffusione èrisultata invece nel campo dellecompetizioni sportive. Il farma-co agisce stimolando la produ-zione di globuli rossi da partedel midollo, così da aumentarela capacità del sangue di tra-sportare ossigeno ai tessutiperiferici, compresi i muscoli. Si

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ottiene lo stesso effetto delletrasfusioni di sangue. È soprat-tutto usato per sport di lungadurata quali ciclismo, sci dafondo, nuoto. Alcuni hanno sti-mato che il 3-7 per cento degliatleti dediti a discipline di resi-stenza ne abbiano fatto uso.L’effetto indesiderato più rile-vante è l’aumento della viscositàdel sangue parallelamenteall’aumento dei globuli rossiche, associato alla disidratazionecausata dalla sudorazione copio-sa tipica di questi sport di lungadurata, espone l’atleta a un esal-tato rischio di trombosi edembolie. Un facile esame delsangue, il dosaggio dell’emato-crito, che se superiore al 50%nel maschio e al 47% nelledonne induce al sospetto diassunzione anomala del farma-co, porta alla sospensione dell’a-

tleta da ogni attività agonisticae di allenamento.Un terzo gruppo di farmacitalora impiegati dagli atleti edagli sportivi è rappresentatodai betabloccanti. Sono questifarmaci utilissimi in cardiologiae largamente impiegati nellacura della ipertensione arterio-sa, della cardiopatia ischemica(angina da sforzo), della miocar-diopatia ipertrofica, di talunearitmie cardiache. Sono farmaciche inducono una riduzionedella frequenza cardiaca e dellapressione arteriosa sia a riposoche da sforzo. Per questa loroazione vengono ricercati da pra-ticanti alcune discipline sportiveper ridurre i tremori, l’ansia, latachicardia e l’aumento dellapressione arteriosa indotta daglistati emotivi e quando sia richie-sto un elevato stato di concen-

trazione: sport equestri, motoci-clismo, tiro con l’arco, slittino,ecc. I betabloccanti riduconoperò il tono muscolare e pertan-to sono evitati negli sport diresistenza e in generale là doveè richiesta una elevata forzamuscolare. Questi farmaci pos-sono causare effetti collateralianche importanti con disturbidel ritmo e della conduzionecardiaca, ipotensione e collassoanche alla assunzione di unasola dose.Da quanto sopra si evince chenon sempre l’alta prestazione siconiuga con un vero beneficioper il nostro organismo. Nonsempre il miraggio di un risulta-to esaltante o di un guadagnoelevato può giustificare i mezzicon cui si intende raggiungerlo,e non solo dal punto di vistamorale, ma anche sanitario.

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Avis-Aido: un tandem per la vitaCome si siano conosciuti, Oscar Perboni e Daniela Frer, non è dato sapere.Né quando, né dove. Certo è che hanno fatto da subito coppia e formanoancora oggi il tandem più particolare dell’alto mantovano: presidente disezione Avis lui, presidente di gruppo Aido, lei.E così, anche nel 2005, pedalando sempre incoppia, si presentano al pubblico diCastelgoffredo con una nuova conferenza adalta specializzazione: “Malattie della cornea etrapianto”, 12 maggio, Auditorium BancaCredito Cooperativo, relatore dott. GiuseppeSciuto, primario e trapiantologo OculisticaOspedale C. Poma di Mantova.Non vi è dubbio: insieme taglieranno il tra-guardo sull’onda dei successi passati, quandoallo stesso tavolo intervennero i migliori pri-mari della provincia: dott. Paladini, rianimato-re, dott. Zogno, cardiochirurgo, e medici dialta specializzazione: Dott.Talassi nefrologo,dott.Zucchi, diabetologo.Al dott.Papi, direttore sanitario dell’Avis diCastelgoffredo, uomo colto e finissimo, chesarà, come sempre, moderatore, i nostrimigliori auguri, affinché egli sappia coglieretra il pubblico le necessità e le domande spes-so taciute, a cui saper dare risposte vere.

Antonella Marradi

«Scegliere di dare senza chiedere»Il 5 marzo scorso la nostra pluricomunale ha organizzato in quel diCernusco sul Naviglio il convegno “Scegliere di dare senza chiedere” gra-zie al sostegno sostanziale del Centro Gianni Mori e del Comune di questacomunità.È stata la nostra prima uscita pubblica dopoquattro anni di attività mirata al consolida-mento della nostra struttura territoriale natadallo scioglimento del provinciale di Milano,con lo scopo di meglio radicare e seguire conpuntualità la nostra presenza sul territorio.In nostro sforzo in questi anni è stato miratosoprattutto:1) all’apertura di gruppi nelle varie comunità(oggi la nostra presenza è assicurata in circa25 comunità su 46 paesi che fanno riferimen-to alla Asl Milano 2);2) a cercare di avviare un rapporto collabora-tivo con le istituzioni sanitarie;3) a cercare di fare informazione e sensibiliz-

Goffredo (MN)

Castel

Melzo (MI)

Melegnano

Notizie dalle Sezioni

Il territorio diCastelgoffredo fu abitato findalla preistoria. Gli insedia-menti dell’età del bronzo(1800 - 1200 a.c) i ritrova-menti di ceramiche dell’epocaetrusca ,gli insediamentimilitari di epoca romana,l’urbanistica e la configura-zione della piazza testimo-niano la sua antica origine.Castelgoffredo ricordato nel-l’anno 1107 “ CastrumVifredi” e poi“CastriGuffredi”. Conservail palazzo con torre, già deiGonzaga, risalente al XIIsec. Numerose le testimo-nianze di interesse storicosparse nel centro storico e neidimtorni. In età carolingiaappartenne alla contea diBrescia.

* Nella foto una delle vie diaccesso alla piazza principale.

Foto:P. G. Aido Mantova

12 maggio 2005

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zazione sul problema dei prelievi/trapianti diorgani post mortem tra i cittadini, ricercandola collaborazione delle amministrazioni comu-nali del territorio di riferimento.Proseguire la nostra azione nel tentativo diaprire i gruppi in ogni comune della zonaresta uno degli impegni prioritari della nostrapluricomunale.Se qualcuno si illudeva che l’approvazionedella legge 91 del 1999 (silenzio assenso)risolvesse i problemi e quindi non fosse piùnecessaria l’azione dei volontari Aido è statopurtroppo clamorosamente smentito.Malgrado i trapianti si siano incrementati nelcorso di questi anni, le liste di attesa non sono

diminuite e troppi ammalati muoiono nell’attesa. Non è e non è stata suffi-ciente la campagna delle istituzioni nell’opera di sensibilizzazione dei citta-dini e molto ancora resta da fare per la formazione dei medici e paramedi-ci.I fatti dimostrano che la presenza attiva nelle varie comunità è elementoprobante affinché il nostro messaggio di solidarietà arrivi con costanza trai cittadini.Diventa indispensabile a questo punto, un’azione coordinata tra le associa-zioni di volontariato come la nostra, le istituzioni sanitarie e le ammini-strazioni comunali.Con le istituzioni sanitarie, in questi ultimi due anni, abbiamo avviato unconfronto che ha portato come primo risultato l’apertura di alcuni sportel-li per la raccolta delle volontà positive o negative alla donazione. Adesso ciauguriamo che si innesti l’elemento indispensabile per la conoscenza diquesto servizio che è la conoscenza dello stesso nei confronti delle istitu-zioni pubbliche del territorio e dei cittadini. Nel contempo ci auguriamoche possa partire un’azione formativa oltre che per il personale degli ospe-dali (cosa che ci risulta sia stata avviata) anche per i medici di medicinagenerale.Elemento indispensabile diventa inoltre una conoscenza puntuale di ogniiniziativa che viene avviata sia negli ospedali che nel territorio: in parolepovere lo scambio d’informazione per sfruttare al meglio le varie sinergieed evitare eventuali sovrapposizioni di iniziative.Nel contempo la sensibilità che alcune amministrazioni comunali hannodimostrato concordando iniziative nelle varie comunità o concedendocispazi sui giornali comunali, speriamo possano proseguire ed allargarsi atutta la zona. La collaborazione con le anagrafi è un elemento indispensa-bile per procedere all’aggiornamento costante degli spostamenti dei nostriassociati.Nel corso del convegno abbiamo approfondito alcuni di questi concetti edesaminato dati relativi alla nostra zona di riferimento ed alla nostra regio-ne. Da parte nostra vorrei che fosse chiaro a tutti che non esiste nessunavoglia di primeggiare, nessun elemento di esibizionismo, ma solo il deside-rio di migliorare la situazione nelle nostre comunità. Noi come tutti i medi-ci ed il personale che opera nel mondo sanitario vogliamo salvare delle viteumane e dare speranza a chi soffre. Questi sono i motivi che ci devono odovrebbero vedere uniti in un’azione comune.

Felice RivaPresidente Sezione Melegnano Melzo

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Impegno a tutto campo per l’Aido cittadinaL’Aido di Montichiari - sezione Cristian Tonoli conferma anche per il 2005il proprio impegno in campo solidaristico e culturale, con l’obiettivo di sen-sibilizzare la popolazione sui propri fini associativi. Sono le considerazioniemerse nella consueta assemblea annuale del sodalizio che ha provvedutoad approvare i bilanci consuntivo e preventivo e le relazioni del presidenteCarlo Sbrini. “L’anno appena terminato si è chiuso con la realizzazione diuna serie di iniziative di primo livello - ha dichiarato quest’ultimo nellarelazione morale 2004 - penso alla stagione musicale organizzata in colla-borazione con la Scuola d’archi Pellegrino da Montechiaro, alle borse distudio Francesco Rodella e Cristian Tonoli, che hanno rappresentato i duemomenti clou per la nostra associazione, sia per l’importanza degli argo-menti dibattuti (rispettivamente la ricerca scientifica e il tema delle dona-zioni di organi) sia per la visibilità che esse ci hanno fornito (soprattuttonell’ambito scolastico, grazie alla nostra campagna di diffusione delle fina-lità dell’Aido); sempre positiva si è rivelata anche la collaborazione con ilComune, che ci ha sostenuto sia fornendoci contributi economici che ilpatrocinio per i vari eventi”. E veniamo al 2005: ottima la partenza dei con-certi nell’ambito della rassegna musicale “Note sotto le stelle”, che ha vistonel mese di febbraio la straordinaria esibizione del Lino Franceschetti Trio;ora l’attenzione è puntata sul quintetto di fisarmoniche ‘Sinequanon’ chesalirà sul palco del Teatro Bonoris il 7 maggio. “Analogamente proseguirà- ha continuato Sbrini - la nostra attività di informazione sul ruolo e le fun-zioni dell’Aido. A questo proposito auspico che per fine anno si possa rag-giungere il numero di 600 soci (oggi fermo a 496): essi potrebbero darciquello stimolo in più a continuare con sempre maggiore impegno nellanostra attività”. A chiusura dell’assemblea non poteva mancare il ringra-ziamento del presidente a tutti i collaboratori del sodalizio che si sono datida fare con passione e dedizione nella più completa gratuità.

Federico Migliorati

Corso di aggiornamento per infermieriUn’esperienza positiva da ripetereTre corsi per infermieri ed un successo comune. La nostra Sezione AidoPluricomunale ha organizzato e tenuto, grazie all’ottimo lavoro delComitato Tecnico Scientifico, attivo nella nostra Sezione da ben quattroanni, tre corsi per infermieri svoltisi il 22 novembre 2003, il 7 febbraio e11 dicembre 2004 con la partecipazione di 631 infermieri (547 donne e 86uomini). Ma come è nata l’idea? I fatti: verso la metà del 2003 è stata pro-spettata l’ipotesi di dare vita a Corsi d’aggiornamento per il personalesanitario. Tutti credono sia opportuno avvicinare gli infermieri (interlo-cutori privilegiati, molto più dei medici), ai pazienti. Si decide pertantod’interpellare il Collegio Infermieri Professionali di Milano e provincia(Ipasvi) per capire se anche loro sono interessati ad un intervento simile.L’incontro che si è svolto con il presidente non solo ci ha tolto i dubbicirca l’attuazione dell’evento ma da subito ci è stato di sprone per iniziarequesto cammino insieme. Con loro abbiamo così dato vita a queste tregiornate dedicate agli infermieri e svoltisi sotto gli auspici della Facoltà diMedicina dell’Università Milano-Bicocca, che ci ha messo in più a disposi-zione l’aula magna per il loro svolgimento. Nell’indirizzo di saluto il rap-

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presentante della nostra Associazione ha voluto sottolineare l’azionesinergica tra Istituzioni e Volontariato che ha dato origine all’evento, lafunzione di portatori privilegiati del messaggio della donazione presso ilmalato che vede nella figura infermieristica un’ancora cui aggrapparsi neimomenti più bui e più tristi; non a caso l’infermiere è spesso paragonatoalla figura materna, quindi insostituibile presso chi soffre. L’invito rivoltoai partecipanti dei corsi è stato poi quello d’essere portatori del nostromessaggio anche nella vita quotidiana di ciascuno di loro. Il corso è statoseguito con notevole interesse, a dimostrazione che il tema “prelievo e tra-pianti d’organi e di tessuti” è di notevole attualità. Nella prima parte delcorso sono stati esposti gli aspetti normativi che attengono la donazionedegli organi ed i tessuti con particolare riferimento alle norme che rego-lano la donazione da vivente e la donazione da cadavere, quanto è previstodalla legge vigente riguardo all’accertamento di morte e non si è trascu-rato l’aspetto etico del donare con un intervento mirato all’etica del dona-re e del ricevere. E’ stato presentato il ruolo che l’Aido ha avuto ed ha nelladiffusione della cultura della donazione e della solidarietà fra gli uomini eche ha contribuito al consistente aumento delle donazioni in Italia in que-sti ultimi anni. Sono state poi presentate le tecniche ed i conseguenti risul-tati dei diversi tipi di trapianti, in particolare dal trapianto di rene a quel-li di cuore, fegato e cornee. È stata anche illustrata la struttura ed il fun-zionamento di una Banca degli Occhi; in particolare della Banca degliOcchi del San Gerardo di Monza attiva da alcuni anni e prima inLombardia e quarta in Italia per numero di tessuti testati. L’ultima partedel corso, ma non la meno importante, ha trattato il ruolo dell’infermiereprofessionale di supporto ai medici nell’assistenza post operatoria al tra-piantato con la testimonianza di quanto è fatto praticamente da parte degliinfermieri che prestano la loro attività nei reparti di trapiantati.Particolare emozione infine ha suscitato nei presenti la testimonianza d’al-cune persone trapiantate che hanno portato le loro esperienze di vita vis-suta nella attesa del trapianto e successivamente a questo.

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Centri di prelievoProvincia di Bergamo- A.O. Ospedali Riuniti diBergamo- Ospedale Treviglio Caravaggio- Policlinico S. Marco diZingonia

Provincia di Brescia- A.O. Spedali Civili Brescia- Ospedale di Chiari

Provincia di Como- A.O. S. Anna di Como- Clinica Valduce di Como

Provincia di Cremona- A.O. Istituti Ospitalieri diCremona- Ospedale Maggiore di Crema

Provincia di Lecco- A.O. “A. Manzoni” di Lecco- Ospedale di Merate

Provincia di Lodi- A.O. della Provincia di Lodi

Provincia di Milano- Città di Milano: Ospedale Ca’Granda Niguarda,Fatebenefratelli, Policlinico,Policlinico ICP, Ospedale L.Sacco, Ospedale S. Carlo,Istituto Besta, Istituto S.Raffaele;- Ospedali di Cernusco SulNaviglio, Desio, Legnano,Melegnano, “San Gerardo” diMonza.

Provincia di Mantova- A.O. “CarloPoma” di Mantova

Provincia di Pavia- A.O. Policlinico “San Matteo”di Pavia

Provincia di SondrioOspedale “Morelli” di Sondalo

Provincia di Varese- A.O. “Macchi” di Varese- Ospedali di Busto Arsizio,Gallarate, Saronno, Tradate

Centri di trapiantoProvincia di Bergamo- A.O. Ospedali Riuniti diBergamo: cuore, doppio polmo-ne, emifegato, fegato,fegato/rene, pancreas, rene,doppio rene.

Provincia di Brescia- A.O. Spedali Civili Brescia:rene

Provincia di MilanoCittà di Milano:- Ospedale Ca’ GrandaNiguarda: cuore, polmone, dop-pio polmone, emifegato, fegato,pancreas/rene, rene.- Policlinico: polmone, doppiopolmone, emifegato, fegato,rene.- Policlinico ICP: rene- Istituto Nazionale Tumori: emi-fegato, fegato - Istituto S. Raffaele: pancreas,isole, pancreas/rene, rene.

Provincia di Pavia- A.O. Policlinico “San Matteo”di Pavia: cuore, polmone, dop-pio polmone, rene.

Provincia di Varese- A.O. “Macchi” di Varese: rene

La donazionedegli organi

in Lombardiacon loroper ddare più vvalorealla vvita

con loroper ddare più vvalorealla vvita

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