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Casa Comune Campanile - ass.senza scopo di lucro - www.casacomunecampanile.it - 3284488504 Via Galilei, 14 Ciserano - Bg - P IVA 03660990163 - e mail - [email protected] - ediz.locale

Bune Feste a töt ol Paiss

Bune Feste a töcc chei dè Siserà ! Bune Feste a töcc i Terù ! Bune Feste a töcc i Extracomunitare , e a töcc i oter che ghè che in Paiss ! Bune Feste a töcc chei dè la Class del “46 ! Bune Feste a chei che i ma òfre ö bicer dè ì ! Bune Feste a chei che i ma öl bè , e anche a chei che i ma arda per treèrs ! E sicome a ‘n campa poc, alura lè ‘nötel sta chè a pestass i pe e rompèss i bale . O no ?

SOMMARIO IL MANIFESTO DI FUTURO E LIBERTA’ ZINGONIA I 5 MILIONI SCOMPARSI STRANIERI E NOVITA’ F1 - ADDIO AL MONDIALE MA I LEGHISTI NON SANNO CHE . . STORIE BREVI BREVI

STAMPA IN TIPOLITOGRAFIA UFFICIO BLU Zngonia Bg

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Buon Natale e Buon Anno anche se: L’Italia e il Popolo Italiano, non si sono liberati da Berlu-sconi, ma del Berlusconismo si ! Dal Berlusconismo si, perché nulla per Berlusconi e il Po-polo della Libertà sarà più come prima, e cioè come in ca-sa del Padrone della Standa, che ordina e comanda, poi-ché il rischio di essere mandato a casa in anticipo, è stato forte e perché non ha 100 Parlamentari in più, ma dovrà dipendere da una maggioranza allargata alla UDC di Casi-ni che però vuole - prima le dimissioni di Berlusconi - e poi eventualmente un Nuovo Governo di Legislatura. Una maggioranza sempre a rischio con una opposizione dichiarata anche da Futuro e Libertà che, con il il suo re-sponsabile FINI, bene ha fatto a rompere il Cerchio che da anni inglobava tutto e tutti senza che nessun o potesse controbattere. Fini e il suo Gruppo, pagheranno nel tempo questa loro personale sconfitta, ma se saranno effettivamente impe-gnati a favore della soluzione dei problemi del Popolo Ita-liano, sul piano dell’Occupazione presente e futura per i Giovani, spingendo per interventi a tutela dei Posti di La-voro e a favorirne la creazione di nuovi, sul piano dei diritti dell’Uomo e nel Sociale in generale oltre che sull’Ambiente, l’elettorato gli darà il giusto riconoscimento nelle urne elettorali.

B UON NATALE E BUON ANNO a Bagini Enea Sindaco del Nostro Paese - e al suo gruppo di maggioranza -

anche se con l’uscita della ns. Rivista precedente ha avu-to motivo di arrabbiarsi per le cose pubblicate ( il suo sti-pendio, quello della Giunta e le Interpellanze ecc.) - Io per-sonalmente ritengo che non avesse allora motivo di a-dombrarsi o peggio ancora offendersi, perché nulla di quanto pubblicato è stato inventato ! E’ tutto scritto negli atti Comunali, quindi nessuno aveva intenzione di offendere nessuno, ma solo di informare la cittadinanza e in particolare su aspetti che il Comune non ha mai voluto pubblicizzare !

B UON NATALE E BUON ANNO alle Minoranze Comu-nali. A loro i Nostri Auguri, li facciamo sottovoce, al

fine di evitare che si sveglino di soprassalto e caschino dalle sedie del Consiglio Comunale. Al Consigliere del PDL, per il quale il Paese di Ciserano è un puntino nero come una cagatina di mosca sulla cartina geografica della Provincia di bergamo, e nulla più. Ai Consiglieri della Lega, che, una volta messi in lista, so-no stati abbandonati a se stessi senza alcuna formazione e nessuna informazione su quello che dovrebbe essere il loro ruolo in Consiglio Comunale. Essi, come l’Orchestra degli Zebedei, che guida la Lega a Ciserano, vivono di luce riflessa di Bossi, ma se gli sposti il Municipio, e non gli e lo fai notare, non si accorgono che non c’è più !

E BUON NATALE E BUON ANNO alle focose femmine del GELSO, quelle

che con le Gite domenicali a prezzo Popola-re, hanno sostituito le Aziende che una vol-ta portavano a Lugano (Svizzera) tutte le vedove e non, per 19.000 lire al giorno, e che vendevano le coperte termiche e le pentole in acciaio; il tutto a rate di 1000 lire al mese ! Le Gite d’oggi, organizzate dal GELSO, han-no contenuti Qulturali, è vero, ma l’impegno a stare in Comune per tutte le cose che riguardano l’amministrazione del Paese, è la RAGIONE per cui le Foglioline del Gelso, l’anno scorso hanno chiesto il voto all’elettorato Ciseranese. O NO ? E BUON NATALE E BUON ANNO ALLE FAMI-GLIE PRESENTI A CISERANO. Una volta avrei detto alle Famiglie Cisera-nesi, ma oggi il 30 % dei residenti a Cisera-no vengono da fuori. Fuori Provincia e fuori dall’Italia, quindi Buone Feste a tutti insie-me.

B uone Feste a tutti insieme con un invi-to accorato a sfruttare le occasioni di

incontro in Famiglia e tra Amici nelle Feste Natalizie, per riflettere sul Paese. Sulle sue necessità che non sono solo le trsade a-sfaltate, l’illuminazione, il Bocciodromo, La Palestra e il Centro Civico. Ma l’incontro delle Persone, dei Giovani e degli Anziani. Incontri e confronti che portano ognuno a riflettere sulla necessità di ricostruire an-che in Paese un tessuto Sociale tra i Ragaz-zi e i Giovani, che non può essere fatto solo di “jeans firmati l’ultimo telefonino cellula-re, l’IPood o l’IPaad “ e puttanate tecnologi-che di varia natura che isolano le persone e i ragazzi in particolare. Un tessuto Sociale che non si ricostruisce con Face Book, dove ognuno appare nascosto dietro una Tastie-ra e un Monitor, in sostituzione delle espe-rienze dirette che si facevano nei cortili gio-cando giochi diversi a seconda delle Stagio-ni. E’ dura tornare ad alcuni modi di vivere. Ma è dura tanto quanto un terreno che da anni non è più vangato per la semina. Ri-vangarlo è sicuramente dura ! Ma se mai si ricomincia a ribangare, a seminare, nessu-no mai più potrà raccogliere i frutti del duro lavoro. Ma se i Figli sono Nostri, o sono Vostri, chi cazzo pensate che venga qui tra Noi a edu-carli o rieducarli ? NESSUNO ■ ■ ■

( a cura di MARIO Foglieni )

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Dopo che avevamo pubblicato l’intervista al Vice Sindaco Cattaneo Luciano, sulla scomparsa dei 5 milioni che in Campagna Elettorale erano stati destinati all’acquisto dei Palazzi di Zingonia per abbatterli e dare il via al Progetto di Ristrutturazione di Zingonia, si sono diffuse molte voci alcune delle quali dicevano che l’intervista era falsa ! Ma per capire che l’intervista era vera, e che i 5 milioni non ci sono più per colpa del Governo Regionale (Lega Nord e PDL) , basta leggere l’articolo pubblicato da L’Eco di Bergamo che qui sotto pubblichiamo integralmente. Buona lettura.

sabato 04 Dicembre 2010 PROVINCIA Pagina 53 Rilancio di Zingonia —I fondi da Roma a rischio: Vertice in Provincia. Il progetto affidato a Infrastrut-ture lombarde Giù le sei torri. Sui 5 milioni attesi c'è la scure della Finanziaria - ( Zingonia - Vanessa Santinelli )

La buona notizia: sarà pronto entro febbraio il pro-getto di recupero di Zingonia. Ieri mattina, nel corso di un vertice in Provincia, l'operazione rilancio è sta-ta presa in carico ufficialmente da Infrastrutture lombarde, la società della Regione che si occupa di grandi infrastrutture e che dovrà predisporre il «master plan». La cattiva notizia: i cinque milioni di euro – parte dei fondi Fas che vengono messi a disposizione dal governo alle Regioni per le aree sottosviluppate – e su cui i soggetti interessati all'operazione Zingonia contavano, non ci sono. Sui palazzoni Anna e Athe-na prima che le ruspe, si potrebbe abbattere la scu-re della Finanziaria. L'assessore regionale al Territo-rio e Urbanistica Daniele Belotti è chiaro: «I fondi sono un bel punto interrogativo, non ci conterei. Ipo-tizzati in un periodo più roseo, con i tagli alle Regio-ni imposti dalla Finanziaria sono molto a rischio. Ma abbiamo ipotizzato altre alternative».

Il vertice Ieri al terzo piano dell'assessorato provinciale alle Grandi infrastrutture, l'assessore Silvia Lanzani ha riuni-to attorno a un tavolo gli assessori regionali Domenico Zambetti (Casa) e Belotti, Infrastrutture lombarde (Guido Bonomelli e Simona Trapletti) e i cinque sindaci dei Comuni su cui ricade Zingonia (Ciserano, Ver-dellino, Verdello, Boltiere e Osio Sotto) per fare il punto sul progetto. «Finalmente si parte – sottolinea Zambetti –, Infrastrutture lombarde inizierà a lavorare per la parte tecni-ca, per la parte politica ci rivedremo a fine gennaio per avere un quadro più chiaro delle necessità econo-miche». Ci vorranno 70 giorni per predisporre il «master plan» che riguarderà tutta Zingonia: costerà oltre 300.000 euro, la prima parte interesserà Ciserano (circa 80.000) e verrà pagata dalla Provincia (50.000 euro) e in parte dai Comuni.

Si parte dalle torri. Il recupero di Zingonia partirà dai palazzi di corso Europa, dagli Anna e Athena che sono quelli messi peg-gio. La priorità al momento è quella di individuare alloggi sul territorio dove poter spostare le famiglie (97 i residenti), quando le torri verranno abbattute. Come sottolineato dall'assessore Lanzani «non si tratta solo di abbattere i palazzi, ma anche di trovare una soluzione mirata per chi ci abita». Nell'operazione verrà

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coinvolta l'Aler che dovrà indicare alloggi liberi subito. «L'assessore Zambetti ha chiesto ai sindaci di indi-viduare case sul loro territorio dove poter spostare le famiglie». In particolare si è chiesto di segnalare tutte quelle abitazioni che sono all'asta, sarà poi la Regione a fare da interlocutore con le banche, facen-do valere la valenza sociale dell'operazione. Resterà poi da definire le modalità operative: dopo il «master plan», chi acquisirà gli immobili? L'obiettivo è coinvolgere il privato nell'operazione rilancio. L'assessore Belotti va al nocciolo del problema: «Basta residenziale, non costruiremo un nuovo ghetto né sposteremo i residenti delle torri in blocco in un'altra zona. Dobbiamo sfruttare la vocazione artigianale e industriale della zona, invogliando il privato a investire». I sindaci

Enea Bagini, sindaco di Ciserano (sul cui territorio ricadono le torri) è preoccu-pato per i fondi, . . . ( e dice ) : La Regione ha a cuore la questione Zingonia. Mi auguro sia fatto il possibile per reperire le risorse. Noi nel frattempo continuiamo a lavorare». C'è ancora molto da fare, l'«Anna 1» è ancora senz'acqua perché i residenti non hanno pa-gato le bollette. Sulla stessa lunghezza d'onda il sindaco di Verdellino Giovanni Bacis: «Finalmente c'è un punto fermo, Infrastrutture lombarde che dovrà pre-disporre il progetto. Speriamo di poter contare anche sui fondi. Che è cosa diversa da avere i soldi almeno sulla carta !

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Roberto Maroni che per la Festa della Repubblica – rigorosamente celebrata a Varese- preferisce ascoltare “La gatta” di Gino Paoli anziché l’Inno di Mameli. Umberto Bossi che adotta gli automa-tismi di Roma ladrona e piazza il figlio Riccardo, appassionato di motori e aspirante concorrente dell’Isola dei Famosi, a Bruxelles come assisten-te parlamentare. E ancora il cumulo delle cariche degli amministratori del Carrroccio, tra cui spicca – ma è in buona compagnia- il sindaco di Varallo, Gianluca Buonanno che è deputato dal 2008, sindaco di Varallo, vicesindaco a Borgosesia e

consigliere regionale del Piemonte. Fatti e crona-che che leghisti preferirebbero occultare ■■■

Il libro che la Lega Nord non ti fa-rebbe mai leggere” di Eleonora Bianchini (NewtonCompton) E’ un viaggio nelle contraddizioni del-la galassia leghista, dalla concezione delle istituzioni alla truffa di Credieu-ronord fino ai diritti violati delle mino-ranze, dagli omosessuali ai bambini.

I l volume è uno spaccato di real politik dell’unico partito sulla scena attuale che si ri-

conosce ancora, senza correnti apparenti, sotto le ali di un unico leader incontrastato, Umberto Bos-si, ancora osannato dai suoi. E’ per lui che tutti gli anni affollano Pontida e conducono la sacra am-polla del Po dalle sorgenti del Monviso fino alla Laguna veneta, per procrastinare il rito pagano e fantastico dell’esistenza del Nord “del fare”. E la mitologia del dio Po procede di pari passo con la fantasia istituzionale di uno stato che non c’è.

E ’ la Padania, origine di ogni bene e ricchezza, ben più e retta dello stato centralista roma-

no di cui i leghisti però, zitti zitti, si godono la vita, le feste e la bellezza. Il desiderio di mettere “al cesso il Tricolore”, ma-nifestato da Bossi a Venezia negli anni caldi del celodurismo, corrisponde a un’esplicita volontà di ridicolizzare lo Stato e le sue istituzioni: il 2 giu-gno è più lutto che festa nazionale, una celebra-zione che i ministri in verde sono invitati sopras-sedere. I 150 anni della Repubblica comportano soltanto spese inutili, la nazionale italiana è da boicottare in diretta su Radio Padania, e Va’ pen-siero è l’inno più degno (anche se rimane oscuro cosa c’entri “la nostalgia degli Ebrei esiliati a Ba-bilonia e i rimandi al fiume Giordano con l’identità della Padania”). Grazie alla sua penetrazione nel tessuto sociale fino alla Toscana e alle Marche la Lega si è raffor-zata come partito di governo oltre che di lotta, destinato a ricoprire incarichi istituzionali di pri-missimo piano. La secessione è stata (apparentemente?) sostituita dal federalismo, che si rivela una delle regioni principali per cui gli elettori votano Bossi. Eppure, quello che al mo-mento propongono, spiega Bianchini, è “l’utopia di una devolution che difficilmente sarà a vantag-

La storia della Lega, da Pontida a Roma Un libro ricostruisce e a-nalizza il pensiero del Carroccio, fotografando le isterie e le continue contraddizioni di un parti-to che a parole distrugge tutto e nei fatti si accomo-da al potere. Alla faccia dell’elettorato !

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gio del cittadino”. Perfettamente inserita nel gioco della lottizza-zione, reclama (e ottiene) i suoi posti al sole in Rai, si insinua nella nuova battaglia delle fonda-zioni bancarie attraverso la conquista della re-gione Piemonte con Roberto Cota e del Veneto di Luca Zaia, per insinuarsi in Compagnia San Paolo (Banca Intesa) e la Cariverona (Unicredit). Strategie e tatticismi che fanno entrare il partito di Bossi nel gotha dei favoritismi più contraddit-tori, in cui emerge anche il finanziamento ad hoc della Scuola Bosina di Varese, istituto “padano” nato per volere della moglie del Sena-tùr che in nome dei dialetti e della tradizione locale si accaparra cospiscui finaziamenti pub-blici. Se al potere la Lega arriva attraverso le modali-tà tipiche di chi critica, si conferma partito di lotta solleticando gli istinti più discriminatori. Per questo il libro dedica um’ampia sezione ai diritti contro le minoranze. La litania delle violenze contro gli immigrati è in crescendo tra il reale e il virtuale. Borghezio, ad esempio, non si meraviglia se va a fuoco “qualche palandrana del cazzo” e Renzo Bossi su Facebook progetta “Rimbalza il clandestino” per affondare le navi degli immigrati. Nessuna tenerezza nemmeno nei confronti dei bambini: la mensa scolastica di Adro è stato teatro di di-scriminazione tra bambini paganti e famiglie insolventi, e la propaganda è entrata nella scuo-la pubblica per volontà del sindaco Oscar Lanci-ni (che, però, per i figli sceglie le scuole dei car-melitani). L’idea di emancipazione femminile è lontana dal dna del partito e il machismo di cui è intriso ha ispirato anche un film porno, Donne padane, in cui le protagoniste sono “purosangue del Nord, attive e pragmatiche”. Un bignami del partito per osservare sulla base dei fatti la corrispondenza dell’ideale e del rea-le, che significa anche ambizione al federalismo e sua realizzazione. La devolution infatti è la leva per conquistare i voti del Nord produttivo anche se, con tutta pro-babilità, rimarrà una chimera. E la base non in-voca il federalismo. Bianchini, infatti, ha trascorso due giorni a Pon-tida 2009 e racconta che, tra i fiumi di alcol sot-to le tende del Veneto e il copricapo vichingo dell’Emilia, l’unico coro è “secessione”. Che av-verrà senza una chiamata alle armi, semplice-mente di fatto, perché “la Lega può essere letta come un pericoloso fenomeno di disgregazione

e separatismo, in uno scenario ‘jugoslavo’ che mi-ra a fare del Nord una piccola Svizzera disinteres-sata alla deriva del Sud Italia”. Prepariamoci a 150 anni di Repubblica – anche- sotto il Sole delle Alpi. di Anita Benassi

Ma con tutti gli errori che la Lega può aver fatto, allo stato attuale resta l’unico Partito in Italia che pare

dia almeno ascolto alle lamentele degli Italiani. E questo, comunque gli fa onore.

(by Mario Foglieni )

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LA COSTITUZIONE DISCUSSA . . .

Come nello scorso agosto, così oggi la politica e le istituzioni si sono date un mese di tempo per decidere del loro futuro e di quello dell'Italia. Ogni citta-dino consapevole vive questo tempo con animo sospeso e medita sulle al-ternative. Propongo al lettore qualche

riflessione di carattere esclusivamente personale. Se il governo in carica otterrà la fiducia, esso conti-nuerà il suo lavoro. Se la perderà in una delle due Camere, la crisi si aprirà inevitabilmente e inizie-ranno consultazioni per accertare se un nuovo ese-cutivo possa nascere dal Parlamento. Secondo la Costituzione questo è sovrano lungo tutto l'arco della legislatura; il suo compito non è di essere fe-dele a un «mandato degli elettori» perché i parla-mentari sono stati eletti senza vincolo di mandato (articolo 67). Esso ha ricevuto una delega, non un mandato. Esso è il popolo, e può (anzi, in quel ca-so, «deve») essere sciolto solo se si dimostra inca-pace di formare un governo sorretto dalla propria fiducia. Non c'è né legge elettorale, né cosiddetta costituzione materiale che possano modificare le regole chiarissimamente scritte nella Costituzione. Se un gruppo di forze politiche si proporrà con un accordo di programma e un sostegno parlamentare credibili, esso riceverà dunque l'incarico di costitui-re un governo. Se l'accordo si conferma, il governo si forma, giura, entra in carica e va alle Camere per ottenerne la fiducia. L'esecutivo precedente cesse-rà di esistere da quando il nuovo avrà giurato; a nulla servirebbe che avesse ottenuto la fiducia di un ramo del Parlamento poco prima di essere sfi-duciato dall'altro. Ottenuta la fiducia, il nuovo ese-cutivo sarebbe legittimo a tutti gli effetti e per tutte le materie che la Costituzione assegna alla sua competenza. Eventuali accordi che limitino la dura-ta o il programma di un governo sono, dal punto di vista costituzionale, irrilevanti; hanno la natura di pronunciamenti politici. Fino al giorno in cui venga colpito da un voto di sfiducia o dal terminare della legislatura, ogni governo è legittimo e ha pienezza di poteri. Nel passaggio da uno ad altro governo, la funzione del capo dello Stato di tutore e garante della correttezza costituzionale è particolarmente rilevante proprio perché in quel passaggio manca un esecutivo dotato della pienezza dei poteri. So-stenere che il capo dello Stato abbia il dovere o il potere di condizionare il programma, o la durata, o la composizione, o l'omogeneità politica del nuovo

governo significa sollecitarlo a distorcere il proprio ruolo e minarne l'autorevolezza istituzionale. Que-gli aspetti, infatti, sono competenza del Parlamen-to e delle forze politiche. Il governo, dunque, potrebbe cadere soltanto per effetto di un voto di sfiducia e il presidente del Consiglio fa bene a ricordarcelo. Ma quel voto di sfiducia, se ci fosse, avrebbe a sua volta un senso soltanto se il suo fondamento fosse chiaro: non un disaccordo su temi di ordinaria politica, ma il riconoscimento (nato, per impulso di Fini, nella stessa maggioranza) di una profonda triplice crisi della democrazia, dello Stato di diritto e dell'unità nazionale. Il voto di sfiducia dovrebbe allora esse-re espressione di una unione nazionale volta a uno scopo. E l'unico scopo che si può vedere è di porre fine alla stagione politica iniziata nel 1992-94 e mai risoltasi in un duraturo rimedio ai mali della Repubblica. Sarebbe indispensabile, in altre parole, che la maggioranza sfiduciante fosse del tutto consapevole che il suo vero compito non consisteva tanto nel far cadere il governo, ma nel compiere una intensa, anche se breve, «ricostruzione della normalità istituzionale». È su questa che sarebbe giudicata dalla storia. Il nesso tra pars destruens e pars construens è strettissi-mo. Lo è innanzi tutto nei tempi. Il destino del Pa-ese per i prossimi dieci o quindici anni sarà infatti determinato dalla transizione che è iniziata ormai da qualche mese e che continuerà per uno o due anni: così fu nel 1943-46, così nel 1992-94. Ma lo è anche negli effetti. Se avverrà, la «distruzione» potrà essere efficace e duratura a una sola condi-zione: che essa costituisca il primo passo per dare alla Repubblica la correttezza di funzionamento da tempo scomparsa. Ricostruire non significa dunque cambiare il primo ministro né mutare la composizione della maggioranza. Significa, a mio giudizio, intervenire sulle quattro più gravi patolo-gie dell'Italia di oggi: rapporto tra gli elettori e la politica (legge elettorale in primo luogo), rapporto tra questa e l'informazione (televisioni in primo luogo), funzionamento della giustizia (indipendenza e tempi dei giudizi), rapporto tra Nord e Sud (federalismo). Sono patologie divenute talmente gravi da mettere a rischio la democrazia, lo Stato di diritto e la stessa unità nazionale. Ne sono largamente responsabili anche le forze che hanno governato prima di Berlusconi, il quale de-ve parte della sua fortuna politica proprio alla pro-messa (ahimè mancata) di curarne alcune. I rime-di devono perciò agire molto in profondità e non sono né di destra né di sinistra. Se le figure politi-

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che che avessero determinato la caduta del go-verno mancassero della capacità e della determi-nazione richieste dalla pars construens, sarebbe-ro esse, non Berlusconi, a scomparire dalla scena politica. In passato ciò è già avvenuto con le e-sperienze delle legislature iniziate nel 1996 e nel 2006: hanno entrambe restituito il potere a un avversario rafforzato dalla sconfitta.Se invece l'i-niziativa apparisse come il primo e credibile pas-so di una cura profonda, non «di parte», è assai probabile che essa verrebbe assecondata da for-ze assai più numerose di quelle che se ne faces-sero promotrici. Proprio perché si tratta di com-piere una ricostruzione istituzionale, il nuovo go-verno potrebbe, anzi dovrebbe, essere sostenuto da un arco di forze politiche ampio, tanto da in-cludere componenti rilevanti sia della destra sia della sinistra. Esso non sarebbe né tecnico, né a tempo, né del presidente, né di «ribaltone»; sareb-be, semmai, un governo del Parlamento. La rico-struzione dovrà infatti essere patrimonio comune della Repubblica, tanto di chi vincerà quanto di chi perderà al successivo voto. La ricostruzione istituzionale dovrebbe essere completata in questa legislatura, prima di andare al voto. Se si votasse senza averla compiuta, es-sa non verrebbe intrapresa affatto, o sarebbe o-pera dal vincitore disconosciuta dallo sconfitto. Tommaso Padoa-Schioppa

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PERMESSO DI SOGGIOR-NO SOLO DOPO LA PROVA DI LINGUA ITALIANA : era ora ! Il decreto è stato firmato oggi dai ministri Ma-roni e Gelmini ROMA - A partire dal prossimo 9 dicembre gli stranieri che richiedono il permesso di sog-giorno dovranno anche sostenere un esame d'italiano. La novità è prevista dal decreto 4 giugno 2010 (firmato dai ministri dell'Interno e dell'Istruzione, Roberto Maroni e Mariastel-la Gelmini), che entra in vigore in quella data ed indica le modalità di svolgimento del test. Il Dipartimento per le libertà civili e l'immigra-zione del ministero dell'Interno ha messo a punto la procedura informatica che consenti-rà la gestione delle domande per la parteci-pazione al test. Lo straniero che intende chie-dere il rilascio del permesso per soggiornanti di lungo periodo dovrà presentare alla prefet-tura la richiesta di partecipazione al test a tramite l'indirizzo www.testitaliano.interno.it. La prefettura convoca il richiedente entro 60 giorni per lo svolgimento del test indicando data e luogo. L'esame si svolge con modalità informatiche ma, su richiesta, anche per i-scritto. E' strutturato sulla comprensione di brevi testi, frasi ed espressioni di uso fre-quente. Per superare la prova il candidato deve conseguire almeno l'80% del punteggio complessivo. Se l'esito è positivo, lo straniero può presentare la domanda e la questura, verificati tutti gli altri requisiti richiesti, rilascia il permesso di soggiorno.

SVIZZERA: SI ALLA ESPULSIONE DEGLI STRANIERI CHE SONO CON-DANNATI PER REATI La proposta del partito della destra populista svizze-ra (Udc) sull'espulsione degli stranieri responsabili di gravi reati, è stata approvata oggi in Svizzera. dal 53% degli elettori. Secondo i risultati del cantone di Solothurn l'iniziati-va è stata approvata dal 52,7 per cento dei votanti con un 47,3 per cento a favore. Il referendum di oggi sottopone agli svizzeri anche la proposta del partito socialista di introdurre aliquo-te minime per le imposte sui redditi e i patrimoni ele-vati: secondo le proiezioni dei media elvetici questa sarebbe stata respinta al 58%. Le urne si sono chiu-se alle ore 12. Il referendum di oggi sottopone agli svizzeri anche la proposta del partito socialista di introdurre aliquo-te minime per le imposte sui redditi e i patrimoni ele-vati: secondo le proiezioni dei media elvetici questa sarebbe stata respinta al 58%.

Muuuh.. Noi manda stranieri condannati

di Svizzera, in Italia, a casa di

Berlusconi a Arcore

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2010 un Mondiale perso per troppi calcoli: Ai tempi di Gilles Villeneuve i sensori per la telemetria il Pilota li aveva incollati sulle chiappe del culo, e con la sensibilità che ne derivava, derapava o faceva altri giri prima di entrare a cambiare le gomme: decideva lui ! Oggi, la telemetria computerizzata mette i tecnici sul muretto in condizione di elaborare continuamente calcoli sui consumi e sulle gomme e sulle temperature del motore. Tutto viene quindi razionalizzato. Ma a rimetterci è lo spettacolo per il Pubblico; a rimetterci è l’anima che ogni Pilota met-terebbe se avesse un po’ più di carta bianca per decidere in Pista cosa fare in quel momento. Ma recriminare da Tifoso è inutile e lo spettacolo e lo sport ci rimettono in nome degli affari. Ma intanto Alonso ha perso un Mondiale che aveva già in una tasca e per il 2011, si riparte da zero. ■

Nella foto Vettel Campione Alonso 2° Classificato Hamilton 3° Classificato

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www.usciseranocalcio.it a Natale saremo alla visita n° 30.000 del nostro sito

sul quale puoi trovare foto, articoli e video clips

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Anche il Campionato 2010 - 2011 pare un Campionato in salita. Alla data odierna infatti al Ciserano mancano almeno 6/8 punti persi per strada, complice la sfortuna ma anche gli svarioni in porta. Ci manca una “linearità di rendimento” dichia-ra il Presidente OLIVO Foglieni, che puntual-mente presidia dalla tribuna senza far man-care i suoi giudizi sul gioco in Campo. Della stessa opinione sono anche numerosi tra i Tifosi fedelissimi da sempre, della no-stra squadra locale. Ma la Grande Famiglia della US Ciserano Calcio, guarda inevitabilmente anche a tutte le altre formazioni che vestono i colori Rosso Blu., quali i Primi Calci, Pulcini, Esordienti,Giovanissimi, Allievi e Juniores. E per tutti, profonde il massimo dell’impegno anche economico. La Società, prosegue il Presidente coglie l’occasione per inviare a tutte le famiglie di Ciserano, i più calorosi Auguri di Buone Feste e di prosperità anche per il futuro. ( www.usciseranocalcio.it è a quasi 30000 visite di amici )

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Tumore al pol-mone, la Tac spirale se pre-coce dimezza la mortalità» Il prof. Veronesi comunica i risultati di uno studio: «Ci risultano percen-tuali più alte che negli Usa» Umberto Veronesi MILANO - «Una svolta epocale per la lotta al tumore del pol-mone». All'Istituto europeo di oncologia (Ieo) ne sono con-vinti tutti, dopo che i dati finali dello studio Cosmos sui grandi fumatori, eseguito a Milano, sono risultati essere in linea con quelli resi noti un mese fa dal National Cancer Institute (Nci) negli Usa, secondo cui la diagnosi precoce con Tac spirale nei soggetti a rischio permette di ridurre del 20% il tasso di mortalità di questo tumore. INCORAGGIANTE - Lo ha comunicato oggi il direttore scienti-fico dell'Ieo, Umberto Veronesi insieme ai suoi più stretti collaboratori, precisando che i risultati dell'Ieo sono, anzi, molto più incoraggianti di quelli dell'Nci, prefigurando una riduzione della mortalità fino al 50%. L'oncologo milanese ha anche spiegato il perché di questa diversità: lo studio americano dal 2002 ha riguardato 53 mila grandi fumatori sottoposti a tre Tac spirale annuali. È stato uno studio randomizzato, con gruppo di controllo, con-clusosi anzitempo per motivi etici, quando ci si è resi conto che non era giusto privare dell'esame metà della popolazio-ne sottoposta a studio. PERCENTUALI - Al contrario, lo studio Cosmos, fatto senza un gruppo di controllo (cioè esaminando alla Tac spirale tutti i soggetti arruolati) ha coinvolto in totale 6200 forti fumatori, senza limitarsi a sole tre Tac, ma continuando a seguirli annualmente. All'Ieo sono state eseguite così 40 mila Tac, diagnosticando 297 carcinomi polmonari, nel 75% dei casi allo stadio ini-ziale. «Grazie allo studio Cosmos - ha concluso Umberto Veronesi - il cancro del polmone, da 30 anni big killer inchiodato a una sopravvivenza del 15% potrà avere una diagnosi preco-ce con la Tac spirale, come il tumore della mammella con la mammografia, quello al collo dell'utero col pap test. E sap-piamo bene che, se individuato a uno stadio di pochi milli-metri, è guaribile».

Il fumo passivo fa 600 mila vittime l'anno:

Lo studio di due ricercatori Oms pubblicato su «Lancet». I più esposti sono i bambini sotto i cinque anni . Le leggi di restrizione del fumo nei locali pubblici hanno fatto tanto in alcuni Paesi MILANO - Seicentomila persone, di cui 165 mila bambini sotto i cinque anni, muoiono ogni anno nel mondo di fumo passivo. Lo rile-va uno studio pubblicato sulla rivista Lancet che Armando Peruga e Annette Pruss-Ustun, entrambi dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, hanno condotto usando dati del 2004, i più recenti disponibili in tutti i 192 paesi analizzati. BAMBINI INDIFESI - I bambini sono le prime vittime del tabagismo passivo, poiché incapa-ci di sottrarsi alla principale fonte di esposi-zione, e cioè i genitori che fumano in casa. Le piccole vittime del fumo passivo muoiono di più nei Paesi a basso e medio reddito mentre nei Paesi ricchi le vittime del fumo passivo sono soprattutto adulti. Il 40% dei bambini, il 33% dei maschi non fumatori, il 35% delle non fumatrici sono stati esposti a fumo passi-vo nel 2004. Si stima che ciò abbia causato 379.000 morti per ischemia, 165.000 per infezioni respiratorie, 36.900 per asma, 21.400 per cancro ai polmoni; in tutto, quin-di, 603.000 morti sono attribuibili al fumo passivo ogni anno, cioè circa l'1% di tutti i morti globali. Il 47% delle vittime è femmina e il 26% maschio; il 28% bambino. Il fumo pas-sivo è inoltre responsabile della perdita di 10,9 milioni di anni di vita in buona salute, il 61% dei quali "tolti" ai bambini. DIVIETI NEI LOCALI PUBBLICI - Nel mondo, concludono gli autori dello studio, 1,2 miliardi di fumatori espongono al fumo passivo molti miliardi di persone. Le leggi di restrizione del fumo nei locali pubblici hanno fatto tanto in alcuni Paesi, ma ancora troppo fumo passivo "lavora" in casa per lasciare la sua scia di morte e a pagare, come sempre, sono soprat-tutto i più indifesi, i bimbi.

(Fonte Ansa) - 26 novembre 2010

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A lla fin fine non si era mai visto nessuno mo-

rire di fame. Una stanza bassa e buia. Alle finestre tende spesse che odorano di sporco, sudi-ce da far ribrezzo. Al centro una tavola vuota, che nono-stante l'usura sa di pulito. Un lampadario - ricordo sbiadito di un passato nor-male - diffonde una luce fioca che non rischiara più nulla. I mobili sono di mate-riale scadente, pieni di roba inutile che puzza di stantio e

semina tracce di povertà. La cucina ha gli stipetti rotti che non chiudono più e dentro solo piatti scheggiati, bicchieri spaiati, farina, pasta, sale, zucchero e nulla che non sia ne-cessario. Siedo a tavola, allungo le gambe, sento la sedia scricchiolare. L'aria è talmente pregna di odori che fatico a respirare. Giro lo sguardo intorno, cercando qualcosa di familiare, qualcosa che possa ricordarmi il passato, quell'aria di casa che un tempo vedevo senza neppure aprire gli occhi. Ricordo la pen-tola che bolliva per il minestrone della sera, il caffè sempre caldo, il pane fresco nei giorni di festa, una dispensa tanto piena, ricordo la tavola apparecchiata. Non erano tempi di ricchezza, ma certamente si riusciva a vivere bene, cercando motivo di conforto nel giusto equilibrio di una vita piuttosto faticosa. Lavoravamo tutti in casa. Lavorava mia moglie, la-voravo io, perché nostra figlia potesse studiare... costruirsi un futuro, si diceva. Poche soddisfazioni, ma a noi parevano sufficienti. La sera, a tavola, c'era sempre qualcosa di buono da mettere sotto i denti, c'era la televisione che ci suggeriva nuove pietanze e non avvertivo l'imbarazzante silenzio che c'è oggi. Sento fischiare le orecchie, assordato dal rumore di strada. Scosto leggermente le tende e guardo fuori. È tutto cambiato negli ultimi mesi. Quel benessere che sembrava la base della convivenza è oggi distrutta; molti negozi, un tempo testimoni di una richie-sta del popolo, sono stati chiusi; la gente ha fame, come ho fame anch'io. Sembra quasi che poco sia cambiato, che que-sto sia un ciclo destinato a finire. Sembra che tutto presto o tardi tornerà com'era prima e che la mia famiglia potrà nuo-vamente vivere come ha fatto per anni. Non ne sono troppo sicuro, ma preferisco tenere per me i cattivi pensieri. Più che altro non vorrei che mia moglie si preoccupasse: ha già tanti pensieri per la testa. I problemi non sono cominciati quando sono rimasto senza lavoro: per quello pensavo ci fosse qualche rimedio. Il princi-pale ha provato a darmi da lavorare ancora per qualche tem-po, per quel poco che poteva. L'hanno chiamata cassa inte-grazione da principio e così ho continuato a percepire un salario ridotto. Per qualche tempo è bastato. Mia moglie ha continuato a lavorare, mantenendo tutti noi. Abbiamo prova-to a fare due conti e non è stata la fine del mondo. In fondo si continuava a mangiare, a uscire, a vestirci con dignità. Ab-biamo persino mantenuto l'automobile. Pare non se ne pos-

sa fare a meno al giorno d'oggi. Nostra figlia ha potuto finire gli studi con relativa tranquillità, an-che perché non sono stato con le mani in mano. Ho lavorato ovunque trovassi, adattandomi, cer-cando la fatica, sostenendo qualche umiliazione. Per amore della famiglia, di questi tempi, si fa ogni cosa. Eppure i nostri problemi non erano ancora comin-ciati. Piano piano i pochi risparmi in banca sono finiti, i soldi a mala pena servivano per il cibo, i vestiti, le bollette. Poi, all'improvviso, le fatture hanno cominciato ad accumularsi. Ho sbagliato lo so, ma da subito ho pensato bene di buttare tutto nella spazzatura: i creditori avrebbero dimentica-to il nostro debito perché in fondo siamo povera gente, noi altri. Mia moglie non sapeva nulla. U-sciva di prima mattina per tornare a sera. Portava i soldi, ma non conosceva la profonda ferita che si stava aprendo nella nostra vita. Un conto da saldare, un appuntamento saldato, il macellaio che chiama a casa e reclama il frutto del suo la-voro. Guardarsi allo specchio e sentire soltanto il dolore che scivola addosso e lascia un segno in-delebile. I nostri problemi sono cominciati quando la situa-zione è scappata di mano. Da persone perbene ci siamo trasformati in volgari usurpatori. Non era colpa nostra: semplicemente non potevo più pa-gare perché non sono bravo con le rapine, né con le truffe e né sono stato bravo a trovarmi un altro lavoro dignitoso. In molti mi hanno detto che la colpa è mia: non ho saputo badare alla famiglia. Probabilmente è vero ciò che dicono. Probabil-mente non avrei dovuto lasciar andare a rotoli ogni cosa, sperando che la situazione potesse un giorno cambiare. Oggi i soldi non bastano più nep-pure per la spesa corrente. Mia moglie, che è una donna normale, lavora quanto può, ma i soldi che porta a casa non ci sono sufficienti. Cerchiamo ancora oggi di dare qualcosa a nostra figlia, per-ché possa sentirsi una ragazza come tante, ma mi rendo conto che la coperta è sempre troppo corta. Tiriamo da una parte e poi dall'altra, cer-chiamo - sia pure con un certo sacrificio - di non farle mancare nulla, ma purtroppo la realtà dei fatti non ha niente di poetico o di televisivo. E questo è già di per sé abbastanza umiliante. ■

( di Giancarlo Cobino - racconti brevi internet )

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RACCONTO DI NATALE La mattina si svegliava sempre troppo presto, quando dalle finestre le prime luci del mattino filtravano a stento. Quella mattina di tempora-le il buio era pesto e il sig. Vitale ci mise un po' ad intercettare le pantofole sotto il letto. Non accese l'abat-jour perché i cambiamenti repentini di luce gli facevano male agli occhi, andò in bagno a tastoni: girare per quella ca-sa immensa tra mobili antichi e porte intarsia-te era diventata una vera fatica per lui. Ogni spigolo era un nemico mortale, ogni rotondità negli intagli del legno un punto scivoloso co-me una parete scoscesa. Si appoggiò al lavan-dino con una mano mentre con l'altra posizio-nava il pene in modo da aiutarsi a velocizzare quanto più possibile la minzione: soffriva di tumore alla prostata da quarant' anni, ovvero dall'età di quarantacinque, e con gli anni le difficoltà nell'espletare i bisogni liquidi si era-no intensificate. In realtà, a parte qualche quarto d'ora per pi-sciare, conviveva molto bene col suo proble-ma. Cocciuto come un mulo, chiuso come un se-greto bancario, insofferente all'umanità circo-stante, giovava di una costituzione fisica di ferro in perfetto pendant col suo carattere. Espletate le funzioni corporee allungò la mano ed intercettò spazzolino e dentifricio. Si lavò i quattro denti suoi che gli erano rimasti. Pescò

a caso nella baraonda di vestiti sporchi e con estrema fatica si vestì. Guardava l'immagine di San Leopoldo, intanto, e la foto della sua ex compagna di molti anni fa. Come era bella, come era fre-sca. Da quanti anni non la vedeva? Forse da quando l'aveva fatta pedinare. Poi c'era la prima mo-glie, luminosa e dolce, morta ra-gazzina di parto prematuro, una morte che si era porta-ta via anche il loro bambino. Della seconda moglie e dei suoi figli il sig. Vitale non aveva foto né ricordo vivi-do, del resto non gli interessava averne. Uscì di casa, come ogni mattina, per andare al super-mercato a comprare un po' di frutta e scatole di tonno. Non mangiava altro, del resto non avrebbe avuto la for-za di trasportare altro. Camminava quando improvvisamente si trovò acca-sciato a terra. Il fiato gli mancò e sentì la gola stringer-si, ebbe un attimo di buio. Quando riaprì gli occhi si accorse con sorpresa di vede-re le cose ad un buon metro di distanza da terra, sotto di lui un povero vecchio vestito di stracci era disteso sul marciapiede colle pupille rovesciate e la bocca a-perta, il volto esausto e scarnito. Qualcuno si fermò a soccorrerlo ma il vecchio non dava segni di vita. Il sig. Vitale provò profonda pena per quel vecchio, ma non c'era più niente da fare per lui. Si affidò al suo nuovo mezzo di locomozione, le ali, e sparì da questo mondo.( di Elena Crippa - racconti brevi Internet )

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Un messaggio mai così attuale nel secolo della diseguaglianza e degli arbitri del potere San Francesco rivoluzionario, oggi come ieri ( Franco Cardini ) S. Francesco d'AssisiFrancesco non volle mai accede-re al sacerdozio: non si riteneva degno di toccare con le sue mani il Corpo del Signore. Se e quando i cristia-ni non lo ascoltavano, predicava agli uccelli, ai lupi e ai saraceni. Francesco d’Assisi da ragazzo avrebbe volu-to diventare cavaliere e suo padre, ricco mercante, gli avrebbe offerto volentieri i mezzi per diventarlo. Fran-cesco non è mai stato il noioso santino che troppi film e sceneggiati televisivi ci presentano. Non era un ca-

sto chierichetto: era uno che aveva fatto all’amore ed era andato alla guerra; forse che aveva perfino ucciso. Sognava per sé la gloria dei cavalli, delle armi, delle bandiere al vento: poi Qualcosa gli suggerì che la gloria più gran-de era altrove ed egli era troppo megalomane per rifiutarla. Francesco non voleva per sé né grandi catte-drali, né comode e solenni dimore. Non conte-stava alcuna forma di potere: ma la lasciava agli altri. Soprattutto ai Principi della Chiesa che obbediva e rispettava. Ma forse non avreb-be mai nemmeno voluto fondare un Ordine: si piegò a farlo solo perché questo era il deside-rio del Papa. Francesco aveva scelto per sè e per i suoi la povertà e la nudità del Cristo sulla Croce. Vissuto tra XII e XIII secolo in uno dei periodi forse in assoluto più felici della storia europea e mediterranea, egli si trovò a con-frontarsi con i nascenti miti della Modernità: l’individualismo, il desiderio di ricchezza, il cul-to della Ragione e del Progresso. Il Medioevo oramai al culmine stava portando l’Europa oc-cidentale fuori dai limiti sacrali e solidaristici di quelle che gli antropologi definiscono “civiltà tradizionali”. Ci si stava avviando verso quella che qualcuno ha felicemente definito “l’eccezione occidentale”, cioè l’affermazione dell’Avere e dell’Apparire preferiti all’Essere. Insomma, la “Volontà di Potenza”. Gli stessi “diritti dell’uomo” in quanto “diritti dell’individuo”, sono espressione di tale Volon-tà. Tale modello fu rifiutato e combattuto da Fran-cesco, il quale non si oppose mai a niente ma, nel nome del Cristo povero e nudo scelto come maestro, respinse da sé qualunque tipo di po-tenza. Non solo quella politica, militare o eco-nomica: ma anche quella del sapere, che è essa stessa una forma di potere sugli altri. In un mondo in cui la Chiesa trionfava anche sui regni più potenti ma nel quale gli eretici le rimproveravano di essersi allontanata dai po-veri, Francesco dimostrò che si poteva restarle fedeli vivendo al tempo stesso del proprio lavo-ro, seguendo alla lettera il Vangelo e condivi-dendo le sofferenze degli umili. In un mondo gonfio di odio e di guerre fratricide, Franceso tenne alta la sua parola di pace. È un paradosso al giorno d’oggi: tanto popola-re e tanto universalmente amato. In tempi di superbia, di spreco, di arbitrio individuale, di consumismo e di ingìustizia la sua memoria

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dovrebbe essere circondata dall’irrisione o condannata all’oblio. Eppure, mai come oggi s’è avuto bisogno di lui: al suo tempo la terra rigurgitava di mendicanti e di lebbrosi: eppure la distanza tra ricchi e poveri tra potenti e de-boli era infinatemente minore di oggi. Nel no-stro XX secolo i dati più recenti proposti dall’Onu parlano di un dieci per cento dell’umanità, cioè un po’ meno di un miliardo di persone, che gestisce il novanta per cento delle ricchezze umane; assistiamo intanto a un crescente processo di concentrazione del-la ricchezza e addirittura all’assalto delle lob-bies internazionali alla gestione dell’acqua col pericolo di assetare interi continenti. E anche noi altri europei, che sia pur marginal-mente condividiamo il benessere dei privilegiati, cominciamo con sempre maggior chiarezza a renderci conto che i beni della terra si vanno esaurendo e il loro abuso indiscriminato insieme con l’accumulo di ricchezze unilaterali stanno gene-rando solo nuovi bisogni e nuove occasioni di conflitto. Il nostro mondo è vecchio: con i suoi vizi, le sue false virtù i suoi autentici difetti, le sue troppe paure. Francesco non è vecchio: è antichissimo e sempre nuovo: «Voglio essere un nuovo pazzo in questo mondo”. Era lui a dirlo e questa frase ci sorprende e ci sconcerta ancora. Egli continua a indicarci la via della liberazione interiore e del recupero attraverso l’amore della solidarietà umana. Queste cose egli le capì e le visse nel nome dell’amore per Gesù. Oggi nel nostro dissacra-to Occidente chi vuole può fare anche a meno del Cristo; o quantomeno illudersi che si possa farne a meno. Ma l’Uomo, no: quello resta anche per i non-credenti, essenziale e inaggi-rabile con le sue esigenze e le sue miserie. Non si può farne a meno e non lo si può ignorare. C’è sempre bisogno di chi riesca a salvarci tutti dimostrando che è possibile amare an-che i lebbrosi.Di solito si conoscono di lui pochi scritti: ci ha lasciato splendide preghiere anche in latino ma le leggono solo gli specialisti. Invece, fin dai banchi di scuola si legge ancora la sua bella poesia Il Cantico delle Creature. Meno celebre è invece la più e commovente delle sue testimonian-ze: il cosiddetto Testamento. In esso egli ci offre la lucidissi-ma sintesi della strada da lui scelta: all’inizio della sua voca-zione lo spettacolo della miseria, della malattia, della brut-tezza, della morte gli appariva intollerabile; ma Dio gli fece la grazia di capire che il dono prezioso della vita rifulge anche in queste cose terribili. Francesco resiste in un mondo di patetici conformisti che ci illudono di sconvolgerci con lo spettacolo delle loro miserabili ricchezze o della loro ridicola potenza. Francesco resta anco-ra l’unico capace di fare sul serio scandalo. L’unico autentico rivoluzionario. 19.10.2009

Parlava alle cicale, predicava agli uccelli e l’albero e l’arbusto

erano suoi fratelli

Le agnelle, al suo passare, accorrevano liete, le tortore selvagge rendeva mansuete.

Ai lupi furiosi donava la dolcezza: tanta virtù gentile

avea nella carezza!.. Il gran Santo avea lacrime

per tutte sventure, lieto benediceva tutte le creature:

avea l’anima pura come il fiore del giglio;

la carità splendeva soave sul suo ciglio, la carità che i poveri e i dolenti consola…

Come una fonte limpida, era la sua parola…

(F. Salvatori)

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dal Mini Bar dei f.lli Bertola

AUGURI di BUONE FESTE

Fumo Politico che fa Male

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Amore e Fantasia Lui:Cambiamo posizione? Lei:Si quale? Lui:All’orecchio. Lei:E se divento sorda? Lui:Non mi sembra che tu sia diventata muta.. nè tantomeno stitica.. Al bagno delle donne Un uomo, per sbaglio, entra nel bagno delle si-gnore. Le ragazze subito si mettono ad urlare: ma questo è riservato alle donne ! E l'uomo, indicando il suo pene: anche questo! LA VERGINE. Crematemi e spargete le mie ceneri sul pavimen-to, così qualcuno mi scoperà, finalmente ! L’ACQUA NON VA SPRECATA ! Lunedì mi lavo il sedere Martedì mi lavo i piedi, Mercoledì mi lavo il pisello, Giovedì mi lavo i denti Venerdì mi lavo la faccia, Sabato mi lavo le mani, Domenica cambio l'acqua… Sesso visto al maschile Gli uomini a 20 anni lo fanno MMS (mattino mezzogiorno e sera) a 40 anni lo fanno MMS (martedi, mercoledi, e sabato) a 50 anni lo fanno MMS (marzo maggio e settembre) a 80 lo fanno MMS (magari, maria santissima )

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ciao scecc

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