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1 BUSINESS ATLAS - CINA 2015 CARATTERISTICHE DEL PAESE Fuso orario: + 7 ore rispetto all’Italia; + 6 ore quando in Italia vige l’ora legale Superficie: 9.671.018 kmq Popolazione 1 : 1.367.820.000 (il 54,77% vive nelle aree urbane) Comunità italiana 2 : 5.381 Capitale: Pechino (21.150.000) Città principali: Shanghai (24.151.500), Guangzhou (12.700.000) Prefisso telefonico dall’Italia: 0086 (aggiungere 10 per Pechino, 21 per Shanghai, 20 per Canton) Moneta: Yuan (CNY), detto anche Renminbi (RMB) Tasso di cambio 3 : 1 euro= 8,18575 RMB Lingua: Cinese mandarino (noto anche come Putonghua); nella Provincia del Guangdong il cantonese. Molti i dialetti locali. La conoscenza dell’inglese, seppure in crescita, è limitata ad alcune zone dei grandi centri urbani e ai giovani Religioni principali: ampiamente diffuso l’ateismo. Le principali religioni sono quella buddista e la taoista. Sono altresì presenti significative minoranze cristiane e islamiche Ordinamento dello Stato A capo del sistema politico, il Partito Comunista Cinese (PCC) è salito al potere nel 1949 e conta più di 85 milioni di membri, rappresentando il più grande al mondo. Organo supremo del potere statale è l’Assemblea Nazionale del Popolo (ANP), i cui 2.979 membri (appartenenti per oltre il 70% al Partito Comunista) sono eletti per 5 anni dalle province, dalle regioni autonome, dalle municipalità e dalle forze armate. L'ANP, che si riunisce di regola una volta all'anno, forma al suo interno un Comitato Permanente di 150 membri, che ne esercita le funzioni negli intervalli fra le sessioni; l'Assemblea elegge il Presidente della Repubblica, il Primo Ministro ed 1 Fonte: National Bureau of Statistics of China (dati aggiornati al 26.02.2015) 2 Fonte: AIRE, dati aggiornati a Marzo 2015 3 Fonte: Banca d’Italia, media 2014

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BUSINESS ATLAS - CINA 2015

CARATTERISTICHE DEL PAESE

Fuso orario: + 7 ore rispetto all’Italia; + 6 ore quando in Italia vige l’ora legale

Superficie: 9.671.018 kmq

Popolazione1: 1.367.820.000 (il 54,77% vive nelle aree urbane)

Comunità italiana2: 5.381

Capitale: Pechino (21.150.000)

Città principali: Shanghai (24.151.500), Guangzhou (12.700.000)

Prefisso telefonico dall’Italia: 0086 (aggiungere 10 per Pechino, 21 per Shanghai, 20 per

Canton)

Moneta: Yuan (CNY), detto anche Renminbi (RMB)

Tasso di cambio3: 1 euro= 8,18575 RMB

Lingua: Cinese mandarino (noto anche come Putonghua); nella Provincia del Guangdong il

cantonese. Molti i dialetti locali. La conoscenza dell’inglese, seppure in crescita, è limitata ad

alcune zone dei grandi centri urbani e ai giovani

Religioni principali: ampiamente diffuso l’ateismo. Le principali religioni sono quella buddista

e la taoista. Sono altresì presenti significative minoranze cristiane e islamiche

Ordinamento dello Stato

A capo del sistema politico, il Partito Comunista Cinese (PCC) è salito al potere nel 1949 e

conta più di 85 milioni di membri, rappresentando il più grande al mondo. Organo supremo del

potere statale è l’Assemblea Nazionale del Popolo (ANP), i cui 2.979 membri (appartenenti per

oltre il 70% al Partito Comunista) sono eletti per 5 anni dalle province, dalle regioni autonome,

dalle municipalità e dalle forze armate. L'ANP, che si riunisce di regola una volta all'anno,

forma al suo interno un Comitato Permanente di 150 membri, che ne esercita le funzioni negli

intervalli fra le sessioni; l'Assemblea elegge il Presidente della Repubblica, il Primo Ministro ed

1 Fonte: National Bureau of Statistics of China (dati aggiornati al 26.02.2015)

2 Fonte: AIRE, dati aggiornati a Marzo 2015

3 Fonte: Banca d’Italia, media 2014

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il Consiglio di Stato (che svolge le funzioni di governo), formula le leggi, approva i piani e i

bilanci dello Stato.

Suddivisione amministrativa

Tre livelli principali di suddivisione: la provincia, la contea e il comune, a loro volta divisi

inprefetture (a livello provinciale) e villaggi (a livello comunale). La Repubblica Popolare

Cinese amministra 34 suddivisioni territoriali: 23 province (Anhui, Fujian, Gansu, Guangdong,

Guizhou, Hainan, Hebei, Heilongjiang, Henan, Hubei, Hunan, Jiangsu, Jiangxi, Jilin,

Liaoning, Qinghai, Shaanxi, Shandong, Shanxi, Sichuan, Yunnan, Zhejiang, (riconosciuta

anche Taiwan), 5 regioni autonome (Guangxi, Mongolia Interna, Ningxia, Xinjiang, Tibet) 4

municipalità (Beijing, Shanghai, Chongqing, Tianjin) e 2 regioni amministrative speciali (Hong

Kong, Macao).

Quadro macroeconomico4

Durante il 2014, il PIL cinese ha raggiunto la cifra di 63.646,3 miliardi di CNY, crescendo del 7,4%

rispetto allo scorso anno. Una crescita più lenta rispetto al 2013 ma in linea con la politica

della "nuova normalità", cioè il passaggio da una crescita ad alta velocità ad una a medio-alta

velocità, puntando a migliorare e rinnovare la struttura economica del Paese che è sempre più

guidata dall'innovazione piuttosto che dagli investimenti. Il focus è stato spostato su qualità

della produzione e sostenibilità della crescita, comportando così una transizione da una

economia di produzione ed accumulo ad una di consumo e servizi. Settori come quello

manifatturiero stanno avendo problemi legati alla sovracapacità produttiva e alle questioni

ambientali, ed affrontano quindi un rallentamento, mentre altri come quello dei servizi e della

manodopera altamente specializzata stanno crescendo, grazie anche ad aiuti governativi. La

crescita di questi settori sta convincendo le aziende cinesi ad investire su innovazione e

sviluppo tecnologco. Il governo ha emanato molte riforme in varie aree, come quella sulle

imprese statali, sul sistema fiscale e quello finanziario. Queste riforme assieme alla

ristrutturazione dell'economia cinese stanno creando potenziale per la crescita di aziende

private, soprattutto PMI. Il debito governativo locale è aumentato a causa di investimenti in

infrastrutture e tagli alle tasse e il rallentamento generale dell'economia ha aumentato il

rischio di default nel sistema bancario collaterale (o shadow banking). Per risolvere questi

problemi il governo centrale ha lanciato un programma di bond governativi locali e ha

4 Fonte: National Bureau of Statistics of China; Bloomberg, What is Xi's 'New Normal' Chinese

Economy?; KPMG, China Outlook 2015; Wall Street Journal, China’s Central Bank Cuts Interest

Rates

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implementato regolamentazioni più severe per il settore dello shadow banking. Per combattere

la deflazione dell'economia, la Banca Centrale ha tagliato i tassi di interesse sui depositi e sui

prestiti, manovra importante per lo scenario macroeconomico del Paese e il suo sviluppo

durante il 2015.

Principali settori produttivi5

Nel 2014 il settore primario ha coperto il 9,2% del PIL, registrando una crescita del 4,1%. La

produzione totale di grano è stata di 607,1 milioni di tonnellate, un aumento dello 0,9% dallo

scorso anno. La produzione di cereali è stata di 557,27 milioni di tonnellate (+0,8% rispetto al

2013), tra cui il riso ha contribuito per 206,43 milioni di tonnellate, con un incremento del 1,4%

rispetto all'anno precedente. La produzione di cotone e di zucchero è calata rispettivamente

del 2,2% e 2,5%, mentre la produzione di tè è aumentata del 8,7%. La produzione totale di

carne ha raggiunto 87,07 milioni di tonnellate, un aumento del 2% dallo scorso anno, tra cui

56,71 milioni di tonnellate di carne suina (+3,2%), 6,89 milioni di tonnellate di carne bovina

(+2,4%), 4,28 milioni di tonnellate di carne ovina (+4,9%), 17,51 milioni di tonnellate di pollame

(-2,7%). La produzione di uova è aumentata del 0,6%, quella di latte del 5,5%.

Per quanto riguarda il settore secondario, il settore industriale ha aggiunto al PIL un valore

totale di 22.799,1 miliardi di CNY, segnando un aumento del 7% rispetto al 2013. La produzione

di energia è cresciuta del 4%, tra cui termica -0,3%, idroelettrica +15,7%, nucleare +18,2%. Il

gas naturale ha segnato un aumento del 7,7%, mentre il carbone un decremento del 2,5%. La

produzione di acciaio ha subito un incremento del 4%, il cemento del 2,3%. Il settore delle

costruzioni ha contribuito al PIL per un valore totale di 4.472,5 miliardi di CNY, realizzando un

incremento del 8,9% dall'anno precedente.

Il settore terziario ha rappresentato il 48,1% del totale, confermando di essere il nuovo settore

trainante dell'economia cinese. Il totale delle vendite al dettaglio è stato di 26.239,4 miliardi

di CNY, una crescita del 12% rispetto all'anno precedente. Per quanto riguarda il commercio

online, è stata raggiunta la cifra di 2.789,8 miliardi di CNY, un incremento del 49,7% rispetto al

2013. Inoltre, l’anno passato ha registrato una tendenza di segno positivo anche per quanto

riguarda il settore del turismo, soprattutto quello cinese verso i Paesi esteri. Durante lo scorso

anno hanno viaggiato all’estero 116,59 milioni di turisti cinesi, rispetto al 2013 il numero è

cresciuto del 18,7%.

5 Fonte: The National Bureau of Statistics of China

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Infrastrutture e trasporti6

Durante l'anno, il traffico di passeggeri ha raggiunto 22,1 miliardi di persone: 2,36 miliardi di

viaggiatori hanno utilizzato trasporto su rotaie, 19 miliardi si sono mossi su strada, 390 milioni

via aerea e solo 260 milioni in nave. Per quanto riguarda il traffico commerciale, 33,4 miliardi

di tonnellate di merci sono state mosse con trasporto su strada, circa 6 miliardi via nave, 3,8

miliardi su rotaie e 593 milioni via aerea. Si registra un aumento sia nel traffico commerciale

che negli spostamenti civili in ogni settore tranne che in quello delle ferrovie che, al contrario,

registra un calo. Nel 2014 gli investimenti in infrastrutture e trasporti hanno raggiunto i 780

miliardi di CNY per ferrovie e 2.456 miliardi di CNY per strade. Sono stati messi in funzione

8.427 km di nuove ferrovie, di cui 5.491 km per treni ad alta velocità. Nel 2014 sono state

inaugurate due nuove linee ferroviarie commerciali tra Asia ed Europa (Chongqing – Duisburg e

Yiwu - Madrid) ed è in programma la costruzione di una nuova linea ad alta velocità tra Pechino

e Mosca. Sono stati costruiti 65.260 km di nuove strade, di cui 7.394 km autostrade. Per

quanto riguarda l'aviazione, sono stati costruiti 9 nuovi aeroporti non commerciali, oltre a

questi è stato approvato il progetto della costruzione di un secondo aeroporto internazionale a

Pechino per un costo totale di 80 miliardi di CNY. Gli investimenti in strade e ferrovie sono

aumentati dall'anno precedente rispettivamente del 20,3% e 16,6%, un aumento in linea con la

politica di espansione e modernizzazione delle infrastrutture dei trasporti.

Commercio estero7

Totale import: mld/CNY 12.042,3 (-0,6%)

Total export: mld/CNY 14.391,2 (+4,9%)

Principali prodotti importati: petrolio (11,6%), ferro (4,8%), soia (2,1%), plastica (2,6%)

Principali prodotti esportati: prodotti elettromeccanici, vestiti ed accessori, cellulari,

materiali tessili

Principali partner commerciali:

Paesi Clienti: USA (17%), UE (16%), Hong Kong (16%), ASEAN (12%), Giappone (6%), Corea (4%),

Taiwan (2%), Russia (2%).

Paesi Fornitori: UE (12%), ASEAN (11%), Corea (10%), USA (8%), Taiwan (8%), Giappone (8%),

Russia (2%), Hong Kong (1%).

6 Fonte: National Bureau of Statistics of China

7 Fonte: National Bureau of Statistics of China

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Interscambio con l’Italia

Saldo commerciale8: mld/euro 14,56

Principali prodotti importati dall’Italia9: (mld/euro) prodotti delle attività manifatturiere (9,1)

macchinari ed apparecchi (3,28); prodotti tessili, abbigliamento, pelli e accessori (1,44); mezzi

di trasporto (1,11)

Principali prodotti esportati in Italia 10 : (mld/euro) prodotti delle attività manifatturiere

(22,6), prodotti tessili, abbigliamento, pelli e accessori (5,7), computer, apparecchi elettronici

e ottici (3,4), apparecchi elettrici (2,57)

Investimenti esteri (principali Paesi)11:

Paesi di provenienza: (mld/USD) Hong Kong (61,64); Taiwan (3,49); Giappone (3,39); Corea

(3,23); Stati Uniti (2,17); Germania (1,32); Regno Unito (1,01); Francia (0,51); Olanda (0,47)

Paesi di destinazione: Sudafrica, Europa12 (principalmente UK, Italia, Olanda, Portogallo e

Germania), USA

Investimenti esteri (principali settori)

Investimenti verso la Cina13: Nel 2014 sono stati investiti 119,6 miliardi di USD (effettivamente

utilizzati) di capitale straniero in Cina per la creazione di 23.778 imprese, +4,4% rispetto allo

scorso anno. I settori che hanno avuto crescita maggiore sono stati quello informatico (23,2%) e

quello di leasing e servizi business (18%), mentre i settori che hanno subito grossi cali sono

quello manifatturiero (-20,4%) e immobiliare (-15,9%). Di questi investimenti ha beneficiato

quindi il settore dei servizi, mentre quello manifatturiero continua il suo rallentamento. Questo

cambiamento di rotta e la crescita meno prorompente degli investimenti non devono

preoccupare troppo, essendo in linea con la politica della "nuova normalità": una crescita a

velocità moderata e sostenibile. Gli investimenti provenienti dalla Corea sono aumentati del

22,9% e quelli dal Regno Unito del 28%, mentre sono calati quelli provenienti dal Giappone del

8 Fonte: ISTAT (periodo gennaio-dicembre 2014)

9 Fonte: ISTAT (periodo gennaio-novembre 2014)

10 Fonte: ISTAT (periodo gennaio-novembre 2014)

11 Fonte: Ministero del Commercio Cinese (MOFCOM), periodo gennaio-settembre 2014

12 Fonte: Baker & McKenzie, Chinese investment into Europe hits record high in 2014

13 Fonte: National Bureau of Statistics of China

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39,7%, gli statunitensi del 22,2% e quelli europei del 9,8%. Per la prima volta dal 2003 la Cina

ha superato gli Stati Uniti come destinazione per gli FDI (investimenti diretti stranieri).14

Investimenti italiani verso la Cina15: Nel 2014 la Cina si conferma uno dei paesi preferiti per

l'insediamento delle imprese italiane all'estero, dando lavoro ad oltre 14.000 addetti. A giugno

Jack Ma, fondatore di Alibaba, la più grande piattaforma di e-commerce al mondo, ha firmato

un memorandum of understanding con il ministro dello Sviluppo economico italiano alla

presenza del Premier italiano Matteo Renzi e del Premier cinese Li Keqiang. L'obiettivo è

sviluppare il commercio online delle imprese italiane su Alibaba, dando più visibilità e

opportunità al Made in Italy nel mercato cinese con servizi come un team dedicato messo a

disposizione da Alibaba che lavorerà in Cina a stretto contatto con le aziende italiane per

aiutarle ad inserirsi sul mercato e campagne di promozione per brand italiani. Altri importanti

memorandum d'intesa siglati durante l'incontro tra i due Premier sono quelli che Enel ha

firmato con China Huaneng Group e China National Nuclear Corporation, due aziende leader nel

settore elettrico. Il primo servirà a dare impulso all'uso di tecnologie eco-sostenibili nella

produzione di energia; Enel offrirà il proprio contributo e know-how in aree come tecnologie

del carbone pulito, energie rinnovabili e generazione distribuita. Nel secondo si è tracciata

un'intesa per la cooperazione nel campo della costruzione e della gestione di centrali nucleari.

Sogin S.p.a. e China General Nuclear Power Group invece hanno siglato un accordo per lo

smantellamento nucleare e la gestione di rifiuti radioattivi per la cifra di 5 milioni di euro. A

novembre 2014 Fincantieri, leader nella costruzione di navi da crociera, ha firmato accordi con

due aziende cinesi: Carnival Corporation, la più grande compagnia crocieristica al mondo, e

China CSSC Holdings Limited, controllata di CSSC, China State Shipbuilding Corporation,

maggiore conglomerato cinese di settore che opera in diversi comparti della cantieristica.

Questi accordi sono volti ad esplorare la possibilità di una joint venture nelle costruzioni navali

nel settore crocieristico per il mercato cinese. A gennaio 2015 Pianoforte Holdings, family

company che controlla Yamamay e Carpisa, ha annunciato che aprirà 400 nuovi negozi in Cina

nei prossimi 5 anni con un investimento di 10 milioni di euro.

14 Fonte: BBC, China overtakes US for foreign direct investment

15 Fonte: Confesercenti, Istat: nel 2013-2014 in crescita gli investimenti italiani all'estero;

Fincantieri, Fincantieri protagonista nello sviluppo della crocieristica cinese; Il Sole 24 Ore, Al

via l'alleanza con Alibaba per il made in italy in Cina; Enel, Enel firma MOU con aziende cinesi

leader nel settore energetico; Siglato un memorandum d'intesa fra Enel e Huaneng per

rafforzare la cooperazione nella generazione energetica rispettosa dell'ambiente; La

Repubblica, Yamamay e Carpisa: nanoteche nuovi mercati. Si parte in Cina

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Investimenti cinesi all'estero16: Il 2014 è stato un anno di svolta per gli investimenti cinesi, in

quanto è la prima volta che gli ODI (Outbound Direct Investment) superano gli FDI (Foreign

Direct Investment), trasformando la Cina in un paese con un net capital outflow, tenendo conto

del reinvestimento dei profitti e dell'investimento attraverso nazioni terze. Sono aumentati gli

investimenti in settori come quello informatico (+100%), immobiliare (+45,8%) energetico

(+36,3%), commercio all'ingrosso e al dettaglio (+26,3%). Sono diminuiti gli investimenti nel

settore manifatturiero (-19,8%) e industria mineraria (-4,1%).

Investimenti cinesi in Italia17: L'Italia è stata la seconda nazione europea dopo il Regno Unito a

ricevere maggiori investimenti da parte della Cina, attirando nel 2014 3,5 miliardi di dollari.

Buona parte di essi proviene dall'acquisto del 35% di Cdp Reti, azienda controllata da Cassa

Depositi e Prestiti che controlla la rete elettrica e del gas italiana, da parte di State Grid

Corporation of China, la più grande società elettrica cinese e del mondo. Altra operazione

importante del 2014 è stata l'acquisizione da parte di Shanghai Electric Corporation, leader

mondiale nella produzione di macchinari per la generazione di energia e attrezzature

meccaniche, del 40% di Ansaldo Energia. La People’s Bank of China ha acquistato quote di Fiat-

Chrysler (2%), Telecom Italia (2,081%), Assicurazioni Generali (2,014%), Eni (2,1%), Prysmian

(2,018%), Enel (2,07%), Terna (2,01%), Saipem (2,034%). Altri deal tra privati sono stati il

rilevamento di Krizia da parte di Shenzhen Marisfrolg Fashion per 35 milioni, l'acquisto dell'8%

di Salvatore Ferragamo da parte di Peter Woo e l'ingresso per il 75% in Ferretti Yacht di

Shandong Heavy Industry Group. Oltre a grandi acquisizioni si registrano molte piccole

operazioni immobiliari e commerciali. Questo boom di investimenti, aiutato dalla loro

convenienza dovuta alla non ottima forma dell'economia italiana, dimostra la rinascita di

fiducia verso il mercato italiano.

16 Fonte: National Bureau of Statistics of China; Global Times, China sees net capital outflow

in 2014

17 Fonte: National Bureau of Statistics of China; Financial Times, Chinese go on spendig spree

and double investment in Europe; Il Fatto Quotidiano, Cdp Reti, il 35% della rete elettrica e

del gas italiana va ai cinesi per 2 miliardi; Il Giornale, Energia, banche a automobili: così la

Cina si compra l'Italia; Il Fatto Quotidiano, Piazza Affari sempre più cinese, Peoples Bank of

China si rafforza in Telecom e Prysmian; Fondo Strategico Italiano, Perfezionamento della

cessione del 40% di Ansaldo Energia a Shanghai Electric Corporation; Soldionline,People's Bank

of China oltre il 2% di Saipem e Terna

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ASPETTI NORMATIVI E LEGISLATIVI

Regolamentazione degli scambi18

Sdoganamento e documenti di importazione: dal 2001, anno in cui la Cina è entrata a far

parte della WTO, sono state eliminate le quote alle importazioni e si è verificato un calo delle

tariffe doganali dal 17% al 10%. Il principio generale resta quello secondo il quale le merci che

entrano in Cina sono soggette al pagamento sia di un dazio doganale sia della VAT (Value Added

Tax, corrispettivo dell’IVA), inoltre per alcuni beni è previsto il pagamento della Consumption

Tax (tassa sul consumo), che si applica sul valore in dogana della merce, maggiorato del dazio.

La riduzione dei dazi all’import si applica anche alle Zone Economiche Speciali, alle Zone di

Sviluppo Economico e tecnico, ai Parchi per i Progetti di Sviluppo ad Alta Tecnologia e alle

Città Costiere Aperte, già destinatarie in passato di particolari agevolazioni. Inoltre,

l’applicazione del GATT (GeneralAgreement on Tariffs and Trade) ha comportato la

concessione della clausola della nazione più favorita (MFN) a tutti i Paesi membri della WTO.

L’autorità doganale cinese valuta e riscuote i dazi. Il dazio è calcolato sull’importo CIF delle

merci importate (con le opportune rettifiche previste dalle norme di calcolo). Se l’importo non

appare adeguato o il valore della transazione non può essere determinato, le dogane hanno la

facoltà di richiedere il pagamento di un dazio calcolato in via “presuntiva”, ossia supposto sulla

base di parametri interni. I dazi doganali riscossi sulle importazioni dovranno essere pagati

entro 15 giorni dalla data di emissione del “duty memorandum” (resoconto emesso

dall’autorità doganale, a seguito della determinazione del valore soggetto a dazio di un prodotto

importato).

Dal 2003 la Cina ha istituito il sistema di Certificazione CCC (China Compulsory Certification):

un marchio obbligatorio relativo alla sicurezza e alla qualità dei prodotti venduti sul mercato

cinese, assimilabile al marchio CE in ambito comunitario. La mancanza di certificazione ha

come conseguenza, tra l’altro, il sequestro delle merci in dogana. La lista dei prodotti che

devono ottenere la certificazione CCC, le categorie rilevanti e le specifiche tecniche sono

contenute nel Catalogue of the Products under Compulsive Certification of the State

pubblicato e costantemente aggiornato sul sito del China Quality Certification Centre

(www.cqc.com.cn).

18 Fonte: China Tax & Investment Consultants Ltd; General Administration of Customs of the

People’s Republic of China; China Certification & Accreditation Association; ICE; General

Administration of Quality Supervision, Inspection and Quarantine of People's Republic of China

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In materia doganale, la Cina ha siglato con Hong Kong il Closer Economic Partnership

Arrangement (CEPA), il primo accordo di partenariato economico a sostegno del made in Hong

Kong in Cina. (firmato il 29.06.2003, diventato operativo il 1.01.2004, e successivamente

modificato nel 2006 (CEPA2), nel 2007 (CEPA3), fino ad arrivare al 2008 anno in cui sono state

finalizzate sia la quarta che la quinta fase del suddetto accordo; il 29.07.2008 è entrato in

vigore (CEPA5). L’accordo verte su tre aree principali: liberalizzazione del commercio di merci,

e di servizi e la firma di numerosi accordi per il riconoscimento reciproco di qualifiche

professionali, la promozione del commercio e degli incentivi agli investimenti. Tutti i prodotti

di Hong Kong che rispettano le regole CEPA sull’origine delle merci ROOs (Rules of Origin) si

possono avvantaggiare della tariffa zero per l’importazione nella Cina continentale con

esclusione di un piccolo numero di articoli proibiti come apparecchiature elettriche e prodotti

medico/siderurgici usati o non funzionanti, residui chimici, rifiuti urbani, ossa di tigre e corna

di rinoceronte ed altri. Hong Kong e la Cina Continentale sono arrivati ad un accordo per il

CEPA ROOs (Rules of Origin) per oltre 1000 articoli (basati sulla classificazione tariffaria della

RPC). La maggior parte di queste regole sull’origine della merce si basano sul processo con cui

è stato ottenuto un bene, mentre le altre usano le regole definite nel “Change in Tariff

Heading” o nel “Value-added content” o anche regole riguardanti le caratteristiche dei

prodotti. La lista dei prodotti che rientrano sotto l’accordo CEPA ROOS (Rules of Origin) si può

trovare alla seguente pagina tid.gov.hk.

Classificazione doganale delle merci: in base al Paese di provenienza, le merci in entrata in

Cina vengono suddivise in cinque categorie, ognuna assoggettata al suo relativo piano

tariffario. Le cinque classificazioni di prodotti sono le seguenti: merci che beneficiano della

clausola della “nazione più favorita”, merci soggette ad un trattamento preferenziale, merci

soggette a trattamenti di speciale favore (SPR - Special Preferential Rates), merci soggette a

dazi per specifici periodi di tempo ed infine merci diverse dalle categorie precedenti che non

beneficiano di alcun trattamento agevolato. Inoltre, per quanto riguarda il deposito doganale,

il sistema cinese ne accoglie la richiesta solo in seguito ad accordi particolari con le dogane del

posto e prevede l’importazione di particolari categorie di merci attraverso la modalità di

“esportazione temporanea” per un periodo di sei mesi.

Restrizioni alle importazioni: nonostante l’ingresso nella WTO e i progressi registrati nel

campo della libera circolazione delle merci, permangono barriere tariffarie al commercio. Tra

queste, la China Compulsory Certification-CCC (vedi sopra) per 132 categorie merceologiche

(www.ccaa.com). Questi prodotti, se privi di certificazione, sono bloccati dalla Dogana Cinese

e soggetti a sanzioni pecuniarie. Vi sono comunque prodotti esentati dall’onere di presentare la

certificazione in questione, tra essi si annoverano quelli utilizzati per scopo espositivo e quelli

importati da diplomatici per uso personale e non per la loro commercializzazione, o ancora

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prodotti impiegati per la ricerca e sviluppo e per la riparazione di prodotti ormai fuori

produzione. Il settore che riscontra maggiori difficoltà è quello agroalimentare; restrizioni

sanitarie soprattutto per carni e latticini, divieti assoluti, procedure amministrative onerose ed

incerte, certificazioni complesse, sistema di autorizzazioni frammentario e stratificato, ecc.

sono tutti elementi che limitano l’importazione e la distribuzione dei prodotti agroalimentari

esteri incidendo significativamente sui costi.

Riduzioni ed esenzioni doganali: L’art. 56 della Customs Law of the People’s Republic of

China elenca le categorie di beni soggette a riduzioni o esenzioni doganali: materiale

pubblicitario e campioni senza alcun valore commerciale, beni resi gratuitamente da

organizzazioni internazionali o governi stranieri, beni danneggiati o persi prima del controllo

doganale, beni il cui valore si attesta sotto il limite prefissato dalla legge e altri beni

individuati dalla legge o da trattati internazionali di cui la Cina è parte. L’art. 45 delle

Regulations of the People’s Republic of China on Import and Export Duties elenca, nello

specifico, le categorie di beni esenti da dazi di importazione: beni per i quali il dazio previsto

non sia superiore a 50 yuan, materiale pubblicitario e campioni senza alcun valore

commerciale, beni resi gratuitamente da organizzazioni internazionali o governi stranieri, beni

persi prima del controllo doganale, carburanti, provviste caricate su qualsiasi mezzo di

trasporto diretto verso la frontiera. Inoltre, l’art. 44 del suddetto regolamento prevede che, in

caso di sbarco alla dogana di merci danneggiate, perse o distrutte durante il trasporto, o non

conformi alle specifiche richieste per le importazioni, l’importatore può sostituire tali merci

con beni identici, ai quali non sarà applicato alcun dazio doganale.

Importazioni temporanee: secondo la normativa della dogana (Customs Law of the People’s

Republic of China, art.31) le merci temporaneamente importate devono essere esportate entro

6 mesi. Si segnala che, l’art. 42 delle Regulations of the People’s Republic of China on Import

and Export Duties prevede la possibilità di esentare temporaneamente dal pagamento dei dazi

le seguenti categorie di merci: materiale da esposizione, attrezzature per spettacoli,

manifestazioni culturali e sportive, attrezzature cinematografiche e per programmi televisivi,

strumenti di ricerca scientifica, pedagogica o per attività medica, campioni, strumenti per

installazioni e particolari equipaggiamenti, container e altri beni importati per scopi non

commerciali. Il periodo di tempo previsto per la sospensione non deve superare i sei mesi,

nonostante sia possibile prorogarlo a discrezione della Dogana. Al fine di evitare frodi, al

momento dell’importazione viene comunque richiesto il deposito di una cauzione (uguale al

valore dei dazi e dell’IVA), per il periodo che intercorre fra l’importazione e la riesportazione.

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Attività di investimento ed insediamenti produttivi nel Paese19

Normativa per gli investimenti stranieri:le Regulations on Guiding the Direction of Foreign

Investment del 1.02.2002 e il loro regolamento attuativo, il Catalogue for the Guidance of

Foreign Investment Industries, costantemente aggiornato, sono i testi normativi da consultare

per comprendere se un progetto d’investimento sia consentito dall’ordinamento cinese ed

eventualmente anche incoraggiato. Sulla base delle Regulations on Guiding the Direction of

Foreign Investment, gli investimenti stranieri vengono distinti in 4 categorie: incoraggiati (nel

settore hi-tech, investimenti con tecnologie che comportano risparmio energetico e che

prestano attenzione al problema dell’impatto ambientale, investimenti nelle regioni interne

centrali e nell’ovest del Paese ed infine investimenti per le società che esportano il 100% della

produzione), permessi (in tutti quei settori non rientranti nelle altre tre categorie), ristretti

(tassativamente elencati all’interno del Catalogo) e vietati (circoscritti a pochi settori come ad

esempio quello degli armamenti o del gioco d’azzardo).

La nuova versione del Catalogo vuole riflettere le politiche previste all’interno del XII Piano

Quinquennale (2011-2015), il cui scopo è reindirizzare il capitale straniero verso industrie ad

alta tecnologia e produttrici di energie alternative ed eco-compatibili.

L’organo competente in questa materia è il Ministero del Commercio (MOFCOM), il cui compito

principale è verificare la conformità del progetto d’investimento alla legge, alle politiche

industriali e ai piani economici a medio e a lungo termine. Le Measures for the Administration

on Foreign Investment in Commercial Field, entrate in vigore il 1.06.2004, offrono la possibilità

per i piccoli e i medi operatori di accedere al mercato cinese della distribuzione, fino a quel

momento precluso dalla legislazione del 1999. La nuova normativa prevede la possibilità di

costituire delle società al 100% a capitale straniero e soprattutto ridefinire i requisiti di

capitalizzazione delle società commerciali, rimuovendo così uno degli ostacoli principali che

avevano finora bloccato l’accesso dei piccoli e medi investitori esteri al mercato interno della

vendita.

A seguito delle riforme che hanno interessato l’ambito delle Foreign Investment Enterprises

(FIE), come conseguenza dell’ingresso nella WTO, si è verificato un avvicinamento della

disciplina delle imprese a capitale estero al diritto commerciale “interno”. Pertanto, tra le

forme di investimento si annoverano: la Joint Venture, sia nella forma di Equity Joint Venture

(EJV), che in quella di Contractual Joint Venture (CJV) e la Wholly Foreign-Owned Enterprise

(WFOE). Inoltre, benché non costituiscano una forma di investimento diretto, merita una

19 China Briefing

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spiegazione la disciplina degli Uffici di Rappresentanza. La disciplina normativa di riferimento

per la costituzione di uffici di rappresentanza sono le Detailed Rules on the Approval and

Control of Resident Representative Offices of Foreign Enterprises (1995), attualmente

emendata ed integrata da successive disposizione normative. Gli Uffici di Rappresentanza non

sono una forma di investimento estero diretto, ma uno strumento utile nella fase iniziale di

insediamento e in quella successiva per poter gestire e coordinare la propria presenza in Cina,

ed inoltre permette di richiedere investimenti non elevati. Ma, per contro, sono dotati di una

operatività limitata, poichè non possono svolgere attività commerciali dirette (vendita e

produzione), ma solo attività di promozione e studio di mercato per contro della società madre.

Pertanto, gli Uffici di Rappresentanza sono dei meri centri di costo, non di profitto ma,

ciononostante sottoposti a prelievo fiscale da parte delle autorità cinesi. La circolare n.18,

emessa il 20 febbraio 2010, ha apportato significative modifiche al quadro normativo previsto

per i RO in Cina, aumentando le aliquote stimate sul profitto ed eliminando le esenzioni fiscali.

Ad oggi, questi sono tassati sulla base dei loro costi (salari, affitto, spese di viaggio, bollette

telefoniche, ecc), e l’aliquota d’imposta totale di un ufficio di rappresentanza, che in realtà è

la somma di tre diverse aliquote, si aggira intorno al 10,94% (ma può variare significativamente

in base al settore). Scopo di questa circolare è affermare esplicitamente che tutti gli uffici di

rappresentanza devono provvedere al pagamento dell’imposta sul reddito, della Business Tax e

della VAT.

Gli uffici di rappresentanza hanno a disposizione tre diversi metodi di computo d’imposta. Ad

alcuni uffici viene richiesto di mantenere registri contabili accurati al fine di accertare il loro

ricavo effettivo ed il loro profitto per il relativo calcolo delle imposte. Ad altri invece (la

maggioranza), che non sono in grado di determinare i loro profitti in modo effettivo, è richiesto

di procedere al calcolo del proprio debito d’imposta attraverso il cost-plus method. Tale

calcolo si basa sul computo delle spese che l’ufficio sostiene per il proprio funzionamento e la

tassa relativa viene, di fatto, applicata sui costi certi e dichiarati della struttura. Infine,

l’ultimo metodo è adatto per gli uffici che sono in grado di stimare accuratamente i ricavi ma

non i flussi di cassa in relazione a spese e costi.

La procedura di costituzione di un RO è rapida e semplice (sono sufficienti solo due mesi). È

necessaria l’approvazione dal dipartimento locale del MOFCOM e la registrazione presso lo

State Administration for Industry and Commerce (SAIC) a livello locale. Si tratta comunque di

formalità burocratiche, poichè l’approvazione è quasi automatica. Inoltre, dal 2004 si può

presentare domanda direttamente al locale ufficio del SAIC, saltando il preliminare passaggio

della richiesta di autorizzazione del MOFCOM. Una volta ottenuta l’autorizzazione per

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l’apertura del RO, si procederà con la registrazione dell’ufficio presso la branch locale del SAIC

entro 30 giorni dall’approvazione. La validità massima della registrazione è di tre anni, con

possibilità di richiederne il rinnovo; ogni cambiamento che riguardi il RO (ufficio, Chief

Representative) dovrà essere comunicato alle autorità ai fini dell’approvazione e della

registrazione.

Legislazione societaria 20 : il diritto societario cinese è regolato dalla Company Law del

29.12.1993, entrata in vigore il 1.07.1994, successivamente modificata dalla New Company Law

del 27.10.2005, a sua volta in vigore dal 1.01.2006. Tra le forme societarie si riscontrano

notevoli differenze nel modo in cui vengono disciplinate le società di capitali investita da soli

cinesi, quella a capitale interamente straniero e quella in forma mista (JV). Mentre le prime

due forme societarie hanno una disciplina molto simile a quelle adottate nei paesi dell’Europa

continentale la disciplina delle JV merita di essere approfondita. La Joint Venture (JV) prevede

un accordo di collaborazione con cui due o più imprese, pur mantenendo la propria

indipendenza giuridica, collaborano per la realizzazione di un progetto di natura industriale o

commerciale, che si caratterizza per l'utilizzo sinergico delle risorse portate dalle singole

imprese partecipanti oltre ad un’equa suddivisione dei rischi legati all’investimento. Si

differenziano in: Equity Joint Venture (EJV) e Contractual Joint Venture (CJV).La Equity Joint

Venture è una società a capitale misto, costituita almeno da un soggetto straniero (individuo o

persona giuridica) e da una persona giuridica cinese (sussiste il divieto per le persone fisiche

cinesi di partecipare a joint ventures sino-estere). La EJV comporta la costituzione di un

soggetto terzo, che si pone come autonomo centro di imputazione di diritti e di obblighi Il

partner straniero dovrà detenere una quota pari o superiore al 25% del capitale sociale, potrà

essere inferiore a questa percentuale soltanto se ciò avvenga in conformità con le procedure di

costituzione. Tuttavia, in tal caso la EJV non potrà beneficiare delle politiche di favore

generalmente applicabili alle imprese di investimento straniera (FIE). La procedura di

costituzione di una EJV avviene sulla base di un contratto di Joint Venture concluso tra una o

più parti cinesi e una o più parti straniere. Oltre al contratto dovrà essere redatto uno statuto

che conterrà previsioni in merito all’oggetto sociale, alla governance, alla gestione finanziaria,

al diritto di prelazione sul trasferimento delle quote, all’ammontare del capitale sociale,

all’investimento totale e alla ripartizione degli utili. Il contratto di Joint Venture e lo statuto,

20 Fonte: Guida agli investimenti in Cina, Chiomenti, 2013; Newsmercati.com; “Cina:

Commercio Internazionale e Investimenti Esteri” a cura di E. Cavalieri, L. Sempi, F.R.

Antonelli, E. Romita, M. Sandoli, P. Mancone, I. de Risi pubblicato da Ipsoa

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così come i rispettivi accordi modificativi, sono soggetti inderogabilmente al diritto cinese e

devono ottenere l’approvazione da parte del MOFCOM o dei suoi uffici periferici.

Le Contractual Joint Venture (CVJ) possono essere di 2 tipologie: una “pura", rappresentata da

un semplice rapporto contrattuale tra i partner simile ad un accordo di partnership

temporanea, ed una “ibrida” a metà tra una CJV pura ed una EJV che, al contrario, prevede la

nascita di una persona giuridica nuova ed autonoma rispetto alle parti. Tuttavia, a differenza

di quanto avviene nel caso di una EJV in cui la creazione di una newco è un passaggio

imprescindibile, nel caso della CJV le parti potranno limitarsi a creare una semplice

“partnership” priva dello status di persona giuridica autonoma. In questo caso, tuttavia, le

parti non potranno beneficiare della limitazione della responsabilità applicabile nel caso di

costituzione di una società di capitali e saranno ritenute illimitatamente responsabili nei

confronti dei creditori della CJV per le obbligazioni assunte da quest’ultima. La procedura di

costituzione di una CJV è molto simile a quella già vista per la EJV e sarà quindi necessario

stipulare un contratto tra la parte cinese e quella straniera e ottenere l’approvazione del

MOFCOM (o dalle sue sedi periferiche).

LeWholly Foreign-Owned Enterprises (WFOE) costituite nella forma di società a responsabilità

limitata, interamente possedute e gestite da investitori stranieri, sono diventate la forma

preferenziale di investimento. Dal 2000 in poi sono stati infatti eliminati molti vincoli che

prima rendevano “ineguale” l’operatività di EJV e WFOE, come le limitazioni relative

all’esportazione dei prodotti (la disciplina precedente prevedeva che la maggior parte dei beni

prodotti dalle WFOE dovesse essere esportata, “obbligo di export”), agli acquisti di materie

prime (che adesso possono avvenire, in linea con il principio di “giustizia e ragionevolezza”, sul

mercato cinese come sul mercato internazionale) e alle transazioni internazionali (le WFOE non

necessitano più della previa autorizzazione governativa per avere rapporti commerciali con

l’estero). La differenza principale con le EJC riguarda il sistema di corporategovernance

(insieme di regole di ogni livello dalle leggi ai regolamenti che disciplinano la gestione e la

direzione di una società). Infatti, se le società costituite esclusivamente da capitale straniero,

ovvero le WFOE, sono disciplinate da un modello più flessibile, stabilito dalla legge societaria

del 2005, simile a quello adottato nei Paesi dell’Europa occidentale, per le JV è invece previsto

un sistema rigido di governance,inderogabile da parte dei soci dove, ad esempio, decisioni

importanti quali modifiche allo Statuto, aumenti di capitale, scioglimento, fusione e scissione

della società, devono essere prese all’unanimità da parte dei soci.Al fine di costituire una

WFOE l’investitore dovrà presentare una domanda contenente informazioni dettagliate

riguardanti l’investitore, il capitale, il settore di attività, l’impatto ambientale e altri aspetti

rilevanti. È inoltre richiesta la predisposizione di ulteriori documenti, tra cui non potrà mancare

uno studio di fattibilità, lo statuto e l’organigramma sociale. Tutta la documentazione deve

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essere presentata in lingua cinese. Alcuni documenti possono essere predisposti in lingua

inglese ma in questo caso si dovrà allegare la traduzione in lingua cinese. Il MOFCOM (o il

relativo ufficio periferico competente) si esprimerà sulla costituzione della WFOE entro

novanta giorni dalla ricezione di tutta la documentazione richiesta. Nei trenta giorni successivi

all’approvazione del MOFCOM, l’impresa presenterà domanda al SAIC per la Business Licence, la

cui data di emissione costituirà anche la data di costituzione della WFOE. La neo-costituita

WFOE ha poi trenta giorni di tempo per completare le ulteriori attività successive come

l’apertura del conto corrente, la predisposizione dei timbri e delle fatture, la registrazione

presso le autorità fiscali. Considerando le caratteristiche descritte delle WFOE è agevole

osservare come queste presentino degli indubbi vantaggi rispetto alle Joint Ventures. Per prima

cosa, detenere il 100% del capitale e fare a meno del partner cinese comportano un controllo

maggiore e più efficace sulla gestione della società; in secondo luogo, si incontrano meno

difficoltà sul versate del know-how, che resta nelle mani dell’investitore straniero. Inoltre,

redigere lo statuto e convenire i termini dell’investimento con un altro soggetto estero e in un

contesto giuridico diverso da quello cinese, è molto più semplice, in termini di lingua, cultura e

di tecnica giuridica ed economica. Ciò si traduce in una maggior celerità di tutto l’iter

costitutivo e in un maggior controllo societario. Si può pertanto dire che tutta la disciplina

delle WFOEs appare nel complesso più flessibile: anche abbandonare il progetto e sciogliere la

società risulterà relativamente più facile.

Meritano un approfondimento anche la disciplina sullo scioglimento e sulla liquidazione della

società. È fondamentale tenere presente un dato di partenza rilevante: costituire una società in

Cina risulta effettivamente molto semplice per l’investitore straniero, ma per contro, risulta

spesso impossibile uscirne. In un contesto economico nazionale ed internazionale in rapida

trasformazione, occorre assicurare, che l’amministrazione pubblica cinese assicuri pienamente,

con criteri oggettivi, senza condizionamenti, la possibilità di sciogliere una società o di

dichiararne eventualmente il fallimento. Se consideriamo la disciplina delle JV, il fatto che lo

scioglimento della società sia sottoposto al consenso incrociato del socio cinese e dell’autorità,

crea spesso le condizioni per cui l’investitore straniero venga costretto, pur di poter recuperare

parte del proprio investimento, a rinunciare a parte del proprio capitale investito o,

addirittura, a dover cedere la propria tecnologia al partner cinese.

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Brevetti e proprietà intellettuale21

La normativa in materia di marchi risale al 1982, emendata nel 2001, ma il 30.08.2013,

l’Assemblea Nazionale Cinese ha approvato le modifiche alla legge marchi (Revised Trademark

Law) che sono entrate in vigore il 01.05.2014. La difesa della proprietà intellettuale in Cina ha

sempre rappresentato un problema per le imprese straniere che spesso vedevano non rispettati

i propri diritti di esclusiva o perché anticipati da concorrenti cinesi che avevano già registrato

marchi identici o simili o perché scarsamente tutelati in sede giudiziaria. I diritti della

proprietà intellettuale garantiti dalle leggi della PRC non sono estesi alle regioni ad

amminsitrazione speciale di Hong Kong e Macao.

Ora però la Cina, in considerazione dell’elevatissimo numero di domande di marchio e di

registrazioni che si trova a gestire e degli investimenti effettuati nel suo territorio, non può più

permettersi che gli investitori stranieri non siano correttamente e rapidamente tutelati, né che

gli organismi internazionali del settore esprimano perplessità sul suo modus operandi.

L’Ufficio Marchi (Trademark Office) dell’Amministrazione Statale per l’Industria e il Commercio

del Consiglio di Stato (State Administration for Industry and Commerce - SAIC) è l’organo

incaricato di registrare ed amministrare i marchi in tutto il Paese. Prima di compiere qualsiasi

operazione commerciale in Cina è necessario provvedere alla registrazione del proprio marchio

presso l’Ufficio Marchi cinese competente (principio del “first to file”, per il quale non rileva

chi abbia inventato per primo bensì chi sia stato più sollecito a presentare la domanda di

registrazione.). La registrazione diretta in loco o l’estensione della registrazione internazionale

costituiscono gli unici strumenti di tutela necessari per evitare che le aziende locali si

approprino della notorietà di un determinato marchio.

Il marchio deve possedere caratteri distintivi e non deve entrare in contrasto con i diritti

acquisiti dai terzi precedentemente. Se il marchio è già stato oggetto di registrazione

internazionale, attraverso i sistemi previsti dal diritto internazionale, tale registrazione avrà

efficacia in Cina solo se essa è stata inclusa tra gli Stati ai quali la registrazione può essere

estesa su richiesta del richiedente.

La registrazione internazionale potrà essere recepita dall’Ufficio Marchi e Brevetti cinese solo

se il marchio in questione o simile risulta non essere già registrato in Cina; o se il nuovo

21 Fonte: Guida agli investimenti in Cina, Chiomenti, 2013; Le guide dell’Helpdesk, “La

protezione dei marchi in Cina”, China IPR SME Helpdesk

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marchio che si vuole registrare risulta conforme ai requisiti di registrabilità previsti dal diritto

cinese. A tal proposito sarà necessario il rilascio di un certificato, comprovante la validità della

registrazione internazionale sul territorio cinese.In mancanza di una registrazione

internazionale, si procederà direttamente con la registrazione presso l’Ufficio Marchi e Brevetti

presente nel territorio della PRC.

Si riportano di seguito le principali novità introdotte con la nuova legge marchi, la Revised

Trademark Law, con particolare riferimento a quegli aspetti che più direttamente possono

interessare i soggetti e le imprese che intendono depositare i propri marchi e, in generale, il

rispetto dei diritti di esclusiva. Dal 1.05.2014 è possibile depositare anche i marchi costituiti da

suoni, al pari di quanto previsto a livello europeo. Inoltre, è possibile procedere ad un deposito

in via elettronica (e-filing) e multi classe (la precedente legge prevedeva, invece, che ogni

domanda di marchio proteggesse solo un’unica classe merceologica). Il deposito multi classe, in

conformità alla prassi internazionale, permette quindi di ottenere una significativa riduzione

delle tasse di deposito; in più, la domanda di rinnovo potrà essere presentata nell’anno

anteriore alla scadenza della registrazione. Le procedure di esame sono state modificate nella

parte in cui si prevede non solo un time limit per arrivare alla pubblicazione, al massimo 9 mesi

senza possibilità di estensione del termine, ma anche per quanto attiene all’emissione

delle azioni ufficiali. L’esaminatore può infatti emettere un rifiuto sulla base di ragioni formali

o sostanziali, assegnando al depositante la possibilità di presentare le proprie argomentazioni a

supporto o di modificare la domanda.

La procedura di registrazione prevede che siano suscettibili di registrazione le seguenti

categorie: marchio in lettere latine, marchio in ideogrammi, logo o segno distintivo. Si è soliti

procedere alla registrazione sia del marchio a caratteri alfabetici sia di quello in ideogrammi

per evitare che la clientela cinese trovi un proprio soprannome al prodotto ed inoltre perché la

presenza di una scritta in caratteri latini ispira una fiducia nel consumatore cinese,

aumentando anche l’interesse verso il prodotto, mentre la presenza dell’ideogramma ne

facilita l’approccio. La procedura di registrazione richiede circa due anni di tempo nel caso in

cui non vi sia né rigetto né opposizione. Se entro sei mesi dalla data in cui si è presentato

domanda di registrazione in un Paese straniero, si vuole presentare domanda in Cina per la

registrazione dello stesso marchio in relazione agli stessi prodotti, il ricorrente, in relazione

all’accordo esistente tra la Cina e il Paese in questione, o sulla base del trattato internazionale

nel quale entrambi i Paesi sono parti, o ancora sulla base del principio di reciprocità, avrà un

diritto di priorità per il quale la data di presentazione della prima domanda nel Paese straniero

verrà considerata come la data di presentazione della domanda in Cina. Una volta registrato, il

marchio avrà una durata di dieci anni, decorrenti dalla data di approvazione della registrazione.

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Se si effettua un confronto tra il sistema nazionale e quello internazionale si denota che per

entrambe la registrazione ha una durata di 10 anni, rinnovabile per altri 10. La richiesta di

rinnovo deve essere depositata entro i sei mesi antecedente alla scadenza. Se il titolare, non

deposita una richiesta nei termini, può essere riconosciuta un’estensione di 6 mesi. Se non

viene depositata alcuna richiesta di rinnovo prima della scadenza del periodo di estensione, il

marchio commerciale verrà cancellato. La lingua della domanda di deposito è l’inglese,

francese e spagnolo (domanda internazionale), cinese (nazionale), pertanto le imprese

straniere dovranno rivolgersi ad un agente locale oppure essere in possesso di ragione sociale

ed indirizzo cinesi. La tariffa minima per il sistema internazionale copre più di un paese nel

medesimo tempo e fino a tre classi di beni o servizi. Nel sistema nazionale cinese deve essere

depositata una domanda separata per ogni classe.

Al fine di contrastare il fenomeno molto diffuso del deposito dei marchi in mala fede, la nuova

legge stabilisce che integri mala fede anche il deposito di un marchio uguale o simile a quello

di un soggetto che il depositante conosce in virtù di precedenti rapporti commerciali. E’ stata

quindi ampliata la previsione normativa includendo non solo agenti, rappresentanti, distributori

o consulenti del titolare del marchio non ancora protetto in Cina, ma anche tutti coloro che ne

abbiano avuto conoscenza per precedenti rapporti contrattuali, di business o commerciali in

genere. La mala fede dovrà essere invocata in sede di opposizione, come causa di nullità

relativa, poichè l’uso del marchio deve avvenire secondo i principi dell’onestà e della

credibilità.

Un altro istituto sul quale è intervenuta la legge è quello dell’opposizione; la vecchia legge non

fissava i requisiti in base ai quali fosse possibile depositare un’opposizione e la decisione veniva

presa a distanza di più di due anni. Ora solo i titolari di un diritto anteriore o la parte

interessata possono presentare opposizione alla concessione sulla base della violazione di un

marchio notorio, di un marchio anteriore o altri diritti anteriori, della mala fede del

depositante (nel senso sopra chiarito) o in violazione di una indicazione geografica. La

procedura di opposizione dovrà concludersi entro un periodo di 12 mesi, sempre allo scopo di

facilitare le imprese. Qualora l’Ufficio decida l’opposizione a favore della parte opponente,

il soggetto che ha depositato il marchio potrà presentare ricorso al TRAB (Trademark Review &

Adjudication Board) e iniziare un procedimento in sede giudiziaria, entro cinque anni dalla

registrazione del marchio. Al contrario, qualora sia il titolare della domanda a perdere in sede

di opposizione, non avrà il diritto di presentare ricorso, ma solo di iniziare una causa per

invalidare la registrazione. Lo scopo della nuova disposizione è quello di facilitare il sistema di

registrazione dei marchi e contrastare iniziative dilatorie in sede di opposizione da parte dei

concorrenti. Inoltre, in caso di rigetto dell’opposizione, l’Ufficio emetterà direttamente il

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certificato di registrazione del marchio a favore del depositante (in precedenza il marchio non

veniva concesso, se la decisione di opposizione era stata nel frattempo impugnata in sede di

ricorso al TRAB).Le procedure di riesame contro la decisione di non concedere il marchio in

sede di esame o a seguito di opposizione, di decadenza per mancato uso, di illiceità della

registrazione, di nullità per contrarietà ad un marchio notorio o a marchi anteriori dovranno

essere concluse entro un massimo di 9 o 12 mesi, termini estendibili rispettivamente di 3 o 6

mesi previa approvazione del SAIC (State Administration for Industry and Commerce).

Per la disciplina sui brevetti, inizialmente regolata dalla legge del 1984, modificata nell’agosto

del 2000, successivamente disciplinata dalla normativa del 27.12.2008, entrata in vigore il

1.10.2009, l’autorità competente è lo State Intellectual Property Office of PRC (“SIPO”).

Secondo la PRC Patent Law, i requisiti di brevettabilità sono la novità (invenzioni e modelli di

utilità), l’originalità (modelli di utilità, ornamentali o invenzioni); l’industrialità.

Anche in materia di brevetti vale ciò che è stato detto precedentemente per i marchi. Qualora

venga depositata domanda di brevetto presso le autorità di un qualsiasi altro Stato membro

della Convenzione di Parigi, di cui la Cina è parte, ed entro 12 mesi (brevetto per modelli di

utilità o invenzione) o 6 mesi (brevetto per disegno), venga presentata domanda al SIPO cinese,

quest’ultimo riconoscerà come data di deposito quella avanzata presso le autorità dell’altro

Stato (Priority Date, “data di priorità”, per la quale ad una domanda debba essere concessa la

data di presentazione di una domanda precedente, anche se presentata in uno Stato

differente, posto che quest'ultima sia stata inoltrata nei 12 mesi anteriori (per i brevetti) o nei

sei mesi (per disegni, modelli e marchi) ad opera dello stesso richiedente). Pertanto, in Cina

vige il principio del “first to file”, secondo il quale chi per primo registra un marchio ne è il

legittimo proprietario. Assegnando una Priority Date al momento della domanda, nessuno potrà

validamente registrare un marchio identico o simile.

La procedura di registrazione avviene attraverso il deposito presso l’Ufficio Brevetti dei

seguenti documenti: per le invenzioni e i modelli di utilità: domanda di brevetto con

indicazione del nome dell’invenzione/modello di utilità, dati relativi al Richiedente,

indicazione della Priority Date (nel caso in cui il Richiedente e il soggetto che hanno effettuato

il deposito della domanda di brevetto in uno Stato differente siano diversi bisognerà fornire

documentazione che provi l’identità dei due soggetti oppure l’esistenza di un accordo di

licenza/trasferimento di brevetto). Una descrizione tecnica che spieghi in modo chiaro ed

esauriente l’invenzione o il modello di utilità così da venir riconosciuto da parte di un tecnico

nel settore di riferimento. La richiesta di copertura recante le caratteristiche tecniche

dell’invenzione o del modello, ed indicante, in modo chiaro la copertura per la quale si

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richiede la protezione. Un astratto della descrizione tecnica che definisca i punti tecnici

principali dell’invenzione o del modello. Unitamente ai disegni e alla delega che autorizzi

l’agente a gestire le procedure di registrazione; per i modelli ornamentali si presenteranno

domanda, disegni e fotografie, ed inoltre si dovranno indicare il prodotto che incorpora il

modello o la classe a cui esso appartiene.

Tutta la documentazione dovrà essere presentata in cinese e a seguito del deposito, il SIPO

effettuerà una verifica sulla completezza della documentazione e la sua conformità ai requisiti

richiesti dalla legge.

Trascorsi 18 mesi dalla data di deposito della domanda (6 mesi per i modelli di utilità e design)

avviene la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dei Brevetti. E’ possibile procedere, inoltre,

ad una pubblicazione anticipata, ma, su richiesta del ricorrente che può avvenire in qualsiasi

momento, entro tre anni dalla data della domanda, il SIPO può procedere ad un esame

sostanziale della stessa (a pena di decadenza nel caso in cui non si proceda alla richiesta di

riesame nei termini stabiliti). Dopo l’esame sostanziale, se non vi sono motivi per il rigetto di

una domanda di brevetto per invenzione, SIPO deve concedere il brevetto, rilasciare un

certificato per l’invenzione e registrare ed annunciare la concessione di tale brevetto. Questo

brevetto per invenzioni entra in vigore dalla data dell’annuncio.

Per quanto riguarda la domanda di brevetto per modello d’utilità o disegno, dopo l’esame

preliminare, se si è constatato che non vi sono motivi di rigetto, il SIPO emetterà una decisione

relativa alla concessione del brevetto, rilasciando il certificato ed effettuando la registrazione

e l’annuncio relativo al rilascio del brevetto in questione.

Qualora il richiedente non sia soddisfatto della decisione del SIPO relativa al rifiuto di una

domanda, il ricorrente può, entro tre mesi dalla data di ricevimento della notifica, ricorrere

alla commissione interna di riesame del brevetto ed avviare una procedura di revisione. Dopo il

riesame, la commissione dovrà provvedere a prendere una decisione e a comunicarla al

richiedente. Se, anche in questo il caso, il richiedente non dovesse concordare con la decisione

presa dal comitato di revisione, il richiedente potrà, entro tre mesi dalla data di ricevimento

della notifica, agire in giudizio presso il tribunale del popolo.

La procedura per il rilascio del brevetto ha durata di 3 o 4 anni nel caso delle invenzioni,

mentre per i modelli di utilità od ornamentali la durata è di circa 10/18 mesi. La protezione

concessa al titolare di un brevetto è piuttosto ampia, viene infatti riconosciuta come violazione

anche l’importazione o la vendita non autorizzata di merci prodotte senza l’autorizzazione del

titolare.Il periodo di durata del brevetto è di 20 anni per le invenzioni e 10 anni, decorrenti dal

giorno del deposito della domanda per i brevetti relativi ai modelli di utilità ed ornamentali. Il

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titolare del brevetto è tenuto a versare un ammontare fisso a scadenza annuale, in caso di

ritardo nel pagamento della tassa in questione si sarà sottoposti al pagamento di una tassa

pecuniaria.

Anche per i brevetti può essere richiesta la registrazione presso le autorità doganali, e le vie di

ricorso per la protezione sono le stesse previste per i marchi.

Sistema fiscale22

Anno Fiscale: 1 gennaio – 31 dicembre

Tassazione sulle attività di impresa: con l’entrata in vigore a partire da gennaio 2008 della

Enterprise Income Tax Law (EITL), il sistema di trattamento fiscale per le imprese locali (Joint

Venture) e a capitale straniero (Wholly Foreign Owned Entreprises) è stato uniformato, creando

un ambiente imprenditoriale più equo e competitivo e allargando la base imponibile che ha

permesso altresì di ridurre le singole aliquote. Secondo tale normativa come ormai noto le

tipologie previste sono le imprese residenti, costituite in Cina o le cui attività di gestione si

svolgono in Cina, le imprese non residenti, costituite e amministrate fuori dal paese ma che

producono reddito all’interno della RPC. Le prime rientrano in una tassazione standard (Income

Tax) del 25% sul reddito complessivo prodotto. Le seconde sono tenute a versare un’aliquota

del 20% (10% per i paesi come l’Italia che ricadono all’interno di particolari accordi, addirittura

5% per il regime fiscale agevolato di Hong Kong) in aggiunta alla VAT, calcolata sul reddito

prodotto da un attività che abbia richiesto una presenza in territorio cinese superiore ai sei

mesi; in caso di permanenza minore, la suddetta aliquota non viene applicata, mantenendo

solamente l’obbligo della Vat (6%). Per le imprese realizzate in un periodo antecedente alla

pubblicazione della nuova legge (EITL), è previsto un periodo di 5 anni durante il quale

l’aliquota salirà gradualmente (con un incremento annuo del 2%) fino al 25%, quota prevista

dalla legge. Sgravi fiscali sono poi previsti per particolari tipologie di imprese, come per

esempio quelle operanti in settori di ricerca e sviluppo, protezione ambientale e risparmio

energetico. Aliquote ridotte vengono applicate anche per imprese operanti nel settore dell’alta

tecnologia e per le piccole imprese o quelle poco redditizie (reddito imponibile inferiore a CNY

22 Fonte: State of Administration of Taxation of the People’s Republic of China;

www.shuilv.org; Lorenzo Riccardi - Giorgio Riccardi, Gli investimenti in Asia orientale; Deloitte,

Taxation and Investment in China 2014 - Reach, relevance and reliability; KPMG, China Tax

Alert, May 2014

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22

300.000 o numero di lavoratori inferiore a 100 o totale attivo inferiore a CNY 10 milioni)

rispettivamente di 15% e 20%, particolari regimi fiscali agevolati vengono favoriti per le aree

destinate ad attrarre investimenti esteri. Per calcolare l'imposta sul reddito delle società si può

utilizzare la seguente formula:

Imposta annuale = [(base imponibile x aliquota) - credito d'imposta] - credito d'imposta estero

Imposta sul Reddito delle Persone fisiche:

Reddito Mensile Imponibile (RMB) Aliquota

Fino a 1.500 3%

1.501 – 4.500 10%

4.501 – 9.000 20%

9.001 – 35.000 25%

35.001 – 55.000 30%

55.001 – 80.000 35%

80.001 + 45%

Le persone fisiche residenti in Cina e i cittadini stranieri che risiedano nel Paese per più di 183

giorni (90 per coloro provenienti da Paesi che non hanno siglato accordi per evitare la doppia

imposizione) sono soggetti al pagamento dell’imposta sul reddito individuale. Nel caso di

cittadini stranieri tuttavia, tale aliquota viene applicata ai soli redditi prodotti in Cina, quando

invece il reddito del cittadino cinese è totalmente sottoposto all’applicazione dell’imposta

individuale. Quest’ultima deve essere versata con scadenza mensile o sotto forma di

pagamento diretto da parte del contribuente o come ritenuta d’imposta da parte del datore di

lavoro. L'imposta sul reddito individuale è riscossa sulle categorie di reddito delle persone

fisiche qui elencate: proventi da salari, stipendi, reddito dei singoli operatori industriali e

commerciali di produzione o lavoro; proventi da compensi agli autori; proventi derivanti dalle

royalties; proventi da interessi, dividendi e bonus; ricavi derivanti dalla locazione di immobili;

proventi da cessione di immobili.

Imposta sul valore aggiunto: l’imposta sul valore aggiunto (VAT) è stata introdotta in Cina a

partire dal 1994 ed è stata oggetto negli anni di numerosi emendamenti tra cui la riforma

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datata 2008. La VAT è applicabile nei confronti di quei soggetti, siano essi persone fisiche o

giuridiche, che svolgono attività di produzione, vendita e importazione di beni o che erogano

servizi di manutenzione, fabbricazione o riparazione. I contribuenti vengono classificati in due

categorie a seconda della loro capacità contributiva: contribuenti ordinari e piccoli

contribuenti. I primi possono essere soggetti a diverse aliquote in base all’attività condotta: se

infatti la VAT ordinaria è del 17% per i beni venduti e importati, esiste altresì un’aliquota del

13% applicabile ad alcune particolari categorie di prodotti quali forniture domestiche, alcune

tipologie di cibi, libri ecc, finanche un’aliquota dello 0% per i prodotti esportati e per casi

tassativamente previsti dallo Stato (per le esportazioni si parla di aliquota 0%, in realtà la VAT

viene versata e successivamente rimborsata). I secondi rientrano in uno speciale computo della

VAT che si è attestato al 3% in seguito alla riforma del 2008. Esistono poi beni esenti

dall’applicazione della VAT, quali i libri antichi, i medicamenti e prodotti contraccettivi, i

prodotti importati da governi e organizzazioni internazionali a scopo umanitario, gli articoli

direttamente importati da organizzazioni di disabili per l’utilizzo speciale da parte di questi

soggetti, i prodotti agricoli coltivati e commercializzati dal produttore, la vendita diretta di

beni usati, servizi di ricerca e sviluppo o di design destinati a imprese straniere, trasporti

internazionali. Il versamento deve essere generalmente effettuato entro un mese, tuttavia

sono previste tempistiche più ristrette (1, 3, 5, 10, 15 giorni) a seconda dell’ammontare del

valore dell’imposta da corrispondere e del tipo di attività (per esempio 15 giorni per le

importazioni). Il gettito viene amministrato e redistribuito tra amministrazioni locali e governo

centrale (rispettivamente 25% e 75%) dalla State Administration of Taxation, la quale definisce

altresì la documentazione necessaria per gli adempimenti fiscali. Nonostante la VAT si configuri

essenzialmente come un’imposta sul valore finale della produzione, essa ha sempre presentato

problematiche di applicazione all’interno dei processi produttivi o distributivi, causando spesso

l’applicazione di aliquote anomale o sovrapposte. Per le attività economiche escluse dalla VAT

è prevista inoltre un’altra tassa detta Business Tax, diretta al trasferimento di proprietà

immobili, diritti sull'uso di terreni e altri servizi (costruzioni, finanziari, hotel e catering,

entertainment ecc.). Tutti i servizi sono soggetti alla Business Tax indipendentemente dal fatto

che il fornitore del serivizo sia localizzato in Cina o meno (dal 1 gennaio 2009). Le aliquote

previste da tale imposta variano dal 3% al 20%: il 3% per servizi di edilizia, trasporto,

telecomunicazioni, servizi postali, attività culturali e sportive; il 5% per i servizi di

assicurazione, finanza (interessi), trasferimento di proprietà immobiliari, diritti di utilizzo di

terreni e vendita di immobilizzazioni; le aliquote dal 5% al 20% sono destinate ai servizi di

intrattenimento, determinate dall'autorità a livello provinciale. Data la complessità del sistema,

negli ultimi anni sono stati intrapresi numerosi progetti pilota in diverse aree del paese (a

Shanghai nel 2012 per esempio), con l’intento di uniformare le due tipologie di imposta e

risolverne le lacune applicative, specialmente con riguardo allo sviluppo di settori innovativi (i

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cosiddetti “settori incoraggiati”) e di aree destinate all’attrazione di investimenti che godono

di regimi fiscali agevolati. Nell’agosto del 2013 è stata emanata la “Circolare 37” con cui i

progetti pilota vengono estesi a livello nazionale, sostituita solo cinque mesi più tardi dalla

“Circolare 106” del 12 dicembre 2013, che estende la riforma della VAT anche a settori prima

inclusi nella Business Tax come servizi postali e ferroviari, oltre che introdurre degli

aggiustamenti applicativi nei confronti del settore dei finanziamenti e delle spedizioni. A

giugno 2014 la VAT è stata estesa anche al settore delle telecomunicazioni con la "Circolare 43",

anche questo precedentemente incluso nella BT. Ciò a testimonianza del periodo di dinamismo

legislativo e dell’alto grado di sperimentazione in ambito fiscale di cui la Cina si sta rendendo

protagonista, con il dichiarato obiettivo di una semplificazione burocratica a favore in primis di

un gettito fiscale più efficiente e trasparente. La strategia del governo centrale è una nuova

configurazione fiscale che preveda la conciliazione della VAT e della Business Tax, cioè la

conciliazione di una tassa diretta al consumatore finale e di una imposta orientata alle attività

economiche (e che di queste riflette l’andamento). Il nuovo modello in via di definizione

presenta tuttavia diverse tendenze negative: sebbene l’estensione dei progetti pilota a livello

nazionale abbia compreso nuove tipologie industriali (avvantaggiate da un nuovo regime fiscale

favorevole), è altresì vero che settori quali telecomunicazioni, real estate e edilizia hanno visto

i loro oneri fiscali aumentare fino all’11%. Le problematiche del sistema si riscontrano

nell’ambito di applicazione della VAT (la cui aliquota risulta non ancora esaustivamente

definita per alcune tipologie di beni) e nella coesistenza di VAT e Business Tax che crea delle

discrepanze legislative e contribuisce ad alimentare un sistema fiscale troppo macchinoso.

Infine si cita la Consumption Tax, applicata ai soggetti che si occupano di produzione,

importazione e lavorazione di particolari tipologie di beni considerati “non essenziali” o “di

lusso”, come alcol, cosmetici, gioielli, pneumatici, motociclette e motoveicoli, petrolio, yachts,

prodotti da golf, olio per motore, orologi di lusso, bacchette di legno usa e getta e tabacco.

Questa tassa è calcolata basandosi sul prezzo di vendita dei prodotti, sul volume di vendita o la

combinazione dei due. L'aliquota proporzionale varia dal 1% al 56% del ricavo di vendita dei

prodotti. Le esportazioni sono esenti da questa tassa.

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25

NOTIZIE PER L’OPERATORE

Rischio Paese23:2/7

Condizioni di assicurabilità SACE24: apertura senza condizioni

Sistema Bancario25

Il numero degli istituti finanziari operanti attualmente in Cina si stima vicino alle 4.000 unità,

con un bacino di circa tre milioni e mezzo di dipendenti e un giro d’affari prossimo ai 135.000

miliardi di RMB. Ai vertici del sistema bancario si trovano la People’s Bank of China, banca

centrale responsabile della politica e stabilità del sistema finanziariononché dei depositi e

crediti, e la China Banking Regolatory Commission (CBRC), addetta al monitoraggio dell’intero

sistema bancario e alla supervisione delle operazioni. Entrambe le istituzioni sono subordinate

alle decisioni del Consiglio di Stato, organo esecutivo del governo di Pechino. Oltre alla PBOC,

le altre grandi banche cinesi sono le cosiddette Policy Banks (China Development Bank, Export-

Import Bank of China e Agricultural Bank of China), costituite per garantire fonti di

finanziamento per gli ambiziosi progetti governativi nell’ambito delle politiche di piano

(sviluppo tecnologico, industriale, infrastrutturale ecc.). Il sistema finanziario vede inoltre la

presenza di banche statali a livello nazionale (oltre alla PBOC) che detengono la quota di

mercato maggiore (44,05% del totale degli assets): Bank of China, Industrial and Commercial

Bank of China, China Construction Bank e Agricultural Bank of China. Esistono poi Banche

Nazionali (possono cioè aprire sportelli in tutta la Cina sulla base della loro licenza generale),

sono 12 e amministrano il 17,8% degli assets. Sotto queste si trovano le Banche Cittadine, le

quali possono aprire sportelli nella città di origine ma per aprirne all'esterno devono richiedere

una speciale autorizzazione. In tutto sono 144 e gestiscono il 9,49% degli assets. Ancora,

esistono banche e istituzioni finanziarie minori, spesso dislocate in contesti non urbani, volte al

finanziamento della piccola e media impresa e dell’economia rurale, che in totale gestiscono il

28,65% degli assets. Nel complesso, l’insieme delle banche straniere in Cina (americane incluse)

è molto lontano da un confronto con le cinesi: tutti gli assets delle banche non cinesi in Cina

non hanno mai superato il 2% di quelli totali. Il volume totale delle masse attive delle banche

23 Fonte: OCSE. Categoria OCSE (o categoria di rischio) indica il grado di rischiosità (da 0 a 7,

dove 0 rappresenta il rischio minore e 7 il rischio massimo), cioè la probabilità che si verifichi

un default

24 Per maggiori informazioni www.sace.it/studi-e-formazione/country-risk-map/scheda-

paese/cina

25 Fonte: Standard & Poor’s, China Banking Outlook 2014: A Turbulent Flight Ahead;

Newsmercati; Cnn Money; Il Sole 24 Ore, Cina in soccorsodelleBanche; PwC, Banking and

finance in China:The outlook for 2015; Sergio Bertasi, Il Credito in Cina

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italiane in Cina “mainland” si attesta intorno al miliardo di dollari, valore piuttosto limitato a

causa anche delle ridotte dimensioni delle imprese italiane sul territorio e della chiusura del

mercato cinese. Gli istituti di credito stranieri, dopo aver ricevuto l’approvazione da parte

della Banca Centrale, possono fornire i propri servizi in valuta straniera a clienti stranieri (sia

ai privati con passaporto straniero e sia a società partecipate o a capitale interamente

straniero). Il mercato cinese rimane ancora chiuso dal punto di vista finanziario, per esempio

per aprire una filiale in Cina bisogna passare tramite un oneroso sistema di licenze multiple, il

regolatore determina quanti asset in valuta estera una banca può avere tramite il sistema delle

"quote", la valuta RMB non è ancora totalmente internazionale, i tassi sono tuttora

"amministrati" e non gestiti con strumenti di mercato ecc.

Tutto questo però sembra dover cambiare in futuro. Il 2014 è stato un anno pieno di

cambiamenti per il sistema bancario: gli obiettivi del governo hanno incluso una maggior

internazionalizzazione del renminbi, una regolazione più stringente riguardo all'esposizione

delle banche su asset non standard, una graduale liberalizzazione dei tassi di interesse, la

revisione della finanza locale e favorire la partecipazione dei privati nelle imprese controllate

dallo stato. La People's Bank of China (PBOC) ha annunciato una serie di misure di politica

monetaria rivoluzionarie nel modo in cui gestirà la liquidità, sganciandosi dal modello

tradizionale ed aprendo capitale e finanza alle forze del mercato. Allo stesso tempo sta

continuando l'internazionalizzazione del renminbi, incoraggiando la creazione di liquidità

all'estero in RMB e creando opportunità per far rientrare parte di questa in maniera trasparente,

in modo da assicurare liquidità sufficiente ed una più efficiente distribuzione del credito a

supporto dell'economia domestica, regolando allo stesso tempo come il settore bancario

reinveste i depositi. Secondo un report di PriceWaterhouseCoopers, la nuova Shanghai Pilot

Free Trade Zone e iniziative simili potranno essere la chiave di volta per la completa

internazionalizzazione del RMB. Riguardo la liberalizzazione dei tassi di interesse, a marzo 2014

il governatore della banca centrale Zhou Xiaochuan ha dichiarato che questa avverrà entro due

anni, visto anche il fatto che una crescita troppo rapida del tasso sui depositi potrebbe

danneggiare i profitti bancari, già sofferenti a causa del rallentamento dell'economia cinese.

Un'altra sfida che le banche tradizionali stanno affrontando è la veloce evoluzione dell'internet

banking. Grazie anche a giganti del settore come Alibaba e Tencent che stanno conquistando

rilevanti porzioni di mercato per i pagamenti online e e-banking, le banche statali stanno

perdendo depositi e guadagni sulle transazioni a vantaggio delle banche online. Il 2015

dell'internet banking si prospetta un anno di rapida crescita ma una regolamentazione del

settore sarà inevitabile, eliminando molti dei vantaggi che il settore dell'internet finance sta

sfruttando e rallentando in questo modo la sua crescita. Un pericolo per il settore banking

cinese è la qualità del credito detenuto dalle banche. Il totale di crediti inesigibili (NPL - non-

performing loans) in tutta l'industria bancaria ha raggiunto 766,9 miliardi di RMB alla fine del

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Q3 2014, un aumento del 36% da inizio anno. Anche se i policy makers riusciranno a mitigare la

crescita dei NPL con misure ad hoc, questi probabilmente rimarranno un serio problema per il

settore bancario cinese durante il 2015. Per combattere la deflazione la PBOC ha tagliato i

tassi di interesse due volte in quattro mesi (novembre 2014 e febbraio 2015), portando i tassi

sui depositi e sui prestiti rispettivamente a 2,5% e 5,35%.

TASSI BANCARI26

TIPOLOGIA VALORE

Tasso sui depositi a un anno 2,5%

Tasso sui prestiti a un anno 5,35%

Parchi industriali e zone franche27

La Repubblica Popolare Cinese fino ad oggi ha approvato i seguenti tipi di zone franche, con

trattamento fiscale preferenziale: 6 Zone Economiche Speciali (la provincia Hainan, le città di

Shenzhen, Zhuhai, Shantou, Xiamen e Kashgar), 32 Zone di Sviluppo Economico e Tecnico, 53

Parchi di Sviluppo per Progetti ad Alto Contenuto Tecnologico (localizzati nelle città più

industrializzate), 15 Zone Franche (le principali sono Tianjin, Shenzhen, Shanghai, Zhangjigang,

Dalian, Guangzhou, Xiamen, Haikou, Fuzhou, Qingdao, Ningbo e Shantou) e dal 2009, 23

Bonded Logistic Center nei quali viene fissata un’agevolazione tariffaria per le merci in entrata

e tariffa zero sull’export.

In queste zone sono previsti, al fine di attirare investimenti esteri, benefici ed agevolazioni

fiscali. Possiamo trovarvi esenzioni, riduzioni, rimborsi di imposta, agevolazioni per l’accesso

alle infrastrutture, prestiti e sovvenzioni finanziarie, concessioni di diritto per l’utilizzo dei

terreni, agevolazioni per ottenere la residenza fissa e concessioni in materia di quote minime

di partecipazione nelle società ad investimento estero. Bisogna ricordare che alcune tipologie

di agevolazioni possono variare da provincia a provincia, a seconda della tipologia e

dell’ammontare dell’investimento, del periodo previsto di durata dell’impresa, dell’importanza

26 Aggiornati al 03.03.2015, Fonte: Wall Street Journal, China’s Central Bank Cuts Interest

Rates 27 Fonte: asianews.it; Istituto Nazionale per il Commercio Estero; China Briefing, Shanghai FTZ

Revised Negative List Introduces Targeted FDI Reforms

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e notorietà dell’impresa. A questo proposito, alcune tra le 15 Zone Franche, tra cui Shanghai,

sono state oggetto di progetti pilota, inseriti all’interno del XII Piano Quinquennale, il cui scopo

era ideare un nuovo sistema fiscale che potesse venir applicato a livello nazionale.

La prima zona di libero scambio cinese è stata inaugurata il 29.09. 2013 a Shanghai. La Free

Trade Zone di Shanghai, come area integrata, era stata lanciata nel 2013, lo scorso settembre,

e l'obiettivo, che il governo cinese da tempo persegue, è che Shanghai torni ad essere il

principale polo finanziario della Cina continentale, come lo era storicamente fino alla fine degli

anni '40, prima dell'insediamento del regime comunista in Cina. Negli intenti del governo,

compito del polo finanziario di Shanghai è trainare l'economia cinese lungo la strada di ulteriori

liberalizzazioni.La FTZ, ufficialmente CSPFTZ - China (Shanghai) Pilot Free Trade Zone - nasce

dall'unione di diverse precedenti zone franche specializzate di cui la prima, la Waigaoqiao Free

Trade Zone, risale al giugno 1990. Questa Zona Franca rappresentava il particolare rapporto,

quasi concorrenziale, che spesso si crea fra il potere centrale cinese e i governi locali. Essa,

infatti, era oggetto di due regolamenti distinti, uno generale e uno della municipalità di

Shanghai, ma non essendo chiara la gerarchia tra i due regolamenti, l’imprenditore straniero

aveva difficoltà a muoversi.

Oggi, l’aggregazione delle diverse zone franche rende chiaro il disegno, esplicito ora anche nel

nome, che è di pilotare l'evoluzione graduale dell'economia cinese da un'economia di comando,

come quella comunista, ad una regolata dai mercati finanziari. In generale, all’interno della

FTZ gli investitori potranno richiedere qualsiasi attività in Cina che non sia compresa nella

“negative list” (una versione semplificata del già esistente “Catalogo”) dove sono indicate le

attività proibite all’interno della Shanghai Free Trade Zone, lista che è stata recentemente

rivisitata portando le attività proibite da 190 a 139. Sarà consentito un libero flusso di capitali

esteri, garantita la piena convertibilità della valuta nazionale, le aziende potranno importare

beni al suo interno e sarà permesso condurre business offshore per le banche cinesi qualificate.

Le imprese insediate nei circa 30 chilometri quadrati della zona franca potranno indebitarsi con

controparti estere in valuta cinese, mentre finora, l'impiego di Yuan di conto estero era

limitato alle partite correnti cioè, nei rapporti con entità estere, era possibile, in Yuan, solo

fatturare e saldare fatture commerciali. In base alle nuove direttive le circa 10 mila imprese

della FTZ di Shanghai saranno autorizzate ad indebitarsi con l'estero in Yuan per un ammontare

fino al 150 % del proprio capitale sociale. Inoltre le banche verranno incoraggiate a

semplificare le proprie procedure per rendere più agevole l'impiego di Yuan di conto estero per

le imprese loro clienti, consentendo agli istituti di credito molte nuove opportunità di

transazioni finanziarie per le quali vi è già una forte richiesta potenziale. E' anche abbastanza

facile comprendere perché, mediante l'esperimento pilota di Shanghai, il governo cinese abbia

in questo momento interesse ad accelerare la liberalizzazione delle transazioni finanziarie

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denominate in Yuan di conto estero. Questa è infatti l'unica strada per arrivare alla piena

convertibilità valutaria della moneta cinese, poichè l'obiettivo finale è renderla una valuta di

riserva, come avviene per il dollaro, l'euro e, in misura minore, lo yen e la sterlina. Con la

rivisitazione della Negative List di luglio, sono stati eliminati molti divieti riguardo a settori

come manifatturiero, trasporti, commercio e finanza.

Infine, sono state istituite altre categorie di zone a trattamento privilegiato: quelle situate a

ovest che rispondono alla Go West Policy e le Export Processing Zones che si possono costituire

all’interno delle Zone di Sviluppo Economico e Tecnico e beneficiano, per alcune operazioni, di

agevolazioni simili alle free trade zones.

Accordi con l’Italia28

Accordo per evitare le doppie imposizioni e per prevenire l'evasione fiscale in materia di

imposte sul reddito (31.12.1990); Accordo per il reciproco riconoscimento dei titoli di studio

(4.07.2005); Protocollo d’intesa tra il Formez e la scuola Nazionale di Amministrazione della

Repubblica Popolare Cinese per lo sviluppo dei rapporti di scambio, di Cooperazione Scientifica

e di Sviluppo (16.01.2006); Memorandum d’intesa tra il Ministero dell’Ambiente e della Tutela

del Territorio Italiano e la Tongji University di Shanghai per la realizzazione di un Centro italo-

cinese per il trasferimento delle tecnologie (2009); nel 2010 sono stati firmati 10 accordi

commerciali da mld/euro 2,25 (settori interessati: energia, telecomunicazione, ambiente e

finanza);il 28.11.2012 l’ex premier Mario Monti e Jia Qinglin, Presidente del Comitato

Nazionale della Conferenza Consultiva Politica del Popolo Cinese, hanno presenziato alla firma

di sei accordi commerciali bilaterali del valore complessivo di circa un miliardo di euro;a fine

ottobre 2013, si sono incontrati a Roma il Ministro degli Affari Esteri della Repubblica Italiana,

Emma Bonino e il rispettivo Ministro Cinese, Wang Yi per discuter su temi quali la promozione

del partenariato tra regioni italiane e province cinesi soprattutto in materia di settori ad alta

tecnologia, energia sostenibile e agroalimentare;accordi di reciproca collaborazione sono stati

sottoscritti in vista della promozione dell’Expo 2015 a cui sono seguite alcune visite ufficiali del

sindaco di Milano Pisapia e dello stesso amministratore delegato di Expo Giuseppe Sala. Nella

prima metà di gennaio 2014, il Ministro dello Sviluppo Economico Flavio Zanonato è venuto in

visita a Pechino in occasione del “Forum Sino-Italiano per un nuovo modello di cooperazione

economica e commerciale”, all’interno del quale sono stati sottoscritti pacchetti di

28 Fonte: Ambasciata d’Italia a Pechino; FASI, Internazionalizzazione: accordi commerciali

Italia-Cina; Cassa Depositi e Prestiti, CDP e FSI - Firmati accordi con China Developmente Bank

(CDB) e China Investment Corporation (CIC)

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collaborazione nell’ambito di progetti legati ad ambiente, urbanizzazione, sanità e agricoltura.

Tale risultato è stato raggiunto grazie a diverse missioni imprenditoriali organizzate nella

seconda metà del 2013, con incontri di B2B che hanno confermato le potenzialità e l’interesse

del mercato cinese verso le nostre eccellenze produttive specialmente nei settori ad alto

contenuto tecnologico. A giugno 2014, il premier Renzi ha visitato la Cina, facendo tappa a

Shanghai e Pechino, dove ha incontrato il presidente Xi Jingping e il premier Li Keqiang Sono

stati firmati 10 grandi accordi di cooperazione. Ad ottobre è stato il premier Li Keqiang a

incontrare Matteo Renzi a Palazzo Chigi. Tra i più importanti accordi firmati durante queste

occasioni: pre-accordo tra Ente Nazionale Italiano di Unificazione e Standards Administration of

China per la collaborazione tra i due enti di normazione per facilitare gli scambi commerciali e

la reciproca penetrazione dei mercati tra i due Paesi; accordo tra Cassa Depositi e Prestiti e

China Development Bank Corporation per finanziare progetti e investimenti di interesse

comune per circa 3 miliardi di euro nei prossimi 5 anni; accordo tra Fondo Strategico Italiano e

China Investment Cooperation che prevede l'investimento fino a 1 miliardo di euro da parte di

entrambi i fondi per aziende italiane che hanno potenziale di espansione in Asia; Memorandum

of Understanding tra Gestore dei Servizi Energetici e Zona di Sviluppo Economico e Tecnologico

dello Zhenjiang per individuare imprese potenzialmente interessate ad investire nel progetto

per la realizzazione di un parco dimostrativo sino-italiano sull'innovazione sostenibile in ambito

agricolo, stimati circa 800 milioni di euro di investimenti iniziali.

Costo dei fattori produttivi29

Uno stipendio medio nel settore manifatturiero è di 46.431 CNY all'anno, o 3.869 CNY al mese.

Lo stipendio minimo varia da 830 CNY al mese per Guangxi a 1.820 CNY al mese per Shanghai.

Secondo gli analisti di ECA International, è previsto che nel 2015 gli stipendi in Cina avranno

una crescita dell'8% (5,5% se aggiustato all'inflazione), una tra le crescite più alte al mondo.

Organizzazione sindacale30

29 National Bureau of Statistics of China, dati aggiornati al 2013; China Briefing, A complete

guide to minimum wage levels across China 2014; Bloomberg BNA, Compensation: Average

Global Salary to Rise 5.8 Percent in 2015, Survey Finds; ECA International, Biggest pay rises

will be in Argentina next year according to new Salary Trends survey from ECA International -

ECA International

30 Fonte: Mofcom; The Diplomat, China’s Reforms leave Labor Unions behind; MADE IN CHINA - Un anno di Cina al lavoro (2012), a cura di Ivan Franceschini e Tommaso Facchin; CNN, Protests, suicide: China's labor unrest leads to reform

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31

La prima legge che definisce la presenza di organizzazioni sindacali risale al periodo maoista

nel 1950 ed è rimasta valida fino al 1992, anno in cui è stata adottata la nuova disciplina dalla

5° sessione del 7° Congresso nazionale. A partire dal 2001 anche la Cina ha dovuto dotarsi

(almeno sulla carta) di un sistema sindacale in linea con gli standard internazionali, andando

incontro ad una riscrittura della legislazione che regola l’organizzazione sindacale. Tali

associazioni sono autorizzate ad operare nell’interesse dei lavoratori che rappresentano,

ricoprendo una funzione consultiva, di supervisione e di mediazione all’interno dei contratti di

lavoro (art.78). Lo sciopero non è ancora previsto e tutelato da un punto di vista legislativo,

soprattutto se si considera la vaga definizione dell’accusa di “crimini contro la sicurezza dello

Stato e di disturbo dell’ordine pubblico”. Tale passaggio del codice penale viene applicato in

modo arbitrario anche per giustificare azioni di repressione in caso le manifestazioni minaccino

di estendersi agli stabilimenti produttivi limitrofi, creando un fronte più compatto con un

potere di influenza maggiore. La legge prevede il diritto dei lavoratori di organizzarsi in

associazioni sindacali all’interno delle imprese ad investimento estero (FIEs), ma non ne

impone in alcun modo la costituzione. In presenza di tali associazioni, l’azienda è tenuta a

rendere disponibili gli spazi necessari all’esercizio delle attività sindacali nonché a contribuire

all’associazione con il 2% delle retribuzioni. In generale, la tutela sindacale rimane lacunosa in

molti aspetti, garantendo sulla carta una protezione e una assistenza abbastanza ampi, ma de

facto incapace di difendere i diritti primari del lavoratore. Le varie associazioni sono riunite a

livello nazionale nella Federazione Nazionale Sindacati (ACFTU) che conta oltre 280 milioni di

iscritti. Tale organo rientra sotto il pieno controllo del Partito Comunista, diventando così un

ottimo strumento per promuovere la linea di massa all’interno delle sue organizzazioni e dei

suoi membri. In definitiva, il compito più importante ricoperto dalla ACFTU è l’attività di

ricollocamento e i programmi di riqualificazione per i disoccupati, oltre che il supporto per le

fasce deboli in materia di welfare. Negli ultimi anni inoltre, l’ACFTU si è altresì impegnata per

implementare programmi di assistenza legale gratuita per i lavoratori coinvolti in dispute

lavorative, modalità che risulta politicamente più consona in assenza di un reale diritto di

sciopero. In passato, i lavoratori non potevano nominare i loro rappresentanti sindacali ma

solamente votare, ora sta cambiando qualcosa: oltre a sporadici casi di elezioni dirette come

quello di GCL Footwear, sia Shenzhen Trade Union Federation che Guangdong Federation of

Trade Unions hanno annunciato che l'obiettivo di avere entro qualche anno elezioni dirette per

i membri dei sindacati dei lavoratori.

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32

ELETTRICITA’ AD USO INDUSTRIALE31

(in $ Kw/h)

Categorie media

Alta e media tensione 0,1

Prodotti petroliferi (in $/l)32

Combustibile media

Benzina 1,236

Acqua (in €/m³)33 media

Acqua di acquedotto 0,47

Affitto Immobili (al m2)34 media

Ad uso ufficio (zona CBD) 95 euro

INFORMAZIONI UTILI

Indirizzi Utili

NEL PAESE

Rete diplomatico consolare35

Ambasciata d’Italia

Indirizzo: 2, San Li Tun Dong Er Jie - 100600 Beijing

31 Fonte: Want China Times, The price of power: China's confusing electricity rates

32 Fonte: Bloomberg, Pain at the Pump: Gasoline Prices by Country;

33 Fonte: Beijing Waterworks Group, 2014

34 Fonte: Cushman & Wakefield, Office space across the world - Valore originale: 665 CNY

35Ministero degli Affari Esteri e Ambasciata d’Italia a Pechino. Per ulteriori informazioni sugli

uffici consolari nel Paese: www.esteri.it o www.ambpechino.esteri.it

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33

tel +86 10 85327600

fax +86 10 65324676

Recapito telefonico di emergenza: +86-139 0103 2957

E-mail: [email protected]

www.ambpechino.esteri.it

Consolato Genarale d'Italia a Shanghai

Indirizzo: The Center,19 floor, Unit 7/11 n. 989, Chang Le Road – Shanghai200031

telefono: +86-21-5407 5588

fax: +86-21-6471 6977

E-mail: [email protected]

Circoscrizione consolare: Shanghai, province del Zhejiang, Jiangsu e Anhui.

Consolato Genarale d'Italia a Canton (Guangzhou)

Indirizzo: Unit 1403, International Finance Place (IFP), No. 8 Huaxia Road, Pearl River New City

- Canton (Guangzhou)510623

telefono: +86-20-38396225

Fax: +86-20-8550 6370

E-mail: [email protected]

Circoscrizione consolare: Guangdong, Guangxi, Fujian, Hainan.

Consolato Generale d'Italia a Chongqing

Indirizzo provvisorio : Intercontinental Hotel Chongqing

10 floor SUI Room 101 Minzu Road, Yuzhong District - Chongqing 400010

Telefono: +86-23-63822033 o +86-23-63831544

Fax: +86-23-63832544

E-mail: [email protected]

Circoscrizione consolare: Chongqing, province del Sichuan, Guizhou e Yunnan.

Altri uffici di promozione italiani:

Istituti italiani di cultura

Pechino

Indirizzo:2, SanLiTun Dong Er Jie, 100600

tel +86 10 65322187 - fax +86 10 65325070

[email protected] www.iicpechino.esteri.it

Shanghai

Indirizzo:19thfloor, the Center, 989 Changle Lu, 200031

tel +86 21 54075588 - fax +86 21 54075750

[email protected] www.iicshanghai.esteri.it

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34

Uffici ICE36

Pechino

Room 3802 - Jing Guang Center

Hu Jia Lou, Chaoyang District

100020 Beijing – P.R. China

E-mail: [email protected]

Tel: (008610) 65973797 - Fax: (008610) 65973092

Shanghai

Room 1901-1906 - The Center - 989, Chang Le Road

200031 Shanghai - P.R. China

E-mail: [email protected]

Tel: (008621) 62488600 / 54075050 - Fax: (008621) 62482169

Canton (Guangzhou)

Unit 3203, International Finance Centre (IFC), no.5 Zhujiang West Avenue

510623 Guangzhou P.R. China

E-mail: [email protected]

Tel: (0086 20) 85160140 - Fax: (0086 20) 85160240

Ufficio ENIT37

Room 3214 Jing GuangCenter, Hu Jia Lou, Chaoyang District

100020 Beijing – P.R. China

Centralino: +86 (10) 85906686

Fax: +86 (10) 85906687

E-mail: [email protected]

www.enit.it

Istituti di credito italiani:

Banco Popolare

Ufficio di Rappresentanza - Shanghai

Unit 013 27/Fl. Hang Seng Bank Tower

1000 Lujiazui Ring Road

Pudong New Area, Shanghai 200120 China

Tel +86 21 6841 0599 – Fax +86 21 6841 1776

[email protected]

Intesa SanPaolo

36ICE- Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane

37 ENIT- Agenzia Nazionale del Turismo

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35

Ufficio di Rappresentanza – Pechino

Unit 2108 Capital Mansion, 6 Xinyuannan Road, Pechino, 100004 China

Tel: +86 (10) 84862108

Fax: +86 (10) 84862185

[email protected]

Shanghai Branch

Room 1001,10th Floor China Merchants Tower,161, Luijiazui East Rd Pudong, Shanghai,

200120China

Tel: +86 (21) 20822600

Fax: +86 (21) 20822630

[email protected]

Italian Desk BNL c/o BNP Paribas

Responsabile: Fu Jianhua

26/F, Shanghai World Financial Center

100 Century Avenue, Pudong New Area, Shanghai 200120, China

Tel +86 21 2896 2728 - Mob +86 139 185 95081

[email protected] [email protected]

Banca Monte Paschi di Siena

Beijing Representative Office

1602,China World Tower 1, No.1, Jianguomenwai Street, BEIJING 100004, P.R.C.

Tel +86 10 650 531 36/650 531 37/650 531 38

Fax +86 10 650 531 39

[email protected]

Guangzhou Representative Office

Unit 1708, Tower A, Center Plaza, 161 Linhexi Road, Tianhe District, GUANGZHOU 510620,

P.R.C.

Tel +86 20 3825 1001/3825 1002

Fax +86 20 3825 1003

[email protected]

Shanghai Branch

Unit 2501-2503, 25th Floor, Platinum Building, No. 233 Taicang Road, SHANGHAI, 200020 P.R.C.

Tel +86 21 53830417 /53862800

Fax: +86 21 53830411

[email protected]

Unicredit

Ufficio di Rappresentanza Pechino

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36

Suite 2604 CITIC Building - 19 JianguomenWaiDajie

100004 - Beijing

phone: +8610 65003716

fax: +8610 65001165

[email protected]

Ufficio di Rappresentanza Guangzhou

Room 3017-3018, CITIC Plaza, 233 TianheBei Road

510613 - Guangzhou

phone: +86 20 8752 1988

fax: +86 20 8752 1989

[email protected]

Shanghai Branch

Unit 2401, Jin Mao Tower, 88 Century Boulervard

200121 - Shanghai

phone: +86 21 50470077

fax: +86 21 50470407

[email protected]

IN ITALIA

Rete diplomatico-consolare38

Ambasciata della Repubblica Popolare Cinese in Italia

Via Bruxelles, 56 00198 Roma, Italia

Tel. +39 06 96524200

Email. [email protected]

Sito. http://it.mofcom.gov.cn

Consolato Generale della Repubblica Popolare Cinese in Milano

Via Benaco, 4 20139 Milano

Tel. +39 02 5693869 Fax. +39 02 5694131

Sito. http://milano.china-consulate.org/ita

Consolato Generale della Repubblica Popolare Cinese in Firenze

Via dei Della Robbia, 89 50132 Firenze

Tel. +39 055 573889 Fax. +39 055 5520698

Sito. http://firenze.china-consulate.org/ita

Centro Visti

Roma

Viale Regina Margherita, 279 00198 Roma

38Embassy of the Peoples’Republic of China in the Republic of Italy

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37

Tel. +39 06 44250240 Fax. +39 06 44260770

Sito. http://www.visaforchina.it/ROM_IT

Milano

Via Federico Confalonieri, 29 , 20124- Milano

Tel. +39 02 83201385 Fax. +39 02 83201407

Sito. http://www.visaforchina.it/MIL_IT

Istituti di credito

Bank of China

http://www.bankofchina.com/it/

Filiale di Milano

Indirizzo: Via Santa Margherita, 14/16–20121 Milano

Tel: 0039 0286473200

Fax: 0039 0286473203

E-mail [email protected]

Filiale di Roma

Indirizzo: Via Barberini, 97/103–00187 Roma

Tel: 0039 064521016

Fax: 0039 06452101618

Formalità doganali e documenti di viaggio39

Necessario il visto d’ingresso rilasciato dall’Ambasciata o dal Consolato cinese. Le trempistiche

variano da 4 a 2 giorni in base all’urgenza della richiesta (in base alla tipologia di procedura

viene applicata una sovratassa). Coloro che si recano in Cina per motivi di studio o scopi

professionali, necessitano in aggiunta di una lettera di invito da parte dell’ente cinese

ospitante.

Corrente elettrica: 220 Volt, 50 Hz, adattatore non necessario ma consigliato

Giorni lavorativi ed orari:

Uffici: lun-ven 8.00/9.00-17.00/18.00

Negozi: aperti generalmente tutti i giorni fino a tarda sera (22.00)

39 Per maggiori informazioni consultare il CVASC (www.visaforchina.it)

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38

Banche: lun-ven 9.00-17.00, sab 8.00-11.30 (solo le banche principali e solo per i correntisti)

Festività: Capodanno; Capodanno cinese in gennaio-febbraio (inizia il primo giorno della prima

luna); 5 aprile (festa dei morti); 1 maggio; dall’ 1 al 7 ottobre (festa nazionale)

Media

Quotidiani on line: China Daily; People’s Daily Online; Inside China Today; China Window.com;

Global Times; Caixin Online; Techinasia, Asia Times, South China Morning Post

Riviste: Beijing Review; China Foreign Trade; China Briefing

TV: CCTV China Central Television; BTV Beijing Television; Star TV

Alberghi40

Pechino: 5 stelle 1272 RMB (ca.176€), 4 stelle 705 RMB (ca. 98€), 3 stelle 395 RMB (ca. 55€)

Shanghai: 5 stelle 1638 RMB (ca. 227€), 4 stelle 840 RMB (ca. 116€), 3 stelle 402 (ca. 56€)

Assistenza medica

Il numero da comporre in caso di emergenza è il 120. Si consiglia di munirsi di un’assicurazione

sanitaria prima della partenza, per gli stranieri i servizi sono a pagamento. I principali centri

sanitari sono:

Pechino: International Medical Center Beijing, tel. +86 10 6465 1907, Address: 50

Liangmaqiao Lu, Chaoyang District; Beijing United Family Hospital, tel. +86 10 59277000,

Address: 2, Jiangtai Lu, Chaoyang District; China-Japan Friendship Hospital, tel. +86 10

64282297, Address: Yinghuayuan Dong Jie, Chaoyang District; Vista Clinic tel. +86 10

85296618, Address: B29 of Beijing Kerry Center, 1, Guanghua Lu, Chaoyang District.

Shanghai: World Link Medical Centre Portman Clinic Shanghai Center, tel. +86 21 62797688,

203 W 1376 Nanjing Xi Lu; World link Medical center Hong Qiao Clinic Mandarine City, tel.

+862164055788, Unit 30788 Hong Xu Lu; Shanghai United Family Hospital and Clinics, tel.+86

51331900, 1139 Xianxia.

Guangzhou: Global Doctor Guangzhou Clinic, tel. +86 2081045173, No 1 People’s Hospital Out-

Patient Department 7th Floor Pan Fu Lu 1.

40 Prezzi medi per una notte.

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39

Mezzi di trasporto41:

Compagnia aerea di bandiera: Air China

Altre compagnie che effettuano collegamenti con l’Italia: Aeroflot, Air Berlin, Air France,

Alitalia, Austrian Airlines, British Airways, Cathay Pacific Airways,Egyptair, Emirates, Etihad

Airways, Finnair, Hainan Airlines, Klm Royal Dutch Airlines, Lot Polish Airlines, Lufthansa, Qatar

Airways, Scandinavian Airlines , Swiss International Airlines , Turkish Airlines.

Trasferimenti da e per l’aeroporto: Il costo di un taxi a Pechino varia in base alla fascia oraria:

dalle ore 5.00 alle 23.00 la tariffa fissa di partenza e’ 13 RMB (ca. 1,80€) mentre dalle 23.00

alle 5.00 la tariffa fissa di partenza e’ di 14.40 RMB (ca. 2,00€) e vale per i primi 3 km con

l’applicazione di un sovrapprezzo di 1 RMB per bilanciare il carburante; oltre i primi 3 km

vengono addebitati 2.3 RMB/km durante il giorno e 2.8 RMB/km durante la notte. Il prezzo

della navetta varia da 15 RMB a 30 RMB (ca. da 2,10€ a 4,20€) in base destinazione finale

mentre il prezzo del treno e’ di 25 RMB (ca. 3,50€) per le fermate di Sanyuanqiao e

Dongzhimen. La tariffa della metropolitana parte da 3 RMB (ca. 0,40€) e arriva fino a 10 RMB

(1,40€) in base alla distanza percorsa.

Siti web di interesse:

Asia Wall Street Journal: www.awsj.com

Asian Development Bank: www.adb.org

Associazione Giovani Italiani in Cina (AGIC): www.assogic.com

Associazione Italia-Cina: www.italiacina.org

Bank of China: www.bank-of-china.com

China Internet Information: www.china.org.cn

China Population Information and Research Center: www.cpirc.org.cn

Consiglio per la Promozione del Commercio Estero: www.ccpit.org

General Administration of Custom of P.R.China: www.custom.gov.cn

41 Le informazioni si riferiscono alla citta’ di Pechino.

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40

Ministry of Commerce of P.R.China: www.mofcom.gov.cn

Ministry of Industry and Information Technology of P.R.China: www.miit.gov.cn

National Bureau of Statistic of China: www.stats.gov.cn

State Statistical Bureau: www.stats.gov.cn/english

TABELLA DATI MACROECONOMICI 42

PAESE

VALUTA o % CIFRA

Reddito pro-capite Euro 2.847,2

Tasso di inflazione % 1,5

Tasso di disoccupazione % 4,09

Tasso di variazione del PIL (2014 su 2013) % 7,4

Previsione di crescita del PIL per il 201543 % 6,8

Totale import Miliardi di Euro 1700,15

Totale export Miliardi di Euro 2031,77

Saldo bilancia commerciale Miliardi di Euro 331,62

Totale importazioni dall’Italia (gennaio -

novembre 2014)

Miliardi di Euro 9,5

Totale esportazioni verso l’Italia (gennaio -

novembre 2014)

Miliardi di Euro 23,01

Saldo interscambio Italia Miliardi di Euro 14,56

Investimenti esteri verso il paese Miliardi di USD 119,6

Investimenti del paese all’estero Miliardi di USD 102,9

42 Fonte: National Bureau of Statistics of China (I dati ufficiali sono in USD o RMB. Per la

conversione si è utilizzato il cambio aggiornato a fine febbraio 2015 di 1 euro=7.0831 RMB);

ISTAT

43 IMF, World Economic Outlook

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41

Investimenti italiani nel paese Miliardi di Euro/USD -

Investimenti del paese in Italia Miliardi di USD 3,5